LO SPECCHIO · 2019-01-23 · nell’oltre e metafora della nostra vita. «Specchio, servo delle...

5

Transcript of LO SPECCHIO · 2019-01-23 · nell’oltre e metafora della nostra vita. «Specchio, servo delle...

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio

LICEO GINNASIO STATALE “UGO FOSCOLO” Ambito territoriale 15 Lazio

Via San Francesco d'Assisi, 34 - 00041 Albano Laziale (Roma)

06.121128285 - 06.67663843 [email protected]; [email protected]

XIX EDIZIONE Premio Letterario «Ugo Foscolo» in ricordo dei professori Roberto Quercioli e Carlo Cecchini

Bando di concorso Il Liceo Ginnasio Statale Ugo Foscolo di Albano Laziale indice un concorso letterario per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado dei distretti scolastici: 37 (Colonna, Frascati, Grottaferrata, Montecompatri, Monteporzio Catone, Rocca di Papa, Rocca Priora), 39 (Lariano, Velletri), 40 (Ciampino, Marino), 41 (Ardea, Pomezia), 42 (Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Genzano di Roma, Lanuvio).

Tema del concorso: “Lo specchio” (vedi allegato).

Regolamento Art.1 - Il concorso si articola nelle seguenti sezioni: a) poesia in lingua italiana: si può partecipare con un’opera poetica inedita dattiloscritta non superiore ai trenta versi , carattere Times New Roman 12, interlinea 1.5. b) racconto breve: si può partecipare con un racconto inedito dattiloscritto massimo 4 fogli formato A4, carattere Times New Roman 12, interlinea 1.5. c) arte: si può partecipare con un disegno/fotografia, su foglio da disegno o cartoncino formato A4, accompagnata da un ulteriore foglio formato A4 con il titolo e una sintetica spiegazione dell’opera. Art.2 - E’ possibile concorrere a tutte le sezioni. Art. 3 – Gli elaborati e i disegni/fotografie in duplice copia (per gli elaborati artistici originale + una fotocopia a colori) non vanno firmati ma contrassegnati da uno pseudonimo, ripetuto su una busta bianca sigillata contenente all’interno: nome, cognome, classe, scuola frequentata, indirizzo e numero telefonico dell’autore, docente referente, e-mail del docente referente. Sulla busta grande indicare ASSOLUTAMENTE la sezione e la categoria per cui si concorre (es. sezione poesia scuola secondaria II grado).

Gli elaborati non devono presentare nessun segno di riconoscimento, pena l’esclusione. Art. 4 - I plichi devono pervenire a mano o per posta, improrogabilmente entro il 30 aprile 2018 (farà fede il timbro postale). Essi possono essere inviati a mezzo posta (farà fede il timbro postale della data di spedizione) o consegnati a mano presso il Liceo Ugo Foscolo di Albano Laziale, Ufficio Protocollo, entro e non oltre le ore 12.00 dello stesso giorno. Art. 5 - Non saranno considerate le opere pervenute oltre il termine indicato né quelle che risultino frutto di plagio evidente. Art. 6 - La Commissione Giudicatrice preposta alla lettura e alla selezione sarà presieduta dal Dirigente Scolastico, prof. Lucio Mariani, e composta di docenti del Liceo Foscolo e delle scuole partecipanti. Art. 7 - Il giudizio della Commissione è inappellabile. Art. 8 – Le opere inviate per la partecipazione al concorso rimarranno di proprietà dell’Istituto che se ne riserva ogni diritto di utilizzazione, compresa la pubblicazione sul sito del Liceo. Art.9 – Il Comitato Organizzatore si riserva di modificare in parte, qualora si rendesse necessario, il presente regolamento, solo per necessità tecniche, senza incidere, comunque, nella sostanza del premio. Art. 10 – I vincitori riceveranno un premio in libri. Art. 11 - La cerimonia di premiazione avverrà presso l'Aula Magna del Liceo “Ugo Foscolo”, in data sabato 26 maggio 2018.

Per ulteriori e più dirette informazioni rivolgersi alla referente del progetto prof.ssa Giuseppina Febbraro ([email protected])

1

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio

LICEO GINNASIO STATALE “UGO FOSCOLO” Ambito territoriale 15 Lazio

Via San Francesco d'Assisi, 34 - 00041 Albano Laziale (Roma)

06.121128285 - 06.67663843 [email protected]; [email protected]

XIX EDIZIONE Premio Letterario «Ugo Foscolo»

Tema del concorso: LO SPECCHIO

«Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno

non immagini certo quel che un giorno sarà della tua vanità»

Angelo Branduardi, “Vanità di vanità”, 1983.

Speculum, dal latino specere/spicere (guardare, osservare), a sua volta derivato da una radice indoeuropea, spek con il senso specifico di “guardare”, comune anche al sanscrito pacyami (io vedo), nel greco spektomai, nel gotico speha e nel tedesco arcaico spehon, da cui si pensa derivi l’italiano “spia”, è un termine in stretto rapporto con species che in latino significa “aspetto esterno” e con spettro “ciò che appare”. La parola speculum ha poi un rapporto con il termine speculare (esaminare con attenzione, indagare dall’alto) e con speculazione (indagine filosofica, teoretica ed, in senso negativo, approfittare di…). Il “come” si realizzino le immagini sullo specchio, quale sia il rapporto fra immagini reali ed immagini riflesse, fra raggi incidenti e raggi riflessi, è stato in tempi antichi oggetto di stupore e di meditazione: da qui le leggende intorno alla sua capacità magica di attrazione. La sguardo diviene veritas quando riflette il dentro e vanitas quando diviene contemplazione di sé.

“…Qui Narciso, spossato dalle fatiche della caccia e dal caldo,

venne a sdraiarsi, attratto dalla bellezza del posto e dalla fonte, ma, mentre cerca di calmare la sete, un'altra sete gli nasce:

rapito nel porsi a bere dall'immagine che vede riflessa, s'innamora d'una chimera: corpo crede ciò che solo è ombra.

Attonito fissa se stesso e senza riuscire a staccarne gli occhi rimane impietrito come una statua scolpita in marmo di Paro.

Disteso a terra, contempla quelle due stelle che sono i suoi occhi, i capelli degni di Bacco, degni persino di Apollo8,

e le guance lisce, il collo d'avorio, la bellezza della bocca, il rosa soffuso sul niveo candore,

e tutto quanto ammira è ciò che rende lui meraviglioso. Desidera, ignorandolo, se stesso, amante e oggetto amato,

mentre brama, si brama, e insieme accende ed arde. Quante volte lancia inutili baci alla finzione della fonte! Quante volte immerge in acqua le braccia per gettarle intorno al collo che vede e che in acqua non si afferra!

Ignora ciò che vede, ma quel che vede l'infiamma e proprio l'illusione che l'inganna eccita i suoi occhi.

Ingenuo, perché t'illudi d'afferrare un'immagine che fugge? Ciò che brami non esiste; ciò che ami, se ti volti, lo perdi!

Quella che scorgi non è che il fantasma di una figura riflessa: nulla ha di suo; con te venne e con te rimane;

con te se ne andrebbe, se ad andartene tu riuscissi…”. (Ovidio, Metamorfosi 3, vv. 407-443)

Caravaggio, Narciso, Galleria Nazionale, 1599.

2

Questo mito ci riporta al proporsi continuo della figura dell’uomo che guarda se stesso e della sua inclusione nel mondo. A partire dai territori del mito greco, l’enigma dello specchio sarà infatti l’enigma dell’altro e dello stesso, l’enigma dell’identità e della differenza, della verità e dell’illusione. U. Eco nel suo saggio “Sugli Specchi” scrive: “Può accadermi di trovare un messaggio in una bottiglia, con sopra scritto "io sono naufragato nell’arcipelago Juan Fernandez" e saprei pur sempre che un altro (qualcuno che non sono io) è naufragato. Ma se trovo uno specchio nella bottiglia, una volta che abbia compiuto il considerevole sforzo di tirarlo fuori, vedrò sempre me stesso, chiunque lo abbia inviato come messaggio. Se lo specchio "nomina" (ma chiaramente si tratta di una metafora) esso nomina un solo oggetto concreto, ne nomina uno per volta, e nomina sempre e solo l’oggetto che gli sta di fronte. In altre parole, qualunque cosa una immagine speculare sia, essa è determinata, nelle sue origini e nella sua sussistenza fisica, da un oggetto, che chiameremo il referente dell’immagine”.

Lo specchio riflette, dunque, tutto ciò che rientra nel suo “campo visivo” in modo spontaneo, involontario, passivo, impenetrabile, impalpabile e silenzioso, correlando l’immagine speculare al sogno, alle visioni, a mondi ultraterreni. Scorgiamo la rappresentazione ma non possiamo toccarla, come se fossimo innanzi ad una visione ingannevole e menzognera: il riflesso è identico all’originale e allo stesso tempo ne differisce ricordando in tal modo il paradosso dell’identità, contraddizione tra apparenza ed essenza. C’è uno spazio diverso, sul fondo dello specchio: una superficie che tanto assomiglia all’acqua ed all’anima umana e si risolve in un gioco di riflessi, le cui regole sono quelle del doppio. “Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive di un lago con case, tutte verande una sopra l'altra e vie alte che affacciano sull'acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell'una Valdrada che l'altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell'acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s'elevano sopra il lago ma anche l'interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi...Le due Valdrada vivono l’una per l’altra guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano”. (I. Calvino, Le città invisibili, Mondatori, Milano 1994)

3

Così lo specchio diviene strumento di conoscenza o di punizione, ponte fra realtà e fantasia, mezzo magico d’indagine nell’oltre e metafora della nostra vita.

«Specchio, servo delle mie brame, chi è la più

bella del reame?» (Fratelli Grimm, “Biancaneve e i sette nani”)

Lo specchio dà inoltre la possibilità all’uomo di vedersi, di vedere il proprio volto ed i propri occhi, fornendo il pretesto per un dialogo con se stesso. “Che fai? – mia moglie mi domandò,vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. – Niente, – le risposi – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse: – Credevo ti guardassi dalla parte che ti pende. Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: – Mi pende? A me? Il naso? E mia moglie, placidamente: – Ma sì, caro. Guàrdatelo bene: ti pende verso destra”. (L. Pirandello, “Uno, nessuno, centomila”).

Un dialogo quotidiano, spesso sofferto, in grado di mostrare all’uomo la sua vera identità camuffata dai vani tentativi di essere diversi da ciò che si è. “…Quando furono entrati, videro appeso alla parete uno splendido ritratto del loro padrone come lo avevano visto l'ultima volta, in tutto lo splendore della sua gioventù e della sua bellezza. Disteso sul pavimento c'era un uomo, in abito da sera... Era sfiorito, rugoso, con un volto ripugnante. Solo quando esaminarono i suoi anelli lo riconobbero”. (O. Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”)