Lo spazio e le topìe - capacitedaffect.net · Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)...
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“Qualsiasi spazio veramente abitato contiene l’essenza della nozione di ‘casa’. Vedremo come l’immaginazione
lavori in questo senso non appena un essere trovi il minimo riparo: vedremo l’immaginazione costruire dei
‘muri’ con delle ombre impalpabili, confortarsi con delle illusioni di protezione – o al contrario tremare dietro i muri più spessi, dubitare dei bastioni più solidi. In breve, nella più interminabile delle dialettiche, l’essere riparato [abrité] sensibilizza i limiti del proprio riparo, vive la casa
nella sua realtà e nella sua virtualità, attraverso il pensiero e i sogni.”
Gaston Bachelard, La poétique de l’espace (1957)
“Alla relazione abitativa con il mondo è sempre connessa – come hanno mostrato i teorici dello spazio del XX secolo
– un’attività di costruzione di Interni, una prassi che elimina la distanza e una coltivazione pacificante …
L’abitare progetta una prassi di fedeltà al luogo su tempi lunghi – ciò del resto si può osservare particolarmente
negli spesso citati nomadi, a torto considerati testimoni di una nobile mancanza di fedeltà, che nella maggior parte dei casi tornano con cadenza ritmica negli stessi posti dopo
lunghi lassi di tempo. L’abitare crea un sistema immunitario fatto di gesti ripetibili … Perciò l’abitare è la madre di
tutte le asimmetrie.”
Peter Sloterdijk, Im Weltinnenraum des Kapitals (2005)
“Le utopie sono dei posizionamenti senza luogo reale. Sono posizionamenti che intrattengono con lo spazio reale
della società un rapporto generale di analogia diretta orovesciata. E’ la società stessa perfezionata o rovesciata, ma in ogni caso le utopie sono degli spazi fondamentalmente
ed essenzialmente irreali.”
Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)
“Ci sono poi però anche, e questo probabilmente in tutte le culture, in tutte le civiltà, dei luoghi reali, effettivi, che sono progettati nell’istituzione stessa della società e che
sono delle specie di contro-posizionamenti, delle specie di utopie effettivamente realizzate, nelle quali tutti gli altri
posizionamenti reali che possiamo trovare in una cultura sono al tempo stesso rappresentati, contestati e rovesciati, delle specie di luoghi che sono al di fuori di tutti i luoghi,
anche se allo stesso tempo restano localizzabili.”
Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)
“L’eterotopia ha il potere di giustapporre in un solo luogo reale più spazi, più posizionamenti [emplacements] che
sono tra loro incompatibili. E’ così che il teatro fa succedere sul rettangolo della scena tutta una serie di
luoghi estranei gli uni agli altri; ed è così che il cinema è quella curiosa sala rettangolare al fondo della quale,
su uno schermo a due dimensioni, vediamo proiettarsi uno spazio a tre dimensioni; ma forse l’esempio più antico di questo genere di eterotopie, in forma di posizionamenti
contraddittori, è il giardino.”
Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)
“Anche recentemente, abbiamo inventato una nuova eterotopia cronica, si tratta dei villaggi vacanze; questi villaggi polinesiani che offrono tre piccole settimane di nudità primitiva ed eterna agli abitanti delle città ... Le capanne di Djerba sono per certi aspetti parenti delle
biblioteche e dei musei dato che, ritrovando la vita polinesiana, cerchiamo di abolire il tempo, ma è anche il
tempo stesso che in realtà ritroviamo, tutta la storia dell’umanità che rimonta sino alla sua fonte come in una
sorta di grande sapere immediato.”
Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)
“Uno spazio che non può definirsi né come identitario, né come relazionale, né come storico si definirà come un
non-luogo.”
Marc Augé, Non-lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité (1992)
“I non-luoghi formano un mondo consacrato all’individualità solitaria, al passaggio, al provvisorio e
all’effimero.”
Marc Augé, Non-lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité (1992)
“Luogo e non-luogo sono piuttosto delle polarità fuggevoli: il primo non è mai completamente cancellato e il
secondo non si compie mai del tutto ... Nella realtà concreta del mondo di oggi ... i luoghi e i non-luoghi si
intricano e si compenetrano. La possibilità del non-luogo non è mai assente da un luogo qualsiasi. Il ritorno al luogo
è il destino di chi frequenta i non-luoghi.”
Marc Augé, Non-lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité (1992)