Lo spazio e le topìe - capacitedaffect.net · Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)...

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Lo spazio e le "topìe"

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Lo spazio e le "topìe"

“Qualsiasi spazio veramente abitato contiene l’essenza della nozione di ‘casa’. Vedremo come l’immaginazione

lavori in questo senso non appena un essere trovi il minimo riparo: vedremo l’immaginazione costruire dei

‘muri’ con delle ombre impalpabili, confortarsi con delle illusioni di protezione – o al contrario tremare dietro i muri più spessi, dubitare dei bastioni più solidi. In breve, nella più interminabile delle dialettiche, l’essere riparato [abrité] sensibilizza i limiti del proprio riparo, vive la casa

nella sua realtà e nella sua virtualità, attraverso il pensiero e i sogni.”

Gaston Bachelard, La poétique de l’espace (1957)

Jacob Riis, Five cent lodging (1889)

“Alla relazione abitativa con il mondo è sempre connessa – come hanno mostrato i teorici dello spazio del XX secolo

– un’attività di costruzione di Interni, una prassi che elimina la distanza e una coltivazione pacificante …

L’abitare progetta una prassi di fedeltà al luogo su tempi lunghi – ciò del resto si può osservare particolarmente

negli spesso citati nomadi, a torto considerati testimoni di una nobile mancanza di fedeltà, che nella maggior parte dei casi tornano con cadenza ritmica negli stessi posti dopo

lunghi lassi di tempo. L’abitare crea un sistema immunitario fatto di gesti ripetibili … Perciò l’abitare è la madre di

tutte le asimmetrie.”

Peter Sloterdijk, Im Weltinnenraum des Kapitals (2005)

Buckminster Fuller, Dymaxion car (1933)

“Le utopie sono dei posizionamenti senza luogo reale. Sono posizionamenti che intrattengono con lo spazio reale

della società un rapporto generale di analogia diretta orovesciata. E’ la società stessa perfezionata o rovesciata, ma in ogni caso le utopie sono degli spazi fondamentalmente

ed essenzialmente irreali.”

Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)

La mappa dell’isola di Utopia, di Thomas More (1516)

“Ci sono poi però anche, e questo probabilmente in tutte le culture, in tutte le civiltà, dei luoghi reali, effettivi, che sono progettati nell’istituzione stessa della società e che

sono delle specie di contro-posizionamenti, delle specie di utopie effettivamente realizzate, nelle quali tutti gli altri

posizionamenti reali che possiamo trovare in una cultura sono al tempo stesso rappresentati, contestati e rovesciati, delle specie di luoghi che sono al di fuori di tutti i luoghi,

anche se allo stesso tempo restano localizzabili.”

Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)

Il villaggio gesuita di Loyola sull’Ile-de-Cayenne, nella Guyana francese (1730)

L’avenir: il modello del falansterio di Charles Fourier

“L’eterotopia ha il potere di giustapporre in un solo luogo reale più spazi, più posizionamenti [emplacements] che

sono tra loro incompatibili. E’ così che il teatro fa succedere sul rettangolo della scena tutta una serie di

luoghi estranei gli uni agli altri; ed è così che il cinema è quella curiosa sala rettangolare al fondo della quale,

su uno schermo a due dimensioni, vediamo proiettarsi uno spazio a tre dimensioni; ma forse l’esempio più antico di questo genere di eterotopie, in forma di posizionamenti

contraddittori, è il giardino.”

Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)

L’hortus conclusus

Un giardino labirintico : Reignac-sur-Indre (Francia)

Garden Cities of To-morrow di Ebenezer Howard (1902)

“Anche recentemente, abbiamo inventato una nuova eterotopia cronica, si tratta dei villaggi vacanze; questi villaggi polinesiani che offrono tre piccole settimane di nudità primitiva ed eterna agli abitanti delle città ... Le capanne di Djerba sono per certi aspetti parenti delle

biblioteche e dei musei dato che, ritrovando la vita polinesiana, cerchiamo di abolire il tempo, ma è anche il

tempo stesso che in realtà ritroviamo, tutta la storia dell’umanità che rimonta sino alla sua fonte come in una

sorta di grande sapere immediato.”

Michel Foucault, “Des espaces autres” (1967)

Eterotopia cronica : un villaggio vacanze a Creta

“Uno spazio che non può definirsi né come identitario, né come relazionale, né come storico si definirà come un

non-luogo.”

Marc Augé, Non-lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité (1992)

“I non-luoghi formano un mondo consacrato all’individualità solitaria, al passaggio, al provvisorio e

all’effimero.”

Marc Augé, Non-lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité (1992)

Non-luogo? (foto di Mustafah Abdulaziz)

Un fotogramma di The Terminal (2004) di Steven Spielberg

“Luogo e non-luogo sono piuttosto delle polarità fuggevoli: il primo non è mai completamente cancellato e il

secondo non si compie mai del tutto ... Nella realtà concreta del mondo di oggi ... i luoghi e i non-luoghi si

intricano e si compenetrano. La possibilità del non-luogo non è mai assente da un luogo qualsiasi. Il ritorno al luogo

è il destino di chi frequenta i non-luoghi.”

Marc Augé, Non-lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité (1992)