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Trimestrale di informazione sul mondo dell’handicap e della solidarietà Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: “Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 2, DCB (VARESE)” - “Taxe perçue” In caso di mancato recapito si prega di rispedire alla redazione: 21100 Varese - Via Proserpio 13 - che si impegna a pagare la relativa tassa La poliedrica vita di Rodolfo Parole e fatti Nuovi importi per assegni e pensioni gennaio-marzo 2010 Anno XVIII n. 64 IL MESTIERE DI UOMO LISDHA NEWS

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Trimestrale di informazione

sul mondo dell’handicap

e della solidarietà

Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: “Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale -DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 2, DCB (VARESE)” - “Taxe perçue”

In caso di mancato recapito si prega di rispedire alla redazione: 21100 Varese - Via Proserpio 13 - che si impegna a pagare la relativa tassa

Anno XV

La poliedrica vita di Rodolfo

Parole e fatti

Nuovi importi per assegni e pensioni

gennaio-marzo 2010Anno XVIII n. 64IL MESTIERE DI UOMO

Lisdha news

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2420108

Direttore Editoriale

Fabrizio Chianelli

Direttore Responsabile

Marcella Codini

Hanno collaborato a questo numero

Chiara Ambrosioni

Laura Belloni

Bruno Biasci

Ennio Codini

Carlo Alberto Coletto

Maria Cristina Gallicchio

Carlo Giacobini

Emanuela Giuliani

Giuseppe Giuliani

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Anno XVIII - Numero 64 - Gennaio-Marzo 2010

SOMMARIO

LISDHANEWS

Ritardata o mancata consegna

LISDHA NEWS

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2 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

Controlla sull’etichettala scadenza

del tuo abbonamento

Detto fra noiLavoro, non per soldi ma per la vita 3

Tra le righeIl ritorno della povertà 4

L’Avvocato rispondeCamper per disabili 6

L’Esperto rispondeNegozi inaccessibili 8

AttualitàIl difficile mestiere di uomo 10Disabilità e lavoro: c’è aria di crisi 15Parole e fatti 16

MobilitàSkid salva i disabili in caso di emergenza 19Mantova, una provincia per tutti 19Milano più accessibile di Londra e Parigi 20Contributi per case senza barriere 20Fare la spesa con “Easy Move” 21

Anche Saronno ha la guida all’accessibilità 21Il primo rifugio senza barriere 21

StoriaErmanno lo storpioe la Salve Regina 22

EsperienzeLa poliedrica vita di Rodolfo 24

PrevidenzaAssegni e pensioni 2010 27Indennità di frequenzaanche per i minori stranieri 27

SegnalazioniVeneto: arriva l’aiuto per i non autosufficienti 28

LibriLettere a Gino 29Una vita attaccata al respiratore 30L’amore dopo la paraplegia 30

Vita da dentroCredere 31

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Mio fratello è morto in unincidente sul lavoro, tra-volto da un camion.” Con

un sms, Nadia, una carissima amicamissionaria in Camerun, mi annun-cia questa tragedia. Penso a lei,che deve affrontare un viaggio fati-coso, da sola, per tornare a casa,alla sua famiglia. Penso all’Italia,Repubblica fondata sul lavoro, tra-dita da scelte economiche che nehanno stravolto la caratteristicaprincipale, la laboriosità. Sì, ilmondo del lavoro è molto malato:disoccupazione, precariato, mortibianche, il malcostume ormai dive-nuto regola comune di non onorarei debiti. E Sergio, un amico falegname, con

la concretezza tipica dei nostri arti-giani, mette subito a nudo la causadi questo sconquasso: “Dobbiamotornare a produrre non solo per farsoldi, ma per realizzare progetti cheaiutino la gente a crescere insapienza, non solo a consumare!” Illavoro deve tornare ad essere consi-derato un atto creativo, quasi come

un parto, che comporta fatica, dolo-re, ma eleva l’uomo alla dignitàessere libero, non merce da usare.Forse non è un caso che propriodalle donne e dall’agricoltura, làdove la Vita affonda le sue radici,giungano forti segnali di speran-za… Infatti stanno crescendo leaziende agricole gestite da impren-ditrici che, grazie ad inventiva elungimiranza, riescono a diversifi-care gli obiettivi d’impresa, pro-muovendo agriturismi, fattoriedidattiche, progetti di inserimento

per disabili, percorsi educativi per ibambini, e a raggiungere risultatianche superiori a quelli dei “colle-ghi” maschi.

L’augurio per l’anno che si apredavanti a noi è che anche in altrisettori imprenditoriali si assista adun simile fermento di idee. Allora, la morte del fratello di

Nadia e di tutti i suoi compagnicaduti, il dolore di quelle famiglienon sarà stato vano e l’Alba di unGiorno Nuovo sarà più vicina.

LAVORO, NON PER SOLDI MA PER LA VITA

DETTO FRA NOI

di Laura Belloni

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Dalle donne una spintaad un modo nuovo di

vivere l’impresa.

LISDHA NEWS - 3

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Quest’anno a Milano quasi27mila famiglie hanno fattodomanda per ottenere un

alloggio popolare. Nel 2007 ledomande erano state poco più di15mila.Le organizzazioni che gestiscono

mense per i poveri segnalano annodopo anno un aumento delle personeche chiedono un pasto gratis. I loca-li sono pieni di gente che in passatonon aveva problemi a comprarsi damangiare.Da un po’ di tempo è meglio evita-

re di far la spesa nei supermercati gliultimi giorni del mese perché sonopieni di gente. Molti devono aspetta-re lo stipendio per acquistare i gene-ri alimentari.La povertà sta tornando.

Per decenni siamo vissuti convintiche la povertà qui da noi stessescomparendo.Il prodotto interno lordo cresceva.

Il reddito pro capite medio cresceva.La distribuzione della ricchezzadiventava sempre più equa con glistipendi più bassi che anno dopoanno si avvicinavano a quelli più alti.

Nei libri di scuola il povero era per-sonaggio dei racconti ambientati nelpassato o una persona che viveva inpaesi lontani.Adesso, faticosamente, dolorosa-

mente, con inquieta meraviglia,quasi increduli, vediamo la povertàritornare.

Televisione e giornali non ci hannopreparato, anzi.Quando il reddito pro capite prima

ha smesso di crescere e poi hacominciato a diminuire hanno sem-plicemente smesso di parlarne. Sisono messi a parlare solo di prodottointerno lordo (se la popolazione,come è avvenuto in questi anni, con-tinua seppur di poco a crescere l’an-damento del prodotto interno lordo èsempre migliore di quello del reddi-to pro capite).Quando anche i dati sul prodotto

interno lordo hanno cominciato aessere cattivi hanno sviato l’attenzio-ne dalla cosa con molti espedienti.

Espedienti verbali, come quello diparlare di “crescita negativa”. Fareconfronti con gli altri (funziona sem-pre: in ogni momento c’è semprequalcuno che va peggio di te, bastacercare bene). Concentrarsi su ipote-tici progressi futuri invece che suldeclino in atto (fare previsioni otti-mistiche non costa niente).

Ma il fatto è ostinato. La povertà statornando.E sta tornando in un mondo dove

per tanti motivi la spesa pubblica nonpuò crescere sicché non si può chie-dere allo Stato o ai comuni di fare dipiù. Se nel 2009 a Milano quasi27mila famiglie hanno fatto domandaper ottenere un alloggio popolare, glialloggi assegnati sono stati poco piùdi duemila. E non c’è nessuna possi-bilità che l’offerta di case popolariaumenti di molto nei prossimi anni.Toccherà alla carità privata fare

sempre di più. La chiesa ambrosianase ne è accorta e ha cominciato

IL RITORNO DELLA POVERTÀ

TRA LE RIGHE

di Ennio Codini

Fino a poco tempo fasi pensava alla povertàcome un fenomeno delpassato o riguardante

paesi lontani. Orainvece la povertà sta

tornando in Italia.Non dobbiamo

illuderci che sia perpoco, ma nemmeno

rassegnarci.

4 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

Le organizzazioni che gestiscono mense per i poveri segnalano anno dopo anno un aumentodelle persone che chiedono un pasto gratis.

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ad accrescere l’offerta di servizi esussidi.Saranno interpellate le organizza-

zioni. Ma saranno interpellati sem-pre di più anche i singoli. Semprepiù spesso chi non è povero dovràmisurarsi con parenti, amici, vicini,sconosciuti che più o meno aperta-mente chiedono aiuto perché sonodiventati poveri.

E non sarà questione di un anno odue. Vediamo adesso emergere unfenomeno che è frutto di un declinoeconomico e di un peggioramentonella distribuzione dei redditi in attoda tempo e che presumibilmentecontinueranno per diverso tempo.Potrà anche qualche anno aumentaredi poco il prodotto interno lordo, manel medio periodo il reddito procapite resterà calante e con distribu-zione sempre più diseguale (cresceràla disoccupazione, crescerà il lavoroprecario e/o sottopagato). Il nostromondo nei prossimi anni sarà unmondo pieno di poveri.

Questo però non vuol dire che ci sidebba rassegnare semplicemente agestire con l’assistenza pubblica e lacarità privata una povertà crescente.Qualcosa possiamo fare per cercare

di invertire il trend. Senza speranza divedere grandi effetti nel breve perio-do ma più in là nel tempo forse sì.E non è necessario essere eccezio-

nalmente acuti per capire che cosapotrebbe essere utile, in buonamisura bastano osservazioni banali.Eccone due.

La prima: se c’è povertà è perchéc’è ignoranza. Non tutti i poveri sonoignoranti, certo (e non tutti gli igno-ranti sono poveri), ma per lo più ipoveri sono ignoranti. Talvolta sitratta di carenze sul piano di saperispecifici, più comunemente si trattadi ignoranza rispetto ai saperi dibase: troviamo se non l’analfabeti-smo classico quel quasi-analfabeti-

smo di chi non è in grado di capirel’articolo di approfondimento su unquotidiano o un libretto di istruzionio una tabella con dati e statistiche, dichi non è in condizioni di esprimereoralmente in modo comprensibile unpensiero appena un poco complessoe men che meno è in grado di farlousando la scrittura.Chi è ignorante è poco flessibile: se

non c’è più per qualsiasi motivo quellavoro che stava facendo rischia disentirsi perduto. Chi è ignorantetende poi ad essere meno produttivoperché nel nostro mondo sovente isaperi di base sono essenziali perprodurre molto e bene.Quarant’anni fa l’ignoranza era in

calo; oggi è in aumento. Tante sono le cause. Ma non può

sfuggire a nessuno il clima che sirespira oggi nella scuola, specienella scuola secondaria, sintetizzabi-le nell’espressione: “Ma chi me lo fafare?”. Molti, moltissimi, insegnanti,studenti e genitori pensano così. Sperimentare un nuovo approccio

didattico? Aggiornarsi? Partecipareattivamente alla lezione come solle-cita l’insegnante? Pretendere che unfiglio studi sul serio?Ma chi me lo fa fare?Milioni di persone la pensano così. Bisogna essere capaci di recupera-

re motivazioni per un impegnoche non da necessariamente gratifi-cazioni nel breve periodo, ma ènecessario.

Seconda osservazione: la povertà silega alla mancanza di prospettive. Le azioni che possono allontanare

la povertà sono azioni che spessovengono compiute perché si imma-gina che vi sarà un qualche tangibilepremio.Se non si riesce ad immaginarlo

sovente si lascia perdere. E’ difficileper un giovane povero trovare lavoglia di studiare se nella mente c’èl’idea che lui comunque non potràmai avere un buon lavoro. E’ diffici-

le per un lavoratore mal pagatoimpegnarsi a far bene il proprio lavo-ro, se nella mente c’è l’idea che perlui comunque non ci potrà mai esse-re una buona paga.Ed è sotto gli occhi di tutti che oggi

molte persone non hanno speranza.Tante sono le cause. Una, spesso

taciuta, è la seguente. Per paura diperdere qualche cosa, chi ha certeopportunità fa di tutto perché aglialtri quelle stesse opportunità sianonegate. Non è il “sano” egoismo della

competizione economica. E’ volon-tà di escludere gli altri dalla compe-tizione.Le categorie professionali si orga-

nizzano per escludere. Notai, farma-cisti, avvocati, tassisti, medici dibase fanno di tutto per evitare perquanto possibile che ci siano nuovinotai, nuovi farmacisti, nuovi avvo-cati, nuovi tassisti, nuovi medici dibase e per evitare che qualcuno nonappartenente alla categoria possa farloro concorrenza per qualche aspettodell’attività.In questo modo specie per alcune

categorie c’è quasi la garanzia dellaricchezza per tutti. Ma se si aprisse atutti gli idonei ci sarebbero più dif-fuse speranze e più persone sicura-mente fuori dalla povertà.Anche i lavoratori dipendenti,

quando possono, si organizzano amodo loro per escludere. Dalle catte-dre universitarie al posto in banca,c’è tutto un lavorio ora occulto, orapalese, per far sì che al posto delpadre giunga il figlio con gli altriesclusi a priori per bravi che sianosicché a loro essere bravi potrebbeservire poco. Anche in questo modosi riducono le speranze.L’Italia assume ogni anno che

passa una assetto sempre più corpo-rativo dove crescono gli ostacoli perchi vuol far valere le proprie qualità.

Più impegno e più opportunità,queste potrebbero essere le paroled’ordine per avere di qui a qualchedecennio non più, come potrebbeaccadere, ma meno poveri.Siamo chiamati in causa come elet-

tori; si pensi alla nostra possibilità discegliere quelle forze politiche chepiù si impegnano per combattere lelogiche corporative.Molti di noi sono poi chiamati in

causa come studenti, professori,genitori o, perché no, come tassisti onotai che potrebbero dire (anche seci vuole molto coraggio): ma sì, se cisono idonei aumentiamo le licenze,aumentiamo le sedi…

LISDHA NEWS - 5N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

Notai, farmacisti, avvocati, tassisti, medici di base fanno di tutto per evitare per quanto possi-bile che ci siano nuovi notai, nuovi farmacisti, nuovi avvocati, nuovi tassisti, nuovi medici dibase e per evitare che qualcuno non appartenente alla categoria possa far loro concorrenzaper qualche aspetto dell’attività.

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Ho appena acquistato un'auto(Grande Punto a metano)con l’agevolazione dell’Iva al

4% prevista dalla L.104/92 ed horichiesto l'esenzione del bollo autoche mi è stata concessa. Mi trovonelle condizioni di non poterandare in nessun luogo di villeg-giatura in quanto negli alberghi cisono sempre o quasi le barrierearchitettoniche. Nell'eventualitàdi un acquisto di un camper potròdetrarre l'importo del 19% sulladenuncia dei redditi del prossimoanno essendo i due mezzi destina-ti a finalità diverse?

Lettera firmata

Le rispondo riportando la rispostaad un quesito pubblicata dal sitoHandyLex: “Il camper o caravanpur adattato non rientra a tutt'oggifra le categorie di veicoli per i qualiè applicabile l'aliquota Iva agevola-ta; possono godere infatti di quelbeneficio le motocarrozzette, imotoveicoli per il trasporto promi-scuo, i motoveicoli per trasporti

specifici, le autovetture, gli autovei-coli per trasporto promiscuo, gliautoveicoli per trasporti specifici.Da precisare che per la spesa del

camper o del caravan è possibileusufruire della detrazione Irpef del19%”. Non mi risulta invece che sia pos-

sibile la detrazione di entrambi iveicoli.

NUOVA COSTRUZIONE E CONTRIBUTO INAILDa giugno 2008 sono paraplegico

a seguito di un incidente stradale"in itinere" e quindi classificato

come incidente sul lavoro. Adessoabito in una casa in affitto, inquanto l’abitazione di mia pro-prietà oltre ad essere su due livel-li (cosa superabile con l'abbatti-mento delle barriere architettoni-che da parte dell'Inail), è situatasu una strada provinciale di grantraffico senza marciapiede, incurva ed anche in discesa e con unpalo dell’illuminazione pubblica apochi centimetri dal cancellettod'entrata. Ritengo questa stradaper me molto pericolosa in quan-to non possiedo garage e nonposso parcheggiare nelle vicinan-ze, ed ho quindi deciso di costrui-re un'altra casa idonea per mesenza barriere di sorta ed in unazona molto più adeguata.Secondo lei, l’Inail una volta

quantificato l'importo per elimi-nare le barriere architettoniche dicasa mia, se ritiene che io in quel-la casa non ci potrò mai né entra-re né uscire senza rischio per lamia vita potrebbe erogare lo stes-so importo per un aiuto allacostruzione di una casa ex-novo?

Alberto Purtroppo non è immaginabile che

un contributo previsto per uno spe-cifico progetto di abbattimento dellebarriere architettoniche possa essere

CAMPER PER DISABILI

L’AVVOCATO RISPONDE

a cura dell’Avvocato Fabrizio Chianelli

Quali sono le agevolazioni?

N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

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erogato quale contributo per l’edifi-cazione di una nuova e diversa abi-tazione.

RISARCIMENTO FERMO TECNICONel 2007 ho acquistato un auto

con la Legge 104, con un accorgi-mento tecnico del sedile girevoleperché mia figlia è disabile in car-rozzina. Recentemente ho avutoun incidente poiché un signorenon si è fermato allo stop.

L'incidente è stato rilevato dallapolizia locale. Desidererei saperese per legge mi aspetta il fermotecnico per l'auto, dato che la car-rozzeria mi fa sapere che occorro-no più di 20 giorni lavorativi. Intutto questo periodo mia figlia ècostretta a stare a casa e ancheaffittando un’altra auto di sicuronon riuscirò a trovarla con il sedi-le girevole.

M.P.

Il risarcimento deve essere ristora-tore di tutti i danni subiti in conse-guenza dell’incidente e pertanto lacontroparte, o meglio la sua assicu-razione, dovranno indennizzareanche il fermo tecnico. Nel casospecifico credo si possa chiedere unsupplemento per risarcire il partico-lare disagio provocato dal fermodell’autovettura anche perché lastessa è dotata dello specifico siste-ma di accesso per disabili che neevidenzia la destinazione e quindi ildanno aggiuntivo subito. Sarebbeopportuno verificare se nella suaprovincia vi sono degli autonoleg-gio con mezzi adattati, nel qual casol’indennizzo dovrebbe essere equi-valente al costo del noleggio per igiorni di fermo tecnico.

INDENNITÀ DI ACCOMPAGNAMENTO EINDENNITÀ DI FREQUENZASono la mamma di una bambina

non vedente a causa di un tumoreai nervi ottici. Essendo già in pos-sesso di pensione di accompagna-mento può ottenere anche l'inden-nizzo scolastico avendo incomin-ciato a frequentare la scuola?

No, l’indennità di frequenza èincompatibile con l'indennità diaccompagnamento.

LISDHA NEWS - 7N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

I vostriquesiti

su internetPotete trovaretutti i precedenti

quesiti della rubrica

“L’Avvocato risponde”

suddivisi per materiesul nostro sito internet

all’indirizzo:

www.lisdhanews.itrubrica “L’Avvocato

risponde”

VALIDITÀ DEL CONTRASSEGNO SULL’INTERO TERRITORIO NAZIONALE E a Torino?

Una nostra lettrice ci propone di pubblicare la sua esperienza relativa ad una contravven-zione presa a Torino, Comune diverso da quello di residenza, perché circolava in zonariservata. La signora ha contattato l’Ufficio Verbali di Torino, al quale ha inviato copia delcontrassegno per chiedere chiarimenti, ricevendo come unica risposta di fare ricorso alPrefetto, come da solita procedura. Successivamente, la stessa lettrice, ha posto il quesitoall’Aci presso cui è socia, ricevendo questa risposta: «Come può leggere sul sito delComune di Torino, "I possessori di contrassegno invalidi rilasciato da altro comune che sirecano spesso in Città possono, motivando la richiesta (dichiarazione del datore di lavo-ro, ecc.), registrare le targhe dei veicoli (massimo 5) che utilizzano e su cui sarà esposto illoro contrassegno invalidi". Sulla stessa pagina è precisato che è possibile attivare la pro-cedura di esenzione anche a posteriori ed è indicato il numero verde della Gtt Spa800019152. Le suggeriamo perciò di chiamare questo numero per verificare se vi è la pos-sibilità ancora di chiedere tale esenzione. Se questa strada non fosse più percorribile, nonresterebbe che proporre ricorso come indicatole dall'Ufficio Verbali del Comune di Torino,con la possibilità però di ricorrere, oltre che al Prefetto, anche al giudice di pace. Non pos-siamo ovviamente garantirle il buon esito di un eventuale ricorso, anche se c'è da tenerepresente che, ai sensi del comma 2 dell'art.381 del regolamento del Codice della Strada ilcontrassegno ha valore sull'intero territorio nazionale».In definitiva la nostra lettrice è rimasta scoraggiata da tanta burocrazia e ha deciso di paga-

re i circa 80 euro di contravvenzione.Per quanto riguarda la nostra opinione, il comportamento migliore da tenere nel caso di

trasferimento in altro Comune da quello di residenza sarebbe quello di telefonare in anti-cipo all’ufficio dei Vigili Urbani, segnalando il numero della targa su cui verrà usato il con-trassegno. Questo dovrebbe evitare l’emissione di contravvenzioni. Peraltro ci risulta peresperienza personale che, ricevendo una contravvenzione come quella della nostra lettrice,si riesce normalmente a farla annullare inoltrando specifica lettera in cui si descrive il fattocon il giorno della visita e la targa del veicolo, meglio se adattato, e si allega il contrasse-gno chiedendo specificamente l’annullamento della contravvenzione in via amministrativa.

è possibile inviare i propri quesiti a Lisdha news,“L’Avvocato risponde” via Proserpio,13 - 21100 Varese, e-mail: [email protected]

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Avendo una grave patologianeurodegenerativa da qual-che anno ho difficoltà a

deambulare. Questa situazione miha portato a notare una graveinciviltà presente in alcuni negozidi Lavena Ponte Tresa e cioè lapresenza di barriere architettoni-che: negozi ubicati in un pianorialzato senza un ascensore e consolo una scala per accedervi, intaluni casi senza nemmeno uncorrimano. Vorrei sapere se lerecenti normative sull'eliminazio-ne delle barriere architettonicheprevedono, come condizione perla loro apertura, l'agibilità deinegozi anche per i disabili.

Ettore Lorenzo

Il problema dell'accessibilità deinegozi è evidente in quasi tutte lecittà: anche qui a Varese si può dire

che circa il 70% delle attività com-merciali aperte al pubblico è inac-cessibile. Come lei ben sa le leggi cisono e da lungo tempo. Se si trattadi unità immobiliari, sedi di attivitàaperte al pubblico, vale quanto pre-scrive il para 3.4.e del Dm-236/89 ecioè che il progetto viene esaminatodal Comune in sede di Conferenzadei Servizi dove l'esperto in barrierearchitettoniche dovrebbe evidenzia-re l'eventuale scorretta applicazionedella legge. I nuovi negozi dovreb-bero quindi risultare tutti accessibi-li (anche se è carente il controlloper accertare che il progetto sia cor-rettamente rispettato nella costru-zione). Ma i negozi nuovi non sonomolti. Il problema dell'accessibilitàriguarda sopratutto la grande quan-tità dei negozi già esistenti i qualidovrebbero essere resi accessibili inoccasione della loro ristrutturazio-ne: purtroppo però ciò quasi maiaccade in quanto la legge non pre-vede l'obbligatorietà dell'interventose non quando vi è un cambiamen-to di destinazione finalizzato all'usopubblico e limitatamente alle partiinteressate dalla ristrutturazione. Insostanza, se un negozio di abbiglia-mento diventa un negozio di giocat-toli ma non avviene alcun interven-to, per esempio sull'ingresso, tuttorimane inaccessibile come prima. Il Ccsb (Comitato per la Città

Senza Barriere) di Varese si staoccupando del problema per limita-re dove possibile il danneggiamentodel disabile che, come gli altri,vuole entrare in un negozio.

SOSTA CON MULTAVorrei dei chiarimenti in merito

alla sosta di macchina con cartel-lino invalidi. Ieri ho accompagna-to mio figlio in via Guinizzelli aBologna dove c'è il centro ambu-latoriale Antoniano di medicinafisica e riabilitazione per svolgereuna seduta di terapia in quantomio figlio è disabile e deve essereaccompagnato ovunque perchépurtroppo, nonostante i suoi 15

anni, non è in grado di cavarselada solo. Danilo ha finito la terapiaalle 18 e, non trovando parcheggionelle strisce blu a pagamento,ho lasciato la macchina nello spa-zio riservato ai dipendenti delS.Orsola-Malpighi dove di spazioce ne era tanto, pensando che conil tagliando invalidi potessi farlo;ma il tempo di salire a prenderemio figlio e di scendere e la mac-china era sparita! Cosi sono anda-ta a riprenderla nel deposito tra-scinandomi Danilo urlante perchési era fatto prendere dal panico.Ho chiesto spiegazioni alla perso-na che mi ha rimosso l'auto, laquale mi ha risposto di fare ricor-so all'Ufficio Relazioni con ilPubblico. La multa da pagare è diben 80,50 euro!! Sono davvero intorto?

Danilo e la mamma

Non avrei molto da dire in relazio-ne alla sua lamentela in quantoposso solamente condividere la suaamarezza per l'eccesso di "punizio-ne". Chi ha deciso per la rimozionedella sua macchina probabilmentenon ha potuto rendersi conto dellagravità del caso, ma rimane il fattoche il contrassegno per la sostadisabili vale solamente per i par-cheggi riservati e non ha invecealcun valore per altre aree, tra cuiovviamente quelle private riservateai dipendenti di un'azienda.Trattandosi di un Policlinico,

quindi luogo aperto al pubblico,doveva trovare applicazione l'art.8.2.3 del Dm 236/89 che prevededebba esserci un parcheggio riser-vato ai disabili ogni 50 o frazionedi 50. Non so se nel caso specifico èstata osservata questa norma checomunque non può evitare che i par-cheggi riservati esistenti siano giàoccupati da altre macchine munite dicontrassegno. Certamente un luogoper protestare è quello dell'UfficioRelazioni con il Pubblico presso ilquale si dovrebbero ottenere le spie-gazioni del caso.

NEGOZIINACCESSIBILI

L’ESPERTO RISPONDE

a cura di Bruno Biasci

N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

Si aprono nuovi negozi,si ristrutturano quelli

vecchi ma le barriere cisono sempre.

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LISDHA NEWS - 9N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

È possibile inviare i propri quesiti in tema di barriere architettoniche a Lisdha news,“L’Esperto risponde” via Proserpio, 13 - 21100 Varese, e-mail: [email protected]

CONTRIBUTI PER L'ASCENSORESono invalido per esiti da polio-

mielite e dovendo ultimare unacasa ereditata da mio padre, chie-do se l'ascensore può godere deicontributi comunali o regionali?Se si, in che misura?

Colombo Luciano - Busto Arsizio

L’intervento contributivo previstodalla legge 13/89 riguarda abitazio-ni nate prima del 1989. Quelle natedopo l'11 agosto 1989 dovevanoessere o già accessibili o quantomeno "adattabili". Il progettista dovrebbe disporre

degli elaborati tecnici dimostratividell'adattabilità, secondo quantoprevisto nei punti 4 e 8 della legge236/89; quindi per rendere accessi-bile un appartamento, anche se natodopo il 1989 ma nato "adattabile", sipossono ottenere i contributi dellacitata legge 13/89. Nel caso da lei esposto però la casa

è da ultimare; si deduce quindi che ènuova e, pertanto, se è anche unifa-miliare, deve già soddisfare i requi-siti minimi di adattabilità o essere,come richiesto in questo caso dallasua esigenza, già accessibile, quindinon è previsto alcun contributo daparte dello Stato. Può interpellare comunque i

Servizi Sociali del suo Comune perun'eventuale diversa interpretazionea suo favore delle norme in vigore.

BOX E TUTELA CENTRI STORICIVorrei sapere se sia corretto

considerare come interventi diabbattimento di barriere archi-tettoniche le opere edilizie neces-sarie a realizzare i garage negliedifici che ne sono sprovvisti, tra-mite l'apertura di nuovi varchi infacciata o la modifica di quelliesistenti. Sono interessata al pro-

blema perché mi occupo di tuteladei centri storici vincolati (Dlgs42/04) e spesso ricevo la richiesta,da parte dei disabili, di autorizza-zione all'esecuzione delle operenecessarie a consentire loro l'ac-cesso all'interno degli stabili doverisiedono, direttamente con leautomobili, e ciò indipendente-mente dal fatto che spesso possanousufruire di stalli parcheggio, aloro riservati, nelle immediate vici-nanze dell'abitazione stessa.

Sabrina Mura

Il suo quesito è un po’ difficile dainterpretare perché è possibile realiz-zare garage negli edifici che ne sonosprovvisti ma a determinate condi-zioni. Condizioni che vengonodiscusse in sede di Conferenza deiServizi del Comune interessatoquando il progetto viene esaminatoper la sua approvazione. Come leisaprà sul problema delle barrierearchitettoniche devono essere con-sultati il Regolamento edilizio comu-nale, la Legge 13/89, il Dm 236/89 eil Dpr 503/96. In quest'ultimo decre-to viene enunciato che, nel caso sitratti di edifici soggetti al vincolo dicui all'art. 1 della legge 29 giugno1939 n.1497 e all'art. 2 della legge 1giugno 1939 n.1089, la deroga allarealizzazione di opere finalizzateall'accessibilità è consentita nel casoin cui le opere di adeguamento costi-tuiscono pregiudizio per i valori sto-rici ed estetici del bene tutelato; lamancata applicazione delle normedeve quindi essere motivata.

ASCENSORE NELLA SCUOLAEsiste una norma particolare

relativamente all'abbattimentodelle barriere architettonichenella scuola? Ad esempio: esisteuna norma che obblighi unascuola statale a installare l'ascen-sore?

Natascia Fasano

Certamente la norma esiste ed è ilDm 236/89. Al punto 4.4 di taledecreto si stabilisce che "nelle strut-ture destinate ad attività socialicome quelle scolastiche, sanitarie,assistenziali, culturali e sportive,devono essere rispettate quelle pre-scrizioni di cui ai punti 4.1, 4.2 e 4.3atte a garantire il requisito di acces-sibilità."Sin dal 1986 con la legge 28 feb-

braio n.41 tutti gli enti pubblici, tracui quindi anche i comuni, eranotenuti a redigere il Peba (Piano perl'Eliminazione delle BarriereArchitettoniche) e inoltrarlo allaRegione. In quel Piano dovevanoessere elencati tutti gli immobili diproprietà comunale, tra cui le scuo-le, indicando i tempi di attuazioneper rendere accessibili tutte le strut-ture. Per quanto possano essere dila-zionati questi tempi è chiaro che algiorno d'oggi (dopo 23 anni) tutte lescuole dovrebbero essere in regolacon la normativa. Le suggeriamo di richiedere for-

malmente questo Peba (si tratta didocumento pubblico) e chiedere laprevisione per l'intervento nellascuola statale da lei citata.

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Capita a volte, leggendo unlibro, di provare la piacevolesensazione di fare un incon-

tro. E' quanto mi è accaduto quandomi sono imbattuta in Elogio delladebolezza edito in Italia dallaQiqajon. Il suo autore, AlexandreJollien, colpisce per l'originalitàdel suo pensiero, ma soprattutto perl'umile leggerezza che appare non

come una dote di carattere, macome la faticosa conquista di chinon si sottrae alle sfide che ognigiorno la vita offre, ma le assumecon sano realismo e ne trae fruttifecondi per sé e per gli altri.Alexandre Jollien, nasce nel 1975

in un paesino svizzero con unagrave lesione cerebrale "A voler faretroppe capriole nel ventre di miamadre, mi sono annodato il cordoneombelicale…". Così descrive lostesso Jollien, con delicata ironia, lecircostanze che l'hanno portato aquell'incidente alla nascita che gliprovocherà problemi di coordina-zione dei movimenti e difficoltànella parola. I suoi genitori scelgo-

no, pur a malincuore, di inserirlo inun centro specializzato per disabilidove trascorrerà diciassette anni.Anni molto duri per lui, sia per lalontananza dalla famiglia, che per lostrenuo impegno necessario per"addomesticare un corpo recalci-trante". Durezza solo mitigata dallegame di affettuosa solidarietà chestabilisce con gli altri "ospiti" del-l'istituto, affetti da diverse forme didisabilità, ma capaci di esprimereun'accoglienza e un incoraggiamen-to vero e profondo. Una capacitàgeneralmente assente negli educato-ri che offrivano paradossalmente unaiuto molto più superficiale e affet-tivamente distante: " Mi consiglia-

10 - LISDHA NEWS

ATTUALITÀ

Incontro con Alexandre Jollien.

N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

IL DIFFICILE MESTIERE DI UOMO

Cerebroleso dallanascita, ha trascorsodiciassette anni in uncentro specializzato

per disabili, poi attraverso lo studio

della filosofia la suavita ha acquistato un

nuovo significato.

Una recente immagine di Alexandre Jollien. Le foto di questo articolo e della copertina sono di Mair.ch.

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vano di assumere dei modelli, diseguire degli schemi, mai di scende-re nel più profondo di me stesso pertrovarvi una sorgente, fosse ancheal livello più temibile: nella miaangoscia". E, non di rado, manife-stavano atteggiamenti di supponen-za: "Al Centro come altrove, il per-sonale faceva a volte ricorso allamaschera della funzione. Si rispet-tava il medico senza dubitare dellasua competenza. Il maestro sapeva"tutto". Nella sua pretesa onniscien-za, l'educatore si sentiva obbligatoa insegnare ai miei genitori "l'artedi educare". A lungo, la politica del-l'istituzione è stata questa: "I genito-ri hanno messo al mondo un bambi-no handicappato. Ce lo diano, e noine faremo un individuo più o menonormale".Al centro però Alexandre conosce

anche il cappellano padre Morand,un vecchietto alto con una vestelogora, che pur avendo una salutemalandata si sforzava di svolgere almeglio il suo compito nell'istituto.Benché avesse sessant'anni più di

Alexandre, diventa presto il suomigliore amico. "Lui mi ha svelatola bellezza dell'essere umano e miha dato fiducia in me stesso".Intanto Alexandre comincia a pen-

sare al futuro e coltiva l'interesse di

studiare filosofia. All'istituto però,non era "concepita" alcuna sceltapersonale e normalmente gli studinon erano previsti anche perché glisbocchi professionali erano già pie-namente definiti: lavoro manuale in"laboratori protetti" per "passare iltempo". Inoltre il quoziente di intel-ligenza di Alexandre era giudicatopiuttosto basso. La perseveranza suae dei suoi genitori ha però la meglio.Comincia a frequentare il liceo,incontrando un mondo per lui deltutto nuovo e sconosciuto e prose-gue i propri studi all'università diFriburgo dove nel 2004 consegue lalaurea in filosofia. Proprio allo stu-dio della filosofia decide di consa-crare la sua vita. Dai filosofiAlexandre scopre una saggezza pro-fonda e il desiderio di apprenderesempre più l'arte di essere migliore,consapevole che, come affermaErasmo da Rotterdam, "Non sinasce uomo, lo si diventa". Nel 2004 si sposa con Corinne che

gli darà due figli: Victorine eAugustin. Nel frattempo, dopoElogio della debolezza, la sua primafatica letteraria, che ottiene ancheimportanti riconoscimenti, scrive Ilmestiere di uomo, La costruzione disé, Cara Filosofia e comincia atenere conferenze e a partecipare a

dibattiti televisivi. Con la sua con-sueta gentilezza e disponibilità haaccettato con entusiasmo la propo-sta di farsi intervistare da Lisdhanews.

- Com’è nato il suo interesse perla filosofia?«Da quando sono nato, mi sembra

che l’handicap e dunque il corpo,abbia mobilitato tutta la mia ener-gia. E' stato, per così dire, il sensodella mia vita: progredire, diventare,se possibile, come gli altri. Ora, sitratta sicuramente di uno scopolodevole, ma che non dà veramentesenso all’esistenza.Un giorno, un professore mi ha

detto: “Tu sei un filosofo!” e da quelmomento ero curioso di sapere checosa volesse dire e mi sono imbattu-to in un libro di Platone, ho letto il“conosci te stesso” di Socrate. Daquel momento in poi la mia esisten-za aveva un nuovo scopo, quello diaspirare alla saggezza, di tentare diconquistare la più grande pace del-l’anima e, in una parola, cercare divivere diventando migliore, piutto-sto che di vivere meglio».

- Leggendo “Elogio della debolez-za” si rimane colpiti dalla descri-zione delle relazioni ricche di

Sono un anormale. È stato detto, a sufficienza. L'ho perce-pito. I movimenti degli occhi che esaminano ogni particelladel mio essere me lo insegnano: uno sguardo fissa il mio, poiscende e si posa là dove si trova la prova che sta cercando: "èhandicappato". Percorso degli occhi, ricerca insistente deltallone d'Achille, della debolezza... Quello che la maggiorparte della gente percepisce è la stranezza dei gesti, la lentez-za delle parole, l'incedere che disturba. Quello che si nascon-de dietro, lo ignorano. Spasmi, rictus, perdite di equilibrio, sitrincerano dietro un giudizio netto e tranciante: ecco unminorato. Difficile cambiare questa prima impressione,doloroso vedervisi ridotto senza potersi spiegare. Il dialogo èimpossibile perché ciò che viene da un minorato è minorato.Così il cerchio si chiude, il contatto diventa impossibile.Un nome basta a qualificare la tara: "atetosi". Questo termi-

ne greco me lo porterò dietro per tutta la vita? Questo appel-lativo di infermità controllata resta per me privo di effettiperché è di gran lunga troppo ampio e poco comprensibile.Per altri, una diagnosi troppo sollecita costituisce la perditadella libertà. Quella parola rappresenta una catena alla qualeè legata l'esistenza, la prigione nella quale viene rinchiusauna persona. Il termine diventa più pesante ancora della real-tà che vuole indicare. Quando il mio vicino scompare sottol'etichetta del depresso, quando l'altro appare semplicementecome il diabetico, il vedovo o il negro, la riduzione operatada infiniti sguardi pesa, mortifica la personalità e apre piaghesegrete.(…)La fissità stessa del giudizio sminuisce la ricchezza del

reale, dell' essere umano di fronte al quale dovremmo alme-

no stupirci, se non osiamo meravigliarci. L'esperienza quo-tidiana, infatti, arriva a volte a smantellare deliziosamentequeste verità stabilite. Il paralitico che tutti (pre)dicevanoinfelice sostiene il morale di chi gli sta intorno, mentre ilfine intellettuale, destinato a una splendida carriera, spro-fonda in un malessere smisurato. Eppure "non gli mancaniente per essere felice". L'enunciato rasenta l'insulsaggine.La felicità si confeziona forse come una brioche? Un pizzi-co di salute, due cucchiai di...Dietro le parole è nascosto un essere, una personalità ricca,

unica, irriducibile, che il peso dei pregiudizi finisce percoprire di uno strato fieramente categorico. Questa parven-za esclude un approccio semplice e innocente. La sedia arotelle, il bastone bianco: ecco cosa salta agli occhi. Ma chi,con virtuosismo, utilizza la carrozzella, chi maneggia ilbastone? Lo vediamo, vogliamo vederlo? E perché similiaccessori dovrebbero essere necessariamente i segni dell'in-felicità? (…)Un sordo un giorno mi ha detto che era fiero di essere

sordo. Da parte mia, non mi sono mai sentito fiero né deimiei spasmi né del mio handicap. Mi abita un'unica fierezza:essere un uomo con uguali diritti e doveri, condividere lastessa condizione, le sue sofferenze, le sue gioie, la sua esi-genza. Questa fierezza ci riunisce tutti: il sordo come lozoppo, l'etiopico come chi ha il labbro leporino, l'ebreo comeil moncherino senza gambe, il cieco come il down, il musul-mano come il barbone, voi come me. Siamo Uomini!

Alexandre Jollien(tratto da "Il mestiere di uomo", Edizioni Qiqajon)

LISDHA NEWS - 11N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

ETICHETTE DI INFELICITÀ

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12 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

umanità che “gli ospiti” creanotra loro e, al contrario, dalladescrizione delle relazioni moltopiù fredde e impersonali checaratterizzano il rapporto tra gliospiti e gli educatori: ce ne puòparlare?«Nel centro, la solidarietà tra le

persone handicappate era solidae profonda. Come se di fronteall’asprezza dell’esistenza, noidovessimo aiutarci tra noi per vive-re meglio. Il contatto con gli educa-tori invece era molto più difficile. Inrealtà il rimprovero più grande chefaccio loro è l’assenza di affetto.

Perché rifuguarsi dietro ad unadistanza terapeutica quanto un bam-bino ha un grande bisogno di affet-to? Certo, il mestiere di educatorenecessita di un equilibrio emotivo.Tuttavia io non penso che la distan-za terapeutica percepita comeun’assenza di investimento emotivosia una buona risposta. L’idealesarebbe trovare un giusto equili-brio».

- Ad un certo punto racconta iro-nicamente che nell’istituto c’era-no dei grossi schedari dedicati adogni soggetto, accessibili a tutto ilpersonale curante (a partire daimedici ed educatori fino agli sta-gisti che magari erano là soltantoper due giorni) ma non al princi-pale interessato, ossia il soggettodi questi scritti… C’è qualcosa diparadossale in comportamentiche siamo spesso abituati a consi-derare normali. Sembra quasi cheattribuendo il marchio di “disabi-lità” è come se ci fosse una sospen-sione dei normali diritti…«L’handicap porta con sé, in effet-

ti, tutta una serie di pregiudizi e diatteggiamenti. Si va dal paternali-smo alla pietà. Allora ci si può inter-rogare sul fatto che vi può essereuna negazione di responsabilitàdella persona handicappata. Detto inun altro modo, tutto avviene comese la si dovesse prendere in carico edunque prendere delle decisioni alsuo posto. E penso in particolarealle persone che non hanno accessoalla parola. Secondo me, è un’esi-genza radicale per i professionisti discoprire quella che è la volontà dellapersona handicappata, di essere piùvicini al suo interesse e di cercare dievitare sempre la proiezione».

Non stanchiamoci di ripeterlo: la sofferenza non fa crescere, è invece quello che ne facciamo che può far crescere lapersona. Non c'è alcun bisogno di soffrire per svilupparsi, né alcun bisogno di conoscere l'isolamento per apprezzare lapresenza dell'altro. Eminenti studiosi hanno speso tempo ed energie per vantare i meriti della prova, i benefici del fal-limento. (…)Con un gioco di parole (ta pathémata mathemata: "ciò che fa soffrire insegna") i greci hanno tentato di forgiare un

atteggiamento, molto più acuto, da opporre ai tormenti, a ciò che ferisce e distrugge. Io vi trovo uno strumento.Chiamato algodicea, prende le mosse da questa esperienza: non vi è nulla di peggio di una sofferenza gratuita, assur-da, priva di senso. Mentre la giovane madre dimentica tranquillamente i dolori del parto e il trofeo del vincitore fa spa-rire indolenzimenti ed ematomi, le sofferenze gratuite e sterili non scompaiono mai. Ci spodestano, ci privano a pocoa poco della libertà. Così, di fronte allo scandalo e soprattutto all' assurdità di ciò che provoca dolore, gli antichi esor-tano a fare di tutto per rendere fruttuoso il momento della sofferenza. Non si tratta di correre in cerca del pericolo, nédi sguazzare nel dolore, bensì, quando questo si presenta, di approfittarne! Emile Cioran, nel suo L'inconveniente diessere nati, fornisce un chiarimento: "La sofferenza apre gli occhi, aiuta a vedere le cose che altrimenti non avremmocolto. E quindi utile solo alla conoscenza e, al di fuori di essa, serve unicamente ad avvelenare l'esistenza!"

Alexandre Jollien(tratto da "Il mestiere di uomo", Edizioni Qiqajon)

LA SOFFERENZA

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LISDHA NEWS - 13N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

- Quanto male può fare la pietà?«La pietà colloca l’altro nel ruolo

dell’infelice. Ciò può avere delleconseguenze immense poiché l’in-dividuo che si pensa infelice puòfinire per conformarsi a questa eti-chetta. A me piace la distinzioneche Spinoza fa tra la pietà e la com-passione. Nella pietà, è la tristezzache prevale: la situazione dell’altromi rende triste. Mentre nella com-passione è l’amore che viene primadi tutto: io amo l’altro e voglio ilmeglio per lui. La persona handi-cappata, purtroppo, è spesso abitua-ta a questo sguardo di pietà che puòcontrastare la fiducia in se stesso eimpedirgli uno sguardo vergine sul-l’esistenza».

- In che cosa consiste “il mestieredi uomo”?«La vita non va da sé, comporta

una parte di sofferenza e quindi ètutto un cammino per conquistareun po’ di liberà e di gioia. E’ ciò chechiamo "il mestiere di uomo", assu-mere il proprio posto nel mondo,spigolare qualche gioia e costruirsiinsieme all’altro. Cammino maifinito e che ci costruisce ogni gior-no».

- Ragionando sul concetto di“normalità” a quali conclusioni èarrivato?«Il concetto di normalità può esse-

re stimolante e invitare, per esem-pio, a lavorare per un’uguaglianzadei diritti e delle opportunità. Puòessere di stimolo a creare delle basicomuni per ogni essere umano, unminimo di condizioni vitali.Tuttavia questo stesso concetto

può essere devastante quando siesclude l’altro. Lungi dall’essere un

motore erige allora delle barriere estigmatizza l’altro. Va precisato poiche si tratta di una nozione pura-mente teorica, perché la ricchezzadel reale è molto più bella e piùdensa Stiamo attenti a non chiuderela realtà nella "norma" per rimanereattenti e vedere le meraviglie nellacomplessità del reale».

- Lei afferma di avere creduto alungo che l'equazione "handicap-pato = infelice" fosse una leggefissata, dimostrata, incontestabile.Che ne pensa ora?

«Penso effettivamente che la vitadi una persona handicappata com-porta delle sofferenze e una discri-minazione inevitabile. Ma pensoanche che la sofferenza fa partedella condizione umana e sovente lapersona handicappata, lei stessa,crede di soffrire più degli altri. Inquel caso il confronto può aiutare,nel senso che sovente si può credereche una vita di persona “valida” siaperfetta. Non si tratta di colpevoliz-zare e di dire “Siate contenti di voistessi!”, ma piuttosto di vedere ciòche si può fare della propria soffe-renza e innanzitutto ciò che si puòfare per evitarla, se possibile, senzaidealizzare la vita degli altri. Lavorodifficile! »

- Perché si può fare "l'elogio delladebolezza"?

«Confesso che oggi esiterei a darequesto titolo al mio libro, perchéparadossalmente, per fare l’elogiodella debolezza, bisogna stare bene.Tuttavia, il titolo mi piace nel

momento in cui invita ad una con-versione di sguardo in una culturadove ci può essere tendenza a valo-rizzare la forza, la riuscita, a mette-

re la persona in una logica di com-petizione e di individualismo».

- Ha scritto che la mattina si sve-glia credente e la sera si coricaateo: qual è il suo rapporto con lafede?«La fede per me dipende da una

convinzione intima e quindi provomolta difficoltà a parlarne. Cerco diavere una vita quotidiana di pre-ghiera. Nella mia vita il combatti-mento ha avuto troppo spazio, men-tre la fede è un abbandono, un "eser-cizio" di fiducia. Ma niente è acqui-sito una volta per tutte».

- Dal momento in cui ha scritto“Elogio della debolezza” sonosuccesse tante cose nella sua vita:scrive articoli, tiene conferenze equalche anno fa si è anche sposa-to e ora ha due bambini… La suavita sta forse diventando semprepiù “normale”?

«E’ vero, e questo paradossalmen-te è più duro d’accettare. Quando siè abituati a lottare, a conquistare,può essere più facile avere fiducia eapprofittare della gioie della vita. Lamia educazione è stata troppo cen-trata sulla lotta, sul domani, sul pro-gresso, e io penso che si possonorendere fragili gli individui metten-doli in una logica di guerra dove sideve atterrare il nemico, vincerel’avversario. E’ per questo che oggiaspiro alla pace, a una maggioreserenità e a trovare uno stato dellospirito capace di assumere con leg-gerezza gli alti e i bassi dell’esisten-za, in breve ad avere una vita piùnormale».

- Che cos'è per lei la “virtù dellaleggerezza”?

«La leggerezza necessita innanzi-tutto che non ci si prenda troppo sulserio, che si rida di sé. Mi piacemolto a questo proposito, guardare imiei figli, che su questo sono deimaestri. Sono totalmente nel pre-sente e il loro sguardo è ancora ver-gine. Per me la leggerezza è questacapacità di restare innocente, men-tre la sofferenza può farci inacidire.E’ accogliere la vita a braccia

aperte senza resisterle, è osareabbandonarsi con fiducia».

- Si può fare buon uso della soffe-renza?«E’ molto difficile parlare di un

buon uso della sofferenza perchéspesso i discorsi e le teorie possonogiustificare l’ingiustificabile.Davanti alla sofferenza, il primo

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imperativo è di rimediarvi senzaindugi. La sofferenza, qualunquesia, non deve essere giustificata apriori. Tuttavia ci sono delle soffe-renze che rimangono inevitabili. Pernon capitolare occorre dar loro unsenso. Per esempio, io non possoaccettare una volta per tutte il miohandicap, ma ogni giorno possoassumere attimo dopo attimo questasituazione, cercando di farne qual-cosa. Soprattutto non bisogna resta-re soli davanti alla sofferenza. Perme l’aiuto supremo nella prova, èl’amicizia, l’altro, poiché più uno èconcentrato su se stesso, più soffre.Ma proprio “decentrarsi” è la cosa

più dura nella prova».

- Può commentarci il precetto diNicolas de Chamfort: "La piùpersa di tutte le giornate è quellain cui non si è riso"? «Nell’istituto ciò che mi ha colpito

di più è stata la capacità di rideree sorridere anche nella prova.Confesso che questo l’ho trovato

meno nella vita "normale". Come sedavanti agli ostacoli fossimocostretti ad andare all’essenziale.Sicuramente non si tratta di farne unimperativo e di costringersi a ridere,perché sarebbe grottesco e artificia-le. Tuttavia serve un piccolo sforzoper tentare un'apertura verso la

gioia. Insomma, si tratta di alzare unpo’ la testa per aprire un varco tranuvole e raggiungere il sole. Cosìuna giornata in cui si è riso ha sensoperché rigenera le nostre forze chesono senza sosta sollecitate dal"mestiere di uomo"».

Marcella Codini

Rue de Rennes, tento invano di fermare un taxi. Gli autisti ral-lentano, osservano il potenziale cliente, poi ripartono. Dopouna lunga e sterile attesa, decido di cambiare strategia. Tirofuori una banconota stropicciata che sventolo febbrilmente.L'esca si rivela presto efficace. Una Mercedes mi apre la portie-ra. Indico la mia destinazione. L'autista non dice una parola.Dal retrovisore mi esamina. Per ammazzare il tempo leggo"Pensieri sulla felicità" di Alain. "Sai leggere?", dice.Annuisco. Il tassista sorride e poi mi chiede che mestiere fac-cio. Gli rispondo sinteticamente che studio filosofia. Si lanciaallora in una strana confessione, confidandomi i suoi problemifamiliari. Pretende perfino dei consigli. In dieci minuti lo sguar-do altrui mi aveva affibbiato lo status di minorato, poi quellopiù spinoso... di consigliere coniugale.Quando sono solo in mezzo alla folla, quando i miei movimen-ti suscitano il riso, capisco quanto determinante sia lo sguardo.L'altro mi si impone. La sua presenza diventa un peso. Comecambiare gli occhi che luccicano di scherno, come tollerare cheun altro invada la mia vita cogliendone solo l'aspetto ridicolo?Gli occhi che vedo per la prima volta mi spiano, diventanonemici: anche se non mi conoscono, rivelano tuttavia la parteoscura ormai familiare, accettata e superata dagli amici.L'esperienza di marginale, l'obbligo di essere colui che rivela ladifferenza, colui che viene classificato come anormale, riassu-mono la complessa problematica. Per tutta la vita deve cercaredi assumere la particolarità, forse di farne una risorsa. Ma sem-pre lo sguardo altrui pesa e rischia di fare di lui un autentico"tarato" sociale. E, impercettibilmente, sulla differenza o, peg-gio, sull'handicap, si innestano le difficoltà insormontabili: l'al-tro, fondamento della mia vita, diventa un ostacolo, incolla lesue etichette il cui effetto nefasto ferisce a lungo. Se il filosofoAlain ha ragione, se ci si premura di assomigliare ai ritratti chegli altri fanno di noi, come potrà il nano considerarsi l'egualedell' altro in un mondo in cui tutto grida la sua "piccolezza"?(…)L'handicappato apre una porta sulla condizione umana. Lui cheè costretto, con un'intensità senza pari, a sostenere gli sguardi

degli altri, mostra al comune dei mortali le piaghe che avvele-nano i rapporti con l'altro. Oltre alla pietà, subisce l'infantiliz-zazione: presentati malfermo sulle gambe in un ristorante e, perpoco che tu mostri l'aria assente che viene dai movimenti bru-schi, ti accoglieranno dandoti del tu; sarà presso la persona cheti accompagna che ci si informerà del menu che avrai scelto;attraverso discrete attenzioni sarà con lei che ci si congratuleràper la sua disponibilità e la sua dedizione, supponendo chiara-mente che lavori nel "sociale".Una simile umiliazione, ripetuta costantemente, secerne la dif-fidenza che troppo spesso rinchiude e rende sospetta perfino lapiù amichevole delle familiarità. (…)Bisogna combattere la convinzione che lascia intendere, auto-maticamente, che ogni handicappato conosce un destino pocoinvidiabile. Ecco a cosa devono contribuire le migliaia di diver-si che, disturbando e sconvolgendo gli indifferenti, sono benobbligati ad assumere la propria fragilità con gioia e perseve-ranza e sanno anche gioire della vita. (…)Liberarsi dallo sguardo che ferisce esige in realtà una fiducia inse stessi che si acquisisce faticosamente e che rischia di deperi-re in fretta di fronte a degli sguardi insistenti. Come fare perproteggersi? Ostentare un assoluto stoicismo, rifugiarsi dietroun' armatura e scudo, restare indifferenti ai propri consimili? Ilripiegamento o la fuga, rimedi placebo all'umiliazione, genera-no un male ben più grave della ferita che dovrebbero curare.Così, l'ho già detto, chi fugge le canzonature si isola e finisceper privarsi dei sorrisi che amano, delle braccia che accolgono.Anche qui nessuna soluzione, nessun antidoto miracoloso alproblema. La lotta resta incompiuta. Ogni giorno mi toccaaffrontare i giudizi troppo rapidi e rimettermi in discussione.Dopo ventisei anni di carriera, non mi abituo agli sguardi cheferiscono né mi rassegno a praticare a mia volta l'indifferenza.L'amicizia, rapporto privilegiato con l'altro, è tra gli strumentiesistenziali certamente il più dolce. Sale della vita, secondoAristotele, dispensa il conforto nell' avversità.

Alexandre Jollien(tratto da "Il mestiere di uomo", Edizioni Qiqajon)

LO SGUARDO DELL'ALTRO

14 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

- Sentirti debitore verso gli altri

non ti amareggia?

- Al contrario.

Penso che si tratti di una ricchezza…

Al cuore della mia debolezza

posso apprezzare il dono

della presenza dell'altro

e offrirgli la mia umile presenza.

(Da Elogio della debolezza)

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N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

LISDHA NEWS - 15

ATTUALITÀLimiti del collocamento obbligatorio

DISABILITÀ E LAVORO C'È ARIA DI CRISI Cassa integrazione, mobilità, licenziamento collettivo, amministrazione controllata eriduzione dell'orario di lavoro per evitare tagli di personale sospendono l'obbligo diassunzione di personale disabile da parte delle aziende.

Tempi duri anche per i lavoratoridisabili: e la colpa è anche dellacrisi. Cassa integrazione, mobi-

lità, licenziamento collettivo, ammi-nistrazione controllata e i contrattiche riducono l'orario di lavoro perevitare tagli di personale, infatti,sospendono l'obbligo delle aziende diassumere personale disabile. E menomale che il blocco delle assunzioninella pubblica amministrazione deci-so con il decreto legge 78/2009 delluglio scorso, poi convertito nellalegge 102/2009, non si applica allecosiddette "categorie protette" (masolo se queste sono necessarie per ilrispetto della quota di riserva previstadalla legge 68/99 per l'inserimentolavorativo delle persone disabili). C'èvoluta però una nota del ministero delLavoro, della salute e delle politichesociali per chiarire questa situazione. A Milano, tanto per fare un esem-

pio, già l'anno scorso è calato ilnumero delle nuove convenzioni chevengono stipulate tra la provincia e leaziende: dalle 2.500 che erano nel2001 sono passate alle 700 del 2008.E quasi un'impresa su tre non haassunto lavoratori disabili anche seper legge sarebbe obbligata a farlo. Il30% delle 11mila aziende attive inprovincia di Milano che hanno l'ob-bligo di assumere persone disabili,infatti, non ha rispettato la legge.L'ammontare del Fondo regionale perl'occupazione dei lavoratori disabili -fondo in cui confluisce quanto pagatopreventivamente dalle aziende chenon rispettano le quote fissate perlegge e che possono essere esoneratedall'obbligo di assunzione previo ver-samento di un "contributo" economi-co - è passato così da 30 milioni dieuro nel biennio 2007/2008 a 60milioni di euro per il 2009/2010. Secondo una ricerca nazionale a

campione che rielabora i dati "IsfolPlus" 2008, solo il 13% dei lavoratoridisabili intervistati ha trovato un'oc-

cupazione attraverso i centri provin-ciali per l'impiego o i servizi dedicati.La maggior parte (31%) ha trovatolavoro attraverso parenti, amici econoscenti oppure grazie ai concorsipubblici (23%). E oltre la metà deilavoratori disabili abita nelle città delNord Italia. Una grossa fetta (il 40%)lavora nella pubblica amministrazio-ne, nella scuola e nella sanità, mentresolo il 23% nell'industria. Ma cos'è che non funziona nel col-

locamento obbligatorio? Secondoun'indagine affidata dal ministero delWelfare alla fondazione Labos(Laboratorio per le politiche sociali) eall'Ispesl (Istituto superiore per laprevenzione e la sicurezza del lavo-ro), e intitolata "Il lavoratore disabile:una risorsa per la comunità", la nor-mativa italiana sull'inserimento lavo-rativo delle persone disabili è moltoavanzata ma è poco applicata. Tra ipunti più critici ci sono la grande dif-ficoltà per i disabili psichici e intellet-

tivi di trovare un'occupazione e l'ina-deguata valutazione, da parte dei ser-vizi per l'impiego, degli sbocchioccupazionali effettivi. Inoltre - silegge nel rapporto - un altro problemariguarda il decentramento ammini-strativo, che ha prodotto un'eccessivaframmentazione dei servizi pubblicilocali e marcate differenze territorialinel funzionamento del collocamentomirato. Mancano inoltre gli incentivialle imprese e la vigilanza sull'appli-cazione della legge da parte dei dato-ri di lavoro è scarsa.

(fonte: www.Superabile.it)

Le famiglie con disabili non autosufficienti sono anche più a rischio di povertà. Lo sostiene lo stu-dio pilota "Welfare. Geografie della crisi", che si basa sui dati delle fonti ufficiali nazionali e interna-zionali, dall'Ocse all'Inail. L'incidenza di povertà cresce dove il tasso di disabilità e l'indice di dipendenza sono alti, o in pre-

senza di altri fattori di contesto (livello di istruzione bassa, numerosità elevata del nucleo familiare).Sul fenomeno pesano anche i dati territoriali, che rendono le condizioni diseguali a seconda dellaregione in cui si vive. Infatti, la variabile che pesa di più nel rapporto tra disabilità grave e povertàfamiliare è proprio la presenza di servizi pubblici fruibili sul territorio. Laddove il pubblico sostiene lefamiglie nella presa in cura del malato, la disabilità incide meno sulla povertà. La ricerca mostra così la presenza di due Italie. Una prima Italia è caratterizzata da una combina-

zione di supporto familiare e lavorativo, con conseguente bassa incidenza di povertà familiare: sonosoprattutto le regioni del Centro-Nord. Una seconda Italia è all'opposto segnata da una grossa diffi-coltà da parte delle famiglie di rispondere alla disabilità, con incidenza di povertà familiare spostataverso l'alto. E' l'Italia del Sud, che mostra, però, una maggiore differenziazione: Abruzzo, Molise eSardegna sembrano infatti avere una situazione un po' più favorevole delle altre regioni.

LA NON AUTOSUFFICIENZA FA CRESCERE LA POVERTÀ In Italia aumenta il rischio di indigenza per gli anziani e per lefamiglie ad alto carico di cura, soprattutto là dove sono carenti iservizi. Ed è al Sud che si sta peggio. La conferma in uno studiopubblicato da Ediesse.

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16 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

ATTUALITÀ

La Conferenza Nazionale sullePolitiche per la Disabilitàsvoltasi a Torino nell’autunno

scorso è stata sapientemente direzio-nata verso la celebrazione dellanuova Convenzione delle NazioniUnite sui diritti della persone condisabilità, ratificata in Italia dallaLegge 18 del 3 marzo 2009.Nei gruppi di lavoro e nell’assem-

blea plenaria sono stati evidenziaticon la giusta enfasi i diritti che laConvezione introduce (o ribadisce) ela “rivoluzione” che le nuove dispo-sizioni comporteranno nell’elabora-zione normativa e delle politiche afavore delle persone con disabilità.E a dimostrazione dell’interesse

del Governo per questo nuovo capo-saldo normativo, si è orgogliosa-mente annunciato l’imminente inse-diamento dell’Osservatorio naziona-le sulla condizione delle persone condisabilità previsto espressamente dalterzo articolo della Legge 18/2009 alfine di “promuovere la piena inte-grazione delle persone con disabili-tà in attuazione dei princìpi sancitidalla Convenzione (...), nonché dei

princìpi indicati nella Legge 5 feb-braio 1992, n. 104”.Diritti umani, diritti civili, diritti

all’inclusione nella scuola, nel lavo-ro, nella società non saranno più unmiraggio ma una concretezza esigi-bile per un paio di milionate di citta-dini italiani con disabilità e per leloro apprensive famiglie. O almenoquesto è stato il tranquillizzantemessaggio che è passato.

DALLE PAROLE AI FATTIMa mentre le parole di speranza, di

incoraggiamento, di celebrazione edi raccomandazione hanno tenuto lascena, quelle di critica e di realismosono passate in sordina.Le politiche attive per le persone

con disabilità necessitano anche diuna copertura economica, oltre chedi un rinnovamento culturale per tra-ghettare il welfare da logiche pieti-stico-assistenziali e “risarcitorie” astrategie che rendano esigibili i dirit-ti soggettivi.Il rinnovamento culturale – si sa –

ha i suoi tempi. La copertura econo-mica no: serve subito. Le persone

hanno necessità ora e qui di servizi,assistenza, garanzie.Appare quindi stridente il contrasto

fra la celebrazione governativa (enon) di rinvigoriti diritti e la derivadell’impegno economico a favoredelle persone con disabilità, dei nonautosufficienti e delle loro famiglie.Le prove evidenti – a volerle vede-

re – di questo disimpegno sono, nerosu bianco, nelle Gazzette Ufficiali enelle stesse fonti governative. Proveche, con abilità prestidigitatoria,vengono nascoste ad un grande pub-blico purtroppo sempre più distrattoda escort e veline.La storia del Fondo Nazionale per

le Politiche Sociali e del Fondo perle non autosufficienze sono unmacroscopico esempio di scomparsaper dissolvenza.

IL FONDO NAZIONALE PER LEPOLITICHE SOCIALIIl Fondo Nazionale per le

Politiche Sociali (Fnps), istituitoinizialmente dalla Legge 449/1997e ridefinito dall’articolo 20 dallaLegge 328/2000, dovrebbe esserela fonte nazionale di finanziamentospecifico degli interventi di assi-stenza alle persone e alle famiglie,così come previsto dalla Leggequadro di riforma dell’assistenza(la Legge 328/2000, appunto).Il Fondo Sociale, nelle intenzioni,

va a finanziare un sistema articolatodi Piani Sociali Regionali e PianiSociali di Zona che descrivono, perciascun territorio, una rete integratadi servizi alla persona rivolti all’in-clusione dei soggetti in difficoltà, ocomunque all’innalzamento dellivello di qualità della vita. Questo

PAROLE E FATTINella Conferenza nazionale sulla politiche per la disabi-lità il Governo ha sottolineato con enfasi i contenutidella convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dellepersone con disabilità ratificata dall’Italia, ma non hafatto seguire un impegno concreto. Anzi, ha tagliato ilFondo nazionale per le politiche sociali ed eliminato ilFondo per le non autosufficienze.

Uno scenario desolante

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N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

significa che gran parte del Fondodovrebbe essere destinato alleRegioni che a loro volta lo direzio-nano agli enti locali o agli stessiComuni per attività reali di sostegnoalle persone.Fra il 2000 e il 2006 gli stanzia-

menti sono rimasti sostanzialmentestabilizzati attorno ai 1.600 milionidi euro.In realtà una buona metà del fondo

se ne va all’Inps “per il finanziamen-to degli interventi costituenti dirittisoggettivi” e cioè i permessi lavora-tivi (art. 33 della Legge 104/1992),assegni di maternità, assegni alnucleo familiare, indennità a favoredei lavoratori affetti da talassemiamajor ecc.). Solo la metà viene tra-sferito alle Regioni e ai Comuni perinterventi diretti in ambito sociale(non solo destinati alle persone disa-bili).Nel 2008 lo stanziamento scende,

per la prima volta, sotto i 1.500milioni di euro (fonte: Ministero delLavoro, della Salute e delle PoliticheSociali).Ma la vera sorpresa è per il 2009,

2010 e 2011: il Fondo ha una decisaretrazione (fonte: Legge 22 dicem-bre 2008, n. 203, Supplemento ordi-nario 285/L, pagina 54).Nel 2009 sono stanziati 1.355

milioni, che diventano 1.070 per il2010, e solo 960 nel 2011. Nel 2010ci saranno, quindi, rispetto al 2007,circa 700 milioni di meno.Tenuto conto che circa 750 milioni

andranno all’Inps per le spese di cuiabbiamo parlato, è evidente quantorimane per le politiche attive previ-ste dal Fondo e destinate agli Entilocali e alle Regioni. Questi sonodati certi che trovano testimonianzain documenti ufficiali. Ma non èfinita!Il Fondo Nazionale per le Politiche

Sociali è una di quelle voci di spesacontemplate nel Bilancio dello Statola cui quantificazione è demandataannualmente alla legge finanziaria.Sono voci riassunte nella Tabella C

delle disposizioni per la formazioneannuale e pluriennale dello Stato.Recentemente il Ministro Tremonti

ha più volte affermato che alcunediscusse operazioni di “drenaggiofiscale” (“scudo fiscale” e tassazio-ne dei depositi aurei delle aziende)forniranno risorse in più per le fami-glie e per le imprese.In realtà non è così, o almeno non

è questo che le norme approvate dalParlamento prevedono.L’articolo 14 della Legge 3 agosto

2009, n. 102 consente al Ministerodell’Economia di ridurre alcunistanziamenti della Tabella C (fra cuiquelli relativi al Fondo) nel caso loStato non riesca ad ottenere il getti-to previsto dalla tassazione sulleplusvalenze su oro non industriale disocietà ed enti.Quindi la realtà è che se il “drenag-

gio fiscale” non dovesse funzionarecome auspicato, le risorse per ilsostegno alle imprese e soprattuttoalle famiglie diminuiranno ulterior-mente. Il che è significativamentediverso da quanto affermato dalMinistro dell’Economia.

IL FONDO PER LE NONAUTOSUFFICIENZEIl Fondo Nazionale per le Politiche

Sociali, come già detto, non si occu-pa solamente delle persone con disa-bilità. In alcuni casi le risorse sonostate pure considerate senza vincolodi destinazione (es. si è usato ilFondo per fronteggiare l’emergenza– o almeno così era considerata –della “mucca pazza”).Nel 2006, quindi, si pensa di fron-

teggiare l’emergenza – stavolta verae concreta – delle persone non auto-sufficienti, cioè i cittadini con disa-

bilità con maggiore, e spesso dram-matico, carico assistenziale. Si isti-tuisce quindi uno specifico Fondoper le non autosufficienze (articolo1, comma 1264, della legge 27dicembre 2006, n. 296) subito conte-stato per l’incongruità della copertu-ra finanziaria rispetto alle esigenzeche dovrebbe affrontare.Al Fondo è stata assegnata la

somma di 100 milioni di euro perl’anno 2007 e di 200 milioni di europer ciascuno degli anni 2008 e 2009.L’articolo 2, comma 465, dellaLegge 24 dicembre 2007, n. 244 haincrementato il Fondo di euro 100milioni per l’anno 2008 e di euro200 milioni per l’anno 2009.Pertanto: 100 milioni per il 2007,

300 milioni per il 2008, 400 milioniper il 2009. Altra amara sorpresa:per il 2010 e gli anni a venire la voce“Fondo per le non autosufficienze”non compare più nei bilanci di pre-visione.Non se ne trova traccia nella

Finanziaria del 2010. Il Fondo per lenon autosufficienze non esiste più.Quando si tratta di ratificare la

Convenzione l’attenzione è massima;lo è pure se si devono costituire tavo-li ed osservatori, ma difetta se queidiritti bisogna pure sostenerli concre-tamente con la carta filigranata.

SCUSE INFONDATEDi fronte a questa innegabile ed

ingiustificabile retrazione dellaspesa le “scuse” rimangono accetta-bili fintanto che qualcuno non ne fanotare l’insostenibilità.“Il Fondo per le non autosufficien-

ze era stato previsto dalla legge soloper tre anni”.Falso! La norma istitutiva non indi-

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ca nessuna sperimentalità del Fondoe nessun limite temporale. Come diprassi per qualsiasi altro Fondo,provvede allo stanziamento neiprimi tre anni, rimandando allavolontà politica successiva gli ulte-riori stanziamenti.No: la cessazione di questo Fondo

è una scelta politica, non dettata davincoli normativi, su cui, peraltro, ilParlamento ha potestà di modifica.“Il Governo ha previsto altre

forme di sostegno alla non autosuffi-cienza”. Fuorviante! Esiste unFondo strategico per il Paese a soste-gno dell’economia reale istituitopresso la Presidenza del Consigliodei ministri (fonte: articolo 18,comma 1, lettera b-bis), del DecretoLegge 29 novembre 2008, n. 185,convertito, con modificazioni, dallaLegge 28 gennaio 2009, n. 2).L’articolo 22 ter della Legge 3 ago-

sto 2009, n. 102 prevede che quelFondo sia incrementato di 120milioni di euro nell’anno 2010 e di242 milioni di euro annui a decorre-re dall’anno 2011 per interventidedicati a politiche sociali e familia-ri con particolare attenzione alla nonautosufficienza.Quali siano i criteri e modalità,

quanto vada alla non autosufficienzae quanto al resto, lo stabilirà non ilMinistero del Lavoro, della Salute edelle Politiche Sociali, ma laPresidenza del Consiglio deiMinistri.E comunque c’è una bella differen-

za fra i già insufficienti 400 milionidestinati alla non autosufficienza euna parte incognita di 120 milioniaccantonati in un Fondo che nulla haa che vedere con i problemi reali edrammatici delle famiglie in cui èpresente una persona con disabilitàgrave.“Non bisogna guardare a questi

tagli, che hanno un’importanza rela-tiva, ma al modo in cui viene gestitoil Fondo Sanitario Nazionale, laddo-ve occorre razionalizzare e recupe-rare in efficienza, con eccellenzequalificate negli ospedali per il trat-tamento delle fasi acute e presa incarico della persona a livello terri-toriali con servizi decentrati”.Discutibile. Molto. Si torna alla

sanitarizzazione di un bisogno chenon ha prevalenza sanitaria con irischi che le tutte necessità della per-sona non vengano affatto affrontatenel loro contesto, ma in realtà speda-lizzate. Ancora una volta si “crede”ad un Servizio Sanitario Nazionale,ma non ad un Servizio SocialeNazionale.Eppoi è un’affermazione dura da

sostenere nel momento attuale: icommissariamenti e piani di rientrodelle Regioni tagliano orizzontal-mente e senza alcuna valutazione dimerito l’assistenza socio-sanitariaalle persone con disabilità, speciepiù gravi (dal 10 al 30%).

LE RISORSEAlla fine la risposta più sconsola-

ta è “mancano le risorse”. Vienecioè evocata quella stessa crisi dicui non si può più parlare, penaessere tacciati di “disfattismo” o“antiitalianità”.In un momento difficile per il

Paese, ad essere in maggiore diffi-coltà sono le famiglie che sono sem-pre più impoverite (fonte: La pover-tà in Italia nel 2008. Istat, 2009)

anche dalle spese assistenziali di cuidevono farsi carico. Non ci si inde-bita solo per comprarsi la Tv al pla-sma o per andare in vacanza in Paesiesotici, o per impossessarsi dell’ulti-mo modello di auto (pur eco-rotta-mo-incentivata). Sono molte, mol-tissime, le famiglie che si indebitanoo rinunciano a tutto per pagare l’as-sistenza ai propri familiari, per com-partecipare alla spesa, per pagare eregolarizzare le badanti e tanto altro.La vecchia scusa delle risorse è

insostenibile, soprattutto da parte dichi evoca le salvifiche proprietàdella “finanza creativa”. Ma come?L’Inps ha testé dichiarato che gra-

zie al contrasto dei “falsi invalidi”si recupereranno, a regime, 100milioni di euro l’anno. Vogliamorestituirli, per contrappasso, ai veriinvalidi?L’azione, condivisibile nei fini,

promossa dal Ministro Brunettacontro le elusioni in materia di per-messi lavorativi, produrrà un rispar-mio per l’Erario. Vogliamo restituir-lo a chi ne ha davvero bisogno?E che dire dell’8 per mille? Se il

Governo decidesse di destinare lapropria parte alla non autosufficien-za (pubblicizzando questa decisio-ne) troverebbe molte più firme dicontribuenti nel quadratino riservatoallo Stato. Ne saremmo tutti, a partela Chiesa Cattolica, ben lieti.Ma al di là di queste soluzioni tam-

pone, un’emergenza come quelladel carico assistenziale (al 90% sullefamiglie) della non autosufficienzamerita di essere trattata come tale edessere concretamente affrontata.Con le chiacchiere non si arriva da

nessuna parte, ma con il silenzio cisi ferma ancora prima.

Carlo GiacobiniDirettore responsabile

di HandyLex.org e di HandyLexPressFonte: Superando

PER CHI VUOLE APPROFONDIRESul Fondo Nazionale per le Politiche SocialiLegge 8 novembre 2000, n. 328 – articolo 20Legge 22 dicembre 2008, n. 203 – Gazzetta Ufficiale Supplemento ordinario285/L, pagina 54

Sul Fondo per la non autosufficienzaLegge 27 dicembre 2006, n. 296 – articolo 1, comma 1264Legge 24 dicembre 2007, n. 244 – articolo 2, comma 465Legge 3 agosto 2009, n. 102 – articoli 14 e 22 ter

Sulla Convenzione OnuConvenzione delle Nazioni Unite sui diritti della persone con disabilitàLegge di ratifica n. 18 del 3 marzo 2009

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Un aspetto che non vienesempre adeguatamente con-siderato è quello della

velocità e della sicurezza con cui lepersone con difficoltà motoriedevono essere trasportate fuoridagli edifici in caso di emergenza. La normativa in vigore (Dm

236/89) prevede solamente chevenga preferita "la suddivisionedell'insieme edilizio in comparti-menti antincendio piuttosto chel'individuazione di sistemi di vie diuscita costituiti da scale di sicurez-za non utilizzabili dalle personecon ridotta o impedita capacitàmotoria."Si devono quindi creare ambienti,

definiti come "luogo sicuro stati-co", "resistenti al fuoco e facilmen-te raggiungibili in modo autonomoda parte delle persone disabili, oveattendere i soccorsi".Appare quindi particolarmente

valida l'iniziativa, attuata dalComune di Parma, di dotare palaz-zi comunali, centri socio-assisten-ziali e scuole per l'infanzia di"Skid", speciale seggiola a slittache, in caso di incendio, consentedi evacuare con velocità e sicurez-za lo stabile in cui il disabile è bloc-cato.Questo è l'obiettivo di Skid, un

nuovo mezzo che sarà diffusoin modo capillare in varie strutturedella città di Parma e che costitui-sce soltanto l'ultima delle varie ini-ziative promosse dall'AgenziaComunale per le Politiche a favoredei Disabili, d'intesa - nel casospecifico - con l'Assessorato allePolitiche per l'Infanzia e per laScuola.Ma che cos'è esattamente Skid? Si

tratta di una speciale seggiola a slit-ta che parte da una considerazionefondamentale: essere di facile uti-

lizzo e immediatamente reperibile.Essa permette di trasportare perso-ne fino a 150 kg secondo la norma-tiva 626 e si ripiega occupandopochissimo spazio (cm 96x52x20).Da anni si sta cercando di garanti-

re la massima accessibilità allestrutture pubbliche; ora si vuolepuntare l'attenzione sulla necessitàdi trasportare velocemente e inpiena sicurezza fuori dagli edifici,in caso di emergenza, le personecon difficoltà motorie che in casodi incendio non hanno alternativedi fuga.E lo scopo di Skid è proprio que-

sto: garantire una via d'uscita anchenel caso in cui ascensori e montaca-richi siano inutilizzabili per mancan-za di energia o perché ne è proibito

l'uso come mezzo di evacuazione.Da segnalare che il Comune di

Parma ha realizzato anche un corsodi formazione rivolto a tutti iresponsabili delle squadre di emer-genza delle scuole dell'obbligo conla partecipazione dei rappresentan-ti della ditta costruttrice. Con que-sto corso è stato spiegato come uti-lizzare Skid e a tutti è stato conse-gnato un Cd-Rom e materiale illu-strativo utile ad approfondire laconoscenza e le modalità d'usodello strumento.Gli Skid già acquistati dall'Am-

ministrazione Comunale di Parmasono ottanta: un investimentoimportante che si aggira intorno ai100.000 euro.

Bruno Biasci

N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010 LISDHA NEWS - 19

MOBILITÀUn sistema innovativo

SKID SALVA I DISABILI IN CASODI EMERGENZALungimirante la scelta del Comune di Parma di dotare gli edifici pubblici di una spe-ciale seggiola a slitta che in caso di incendio consente di trasportare all’esterno idisabili con velocità e sicurezza.

MANTOVA, UNA PROVINCIA PER TUTTISi chiama così la guida recentemente realiz-zata dalla Provincia virgiliana, che proponeuna serie di itinerari attraverso il centro citta-dino e alla scoperta di alcuni tra gli scorci piùinteressanti del territorio circostante, espres-samente studiati perché siano fruibili da per-sone con diversi tipi di disabilitàLa guida è articolata in dieci differenti

sezioni, ognuna delle quali presenta unaparte di testo introduttivo e una cartina, conevidenziato il percorso privo di barriere attra-verso il quale raggiungere alcuni dei monu-menti simbolo della città.A conclusione della guida vi è una sezione

dedicata all'enogastronomia, con la segnala-zione dei ristoranti che, attraverso menù spe-ciali, dedicano particolare attenzione a celia-ci e diabetici.La pubblicazione, scaricabile dal sito:

www.turismo.mantova.it, è tradotta anche inbraille.

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20 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 201020 - LISDHA NEWS

MOBILITÀ MILANO PIÙ ACCESSIBILE

DI LONDRA E PARIGILa presentazione di una guida per i passeggeri con disabilità è stata l’occasione perfare il punto sullo stato dell’accessibilità dei mezzi pubblici nel capoluogo lombardo.

Per chi ha intenzione di fare degli interventiper favorire l’accessibilità della propria abita-zione, ricordiamo che entro il 1º marzo 2010occorre presentare in Comune appositadomanda per ottenere i contributi previsti dallalegge 13/89. Le opere per le quali può essere richiesto ilcontributo sono quelle finalizzate a facilitarel’accesso all’immobile (es. modifica del can-cello di ingresso perché troppo stretto, abbas-samento citofoni perché di altezza un'altezzainadeguata alle persone su sedia a ruote, realiz-zazione o modifica ascensore, installazioneservoscala) o ad agevolare la mobilità all’inter-

no dell’alloggio (ad esempio adeguando gliimpianti e i sanitari).Si ricorda che l'Iva per l'acquisto dei materialie degli ausili per tali interventi è pari al 4% eche possono essere rimborsate anche le speseper la progettazione, con Iva al 20%.L'entità del contributo viene determinata sullabase delle spese effettivamente sostenute ecomprovate da fatture quietanzate. Il contributo massimo erogabile è di 7.100euro per l'eliminazione delle barriere architet-toniche nelle parti comuni dell'edificio e di7.100 euro per l'eliminazione delle barrierearchitettoniche all'interno dell'alloggio.

CONTRIBUTI PER CASE SENZA BARRIERELe domande, come ogni anno, vanno presentate entro il 1° marzo.

L’Azienda Trasporti Milanese harecentemente realizzato una“Guida per i passeggeri con

disabilità”, frutto del lavoro congiun-to con Assessorato Mobilità, Tras-porti e Ambiente e Assessorato allaSalute, con il significativo contribuitodella Ledha. La pubblicazione, dispo-nibile online sul sito www.atm-mi.it,vuole fornire una descrizione com-pleta dei servizi e dei dispositivi per ipasseggeri con disabilità visiva, uditi-va, motoria.Milano, è stato detto nel corso della

presentazione dell’iniziativa, ha unindice di accessibilità (Fhc - FullHandicap Compliance) del 59%, col-locandosi in posizione migliorerispetto a città come Londra, Berlinoe Parigi. Con gli interventi previstiper il 2010, Milano avrà un indice diaccessibilità superiore anche a quellodi Barcellona.Nel triennio 2009-2011 sono previ-

sti investimenti per 12 milioni di europer l’adeguamento e la manuten-zione dei mezzi e delle infrastrutturee l’adozione di nuovi dispositivi spe-cifici in modo da migliorare il livellodi fruibilità del servizio pubblico siaper le persone con disabilità che per

anziani, famiglie che viaggiano conbambini e chi si sposta con bagagli. Ecco alcuni degli interventi eseguitinel 2009:• accessibilità completa delle stazio-

ni di Centrale e Garibaldi con il com-pletamento dei montascale e rinnovomontascale della fermata Gioia;• rinnovo del parco mezzi di superfi-

cie e introduzione di nuove vetture apianale ribassato;• posatura di pavimento sensibile in

23 stazioni sia a centro banchina sia abordo banchina per persone con disa-bilità visiva;• installazione di video con indica-

zione del percorso di linea, di prossi-ma fermata e delle coincidenze conaltri mezzi su 500 autobus in circola-zione su linee urbane;• sistema video e audio per le infor-

mazioni ai passeggeri sui nuovi treniMeneghino.

Mentre per il 2010 sono previsti iseguenti interventi:• installazione di 13 nuovi ascensori

(4 nella stazione di Loreto, 5 nellanuova stazione di Assago/MilanoFiori, 3 nella nuova stazione diAssago/Milano Fiori Nord e 1 nella

stazione di Cernusco sul Naviglio);• sostituzione di 500 pedane elettri-

che con quelle manuali che si sonorivelate più affidabili e resistentiad atti vandalici;• il sistema di annuncio di destina-

zione del treno nella stazioneCentrale verrà esteso nei prossimi tremesi alle stazioni di Cadorna M2,Garibaldi, Porta Genova, Romolo eLoreto M2.

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Il carrello "Easy Move", propostoai propri clienti dalla Coop diPontassieve (Firenze), e apposi-

tamente studiato per aiutare le per-sone con difficoltà motorie a fare lespese quotidiane, è uno strumento afunzionamento elettrico sul quale lapersona in carrozzina può salire epoi muoversi in autonomia all'inter-no di una qualsiasi area chiusa.Ideato, progettato e realizzato a

San Casciano Val di Pesa (Firenze),"Easy Move" dà la possibilità alpasseggero sia di effettuare sposta-menti orizzontali, sia di elevarsi ver-ticalmente per raggiungere in pienasicurezza i prodotti, anche quelliche si trovano sugli scaffali più alti,che altrimenti non sarebbero allasua portata.Infatti Easy Move è in grado di

muoversi, non solo come una nor-male macchina elettrica che seguetraiettorie curvilinee come le auto-mobili, ma può anche traslare intutte le direzioni permettendo l’av-vicinamento agli scaffali in modoottimale. Sensori perimetrali rileva-no l’avvicinarsi di ostacoli che ral-lentano in modo automatico la mac-china e consentono di evitare bru-schi urti.Per usare "Easy Move" l'utente

riceve una chiave elettronica con laquale può entrare nel carrello mobi-le direttamente con la carrozzina eguidarlo con un joystick. Attraversouna pulsantiera si comanda il piana-le di sollevamento, si varia la velo-cità e si effettuano salita e discesadel mezzo oltre che le operazioni diimbarco/sbarco. Uno spazio perappoggiare i prodotti scelti e untelefono per comunicare con ilbox informazioni completano ledotazioni di questa interessanteattrezzatura.Lo speciale carrello, in dotazione

per ora solo presso questo puntovendita toscano, è stato presentatorecentemente al pubblico con la pre-

senza di alcuni assessori regionali,rappresentanti di associazioni e iltitolare della ditta che lo ha ideato,progettato e realizzato.La Unicoop di Firenze ha stipulato

un accordo per avere in esclusivadieci esemplari da distribuire nei

suoi punti vendita più grandi. Non possiamo che augurarci che

questa soluzione venga apprezzata erichiesta anche da tanti altri super-mercati.

Bruno Biasci

N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

FARE LA SPESA

CON "EASY MOVE"Un nuovo mezzo che consente al disabile in carrozzina di fare la spesa in modoautonomo.

MOBILITÀIniziativa della Unicoop di Firenze

ANCHE SARONNO HA LAGUIDA ALL'ACCESSIBILITÀAnche Saronno è passatasotto la lente dell’accessibili-tà: grazie al coinvolgimentodiretto dei volontari delleassociazioni del distrettosocio sanitario, 56 luoghipubblici sono stati monitoratiper “saggiarne” la capacità diaccogliere chi ha difficoltà amuoversi a causa di un impe-dimento che può essere anche solo di carattere temporaneo.La guida all’accessibilità per Saronno è consultabile al link www.cesvovpertutti.it,insieme alle analoghe guide dedicate a Varese e a Busto Arsizio e rappresenta unaltro passo nell’ambito del progetto”Cesvov per tutti” messo in campo dal Centro diservizi di Varese con l’obiettivo di sensibilizzare al tema dell’accessibilità.

IL PRIMO RIFUGIO SENZA BARRIEREDal 13 settembre c’è sulle Alpi un rifugio senza barriere. E’ L’Alpe Corte a 1400 metridi quota in provincia di Bergamo. Il Cai (Club Alpino Italiano) ha reso l’intera struttu-ra a misura anche di chi si muove in carrozzella. La struttura, che sorge in ValSeriana, è raggiungibile in auto.

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22 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

La storia del monaco Ermannoinizia in quelli che sono defi-niti gli anni bui del medioevo.

Siamo in Svezia, dove il conteWolfrat di Altshausen sposa Hiltred.Entrambi appartengono a nobilifamiglie che annoverano gentiluo-mini, crociati e alti prelati nei loroalberi genealogici. Pure noi tra tutticostoro ricordiamo solo il piccoloHermann, che venne alla luce nel1012 e fu soprannominato “il rat-trappito”, tanto il suo corpicino erastorto e contratto. Non poteva staredritto e neppure camminare, fatica-va a stare seduto a lungo sulla sediacreata proprio per lui e le dita eranotroppo deboli per scrivere. Anche ilpalato e le labbra erano così alteratida non permettergli di parlare inmodo comprensibile Hermann der Lahme, Ermanno lo

storpio era uno dei quindici figli delconte e, in un mondo pagano, sareb-be stato lasciato morire o addiritturaeliminato. Tanto più che gli espertidi allora sostenevano che anche lasua mente non funzionasse a dove-re. Ma i genitori ebbero coraggio -visto il periodo in cui vivevano -quando decisero di mandarlo inmonastero e di pregare per lui.E’ importante sapere che i mona-

steri avevano raccolto e sviluppatoquello che restava dell’antica cultu-ra. In Germania, parlando di culturadel passato, ci si riferiva alle terralatine del sud e anche all’Inghilterra

e all’Irlanda. C’erano traduzioni intedesco dei vangeli, nelle chiese sipredicava in tedesco ed erano notiai più i grandi nomi della letteraturagreca e latina. Nei monasteri c’era-no le biblioteche e le scuole. Pro-prio in uno di questi monasteri, aReichenau, venne mandato Ermanno.L’edificio sorgeva su una deliziosa

isoletta nel lago di Costanza, dove ilReno corre impetuoso verso le suecateratte. Era un monastero dallastoria antica, in quanto fondato daCarlo Magno più di duecento anniprima. Si trovava di fronte a un’im-portante strada per il traffico com-merciale e anche per il passaggio diviaggiatori italiani, greci, irlandesie islandesi. Le sue mura ospitavanodotti famosi e una scuola di pittura.Qui crebbe Ermanno e, nonostante

le sue difficoltà fisiche, la sua mentesi aprì.E’ importante sapere che, anche se

nella sua vita non ebbe un soloistante privo di dolore, quando gliantichi cronisti parlano di lui, lodefiniscono sempre: piacevole, ami-chevole, facile alla conversazione,ridente. Era tollerante e gaio e siimpegnava per piacere a tutti, con ilrisultato che tutti gli volevano bene.Quindi, pur con tutte le sue difficol-tà, il ragazzo iniziò a studiare mate-matica, greco, latino, arabo, astro-nomia e musica. Scrisse persino untrattato sugli astrolabi, nella cuiprefazione si definisce: “Ermanno,

l’infimo dei poveretti di Cristo e deifilosofi dilettanti, il seguace piùlento di un ciuco, anzi, di una luma-ca (...) è stato indotto dalle preghie-re di molti amici a scrivere questotrattato scientifico”. Con le sue dita tutte rattrappite riu-

scì a realizzare astrolabi, orologi estrumenti musicali. Hanno detto di lui che fu il più

moderno dei musicisti: introdusseuna nuova divisione nel sistemadelle note e inventò una nuova scrit-tura delle note stesse. Scrivendo dimusica egli sottolineò che un buonmusico dovrebbe essere capace dicomporre un motivo, giudicarlo eanche cantarlo. Pochi, in realtà, riu-scivano a farlo, non solo in passatoma anche oggi! E’ quasi certo che tutti i seguaci

della Fede debbano al monacoErmanno la composizione dello stu-pendo inno Salve Regina, propriocon quella sua melodia in cantofermo che ancor oggi si sente risuo-nare in tutte le chiese cattolichedel mondo. Scrisse anche l’AlmaRedemptoris e alcuni inni.Ermanno era molto intelligente,

conosceva tutte le tradizioni dellepiù importanti famiglie del suotempo e poteva leggere molti libriantichi che noi oggi non conoscia-mo più a causa delle distruzioni chein anni successivi dispersero e rovi-narono le biblioteche degli antichimonasteri.

Appassionato di musica, introdusse una nuova scrittura delle note

ERMANNO LO STORPIO E LA SALVE REGINAIl piccolo monaco malato che ha lasciato un segno così profondo nella storia della fede.

STORIA

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N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010 LISDHA NEWS - 23

Scrisse alcune opere poetico-didattiche soprattutto a scopopastorale per i monaci e le suoredella propria abbazia e di altrimonasteri. Ebbe inoltre uno spiritoaperto e attento a quanto avvenivanella sua patria. Fu molto stimatodall'imperatore Enrico III e da papaLeone IX, che visitarono il mona-stero di Reichenau rispettivamentenel 1048 e nel 1049. E’ quindi com-prensibile che Ermanno abbia scrit-to due libri sulle gesta di Corrado IIed Enrico III; la Cronaca dellaSvevia sarebbe un lavoro giovanile,mentre in età adulta scrisse unChronicon di storia del mondo,dalla nascita di Cristo fino alMedioevo, che - per la sua accura-tezza, obbiettività e originalità - glivalse le lodi degli esperti del tempo.La novità in quel testo è il suo

prendere le mosse non dalla mortedi Abramo ma da quella di Cristo: inquesta storia Ermanno, per primo,sfruttò ed elaborò scientificamentemateriale tratto dagli annali mona-stici ed imperiali, vite dei santi, listeepiscopali e molte altre fonti.Ma questa vita straordinaria si

stava avviando alla fine dell’espe-rienza terrena. Il suo amico e bio-grafo Bertoldo scrisse: “Quandoalfine l’amorevole benignità delSignore si degnò di liberare la suasanta anima dalla tediosa prigionedel mondo, egli fu assalito dallapleurite e trascorse quasi dieci gior-ni in continue e forti tribolazioni.Alfine un giorno, nelle prime ore delmattino, subito dopo la santamessa, io, che egli considerava ilsuo più intimo amico, mi recai dalui e gli chiesi se si sentisse un pocomeglio”. Ermanno disse di averripensato per tutta la notte alleosservazioni sul bene e il maleriportate nell’Hortensius diCicerone “e sotto la forte ispirazio-ne di quella lettura – continuaBertoldo riportandone le parole -tutto il mondo presente e tutto ciòche ad esso appartiene, questa stes-sa vita mortale, era divenutameschina e tediosa e, d’altra parteil mondo futuro, che non avrà termi-ne, e quella vita eterna, sono dive-nuti indicibilmente desiderabili ecari, così che io considero tutte que-ste cose passeggere non più dell’im-palpabile calugine del cardo. Sonostanco di vivere”. Mentre Bertoldopiangeva, Ermanno aggiunse, indi-gnato: “Amico del mio cuore, nonpiangere, non piangere per me!Ricordando ogni giorno che anchetu dovrai morire preparati con ogni

energia per intraprendere lo stessoviaggio, poiché, in un giorno e inun’ora che tu noi sai, verrai con me- con me, il tuo caro, caro amico.”Era il 24 settembre del 1054 –

giorno in cui, ancora oggi, il calen-dario benedettino ricorda il monaco– quando Ermanno morì, a soli 51anni e circondato dagli amici, dopoaver ricevuto il corpo e il sangue diCristo nella santa comunione. Fuseppellito proprio nei possedimentipaterni di Altshausen ai quali avevarinunciato da così lungo tempo, mala sua tomba è oggi sconosciuta. Se ne conservano reliquie ad

Altshausen, a Zurigo e altrove.Anche se nel calendario benedettinoè ricordato come beato. Il vescovodi Friburgo dichiarò inammissibileil culto pubblico verso Ermannocome beato, pur permettendo lacontinuazione del culto nel territo-rio in cui fino allora vigeva. Il suoculto fu confermato dalla Chiesacattolica nel 1863, grazie alBucelino.Ci restano rappresentazioni di

Ermanno nel coro di Zwiefaltene ad Andechs. In un dipinto delsoffitto della distrutta chiesa diMontecassino era raffigurato comeDoctor marianus.Scrivendo del monaco Ermanno

lo storico Martingale sottolinea”Senza dubbio allevare bene ilcorpo è cosa importante, tuttavia

subordinata; l’educar bene la menteè la cosa principale - e questa edu-cazione, credetemi, deve essere fon-data su due elementi essenziali:l’amore e la religione - e le due cosesono strettamente unite. In questopovero, contorto ometto del medioe-vo, brilla il trionfo della fede cheispirò l’amore e dell’amore che fuleale alla fede professata. Ermannoci dà la prova che il dolore nonsignifica infelicità, né il piacere lafelicità”.Delle parole molto belle. D’ora in

avanti ascoltando il Salve Regina,sapremo chi ne fu l’autore e quandoe dove l’invocazione fu pronunciatala prima volta.

Chiara Ambrosioni

Salve ReginaSalve, Regína, mater misericórdiae, vita, dulcédo et spes nostra, salve.Ad te, clamámus éxsules fílii Hevae. Ad te suspirámus geméntes et flentes in hac lacrymárum valle.Eia ergo, advocáta nostra, illos tuos misericórdes óculos ad nos convérte Et Jesum benedíctum fructum ventris tui, nobis post hoc exílium osténde. O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.

Salve, o Regina, Madre di misericordia; vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, noi esuli figli d'Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questavalle di lacrime. Orsù, dunque, Avvocata nostra rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del ventre tuo, o clemente,o pia, o dolce Vergine Maria.

Alma Redemptoris MaterAlma Redemptóris Mater quae pérvia coeli porta manes, et stella maris, succúrre cadénti, súrgere qui curat, pópulo: tu quæ genuísti, natura miránte, tuum sanctum Genitórem, Virgo prius ac postérius, Gabriélis ab ore Sumens illud Ave, peccatórum miserére.

O santa Madre del Redentore, porta del cielo sempre aperta, stella del mare, soccorri un popolo decaduto, che desidera risorgere, tu, che nello stupore della natura, generasti il tuo Genitore, tu, vergine prima e dopo, che dalla bocca di Gabriele udisti quell'Ave, abbi pietà dei peccatori.

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24 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

ESPERIENZE

Le risorse dell’uomo sono dav-vero illimitate. Quando ilcielo si rannuvola e le diffi-

coltà pesano più del solito, anche lecapacità dell’uomo sembrano mol-tiplicarsi: speranza, creatività, per-severanza, impegno raggiungonovette insospettabili! E i frutti sono lìdavanti a noi. Fondamentali sonol’ottica della persona ed il contestoin cui è inserita. Sapere far fruttarele potenzialità e le enormi ricchezzeche ciascuno di noi ha racchiuse insé è la chiave di volta non solo persuperare gli ostacoli, ma percostruire giorno dopo giorno unavita ricca, appagante che punti ilpiù possibile alla crescita ed allarealizzazione personale, nella pro-mozione del bene collettivo.

- Ciao Rodolfo e grazie di avermiconcesso questa intervista. Sei unpersonaggio noto a Varese…mi parleresti delle tue attualiattività? «Nel 2006, l’Associazione per la

Pedagogia Steineriana di Varese -che ho l’onore di presiedere - haottenuto in affitto dal Comune diVarese l’ex-scuola elementare diCartabbia: una bella strutturaimmersa nel verde, dove sono statiattivati l’Asilo “Mirtillo” ed ilgruppo-gioco “Lillà” per bambinipiù piccini dai 18 mesi ai 3 anni.Attualmente, sono iscritti venti-

cinque bambini, seguiti con amore-vole dedizione dalle maestre,secondo i principi del metodo stei-neriano».

- In cosa consiste questo metodo?«La prima scuola steineriana,

chiamata "Libera Scuola Waldorf",fu fondata nel 1919 a Stoccarda dal-l'industriale Emil Molt, per i figlidegli operai della fabbrica Waldorf-Astoria, sotto la guida di RudolfSteiner, un filosofo austriaco vissu-to a cavallo tra il XIX ed il XXsecolo, che ne elaborò i fondamentipedagogici. Per tale motivo, lapedagogia steineriana è anche chia-mata “pedagogia Waldorf”.L’iniziativa di fondare la scuola è

maturata a partire dall’esigenzaetico-spirituale di promuovere unrinnovamento profondo della socie-tà, soprattutto dopo gli orrori dellaprima guerra mondiale, in direzionedella ricerca della vera libertà del-

LA POLIEDRICA VITA DI RODOLFORodolfo Rossi, paraplegico dall’età di diciannove anni a causa di un incidente strada-le, vive e lavora a Varese. Le difficoltà, cui ha saputo reagire con coraggio e determi-nazione, sono state anche stimolo per impegnarsi su più fronti e in diverse attività inun’ottica di costante promozione della persona.

Creatività ed ingegno, una ricchezza per sé e per gli altri

La famiglia Rossi al completo.

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l’uomo. Secondo tale concezione, ilbambino non è considerato comeuna tabula rasa su cui scrivere ciòche si vuole che impari, ma al con-trario, un essere in divenire, ricco dicapacità e talenti da risvegliare.L’obiettivo educativo fondamenta-le, perciò, è quello di elaborare unadidattica che consenta a ciascunbambino di scoprire le enormipotenzialità ancora latenti e di porlein essere anche a beneficio dellasocietà, con il minimo di condizio-namenti e distorsioni. Insomma, silavora per far sì che ogni bambino,futuro giovane uomo, “sbocci”divenendo se stesso, libero da pre-giudizi e capace di orientare la suavita verso le mete che vorrà e sapràscegliere».

- Concretamente, quali sono lematerie che si insegnano?«La scuola steineriana mira a

favorire lo sviluppo della creatività,della responsabilità nella gestionedella libertà, della capacità decisio-nale e, quindi, è attenta alla crescitadel bambino e del ragazzo nella suaglobalità: intelletto, cuore (comesede delle emozioni e sentimenti) ecorpo. Pertanto, le materie artisti-che e manuali hanno pari dignità diquelle intellettuali. Ed anche lematerie tradizionali sono trasmessein modo da garantire non solo lacomprensione dei contenuti a livel-lo puramente cognitivo, ma ancheuna loro interiorizzazione medianteracconti che evocano immagini edesperienze particolari che si leganoanche alla sfera emotiva. Alcune trale materie peculiari insegnate sono:modellaggio, disegno, pittura, scul-tura, canto, strumento, teatro, giar-dinaggio, falegnameria, euritmia(arte del movimento creata daSteiner legato alla parola ed allamusica). L’elaborazione del pianodi studi è strettamente connessa alledifferenti fasi di sviluppo del bam-bino, per cui si individua il momen-to “giusto” per l’insegnamento diogni materia. Anche i genitori sonofortemente coinvolti…»

- In che senso?«Beh, i genitori partecipano al

processo educativo dei figli e con-tribuiscono con le loro capacità erisorse alla crescita della scuola. Lascuola è auto-finanziata e dipendedai contributi dei genitori e degliamici e dalle loro iniziative per laricerca di fondi e donazioni pubbli-che e private. Ovunque, le scuoleWaldorf sono volute da genitori che

si attivano per fondarle. Anche perquella di Varese è accaduto così.Essa, infatti, è stata costituita

dall’Associazione Pedagogica Stei-neriana di Varese, fondata a suavolta nel 1995 da un gruppo digenitori che credeva in questometodo. Come avviene per tutte,anche la nostra scuola è aconfessio-nale, apartitica e senza scopo dilucro e si basa su principi di solida-rietà. Infatti, ciascuna famiglia, inun clima di fraternità, contribuiscedal punto di vista economico esclu-sivamente secondo le proprie possi-bilità finanziarie, ma ha la possibili-tà di dare il suo supporto con attivi-tà di altra natura. Inoltre, sono rac-colti fondi tramite feste, bazar, con-certi, serate di beneficenza.Concretamente, in qualità di Pre-

sidente dell’Associazione Stei-neriana, mi occupo in prevalenza diattività giuridico-amministrative,mentre, mia moglie Elisabetta, cheè stata il primo Presidente dell’As-sociazione, insegna presso la Scuo-la ed è attualmente la rappresentan-te dei docenti».

- Mi pare che qui in Italia nonsiano così diffuse queste scuole…Le tue figlie hanno seguito ilmetodo Waldorf?«In effetti. Nel mondo, le scuole

steineriane sono più di ottocento, dicui la metà in Europa, ma in Italiave ne è solo una. Sono molto diffu-se nel nord e anche nei paesi del-l’est dell’Europa. Questo è il moti-vo per cui, assieme ad altri genitori,

abbiamo sentito fortemente l’esi-genza di attivarci per fondarne unaa Varese. Tuttavia, si è trattato di unprocesso lungo ed impegnativo,pertanto, nel frattempo, mia moglieed io abbiamo concordato di man-dare le nostre due figlie Elena, cheha ora diciotto anni, e Novella, diundici, presso la Scuola RudolfSteiner di Origlio (Lugano-Sviz-zera). Entrambe si trovano davveromolto bene ed i risultati non sonomancati… abbiamo, così, potuto“verificare sul campo” la bontà delmetodo steineriano».

- Quali altri obiettivi si ponel’Associazione Steineriana diVarese?«Vorremmo dar vita ad altri cicli

scolastici. Sino ad ora, sono, infatti,attivi solo il Gruppo-gioco "Lillà"per bambini dai 18 mesi ai tre annie la scuola materna, ovvero l’Asilo"Mirtillo" per bambini dai 3 ai 7anni. L’Associazione, il CollegioDocenti ed i genitori attualmentecoinvolti si augurano tutti di darepresto inizio, sempre nella bellastruttura di Cartabbia, alla scuolaelementare».

- Complimenti: avete raggiuntodavvero un bellissimo traguardo!Vedo che la determinazione non timanca… «Devo dire che mi sono anche

allenato parecchio. All’età didiciannove anni, un incidente auto-mobilistico, mi ha privato dell’usodelle gambe e, così, ho dovuto rim-

LISDHA NEWS - 25N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

Una recente foto di Rodolfo con il gruppo della scuola Nova Cantica di Belluno.

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boccarmi le maniche e cambiarestile di vita. Dopo due mesi pressol’Ospedale di Circolo di Varese -reparto di neurochirurgia - sonostato dimesso; quindi, ho incomin-ciato la riabilitazione ed ho trovatoun posto, attraverso il collocamen-to obbligatorio, presso la BticinoSpa di Varese, dove sono rimastoper ben tredici anni, sino al dicem-bre del '92. Lì, ho conosciuto altrepersone disabili e sono stato coin-volto in parecchie iniziative.Dovendo muovermi in carrozzina,al fine di conquistare una maggiorforza fisica ed una maggiore indi-pendenza negli spostamenti, hoincominciato a praticare moltosport. Mi sono accorto che lo sportrappresentava un’ottima occasio-ne, alternativa alla fisioterapia, peresercitare il fisico e, al contempo,un luogo privilegiato d’incontro.Così nel 1982, assieme ad altri,

ho fondato la Polha-Varese (As-sociazione Polisportiva per Di-sabili), di cui per circa dieci annisono stato Presidente. In quelperiodo, praticavo lo sport a livelloagonistico come specialista in atle-tica leggera. Ho partecipato adiverse competizioni, tra cui lePara-Olimpiadi di Seul e due cam-pionati mondiali. Inoltre, mi sonoiscritto alle scuole serali e nell’85ho conseguito il diploma di geome-tra».

- Come hai conosciuto tua moglieElisabetta?«Indirettamente, proprio grazie

allo sport. Mia moglie stava fre-

quentando il corso biennale perdiventare insegnante di sostegno edio, in qualità di Presidente dellaPolha, sono stato invitato a parlarenell’ambito di una lezione. Era il1989. Un anno dopo ci siamo spo-sati e, poi, sono nate le nostre duefiglie Elena e Novella».

- Poi, cosa hai fatto?«Dal '93 per circa dieci anni, ho

lavorato nel settore della bioediliziae bioarredamento, prima come rap-presentante e poi, assieme ad unarchitetto ed appoggiandoci allacooperativa sociale Artimestieri diBoves (Piemonte), presso un nego-zio aperto a Varese, in via Piave.Nel 2002, però, in seguito alla

morte di mia madre che curava lenipotine, mi sono staccato dal lavo-ro per dedicarmi alla famiglia. E’stato durante questo periodo che hoscoperto il metodo funzionale dellavoce di Gisela Rohmert…»

- Mi potresti spiegare di cosa sitratta?«Ho incominciato a prendere

lezioni di canto dalla moglie del-l’insegnante di violino di mia figliaminore Elena, che utilizzava,appunto, tale metodo. Si tratta diuna metodologia messa a puntocirca trent’anni fa dalla cantantelirica Gisela Rohmert, che ha unapproccio olistico, nel senso cheattinge alle molteplici risorseumane e utilizza delle stimolazionisensoriali per sviluppare le caratte-ristiche della voce (ad esempio,fortezza e brillantezza) con il mini-

mo sforzo possibile da parte dellecorde vocali. Infatti, la strutturaprofonda del suono della voceumana presenta dei parametri(suono fondamentale, vocali, vibra-to, formanti del cantante), collegatiin modo peculiare sia con il corpo,sia con il cervello, sia con la psichedel cantante, che sono in grado direagire a determinati stimoli. Dopodue anni di lezioni individuali, misono iscritto presso il Centro diFunzionalità Vocale “Nova Cantica”di Belluno, dove ho completato laformazione triennale prevista eottenuto l’attestato per insegnarecome docente di funzionalità voca-le. Attualmente, perciò, curo anchedei laboratori di funzionalità voca-le presso la Scuola Steineriana diCartabbia».

- Non c’è che dire: la tua è davve-ro una vita ricca!«Diciamo che mi sono sempre

impegnato nello sport, nel lavoro enelle varie attività per crescere emigliorare, pur nelle mie capacitàresidue, ricercando il mio bene, maal contempo lavorando per esseredi qualche utilità anche a chi mi cir-conda».

Ringraziamo Rodolfo e la suasplendida famiglia per questa pre-ziosa testimonianza. E riflettiamosu come cambierebbe il mondo sesolo una punta di tanta buonavolontà e dedizione si spargesse peri sentieri spesso troppo tortuosi edaspri dei nostri cuori.

Maria Cristina Gallicchio

Rodolfo, primo da destra, nel 1989, alla maratona internazionale svoltasi a Heidelberg.

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LISDHA NEWS - 27N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

PREVIDENZA

TIPO DI PROVVIDENZA

275,91

255,13

255,13

255,13

255,13

255,13

255,13

755,71

472,04

236,15

180,11

458,20

277,57

256,67

256,67

256,67

256,67

256,67

256,67

783,60

480,57

239,97

185,25

460,97

14.886,28

14.886,28

14.886,28

14.886,28

14.886,28

4.382,43

4.382,43

Nessuno

Nessuno

Nessuno

Nessuno

Nessuno

15.154,24

15.154,24

15.154,24

15.154,24

15.154,24

4.408,95

4.408,95

Nessuno

Nessuno

Nessuno

Nessuno

Nessuno

2009 2010 2009 2010Importo Limite di reddito *

Ogni anno vengono ridefiniti,collegandoli agli indicatoridell’inflazione e del costo

della vita, gli importi delle pensioni,assegni e indennità che vengono ero-

gati agli invalidi civili, ai ciechi civi-li e ai sordomuti e i relativi limitireddituali previsti per alcune provvi-denze economiche. Per il 2010 gliimporti delle provvidenze e limiti

reddituali sono stati fissati dall’Inpscon Circolare n. 132 del 29/12/2009.Nella tabella che segue riportiamo

gli importi in euro, comparati conquelli del 2009.

Pensione ciechi civili assoluti

Pensione ciechi civili assoluti (se ricoverati)

Pensione ciechi civili parziali

Pensione invalidi civili totali

Pensione sordomuti

Assegno mensile invalidi civili parziali

Indennità mensile frequenza minori

Indennità accompagnamento ciechi civili assoluti

Indennità accompagnamento invalidi civili totali

Indennità comunicazione sordomuti

Indennità speciale ciechi ventesimisti

Lavoratori con drepanocistosi o talassemia major

L'Ordinanza della Corte Costitu-zionale n. 285/2009 estendeimplicitamente a tutti le perso-

ne straniere extracomunitarie regolar-mente soggiornanti anche l'indennitàdi frequenza prevista dalla Legge 11ottobre 1990, n. 289 a favore deiminori che presentano difficoltà per-sistenti a svolgere i compiti e le fun-zioni proprie della loro età. Nell'Ordinanza, la Corte riafferma i

principi già enunciati in precedentisentenze, secondo le quali le presta-zioni assistenziali che presuppongonogravi infermità mirano a realizzare ildiritto alla salute quale diritto umanofondamentale. Di conseguenza, la

subordinazione dell'attribuzione ditali prestazioni a requisiti di soggior-no che richiedono per il rilascio latitolarità di un reddito, quali quelliprevisti per il permesso di soggiornoCE per lungo soggiornanti, viene adintrodurre discriminazioni incompati-bili con le norme costituzionali e didiritto internazionale attinenti alsistema internazionale dei dirittiumani fondamentali, come tali spet-tanti a tutti, italiani e stranieri. Va altresì considerato - quale ulte-

riore elemento di "novità" che impo-ne il riesame della rilevanza dellaquestione - che, in data 14 giugno2009, è entrata in vigore per l'Italia la

Convenzione delle Nazioni Unite suidiritti delle persone con disabilità,siglata a New York il 13 dicembre2006 e ratificata con la Legge 3marzo 2009, n. 18. I principi e ledisposizioni introdotti da taleConvenzione si riflettono anche sullaspecifica normativa relativa all'inden-nità di frequenza, coinvolgendo per-sone che presentano "difficoltà persi-stenti a svolgere i compiti e le funzio-ni proprie della loro età", cioè perso-ne per cui la suddetta Convenzioneribadisce la necessità di una legisla-zione di favore.

(Fonte: www.Handylex.org)

Lo ha stabilito la Corte Costituzionale.

Nuovi importi delle provvidenze

* È importante tener presente che nel calcolo del reddito vanno considerati soltanto i redditi personali del richiedente.

INDENNITÀ DI FREQUENZA ANCHE PER I MINORI STRANIERI

ASSEGNI EPENSIONI 2010

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N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

SEGNALAZIONI

VENETO: ARRIVA L’AIUTO PER I NON AUTOSUFFICIENTIL'Assessore al Sociale: "La norma sarà resa operativa il prima possibile".

Il Consiglio Regionale del Venetoha finalmente trovato un accordoper approvare la proposta di

Legge Regionale n. 131 che disponel'istituzione di un Fondo regionaleper la non autosufficienza.Nel testo della legge approvata si

definiscono come non autosuffi-cienti coloro che "solo con l'aiutodeterminante di altri, possono prov-vedere alla cura della propria perso-na e possono mantenere una norma-le vita di relazione e le persone condisabilità che necessitano di inter-venti socio-riabilitativi e assisten-ziali in modo continuativo". La spinosa questione della prima

formulazione dell'articolo 2, in cuiera inizialmente previsto il requisitodi nascita o residenza da almenocinque anni in Veneto per poteraccedere al Fondo, è stata risoltacon una riformulazione dell'articolostesso che, all'interno del testo dilegge, elimina il requisito e rinvia aduna successiva decisione dellaGiunta regionale l'individuazionedei criteri per l'accertamento dellanon autosufficienza.Il testo della Legge stabilisce poi

le finalità che vengono perseguitecon l'istituzione del Fondo indivi-duate nel potenziamento della retedei servizi, delle prestazioni assi-

stenziali, dei contributi economicicommisurati alla gravità del biso-gno, delle garanzie relative all'ac-cesso ai centri di servizio qualistrutture sanitarie, socio-sanitarie esociali e dello sviluppo delle inizia-tive di solidarietà.Per quanto riguarda le prestazioni

fornite dal Fondo, nel testo diLegge, viene innanzitutto definitoche i beneficiari potranno sceglierese usufruire dell'assegnazione attra-verso servizi assicurati nell'ambitodell'offerta regionale oppure tramiteun contributo economico. Per ilresto i dettagli di quelle che dovran-no essere le prestazioni offerte dalFondo vengono anche questa voltademandate ad una successiva deci-sione delle Giunta regionale la qualeè vincolata a consultare "i soggettimaggiormente rappresentativi nelterritorio regionale degli interessidelle persone non autosufficienti".La Legge stabilisce infine le moda-

lità di alimentazione del Fondo,ovvero da dove deriveranno i soldi adisposizione, a cui concorrono lerisorse provenienti dagli enti pubbli-ci (Stato, Regione e Comuni), lerisorse provenienti da enti e sogget-ti privati con particolare riferimentoalle fondazioni bancarie e le risorseprovenienti da donazioni liberali dienti e privati cittadini. Le risorsenecessarie all'alimentazione dlFondo possono in oltre essere repe-rite attraverso una percentuale del-l'addizionale dell'Irpef regionale.

(fonte: Alessandra Babettowww.disabili.com)

REGIONE VENETO

AGEVOLAZIONI FISCALI PER DISABILI: È ON LINE LA GUIDA Agevolazioni, detrazioni, sconti fiscali per contribuenti disabili: ad illustrare le normee le procedure è la nuova "Guida alle agevolazioni fiscali per i disabili", pubblicata sulsito internet dell'Agenzia delle Entrate. Suddivisa in sette capitoli, la Guida illustra i requisiti per usufruire dei benefici previ-sti e i servizi che l'Agenzia offre ai contribuenti disabili per agevolarli nell'assolvimen-to degli adempimenti tributari.

VACANZE ACCESSIBILI: INVERNO 2009 – 2010E' on line sul sito della Regione Lombardia(http://www.famiglia.regione.lombardia.it/)un articolo redatto dallo Sportello VacanzeDisabili Regione Lombardia dal titolo:"Vacanze accessibili: inverno 2009 - 2010".Un utile approfondimento su: viaggi e vacan-ze invernali accessibili, proposte di soggiornicon assistenza, vacanze con attività sportive,siti web sul turismo accessibile.

UN PROGETTO CHE FA SBOCCIAREL’AMICIZIAUn nuovo centro di aggregazione giovanilededicato ai ragazzi disabili inizia la sua attivi-tà presso la sede del Liceo delle ScienzeSociali di Gallarate (Varese) in via Bonomi 4.L’iniziativa - promossa dall’AssociazioneItaliana Sindrome X Fragile onlus edall’Istituto Sacro Cuore - vuole offrire unluogo di incontro fatto da volontari e daragazzi disabili che potranno condividere nonsolo momenti di svago, ma anche esperienzedi autonomia. Le persone interessate allaproposta o coloro che sentono di potersioffrire come volontari possono contattarel’Associazione (Michele De Nuccio, tel.349/5400002).

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LISDHA NEWS - 29N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

LIBRI

Si può ridere di handicap?Certo! ... Se a suscitare la risa-ta non è l’handicap stesso ma

sono le “Istituzioni” e le contraddi-zioni che ruotano attorno alla perso-na disabile. Lettere a Gino è una rac-colta di 80 vignette umoristiche diGionata Bernasconi arricchite da 15interventi di personalità attive inItalia e Svizzera nel mondo dell’han-dicap.Per favorire l’integrazione sociale

di persone con handicap non bastacreare infrastrutture moderne; l’inse-rimento sociale passa anche attraver-so i messaggi che vengono trasmessiogni giorno dalle convinzioni e daicomportamenti della gente nei con-fronti del “diverso”. A volte, meglio

di un discorso teorico, la satira riescea sottolineare le contraddizioni diuna società a misura di “normodota-ti” nei confronti di chi ha perso partedi questa “normalità” o non l’ha maiavuta. Il protagonista del libro èGino, un giovane che dalla sua sediaa rotelle mette spesso in imbarazzoquelle persone che dovrebbero esse-re gli artefici di una sua migliorequalità di vita. “L’imbarazzo” non èsuscitato dall’handicap di Gino madalle barriere mentali, ancor primache da quelle architettoniche, che ilprotagonista incontra sul suo cammi-no… e, se le vignette fanno ridere,riflettere o, perché no, fanno arrab-biare, significa che alcune corde sen-sibili sono state realmente pizzicate.

LETTERE A GINOLa satira a sostegno di una riflessione sulla disabilità e l’handicap.

Gionata Bernasconi, Lettere a Gino,Armando Editore, 2009, pagine 126, euro 12.

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30 - LISDHA NEWS N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

Marinella Raimondi è unodei 4000 malati italianidi Sla, Sclerosi Laterale

Amiotrofica. In Cosa importa senon posso correre in questi giorni inlibreria, Marinella racconta la suavita attaccata a un respiratore.«Ogni tanto bisogna fare la vocegrossa. E chi la voce non ce l'ha?Chi non può nemmeno alzare undito, una mano, la testa?» scriveMarinella a proposito del recentesciopero della fame indetto dal alcu-ni malati per protestare contro lacarenza dei servizi di assistenzadomiciliare. «Il malato di Sla habisogno di tutto: di essere lavato,cambiato, pulito, nutrito, vestito,svestito, mosso, alzato, pettinato. Èevidente che non basta la buonavolontà dei familiari, servono l'in-tervento delle istituzioni, aiuti con-creti, personale esperto, assistenza. Igesti estremi, come lo sciopero dellafame, servono per attirare l'attenzio-ne su certe situazioni di abbandonomolto frequenti, ma non bastano.Bisogna spiegare, mostrare, far

capire, coinvolgere».Proprio per far conoscere la vita

quotidiana dei malati di Sla e delleloro famiglie da un punto di vistainedito, Marinella Raimondi hascelto di raccontare la sua storia.Insegnante di tedesco nelle scuolesuperiori, sposata, due figlie, allasoglia dei quarant’anni MarinellaRaimondi si è trovata nel ciclonedella malattia che, a poco a poco,l’ha privata di ogni movimento. Neisuoi primi sintomi, la Sla si eramanifestata con una perdita di voce,preannunciando la completa afasiacui Marinella sarebbe stata costret-ta. Ma la donna non ha mai perso lavoglia di comunicare, prima conuna lavagnetta, poi con un computerrealizzato appositamente per sog-getti con disabilità motoria. Cosaimporta se non posso correre è statoscritto proprio grazie a questa com-plicata apparecchiatura informatica:per ogni singola lettera, Marinelladà un colpo al mouse con una con-trazione delle gambe, l’unico movi-mento che la malattia le concede.Nel libro, Marinella Raimondi

affronta anche temi al centro delrecente dibattito pubblico. L’autriceha seguito con attenzione le storie

di Piergiorgio Welby e EluanaEnglaro: «Davanti a tanto dolore etanto mistero sarebbe stato oppor-tuno stare in silenzio. Invece tutti,politici, uomini della Chiesa egente comune, hanno voluto spen-dere la loro squallida, inconsapevo-le, arrogante e inutile parola pergiudicare», scrive Marinella.«All’eutanasia non ci penso pro-

prio. Io amo la vita, anche questavita a metà. Voglio ancora vivere,per mille motivi. Ma quando la sof-ferenza toglierà ogni possibile gioia,allora io invoco il diritto di scelta».

UNA VITA ATTACCATA AL RESPIRATORELa testimonianza di Marinella Raimondi ammalata di Sla.

30 - LISDHA NEWS

LIBRI

Rimetti a noi i nostri debiti èun romanzo autobiograficoche racconta il percorso per-

sonale, accidentato e sofferto, di ungiovane alle prese con un grave han-dicap fisico. Da quando gli vienedetto che si tratta di cancro e che ènecessario un intervento chirurgicolungo, complesso e altamente inva-lidante, inizia per lui un temibilequanto avventuroso viaggio permari del tutto sconosciuti, un'odis-sea (sottolineata dai nomi omericiattribuiti a gran parte dei personag-gi, soprattutto femminili) che sirivela essere soprattutto una crescitaed un'evoluzione intima. Muove dalì la ricerca di una ragione filosoficaal quotidiano patire, la richiestad’aiuto del cuore verso l’intelletto,

in una commistione di ragione esentimento che permettono al prota-gonista di tirarsi fuori da qualunquepantano di delusione e disperazione. "Racconta la tua storia. Dai il tuo

esempio. Dì a tutti che è possibile, eallora altre persone avranno ilcoraggio di affrontare le propriemontagne". Queste parole di PauloCoelho, riportate all'inizio del volu-me, ben descrivono il tentativo delprotagonista di trovare un significa-to al proprio percorso umano, sco-prendo un nuovo modo di amare.

Il romanzo autobiografico di Enrico Marzetti.

Enrico Marzetti, Rimetti a noi i nostri debiti.Biografia di un amore, Edizioni Il Ciliegio,pagine 241, euro 15.

L’AMORE DOPO LA PARAPLEGIA

Marinella Raimondi, Cosa importa se nonposso correre, Mursia, pagine 208, euro 12.

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LISDHA NEWS - 31N. 64 - GENNAIO-MARZO 2010

Negli ambienti ecclesiali tal-volta si parla dei cosiddetti“credenti non praticanti”, di

coloro cioè che affermano di crede-re in Dio ma non partecipano allavita della Chiesa né cercano il nutri-mento dei sacramenti. Eppure più diuna voce oggi prova ad invertire itermini e afferma l’esistenza diun’altra categoria, quella dei “prati-canti non credenti”, di chi non siperde una funzione religiosa ma ilcui cuore è lontano da Dio.Ma cosa significa allora credere? Non è una questione di lana capri-

na, al contrario penso sia un temache interessi anche atei o dubbiosiperché oggi a questo riguardo c’èuna grande confusione. Confusioneche complica sempre la ricerca dellaverità.Nel cercare di dare una minima

risposta (con tutti i suoi limiti) nonposso prescindere dalla mia forma-zione, perciò il riferimento prima-rio sarà alla fede cristiana.Nel vangelo di Marco tra le prime

parole di Gesù troviamo: “Conver-titevi e credete al vangelo” (Mc1,16). Quel “credete” significa:siate saldi, irremovibili, mantenen-do i vostri piedi fermi, senza tenten-namenti. È un forte invito a fidarsidella Parola ricevuta, dell’Amorecon cui si è amati, ad accettare comeformatore della nostra coscienza ilvangelo stesso affinché plasmi ilcuore, dia coraggio e sveli ogniinganno.Credere è uno scudo che affronta

ogni paura, quella che fa perdere lalucidità e la capacità di discerneretra il vero bene e il vero male e lapaura della morte che non apparepiù come “nemica”. Credere significa fidarsi più di Dio

che di se stessi, prendere sul serio leparole di Gesù che ti può chiedere diaffrontare la tempesta ma nella con-sapevolezza che Lui non ti faràannegare nella disperazione.Credere vuol dire non agitarsi.Credere non è solo sapere che Dio

c’è, ma riconoscere questo Dio nellepieghe della propria vita e cercarlosempre, senza stancarsi. Credere èdare del “Tu” al Signore con unaconfidenza grande, sicuri che “Luici conosce fino in fondo” (cfr. Sl139, 14). Credere significa piangereed intercedere per un’umanità spes-so ferita ma anche dura di cuore,senza però prenderne le distanze. Ma non basta: per i profeti

dell’Antico Testamento il contrariodel credente è l’incredulo che allafin fine è un idolatra. Quando fai dite stesso un idolo da accontentare eriverire sempre e comunque, quan-do fai del lavoro, dei soldi, del pote-

re, della cultura, anche degli affettiumani, tante “divinità” a cui “sacri-ficare”, allora non sei più credentema incredulo. E questo piano pianoti trasforma, ti rende ricattabile, ti fasentire più sicuro vivendo da “schia-vo” e lentamente la tua libertà inte-riore si affievolisce. Chi crede invece non soccombe

sotto la paura di perdere, anche se sache perderà tanto nella vita e nepatirà come tutti. Ha una certezzache lo tiene in piedi, questa paroladi Gesù: “Nessuno potrà rapirvidalla mia mano” (cfr. Gv 10,28). Sache solo lui può decidere di allonta-narsi dal Signore perché nessunaltro potrà separarlo da Cristo. Eallora non entrerà in crisi nera sottola pressione di una minaccia o sechiuderanno una chiesa, se verrà amancare un prete, se toglieranno uncrocifisso dalla parete (pur soffren-done), perché è ben consapevole chenessuna di queste cose può toglier-gli Dio. Infatti Gesù ce l’ha stampato nel

cuore, nel sorriso, negli atteggia-menti, nei gesti perché ogni giornosi sforza di abbracciare i Suoi stessisentimenti: così lo testimonia tra gliuomini! E persevera nel porre la suavita nella mani della Sua misericor-dia, sapendosi debole e in tantiangoli remoti della sua anima pureun po’ cattivo.Il credente non è il perfetto: è colui

che davanti al discorso delleBeatitudini dice: “Signore mi sem-bra così strano che i poveri, i miti, imisericordiosi, chi piange, gli ope-ratori di pace e di giustizia, sianobeati. Ma mi fido di Te e della tuaParola .” Accetta che Gesù lo scan-dalizzi, che gli cambi la mentalitàed inizia così un percorso anchefaticoso perché Dio ti rivolta comeun guanto e ti toglie tutte le tue cer-tezze. Allora non basta andare amessa la domenica per dirsi creden-te. Né basta aderire alla “tradizio-ne”. La fede che salva è molto dipiù!

CREDERE

LA VITA DA DENTRO

di Emanuela Giuliani

Una vita di fede non èun equilibrio tranquillo.

Una vita di fede è unosquilibrio permanente

in Dio”. (B. Besret)

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G. G

iulia

ni

Aiuta chi difende i diritti dei disabili

Destina il tuo 5 x mille a Lisdha News!Anche quest’anno puoi destinare il 5 per mille dell’Irpef alla nostra Associazione.

Il 5 per mille non sostituisce l’8 per mille (destinato alle confessioni religiose) e non costa nulla per il cittadino contribuente.

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Ecco come fareIn tutti i modelli per la Dichiarazione dei redditi (Unico, 730, CUD ecc.), troverai un’apposita scheda per la destinazione del 5 per mille. Firma nel riquadro dedicato

alle onlus e riporta il codice fiscale dell’Associazione il Girasole onlus:

95036690121