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L’intervento sociale come processo Teorie e modelli applicativi per la diagnosi e la consulenza sociale: la di Luigi Colaianni Ph.D. 1 Il servizio sociale nella “Postmodernità” è un costrutto che ha attraversato differenti domini disciplinari e ha assunto valenze filosofiche, economiche, sociologiche. Pertanto in questo contesto si esaminerà il valore euristico del costrutto in virtù della cornice sociologica e della sua fertilità in ambito epistemologico 2 1 2

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L’intervento sociale come processo

Teorie e modelli applicativi per la diagnosi e la consulenza sociale: la

di Luigi Colaianni Ph.D.1

Il servizio sociale nella

“Postmodernità” è un costrutto che ha attraversato differenti domini disciplinari e ha assunto valenze filosofiche, economiche, sociologiche.

Pertanto in questo contesto si esaminerà il valore euristico del costrutto in virtù della cornice sociologica e della sua fertilità in ambito epistemologico

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Giddens:«Andare incontro a una fase di postmodernità

significa che la traiettoria dello sviluppo sociale si allontana dalle istituzioni della modernità e punta verso un nuovo e diverso tipo di ordine sociale. Il postmodernismo, ammesso che esista in forma cogente, può esprimere la consapevolezza di tale transizione»; indica un processo, ma non indica lo statuto di un una nuova configurazione data> MODERNITÀ RADICALE.

Bauman: «MODERNITÀ LIQUIDA» contrapposta alla

modernità “solida”, intendendo con la seconda il riferimento ai modelli che hanno pervaso i secoli XIX e XX, dall’impiego del vapore nella produzione e delle macchine, alla produzione di valore tramite le merci, alla “energia” e alla “forza” come fondanti la configurazione del mondo (dalla “volontà di potenza” alla libido freudiana).

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Nel nostro paese, sulle tracce di Lyotard (La condizione post moderna, 1979), il costrutto di “post modernità” è trattato da G. Vattimo e P.A. Rovatti in “Il pensiero debole” (1983) in cui si estende la rilevanza del pensiero della post modernità dalla filosofia all’epistemologia e quindi alle modalità

In ambito epistemologico

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Comunque ci si posizioni...la fine delle grandi narrazioni (quelle religiose al pari di quelle laico–politiche), simbolizzata dalla “caduta” del muro di Berlino (che – si ricorda –non è “caduto”, ma è stato demolito in occasione di un efficace intervento discorsivo del giornalista italiano Riccardo Ehrman nell’ambito dello snodo storico che si era generato: http://www.loccidentale.it/articolo/%22con+la+mia+domanda+ho+solo+anticipato+la+caduta+del+muro+di+berlino%22.0081070 );

il processo di secolarizzazione: la “verità” diventa variabile e più che svelata (apocalisse) o conosciuta (gnosi), è costruita a seconda del posizionamento della comunità dei parlanti (vedi 1492: descubrimiento o conquista delle Nuove Indie?);

la fine dell’incantamento (Weber);

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Non è più data la strada tracciata e prevedibile della carriera, del domani che sarà meglio di oggi («le magnifiche sorti e progressive»), dello sviluppo che veniva fatto coincidere con il progresso, né la continuità nelle e delle relazioni significative, ma:

l’intermittenza delle mobilità;

la precarietà di ogni assetto;

l’assenza di ogni possibilità di stratificazione;

il continuo e liquido modularsi dell’identità personale

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Si esaurisce la pervasione della cultura – caratteristica dei secoli dell’acciaio e delle macchine – delle modalità conoscitive correlate (paradigmi meccanicisti), per cui il mondo era “dato e conosciuto in quanto tale”, tanto che anche l’inconscio (in–conosciuto per definizione) era conoscibile, e inizia una nuova modernità in cui l’interazione, il proprio posizionamento nella rete , il cambiamento e la società del rischio generano la mobile zolla ctonia su cui si generano continui terremoti e smottamenti e nulla più si stratifica, come anticipava Melville:

«Appena una crosta é la solidità:La verità é il fuoco sottostante.Tutto può scorrere calmo per molti anni,Ma chi non sobbalza di paura

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Gli aspetti economici, culturali, interattivi di una dimensione nomade e migrante (e non solo del sud del mediterraneo verso l’Europa, ma anche del sud dell’Europa verso il nord) stanno trasformando la configurazione del mondo;

si pongono come necessarie differenti modalità conoscitive anche nell’ambito delle scienze della cultura (Dilthey), cosa già avvenuta nella fisica, per cui si sono prodotti paradigmi relativisti e interazionisti. Ci siamo trovati d’un tratto gettati (Heidegger) in un mondo differente che non conosciamo. Un evento inedito, che richiede nuove modalità di conoscenza e nuove strategie di gestione dei processi aperti.

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Il Neo–neo realismo

il costruzionismo

DUE APPROCCI PARADIGMATICI

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Neo–neorealismoEsempio di tale posizionamento come modalità conoscitiva è il lavoro svolto in ambito statunitense che ha generato il dispositivo del “Person In Environment”, che si pone come strumento di “standardizzazione di indicatori” sulle tracce del DSM IV e della Evidence Based Medicine.

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I dati vengono considerati come “dati di fatto” e in maniera ateoretica raccolgono meri elementi di senso comune relativi a«realtà fisiche, sociali e psicologiche di una persona così come alle realtà sociali che definiscono e limitano quella persona. Gli Assistenti sociali cercano di esaminare sia gli aspetti personali, sia gli aspetti sociali di tutti i 'problemi' che si tratti di problemi sociali o personali».

Mancando una teoria di riferimento, l’assessment è svolto in virtù di costrutti di senso comune e quindi segue la modalità o dell’indagine o dell’approccio burocratico; 11

Si colloca in una modalità conoscitiva di realismo, e quindi di relazioni causa/effetto;

tuttavia le ipotesi non sono formulate in modo da poter essere sottoposte a falsificazione (Popper), in quanto manca la definizione dell’oggetto osservativo e quindi il rigore della misurazione richiesto in tale paradigma.

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Il riferimento alla Evidence Based Medicine (Social Work) è un mero riferimento retorico in quanto non adotta le procedure rigorose proprie di tale metodologia in ambito dei trials clinici(ricerca a doppio o triplo cieco, confronto tra gli effetti del farmaco e del placebo). Pertanto le Evidences sono generate dalle teorie personali dell’osservatore e non da una metodologia scientificamente fondata.

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Linea europea di ricerca e metodologia (C. Hall, N, Parton, DANASWAC), in Italia è rappresentato dalla scuola correlata alla Metodologia di Analisi Dati Informatizzati Testuali, è teoretico e individua l’oggetto osservativo nelle produzioni discorsive offerte dagli utenti, che definiscono specifiche configurazioni di realtà, tali da generare ricadute pragmatiche.

Il Constructive Social Work

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W.I. Thomas (1968) dà una definizione di «situazione» nelle sue ricadute pragmatiche, formalizzata in quello che è considerato il suo teorema:«Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze».

UN PROCESSO NARRATIVO CON RISULTATI REALI

“...if men define situations as real,they are real in their consequences”15

I presupposti della GNOsiPARADIGMI Individuano modalità conoscitive che producono al loro interno

anche teorie differenti (Kühn)

percettivisticiCiò che percepisco coincide con la “realtà”

εν πυρος – sotto il sole

spiritualistici il fenomeno non è ricollegabile immediatamente al percetto (mediazione spiritualista)

meccanicistici1500 Copernico

1610 Nuncius sidereus, Galileipercetto ≠ osservato; asserto>legge>causa/effetto

relativistici1905 Einstein

Non è data più Legge, ma Teoria; l’osservato è tale solo in virtù di una teoria

interazionistici1927 Heisemberg

principio di indeterminatezza: il dato è meramente osservativo, non è data Teoria, ma Principi.

S.S. S.C.

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«La conoscenza umana è di natura congetturale e ipotetica, e trae origine dall'attitudine dell'uomo di risolvere i problemi in cui si imbatte, intendendo per problema la contraddizione tra quanto previsto da una teoria e i fatti osservati» (K.R. Popper).

Una teoria per il “problem setting”

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Data: 15 giugno 2005 10:09:11 GMT+02:00 A: <[email protected]> Oggetto: [ASit] Re: relazione scritta

Seguo da tempo le Vs discussioni nella ML e vorrei complimentarmi per la Vs profesionalità. Al momento partecipo ad un progetto di un anno presso una ASL.Mi sono da poco laureata e con un pò di imbarazzo vi confesso che trovo difficoltà a scrivere una relazione scritta specifica della ns professione. Mi trovo con il foglio bianco avanti, scrivo qualcosa, lo cestino. Poi ritento. Vorrei che le colleghe con più esperienza potessero sugerirmi un .."filo conduttore" per fare una buona relazione scritta finalizzata per far conoscere un utente, per relazionare dopo una visita domiciliare, per rispondere ad un Tribunale sull'andamento di un caso. Un pò di pazienza nel rispondermi, vi prego...

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«Una relazione scritta specifica della nostra professione»:tale richiesta rimanda alla necessità di definire l’oggetto osservativo, correlato all’obiettivo generale e operativo dell’intervento sociale;

«vorrei che le colleghe con più esperienza potessero sugerirmi un .."filo conduttore"»:la seconda richiesta rimanda all’adozione ed esplicitazione del modello teorico in virtù del quale viene generato l’oggetto osservativo.

Le criticità evidenziate nel testo

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La romanza della praticaNel testo si rileva un orientamento alla “pratica” piuttosto che alla teoria(«vorrei che le colleghe con più esperienza...»), considerato “tradizionale” nella professione, sia a livello della riflessione, sia a livello dell’operatività , che Sicora (2008) descrive e argomenta:

«un operatore competente diventa tale in quanto: sviluppa un sapere pratico (finalizzato alla decisione e all’azione) e tipologico (non procede per essenze concettuali ben distinte, ma per figure ricomprensive, per «narrazioni»); sviluppa competenze professionali come prodotto dell’applicazione di conoscenze personali implicite (sono i «modi di vedere» il mondo che guidano le azioni), difficili da esplicitare e che si manifestano attraverso l’azione professionale».

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L’inganno della praticaSi è in presenza dell’enunciata centralità della pratica, assunta come fondamento (underpinnings) della scientificità e della validità dell’intervento sociale, e che in virtù di quanto affermato, risulta essere non condivisibile, non descrivibile, non trasferibile, né trasmissibile (le «conoscenze personali implicite,

difficili da esplicitare»)e quindi non valutabile, in quanto è ribaltato il rapporto tra teoria e prassi, ovvero non si dà prassi, ma solo “pratica”.

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«Studia prima la scientia e poi seguita la praticha nata da essa scientia.

Quelli che s'innamorano di praticha senza scientia sono come li nocchieri che entran in navigliosenza timone o bussola» Leonardo da Vinci, C. , C. Urb, fol. 32r.

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Ricerca sulla Formazione continua ASIT 2010 (594 questionari telematici)

Vuoi indicare altri modelli/strumenti/attività che ritieni utili per la formazione?

N=137 R:245 ≠

Quali temi di interesse ritieni importante sviluppare come contenuti formativi?

N=241 R:827 ≠

I dati evidenziano l’assenza di elementi prasseologici che siano riconducibili a teorie scientifiche condivise, a vantaggio di mere teorie personali “implicite” e quindi non condivisibili.

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La scarsa definizione degli obiettivi e quindi del ruolo professionale è conseguenza del carente riferimento a teorie condivisibili in grado di generare modelli applicativi in virtù dei quali:

sia possibile definire obiettivi operativi, e in quanto tali esplicitabili, descrivibili, condivisibili, valutabili e che individuino processi organizzativi finalizzati al loro raggiungimento;

Criticità nella collocazione nel ruolo

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sia possibile definire gli strumenti concettuali, gli indicatori e i descrittori per l’assessment e per il counselling sociali;

sia possibile rendere confrontabili i metodi di intervento, dal punto di vista della valutazione di processo, dell’efficacia e dell’efficienza;

sia possibile produrre un incremento nella definizione del ruolo professionale;

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le competenze generate siano trasferibili da un ambito di intervento a un altro, cosa non possibile se invece il ruolo è fondato sulle mere capacità e sull’esperienza personali (non trasmissibili, né trasferibili);

il processo di cambiamento sia descrivibile e quindi valutabile e la teoria e il modello applicativo siano trasmissibili in ambito formativo;

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i professionisti dell’intervento sociale possano confrontarsi in modo più agevole con altre professioni, a partire da un proprio fondamento e da competenze specifici. Ciò fa sì che diventi possibile realizzare un processo di integrazione organizzativa e disegnare una nuova architettura dei servizi, in virtù della possibilità di condividere la definizione degli obiettivi e dei modelli applicativi.

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«Il servizio sociale nelle sue varie forme è orientato verso le molteplici, complesse transazioni tra le persone e il loro ambiente. La sua mission è abilitare tutte le persone a sviluppare il proprio pieno potenziale, arricchire le loro vite e prevenire le disfunzioni. Il servizio sociale professionale è focalizzato sulla soluzione dei problemi e sul cambiamento. Così, gli assistenti sociali sono agenti di cambiamento nella società e nelle vite degli individui, delle famiglie e delle comunità di cui sono al servizio. Il servizio sociale è un sistema interrelato di valori, teoria e di pratica». International Federation of Social Work

L’obiettivo generalenella retorica del servizio sociale

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La retorica del testo colloca con evidenza la mission del servizio sociale nella generazione di strategie di cambiamento («agenti di cambiamento»)delle traiettorie di vita degli utenti («nella società e nelle vite degli individui»), ovvero

nel favorire la generazione di biografie (autorealizzazione),

e nel contrasto di processi di stigmatizzazione che generano invece carriere biografiche.

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Per “carriera biografica” si intende l’insieme delle produzioni discorsive poste in termini attuali, in termini di anticipazione (proiezione futura) o retrospettivi che caratterizzano il resoconto e la narrazione e che assumono rilievo di previsioni e/o spiegazioni per il comportamento attuale/passato.

Carriera biografica

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Il costrutto individua un processo biografico (carriera morale, Goffman) definibile come traccia che si genera e coincide con i passaggi determinati assunti e sanciti a priori e assumono carattere di previsione, ovvero configurazioni discorsive precisamente definite nella loro definizione e per le loro ricadute pragmatiche.

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Secondo il modello dialogico che verrà proposto, la “carriera biografica” è definita come «trama di produzioni discorsive» poste al presente e al futuro, che contraddistinguono sia i resoconti, sia le narrazioni, con carattere di spiegazione del comportamento attuale e di previsione di quello futuro. Per esempio, è ciò che il senso comune afferma che ci si possa aspettare da un “tossicodipendente”, da un “delinquente”, da un “malato mentale” in quanto tali.

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Per “biografia” si intende l’insieme delle produzioni discorsive poste in termini attuali, in termini di anticipazione (proiezione futura) o retrospettivi che caratterizzano il resoconto e che aprono a possibilità differenti da quelle elicitate dalla narrazione (per es. degli “esperti”), nel caso, di “malato/anormale”, non anticipabili in virtù dell’attuale posizionamento di ruolo dell’individuo.

Biografia

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È definita come «trama di produzioni discorsive» poste al presente e al futuro, differenti nei resoconti da quelle delle narrazioni, con carattere di descrizione del comportamento attuale in virtù del quale non è possibile l’anticipazione di quello futuro.

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Quanto esposto è riferibile al costrutto indicato dal termine anglofono di RECOVERY che si distingue dal concetto di HEALING:

il secondo si riferisce alla guarigione da malattia («effetto curativo su tutto il corpo» N.Ox.Am.Dict.) e quindi ha un rilievo semantico proprio della SANITÀ (sano, senza malattia) nella sua dimensione biologica;

Recovery vs. Healing

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Il primo si riferisce al costrutto di SALUTE ovvero a «l'azione o al processo di riguadagnare il possesso o il controllo di qualcosa di tolto o smarrito» (N.Ox.Am.Dict.);

è il “riprendersi”, “ricapacitarsi”, ripadroneggiare la propria traiettoria di vita, e ha un rilievo retorico in cui i correlati di cosa sia SALUTE sono continuamente generati nella comunità dei parlanti.

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In virtù di quanto esplicitato è possibile ora condividere la definizione dell’obiettivo generale dell’intervento di servizio sociale desclinabile come:

la promozione delle competenze dell’utente, in ambito personale o collettivo, che consentano di gestire la richiesta o la segnalazione in modo appropriato e quindi il suo venir meno.

L’obiettivo generale

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Per poter corrispondere a quanto illustrato si prospetta necessario compiere uno scarto di modalità conoscitiva, e ciò è possibile fare generando un RHETORICAL TURN:

L’intervento sociale come processo dialogico

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«Bisogna far uscire la mosca dalla bottiglia» L. Wittgenstein

Si propone lo scarto paradigmatico dal paradigma meccanicistico, laddove i legami che sottendono la SPIEGAZIONE sono di tipo CAUSA>EFFETTO (legame empirico-fattuale tra ENTI, necessità),

al paradigma narrativistico, laddove i legami che sottendono la DESCRIZIONE sono di tipo RETORICO-ARGOMENTATIVO (produzioni discorsive e coerenza narrativa, sufficienza). 39

Il linguaggio come generatore di realtà

Tale rhetorical turn apre a possibilità di intervento e di generazione di processi di cambiamento descrivibili con il linguaggio comune, e quindi trasparenti al lettore, rendicontabili e valutabili, e soprattutto sempre possibili in quanto è sempre possibile generare trasformazioni discorsive.

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«Parliamo del fenomeno spazio-temporale del linguaggio [...] Ma ne parliamo come parliamo dei pezzi degli sacchi quando enunciamo le regole del gioco, e non come quando descriviamo le loro proprietà fisiche. La domanda “che cos’è,

propriamente, una parola?” è analoga alla domanda “Che cos’è un pezzo degli scacchi?”. L’essenza è espressa nella grammatica»

Wittgenstein 1967, § 108, 371 41

«L'uso finora ha fatto tutto e pertanto può mutare tutto»

C.G. GarganiI contributi dell’interazionismo simbolico, della filosofia analitica e della psicologia culturale hanno permesso di generare una teoria coerente con la natura dell’oggetto conoscitivo e con la modalità di conoscenza tale da poter sviluppare una prassi (e non una mera pratica) e aspetti applicativi che permettono di asserire che il cambiamento biografico - discorsivamente inteso - è in qualunque contesto e sempre possibile.

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Il modello dell’identità dialogica(Turchi 2002)

Identità dialogica “utente”

Matrice collettiva (tutti i repertori possibili, tavola periodica dei repertori

discorsivi).

Narrazione (le configurazioni delle domande poste agli operatori)

Resoconto (configurazioni delle risposte offerte dalle persone che pongono la

richiesta)

tempo

Coerenza narrativa

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In virtù del modello adottato, l’obiettivo operativo è definibile come:

Il cambiamento della descrizione che l’utente dà di sé e della “situazione”, ovvero la trasformazione biografica (discorsivamente intesa) da una traiettoria di “carriera biografica” a una biografia.

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Generare con le persone che si rivolgono al servizio sociale (utente diretto del servizio e utente indiretto dello stesso) o che sono inviate processi discorsivi per la gestione della richiesta iniziale verso un cambiamento che comporta l’estinzione della richiesta stessa;

Generare processi discorsivi di cambiamento nei resoconti della matrice organizzativa e/o della comunità (sistema-Paese) per anticipare risposte efficaci rispetto al benessere della persona (promozione della salute).

Ovvero

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Le produzioni discorsive

Oggetto conoscitivo dell’intervento sociale è il TESTO, ovvero le PRODUZIONI DISCORSIVE generate nell’interazione dialogica in virtù di stratagemmi retorici (la domanda generativa) la cui efficacia trasformativa è correlata alla non anticipabilità della risposta.

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«Dove non c’è un testo, non c’è neppure l’oggetto di studio e di pensiero»

(Bachtin 1929)

Il testo è analizzato sia per gli aspetti di contenuto (il cosa), vieppiù per i repertori argomentativi (Perelman e Olbrechts-Tyteca) che presenta, ovvero per le modalità con cui il contenuto (arcipelaghi di significato) è organizzato e “usato” linguisticamente.

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«Tutte le parole sono abitate da intenzioni» (Bachtin)

Pertanto ciò di cui è necessario disporre per l’intervento sociale nella sua fase di assessment e nel counselling sociale è il TESTo offerto dall’utente (o dagli utenti), che viene analizzato senza interpretazioni o sovrascritture.

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Per una prassi non autoritaria...Nella prospettiva offerta dal modello dialogico, l’operatore muta il proprio posizionamento sia conoscitivo, sia metodologico, sia etico.

L’obiettivo non è quello di conformare l’utente agli aspetti di contenuto ritenuti per senso comune condivisibili e/o normali.

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L’operatore non è tale in quanto esperto per i contenuti, ma perché esperto per il processo di generazione della “realtà” discorsivamente intesa, tale da configurare aspetti pragmatici differenti da quelli attuali.

Ciò comporta il distogliersi dal costrutto di “empatia” per posizionarsi in quella che Bachtin chiama “exotopia”.

...scientificamente fondata

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«Per «exotopia» si intende una sorta di extralocalizzazione, «una tensione dialogica dominata dal continuo ricostituire l’altro come portatore di una prospettiva autonoma, altrettanto sensata della nostra e non riducibile alla nostra», e quindi la generazione di un terzo discorso differente da quello del resoconto e della narrazione.

Empatia vs. Exotopia

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Esperti per il processo«Nell’empatia il ricercatore (e l’operatore) isola e decontestualizza alcuni tratti della esperienza dell’altro per comprenderla in base alla propria esperienza, quindi mantenendo valido il proprio contesto. Finge di mettersi nelle scarpe dell’altro, ma in realtà, all’ultimo momento, mette l’altro nelle proprie scarpe. Nell’exotopia invece la ricerca inizia quando, avendo cercato di mettersi nelle scarpe dell’altro, ci si accorge che non gli vanno bene. Ma per accorgersi bisogna «esporsi», non si può usare né i questionari né le interviste rigidamente strutturate». M. Sclavi, 2003, Arte di ascoltare e mondi possibili

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«Un nuovo vocabolo è come un seme fresco gettato nel terreno del discorso» Witt.

L’individuazione degli arcipelaghi di significato e dei repertori discorsivi permette di costruire una sorta di “tavola periodica” dei repertori impiegati nel linguaggio, finiti in quanto tali, ma che possono combinarsi in modi infiniti e quindi generare infinite configurazioni di “realtà”.

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Nella prospettiva offerta dalla ricerca, è possibile impiegare il rigore della “misurazione” e così asseverare la dialogica tra le scienze che si fondano non solo sul rigore argomentativo, ma anche su quello logico-matematico.

La scienza dialogica

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È pertanto possibile individuare tre tipologie di repertori discorsivi, rispetto alla loro potenza nel “mantenere la coerenza narrativa/generare una nuova coerenza”:

repertori di mantenimento;

repertori ibridi;

repertori generativi.

I repertori discorsivi

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A B C D E F G H I J K

15

Pz

8 16

Gn V

2 4 6 9 11 13 17 19 21

C G Gd Cm Di Cr Cf D P

1 9,9 3 5 7 10 12 14 18 20 22 23 9,9

Sr Pr Ct O Nr Ps S I Cz A Ro

Classe dei repertori discorsivi

di mantenimento

Classe dei repertori

discorsivi ibridi

Classe dei repertori

discorsivi generativi1 (Sr): Sancire la realtà

2 (C): Causa

3 (Pr): Previsione

4 (G): Giustificazione

5 (Ct): Contrapposizione

6 (Gd): Giudizio

7 (O): Opinione

8 (Gn): Generalizzazione

9 (Cm): Commento

10 (Nr): Non risposta

11 (Di): Dichiarazione intenti

12 (Ps): Possibilità

13 (Cr): Conferma

14 (S): Specificazione

15 (Pz): Prescrizione

16 (V): Valutazione

17 (Cf): Confronto

18 (I): Implicazione

19 (D): Descrizione

20 (Cz): Considerazione

21 (P): Proposta

22 (A): Anticipazione

23 (Ro): Riferimento obiettivo

24 (Af): Affermazione

25 (As): Asserzione

A: regole d'uso che si limitano ad

attestare un nucleo discorsivo come

certo.

B: regole d'uso che stabiliscono un

legame deterministico tra due

elementi.

C: regole d'uso che consolidano un

nucleo discorsivo mediante altri

elementi.

D: regole d'uso che generano una

realtà a partire da una posizione

personale.

E: regole d'uso che richiamano alla

domanda generativa del testo

F: regole d'uso che configurano realtà

in modo incerto

G: regole d'uso che supportano

necessariamente un altro repertorio

discorsivo

H: regole d'uso il cui elemento

oggetto della regola, in relazione alla

coerenza della configurazione,

costituisce il criterio di direzionalità

del repertorio.

I: regole d'uso che consentono di

produrre conoscenza mediante

l'aggiunta di elementi.

J: regole d'uso che consentono di

generare una realtà futura.

K: regole d'uso che consentono di

"richiamare a sè" altri repertori.

Regole d'uso artificiali

LEGENDAPROPRIETA' COLONNE

T A V O L A P E R I O D I C A D E I R E P E R T O R I D I S C O R S I V I

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È l a t e o r i a c h e p e r m e t t e d i “cavalcare” onde che, altrimenti, sarebbe inimmaginabile poter assecondare.

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«Nel lavoro sociale costruzionista, la competenza è rappresentata «dall’abilità di stare “sulla superficie” senza cadere nella tentazione di seguire le nostre ipotesi e di indugiare sul problema invece che orientarsi  alle soluzioni».

E la teoria dice che...«I pesci sono gli ultimi ad accorgersi dell’acqua;chi usa una lingua, tende a un realismo ingenuo, vedendola come un riflesso della realtà, non come qualcosa di costruito.

Gli aspetti delle cose per noi più importanti sono nascosti proprio per la loro familiarità; siamo incapaci di vederli proprio perché stanno sotto il nostro naso». (Wittgenstein 1967)

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«Il compito della sociologia è venire in aiuto dell'individuo.Dobbiamo porci al servizio della libertà.È qualcosa che abbiamo perso di vista». (Zygmunt Bauman)

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Quanto esposto nel testo è descritto e argomentato nel libro:

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