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Studi e ricerche L’Internazionale operaia e socialista e la guerra civile in Spagna di Enzo Collotti Lo scoppio della guerra civile spagnola e la sua immediata estensione a conflitto di ca- rattere internazionale trovarono l’Interna- zionale operaia e socialista (d’ora in poi Ios) nel pieno della crisi provocata dall’avvento del nazionalsocialismo in Germania e dalla estromissione dalla politica attiva nei rispet- tivi paesi della socialdemocrazia tedesca pri- ma e del partito socialista austriaco dopo, ossia dei due principali partiti socialisti del continente europeo. Se il movimento au- striaco potè continuare sino al 1938 una effi- cace attività illegale e potè fare pesare una presenza attiva negli organismi dirigenti del- la Ios, di tutt’altro rilievo in senso negativo fu il peso della socialdemocrazia tedesca, co- sì duramente travolta dal nazismo. Ma non è di questo che intendiamo parlare adesso, se non come uno dei presupposti per com- prendere come il ruolo certamente centrale che il movimento operaio internazionale ha avuto nella guerra di Spagna venga general- mente identificato con il ruolo e l’influenza dell’Internazionale comunista. Scopo di questo nostro lavoro è di cercare di spiegare per quale ragione la componente socialista del movimento operaio internazio- nale risulti così marginale nella vicenda spa- gnola, che pure tanta emozione suscitò nel mondo intero, e nello stesso tempo precisa- re i contenuti e i limiti dell’atteggiamento e della presenza dell’Ios nella vicenda di Spagna. Crisi della Ios e incapacità di mobilitazione Dopo i tentativi di mobilitazione antifasci- sta in occasione della campagna contro il riar- mo accelerato dalla grande crisi e dall’ascesa nazista (movimento Amsterdam-Pleyel) e so- prattutto in occasione della guerra del fasci- smo italiano contro l’Abissinia, specificamen- te studiati dal Procacci1, la Spagna fu il mo- mento decisivo che sottolineò la fine dell’e- gemonia dell’Internazionale socialdemocra- tica sul proletariato dell’Europa centro-occi- dentale, già intaccata dal trionfo del nazi- smo e del fascismo in Germania e in Austria. Poiché non è possibile attribuire l’in- fluenza in ascesa dei partiti comunisti solo alla politica di Fronte popolare ufficializza- ta dal VII congresso del Comintern, conver- rà esaminare più da vicino l’evoluzione del- la politica dell’Ios in rapporto al caso speci- fico della Spagna nel quadro del contesto più generale dei rapporti all’interno del movimento operaio internazionale. Proba- bilmente, lo stato delle fonti ancora assai Questo intervento è stato oggetto di comunicazione al Secondo convegno internazionale sulla guerra civile spagno- la (1936-1939): “La guerra e la rivoluzione in Catalogna”, Barcellona, 4-7 novembre 1986. 1 Giuliano Procacci, II socialismo internazionale e la guerra d ’Etiopia, Roma, Editori Riuniti, 1978. Italia contemporanea” marzo 1987, n. 166

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S tu d i e ricerche

L’Internazionale operaia e socialista e la guerra civile in Spagna

di Enzo Collotti

Lo scoppio della guerra civile spagnola e la sua immediata estensione a conflitto di ca­rattere internazionale trovarono l’Interna­zionale operaia e socialista (d’ora in poi Ios) nel pieno della crisi provocata dall’avvento del nazionalsocialismo in Germania e dalla estromissione dalla politica attiva nei rispet­tivi paesi della socialdemocrazia tedesca pri­ma e del partito socialista austriaco dopo, ossia dei due principali partiti socialisti del continente europeo. Se il movimento au­striaco potè continuare sino al 1938 una effi­cace attività illegale e potè fare pesare una presenza attiva negli organismi dirigenti del­la Ios, di tutt’altro rilievo in senso negativo fu il peso della socialdemocrazia tedesca, co­sì duramente travolta dal nazismo. Ma non è di questo che intendiamo parlare adesso, se non come uno dei presupposti per com­prendere come il ruolo certamente centrale che il movimento operaio internazionale ha avuto nella guerra di Spagna venga general­mente identificato con il ruolo e l’influenza dell’Internazionale comunista.

Scopo di questo nostro lavoro è di cercare di spiegare per quale ragione la componente socialista del movimento operaio internazio­nale risulti così marginale nella vicenda spa­gnola, che pure tanta emozione suscitò nel

mondo intero, e nello stesso tempo precisa­re i contenuti e i limiti dell’atteggiamento e della presenza dell’Ios nella vicenda di Spagna.

Crisi della Ios e incapacità di mobilitazioneDopo i tentativi di mobilitazione antifasci­

sta in occasione della campagna contro il riar­mo accelerato dalla grande crisi e dall’ascesa nazista (movimento Amsterdam-Pleyel) e so­prattutto in occasione della guerra del fasci­smo italiano contro l’Abissinia, specificamen­te studiati dal Procacci1, la Spagna fu il mo­mento decisivo che sottolineò la fine dell’e­gemonia dell’Internazionale socialdemocra­tica sul proletariato dell’Europa centro-occi­dentale, già intaccata dal trionfo del nazi­smo e del fascismo in Germania e in Austria.

Poiché non è possibile attribuire l’in­fluenza in ascesa dei partiti comunisti solo alla politica di Fronte popolare ufficializza­ta dal VII congresso del Comintern, conver­rà esaminare più da vicino l’evoluzione del­la politica dell’Ios in rapporto al caso speci­fico della Spagna nel quadro del contesto più generale dei rapporti all’interno del movimento operaio internazionale. Proba­bilmente, lo stato delle fonti ancora assai

Questo intervento è stato oggetto di comunicazione al Secondo convegno internazionale sulla guerra civile spagno­la (1936-1939): “La guerra e la rivoluzione in Catalogna”, Barcellona, 4-7 novembre 1986.1 Giuliano Procacci, II socialismo internazionale e la guerra d ’Etiopia, Roma, Editori Riuniti, 1978.

Italia contemporanea” marzo 1987, n. 166

6 Enzo Collotti

lacunoso e disperso non consente se non una prima provvisoria messa a punto delle ragio­ni per le quali la forza organizzata sulla car­ta maggioritaria del movimento operaio in­ternazionale risultò sul piano operativo net­tamente marginale rispetto all’impegno rea­lizzato dalla Terza Internazionale e dai par­titi comunisti. Al di là di un pregevole sag­gio di Mario Mancini, la storiografia presen­ta in proposito un vistoso vuoto, che rispon­de certo alla scarsa visibilità della presenza della Ios in Spagna ma che non contribuisce a sciogliere problematicamente gli interroga­tivi che sorgono da questa situazione2.

I dirigenti socialisti che si impegnaro­no nella battaglia in difesa della repubblica e della democrazia in Spagna furono im­mediatamente consapevoli della loro condi­zione di inferiorità come corrente politica nell’ambito del volontariato internazionale, ma soprattutto del fatto di non essere soste­nuti alle spalle da una forte organizzazione che non svolgesse soltanto un’azione propa­gandistica. Scrivendo il 6 dicembre 1936 a Friedrich Adler, segretario della Ios, Pie­tro Nenni, che già in precedenza aveva an­ticipato questo problema (almeno sin dall’i­nizio di ottobre), sottolineava il “grave er­rore politico” che compiva l’Internazionale

socialista disinteressandosi di organizzare in modo autonomo i militanti socialisti di vari paesi e di vari partiti che si battevano in Spagna e che si erano, in quel vuoto, na­turalmente aggregati alle Brigate internazio­nali organizzate dall’Internazionale comu­nista3.

Se si considerano le testimonianze dei po­chi altri dirigenti socialisti di rilievo interna­zionale che si batterono in Spagna si ha la conferma di questo stato di cose. Julius Deutsch, l’ex capo dello Schutzbund austria­co, attesta nelle sue memorie il peso della presenza di Nenni e la scarsa influenza so­cialista nelle file di tedeschi e austriaci com­battenti nelle Brigate internazionali4; più di recente gli ha fatto eco Rolf Reventlow, che di Deutsch fu l’aiutante, scrivendo che “né i socialdemocratici tedeschi né^uelli austriaci e neppure i belgi si preoccupavano dei pro­pri aderenti che combattevano in Spagna. Soltanto il partito socialista italiano tutelava la propria gente in Spagna”5. Una testimo­nianza che è stata erroneamente tradotta in sede di ricostruzione storica nell’infondata affermazione che il partito socialista italiano emigrato avrebbe trasferito in questo perio­do la sede della propria direzione dalla Francia alla Spagna6.

2 Mario Mancini, L ’Ios della guerra di Spagna al patto tedesco-sovietico, nel volume degli “Annali” Feltrinelli dedicato a L ’Internazionale Operaia e Socialista tra le due guerre (a cura di Enzo Collotti), Milano, 1985, pp. 199-224, fondato su un’accurata esplorazione degli archivi del Tue e dell’Istituto di storia sociale di Amsterdam (citato in seguito Iisg).3 Nenni a Friedrich Adler il 6 dicembre 1936, in appendice al saggio citato del Mancini, p. 223; ma già il 7 ottobre Nenni aveva proposto ad Adler, ivi, l’organizzazione di una “forte colonna internazionale” che raccogliesse i vo­lontari socialisti; per quel che sappiamo suggerimenti analoghi erano partiti anche da altri esponenti socialisti, certo da Deutsch che ripetutamente sollecitò i compagni austriaci nell’emigrazione a non fare venire meno la solidarietà internazionale (cfr. fra l’altro lettera di Deutsch a Otto Bauer del 30 marzo 1937, ora nel voi. a cura del Dokumen- tationsarchiv des òsterreischen Widerstandes, Für Spaniens Freiheit. Oesterreicher an der Seite der Spanischen Re- publik 1936-1939. Eine Dokumentation, Wien, 1986, pp. 236-237).4 Julius Deutsch, Ein weiter fVeg. Lebenserinnerungen, Wien, 1960, pp. 263-264. Lo scarso interesse dell’emigra­zione socialdemocratica tedesca per la causa della Spagna è ora sottolineato da Patrik v. zur Miihlen, Spanien war Hire Hoffnung. Die deutsche Linke im Spanischen BUrgerkrieg 1936 bis 1939, Berlin-Bonn, 1985, p. 124.5 Rolf Reventlow, Spanien in dieserà Jahrhundert. BUrgerkrieg, Vorgeschichte und Auswirkungen. Wien-Frank- furt-Zürich, 1968, p. 174; lo stesso Reventlow aveva sollecitato gli organi dirigenti della Ios perché si occupassero dei volontari socialdemocratici, scontrandosi, come egli scrive, con “la meschinità difensiva” dei partiti socialisti dell’Europa occidentale, che temevano di esporsi ad attacchi fascisti.6 Come ripete appunto P. v. zur Miihlen, Spanien war, cit., pp. 120 e 126.

L’Internazionale operaia e socialista e la guerra civile in Spagna 7

Le testimonianze citate rispecchiano tutta­via in gran parte la situazione reale. Non co­nosciamo una Statistica neppure approssi­mativamente attendibile sulla composizione politica o partitica delle Brigate internazio­nali, tanto meno dei volontari stranieri che militarono direttamente nell’esercito repub­blicano o in organismi dell’apparato dello stato spagnolo, al di là della' generica e at­tendibile affermazione che la maggioranza degli Interbrigadisten era di provenienza comunista7. Dei leaders socialisti presenti in Spagna quelli che maggiormente si impegna­rono furono certamente Pietro Nenni, Julius Deutsch (come generale dell’esercito repub­blicano, non nelle Brigate internazionali), R. Reventlow, come già detto, e Jean Delvigne, l’esponente belga incaricato del Fondo di so­lidarietà di Ios e Fsi con la Spagna8. Dirigen­ti che furono anche, e in particolare Nenni, eccellenti fonti di informazione e di analisi sulla situazione nei confronti del segretaria­to della Ios.

I numerosi articoli pubblicati principal­mente da Nenni sull’organo interno della Ios “Informations Internationales” ne fanno

fede9; così come l’impegno del “Nuovo Avanti” nel riferire le prese di posizione e i dibattiti sulla questione spagnola nell’ambi­to della Ios confermano che per nessun altro partito socialista come per quello italiano nell’emigrazione la polarizzazione sulla guerra di Spagna fu un momento essenziale di esperienza nell’impostazione e nella prati­ca della lotta antifascista. Credo che forse non si è ancora riflettuto a sufficienza nep­pure sul significato che è da attribuire al fat­to, probabilmente non casuale, che furono due esponenti italiani, Nenni per il Psi e To­gliatti per il Pei, a fornire per conto delle (o alle) rispettive Internazionali le valutazioni più acute sugli sviluppi interni e internazio­nali della situazione spagnola.

La Ios non lesinò certo parole di solidarie­tà con la causa dei democratici e dei sociali­sti spagnoli, né lesinò gli aiuti cosiddetti umanitari grazie alla mobilitazione per la raccolta di fondi e materiali sanitari, generi alimentari e vestiario in collaborazione con la Federazione sindacale mondiale, come da­gli appelli lanciati alle proprie organizzazio­ni e ai militanti gravitanti intorno alla Ios e

7 Non ci risulta che sia mai stata tentata una statistica accurata della composizione politica dei volontari in Spagna, se non su scala territorialmente molto ridotta (per es. per la Lombardia); in effetti, anche pubblicazioni recenti co­me il volume già citato Fiir Spaniens Freiheit dimostrano efficacemente la difficoltà di ricostruire oggi non solo la composizione politica e sociale ma anche quella numerica dei combattenti stranieri; nel caso specifico dell’Austria, i cui volontari vengono spesso a torto confusi con quelli tedeschi, il curatore del volume è riuscito a ricostruire oltre 1600 nominativi; sulle difficoltà della ricostruzione si veda fra l’altro quanto egli scrive alle pp. 369-70.

Le statistiche riprodotte da vari autori che fanno ascendere l’apporto dei comunisti tra il 60 e I’80 per cento, al di là dell’impossibile esattezza matematica, non fanno che confermare un generico dato di fatto; secondo una statìsti­ca del partito comunista spagnolo (riprodotta nel volume a cura dell’Associazione italiana combattenti volontari antifascisti in Spagna di Trieste. Antifascisti di Trieste, dell’Istria, dellTsontino e dei Friuli in Spagna, Trieste, 1974, p. 30), i combattenti del partito socialista sarebbero stati 137 su un totale di 3354 italiani (i comunisti 1S19). La cifra del totale qui citata è comunque inferiore di quasi un migliaio di unità ad altri dati diffusi in fonti italiane o straniere (per un raffronto delle disparità di dati offerte dai diversi autori si veda P. v. zur Miihlen, cit., p. 219).8 Alcune notizie sulle visite in Spagna di dirigenti della los e della Fsi in P. v. zur Miihlen, Spanieli IFar, cit., pp. 117-122.9 Anche senza un confronto puntuale tra i testi di Nenni pubblicati nelle “Informations Internationales” e quelli apparsi sul “Nuovo Avanti” e soltanto attenendosi alla raccolta di scritti e discorsi riuniti in Pietro Nenni, Spagna a cura di G. Dallo, Milano-Roma, 1958, è possibile riscontrare, se non l’identità formale, la totale consonanza nel contenuto degli scritti apparsi nelle due diverse fonti. In generale, sull’impegno della stampa socialista a favore del­la causa della Spagna appare sempre utile l’agile profilo di Gaetano Arfé, Storia dell’Avanti! 1926-1940. Mìla- no-Roma, 1958, pp. 158-205.

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alla Fsi sin dal 28 luglio10. Il risultato più co­spicuo di questo tipo di aiuto fu la creazione del centro sanitario di Onteniente, non lon­tano da Alicante11, la cui importanza ed ef­ficienza fu apprezzata da tutti.

Ciononostante secondo un’autorevole te­stimonianza “L’Internazionale socialista co­me tale rimase in Spagna sconosciuta. Co­nosciute erano solo le singole persone, J. Deutsch, Nenni, Clement Attlee, Vandervel- de, anche de Brouckère e infine, nei sindaca­ti, Walter Schevenels”12. La Cause de L ’E- spagne est celle de la Démocratie universelle: così titolava l’organo dell’Ios l’appello co­mune di solidarietà contro la sollevazione dei “generali felloni, monarchici e fascisti” uscito dalla riunione comune dei Bureaux della Ios e della Fsi tenuta a Bruxelles il 28 luglio 193613. Tuttavia, a distanza di pochi mesi, se non addirittura di poche settimane, la situazione per l’Internazionale socialista doveva presentarsi più complessa e più ricca di incognite e di contraddizioni di quanto

non farebbe supporre l’apparente decisione e unanime identificazione della causa della Spagna con la difesa tout court della demo­crazia contro l’aggressione del fascismo in­ternazionale. L’Internazionale socialista non riusciva a esprimere una sua capacità di mo­bilitazione, né era capace di esprimere nep­pure l’attivismo di quelle minoranze della si­nistra socialista che non era riuscita ad at­trarre nella sua orbita e che si erano date una autonoma struttura organizzativa attra­verso l’Ufficio di collegamento di Parigi e poi di Londra14, di recente studiato dal Buschak15, del quale faceva parte il Poum e che in ragione della sorte del Poum fu coin­volto nella vicenda spagnola in misura inver­samente proporzionale alla modesta entità numerica della forza (non della qualità) dei suoi affiliati16.

Se non può meravigliare che i socialisti più attivamente impegnati in Spagna appar­tenessero a partiti posti al bando dalle ditta­ture fasciste (in particolare italiani e austria-

10 Cfr. Au travailleurs de tous les pays, in “Informations Internationales” (di seguito citate “I.I .”), voi. XIII, n. 28,28 luglio 1936, p. 294.11 Per l’attività umanitaria si veda la pubblicazione Deux ans d ’aide à l ’Espagne du Fond Internationale de Solida­rité (Fsi-Ios), Paris, s.a. (ma 1938).12 R. Reventlow, Spanien in diesem Jahrhundert, cit., p. 174.13 “I.I .” , vol. XIII, n. 27, 28 luglio 1936, pp. 291-292.14 Sin dall’agosto del 1930 era stata creata una Internationale Arbeitsgemeinschaft (Comunità di lavoro) dei gruppi socialisti di sinistra (cui partecipò anche l’ala massimalista dei socialisti italiani), che nel febbraio del 1935 si costi­tuì in Bureau internazionale per l’unità socialista rivoluzionaria, con lo scopo di dare ai gruppi affiliati un livello superiore di coordinamento organizzativo. Alla fine del 1935 aderì al Bureau anche il Poum, che nei mesi immedia­tamente successivi era destinato a svolgervi una parte di primo piano. Sin dalla fine del 1923 era esistito un Bureau d ’information delle minoranze socialiste di sinistra, chiamato dal 1926 “bureau de Paris” (ne fu segretaria Angelica Balabanov), le cui componenti furono destinate ad essere successivamente riassorbite nella Comunità di lavoro e poi nel Bureau londinese.15 Willy Buschak, Das Londoner Biiro. Europaische Linkssozialisten in der Zwischenkriegszeit, Amsterdam, 1985; in particolare i capp. VII-VIII trattano della guerra di Spagna.16 Un esempio del coinvolgimento nella guerra di Spagna dei gruppi della sinistra socialista può essere offerto dal­l’attività della Sap, la Sozialistische Arbeiter-Partei nata in Germania nella crisi weimariana nell’ottobre del 1931 con spezzoni della “sinistra” socialdemocratica e della “destra” comunista, che nell’emigrazione trovò proprio in Spagna uno dei suoi principali campi di intervento. Già la sola bibliografia della stampa della Sap nell’emigrazione rivela l’attenzione dedicata alla Spagna: cfr. Die Presse der Sozialistischen Arbeiterpartei Deutschlands im Exil 1933-1939, München, 1981. Tra gli esponenti più rappresentativi della Sap era allora Willy Brandt, che dall’aprile del 1937 fu responsabile dell’organo della Sap per la Spagna “Die Spanische Revolution”; su ciò cfr. anche P. v. zur Mühlen, cit., pp. 51-84.

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ci) e costretti a trovare nell’emigrazione una ragione alla loro lotta, rimangono viceversa da esaminare le motivazioni e le cause della relativa estraneità con la quale la vicenda spagnola fu vissuta dalla Ios. Basterà ricor­dare che la crisi spagnola sopraggiunse a po­co più di un anno dalla discussione sul fron­te popolare e sull’unità d’azione che aveva diviso l’Internazionale socialista già all’epo­ca della guerra d’Abissinia17. E prima anco­ra proprio lo scontro interno alla Ios a pro­posito della posizione da assumere nei con­fronti della proposta di azioni unitarie avan­zate dalla Internazionale comunista di fron­te alla repressione della rivolta della Asturie, prologo della guerra civile spagnola, e al ri­fiuto della maggioranza dei partiti della Ios di riconoscere un valore anche soltanto in­formativo all’incontro che Adler come se­gretario a Vandervelde come (allora) presi­dente della Ios avevano avuto il 15 ottobre 1934 a Bruxelles con Thorez e Cachin come rappresentanti dell’Internazionale comuni­sta, era stato un momento rivelatore impor­tante della paralisi cui si avviava la Ios pur sotto rincalzare della minaccia fascista18. Otto Bauer aveva sintetizzato in un vigoroso articolo intitolato Rechtsblock und Links- block in der Internationale i termini dello scontro e la profondità della scissione che serpeggiava nelle file dei partiti socialisti19, rivelando già allora la minaccia di secessione della Ios resa esplicita da una serie di partiti socialisti nell’ipotesi di un qualsiasi accordo (o forse anche solo incontro) con i partiti co­

munisti, su cui luce ancora maggiore hanno fatto le più recenti ricerche d’archivio20.

Nel contesto che fa da sfondo all’intera vicenda non va dimenticato neppure che nel febbraio del 1936 F. Adler come segretario della Ios aveva tratto il bilancio della discus­sione interna da lui avviata sull’atteggiamen­to che i partiti socialisti avrebbero dovuto tenere nel caso che dovesse scoppiare una nuova conflagrazione mondiale, concluden­do malinconicamente che qualora avesse do­vuto prevalere l’atteggiamento del partito olandese, che rifiutava qualsiasi prescrizione di atteggiamento da parte dell’Internaziona­le, ne sarebbero risultati lesi ogni principio di internazionalismo e il fondamento stesso dell’Internazionale come istituzione21. Era chiaro, fra l’altro, che la vecchia polemica mai risolta sulla misura in cui l’Internazio­nale poteva identificarsi o delegare alla So­cietà delle Nazioni la tutela della pace si era ormai orientata per una serie di partiti signi­ficativi (ancora una volta l’olandese, gli scandinavi, con maggiori oscillazioni gli stessi laburisti inglesi) decisamente a favore dell’opzione societaria22.

Appunto entro questa cornice andrebbero considerati i momenti fondamentali all’ori­gine dell’inazione di fronte alla questione spagnola, che si possono sintetizzare, antici­pando le conclusioni del nostro intervento, in tre aspetti fondamentali, il primo di ca­rattere più generale, il secondo e il terzo già più interni alla congiuntura specifica che si veniva ad affrontare:

17 Su cui rinviamo a G. Procacci, Il socialismo intemazionale, cit.18 Sull’episodio, documentato nell’archivio Sai presso lo Iisg, ci limitiamo a rinviare a quanto scrive M. Mancini, L ’Ios la questione del fronte unico negli anni trenta, in “Annali”Feltrinelli, 1983-84, cit., in particolare alle pp. 184-188.19 L’articolo di Bauer in “Der Kampf” (ed. di Praga), a. I, n. 8, dicembre 1934, pp. 274-280.20 Oltre i citati saggi del Mancini, si veda E. Collotti, Appunti su Friedrich Adler segretario della Internazionale Operaia Socialista, in “Annali”, Feltrinelli, 1983-84, cit., pp. 65-103 (in particolare il paragrafo 5).21 E. Collotti, Appunti su Friedrich, in particolare pp. 99-103.22 Su ciò ancora E. Collotti, Adler, cit.; e per un caso particolare Mario Mancini, La politica internazionale de! la­burismo inglese nella seconda metà degli anni trenta (marzo 1936-settembre 1939), in “Storia contemporanea”, a. XI, n. 4-5, ottobre 1980, pp. 747-857.

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1) le divisioni interne e le divergenze tra gli interessi dei vari partiti affiliati alla Ios; essendo ormai chiara la diversificazione tra coloro che attribuivano la priorità assoluta alla lotta antifascista e la volontà delle de­mocrazie occidentali e di una parte dei parti­ti socialdemocratici di addivenire comunque ad un compromesso con le dittature fasciste;

2) l’influenza della politica di non inter­vento di cui si fece protagonista proprio il partito socialista francese Sfio responsabile, con Léon Blum, del governo di Fronte popo­lare in Francia;

3) il dissidio insanabile tra i partiti socia­listi sulla questione dell’unità antifascista e in particolare sulla questione dell’unità d’a­zione con i partiti comunisti.

Solidarietà verbale e carenza di solidarietà attiva

Sarebbe facile elencare le occasioni nelle quali la Ios espresse la sua solidarietà con i difensori della repubblica. Per giunta, sin dal manifesto ai lavoratori di tutti i paesi del 28 luglio 1936 la Ios, e con essa la Fsi, si di­mostrò consapevole che in Spagna era in at­to una offensiva generale del fascismo inter­nazionale (“Les fascistes de tous les pays ont salué dans la révolte militaire en Espagne une nouvelle et forte espérance d’extension de l’influence fasciste permettant de généra­liser l’alliance guerrière des fascismes”) che implicava una risposta decisa e quanto più unitaria possibile (“Les défenseurs de la paix ne peuvent opposer la désunion et l’inactivi­té aux coupes portés par le fascisme dans l’accomplissement conscient de son oeuvre de perturbation. Une politique de paix ne peut se mener par des demi-mesures et des demi-sympathies. Qui veut la paix doit être prêt à la deféndre [corsivo originale]... La

paix est indivisible. Seule une politique de paix active et décidé qui assure la véritable sécurité collective, peut encore sauver le monde de l’offensive des tanks, des avions de bombardement et des gaz de combat.

Politique de paix, signifie politique antifa­sciste. A la classe ouvrière incombe le devoir d’organiser le rassemblement des masses et la direction d’une politique de paix antifa­sciste consciente. Ecrasez le fascisme par tous le moyens et dans tous les pays”)23.

Il significato dell’aggressione alla Spagna in vista dell’accerchiamento delle democra­zie occidentali, e nell’immediato della Fran­cia, fu ben presente a Louis de Brouckère, il quale come presidente della Ios ai primi di agosto era in Spagna. De Brouckère che fu, con Nenni, Deutsch, Delvigne, Zyromski e altri esponenti della Ios, il più deciso soste­nitore dell’appoggio attivo, sin dalle sue pri­me lettere dalla Spagna sembrò prevedere che la divisione o, peggio, la neutralità sulla questione spagnola avrebbero significato il trionfo del fascismo. Di fronte ai diversi li­velli di appoggio che il fascismo dava ai ri­belli — solidarietà morale, sostegno diplo­matico, rifornimento di armi e munizioni — la “reserve presqu’absolue” dell’atteggia­mento di Francia e Inghilterra non poteva non suscitare sdegno e protesta: “Loin de moi, l’intention d’accuser les gouvernements qui dirigent aujourd’hui les démocraties oc­cidentales. Je sais qu’ils subissent les dures conséquénces de tout un passé de capitula­tion, pour en pas dire de lâchete. Je veut leur faire confiance. Eux seuls peuvent sa­voir avec exactitude par quels moyens ils pourront rétablir le droit, prévenir les lou­ches entreprises des dictatures. Mais il faut qu’ils agissent, sans délai”24.

E di lì a poco precisava ancora meglio: “Si l’Espagne républicaine est de taille à lut-

23 “I.I.”, n. 28 del 28 luglio 1936 già citato.24 Così in Louis de Brouckère, Guerre en Espagne, in “I.I.” , vol. XIII, n. 29, 5 agosto 1936, pp. 296-298.

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ter seule et sans aide d’aucune sorte contre son propre fascisme, il lui est impossibile de résister avec ses seules ressources aux efforts combinés de tous les fascismes européens. J ’ai la convinction absolue que nous som­mes arrivés à un moment décisif pour le maintien de la paix, de la démocratie et du socialisme... Maintenant, ou jamais. Peut- être l’Europe n’a-t-elle plus que quelques jours pour se décider. Si elle demeure encore irrisolue et craintive, elle aura fixé son terri­ble destin!”25.

Questa seconda lettera di de Brouckère compariva lo stesso giorno in cui il governo Blum annunciando la chiusura della frontie­ra con la Spagna diede di fatto il via al patto cosiddetto del non intervento nel presuppo­sto, rivelatosi presto infondato, che anche le altre potenze seguissero l’esempio della Francia26. Non conosciamo i dettagli della riunione degli organismi dirigenti della Ios e della Fsi che ebbero luogo il 21 agosto, ma sappiamo che essa ascoltò una relazione di de Bruckère e Jouhaux di ritorno dalla Spa­gna e che esaminò anche un messaggio in­viato dalla Spagna da Nenni27. Il pensiero di de Brouckère l’abbiamo appena riferito; quello di Nenni è facilmente ricostruibile at­traverso ciò che egli andava in quei giorni scrivendo28. C’è di più, nel momento in cui

avveniva la riunione citata il patto del non intervento era di dominio pubblico: impossi­bile quindi che non se ne fosse discusso; bi­sogna pensare che il silenzio che fu mante­nuto in proposito per qualche settimana fos­se dettato solo da esigenze di cautela e di ri­guardo nei confronti della politica e della persona di Léon Blum.

Tuttavia, questo silenzio non poteva dura­re a lungo. Nenni incalzava: contro la “ma­schera della neutralità” il proletariato inter­nazionale e la democrazia socialista d’Euro­pa e del mondo non dovevano tollerare un solo istante “que les fascismes d’Allemagne et d’Italie fournissent au fascisme espagnol les armes pour assommer le peuple, la répu­blique et le socialisme”29. A distanza di due settimane, e come spesso sarebbe avvenuto non solo con la presenza ma certo dietro la sollecitazione dei rappresentanti del partito socialista spagnolo (Jemenez de Asna) e del­la Union General de Trabajadres (Pascual Tomas), gli organismi dirigenti della Ios e della Fsi non poterono esimersi dall’asso- ciarsi alla denuncia presso la Società delle Nazioni ad opera del ministero degli Esteri spagnolo dell’intervento armato di Italia e Germania “même depuis leur signature du pacte de non-intervention”30. Era il primo invito esplicito a Francia e Inghilterra per-

25 L. de Brouckère, Voyage en Espagne, ivi, n. 30, 8 agosto 1936‘, pp. 303-305.26 Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Torino, Einaudi, 1963, cap. XXXI; specificamente per la po­litica del governo Blum: Michel Bilis, Socialistes et pacifistes. L ’intenable dilemme des socialistes français (1933- 1939), Paris, 1979, tutta la parte II, in particolare pp. 178-79.27 Cfr. comunque M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna a!patto tedesco-sovietico, cit., pp. 200-201 e la notizia in “I.I.” , vol. XIII, n. 33, 25 agosto 1936, p. 317.28 Di lui si veda tra gli altri Le Devoir du Proletariat International dans la Révolution d ’Espagne, in “I.I.”, vol. XIII, n. 32, 21 agosto 1936, pp. 312-314 e l’articolo nel “Nuovo Avanti” del 29 agosto 1936 ora in Spagna, cit., in particolare alla p. 170 nella quale scriveva: “La battaglia potrebbe essere considerata come definitivamente vinta, se il principio della neutralità, che il governo francese si è sforzato di fare accettare alla totalità degli Stati, non fosse, per alcuni di questi Stati, che una mera ipocrisia. È certo che, senza alcun intervento esterno, il tempo lavora per noi”.29 P. Nenni, Un Gouvernement du Peuple à la tête du Peuple en Arme, in “I.I .”, vol. XIII,n. 36, 12 settembre 1936, pp. 333-334 (a proposito del governo Caballero).30 La classe ouvrière international ne peut être neutre. Une résolution de l ’Ios et de ta Fsi au sujet de l ’Espagne (sul­la riunione del 28 settembre), in “I .I .”, vol. XIII, n. 39, 29 settembre 1936, pp. 361-362; inoltre M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna, cit., pp. 201-202.

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ché riesaminassero la loro posizione. Seguì il 26 ottobre, alla luce degli sviluppi dell’inter­vento italo-tedesco, la richiesta esplicita dei due Bureaux a Francia e Inghilterra a revo­care l’accordo di non intervento e a ado­perarsi perché fosse ristabilita la piena liber­tà commerciale per la Spagna repubblica­na, “dont la défense doit être au premier rang des préoccupations du prolétariat mon­dial”31.

Questo pronunciamento non poteva non esigere un mutamento di rotta soprattutto da parte del governo francesce guidato da Léon Blum; se ne ebbero infatti echi al Con­siglio Nazionale della Fsi che si riunì il 7 e 8 novembre, ma che si concluse con un ulte­riore compromesso: si invitava il governo francesce a dare applicazione alla dichiara­zione dei due Bureaux, al tempo stesso in cui si confermava a grande maggioranza la fidu­cia a Léon Blum, l’ispiratore e il più convin­to assertore della politica di non intervento32.

Nonostante ogni denuncia e ogni pressio­ne neppure la conferenza di Londra della Ios e della Fsi convocata per il 10 e I’l l mar­zo del 1937, ancora una volta su esplicita ri­chiesta degli esponenti spagnoli che vi vole­vano invitati anche i rappresentanti dell’In­ternazionale comunista, nonostante l’assai critico rapporto di Nenni, sul quale tornere­mo, modificò nella sostanza la politica della

Ios: non si addivenne alla denuncia del non intervento, ma si auspicò che ne venissero corretti gli inconvenienti adottando un mi­gliore sistema di controlli navali e terrestri33. E tutto ciò ben essendo consapevoli dello squilibrio fra le parti che la politica del non intervento aveva provocato e ben consape­voli anche che essa era il prezzo (la politica del “moindre mal” , ma a spese della Spa­gna!) che Blum pagava alle componenti bor­ghesi della sua coalizione di governo per non rompere la maggioranza. Non diversamente si spiega che il rapporto del segretariato del­la Ios per il 1936 potesse dare una valutazio­ne sostanzialmente corretta delle motivazio­ni delle conseguenze del non intervento sen­za che ciò portasse sostanzialmente a modi­ficarne nei fatti la linea politica — (“Il est donc incontestable — si legge sul documento appena citato — que la politique de non in­tervention quels qu’aient été ses mobiles... évolua d’abord d’une façon unilaterale au désavantage du gouvernement espagnol. Ce­ci suscite des vives inquietudes au sein du mouvement ouvrièr international”)34.

La Ios era certo incalzata dalla Interna­zionale comunista a uscire da un impegno che rimaneva pur sempre essenzialmente propagandistico, ma era incalzata anche dai suoi elementi maggiormente impegnati in Spagna; lo stesso partito francesce era tut- t’altro che unito dietro Blum, la cui politica

31 “L I.” , vol. XIII, n. 43, 28 ottobre 1936, p. 419; M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna, cit., pp. 202-203.32 “LL”, vol. XIII, n. 45, 9 novembre 1936, p. 443, Les socialistes français et l ’Espagne; ancora M. Bilis, Sociali­stes et pacifistes, cit., in particolare a p. 195 la sottolineatura del disagio che la politica del non intervento creava agli stessi amici politici di Blum e del pericolo di confusioni (sul versante dell’antibolscevismo o del pacifismo della destra) cui essa dava luogo. Ma neppure l’estrema sinistra della Sfio era unita: basti pensare alla contrapposizione Zyromski-Pivert (proprio a proposito del CN del novembre, cfr. M. Bilis, op. cit., p. 207). In generale, sulla que­stione è da vedere il non più recente ma sempre valido saggio di Giorgio Rovida, // Fronte popolare in Francia e la guerra civile spagnola, in “Rivista storica del socialismo”, n. 10 (maggio-agosto 1960) e n. 18 (gennaio-aprile 1963).

Cfr. M. Mancini, op. cit., p. 205, che cita dal resoconto stenografico conservato nell’archivio del Tue; il testo della risoluzione della conferenza di Londra in “I .I .” , vol. XIV, n. 8, 13 marzo 1937, pp. 95-99; il rapporto di Nen­ni in P. Nenni, Per la Spagna. Con la Spagna, Paris, s.a. (ma 1937), ora anche in Spagna, cit., pp. 188-197.34 Cfr. Rapport du Sêcrétariat pour la période s ’étendant du 1er janvier 1936 au 31 décembre 1936, nel supplemen­to delle “I.I.”, Documents et Discussions, vol. XIV, n. 3, 19 marzo 1937, pp. 111-141 (specificamente sulla guerra di Spagna alle pp. 113 sgg.).

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trovava un insperato appoggio nell’equivoco pacifismo delle ali estreme, sulla destra e sulla sinistra del socialismo francese. Già al­l’epoca dell’assedio di Madrid Nenni e Deutsch fecero appello ad aiuti e solidarietà “contre le massacre des malheureux de Madrid”35; Vandervelde, che certo non era un estremista rivoluzionario, a proposito della questione dell’aggressione fascista alla Spagna si dimise dal governo belga per dis­sociarsi (a quanto si sa) dalla politica di non intervento che era sostenuta dall’allora mini­stro degli Esteri, lo stesso Spaak, che in anni precedenti si era collocato all’ala sinistra dell’Ios36; un altro esponente belga Jean Delvigne, segretario del Pob e animatore del Fondo di solidarietà con la Spagna, dove si era trasferito, espresse ben l’insofferenza per la politica ispirata da Blum in una lapidaria frase: “Pour aider l’Espagne, les mots ne suf­fisent pas”, specificando chiaramente che la Spagna non mendicava nulla a nessuno: ’’Nous ne demandons pas des armes pour l’E­spagne: elle peut les acheter. Nous deman­dons simplement qu’on restitue au governe- ment légitime les droits dont on l’a frustré”37.

Contemporaneamente, dopo la vittoria di Guadalajara, esponenti socialisti ed espo­nenti comunisti firmavano un appello comu­ne a sostegno della lotta per la libertà della Spagna; l’appello recava le firme di Deutsch e Delvigne, socialisti, e dei comunisti Marty, Gallo (Longo) e Dahlem38. Ma erano le fir­

me di uomini che si erano impegnati di per­sona, non impegnavano i rispettivi partiti, tanto meno l’Internazionale socialista.

Il 1° maggio del 1937 fu dedicato dalla Ios alla solidarietà con la Spagna39. Alla fine dello stesso mese di maggio i due Bureaux sostennero la denuncia di Alvarez del Vayo presso la Società delle Nazioni dell’aggres­sione fascista, chiedendo l’immediato ritiro dalla Spagna delle forze italiane e tedesche e respingendo ogni tipo di equiparazione giu­ridica o morale con i volontari accorsi in di­fesa della libertà della Spagna40. Ma neppu­re quando decisero di inviare a Ginevra una propria delegazione per esercitare pressioni sulla Società delle Nazioni e indurla a rico­noscere il diritto del legittimo governo spa­gnolo di procurarsi le armi sul mercato internazionale41 i due Bureaux uscirono dai limiti di una politica fatta essenzialmente di pronunciamenti verbali e di sostanziale ri­spetto di una autorità come quella della Sdn che era ormai completamente screditata ed esautorata nella comunità internazionale.

Fu il partito socialista spagnolo che anco­ra una volta sollecitò i due Bureaux a fare proprie una serie di proposte, fra l’altro non particolarmente radicali, che non esprimes­sero solo una vaga solidarietà, ma che si possono interpretare anche come una critica velata e il tentativo di dare la sveglia ai par­titi socialisti che alle proclamazioni verbali non facevano seguire alcuna conseguenza

35 Sotto il titolo A la conscience du monde, in “I.I .”, vol. XIII, n. 48, 3 dicembre 1936, pp. 474-475.36 Cfr. “I.I .” , vol. XIV, 4 febbraio 1937, p. 34, ma è stato anche giustamente rilevato come si sia trattato tra i mi­nistri socialisti nei diversi paesi d’un gesto isolato.37 Jean Delvigne, Pour aider l ’Espagne, les mots ne suffisent pas, in “I.I .” , vol. XIV, n. 14, 16 aprile 1937, pp. 175-177.38 Pour le Soutien de la Lutte de l ’Espagne pour la liberté, suppl. Documents et Discussions, alle “I.I.” , vol. XIV, n. 4, 12 aprile 1939, pp. 172-173; l’appello era in data 26 marzo 1937.39 Cfr. F. Adler, La Manifestation du Premier Mai sera une manifestation pour l'Espagne, in “I.I.” , vol. XIV, n. 16, 28 aprile 1937, pp. 203-207; lo scritto è interessante anche perché, secondo un motivo tipico della personalità di Adler, sembra di scorgere la sua consonanza con la tradizione antimilitarista dell’anarchismo spagnolo.40 Telegramma del 25 maggio ad Alvarez del Vayo, in “I.I .” , vol. XIV, n. 19, 26 maggio 1937, pp. 221-222.41 La delegazione doveva essere composta da de Brouckère e Longuet per la Ios, da Citrine e Jouhaux per la Fsi, secondo le “I.I.” , vol. XIV, n. 38, 17 settembre 1937, pp. 371-372.

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pratica. Trattandosi di un testo che definì l’atteggiamento ultimo della Ios e della Fsi sulla questione spagnola, un testo che è sta­to definito l’atto di scioglimento del “diffici­le matrimonio del movimento socialista con il non intervento”42 riteniamo utile riprodur­lo integralmente: “Les Bureaux de l’Ios et de la Fsi, réunis à Paris le 24 juin 1937, en face de la situation extrêmement grave crée par la dénonciation du contrôle internatio­nale par l’Allemagne et l’Italie révélant les intentions dangereuses du fascisme interna­tional qui attaque l’Espagne; déclarent ac­cepter sans réserves les propositions suivan­tes soumis par les répresentans du Parti so­cialiste Ouvrier Espagnol et de l’Union Gé­néral du Travail; que la solidarité morale vis-à-vis de la cause de l’Espagne républicai­ne témoignée maintes fois par les adhérents et les dirigeants des Internationales, ainsi que les résolutions de Londres (19 mars 1937), et de Genève (17 juin 1937) consta­tant la faillite du contrôle, obligent à agir comme suit:

1. Faire pression sans délai, et par tous les moyens, sur les gouvernements adhéren­ts à la Sdn afin qu’en accord avec le Pacte ils aident le gouvernement espagnol à récu­pérer son indépendance politique et territo­riale.

2. Imposer le retour à la liberté de com­merce afin que le gouvernement espagnol —

dont la légitimité est hors de doute — puisse acquérir les armes nécessaires à la defense de son territoire et de son droit.

3. Etendre les obligations inéquivoques de solidarité envers la cause de l’Espagne ré­publicaine à tous les militantes et à toutes les organisations responsables, adhérant aux Internationales.

Les deux Internationales engagent toutes leurs sections affiliées à l’application la plus énergique de ces directives”43.

Dal 31 luglio all’8 agosto del 1937 la Ios in­disse la settimana internazionale di solidarietà per la Spagna che era stata deliberata a Lon­dra nel marzo precedente44. Ma a giudicare dalle notizie pubblicate dal bollettino della Ios l’eco presso i singoli partiti non dovette essere travolgente45. Soltanto una ricerca capillare partito per partito potrebbe correggere questa prima impressione. Essa metterebbe certo in evidenza almeno in alcuni partiti la crescente divaricazione tra la politica dei gruppi dirigen­ti e parlamentari e le sollecitazioni di gruppi di militanti, se non in generale della “base”, verso la solidarietà con la Spagna46.

La Ios, in sostanza, non riusciva a venire a capo del compito che sarebbe stato così la­pidariamente sintetizzato da Nenni: “Contre Franco, l’Espagne républicaine suffit large­ment à elle même. Contre Franco plus Mus­solini, plus Hitler, l’Espagne ne pourra pas éternellement suffir à elle même”47. In real-

42 M. Mancini, L ’Ios dalia guerra di Spagna, cit., p. 206.43 Les Revendications de la République espagnole sont celles de la classe ouvrière internationale, in “I.I .” , vol. XIV, n. 26, 28 giugno 1937, pp. 272-273: testo approvato dai Bureaux congiunti il 24 giugno a Parigi.44 Cfr. “I.I.” , vol. XIV, n. 29, 14 luglio 1937, pp. 291-295: in questa occasione furono diffuse le parole d’ordine per la settimana di propaganda.4' In questo senso furono registrate le prese di posizione del Consiglio generale del Pob del 23 luglio, in Documents et Discussions, n. 9 del 28 luglio 1937, e del Consiglio nazionale del movimento operaio inglese del 2 agosto 1937 (ivi, n. 10).46 Per il caso inglese un esempio probante è offerto dall’analisi di M. Mancini, Politica internazionale ed equilibri interni nel Labour Party alia fine degli anni trenta: il caso del Labour Spain Committee, in corso di pubblicazione negi Atti del seminario dell’Università “La Sapienza” di Roma “Esperienze e problemi del movimento socialista fra le due guerre” (1986).47 P . Nenni, L ’Internationale devant les problèmes d ’un deuxième hiver de guerre en Espagne, in “I.I .” , vol. XIV, n. 42, 18 ottobre 1937, pp. 412-414; sono gli stessi concetti che Nenni espliciterà nell’intervista al “Nuovo Avanti” del 18 settembre 1937, ora in Spagna, cit., pp. 202-206.

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tà, far propria l’istanza di Nenni significa­va, in primo luogo, condividere l’analisi, che era il presupposto della sua proposta operativa, circa l’indissolubilità della sorte della Spagna da quella della democrazia in Europa e del proletariato internazionale; in secondo luogo, porsi concretamente il pro­blema degli strumenti attraverso cui realiz­zare quella solidarietà (l’idea in qualche momento vagheggiata da Nenni e da pochi altri di uno sciopero generale del proletaria­to europeo non trovò spazio nei dibatti­ti della Ios). Vedremo appunto che né sul primo né sul secondo punto esistevano nel­la Ios le condizioni di consenso che consen­tissero il passaggio dalla solidarietà delle parole alla solidarietà dei fatti e delle azioni.

Prevalere d’interessi nazionali e fine dell’in- ternazionalismo

Il segno che la Ios nel suo complesso non era in grado di esprimere né una posizione né un’azione incisiva fu dato dal fatto che do­po la dichiarazione del 28 settembre 1936, nella quale si riconosceva esplicitamente che il meccanismo del non intervento non aveva funzionato, nessuna iniziativa sostanziale accompagnò la traduzione operativa di quel­la constatazione, che rimaneva dunque pla­tonica. Né il governo francesce di Léon Blum si sentì impegnato a rivedere le sue po­sizioni; né il Labour Party in Inghilterra ri­tenne di dovere impegnare il governo britan­nico in una azione più incalzante al di fuori dell’opposizione puramente parlamentare e

dell’utilizzazione degli strumenti forniti dal­la Società delle Nazioni48. La presenza di due linee alternative e di fatto non concilia­bili fu confermata nella riunione dei due ese­cutivi — Ios e Fsi — a Parigi del 4 e 5 di­cembre 1936. In essa si prospettarono due alternative molto esplicite: una prima posi­zione sosteneva la necessità di un intervento congiunto dell’Internazionale socialista e dell’Internazionale comunista, contando sull’appoggio attivo dell’Unione Sovietica; la seconda era attestata sul miglioramento del meccanismo di controllo del patto di non intervento. Per quanto le fonti tuttora lacu­nose ci permettono di chiarire, i sostenitori dell’appoggio incondizionato alla repubblica spagnola erano rappresentati essenzialmente da Deutsch, da Nenni, da Edo Fimmen, il potente esponente del sindacato internazio­nale dei trasporti dal cui appoggio dipende­va in buona misura il flusso dei rifornimenti alla Spagna, da Vandervelde e Louis de Brouckère, esponenti della Ios ritenuti in al­tre circostanze uomini della “destra”, ma che nel contesto della lotta contro il fasci­smo e per la difesa della democrazia aveva­no assunto un atteggiamento decisamente favorevole ad una mobilitazione totale delle forze, comunisti compresi. L’intreccio tra difesa della democrazia in Spagna e unità d’azione con i comunisti si rivelava a questo punto indissociabile49. Non a caso a difesa tenace del non intervento e del sistema per ottenerne il controllo accanto a Léon Blum, nel quale prevalevano preoccupazioni di po­litica interna relative alla situazione del Fronte popolare in Francia, si posero anche

48 È quanto ci sembra confermato dai saggi citati dal Mancini, in particolare da quello pubblicato in “Storia con­temporanea”.49 Cfr. M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna al patto tedesco-sovietico, cit., p. 204, ed ivi in particolare il ri­chiamo al forte intervento di de Brouckère contro il non intervento conservato in Iisg, Archivio SAI 2673 c. Anche la corrispondenza intercorsa in quest’epoca tra J. Deutsch e F. Adler (conservata nello stesso Archivio), citata dallo stesso Mancini, era orientata nel medesimo senso di sollecitare un serio impegno della los per il recupero della liber­tà della repubblica di procurarsi i rifornimenti sul mercato internazionale.

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altri partiti, quali la maggioranza degli espo­nenti laburisti inglesi e comunque tutti gli al­tri partiti che rifiutavano comunque qualsia­si forma di collaborazione con l’Internazio­nale comunista50. Non è forse neppure ca­suale che non più tardi del 5 dicembre 1936 Léon Blum pronunciasse alla Camera dei deputati parigina un appassionato discorso in difesa del non intervento, ad onta dei ri­sultati deludenti che i primi mesi della sua attuazione avevano messo in evidenza. Blum difendeva in sostanza una causa che gli ap­pariva senza risultati ma ancor più senza al­ternative, perché l’unica alternativa possibi­le, ossia l’intervento deciso della Francia in aiuto alla Spagna, sarebbe stata a suo avviso contraria agli interessi nazionali della Fran­cia; con una buona dose di autoillusione Blum arrivava alla paradossale conclusione che la Francia aveva salvato la pace, perché aveva impedito che la guerra in Spagna fos­se degenerata in una nuova conflagrazione generale51. Che era proprio il contrario del tipo di analisi che avanzavano Nenni e i vo­lontari che combattevano in Spagna. Lo scontro non era solo tra due diverse valuta­zioni del significato di ciò che accadeva in Spagna — sacrificare la Spagna per circo­scrivere le potenzialità di conflitti nuovi e salvare la pace da una parte; il sacrificio del­la Spagna, come modo per incoraggiare l’aggressività delle potenze fasciste e quindi accelerare il pericolo di guerra dall’altra, — ma anche tra tutela di interessi nazionali e principio di solidarietà internazionale e in­ternazionalista.

Se esaminiamo lo scambio di lettere tra Nenni e Adler della fine del 1936 possiamo comprendere meglio quale posta era in gioco nel dibattito all’interno della Ios. Nenni

chiese insistentemente (certo nelle lettere ad Adler del 7 ottobre e del 6 dicembre 1936 che sono a nostra conoscenza) che l’Interna­zionale socialista fosse presente con una propria colonna di volontari senza confon­dersi con le Brigate internazionali, che ac­crescevano il prestigio e la forza del partito comunista spagnolo e dell’Internazionale comunista. Ma sul piano generale erano gli sviluppi stessi della guerra, vale a dire la prospettiva di una guerra di lunga durata e non solo l’internazionalizzazione del conflit­to, che imponevano nuove forme di inter­vento: “Gli ordini del giorno, il soccorso al­le vittime, i barattoli di marmellata, l’agita­zione stessa all’interno dei singoli paesi, non sono più sufficienti a tradurre concretamen­te i nostri doveri di solidarietà nella guerra civile che tende a generalizzarsi”52. Sono concetti che si ritrovano nei contemporanei articoli che Nenni scriverà per il “Nuovo Avanti” e per gli altri organi di stampa della Ios. La risposta di Adler del 16 dicembre si fondava su due elementi fondamentali: 1) non era opportuno proclamare apertamente l’intenzione di quel tipo di intervento, me­glio procedere praticamente senza dirlo. La demagogia fascista avrebbe infatti colpi­to i paesi (e i partiti) che si fossero espo­sti nel senso proposto e avrebbe frustrato l’efficacia della loro azione; 2) non era nep­pure possibile che i partiti socialisti si assu­messero la tutela e la guida degli uomini dei rispettivi partiti che si trovavano in Spa­gna, perché semplicemente non disponevano in Spagna di uomini in grado di svolgere quella funzione. Restando confermato il mandato a Nenni di rappresentare la Ios nel­le Brigate internazionali, Adler confermava contemporaneamente che nessun altro impe-

50 M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna, cit., p. 204.51 11 testo del discorso in L ’Oeuvre de Léon Blum (1934-1937), Paris, 1964, pp. 396-404.

Come egli scriveva nella lettera del 6 dicembre 1936 ad Adler, nel volume citato degli “Annali”, Feltrinelli, pp. 223-224; questo è un leitmotiv ricorrente negli scritti di Nenni di questo periodo.

L’Internazionale operaia e socialista e la guerra civile in Spagna 17

gno poteva essere assunto dalla Ios53. Prima ancora di tornare sulle motivazioni dell’ini­ziativa di Nenni, è opportuno fare subito una breve precisazione sul significato della risposta di Adler. Ancora un volta, non sap­piamo in quale misura Adler stesso aderisse alle cose che scriveva; riteniamo che egli esprimesse, come spesso è possibile consta­tare, non il suo vero pensiero, ma il punto di vista della maggioranza dei partiti della Ios. In realtà, la scissione tra la proclamazione aperta delle intenzioni e l’effettività dell’a­zione pratica significava soltanto che di fat­to ben pochi partiti, se si esclude quello bel­ga e minoranze di altri partiti, erano disposti a impegnarsi a fondo nella questione spa­gnola. Adler era politico troppo esperto e militante troppo emotivamente coinvolto in tutta la storia del socialismo internazionale per non capire quale significato e quale riso­nanza avrebbe avuto una campagna di aper­ta ma anche attiva solidarietà: nessuna soli­darietà internazionale è possibile solo per vie clandestine. Il metodo da lui proposto finiva per diventare, al di là delle buone intenzioni, l’alibi dell’inerzia. Ancora meno attendibile era poi l’affermazione che i partiti non di­sponevano, ad eccezione di quello italiano, di uomini da impegnare in Spagna. La verità che ancora una volta veniva a galla era che molti partiti socialisti non erano disposti a compromettersi apertamente contro il fasci­smo, sia che non credessero ad una minaccia del fascismo internazionale, sia che ritenes­sero in tal modo di poter addomesticare e te­nere a freno l’aggressività del fascismo. In entrambi i casi la loro posizione era sbaglia­ta, ma denunciava la loro indisponibilità per la lotta.

Non risulta comunque che si fosse sfrutta­ta l’occasione offerta dall’iniziativa di Nenni per discuterne l’intera portata. A noi pare che essa vada ricostruita e interpretata nel

modo seguente. Il contesto dell’opera di Nenni, che è certo l’esponente della Ios che più chiaramente ha lasciato la traccia del suo comportamento nella vicenda spagnola, ci consente di dire che la sua iniziativa non era dettata da spirito di puro attivismo anti­fascista; ma essa non va interpretata neppu­re in chiave anticomunista, come tentativo di arginare il dilagare dell’influenza comuni­sta in Spagna. Non crediamo di forzare i te­sti avanzando l’ipotesi che l’argomentazione di Nenni era in realtà più complessa all’in­terno di una visione strategica che guardava al significato dell’impegno dell’antifascismo italiano, che meglio di molti altri aveva indi­viduato nella Spagna il punto da cui muove­va l’attacco generale del fascismo e del nazi­smo contro l’Europa, ma che soprattutto era consapevole degli sviluppi interni della Spagna e dei rapporti di forza all’interno della Spagna. Quando Nenni chiedeva il raf­forzamento della presenza socialista in Spa­gna chiedeva un più diretto aiuto non solo al Fronte popolare spagnolo e alla causa com­plessiva dell’unità antifascista, ma anche e soprattutto al partito socialista spagnolo. Nenni era profondamente consapevole delle divisioni interne al movimento operaio spa­gnolo e allo stesso partito socialista e non mancò di esternare pubblicamente il suo di­sappunto per l’evoluzione dell’atteggiamen­to di Caballero in una direzione che conside­rava unilateralmente rivolta a valorizzare l’anarchismo a scapito della più larga allean­za antifascista. Proprio per questo riteneva che fosse necessario rafforzare il partito so­cialista e frenare le spinte centrifughe che si contrapponevano all’interno di esso, essen­do il partito socialista il solo a suo avviso ca­pace di egemonizzare anche le frange liber­tarie che davano un potenziale insostituibile alla difesa della repubblica, che era anche una rivoluzione sociale in atto. Questa anali­

53 In “Annali” , Feltrinelli, cit., p. 224.

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si discendeva dalla consapevolezza che la forza del partito comunista era stata il ri­sultato di una larga adesione popolare “sen­timentale”, che rispondeva all’entità degli aiuti dell’Internazionale comunista e della capacità di organizzazione e di conseguenza di mobilitazione delle masse che in questo contesto il partito comunista aveva acquisi­to. Ma Nenni non si nascondeva i limiti del partito comunista e non esitò a denunciarne il settarismo e gli inutili eccessi. Per questo, nella sua ottica, la forza dell’elemento liber­tario e gli errori del settarismo compiuti da altri settori dell’antifascismo (leggi: dai co­munisti) predestinavano in certo senso il par­tito socialista ad una posizione di guida, più che nel movimento operaio, nella conduzio­ne politica della guerra. In altri termini, il partito socialista in quanto la forza capace di rallier al Fronte popolare a un tempo le forze dell’anarchismo e quelle del repubblicanesi­mo moderato: il partito socialista, cioè, visto come protagonista e momento centrale di un blocco politico che era anche il blocco sociale in cui guerra e rivoluzione si fondevano in­dissociabilmente. Di qui la necessità assoluta dell’impegno a suo favore della Ios, non quindi solo per una opzione ideologica, né per la priorità attribuita in ogni senso all’uni­tà delle forze antifasciste, ma per una precisa valutazione di carattere politico54. Oltre tut­to, la semplice somma dell’impegno delle due Internazionali sarebbe stata di per sé un fattore moltiplicatore della mobilitazione che doveva sostenere la lotta del popolo spa­gnolo.

La conferenza di Londra del marzo del 1937 offrì certamente l’occasione più idonea per un chiarimento delle posizioni all’interno

della Ios e per la definizione del comporta­mento dell’Internazionale di fronte alla que­stione spagnola. Dai materiali dell’archivio di Amsterdam dobbiamo dedurre che si trat­tò di una delle riunioni più frequentate della Ios, un fatto di per sé significativo dell’inte­resse con cui l’opinione socialdemocratica seguiva gli avvenimenti spagnoli55. Anche se l’atmosfera politica inglese non sembrava la più adatta a svegliare la Ios, Nenni fece un energico tentativo per disincagliare l’azione della Ios dalle secche del non intervento e in secondo luogo per dare all’aiuto alla Spagna uno sbocco politico e non soltanto un rilievo umanitario. Con un riferimento esplicito al­l’ostacolo che era stato rappresentato dalla posizione di Blum, ma anche da quella dei governi nei quali siedevano i rappresentanti di partiti affiliati alla Ios (ricordiamo allora fra l’altro, oltre che in Francia, in Belgio, in Danimarca, in Svezia, in Finlandia e in Ce­coslovacchia) che avevano aderito al patto di non intervento, Nenni rivendicò energica­mente l’autonomia d’azione dell’Internazio­nale: “La nostra azione, la nostra politica, dobbiamo determinarle in maniera autono­ma e indipendente da quella dei governi, an­che se a direzione socialista, i quali sono co­stretti, perché governi di coalizione, perché governi parlamentari, a tener conto di fattori che non agiscono direttamente su di noi. Quindi alla domanda: Che fare?, rispondo: prima di tutto intensificare l’agitazione per­ché l’opinione mondiale acquisti sempre più la coscienza che la guerra di Spagna è una guerra europea; in secondo luogo, lottare per ristabilire la Spagna repubblicana in tutti i suoi diritti; in terzo luogo, mobilitare le mas­se per boicottare con tutti i mezzi l’interven-

54 Lo sviluppo della linea di Nenni nel corso della guerra di Spagna è analizzato sotto il profilo della elaborazione del “sistema di sicurezza collettiva”, quale “blocco della potenza antifascista” con “il suo correlativo elemento della po­litica di unità d’azione” nel saggio di Bruno Tobia, Pietro Nenni e la politica dell’Internazionale Operaia Socialista (1930-1939), nel volume citato degli “Annali” , Feltrinelli, in particolare pp. 160 sgg.

Cfr. Iisg, Archivio SAI, 932; i dati collimano con quelli offerti da M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna ai patto tedesco-sovietico, cit., p. 205, che ha potuto consultare un resoconto stenografico dal dibattito nell’archivio del Tue.

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to fascista, per esigere dai governi, per esigere dalla Società delle Nazioni il non intervento fascista in Spagna. Questa propaganda è indi­spensabile in tutti i paesi e soprattutto qui in Gran Bretagna dove si direbbe che la politica governativa sia ispirata alla volontà determi­nata, categorica di lasciare la via libera alla vittoria fascista in Ispagna”56.

Nenni, ovviamente, non ignorava né le ri- percussioni che sulla causa della Spagna e dell’unità proletaria e popolare avevano avuto e avevano i processi di Mosca né la propaganda contro il pericolo bolscevico. Sui processi di Mosca già Adler aveva preso posizione a nome della Ios57 e altri autorevo­li esponenti dell’Internazionale avrebbero espresso nelle sedi più diverse il rifiuto di ap­provare e la prassi che si instaurava in Unio­ne Sovietica e la logica che contraddiceva a ogni tentativo di apertura di fronte popola­re58. Ciononostante niente poteva cancellare il fatto che l’aiuto più consistente alla Spa­gna repubblicana era venuto dall’Unione Sovietica e questo era quello che il popolo spagnolo avrebbe apprezzato e questo era quello che anche la Ios doveva valutare nel momento in cui si discuteva del modo di sta­re a fianco della Spagna. Un’ultima essen­ziale citazione a questo proposito nella quale Nenni criticava esplicitamente l’impostazio­ne della conferenza di Londra: “... la confe­renza di Londra, così come è stata organiz­zata, non ha corrisposto né al desiderio dei

compagni spagnoli, né alle esigenze della si­tuazione. È doloroso, per non dire scandalo­so, che ancora non sia possibile abbattere le frontiere artificiali che separano il movimen­to socialista da quello comunista. È assurdo che all’azione unitaria del governo spagnolo non corrisponda, sul piano internazionale, l’unità d’azione fra la Internazionale sociali­sta e la Internazionale comunista. Lo so: ci sono i processi di Mosca che hanno posto a molti di voi, a molti di noi, un doloroso ca­so di coscienza. Ma c’è anche l’aiuto dell’U­nione Sovietica alla Spagna che dovrebbe avere un peso decisivo sulle nostre coscienze e sul nostro orientamento. C’è di più: c’è che in tutta una serie di paesi la classe ope­raia è condannata alla disfatta senza l’unio­ne fraterna, senza l’azione comune dei so­cialisti e dei comunisti, senza il Fronte Po­polare che è condizionato dall’unità d’azio­ne dei partiti operai e marxisti. C’è che nella nuova situazione che si va delineando in Eu­ropa, nessuna azione costruttiva è possibile senza il concorso dell’Unione Sovietica”59.

La linea e il linguaggio di Nenni non era­no quelli delPInternazionale; erano, al più, quelli di una minoranza. La linea della Ios non era quella della mobilitazione delle mas­se ma quella degli appelli ai governi e alla Società delle Nazioni. Anche quando nel gennaio del 1938 la riunione congiunta della Ios e della Fsi approvò alPunanimità l’enne­simo ordine del giorno Nenni-Zyromski60 la

56 P. Nenni, Per la Spagna. Con la Spagna, cit., pp. 7-8.57 F. Adler, Les procès de Moscou, Procès au Sorcellerie. Pour tenter de s ’entendre avec Georges Dimitrov, in

vol. XIII, n. 42, 17 ottobre 1936, pp. 396-418. E già in precedenza, il 21 agosto, presidenza e segreteria della Ios e della Fsi avevano inviato al presidente del consiglio dei commissari del popolo a Mosca un telegramma a pro­posito del processo Zinoviev, in cui si chiedeva il rispetto di garanzie giuridiche, il cui significato era di sottolineare i problemi politici e morali che il processo di Mosca tornava a sollevare proprio nel momento in cui la classe ope­raia internazionale si trovava unita nella solidarietà con i lavoratori spagnoli.58 La questione dei processi di Mosca non poteva non colpire in particolare Otto Bauer, allora più che mai impe­gnato nel tentativo di spostare la Ios sul terreno dell’unità d’azione; di lui si veda fra l’altro intervento Les Fusilla­des de Moscou, in “I .I .” , vol. XIII, n. 34, 29 agosto 1936, pp. 321-324, in cui sottolineava come quanto avveniva a Mosca rischiasse di distruggere il capitale morale conquistato dall’Urss con la politica di fronte popolare, e Grund- satzliches zu den Hinrichtungen in Moskau, in “Der Kampf” (ed. di Praga), a. 3, n. 10, ottobre 1936, pp. 394-399.59 P. Nenni, Per la Spagna. Con la Spagna, cit., pp. 11-12.60 Se ne veda il testo ora in P. Nenni, Spagna, cit., pp. 214-215.

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contraddizione tra le proclamazioni di soli­darietà e la mancanza di conclusioni politi­che e pratiche rimase.

Certamente, alla base dell’inazione non vi era solo il comodo paravento della politica di non intervento, che consentiva a molti partiti socialdemocratici di non impegnarsi a fondo sulla questione spagnola. Vi era an­che la consapevolezza che nessuna mobilita­zione popolare era possibile senza il chiari­mento dei rapporti con i comunisti. Si ripe­teva quanto già avvenuto all’epoca della campagna contro l’aggressione italiana all’Etiopia61. Per giunta, i fatti di maggio del 1937 a Barcellona avevano fornito argo­menti agli avversari dell’unità d’azione con i comunisti. L’uccisione di Nin e di Berneri erano fatti che ponevano problemi di co­scienza almeno altrettanto grandi di quelli ai quali accennava Nenni a proposito dei pro­cessi di Mosca. Ancora più scalpore provo­carono forse nelle file della Ios la scomparsa di Mark Rein, figlio dell’esponente mensce­vico e influente membro della Ios Raphael Abramovich62, e quella di Camillo Berneri, l’esponente anarchico ben noto e rispettato non solo nelle file dell’emigrazione italiana, la cui uccisione fu fortemente denunciata dai socialisti italiani63. Allo stato attuale del­le fonti non è possibile stabilire l’incidenza che la repressione in Catalogna, e il livello della loro conoscenza, ebbero sull’atteggia­

mento della Ios: nelle sue fonti ufficiali non si trova traccia di alcuna reazione. Resta pe­rò il fatto che per coloro che erano più diret­tamente impegnati in Spagna, l’eco negativa di quegi avvenimenti non fu in alcun modo sufficiente a produrre un mutamento di comportamento. Citiamo ancora una volta i casi di Nenni e di J. Deutsch che, per quanto scontati, sono nondimeno significativi per la valutazione politica generale concorde che emerge, al di là della dissociazione dagli ec­cessi, circa l’esito nonostante tutto positivo della repressione attuata in Catalogna. Ri­chiesto da Bauer di informazioni sulla situa­zione in Catalogna, Deutsch rispose di non potere entrare nel merito di quanto era suc­cesso, perché data la sua posizione “tecnica” di ufficiale dell’esercito repubblicano non aveva voluto dare l’impressione di prendere posizione sui problemi interni della Spagna; tuttavia rilevava che all’esterno si dava un’impressione non corretta dei fatti e am­metteva senza alcuna esitazione che la “con­seguenza di questi eventi è stata il rafforza­mento del potere centrale” e l’unificazione del comando militare, una “svolta” che, se portata al successo, aggiungeva, “potrà esse­re molto importante per il corso ulteriore della guerra”64. La stessa conclusione sem­bra trarre Nenni, laddove pur criticando “errori o deviazioni”, ingiustizie e settari­smi, annoverava (in un intervento all’esecu-

61 Per cui basti il rinvio generale al già citato lavoro del Procacci.62 Al di là di echi in opere generali, l’episodio è stato riaffrontato recentemente da P. v. zur, Miihlen, Spanien war, cit., pp. 192-199, il quale peraltro non fa che raccogliere i possibili indizi emersi nelle più diverse testimonianze sen­za potere sciogliere alcun interrogativo.63 II “Nuovo Avanti” dell’8 maggio 1937 anticipava un durissimo giudizio sull’insurrezione di Barcellona (sotto il titolo Non pugnalate la rivoluzione!); il 15 maggio affiorava nel corsivo II sanguinoso conflitto fratricida di Barcel­lona la notizia in circostanze non ancora precisate della morte di Berneri, cui il 22 maggio veniva dedicato (a p. 3) un commosso ricordo a firma di Angelo Tasca, che ricordava la comune lontana milizia nelle file del movimento giovanile socialista, e di Alberto Jacometti (Un militante e un asceta). Nel ristampare nel 1958 i suoi scritti nel più volte citato volume Spagna, Nenni ha voluto aggiungere una nota nella quale, criticando impietosamente l’insurre­zione del Poum, scrive fra l’altro: “Nella feroce atmosfera di pogroom creata dalla più criminale delle insurrezioni, l’assassinio di Berneri è stata una delle cose più tristi” (p. 158 nota 2). Vale la pena di sottolineare che il giudizio di Nenni sui fatti di Barcellona del 1958 ripete il giudizio che egli già ne aveva dato nel 1937, come dovrebbe risultare chiaro anche da quanto esposto nel testo.

Lettera di J . Deutsch a O. Bauer del 16 maggio 1937, ora in Fiir Spaniens Freiheit, cit., pp. 237-238.

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tivo della Ios nel gennaio del 1938) tra i fat­tori che avevano aggravato in ogni senso la situazione la “confusione creata dalla molte­plicità dei poteri nella prima fase della rivo­luzione”, che nel contesto della crisi gover­nativa del maggio del 1937 non può non ri­ferirsi anche ai fatti di Catalogna65. Ma an­cora più esplicito in questo senso egli era già stato nell’agosto precedente commentando i lavori del Comitato nazionale del partito so­cialista spagnolo che si era riunito nel luglio a Valenza. In questa occasione egli aveva sottolineato l’importanza che era stata data alla priorità alla lotta e alla guerra, antici­pando anche la critica ai contrasti interni so­cialisti e all’atteggiamento di Caballero da una parte e alla tendenza dei comunisti dal­l’altra a far pesare il loro ruolo più di quan­to non fossero autorizzati a fare, “misant d’une façon immodérée sur les circostances d’ordre international qui les poussaient au premier rang”. Ma in particolare aveva va­lutato positivamente l’orientamento unitario che si risolveva “contre la dispersion et la multiplication des pouvoirs, contre les comi­tés anarchisents qui usurpent les droits et les fonctions de l’Etat, contre certains syndicats aussi qui ne savent voir au delà de la catégo­rie qu’il représentent et dont la gestion des affaires s’est traduite par une baisse de cin­quante pour cente dans la production”66.

Nenni aveva sollevato — come abbiamo già visto — la necessità di abbinare all’unità d’azione che in Spagna era diventata realtà, l’unità d’azione delle Internazionali sociali­sta e comunista per rafforzare il segno della solidarietà internazionale. Per Nenni questa è una costante dell’azione che egli svolgerà

nel corso di tutta la guerra di Spagna; il 26 luglio del 1937 il rinnovo della carta dell’u­nità d’azione tra socialisti e comunisti italia­ni contiene anche, come motivo di novità, la sottolineatura esplicita dell’unità come stru­mento per moltiplicare gli sforzi a difesa della Spagna repubblicana67.

Ma ciò che era possibile in base alla deli­berazione dell’Esecutivo della Ios del 15 no­vembre 193468 nel partito spagnolo, in quel­lo italiano, e nel modo più paradossale in quello francese, dove l’unità d’azione con i comunisti non aveva impedito la spaccatura clamorosa sulla questione del non interven­to, non era possibile per l’Internazionale nel suo complesso. La cronaca degli incontri tentati fra le due Internazionali socialista e comunista è la cronaca di un fallimento: più ancora essa attesta il carattere oltre che pa­ralizzante addirittura destabilizzante che aveva per la Ios qualsiasi presa di contatto con l’Internazionale comunista, al tempo stesso in cui attesta la frettolosità e la man­canza di tatto con cui l’Internazionale co­munista avanzò le sue proposte, frettolosità e mancanza di tatto che, come sempre, con­tinuarono ad alimentare il timore che la ri­cerca delle possibilità di azioni comuni na­scondesse obiettivi di pura strumentalizza­zione. Con un nulla di' fatto si era risolta la prima proposta dell’Ic dell’unità d’azione per la Spagna: il 14 ottobre del 1936, su sol­lecitazione dell’Ic, de Brouckère e Adler si erano incontrati con Cachin e Thorez in rap­presentanza dell’Ic; probabilmente già am­maestrati da quanto era avvenuto sul finire del 1934 (allora Vandervelde e Adler si era­no incontrati con gli stessi Thorez e Cachin),

65 Cfr. P. Nenni, Spagna, cit., pp. 207-213 (la citazione nel testo da p. 209).66 P. Nenni, La Charte espagnole de l ’Unité d ’action, in “I.I .” , vol.XIV, n. 35, 30 agosto 1937, pp. 355-358.67 Cfr. L ’Action Commun entre Socialistes et Communistes italiens, in “I.I.” , vol. XIV, 2 agosto 1937, pp. 323-325.68 In quella data l’Esecutivo della Ios aveva finito per lasciare liberi i singoli partiti affiliati di stringere caso per ca­so intese con i partiti comunisti indipendentemente da una intesa generale tra Ios e le che doveva rivelarsi impossi­bile.

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de Brouckère e Adler esclusero sia la convo­cazione proposta di una conferenza delle due Internazionali, sia la promozione di ini­ziative comuni. Eano già in atto parallele iniziative di solidarietà, fu l’argomentazione dei rappresentanti della Ios, nulla c’era da modificare in questa linea di condotta69. Meno semplice dovette apparire il fatto puro e semplice di respingere un nuovo incontro con i rappresentanti dell’Ic all’inizio di giu­gno del 1937, allorché a seguito del bombar­damento di Almeria con la partecipazione della marina tedesca i partiti operai spagnoli sollecitarono nuovamente l’intervento delle Internazionali. Due fatti nuovi indussero, a quanto si può arguire, de Brouckère e Adler a non respingere a priori l’invito di Dimitrov (inviato a de Brouckère il 4 giugno) per un nuovo incontro delle tre Internazionali (comprendendo la Fsi) con la proposta di creare una Commission de contacte: il fatto che l’iniziativa era stata sollecitata dall’ap­pello comune del partito socialista e del par­tito comunista spagnoli e probabilmene la preoccupazione per la piega che ormai stava prendendo lo sviluppo della guerra. Prote­stando che né lui come presidente né Adler come segretario erano autorizzati a creare il comitato comune delle tre Internazionali proposto da Dimitrov, de Brouckère aveva fatto cadere l’iniziativa, ma alla immediata replica polemica di Dimitrov dell’8 giugno, de Brouckère rispondeva a sua volta il 12 giugno accettando un incontro a scopo in­

formativo70. L’incontro avvenne e fu quello di Annemasse (Ginevra) del 21 giugno, dopo che la notizia dei contatti trasmessa dalla stampa aveva sollevato una tempesta nelle file della Ios — il caso più clamoroso fu la minaccia del partito olandese e anche di altri di abbandonare la Ios — e le stesse dimissio­ni di de Brouckère e Adler, poi respinte sen­za un sostanziale chiarimento: ma su ciò ci siamo già soffermati in altra sede71. Ad An­nemasse non fu concluso alcun accordo, contrariamente all’interpretazione che tende a sottolineare la storiografia di ispirazione comunista72; ad Annemasse fu solo concor­dato un comunicato comune, dal quale ri­sultava che non vi erano divergenze di prin­cipio sulle rivendicazioni (fine del blocco contro la Spagna repubblicana e ripristino dei diritti della Spagna e del patto della So­cietà delle nazioni) delle Internazionali, che vi era anche la possibilità di azioni comuni evitando tuttavia “attriti non necessari” (una clausola estremamente limitativa alla luce dei rapporti che esistevano tra le Inter­nazionali) e nel quale non si escludeva infi­ne, a tempi brevi, l’eventualità di nuovi con­tatti per l’invio concreto di aiuti73. Il 25 e 26 giugno l’esecutivo della Ios respinse bensì le dimissioni dei suoi vertici dirigenti, ma li condannò anche all’impotenza, mettendo in dubbio anche soltanto la possibilità che essi prendessero contatti meramente informativi con rappresentanti dell’Internazionale co­munista. Allorché il 20 novembre 1937 Ca-

69 Si veda l’informazione fornita in “I .I .” , vol. XIII, n. 42, 17 ottobre 1936, pp. 388-389.70 Iisg, Arch. SAI, 3046: contiene il dossier con cui Adler comunicò ai membri dell’esecutivo della Ios il carteggio scambiato tra Dimitrov e de Brouckère, nonché il telegramma di Albarda ad Adler (ed altre prese di posizione del partito olandese) cui si fa riferimento nel testo, nonché il dossier relativo alle dimissioni poi respinte di de Brouckè­re e Adler. La versione italiana della lettera di dimissioni di de Brouckère e della risposta di Adler si può vedere nel­l’appendice a M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna al patto tedesco-sovietico, cit., pp. 221-223. Su tutta la vi­cenda si possono vedere anche le “I.I.”, vol. XIV, n. 22, 9 giugno 1937, p. 243.71 E. Collotti, Appunti su Friedrich Adler, cit., pp. 101-103.2 Ci riferiamo all’opera a cura di Werner Kowalski, Geschichte der Sozialistischen Arbeiter-Internationaie (1923-

1940), Berlin (DDR), 1985, p. 247 (finora la prima e unica opera che abbracci cronologicamente l’intera vicenda della Ios).73 II comunicato dell’incontro di Annemasse del 21 giugno 1937 in Iisg, Arch. SAI, 3046 cit.

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chin e Thorez a nome dell’le proposero una nuova riunione comune per dare seguito ai colloqui di Annemasse, de Brouckère e Adler risposero che le riunioni comuni non rientravano nel metodo concordato ad An­nemasse di procedere senza “überflüssige Reibungen”74. All’esecutivo della Ios di Bru­xelles del gennaio 1938 Nenni richiamò esplicitamente rincontro di Annemasse:

“La Spagna del Fronte popolare — disse fra l’altro — non ha mai compreso ed am­messo i pregiudizi che hanno reso impossibi­le fino ad ora l’azione comune con l’Inter­nazionale comunista e che hanno impedito di fare un passo innanzi sulla prima confe­renza di Annemasse, la quale aveva acceso molte speranze. Essa comprende ed ammette ciò di meno in meno, avendo coscienza che la guerra civile in Spagna altro non è che un episodio della guerra civile, su scala mondia­le, di cui il fascismo è l’agente provocatore. Senza una larga politica di unione nell’azio­ne diventa impossibile vincere la battaglia della pace ed assicurare il progresso della de­mocrazia” .

Gli spunti di Nenni sono interessanti an­che perché egli aveva ormai realizzato piena­mente la svolta che il fascismo aveva impres­so allo sviluppo dell’Europa, che era entrato a suo dire nella fase della “guerra civile”; per questo egli chiedeva anche un aggiorna­mento della piattaforma dell’Internazionale, che definisse “la politica della classe operaia nella pace e nella guerra” , partendo dal pre­supposto che “l’azione politica della classe operaia è impossibile senza una dottrina ri­voluzionaria ed una tattica appropriate alle condizioni storiche dello sviluppo della so­

cietà”75. Sono considerazioni che appaiono, a rileggerle oggi, in singolare analogia e sin­tonia con alcuni dei motivi dominanti della spietata analisi del fallimento della Ios che sarebbe stata sviluppata da Friedrich Adler un anno dopo76. Ma sono anche considera­zioni che mostrano ormai quanto fosse pro­fonda la divisione all’interno della Ios, tanto più se si considera che la Ios non si indusse a modificare atteggiamento neppure dopo che nel giugno 1937 Italia e Germania minaccia­rono di uscire dal Comitato del non inter­vento. Significativo appare che neppure alla fine di gennaio del 1939 fu possibile una qualche azione comune delle Internazionali, quando ormai la causa della Spagna repub­blicana era perduta e la posta in gioco era rappresentata soltanto dall’iniziativa per il salvataggio dei profughi, per proteggerne e garantirne l’afflusso e l’accoglimento in Francia. Alle sollecitazioni di Cachin, de Brouckère rispose allora (il 27 gennaio del 1939) che “personalmente era sempre dispo­sto” a incontrare lui e i suoi amici77: solo che la causa della Spagna non richiedeva contatti amichevoli e personali, ma decisioni politiche. Ma come già era avvenuto in oc­casione della guerra d’Abissinia la Ios si tro­vò travolta e paralizzata dai propri contrasti interni.

Gli stessi conflitti che si riprodussero in forme addirittura più radicali nell’Interna­zionale giovanile socialista, fatta oggetto in anni recenti di uno studio, per la verità più descrittivo che problematico, di Erich Wit- tmann78. Uno studio che comunque merita di essere ricordato in questo contesto perché ancora una volta richiama proprio a propo-

74 Si veda il dossier sul nuovo scambio di lettere tra i rappresentanti delle due Internazionali in Documents et Di­scussions, vol. XIV, n. 16, 28 novembre 1937, pp. 108 sgg.75 P. Nenni, Spagna, cit., in particolare alle pp. 211-213.76 Si veda il richiamo alle fonti in E. Collotti, Appunti su Friedrich Adler, cit., pp. 65-67.77 Iisg, Arch. SAI, 3047.78 Erich Wittmann, Zwischen Faschismus und Krieg. Die sozialistische Jugendinternationale 1932-1940, Wien, 1982, specificamente sulla guerra di Spagna alle pp. 107 sgg.

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sito della questione spagnola i dissensi inter­ni tra la maggioranza, orientata in senso an­cor più fortemente anticomunista dell’Inter­nazionale maggiore, e la minoranza. La fu­sione, alla vigilia della rivolta nazionalista nella primavera del 1936, tra la gioventù so­cialista e la gioventù comunista spagnola in un’unica organizzazione, sotto la segreteria di Santiago Carillo, il futuro segretario del partito comunista spagnolo che allora pro­veniva dalla gioventù socialista79, un esem­pio della radicalizzazione in atto nel sociali­smo spagnolo, creò un serio imbarazzo e una situazione singolare nell’Internazionale giovanile socialista. Infatti, la nuova orga­nizzazione spagnola si trovò ad essere a se­guito della fusione la componente numeri­camente e politicamente più importante del­l’Internazionale giovanile. La sua caratteriz­zazione politica — e il fatto che essa si tro­vò a fare contemporaneamente parte del­l’Internazionale giovanile socialista e di quella comunista — ne fece un corpo estra­neo alla Igs. Invece di fungere da tramite di collegamento anche rispetto alle due Inter­nazionali maggiori essa, avvicinandosi sem­pre più all’Internazionale comunista, finì per rappresentare un puro terreno di scon­tro: nell’estate del 1939, a guerra di Spagna conclusa, fu espulsa dall’Internazionale gio­vanile socialista: una sorte che forse, perdu­rando la guerra, le era stata risparmiata sol­tanto per la gravità che avrebbe assunto un gesto di dissociazione di solidarietà di que­sta portata.

Durante ancora la guerra di Spagna VAn­schluss austriaco e più tardi il patto di Mo­naco, che di fatto consegnò la Cecoslovac­chia nelle mani della Germania nazista, mi­sero in evidenza anche la crisi di credibilità

delle democrazie occidentali. Ancora nell’e­state del 1938, quando ormai era stato rove­sciato dalla destra, nonostante ogni poste­riore riflessione critica, Blum difese la vali­dità della politica che aveva adottato nel corso del 1936 e 193780; i laburisti inglesi non uscirono neppure dopo Monaco dalla loro linea di opposizione parlamentare. No­nostante l’impegno senza limiti di alcuni leaders e di qualche centinaio di militanti, la Ios non riuscì a elaborare una linea all’al­tezza della situazione. Ciò che essa soprat­tutto non comprese, sotto la pressione dei partiti che con maggiore miopia si illudeva­no di allontanare dai rispettivi paesi la mi­naccia di una aggressione nazista (fra di essi per l’appunto l’Olanda, la Danimarca, la Svezia), era il carattere ormai indivisibile della minaccia del fascismo come della dife­sa contro di esso. Chi, come Deutsch, aveva sperato che la Spagna potesse resistere sino a quando fosse intervenuto un mutamento della congiuntura internazionale81 dovette essere duramente deluso, perché Monaco non fu la fine ma l’apoteosi dell’appease­ment, per cui l’estrema difesa della Catalo­gna arrivò pur sempre troppo presto per consentire che la dilatazione del conflitto come conflitto mondiale provocasse con il rovesciamento degli schieramenti il riassor­bimento della Spagna nella lotta delle de­mocrazie. Ma la Ios, con il prevalere degli interessi nazionali e la fine dell’internazio­nalismo, scontò pure il processo di smobili­tazione delle energie e della potenzialità del­le lotte di massa che si era accompagnato al processo di parlamentarizzazione dei partiti socialisti. Senza tenere conto della moltepli­cità di fattori che abbiamo cercato di richia­mare nel corso delle nostre argomentazioni,

Per le vicende della fusione è d’obbligo il rinvio al saggio di Ricardo Vinas, La formacion de las Juventudes Socialistes Unificadas (1934-1936), Madrid, 1978.80 M. Bilis, Socialistes et pacifistes, cit., pp. 187-188.81 J. Deutsch, L ’Espagne tiendra-t-elle?, in “I.I.” , vol. XIV, n. 41, 11 ottobre 1937, pp. 401-402.

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e non solo della capacità o superiorità d’ini­ziativa delle potenze fasciste, non sareb­be possibile comprendere perché il socia­lismo internazionale non arrivò a compren­dere quella che a molti militanti era ap­parsa invece una verità elementare. Appun­

to, come era detto nell’appello del Nata­le 1936 di Marty e Nenni, che “le trincee che solcano la terra di Spagna sono le trin­cee della libertà dell’Europa”82.

Enzo Collotti

82 In P. Nenni, Spagna, cit., p. 179, questo era anche il titolo d’apertura del “Nuovo Avanti” del 2 gennaio 1937.