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S tu d i e ricerche
L’Internazionale operaia e socialista e la guerra civile in Spagna
di Enzo Collotti
Lo scoppio della guerra civile spagnola e la sua immediata estensione a conflitto di carattere internazionale trovarono l’Internazionale operaia e socialista (d’ora in poi Ios) nel pieno della crisi provocata dall’avvento del nazionalsocialismo in Germania e dalla estromissione dalla politica attiva nei rispettivi paesi della socialdemocrazia tedesca prima e del partito socialista austriaco dopo, ossia dei due principali partiti socialisti del continente europeo. Se il movimento austriaco potè continuare sino al 1938 una efficace attività illegale e potè fare pesare una presenza attiva negli organismi dirigenti della Ios, di tutt’altro rilievo in senso negativo fu il peso della socialdemocrazia tedesca, così duramente travolta dal nazismo. Ma non è di questo che intendiamo parlare adesso, se non come uno dei presupposti per comprendere come il ruolo certamente centrale che il movimento operaio internazionale ha avuto nella guerra di Spagna venga generalmente identificato con il ruolo e l’influenza dell’Internazionale comunista.
Scopo di questo nostro lavoro è di cercare di spiegare per quale ragione la componente socialista del movimento operaio internazionale risulti così marginale nella vicenda spagnola, che pure tanta emozione suscitò nel
mondo intero, e nello stesso tempo precisare i contenuti e i limiti dell’atteggiamento e della presenza dell’Ios nella vicenda di Spagna.
Crisi della Ios e incapacità di mobilitazioneDopo i tentativi di mobilitazione antifasci
sta in occasione della campagna contro il riarmo accelerato dalla grande crisi e dall’ascesa nazista (movimento Amsterdam-Pleyel) e soprattutto in occasione della guerra del fascismo italiano contro l’Abissinia, specificamente studiati dal Procacci1, la Spagna fu il momento decisivo che sottolineò la fine dell’egemonia dell’Internazionale socialdemocratica sul proletariato dell’Europa centro-occidentale, già intaccata dal trionfo del nazismo e del fascismo in Germania e in Austria.
Poiché non è possibile attribuire l’influenza in ascesa dei partiti comunisti solo alla politica di Fronte popolare ufficializzata dal VII congresso del Comintern, converrà esaminare più da vicino l’evoluzione della politica dell’Ios in rapporto al caso specifico della Spagna nel quadro del contesto più generale dei rapporti all’interno del movimento operaio internazionale. Probabilmente, lo stato delle fonti ancora assai
Questo intervento è stato oggetto di comunicazione al Secondo convegno internazionale sulla guerra civile spagnola (1936-1939): “La guerra e la rivoluzione in Catalogna”, Barcellona, 4-7 novembre 1986.1 Giuliano Procacci, II socialismo internazionale e la guerra d ’Etiopia, Roma, Editori Riuniti, 1978.
Italia contemporanea” marzo 1987, n. 166
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lacunoso e disperso non consente se non una prima provvisoria messa a punto delle ragioni per le quali la forza organizzata sulla carta maggioritaria del movimento operaio internazionale risultò sul piano operativo nettamente marginale rispetto all’impegno realizzato dalla Terza Internazionale e dai partiti comunisti. Al di là di un pregevole saggio di Mario Mancini, la storiografia presenta in proposito un vistoso vuoto, che risponde certo alla scarsa visibilità della presenza della Ios in Spagna ma che non contribuisce a sciogliere problematicamente gli interrogativi che sorgono da questa situazione2.
I dirigenti socialisti che si impegnarono nella battaglia in difesa della repubblica e della democrazia in Spagna furono immediatamente consapevoli della loro condizione di inferiorità come corrente politica nell’ambito del volontariato internazionale, ma soprattutto del fatto di non essere sostenuti alle spalle da una forte organizzazione che non svolgesse soltanto un’azione propagandistica. Scrivendo il 6 dicembre 1936 a Friedrich Adler, segretario della Ios, Pietro Nenni, che già in precedenza aveva anticipato questo problema (almeno sin dall’inizio di ottobre), sottolineava il “grave errore politico” che compiva l’Internazionale
socialista disinteressandosi di organizzare in modo autonomo i militanti socialisti di vari paesi e di vari partiti che si battevano in Spagna e che si erano, in quel vuoto, naturalmente aggregati alle Brigate internazionali organizzate dall’Internazionale comunista3.
Se si considerano le testimonianze dei pochi altri dirigenti socialisti di rilievo internazionale che si batterono in Spagna si ha la conferma di questo stato di cose. Julius Deutsch, l’ex capo dello Schutzbund austriaco, attesta nelle sue memorie il peso della presenza di Nenni e la scarsa influenza socialista nelle file di tedeschi e austriaci combattenti nelle Brigate internazionali4; più di recente gli ha fatto eco Rolf Reventlow, che di Deutsch fu l’aiutante, scrivendo che “né i socialdemocratici tedeschi né^uelli austriaci e neppure i belgi si preoccupavano dei propri aderenti che combattevano in Spagna. Soltanto il partito socialista italiano tutelava la propria gente in Spagna”5. Una testimonianza che è stata erroneamente tradotta in sede di ricostruzione storica nell’infondata affermazione che il partito socialista italiano emigrato avrebbe trasferito in questo periodo la sede della propria direzione dalla Francia alla Spagna6.
2 Mario Mancini, L ’Ios della guerra di Spagna al patto tedesco-sovietico, nel volume degli “Annali” Feltrinelli dedicato a L ’Internazionale Operaia e Socialista tra le due guerre (a cura di Enzo Collotti), Milano, 1985, pp. 199-224, fondato su un’accurata esplorazione degli archivi del Tue e dell’Istituto di storia sociale di Amsterdam (citato in seguito Iisg).3 Nenni a Friedrich Adler il 6 dicembre 1936, in appendice al saggio citato del Mancini, p. 223; ma già il 7 ottobre Nenni aveva proposto ad Adler, ivi, l’organizzazione di una “forte colonna internazionale” che raccogliesse i volontari socialisti; per quel che sappiamo suggerimenti analoghi erano partiti anche da altri esponenti socialisti, certo da Deutsch che ripetutamente sollecitò i compagni austriaci nell’emigrazione a non fare venire meno la solidarietà internazionale (cfr. fra l’altro lettera di Deutsch a Otto Bauer del 30 marzo 1937, ora nel voi. a cura del Dokumen- tationsarchiv des òsterreischen Widerstandes, Für Spaniens Freiheit. Oesterreicher an der Seite der Spanischen Re- publik 1936-1939. Eine Dokumentation, Wien, 1986, pp. 236-237).4 Julius Deutsch, Ein weiter fVeg. Lebenserinnerungen, Wien, 1960, pp. 263-264. Lo scarso interesse dell’emigrazione socialdemocratica tedesca per la causa della Spagna è ora sottolineato da Patrik v. zur Miihlen, Spanien war Hire Hoffnung. Die deutsche Linke im Spanischen BUrgerkrieg 1936 bis 1939, Berlin-Bonn, 1985, p. 124.5 Rolf Reventlow, Spanien in dieserà Jahrhundert. BUrgerkrieg, Vorgeschichte und Auswirkungen. Wien-Frank- furt-Zürich, 1968, p. 174; lo stesso Reventlow aveva sollecitato gli organi dirigenti della Ios perché si occupassero dei volontari socialdemocratici, scontrandosi, come egli scrive, con “la meschinità difensiva” dei partiti socialisti dell’Europa occidentale, che temevano di esporsi ad attacchi fascisti.6 Come ripete appunto P. v. zur Miihlen, Spanien war, cit., pp. 120 e 126.
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Le testimonianze citate rispecchiano tuttavia in gran parte la situazione reale. Non conosciamo una Statistica neppure approssimativamente attendibile sulla composizione politica o partitica delle Brigate internazionali, tanto meno dei volontari stranieri che militarono direttamente nell’esercito repubblicano o in organismi dell’apparato dello stato spagnolo, al di là della' generica e attendibile affermazione che la maggioranza degli Interbrigadisten era di provenienza comunista7. Dei leaders socialisti presenti in Spagna quelli che maggiormente si impegnarono furono certamente Pietro Nenni, Julius Deutsch (come generale dell’esercito repubblicano, non nelle Brigate internazionali), R. Reventlow, come già detto, e Jean Delvigne, l’esponente belga incaricato del Fondo di solidarietà di Ios e Fsi con la Spagna8. Dirigenti che furono anche, e in particolare Nenni, eccellenti fonti di informazione e di analisi sulla situazione nei confronti del segretariato della Ios.
I numerosi articoli pubblicati principalmente da Nenni sull’organo interno della Ios “Informations Internationales” ne fanno
fede9; così come l’impegno del “Nuovo Avanti” nel riferire le prese di posizione e i dibattiti sulla questione spagnola nell’ambito della Ios confermano che per nessun altro partito socialista come per quello italiano nell’emigrazione la polarizzazione sulla guerra di Spagna fu un momento essenziale di esperienza nell’impostazione e nella pratica della lotta antifascista. Credo che forse non si è ancora riflettuto a sufficienza neppure sul significato che è da attribuire al fatto, probabilmente non casuale, che furono due esponenti italiani, Nenni per il Psi e Togliatti per il Pei, a fornire per conto delle (o alle) rispettive Internazionali le valutazioni più acute sugli sviluppi interni e internazionali della situazione spagnola.
La Ios non lesinò certo parole di solidarietà con la causa dei democratici e dei socialisti spagnoli, né lesinò gli aiuti cosiddetti umanitari grazie alla mobilitazione per la raccolta di fondi e materiali sanitari, generi alimentari e vestiario in collaborazione con la Federazione sindacale mondiale, come dagli appelli lanciati alle proprie organizzazioni e ai militanti gravitanti intorno alla Ios e
7 Non ci risulta che sia mai stata tentata una statistica accurata della composizione politica dei volontari in Spagna, se non su scala territorialmente molto ridotta (per es. per la Lombardia); in effetti, anche pubblicazioni recenti come il volume già citato Fiir Spaniens Freiheit dimostrano efficacemente la difficoltà di ricostruire oggi non solo la composizione politica e sociale ma anche quella numerica dei combattenti stranieri; nel caso specifico dell’Austria, i cui volontari vengono spesso a torto confusi con quelli tedeschi, il curatore del volume è riuscito a ricostruire oltre 1600 nominativi; sulle difficoltà della ricostruzione si veda fra l’altro quanto egli scrive alle pp. 369-70.
Le statistiche riprodotte da vari autori che fanno ascendere l’apporto dei comunisti tra il 60 e I’80 per cento, al di là dell’impossibile esattezza matematica, non fanno che confermare un generico dato di fatto; secondo una statìstica del partito comunista spagnolo (riprodotta nel volume a cura dell’Associazione italiana combattenti volontari antifascisti in Spagna di Trieste. Antifascisti di Trieste, dell’Istria, dellTsontino e dei Friuli in Spagna, Trieste, 1974, p. 30), i combattenti del partito socialista sarebbero stati 137 su un totale di 3354 italiani (i comunisti 1S19). La cifra del totale qui citata è comunque inferiore di quasi un migliaio di unità ad altri dati diffusi in fonti italiane o straniere (per un raffronto delle disparità di dati offerte dai diversi autori si veda P. v. zur Miihlen, cit., p. 219).8 Alcune notizie sulle visite in Spagna di dirigenti della los e della Fsi in P. v. zur Miihlen, Spanieli IFar, cit., pp. 117-122.9 Anche senza un confronto puntuale tra i testi di Nenni pubblicati nelle “Informations Internationales” e quelli apparsi sul “Nuovo Avanti” e soltanto attenendosi alla raccolta di scritti e discorsi riuniti in Pietro Nenni, Spagna a cura di G. Dallo, Milano-Roma, 1958, è possibile riscontrare, se non l’identità formale, la totale consonanza nel contenuto degli scritti apparsi nelle due diverse fonti. In generale, sull’impegno della stampa socialista a favore della causa della Spagna appare sempre utile l’agile profilo di Gaetano Arfé, Storia dell’Avanti! 1926-1940. Mìla- no-Roma, 1958, pp. 158-205.
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alla Fsi sin dal 28 luglio10. Il risultato più cospicuo di questo tipo di aiuto fu la creazione del centro sanitario di Onteniente, non lontano da Alicante11, la cui importanza ed efficienza fu apprezzata da tutti.
Ciononostante secondo un’autorevole testimonianza “L’Internazionale socialista come tale rimase in Spagna sconosciuta. Conosciute erano solo le singole persone, J. Deutsch, Nenni, Clement Attlee, Vandervel- de, anche de Brouckère e infine, nei sindacati, Walter Schevenels”12. La Cause de L ’E- spagne est celle de la Démocratie universelle: così titolava l’organo dell’Ios l’appello comune di solidarietà contro la sollevazione dei “generali felloni, monarchici e fascisti” uscito dalla riunione comune dei Bureaux della Ios e della Fsi tenuta a Bruxelles il 28 luglio 193613. Tuttavia, a distanza di pochi mesi, se non addirittura di poche settimane, la situazione per l’Internazionale socialista doveva presentarsi più complessa e più ricca di incognite e di contraddizioni di quanto
non farebbe supporre l’apparente decisione e unanime identificazione della causa della Spagna con la difesa tout court della democrazia contro l’aggressione del fascismo internazionale. L’Internazionale socialista non riusciva a esprimere una sua capacità di mobilitazione, né era capace di esprimere neppure l’attivismo di quelle minoranze della sinistra socialista che non era riuscita ad attrarre nella sua orbita e che si erano date una autonoma struttura organizzativa attraverso l’Ufficio di collegamento di Parigi e poi di Londra14, di recente studiato dal Buschak15, del quale faceva parte il Poum e che in ragione della sorte del Poum fu coinvolto nella vicenda spagnola in misura inversamente proporzionale alla modesta entità numerica della forza (non della qualità) dei suoi affiliati16.
Se non può meravigliare che i socialisti più attivamente impegnati in Spagna appartenessero a partiti posti al bando dalle dittature fasciste (in particolare italiani e austria-
10 Cfr. Au travailleurs de tous les pays, in “Informations Internationales” (di seguito citate “I.I .”), voi. XIII, n. 28,28 luglio 1936, p. 294.11 Per l’attività umanitaria si veda la pubblicazione Deux ans d ’aide à l ’Espagne du Fond Internationale de Solidarité (Fsi-Ios), Paris, s.a. (ma 1938).12 R. Reventlow, Spanien in diesem Jahrhundert, cit., p. 174.13 “I.I .” , vol. XIII, n. 27, 28 luglio 1936, pp. 291-292.14 Sin dall’agosto del 1930 era stata creata una Internationale Arbeitsgemeinschaft (Comunità di lavoro) dei gruppi socialisti di sinistra (cui partecipò anche l’ala massimalista dei socialisti italiani), che nel febbraio del 1935 si costituì in Bureau internazionale per l’unità socialista rivoluzionaria, con lo scopo di dare ai gruppi affiliati un livello superiore di coordinamento organizzativo. Alla fine del 1935 aderì al Bureau anche il Poum, che nei mesi immediatamente successivi era destinato a svolgervi una parte di primo piano. Sin dalla fine del 1923 era esistito un Bureau d ’information delle minoranze socialiste di sinistra, chiamato dal 1926 “bureau de Paris” (ne fu segretaria Angelica Balabanov), le cui componenti furono destinate ad essere successivamente riassorbite nella Comunità di lavoro e poi nel Bureau londinese.15 Willy Buschak, Das Londoner Biiro. Europaische Linkssozialisten in der Zwischenkriegszeit, Amsterdam, 1985; in particolare i capp. VII-VIII trattano della guerra di Spagna.16 Un esempio del coinvolgimento nella guerra di Spagna dei gruppi della sinistra socialista può essere offerto dall’attività della Sap, la Sozialistische Arbeiter-Partei nata in Germania nella crisi weimariana nell’ottobre del 1931 con spezzoni della “sinistra” socialdemocratica e della “destra” comunista, che nell’emigrazione trovò proprio in Spagna uno dei suoi principali campi di intervento. Già la sola bibliografia della stampa della Sap nell’emigrazione rivela l’attenzione dedicata alla Spagna: cfr. Die Presse der Sozialistischen Arbeiterpartei Deutschlands im Exil 1933-1939, München, 1981. Tra gli esponenti più rappresentativi della Sap era allora Willy Brandt, che dall’aprile del 1937 fu responsabile dell’organo della Sap per la Spagna “Die Spanische Revolution”; su ciò cfr. anche P. v. zur Mühlen, cit., pp. 51-84.
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ci) e costretti a trovare nell’emigrazione una ragione alla loro lotta, rimangono viceversa da esaminare le motivazioni e le cause della relativa estraneità con la quale la vicenda spagnola fu vissuta dalla Ios. Basterà ricordare che la crisi spagnola sopraggiunse a poco più di un anno dalla discussione sul fronte popolare e sull’unità d’azione che aveva diviso l’Internazionale socialista già all’epoca della guerra d’Abissinia17. E prima ancora proprio lo scontro interno alla Ios a proposito della posizione da assumere nei confronti della proposta di azioni unitarie avanzate dalla Internazionale comunista di fronte alla repressione della rivolta della Asturie, prologo della guerra civile spagnola, e al rifiuto della maggioranza dei partiti della Ios di riconoscere un valore anche soltanto informativo all’incontro che Adler come segretario a Vandervelde come (allora) presidente della Ios avevano avuto il 15 ottobre 1934 a Bruxelles con Thorez e Cachin come rappresentanti dell’Internazionale comunista, era stato un momento rivelatore importante della paralisi cui si avviava la Ios pur sotto rincalzare della minaccia fascista18. Otto Bauer aveva sintetizzato in un vigoroso articolo intitolato Rechtsblock und Links- block in der Internationale i termini dello scontro e la profondità della scissione che serpeggiava nelle file dei partiti socialisti19, rivelando già allora la minaccia di secessione della Ios resa esplicita da una serie di partiti socialisti nell’ipotesi di un qualsiasi accordo (o forse anche solo incontro) con i partiti co
munisti, su cui luce ancora maggiore hanno fatto le più recenti ricerche d’archivio20.
Nel contesto che fa da sfondo all’intera vicenda non va dimenticato neppure che nel febbraio del 1936 F. Adler come segretario della Ios aveva tratto il bilancio della discussione interna da lui avviata sull’atteggiamento che i partiti socialisti avrebbero dovuto tenere nel caso che dovesse scoppiare una nuova conflagrazione mondiale, concludendo malinconicamente che qualora avesse dovuto prevalere l’atteggiamento del partito olandese, che rifiutava qualsiasi prescrizione di atteggiamento da parte dell’Internazionale, ne sarebbero risultati lesi ogni principio di internazionalismo e il fondamento stesso dell’Internazionale come istituzione21. Era chiaro, fra l’altro, che la vecchia polemica mai risolta sulla misura in cui l’Internazionale poteva identificarsi o delegare alla Società delle Nazioni la tutela della pace si era ormai orientata per una serie di partiti significativi (ancora una volta l’olandese, gli scandinavi, con maggiori oscillazioni gli stessi laburisti inglesi) decisamente a favore dell’opzione societaria22.
Appunto entro questa cornice andrebbero considerati i momenti fondamentali all’origine dell’inazione di fronte alla questione spagnola, che si possono sintetizzare, anticipando le conclusioni del nostro intervento, in tre aspetti fondamentali, il primo di carattere più generale, il secondo e il terzo già più interni alla congiuntura specifica che si veniva ad affrontare:
17 Su cui rinviamo a G. Procacci, Il socialismo intemazionale, cit.18 Sull’episodio, documentato nell’archivio Sai presso lo Iisg, ci limitiamo a rinviare a quanto scrive M. Mancini, L ’Ios la questione del fronte unico negli anni trenta, in “Annali”Feltrinelli, 1983-84, cit., in particolare alle pp. 184-188.19 L’articolo di Bauer in “Der Kampf” (ed. di Praga), a. I, n. 8, dicembre 1934, pp. 274-280.20 Oltre i citati saggi del Mancini, si veda E. Collotti, Appunti su Friedrich Adler segretario della Internazionale Operaia Socialista, in “Annali”, Feltrinelli, 1983-84, cit., pp. 65-103 (in particolare il paragrafo 5).21 E. Collotti, Appunti su Friedrich, in particolare pp. 99-103.22 Su ciò ancora E. Collotti, Adler, cit.; e per un caso particolare Mario Mancini, La politica internazionale de! laburismo inglese nella seconda metà degli anni trenta (marzo 1936-settembre 1939), in “Storia contemporanea”, a. XI, n. 4-5, ottobre 1980, pp. 747-857.
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1) le divisioni interne e le divergenze tra gli interessi dei vari partiti affiliati alla Ios; essendo ormai chiara la diversificazione tra coloro che attribuivano la priorità assoluta alla lotta antifascista e la volontà delle democrazie occidentali e di una parte dei partiti socialdemocratici di addivenire comunque ad un compromesso con le dittature fasciste;
2) l’influenza della politica di non intervento di cui si fece protagonista proprio il partito socialista francese Sfio responsabile, con Léon Blum, del governo di Fronte popolare in Francia;
3) il dissidio insanabile tra i partiti socialisti sulla questione dell’unità antifascista e in particolare sulla questione dell’unità d’azione con i partiti comunisti.
Solidarietà verbale e carenza di solidarietà attiva
Sarebbe facile elencare le occasioni nelle quali la Ios espresse la sua solidarietà con i difensori della repubblica. Per giunta, sin dal manifesto ai lavoratori di tutti i paesi del 28 luglio 1936 la Ios, e con essa la Fsi, si dimostrò consapevole che in Spagna era in atto una offensiva generale del fascismo internazionale (“Les fascistes de tous les pays ont salué dans la révolte militaire en Espagne une nouvelle et forte espérance d’extension de l’influence fasciste permettant de généraliser l’alliance guerrière des fascismes”) che implicava una risposta decisa e quanto più unitaria possibile (“Les défenseurs de la paix ne peuvent opposer la désunion et l’inactivité aux coupes portés par le fascisme dans l’accomplissement conscient de son oeuvre de perturbation. Une politique de paix ne peut se mener par des demi-mesures et des demi-sympathies. Qui veut la paix doit être prêt à la deféndre [corsivo originale]... La
paix est indivisible. Seule une politique de paix active et décidé qui assure la véritable sécurité collective, peut encore sauver le monde de l’offensive des tanks, des avions de bombardement et des gaz de combat.
Politique de paix, signifie politique antifasciste. A la classe ouvrière incombe le devoir d’organiser le rassemblement des masses et la direction d’une politique de paix antifasciste consciente. Ecrasez le fascisme par tous le moyens et dans tous les pays”)23.
Il significato dell’aggressione alla Spagna in vista dell’accerchiamento delle democrazie occidentali, e nell’immediato della Francia, fu ben presente a Louis de Brouckère, il quale come presidente della Ios ai primi di agosto era in Spagna. De Brouckère che fu, con Nenni, Deutsch, Delvigne, Zyromski e altri esponenti della Ios, il più deciso sostenitore dell’appoggio attivo, sin dalle sue prime lettere dalla Spagna sembrò prevedere che la divisione o, peggio, la neutralità sulla questione spagnola avrebbero significato il trionfo del fascismo. Di fronte ai diversi livelli di appoggio che il fascismo dava ai ribelli — solidarietà morale, sostegno diplomatico, rifornimento di armi e munizioni — la “reserve presqu’absolue” dell’atteggiamento di Francia e Inghilterra non poteva non suscitare sdegno e protesta: “Loin de moi, l’intention d’accuser les gouvernements qui dirigent aujourd’hui les démocraties occidentales. Je sais qu’ils subissent les dures conséquénces de tout un passé de capitulation, pour en pas dire de lâchete. Je veut leur faire confiance. Eux seuls peuvent savoir avec exactitude par quels moyens ils pourront rétablir le droit, prévenir les louches entreprises des dictatures. Mais il faut qu’ils agissent, sans délai”24.
E di lì a poco precisava ancora meglio: “Si l’Espagne républicaine est de taille à lut-
23 “I.I.”, n. 28 del 28 luglio 1936 già citato.24 Così in Louis de Brouckère, Guerre en Espagne, in “I.I.” , vol. XIII, n. 29, 5 agosto 1936, pp. 296-298.
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ter seule et sans aide d’aucune sorte contre son propre fascisme, il lui est impossibile de résister avec ses seules ressources aux efforts combinés de tous les fascismes européens. J ’ai la convinction absolue que nous sommes arrivés à un moment décisif pour le maintien de la paix, de la démocratie et du socialisme... Maintenant, ou jamais. Peut- être l’Europe n’a-t-elle plus que quelques jours pour se décider. Si elle demeure encore irrisolue et craintive, elle aura fixé son terrible destin!”25.
Questa seconda lettera di de Brouckère compariva lo stesso giorno in cui il governo Blum annunciando la chiusura della frontiera con la Spagna diede di fatto il via al patto cosiddetto del non intervento nel presupposto, rivelatosi presto infondato, che anche le altre potenze seguissero l’esempio della Francia26. Non conosciamo i dettagli della riunione degli organismi dirigenti della Ios e della Fsi che ebbero luogo il 21 agosto, ma sappiamo che essa ascoltò una relazione di de Bruckère e Jouhaux di ritorno dalla Spagna e che esaminò anche un messaggio inviato dalla Spagna da Nenni27. Il pensiero di de Brouckère l’abbiamo appena riferito; quello di Nenni è facilmente ricostruibile attraverso ciò che egli andava in quei giorni scrivendo28. C’è di più, nel momento in cui
avveniva la riunione citata il patto del non intervento era di dominio pubblico: impossibile quindi che non se ne fosse discusso; bisogna pensare che il silenzio che fu mantenuto in proposito per qualche settimana fosse dettato solo da esigenze di cautela e di riguardo nei confronti della politica e della persona di Léon Blum.
Tuttavia, questo silenzio non poteva durare a lungo. Nenni incalzava: contro la “maschera della neutralità” il proletariato internazionale e la democrazia socialista d’Europa e del mondo non dovevano tollerare un solo istante “que les fascismes d’Allemagne et d’Italie fournissent au fascisme espagnol les armes pour assommer le peuple, la république et le socialisme”29. A distanza di due settimane, e come spesso sarebbe avvenuto non solo con la presenza ma certo dietro la sollecitazione dei rappresentanti del partito socialista spagnolo (Jemenez de Asna) e della Union General de Trabajadres (Pascual Tomas), gli organismi dirigenti della Ios e della Fsi non poterono esimersi dall’asso- ciarsi alla denuncia presso la Società delle Nazioni ad opera del ministero degli Esteri spagnolo dell’intervento armato di Italia e Germania “même depuis leur signature du pacte de non-intervention”30. Era il primo invito esplicito a Francia e Inghilterra per-
25 L. de Brouckère, Voyage en Espagne, ivi, n. 30, 8 agosto 1936‘, pp. 303-305.26 Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Torino, Einaudi, 1963, cap. XXXI; specificamente per la politica del governo Blum: Michel Bilis, Socialistes et pacifistes. L ’intenable dilemme des socialistes français (1933- 1939), Paris, 1979, tutta la parte II, in particolare pp. 178-79.27 Cfr. comunque M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna a!patto tedesco-sovietico, cit., pp. 200-201 e la notizia in “I.I.” , vol. XIII, n. 33, 25 agosto 1936, p. 317.28 Di lui si veda tra gli altri Le Devoir du Proletariat International dans la Révolution d ’Espagne, in “I.I.”, vol. XIII, n. 32, 21 agosto 1936, pp. 312-314 e l’articolo nel “Nuovo Avanti” del 29 agosto 1936 ora in Spagna, cit., in particolare alla p. 170 nella quale scriveva: “La battaglia potrebbe essere considerata come definitivamente vinta, se il principio della neutralità, che il governo francese si è sforzato di fare accettare alla totalità degli Stati, non fosse, per alcuni di questi Stati, che una mera ipocrisia. È certo che, senza alcun intervento esterno, il tempo lavora per noi”.29 P. Nenni, Un Gouvernement du Peuple à la tête du Peuple en Arme, in “I.I .”, vol. XIII,n. 36, 12 settembre 1936, pp. 333-334 (a proposito del governo Caballero).30 La classe ouvrière international ne peut être neutre. Une résolution de l ’Ios et de ta Fsi au sujet de l ’Espagne (sulla riunione del 28 settembre), in “I .I .”, vol. XIII, n. 39, 29 settembre 1936, pp. 361-362; inoltre M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna, cit., pp. 201-202.
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ché riesaminassero la loro posizione. Seguì il 26 ottobre, alla luce degli sviluppi dell’intervento italo-tedesco, la richiesta esplicita dei due Bureaux a Francia e Inghilterra a revocare l’accordo di non intervento e a adoperarsi perché fosse ristabilita la piena libertà commerciale per la Spagna repubblicana, “dont la défense doit être au premier rang des préoccupations du prolétariat mondial”31.
Questo pronunciamento non poteva non esigere un mutamento di rotta soprattutto da parte del governo francesce guidato da Léon Blum; se ne ebbero infatti echi al Consiglio Nazionale della Fsi che si riunì il 7 e 8 novembre, ma che si concluse con un ulteriore compromesso: si invitava il governo francesce a dare applicazione alla dichiarazione dei due Bureaux, al tempo stesso in cui si confermava a grande maggioranza la fiducia a Léon Blum, l’ispiratore e il più convinto assertore della politica di non intervento32.
Nonostante ogni denuncia e ogni pressione neppure la conferenza di Londra della Ios e della Fsi convocata per il 10 e I’l l marzo del 1937, ancora una volta su esplicita richiesta degli esponenti spagnoli che vi volevano invitati anche i rappresentanti dell’Internazionale comunista, nonostante l’assai critico rapporto di Nenni, sul quale torneremo, modificò nella sostanza la politica della
Ios: non si addivenne alla denuncia del non intervento, ma si auspicò che ne venissero corretti gli inconvenienti adottando un migliore sistema di controlli navali e terrestri33. E tutto ciò ben essendo consapevoli dello squilibrio fra le parti che la politica del non intervento aveva provocato e ben consapevoli anche che essa era il prezzo (la politica del “moindre mal” , ma a spese della Spagna!) che Blum pagava alle componenti borghesi della sua coalizione di governo per non rompere la maggioranza. Non diversamente si spiega che il rapporto del segretariato della Ios per il 1936 potesse dare una valutazione sostanzialmente corretta delle motivazioni delle conseguenze del non intervento senza che ciò portasse sostanzialmente a modificarne nei fatti la linea politica — (“Il est donc incontestable — si legge sul documento appena citato — que la politique de non intervention quels qu’aient été ses mobiles... évolua d’abord d’une façon unilaterale au désavantage du gouvernement espagnol. Ceci suscite des vives inquietudes au sein du mouvement ouvrièr international”)34.
La Ios era certo incalzata dalla Internazionale comunista a uscire da un impegno che rimaneva pur sempre essenzialmente propagandistico, ma era incalzata anche dai suoi elementi maggiormente impegnati in Spagna; lo stesso partito francesce era tut- t’altro che unito dietro Blum, la cui politica
31 “L I.” , vol. XIII, n. 43, 28 ottobre 1936, p. 419; M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna, cit., pp. 202-203.32 “LL”, vol. XIII, n. 45, 9 novembre 1936, p. 443, Les socialistes français et l ’Espagne; ancora M. Bilis, Socialistes et pacifistes, cit., in particolare a p. 195 la sottolineatura del disagio che la politica del non intervento creava agli stessi amici politici di Blum e del pericolo di confusioni (sul versante dell’antibolscevismo o del pacifismo della destra) cui essa dava luogo. Ma neppure l’estrema sinistra della Sfio era unita: basti pensare alla contrapposizione Zyromski-Pivert (proprio a proposito del CN del novembre, cfr. M. Bilis, op. cit., p. 207). In generale, sulla questione è da vedere il non più recente ma sempre valido saggio di Giorgio Rovida, // Fronte popolare in Francia e la guerra civile spagnola, in “Rivista storica del socialismo”, n. 10 (maggio-agosto 1960) e n. 18 (gennaio-aprile 1963).
Cfr. M. Mancini, op. cit., p. 205, che cita dal resoconto stenografico conservato nell’archivio del Tue; il testo della risoluzione della conferenza di Londra in “I .I .” , vol. XIV, n. 8, 13 marzo 1937, pp. 95-99; il rapporto di Nenni in P. Nenni, Per la Spagna. Con la Spagna, Paris, s.a. (ma 1937), ora anche in Spagna, cit., pp. 188-197.34 Cfr. Rapport du Sêcrétariat pour la période s ’étendant du 1er janvier 1936 au 31 décembre 1936, nel supplemento delle “I.I.”, Documents et Discussions, vol. XIV, n. 3, 19 marzo 1937, pp. 111-141 (specificamente sulla guerra di Spagna alle pp. 113 sgg.).
L’Internazionale operaia e socialista e la guerra civile in Spagna 13
trovava un insperato appoggio nell’equivoco pacifismo delle ali estreme, sulla destra e sulla sinistra del socialismo francese. Già all’epoca dell’assedio di Madrid Nenni e Deutsch fecero appello ad aiuti e solidarietà “contre le massacre des malheureux de Madrid”35; Vandervelde, che certo non era un estremista rivoluzionario, a proposito della questione dell’aggressione fascista alla Spagna si dimise dal governo belga per dissociarsi (a quanto si sa) dalla politica di non intervento che era sostenuta dall’allora ministro degli Esteri, lo stesso Spaak, che in anni precedenti si era collocato all’ala sinistra dell’Ios36; un altro esponente belga Jean Delvigne, segretario del Pob e animatore del Fondo di solidarietà con la Spagna, dove si era trasferito, espresse ben l’insofferenza per la politica ispirata da Blum in una lapidaria frase: “Pour aider l’Espagne, les mots ne suffisent pas”, specificando chiaramente che la Spagna non mendicava nulla a nessuno: ’’Nous ne demandons pas des armes pour l’Espagne: elle peut les acheter. Nous demandons simplement qu’on restitue au governe- ment légitime les droits dont on l’a frustré”37.
Contemporaneamente, dopo la vittoria di Guadalajara, esponenti socialisti ed esponenti comunisti firmavano un appello comune a sostegno della lotta per la libertà della Spagna; l’appello recava le firme di Deutsch e Delvigne, socialisti, e dei comunisti Marty, Gallo (Longo) e Dahlem38. Ma erano le fir
me di uomini che si erano impegnati di persona, non impegnavano i rispettivi partiti, tanto meno l’Internazionale socialista.
Il 1° maggio del 1937 fu dedicato dalla Ios alla solidarietà con la Spagna39. Alla fine dello stesso mese di maggio i due Bureaux sostennero la denuncia di Alvarez del Vayo presso la Società delle Nazioni dell’aggressione fascista, chiedendo l’immediato ritiro dalla Spagna delle forze italiane e tedesche e respingendo ogni tipo di equiparazione giuridica o morale con i volontari accorsi in difesa della libertà della Spagna40. Ma neppure quando decisero di inviare a Ginevra una propria delegazione per esercitare pressioni sulla Società delle Nazioni e indurla a riconoscere il diritto del legittimo governo spagnolo di procurarsi le armi sul mercato internazionale41 i due Bureaux uscirono dai limiti di una politica fatta essenzialmente di pronunciamenti verbali e di sostanziale rispetto di una autorità come quella della Sdn che era ormai completamente screditata ed esautorata nella comunità internazionale.
Fu il partito socialista spagnolo che ancora una volta sollecitò i due Bureaux a fare proprie una serie di proposte, fra l’altro non particolarmente radicali, che non esprimessero solo una vaga solidarietà, ma che si possono interpretare anche come una critica velata e il tentativo di dare la sveglia ai partiti socialisti che alle proclamazioni verbali non facevano seguire alcuna conseguenza
35 Sotto il titolo A la conscience du monde, in “I.I .”, vol. XIII, n. 48, 3 dicembre 1936, pp. 474-475.36 Cfr. “I.I .” , vol. XIV, 4 febbraio 1937, p. 34, ma è stato anche giustamente rilevato come si sia trattato tra i ministri socialisti nei diversi paesi d’un gesto isolato.37 Jean Delvigne, Pour aider l ’Espagne, les mots ne suffisent pas, in “I.I .” , vol. XIV, n. 14, 16 aprile 1937, pp. 175-177.38 Pour le Soutien de la Lutte de l ’Espagne pour la liberté, suppl. Documents et Discussions, alle “I.I.” , vol. XIV, n. 4, 12 aprile 1939, pp. 172-173; l’appello era in data 26 marzo 1937.39 Cfr. F. Adler, La Manifestation du Premier Mai sera une manifestation pour l'Espagne, in “I.I.” , vol. XIV, n. 16, 28 aprile 1937, pp. 203-207; lo scritto è interessante anche perché, secondo un motivo tipico della personalità di Adler, sembra di scorgere la sua consonanza con la tradizione antimilitarista dell’anarchismo spagnolo.40 Telegramma del 25 maggio ad Alvarez del Vayo, in “I.I .” , vol. XIV, n. 19, 26 maggio 1937, pp. 221-222.41 La delegazione doveva essere composta da de Brouckère e Longuet per la Ios, da Citrine e Jouhaux per la Fsi, secondo le “I.I.” , vol. XIV, n. 38, 17 settembre 1937, pp. 371-372.
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pratica. Trattandosi di un testo che definì l’atteggiamento ultimo della Ios e della Fsi sulla questione spagnola, un testo che è stato definito l’atto di scioglimento del “difficile matrimonio del movimento socialista con il non intervento”42 riteniamo utile riprodurlo integralmente: “Les Bureaux de l’Ios et de la Fsi, réunis à Paris le 24 juin 1937, en face de la situation extrêmement grave crée par la dénonciation du contrôle internationale par l’Allemagne et l’Italie révélant les intentions dangereuses du fascisme international qui attaque l’Espagne; déclarent accepter sans réserves les propositions suivantes soumis par les répresentans du Parti socialiste Ouvrier Espagnol et de l’Union Général du Travail; que la solidarité morale vis-à-vis de la cause de l’Espagne républicaine témoignée maintes fois par les adhérents et les dirigeants des Internationales, ainsi que les résolutions de Londres (19 mars 1937), et de Genève (17 juin 1937) constatant la faillite du contrôle, obligent à agir comme suit:
1. Faire pression sans délai, et par tous les moyens, sur les gouvernements adhérents à la Sdn afin qu’en accord avec le Pacte ils aident le gouvernement espagnol à récupérer son indépendance politique et territoriale.
2. Imposer le retour à la liberté de commerce afin que le gouvernement espagnol —
dont la légitimité est hors de doute — puisse acquérir les armes nécessaires à la defense de son territoire et de son droit.
3. Etendre les obligations inéquivoques de solidarité envers la cause de l’Espagne républicaine à tous les militantes et à toutes les organisations responsables, adhérant aux Internationales.
Les deux Internationales engagent toutes leurs sections affiliées à l’application la plus énergique de ces directives”43.
Dal 31 luglio all’8 agosto del 1937 la Ios indisse la settimana internazionale di solidarietà per la Spagna che era stata deliberata a Londra nel marzo precedente44. Ma a giudicare dalle notizie pubblicate dal bollettino della Ios l’eco presso i singoli partiti non dovette essere travolgente45. Soltanto una ricerca capillare partito per partito potrebbe correggere questa prima impressione. Essa metterebbe certo in evidenza almeno in alcuni partiti la crescente divaricazione tra la politica dei gruppi dirigenti e parlamentari e le sollecitazioni di gruppi di militanti, se non in generale della “base”, verso la solidarietà con la Spagna46.
La Ios, in sostanza, non riusciva a venire a capo del compito che sarebbe stato così lapidariamente sintetizzato da Nenni: “Contre Franco, l’Espagne républicaine suffit largement à elle même. Contre Franco plus Mussolini, plus Hitler, l’Espagne ne pourra pas éternellement suffir à elle même”47. In real-
42 M. Mancini, L ’Ios dalia guerra di Spagna, cit., p. 206.43 Les Revendications de la République espagnole sont celles de la classe ouvrière internationale, in “I.I .” , vol. XIV, n. 26, 28 giugno 1937, pp. 272-273: testo approvato dai Bureaux congiunti il 24 giugno a Parigi.44 Cfr. “I.I.” , vol. XIV, n. 29, 14 luglio 1937, pp. 291-295: in questa occasione furono diffuse le parole d’ordine per la settimana di propaganda.4' In questo senso furono registrate le prese di posizione del Consiglio generale del Pob del 23 luglio, in Documents et Discussions, n. 9 del 28 luglio 1937, e del Consiglio nazionale del movimento operaio inglese del 2 agosto 1937 (ivi, n. 10).46 Per il caso inglese un esempio probante è offerto dall’analisi di M. Mancini, Politica internazionale ed equilibri interni nel Labour Party alia fine degli anni trenta: il caso del Labour Spain Committee, in corso di pubblicazione negi Atti del seminario dell’Università “La Sapienza” di Roma “Esperienze e problemi del movimento socialista fra le due guerre” (1986).47 P . Nenni, L ’Internationale devant les problèmes d ’un deuxième hiver de guerre en Espagne, in “I.I .” , vol. XIV, n. 42, 18 ottobre 1937, pp. 412-414; sono gli stessi concetti che Nenni espliciterà nell’intervista al “Nuovo Avanti” del 18 settembre 1937, ora in Spagna, cit., pp. 202-206.
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tà, far propria l’istanza di Nenni significava, in primo luogo, condividere l’analisi, che era il presupposto della sua proposta operativa, circa l’indissolubilità della sorte della Spagna da quella della democrazia in Europa e del proletariato internazionale; in secondo luogo, porsi concretamente il problema degli strumenti attraverso cui realizzare quella solidarietà (l’idea in qualche momento vagheggiata da Nenni e da pochi altri di uno sciopero generale del proletariato europeo non trovò spazio nei dibattiti della Ios). Vedremo appunto che né sul primo né sul secondo punto esistevano nella Ios le condizioni di consenso che consentissero il passaggio dalla solidarietà delle parole alla solidarietà dei fatti e delle azioni.
Prevalere d’interessi nazionali e fine dell’in- ternazionalismo
Il segno che la Ios nel suo complesso non era in grado di esprimere né una posizione né un’azione incisiva fu dato dal fatto che dopo la dichiarazione del 28 settembre 1936, nella quale si riconosceva esplicitamente che il meccanismo del non intervento non aveva funzionato, nessuna iniziativa sostanziale accompagnò la traduzione operativa di quella constatazione, che rimaneva dunque platonica. Né il governo francesce di Léon Blum si sentì impegnato a rivedere le sue posizioni; né il Labour Party in Inghilterra ritenne di dovere impegnare il governo britannico in una azione più incalzante al di fuori dell’opposizione puramente parlamentare e
dell’utilizzazione degli strumenti forniti dalla Società delle Nazioni48. La presenza di due linee alternative e di fatto non conciliabili fu confermata nella riunione dei due esecutivi — Ios e Fsi — a Parigi del 4 e 5 dicembre 1936. In essa si prospettarono due alternative molto esplicite: una prima posizione sosteneva la necessità di un intervento congiunto dell’Internazionale socialista e dell’Internazionale comunista, contando sull’appoggio attivo dell’Unione Sovietica; la seconda era attestata sul miglioramento del meccanismo di controllo del patto di non intervento. Per quanto le fonti tuttora lacunose ci permettono di chiarire, i sostenitori dell’appoggio incondizionato alla repubblica spagnola erano rappresentati essenzialmente da Deutsch, da Nenni, da Edo Fimmen, il potente esponente del sindacato internazionale dei trasporti dal cui appoggio dipendeva in buona misura il flusso dei rifornimenti alla Spagna, da Vandervelde e Louis de Brouckère, esponenti della Ios ritenuti in altre circostanze uomini della “destra”, ma che nel contesto della lotta contro il fascismo e per la difesa della democrazia avevano assunto un atteggiamento decisamente favorevole ad una mobilitazione totale delle forze, comunisti compresi. L’intreccio tra difesa della democrazia in Spagna e unità d’azione con i comunisti si rivelava a questo punto indissociabile49. Non a caso a difesa tenace del non intervento e del sistema per ottenerne il controllo accanto a Léon Blum, nel quale prevalevano preoccupazioni di politica interna relative alla situazione del Fronte popolare in Francia, si posero anche
48 È quanto ci sembra confermato dai saggi citati dal Mancini, in particolare da quello pubblicato in “Storia contemporanea”.49 Cfr. M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna al patto tedesco-sovietico, cit., p. 204, ed ivi in particolare il richiamo al forte intervento di de Brouckère contro il non intervento conservato in Iisg, Archivio SAI 2673 c. Anche la corrispondenza intercorsa in quest’epoca tra J. Deutsch e F. Adler (conservata nello stesso Archivio), citata dallo stesso Mancini, era orientata nel medesimo senso di sollecitare un serio impegno della los per il recupero della libertà della repubblica di procurarsi i rifornimenti sul mercato internazionale.
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altri partiti, quali la maggioranza degli esponenti laburisti inglesi e comunque tutti gli altri partiti che rifiutavano comunque qualsiasi forma di collaborazione con l’Internazionale comunista50. Non è forse neppure casuale che non più tardi del 5 dicembre 1936 Léon Blum pronunciasse alla Camera dei deputati parigina un appassionato discorso in difesa del non intervento, ad onta dei risultati deludenti che i primi mesi della sua attuazione avevano messo in evidenza. Blum difendeva in sostanza una causa che gli appariva senza risultati ma ancor più senza alternative, perché l’unica alternativa possibile, ossia l’intervento deciso della Francia in aiuto alla Spagna, sarebbe stata a suo avviso contraria agli interessi nazionali della Francia; con una buona dose di autoillusione Blum arrivava alla paradossale conclusione che la Francia aveva salvato la pace, perché aveva impedito che la guerra in Spagna fosse degenerata in una nuova conflagrazione generale51. Che era proprio il contrario del tipo di analisi che avanzavano Nenni e i volontari che combattevano in Spagna. Lo scontro non era solo tra due diverse valutazioni del significato di ciò che accadeva in Spagna — sacrificare la Spagna per circoscrivere le potenzialità di conflitti nuovi e salvare la pace da una parte; il sacrificio della Spagna, come modo per incoraggiare l’aggressività delle potenze fasciste e quindi accelerare il pericolo di guerra dall’altra, — ma anche tra tutela di interessi nazionali e principio di solidarietà internazionale e internazionalista.
Se esaminiamo lo scambio di lettere tra Nenni e Adler della fine del 1936 possiamo comprendere meglio quale posta era in gioco nel dibattito all’interno della Ios. Nenni
chiese insistentemente (certo nelle lettere ad Adler del 7 ottobre e del 6 dicembre 1936 che sono a nostra conoscenza) che l’Internazionale socialista fosse presente con una propria colonna di volontari senza confondersi con le Brigate internazionali, che accrescevano il prestigio e la forza del partito comunista spagnolo e dell’Internazionale comunista. Ma sul piano generale erano gli sviluppi stessi della guerra, vale a dire la prospettiva di una guerra di lunga durata e non solo l’internazionalizzazione del conflitto, che imponevano nuove forme di intervento: “Gli ordini del giorno, il soccorso alle vittime, i barattoli di marmellata, l’agitazione stessa all’interno dei singoli paesi, non sono più sufficienti a tradurre concretamente i nostri doveri di solidarietà nella guerra civile che tende a generalizzarsi”52. Sono concetti che si ritrovano nei contemporanei articoli che Nenni scriverà per il “Nuovo Avanti” e per gli altri organi di stampa della Ios. La risposta di Adler del 16 dicembre si fondava su due elementi fondamentali: 1) non era opportuno proclamare apertamente l’intenzione di quel tipo di intervento, meglio procedere praticamente senza dirlo. La demagogia fascista avrebbe infatti colpito i paesi (e i partiti) che si fossero esposti nel senso proposto e avrebbe frustrato l’efficacia della loro azione; 2) non era neppure possibile che i partiti socialisti si assumessero la tutela e la guida degli uomini dei rispettivi partiti che si trovavano in Spagna, perché semplicemente non disponevano in Spagna di uomini in grado di svolgere quella funzione. Restando confermato il mandato a Nenni di rappresentare la Ios nelle Brigate internazionali, Adler confermava contemporaneamente che nessun altro impe-
50 M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna, cit., p. 204.51 11 testo del discorso in L ’Oeuvre de Léon Blum (1934-1937), Paris, 1964, pp. 396-404.
Come egli scriveva nella lettera del 6 dicembre 1936 ad Adler, nel volume citato degli “Annali”, Feltrinelli, pp. 223-224; questo è un leitmotiv ricorrente negli scritti di Nenni di questo periodo.
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gno poteva essere assunto dalla Ios53. Prima ancora di tornare sulle motivazioni dell’iniziativa di Nenni, è opportuno fare subito una breve precisazione sul significato della risposta di Adler. Ancora un volta, non sappiamo in quale misura Adler stesso aderisse alle cose che scriveva; riteniamo che egli esprimesse, come spesso è possibile constatare, non il suo vero pensiero, ma il punto di vista della maggioranza dei partiti della Ios. In realtà, la scissione tra la proclamazione aperta delle intenzioni e l’effettività dell’azione pratica significava soltanto che di fatto ben pochi partiti, se si esclude quello belga e minoranze di altri partiti, erano disposti a impegnarsi a fondo nella questione spagnola. Adler era politico troppo esperto e militante troppo emotivamente coinvolto in tutta la storia del socialismo internazionale per non capire quale significato e quale risonanza avrebbe avuto una campagna di aperta ma anche attiva solidarietà: nessuna solidarietà internazionale è possibile solo per vie clandestine. Il metodo da lui proposto finiva per diventare, al di là delle buone intenzioni, l’alibi dell’inerzia. Ancora meno attendibile era poi l’affermazione che i partiti non disponevano, ad eccezione di quello italiano, di uomini da impegnare in Spagna. La verità che ancora una volta veniva a galla era che molti partiti socialisti non erano disposti a compromettersi apertamente contro il fascismo, sia che non credessero ad una minaccia del fascismo internazionale, sia che ritenessero in tal modo di poter addomesticare e tenere a freno l’aggressività del fascismo. In entrambi i casi la loro posizione era sbagliata, ma denunciava la loro indisponibilità per la lotta.
Non risulta comunque che si fosse sfruttata l’occasione offerta dall’iniziativa di Nenni per discuterne l’intera portata. A noi pare che essa vada ricostruita e interpretata nel
modo seguente. Il contesto dell’opera di Nenni, che è certo l’esponente della Ios che più chiaramente ha lasciato la traccia del suo comportamento nella vicenda spagnola, ci consente di dire che la sua iniziativa non era dettata da spirito di puro attivismo antifascista; ma essa non va interpretata neppure in chiave anticomunista, come tentativo di arginare il dilagare dell’influenza comunista in Spagna. Non crediamo di forzare i testi avanzando l’ipotesi che l’argomentazione di Nenni era in realtà più complessa all’interno di una visione strategica che guardava al significato dell’impegno dell’antifascismo italiano, che meglio di molti altri aveva individuato nella Spagna il punto da cui muoveva l’attacco generale del fascismo e del nazismo contro l’Europa, ma che soprattutto era consapevole degli sviluppi interni della Spagna e dei rapporti di forza all’interno della Spagna. Quando Nenni chiedeva il rafforzamento della presenza socialista in Spagna chiedeva un più diretto aiuto non solo al Fronte popolare spagnolo e alla causa complessiva dell’unità antifascista, ma anche e soprattutto al partito socialista spagnolo. Nenni era profondamente consapevole delle divisioni interne al movimento operaio spagnolo e allo stesso partito socialista e non mancò di esternare pubblicamente il suo disappunto per l’evoluzione dell’atteggiamento di Caballero in una direzione che considerava unilateralmente rivolta a valorizzare l’anarchismo a scapito della più larga alleanza antifascista. Proprio per questo riteneva che fosse necessario rafforzare il partito socialista e frenare le spinte centrifughe che si contrapponevano all’interno di esso, essendo il partito socialista il solo a suo avviso capace di egemonizzare anche le frange libertarie che davano un potenziale insostituibile alla difesa della repubblica, che era anche una rivoluzione sociale in atto. Questa anali
53 In “Annali” , Feltrinelli, cit., p. 224.
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si discendeva dalla consapevolezza che la forza del partito comunista era stata il risultato di una larga adesione popolare “sentimentale”, che rispondeva all’entità degli aiuti dell’Internazionale comunista e della capacità di organizzazione e di conseguenza di mobilitazione delle masse che in questo contesto il partito comunista aveva acquisito. Ma Nenni non si nascondeva i limiti del partito comunista e non esitò a denunciarne il settarismo e gli inutili eccessi. Per questo, nella sua ottica, la forza dell’elemento libertario e gli errori del settarismo compiuti da altri settori dell’antifascismo (leggi: dai comunisti) predestinavano in certo senso il partito socialista ad una posizione di guida, più che nel movimento operaio, nella conduzione politica della guerra. In altri termini, il partito socialista in quanto la forza capace di rallier al Fronte popolare a un tempo le forze dell’anarchismo e quelle del repubblicanesimo moderato: il partito socialista, cioè, visto come protagonista e momento centrale di un blocco politico che era anche il blocco sociale in cui guerra e rivoluzione si fondevano indissociabilmente. Di qui la necessità assoluta dell’impegno a suo favore della Ios, non quindi solo per una opzione ideologica, né per la priorità attribuita in ogni senso all’unità delle forze antifasciste, ma per una precisa valutazione di carattere politico54. Oltre tutto, la semplice somma dell’impegno delle due Internazionali sarebbe stata di per sé un fattore moltiplicatore della mobilitazione che doveva sostenere la lotta del popolo spagnolo.
La conferenza di Londra del marzo del 1937 offrì certamente l’occasione più idonea per un chiarimento delle posizioni all’interno
della Ios e per la definizione del comportamento dell’Internazionale di fronte alla questione spagnola. Dai materiali dell’archivio di Amsterdam dobbiamo dedurre che si trattò di una delle riunioni più frequentate della Ios, un fatto di per sé significativo dell’interesse con cui l’opinione socialdemocratica seguiva gli avvenimenti spagnoli55. Anche se l’atmosfera politica inglese non sembrava la più adatta a svegliare la Ios, Nenni fece un energico tentativo per disincagliare l’azione della Ios dalle secche del non intervento e in secondo luogo per dare all’aiuto alla Spagna uno sbocco politico e non soltanto un rilievo umanitario. Con un riferimento esplicito all’ostacolo che era stato rappresentato dalla posizione di Blum, ma anche da quella dei governi nei quali siedevano i rappresentanti di partiti affiliati alla Ios (ricordiamo allora fra l’altro, oltre che in Francia, in Belgio, in Danimarca, in Svezia, in Finlandia e in Cecoslovacchia) che avevano aderito al patto di non intervento, Nenni rivendicò energicamente l’autonomia d’azione dell’Internazionale: “La nostra azione, la nostra politica, dobbiamo determinarle in maniera autonoma e indipendente da quella dei governi, anche se a direzione socialista, i quali sono costretti, perché governi di coalizione, perché governi parlamentari, a tener conto di fattori che non agiscono direttamente su di noi. Quindi alla domanda: Che fare?, rispondo: prima di tutto intensificare l’agitazione perché l’opinione mondiale acquisti sempre più la coscienza che la guerra di Spagna è una guerra europea; in secondo luogo, lottare per ristabilire la Spagna repubblicana in tutti i suoi diritti; in terzo luogo, mobilitare le masse per boicottare con tutti i mezzi l’interven-
54 Lo sviluppo della linea di Nenni nel corso della guerra di Spagna è analizzato sotto il profilo della elaborazione del “sistema di sicurezza collettiva”, quale “blocco della potenza antifascista” con “il suo correlativo elemento della politica di unità d’azione” nel saggio di Bruno Tobia, Pietro Nenni e la politica dell’Internazionale Operaia Socialista (1930-1939), nel volume citato degli “Annali” , Feltrinelli, in particolare pp. 160 sgg.
Cfr. Iisg, Archivio SAI, 932; i dati collimano con quelli offerti da M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna ai patto tedesco-sovietico, cit., p. 205, che ha potuto consultare un resoconto stenografico dal dibattito nell’archivio del Tue.
L’Internazionale operaia e socialista e la guerra civile in Spagna 19
to fascista, per esigere dai governi, per esigere dalla Società delle Nazioni il non intervento fascista in Spagna. Questa propaganda è indispensabile in tutti i paesi e soprattutto qui in Gran Bretagna dove si direbbe che la politica governativa sia ispirata alla volontà determinata, categorica di lasciare la via libera alla vittoria fascista in Ispagna”56.
Nenni, ovviamente, non ignorava né le ri- percussioni che sulla causa della Spagna e dell’unità proletaria e popolare avevano avuto e avevano i processi di Mosca né la propaganda contro il pericolo bolscevico. Sui processi di Mosca già Adler aveva preso posizione a nome della Ios57 e altri autorevoli esponenti dell’Internazionale avrebbero espresso nelle sedi più diverse il rifiuto di approvare e la prassi che si instaurava in Unione Sovietica e la logica che contraddiceva a ogni tentativo di apertura di fronte popolare58. Ciononostante niente poteva cancellare il fatto che l’aiuto più consistente alla Spagna repubblicana era venuto dall’Unione Sovietica e questo era quello che il popolo spagnolo avrebbe apprezzato e questo era quello che anche la Ios doveva valutare nel momento in cui si discuteva del modo di stare a fianco della Spagna. Un’ultima essenziale citazione a questo proposito nella quale Nenni criticava esplicitamente l’impostazione della conferenza di Londra: “... la conferenza di Londra, così come è stata organizzata, non ha corrisposto né al desiderio dei
compagni spagnoli, né alle esigenze della situazione. È doloroso, per non dire scandaloso, che ancora non sia possibile abbattere le frontiere artificiali che separano il movimento socialista da quello comunista. È assurdo che all’azione unitaria del governo spagnolo non corrisponda, sul piano internazionale, l’unità d’azione fra la Internazionale socialista e la Internazionale comunista. Lo so: ci sono i processi di Mosca che hanno posto a molti di voi, a molti di noi, un doloroso caso di coscienza. Ma c’è anche l’aiuto dell’Unione Sovietica alla Spagna che dovrebbe avere un peso decisivo sulle nostre coscienze e sul nostro orientamento. C’è di più: c’è che in tutta una serie di paesi la classe operaia è condannata alla disfatta senza l’unione fraterna, senza l’azione comune dei socialisti e dei comunisti, senza il Fronte Popolare che è condizionato dall’unità d’azione dei partiti operai e marxisti. C’è che nella nuova situazione che si va delineando in Europa, nessuna azione costruttiva è possibile senza il concorso dell’Unione Sovietica”59.
La linea e il linguaggio di Nenni non erano quelli delPInternazionale; erano, al più, quelli di una minoranza. La linea della Ios non era quella della mobilitazione delle masse ma quella degli appelli ai governi e alla Società delle Nazioni. Anche quando nel gennaio del 1938 la riunione congiunta della Ios e della Fsi approvò alPunanimità l’ennesimo ordine del giorno Nenni-Zyromski60 la
56 P. Nenni, Per la Spagna. Con la Spagna, cit., pp. 7-8.57 F. Adler, Les procès de Moscou, Procès au Sorcellerie. Pour tenter de s ’entendre avec Georges Dimitrov, in
vol. XIII, n. 42, 17 ottobre 1936, pp. 396-418. E già in precedenza, il 21 agosto, presidenza e segreteria della Ios e della Fsi avevano inviato al presidente del consiglio dei commissari del popolo a Mosca un telegramma a proposito del processo Zinoviev, in cui si chiedeva il rispetto di garanzie giuridiche, il cui significato era di sottolineare i problemi politici e morali che il processo di Mosca tornava a sollevare proprio nel momento in cui la classe operaia internazionale si trovava unita nella solidarietà con i lavoratori spagnoli.58 La questione dei processi di Mosca non poteva non colpire in particolare Otto Bauer, allora più che mai impegnato nel tentativo di spostare la Ios sul terreno dell’unità d’azione; di lui si veda fra l’altro intervento Les Fusillades de Moscou, in “I .I .” , vol. XIII, n. 34, 29 agosto 1936, pp. 321-324, in cui sottolineava come quanto avveniva a Mosca rischiasse di distruggere il capitale morale conquistato dall’Urss con la politica di fronte popolare, e Grund- satzliches zu den Hinrichtungen in Moskau, in “Der Kampf” (ed. di Praga), a. 3, n. 10, ottobre 1936, pp. 394-399.59 P. Nenni, Per la Spagna. Con la Spagna, cit., pp. 11-12.60 Se ne veda il testo ora in P. Nenni, Spagna, cit., pp. 214-215.
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contraddizione tra le proclamazioni di solidarietà e la mancanza di conclusioni politiche e pratiche rimase.
Certamente, alla base dell’inazione non vi era solo il comodo paravento della politica di non intervento, che consentiva a molti partiti socialdemocratici di non impegnarsi a fondo sulla questione spagnola. Vi era anche la consapevolezza che nessuna mobilitazione popolare era possibile senza il chiarimento dei rapporti con i comunisti. Si ripeteva quanto già avvenuto all’epoca della campagna contro l’aggressione italiana all’Etiopia61. Per giunta, i fatti di maggio del 1937 a Barcellona avevano fornito argomenti agli avversari dell’unità d’azione con i comunisti. L’uccisione di Nin e di Berneri erano fatti che ponevano problemi di coscienza almeno altrettanto grandi di quelli ai quali accennava Nenni a proposito dei processi di Mosca. Ancora più scalpore provocarono forse nelle file della Ios la scomparsa di Mark Rein, figlio dell’esponente menscevico e influente membro della Ios Raphael Abramovich62, e quella di Camillo Berneri, l’esponente anarchico ben noto e rispettato non solo nelle file dell’emigrazione italiana, la cui uccisione fu fortemente denunciata dai socialisti italiani63. Allo stato attuale delle fonti non è possibile stabilire l’incidenza che la repressione in Catalogna, e il livello della loro conoscenza, ebbero sull’atteggia
mento della Ios: nelle sue fonti ufficiali non si trova traccia di alcuna reazione. Resta però il fatto che per coloro che erano più direttamente impegnati in Spagna, l’eco negativa di quegi avvenimenti non fu in alcun modo sufficiente a produrre un mutamento di comportamento. Citiamo ancora una volta i casi di Nenni e di J. Deutsch che, per quanto scontati, sono nondimeno significativi per la valutazione politica generale concorde che emerge, al di là della dissociazione dagli eccessi, circa l’esito nonostante tutto positivo della repressione attuata in Catalogna. Richiesto da Bauer di informazioni sulla situazione in Catalogna, Deutsch rispose di non potere entrare nel merito di quanto era successo, perché data la sua posizione “tecnica” di ufficiale dell’esercito repubblicano non aveva voluto dare l’impressione di prendere posizione sui problemi interni della Spagna; tuttavia rilevava che all’esterno si dava un’impressione non corretta dei fatti e ammetteva senza alcuna esitazione che la “conseguenza di questi eventi è stata il rafforzamento del potere centrale” e l’unificazione del comando militare, una “svolta” che, se portata al successo, aggiungeva, “potrà essere molto importante per il corso ulteriore della guerra”64. La stessa conclusione sembra trarre Nenni, laddove pur criticando “errori o deviazioni”, ingiustizie e settarismi, annoverava (in un intervento all’esecu-
61 Per cui basti il rinvio generale al già citato lavoro del Procacci.62 Al di là di echi in opere generali, l’episodio è stato riaffrontato recentemente da P. v. zur, Miihlen, Spanien war, cit., pp. 192-199, il quale peraltro non fa che raccogliere i possibili indizi emersi nelle più diverse testimonianze senza potere sciogliere alcun interrogativo.63 II “Nuovo Avanti” dell’8 maggio 1937 anticipava un durissimo giudizio sull’insurrezione di Barcellona (sotto il titolo Non pugnalate la rivoluzione!); il 15 maggio affiorava nel corsivo II sanguinoso conflitto fratricida di Barcellona la notizia in circostanze non ancora precisate della morte di Berneri, cui il 22 maggio veniva dedicato (a p. 3) un commosso ricordo a firma di Angelo Tasca, che ricordava la comune lontana milizia nelle file del movimento giovanile socialista, e di Alberto Jacometti (Un militante e un asceta). Nel ristampare nel 1958 i suoi scritti nel più volte citato volume Spagna, Nenni ha voluto aggiungere una nota nella quale, criticando impietosamente l’insurrezione del Poum, scrive fra l’altro: “Nella feroce atmosfera di pogroom creata dalla più criminale delle insurrezioni, l’assassinio di Berneri è stata una delle cose più tristi” (p. 158 nota 2). Vale la pena di sottolineare che il giudizio di Nenni sui fatti di Barcellona del 1958 ripete il giudizio che egli già ne aveva dato nel 1937, come dovrebbe risultare chiaro anche da quanto esposto nel testo.
Lettera di J . Deutsch a O. Bauer del 16 maggio 1937, ora in Fiir Spaniens Freiheit, cit., pp. 237-238.
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tivo della Ios nel gennaio del 1938) tra i fattori che avevano aggravato in ogni senso la situazione la “confusione creata dalla molteplicità dei poteri nella prima fase della rivoluzione”, che nel contesto della crisi governativa del maggio del 1937 non può non riferirsi anche ai fatti di Catalogna65. Ma ancora più esplicito in questo senso egli era già stato nell’agosto precedente commentando i lavori del Comitato nazionale del partito socialista spagnolo che si era riunito nel luglio a Valenza. In questa occasione egli aveva sottolineato l’importanza che era stata data alla priorità alla lotta e alla guerra, anticipando anche la critica ai contrasti interni socialisti e all’atteggiamento di Caballero da una parte e alla tendenza dei comunisti dall’altra a far pesare il loro ruolo più di quanto non fossero autorizzati a fare, “misant d’une façon immodérée sur les circostances d’ordre international qui les poussaient au premier rang”. Ma in particolare aveva valutato positivamente l’orientamento unitario che si risolveva “contre la dispersion et la multiplication des pouvoirs, contre les comités anarchisents qui usurpent les droits et les fonctions de l’Etat, contre certains syndicats aussi qui ne savent voir au delà de la catégorie qu’il représentent et dont la gestion des affaires s’est traduite par une baisse de cinquante pour cente dans la production”66.
Nenni aveva sollevato — come abbiamo già visto — la necessità di abbinare all’unità d’azione che in Spagna era diventata realtà, l’unità d’azione delle Internazionali socialista e comunista per rafforzare il segno della solidarietà internazionale. Per Nenni questa è una costante dell’azione che egli svolgerà
nel corso di tutta la guerra di Spagna; il 26 luglio del 1937 il rinnovo della carta dell’unità d’azione tra socialisti e comunisti italiani contiene anche, come motivo di novità, la sottolineatura esplicita dell’unità come strumento per moltiplicare gli sforzi a difesa della Spagna repubblicana67.
Ma ciò che era possibile in base alla deliberazione dell’Esecutivo della Ios del 15 novembre 193468 nel partito spagnolo, in quello italiano, e nel modo più paradossale in quello francese, dove l’unità d’azione con i comunisti non aveva impedito la spaccatura clamorosa sulla questione del non intervento, non era possibile per l’Internazionale nel suo complesso. La cronaca degli incontri tentati fra le due Internazionali socialista e comunista è la cronaca di un fallimento: più ancora essa attesta il carattere oltre che paralizzante addirittura destabilizzante che aveva per la Ios qualsiasi presa di contatto con l’Internazionale comunista, al tempo stesso in cui attesta la frettolosità e la mancanza di tatto con cui l’Internazionale comunista avanzò le sue proposte, frettolosità e mancanza di tatto che, come sempre, continuarono ad alimentare il timore che la ricerca delle possibilità di azioni comuni nascondesse obiettivi di pura strumentalizzazione. Con un nulla di' fatto si era risolta la prima proposta dell’Ic dell’unità d’azione per la Spagna: il 14 ottobre del 1936, su sollecitazione dell’Ic, de Brouckère e Adler si erano incontrati con Cachin e Thorez in rappresentanza dell’Ic; probabilmente già ammaestrati da quanto era avvenuto sul finire del 1934 (allora Vandervelde e Adler si erano incontrati con gli stessi Thorez e Cachin),
65 Cfr. P. Nenni, Spagna, cit., pp. 207-213 (la citazione nel testo da p. 209).66 P. Nenni, La Charte espagnole de l ’Unité d ’action, in “I.I .” , vol.XIV, n. 35, 30 agosto 1937, pp. 355-358.67 Cfr. L ’Action Commun entre Socialistes et Communistes italiens, in “I.I.” , vol. XIV, 2 agosto 1937, pp. 323-325.68 In quella data l’Esecutivo della Ios aveva finito per lasciare liberi i singoli partiti affiliati di stringere caso per caso intese con i partiti comunisti indipendentemente da una intesa generale tra Ios e le che doveva rivelarsi impossibile.
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de Brouckère e Adler esclusero sia la convocazione proposta di una conferenza delle due Internazionali, sia la promozione di iniziative comuni. Eano già in atto parallele iniziative di solidarietà, fu l’argomentazione dei rappresentanti della Ios, nulla c’era da modificare in questa linea di condotta69. Meno semplice dovette apparire il fatto puro e semplice di respingere un nuovo incontro con i rappresentanti dell’Ic all’inizio di giugno del 1937, allorché a seguito del bombardamento di Almeria con la partecipazione della marina tedesca i partiti operai spagnoli sollecitarono nuovamente l’intervento delle Internazionali. Due fatti nuovi indussero, a quanto si può arguire, de Brouckère e Adler a non respingere a priori l’invito di Dimitrov (inviato a de Brouckère il 4 giugno) per un nuovo incontro delle tre Internazionali (comprendendo la Fsi) con la proposta di creare una Commission de contacte: il fatto che l’iniziativa era stata sollecitata dall’appello comune del partito socialista e del partito comunista spagnoli e probabilmene la preoccupazione per la piega che ormai stava prendendo lo sviluppo della guerra. Protestando che né lui come presidente né Adler come segretario erano autorizzati a creare il comitato comune delle tre Internazionali proposto da Dimitrov, de Brouckère aveva fatto cadere l’iniziativa, ma alla immediata replica polemica di Dimitrov dell’8 giugno, de Brouckère rispondeva a sua volta il 12 giugno accettando un incontro a scopo in
formativo70. L’incontro avvenne e fu quello di Annemasse (Ginevra) del 21 giugno, dopo che la notizia dei contatti trasmessa dalla stampa aveva sollevato una tempesta nelle file della Ios — il caso più clamoroso fu la minaccia del partito olandese e anche di altri di abbandonare la Ios — e le stesse dimissioni di de Brouckère e Adler, poi respinte senza un sostanziale chiarimento: ma su ciò ci siamo già soffermati in altra sede71. Ad Annemasse non fu concluso alcun accordo, contrariamente all’interpretazione che tende a sottolineare la storiografia di ispirazione comunista72; ad Annemasse fu solo concordato un comunicato comune, dal quale risultava che non vi erano divergenze di principio sulle rivendicazioni (fine del blocco contro la Spagna repubblicana e ripristino dei diritti della Spagna e del patto della Società delle nazioni) delle Internazionali, che vi era anche la possibilità di azioni comuni evitando tuttavia “attriti non necessari” (una clausola estremamente limitativa alla luce dei rapporti che esistevano tra le Internazionali) e nel quale non si escludeva infine, a tempi brevi, l’eventualità di nuovi contatti per l’invio concreto di aiuti73. Il 25 e 26 giugno l’esecutivo della Ios respinse bensì le dimissioni dei suoi vertici dirigenti, ma li condannò anche all’impotenza, mettendo in dubbio anche soltanto la possibilità che essi prendessero contatti meramente informativi con rappresentanti dell’Internazionale comunista. Allorché il 20 novembre 1937 Ca-
69 Si veda l’informazione fornita in “I .I .” , vol. XIII, n. 42, 17 ottobre 1936, pp. 388-389.70 Iisg, Arch. SAI, 3046: contiene il dossier con cui Adler comunicò ai membri dell’esecutivo della Ios il carteggio scambiato tra Dimitrov e de Brouckère, nonché il telegramma di Albarda ad Adler (ed altre prese di posizione del partito olandese) cui si fa riferimento nel testo, nonché il dossier relativo alle dimissioni poi respinte di de Brouckère e Adler. La versione italiana della lettera di dimissioni di de Brouckère e della risposta di Adler si può vedere nell’appendice a M. Mancini, L ’Ios dalla guerra di Spagna al patto tedesco-sovietico, cit., pp. 221-223. Su tutta la vicenda si possono vedere anche le “I.I.”, vol. XIV, n. 22, 9 giugno 1937, p. 243.71 E. Collotti, Appunti su Friedrich Adler, cit., pp. 101-103.2 Ci riferiamo all’opera a cura di Werner Kowalski, Geschichte der Sozialistischen Arbeiter-Internationaie (1923-
1940), Berlin (DDR), 1985, p. 247 (finora la prima e unica opera che abbracci cronologicamente l’intera vicenda della Ios).73 II comunicato dell’incontro di Annemasse del 21 giugno 1937 in Iisg, Arch. SAI, 3046 cit.
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chin e Thorez a nome dell’le proposero una nuova riunione comune per dare seguito ai colloqui di Annemasse, de Brouckère e Adler risposero che le riunioni comuni non rientravano nel metodo concordato ad Annemasse di procedere senza “überflüssige Reibungen”74. All’esecutivo della Ios di Bruxelles del gennaio 1938 Nenni richiamò esplicitamente rincontro di Annemasse:
“La Spagna del Fronte popolare — disse fra l’altro — non ha mai compreso ed ammesso i pregiudizi che hanno reso impossibile fino ad ora l’azione comune con l’Internazionale comunista e che hanno impedito di fare un passo innanzi sulla prima conferenza di Annemasse, la quale aveva acceso molte speranze. Essa comprende ed ammette ciò di meno in meno, avendo coscienza che la guerra civile in Spagna altro non è che un episodio della guerra civile, su scala mondiale, di cui il fascismo è l’agente provocatore. Senza una larga politica di unione nell’azione diventa impossibile vincere la battaglia della pace ed assicurare il progresso della democrazia” .
Gli spunti di Nenni sono interessanti anche perché egli aveva ormai realizzato pienamente la svolta che il fascismo aveva impresso allo sviluppo dell’Europa, che era entrato a suo dire nella fase della “guerra civile”; per questo egli chiedeva anche un aggiornamento della piattaforma dell’Internazionale, che definisse “la politica della classe operaia nella pace e nella guerra” , partendo dal presupposto che “l’azione politica della classe operaia è impossibile senza una dottrina rivoluzionaria ed una tattica appropriate alle condizioni storiche dello sviluppo della so
cietà”75. Sono considerazioni che appaiono, a rileggerle oggi, in singolare analogia e sintonia con alcuni dei motivi dominanti della spietata analisi del fallimento della Ios che sarebbe stata sviluppata da Friedrich Adler un anno dopo76. Ma sono anche considerazioni che mostrano ormai quanto fosse profonda la divisione all’interno della Ios, tanto più se si considera che la Ios non si indusse a modificare atteggiamento neppure dopo che nel giugno 1937 Italia e Germania minacciarono di uscire dal Comitato del non intervento. Significativo appare che neppure alla fine di gennaio del 1939 fu possibile una qualche azione comune delle Internazionali, quando ormai la causa della Spagna repubblicana era perduta e la posta in gioco era rappresentata soltanto dall’iniziativa per il salvataggio dei profughi, per proteggerne e garantirne l’afflusso e l’accoglimento in Francia. Alle sollecitazioni di Cachin, de Brouckère rispose allora (il 27 gennaio del 1939) che “personalmente era sempre disposto” a incontrare lui e i suoi amici77: solo che la causa della Spagna non richiedeva contatti amichevoli e personali, ma decisioni politiche. Ma come già era avvenuto in occasione della guerra d’Abissinia la Ios si trovò travolta e paralizzata dai propri contrasti interni.
Gli stessi conflitti che si riprodussero in forme addirittura più radicali nell’Internazionale giovanile socialista, fatta oggetto in anni recenti di uno studio, per la verità più descrittivo che problematico, di Erich Wit- tmann78. Uno studio che comunque merita di essere ricordato in questo contesto perché ancora una volta richiama proprio a propo-
74 Si veda il dossier sul nuovo scambio di lettere tra i rappresentanti delle due Internazionali in Documents et Discussions, vol. XIV, n. 16, 28 novembre 1937, pp. 108 sgg.75 P. Nenni, Spagna, cit., in particolare alle pp. 211-213.76 Si veda il richiamo alle fonti in E. Collotti, Appunti su Friedrich Adler, cit., pp. 65-67.77 Iisg, Arch. SAI, 3047.78 Erich Wittmann, Zwischen Faschismus und Krieg. Die sozialistische Jugendinternationale 1932-1940, Wien, 1982, specificamente sulla guerra di Spagna alle pp. 107 sgg.
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sito della questione spagnola i dissensi interni tra la maggioranza, orientata in senso ancor più fortemente anticomunista dell’Internazionale maggiore, e la minoranza. La fusione, alla vigilia della rivolta nazionalista nella primavera del 1936, tra la gioventù socialista e la gioventù comunista spagnola in un’unica organizzazione, sotto la segreteria di Santiago Carillo, il futuro segretario del partito comunista spagnolo che allora proveniva dalla gioventù socialista79, un esempio della radicalizzazione in atto nel socialismo spagnolo, creò un serio imbarazzo e una situazione singolare nell’Internazionale giovanile socialista. Infatti, la nuova organizzazione spagnola si trovò ad essere a seguito della fusione la componente numericamente e politicamente più importante dell’Internazionale giovanile. La sua caratterizzazione politica — e il fatto che essa si trovò a fare contemporaneamente parte dell’Internazionale giovanile socialista e di quella comunista — ne fece un corpo estraneo alla Igs. Invece di fungere da tramite di collegamento anche rispetto alle due Internazionali maggiori essa, avvicinandosi sempre più all’Internazionale comunista, finì per rappresentare un puro terreno di scontro: nell’estate del 1939, a guerra di Spagna conclusa, fu espulsa dall’Internazionale giovanile socialista: una sorte che forse, perdurando la guerra, le era stata risparmiata soltanto per la gravità che avrebbe assunto un gesto di dissociazione di solidarietà di questa portata.
Durante ancora la guerra di Spagna VAnschluss austriaco e più tardi il patto di Monaco, che di fatto consegnò la Cecoslovacchia nelle mani della Germania nazista, misero in evidenza anche la crisi di credibilità
delle democrazie occidentali. Ancora nell’estate del 1938, quando ormai era stato rovesciato dalla destra, nonostante ogni posteriore riflessione critica, Blum difese la validità della politica che aveva adottato nel corso del 1936 e 193780; i laburisti inglesi non uscirono neppure dopo Monaco dalla loro linea di opposizione parlamentare. Nonostante l’impegno senza limiti di alcuni leaders e di qualche centinaio di militanti, la Ios non riuscì a elaborare una linea all’altezza della situazione. Ciò che essa soprattutto non comprese, sotto la pressione dei partiti che con maggiore miopia si illudevano di allontanare dai rispettivi paesi la minaccia di una aggressione nazista (fra di essi per l’appunto l’Olanda, la Danimarca, la Svezia), era il carattere ormai indivisibile della minaccia del fascismo come della difesa contro di esso. Chi, come Deutsch, aveva sperato che la Spagna potesse resistere sino a quando fosse intervenuto un mutamento della congiuntura internazionale81 dovette essere duramente deluso, perché Monaco non fu la fine ma l’apoteosi dell’appeasement, per cui l’estrema difesa della Catalogna arrivò pur sempre troppo presto per consentire che la dilatazione del conflitto come conflitto mondiale provocasse con il rovesciamento degli schieramenti il riassorbimento della Spagna nella lotta delle democrazie. Ma la Ios, con il prevalere degli interessi nazionali e la fine dell’internazionalismo, scontò pure il processo di smobilitazione delle energie e della potenzialità delle lotte di massa che si era accompagnato al processo di parlamentarizzazione dei partiti socialisti. Senza tenere conto della molteplicità di fattori che abbiamo cercato di richiamare nel corso delle nostre argomentazioni,
Per le vicende della fusione è d’obbligo il rinvio al saggio di Ricardo Vinas, La formacion de las Juventudes Socialistes Unificadas (1934-1936), Madrid, 1978.80 M. Bilis, Socialistes et pacifistes, cit., pp. 187-188.81 J. Deutsch, L ’Espagne tiendra-t-elle?, in “I.I.” , vol. XIV, n. 41, 11 ottobre 1937, pp. 401-402.
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e non solo della capacità o superiorità d’iniziativa delle potenze fasciste, non sarebbe possibile comprendere perché il socialismo internazionale non arrivò a comprendere quella che a molti militanti era apparsa invece una verità elementare. Appun
to, come era detto nell’appello del Natale 1936 di Marty e Nenni, che “le trincee che solcano la terra di Spagna sono le trincee della libertà dell’Europa”82.
Enzo Collotti
82 In P. Nenni, Spagna, cit., p. 179, questo era anche il titolo d’apertura del “Nuovo Avanti” del 2 gennaio 1937.