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L’INFLUENZA ITALIANA SULLA LIRICA FRANCESE DEL PRIMO SEICENTO: IL PROBLEMA CRITICO Pubblicato in “Studi francesi”, n. 2 e 3, maggio-agosto e settembre-dicembre 1957

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L’INFLUENZA ITALIANA SULLA LIRICA FRANCESE

DEL PRIMO SEICENTO: IL PROBLEMA CRITICO

Pubblicato in “Studi francesi”, n. 2 e 3, maggio-agosto e settembre-dicembre 1957

Quando nel 1938 F. Neri riproponeva lo studio dell'influenza della cultura italiana sulla

produzione letteraria francese del secolo XVII1, non si può dire che l'insigne studioso

affrontasse un problema nuovo. Indipendentemente dalla tesi del Cabeen2 che al principio

del secolo aveva suscitato qualche polemica pro e contro l'italianismo3, molti studiosi,

preoccupati di mettere in luce un periodo troppo spesso negletto della storia letteraria

francese del Seicento, avevano vòlte le loro ricerche alla cultura dell'epoca che va,

approssimativamente, dalla morte di Ronsard al trionfo del classicismo (1585-1660) e vi

avevano trovata, presente e vivace, la traccia dell’influenza italiana4. Ma, non per questo, il

problema si

1 F. NERI, L'italianismo in Francia nel XVII secolo, “Romania”, 1938, pp. 459-71. L 'articolo venne ripubblicato nel volume Letteratura e leggenda (Torino, 1951, pp. 242 segg.) ed è di quest'ultima edizione che mi valgo per le citazioni. 2 C. W. CABEEN, L'influence de G. B. Marino sur la littérature française de la première moitié du XVII siècle, Grenoble, Allier, 1904. 3 Cfr. oltre la recensione all'opera di Cabeen di H. Hauvette (“Bulletin des études italiennes”, 1905, V, pp. 54 segg.), F. PICCO, L 'italianismo di J. Chapelain, in Miscellanea di studi critici in onore di G. Mazzoni, Firenze, Seeber, 1907, II, pp. 111-178; G. MAUGAIN, Boileau et l'Italie, Paris, Champion, 1912; R. PINTARD, Influences italiennes en France au XVII siècle, « Revue des études italiennes », I, 2, 1936, pp. 194-224; A. ADAM, Le « Prince déguisé » de Scudéry et l' “ Adone” de Marino, “Revue d'histoire et de philosophie”, 15 janv. 1937, pp. 32-37; F. NERI, Il Marino e i poeti francesi, “Giornale storico della letteratura italiana”, 1938, n. CVI, pp. 331-332. 4 Vedi soprattutto J. MARSAN, La pastorale dramatique en France à la fin du XVI0 et au commencement du XVII siècle, Paris, Hachette, 1905; CH. DROUHET, Le poète François Maynard, Paris, Champion, 1909; E. MAGNE, Voiture et les années de gIoire de l'Hôtel de Rambouillet, Paris, Mercure de France, 1912; M. CAUCHIE, Claude Malleville, in Documents pour servir à l'histoire littéraire du XVII siècle, Paris, Mercure de France, 1924; E. MAGNE, Voiture et l'Hôtel de Rambouillet: les origines, Paris, Emile-Paul, 1929; A. ADAM, Théophile de Viau et la libre pensée française en 1620, Paris, Droz, 1935.

presentava meno complesso al Neri, poiché l'italianismo era stato, fino allora, più volentieri

ammesso che studiato nel suo valore e nei suoi limiti. Grande importanza aveva quindi il

quadro che egli tracciava, con assoluta precisione, degli autori e delle opere italiane più lette

e tradotte in Francia, poiché esso mostrava non soltanto quale eco notevole avesse ancora

la nostra cultura oltr'alpe, ma soprattutto in qual senso essa avesse potuto influire sulla

produzione letteraria contemporanea.

Appariva, tuttavia, chiaro che soprattutto quest'ultimo aspetto del problema era ben

lontano dall'essere risolto e richiedeva un approfondimento e una precisazione5. La prima

necessità era, però, di circoscrivere il campo della ricerca per illuminare, sotto differenti punti

di vista, l'italianismo6; la divisione in generi, artificiale ed arbitraria quando si tratta di fare

della storia della letteratura, s'impone tuttavia, come mezzo di ricerca, a chi voglia condurre

uno studio serio di analisi. Già il Marsan, limitando il suo studio al pur vastissimo campo del

dramma pastorale7, era riuscito a delineare con molta chiarezza la derivazione di questo

dalle pastorali italiane del Cinquecento, contribuendo così a mettere in luce un aspetto dei

più significativi dell'italianismo secentesco. La stessa esigenza di limitazione e di approfon-

dimento aveva condotto il Bray alla ricerca dell'influenza dei teorici e dei retori italiani sulla

formazione della dottrina classica in Francia8, mentre il Pintard, dopo " aver esaminato in un

articolo i rapporti tra la cultura

5 Il Bray aveva prospettato i differenti aspetti che poteva assumere I'italianismo: “Il faut s'entendre sur le mot italianisme. Veut-on dire la connaissance de la langue italienne, le contact par les voyages et les livres avec la nation italienne, I'importation de ses goûts? Parle-t-on de I'influence des théoriciens italiens sur la formations de la doctrine classique? », cfr. R. BRAY, La formation de la doctrine classique en France, Paris, Hachette, 1927, p. 183. 6 « Era quanto I'Hauvette aveva suggerito da tempo: « Il y a là -aveva scritto - pour les amateurs des recherches historiques et littéraires et en particulier pour les professeurs chargés de diriger les travaux personnels des étudiants, tout un domaine à explorer sous forme de dissertation, portant sur des points spéciaux: plus tard seulement viendra la synthèse », cfr. H. HAUVETTE, recensione a M. F. BRUNETIÈRE, La maladie du burlesque (Paris, 1906), « Bulletin italien », 1906, VI, p.375. 7 J. MARSAN, op. cit., “Introduction” e pp. 153 e segg. 8 R. BRAY, op. cit., pp. 37 e segg.

francese del Seicento e il pensiero del Rinascimento, ne compiva e perfezionava lo studio

con l'opera fondamentale sul « libertinage érudit »9.

Non minore interesse ha sempre destato la poesia, forse perché da tempo era stata

segnalata in essa l'esistenza d'un'influenza italiana10 o piuttosto perché, tutte le polemiche

degli ultimi anni sul barocco nella letteratura francese, hanno indirettamente affrontato lo

studio del barocco italiano e del valore che l'imitazione di esso poteva aver avuto per la

determinazione in Francia della nuova poetica11.

Eppure, a detta degli stessi studiosi che di tale problema si sono occupati, questo è

appunto il campo in cui ci sono ancora le maggiori possibilità di ricerca, poiché tutto è ben

lontano dall'essere chiarito12. Non si tratta, infatti, soltanto di ritrovare, nel maggior numero

possibile, i testi che provano l'esistenza d'un'imitazione italiana, ma questi testi vanno

analizzati in modo che per essi appaia chiaro il ruolo che l'italianismo ha avuto nella

letteratura francese ed in ultima analisi si precisi l'orientamento stesso di questa letteratura.

È quanto ci proponiamo di fare con una serie di lavori dedicati alla poesia francese del primo

Seicento.

La limitazione temporale non vuoI essere troppo rigida. Infatti, finché il mito di una

scuola classica reggeva ancora, era evidente che, tra la fine del Cinquecento e Boileau, in

quegli anni che videro i regni d'Enrico IV e di Luigi XIII e le due reggenze fino alla maggior

età

9 Di R. PINTARD cfr. oltre al già citato articolo, il volume sul Libertinage érudit (Paris, Boivin, 1943) ove con particolare interesse è esaminato il valore dell'influenza della scuola di Padova specialmente su Naudé. 10 Come vedremo già con Ménage e Chevreau, eruditi della metà del Seicento, si hanno i primi saggi comparativi di poesia italiana e francese e il debito dei poeti francesi verso l'Italia è esplicitamente riconosciuto. 11 Mi limito a ricordare gli studi dell'ADAM, del LEBÈGUE e del RAYMOND raccolti nella “Revue des Sciences Humaines”, avril-juin 1949, numero specialmente dedicato al barocco, il recente lavoro di J. ROUSSET, La littérature de l’âge baroque en France, Paris, Corti, 1953 e le raccolte di studi del BONFANTINI, La letteratura francese del XVII secolo, Napoli, E.S.I., 1955, del RAYMOND, Baroque et Renaissance poétique, Paris, Corti, 1955, e del NATOLI, Figure e problemi della cultura francese, Messina-Firenze, D'Anna, 1956. 12 Cfr. R. BRAY, op. cit., p. 183; R. PINTARD, Influences italiennes, in ed. cit., p. 196; R. LEBÈGUE, La poésie française de 1560 à 1630, Paris, SEDES, 1951.

del Re Sole, un periodo letterario, corrispondente ad un'epoca storica determinata, poteva

essere definito. Ma, crollato il mito13, la delimitazione temporale d'una produzione che non

apparteneva a una scuola poetica precisa divenne difficile. Essa variò quindi a seconda della

interpretazione che di questa letteratura si dava. Così, quand'essa s'identificò con il

preziosismo, se ne collocò l'esistenza tra il 1620 e il 1660, salvo una breve parentesi già

classica attorno al 163014. Chi vide invece soltanto l'aspetto rivoluzionario e quasi libertino di

questa poesia ne riconobbe la massima forza attorno al 1620, ma ne prolungò l'influenza

oltre la metà del secolo, fino alla Querelle des Anciens et des Modernes15. Infine la

definizione barocca abbraccia sotto questa denominazione tutta la produzione poetica della

prima metà del Seicento e oltre fino al 1665 circa16.

Questi differenti tentativi di definizione partono, evidentemente, da un dato comune

considerato come sicuro: da tutti la poesia del primo Seicento è concepita come nettamente

differenziata e dalla poesia ronsardiana e da quella classica17; il vecchio schema

storiografico

13 Cfr. A. ADAM, L'école de 1650, « Revue d'Histoire de la Philosophie et d'Histoire générale de la Civilisation», avril-déc. 1942, p. 23; F. SIMONE, La storia letteraria francese e la formazione e dissoluzione dello schema storiografico classico, “Rivista di letterature moderne”, 1953, n. 11 e 13, pp. 5-22 e pp. 169-178. 14 T. MAULNIER identifica il preziosismo con il regno di Luigi XIII (cfr. Les derniers renaissants, “Revue universelle”, avril-déc. 1941, p. 828); il BRAY, invece, distingue « une première génération d'écrivains précieux nés autour de 1600... une deuxième génération qui apparaît vingt ans plus tard et accède à la vie littéraire vers 1640 », cfr. La préciosité et les précieux, Paris, 1948, pp. 204-20. 15 Cfr. A. ADAM, Baroque et préciosité, « Revue des sciences humaines », avril-juin 1949, p. 223. 16 Il barocco è secondo il BOASE un « modernisme qui succède à la Renaissance proprement dite » (cfr. Poètes anglais et français de l'epoque baroque, « Revue des sciences humaines », avril-juin 1949, p. 16) e il ROUSSET ne fissa i limiti nei « deux premiers tiers du XVlI siècle » e ne distingue due fasi: « une prébaroque de 1580 à 1625 » e « son plus haut niveau dans la période qui va de 1625 à 1665 », cfr. op. cit., pp. 234-35. 17 La stessa epoca era stata considerata a sé dal LANSON, cfr. Histoire de la littérature française, Paris, Hachette, 1903, p. 353, e il FAGUET aveva scritto: « Cette génération (1620-1660) a comme je l'ai dit son unité en ce qu'elle a eu son caractère très precis, très particulier, qui la distingue très nettement entre toutes », cfr. Histoire de la poésie française de la Renaissance au Romantisme, Paris, 1936, t. Il. p. 4. I caratteri tipici di questa poesia sono per il Faguet il sentimento della natura, la galanteria e l'esprit. Cfr. op. cit., pp. 7 e segg.

viene infatti salvato anche se è l'indagine nuova, condotta entro i vecchi limiti, a determinare,

con le sue conclusioni, la fisionomia dell'epoca studiata18.

Anche per l'italianismo il problema della limitazione temporale si pone in termini

analoghi. L'influenza della cultura italiana preponderante in tutto il Cinquecento prosegue per

buona parte del Seicento, ma si attenua verso la metà del secolo per divenire quasi nulla19. I

grandi autori della fine del Seicento non hanno più alcun rapporto notevole con l'ltalia, né per

l'aspetto formale della loro produzione, ormai nettamente improntata al classicismo, né per il

contenuto di pensiero orientato e diretto prevalentemente dalla filosofia e dalla scienza

inglesi.

La ricerca dell'italianismo ci mostrerà d'altra parte come, nel XVII secolo, esso si attui

secondo schemi differenti anche se non indipendenti da quelli del Cinquecento20; i poeti

italiani più ammirati e imitati da Théophile o da Saint-Amant, da Benserade o da Cotin non

sono, infatti, quegli stessi che Scève o Du Bellay conob-

18 Nota il BONFANTINI (cfr. La letteratura francese del XVII secolo, p. 13) che: “Mentre da un lato una quantità di studi speciali su singoli autori o gruppi di autori e problemi culturali connessi, sta rivedendo molti inveterati giudizi e dimostrando la poca fondatezza e la parzialità di tante opinioni tradizionali, lo schema per contro... resta inalterato”. 19 “Tanta era stata la forza d'irradiazione della nostra cultura per tutto il Rinascimento che, nel principio del XVII secolo la lingua e l'arte italiana serbavano un prestigio ed un valore formativo analogo a quello delle letterature classiche”, cfr. F. NERI, L'italianismo in Francia, ed. cit., p. 243; e il CROCE (Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento, Bari, Laterza, 1931, p. 212): “in quella prima metà del Seicento primeggiava sempre la cultura italiana e particolarmente la letteratura, la poesia e l'arte sulla francese...” .Il PINTARD dice a sua volta (cfr. Le libertinage érudit, p. 105): « Pendant toute la première moitié du siècle et jusqu'à 1660, la mode en France est favorable à l'ltalie; de la langue italienne le prestige est également prépondérant et la plus part des honnêts gens en ont aujourd'hui I'usage; le voyage d'ltalie de même est ordinairement préféré à tous les autres ».E il BRAY (cfr. La formation de la doctrine classique, p. 184): « Il est certain que le contact entre les écrivains français et l'ltalie a été étroit entre 1620 et 1650 environ. Balzac, Voiture, Maynard, Scarron, d'autres encore ont franchi les Alpes. Les livres italiens pénétraient facilement en France. La langue italienne était connue de tous les lettrés. A Paris l'Hôtel de Rambouillet, le groupe de Ménage étaient des cercles italianisants ». 20 Cfr. la Discussion du rapport de M. R. Pintard, da parte di G. BELLONCI e S. CAMUGLI, « Revue des études italiennes », 1936, t. l, p. 225.

bero e amarono di più21. Si può, quindi, parlare d'un italianismo particolare alla poesia del

Seicento, sia che questa venga considerata preziosa o barocca, preclassica o libertina. Sarà

lo studio dell'influenza italiana a precisare l'orientamento finora discusso di questa letteratura

e a dettare i limiti d'un'epoca, soltanto approssimativamente identificata.

È nostra intenzione precisare, con questo contributo, quando per la prima volta venne

riconosciuta nella lirica francese di quel tempo un'influenza italiana e fino a che punto essa

sia stata accettata e valutata dalla critica letteraria. Questo soprattutto per dare un

fondamento storico alle ulteriori ricerche, ma anche perché, attraverso l'esame delle diverse

opinioni formulate nel tempo, il problema prenderà consistenza e si manifesterà in tutta la

sua realtà.

Furono gli stessi poeti del Seicento a sottolineare per primi l'attrazione che esercitava

su di essi l'ideale poetico ultramontano e ad indicare, a volte esplicitamente, le fonti italiane

dalle quali avevano tratto l'ispirazione per alcune loro composizioni. Malleville intitola

Imitation de l'Ongaro il suo sonetto Fontaine dont les eaux plus claires que profondes22 e

dichiara come modello del sonetto sulla Belle negresse, la poesia del Marino sul medesimo

soggetto23. Di Saint-Amant abbiamo un Madrigal imité en partie de l'italien du Cavalier

Marino24, e di Tristan una Imitation d' Annibal Caro25.

Queste dichiarate imitazioni sono tanto più interessanti in quanto ci dànno la chiave di

un altro buon

21 Il RATHERY aveva già notato che se in certi gruppi aristocratici alla moda « le goüt et la pratique de la langue italienne se continuèrent et se soutinrent jusqu'en plein règne de Louis XIV », « La littérature qu'on y aimait et qu'on y cultivait, n'était pas celle du Dante. C'était plutôt celle de l'Arioste et du Tasse; ce fut même pendant quelques temps celle du Marini ». Cfr. L'influence de l'Italie sur les lettres françaises du XIII siècle au règne de Louis XIV, Paris, Didot, 1853, p. 180. 22 C. MALLEVILLE, Poésie, Paris, Bessin, 1659, p. 184. 23 ID.: Que Parthenice est belle encore qu'elle soit noire..., in ed. cit., p. 189. 24 SAINT-AMANT: Cette fière beauté que mon asme idolastre..., in Œuvres complètes, Paris, Jannet, 1855, t. I, p. 270. 25 Cfr. TRISTAN, L'Amante de Céphale entr'ouvroit la barrière..., in Les amours et autres poésies choisies, Paris, Garnier, 1925, p. 177.

numero di composizioni che, pur senza confessare l'origine, altri poeti del tempo fecero sugli

stessi soggetti26.

La poesia italiana aveva dunque un posto nella cultura francese del primo Seicento e

noi possiamo già dire che il suo valore era soprattutto nella sua funzione di modello secondo

il quale i poeti d'oltr'alpe esercitavano il loro talento.

Gli esempi più sopra riportati non sono infatti né sporadici né isolati, ché al contrario,

tutta la produzione letteraria del tempo si dimostra impregnata d'italianismo. Saint-Amant si

richiama al Tassoni per giustificare il suo poema eroicomico sul Passage de Gibraltar27 e

dichiara scritti su imitazione del Marino i suoi poemetti eroici28. Tristan difende a spada tratta,

e non soltanto metaforicamente parlando, la supremazia del Tasso su Virgilio29 e a tal punto

è considerato dai contemporanei un imitatore degli Italiani che, là dove non imita, sente il

bisogno di dichiararlo esplicitamente30. Nella letteratura erudita mi limiterò a ricordare la

ricchezza di citazioni italiane nelle lettere di Balzac e l'interesse che egli mostra per le novità

letterarie d'oltr'alpe31 per non

26 Sul tema delle belle negresse scriveranno: TRISTAN (Belle monstre de nature il est vray ton visage, cfr. Poésies galantes et heroïque, Paris, 1919, p. 199); SCUDÉRY (Sombre divinité de qui la splendeur noire, cfr. Poésies diverses, Paris, Courbé, 1649, p. 59) e CHEVREAU (Madrigaux pour une belle égiptienne, cfr. Poésies, Paris, Sommaville, 1656, p. 27). Mentre il sonetto di Tristan imitato dal Caro era stato tradotto da Voiture e Malleville. 27 Cfr. SAINT-AMANT, Préface du passage de Gibraltar, in ed. cit., t. I, p. 284. 28 « Et particulièrement j'ai pris quelques plaisir à certains petits essais de poëmes heroïques dont parmy les modernes le Cavalier Marin nous a donné les premiers exemples dans son livre intitulé la Sampogna », SAINT-AMANT, Advertissement, in Œuvres, Paris, Pomeray, 1629, t. I, p. 1. 29 « Bien que je n'ignorasse que l'Eneïde est un parfait modèle de poëme heroïque, je mis la Jerusalemme beaucoup au-dessus de Troye et de Carthage. Pour prouver ce que je disais je debitai sur-Ie-champ sept ou huit des plus beaux endroits de l'un et de l'autre auteur et les comparant l'un à l'autre je fis voir que ceux qui donnaient l'avantage à Virgile ne jugeaient pas trop judicieusement et donnaient possible à la pompeuse richesse de sa langue ce qu'ils pourraient accorder à la sublimité de l'esprit du Tasse », cfr. TRISTAN, Le page disgracié (ed. Arland), Paris, Stock, 1946, p. 296. 30 Cfr. TRISTAN, Advertissement à La Mariane, Paris, 1917, p. 10. 31Uno studio sull'italianismo di Balzac non è stato ancora condotto. Esso probabilmente rivelerebbe anche l'influenza della cultura italiana per la formazione del suo stile; cfr. A. ADAM, Histoire de la littérature française au XVII siècle, Paris, Domat, 1948, t. I, p. 225.

parlare dello scoperto italianismo di Chapelain a cui si deve la famosa prefazione all'Adone

del Marino32.

Ma l'imitazione italiana non fu soltanto riconosciuta e affermata, essa fu ancora più

spesso vantata e sulla sua autorità si fondò la difesa delle opere degli scrittori moderni. Già il

Frugoni aveva notato come, ad esempio, le poesie di Sarrasin « fossero stimate per lo

rapporto grande ch'aveano all'italiano »33. Questo stesso atteggiamento ritroviamo nelle

lettere di Costar in difesa di Voiture, ove per provare la legittimità delle espressioni poetiche

e delle immagini più discusse, l'autore non trova di meglio che citare i poeti italiani che di

esse si sono serviti per primi34. Allo stesso modo egli giustifica le iperboli che

appesantiscono Les Larmes de Saint Pierre di Malherbe sostenendole sull'autorità del Tasso

e del Marino35 e di quest'ultimo ricorda le immagini più ardite allora in voga sulla coda del

pavone e sull'usignolo36.

Dobbiamo però a Ménage, all'illustre erudito, membro delll' Accademia della Crusca,

un primo tentativo concreto di ricerca dell'imitazione italiana con la sua Disser tation sur le

Sonnet de la Belle Matineuse37. Il tema del sonetto è noto: la descrizione d'un ridente mattino

e d'un'alba rosea è per il poeta un pretesto per celebrare la splendida grazia della donna

amata, al cui apparire impallidisce ogni altra bellezza e fin la luce del sole pare offuscata. Il

Ménage, dopo aver indicato in Catullo e Petrarca le lontane fonti del sonetto38, riconosce

nella poe-

32 Cfr. F. PICCO, op. cit., ed. cit. 33 Cfr. B. CROCE, Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento, p. 214. 34GiàVoltaire aveva notato a proposito del Marino che « Voiture et Costar le citent très souvant dans leurs lettres comme un modèle », cfr. VOLTAIRE, Extraits en prose, Paris, 1890, p. 315, Costar si mostra ottimo conoscitore della produzione letteraria più recente e le sue citazioni italiane sono frequentissime. Nella sola Lettera XXXIV se Petrarca è ricordato uan volta sola, Guarini è citato tre volte, il Tasso sei e il Marino sette volte. Cfr. COSTAR, Entretiens de M. Costar e t de M. De Voiture, Paris, Courbé, 1654, pp. 354 e segg. 35 Cfr. COSTAR, Lettre à Mme la Marquise de Lavardin, in Lettres, Paris, Courbé, 1658-59, t. I, pp. 291 segg. 36 Cfr. COSTAR, Lettre XXXV, in Entretiens, ed. cit., pp. 428, 418, 410. 37 G. MÉNAGE, Dissertation sur le Sonnet de la belle matineuse, Paris, Barbin, 1689. 38 « Les poètes italiens ont traduit ensuite en leur langue l'Epigramme de Catulus; Petrarque qui tient le premier rang parmy eux l'a traduit de la sorte Il cantar novo e 'I pianger de li augelli », cfr. MÉNAGE, op. cit., p. 6.

sia del Caro Eran l'aure serene e l'onde chiare, il modello direttamente imitato dai poeti

francesi e in particolare da Voiture, Malleville e Tristan39. Secondo l'erudito francese, Voiture

si sarebbe deciso a scrivere il suo sonetto Des portes du Matin l'amante de Céphale40 su

consiglio di Balzac41 e Malleville « jaloux de la bonté du sonnet, voulut aussitôt imiter celuy

du Caro et comme avait-il l'esprit fécond au lieu d'un sonnet il en fit trois... » 42. Il tema

poetico ebbe fortuna e se ne ritrova traccia in altri poeti del tempo43, mentre la stessa

immagine della bellezza della donna più splendente della luce del sole sarebbe stata ripresa,

sia pur con altro significato44 da un altro sonetto del Voiture.

La Dissertation del Ménage ha senza dubbio il merito di mettere in luce con

precisione quale eco poteva destare tra i Francesi una poesia italiana, attorno alla quale

s'ingaggiava una vera e propria gara d'emulazione nella imitazione.

Del resto questa voga dell'italianismo e di un certo tipo d'italianismo è confermata

anche da chi, come Boileau, la combatte. Inutile qui ricordare che certamente Boileau

riavvicinava non a caso nella condanna Théophile al « clinquant du Tasse » 45. Boileau,

come nota il

39 Del Caro scrive il Ménage che fu « si célèbre par ses lettres que Montaigne au jugement duquel je défère beaucoup, les prefère à toutes les autres italiennes et que M. Chapelain, au jugement duquel je défère absolument compare à celles des Anciens Latins », cfr. MÉNAGE, op. cit., p. 7. 40 Cfr. VOITURE, Œuvres, Paris, 1691, p. 37. 41 « Il y a quelques années que M. de Balzac aïant lu le Sonnet du Caro avec plaisir et souhettant de le voir dans nostre langue, pria M. de Voiture de le traduire. M. de Voiture s'en excusa d'abord sur sa paresse... mais enfin sa paraisse céda... », cfr. MÉNAGE, op. cit., p. 15. 42 Cfr. MÉNAGE, op. cit., p. 16. 43 Ménage cita Tristan, Rampalle e il sonetto non meglio identificato Au poinct qu'en tresse d'or l'Aurore eschevelée, cfr. MÉNAGE, op. cit., pp. 22-25. 44 VOITURE, Sous un habit de fleurs la Nymphe que j'adore, in Œuvres, ed. cit., p. 35. L'attribuzione è di Ménage ma non appare del tutto convincente. 45 N. BOILEAU, Satyres, IX, vv. 173-76. Cfr. F. NERI, Il Marino e i poeti francesi, ed. cit., p. 333. Boileau infatti rimprovera il Tasso perché: « le bon sens n'est pas toujours ce qui domine chez lui... dans la plus part de ses narrations il s'attache bien moins au nécessaire qu'à l'agréable... ses descriptions sont presque toujours chargées d'ornements superflus... dans la peinture des plus fortes passions et au milieu du trouble qu'elles venaient d'exciter, souvent il dégénère en traits d'esprit qui font tout à coup cesser le pathétique... il est plein d'images trop fleuries, de tours affectés, de pointes, de pensées frivoles... ». Cfr. MAUGAIN, Boileau

Maugain, non nomina mai il Marino46, ma certamente intendeva riferirsi a lui e ai suoi

imitatori quando scriveva :

Jadis de nos auteurs les pointes ignorées Furent de l'Italie en nos vers attirées47.

L'imitazione italiana, poi, non poteva sfuggire a chi vedeva in essa una prova della

mediocrità degli imitatori: Corneille durante la Querelle du Cid non mancherà di sottolineare

quanto a fondo Scudéry conoscesse l'opera poetica del Marino per insinuare poi, che, senza

questa conoscenza, « il ne nous aurait pas fait voir un “Prince deguisé” qui a passé pour la

plus agreable de ses pièces... »48 .

Ma l'italianismo imperante trova il suo miglior studioso in uno dei più illustri

comparatisti della seconda metà del Seicento, il Chevreau. Nelle sue Lettres e nei Billets

Meslés il Chevreau, non soltanto riprende la ricerca sul Sonnet de la Belle Matineuse,

arricchendo e correggendo le osservazioni di Ménage49, ma rileva altre e palesi imitazioni di

poeti italiani nella lirica contemporanea. Oltre al Marino e al Tasso, egli dimostra di

conoscere assai bene il Testi50 ed in quest'ultimo egli riconosce il modello del sonetto di

Tristan Aux rayons du Soleil le Paon audacieux51. Indica inoltre sempre nel Testi la fonte

dell'epigramma di Maynard Que mon sort est capricieux52, mentre rileva il parallelismo

esistente

et l'Italie, p. 39. Sono queste, come vedremo, le caratteristiche più comuni alla poesia francese del primo Seicento. 46 Cfr. C. MAUGAIN, op. cit., p. 41. 47 N. BOlLEAU, Art poétique, ch. III, vv. 209-10. 48 Lettre du Des-interessé au Sieur Mairet, in A. GASTÉ, La querelle du Cid, p. 315. Corneille aveva già attaccato i marinisti in una delle sue prime commedie La Galerie du Palais, ove a un libraio che presentava due libri con queste parole: « Monsieur en voici deux dont on fait grande estime | Considerez ce trait, on le trouve divin », il compratore rispondeva: « Il n'est que mal traduit du Cavalier Marin », citato dal RATHERY, op. cit., p. 171. 49 U. CHEVREAU, Œuvres meslées, La Haye, Moitiens, 1697, voI. I, pp. 285 e segg. 50 Nella raccolta di poesie del Chevreau vi sono cinque sonetti, tre epigrammi e un epitaffio tradotti dal Testi, cfr. CHEVREAU, Poésies, pp. 78 e segg. 51 Secondo il Chevreau, Marino avrebbe imitato L 'orgoglioso pavone del Testi nel suo « Tanti non ha l'ambizïoso augello » e « notre Tristan qui admirait toutes les visions du Marin n'a pas cru que celle-ci dût lui echapper dans les quatre premiers vers de son Sonnet », cfr. CHEVREAU, Œuvres meslées, I, pp. 248-49. 52 U. CHEVREAU, op. cit., I, p. 288.

tra il Sonnet à M. le Chancelier sempre del Maynard e il sonetto del Testi Al Cardinale

Barberino, ed ancora tra il Sonnet qui serve d'epithaphe à M. André Herrault de I'Hopital e

l'Epitaffio di Margherita d'Austria53. Sottolinea inoltre come l'uso esagerato delle iperboli nelle

Larmes de Saint Pierre denoti una chiara influenza italiana54, influenza confermata in

Malherbe dall'Ode à Turin in cui è presente l'eco della poesia del Marino e del Testi55 e

dall'imitazione del Tasso nel sonetto Tel qu'au soir on voit le Soleil56.

In questo modo l'italianismo messo in luce dal Chevreau dimostrava di non potersi

limitare all'influenza del Marino su alcuni poeti preziosi, ma di avere ben più profonde radici e

più vasta eco.

Verso la fine del secolo, l'interesse per un tale tipo di ricerca che richiedeva una

solida base d'erudizione, venne meno, anche perché cominciava a prendere forma nella

critica lo schema storiografico del Classicismo, secondo il quale il Seicento s'identificava con

il secolo di Luigi XIV e la letteratura eminentemente nazionale mal tollerava derivazioni e

confronti. D'altra parte di fronte alla condanna d'una poesia che Boileau considerava

« entrainée aux petites choses »57, ricca solo di « faux brillants » e di « pointes »58 gli

avversari del rigido classicismo non trovarono di meglio che rivendicarne l'originalità e la

modernità. Così Fontenelle raccoglie una antologia di poeti francesi del primo Seicento ove

trovano largo posto le opere di Théophile, Tristan, Malleville, Saint-Amant, Voiture59, e

Perrault nel Siècle de

53 Ivi, I, p. 289. 54 Ivi, II, p. 504. 55 lvi, II, p. 521. L 'imitazione dal Testi è tuttavia da escludere per evidenti ragioni cronologiche. 56 Malherbe avrebbe imitato i versi lugubri del Tasso sulla morte di Horatio Bianchini: “Ahi! Tramontare Soli e tornar ponno | Ma s'una breve luce a noi s'ascose. | Dormiam di notte oscura eterno sonno », cfr. U. CHEVREAU, op. cit., II, p. 530. 57 N. BOlLEAU, Reflexions sur Longin, Paris, Hiard, 1835; Reflexions, IV, p. 42. 58 ID., Art poétique, ed. cit., ch. I, v. 44, e ch. II, v. 105. 59 B. FONTENELLE, Recueil des plus belles pièces des poètes français, Amsterdam, Gallet, 1692.

Louis XIV cita con grandi elogi Maynard, Malherbe, Tristan e Voiture, ma considera gli

« écrits superbes » di questi poeti come opera « de leurs veines » e cioè originale60.

In realtà, a parte la rivalutazione polemica dei modernisti, la poesia del primo

Seicento aveva perduto molto del suo splendore, dopo il fiorire prodigioso delle lettere

francesi alla metà del secolo. Se lo stile di Balzac e l'elegante badinage di Voiture possono

ancora interessare La Bruyère61, la poesia frivola e mondana non dice più nulla allo spirito

francese già proiettato verso il secolo dei lumi. Saint-Evremond riconosce « l'inégalité de

notre Goût », sulla quale si fonda d'altronde la sua stessa posizione di moderno; « dans ma

jeunesse, - egli dice - on admirait beaucoup Théophile, malgré ses inégalités et ses

négligences qui echappoient au peu de délicatesse des Courtisans de ce temps-Ià. Je l'ai vu

décrié depuis par tous les versificateurs, sans aucun égard à sa belle imagination et aux

graces heureuses de son génie »62.

La critica filosofica del XVIII secolo confermò nelle linee generali la condanna di

Boileau sulla poesia del primo Seicento e nello stesso tempo mantenne il convincimento che

il gusto dell'artificioso, dell'involuto, del sottile, fosse stato introdotto in Francia dal Marino e

dai suoi imitatori.

Voltaire a proposito della poesia di Voiture sulla presa di Dunkerque, si sente

addirittura révolté dalle espressioni troppo ardite del poeta e sottolinea come « ce faux goût

fut inspiré à Voiture par le Marin qui était venu en France avec la reine Marie de Médecis » e

nota che « Voiture cite avec beaucoup de complaisance dans sa trente-cinquième lettre à

Costar l'atome sonnant de Marini, la voix emplumée, le souffie vivant vétu de plumes, la

pIume canore, le chant ailé, le petit esprit

60 Cfr. PERRAULT, Le siècle de Louis XIV, Paris, Coignard, 1687, p. 11. 61 « Je ne sais si l'on pourra jamais mettre dans les lettres plus d'esprit, plus de tours, plus d'agrément et plus de style que l'on voit dans celles de Balzac et de Voiture », J.DE LA BRUYÈRE, Des ouvrages de l'esprit, in Les Caractères, Paris, Hachette, 1895, pp. 17-18. 62 SAINT-EVREMOND, Œuvres, Paris, La cité des livres, 1927, t. I, p. 238.

d'harmonie caché dans de petites entrailles et tout cela pour dire le Rossignol... » 63.

Inutile dire che le stesse ragioni che avevano condotto all’aspra condanna di Boileau

e dei critici razionalisti, portarono i romantici alla rivalutazione d'una poesia considerata

eminentemente anticlassica e ridestarono simpatia e interesse per quei poeti la cui vita e le

cui opere erano caratterizzate da un'appassionata vivacità, un entusiasmo incontrollato, un

acuto spirito d'indipendenza64. Sotto questa luce Th. Gautier studia i suoi poeti grotesques

sottolineando nella loro arte « cette fraîcheur de coloris, cette trasparence de lumière, cette

rêverie flottante et mélancolique, cette manière calme et douce »65. Sainte-Beuve rimprovera

giustamente al Gautier un'interpretazione così romantica d'una poesia che non lo era66 e

preferisce vedere in Théophile un continuatore ora di Ronsard ora di Malherbe67, mentre ap-

63 VOLTAlRE, Extraits en prose, Paris, 1890, pp. 315 e segg. Queste immagini erano già state segnalate come un esempio di cattivo gusto dal P. BOUHOURS, De la manière de bien penser dans les ouvrages de l'esprit, Paris, Mabre-Cramoisy, 1689, pp. 392-94. 64 L 'indipendenza soprattutto dall'autorità degli antichi fu molto spesso energicamente sostenuta: « Il faut écrire à la moderne, -aveva detto Théophile - ; Demosthène et Virgile n'ont point écrit en notre temps et nous ne saurions écrire en leur siècle; leurs livres quand ils les firent étaient nouveaux et nous en faisons tous les jours des vieux », cfr. THÉOPHlLE DE VIAU, Fragment d'une histoire comique, in Œuvres complètes, Paris, Bibliothèque Elzévirienne, 1855-56, t. II, pp. 11-13. E Saint-Amant: « Pourvue qu'une chose soit judicieuse, et qu'elle convienne aux personnes, aux lieux, aux temps, qu'importe qu'Aristote l'ait ou ne l'ait pas approuvée? », cfr. SAINT-AMANT, Préface au Moïse sauvé, in Œuvres complètes, ed. cit., t. II, p. 14. E altrove: « Dieu mercy ny mon Grec ny mon Latin ne me feront jamais passer pour pédant... Mais personne n'est pas moins estimable pour cela », cfr. SAINT-AMANT, Œuvres complètes, ed. cit., t. I, p. 12. 65 TH. GAUTIER, Les grotesques, Paris, Charpentier, 1882, p. 168. Questo giudizio venne ripreso dal MAGENDIE, (La politesse mondaine et les théories de l'honnêteté en France au XVII siècle, Paris, Presses Universitaires de France, 1925); egli scrive infatti alla p. 142: « Pour sentir les parfums de la campagne dans les œuvres littéraires il faudra s'adresser à des écrivains que leur vie vagabonde a maintenus à l'écart du monde, comme Théophile et même Saint-Amant » .La società romantica trovò una certa affinità in questa poesia ed infatti dopo quasi due secoli di silenzio si ebbero allora nuove edizioni delle opere di Théophile (1856) e di Saint-Amant (1855). 66 Cfr. SAINTE-BEUVE, Les grands écrivains français, Paris, Garnier, 1927, t. VI, pp. 111-12. 67 Il giudizio di Sainte-Beuve si basa probabilmente sui versi dello stesso Théophile: « Je me contenterai d'égaler dans mon art | La douceur de Malherbe et l'ardeur de Ronsard » .Cfr. E. FAGUET, op. cit., t. II, p. 147.

prezza in Voiture il poeta che « rompt la ligne majestueuse de Malherbe et s'en revient au

seizième siècle, au premier seizième siècle, celui des Marot et des Brodeau »68. Ma anche

Sainte-Beuve non prende in considerazione l'esistenza d'un'influenza letteraria italiana in

questo tempo ed anzi crede di poter riscontrare nella cultura e nella società francese del XVII

secolo un rifiuto di quella moda ultramontana che aveva invasa la Francia sotto i Valois69.

Soltanto per quel che riguarda Saint-Amant, riconosce ch'egli « possédait à fond la littérature

italienne, celle des Tassoni et des Marini et savait mieux que Chapelain lui-même combien il

y avait au juste de stances dans le poème d' Adone »70.

Il nascere della critica storica ripropose necessariamente il probema dell'italianismo

per un'esigenza tutta nuova di spiegare l'esistenza di una cultura e studiarne le origini in

rapporto alla storia e alla società contemporanea.

Nel1853 viene pubblicata a Parigi l'opera del Rathéry su L' influence de l' Italie dans

les lettres françaises depuis le XIII siècle jusqu'au règne de Louis XIV. Lo studio si arresta

purtroppo all'inizio dell'epoca che più particolarmente c'interessa, ma esso non manca di

dare indicazioni preziose anche ai fini della nostra ricerca. Il Rathéry vede nell'italianismo

letterario del XVII secolo un aspetto della moda italianizzante introdotta alla corte da Maria

de' Medici71; italianismo essenzialmente moderno che si nutre dell'imitazione dell'Ariosto, del

Tasso, del Guarini e del Marino e ignora la poesia dantesca72, ma accanto al quale

sopravvive l'influenza più profonda dell'erudizione italiana sui critici e sui filosofi.

L'interpretazione, come si vede, è fondamentalmente storicistica73 e fa coin-

68 Cfr. SAINTE-BEUVE, Causeries du lundi, Paris, Garnier, 1870, t. XII, p. 207. 69 Cfr. SAINTE-BEUVE, Guez de Balzac, in La Littérature française, Paris, La renaissance du livre, 1926, t. III, p. 75. 70 70 Cfr. SAINTE-BEUVE, Causeries, ed. cit., t. XII, p. 175. 71 J. RATHÉRY, op. cit., p. 169. 72 Ibid., p. 180. 73 L'interpretazione storica dell'italianismo era già stata data da Voltaire e conserverà anche una certa suggestione per il Pintard: “L'ltalie! - egli scrive - Comment eût-on cessé d'en subir l'ascendant pendant la régence d'une reine

cidere in qualche modo l'italianismo con il preziosismo. La stessa preoccupazione storica

ritroviamo anche nell'opera del Livet sulla società preziosa74: l'autore, quantunque si

disinteressi delle possibili influenze letterarie ultramontane e giudichi la poesia del primo

Seicento un prodotto della società elegante dei salons, non manca di ricordare l'origine e

l'educazione italiana della Marchesa di Rambouillet75 al cui nome è legata tanta parte della

produzione poetica contemporanea.

La fine del secolo vede la prima monografia completa su di un poeta prezioso: Tristan

I'Hermite76. Il poeta vi è studiato soprattutto per la sua produzione teatrale e, quindi, come

precursore di Racine, secondo un punto di vista già illustrato dal Serret77 ; ma il Bernardin

esamina anche con un certo interesse la lirica di Tristan nella quale indica l'imitazione di

numerosi autori latini, francesi e degli italiani, specialmente il Caro, il Tasso e il Marino78. Per

quel che riguarda quest'ultimo, lo studioso nota che se « Tristan connut à peine l'Ovide du

XVIl siècle, le Cavalier Marin... était lié avec les admirateurs du poète italien si cher à la reine

mère, avec Théophile sur lequel les jeunes rimeurs reportaient le culte qu'il avait voué à

Marini, avec le maître de la scène, Alexandre Hardy, avec l'auteur des Vertus nécéssaires à

un Prince, Nicolas Faret, avec le "bon et gras Saint-Amant"... »79. Queste imitazioni e questi

contatti nulla tolgono alla originalità del poeta francese, ché anzi, secondo il Bernardin, « ses

pièces des Amours et de la Lyre

italienne, environnée d'une foule d'italiens et sous le gouvernement long de vingt années d'un ministre italien? » Cfr. R. PINTARD, lnfluences italiennes ecc., ed. cit., p.195. 74 CH. LIVET, Précieux et précieuses, Paris, Didier, 1859. 75 CH. LlVET, op. cit., p. 3. 76 N. M. BERNARDIN, Un précurseur de Racine: Tristan I'Hermite Sieur de Sorlier, Paris, Picard, 1895. 77 E. SERRET, Un précurseur de Racine, « Le Correspondent » , avril 1870, pp. 335-54. Il Serret giudica Tristan, poeta dalla vena originale e facile: « Il fait naturellement les vers, sans penser qu'il parle une autre langue, comme font ceux qui sont nés pour cela... il a certains vers qui le feraient prendre pour un disciple d'André Chénier » ; cfr. op. cit., p. 341. 78 N. M. BERNARDIN, op. cit., p. 528. 79 N. M. BERNARDIN, op. cit., p. 103.

ont un accent de sincérité indéniable qui les distingue de presque tous les vers d'amour de la

même époque »80.

In favore dell'originalità della poesia francese del primo Seicento è anche la tesi del

Cabeen che affronta direttamente il problema dell'influenza del Marino81. Non ostante lo

studioso americano rivolga particolarmente la sua ricerca verso quegli autori che più

comunemente erano stati ritenuti degli italianisti, le conclusioni a cui egli arriva sono,

sostanzialmente, negative. Infatti, se riconosce addirittura un plagiat nella tragedia di Pyrame

et Thisbé, per le scene finali della quale Théophile avrebbe volentieri fatto suo l'idillio del

Marino sul medesimo soggetto82, trova invece « à travers un examen soigneux des œuvres

de Saint-Amant que Marin n'a pas exercé sur lui une influence appréciable »83. Secondo il

Cabeen, il Marino avrebbe potuto esercitare nella poesia francese una notevole influenza

soprattutto continuando in qualche modo l'italianismo del secolo precedente e la voga di

poeti come il Tasso e il Guarini84, ma non fu all'altezza di un tale còmpito. La sua natura

« égoïste, intéressée, sensuelle » urtò contro « la bienséance et la pureté des mœurs » che

erano tanto apprezzate nei salotti e alla corte di Francia e il suo insuccesso mise in luce

« les différences essentielles existantes entre l'esprit italien et l'esprit français »85.

Il lavoro del Cabeen, per quanto oltremodo discutibile (esso tiene in troppo poco

conto i testi che provano l'imitazione italiana), ebbe un merito indubbio; esso metteva in luce

che se si voleva parlare d'una influenza italiana sulla poesia francese del primo Seicento,

non la si poteva restringere al marinismo86. L'opera del Marsan sulla pastorale drammatica,

pubblicata qualche tempo dopo, confermò come profondo e

80 Ibid, p. 534. 81 C. W. CABEEN, L 'influence de Marino sur la littérature française de la première moitié du XVII siècle, Grenoble, Allier, 1904. 82 Cfr. CABEEN, op. cit., p. 137. 83 Ibid., p. 155. 84 Ibid., p. 157. 85 Ibid., p. 160. 86 Cfr. H. HAUVETTE, Le Cavalier Marin et la préciosité, in “Bulletin italien", 1905, n. V, p. 64.

vario fosse il contributo italiano nella cultura della fine del Cinquecento e dei primi anni del

Seicento e come il mondo poetico dell' Aminta e del Pastor fido trovasse un'eco notevole non

soltanto nei limiti della poesia pastorale87.

Queste indicazioni tuttavia non furono raccolte dalla critica, almeno in un primo

momento; ebbe invece più successo lo schema storiografico che tendeva a identificare

l'italianismo con il marinismo e quest'ultimo come determinante del preziosismo, considerato

non già una moda regnante nei salons ma un tipo di letteratura88. Scrive ancora il Gillot: « La

mode envahissante de l'italianisme vint à point servir le goût du poli, du badin, du léger, du

tortillé, qui fut et sera toujours le goût du public mondain »89. E lo studio del Brunetière su La

maladie du burlesque, non soltanto vuole precisare il valore dell'influenza italiana su questo

tipo di poesia, ma sottolinea come essa non sia stata che « une forme du précieux » e come

tale venuta dall'Italia90.

Lo stesso concetto è ripreso dal Drouhet nella tesi su Maynard91: « La préciosité chez

Maynard - egli scrive92 – a de profondes racines puisque ses premiers éducateurs littéraires

ont été les Italiens ». E altrove: « L 'admiration de Maynard pour le lyrique italien F. Testi,

aggrava son penchant pour la préciosité »93. L 'italianismo è, tuttavia, studiato dal Drouhet

con molta attenzione per quel che riguarda I'accostamento di molte liriche del Maynard a

quelle del Testi94 e soprattutto per le satire e gli epigrammi che denotano nel poeta francese

la conoscenza della poesia italiana burlesca e bernesca95.

87 J. MARSAN, op. cit.; cfr. « Introduction », pp. IX e X. 88 Contro questo concetto scrisse l'ADAM, Baroque et préciosité, « Revue des sciences humaines », avril-juin 1949, p. 212. 89 H. GILLOT, La querelle des anciens et des modernes, Paris, 1914, p. 161. 90 F. BRUNETIÈRE, La maladie du burlesque, « Revue des Deux Mondes », Paris, août 1906; cfr. la recensione di H. HAUVETTE, in « Bulletin italien » , 1906, n. VI, pp. 374-75. 91 Cfr. DROUHET, Le poète P. Maynard, Paris, Champion, 1909. 92 Id., p. 450. 93 DROUHET, op. cit., p. 451. 94 Id., pp. 451-53. 95 Id., pp. 459-60.

La società preziosa continuava intanto a fornire oggetto di particolare interesse ed il

Magne dedicherà ad essa più d 'un suo lavoro96; per quel che riguarda il soggetto della

nostra ricerca ricordo soprattutto gli studi su Voiture che il Magne, riprendendo un giudizio di

Tallemant des Réaux, giudica ammiratore fervente del Marino97.

L'italianismo viene, invece, esaminato da un punto di vista del tutto nuovo nell'opera

fondamentale del Bray98. L'autore non intende affrontare direttamente il problema particolare

dell'imitazione italiana nella poesia francese, ma il quadro che egli traccia dell'italianismo

nella erudizione e nella filosofia, precisa in termini indiscutibili il reale valore della nostra

cultura in Francia durante il secolo XVII. Egli, inoltre, pur ricordando la fortuna del Marino tra

i poeti preziosi e la società elegante dell'Hotel de Rambouillet, giudica che, in generale, se

n'è sopravvalutata l'importanza99 e considera altrettanto, se non più determinante,

l'imitazione d'altri poeti, massime il Tasso100 e l'azione perdurante degli eruditi. Allo schema

storico fino allora accettato d'un'influenza italiana in Francia favorita dalla particolare

situazione politica e sociale, egli oppone il valore della tradizione letteraria cinquecentesca

che si sarebbe continuata nei primi decenni del secolo seguente101.

Questo concetto ritroviamo al centro della tesi del

96 E. MAGNE, Voiture et l'Hôtel de RambouilIet: son origine, Paris, Mercure de France, 1929; Voiture et I'année de la gloire de l'Hôtel de RambouilIet, Paris, Mercure de France, 1912; Scarron et son milieu, Paris, Mercure de France, 1924; La joyeuse jeunesse de TalIemant des Réaux, Paris, Mercure de France, 1921. 97 Ecco la descrizione che ci fa il Magne di Voiture in attesa di essere ricevuto da Mme de Rambouillet: « Voiture se contemple dans un petit miroir au cadre d'ébène et se livre à des évocations. Il songe que le visage aigu, la belle barbe, les yeux langoureux, la fraise de dentelle du Cavalier Marin se réfléchirent dans cette gIace »; cfr. Voiture et l'Hôtel de RambouiIlet, pp. 47-48. 98 R. BRAY, La formation de la doctrine classique en France, Paris, Hachette, 1927. 99 Ibid., p. 188. 100 Ibid., pp. 47-48. 101 Scriverà in seguito il BRAY: « De Pétrarque à Tebaldeo à Chariteo et surtout à Serafino d'Aquila, des petrarquistes de 1500 au Tasse, du Tasse au Marino, une tradition s'établit, où dominent de plus en plus le goût de l'effet et de la recherche verbale ». Cfr. La préciosité et les précieux, ed. cit., p. 91.

Raymond102 nella quale per la prima volta è affermata la continuità tra la poesia di Ronsard e

quella dei preziosi attraverso l'opera di Desportes e Bertaut. All'evoluzione della poesia

francese secondo questa linea, si accompagnerebbe con valore determinante un'evoluzione

dell'imitazione italiana da Petrarca ai quattrocentisti, ai secentisti103. Tale passaggio sarebbe

favorito da « l'affaiblissement progressif du culte de l'antiquité »104, per cui « le pétrarquisme

de la première Pléiade se trouve pour ainsi dire submergé par une nouvelle vague venue

d'outre-Monts ». Ed aggiunge il Raymond: « Dès 1585 les chansons et les stances préparent

la voie au badinage des précieux de la grande époque qui sont bien des descendants de

Ronsard, mais des descendants infidèles qui s'anémisent dans l'air des ruelles ou rêvent

dans des jardins qui ne sentent plus "le sauvage" »105.

Anche l' Adam rifiuta la coincidenza tra italianismo e preziosismo e nel suo studio su

Théophile de Viau e il marinismo, appendice al più vasto lavoro su Théophile e il pensiero

libertino106, l'illustre critico, dopo aver brevemente riassunto la fortuna del Marino in Francia

si oppone allo schema tradizionale che aveva visto nel poeta italiano un prezioso, accolto ed

ammirato nel salotto della marchesa di Rambouillet ed afferma invece che : « c' est dans les

cercles libertins que Marin a été admiré et imité »107. Le prove che l'Adam ci fornisce a

conferma della sua tesi sono numerose e piuttosto convincenti; egli ricorda infatti che

l'imitazione del Marino è soprattutto evidente nelle opere di Saint-Amant, Tristan e Malleville

e vede in ciò « une convergence significative » poiché « ces trois hommes appartiennent au

groupe libertin »108; inoltre egli ci rivela che in due raccolte mano-

102 M. RAYMOND, L'influence de Ronsard, Paris, Champion, 1927. Analoga concezione ritroviamo anche nella più recente raccolta di studi del RAYMOND, Baroque et Renaissance poétique. 103 Ibid., p. 108. 104 Ibid., p. 342. 105 Ibid., p. 349. 106 A. ADAM, Théophile de Viau et le marinisme en France, in Théophile de Viau et la libre pensée française en 1620, ed. cit., pp. 442-53. 107 A. ADAM, op. cit., p. 444. 108 Ibid., p. 453.

scritte di poeti libertini si trovano alcune delle più imitate poesie del Marino109.

Nel 1937 Adam segnala ancora le analogie fra il Prince déguisé di Scudéry e L'Adone

del Marino110. Nel '38 il Neri, riassumendo i risultati delle ricerche fino allora condotte sul

problema, può scrivere: « Diciamo che l'influsso del Marino si immette nel corso più diffuso di

un influsso italiano che è quello del Tasso e del Guarini e di più altri e che si estende dalla

poesia eroica (ed eroicomica) alla pastorale, nelle varie graduazioni dell'idillio, del romanzo,

delle opere sceniche, cioè alle forme in cui si esercitarono di preferenza i Grotesques »111.

Ma che cosa portò nella letteratura francese l'italianismo? Il gusto del sottile, del

complicato, del prezioso, come giudicarono Boileau e la critica di tutto il Settecento ? La

poesia nuova, tutta afflato lirico e sentimento del Bello, come credette il Gautier? La vena

libera, indipendente da schemi, insofferente di ogni autorità che Adam riconosce in

Théophile? O non piuttosto come credette il Raymond l'ultima espressione d'un

Rinascimento decadente, e cioè il Barocco ?

La critica degli ultimi decenni è tutt'altro che concorde nel giudicare il valore

dell'italianismo, quantunque ormai ne riconosca l'esistenza per la poesia francese del primo

Seicento. Tale disparità di giudizi è senza dubbio determinata dallo stato di smarrimento e di

incertezza in cui sono venuti a trovarsi gli studiosi della storia letteraria del secolo XVII in

seguito allo sgretolamento dello schema storiografico classico: la difficoltà a definire i primi

decenni del Seicento in termini preziosi, barocchi o preclassici si riflette nell'incertezza di

giudizio sul valore dell'influenza italiana in quel tempo. Mi pare, tuttavia, che alcuni valenti

critici abbiano già fornito delle indicazioni preziose ai fini di una chiarificazione del problema.

109 L'Adam cita il ms. della Biblioteca Nazionale n. 15.220 ove si trovano del Marino la Canzone delle Stelle, I sospiri e la Bella Negra e il manoscritto n. 23.351, ove si trovano ugualmente la Bella Negra e la Bella mendica; cfr. op. cit., p. 453. 110 L'Adam cita il ms. della Biblioteca Nazionale n. 15.220 ove si trovano del Marino la Canzone delle Stelle, I sospiri e la Bella Negra e il manoscritto n. 23.351, ove si trovano ugualmente la Bella Negra e la Bella mendica; cfr. op. cit., p. 453. 110 A. AnAM, Le prince deguise de Scudery et I'« Adone. de Marino, « Revue d'histoire de la philosophie ..1937, pp. 32-37. Vedi anche la sua Histoire de la litterature, ed cit., t. I, pp. 93-95, 358-59 e 372-90. 111 P. NERI, Il Marino e i poeti francesi, ed. cit., p. 333.

Nella sua Storia dell'età barocca, il Croce a proposito della poesia francese del primo

Seicento scrive: « Quel preteso romanticismo, così mal definito da abbracciare finanche e

intero il gran Corneille, il meno romantico di tutti gli spiriti, il poeta della volontà deliberante e

risoluta, fu nient'altro che barocchismo... »112. E T. Maulnier nella prefazione all'Antologia dei

poeti preziosi dell' Aury afferma: « Les précieux du XVIl siècle doivent être arrachés au salon

littéraire d'assez mince importance qui s'est approprié en l'aménuisant, leur gIoire, et rendus

au grand courant de la poésie baroque française »113. Naturalmente per barocco s'intende un

tipo di poesia nella quale all'espressione lineare si preferisce l'espressione contorta, alla

forma chiusa, la forma aperta, alla chiarezza assoluta, la sfumatura e la penombra secondo

lo schema già tracciato da Wölfflin per l'arte114.

Sotto questo punto di vista il Lebègue studia la poesia di Malherbe e riconosce nelle

tanto discusse Larmes de Saint-Pierre un poema barocco poiché in esso il poeta « embellit

la matière par des images nombreuses, variées, complaisamment développées... ; il

s'efforce de produire l'effet maximum; aussi donne-t-il du relief à l'idée par l'antithèse; de plus

il cherche les termes forts et recourt à l'hyperbole. Et enfin il invente des tours rares,

inattendus, qui frappent l'esprit et donnent à une idée souvent banale une apparence

originale »115.

È, quindi, come poesia barocca che la poesia francese del primo Seicento non

soltanto si trova sulla linea della poesia rinascimentale116, ma ne continua l'italianismo :

« Onore o torto che si faccia, il barocchismo fu sostan-

112 B. CROCE, Storia dell'età barocca in Italia, Bari, Laterza, 1946, p. 31. 113 T. MAULNIER, Préface à AURY, Poètes précieux et baroques du XVII siècle, Angers, Petit, 1941, p. XVII. 114 M. RAYMOND, Le baroque et la littérature française, « Revue des sciences humaines », avril-juin, 1949, pp. 137-38. 115 R. LEBÈGUE, Les larmes de Saint-Pierre, poème baroque, « Revue des sciences humaines », num. cit., p. 147. 116 « L 'art des précieux et des baroques trouve ses sources beaucoup loin... Par l'abondance et la liberté de leur inspiration, le chatoiement de leurs images, la richesse somptueuse de leur style, leur goût du raffinement dans la métaphore et parfois l'ésotérisme, leurs faiblesses aussi, les poètes de la Pléiade sont les véritables Maîtres du baroque français »; cfr. T. MAULNIER, op. cit., p. XV.

zialmente italianismo, - scrive il Croce117 - e come tale accusato in letteratura dai primi che gli

si ribellarono, i critici razionalisti francesi... ».

« Il existe des éléments baroques - scrive l' Adam118 - chez Tristan, chez Théophile,

chez Saint-Amant, chez Scudéry. Nourris des poètes italiens et plus particulièrement de

Marino, ils réalisent une sorte de baroque français... ». Ed in quanto poeti barocchi essi

concepirono l'arte come un libero giuoco dello spirito nel quale ogni più arbitraria

combinazione è lecita, purche colpisca e diverta, e cercano la novità e la bizzarria

nell'espressione e si attardano in descrizioni brillanti e sensuali. Così la poesia francese del

primo Seicento s'inserisce nella letteratura europea del tempo, accettando dalla cultura

italiana, il Barocco.

Di qui l'importanza dello studio dell'influenza italiana, attraverso il quale si potrà

chiarire, anche nei suoi limiti e nella sua realtà, il problema del barocco in Francia. « Le

comparatisme utile est celui qui prend comme principe que dans le ballet des écrivains de

nationalité différente, il arrive pour ainsi dire qu'on se donne la main, qu'on semble exécuter

les mêmes pas et même parfois qu'on veuille imiter son vis-à-vis, mais sans jamais y arriver

tout à fait »119.

117 B. CROCE, op. cit., p. 37. 118 A. ADAM, Histoire de la littérature, ed. cit., p. 217 passim. 119 A. M. BOASE, Poètes français et anglais de I'époque baroque, « Revue des sciences humaines », art. cit., p. 156.