L'influenza di Darwin sul pensiero...

5
L'influenza di Darwin sul pensiero moderno di Ernst Mayr chiaro che oggi, al principio del terzo millennio, la con- che abbiamo del mondo e del posto che vi occupiamo è drasticamente diversa da quella che era dominante agli inizi del XIX secolo. Tuttavia, non e- siste alcun consenso riguar- do alla fonte di questo rivo- luzionario mutamento. Si cita sovente, a tal proposito, Karl Marx; Sigmund Freud si è visto, di volta in volta, accordare o negare il favore dei critici; ad Abraham Pais, il biografo di Albert Einstein, dobbia- mo l'asserzione, indubbiamente ecces- siva, secondo la quale le teorie di que- st'ultimo avrebbero «profondamente modificato il modo in cui gli uomini e le donne moderni pensano ai fenomeni della natura inanimata». Le grandi menti plasmano il pensiero dei periodi storici successivi: Lutero e Calvino ispirarono la Riforma; Locke, Leibniz, Voltaire e Rousseau, l'Illuminismo; da Charles Darwin dipende in larga misura la moderna concezione del mondo LE SCIENZE 385/ sette m b re 2000 73

Transcript of L'influenza di Darwin sul pensiero...

L'influenza di Darwinsul pensiero moderno

di Ernst Mayr

chiaro che oggi, al principio

del terzo millennio, la con-

che abbiamo del

mondo e del posto che vi occupiamo è

drasticamente diversa da quella che

era dominante agli inizi del

XIX secolo. Tuttavia, non e-

siste alcun consenso riguar-

do alla fonte di questo rivo-

luzionario mutamento. Si

cita sovente, a tal proposito,

Karl Marx; Sigmund Freud

si è visto, di volta in volta,

accordare o negare il favore

dei critici; ad Abraham Pais,

il biografo di Albert Einstein, dobbia-

mo l'asserzione, indubbiamente ecces-

siva, secondo la quale le teorie di que-

st'ultimo avrebbero «profondamente

modificato il modo in cui gli uomini e

le donne moderni pensano ai fenomeni

della natura inanimata».

Le grandi menti plasmanoil pensiero dei periodi

storici successivi: Luteroe Calvino ispiraronola Riforma; Locke,Leibniz, Voltaire

e Rousseau, l'Illuminismo;da Charles Darwin

dipende in larga misurala moderna concezione

del mondo

LE SCIENZE 385/ sette m b re 2000 73

Con la sua storicitàla biologia evoluzionisticafa da ponte tra le disciplinescientifiche e umanistiche.

I principi fondamentaliespressi da Darwin

erano in totale conflittocon le idee del suo tempo.

In effetti, non appena aveva finito di dirlo, già Pais rico-nosceva di avere esagerato. Come scrisse poi, più che di«uomini e donne moderni», avrebbe dovuto parlare di«scienziati moderni», giacché per poter apprezzare appie-no i contributi di Einstein è necessaria una formazionespecifica che abitui allo stile di pensiero del fisico e alletecniche matematiche. In realtà,questa limitazione vale per tuttele straordinarie teorie della fisicamoderna, che hanno avuto unoscarso impatto sul modo in cuil'individuo medio comprende ilmondo.

La situazione è profondamentediversa per quanto riguarda iconcetti della biologia. In questocampo, molte delle idee propostenegli ultimi 150 anni erano innetto conflitto con ciò che tuttidavano per scontato. La loro ac-cettazione richiese una rivoluzio-ne ideologica. E nessun biologopiù di Charles Darwin è stato ar-tefice di un maggior numero dimodificazioni - né di modifica-zioni più drastiche - sulla conce-zione del mondo della persona media, su ciò che i pensa-tori tedeschi chiamano Zeitgeist.

Le imprese intellettuali di Darwin furono così moltepli-ci e varie che è utile distinguere tre campi nei quali eglidiede i suoi principali contributi: la biologia evoluzionisti-ca; la filosofia della scienza; e lo Zeitgeist moderno. Seb-bene io intenda concentrarmi su quest'ultimo aspetto, permotivi di completezza darò anche una breve panoramicadei suoi contributi nelle prime due aree, in particolareanalizzando il modo in cui essi influenzarono le sue ideesuccessive.

Una concezione laica della vitaDarwin fondò una nuova branca delle scienze biologi-

che: la biologia evoluzionistica. Quattro dei suoi contri-buti alla biologia evoluzionistica sono particolarmenteimportanti, in quanto esercitarono una considerevole in-fluenza anche al di là di quella disciplina. Il primo è quel-lo della non fissità delle specie: in altre parole il modernoconcetto della stessa evoluzione. Il secondo è il concetto diun'evoluzione ramificata, che sottintende la comune di-scendenza da un'unica, singola origine, di tutte le specie diesseri viventi esistenti oggi sulla Terra. Fino al 1859, tuttele teorie evolutive proposte, come quella del naturalistaJean-Baptiste Lamarck, sostenevano invece un'evoluzionelineare, un cammino teleologico verso una perfezionesempre maggiore in voga fin dai tempi del concetto aristo-telico di scala naturae, la catena dell'essere. Darwin os-servò inoltre che l'evoluzione deve procedere per gradi,senza interruzioni o discontinuità importanti. Infine, il ra-gionamento lo portò ad assumere che il meccanismo del-l'evoluzione fosse la selezione naturale.

Queste quattro intuizioni furono la base per la fonda-zione, operata da Darwin, di una nuova branca della fi-losofia della scienza: una filosofia della biologia. Sebbenedovesse passare un secolo prima che questa nuova bran-ca della filosofia si sviluppasse appieno, nella sua formafinale essa è basata su concetti darwiniani. Fu Darwin,per esempio, a introdurre la storicità nella scienza. Labiologia evoluzionistica, a differenza della fisica e della

chimica, è una scienza storica, in quanto cerca di spiega-re eventi e processi che hanno già avuto luogo. Ai fini ditale spiegazione, leggi ed esperimenti non sono tecnicheappropriate. Al loro posto, lo scienziato propone una ri-costruzione storica provvisoria del particolare scenarioche portò agli eventi che si tenta di interpretare.

Per esempio, per spiegare l'im-provvisa estinzione dei dinosau-ri alla fine del Cretaceo, sono sta-ti proposti tre diversi scena-ri: un'epidemia devastante, uncatastrofico cambiamento del cli-ma, l'impatto di un asteroide conla Terra: ipotesi, quest'ultima,nota come «teoria di Alvarez». Iprimi due scenari furono alla fineaccantonati per l'emergere di te-stimonianze incompatibili conessi, mentre tutti i fatti noti tro-vano una loro collocazione nellateoria di Alvarez, oggi ampia-mente accettata.

Il fatto che le descrizioni stori-che siano sottoposte a verificaimplica che l'ampia separazionefra discipline scientifiche e studi

umanistici - separazione che aveva tanto disturbato il fisi-co C. P. Snow - in realtà non esista: grazie alla sua meto-dologia e all'accettazione del fattore temporale, che rendepossibile il cambiamento, la biologia evoluzionistica fa daponte fra i due domini.

La scoperta della selezione naturale, da parte di Darwine Alfred Russel Wallace, dev'essere considerata essa stessauno straordinario progresso filosofico. Il principio era ri-masto sconosciuto per oltre 2000 anni di storia della filo-sofia, dai greci a Hume, a Kant e all'epoca vittoriana. Ilconcetto di selezione naturale spiegava con straordinariaefficacia i cambiamenti adattativi orientati in una partico-lare direzione. La sua natura è la semplicità stessa. Non sitratta di una forza come quelle descritte dalle leggi dellafisica; essa agisce semplicemente eliminando gli individui«inferiori». Questo processo di eliminazione non casualeindusse un contemporaneo di Darwin, il filosofo HerbertSpencer, a descrivere l'evoluzione con l'espressione, ormaidivenuta familiare, di «sopravvivenza del più adatto».(Questa definizione fu a lungo derisa come esempio di cir-colo vizioso: «Chi sono i più adatti? Quelli che sopravvi-vono». In realtà, di solito un'analisi attenta può determi-nare come mai certi individui non riescano a prosperarein determinate condizioni.)

Il risultato davvero fondamentale del principio della se-lezione naturale è che essa abolisce la necessità di ricorre-re a «cause finali»: in altre parole a qualsiasi forza teleolo-gica che porti a un fine particolare. In effetti, nulla è pre-determinato. Inoltre l'obiettivo della selezione può addi-rittura cambiare da una generazione alla successiva, al va-riare delle circostanze ambientali.

Per il corretto funzionamento della selezione naturale, ènecessario che la popolazione sia variabile. (Per Darwin,dunque, il punto di vista dei sostenitori del concetto tipo-logico, per i quali tutti i membri di una classe sono essen-zialmente identici, era privo di fondamento.) La selezionenaturale dovrebbe essere considerata un processo in duefasi in cui lo sviluppo di un'abbondante variazione è se-guito dall'eliminazione degli individui inferiori. Questosecondo passaggio è orientato in una direzione. Adottan-do la selezione naturale, Darwin finalmente compose la

controversia divampata per diverse migliaia di anni fra ifilosofi a proposito del caso e della necessità. Sulla Terra,il cambiamento scaturisce da entrambi, in quanto la pri-ma fase è dominata dal caso, la seconda dalla necessità.

Darwin era un olista: l'oggetto, o il bersaglio, della sele-zione era in primo luogo l'individuo nel suo complesso. Igenetisti, a partire pressappoco dal 1900 e seguendo unospirito alquanto riduzionista, hanno preferito considerare,quale bersaglio dell'evoluzione, il gene. Negli ultimi 25anni, però, essi hanno in larga misura fatto ritorno allaconcezione darwiniana, secondo la quale il principale ber-saglio dell'evoluzione sarebbe in realtà l'individuo.

Per 80 anni, a partire dal 1859, divampò un'aspra con-troversia, volta a stabilire quale, di quattro teorie evoluti-ve in competizione, fosse quella valida. Il « mutazioni-smo», o «evoluzione a salti» consisteva nell'affermarsi diuna nuova specie o di un nuovo tipo attraverso una singo-la mutazione. L'«ortogenesi» sosteneva che fossero ten-denze teleologiche intrinseche a portare alla trasformazio-ne. L'evoluzione lamarckiana si fondava sull'ereditarietàdei caratteri acquisiti. E poi c'era l'evoluzione di Darwin,fondata sulla variazione e attuata attraverso la selezionenaturale. La teoria di Darwin uscì chiaramente vittoriosadalla sintesi evoluzionistica operata negli anni quaranta,quando le nuove scoperte nel campo della genetica si fuse-ro con le osservazioni tassonomiche concernenti la siste-matica, ossia la classificazione degli organismi in base alleloro relazioni filogenetiche. Oggi, il darwinismo è quasiunanimemente accettato. Esso è inoltre diventato la com-ponente fondamentale della nuova filosofia della biologia.

Un principio importantissimo della nuova filosofia bio-logica, rimasto in ombra per quasi un secolo dopo la pub-blicazione dell'Origine delle specie, è la duplice natura deiprocessi biologici. Essi sono governati sia dalle leggi uni-versali della fisica e della chimica, sia da un programmagenetico, a sua volta risultato della selezione naturale cheha plasmato il genotipo per milioni di generazioni. E ilfattore causale rappresentato dal possedere un program-ma genetico è una prerogativa esclusiva degli organismiviventi: nel mondo inanimato ètotalmente assente. A causa dellostato di arretratezza in cui versa-vano le conoscenze di biologiamolecolare e di genetica del tem-po, Darwin era inconsapevole diquesto essenziale fattore.

Un altro aspetto della nuovafilosofia della biologia riguarda ilruolo delle leggi. Nel darwini-smo, le leggi cedono il passo aiconcetti. Di norma, nelle scienzefisiche, le teorie si fondano sulleleggi; furono le leggi del moto,per esempio, a condurre alla teo-ria della gravitazione. Nella bio-logia evoluzionistica, invece, leteorie si basano in larga misurasu concetti come la competizio-ne, la scelta sessuale operata dalla femmina, la selezione,la successione e la dominanza. Questi concetti biologici, ele teorie che su di essi si fondano, non sono riconducibilialle leggi e alle teorie delle scienze fisiche. Lo stessoDarwin non espresse mai chiaramente questa idea. Lamia affermazione dell'importanza di Darwin per il pensie-ro moderno è il risultato di un'analisi della teoria darwi-niana nel corso dell'ultimo secolo. In questo periodo, lametodologia delle scienze biologiche ha conosciuto un

marcato cambiamento. Questa trasformazione non fu in-dotta esclusivamente da Darwin, ma trasse grande forzadagli sviluppi della biologia evoluzionistica. L'osservazio-ne, il confronto e la classificazione, assieme alla verifica didifferenti ricostruzioni della storia della vita, divennero imetodi della biologia evoluzionistica, superando per im-portanza la sperimentazione.

Non intendo asserire che al solo Darwin vada il meritodi tutti i progressi intellettuali che ebbero luogo in questoperiodo. Gran parte di essi - come il rifiuto del determini-smo del fisico e matematico francese Pierre-Simon de La-place - era «nell'aria». Ma in moltissimi casi, Darwin eb-be la priorità, o comunque promosse le nuove concezionicon maggior vigore.

Come Darwin ha cambiatola nostra visione del mondo

Un uomo del XXI secolo guarda al mondo con un at-teggiamento completamente diverso rispetto a chi vissenell'epoca vittoriana. Questo mutamento ha avuto molte-plici cause, in particolare gli incredibili progressi tecnolo-gici verificatisi nel frattempo. Ma ciò che non è assoluta-mente apprezzato è come tale mutamento di pensiero siain larghissima misura scaturito dalle idee di Darwin.

Occorre ricordare che nel 1850 la quasi totalità degliscienziati e dei filosofi di primo piano era cristiana. Ilmondo che essi abitavano era stato creato da Dio, il quale- come asserivano i seguaci della teologia naturale - avevaistituito leggi piene di saggezza dalle quali era scaturito ilperfetto adattamento di tutti gli organismi al loro ambien-te. Nello stesso tempo, gli artefici della rivoluzione scienti-fica avevano edificato una concezione del mondo basatasul fisicalismo (una riduzione a oggetti o eventi spazio-temporali o alle loro proprietà), sulla tecnologia, sul de-terminismo e su altri princìpi fondamentali. Tale era ilpensiero dell'uomo occidentale prima della pubblicazio-ne, avvenuta nel 1859, dell'Origine delle specie. I princìpifondamentali proposti da Darwin sarebbero stati in net-

tissimo conflitto con queste ideedominanti.

da qualsiasi elemento del mondonaturale. Ogni aspetto del «meraviglioso progetto» tantoammirato dai teologi della natura poteva essere spiegatoammettendo la selezione naturale. (Un esame più attento,poi, rivela anche che spesso quel progetto non è così me-raviglioso: si veda, a tal proposito, l'articolo L'evoluzionee l'origine delle malattie di Randolph M. Nesse e GeorgeC. Williams in «Le Scienze» n. 365, gennaio 1999). L'eli-minazione del ruolo di Dio dalla scienza consentì di darespiegazioni rigorosamente scientifiche di tutti i fenomeni

In primo luogo, il darwinismorifiuta ogni fenomeno e causa so-prannaturale. La teoria dell'evo-luzione per selezione naturalespiega l'adattamento e la varietàdel mondo biologico esclusiva-mente in termini materialistici.Essa non deve più ricorrere a unDio creatore o architetto (sebbe-ne si sia certamente liberi di cre-dere in Dio pur accettando lateoria dell'evoluzione). Darwindimostrò che la creazione, cosìcome viene descritta nella Bibbiae nei racconti delle origini di altreculture, era smentita pressoché

74

LE SCIENZE 385/ settembre 2000

LE SCIENZE 385/ settembre 2000

75

naturali, diede origine al positivismo e produsse una po-tente rivoluzione intellettuale e spirituale i cui effetti per-durano a tutt'oggi.

In secondo luogo, il darwinismo dimostra gli errori deitipologi. Dai tempi dei pitagorici e di Platone, il concettogenerale di diversità del mondo biologico ne enfatizzaval'invarianza e la stabilità. L'apparente varietà, sosteneva-no i tipologi, consisteva in un numero limitato di generinaturali (essenze o tipi), ciascuno dei quali formava unaclasse. I membri di ciascuna classe erano ritenuti identici,costanti, e nettamente separati dai membri di altre.

La variazione, al contrario, è non essenziale o acciden-tale. Il triangolo è un esempio di essenzialismo: tutti itriangoli hanno le stesse fondamentali caratteristiche e so-no nettamente distinti dai quadrati o da qualsiasi altra fi-gura geometrica. Una figura intermedia fra il triangolo e ilquadrato è inconcepibile. Il pensiero tipologico, pertanto,non può render conto della variazione, e dà luogo a unaconcezione fuorviante sulle razze umane. Per i tipologi, icaucasici, gli africani, gli asiatici o gli inuit sono tipi chedifferiscono in modo cospicuo da altri gruppi etnici uma-ni. Questo modo di pensare porta al razzismo. (Un'appli-cazione errata della teoria evolutiva nota come «darwi-nismo sociale» viene spesso accusata di fornire giustifica-zioni al razzismo; tuttavia, l'ade-sione ai princìpi poi confutatidell'essenzialismo che precedetteDarwin può in realtà condurre auna concezione razzista.)

Darwin respinse totalmente ilpensiero tipologico e introdusseinvece un concetto interamentediverso, quello di popolazione.Tutti i raggruppamenti di organi-smi viventi, esseri umani compre-si, sono popolazioni costituite daindividui unici nella loro recipro-ca diversità. Fra i 6 miliardi di es-seri umani, non ne esistono dueperfettamente identici. Le popo-lazioni non variano per le loro es-senze, ma solo per le differenzestatistiche medie. Respingendo ilprincipio della costanza delle popolazioni, Darwin contri-buì a introdurre la storia nel pensiero scientifico e a pro-muovere un approccio nettamente nuovo all'interpreta-zione esplicativa in campo scientifico.

In terzo luogo, la teoria della selezione naturale diDarwin fece cadere ogni necessità finalistica. A partire daigreci, era sempre esistita l'universale convinzione nell'esi-stenza di una forza teleologica che guidasse il mondo ver-so una sempre maggiore perfezione. Questa «causa fina-le» era una di quelle descritte da Aristotele. Andato a vuo-to il tentativo di descrivere i fenomeni biologici ricorrendoa una spiegazione newtoniana fisicalista, Kant, nella suaCritica de/giudizio, si appellò a forze teleologiche. Anchedopo il 1859, le spiegazioni teleologiche (la teoria dell'or-togenesi) continuarono a essere molto diffuse nella biolo-gia evoluzionistica. L'accettazione della scala naturae edelle spiegazioni fornite dalla teologia naturale fu un'altramanifestazione della popolarità della teleologia. Il darwi-nismo spazzò via tali considerazioni.

(In realtà, la definizione di «teleologico» si applicava afenomeni differenti. Nel mondo inorganico, molti proces-si, apparentemente diretti a un fine, sono semplice conse-guenza di leggi naturali: un sasso cade o un pezzo di me-tallo riscaldato si raffredda seguendo le leggi della fisica, e

non per qualche processo orientato a un fine. I processibiologici che hanno luogo negli organismi viventi devonoil fatto di sembrare orientati a un fine alla presenza di unprogramma innato - genetico - o acquisito. I sistemi biolo-gici adattati, per esempio organi come il cuore o i reni,svolgono attività che possono essere considerate orientateal conseguimento di un obiettivo; d'altra parte, queglistessi sistemi furono acquisiti nel corso dell'evoluzione esono continuamente sottoposti a una regolazione fine daparte della selezione naturale. Infine c'era, nel finalismocosmico, la convinzione che qualsiasi cosa in natura aves-se un fine o un obiettivo predeterminato. La scienza mo-derna, tuttavia, non può confermare l'esistenza di alcun-ché postulato da tale concezione.)

In quarto luogo, Darwin abolì il determinismo. Com'ènoto, Laplace si vantava del fatto che una conoscenzacompleta del mondo attuale e di tutti i suoi processi gliavrebbe consentito di prevedere il futuro all'infinito.Darwin, invece, accettò l'universalità del caso e della pro-babilità in tutto il processo della selezione naturale. (L'a-stronomo e filosofo John Herschel si riferì sprezzante-mente alla selezione naturale come alla «legge della ba-raonda».) Per molti fisici, il fatto che il caso dovesse avereun ruolo importante nei processi naturali ha rappresenta-

to un pensiero difficile da digeri-re. Einstein espresse quest'anti-patia affermando: «Dio non gio-ca a dadi». Naturalmente, comeabbiamo già visto, solo il primopassaggio della selezione natura-le, quello in cui si produce la va-riazione, è questione di caso. Ilsecondo passaggio, quello dellaselezione vera e propria, deve es-sere orientato.

Nonostante la resistenza ini-ziale opposta da fisici e filosofi, ilruolo della contingenza e del ca-so nei processi naturali è oggiquasi universalmente accettato.Molti biologi e filosofi neganol'esistenza di leggi biologiche uni-versali e propongono di formula-

re qualsiasi regolarità in termini probabilistici, giacchéquasi tutte le cosiddette leggi biologiche presentano ecce-zioni. Il famoso test della falsificabilità del filosofo dellascienza Karl Popper, pertanto, non può essere applicatoin questi casi.

In quinto luogo, Darwin sviluppò una nuova concezio-ne dell'umanità e, successivamente, una nuova forma diantropocentrismo. Di tutte le proposte di Darwin, quellache i suoi contemporanei trovarono più difficile da accet-tare fu la teoria della discendenza comune applicata al-l'uomo. Per i teologi, come per i filosofi, l'uomo era unacreatura al di sopra degli altri esseri viventi, e ben distintada essi. Indipendentemente da quanto il loro pensiero di-vergesse su altri temi, Aristotele, Cartesio e Kant eranod'accordo con questo modo di sentire. Tuttavia, i biologiThomas Huxley ed Ernst Haeckel mostrarono, attraversorigorosi studi di anatomia comparata, che gli esseri umanie le attuali scimmie antropomorfe hanno chiaramente ori-gini comuni: un'asserzione, questa, che in ambito scienti-fico nessuno ha più messo seriamente in discussione.L'applicazione della teoria dell'origine comune all'uomolo ha privato della sua precedente posizione di unicità.

Paradossalmente, però, queste nuove concezioni nonmisero fine all'antropocentrismo. Lo studio dell'uomo di-

Dopo Darwin, la comunediscendenza di uomini e

scimmie antropomorfe nonè più stata messa in dubbio.

76 LE SCIENZE 385/ settembre 2000

mostrò che, nonostante la sua discendenza, esso è effetti-vamente unico fra tutti gli organismi. L'intelligenza uma-na non ha eguali fra tutti i viventi. Gli esseri umani sono isoli animali che possiedano un autentico linguaggio, com-prensivo di grammatica e sintassi. Solo l'umanità, comesottolineava Darwin, ha sviluppato autentici sistemi etici.Inoltre, grazie alla loro elevata intelligenza, al loro lin-guaggio e alle lunghe cure parentali che riservano allaprole, gli esseri umani sono gli unici esseri viventi ad avercreato una ricca cultura. Con questi mezzi l'umanità haacquisito, nel bene e nel male, una dominanza senza pre-cedenti sull'intero pianeta.

In sesto luogo, Darwin offrì all'etica un fondamentoscientifico. Spesso ci si chiede - e la domanda viene al-trettanto spesso respinta - se l'evoluzione sia in grado dispiegare adeguatamente l'esistenza di una sana eticaumana. Giacché la selezione premia l'individuo solo peri comportamenti che aumentano la sua stessa sopravvi-venza e il suo successo riproduttivo, molti si chiedonocome un tale egoismo puro possa condurre a una qual-siasi forma di etica valida. Stando al darwinismo socialepromosso alla fine del XIX secolo da Spencer, le spiega-zioni evoluzionistiche erano in netto contrasto con losviluppo dell'etica.

Oggi, però, sappiamo che quando si ha a che fare conuna specie sociale non bisogna considerare solo l'indivi-duo, ma l'intero gruppo di appartenenza. Darwin applicòquesto ragionamento alla specie umana nel 1871, in L'o-rigine dell'uomo. La sopravvivenza e la prosperità di ungruppo sociale dipendono in larga misura dalla coopera-zione armoniosa dei membri del gruppo, e questo com-portamento dev'essere basato sull'altruismo. Tale altrui-smo, perseguendo la sopravvivenza e la prosperità delgruppo, comporta anche vantaggi indiretti per gli indivi-dui che lo compongono. Quindi la selezione favorisce ilcomportamento altruista.

In effetti, in anni recenti è stato dimostrato che la pro-mozione dell'altruismo da parte della selezione naturaleè un fenomeno diffuso fra molti altri animali sociali.Forse, allora, è possibile sintetizzare la relazione fra eti-ca ed evoluzione affermando che, nei gruppi sociali, laselezione naturale favorisce l'altruismo e l'armoniosa

cooperazione. La vecchia tesi del darwinismo sociale -quella di un egoismo intransigente - era basata su unacomprensione incompleta degli animali, in particolaredelle specie sociali.

Un nuovo modo di pensareLasciate ora che riassuma le mie conclusioni più impor-

tanti. Nessuna persona istruita mette più in discussione lavalidità della cosiddetta teoria dell'evoluzione, che ogginoi sappiamo essere un semplice dato di fatto. Allo stessomodo, in massima parte, le tesi di Darwin - per esempioquella della comune origine, del gradualismo dell'evolu-zione, e la sua teoria esplicativa della selezione naturale -hanno trovato piena conferma.

Spero di essere riuscito a illustrare l'ampia portata delleidee di Darwin. Egli fondò una filosofia della biologia in-troducendovi il fattore tempo, dimostrando in primo luo-go l'importanza del caso e della contingenza, e in secondoluogo che le teorie evoluzionistiche si basano più sui con-cetti che sulle leggi. Ma al di là di ciò - e questo è forse ilpiù grande contributo di Darwin - egli sviluppò un insie-me di nuovi princìpi che oggi influenzano il pensiero dichiunque: l'evoluzione può spiegare il mondo dei viventisenza ricorrere a interventi soprannaturali; occorre pensa-re in termini di popolazioni, ossia di gruppi all'interno deiquali ogni individuo sia unico (un concetto vitale ai finidell'educazione e del rifiuto del razzismo); la selezione na-turale applicata ai gruppi sociali è sufficiente a spiegare leorigini e il mantenimento di sistemi etici altruisti; il finali-smo cosmico - che postula l'esistenza di un processo in-trinseco rivolto a una sempre maggior perfezione - si fon-da su false premesse, giacché tutti i fenomeni apparente-mente teleologici possono essere spiegati attraverso pro-cessi naturali; e in questa concezione il determinismo vie-ne ripudiato, il che rimette totalmente il destino nelle no-stre mani di creature evolute.

Questo articolo è basato sulla conferenza tenuta daMayr il 23 settembre 1999 a Stoccolma, in occasione del-la consegna del premio Crafoord assegnatogli dall'Acca-demia reale delle scienze svedese.

ERNST MAYR è una delle massime figure nella storiadella biologia evoluzionistica. Dopo aver conseguito lalaurea, nel 1926, presso l'Università di Berlino, Mayr par-tecipò a spedizioni ornitologiche in Nuova Guinea che ali-mentarono il suo interesse per la biologia evoluzionistica.Nel 1931 Mayr emigrò negli Stati Uniti e nel 1953 entrònel corpo docente della Harvard University, dove è tuttoraprofessore emerito di zoologia. Il suo concetto di una rapi-da speciazione all'interno di popolazioni isolate costituiscela base del famoso concetto neoevoluzionista dell'equili-brio punteggiato. Autore di alcuni dei testi più influentipubblicati nel XX secolo sull'evoluzione, Mayr ha ricevu-to molti premi, fra cui la National Medal of Science.

GRUBER HOWARD E., Darwin on Man: A PsychologicalStudy of Scientific Creativity, seconda edizione, Universityof Chicago Press, 1981.

MAYR ERNST, Un lungo ragionamento. Genesi e svilup-po del pensiero darwiniano, Bollati Boringhieri, 1994.

BROWNE JANET, Charles Darwin: Voyaging: A Bio-graphy, Princeton University Press, 1996.

78 LE SCIENZE 385/ settembre 2000

Corea: l'associazionecmazionista include

1 '4 2000 scienziati. i

I pur forti movimenticreazionisti canadesi nonhanno mai chiesto di

' bandire l'insegnamento[ dell'evoluzionismo.

movimento creazionista britannico(Britain's Creation Science Movement),fondato nel 1932, conta circa 2000membri. Lo scorso febbraio, l'associazio-ne ha inaugurato a Portsmouth un'e-sposizione sulla scienza creazionista chedà originali risposte alle domande sul-l'origine della vita.

A sorpresa, i Paesi Bassi sono animati da un fervore re-

ligioso maggiore degli altri paesi europei. Le pressionidei gruppi religiosi sono riuscite a tenere l'insegna-

mento delle teorie evoluzioniste lontano dalle scuolesecondarie fino al 1976. E negli anni novanta il Mini-stero della pubblica istruzione ha ripetutamente toltol'evoluzione dagli argomenti d'esame, sottolineandoche si tratta «solo di una teoria.».

Secondo fonti creazioniste, l'a ssociazione moscovita per la crea

tion science conta tra i suoi menibri almeno 100 scienziati.

In Australia, agli studenti dello Sta-to del Queensland si insegna«scienza della creazione». È quiche lan Pilmer, geologo dell'Uni-versità di Melbourne, ha intentatouna causa per frode commercialecontro le associazioni creazioniste.Persa la causa, Pilmer si è trovato adover subire anche gravi minacce.

Negli ultimi trent'anni, inNuova Zelanda, i creazioni-sii sono passati dallo O al20 per cento della popola-zione. La maggior parte diquesti sono maori, che rifiu-tano la cultura scientificaportata dai colonizzatori.

Nel 1985, le autorità scolastiche turche hanno chiesto aicreazionisti statunitensi una traduzione in turco dei loro te-sti, debitamente privata dei riferimenti biblici. SecondoUmit Sayin, uno scienziato turco dell'Università del Wiscon-sin, i libri creazionisti turchi citano ampiamente i testi statu-nitensi. Lo scorso anno, alcuni scienziati turchi hanno vintouna causa contro il movimento creazionista perché que-

' st'ultimo aveva fatto circolare trattati anti-evoluzionisti de-nunciando con nomi e cognomi gli scienziati che professa-vano le idee di Darwin.

ei

-Ms9!se rf,,e

Perché Dio creò Darwin?DI PIERO PIAZZANO

[email protected]

G

li addetti ai lavori lo sanno be-ne. Se a un convegno scienti-fico internazionale viene in-

vitato Richard Dawkins, inglese, pro-fessore all'Università di Oxford, au-tore di libri di gran successo sull'evo-luzione (// gene egoista e L'orologiaiocieco; sito «non ufficiale», ma moltoben documentato www.world-of-dawkins.com ), si può fare a meno diinvitare Stephen Jay Gould, statuni-tense, professore alla Harvard Uni-versity, autore di fortunatissimi best-seller di divulgazione evoluzionistica,come H pollice del panda o li sorrisodel fenicottero (per una biografia,www.annonline.com/inter-views/961009/biography.html) . Tan-to, non ci verrebbe. E viceversa.

I due non si possono sopportare.Non solo perché, come due prime-donne, non intendono dividere l'at-tenzione del pubblico e dei media, maanche per più profondi motivi scienti-fici. Entrambi si considerano eredi fe-deli del pensiero di Darwin e ne pro-pongono una lettura che tenga contodelle conoscenze acquisite. Ma le vieche percorrono per scrivere questo«aggiornamento» sono diverse.

Dawkins applica una sorta di dar-winismo ortodosso all'espressione piùridotta dell'essere vivente, il gene, edesaspera quella che Ernst Mayr, nel-l'articolo che precede, chiama la «se-conda fase» del processo di selezionenaturale, quando la necessità subentraal caso. I suoi avversari, Gould perprimo, hanno chiamato questo mododi vedere le cose «fondamentalismodarwiniano» e lo accusano di scivola-re verso un «determinismo genetico».

Si veda, per esempio, il lungo sag-gio di Gould, Darwinian Fundamen-talism, in: www.nybooks.com/nyrev/WWWarchdisplay.cgi ?19970612034 F; e anche la risposta di Dawkins, ori-ginata dagli attacchi di Gould a un li-bro di Daniel Dennett, filosofo ridu-zionista indicato da Gould come unmembro del Dawkins camp (www. world-of-dawkins.com/feud.htm) . Ilpartito di Stephen Jay Gould sostieneinvece una teoria che, semplificando,esaspera la prima fase del processo di

evoluzione natu-rale, quella lega-ta al caso. Il no-me della loroteoria è «equili-brio punteggia-to», traduzionevolonterosa del-l'inglese punctiiated equilibrium.Gould ed El-dredge considerano agenti prin-cipali del proces-so di selezionenaturale fenome-ni già consideratida Darwin, e poiripresi da altriscienziati, tra cui lo stesso Mayr (peresempio, l'isolamento di una popola-zione, la deriva genetica e l'effetto dicataclismi naturali), per concludereche la comparsa di nuove specie avvie-ne con improvvise esplosioni, che pos-sono durare centinaia di migliaia o al-cuni milioni di anni (tempi brevi insenso geologico), dopo lunghi periodidi «stasi». In questo senso, la tracciadelle testimonianze fossili è «punteg-giata» da improvvise comparse dinuove specie dopo lunghi periodi diequilibrio (una buona sintesi, curatada Donald R. Prothero, professore digeologia all'Occidental College di LosAngeles, si trova in: www.skeptic.com/01.3.prothero-punc-eq.html#birth).

Che cosa significa questa polemicatra «eredi» di Darwin? Che la teoriadell'evoluzione, come tutte le teoriescientifiche, è continuamente messa ingioco dagli esperti, che si affannano atrovare prove che la supportino o lafalsifichino? O che la teoria dell'evolu-zione è una religione, con il suo profe-ta, Darwin, i suoi interpreti ed esegeti,i suoi scismi e le sue sette? Non c'èdubbio. La storia di questo dibattito,e degli altri che hanno attraversato150 anni di pensiero evoluzionistico,dimostra che vale la prima ipotesi: l'e-voluzionismo, come la teoria dellagravità o la cromodinamica quantisti-ca, è incessantemente sottoposto a ve-rifica, sia attraverso l'interpretazione

di dati osservativi (la «lettura» deifossili, lo studio dei genomi), sia at-traverso la realizzazione di esperi-menti, oggi possibili con le biotecno-logie. Perciò si può essere d'accordocon Dawkins: «La scienza non è unareligione» (Is Science a Religion?,1996; www.humanism.net/publica-tions/humanist/dawkins.html).

Tuttavia, l'esasperazione che talvol-ta accompagna dibattiti come questonon disdegna di impiegare il tradizio-nale armamentario delle dispute reli-giose: il ricorso all'auctoritas e all'ipsedixit, la scomunica, la professione difede, la costituzione di sette fondatesul principio: «chi non è con me ècontro di me». Offrendo buon gioco aquanti tirano a mettere sullo stessopiano scienza e religione, e sparano azero contro un presunto «dogmati-smo scientifico». Come Bryan Ap-pleyard, giornalista del «Sunday Ti-mes», autore di libri violentementecritici riguardo a quella che chiamal'arroganza degli scienziati, soprattut-to di coloro che, come Dawkins o, inaltri campi, Steven Weinberg o Ste-phen Hawking, godono di una certapopolarità (www.newscientist.co .uldcreationisrn/opinion 223523.html).

Un suo articolo, dal titolo significa-tivo You asked for it, che si può tra-durre liberamente E ben vi sta, si tro-va in un interessante dossier sulla ri-nascita del creazionismo negli Stati

Uniti, pubblicato dall'edizione on-linedi «New Scientist» (www.newscien-tist.co.uk/creationism/featu-res 22352.html). L'autrice, DeboraMacKenzie, prende spunto dal casodel Kansas (la delibera del KansasBoard of Education su come va inse-gnata la scienza nelle scuole superiorisi può trovare in www.ksbe.state.ks.us/outcomes/science 12799.html) edegli altri Stati americani dove l'inse-gnamento dell'evoluzione è vietato odeve essere affiancato a quello dellacosiddetta creation science, e dagli e-siti di un sondaggio condotto lo scor-so aprile per tracciare un quadro deldibattito fra scienza e religione dal1859 ai nostri giorni.

Partiamo dal sondaggio. Lo hacommissionato l'organizzazione Peo-ple for the American Way, e ha datorisultati che si prestano a interpreta-zioni opposte: il 95 per cento deglistatunitensi crede in Dio, ma il 37chiede che nelle scuole venga insegna-to solo l'evoluzionismo; il 60 è con-trario alla decisione dello Stato delKansas di cancellare l'evoluzionismodai testi scolastici, ma il 60 ritiene cheanche le spiegazioni religiose dell'ori-gine della vita debbano essere insegna-te «perché gli studenti devono cono-scere entrambi i punti di vista per po-tersi fare le proprie idee». Infine, il 16per cento chiede che si insegni solo ilracconto della creazione (www.stats. org/statswork/csm-origins.htm: ampioesame dei risultati del sondaggio e dicome sono stati usati dalla stampa).

Lo stesso dossier contiene una map-pa dei paesi in cui hanno peso movi-menti di appoggio al creazionismo,corredata di note. Dove si racconta,tra l'altro, il caso di lan Pilmer, diret-tore del Dipartimento di geologia del-l'Università di Melbourne, che ha fat-to causa contro i movimenti creazio-nisti australiani - tanto forti da avereottenuto che nello Stato del Queens-land la creation science sia insegnatanelle scuole superiori - accusandoli ditruffa per aver messo in vendita libri evideo sulla pretesa «scoperta» dell'ar-ca di Noè in Turchia. Pilmer ha persola causa perché i giudici hanno decisoche i creazionisti non erano diretta-mente coinvolti nel commercio, è sta-to condannato a pagare oltre 600 mi-lioni di lire di indennizzo ed è statooggetto di un attentato.

Il dossier contiene anche una sche-da ragionata dei libri che presentano ilcredo creazionista, e di quelli che ne

dimostrano le falsità (www.newscien-tis t .co u k /c re a tion i s m/o p i n io n 223530.html), mentre un buon elencodei principali siti creazionisti si trovain www.don-lindsay-archive.org/crea-tion/sides.html . Infine, consiglio viva-mente la lettura dell'intervista a TomWillis (www.newscientist.co.uk/crea-tionism/opinion 22355.html), unodei principali leader del creazionismoamericano, presidente della CreationScience Association e autore-ombradel programma di studio della scienzadello Stato del Kansas. Per chi non neabbia la possibilità, mi limito a tra-durre due domande e risposte.

D. Perché Dio avrebbe creatoDarwin?

R. Dio ha detto chiaramente che acoloro che rifiutano di amare la veritàavrebbe inviato uno spirito di ingan-no che li avrebbe costretti a credere in

una falsità. Penso che Darwin sia sta-to creato per dare al mondo qualcosain cui credere. Qualsiasi bambino cheabbia letto L'origine delle specie puòconstatare che le sue argomentazioninon stanno letteralmente in piedi. Iol'ho letto quando non credevo in Dio;eppure ho riempito i margini del librodi note che esprimevano con paro-le irripetibili il mio stupore che similiassurdi ragionamenti e non-ragio-namenti potessero essere accettati echiamati scienza

D. Lei crede che il Sole ruoti attor-no alla Terra o che sia la Terra a ruo-tare attorno al Sole?

R. Molti lettori si divertiranno perquesta mia risposta, ma devo direche non lo so. Qualunque fisico chese ne sia occupato seriamente deveammettere che non possiamo saper-lo con certezza.

Rappresentazione della creazione in un dipintofiammingo del XVI secolo. A destra, la mappa dei paesiin cui sono presenti importanti movimenticreazionisti, pubblicata sul sito web di «New Scientist».

80

LE SCIENZE 385/ settembre 2000

LE SCIENZE 38 5 / settembre 2000

81