L'infanzia nel tempo - testo

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Eliana Rossetto - L‟infanzia.

L’infanzia nel tempo Nel corso dei miei studi ho potuto osservare come la scoperta dell‟infanzia, quindi l‟attenzione al bambino, sia databile solo a partire dall‟età moderna; prima, nel medioevo, l‟infanzia veniva sostanzialmente ignorata, come conferma lo storico francese Philippe Aries (1914-1984) nel suo libro L’enfant et la vie familiale sous l’ancien regime (1960). [trad.it Padri e figli nell’europa medievale e moderna, 1968]

La mia tesina consiste nel presentare questo “percorso storico” e nel mostrare come alcuni degli autori a cavallo tra l‟800 e il „900, quali per esempio Giovanni Pascoli, Sigmund Freud e Paul Klee, abbiano a cuore quest‟argomento. Facciamo quindi un passo indietro. Nel XIII secolo, prendendo a testimonianza i dipinti medievali, i bambini vengono ritratti entro scene di vita adulta, come piccoli uomini, con lo stesso abbigliamento e persino lo stesso volto degli adulti. Osservando anche le immagini religiose, la Vergine viene sempre presentata con sembianze bellissime e idealizzate, mentre il Bambino Gesù, pur essendo un personaggio divino, appare spesso goffo e innaturale. Visti come adulti in miniatura, i bambini erano poco considerati, specialmente nella loro individualità. Si credeva infatti che le loro facoltà fossero poco sviluppate, non si teneva conto del loro modo di pensare, di parlare e di agire; senza riguardo per la loro condizione e senza pudore, venivano resi parte delle medesime attività dei grandi. È solo dal XVII secolo che, nelle classi più agiate, si diffonde la sensibilità per i bambini. Malgrado le condizioni demografiche ed economiche siano ancora sfavorevoli e di per sé non incoraggino l‟interesse per l‟infanzia, si verifica un radicale cambiamento di mentalità: si comincia a interrogarsi sull‟esperienza propria del bambino, si sente il bisogno di costruirgli intorno spazi di vita specifici, con giocattoli, vestiti, ritmi, impegni adatti, e matura la responsabilità educativa, che sfocia in scuole apposite. Il XIX secolo è caratterizzato dalla rivoluzione industriale, ma solo la classe più ricca ne trae beneficio: il lavoro minorile, di fatto continuò a giocare un ruolo importante nelle famiglie povere. A causa delle ristrettezze economiche, infatti, i bambini venivano sfruttati in fabbriche, miniere e come spazzacamini, aiutando così nel sostegno del bilancio familiare. Nonostante ciò, grazie a molti intellettuali, come William Blake (1757-1827), William Wordsworth (1770-1850) e Charles Dickens (1812-1870), il problema venne alla luce, si capì che i bambini dovevano stare a casa, protetti dall‟intimità domestica e dall‟amore familiare, e pian piano l‟attenzione ai più piccoli è rivolta da parte di tutti, anche dalle classi meno abbienti. Nello stesso tempo, la grande svolta si ebbe nella letteratura, impegnata ora a soddisfare il piacere anche dei più piccoli: in meno di un secolo si produsse una quantità considerevole di libri adatti a loro, da Alice nel paese delle meraviglie di Carroll (1865), a Libro cuore di De Amicis (1886), al Pinocchio di Collodi (1887). Per quanto riguarda la poetica Italiana, riflesso di quest‟attenzione al bambino sono i versi di Giovanni Pascoli (1855-1912), autore che, con singolare sensibilità, seppe cogliere al meglio questo interesse, traducendolo in poesia. Attraverso le sue opere noi lettori possiamo percepire il mondo come visto dagli occhi di un bambino: è questo il suo scopo, come mostra chiaramente nella suo saggio la Poetica del fanciullino (1873). Pascoli, infatti, ritiene che per via dell‟eccezionalità del poeta, egli sia l‟unico in grado di vedere il mondo con la stessa freschezza e semplicità del fanciullo, ovvero colui che sa andare aldilà della realtà, libero dalla razionalità borghese, per cogliere le più piccole cose, rendendole magnifiche; pochi riescono ad ascoltare quella sua delicata vocina, perché la gente comune è stordita dal rumore della società. Opera in cui si concretizza la sua poetica è X Agosto, una composizione autobiografica in cui l‟autore, attraverso la metafora della rondine e del nido, descrive la morte del padre e la sua visione pessimistica del mondo, “Atomo opaco del male”. La sua infanzia viene stroncata, ma i valori quali la famiglia, la condivisione, la fratellanza e l‟attenzione verso i più deboli sussistono.

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Anche l‟arte non resta estranea a questa nuova realtà: nasce un forte interesse per la fantasia e per i disegni dei bambini. Se prima dell‟ottocento erano considerati solo una forma di espressione mancata, ora anche un semplice „scarabocchio‟ diventa oggetto di ricerca, fonte di studio della personalità. Nel disegno infatti, specialmente quello libero, il bambino opera una vera propria creazione, esprimendo, tutto ciò che è in sé. La stessa importanza per questo singolare disegno artistico, viene data da Paul Klee (1879-1940), pittore svizzero, esponente del Der Blaue Reiter; egli recupera la dimensione infantile seguendo la propria inclinazione e rimanendo fedele a quello che era un punto di forza della ricerca del gruppo: l‟espressività dei bambini. I suoi disegni somigliano a veri e propri scarabocchi infantili, come Adamo e la piccola Eva (1921), ma in realtà sono frutto di un calcolo e una progettazione molto attenta e studiata e, come lui stesso credeva, erano nettamente inferiori alle creazioni del figlio, il piccolo Felix. L‟artista ritiene infatti che, per quanto le sue opere siano “eleganti e ingenue”, sarebbe comunque impossibile superare la purezza e la semplicità con cui i bambini dipingono i loro quadri, senza schemi né schizzi. Al mondo dei bambini, però, Klee non dedica solo dei dipinti, ma anche una curiosa serie di marionette. Un esempio è il Diavolo-guanto con anelli (1922), realizzato in gesso dipinto e materiali di recupero, nel quale richiama la fantasia attraverso forme semplici e “spontanee”. Come afferma Pier luigi Albini (1941) nel suo saggio klee, una ricognizione, dei bambini Klee apprezza soprattutto la carica di energia che emanano i loro disegni, e la capacità di guardare in modo innocente il mondo, mettendo in presa diretta con esso le proprie sensazioni, saltando ogni convenzione. L‟attenzione all‟infanzia si è quindi, pian piano, massicciamente diffusa nella società. Solo nel novecento, dopo che filosofi medici e pedagogisti cominciarono a dedicarsi al mondo interiore del bambino, la psicologia infantile fu riconosciuta come una vera scienza autonoma, volta a lavorare sulla psiche, la mente, e sullo sviluppo evolutivo. Non per niente il XX secolo fu definito da Ellen Key il "secolo del bambino” (1902): il suo stesso libro prende titolo così. Un esempio di medico psichiatra occupato in ciò, è Sigmund Freud (1856-1939). Costui fa della psiche dei bambini uno dei punti cardini dei propri studi, la analizza e ne porta alla luce tre fasi psicosessuali infantili, in ciascuna delle quali è investita una specifica zona corporea, dove vengono soddisfatte le pulsioni del bambino. Le descrive nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) e sono: la fase orale (0-1 anni), nel tempo dell‟allattamento; la fase anale (1-3 anni) nel periodo in cui il bimbo impara a controllare gli sfinteri e mostra con gioia le sue feci, convinto di fare un regalo al mondo poiché le vede parte di sé; infine la fase fallica (3-5 anni) in cui, prima, la sensibilità si sposta sui genitali, e poi, si ha il passaggio dall‟autoerotismo alla scelta di un oggetto che soddisfi il proprio piacere. Il fenomeno più importante avviene in quest‟ultimo periodo, con il complesso di Edipo, secondo cui, se la madre diventa l‟oggetto sessuale del bambino, il padre automaticamente gli appare una sorta di rivale in amore. Quest‟ultimo episodio in particolare, si evince ne Il caso del piccolo Hans (1908). Bisogna però sottolineare che il termine sessualità va oltre il rapporto sessuale procreativo, ma comprende più in generale tutta quella serie di pulsioni che son proprie dell‟uomo sin da piccolo, e che, se trascurate, potrebbero sfociare in nevrosi, in età adulta. Freud quindi affronta quest‟argomento in maniera diversa da Pascoli e da Klee. Tuttavia tutti e tre gli autori ci danno la consapevolezza di come l‟infanzia sia un momento fondamentale, decisivo, per lo sviluppo dell‟uomo. Per quanto sia stata oggetto d‟interesse solo dal XVII secolo, si sono raggiunti ottimi risultati, tanto che al giorno d‟oggi, in gran parte del mondo, i bambini son maggiormente tutelati da norme e controlli sulla loro salute, mentale e fisica. Nel XX secolo è stato istituito il tribunale dei minori, nel 1987 è nato il Telefono Azzurro, una delle tantissime Onlus costituite fin‟ora per difendere i diritti dell'infanzia. Nel 1999, in occasione del decimo anniversario della Convenzione sui diritti del fanciullo, il Telefono Azzurro scrive: “Per cercare di migliorare le condizioni di vita di tutti i bambini e le bambine del mondo, nel 1989 la maggior parte degli Stati ha dato vita alla Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo. Si tratta di un Documento molto importante. In questo Documento, i diritti dei bambini sono al centro delle intenzioni e degli impegni degli adulti, affinché tutti i bambini possano avere una famiglia, una scuola, un parco, le cure necessarie e la possibilità di giocare e di pensare secondo le proprie convinzioni e attitudini”. Quest‟associazione, da molti anni si impegna ad aiutare i bambini, a far conoscere e rispettare i loro bisogni, i loro desideri e la loro straordinaria capacità di creare un mondo più giusto e migliore per tutti noi.

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BIBLIOGRAFIA RISTRETTA Libro di testo Psicologia In Azione, di Adele Bianchi e Parisio di Giovanni Libro di testo Itinerario nell’arte (Zanichelli; 2010), di Giorgio Cricco e Francesco Paolo Di Teodoro Paul Klee, una ricognizione Saggio Pierluigi Albini Tre saggi sulla sessualità di Sigmund Freud Il caso del piccolo Hans, di Sigmund Freud

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