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Anno CXI M MARZO - APRILE 2018 L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANA 2 R I V I S T A B I M E S T R A L E Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1 DCB Ferrara copertina antza 2/18_34918-cope antza 2-06 v5 09/05/18 09:52 Pagina 1

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Anno CXIMMARZO - APRILE 2018

L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANA2

R I V I S T A B I M E S T R A L E

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1 DCB Ferrara

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PREVISIONI SBAGLIATE ! (O NO ?) (S. Bertuzzi) ..................

UN TRIENNIO DI ESPERIENZE SUL MONITORAGGIOIDRICO-NUTRIZIONALE DELLA BARBABIETOLA DAZUCCHERO (G. Campagna, M. Cenacchi, A. Bresoli) ...................

ZUCCHERIFICIO DI SANT’EUFEMIA LAMEZIA(A. Lazzari) ..........................................................................................

AGRO-INDUSTRIA: UNA INDUSTRIA SENZA L’AGRO.CONTINUIAMO COSÌ? (L. Fiano) ................................................

DALLE RIVISTE.................................................................................

PROGETTO BARBABIETOLA BIO: IL DIBATTITO

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BABBINI ITALIA - Civitella di Romagna (FC) ...................................

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N.C.R. BIOCHEMICAL S.p.A. - Castello d’Argile (BO) ....................

» 1a cop.

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Italia ...........................................................................................................

Europa .......................................................................................................

USA, America Latina ...............................................................................

Africa ........................................................................................................

Asia e Australia .........................................................................................

88,9%

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S O M M A R I O

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F e r r a r a - V i a T i t o S p e r i , 5 - T e l . e F a x 0 5 3 2 . 2 0 6 0 0 9 E - M a i l : i n f o @ a n t z a . n e t

L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAR i v i s t a b i m e s t r a l e d e l l 'A s s o c i a z i o n e N a z i o n a l ef r a i T e c n i c i d e l l o Z u c c h e r o e d e l l ' A l c o l e

PREVISIONI SBAGLIATE ! (O NO ?)Sergio Bertuzzi

Il non breve percorso che ci ha condotto all’attuale situa-zione di grave crisi dello zucchero deve partire dal 2006:l’anno della riforma. Prima della riforma del mercatodello zucchero, la UE era uno dei più grandi produttoridel mondo ed il secondo più grande consumatore. Al momento della sua nascita, 1968, l’obiettivodell’OCM zucchero comunitario fu quello di garantireun reddito equo ai produttori ed approvvigionare il mer-cato con produzione propria. I prelievi all’importazio-ne assicuravano una solida protezione nei confrontidella concorrenza dei Paesi terzi ed il settore venivasostenuto attraverso prezzi remunerativi (ma sempresostenibili) a carico del consumatore finale. Il sistema,quindi, non comportava spese a carico del bilancio UE.C’erano quote garantite corrispondenti (più o meno) alladomanda interna di ciascun Paese membro. I contributiriscossi dai produttori e versati nel bilancio dellaComunità dovevano coprire i costi delle esportazionidelle eccedenze (restituzione all’esportazione). Furonoqueste restituzioni a causare presso l’OrganizzazioneMondiale del Commercio WTO il ricorso (panel) dei tregrandi produttori che sostenevano (non senza ragione)che lo zucchero venisse esportato ad un prezzo inferio-re ai costi di produzione grazie all’elevato sostegno con-cesso alla zucchero in quota A e B (si esportavano 3milioni di tonnellate). La Ue, inoltre, aveva promossoconcessioni unilaterali ai Paesi Meno Sviluppati PMS eai Paesi Balcanici e aveva fatto l’accordo, nel 2001,EBA (tutto fuorché le armi). Accordi che facevanoentrare in UE zucchero a dazio zero e che contribuivanoalla eccedente produzione europea con conseguenteesportazione.Oltre al pannel di Australia, Brasile e Tailandia, le pro-teste contro l’OCM zucchero europea, venivano anchedai grandi utilizzatori industriali, che, pur riconoscendola grande qualità e sicurezza dell’approvvigionamentoassicurato dai fabbricanti europei, ne denunciavano ilprezzo eccessivo e, a loro avviso, ingiustificato. La sta-bilità dei prezzi veniva riconosciuto elemento positivoper evitare la volatilità del mercato mondiale, ma si met-teva sotto accusa il prezzo interno considerevolmenteelevato e le condizioni commerciali non concorrenziali.Anche il tenore di vita dei coltivatori di barbabietole,superiore a quello di altre categorie di agricoltori, solle-

vava critiche ed era accusato di generare distorsionidella concorrenza tra agricoltori. In sintesi l’OCM zuc-chero europeo trovava forti critiche perché generava altiprezzi domestici ed una produzione largamente ecce-dentaria di zucchero da smaltire sul mercato mondiale adiscapito dei produttori più competitivi grazie a restitu-zioni il cui onere gravava sui consumatori. Il prezzo ele-vato dello zucchero in UE e il regime delle quote veni-va aspramente criticato non solo dai grandi utilizzatoriindustriali, ma anche dai grandi produttori delle areepiù competitive che avrebbero voluto espandere la loroproduzione. Anche le organizzazione dei consumatoritrovavano eccessivo il prezzo europeo dello zucchero asolo vantaggio dei produttori. Infine, molti economisticriticavano il sistema europeo per le distorsioni del mer-cato che comportava. È opportuno però notare, a questoproposito, che, misurato in termini di parità di potere diacquisto, il costo dello zucchero nel mercato europeorientrava nella media dei Paesi industrializzati erestava inferiore al costo pagato nei Paesi in via disviluppo, ma raffrontato al prezzo del mercato mondia-le (mercato delle eccedenze) era superiore di due, trevolte. Era questo il fatto che le industrie utilizzatricidenunciavano gravare sulla loro competitività.Sotto il peso di tante critiche la Comunità Europea riten-ne, nel 2006, necessario adottare una riforma dell’OCMzucchero in modo da allineare il mercato europeo aiprincipi di un maggior orientamento al mercato e dirispettare gli impegni presi in campo internazionale (ilpanel vittorioso dei 3 Paesi grandi produttori al WTO).Pilastro di questa riforma fu il creare pochi grandi pro-duttori in grado di competere senza sussidi sul mercatomondiale. Gli Stati Membri accettarono di ridurre glistabilimenti da 192 a 109 con ventimila posti di lavoroperduti per i seguenti scopi:- assicurare la competitività dell’industria europea dello

zucchero- stabilizzare i mercati e garantire la sicurezza alimenta-

re degli approvvigionamenti zucchero- contribuire ad assicurare un equo tenore di vita alla

popolazione agricola tramite strumenti che mitigasse-ro il significativo impatto socio-economico diretto edindiretto nelle regioni interessate

- ridurre la quota di produzione di 6 milioni di tonnella-

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te (30% in meno) entro il settembre 2010 per giunge-re nel 2020 alla fine del regime delle quote (anticipatopoi al 2017). Da grande esportatore l’Europa diventa-va così, anche se temporaneamente, importatore nettodi zucchero.

- graduale riduzione del prezzo dello zucchero e dellebarbabietole

- costituire un fondo temporaneo per compensare la ces-sazione di attività e favorire la diversificazione.

L’Italia ha incassato da Bruxelles un assegno da 700milioni di euro per ridurre da 19 a sei i suoi impian-ti e riconvertirli. In seguito, come ben sappiamo, glizuccherifici italiani in attività si sono ridotti a tre.Con il settembre 2017 si è infine arrivati al punto finaledella grande riforma ed è finito il regime delle quotezucchero e del prezzo minimo garantito delle barbabie-tole. Siamo a maggio 2018 ed è tempo di bilanci. Unanotizia Reuters datata aprile 2018 annuncia: Le Societàsaccarifere europee combattono per sopravvivere altonfo del prezzo dello zucchero post quota.Suedzucker prevede perdite nel settore zucchero per il2018/19 da 100 a 200 milioni di euro. Nordzuckerdichiara che a questo livello di prezzi sarà impossibileper le Compagnie saccarifere fare bilanci in pareggio. InItalia COPROB lancia il suo patto per lo zucchero,mettendo in evidenza il rischio per l’agroalimentare ita-liano di restare senza un produttore nazionale di zucche-ro. Un appello che non può trovare eco al nostroMIPAAF visto che il ministro, per altro dimissionariodopo le elezioni del 4 marzo, ha abbandonato il ministe-

ro per fare altro. È successo che, finito il regime dellequote, i Paesi del nord Europa, come avevano previsto,hanno potuto aumentare a piacimento la coltivazione dibarbabietole per invadere i mercati dello zucchero delsud Europa rimasto senza produttori domestici. Nel frat-tempo, però, la globalizzazione con il suo falso mito dellibero mercato, ha aperto le nostre piazze al mondo inte-ro senza tener minimamente conto delle enorme diffe-renze socio-economiche ed ambientali che esistono trazona e zona. Il prezzo è diventato l’unico discriminanteche induce la scelta della stragrande maggioranza deiconsumatori. Gli accordi globali, quando non sono accompagnati dauna attenta analisi sulle diversità e disparità esistenti trale diverse zone, come ci dice Lodovico Fiano su questarivista con le sue prediche inutili, non portano vantaggireali se intesi nella loro interezza. L’ Europa è tornata adessere produttore eccedentario di zucchero però in unmercato mondiale saturo, dove l’offerta supera di granlunga la domanda. Qualcuno in quel 2006 della riformaaveva fatto previsioni sbagliate. Il vecchio adagio cheammonisce a non eliminare il proprio sud perché ilrischio è diventare a nostra volta un sud, è stato ignora-to. È facile constatare, però, che bibite ed un numerostraordinariamente elevato di prodotti che contengonograndi quantità di zucchero non hanno minimamenteabbassato il prezzo, anche se lo zucchero contenuto (avolte arriva al 50%), costa la metà. Evidentemente qual-cun altro le previsioni le aveva fatto con maggiore esat-tezza.

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UN TRIENNIO DI ESPERIENZE SUL MONITORAGGIOIDRICO-NUTRIZIONALE DELLA BARBABIETOLA DA ZUCCHERO

G. Campagna, M. Cenacchi (COPROB)A. Bresolin (AGQ)

RiassuntoNel corso delle campagne 2015-16-17 AGQ Labs eCOPROB hanno svolto delle prove in pieno campomediante l’utilizzo di sonde di suzione allo scopo dimonitorare la disponibilità idrico-nutrizionale per la bar-babietola da zucchero a partire dai primi stadi di svilup-po. A integrazione dei dati rilevati dalle analisi eseguitesulla soluzione circolante, sono stati effettuati campionifogliari per verificare la rispondenza nutrizionale dellacoltura e il suo stato di sanità. Dopo questa triennaleesperienza è possibile affermare la validità del sistemanon solo a livello locale, dove vengono posizionate aprofondità differenziate nel terreno coltivato a bietola.Permettono di fornire importanti indicazioni per il com-prensorio, in funzione del decorso stagionale, con unavalenza pedoclimatica e non solo dipendente dalle carat-teristiche del suolo.

IntroduzioneIl servizio brevettato da AGQ consiste nell’applicazionein pieno campo di sonde di suzione (Fig. 1) poste a dif-ferenti profondità per l’estrazione della soluzione circo-lante dal terreno (Bresolin et al., 2017). I prelievi vengo-no effettuati nelle fasi più critiche per la coltura a partiredall’emergenza fino al periodo che precede la raccolta.Da ciascuna sonda sulla soluzione circolante prelevatavengono eseguite le analisi di conducibilità elettrica, pH,macro e microelementi, cloro e sodio (Blaya e Navarro,2003). In via preventiva vengono campionati i terreni perl’analisi chimico-fisica. Le successive analisi fogliaripermettono di determinare il corretto assorbimento e latraslocazione degli elementi all’apparato aereo.Dal confronto tra ciò che avviene nel suolo e ciò che lapianta realmente assorbe, si è in grado di fornire consiglisulla dinamica della fertilizzazione durante il ciclo coltu-rale, in funzione delle reali esigenze della pianta e deldecorso climatico.Nel corso della stagione il servizio permette di:1) modulare la concimazione in maniera dinamica e

mirata (necessità reali della pianta);2) valutare l’evoluzione lungo il profilo del terreno del

fertilizzante apportato;3) evidenziare carenze, eccessi o dilavamento di ogni

elemento nutritivo nel terreno;4) ridurre l’inquinamento delle falde e la lisciviazione di

sostanze nutritive;5) monitorare la salinità nei vari strati del suolo;6) monitorare lo stato dell’umidità del terreno e le esi-

genze irrigue; 7) approfondire gli studi e le conoscenze specifiche.Il lavoro svolto é stato impostato partendo dalle prelimi-nari analisi del terreno e dell’acqua di irrigazione, perconoscere i principali vettori per l’accrescimento dellepiante, quali elementi per poter interpretare correttamen-te i dati.

Analisi del suoloLe analisi del suolo risultano determinanti per prevenireeventuali carenze, come ad esempio il fosforo, ma ancheil potassio e altri elementi, nonché la sostanza organica.Inoltre sono importanti per capire in anticipo comerisponderà quel tipo di terreno alle concimazioni o allefertirrigazioni che verranno eseguite. A parità di disponi-

bilità di un dato elemento, l’apporto di fertilizzantevarierà in funzione delle caratteristiche chimico-fisichedi quel suolo (tessitura, dotazione di S.O., pH, C.S.C.ecc.). Inoltre le informazioni del terreno permettono diinterpretare le corrette relazioni tra i cationi in esso pre-senti e disponibili per giustificare eventuali azioni agro-nomiche allo scopo di aumentare l’assorbimento deglielementi stessi (Baeker et al., 2007), ma anche per impo-stare gli interventi irrigui (Gomez, 2010).

Analisi dell’acqua di irrigazioneL’acqua utilizzata per gli interventi irrigui non è pura,ma può essere un’importante fonte nutritiva per la pian-ta. Eseguire un’analisi dell’acqua di irrigazione consen-te di calcolare gli elementi che vengono apportati al ter-reno “inconsapevolmente” e di sottrarli dal piano di con-cimazione. Un classico esempio è rappresentato dal cal-cio, in quanto spesso si irriga con acque dure contenentielevati quantitativi di tale elemento. E’ tuttavia importan-te capire sotto che forma è presente, dal momento che lapianta assorbe il calcio come ione Ca2+ e non nelle formeprecipitate dello stesso (es. carbonato di calcio) che siritrovano soprattutto in presenza di pH elevati. Nel casodella barbabietola, pianta molto sensibile agli eccessi dicloro e sodio, è necessario considerare la composizionesalina dell’acqua per un uso corretto. L’acqua inoltre é ilprincipale vettore di trasporto degli elementi nutritivi,dalla quale la pianta assorbe le sostanze nutritive disciol-te, altrimenti gli elementi rimangono legati al terreno.

Analisi della soluzione circolanteLa soluzione circolante rappresenta l’acqua nel terrenoassieme agli elementi nutritivi in essa disciolti. Dalmomento che le piante assorbono ioni della soluzioneacquosa, è solo dall’analisi della soluzione circolanteche si è in grado di capire la reale disponibilità per la col-tura (Tab. 1). Inoltre le condizioni chimico-fisiche del suolo varianolungo il profilo, pertanto è di fondamentale importanzaanalizzare la soluzione circolante a differenti profondità.In tal modo è possibile capire il destino di ogni fertiliz-zante apportato, che potrà essere:

1. Assorbito dalla pianta: troveremo il fertilizzante nellasonda più superficiale, e non lo troveremo nella sondapiù profonda.

2. Perso: in atmosfera o per dilavamento. In questo casosi ritroverà all’incirca la stessa quantità di elemento sianella prima che nell’ultima sonda.3. Immobilizzato: adsorbito dai colloidi o insolubilizza-to. L’elemento non si ritrova nella soluzione circolante enon è presente neanche nelle analisi dei tessuti fogliari.

Un altro importante parametro che le sonde sono ingrado di monitorare è la salinità. I valori più elevati sipossono rilevare lungo il fronte di avanzamento dell’ac-qua di irrigazione. Calcolando la conducibilità elettricalungo il profilo del suolo è possibile capire la profonditàin cui arriva l’acqua apportata. Valori elevati di conduci-bilità elettrica nella zona di sviluppo delle radici rallen-tano la crescita della pianta e ci indicano che dobbiamoallontanare i sali attraverso irrigazioni più abbondanti.Nonostante le sonde non forniscano valori di umidità del

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terreno, consentono però di controllare indirettamente sel’irrigazione effettuata è sufficiente o meno.

Analisi della soluzione fertilizzante La soluzione fertilizzante rappresenta l’acqua in cui èdisciolto il fertilizzante eventualmente apportato in fer-tirrigazione. La somma tra il quantitativo di elementinutritivi contenuti nell’acqua di irrigazione e il concimeaggiunto, consente di calcolare i milliequivalenti (meq)di nutrienti che vengono apportati nel terreno ad ognifertirrigazione. Questo tipo di analisi è fondamentale percapire il valore reale di ciò che entra nel terreno, e con-sente di calcolare l’efficienza di assorbimento deinutrienti da parte della pianta o eventuali perdite di con-cime.

Analisi fogliariAnalizzare ciò che la pianta ha effettivamente assorbito(Tab. 2) tra gli elementi rilevati nella soluzione circolan-te, permette di confermare lo stato nutrizionale e disanità della bietola. Al contrario, avendo in mano tutte leinformazioni, sarà più semplice indagare le ragioni chehanno portato al non assorbimento di determinati ele-menti nutritivi da parte della coltura e trovare un rimedioal problema. Sulla base di specifiche curve messe a punto da AGQLabs (Fig. 2) è possibile individuare i range ottimali deivalori fogliari durante ciascuna fase fenologica del ciclocolturale. Tali curve, calcolate sulla base di più anni disperimentazione, partono dal presupposto che le esigen-ze della pianta variano in funzione dello stadio fenologi-co in cui si trova e consentono di interpretare le necessitànutrizionali durante ogni periodo dell’anno. Le analisi ditessuti fogliari sono utili anche per individuare eventualieccessi che possono provocare fitotossicità per la pianta(Cl, Na, ecc.).

Risultati ottenutiIn questi 3 anni di sperimentazione è stato possibileapportare nuovi accorgimenti agronomici che fino adoggi non venivano considerati.Un aspetto di fondamentale importanza è stato quello diaccertare la reale disponibilità di azoto negli strati piúprofondi del terreno. Dopo il primo anno di sperimenta-zione, in cui la sonda più profonda era stata posizionataa 60 cm, si è deciso di abbassare il punto di prelievo tragli 80 e i 100 cm, anticipando il posizionamento dellesonde dalla fine dell’inverno all’autunno. Un errore cheveniva e talvolta viene ancora commesso in campagna équello di associare la buona riuscita della coltura a unportamento lussureggiante della bietola (Campagna etal., 2017). Il portamento fogliare rigoglioso e l’eccessi-vo sviluppo vegetativo della stessa porta a produzioni disaccarosio inferiori (in particolare a causa di valori dipolarizzazione inferiori) durante la seconda parte dellacampagna (retrogradazione), con una riduzione econo-mica per il bieticoltore, oltre che una riduzione della resaestraibile e quindi della produzione di zucchero.A livello agronomico i valori di azoto (NO ¯) nel terrenosi considerano elevati qualora superino la disponibilità di4-6 meq/l (Tab. 3). In tal caso un ulteriore apportomediante la concimazione comporterebbe situazioni diantagonismo con gli altri elementi e conseguente ridu-zione dell’assorbimento. Una corretta disponibilità diNO ¯ nel terreno (Tab. 4) permette invece di gestire almeglio la coltura. Un’altro punto importante che é stato preso in conside-razione, soprattutto osservando le analisi fogliari duran-te tutto il ciclo della bietola, é stato quello relativo agliassorbimenti salini. La barbabietola é una pianta che puòpresentare un LAI (leaf area index) fogliare molto eleva-

to. Le sue foglie sono carnose e come tali devono man-tenere al loro interno una corretta idratazione per per-mettere, soprattutto nei primi periodi di caldo che coin-cidono con la crescita del fittone, di avere un’elevata atti-vità foto sintetica (corretta trasformazione dei metaboli-ti e successivo accumulo di saccarosio nella radice). Unacoltura eccessivamente rigogliosa (con LAI elevato), inparticolare durante il periodo estivo più caldo e siccito-so, comporta una riduzione dell’efficienza foto sinteticanetta (Fig. 3). Se l’attività respiratoria é superiore all’at-tività foto sintetica, la pianta consumerà le sostanze diriserva, con un maggior problema sulla resa produttiva afine campagna. La curva 1 rappresenta la fase di fotosin-tesi, dove la pianta ha un attività di respirazione inferio-re rispetto a quella di produzione (fotosintesi). La diffe-renza si considera come fase di crescita del fittone. Lacurva 2 rappresenta la respirazione; quando la pianta écostretta ad avere un livello di respirazione senza produ-zione associata, le sue uniche fonti di sostegno sarannole sostanze di riserva e di conseguenza il consumo dellestesse precedentemente accumulate.Con elevati contenuti di azoto nelle foglie, ma anche disodio e cloro (Na, Cl), a parità di temperatura la curva 2tende a superare più facilmente la curva 1. Sodio e clororiducono l’assorbimento degli altri elementi, favorendola disidratazione fogliare; la pianta pertanto risulta menoresistente alle alte temperature e a condizioni di stresspiú marcate. Le foglie ben idratate e nutrite riescono asopportare maggiormente le alte temperature e di conse-guenza ridurre al massimo la differenza tra fotosintesi erespirazione. D’altro canto le foglie scarsamente idratatee con elevati valori di cloro e sodio fin dai primi stadi disviluppo, presentano un’attività fotosintetica inferiore edi conseguenza anche una produzione finale più bassa.Nella Tab. 5 vengono evidenziati buoni valori fogliari dicloro e sodio, a confronto di valori elevati riportati inTab. 6, che assumono una valenza fitotossica.A tal proposito sono state inserite delle azioni correttivea livello nutrizionale per ridurre questi problemi esoprattutto per cercare di limitare il piú possibile gliantagonismi tra gli elementi nel terreno e all’internodella pianta. Una prima azione correttiva è stata effettua-ta durante le prime fasi di sviluppo con apporto di nitra-to di potassio in sarchiatura. Successivamente sono statieffettuati interventi fogliari a base di nitrato di magnesioe di fosfiti di potassio. Oltre all’effetto riequilibrantedegli elementi nutritivi, è possibile indurre una preventi-va azione di difesa da parte delle piante. Il potassio inol-tre permette di favorire la formazione degli zuccherinelle radici con un effetto “brachizzante” a livello foglia-re per ridurre lo sviluppo vegetativo (LAI) e quindi ivalori di traspirazione. Il nitrato di magnesio applicato alivello fogliare inoltre stimola l’attivitá fotosinteticadella pianta (il magnesio é un precursore della clorofilla)e nel contempo svolge un effetto antagonista nei con-fronti del sodio. Inoltre incrementa lo spessore dellalamina fogliare, associando un maggior contenuto diacqua al suo interno, ed una colorazione verde più inten-sa della stessa.

Considerazioni conclusiveLa conoscenza diretta degli elementi presenti nella solu-zione circolante permette di cambiare “il modo” di con-cimare e irrigare la barbabietola da zucchero, in funzio-ne delle reali esigenze e in armonia con il concetto disostenibilità ambientale ed economica.Il servizio di monitotaggio nutrizionale permette di inter-pretare, attraverso l’estrazione della soluzione circolantepresente nel terreno, la disponibilità di acqua e nellostesso tempo degli elementi nutritivi. L’analisi di tutti imacro e microelementi, pH e conducibilità elettrica,

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oltre che di cloro e sodio, permette di conoscere la realedisponibilità degli elementi presenti nella soluzione cir-colante, nonchè di interpretare quali siano le esigenze difertilizzante per correggere eventuali carenze o eccessi.Mediante la conducibilità elettrica presente nei diversistrati del terreno e la sua relazione con le concentrazionidi cloro e sodio, è possibile fornire indicazioni per l’irri-gazione. Questi due elementi vengono definiti infatti ionitracciatori per l’assorbimento di azoto e potassio e ioniindicatori dell’irrigazione in campo, ma su questo parti-colare aspetto sarà necessario approfondire ulteriormen-te gli studi.

Riferimenti BibliograficiBaeker A. V., David J. Pilbeam D. J., 2007.

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ZUCCHERIFICIO DI SANT’EUFEMIA LAMEZIAAlessandro Lazzari

Come afferma la Prof.ssa Tonizzi in un suo noto saggiosull’industria italiana dello zucchero, l’applicazione delpiano autarchico all’industria saccarifera nazionaleportò ad una maggiore diffusione della bieticoltura nellearee geografiche meridionali.Protagonisti di questa ulteriore espansione industriale alsud, fortemente voluta dal regime che ne pianificò losviluppo e ne finanziò parte dei costi sono rispettiva-mente nel 1937 la S.A.C.I. (Società Agricola CarburanteItalia in seguito Carboidrati Italiani) con lo stabilimentodi Battipaglia, nel 1938 la Società Agricola Volturno (inseguito Società Generale delle Conserve AlimentariCirio) con la fabbrica di Capua e nel 1941 la societàC.I.S.S.E.L. (Compagnia Industrie Saccarifere SantaEufemia Lamezia) con lo zuccherificio diSant’Eufemia; la fabbrica di Capua si rivelerà anche lapiù longeva delle tre chiudendo all’inizio degli anni ‘80.Tornando alle vicende che portano alla costruzionedello stabilimento lametino, è opportuno ricordare che,malgrado la nascita della fabbrica sia datata 17 agosto1941, i prodromi della prima iniziativa saccarifera cala-brese maturano già diversi anni prima, precisamente trail 1934 e il 1935, quando i buoni risultati ottenuti inalcuni campi sperimentali della piana lametina da partedella Cattedra ambulante di Nicastro, avevano convintoi promotori a fare una formale richiesta alla SocietàAnonima Bonifiche Calabresi (con sede in Roma) pervincolarne circa quattromila ettari per l’impianto di unozuccherificio.Quest’ultima, presieduta dal Gr.Uff. Francesco Massara(1885-1961), aveva condotto già dal 1928 imponentilavori di bonifica nella Piana di S.Eufemia Lamezia checonsuntivavano i primati infrastrutturali di cui già bene-ficiava la località, ovvero la prossimità al tronco ferro-viario Napoli-Reggio e una completa rete stradale.Non è un caso quindi se, alcune aree calabresi di recen-te bonifica, tra il 1936 e il 1938, avevano già attirato l’interesse di diverse società tra cui la Romana Zuccherinella piana di Sibari e la Società Meridionale diElettricità nell’altipiano Silano, che avevano iniziato inqueste aree una metodica sperimentazione bieticola perun successivo sviluppo industriale, valutandone però inseguito l’abbandono.Pertanto, il 30 gennaio 1937, si riuniscono le principaliespressioni agricole locali per sollecitare l’impegno daparte della Società Anonima Bonifiche Calabresi, a rac-cogliere l’invito alla costruzione di una distilleria peralcool e di uno zuccherificio.In seguito all’esito positivo della vertenza si costituiscela C.I.S.S.E.L. e se ne declina l’inquadramento corpora-tivo, procedendo anche all’acquisto del suolo e all’alle-stimento di un ufficio agricolo.Rimane invece da decidere la data di apertura dello sta-bilimento il cui termine risulta vincolato dal Massaraalla messa in opera di alcune infrastrutture necessarie

all’esercizio della fabbrica.Si tratta infatti di raccogliere impegni di coltivazioneper almeno 4000 ha, di procedere alla costruzione di unacquedotto e di un canale di derivazione dal fiumeAmato per prelevare l’acqua necessaria alla lavorazionedello stabilimento, creando una serie di canali e scolilungo lo stesso fiume.La realizzazione dell’ambizioso progetto è garantitaanche dalla presenza di alcune figure di spicco giàappartenenti all’establishment saccarifero del nostropaese, il cui ruolo attivo avrebbe consentito di riportarel’iniziativa industriale nei giusti binari della concretez-za, fuori dalle apologie di regime che cominciarono amanifestarsi già dopo la visita in Calabria del Duce nelmarzo del ‘39.In questo senso l’investitura del Senatore Ciancarelli(1879-1957), Direttore Generale della S.I.I.Z. e delDott. Benini di Ravenna, il primo in veste di direttoretecnico della neonata società C.I.S.S.E.L., il secondocome tecnico specializzato nella coltivazione della bar-babietole che si sarebbe occupato della creazione dicampi sperimentali, rappresentano le premesse oggetti-ve per la successiva costruzione della fabbrica lametina.Pertanto, nel pomeriggio del 9 agosto 1939 inizianoufficialmente i lavori di costruzione dello stabilimento.In una riunione tenutasi la mattina dello stesso giornodal Prefetto e Presidente del Consiglio provinciale delleCorporazioni, Gr.Uff. Dott.Aldo Cavani si comunicava-no invece gli eccezionali risultati maturati nei campisperimentali, con 20.000 Q.li di raccolto.Malgrado queste bietole venissero poi lavorate daglizuccherifici di Littoria e di Rieti (con polarizzazioni chearrivavano fino al 22%) il risultato costituiva comunqueun importante primato per il primo anno di coltura dellabietola nella provincia di Catanzaro.Gli obiettivi quindi sono ormai chiari ovvero, zuccheri-ficio e raffineria in attività dal 1941 e possibilità diaprirne un secondo nel 1942 a Sibari, un terzo successi-vamente nel Crotonese e un quarto a Catanzaro Marina;la fabbrica lametina invece sarebbe stata costruita esclu-sivamente con macchinari e maestranze italiane sotto ladirezione tecnica del Senatore Ugo Ciancarelli e poten-do contare, per la parte finanziaria, sull’appoggio delBanco di Napoli.Apparentemente risolti quindi i nodi industriali e finan-ziari del progetto rimaneva da concludere la questioneagraria tra cui i 4.000 ha di coltivazione a bietole per lacampagna del 1941 che avrebbero permesso di manda-re a regime la fabbrica e di creare i presupposti per lesuccessive iniziative industriali.A questo proposito la società C.I.S.S.E.L., tramite lafinanziata Società Agraria “Incremento BieticulturaCalabrese” aveva già acquistato diversi macchinari perl’aratura del litorale tirrenico per la campagna 1940-1941 e favorito l’immigrazione di circa 250 lavoratrici

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esperte dal Polesine e dal Fucino per addestrare lamanovalanza locale alle nuove pratiche colturali, men-tre il Consorzio di Bonifica della Piana di Sant.Eufemiaaveva fatto approvare il piano di trasformazione fondia-ria e iniziato la costruzione di case rurali.Il bacino bieticolo della fabbrica lametina quindi, sisarebbe esteso dalle zone del litorale tirrenico (piane diVibo e di Ravello, Piana di Rosarno e Piana di PaolaSavuto) fino agli altipiani di Monte Poro e diDecollatura per arrivare alle zone bieticole joniche dellaprovincia di Catanzaro, Reggio e Cosenza.Un ulteriore volano che contribuisce a consolidare glientusiasmi è la vagheggiata prospettiva (in base a testeffettuati nel 1939 dal Prof.Costa, collaboratore delMunerati presso la Stazione sperimentale di Bieticulturadi Rovigo, e che proseguiranno fino al 1943), di potereffettuare in futuro anche una doppia campagna, consemina autunnale. Peraltro, analoghe verifiche effettuate presso i campisperimentali degli zuccherifici di Capua e di Battipaglia,tra il 1941 e 1942, sia con varietà appositamente sele-zionate dal Munerati sia con seme tradizionale(Kleinwanzleben, Bonora P e Casbi N) ne dimostreran-no la ridotta convenienza economica.Il 26 luglio 1941 pertanto, lo zuccherificio diSant.Eufemia apre i cancelli e inizia la prima campagnasaccarifera (anche se solo il 17 agosto, alla presenza delMinistro dell’Agricoltura Tassinari, si consumerà l’uffi-cialità della cerimonia di inaugurazione), riuscendo aconsuntivare dopo 69 giorni di campagna (conclusa il 3ottobre dello stesso anno) 185.000 Q.li di bietole lavo-

rate con una polarizzazione media del 19,75%.Lo stabilimento da lavoro a quasi 700 persone tra mano-vali (600), operai specializzati (60) e impiegati tecniciamministrativi (30) e capitalizza gli effetti sociali che laprecedente opera di bonifica della Piana aveva introdot-to; per molti verrà ricordata come la fabbrica del riscat-to sociale.Peraltro, le difficoltà di esercizio della fabbrica lameti-na non tardano a manifestarsi e già dalla campagna suc-cessiva, complici anche le severe condizioni climatiche,la lavorazione si riduce di quasi l’80% (in una campa-gna che si consuma tra l’8 agosto e il 17 settembre); laguerra e i conseguenti bombardamenti nell’agosto del1943 che fermano la fabbrica al secondo giorno di atti-vità (e che lasciano ventimila quintali di bietole neisilos e altri centomila quintali nei campi) chiudono defi-nitivamente la parabola autarchica dello stabilimento.Del resto l’alto costo iniziale della fabbrica (30.000.000di lire, quasi il triplo di una fabbrica con le stesse carat-teristiche), gli elevati costi di produzione dello stabili-mento (l’incidenza del costo dell’impianto sulla produ-zione di un quintale di zucchero è di 750 lire rispettoalle 350 lire della media nazionale) e la notevole inci-denza dei costi di trasporto (36,83 lire per quintale zuc-chero rispetto le 17,30 lire delle fabbriche del nord),avevano comportato l’esclusione della C.I.S.S.E.L. dairanghi del Consorzio Nazionale Produttori di Zuccheropoiché gli alti costi di produzione della fabbrica lameti-na avrebbero inciso in maniera significativa sulla for-mulazione del prezzo medio tra le fabbriche consorzia-te (il cui indice portava alla decisione del prezzo di ven-

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dita dello zucchero sul territorio nazionale).Questa bocciatura, malgrado gli interventi perequatividel governo, priva la fabbrica lametina della coperturaeconomica contenuta nel Patto Corporativo del 1937 edi quella rimuneratività che ne avrebbe permesso forsel’ulteriore esercizio.Malgrado i reiterati appelli di Massara presso le istitu-zioni di governo, la ripresa dell’attività della fabbricanel dopoguerra procede a rilento; l’unico zuccherificiomeridionale ancora in attività nel 1949 è quella diCapua della Cirio la cui produzione peraltro è quasiinteramente assorbita dalla produzione di conserve ali-mentari.Si torna a parlare della riapertura dello stabilimentolametino solo intorno al 1950, interessando della que-stione il governo che decide di stanziare per alcuni zuc-cherifici del meridione (Sant.Eufemia, Battipaglia eCapua) somme prelevate dal Fondo E.R.P. (EuropeanRecovery Program) da assegnare ai rispettivi fabbiso-gni; nel luglio 1951, a nove anni dall’ultima campagnaeffettuata, lo zuccherificio riapre i cancelli lavorandonell’arco di una campagna 200.000 Q.li di bietole e pro-ducendo 28.000 Q.li di zucchero.Peraltro, malgrado il successivo potenziamento del1954, per la fabbrica lametina la strada continuerà adessere in salita.Dal 1957 la società calabrese C.I.S.S.E.L., ma con sedesociale a Roma, in via Po (e capitale sociale di15.000.000 di Lire), viene cooptata per la prima voltadal Consorzio Nazionale Produttori di Zucchero, la“nuova” nomenclatura del consorzio tra le insegne sac-carifere del nostro paese, con sede a Milano, che ponefine alla dicotomia post bellica che aveva visto il com-parto zuccheriero polarizzarsi in due consorzi, entrambicon sede e Genova (Unione Zuccheri guidato da S.I.I.Z.e Montesi e Consorzio Saccarifero Italiano guidato daEridania).Sono anche gli anni in cui, proveniente dallo zuccherifi-cio di Capua, entra nei ranghi societari dellaC.I.S.S.E.L., l’Ing. Adelmo Mantovani, prima presso lafabbrica di S.Eufemia Lamezia e poi come direttoredello stabilimento di Strongoli della stessa società (perpoi uscirne nei prima anni ‘60 passando a Eridania).

Alla fine dello stesso anno invece (1957) si spegne nellasua Rieti il Sen.Ugo Ciancarelli, uno dei principali pro-tagonisti dell’originaria iniziativa saccarifera calabrese.La scheda biografica del Senato così ne ripercorre lalunga carriera perlopiù consumata nel settore saccarife-ro: Direttore dello Zuccherificio di Rieti (1909),Procuratore generale della Società Italiana perl’Industria degli Zuccheri (1926), Consigliere delleSocietà saccarifere: “Agro Pontino”, “Lendinarese”,“Badiese” e “Delta Po”, Consigliere direttore dellaCompagnia industrie Sant.Eufemia Lamezia, Presidentedell’Associazione tecnica (Società italiana) delle indu-strie dello zucchero e dell’alcole, Presidentedell’Istituto per le case popolari della provincia di Rieti(1937-1945), Curatore del progetto e Direttore dellacostruzione dello Zuccherificio di Legnano e delloZuccherificio di Littoria, Consigliere del ConsorzioNazionale dei Produttori dello Zucchero.Tornando alle vicende dello stabilimento lametino,pochi anni dopo (1959), grazie all’intervento economi-co dell’ ISVEIMER (Istituto per lo Sviluppo Economicodell’Italia Meridionale) e dei contributi legati alla leggeper l’industrializzazione del Mezzogiorno, alla presenzadel Ministro dell’Industria e Commercio EmilioColombo, la C.I.S.S.E.L. inaugura il 7 giugno 1959 unsecondo zuccherificio a Strongoli, questa volta costrui-to dalla “Nuove Reggiane” e più potente del primo (da25.000 Q.li giornalieri rispetto ai 17.500 Q.li di quellodi Sant.Eufemia) che pone fine alle ambizioni saccarife-re della fabbrica lametina relegandola ad un progressivostato di quiescenza.L’anno successivo il Ministro Colombo avrebbe inaugu-rato un altro zuccherificio meridionale, questa volta nel-l’agro di Melfi: lo zuccherificio del Rendina dellaS.I.I.Z. .Nel 1960, ultimo anno di attività dello stabilimentoeufemiese, il contingente di bietole lavorato dai duezuccherifici della Calabria è di 2.057.660,55 Q.li inpeso lordo, con una polarizzazione media del 17.03% ,che garantisce rispettivamente 60 e 67 giorni di lavora-zione alle fabbriche di Strongoli e Sant.Eufemia.Peraltro, già dalla campagna successiva, lo sfavorevoleandamento stagionale, il timore della concorrenza di

Zuccherificio di Sant. Eufemia dati statistici

(Fonte: Società Approvvigionamento Bietole e Vendita zucchero, Note sulla coltivazione delle barbabietole e dati sta-tistici, Campagne 1926-1945) il dato con * fa riferimento al conferimento delle bietole allo zuccherificio di Littoria,quello contrassegnato con ** a quelle consegnate allo zuccherificio di Rieti.

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alcune fabbriche limitrofe e non (il riferimento è allozuccherificio di Motta Sant’Anastasia della SicilianaZuccheri a cui era stato assegnato l’anno prima, come aPolicoro, un contingente zucchero di produzione cala-brese), e soprattutto il contingentamento della coltiva-zione della barbabietola sull’intero territorio nazionale,fanno propendere la proprietà della C.I.S.S.E.L. a tene-re in attività solo la fabbrica di Strongoli, che lavorandoanche il contingente della fabbrica di Sant.Eufemia, siassicura una lavorazione più economica nel proprio sta-bilimento.In effetti, il decreto del 25 gennaio 1961, in un’annatadove risultano attive 77 fabbriche, aveva già istituito unsevero contingentamento della coltivazione della barba-bietola su tutta la penisola (su cui grava uno stock nazio-nale di zucchero maturato nella campagna precedente di15,3 milioni di quintali a fronte di un consumo internodi 9,5 milioni di quintali), assegnando alla regioneCalabria un contingente di 2.385.000 Q.li di bietole(corrispondenti a 10.370 ha).Pertanto, in uno scenario industriale sfavorevole, a cui siaggiungono la siccità, le infestazioni parassitarie e lacarenza di manodopera per le operazioni colturali, laproduzione bieticola calabrese di quell’anno si riduce a1.550.000 Q.li (di cui 100.000 Q.li nella zona di approv-vigionamento di Policoro), che la C.I.S.S.E.L., permotivi di convenienza, decide di lavorare interamentenello stabilimento di Strongoli.Nel giugno dello stesso anno scompare anche FrancescoMassara, che dal 1952, per il contributo allo sviluppoagricolo e industriale della provincia aveva acquisitol’ulteriore lignaggio della nomina a Cavaliere delLavoro; la sua opera verrà continuata dal figlio Filippo,protagonista insieme al padre dell’apertura del secondozuccherificio calabrese.Da allora lo stabilimento lametino resterà inattivo, mal-grado gli appelli parlamentari o i tanti studi e progettiche ne hanno indagato ipotesi di riconversione; Una delle ultime, proposta dalla società C.I.S.S.E.L.ancora proprietaria dell’immobile prevedeva: “... l’al-largamento del piazzale della stazione con la creazionedi un adeguato parcheggio per la sosta ed il transitodelle autolinee e della navetta per l’aeroporto … . Inprosecuzione vi è la previsione di una vasta piastra logi-stica per deposito e transito merci per collegamentiintermodali anche con binario ferroviario. In pratica,un proporzionato hub globale, cui in prospettiva seguequanto realizzabile nella ristrutturazione dell’adiacenteex zuccherificio e nella vasta restante proprietà per ilcompletamento dell’assetto urbanistico e territorialedel nevralgico centro...”; peraltro, al momento, anchequesta iniziativa non ha avuto un seguito.

Relativamente all’altro zuccherificio calabrese, quellodi Strongoli, malgrado i successivi passaggi societari(Ente di gestione Opera Sila, 1975; Somesa S.p.a.,1983; Nu.Sa.M. 1986) cesserà l’attività all’inizio deglianni ‘90, chiudendo definitivamente una parentesi sac-carifera che in questa regione ha una storia molto anti-

ca (relativamente alla canna da zucchero) ma che già dametà del XVII sec. dovette soccombere, allora comeoggi, a causa dell’ingresso degli zuccheri stranieri.

Fonti:Il profilo biografico di Francesco Massara è desuntodalla rispettiva scheda personale conservata pressol’Archivio Storico della Federazione Nazionale deiCavalieri del Lavoro (cartella 3 nella busta CXIX),quello del Senatore Ugo Ciancarelli invecedall’Archivio Storico del SenatoComune di S.Eufemia Lamezia, Per la valorizzazioneagricola industriale della Piana di S.Eufemia – Roma1937 - XVConsiglio Provinciale delle Corporazioni di Catanzaro,Per lo zuccherificio di S.Eufemia Lamezia – Verbaledella riunione del 9 gennaio 1939 – XVIIConsiglio Provinciale delle Corporazioni di Catanzaro,Per lo zuccherificio di S.Eufemia Lamezia – Raduno del9 agosto 1939 – XVIIIlario Zannoni, La coltivazione delle bietola d’invernonel mezzogiorno; opuscolo distribuito da SocietàAgricola Volturno – Zuccherificio di CapuaFrancesco Massara, Esigenze per la ripresa o trasfor-mazione dello zuccherificio calabrese di S. EufemiaCamera dei Deputati – seduta del 30 settembre 1950-Interrogazione On.Silippo al Ministro dell’Industria ecommercio: Situazione dello zuccherificio di S. EufemiaLameziaCamera dei Deputati – seduta del 23 gennaio 1952-Interrogazione On.Larussa al Ministro dei Trasporti:Adeguamento impianto ferroviario Strongoli,Gabellagrande e Bottricello alla ripresa dell’attivitàdello zuccherificio di Sant.EufemiaCamera dei Deputati – seduta del 12 dicembre 1961-Interrogazione On.Miceli al Ministro dell’Agricoltura eForeste e dell’Industria e Commercio Rumor:Situazione bieticultori nel catanzareseCamera dei Deputati – seduta del 6 febbraio 1962-Risposta scritta all’ On.Tripodi : Zuccherificio Cissel diSant’Eufemia Lamezia Camera dei Deputati – seduta del 10 aprile 1962-Risposta scritta all’ On.Miceli: Riapertura zuccherificioCissel in Sant’Eufemia Lamezia Camera dei Deputati – seduta del 30 luglio 1962-Risposta scritta all’ On.Miceli: Bieticoltori catanzaresie Società Siciliana ZuccheriErnesto Rossi, Settimo non rubareLucio Gambi, Geografia delle piante da zucchero inItaliaM.Elisabetta Tonizzi, L’industria dello zucchero – Laproduzione saccarifera in Italia e in Europa 1800 –2000Fulvio Mazza, Lamezia Terme: storia, cultura, econo-miaGiovanni Iuffrida, Territorio e città nell’Italia fascistaRivista digitale Il Lametino.it del 07/03/2016:Mirigliani (Cissel) propone a Regione hub trasporti inex zuccherifici.

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AGRO-INDUSTRIA: UNA INDUSTRIA SENZA L’AGRO.CONTINUIAMO COSÌ?

Lodovico Fiano

on line in www.fidaf.it

Gli indirizzi di politica commerciale rischiano forte-mente di compromettere gli stessi equilibri sistemicidell’Unione EuropeaL’evoluzione storica dei dati statistici relativi agli scam-bi commerciali consente una lettura in prospettiva delmercato comunitario e di quello nazionale: un ordito diestrema complessità per l’imprevedibile incombenza dinumerosi fattori esterni. Ci si riferisce non solo al rap-porto euro dollaro, alla variabilità del costo del petrolio,all’incidenza delle problematiche ambientali, masoprattutto alle perturbazioni geopolitiche minate dalleforti tensioni internazionali ed ideologiche, al prevedibi-le contenimento della politica espansiva della BCE, alpeso importante ma difficilmente valutabile delle delo-calizzazioni produttive, ad una politica più restrittivadegli Stati Uniti o di altri importanti attori internaziona-li, nonché ad un processo di globalizzazione non gover-nato attraverso opportuni interventi di temperamento.L’Unione Europea presenta da anni un surplus commer-ciale costante, ma non certo rapportato alle sue enormipotenzialità.Il ritardo nel processo d’integrazione euro-pea è dovuto essenzialmente alla difficoltà di conciliareinteressi nazionali contrapposti: la rigidità degli indiriz-zi economici, l’opacità finanziaria, la disarmonia fisca-le hanno ostacolato la stessa ripresa economica, conconseguente insicurezza negli investimenti e pregiudi-zio per lo sviluppo di molte filiere produttive. Nel 2017,pur scontando un aumento delle esportazioni, il saldopositivo ha subito un importante ridimensionamentorispetto al 2016, passando da 39,4 md di Euro, pari al2,3%, a 25 md di Euro, pari all’1,35%, nonostante chePaesi come la Germania e l’Italia abbiano, sia pure conun ridotto contenimento, confermato i risultati positividello scorso anno. La produzione manifatturiera italianacontribuisce, infatti, all’andamento positivo degli scam-bi UE, con un surplus commerciale che nel 2017 è statodi 39,2 md di Euro, pari al 24,53%. Il saldo negli scam-bi extra UE è poi incrementato da un surplus negliscambi intra UE di 8,3 md di Euro, pari al 3,45%. Talesaldo, nonostante l’appesantimento del deficit energeti-co costituisce un importante ed indispensabile contribu-to alla ripresa economica del nostro Paese ed esprime, inEuropa, un dinamismo inferiore solo alla Germania, siapure con un divario di grande ampiezza. Nel 2017 il sur-plus tedesco si situa, infatti, a un livello molto più ampiocon 181,5 md di Euro riferito agli scambi extra UE, pari51,75% ed a 67,5 md di Euro riferito agli scambi intraUE, pari 9,89%. Il saldo tedesco complessivo è in con-tinuo aumento e si pone ormai stabilmente a un livellodel 9% rispetto al PIL, superando pertanto ampiamenteil tetto del 6% imposto nell’area Euro. Ogni aggregatomerceologico partecipa al bilancio complessivo in fun-zione dei risultati delle proprie poste commerciali, nel

cui ambito sono evidenziabili picchi molto elevati perspecifici settori. Per la Germania, i settori merceologicipiù attivi sono quelli concernenti i macchinari, gli auto-veicoli, i prodotti chimico-farmaceutici; per l’Italiasono soprattutto i macchinari (per oltre il 50%), i setto-ri dell’abbigliamento, dei preziosi, della pelletteria, deimobili, delle calzature. L’UE nelle sue espressioni isti-tuzionali sta prendendo atto di come il processo di libe-ralizzazione commerciale venga sempre più percepito intermini di disuguaglianze sociali, di perdita di posti dilavoro, di minore tutela dell’ambiente e della salute. Lostesso Parlamento Europeo avverte l’esigenza di ricono-scere e rispondere a queste preoccupazioni, perseguen-do in tal modo un equo commercio globale: l’estender-si di formazioni populiste può e deve essere frenatoattraverso una maggiore coesione sociale, un conteni-mento dell’evasione fiscale, del dumping sociale, dellepratiche commerciali non corrette. L’UE richiama, per-tanto, principi etici di grande spessore rispondenti, però,a una strategia virtuale al momento avulsa dalla imme-diatezza della realtà operativa. La politica commercialedell’UE è sempre di più caratterizzata da una forte edesponenziale accelerazione nelle aperture commerciali,anche verso aree incompatibili soprattutto sul pianosociale ed economico. Se, pertanto, la progressiva aper-tura delle frontiere favorisce la penetrazione sul merca-to globale delle eccedenze comunitarie, nello stessotempo essa amplifica a dismisura ogni confronto com-petitivo, con più che prevedibile delocalizzazione dimolte imprese marginali, ancorché di grande rilevanzastrategica, o anche una loro definitiva espulsione dal tes-suto produttivo. Nessuna clausola di salvaguardia potràcontenere i termini di un raffronto competitivo spessoimpari, per effetto di un abbattimento anche se parzialedelle imposizioni doganali. Gli indirizzi di politica com-merciale dell’UE rischiano, pertanto di comprometterefortemente gli stessi equilibri sistemici dell’UnioneEuropea. La ridotta valenza sul piano internazionalerende ardua la difesa dei modelli europei, lasciando tra-sparire in tutta evidenza la necessità di procedere tem-pestivamente ad una idonea revisione della stessa politi-ca comunitaria, sul piano interno e su quello internazio-nale. Ne consegue l’esigenza che ogni adesione interna-zionale, implementata con gradualità e grande cautela,debba assolutamente essere preceduta da studi d’impat-to impostati su modelli econometrici rapportati ad unacongiuntura estremamente vulnerabile. Gli accordi, perla gran parte ancora oggetto di negoziato, interessanoinnumerevoli Paesi in tutte le aree planetarie. Non sitratta, infatti, solo delle tradizionali concessioni “prefe-renziali” ispirate a interventi di solidarietà verso i Paesipiù svantaggiati sul piano economico e sociale, ma diaperture istituzionali di dimensioni pressoché indefinite,con effetti di grande spessore sul mercato europeo. Conl’obiettivo di ridurre al minimo la perdurante destabiliz-

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zazione economica e finanziaria e supportare il com-mercio internazionale, fattore primario dello sviluppo edella crescita, negli ultimi anni alcune importanti politi-che commerciali sono state finalizzate ad un forte pro-cesso di aggregazione planetaria, che oltre all’abbatti-mento tariffario prevede la liberalizzazione, l’integra-zione e l’armonizzazione in ampi settori dell’economia.Un processo che tende, pertanto, a uniformare ad undeterminato modello unico le differenze e le peculiaritàprima esistenti, pregiudicando lo sviluppo economico esociale delle aree meno competitive ed imponendo stan-dard sistemici che possono ledere importanti identitàproduttive e culturali.

Analisi degli scambi agroalimentari nell’UnioneEuropeaIl dato statistico relativo agli scambi agroalimentari, perl’evidente specificità del comparto, si presta a diversiangoli di lettura e ne rende, pertanto, più che opportunaun’analisi dettagliata delle sue componenti fondamen-tali. Il surplus negli scambi delle produzioni industriali,un surplus importante e in continua espansione nelbilancio agroalimentare della UE, non giungendo però acompensare il forte deficit agricolo, non apporta alcuncontributo al saldo commerciale complessivo dellaUE.Ancora nel 2017 il surplus delle industrie agroali-mentari dell’UE, pari al 50,6%, nonostante un significa-tivo aumento rispetto all’anno precedente, non è statoancora sufficiente a compensare un deficit agricolo chedopo alcuni anni di riduzione si è appesantito situando-si al 61,3%, donde un saldo negativo complessivo piùcontenuto ma comunque pari all’1,6%. La componente percentuale degli scambi italiani extraUE rispetto a quelli complessivi UE si è andata consoli-dando nell’arco del periodo 2005-2017, raggiungendonel 2017 il livello più alto. Il bilancio agroalimentarenazionale extra UE ha visto, infatti, nell’arco del perio-do 2005-2017, un progressivo rafforzamento raggiun-gendo nel 2016 per la prima volta un surplus comples-sivo che si è confermato espandendosi nel 2017 al livel-lo del 9,78%. Tale risultato ha contribuito ad attenuare ildeficit complessivo UE ed è accreditabile alle nostreindustrie alimentari, il cui costante e forte avanzo com-merciale si è situato nel 2017 al 90,67%, compensando

il deficit agricolo, che ha raggiunto nello stesso anno il77,63%.Al riguardo, sarà però opportuno sottolineare come gliscambi complessivi extra UE rappresentino meno di unterzo del nostro bilancio agroalimentare.

La riforma della PAC 2003 - 2006Con la riforma della PAC 2003-2006, la PAC si apre apieno titolo alla globalizzazione dei mercati agricoli siasul piano interno sia su quello internazionale. La rifor-ma costituisce il discrimine che separa l’attuale politicaagricola comunitaria da una struttura originaria che,mentre riconosceva al comparto agroalimentare un’as-soluta protezione attraverso l’isolamento dalla volatilitàe dalle perturbazioni del mercato mondiale, tutelava gliagricoltori attraverso garanzie di reddito direttamenterapportate alla produzione. Sul piano esterno la forte edesponenziale accelerazione nelle aperture commercialidell’UE amplifica il processo d’internazionalizzazionedei mercati, rendendo le quotazioni internazionali dellecommodity agricole un riferimento pressoché vincolan-te per la formazione dei prezzi sul Mercato Interno,donde un forte ravvicinamento tra l’area comunitaria equella internazionale. Il mercato comunitario tende con-seguentemente a radicalizzarsi quale componente inte-grata del mercato internazionale, esposto pertanto alleforti volatilità e alle traumatiche perturbazioni specula-tive: in caso di prezzi mondiali bassi, le attività produt-tive si concentrano inevitabilmente nelle aree più com-EU: bilancio agroalimentare 2005-2017 (%)

ITALIA: bilancio agroalimentare – scambi extra UE 2005-2017 (%)

ITALIA/UE: scambi agroalimentari extra UE (%)

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petitive; in caso di prezzi elevati, soprattutto se causatida bolle speculative, non sono previsti congrui strumen-ti a tutela del consumatore. A più alto rischio sono natu-ralmente le aree a più forte deficit nell’approvvigiona-mento agricolo, considerata l’estrema difficoltà a inver-tire rapidamente gli orientamenti colturali.Sul pianointerno, gli agricoltori europei sono oggi destinatari -per un periodo non certo sine termine - di un livello diaiuto costante ma “disaccoppiato”, cioè pressoché indi-pendente dall’effettiva produzione ottenuta. Ne derivaun’esiziale esposizione alla volatilità dei prezzi in unmercato interno, che conduce – in una congiunturacaratterizzata da prezzi bassi come quella attuale – ine-vitabilmente ad una espulsione dal tessuto produttivodelle imprese marginali. Il mercato mondiale, tende astabilizzarsi ad un livello di prezzi bassi, la cui persi-stenza, nella costanza dei rendimenti colturali e degliattuali equilibri macroeconomici, potrebbe perdurare,secondo il recente Rapporto della Commissione UEsulle prospettive a medio termine per l’Agricolturaeuropea, fino al 2030. Gli effetti della riforma sarannosempre più evidenti nel tempo soprattutto per l’inciden-za dell’abolizione delle quote latte a partire dal marzodel 2015 e delle quote zucchero a partire dal 1° ottobre2017. La nuova riforma agricola in corso di definizione,se si tiene conto delle prime anticipazioni, non apparerispondente alle nuove esigenze internazionali, correla-te strettamente ad una progressiva ed indefinita aperturacommerciale. I produttori e i consumatori europei si tro-vano in una posizione di svantaggio competitivo rispet-to ai loro competitors stranieri, donde l’esigenza di unradicale cambio di strategia interna che, quanto meno,armonizzi la struttura dell’attuale PAC al mercato mon-diale: un intervento da assumere il più presto per evita-re che nella prospettiva possa essere impedito da vinco-li internazionali o reso di difficile attuazione a causadegli effetti non del tutto prevedibili della Brexit. Comepuò attestare l’esperienza del passato, l’impatto risulteràparticolarmente rilevante, con scarti di prezzo ancheabnormi, per le aree e per i comparti a basso tasso diautoapprovvigionamento.

In assenza di una rete di protezione e/o opportuniammortizzatori agricoli rispondenti all’evoluzionedel mercato internazionale, all’originaria potenzia-lità espansiva subentra un contenimento implosivoche provoca inevitabilmente il collasso delle areemarginali.Nell’Unione Europea mancano idonei strumenti di pre-venzione e gestione delle crisi, a supporto della stabiliz-zazione del reddito ed anche nell’interesse dei consuma-tori, non solo in relazione alla imprevedibilità degliandamenti stagionali ma anche e soprattutto alle volati-lità dei prezzi ed alle perturbazioni geopolitiche interna-zionali. La Commissione Europea perseguendo il rias-sesto d’importanti poste del proprio bilancio propone,attraverso il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027,un contenuto aumento del bilancio complessivo, in lineacon gli auspici dei Paesi contribuenti netti, ma quindi

con un inevitabile contenimento dei Fondi perl’Agricoltura e per la Coesione, introducendo nello stes-so tempo stretti vincoli gestionali, anche a supporto diuna più ampia integrazione comunitaria. Secondo il pre-sidente della Commissione Europea, Jean ClaudeJuncker, “per la prima volta nella nostra storia un mec-canismo legato allo stato di diritto garantirà una gestio-ne efficace del bilancio e proteggerà il denaro dei con-tribuenti”.

Pur confidando che un negoziato possa condurre acongrui correttivi, appare improbabile che si possainvertire un orientamento ormai consolidato neltempo, teso a riqualificare tradizionali strumenti,spesso fuori controllo o improntati ad arido assisten-zialismo, anche richiamando una più ampia corre-sponsabilità nazionale.Ne consegue l’esigenza che l’Italia utilizzi le risorsedisponibili, nella misura massima possibile, attraversointerventi pubblici finalizzati a un rapido ed organicoconsolidamento competitivo e le concentri su tale obiet-tivo. In tal senso appare meno coerente l’indirizzo dellaCommissione verso una concentrazione dei pagamentidiretti a favore di piccole e medie realtà aziendali (conil “plafonamento” e i pagamenti ridistributivi) che, inve-ce di essere spinte verso una maggiore tenuta competi-tiva, tenderanno a consolidare o a ritardare il processo diammodernamento strutturale.

Italia: analisi degli scambi agroalimentariL’aggiornamento statistico del 2017 consente di inqua-drare nel contesto UE il commercio agroalimentare ita-liano. L’alimentare italiano vive un momento di grandeintensità e fermento nella consapevolezza di un’eccel-lenza internazionale unanimemente riconosciuta,soprattutto con riferimento alle produzioni a denomina-zione protetta che rappresentano, però, solo circa l’8%del fatturato complessivo relativo all’industria alimenta-re ed alle imprese agricole, con una componente vino dicirca il 55%. L’export è di circa 8,4 md Euro, pari al20,5% del dato nazionale, con un componente vino dicirca il 60%. L’apprezzamento dei nostri prodotti agroa-limentari nonostante una pressoché illimitata contraffa-zione, accredita uno sviluppo dei flussi in esportazionesempre crescente che, nel 2017, ha raggiunto circa 41md di Euro: un livello importante e superiore del 6,94%rispetto al 2016. Tale andamento positivo, però, è corre-lato strettamente all’industria alimentare italiana i cuiscambi hanno assicurato, anche se solo a partire dal2015, un surplus che, nel 2017, si è attestato al livello dicirca 3,4 md Euro, pari all’11,14% (rispetto al 8,26%del 2016). Al riguardo occorre, però, rilevare come lapositività del bilancio industriale debba essere accredi-tata con specifico e pressoché esclusivo riferimento alsettore del vino, con un surplus di bilancio di circa 5,6md di Euro, per il 52% riferito agli scambi extra UE. Ilvitivinicolo, nonostante il freno impostodall’Ordinamento Comune ad un possibile ulteriore svi-luppo, mostra di essere fra i pochi comparti agroalimen-

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tari nazionali, se non l’unico, a poter reggere ogni con-fronto competitivo all’interno o all’esterno della UE: inprospettiva, senza una svolta immediata e radicale negliindirizzi pubblici ed imprenditoriali, rischia di divenirel’Highlander della produzione agroalimentare italiana.Al netto del componente vino, il bilancio relativo all’in-dustria alimentare risulterebbe non più in attivo ma indeficit per il 7,29%, comportando conseguentemente undeficit agroalimentare complessivo del 21,44%. Lamaggiore dinamicità dei prodotti dell’industria alimen-tare italiana è compromessa dal deficit del bilancio rela-tivo ai prodotti agricoli che, accentuato rispetto al 2016si è posizionato nel 2017 al 51,01%, con conseguenteforte saldo negativo complessivo dell’8,83%.

Senza un organico percorso di consolidamento dellanostra struttura produttiva, troppo spesso marginale nelconfronto competitivo all’interno dell’Unione Europeae in quello internazionale, l’Italia agroalimentare rischiadi depauperare la valenza strategica che le produzioniagricole hanno sempre avuto nella economia del nostroPaese. Se si ha consapevolezza di tale rischio, appaiononon più rinviabili gli interventi atti a evitare un ulterio-re ed ancor più drastico ridimensionamento di tutta lanostra struttura agricola. Le proiezioni dellaCommissione UE confermano la persistenza di unagenerale flessione delle quotazioni mondiali con un’ine-vitabile traslazione sul mercato interno, incrinando lasicurezza remunerativa delle nostre produzioni, anchequelle di eccellenza. Il calo dei nostri investimenti agri-coli e conseguentemente del tasso di autoapprovvigio-namento nazionale trova rispondenza nella riduzionedei redditi agricoli, nonostante il contenimento dei costiproduttivi: una involuzione che per la sua specificitàdiviene pressoché irrecuperabile persino in una eventua-le fase successiva di quotazioni di mercato in rialzo.Nello stesso tempo le amplificate concentrazioni nellearee più competitive, a livello produttivo e di distribu-zione, espongono al rischio di asimmetrie evidenti edanche di scarsa trasparenza nella trasmissione dei prez-zi dal mercato internazionale a quello interno. La posi-tività commerciale extra UE viene vanificata dal persi-stente andamento negativo degli scambi intra UE. Nel2017 il deficit intra UE è stato dell’11,54% per le indu-strie alimentari: un ridotto contenimento rispetto al2016 che ha compensato l’aumento del deficit del bilan-cio agricolo giunto nel 2017 al 30,62% rispetto al28,75% del 2016. Il deficit complessivo è stato, infatti,del 16,43% rispetto al 16,49% del 2016.L’evoluzione statistica appare ancor più preoccupante sesi tiene conto dell’incidenza prevalente degli scambiintra UE nel bilancio agroalimentare nazionale, in parti-colare con riferimento alle produzioni agricole. Gliscambi intra UE, infatti, rappresentano nel 2017 perl’industria italiana e per le produzioni agricole rispetti-vamente il 77,8% e il 56,6% con riferimento alle impor-tazioni e l’80,2% ed il 61,9 con riferimento alle espor-tazioni agricole.

ITALIA: bilancio agroalimentare 2005-2017 (%)

La nostra bilancia commerciale agricola presenta,pertanto, un deficit costante ad un livello superioreal 50%. In prospettiva, a parte gli effetti derivantidalle sempre più ampie aperture commerciali dellaUE, sono prevedibili ulteriori e progressivi squilibridel mercato interno derivanti soprattutto dalla eli-minazione delle quote latte e zucchero.Una lettura preoccupante soprattutto se riferita a produ-zioni fondamentali per il nostro fabbisogno alimentare,con particolare riferimento allo zucchero, al latte, allecarni, ai pomodori, all’olio d’oliva, ai cereali. Il settoreagroalimentare, componente essenziale del sistema pro-duttivo nazionale, rischia di subire uno smisurato ridi-mensionamento con effetti drammatici sul piano econo-mico e sociale. Il comparto presenta, infatti, un divariodi competitività molto esteso nel confronto non soloeuropeo ma anche e soprattutto mondiale. L’Italia è conogni evidenza esposta ad una estensione sempre piùampia dello status di trasformatore di prodotti agricoliimportati. Il quadro desta forti preoccupazioni se si con-sidera che una quota rilevante dei prodotti trasformatisiano realizzati con materia prima agricola importata.Ne deriva certamente un forte contributo alla stabilitàdel Sistema Paese ma nello stesso tempo un’ ulterioreriduzione del nostro tasso di autoapprovvigionamentoagricolo. L’esportazione degli alimenti ottenuti dallatrasformazione dei prodotti agricoli ha raggiunto nel2017 l’82,73% del totale esportato, il livello più alto intutto il periodo 2005 – 2017.

Ripartizione % delle esportazioni tra prodotti agricoli e prodotti agricolitrasformati

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ITALIA: bilancio agroalimentare – scambi intra UE 2005-2017 (%)

ITALIA: la componente intra UE nel bilancio agroalimentareIMPORTAZIONI

ITALIA: la componente intra UE nel bilancio agroalimentareESPORTAZIONI

Si esalta, in realtà, l’eccellenza italiana nella trasforma-zione industriale di prodotti primari che, però, sono sem-pre più di origine comunitaria o extracomunitaria. Lapolitica commerciale espansiva supporta l’esportazionedelle produzioni delle nostre industrie alimentari e in par-ticolare quelle a denominazione protetta che tuttavia rap-presentano solo circa 1/5 dell’export alimentare naziona-le. Per il resto della produzione nazionale, non si può nonriconoscere con responsabile realismo che solo con unariduzione drastica dei costi - spesso acquisibile unica-mente attraverso la trasformazione di prodotti primariimportati a prezzi più bassi – molte imprese agroalimen-tari sono riuscite ad assicurare il mantenimento se non unconsolidamento delle attuali quote di mercato. Spingono

in tal senso anche regole comunitarie sulla origine deiprodotti, che consentono di avvolgere nella bandiera tri-colore alimenti ottenuti dalla trasformazione di prodottiprimari di importazione. Si tratta in ogni modo di unassetto del comparto agroalimentare che, nel quadro diun’apertura sempre più estesa delle frontiere comunita-rie, è destinato a cambiare a causa della concorrenza deiprodotti di importazione, poco attrattivi probabilmenteper un palato “raffinato” come quello italiano, ma sicura-mente più competitivi, poiché gli acquisti a prezzo ridot-to fanno aggio sulla qualità. Verrà così a determinarsi unasorta di disintegrazione dei tradizionali flussi di scambionell’UE, espressione di una convinta aspirazione ad unacomune identità europea, in un afflato soprattutto cultu-rale che si va però sempre più affievolendo sotto la spin-ta economica: un riassetto di per se stesso fisiologico mache rischia di comportare forti pregiudizi per il nostroPaese. Ne consegue un’estrema sensibilità del compartoagroalimentare nazionale ad una rimodulazione della retecommerciale all’interno dell’Unione Europea Sussiste inpiena evidenza, il rischio che il perdurare della crisi eco-nomica possa condizionare sempre più la domanda inter-na, in funzione del prezzo piuttosto che della qualità, adiscapito delle nostre produzioni di eccellenza.

Linee guida per il consolidamento produttivodell’agroalimentare italianoCon un qualificato contributo accademico e istituzionales’impongono, pertanto, sul piano nazionale un’attentaverifica del grado di marginalità produttiva di ciascunafiliera ed idonei interventi pubblici di indirizzo e suppor-to finalizzati ad un incremento dei rendimenti e ad uncontenimento dei costi produttivi, oltre a costituire lalinea guida per la programmazione produttiva dellenostre imprese. Un freno al declino produttivo può esse-re individuato soprattutto attraverso un intensificato epartecipativo raccordo tra produzioni agricole e trasfor-mazione industriale, supportato a livello comunitario,anche attraverso un diverso impiego delle risorse destina-te agli agricoltori. S’impone comunque il massimoammodernamento non solo della struttura produttivaagricola ma anche dei processi di trasformazione indu-striale. Un forte impulso può derivare dalla costituzionedi poli biotecnologici multifunzionali, realizzati attraver-so un’incisiva ristrutturazione impiantistica di alcunespecifiche filiere agroindustriali, idonee all’utilizzo dellecomponenti molecolari di scarti agricoli anche estraneialla filiera principale e previa una significativa riduzionedei costi energetici. Appare, infatti, quanto meno singo-lare constatare lo smisurato spreco che caratterizza l’uti-lizzo dei prodotti agricoli. L’immissione sul mercato diprodotti ad alto valore tecnologico e molto competitivisul piano interno, ma soprattutto su quello internaziona-le, consentirebbe una permanente integrazione delleremunerazioni agricole ed una più alta competitività perla nostra industria di trasformazione. Ne deriverebbe unapiù incisiva tutela anche delle produzioni a denominazio-ne protetta, quelle cioè più legate al territorio ed alla qua-lità delle materie prime utilizzate.

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Coloro i quali desiderano vedere riassunto in questa rubrica qualche articolo che loro inte-ressa, possono segnalarne gli estremi bibliografici alla Redazione. Le fotocopie degli arti-coli originali di cui viene riportato il riassunto possono essere richieste alla Redazione. La lettera maiuscola fra parentesi posta alla fine del riferimento bibliografico indica la lin-gua in cui l'articolo originale è stato pubblicato dalla rivista citata.(I) = Inglese; (F) = Francese; (T) = Tedesco; (U) = Ungherese; (P) = Polacco; (R) = Russo;(S) = Spagnolo; (C) = Cecoslovacco; (TK) = Turco; (G) = Greco; (DA) = Danese; (SW) =Svedese; (FL) = Finlandese; (IT) = Italiano; (Y) = Jugoslavo; (GI) = Giapponese.

DALLE RIVISTE

Rassegna della stampa del settore saccarifero acura di Giorgio Pezzi

Sugar Industry 143, Aprile 2018, pag. 230-231Austria: richiesta di barbabietole da zuccherobiologicheAgrana punta ad un ampliamento della superficie a bietolebiologiche ad almeno 2500 ha. A lungo termine la superfi-cie a bietole biologiche dovrebbe essere estesa a 3000 ha.Nessuna limitazione è prevista per le bietole biologiche.Tutte le bietole biologiche sono accettate da Agrana alleseguenti condizioni:• il prezzo 2018 delle bietole biologiche è 26 €/t (prezzo

base per le bietole convenzionali) più un premio bio di60 €/t.

• In aggiunta l’agricoltore biologico ottiene un bonusper il terreno di 250 €/ha di bietole biologiche.

• Gli agricoltori, che già nel 2017 avevano bietole bio,ricevono altre 100 €/ha per un ampliamento dellasuperficie di coltivazione.

• Il risarcimento volontario per la siccità di 6,5 milioni €sarà versato anche alle aziende biologiche – se le pre-cipitazioni sono basse. Il risarcimento per le bietolebio è in media 250 €/ha.

• Il supplemento di prezzo per la consegna delle bietoleÖZVG1 è 5 €/t come per le bietole convenzionali.

• I costi per il carico e la pulizia in campo delle bietoledi 1,30 €/t saranno presi in carico da Agrana anche nel2018.

Considerando una resa media delle bietole bio di 50 t/ha euna superficie 2018 uguale al 2017, il prezzo delle bietolebio nel 2018 è 101 €/t di peso netto consegnato (compren-sivo di premio base, sovraprezzo bio, compensazione sic-cità e sovraprezzo ÖZVG). Dati costi variabili di circa2200 €/ha una resa di 50 t/ha porta un contributo di circa2500 €/ha. Per bietole non ÖZVG il prezzo è 96 €/t.

Svizzera: il Consiglio Nazionale vuole un prezzo mini-mo per lo zuccheroPer lo zucchero della Svizzera dovrebbe essere garantito infuturo un prezzo minimo di 600 CHF (511,2 €) per/t. Sullosfondo della caduta del prezzo dello zucchero nella UE, laproduzione dello zucchero e la coltivazione delle bietoledovrebbero rimanere redditizi nel territorio svizzero. Il 28Febbraio 2018 il Consiglio Nazionale ha passato una ini-ziativa parlamentare di Jacques Bourgeois (FDP/FR) con94 voti a favore, 69 contrari e 17 astenuti. SecondoBourgeois questo è del tutto compatibile con le regole delWTO e con gli accordi bilaterali con la UE. La risoluzio-

ne stabilisce anche che dovranno essere trovate soluzionialternative e meno costose per gli utilizzatori dello zucche-ro dell’industria alimentare (come i produttori di cioccola-to) che devono affrontare la competizione internazionale.Alla fine di Settembre 2017 la UE ha abolito il sistema diquote, le limitazioni all’esportazione ed il prezzo minimo.Da allora i prezzi dello zucchero sono collassati di più diquanto si temeva.Questo ha causato problemi in Svizzera poiché il prezzodello zucchero svizzero è strettamente legato al prezzonella UE. La Svizzera richiede un dazio sullo zuccheroimportato dalla UE di 50 CHF (42,5 €) per/t, mentre daparte sua la UE richiede un dazio di 419 €. Questo ed il tra-sporto a breve distanza rende il mercato svizzero moltoattrattivo per gli esportatori della UE e provoca una fortepressione sulla industria saccarifera svizzera (SchweizerZucker AG).L’industria con le sue fabbriche di Aarberg e Frauenfeld edi bieticoltori temono quindi che si arrivi alla fine della pro-duzione dello zucchero in Svizzera. La disponibilità allacoltivazione è già chiaramente diminuita al punto che lafabbrica di Frauenfeld deve importare bietole tedesche.L’iniziativa passa ora al Consiglio degli Stati dove, secon-do il portavoce Toni Brunner (SVP/SG), la commissioneconsultiva ha fino ad ora preferito una soluzione industria-le. Una soluzione del genere tuttavia non si è concretizza-ta. In una riunione della associazione svizzera dei bieticol-tori (SZV) il 7 marzo 2018, Irene Vonlanthen direttricedella SZV ha detto che nel Consiglio degli Stati sarà moltopiù difficile trovare una maggioranza.

1ÖZVG = ÖsterreichischenZuckerrübenverwertungsgenossenschaft(N.d.R.: cooperativa austriaca per la lavorazione delle bar-babietole da zucchero).

Sugar Industry 143, Gennaio 2018, pag. 28-32Nuove sfide microbiologiche per l’industria dello zuc-chero che riguardano in particolare i batteri termofiliacidofiliChrister BergwallLe analisi microbiologiche di routine nell’industria dellozucchero sono in generale basate sulla quantificazione dellivello complessivo di batteri, lieviti e muffe. In anni recen-ti l’attenzione si è focalizzata sulla contaminazione di spe-cifici generi di batteri che hanno la capacità di produrrespore, tra questi particolare attenzione è rivolta ai batteritermofili acidofili (TAB) che appartengono al genereAlicyclobacillus. Alcune specie di TAB possono produrre

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sostanze sgradevoli come il guaiacolo (2-Metoxyphenol). Ibatteri che producono guaiacolo (GP-TAB) sono conside-rati critici per le bevande poiché generano spore che nonsono inattivate nei processi di pastorizzazione usati nell’in-dustria delle bevande: 80-95°C per 30-60 secondi. Il tempo per eliminare il 90% di questi microorganismi a85-90°C nei succhi di frutta è nell’intervallo 5-25 minuti.Prodotti più concentrati, come zuccheri liquidi e sciroppi,possono richiedere tempi di trattamento molto più lunghi,potenzialmente molte ore, a 85-90°C a causa del bassocontenuto di acqua. La presenza di guaiacolo nelle bevan-de è caratterizzata da odori e sapori fenolico, di medicina-le, di fumo e di disinfettante. La degradazione spesso èevidente solo al momento del consumo della bevanda. Lacontaminazione da TAB e GP-TAB è frequente nella frut-ta che è usata nella produzione di bevande. La degrada-zione è stata registrata principalmente in succhi di fruttanon carbonatati, miscele di succhi, bevande di te e prodot-ti acquosi al sapore di frutta. Nel 2008 un importante pro-duttore di bibite ha presentato all’industria dello zuccherole seguenti specifiche: TAB < 1000 CFU/50 g e GP-TAB< 1 CFU/50 g. Per rispondere alle richieste del cliente all’i-nizio del 2009 ICUMSA ha creato un gruppo di lavoro dimicrobiologi1. Il primo obiettivo è stato quello di prepara-re un metodo di analisi per i prodotti zuccherini: GS2/3-50(2017) pubblicato nel libro dei metodi ICUMSA con lostato di “accepted”. Il metodo è stato testato ed è conside-rato soddisfacente per l’analisi di TAB e GP-TAB nei pro-dotti zuccherini cristallizzati e liquidi. Il secondo obiettivodel gruppo era valutare il livello di contaminazione neiprodotti e negli intermedi di fabbrica e trovare le fonti dicontaminazione. Sono stati analizzati 1139 campioni di zucchero cristalliz-zato e 302 campioni di zucchero liquido durante un perio-do di 4 anni (Tab. 1). Nei campioni di zucchero cristalliz-zato raccolti da dieci fabbriche in sei diversi paesi il livel-lo medio di contaminazione di GP-TAB varia tra <1 e 4CFU/50 g. La frequenza di contaminazione varia tra 1,5 e9,1%. Su alcuni campioni positivi sui quali è stato possibi-le ripetere l’analisi del contro campione, la ripetizione del-l’analisi ha dato spesso risultato negativo. Un certo nume-ro di campioni sono risultati quindi falsi positivi. Mentrenello zucchero in cristalli il livello di contaminazione èquindi normalmente basso, nessuna contaminazione è stataosservata negli zuccheri liquidi di bietola. Lo zuccheroliquido è prodotto in sistemi chiusi mentre il processo perprodurre lo zucchero in cristalli è in parte aperto, questosuggerisce che la contaminazione ambientale possa essereuna fonte importante di GP-TAB.Come primo approccio per verificare se la contaminazioneambientale può essere un parametro critico per GP-TAB èstato monitorato tutto il processo di produzione partendodalle bietole fino allo zucchero bianco. I campioni sonostati prelevati da sei fabbriche in quattro diversi paesi (Tab.2). I risultati indicano che la terra delle bietole è la princi-pale via di contaminazione. Fettucce e sughi greggi sonorisultati contaminati in tre fabbriche, questo è normale acausa delle blande condizioni di temperatura del processodi estrazione. Il ridotto numero di campioni positivi indica

che il lavaggio delle bietole è in grado di ridurre una signi-ficativa frazione di batteri. GP-TAB non sono stati trovatiin nessun campione di sugo leggero, questo indica che ladepurazione è il primo step di eliminazione attraverso lacombinazione di pH alti ed elevate temperature. Tutti prodotti intermedi di fabbrica dal sugo denso fino allozucchero dopo centrifugazione sono risultati negativi intutte le fabbriche ad eccezione dello scolo ricco di raffine-ria (Wash syrup A) in due fabbriche. Sporadiche contami-nazioni da GP-TAB in scoli di casa zucchero sono statiosservati anche in altri studi. Questo suggerisce che gli sci-roppi di riciclo possono essere ri-contaminati in casa zuc-chero. E’ probabile che la contaminazione avvenga nel-l’ambiente aperto delle centrifughe. Questo porta a sugge-rire che la contaminazione ambientale sia la principalefonte di GP-BAT.L’indagine è stata quindi estesa alle superfici ed all’ariadella parte secca degli zuccherifici. Sono stati fatti tam-poni di superfici dal silo, ai nastri trasportatori, ai vaglifino al carico dello zucchero sfuso e sono stati prelevatianche campioni di aria negli stessi locali. Tutti i campio-ni sono risultati negativi per quanto riguarda TAB e GP-TAB. E’ possibile che ci sia stato un errore nella proce-dura di analisi, molti studi hanno mostrato che le speciedi Alicyclobacillus sono normalmente presenti nell’aria

Tabella 1: risultati dell’analisi di GP-TAB in zucchero in cristalli dadieci fabbriche e zucchero liquido da quattro impianti.

Tabella 2: risultati dell’indagine sull’origine della contaminazione daGP-TAB in fabbrica dalle bietole fino allo zucchero bianco in seidiverse fabbriche in quattro paesi. “GP-TAB” indica presenza e “–“indica assenza.

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35«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 111, 2017, n. 2

all’interno ed all’esterno degli edifici. Questa via di con-taminazione non può quindi essere scartata. Per valutare il potenziale di contaminazione di origineumana sono stati fatti tamponi sulla pelle del palmo dellemani e dell’avambraccio su operatori addetti al confezio-namento e al carico dello zucchero sfuso. Il 20% del per-sonale è risultato portatore di GP-TAB nel palmo dellemani e nell’avambraccio. Questo crea il sospetto che ilcontatto accidentale con il prodotto e con i macchinaripossa essere un vettore di contaminazione critico perGP-TAB. Per quanto riguarda il campionamento questocontatto accidentale può essere la causa principale deifalsi positivi: solo il campione è contaminato mentre ilprodotto effettivo non lo è. Alcune pubblicazioni scienti-fiche hanno evidenziato che le specie di Alicyclobacillusfanno parte della flora della pelle umana sia in soggetti

sani che affetti da dermatite atopica. La conclusione èche una efficace eliminazione di GP-TAB dai prodottizuccherini non è possibile a causa di eventi casuali di ri-contaminazione. Si suggerisce che l’obiettivo deve esse-re lo studio di soluzioni tecniche realistiche da applicarenell’ultimo step della supply chain. Ad esempio il tratta-mento UV sembra essere una promettente tecnica per eli-minare i GP-TAB.

1Attuali membri del gruppo microbiologi ICUMSA:Maritta Jacobs (Pfeifer&Langen), Michael Klingeberg(Südzucker), Wim Antheunis (Raffinerie Tirlemontoise),Marianne Oakley-Heemels (British Sugar), MarkusOmann (Agrana) e Marielle Rommens (Cosun).Precedenti membri del gruppo: Mark Goddard (BritishSugar) e Miriam van den Bliek (Cosun)

PROGETTO BARBABIETOLA BIO: IL DIBATTITO

L’intervento provocatorio di Alberto Guidorzi sul biolo-gico (ISI-5-6/2017) ha aperto un interessante ed utilescambio di opinioni tra i nostri lettori. FranciscoMartinez Frutos, coordinatore tecnico di Federbio cidice di voler partecipare con molto piacere a questo dibat-tito e ci indica Graziano Miani come responsabile delprogetto barbabietole. Miani ci dice di trovare estrema-mente interessante il progetto bio delle barbabietole poi-ché l’agricoltura bio ha bisogno vitale della rotazione e lacoltivazione delle bietole viene a proposito. “Rendiamociconto che non è un progetto facile: c’è molto da lavora-re, ed anche il parco macchine va studiato per questoprogetto. I risultati economici però sono estremamenteinteressanti e vale la pena applicarsi con la dovuta con-vinzione”Nel giornale Le betteravier belge (aprile 2018) troviamouna interessante rassegna dello zucchero bio in Europa.Leggiamo: “Le prospettive di mercato per lo zucchero biosono molto interessanti. In Europa solo Austria,Germania, Svizzera e Danimarca producono zucchero apartire da bietole biologiche, ma i volumi sono modesti.Nel 2015 la UE ha importato circa 170.000 ton di zuc-chero bio da canna da zucchero. C’è dunque un mercatoe delle opportunità per le bietole bio, ma questa colturaresta una bella sfida. Queste bietole sono coltivate secon-do regole molto precise; certificazione biologica UE,seme non trattato e concimi conformi all’agricoltura bio-logica, divieto all’utilizzo di pesticidi. Vediamo la produ-zione europea: AUSTRIA: 1.100 ha. Si coltiva bio dauna decina d’anni (20% della sau è in biologico), ma nonè facile avere produttori bio di barbabietole. La lottacontro le malerbe e i parassiti è difficile. Ad esempio sistima che la lotta contro le malerbe valga da 150 a 300euro/ha. Germania 1000 ha. Sia Nordzucker, siaSudzucker offrono contratti poliennali per le barbabieto-le bio. Warburg è la sola fabbrica Sudzucker a produrrezucchero da bietole bio. La campagna bio si svolgeimmediatamente prima della campagna tradizionale. Il

procedimento è certificato conforme alle regole europeedel settore dai campi di produzione fino alla spedizione.Possiamo aggiungere che buona parte delle barbabietolebio coltivate in Germania attorno al lago di Costanza (700ha) sono state nel 2017 trasformate in zucchero bio nellozuccherificio svizzero di Frauenfeld prima della campa-gna solita.Sudzucker, inoltre, ricava buona parte dello zucchero bioda zucchero greggio bio di canna che depura a bianco.A margine di questo argomento si vuole segnalare unainteressante mail giunta ad ANTZA che brevemente rias-sumiamo: Ho recentemente accompagnato mia moglie alsuper mercato ed ho notato una cosa che non potuto farea meno di documentare con le foto che allego (foto chemostrano la pila dei pacchetti zucchero a euro 0,60/kg ei pacchetti della farina a euro 0,95/kg. Faccio fatica acapire questi prezzi anche se debbo ammettere che forsemi sfugge qualcosa nella dinamica di mercato.Sicuramente non troppo tempo fa non era così. Lo zuc-chero aveva un prezzo tale che anche per fare i dolci sene metteva il minimo indispensabile. Tra l’altro questoprezzo troppo basso dello zucchero fa si che se ne consu-mi tanto, a volte, troppo. E questo super consumo non vaa vantaggio dell’industria italiana, ormai ridotta al mini-mo, ma di qualche grosso produttore esterno. Si dovreb-be porre un freno a questo eccessivo prezzo basso. Se neavrebbe un vantaggio anche per la salute visto le proble-matiche legate all’eccessivo consumo di zucchero.Abbiamo risposto a questo gentile ed apprezzato interlo-cutore che la situazione che si è creata nel settore zucche-ro è veramente sconcertante, ma appare quanto mai pro-blematico ed improbabile porre limiti al cosiddetto liberomercato, È, però, possibile approfittare delle occasioniche il mercato offre. La produzione di zuccheri specialied anche di zucchero bio da barbabietole coltivate in bio-logico offre interessanti prospettive economiche che almomento sembrano le uniche che si offrano alla nostrafiliera dello zucchero.

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ASSEMBLEA GENERALE 2018

Signori Soci

È convocata l’Assemblea Generale 2018 per approvare il bilancio di gestione2017con il seguente o.d.g.- Lettura ed approvazione del verbale dell’Assemblea precedente- Relazione del Presidente sull’esercizio 2017- Relazione dei Sindaci sul bilancio 2017- Futuro della nostra Associazionee

Grazie al prezioso interessamento della Babbini spa che festeggia la produzionedella sua millesima pressa e alla gentile concessione del Sindaco di Galeata pos-siamo disporre del palazzo delle Conferenze del Palazzo Pretorio di Galeata.

Il programma della giornata, che si preannuncia bella ed importante, è il seguente:9,30 Incontro e ricevimento presso Babbini spa a Civitella di Romagna10,00 Assemblea ANTZA11,00 - 12,00 Visita all’Azienda e saluti istituzionali12,00 - 14,00 Pausa pranzo con buffet14,00 - 16,00 Visita guidata all’abbazia di Sant’Ellero, al Museo Civico Don

Mambrini e alla Chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Pianetto

È una giornata importante per la nostra Associazione e confido nella vostra pre-senzaÈ molto gradito un vostro segnale per la presenzaL’appuntamento è per le ore 9,30 - 9,45 presso la Babbini spa di Civitella diRomagna (al casello di Forlì a sinistra per la tangenziale direzione Meldola,-Santa Sofia, dopo l’abitato di Civitella 500 metri a sinistra leggermente alto)Gli spostamenti dalla Babbini sono a mezzo pulmino

Sabato 19 Maggioore 10

Il PresidenteSergio Bertuzzi

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