L'Indipendente 04/2013

16
L’indipendente Giornale Studentesco Autogestito Anno I, numero 1 America’s cup world series 2013: Riflettori puntati su una città ricca di contraddizioni Città della scienza: parla l’architetto (pag. 4-5) Concorsone pre-stampato (pag.16)

description

Giornale Studentesco Autogestito. Sede: 1/2 Cannone 12, Napoli

Transcript of L'Indipendente 04/2013

L’indipendenteGiornale Studentesco Autogestito

Anno I, numero 1

America’s cup world series 2013:Riflettori puntati su una città ricca di contraddizioni

Città della scienza:parla l’architetto(pag. 4-5)

Concorsone pre-stampato(pag.16)

Redazione:Marco BovolinDavide DioguardiIolanda FerrantiAlessandra MazzoneAndrea SigonaClaudia Toni

Vice-direttrice:Federica Buonfantino

Direttore:Ciro Amitrano

Sede:1/2 Cannone 12

Ed eccoci qui. Finalmente!Questo è il primo articolo de “L’Indipendente”. Si vabè, lo sappiamo.Lo sappiamo che il nome è trito e ritrito. Però abbiamo voglia di ridare splendore a questo termine che, colpa anche di certi giornalisti, è stato etichettato in modi svari-ati ed erronei.“L’indipendente” dicevamo, è un giornale studentesco autogestito che nasce, senza esserne figlio, nello spazio occupato “1/2 cannone 12”.Ma ora spostiamoci sul vero tema dell’editoriale.Fiamme e terrore a Bagnoli, in quella che era l’ex area dell’Italsider. Un incendio di vaste proporzioni si è sviluppato in tarda serata nel complesso di Città della Scienza, il “polo tecnologico” aperto a Napoli negli anni ‘90 dalla Fondazione Idis che com-prende incubatori per imprese e un centro di divulgazione scientifica sul modello de La Villette a Parigi. Fortunamente nessuna per-sona è stata coinvolta, visto che di lunedì la struttura è chiusa.Ve lo ricordate?Questo è l’incipit di un articolo de “La Re-pubblica” sui fatti del 4 marzo.L’unico progetto che era stato portato a buon fine dall’associazione “Bagnoli Futu-ra”, per molti un carrozzone di voti clien-tielari, nell’area dell’ex ItalSider era andato distrutto.L’azienda siderurgica andandosene da Napoli lasciò un intero quartiere, che era stato costruito in funzione di tale fabbrica, senza lavoro e con un altissimo tasso di in-quinamento.In una zona dove il picco dei tumori per il popolo di Bagnoli è ancora a divenire, es-istono vari comitati e laboratori politici che organizzano e incanalano il disagio.Per analizzare la situazione post-incendio sono andato a parlare con due attivisti del Laboratorio Politico Iskra.

* L’EditorialeCiro Amitrano

2

Fin da subito entrambi hanno chiari-to, onde evitare fraintendimenti, che l’incendio alla Città della Scienza è stata una dura ferita inferta all’intera cittadinanza.Nonostante tutto hanno fatto inten-dere che quello era soltanto l’ultimo di una lunga serie di abusi subiti dalla cittadinanza di Bagnoli.E’ importante anche non fermarsi alla ricostruzione di Città della Sci-enza, bensì pensare una volta per tutte ad una vera riqualificazione dell’intero quartiere.Un quartiere che non può fruire del proprio mare, inquinato dall’ItalSider.Un quartiere che è stato avvelenato dall’unica azienda capace di fornire lavoro a gran parte della popolazi-one.Un quartiere che si vede preso in giro da una classe politica che promette riqualificazione, grandi opere, grandi bonifiche in periodo di campagna elettorale e che viene puntualmente abbandonato.Ed è per questo che l’incendio dura da anni.Gli impiegati di Città della Scienza erano senza stipendio da tempo, nei

casi peggiori addirittura 11 mesi. E ora? Ora sono in Cassa Integrazi-one e il loro futuro è la Mobilità o la Disoccupazione. Le casse dell’associazione Bagnoli Futura erano in profondo rosso.Quindi in ogni caso il primo polo mu-seale di divulgazione scientifica del Sud Italia in breve tempo sarebbe stato costretto a chiudere.In una situazione del genere, ri-affer-mano infine gli attivisti, è importante vedere la ricostruzione di Città della Scienza come opportunità di rinas-cita di Bagnoli.Pochi giorni dopo la chiacchierata, avviene il maxi-sequestro dei ter-reni ex- ItalSider, con il conseguente sgombero dello spazio occupato “Bancarotta”, che insieme ad Iskra lavorava nel quartiere. Tralasciando le mere questioni giuridiche non c’è che dire:L’incendio che “dura da vent’anni” è stato alimentato.

3

Immagini dell’incendio

A pochi giorni dalla riapertura al pubblico di Città della Scienza abbiamo incontrato l’architetto dello Science Center Parten-opeo, Massimo Pica Ciamarra.

Com’è nata l’idea di Citta della Scienza?E’ l’iniziativa di un gruppo di amici del mon-do universitario, guidiati dal fisico Vittorio Silvestrini che creò la Fondazione IDIS.Nel 1987 ci fu la prima edizione di una grande mostra che si è tenuta e si tiene tutti gli anni a Napoli: Futuro Remoto. Per 5 o 6 anni ha avuto sede alla Mostra d’Oltremare e poi si è deciso di crearle uno spazio pro-prio.Città della Scienza nasce nel primo edificio di archeologia industriale, appartenente ad una fabbrica Belga dismessa: la vetreria “Lefevre”, acquistata nel 1993 dalla Fon-dazione IDIS. Questa fabbrica era vincolata, quindi non si poteva abbattere e si trovava in una zona industriale. Non potendosi cos-truire un museo in quella zona , nominammo il pregetto “Industria della Cultura”.”Anzi, per farci due risate, dato che la ve

treria si era successivamente trasformata in una fabbrica di concimi, io sostenevo che stavamo facendo una modifica industriale perchè dai concimi per il terreno passa-vamo ai concimi per i cervelli. Sono però cominciate delle piccole polemiche per-chè per questa zona è stato fatto un Piano Regolatore che io definirei astratto, per il quale Bagnoli sarebbe dovuta diventare una grande spiaggia. Per questo motivo delle forze, a mio avviso perverse, che si mascherano come associazioni ambiental-iste, hanno convinto il Ministero a togliere il vincolo da questo primo edificio industriale a Napoli (costruito ancor prima dell’unità d’Italia!) e a demolirlo per fare la spiaggia. La Fondazione è riuscita, avendo il progetto riscosso grande appoggio sia sul piano nazionale sia su quello internazionale, a fare un accordo di programma, ossia un ac-cordo fra tutte le Amministrazioni: lo Stato, la Regione, la Provinicia, il Comune e la Fon-dazione, che affermava che quell’edificio sarebbe dovuto

Federica Buonfantino

4

L’IntervistaIllustrazione di Iolanda Ferranti

Federica Buonfantino

rimanere in piedi finchè il suo costo non si fosse ammortizzato (66 anni). Questo signifi-ca che quando io avrò più o meno 150 anni purtroppo questo edificio verrà demolito! Cosa l’ha aiutata nel primo progetto, tenendo conto della difficile collocazione territoriale?In quel periodo lavoravo anche un po’ in Francia e, per conto del Ministero francese, ero impegnato in una ricerca europea gui-data da Pierre Lefevre, insieme ad un inglese, un francese e un tedesco, come in una bar-zelletta! Questa ricerca si chiamava Ecoville Europe e al suo interno ciascuno di noi po-neva un argomento in discussione. Io chiesi loro di aiutarmi a discutere come consulenti questo progetto, quindi abbiamo fatto tre o quattro incontri di ragionamento osservando le diverse impostazioni e i diversi suggerimen-ti provenienti da persone con diverse espe-rienze. Da questo confronto interno è nato tutto.Mi parli dell’incendio.Città della Scienza era una delle cinque o sei strutture di grande interesse storico-artis-tico in Europa. La perdita di questo simbolo per Napoli è grave perchè era un edificio particolarmente attento alle questioni ambi-entaliste ed ecologiche. Questo fabbricato aveva infatti un segreto nella sua forma poi-ché, quando abbiamo pensato a questo progetto, lo abbiamo “stracciato” in mani-era tale da prendere il paesaggio, che è un paesaggio particolare, e portarlo dentro il fabbricato. Per questo motivo penso che questo edificio ha avuto successo, architet-tonicamente parlando, perchè le persone che lo visitavano erano felici, non tanto perchè apprezzavano l’architettura, quanto perchè apprezzavano il rapporto con il paesaggio, gradivano il paesaggio e quindi gradivano l’architettura. Gli stipendi erano fermi da 11 mesi e ogni anno il numero di visitatori diminuiva. Pensa sia giusto ricostruire lo stesso tipo di struttu-ra?Assolutamente si. Adesso abbiamo in cos-truzione un terzo edificio che noi chiamiamo “Corporea”, il museo del corpo umano. Inoltre, è in progetto un pontile per arrivare da mare al Museo, una cosa

assolutamete eccezionale che, unita ad una stazione della metropolitana... Sonocerto permetterà un notevolmente aumen-to dell’affluenza. Entro quando e in che termini è prevista la ricostruzione?Entro la fine del 2014 sarà pronta. Il progetto prevede che la strada venga dilatata e chiusa al traffico, diventando il cortile di Citta della Scienza. Quasi completa è la creazione di giardini verticali che scaval-cano la strada. All’interno costruiremo qual-cosa di assolutamente moderno e diverso, per il principio del tenere insieme elementi moderni e antichi. Cosa ne pensa dei contrasti fra la Fondazi-one IDIS e il C.d.a di Bagnoli Futura, sulla possibilità di ricostruire Città della Scienza in una delle strutture dell’ex-Italsider?Noi della Fondazione IDIS stiamo sostenen-do di volerla ricostruire com’era e dov’era, anche se in realtà non faremo così. Stiamo mantenendo questa linea perchè, nella nostra logica, ricostruendo come prima non abbiamo bisogno di nessuna autoriz-zarione o permesso poiché, se entriamo nel meccanismo delle autorizzazioni, non ne usciamo più. In realtà, costruiremo una struttura molto moderna e tutta diversa, ma per il momento diciamo che non cam-bierà niente. La Città della Scienza deve rimanere dov’è e nel Consiglio Comunale monotematico su Bagnoli del 18 Aprile a dirlo sarà la maggioranza e allora vedrai che anche il Sindaco, che inizialmente voleva farla spostare, dirà come suo solito che l’idea di ricostruirla dov’era è sua!Il Dire una cosa e farne un’altra non com-porterà problemi?Non lo so... Come sai a Napoli siamo abit-uati a risolvere i problemi uno per volta. In questo momento c’è una guerra in atto per rimanere dove siamo e anche se in teoria nessuno può dirci di andarcene, perchè il suolo di Città della Scienza è privato, a finanziare la ricostruzione sarà lo Stato e quindi siamo obbligati a prendere decisioni comunitarie. E se venisse deciso di spostarla?L’attuale Città della Scienza diverrà un rudere che Vittorio Silvestrini nominerà: “Il giardino della vergogna”.

5

Così come l’anno scorso ritorna a Napoli il trofeo più ambito della vela, l’America’s Cup. Ma prima di descrivere in cosa con-sistono queste gare, diamo uno sguardo al passato per vedere com’è nata. La com-petizione ha origine nel 1851 quando due club di barca a vela, il britannico Royal Yacht Squadron e l’americano New York Yacht Club, si sfidarono in un percorso attorno all’isola di Weight. La vittoria de-gli americani su gli inglesi fu schiacciante e come premio ebbero la coppa “delle cento ghinee”, chiamata così per il suo prezzo, che ribattezzarono “America’s cup” in onore dell’ yacht vincitore, lo schooner America. Gli inglesi, indispettiti da questo torto, sfidarono nuovamente il club ameri-cano che in tutta risposta rimase imbattuto per circa venticinque volte in più di 100 anni, fino al 1980 quando fu sconfitto da un imprenditore australiano.Oggi la competizione è composta da una serie di regate di match race, ovvero una gara tra due yacht dello stesso tipo, in cui si sfidano la squadra detenente la vittoria che deve difendere il titolo e una squadra sfidante che lo deve conquistare. Entrambe le squadre devono attenersi al “Deed of Gift”, un documento contenente tutte le regole e le indicazioni sulle misure massime delle imbarcazioni.

Quando i sindacati delle due squadre avversarie non riescono ad accordarsi, viene consultato tale regolamento come nel caso della 33esima America’s cup, tenutasi nel 2010, in cui il team sfidante Oracle accusava il defender Alinghi di aver imbrogliato sul tipo di materiale usato nella costruzione dell’imbarcazione. Novità di questa 34esima edizione è la sua suddivisione in tre fasi, ovvero Ameri-ca’s cup World Series, Louis Vuitton Cup e America’s cup Finals. Napoli sarà l’ultima tappa dell’AC World Series con le gare che si svolgeranno dal 16 al 21 aprile c.a. e vedranno come protagonisti i velocis-simi catamarani AC45 delle squadre provenienti da Cina, Francia, Italia, Nuova Zelanda, Repubblica della Corea, Svezia e dagli Stati Uniti che dovranno difendere il loro titolo. Quindi non ci resta che com-prare i biglietti e andare a vedere uno degli spettacoli più belli in ambito di bar-chette o,in alternativa, guardarla seduti comodamente sul divano di casa con tanto di pop-corn.

Andrea Sigona

Barchette!

6

Alessandra MazzonePer il secondo anno consecutivo, Napoli si apre all’ America’s Cup. A far gli onori di casa, anche quest’ anno ci sarà Luigi de Magistris: “Non bisogna essere sfidu-ciati nei confronti di un’ opportunità che dovrebbe far riflettere noi napoletani, dovrebbe renderci orgogliosi di appart-enere alla città della ninfa Partenope” afferma il sindaco;Pertanto per dare avvio a questo impor-tante evento, il 13 aprile a partire dalle ore 20.30 a Piazza Plebiscito, si è svolta una magistrale cerimonia di apertura.A presentare lo spettacolo la conduttrice televisiva e giornalista Lorena Bianchetti. La serata è partita con la fenomenale entrata dell’ orchestra di Piazza Vittoria e i due videomessaggi di Enzo De Caro e Peppe Servillo, sceneggiatore e cantante napoletano.Il concerto ha avuto come sipario il cielo stellato di Napoli che ha reso l’ atmos-fera ancora più magica; giovani, vecchi e bambini sono stati partecipi. Dopo la strabiliante esibizione dell’ orchestra, la serata ha visto l’ intervento di altri ospiti tra cui Germano Bellavia, Marzio Hono-rato, entrambi protagonisti della soap ‘’un posto al sole’’ , Pietra Montecorvino, gli Almamegretta, Noemi per i giovani e a completare la performance il celeber-rimo Max Giusti protagonista dei Media nazionali.

Nei prossimi giorni tra il 14 e il 21 aprile, sul palco allestito nel Naples America’s Cup Village, saliranno famosi artisti napoletani e internazionali . Tra I primi I solis string Quartet, Teresa Salgueiro, Giovanni Block con il suo flauto, Antonio Honorato e molti altri ancora da scoprire.Domenica 21, giorno di chiusura della manifestazione, sono previste numer-ose attività, tra cui, a Piazza Vittoria, un concerto a Pedali; attività sportive a Via Partenope;intrattenimento per i ragazzi nell’ aiuola grande di Viale Dohrn. E dulcis in fundo, alle 23 tutti i presenti si affac-ceranno sul lungomare per poter godere di uno spettacolo di fuochi d’artificio, per una Napoli pirotecnica che quando ci si mette d’impegno’’s’illumina d’immenso’’.

7

Lo spettacolo nello spettacolo

La nostra città, da molti anni a questa parte, è stata messa in cattiva luce facen-done emergere solo gli aspetti più cupi e deplorevoli. Il Governo centrale ha di-mostrato un completo disinteresse riguar-do questo settore, non impegnandosi per far emergere le numerosissime ricchezze che Napoli possiede. Negli ultimi anni gli stereotipi su questa città si sono andati consolidando, anche a causa di film, cori da stadio e notizie sommarie prese per buone. Identificata a lungo come la sede della criminalità organizzata, dell’immondizia e del degrado, la nostra amata città ha rischiato di essere cos-tretta a non far più affidamento su un set-tore che invece dovrebbe essere florido: il turismo. Moltissimi degli studenti, futuro del nostro paese, non aspettano altro che compiere la maggiore età per poter emi-grare in città più vivibili, lasciando Napoli sprofondare.

Claudia Toni

Nonostante la cattiva immagine che è stata fornita e la crisi che grava su di noi, è stato registrato un incremento dell’afflusso di turisti dell’8.5% con un 19% in più di stranieri dal 2010 ad oggi, in calo la per-manenza media di esercizi alberghieri. Ciò che sorge spontaneo domandarsi è che reale valore abbiano questi dati, visto che la nostra città dovrebbe brillare per il turismo artistico, paesaggistico, balneare, culturale e religioso, e che invece a causa del livello infimo dei servizi è penalizzato in maniera fortissima, di conseguenza, ana-lizzando con un occhio maggiormente critico la situazione, non è difficile com-prendere che nonostante queste per-centuali ci facciano auspicare un miglio-ramento non sono altro che l’ennesima sconfitta che ci viene invece presentata come una vittoria.

8

Napoli: Tra incanto e disincanto

Intanto, come possiamo vedere, nuove iniziative sono state promosse per far risplendere di nuova gloria la città, come i Bus City-Sightseeing , precedentemente presenti solo nella zona di Posillipo e Mergellina, da ora passeranno anche per il cuore pulsante della città: il centro storico. La liberazione del lungomare, le promozioni di numerose pizzerie stanno contribuendo a restituire un immagine di Napoli che splende. Ma l’iniziativa che ha riscosso più interesse, sia da parte dei media stranieri sia da parte degli stessi napoletani, è senza dubbio l’America’s Cup. L’evento di portata internazionale fa emergere numerose perplessità, infatti in un momento di crisi appare a molti para-dossale l’investimento di una così ingente quantità di denaro per un fine così mon-dano mentre alcuni problemi primari ri-mangono irrisolti: strade dissestate e molto poco pulite, segnali spesso errati o poco visibili, mancato funzionamento dei mezzi pubblici..

Inoltre si contrappone alla speranza che l’America’s Cup possa regalare un im-magine nuova e meravigliosa di Napoli e che ciò porti ad un ancora maggiore incremento del settore terziario, addi-rittura l’effetto opposto, ovvero che ciò contribuisca all’immagine della città disastrata. Le televisioni mondiali infatti si concentreranno su di noi per tutta la du-rata dell’evento, ma cosa vedranno? Una città splendida e da rivalutare, o trover-emo per l’ennesima volta in prima pagina una città definita invivibile? Cosa verrà ripreso, il nostro mare ed il nostro sole o semplicemente il palazzo da poco cadu-to alla riviera di chiara ed i lavori sospesi per la costruzione di una metropolitana?

“...i Bus City-Sightseeing , precedentemente presenti solo nel-la zona di Posillipo e Mergellina, da ora passeranno anche per il cuore pulsante della città: il centro storico...”

9

Le regole non scritte: Satira cruda per tempi insaziabili

Rissa tra minorenni alla stazione di Piazza Dante. Fa discutere la nuova formula elimina-toria dell’America’s cup.

Napoli, rappresentante ferito a colpi di arma da fuoco. “NON LA COMPRO LA TUA FOTTUTA LAVATRICEEEE!”

Da abili velisti ad esperti DJ:Il dramma del team Oracle

10

“Maradona e Fidel Castro insieme”.Non convince il mercato del Napoli.

“La stazione sembrava un mattatoio”.Trionfo alla triennale.

A fuorigrotta i cittadini ripuliscono la strada. A Soccavo e Pianura si prendono cura del verde. Ormai la vera “tarantella in inferior-ità numerica” DOC la trovi solo al centro storico.

A cura di: Che Ottimi Banani!

#LEINCHIESTE

11

Pare che, con l’America’s Cup immi-nente, nessuno dei tanti curiosi che si af-follano su via Caracciolo badi più a quel quarto di palazzo Guevara crollato ormai più di un mese fa, in seguito alle infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo, che hanno prov-ocato l’apertura di una voragine di gran-dezza non indifferente. Eppure quel crollo si poteva evitare, il geologo Riccardo Ca-niparoli, già più di un anno fa sulla rivista Chiaia Magazine spiegava la precaria situazione dello scorrimento delle acque sotterranee attorno alla Riviera di Chiaia, prevedendo sostanzialmente quello che sarebbe accaduto un anno dopo

E se per Hitchock la doccia in “Psyco” ha rappresentato la sua più grande fortuna, lo è stata anche per l’inquilina di una delle stanze di palazzo Guevara, che al momento del crollo si trovava in un’altra ala della casa, sotto la doccia (venne poi trasportata in ospedale sotto schock). Anche questa, come la maggior parte delle polemiche che scoppiano nella nos-tra cara Napoli, è destinata a scivolare a poco a poco nel dimenticatoio, per las-ciar spazio a questioni man mano sempre più scomode?Forse Caniparoli può prevedere anche questo.

Davide Dioguardi

12

Io sto là di casa

Chi ricorda l’ultima manifestazione contro il racket a Napoli? Chi ricorda quando i ne-gozianti hanno manifestato contro il can-cro della camorra? Anche volendo fare una rapida ricerca sul web, le informazi-oni riguardo manifestazioni di questo tipo sono molto limitate. La spiegazione è da ricercare nella relativamente bassa ade-sione popolare e nella conseguente bas-sa rilevanza mediatica. Adesso pensiamo alla serrata dei negozianti di Chiaja dello scorso Mercoledì, una serrata del genere, volendo citare il Corriere.it, non si vede-va dal 1980 quando appunto, le attività commerciali napoletane rimasero chiuse come protesta contro il racket. Che cos’è successo in questi 33 anni?Questo è il segno che in questi anni la camorra ha preso il sopravvento sulle istituzioni (ndr), vi è stato un ribaltamento malsano del senso del giusto e un totale abbandono dell’onestà intellettuale:

Si trova più facile attaccare il sindaco che la camorra, si preferisce pagare in silen-zio il pizzo ad un’associazione che semina morte e manifestare invece contro una ZTL che porterà una riduzione della clien-tela. Per quanto la ZTL a Chiaja sia effetti-vamente dannosa per l’economia locale, da un punto di vista di correttezza morale sarebbe decisamente più importante at-taccare il racket che ha un effetto de-cisamente più dannoso sugli introiti delle attività rispetto a quello di un eventuale ZTL. A supporto di questa tesi ci sono i nu-merosi avvistamenti di un gruppo di ignoti dai volti poco raccomandabili che con-vincevano anche i negozianti più restii ad abbassare le saracinesche e a parteci-pare alla manifestazione. Rappresentanti del potere camorristico? Non ci è dato di sapere.

Marco Bovolin

Perchè si serra solo per la ZTL?

* Il Contro-EditorialeIn questo Contro-editoriale volevo soffer-marmi sulla storia del “Forum Universale delle Culture” nell’edizione napoletana del 2013 di cui però solo pochi “fortunati eletti” sono a conoscenza.Indi per cui è opportuno ripercorrere la sto-ria dell’evento.Nel 2007, durante l’amministrazione del sindaco Iervolino, la fondazione catalana del forum delle culture, assegnò a Napoli l’onere dell’organizzazione dell’evento nell’edizione del 2013.L’allora sindaco e il presidente della re-gione Bassolino, affidarono l’organizzazione dell’evento all’allora assessore Nicola Odd-ati.Il politico del Partito Democratico rimase in carica fino a quando non subentrò a palazzo San Giacomo Luigi De Magistris.L’ex Pubblico Ministero subito dopo l’elezione mise alla presidenza della fon-dazione organizzatrice del forum Roberto Vecchioni.La scelta ricaduta su un artista noto come intellettuale “radical shic” fece storcere il naso all’ex presidente Oddati e a tutta la sua kermesse.Dopo qualche mese però il vincitore di Sanremo 2011 comunicava le sue dimis-sioni tramite il social network Facebook con queste parole: “Pensavo di dovermi oc-cupare solo di cultura. Scusate, mi sbagli-avo. torno a fare il lanciatore di coltelli, che forse mi riesce meglio”.L’incarico viene quindi affidato a Sergio Marotta ma il fuggi fuggi dal CDA del

forum delle culture continua e porta alle dimissioni del direttore generale Franc-esco Caruso, nominato dalla Regione, e Giuseppe Barra, l’artista membro del comi-tato tecnico-scientifico della Fondazione. Entrambi sollevarono polemiche sullagestione della struttura, arrivando ad affer-mare che “sinora è stata una vergogna per tutti”.“Per il Forum delle culture è tutto pronto dobbiamo solo partire, quest’estate defini-remo il programma . Siamo solamente in attesa che la Regione sblocchi definitiva-mente gli 11 milioni di euro. Il presidente Caldoro si è impegnato a sbloccarli a metà mese di Luglio. Se non dovessero arrivare, ovviamente non potremo più perdere un giorno. Il Forum delle Culture si farà, sarà un forum molto popolare e proletario: non ab-biamo tantissimi soldi. Sarà un grandissimo forum che ci impegnerà dall’ultimo sabato di maggio al primo di settembre.”. Afferma-va il Sindaco Luigi de Magistris il 17 Luglio 2012. C’è da dire che in quei giorni erano passati più di 5 mesi dall’ultima riunione del Comitato Scientifico del Forum, per intend-erci quello che aveva il compito di proget-tare la programmazione dell’intero evento.In quella situazione su cui gravava lo spreco di fondi dovuti alla precedente am-ministrazione Iervolino-Oddati, che aveva polverizzato circa 25 dei 40 milioni di budg-et a dsposizione, era da tenere in consider-azione che la sede legale del Forum delle Culture era presidiata.

Forum delle culture: Storia di un flop

14

I presidianti avevano “riaperto”, a loro dire, un luogo fortemente simbolico quale appunto l’Ex Asilo Filangieri, per “restituire quello spazio al quartiere e in generale alla città sottraendolo alle log-iche clientelari del mercato immobiliare napoletano”.Dopo quasi un anno di iniziative, non privo di problemi, il 4 Gennaio, durante una serata con ospite Marco Messina dei 99 Posse, la polizia municipale ha fatto irruzione e, ponendo come pretesto la mancanza di agibilità dello stabile fresco di una ristrutturazione costata ben 7 milioni di euro, sono stati apposti i sigilli al teatro dell’ex Asilo.Di lì in poi il sindaco De Magistris ha vis-suto svariati mesi di imbarazzo a causa del suo doppio volto:Da un lato difensore degli spazi sociali, dall’altro rappresentante delle istituzioni.

Dopo 6 anni dall’assegnazione a Napoli, il 9 Aprile è iniziato il Forum Universale delle Culture.Almeno sembra. Effettivamente il sito ufficiale del Forum (www.fondazione-forum2013.it) annuncia che l’evento è iniziato.Tralasciando la totale assenza di mani-festi affisi dalle istituzioni locali atti a divul-gare tale lieta notizia, e tralasciando che il sito web ufficiale è stato aggiornato l’ultima volta almeno 2 anni fa, non si può far altro che registrare una brutta fig-ura della Fondazione e della città tutta.

Ciro Amitrano

15

Concorsone Pre-StampatoManda la tua foto più bella riguardante l’America’s Cup all’indirizzo“[email protected]”entro il 2 maggio 2013.Le foto verranno postate sullapagina Facebook e Twitter;le migliori saranno pubblicatesul prossimo Numero! Stay tuned!