L'IMPIANTO CIRCOLARE Si è gi accennatoà analizzand, o le ... · 98 - Pisside in avorio,...
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L ' I M P I A N T O C I R C O L A R E
Si è già accennato, analizzando le forme del contenitore motivate dall'architettura al carattere simbolico che contrae la forma particolarmente frequentata costruita a partire da una pianta circolare: assenza evidente di f i ne e d i principio, estrema manipolabilità sia per quanto riguarda la forma esterna, facilmente adattabile alla mano protesa a impugnarla, sia per quanto riguarda quella interna, quando i l contenuto soprattutto risulta polverizzato, o comunque dalla forma complessiva tale da adattarsi a qualsiasi superfìcie.
Sono questi i m o t i v i che hanno portato a scorporare, comunque a distinguere, nell 'universo delle forme di riferimento, quella circolare: a ben vedere si tratta di un atteggiamento radicalmente diverso rispetto a quanto precedentemente descritto. Si vuol dire cioè che l 'origine del contenitore a pianta circolare può essere quella d i una forma ritagliata sulla figura del contenuto: nel nostro caso l'esempio più evidente di rapporto fra esterno e interno è costituito dall'ostia della cerimonia cattolica e dall'adeguamento fra forma del contenitore e forma del contenuto, facendo in questa coincidenza giocare una molla immaginativa particolarmente evidente. I l contenitore in altri termini che amplifica e esprime all'esterno le fattezze, o comunque alcune caratteristiche d i figura dell ' interno.
Ma questa relazione affonda i l proprio terreno di coltura nell'identificazione del contenitore-madre e del contenuto-figlio, quindi nella particolare relazione di somiglianza e di dipendenza che possiamo immaginare; a essa si deve aggiungere un ragionamento dichiaratamente più funzionale, che vede nella cella interna di base circolare la realizzazione del
massimo utilizzo del volume. La mano che può percorrere, senza incontrare l'incidente traumatico dell'angolo retto, la superfìcie in terna della scatola quando il contenuto è rac-coglibile, costituisce un'esperienza storica e individuale che orienta la lettura della forma del contenitore anche quando la funzione o le azioni corrispondenti non sono più quelle delle or igini . E certamente la forma circolare, in questo momento parliamo soprattutto della stanza interna, costituisce a t u t t i g l i effetti quella più refrattaria a una aderenza e a un contatto rispetto al contenuto, quand'esso r i sulti di forma definita, non sia cioè polverizzato.
Se mettiamo in relazione due figure contrapposte, l'una relativa al contenitore e l'altra al contenuto, intuitivamente tendiamo a identificare come fragile e come rigido, o comunque capace di proteggere, i l contenitore, adibito appunto a preservare quanto celato dal trauma occasionale e dalle intemperie com u n i . I l ragionamento potrebbe sembrare banale ma se confrontiamo le due soluzioni f i gurali contrapposte ( u n contenitore d i pianta rotonda e un oggetto quadrato e viceversa) intuitivamente respingiamo la prima soluzione perché giudicata incongrua, in quanto g l i spigoli acuti del contenuto risultano offensivamente fragili rispetto alla continuità della superfìcie della scatola. Quando invece, nella soluzione opposta, g l i spigoli esterni costituiscono altrettanti elementi di diaframma r i spetto al fuori e i punt i di frizione fra l'oggetto e la parte risultano dominati dalla continuità e dall'assenza di asperità della figura perimetrale dell'oggetto. N o n a caso fra le paret i interne del contenitore e la superficie del
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contenuto, quando quest 'ultimo si presenti in forma definita e solida, a volte nella scatola ma sempre nella custodia, esiste un ulteriore diaframma capace di neutralizzare l 'urto, o comunque di rendere più morbida la frizione fra i due corpi : e, come si è già rilevato, i l rivestimento dell ' interno può acquistare anche-valore simbolico, come cioè capace di respingere, normalmente con una superficie riflettente come la lamina e la doratura, o comunque la lisciatura quando la cedevolezza del contenuto può aggredire i l materiale di rivestimento.
D'altra parte l ' impianto circolare della scatola, a differenza di quella cubica o a parallelepipedo che a tu t t i g l i effetti denunciano la loro artificialità, la loro origine legata alla costruzione, alla sezione e all'assemblaggio, trova i suoi riscontri più immediat i , come forme d'origine e come materiale d'uso, nella sezione cilindrica dell'osso o del dente d'animale: è lo scavo che permette d i mantenere integre le pareti esterne del contenitore costruendo un incavo, una nicchia, una cella contenitrice. U n portaunguento romano a forma di conchiglia, peraltro replica rispetto all'uso del guscio reale come contenitore, ora conservato al Museo Nazionale romano costituisce da questo punto di vista un riferimento particolarmente stringente in quanto l ' interno della valva è stato appunto scavato in forma di semi-sfera per accogliere i l contenuto prezioso.
Si vuol dire comunque in sede i n t r o d u t t i va che la forma assunta dalla pisside, nella sua capacità di percorrere geograficamente e cronologicamente la storia dell'insediamento umano, contrae la sua longevità prima di tutto per un mot ivo legato alla facilità del reperimento del materiale, vegetale o organico che
sia, adatto alla costruzione: secondariamente e dipendentemente dal pr imo fattore, essa costituisce la forma più semplice e naturale che un intervento manuale sul materiale può produrre. A questo si deve aggiungere un ulteriore mot ivo di natura ingegneristica legato a un particolare materiale frequente nel contenitore a base circolare: nel caso della terracotta infatt i la ruota del vasaio determina una forma complessiva (capace di impegnare omogeneamente interno e esterno) dipendente dal movimento rotatorio grazie al quale l 'oggetto viene modellato. Si veda, anche-se estranea al mondo f ino a ora frequentato, ma stringente per valori formali , l 'urna Vera Cruz di tav. 92 che conosce uno sviluppo speculare delle due parti , realizzando in questo modo una loro significativa indifferenza e l'accentuazione dell'unità realizzata.
E in effetti la forma sferica, o la pianta circolare del contenitore affondano le loro radici in un universo simbolico legato all 'origine della vita, alla necessità della sua memoria come segnale culturale, alla stessa area inconscia di un immaginario collett ivo. Per certi versi l ' impianto circolare sembra essere costitutivamente diverso rispetto a quello di derivazione architettonica o anche alla citazione dal mobile : ragioni funzionali legate alla materia e al m o d o con cui è costruito i l contenitore, ragioni tecniche legate alla caratteristica del contenuto e al suo rapporto d i frizione con l ' involucro, ragioni simboliche infine, tese a r iprodurre nella miniatura della scatola la complessità e la chiave dell 'universo, pongono questa forma in modo radicalmente estraneo ai casi precedentemente affrontati .
A g l i esordi, come si è detto, la pisside si presenta come modificazione l imitata d i un materiale naturale facilmente adattabile alla
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92 - Porta sementi in terracotta, Vera Cruz, I X - X I secolo, collezione privata.
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93 • Pisside in avorio, Micene X I V secolo. Museo dell 'Agorà, Atene.
funzione di contenitore: è questo i l caso di una scatola per gioiel l i micenea (tav. 93) in avorio che presenta una ben netta sezione cilindrica e la sovrapposizione di un coperchio piatto decorato con figure fantastiche. E analoga dipendenza dal materiale deve essere denunciata per la grande fioritura d i pissidi in terracotta dell'area greca e delle colonie, come nell'esemplare italiota d i tav. 94 caratterizzato da un particolare sviluppo della base r i spetto al coperchio. Modificazione di un reperto naturale e «creazione» dall ' informe sono le due logiche contrapposte che pure costituiscono la testimonianza più evidente
dell'ampiezza che la genesi della forma a pianta circolare può avere: collezionare immagini e render conto della successione anche di poter mettere in evidenza differenze chiaramente decisive nella comprensione della fisionomia dell 'oggetto.
N o n è questo comunque l'aspetto in cui è possibile testimoniare d i ciascuna situazione o area segnalante l 'evoluzione e la vitalità nel tempo; non si può cioè rendere conto della persistenza e della trasformazione che nell'area antica la pisside può conoscere, magari partendo dal contenitore in legno di bosso che è responsabile del termine adottato e
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di cui si è precedentemente discusso. Dovendo allora forzatamente lasciare i l repertorio variato dell'oggettistica greca è opportuno, per continuità, segnalare la sua continuità nel mondo italico e romano illustrato in questo frangente da un portaunguenti in vetro (tav. 96) e quindi realizzato in un materiale tecnologicamente diverso rispetto alla terracotta, ma anch'esso plasmabile. La forma cilindrica della base e quella semisferica del coperchio risultano a t u t t i g l i effetti contrastanti citazioni da altri contenitori , realizzati con materiali diversi, e alla figura d i chiusura mutuata dall'universo architettonico.
Radice naturale, da oggetto trovato e l i m i tatamente modificato, intervento di plastica e di modellato sono le tappe f ino a ora evidenziate mentre successivamente si dovrà affrontare anche la presenza di una vera e propria costruzione, di un assemblaggio anche nell'universo del contenitore a pianta circolare: a ben vedere le anime della forma in d i scussione sembrano presentare un intreccio particolarmente complesso, se oltretutto teniamo conto che a ragioni legate alla fisicità e alle qualità dei materiali utilizzati, si aggiunge frequentemente una volontà imitativa, d i carattere conservatore rispetto alle forme con-
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96 - Portaunguenti in vetro, Roma, epoca imperiale, collezione privata.
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97 - Pisside in avorio, V - V I secolo d . C , Tesoro della Cattedrale di Sens.
98 - Pisside in avorio, Renania-Palatinato, V secolo d . C , Staatliche Museum, Berlino.
solidate di un immaginario, per cui una forma precedentemente necessitata dalle caratteristiche tecniche del materiale adottato si protrae nel tempo anche con materiali con cui si potrebbero realizzare forme diverse. E anche quest 'ultimo è aspetto che merita una ulteriore riflessione.
Indipendentemente dalle diverse traiettorie che costituiscono l'intelaiatura logica posta alla base della persistenza e della ricorrenza del modello della pisside nella cultura mediterranea (ma una t imida escursione nel mondo tribale porta a scoprire anche in quell'universo la medesima forma - si vedano, esempio unico nella sterminata letteratura e nella sua eterogeneità, le scatole Batak - e so
stanzialmente le medesime motivazioni poste per la sua esistenza e ricorrenza) vi è ulteriormente da aggiungere che nel complesso si tratta d i un manufatto caratteristico della stanzialità, di arredo della persona o del r i to legato a un ambiente stabile, e non provvisorio come può essere quello del nomade.
Ecco allora la sua significativa presenza in tut to l'arco dell'esperienza romana, sia in quella dell'epoca d'oro, sia in quella più prossima della decadenza come nell'esemplare fra V e V I secolo ora nel Tesoro della Cattedrale di Sense (tav. 97) che presenta la soluzione già conosciuta dell'alzato cilindrico e del coperchio piatto.
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99 - Pisside in osso, Bisanzio, V I I secolo, collezione privata.
La caccia al leone e al leopardo percorre senza soluzione di continuità la faccia del contenitore, e questo sarà spesso una costante nella produzione delle scatole a impianto rotondo: i l giganteggiare delle figure e l'occupazione anche disordinata del campo a disposizione indicano l'abbandono di un ordine equilibrato, di un rapporto omogeneo fra architettura della scatola e figurazione che era stato del mondo classico per una aggressività e una efficacia espressiva, segnale della nuova sensibilità nata dalla sintesi fra esperienza ro
mana e sollecitazioni provinciale e barbarica. La forma della pisside a impianto rotondo
trova una sua particolare interpretazione nel m o n d o bizantino, vero e proprio momento di sintesi fra Occidente e Oriente, fra eredità e persistenza del m o n d o figurale romano, particolarmente attento alla presenza spaziale del l 'uomo come del corredo decorativo, e universo orientale in cui la simmetria e l'iterazione tendono a una maggiore astrazione, allo sradicamento dell ' immagine dal suo dettato imi ta t ivo . La pisside in osso di base ovale
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100 - Reliquiario in argento, Siria, V I secolo, 101 - Reliquiario in osso, Italia X I V secolo, St. Louis Art Museum. collezione privata.
(tav. 99) presenta uno dei soggetti caratteristici dell'iconografìa bizantina: i pavoni sul tralcio della vite che diparte dal vaso posto alla base. A p p u n t o luogo comune, riscontrabile nel mosaico monumentale come nel più r i dot to bassorilievo dei sarcofaghi, i l tema r i sulta plasticamente inserito indicando nella serialità e nella simmetricità dell ' impianto, diversi fuochi che segmentano il continuo circolare della faccia.
Rispetto alla continuità della faccia della pisside latina, quelle legate all'area bizantina offrono come significativa costante una occupazione della superficie più contenuta, comunque gerarchizzata a un disegno normativo : anche se nella faccia non presenta element i di figurazione, i l reliquiario in argento siriano del V I secolo (tav. 100) conosce, nella suc
cessione identica delle scanalature, un impianto nel complesso non dissimile: ricordo di una dimensione architetturale nello sviluppo della faccia e citazione di una dimensione organica nel coperchio depresso che contiene l'iscrizione dedicatoria.
Abbiamo fino a ora discusso di un impianto basato sulla figura circolare: può essere significativo esempio di una capacità correttiva i l reliquiario di area italiana di tav. 101 che sulle due figure di santi presentati nella faccia longitudinale vede uno smusso accentuato dalla cadenzata presenza di colonne, dalle figure ancora disposte in riquadri sui lati corti e una decorazione a tralci vegetali che impegna la faccia posteriore, che oltretutto ha la presenza dello sportello, e lo stesso tetto della scatola. Aldilà delle dimensioni relative a
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102 - Scatola in avorio. Ambiente ispano-moresco X I - X I I secolo, Chiesa di Caunes-Minervois.
103 - Pisside in avorio per il califfo A l - H a k a m (961-976), Victoria and Albert Museum, Londra.
quanto contenuto, la forma allusiva alla circolarità evidenzia in questo esemplare i l carattere manipolatorio, la possibilità d i racchiudere nell'arto la totalità dell 'oggetto senza apparenti o fìsiche interruzioni .
I l ridisegno di origine bizantina presenta un particolare equil ibrio fra presenza della f i gura umana e sviluppo di una decorazione vegetale: questa attenzione lega in m o d o indissolubile l'insediamento di Costantinopoli con la messa in crisi della presenza dell ' immagine umana che per m o t i v i religiosi fortemente radicati nella tradizione ebraica prima, in quella araba successivamente, favorisce l'espansione del décor vegetale e Pingiganti-mento architettonico della scrittura. A l c u n i segnali d i questo nuovo sentire la decorazione dell 'oggetto, probabilmente legata alla esclusione di un suo valore illusionistico e a una più rassicurante e perentoria affermazione
dell 'ambito del l 'uomo e del suo d o m i n i o , appunto differente anche dal punto di vista i l lu strativo, sono stati già messi in evidenza nel corso di questa ricognizione. Citare allora alcuni esempi della grande produzione di contenitori , normalmente in avorio, provenienti dall'insediamento arabo, vuol dire evidenziare «alle fonti» un processo di individuazione del valore «artificiale» dell 'oggetto contenitore, che sarà poi esperienza profonda e comune nello svi luppo successivo della sua storia.
È questo certamente i l luogo meno adatto per affermare l'influsso che l ' immaginario ebraico prima e arabo successivamente può avere avuto nella costituzione dell'esperienza europea: possono essere da questo punto di vista sufficienti alcuni esempi di pissidi arabe, quella ispano-moresca di tav. 102 prima di tut to , in cui la figura d i r i ferimento tende alla
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sfera e la decorazione serializzata sul coperchio come sulla faccia del contenitore replica esperienze e temi già affrontati a proposito del mondo bizantino. I l grande rilievo assunto dalla linea curva simmetrica nel registro superiore e in quello inferiore replica quella soluzione di identità fra coperchio e alzato citato all'esordio del discorso: è allora Pindifife-renza apparente del verso, i l basso confuso con l'alto a costituire la figura dominante del documento.
Altret tanto significative, sempre dall 'universo arabo, altre soluzioni come quella della pisside del califfo A l - H a k a m (tav. 103) caratterizzata da una castigata decorazione nelPalzato e dalla presenza sul bordo della striscia dell'iscrizione la cui associazione alla «citazione» architettonica, riscontrabile nella forma complessiva del coperchio, apre anche per una figura come quella appena discussa i l versante della contaminazione, dell'accostamento capace di produrre altre e diversificate i m magini.
Analogo ragionamento sulla figura complessiva del contenitore deve essere fatto per la pisside dedicata al figlio del califfo Abd-el Rahman (tav. 104) in cui assistiamo da una parte a un forte sviluppo dell'alzato e alla presenza simultanea di elementi di figura umana inserita i n mandorle strutturalmente integrate in un apparente continuo decorativo che si rivela, a una seconda e più approfondita lettura, altrettanto affollato fra racemi e animali subordinati a un ordine composit ivo che conosce l 'annullamento della profondità illusionistica e i l t r ionfo di una concezione lineare della superficie da decorare: i l corpo dell'animale risulta allora determinato, deformato dalla concezione generale del campo la cui continuità plastica sembra esaltare la forma
perimetrale del contenitore, annunciando certamente, con le mandorle figurate, una possibile segmentazione del continuo, i l verso di lettura dell'oggetto, ma accentuando nello stesso tempo i l carattere avvolgente della forma.
La forma di un riferimento architettonico, già presente nella pisside araba, diventa esplicito e capace di modificare lo sviluppo dell'alzato in un Reliquiario federiciano della prima metà del X I I I secolo (tav. 105). N e l definire e nell'organizzare l 'ornamento, la matrice di r i ferimento si presenta in tutta la sua evidenza, con la scansione delle colonne e degli archi che impegna sia la faccia sia i l tetto della composizione realizzando un «tutto pieno» affatto diverso rispetto alla situazione figurale precedente.
Allusione moderata all'architettura, soprattutto nella figura conica del coperchio, può essere riscontrata anche in area limosina, che abbiamo già visto protagonista dei reliquiari a forma di edifìcio. La figura, che si presenta e che conosce una estensione produtt i va di grande rilievo fra X I e X I I I secolo, risulta nel complesso stabile con una soluzione-che vede uno sviluppo moderato dell'alzato e un accentuato elevarsi del tetto. Per proporzioni d i forme e originalità d i composizione si tratta d i una delle soluzioni a base rotonda più tipiche, diventando quasi i l versante oggettuale del termine «pisside» una volta usato come contenitore di ostie nel culto cattolico.
E certamente una delle ragioni di questa solidarietà inconsueta dipende dall'instaurar-si d i un rapporto d i necessità fra forma del contenuto e forma del contenitore a cui si è fatto riferimento all'esordio del paragrafo. Ragioni tecniche, legate alla custodia, ma anche ragioni legate alla zona di rispetto che i l
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104 - Pisside in avorio per AI-Moughira , figlio del califfo Abd-el -Rahman I I I (968), Museo del Louvre, Parigi.
105 - Reliquiario in avorio, Colonia , metà del X I I I secolo, Hessisches Landesmuseum, Darmstadt.
valore prezioso del contenuto tendeva a evidenziare, la possibilità infine d i replicare all'esterno la forma della singola particola: è nel concatenarsi di questi fattori , l 'uno immediatamente indipendente dall 'altro, che si giunge alla stabilità dell ' immagine e alla sua replica senza sostanziali variazioni. La persistenza di una forma nell'evolvcrsi dei comportamenti e degli arredi risponde in questo
caso a una necessità d i riconoscibilità immediata, evidentemente non necessaria per l'addetto al culto, ma importante per i l fedele.
L'apparato l i turgico, legato al r i to e alla celebrazione in presenza di un udi tor io , è una lingua chiusa, in cui non possono avvenire sorprese o violazioni senza che l ' intero corpo att ivo alla cerimonia non ne sia preventivamente informato. La singola parte dell'arredo
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risulta allora essere dipersé significativa della propria funzione, esplicitandola eventualmente con la persistenza di forme che la tradizione ha consolidato.
La tav. 106 presenta tre smalti champkvé che, pure nella varietà delle figure inserite nel medaglione, mantengono nell'ornamento una struttura nel complesso analoga: sono in fatti i cerchi, replicati sia sulla faccia sia sullo
spiovente del tetto, a costituire g l i elementi ordinatori del campo: i ritagli che conseguono alla seriazione vengono riempit i con racem i vegetali. U n impianto dell 'ornamento analogo sarà anche adottato negli esemplari illustrati alle tavv. 107 e 108 che, a differenza delle altre soluzioni, presentano un coperchio piatto. A questa omogeneità di soluzione si deve contrapporre una varietà di temi affron-
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107 - Pisside in metallo e smalto, Limoges X I I I secolo, collezione privata.
108 - Pisside in metallo e smalto, Limoges X I I I secolo, collezione privata.
tati nel medaglione, che può spaziare dalla f i gura umana a mezzo busto, al monogramma di Cristo e alla stilizzazione a stella del fiore, con una scelta iconografica particolarmente estesa f in dall'area bizantina.
La soluzione con la decorazione centrata sulla figura rotonda tende a scomporre i l cont inuo della superficie in momenti salienti, capaci di ordinare i l campo; nello stesso tempo può tendere a replicare la figura d i base del contenitore e alludere alla qualità e alla figura dello stesso contenuto, accentuando in questo modo le capacità di replica che i l décor può contrarre rispetto a quanto custodito.
È necessario però segnalare una seconda soluzione figurale legata alla pisside limosina, capace di enfatizzare nel continuo la circolarità della forma: saranno allora gl i esiti illustrati alle tavv. 107 e 109, in cui i l ramaggio, pur presentando alcune figure maggiormente stabili, e quindi alcuni fulcri su cui la decorazione si sofferma, conosce una organizzazione serializzata in m o d o omogeneo, senza interruzioni di figura umana come nel décor precedentemente indicato.
La pisside limosina, nella semplicità della sua concezione e della sua realizzazione, tende a porsi come continuità rispetto alla forma a scatola precedente, ma nello stesso tempo impegna un materiale nel complesso nuovo come i l metallo e realizza la decorazione con lo smalto che, sia pure d i eredità bizantina, permette una maggiore libertà compositiva nell'abbandono della tecnica cloisonné e l'adozione di quella champkvé. Una situazione di «citazione» della tradizione da una parte, dall'altra la ricerca d i nuovi materiali e nuove figure. Ecco allora nel cuore dell 'Europa got i ca l'affermarsi d i una pisside che, mantenen-
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L09 - Pisside in metallo e smalto, Limoges X I I I secolo, ubicazione ignota.
do la custodia dell'ostia nella tradizionale forma a base rotonda, costruisce attorno a essa una amplificazione di figure come la base e la vetta. N e vengono dati alcuni esempi, r idot t i come quantità per la loro figura in qualche modo «laterale» rispetto alla natura tendenzialmente omogenea dei reperti i l lustrati ; la pisside d i tav. I l i , ora al Museo del Louvre di Parigi, prima di tut to , capolavoro d i scultura nella base e nel pinnacolo, altrettanto importante per i l modo con cui la decorazione l i mosina «chiusa» risulta diversificata e amplif i cata nell'emergere delle figure umane all ' in
n o - Pisside in metallo e smalto, Limoges X I I I secolo, ubicazione ignota.
terno della chiusura del reticolo. E successivamente una più tarda rielabora
zione dei temi l imosini - siamo nel X V secolo - con la pisside d i tav. 112 che porta, nella semplicità della decorazione vegetale, a una lettura dell'architettura del contenitore capace di evidenziarne i l particolare equilibrio fra gl i elementi che compongono l'oggetto. E da notare infatti che in documenti come quelli presentati, come d'altra parte anche nella pisside d i tav. 113 che presenta la base e i l corpo del contenitore decorato con figure «risparmiate» rispetto al fondo smaltato, si deve d i -
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I l i - Ciborio di Alpais, Limoges X I I I secolo. Musco del Louvre, Parigi.
stinguere una parte destinata alla custodia e una parte legata in m o d o indissolubile a una manipolazione, come può essere l'ostensione dell ' intero oggetto ai fedeli. E questo particolare uso, come si è. detto, allontana i documenti presenti dalla fisionomia che la nostra ricerca ha assunto. Citare l 'evoluzione della
forma della pisside ha i l l imitato scopo di coprire una eventuale dimenticanza.
N e l ridisegno del mondo e del suo arredo che l ' immaginario gotico organizza, anche la scatola a impianto circolare in avorio conosce un suo particolare sviluppo nelle botteghe trecentesche francesi e in particolare parigine.
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113 - Ciborio in metallo e smalto, Limoges X I V secolo, collezione privata.
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114 - Pisside in avorio, Francia, seconda metà X I V secolo, Museo dì Digione.
Le due scatole in avorio, la seconda evidente replica della prima realizzata con una più calligrafica cura del dettaglio (tavv. 114, 115) sviluppano la verticalità dell'alzato tagliato da una figura architettonica che conosce, nei due scomparti determinati , soluzioni sostanzialmente contrastanti. Al la scena continua nella fascia superiore, capace di percorrere l'intera circonferenza della scatola, si contrappone una scansione dì archi e colonne nella fascia inferiore, che incornicia le singole scenegiun-
115 - Pisside in avorio, Scuola di Parigi, X I V secolo, Museo di Digione.
gendo anche, come ne!l'«Annunciazione» della prima scatola e nella «Presentazione al Tempio» della seconda, a interromperle.
Ciò che comunque interessa i l nostro ragionamento è la presenza della verticalità della scatola e la sua divisione figurale, probabilmente una citazione di forme precedenti oltre che evidentemente un accorgimento tecnico per diversificare e moltiplicare i campi a d i sposizione per l 'ornamento.
N o n è nostra intenzione seguire dettaglia-
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temente l'evoluzione della scatola a base circolare d'uso religioso nell'evoluzione del gusto e soprattutto nel ruolo che i l contenitore assume al variare dei modi del r i to ; si ritiene sufficiente aver indicato alcuni caratteri alla radice del problema: seguire le novità, ma anche la continuità di una forma, al succedersi di un gusto particolare ta parte di una storia i l i versa rispetto a quella che è stata impaginata in questo frangente.
È allora possibile, anche se è necessario verificare un certo trauma nella successione delle illustrazioni, indicare mol to brevemente l'affermazione in area laica, legata all'arredo della persona, della scatola a base rotonda.
Contenitore per oggetti m i n u t i , frequentemente preziosi, la scatola che si afferma all'alba della Rinascenza contrae una semplificata figura d i base eventualmente variata dalla qualità e dall'incidenza su essa dell 'ornamento.
L'impalcatura, si è detto, è relativamente stabile: possono essere elementi varianti la d i versa figura che i l tetto può realizzare, da quello leggermente arcuato della scatola metallica al n. 9 0 del catalogo, alla depressione del coperchio della scatola in avorio di tav. 116 che sviluppa un bordo particolarmente evidenziato per rispondere alla necessità di apertura del contenitore, alla presenza infine di un rilievo l imitato culminante in un pomo-Io, come nell'esemplare sempre in avorio d i tav. 118.
Proprio la stabilità della figura complessiva e le dimensioni l imitate dell 'oggetto fanno sì che sia la decorazione a incidere in modo determinante nella fisionomia dell 'oggetto: siamo nella preziosità dell ' intaglio che modifica l ' impatto cromatico della superfìcie liscia in un caso o alla creazione di un continuo a
spirale capace di rompere l'omogeneità dell'alzato e accentuare l'andamento continuo, instabile, della figura circolare.
Luogo concentrato del décor allora, prepotentemente capace di intervenire strutturalmente nella definizione del carattere della scatola le cui dimensioni, o l t retut to ulteriormente enfatizzate dall 'ornamento, suggeriscono l'appartenenza a una classe di oggetti di scala maggiore. E i l ri l ievo acquista una sua giustificata importanza se si tiene conto del pregiudizio dimensionale con cui per consuetudine o per uso consolidato nel X I X secolo, contenitori dalle forme come le presenti, o similari , si sono affermati e quindi immediatamente suggeriscono. Superando mediamente i dieci centimetri di diametro, le scatole di cui stiamo discutendo appartengono a buon d i r i t to alla sfera del soprammobile più che a quello d'uso personale, alla toeletta e alla sua diversificata attrezzeria.
Portagioie, portaspezie o portaoggetti , la scatola a impianto circolare si afferma dalla Rinascenza in poi come soprammobile normalmente legato al prezioso e al personale, conoscendo ol tretut to miniaturizzazioni talmente estreme da ridurne sensibilmente una possibilità aggregativa in sede di analisi. Come tale i l nostro oggetto scompare per riapparire illustrato, umile o aulico, in lacca preziosa o in legno, nelle «Tavole apparecchiate» di u n j u a n van der Hamen y Leon, negli stipi d i Georg Elegel o d i Georg Haintz sotto forma di portagioie o d i portadolci , spesso con un riferimento simbolico alla Vergine Maria ( l o scrinium Dàtatìs dei testi b ib l ic i ) , a richiamare una simbolicità della figura che abbiam o evidenziato precedentemente e che probabilmente risultava comune alla sensibilità del tempo.
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119 - Scatola in legno decorato, X V secolo, Victoria and Albert Museum, Londra.
120 - Scatola in legno intagliato, Italia o Francia, X V I I I secolo, ubicazione ignota.
Nell'arredo civile la forma rotonda è d'altra parte segnacaso dichiarato della stanzialità, risultando incommensurabile i l suo stoccaggio se non a prezzo di particolari costi d ' ingombro: se ne vedano le due soluzioni f i guralmente contrapposte come coperchio e come decorazione, la prima (tav. 119) del X V secolo e in legno decorato con stucchi racemi-formi e medaglioni, la seconda in legno intagliato (tav. 120) di due secoli più tarda e caratterizzata dallo sviluppo arcuato del coperchio.
Certamente non esauriente dal punto di vista documentativo, i l percorso della scatola a impianto circolare può comunque essere considerato concluso sul piano dell ' impostazione del problema: come detto all'esordio, cercare una ricorrenza e una continuità in un
arco di tempo e in aree geografiche t roppo vaste rischia i l naufragio presuntuoso.
Risultano allora figure conclusive del ragionamento alcuni esiti per così dire laterali rispetto al percorso tracciato, ma di indubbio interesse come spunti per una ulteriore riflessione. Quasi per simmetria con i l ragionamento fatto in area religiosa, quando dalla pisside limosina a edifìcio si è passati a quella più complessa dotata d i piede, è allora opportuno ricordare due esempi d i pianta circolare che presentano una concezione costruttiva analoga. I l p r i m o si riferisce alla seconda fioritura dello smalto di Limoges (tav. 12l) realizzato con i l fondo blu punteggiato d i oro e una figurazione mitologica che impegna sia la parete esterna sia quella interna del contenitore.
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121 - Coppa in metallo e smalto, Limoges X V I secolo, collezione privata.
Contenitore dalla funzione limitata (la fascia equatoriale della sfera è costituita da una griglia metallica traforata) i l documento l i mosino, per l'architettura complessiva, dalla base al coperchio e per la stessa forma della sfera centrale, allude in modo evidente alla coppa. E a una figura non dissimile si deve r i
ferire i l secondo documento, tedesco, (tav. 122) d i fattura estremamente elaborata che racconta nella circolarità del calice i l tragico banchetto in cui Rosmunda è costretta dal marito A l b o i n o a bere da un calice costituito dal teschio del padre Cunimondo.
Padronanza della superficie da impagina
l i
122 - C o p p a in avorio, Germania , primi X V I I secolo, collezione privata.
123/124 - Portapolvere in avorio, Germania dei Sud, X V I I secolo, ubicazione ignota.
re, esuberanza tridimensionale della scultura, che conosce aggetti e depressioni fortemente accentuati, dinamicità dell 'ornamento infine, che trasforma e muove l'intera figura del contenitore realizzando i due gambi che lo sostengono con una fantasia figurativa e un virtuosismo di grande effetto.
E l'accenno fatto alla capacità «narrativa» dell ' impianto circolare, del particolare «continuo» della figura d i contorno che modifica e indirizza l'intera composizione, è una costante riscontrabile in un oggetto d i diversa funzione rispetto al precedente, ma di fattura al
trettanto coinvolgente. Si tratta d i un porta-polvere della Germania del Sud sempre in avorio (tavv. 123,124) che appunto interpreta il tema del volume curvo a partire da un vuoto centrale realizzando una figura continua nella sovrapposizione e nell'accavallamento degli animali alla caccia, moltiplicando i versi in cui la zuffa si svolge.
N o n esistono fuochi particolari: l ' immediata impressione di ammasso indifferenziato, da cui emergono isolate figure riconoscibil i per una loro sostanziale interezza, viene successivamente corretta da una intelligenza
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- U r n a cineraria in marmo, Roma, II secolo d . C , collezione privata.
126 - Cista in marmo, Italia meridionale, X I I secolo, collezione privata.
delle tensioni del racconto ai l i m i t i della vertigine, comunque della perdita d'orientamento. M a sulla capacità narrativa delle facce del contenitore si dovrà successivamente discutere: l 'anticipo che ne è stato fatto ha la funzione d i risolvere a parte i l caso anomalo di una superficie circolare.
I l contenitore a cui abbiamo fatto riferimento in queste pagine prefigura o comunque suggerisce la manipolabilità, la possibilità di possedere nel palmo della mano l'oggetto senza particolari o eccessive asperità. Può essere allora significativamente conclusivo segnalare due casi che, mantenendo la forma
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circolare, pure non appartengono al mondo della manipolabilità come e stata caratterizzata in queste pagine e si riferiscono anche a epoche e funzioni differenziate.
I l pr imo è i l caso di un'urna cineraria romana del I I secolo d.C. (tav. 1 2 5 ) che conosce la sua figura di riferimento nel ritaglio da particolari architettonici nella base, nel fusto e nella cornice, mentre la decorazione strigliata dell'alzato si riferisce all'analoga figura che compare frequentemente nell 'ornamento del sarcofago.
La somma delle citazioni dal mondo dell'architettura e dall'arredo funerario (a esso deve essere riferita la tabella che impegna parte dell'alzato con grande ril ievo dimensionale) viene appunto risolta con una variazione d i scala degli elementi aggregati, giungen
do a una soluzione particolarmente contenuta e omogenea.
E questa capacità d i raccogliere e d i rielaborare figure o m o t i v i da epoche o usi diversi deve essere ascritto al secondo documento, di area romanica (tav. 126) che sembra sinteticamente raccogliere sia l'eredità architettonica del mondo latino, con i l fine esercizio delle foglie d'acanto sul coperchio, sia l'esperienza simmetrica della statuaria contemporanea, con i quattro vo l t i umani che scandiscono i possibili assi costrutt ivi del l ' impianto. Anche in questo caso il r iferimento potrebbe essere quello del contenitore di origine monumentale: la disposizione e i l modo con cui l'ornamento si inserisce nel corpo della superfìcie curva denunciano in m o d o perentorio questa ascendenza.
L A F O R M A A P A R A L L E L E P I P E D O
Discutendo delle caratteristiche delle f igure d i riferimento che possono essere suggerite alla base della costruzione del contenitore si è, per opposizione, fatto già più volte riferimento alla forma a parallelepipedo designandola come immediatamente autonoma rispetto a altre soluzioni. E lo stesso esordio con cui abbiamo inaugurato la nostra ricognizione ( i l frammento di affresco dal palazzo imperiale di Trèves - tav. l ) riproduceva non a caso un contenitore realizzato con questa forma. E altre tracce, evidentemente non esaurienti, possono essere trovate nella produzione di cofanetti in avorio in area imperiale. Quanto allora discutiamo in questa sede è, come opposizione a altre figure, già stato individuato al
meno nelle sue linee generali. Si tratta eventualmente d i ricollegare g l i spunti e offrire, pur nella sfuggevolezza che la copertura di un arco d i tempo cosi ampio necessariamente provoca, un quadro sintetico del problema.
Anche se allora possono esistere altri documenti precedenti quelli i l lustrati ( tavv. 127, 128) in questa fase e nonostante le dimensioni certamente r idotte per una frequente manipolazione (si passa infat t i dalle misure d i 3,8x4,7x6,5 del p r i m o a quelle d i 1,6x2,3x1,9 del secondo contenitore) le due scatole preziose, proveniente l'una dall 'Europa del Sud Est e databile fra la fine del quarto e l ' inizio del qu in to secolo e l'altra bizantina del sesto secolo dopo Cristo) , possono costituire
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