Lifestyle building 3

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Da sinistra verso destra: Giorgio Brogi, Fabrizio Meloni, Andrea Sabia, Luca Ferone, Chicca Manca, Enrico Brogi, Monica Evangelisti 2 fogli di idee comunicazione, arte, moda, design, cibo foglio 1 e a rafforzarne l’identità. Questo sistema complesso e dinamico va gestito in maniera efficace ed efficiente, ed è solo attraverso un pensiero lucido e strategico che lo si può coordinare per raggiungere i propri obiettivi. Molti sono convinti che basti presenziare a tutti gli eventi, stringere mani ed elargire sorrisi per creare buone relazioni con i pubblici esterni ma questo è un vecchio modo di fare pubbliche relazioni. Oggi, per essere relazionati, bisogna prima di tutto “vivere”, ossia partecipare, essere soggetti attivi dell’ambiente circostante, essere curiosi e desiderosi di capire ogni questione, almeno per dargli un’occhiata e farsene un’idea, avere la voglia e la passione Troppo spesso chi si occupa di relazioni pubbliche è costretto a confrontarsi con persone che non riescono a capire l’importanza di questo lavoro e le difficoltà quotidiane che comporta. C’è chi addirittura lo sintetizza immaginando un carrozzone da circo ricolmo di nani, ballerine e giocolieri. Questo perché ormai tutti sanno comunicare, o almeno credono di saperlo fare. Quantomeno sanno comunicare se stessi, “vendersi” nel migliore dei modi e utilizzando le più innovative tecnologie. Basti pensare al successo dilagante di siti come myspace o facebook. Ma un comuni- catore d’impresa deve, per definizione, comunicare qualcosa che non gli appartiene e allora entrano in gioco fattori diversi, attitudini e competenze. Comunicatori non si nasce ma lo si diventa. Le relazioni pubbliche possono essere definite come un sistema di attività, progetti, idee, rapporti personali tali da sostenere la reputazione dell’organizzazione che comunica, contribuendo a definirne Nani,Ballerine&Co. di percepire quei segnali deboli che silenziosamente modificano il corso delle cose. Bisogna imparare che ciò che ci circonda è un flusso di energie nel quale bisogna inserirsi per interpretarle e creare uno scambio simbiotico finalizzato alla perfetta integrazione dei nostri messaggi con il contesto in cui li esprimiamo. Questo lavoro diventa così non più un esercizio di immagine, un’inutile messa in scena di forme estetiche ma un’espressione di capacità ed emozioni finalizzato alla corretta percezione dei nostri clienti da parte dei pubblici di riferimento. E’ così che mi piace immaginare il mio mestiere, è così che tutti i giorni lo vivo, imparando da ciò che mi ruota intorno e da persone straordinarie che non hanno bisogno di insegnarmi la strada visto che il loro stile è già fortemente impresso in quello che fanno. Con gli occhi spalancati sul mondo e la mente protesa a caccia di segnali deboli che presto saranno moda. 2 Energia = Massa x (Velocità della Luce nel Vuoto) Riuscire ancora ad emozionarsi in un momento in cui tutte le energie vengono assorbite dalla quotidianità, dal fare, da risolvere, distogliendoci dall’utilizzo corretto della forza energetica che ognuno di noi emana sembra quasi impossibile. Stiamo attraversando un periodo in cui non siamo piu capaci di utilizzare energia e di dare energia. Di non sapere o riuscire a utilizzare l’energia che nuove forze mettono in campo. Questo perché non sappiamo o non vogliamo piu emozionarci veramente? Non voglio crederci e non assoggettarmi a questo stato di cose e affiancare quelle persone che come noi e insieme a noi sanno ancora emozionarsi e si mettono in gioco, lanciano nuove sfide, nuovi progetti e credono in un futuro ancor possibile per un marchio, per un prodotto. L’Energia è nell’aria, si sente, si percepisce va solo fatta nostra. E’ attraverso l’emozione che facciamo leva sulla energia che diventa espressione di un progetto, di un essere, di una esperienza, di un “E” alla massima potenza. Come Einstein teorizzò che un corpo a riposo ha ancora dell’energia sotto forma di massa da sviluppare, anche questo mercato, corpo immobile, fermo, può ancora sviluppare tanta energia, da canalizzare verso nuovi progetti o su progetti esistenti che hanno perso emozionalità e appeal. Giorgio Brogi Luca Ferone Public relation ENERGIA, EMOZIONE, ESPRESSIONE Per essere relazionati, bisogna prima di tutto “vivere”, ossia partecipare, essere soggetti attivi dell’ambiente circostante, essere curiosi e desiderosi di capire ogni questione Siamo ancora in grado di dare e ricevere amore in quello che facciamo, quando l’atto del consumare ci coinvolge, riusciamo a provare emozioni, a spri- gionare energia e quindi esprimere qualcosa che veramente ci appartiene? Il verbo consumare ha più accezioni, è vero: consumiamo relazioni, consu- miamo potere, consumiamo parole, consumiamo sguardi, consumiamo rabbia … consumiamo marchi. Ogni cosa o sentimento sembra essersi ridotta al ruolo di trademark, il mondo è diventato un gigan- tesco codice a barre e noi siamo lo scanner che decide di riconoscerlo a seconda dei nostri gusti di acquisto. Noi stessi siamo marchi che interagi- scono in uno scenario di mercato sempre più con- fuso, dove emergere non è più solo distinzione ma anche intensità, intimità, passione. Alla generazione di consumatori più attenti, quelli che fino a poco tempo fa venivano definiti consapevoli, non è sfuggita l’importanza di oltrepassare la variabile dell’esteriorità come strategia delle apparenze - incapace di dare energia, di suscitare emozioni, di suggerire nuovi talenti espressivi. Una generazione nuova di consu- matori si affaccia sul mercato, soggetti emotivamente attivi che sanno costruire relazioni con i marchi, che hanno una confidenza personale con i prodotti dotati di personalità ma in particolare capaci di creare e di consolidare nel tempo, un dialogo con il marchio stesso, coinvolgendolo nella costruzione dei propri valori. Ma questo cosa significa in realtà? Chi sono questi marchi in grado di creare relazioni (e quindi di restare nel mercato) con i consumatori, che chie- dono proprio a loro di stabilire la chiave del succes- so? Molti potrebbero rispondere che un marchio resta sul mercato fino a che resta visibile per strada, nel senso che fino a che si vedono persone che lo “indossano”, il marchio tiene il mercato. Ma non è solo questo in realtà, lo scenario futuro apre nuove strade al ruolo del consumatore che regolerà sempre di più la costruzione dei marchi di carattere. Il marchio oggi non è solo nome, logo ma anche punto vendita, eventi, singoli prodotti che si sono ri-posizionati nell’esperienza del consumatore, pro- ducendo una energia di attrazione che definisce successo o insuccesso e quindi stabilisce la “tenuta in strada” del marchio. Questa categoria di marchi oggi viene chiamata “lovemark”, capaci di creare un legame sentimentale e duraturo con chi li sceglie e li consuma. Quando parliamo di lovemarks, par- liamo di entità talmente energetiche da suscitare emozione e quindi diventare espressione costante di una tendenza e di uno stile, pensiamo in partico- lare alla moda ed al cibo, due esempi per tutti Nike e Coca Cola. In questo scenario dobbiamo tenere conto che tempo e luoghi saranno le variabili che da ora in poi incideranno sul passaggio da marchio a lovemark: quando nasce e si evolve un marchio, come e quanto cresce il legame con il consumatore sono i termini che permettono di “tenere il mercato”. Per diventare lovemarks bisogna conoscere molto bene il consumatore e non accontentarsi di dargli un logo da indossare, bisogna conquistarlo e farlo innamorare nel tempo, è necessario soddisfare contemporaneamente stimoli e indicazioni che emergono dai diversi sistemi ed addirittura dalle singole città. Per essere lovemark bisogna quindi trasmettere l’emozione di appartenere ad uno stile personale che sia anche espressione di un sistema globale, desiderare un lovemarks, possederlo e consumarlo significa essere parte della sua energia creativa, del suo modo unico di farci sentire con- temporanei in ogni luogo ed in ogni tempo. I Lovemark… Monica Evangelisti Copy writer Per diventare lovemarks bisogna conoscere molto bene il consumatore e non accontentarsi di dargli un logo da indossare, bisogna conquistarlo e farlo innamorare nel tempo

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2 fogli di idee. Comunicazione, arte, moda, design, cibo

Transcript of Lifestyle building 3

Da sinistra verso destra: Giorgio Brogi, Fabrizio Meloni, Andrea Sabia, Luca Ferone, Chicca Manca, Enrico Brogi, Monica Evangelisti

2 fogli di ideecomunicazione, arte,moda, design, cibo foglio 1

e a rafforzarne l’identità. Questo sistema complesso e dinamico va

gestito in maniera efficace ed efficiente, ed è solo attraverso un pensiero

lucido e strategico che lo si può coordinare per raggiungere i propri

obiettivi. Molti sono convinti che basti presenziare a tutti gli eventi,

stringere mani ed elargire sorrisi per creare buone relazioni con i

pubblici esterni ma questo è un vecchio modo di fare pubbliche

relazioni. Oggi, per essere relazionati, bisogna prima di tutto “vivere”,

ossia partecipare, essere soggetti attivi dell’ambiente circostante,

essere curiosi e desiderosi di capire ogni questione, almeno per

dargli un’occhiata e farsene un’idea, avere la voglia e la passione

Troppo spesso chi si occupa di relazioni pubbliche è costretto a

confrontarsi con persone che non riescono a capire l’importanza di

questo lavoro e le difficoltà quotidiane che comporta. C’è chi addirittura

lo sintetizza immaginando un carrozzone da circo ricolmo di nani,

ballerine e giocolieri. Questo perché ormai tutti sanno comunicare, o

almeno credono di saperlo fare.

Quantomeno sanno comunicare se stessi, “vendersi” nel migliore dei

modi e utilizzando le più innovative tecnologie. Basti pensare al

successo dilagante di siti come myspace o facebook. Ma un comuni-

catore d’impresa deve, per definizione, comunicare qualcosa che non

gli appartiene e allora entrano in gioco fattori diversi, attitudini e

competenze. Comunicatori non si nasce ma lo si diventa.

Le relazioni pubbliche possono essere definite come un sistema

di attività, progetti, idee, rapporti personali tali da sostenere la

reputazione dell’organizzazione che comunica, contribuendo a definirne

Nani, Ballerine & Co.di percepire quei segnali deboli che silenziosamente modificano il

corso delle cose. Bisogna imparare che ciò che ci circonda è un flusso

di energie nel quale bisogna inserirsi per interpretarle e creare uno

scambio simbiotico finalizzato alla perfetta integrazione dei nostri

messaggi con il contesto in cui li esprimiamo.

Questo lavoro diventa così non più un esercizio di immagine, un’inutile

messa in scena di forme estetiche ma un’espressione di capacità ed

emozioni finalizzato alla corretta percezione dei nostri clienti da parte

dei pubblici di riferimento.

E’ così che mi piace immaginare il mio mestiere, è così che tutti i

giorni lo vivo, imparando da ciò che mi ruota intorno e da persone

straordinarie che non hanno bisogno di insegnarmi la strada visto

che il loro stile è già fortemente impresso in quello che fanno.

Con gli occhi spalancati sul mondo e la mente protesa a caccia di

segnali deboli che presto saranno moda.

2Energia = Massa x (Velocità della Luce nel Vuoto) Riuscire ancora ad emozionarsiin un momento in cui tutte le energie vengono assorbite dalla quotidianità, dal fare, darisolvere, distogliendoci dall’utilizzo corretto della forza energetica che ognuno di noi emanasembra quasi impossibile. Stiamo attraversando un periodo in cui non siamo piu capaci di utilizzare energia e di dare energia. Di non sapere o riuscire a utilizzare l’energia che nuoveforze mettono in campo. Questo perché non sappiamo o non vogliamo piu emozionarci veramente? Non voglio crederci e non assoggettarmi a questo stato di cose e affiancare quellepersone che come noi e insieme a noi sanno ancora emozionarsi e si mettono in gioco, lanciano nuove sfide, nuovi progetti e credono in un futuro ancor possibile per un marchio,

per un prodotto. L’Energia è nell’aria, si sente, si percepisce va solo fatta nostra. E’ attraverso l’emozione che facciamo leva sulla energiache diventa espressione di un progetto, di un essere, di una esperienza, di un “E” alla massima potenza. Come Einstein teorizzò che uncorpo a riposo ha ancora dell’energia sotto forma di massa da sviluppare, anche questo mercato, corpo immobile, fermo, può ancorasviluppare tanta energia, da canalizzare verso nuovi progetti o su progetti esistenti che hanno perso emozionalità e appeal. Giorgio Brogi

Luca Ferone Public relation

ENERGIA, EMOZIONE, ESPRESSIONE

Per essere relazionati, bisognaprima di tutto “vivere”, ossia partecipare,

essere soggetti attivi dell’ambientecircostante, essere curiosi

e desiderosi di capire ogni questione

Siamo ancora in grado di dare e ricevere amore in

quello che facciamo, quando l’atto del consumare

ci coinvolge, riusciamo a provare emozioni, a spri-

gionare energia e quindi esprimere qualcosa che

veramente ci appartiene? Il verbo consumare ha

più accezioni, è vero: consumiamo relazioni, consu-

miamo potere, consumiamo parole, consumiamo

sguardi, consumiamo rabbia … consumiamo marchi.

Ogni cosa o sentimento sembra essersi ridotta al

ruolo di trademark, il mondo è diventato un gigan-

tesco codice a barre e noi siamo lo scanner che

decide di riconoscerlo a seconda dei nostri gusti

di acquisto. Noi stessi siamo marchi che interagi-

scono in uno scenario di mercato sempre più con-

fuso, dove emergere non è più solo distinzione ma

anche intensità, intimità, passione. Alla generazione

di consumatori più attenti, quelli che fino a poco

tempo fa venivano definiti consapevoli, non è sfuggita

l’importanza di oltrepassare la variabile dell’esteriorità

come strategia delle apparenze - incapace di dare

energia, di suscitare emozioni, di suggerire nuovi

talenti espressivi. Una generazione nuova di consu-

matori si affaccia sul mercato, soggetti emotivamente

attivi che sanno costruire relazioni con i marchi, che

hanno una confidenza personale con i prodotti dotati

di personalità ma in particolare capaci di creare e

di consolidare nel tempo, un dialogo con il marchio

stesso, coinvolgendolo nella costruzione dei propri

valori. Ma questo cosa significa in realtà? Chi sono

questi marchi in grado di creare relazioni (e quindi

di restare nel mercato) con i consumatori, che chie-

dono proprio a loro di stabilire la chiave del succes-

so? Molti potrebbero rispondere che un marchio

resta sul mercato fino a che resta visibile per strada,

nel senso che fino a che si vedono persone che lo

“indossano”, il marchio tiene il mercato. Ma non è

solo questo in realtà, lo scenario futuro apre nuove

strade al ruolo del consumatore che regolerà

sempre di più la costruzione dei marchi di carattere.

Il marchio oggi non è solo nome, logo ma anche

punto vendita, eventi, singoli prodotti che si sono

ri-posizionati nell’esperienza del consumatore, pro-

ducendo una energia di attrazione che definisce

successo o insuccesso e quindi stabilisce la “tenuta

in strada” del marchio. Questa categoria di marchi

oggi viene chiamata “lovemark”, capaci di creare

un legame sentimentale e duraturo con chi li sceglie

e li consuma. Quando parliamo di lovemarks, par-

liamo di entità talmente energetiche da suscitare

emozione e quindi diventare espressione costante

di una tendenza e di uno stile, pensiamo in partico-

lare alla moda ed al cibo, due esempi per tutti Nike

e Coca Cola. In questo scenario dobbiamo tenere

conto che tempo e luoghi saranno le variabili che

da ora in poi incideranno sul passaggio da marchio

a lovemark: quando nasce e si evolve un marchio,

come e quanto cresce il legame con il consumatore

sono i termini che permettono di “tenere il mercato”.

Per diventare lovemarks bisogna conoscere molto

bene il consumatore e non accontentarsi di dargli

un logo da indossare, bisogna conquistarlo e farlo

innamorare nel tempo, è necessario soddisfare

contemporaneamente stimoli e indicazioni che

emergono dai diversi sistemi ed addirittura dalle

singole città. Per essere lovemark bisogna quindi

trasmettere l’emozione di appartenere ad uno stile

personale che sia anche espressione di un sistema

globale, desiderare un lovemarks, possederlo e

consumarlo significa essere parte della sua energia

creativa, del suo modo unico di farci sentire con-

temporanei in ogni luogo ed in ogni tempo.

I Lovemark…

Monica Evangelisti Copy writer

Per diventare lovemarksbisogna conoscere molto bene

il consumatore e nonaccontentarsi di dargli un logo

da indossare, bisognaconquistarlo e farlo innamorare

nel tempo

sempre di più richiede capacità di adattarsi ad ogni

singola situazione, singolo evento e singola esigenza.

L’atteggiamento migliore è essere coscienti della

propria competenza e della correttezza di quanto si

dice e si propone. Coscienza, competenza

credibilità e comunicativa sono gli elementi che

permettono di costruirsi un’immagine che ti

accompagnerà durante tutto il tuo lavoro. Un insieme

di caratteristiche grazie alle quali ci si crea molte

relazioni. Relazioni che nascono si coltivano e si

portano avanti negli anni e che giorno dopo giorno

si consolidano. Di base si crea un rapporto di fiducia

si sa che quanto ti viene riportato è vero e non si

cerca di creare lo scoop a tutti i costi. Oggi, dopo

tanti anni che svolgo questo lavoro, che mi appassiona

ancora nonostante tutti i problemi del caso, se mi

guardo indietro mi rendo conto che ho costruito tanto,

conosciuto tanta gente e fatto tante cose. Ho costruito

una immensa rete di contatti, qualcuno prosegue

ancora oggi, altri si sono persi per strada ma di una

cosa sono sicura, ogni singola persona mi ha dato

qualcosa, mi ha insegnato qualcosa e sono certa

che sia la stessa cosa anche per loro.

parlare degli Ethic Awards? Preso atto di quanto sta

succedendo sui mercati mondiali, diventa quindi

importante per ogni singola impresa saper rispon-

dere in maniera chiara e funzionale ai nuovi target

e ai nuovi network sociali che il mind-style sta

contribuendo a delineare…(con tutto il rispetto per

Fabris, siamo sempre più davanti al nuovo

che avanza …).

Le varie direzioni marketing e comunicazione

saranno sempre più sollecitate verso analisi del mercato

non più solo quantitative e qualitative ma sempre

più valoriali ed etiche, in maniera tale da poter intercettare

e rispondere con un linguaggio di comunicazione coe-

rente ad atteggiamenti di consumo sempre più connessi

con il nostro essere uomini e donne con un’identità e

non solo con un portafoglio!

La gara è aperta…..

catalizzatore di identità, un portavoce comunicativo

efficace e potente. La nostra identità, l’identità di

ogni consumatore diventa quindi il fattore fondamen-

tale che costruisce il nostro stile e non viceversa

come accadeva spesso nel passato. I nostri valori,

le nostre esperienze, il nostro sentire assumono un

atteggiamento esplorativo che ci porta a ricercare

delle risposte, delle conferme nei nostri atteggia-

menti di consumo. Per scendere un pò più nel

concreto basti pensare al fenomeno legato alle

tematiche della salvaguardia dell ’ambiente.

Nonostante se ne parlasse oramai da diversi anni

(Kyoto insegna), è bastato un evento mediatico e

di costume a pochi sconosciuto come il Live Earth

per assistere ad una cambiamento di rotta dell’intero

sistema economico mondiale.

La salvaguardia dell’ambiente e il risparmio delle

risorse naturali sono diventati uno dei temi chiave

dell’agenda setting di ognuno di noi e diversi settori

dell’economia hanno radicalmente modificato il loro

codice di comunicazione. Dalle campagne pubbli-

La nuova frontiera dei comportamenti di consumo si chiama mind style. Non è cosi facile definire questo

nuovo atteggiamento al consumo ma il termine rappresenta abbastanza fedelmente la sua origine.

La base, l’origine che smuove i nuovi atteggiamenti si discosta tendenzialmente dai canoni puramente

estetici e stilistici o comunque non comprende solo quelli. Si passa tendenzialmente da una valutazione

di essi ad una dimensione sempre piu importante e fondamentale dei canoni etici e vitali. Nasce quindi

un interessamento alle componenti che hanno sempre più spesso a che fare con il vivere quotidiano, con

i temi legati alla società che ci circonda, con un interessamento sempre più radicato al binomio consu-

mare=essere. In questo concetto anche lo stile inteso nella sua accezione piu ampia diventa un

Il Mind style: un nuovo atteggiamento di consumo

Le Relazioni Pubbliche…un Mondo che ancora oggi affascinaQuando si decide di lavorare per un Ufficio Stampa

e di Pubbliche Relazioni, forse non si comprende

realmente la vastità e la complessità di questo lavoro,

è per questo che a volte si diventa PR non per scelta

ma perché capita. Molti infatti hanno iniziato per caso,

quando le aziende per la prima volta sentivano la

necessità di adeguarsi agli americani e di creare

notizie o eventi che facessero parlare i giornali.

Dalla semplice notizia comunicata agli amici

giornalisti, si passò velocemente ad una definizione

altisonante che negli anni ottanta andava di moda,

è in quegli anni che sono nate le Pubbliche Relazioni,

spesso gestite da “Signore bene” con il tipico savoir

faire un po’ altezzoso che tanto piaceva agli industriali.

Soprattutto la moda aveva bisogno di farsi conoscere,

di far parlare di sé, bisognava inventarsi qualcosa di

nuovo ma allo stesso tempo di adeguato al mercato

estero e così nacque una professione quella dei PR.

Il bon ton non bastava più, bisognava capire le regole

del mercato e della comunicazione, basta cene e

congressi, basta party e colazioni di lavoro adesso

la parola d’ordine era chi, come, dove, perché

comunicare. Comunicazione significa far conoscere,

render noto ed è proprio l’insieme delle attività di

comunicazione che danno vita alle relazioni pubbliche.

Un lavoro interessante, appassionante che oggi Enrico Brogi Art Director

Andrea Sabia Art Director

citarie delle compagnie energetiche votate al risparmio intelligente e all’utilizzo delle fonti alternative,

agli spot delle più blasonate case automobilistiche che enfatizzano la minima portata inquinante

dei nuovi motori intelligenti, per non parlare dei più antichi dogmi di fede legati al mangiare biologico.

Anche settori classicamente definiti più “superficiali” ed “edonistici” come quello della moda hanno

prontamente risposto alla crescente esigenza da parte del consumatore, di trovare delle risposte confortanti

sull’essere “al passo con i tempi” ma con un’ “E-coscienza”. Il Green Glamour sta trovando

sempre più spazio all’interno della moda: da American Apparel a Giorgio Armani, da Otto Group alla brand

danese Noir per citare solo alcuni esempi concreti di una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Mai sentito

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LifestyleBuilding

Fabrizio Meloni Account Executive

Chicca Manca Public relation

La nostra identità, l’identità diogni consumatore diventa

quindi il fattore fondamentaleche costruisce il nostro stile e non

viceversa come accadevaspesso nel passato

Diventa quindi importanteper ogni singola impresa saperrispondere in maniera chiara

e funzionale ai nuovi target e ainuovi network socialiche il mind-style sta

contribuendo a delineare

Bisognava inventarsi qualcosadi nuovo ma allo stesso

tempo di adeguato al mercatoestero e così nacque

una professione, quella dei PR

Un lavoro interessanteappassionante che oggi sempre

di più richiede capacitàdi adattarsi ad ogni

singola situazione, singolo eventoe singola esigenza

"La differenza essenziale tra emozione e ragione

la ragione alle conclusioni"

è che l'emozione porta all'azione,

Donald Calne -Neurologo

Venticinque anni dicomunicazione x il mercatocinque aree di interventox un team trasversalecinque livelli operativi:analisi, strategia,pianificazione, modularità,controllo x ogni cliente

Campagne Pubblicitarie

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Progettazione creativa

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