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LICEO SCIENTIFICO STATALE “MARIA CURIE” PINEROLO 1° Uscita, Anno Scolastico 2013/2014 IL radioaTTiVo

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LICEO SCIENTIFICO STATALE “MARIA CURIE” PINEROLO 1° Uscita, Anno Scolastico 2013/2014

IL radioaTTiVo

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Redattori:

Grafica: Canale Linda IV Asa Salvatierra Juan Pablo IV Asa

Insegnante coordinatore: Rossetti Stefano

REDAZIONE

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IV DnrIII EnrIII ClgV ClgIII Alg

Airnetti Maria Avondetto Carola Baudrino Giulia Alberto Bovero Carbone Massimo D’Agostini Irena Dari Emil Di Maggio Emanuele Ferraris Giunipero Edoardo Filippucci Anna Filippucci Michele Flori Mattia Forchino Davide Giudice Ilaria Laurenti Marta Merlo Elisa Roberta Patarino Giuseppe Perro Alberto Pinna Elena Sabena Simone Sinigalia Nicolò Scarafia Gianluca Scavino Edoardo Vergnano Anna Vitali Letizia Zanus Ester

E D I T O R I A L E

Salve ragazzi!

E’ iniziato un nuovo anno per tutti, ma anche questa volta ci sarà la redazione del giornalino a tenervi compagnia. Dalle prime settimane avete potuto sperimentare alcune novità come i “bellissimi” turnover delle classi (all’interno di questo numero troverete anche un articolo dedicato a quello), la fine della sperimentazione della seconda lingua straniera e via dicendo. Scrivo questo editoriale in pieno clima “protesta dei forconi”, e sono sicura che tutti voi abbiate sperimentato in data 09/12/2013 il blocco delle strade, con il conseguente ritorno a casa o la conseguente “sfacchinata” a piedi da Corso Torino fino ai cancelli del nostro Liceo. L’augurio che voglio farvi e di vivere al meglio questo anno scolastico, ma soprattutto in merito anche a quello che sta accadendo vi consiglio di stare attenti, guardatevi intorno, informatevi, leggete, tenete le orecchie bene aperte, non lasciate che il mondo e i suoi eventi vi scivolino addosso come un velo leggero del quale neanche vi accorgete. Discutete fra di voi, chiedete ai professori o ai vostri rappresentanti d’istituto, siate partecipi e propositivi, costruitevi una vostra opinione e vedrete che non ve ne pentirete. Letizia Vitali

HERE WE GO

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CULTURA E ATTUALITA'CULTURA E ATTUALITA'

di Anna Filippucci

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, la Biennale di Venezia è una delle più antiche e prestigiose esposizioni di arte contemporanea al mondo. Si tratta di un avvenimento unico ( la cadenza è ogni due anni appunto, e ogni volta vengono esposte opere totalmente diverse tra loro sia per tecnica che per provenienza); in questa occasione la magnifica città di Venezia

accoglie moltissimi turisti provenienti da paesi di tutto il globo, che accorrono per ammirare i lavori di artisti internazionali.Lo scorso weekend ho avuto la fortuna di poter andare a visitare tale esposizione e ne sono rimasta profondamente colpita; l’atmosfera internazionale, le idee così diverse esplicate in forme o composizioni originalissime, lo scenario di una città unica nel suo genere, hanno fatto sì che quest’esperienza mi lasciasse un

ricordo estremamente positivo.I lavori sono suddivisi in due locations principali, l’Arsenale e i Giardini,

e divisi per tema, o per provenienza. Quest’anno nella prima delle due sedi

si trova realizzato il progetto del “Palazzo Enciclopedico”, ideato dall’italo- americano Marino Auriti, che consiste in un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità; ovviamente

questo desiderio di conoscere “ il tutto” nella sua complessità e mille sfaccettature è irrealizzabile, ma nel caso della mostra della Biennale, attraverso opere che spaziano dal’900 ad oggi, si è cercato di indagare su questo tema così complesso, dando spazio ad artisti provenienti da tutto il mondo, sia professionisti che dilettanti. Tale indagine permette allo spettatore di riflettere su problemi e temi di tutti i tipi, che spaziano dal rapporto uomo- natura, al ruolo della società nelle nostra vite, al progresso della scienza, ai conflitti di ieri e di oggi, tutto ciò attraverso immagini, installazioni, video, quadri e molto altro. L’osservatore si trova proiettato in scenari diversissimi, che gli permettono non solo di considerare l’opera in sè, ma anche di riflettere su se stesso, il proprio rapporto con la vita, il sogno e le immagini interiori.Totalmente diversi sono i Giardini, dove si possono osservare diversi padiglioni, uno per ogni nazione partecipante al progetto della Biennale, in cui uno o più artisti si sono sbizzarriti

nel rappresentare un tema

a loro discrezione nel modo che più preferivano. Ne consegue che anche in questo caso, entrando in ognuna delle mini mostre interne ai Padiglioni, ci si trovi proiettati in scenari diversissimi: si passa dallo spazio interamente ricoperto di murales e dedicato alla street art, al persorso all’interno di uno spazio naturale riprodotto nei dettagli ( è stata lasciata addirittura la ghiaia per terra, per simulare un’ambiente esterno!) in cui si indaga sull’importanza che gli alberi hanno sulle nostre vite. Assistiamo ad esposizioni più tradizionali di quadri o video,

biennale di venezia

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CULTURA E ATTUALITA'

ad altre in cui, svolgendo un ruolo attivo, diventiamo noi i protagonisti dell’opera; o altre ancora che, oltre ad approfondire il tema scelto solo dal punto di vista visivo, arricchiscono lo spazio con numerosissimi pannelli descrittivi: mi riferisco in particolare al padiglione del Giappone che è quello che più mi ha colpito. L’artista in questo caso ha voluto mostrarci le conseguenze del terremoto dell’anno scorso in Giappone appunto, tra cui ricordiamo l’incidente nella centrale nucleare di Fukushima, e di come, attraverso la collaborazione, l’intera popolazione stia cercando di risollevarsi dalla catastrofe. La cooperazione viene rappresentata con delle immagini di azioni di vita quotidiana, o che rispecchiano l’impegno dell’intera comunità nel mantenere le tradizioni, la buona convivenza sociale e l’ottimismo,

valori che spesso vanno persi in situaizoni come queste: la delicatezza, il modo di presentare il tutto ( in maniera rassicurante, fiduciosa), mi hanno colpito molto.Molti altri padiglioni e quello principale, più grande che racchiude altre opere miste, hanno colpito la mia attenzione, ma non mi dilungo oltre; vorrei concludere semplicemente invitando chi non ha mai fatto un’esperienza del genere a provarla: a volte dedicando del tempo all’arte o semplicemente soffermandoci un po’ di più a riflettere sulle cose semplici della vita, riusciamo a scorgere significati più profondi, a cui non avevamo mai pensato prima; ed è così che uscendo dalla Biennale di Venezia possiamo davvero ritenerci arricchiti, ognuno di noi in modo diverso probabilmente, ma in ogni caso soddisfatti di questa visita.

R A N D O M F A C T S

- Il t uo cervello genera 25 watt dI energIa quando seI sveglIo, questa quant Ità è suffIcIente per IllumInare una lampadIna.

il nostro liceo

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di Mattia Flori e Irene D’Agostini

Quest’anno nella nostra classe si è verificato un caso particolare:una nostra compagna S. non può essere presente alle lezioni.Per risolvere questo problema, i professori insieme al padre della ragazza hanno pensato di farla interagire con la classe coinvolgendola nelle attività, attraverso delle lezioni via Skype.Circa una volta a settimana la classe si sposta nel laboratorio di informatica per svolgere queste lezioni.La prima lezione è stata un banco di prova per gli alunni, ma soprattutto per i professori, i quali hanno affrontato questo tipo di metodo per la prima volta.

Alcuni hanno saputo gestire la situazione al meglio, coinvolgendo S. nelle attività della classe e rendendola partecipe delle discussioni e delle spiegazioni.Altri professori, invece, si sono trovati più in difficoltà a gestire la situazione.Le poche video-lezioni seguenti sono state un successo, poiché tutti i professori sono riusciti a far interagire la classe con la nostra compagna S. Noi alunni riteniamo che questo modo di svolgere le lezioni sia un’ottima occasione per coltivare lo spirito di gruppo e l’unità all’interno della classe, ma anche per sperimentare metodi nuovi all’interno della scuola.

LEZIONI IN VIDEOCHAT

“C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova teconologia

diventano per tutti. ”

Henry Ford

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il nostro liceo il nostro liceo

di Ilaria Giudice

“Bla bla bla. Pertanto avremo il prossimo anno scolastico (che sarebbe questo) 50 classi. Bla bla bla. La scuola dispone di 48 aule didattiche, 2 palestre, 2 laboratori linguistici, 2 laboratori di fisica, 2 laboratori informatici, 1 laboratorio di scienze e 1 di chimica e quindi è possibile attuare, come già avviene in molte altre realtà, il criterio della rotazione utilizzando le aule vuote quando le classi sono in palestra o nei laboratori. Bla bla bla.”Così leggevano a settembre studenti, genitori e insegnanti di questa scuola, completamente ignari di quanto sarebbe accaduto in seguito. Eh, già: che sarà mai dover cambiare classe ogni giorno? Siamo onesti, quanti di noi hanno pensato subito che fosse complicato? Gli inglesi lo fanno. Gli americani lo fanno. Gli olandesi e i tedeschi (credo) lo fanno anche loro. Perché noi no? Sarebbe troppo facile rispondere con “noi siamo italiani”. E

non sarebbe politicamente, eticamente (immaginate di

elencare in seguito tutti gli avverbi che volete, se vi serve a sconfiggere il tedio di una lezione: credetemi, funziona, io lo so) del tutto corretto. Sarebbe meno gratuitamente critico dire “non siamo abituati”. Cosa, per altro, vera. I sopravvissuti al turnover potranno dire che, dopotutto, non era poi così terribile. Una volta sconfitti disorientamento, disorganizzazione e sonno mattutino (che, diciamocelo pure in tutta sincerità, gioca un ruolo preponderante nella voce disorientamento), può essere addirittura divertente. Una volta trovata la classe del giorno (spesso dopo ripetuti tentativi fallimentari, parolacce a fior di labbra e indimenticabili figuracce), il resto è una passeggiata. Tra gli aspetti positivi: il cambio di panorama ogni giorno (bè, più o meno, considerando che, per esempio, la mia classe ruota in classi abbinate ai giorni della settimana, ma comunque fisse), le immancabili risate quando uno sconosciuto entrerà assonnato nella vostra classe scambiandola

turnoveRc h e d i s a s a s t r o !

per la propria e borbotterà frasi incomprensibili o imbarazzanti e, rullo di tamburi (trrrrrrrrrrrrrrrrrtrrrrrrrrrrr), gli insegnanti privi di orientamento o memoria (o entrambe) che ritarderanno di dieci minuti, nel peggiore dei casi, la lezione. Credetemi, qualche volta quei dieci minuti possono salvarvi la vita. Gli aspetti negativi sono facilmente intuibili anche da chi non ha ancora affrontato l’entusiasmante esperienza: circolari perse o viste una decina di volte, disponibilità più limitata del solito dei laboratori e la lunga serie di figuracce di allievi, insegnanti e collaboratori scolastici (solo quelle degli allievi vi sembreranno seriamente un aspetto negativo, dal

momento che voi potreste essere qualcuno di quelli, ma non potevo tralasciare gli altri per motivi di par condicio) che entrano in una classe credendo di trovare qualcuno che non è o non è mai stato lì. In definitiva, nonostante le lamentele degli studenti, gli incredibili tentativi di miglioramento del turnover elaborati da rappresentanti di istituto, le risate isteriche mattutine al quinto e fallimentare tentativo di trovare la propria classe e la minaccia incombente della ramanzina di un professore (il quale, sebbene abbia più del doppio dei vostri anni, è stato in grado di trovare la classe prima di voi e senza alcun problema), non è poi così tremendo.

Mosè tu puzzi ! lavati.

OH...

VIGNETTE di Alberto Perro

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SCIENZASCIENZA

LE CELLULE STAMINALIdi Marta Laurenti

Cosa sonoCellula staminale (dal latino stàmen, “ceppo” “stipite” “origine”): è un termine utilizzato per definire una cellula con una elevata capacità di differenziarsi in qualsiasi altro tipo di cellula. Durante la formazione dell’embrione, dalle divisioni dello zigote si formano cellule staminali embrionali, che hanno la possibilità di differenziarsi dando origine a qualsiasi cellula del corpo. Queste cellule poi acquisiscono caratteristiche diverse e costituiscono le cellule staminali somatiche, il cui compito è quello di produrre le cellule mature del tessuto incui risiedono (divenendo cellule specializzate: cellule cerebrali, cellule muscolari o cellule del sangue) e servono a rimpiazzare gli elementi vecchi o danneggiati. Il numero delle cellule staminali somatiche diminuisce

progressivamente con lo sviluppo dell’organismo

e raggiunge valori minimi e stabili nell’età adulta. Rimangono comunque alcune cellule che non andranno mai incontro al processo di differenziamento, mantenendo una capacità di rinnovo di tipo embrionale (per es. le staminali della pelle che assicurano il ricambio degli strati più superficiali dell’epidermide; quelle del sangue che permettono il continuo rinnovamento di globuli rossi e globuli bianchi e così via).

Le cellule staminali vengono prelevate da diverse fonti come il cordone ombelicale, il sacco amniotico, il sangue, il midollo osseo, la placenta, i tessuti adiposi.La cellula staminale fondamentale nello sviluppo embrionale umano è l’uovo fecondato (zigote), che consiste appunto in un’unica cellula dotata di tutte le istruzioni e capacità per dare origine a qualunque tipo di cellula e di tessuto del corpo.

L’importanza ai fini mediciPer questa caratteristica, le cellule staminali sono importanti per la comprensione dei processi dello sviluppo. Per le loro enormi potenzialità in campo terapeutico, soprattutto in quelle patologie nelle quali si ha la morte di un certo tipo di cellule (per esempio, nel morbo di Parkinson, nelle malattie cardiache, nel diabete o anche nelle malattie in cui alcune cellule non funzionano regolarmente, come nelle immunodeficienze), da qualche anno, le cellule staminali sono al centro delle ricerche più avanzate in campo biomedico, suscitando così le speranze di tanti malati ma anche accesi dibattiti etici.

Le realtà, i dubbi, i dibattitiLe cellule staminali somatiche (adulte) sono ormai ampiamente utilizzate. Ai

grandi ustionati può essere trapiantata pelle ottenuta da cellule staminali dello stesso paziente, coltivate in vitro fino a ottenere i lembi di tessuto delle dimensioni adatte. Il trapianto di midollo osseo per il trattamento delle leucemie non è altro che un trapianto di cellule staminali in grado di rigenerare gli elementi del sangue. Per l’infarto, sono allo studio trapianti di staminali per rigenerare il muscolo cardiaco danneggiato I risultati invece sembrano tardare per altri tessuti, in primo luogo per il cervello, dove il potenziale rigenerativo

differenziarsi in diversi tipi di cellula

una cellula staminale può

replicare se stessa

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scienzascienza

delle staminali adulte non sembra sufficiente a riparare le lesioni. Per questo c’è chi propone di usare le cellule embrionali. E qui si accende il dibattito etico, oltre che le incertezze scientifiche.

Siccome le cellule staminali embrionali hanno la capacità di trasformarsi in qualsiasi tipo di cellula, in teoria sarebbe possibile usarle per riparare tutti i tessuti del nostro organismo. C’è però il rischio che, una volta inserite nei pazienti, continuino a proliferare, formando tumori. Inoltre, mentre è possibile prelevare dallo stesso paziente le cellule staminali adulte con cui curarlo, scongiurando così qualsiasi rischio di rigetto, le cellule embrionali, coltivate in laboratorio, hanno un patrimonio genetico diverso da quello del malato e potrebbero quindi causare una reazione di rigetto, analoga a quella che si verifica nei trapianti d’organo. Il problema potrebbe essere risolto con la clonazione, che permette di generare embrioni con lo stesso patrimonio genetico del paziente, da cui ricavare le cellule staminali compatibili per il trapianto. Questo approccio suscita però perplessità etiche ed è contrastato da chi ritiene che un

individuo appena concepito sia titolare degli stessi diritti di una persona già nata: per

prelevare le cellule staminali, infatti, l’embrione deve essere distrutto. Infine, anche nei paesi in cui questa clonazione è permessa non si sono ancora ottenuti risultati incoraggianti.

La questione centrale è quindi la distruzione dell’embrione, necessaria per il prelievo e l’utilizzo di questo tipo di cellula e la percezione di come e se un embrione possa essere considerato un essere umano in tutto e per tutto. Nel nostro Paese, il dibattito ha contrapposto la maggioranza della comunità scientifica, favorevole alla sperimentazione, e le autorità religiose, perlopiù contrarie all’uso delle staminali embrionali. Anche nella comunità scientifica le voci sono discordi c’è chi vuole incentivare

la ricerca sulle staminali adulte, in quanto potrebbe portare a risultati simili a quelli delle staminali embrionali e chi ritiene opportuno

prima potenziare la sperimentazione sulle embrionali.

Le normeDa un punto di vista legale, sia nel nostro Paese che in ambito Unione Europea, la ricerca e l’utilizzo di queste cellule non sono ancora completamente disciplinati. Ad oggi in Italia la legge non consente di distruggere embrioni a fini di ricerca, ma non prevede norme specifiche per ciò che riguarda le importazioni dall’estero, su cui attualmente molti gruppi di studio basano le proprie ricerche. La sperimentazione è vietata anche in paesi come Germania e Austria, mentre in Gran Bretagna è legale, purché limitata a embrioni che non superino i 14 giorni. È probabile che l’ Unione Europea arrivi a vietare la brevettabilità delle scoperte derivanti dalle sperimentazioni su questo tipo di cellula (finora sono circa 100 i brevetti prodotti in Europa) e questo potrebbe portare molti ricercatori a “emigrare” verso altri Paesi, primo fra tutti gli Stati Uniti, in cui i limiti alla sperimentazione sono meno stretti.

Ricerca, etica, profitto.In conclusione, mentre per alcuni aspetti, le cellule staminali sembrano essere la giusta cura per molte malattie, nelle varie pagine che ho visitato per conoscere l’argomento, ho trovato molte volte la parola “brevetto”, e addirittura molte pubblicità di banche delle cellule staminali (http://www.stembank.ch/IT/Quanto-costa-55cd0000) dove per circa 3000 Euro (ci sono varie e promozioni a seconda dei casi) viene offerta la capacità di conservare le cellule del cordone ombelicale dei figli o di trattamento con cellule per le più svariate malattie (http://trattamentocellulestaminali.it/?gclid=CPyDxabd8boCFURc3god4i8Ahw). Personalmente non ho abbastanza esperienza per vedere dove finisce la scienza ed inizi la speculazione, ed anche trovo abbastanza difficile riconoscere ciò che giusto o sbagliato: certamente i padri, fratelli e sorelle di persone gravemente malate vedono queste cure come l’ultima possibilità, con buona pace per il dibattito etico.

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musicamusica

VASCO O LIGA?di Francesco Ruocco

Maradona o Pelè? Messi o Ronaldo? Harry Potter o Hunger Games? Green Day o Linkin Park?Tutte domande enormi che l’ uomo si pone senza trovare risposta. Ma, al contrario di quanto afferma una nota pubblicità, le grandi domande della vita non sono affatto cambiate. Ne rimane sempre una di generazione in

generazione, cioè Vasco o Liga?Senza dubbio non sarà uno scrittore alle prime armi a darvi la risposta….Vasco, dall’alto dei suoi 28 album pubblicati, dai suoi 46 anni di carriera partendo dal suo piccolo paesino vicino Modena, dalla radio, dalle discoteche agli stadi, contro Liga con i suoi 27 anni di musica, i suoi 16 album, dalle sue band come gli Orazero ed i Clan Destino dalla

ragioneria, dalla sua breve militanza in politica a tutti gli mp3 e i cellulari italiani, oltre che stadi e classifiche. Tutti e due grandi cantanti, grandi uomini che hanno fatto e fanno tuttora la storia della musica italiana, del rock e di tutti i riconoscimenti possibili ed immaginabili. Le loro storie sono molto diverse, essi possono essere definiti come la Bella ( Liga ) e la Bestia (

Vasco ). Ma e’ sempre stato così? Vasco è sempre stato il ‘’ribelle’’?Ebbene la risposta è no. Vasco nasce a Zocca ( MO ). E’ un ‘normalissimo’ e ‘comunissimo’ ragazzino qualunque che vince a 13 anni la sua prima manifestazione canora chiamata ‘L’usignolo d’oro’. La sua vita si trasforma quando il padre lo iscrive

ai Salesiani alle superiori, dove non sopporta le rigide condizioni impartite dagli educatori. Da lì parte un periodo di crisi alternate a momenti di tranquillità che lo porta a cambiare svariate scuole ed a trasferirsi presso la zia a Bologna. E’ proprio a Bologna che viene a contatto con la musica ed insieme ad amici, fonda ‘Radio Libera’. Da lì in

poi partirà la sua carriera da rocker, caratterizzata da un successo mai visto e mai raggiunto da nessun altro in Italia e da problemi con la giustizia per il suo atteggiamento ribelle. Ecco, forse è proprio per questo che Vasco è apprezzato e stimato, il suo anticonformismo, la sua vita all’insegna del

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musicamusica

di Gianluca Scarafia

Da “cane” a “leone”. È partendo dal nome che si può notare un cambiamento in Snoop Dogg (ora Snoop Lion), il quale ha intrapreso il cammino rastafariano. ”Volevo che la mia musica rappresentasse la mia vita attuale rispetto a quella che facevo prima. Prima raccontava la mia vita nel ghetto, era roba da gangster; questa racconta ciò che vivo ora ”. Queste le sue parole per spiegare la sua conversione, il nuovo album “Reincarnated” e il suo viaggio in Giamaica nel 2012 (analizzato nell’omonimo film-documentario). Molti reputano quest’inversione di rotta una semplice trovata pubblicitaria, ma Snoop Lion mantiene un profilobasso e risponde con canzoni che

trattano di pace, amore e tranquillità, per esempio “No guns allowed” nella quale viene denunciata la violenza e sono condannate le armi. Inoltre

aggiunge un timbro reggae al disco e i suoni

elettronici, prima utilizzati seguendo i canoni del G-funk, assumono un carattere calmo e ondeggiante. Uno dei brani che riconduce maggiormente a questo sound è “So long”; un’ottima linea di

basso leggermente in ritardo, la chitarra

in levare, il groove della batteria pulito

e col rullante sul terzo quarto e gli organetti che

riportano alla mente canzoni come “Could you be loved” di Bob Marley (del quale Snoop si definisce la reincarnazione).

HERE COMES THE KINGraggiungimento dei propri ideali. Sarà uno stinco di santo? Assolutamente no, ma che mondo sarebbe se tutti fossimo conformi, uguali, grigi? E Liga invece?Luciano Ligabue nasce a Correggio, in provincia di Reggio Emilia nel 1960. Diplomato in ragioneria, viene scoperto da Pierangelo Bertoli, che lo lancia verso una carriera sorprendente. All’inizio, collabora con vari gruppi, uno dei quali ( il Clan Destino) lo porta ad incidere il suo primo album dal titolo ‘Ligabue’. Riceve il Disco Verde nel 1990 al Festivalbar come migliore cantante emergente con ‘Balliamo sul mondo’. La sua prima crisi arriva nel ’93, ma il caro vecchio Liga si riprende e si avvia a diventare, assieme a

Vasco, il cantante più seguito in Italia. Oggi c’è attesa per il nuovo album, che farà tappa al Meazza di San Siro ed allo stadio Olimpico di Roma dal titolo ‘Mondovisione’. La traccia principale è già stata svelata ed ha il titolo ‘ Il sale della terra’. Chi sia meglio? Come ho già detto, non lo so, ma che film sarebbe se mancasse uno tra la Bella e la Bestia?Tra i due non scorre buon sangue, anche se entrambi hanno lo scopo di raggiungere i propri obiettivi, di far conoscere le proprie idee. Cosa rubare a questi artisti? La voglia di fare, il desiderio di sognare, di spaccare il mondo perché ormai sembra che nessuno sogni più. Ma chi ce lo impedisce?

DATE VASCO

2014

DATE LIGA2014

Stadio di San Siro (Milano) il:-04/07/2014 ore 21:00-05/07/2014 ore 21:00-09/07/2014 ore 21:00

Stadio Olimpico (Roma)-25/06/2014 ore 21:00-26/06/2014 ore 21:00-30/06/2014 ore 21:00

Stadio di San Siro (Milano) il:

-06/06/2014 ore 21:00-07/06/2014 ore 21:00

Stadio Olimpico (Roma)-30/05/2014 ore 21:00-31/05/2014 ore 21:00

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MUSICA MUSICA

di Michele Filippucci

In campo musicale, dopo l’invenzione e la diffusione del ‘Compact Disc’ e, successivamente, degli archivi online, i vinili e gli annessi lettori sono diventati sempre più rari: questi erano troppo grandi, fragili e soggetti all’usura. L’evoluzione della tecnologia e i vantaggi che ne sono derivati hanno abituato la nostra generazione a poter avere i nuovi successi dei nostri artisti preferiti in poco tempo e , soprattutto, gratuitamente. Questo naturalmente per molti aspetti è un grosso vantaggio ed è proprio ciò che i nostri genitori avrebbero desiderato alla nostra età: infinita musica, facilissima da trasportare. Tuttavia alla lunga il non “possedere materialmente” nulla ha portato gli appassionati di musica a non avere più un oggetto tangibile che stabilisca una sorta di relazione con i loro artisti preferiti, a meno che non vadano ogni anno a tutti i

I l r i Torno de l v in i l e

concerti possibili o non interpretino il “followare” qualcuno su twitter come un reale contatto. Quindi il” non possedere nulla”, nella maggior parte dei casi, ha spinto i “fissati” a cercare un nuovo metodo per dimostrare materialmente la propria passione. Questo metodo, ora, è il collezionismi di vinili.E’ ricomparso con la moda per il vintage e il ritorno dei jeans arrotolati e man mano sta prendendo sempre più piede. Tant’è vero che gli artisti più “alternativi” hanno ricominciato a incidere i loro LP: recentemente i Daft

Altro elemento caratteristico del disco sta nella mancanza quasi assoluta del rap, ma lascia prevalere le parti cantate e a questo riguardo dice: “Sono entrato in studio e ho preso le note alte, quelle basse, tutto”. Snoop mantiene però in alcune canzoni i beat martellanti caratteristici della precedente produzione cercando un filo conduttore tra “Reincarnated” e gli album passati, creando così un disco piacevole all’ascolto in cui traspare la sua rivoluzione interiore e che, a discapito degli amanti della sua musica “da gangster”, sceglie il suono dondolante del reggae per lanciare messaggi importanti.

uno deglI IngredIent I de

lla coca-

cola dal 1885 fIno al 1903

è stata la coca , pIanta

Il cuI

prIncIpIo attIvo è l’alcal

odIe

conoscIuto come “coacaIn

a” .

R A N D O M F A C T S

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MUSICAMUSICA

stato fatto per rendere la copertina intrigante e significativa. Si possono leggere i testi delle canzoni e si ha l’impressione di tornare, per un attimo, a vivere negli anni ‘70, il che, per i musicisti, è sinonimo di paradiso.Se invece pensate che questa sia una passione sdolcinata e inutile, potreste approfittarne e inserirvi nel mercato che ne deriva, il quale è in rapida ricrescita. Per soddisfare gli artisti che vogliono tornare a incidere i propri lavori sono nate nuove aziende; una di queste è la Quality Record Pressings che si occupa di stampe e ristampe. Il suo fondatore afferma: «Abbiamo sempre più lavoro di quanto ne possiamo portare a termine. Quando avevamo una sola

pressa ricevevamo ordini sufficienti per poterne comprarne un’altra; una volta che entrambe sono entrate in funzione abbiamo dovuto comprarne

altre due. Non abbiamo mai speso un dollaro in pubblicità, ma dal giorno in cui abbiamo aperto abbiamo un sacco di lavoro».Insomma, come

tutte le mode, anche il ritorno dei vinili, a prescindere dall’idea romantica o materialista che se ne può avere, è una buona opportunità sia per giovani imprenditori alla ricerca di una via di uscita dalla crisi economica che per le case discografiche per contrastare gli archivi pirata online.

“Non abbiamo mai speso un

dollaro in pubblicità, ma dal

giorno in cui abbiamo aperto

abbiamo un sacco di lavoro”

Punk hanno venduto 19.000 copie in vinile del loro nuovo album “Random Access Memories”, seguiti dai Vampire Weekend che, con l’uscita

di “Modern Vampires of the City”, ne hanno vendute 10.000. Inoltre, nei mercatini dell’usato, i dischi che trent’anni fa erano i più gettonati e che altrimenti sarebbero lentamente marciti in umide cantine, stanno tornando ad andare a ruba.Per molti l’angolo vinili in camera è diventato quasi uno status symbol: ognuno possiede la sua collezione di lp e la custodisce gelosamente di fianco al proprio “nuovo” vecchio giradischi. E come tutti i tipi di

collezionismo anche il

possedere questi oggetti rende necessaria un’attività di ricerca. Questa richiede tempo e dedizione: infatti l’occupazione preferita per un

fanatico di musica vintage è andare a caccia di album ben conservati e preziosi.Per altri invece l’idea di vinile è molto più romantica e significativa. La loro registrazione infatti, nella maggior parte dei casi, è pura e immediata e ciò che vi è inciso è qualcosa di reale. La musica è presente, non è un alternarsi di fossette impercettibili o la magnetizzazione o smagnetizzazione di piccoli settori metallici. La si può tenere in mano e curarla. Si può ammirare il lavoro di design che è

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CINEMA CINEMA

di Francesco Ruocco

Crisi, crisi, crisi e crisi. E’ questo l’argomento di tutti i giornali italiani da ormai un quinquennio a questa parte. Possiamo dire che la crisi incombe sull’Italia. Oppure che la crisi è come una pioggia che inonda tutti quanti, una pioggia a catinelle. Possiamo denominare questo fenomeno come una crisi a catinelle.. ma il vero sole quando arriverà? O meglio, esisterà mai

un ‘Sole a catinelle’? Ebbene, forse è proprio questo lo scopo del nuovo film di Checco Zalone, arrivato in tutte le sale cinematografiche italiane dal 31 ottobre scorso. Il terzo film dell’ormai, possiamo definirlo così, fenomeno-Zalone appassiona e diverte un’audience che va dai più piccoli ai più maturi… Tratta argomenti drammatici con leggerezza, ironia e distrae un po’ tutti quanti dal presente tenebroso che ci circonda. Sfiorato dopo appena due settimane l’incasso

di 44 milioni di euro, il nuovo film di Zalone approda al festival del cinema di Roma, in contemporanea col secondo film degli ‘Hunger Games’. 44 milioni di euro spodestano il precedente film ‘Che bella giornata’, e firma il nuovo record personale di ‘Checco’. Il film di Zalone prodotto da Pietro Valsecchi, va ad occupare il terzo posto di sempre nella lista di film usciti in Italia col miglior incasso. Esso viene dopo soltanto Titanic ( 65 milioni di euro) ed Avatar ( 50 milioni). Zalone punta alla medaglia d’argento, intorno ai 55 milioni, ma chissà se Titanic dovrà cedergli il posto….La cosa che fa riflettere è che con un

incasso del genere e pensando all’aria che tira in questo momento ( descritta già ampiamente da altri giornali), gli italiani si riconoscano molto in questo comico d’eccezione. La vera domanda è, ci riconosciamo più nei comici o nelle istituzioni? Più in Checco Zalone o Enrico Letta?

sole a catinelle

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di Edoardo Scavino

«Ciao, sono Sio e vi parlo usando la bocca». Simone Albrigi, in arte Sio, è il nuovo fenomeno di Youtube, con oltre otto milioni di visualizzazioni. «Sio – si legge nella sua biografia sulla piattaforma Shockdom – nasce all’età di sei anni, da una ricca famiglia inglese. Verso la terza elementare inizia a scrivere fumetti. Si accorge di non saper disegnare per nulla e di non aver nessun talento artistico. Scoppia in una fragorosa risata e continua a disegnare».Sio disegna storie: vignette, strisce, tavoli, banane e libri, e lo fa propirio come in terza elementare. IL vero

talento sta nei testi: distillati di nonsense, ironia e di geniali freddure.

Sul suo canale Youtube, ScottecsTV, si diverte a pubblicare gli ScottecsToons, pubblicità (Matita), parodie di recensioni (iPhone5) e puntate di Super Squorz, presentate dal dott. Culocane (Sette).Ma il vero fenomeno sono le canzoni tradotte con Google translate: - Call me maybe, Gangnam Style, Jingle Bells, Bohemian Rapsody, Whistle… basta incollare il testo sul traduttore e… Eh beh, andate a vederne una insomma.E se a tutto ciò aggiungete l’originalità dei disegni e le associazioni libere dei fumetti, l’effetto geniale è assicurato ed esilarante. Va da sé che spesso le strofe siano più lunghe rispetto al tempo della musica e vi ritroverete a correre dietro un verso lunghissimo. Ma lui è Sio e anche in questo

riconoscerete il suo genio.L’ultima novità sono le Fiabe brevi che finiscono malissimo: testi di Francesco Muzzopappa (si chiama proprio così: Francesco) e disegni di Sio. Guardare per credere.Non manca quindi una delle tante interviste presenti on-line:

Ciao Simone, cosa ti ha spinto a pubblicare online le tue storie? L’ansia di voler fare passi concreti per realizzare il mio sogno di diventare fumettista-creativo-tiziochefacosesullinternet.Come e quando nasce l’uomo scottecs? Alle superiori, ho sempre fatto un sacco di fumetti ma lui è stato uno dei miei primi personaggi ricorrenti.Come definiresti il tuo stile nel disegnare i fumetti e scrivere i testi?Semplice e stupido.

Mi parleresti delle 30 strisce in 30 minuti, ormai celebri nello Stand Shockdom di Lucca Comics? Semplice, sono scemo e mi piacciono le cose difficili e altisonanti. È una sfida con me stesso, anno dopo anno, per controllare se sono capace di rifarlo.

Che riscontro ha avuto nei tuoi lettori la pubblicazione dei libri “Tutto Scottecs”? L’hanno comprato e letto. Zerocalcare mi ha telefonato e mi ha detto che è buonissimo con il sedano.Com’è nata l’idea di

NO SENSE NO SENSE

SIO S I M O N E A L B R I G I

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“Uncommon:stories” con Nicola Bernardi? È nata perché volevamo fare qualcosa insieme. Io faccio fumetti, lui fa foto, entrambi amiamo le storie. L’anno prossimo faremo il seguito, probabilmente girando il Giappone in bici.Come ti è venuta l’idea della canzoni tradotte con Google Translate?Non avevo niente da fare, e mi piace sperimentare sempre con modi nuovi per far ridere.Come ci si sente ad essere un fenomeno di Youtube?Ansiosi di fare nuovi video.

Le critiche ci sono sempre e chi non ti conosce, pensa e commenta che tu sia un perditempo. Dove vivi e cosa fai in realtà?Vivo in Giappone, insegno italiano e inglese in cinque scuole. Ma ho in programma di lasciare tutto e dall’anno prossimo dedicarmi a Youtube e fumetti.C’è un libro, un film, un fumetto o una persona che ha influenzato il tuo modo di scrivere i testi o di ideare le tue storie?Daw, Ortolani, La saga dei De’ Paperoni, Calvin e Hobbes. Ma tutto influenza tutto. Infatti ora scusami, ma devo prendere la tachipirina.

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VIGNETTE di Alberto Perro

di Rodiso Sacconi

Erano molte le sere come questa, che passavano così lente, così enigmatiche, ricche di spunti, vuote, senza un perchè, descrittive, buie, rumorose di vento in lontananza e automobili, vagando per ogni strada, anche quelle centrali, e quelle affollate sembravano essere silenziose, così areose, come i prati dopo le quattro di notte, quel rumore di fondo aperto, ti sembra davvero di poter andare lontano... insetti che friniscono a chilometri di lontananza, non sai dove sono, non sai cosa sono, confusamente lo intuisci e sai che non riusciresti ad osservarli, neanche ci pensi, lentamente la notte respira con te, sdraiato sull’asfalto con scivolose nuvole che si alzano dalla tua bocca, il freddo combattuto da maglie in cui ti stringi e non senti più il tempo che può essere passato, semplicemente ti giri. Qualcuno come te è stato lì, qualcuno come te è lì ora, vaga silenzioso con il cappello sugli occhi, ricordi polverosi, clichè, parlando di vecchi drink e amici che non sai, non saprai, e una speranza così lontana, così debole di un romantico amore impossibile, così sofferente, amico, così vacuo, pieno di vita e talento, concentrato su di un quadro di genere che ti sei creato, che ti ha intrappolato, così buffo pensarti fuori da questa notte, da queste notti, in ritmi veloci e pulsanti delle danze di persone rubizze perse per i campi, così strano poter chiedersi chi si è realmente, così impauriti da tutto. Esclusi.Ci chiamano, ci chiamiamo così, quasi non credendoci, insicuri se andarne fieri o rammaricarci, tentando imprese poco chiare non sperando in niente, cercando spalle poco stabili, mani che si ritirano, appoggi inutili, e le ore galleggiano via così, inghiottite dalla danza lenta delle zattere sul fiume con le loro luci di candele, frammenti di dialoghi persi nel vento lento che pizzica sul naso freddo, sulle dita anchilosate, su tutto questo noi, coi nostri corpi incerti e sbozzati nella creta da descrizioni altrui, da paure proprie, da anni e anni di isolamento.

Notturno, fine inverno

RACCONTI

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Chiediamoci troppo, soffochiamo nella strada così difficile di mantenerci timidi, con serate di ovatta nella fuga di un osare, inseguirsi nei bar al bancone parlandoci, lo stesso bicchiere quasi come fotocopie di passati troppo poco prossimi, aggrappandoci sì, come emigranti alla barca, a voci ignare di conoscenti che passano, ri(n)chiusi in noi stessi poco dopo, a crucciarci sul riflesso del nostro ideale trovato in quelle sillabe. Altra sostanza di vento che, la vediamo bene, è già pronta ad allontanarsi. Sentirsi vecchi.Sentirsi vecchi ma non stanchi, con una esperienza che è quella d’altri, molta della nostra riportata come supponenza da chi, pur non sapendolo, ha ben più ragione di noi, ombrosi sulla soglia di case di festa, il citofono non suona per noi, non suona che come consolazione l’alcool, e le nostre voci sono sussurri impercettibili per gli agitati contro muri di casse, ben più lontani, ben più lontani ma dio sa quanto avremmo voluto poter nuotare fino a lì, in mezzo all’acqua nera come petrolio, le alghe allacciate alle gambe putrescentemente odorate, umide e salate da confondersi con le lacrime, agitando la nostra testa bracciata dopo bracciata, come non ci fosse un domani, provare a perdersi come loro, sì, senza sapere che non è perdersi, che l’unico modo per farlo è

continuare sulla nostra strada, non capire di non volerlo.Perchè senza è la nostra bandiera, il simbolo inciso con un rametto sulla terra arida, sguardo radente al suolo vibrante di calura desertica, vuoto pneumatico soffocante in ogni direzione, lento, come vibrazioni basse che invadono di soppiatto ogni angolo del cielo accecante, scoprirci orgogliosi perchè sopravvissuti, saggi perchè asceti senza conoscere ciò da cui fuggiamo. Semplicemente esplorando le variabili del vuoto, del bianco assenza di colore e questo cielo grigio di lampioni e nuvole che non vorranno darci pace, nessuna libertà, dipendenza forzata dalla solitudine. Nessuno potrà chiamarla libertà. Nessuno potrà sospirare lieto, pregando simulacri cui non crediamo di cambiare qualcosa, bloccati in una realtà di lacci cui non riusciamo a fuggire, paralizzati volontariamente da un gocciolio costante di sudore, la nuvola che ti mostra come sei solo tra la gente, e quanta nebbia che corre tra te e loro.

Senza domande la giacca si inumidisce di condensa e la mattina sembra quasi non annunciarsi, un arrivo così impercettibile che non sai, il rialzarti attorno una semplice panchina e il solito bar e nessuno per le strade del centro così popolato solo qualche ora prima, senza domande alzarti e con uno sguardo intorno non capire perchè nulla è cambiato, riprendere il tuo cappello, calcarlo sulla fronte e tornare a casa, come un rifugio, come una ruota di criceto in una gabbia molto più grande, la grotta dei pesci rossi.

Sentirsi vecchi, ed il respiro pesante.

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