LE DISTENSIONI ALLE PARALLELE - Claudio Negro · tilt anteriore della scapola che costituisce un...
Transcript of LE DISTENSIONI ALLE PARALLELE - Claudio Negro · tilt anteriore della scapola che costituisce un...
LE DISTENSIONI ALLE PARALLELE
Lavori Specifici di Bozza Matteo
UNA PANORAMICA GENERALE E CONSIGLI SUL LORO CORRETTO
UTILIZZO NEL FITNESS E NELLA PREPARAZIONE ATLETICA
Con questo articolo volevo racchiudere in parte la mia esperienza come sportivo e
istruttore in palestra per indirizzare gli amici e le persone che mi seguono verso l’uso
corretto di un esercizio molto spesso svolto senza la necessaria cura del movimento ma
che purtroppo può seriamente danneggiare la struttura articolare delle spalle.
Le distensioni alle parallele anche chiamate comunemente “Dip”,sono uno degli esercizi
a corpo libero più praticati e amati nel panorama del fitness e dell’allenamento fisico.
Nel calisthenics/street workout sono visti come un movimento assolutamente
fondamentale per il rinforzo della muscolatura del Gran pettorale,tricipite e deltoidi e
meta obbligata per chi vorrebbe poi approcciarsi a questa disciplina ancora più nello
specifico,lavorando poi su abilità e skills sempre più difficili come muscle up,handstand
push,human flag ecc.
Le Dip come gran parte degli esercizi a corpo libero però possono essere rese molto più
semplici dato che togliendo il peso degli arti inferirori la maggior parte delle persone è
in grado di eseguirle senza particolari problemi.
In questo esercizio multiarticolare,spalla e gomito svolgono rispettivamente un
movimento di flessione e uno di estensione da svolgere anch’esso con scapole addotte
durante tutto l’arco di movimento. Le Dips non sono esattamente un movimento naturale
perchè è richiesta un’estensione oltre l’escursione fisiologica che genera un compenso in
tilt anteriore della scapola che costituisce un fattore di rischio/infortunio sotto carico,ma
dopotutto il problema si risolve se il codizionamento è adeguato.
MUSCOLI COINVOLTI E AZIONE PRINCIPALE
• Agonisti principali: Pettorali, Deltoidi Anteriori, Tricipiti
Stabilizzatori e Sinergici: Gran Dorsale, Romboidi e Trapezi(fasci medi ed
inferiori), bicipite(capo lungo), piccolo pettorale, addominali.
I tricipiti (principalmente il capo mediale e laterale), il capo clavicolare e sternocostale
del muscolo grande pettorale, il deltoide anteriore, l'articolazione scapolo-toracica e la
muscolatura del core lavorano tutti in sinergia durante il movimento. I muscoli
dell'articolazione scapolo-toracica durante il movimento concorrono a stabilizzare la
scapola, specialmente all'inizio della discesa. Il core resiste ad ogni movimento, in
special modo alle oscillazioni laterali, che si verificano in genere immediatamente
quando si ha a che fare con atleti meno esperti e individui più deboli, mentre verso la
fine della serie quando la fatica inizia a farsi sentire. I pettorali e i deltoidi anteriori
risultano maggiormente attivati nella fase iniziale di spinta, quando ci si trova nel punto
più basso della traiettoria, mentre i tricipiti insieme al muscolo anconeo, entrano in
gioco nel movimento quando il gomito si avvicina ai 90 gradi di flessione, aiutando a
bloccare i gomiti per completare il movimento. I pettorali risulteranno nuovamente
attivati in modo consistente nel caso in cui le parallele siano ad una distanza pari a
quella delle spalle o se l'atleta esegue i dips con il busto inclinato in avanti.
ESECUZIONE DELL’ESERCIZIO E VARIANTI FONDAMENTALI
Ogni ripetizione va effettuata con i gomiti in blocco articolare e le spalle addotte e
depresse.L’idea è quella di spingere attivamente sul supporto fornito dalle parallele,sedie
o quant’altro per mantenere una posizione corretta durante tutto il movimento.
• INIZIO DEL MOVIMENTO
Nella foto sopra il posizionamento corretto con il blocco articolare del gomito unito alla
spinta attiva della spalla sul supporto delle parrallele che ci mantiene in sospensione.
Nelle foto in alto invece gomito e spalla non rispettano il giusto posizionamento iniziale,
l’atteggiamento passivo dell’articolazione può portare nel tempo ad infortunio se non
corretto velocemente.
Ai fini di un’esecuzione efficace che risulti priva di oscillazzioni è importante
stabilizzare il tronco con un’adeguata pre-contrazione del core addominale. Tuttavia non
si parla di eseguire mai una vera e propria IAP forzata(intra-abdominal-pressure), perchè
non essendoci un carico che coinvolge direttamente la Colonna Vertebrale,il ruolo è
marginale e se non altro necessario per mantenere una forma esteticamente bella e
composta del movimento.
• PUNTO DI DISCESA
La discesa dev’essere controllata fino a che la spalla non si trova allineata orizzontalmente
con il gomito o leggermente più sotto di questo da una visione laterale.
Chiaramente ogni soggetto è condizionato in base alla propria mobilità individuale a
variazioni, a seconda della presa che decide di fare ed al grado di intrarotazione di spalle
che si decide di tenere durante l’esecuzione dell’esercizio. Il movimento è consentito dalla
contemporanea flessione dei gomiti, iperestensione delle spalle e adduzione delle scapole.
Se l’azione appena descritta viene fatta con i gomiti che puntano verso l’esterno, o meglio
con le spalle intraruotate, queste subiscono anche una abduzione. A questo punto, ci si si
spinge nella posizione di partenza controllando il movimento. In questa fase i gomiti si
estendono, le spalle si flettono e si adducono se durante la discesa sono state lasciate libere
di abdursi, e le scapole ruotano verso il basso mentre vengono abdotte
• DISCESA AUMENTANDO L’ANGOLO TRA OMERO E SPALLA
Eseguire le Dip con una discesa molto profonda è sicuramente impegnativo
muscolarmente ma allo stesso tempo pericoloso per la salute della spalla senza la
necessaria mobilità. I dips, come lo squat, il deadlift e allo stesso modo ogni altro
esercizio, possono favorire un infortunio se il movimento viene eseguito in modo
scorretto. Idealmente, prima di cimentarsi con i dips, dovreste essere in grado di spararvi
40-50 push-up consecutivi con una forma perfetta. Dovreste inoltre essere privi di
patologie pre-esistenti che interessino le spalle e i gomiti.
CLASSIFICAZIONE DEI LIVELLI DI DIFFICOLTA’
DELLE VARIANTI PRINCIPALI
LIVELLO
DIP PROGRESSIONI
1 DIP CON PIEDI IN APPOGGIO
2 DIP CON PIEDI IN APPOGGIO SU
RIALZO
3 DIP NORMALI
4 DIP ZAVVORATI
5 KOREAN DIP
6 RUSSIAN DIP
7 DIP AGLI ANELLI
I PUNTI FONDAMENTALI PER ESEGUIRE I DIP IN SICUREZZA
Una volta che vi siete portati sopra le parallele con i gomiti bloccati, seguite i seguenti
passaggi:
1. Inspirate e allo stesso tempo contraete i muscoli del core bloccando le anche in
posizione estesa. Se le parallele si trovano piuttosto in alto rispetto al terreno,
potete tenere le ginocchia estese. Se invece sono abbastanza basse (o se siete
terribilmente alti) piegate le ginocchia incrociando i piedi per evitare di toccare il
terreno quando scendete.
2. Tenete il collo allineato con la spina dorsale (chin tuck) e chiudete le scapole. In
questo modo eviterete l'elevazione delle scapole o un'eccessiva estensione delle
spalle.
3. Utilizzando le impugnature, scendete lentamente come se stesse eseguendo un
movimento di rematore per portare le parallele verso il vostro petto. Non
lasciatevi cadere.
4. Mantenete una leggera inclinazione in avanti. Lasciate che il vostro torso si
allontani leggermente dalle impugnature. Questo aiuta ad equilibrare la tensione
che si sviluppa sulle spalle e sui gomiti dato che in questo modo li tenete più
allineati.
5. Scendete fino al punto in cui avvertite una sensazione di allungamento, non
dovete arrivare a sentire dolore. Idealmente dovreste sentire una leggera tensione
sia ad entrambe le inserzioni del grande pettorale, sia sul deltoide anteriore. Non
dovreste scendere più in basso della posizione in cui il gomito forma un angolo di
90 gradi o, se preferite, dove la parte posteriore delle vostre braccia risulta
parallela al soffitto.
6. Espirate e allo stesso tempo spingete con il palmo della mano (N.d.T.: "con il
calcagno del palmo della mano") per iniziare il movimento di push dei deltoidi
anteriori e del petto. Concentratevi immaginando di spingere le parallele verso il
basso e lontano da voi come se voleste scalare un recinto.
7. Continuate ad espirare mentre estendete i gomiti. Non c'è bisogno di forzare i
gomiti in posizione di blocco articolare.
8. Se non siete sufficientemente forti per eseguire i dips evitate di utilizzare la
piattaforma dei pull-up assistiti o della dips machine. Quest'ultima infatti non si
adatta bene alla curva di forza dell'esercizio. Quello che vi consiglio invece è di
utilizzare delle bande elastiche: annodate un estremo alle prese delle parallele e
posizionatevi all'interno degli elastici. Mentre il contributo delle macchine
assistite è costante durante tutto il movimento, le bande elastiche vi aiuteranno in
particolar modo nel punto più critico - cioè quando raggiungerete il punto più
basso e dovrete iniziare la risalita.
9. Alternativamente potete usare gli elastici anche per sovraccaricare il movimento
facendoli passare sopra le vostre spalle dietro il collo.
10. Relativamente al sovraccarico, se le vostre spalle non sono integre al 100%, i
giubbotti zavorrati sono l'opzione migliore. Attaccandovi i dischi alla cintura
infatti, verrette tirati attivamente verso il basso e questo forzerà l'estensione delle
vostre spalle costringendole a intra-ruotare in concomitanza con l'allungamento
della capsula articolare. Oltre a ciò la parte alta della vostra schiena tenderà
maggiormente ad arrotondarsi. Man mano che diventate più forte, la cosa migliore
è bilanciare il sovraccarico tra giubbotto e cintura.
11. Stringendo con fermezza le parallele, che in genere sono più spesse di un
bilanciere, non solo migliorerete la forza della vostra presa, ma ciò vi servirà
anche a prevenire il dolore laterale al gomito e ad aumentare il grado di
attivazione neurale dei muscoli della cuffia dei rotatori, che stabilizzano
dinamicamente la testa dell'omero consentendo un movimento più fluido
dell'articolazione durante l'esercizio.
12. In un programma dedicato ai powerlifter, i dips non dovrebbero sostituire le
varianti della panca piana, tra le quali in genere troviamo board press, pin press,
floor press e press a resistenza variabile. Detto questo, anche per questa tipologia
di atleti i dips sono comunque un fantastico movimento complementare durante la
fase di scarico o, eseguiti a corpo libero, come finisher. Nel bodybuilding i dips
sono sicuramente un'alternativa più sicura quando ci si allena da soli e si vogliono
spostare carichi importanti. All'interno di un programma di allenamento per la
forza possono anche essere adottatati temporaneamente, o permanentemente,
come esercizio principale.
ALCUNI PROTOCOLLI PER IL MIGLIORAMENTO DEL NUMERO
MASSIMO DI RIPETIZIONI NELLE DIP
Ci tengo a sottolineare che oramai di programmi che promettono di migliorare le
prestazioni a corpo libero se ne trovano veramente tanti sparsi nei vari articoli e siti
Web più famosi sull’allenamento sportivo.
Trovo utile che un atleta agli inizi del suo percorso non si concentri erroneamente su
un solo tipo di movimento come le distensioni alle parallele. (Spinta
orizzontale/verticale, trazione verticale/orizzontale ed esercizi per Core e gambe)
Un buon programma di allenamento dovrebbe includere un mix di abilità differenti
sia per lo sviluppo equilibrato dei distretti corporei sia per quanto riguarda la corretta
progressione tecnica. Tralasciando questi aspetti che renderebbero la trattazione
molto più lunga vediamo alcuni programmi pratici da poter applicare in modo
proficuo.
ALLENAMENTO CON IL LADDER
Il metodo di allenamento Ladder (letteralmente: “scala”) fu proposto da Pavel
Tsatsouline con particolare riferimento all’esercizio delle trazioni alla sbarra, ma
probabilmente la sua nascita risale alla notte dei tempi (atleticamente parlando).
Trova felice applicazione nelle programmazioni che si pongono come obiettivo
quello di aumentare il numero di ripetizioni eseguite con un determinato carico,
quindi può essere utilizzato non solo per le trazioni alla sbarra ma anche in tutti gli
esercizi a carico fisso o a peso corporeo (push ups, dips, pistol squat etc) .
Come molti schemi efficaci il ladder è estremamente banale. La scala infatti consta di
serie a carico fisso ma ripetizioni crescenti fino ad una serie ad alte ripetizioni che
costituirà l’apice del ladder stesso.
La bontà del metodo dipende essenzialmente dalla possibilità di eseguire un alto
volume in poco tempo e senza creare alti livelli di stress nervoso e
metabolico. Addirittura è possibile ripetere l’allenamento (che può durare 15 minuti
circa) più volte al giorno.
L’autore consiglia di eseguire il ladder alternandosi con un compagno, utilizzando
quindi come tempo di recupero quello impiegato dal compagno stesso per completare
il proprio set. In assenza di un compagno è possibile “ipotizzare” i recuperi in base
alla durata della serie stessa (i recuperi saranno quindi crescenti).
Nel primo set si eseguirà una ripetizione, nel secondo set 2 ripetizioni, nel terzo 3 e
così via fino ad una serie ad alte ripetizioni, generalmente nell’ordine di 10-12
(preferibilmente lasciando 1-2 ripetizioni di buffer).
1°set: 1 repRest 10’’
2°set: 2 repsRest 15’’
3°set: 3 repsRest 20’’
4°set: 4 repsRest 25’’
…10°set: 10 reps
Tot. 55 reps
A questo punto, terminato il primo ladder, è possibile ricominciare da 1 ripetizione
eseguendo scale multiple (in genere 3) e totalizzando centinaia di ripetizioni con una
fatica percepita relativamente bassa (se considerata la grande mole di lavoro) grazie al
grosso buffer presente nella maggior parte delle serie.
Una volta compresa la logica di base del metodo è possibile personalizzarlo nei modi più
disparati, utilizzandolo come strumento in base alle proprie necessità.
ALLENAMENTO CON L’EDT
L’EDT o Escalation Density Training può essere facilmente applicato per l’incremento
del numero massimo di ripetizioni nelle Dip. Questo genere di allenamento è abbinato
sempre ad esercizi svolti in coppia, ma la densità di allenamento elevata ne fanno un
ottimo mezzo per migliorare la forza resistente negli esercizi a corpo libero.
La prima cosa da fare è scegliere gli esercizi da abbinare a coppie (possono coinvolgere
muscoli antagonisti o che non sono coinvolti negli stessi esercizi); un classico esempio
sono le distensioni su panca piana/Dip insieme alle trazioni, o il curl con bilanciere e la
french press.
Per capirci, sarebbe sbagliato eseguire in sequenza le distensioni su panca e la military
press poiché deltoidi e tricipiti sono attivamente coinvolti in tutti e due i casi. E’
consigliabile anche evitare esercizi unilaterali.
Il secondo passo è quello di trovare o di calcolare il 10RM (approssimativamente il 70
– 75% del 1RM) sugli esercizi che abbiamo scelto in precedenza in modo tale che il
sovraccarico utilizzato nelle coppie di esercizi ci consenta di percepire la fatica in modo
equivalente.
Con il 10RM non resta che regolare il conto alla rovescia sui 15 minuti e farlo partire. Il
cedimento è altamente sconsigliato ed è invece preferibile eseguire circa la metà delle
ripetizioni che si potrebbero fare con il carico scelto.
Tra un esercizio e l’altro il recupero non è predefinito, e sarà minore ad allenamento
iniziato e via via maggiore quando si accumula fatica. L’obiettivo rimane sempre
invariato: macinare ripetizioni nella zona PR.
Con l’allenamento EDT si tratta dunque di organizzare il lavoro in modo tale da poter
svolgere il maggior numero di ripetizioni nel minor tempo possibile, un concetto tanto
usato nel crossfit quanto poco usato nel bodybuilding.
Allo scadere dei 15 minuti è necessario fermarsi e fare il conto delle ripetizioni svolte in
totale. Questo dato è il PR (Personal Record) che negli allenamenti successivi deve
essere migliorato. Stando alle parole di Staley, un buon numero di ripetizioni potrebbe
essere tra le 40 e le 60 (per esercizio), ma questo dato non è poi così importante. Ciò che
davvero conta è la progressione nel tempo.
Staley consiglia di mantenere i pesi stabili con il trascorrere degli allenamenti e di alzarli
di un 5% solo quando si è in grado di completare il 20% delle ripetizioni in più rispetto a
quando si è iniziato.
L’EDT è un programma molto impegnativo sia sotto il punto di vista fisico/muscolare
che nervoso, ed è sconsigliabile utilizzarlo per periodi di tempo prolungati, anche se nel
breve periodo può rivelarsi un ottimo alleato.
L’EDT è un programma adatto a tutti?
In linea teorica è un programma che può andare bene per l’atleta principiante come
per l’avanzato, a patto di stilarlo correttamente e di mantenere una tecnica decente man
mano che la fatica si cumula. Chi non è condizionato si dovrebbe limitare ad una sola
zona PR per allenamento ed eventualmente continuare l’allenamento con un approccio
più canonico.
La categoria che potrà sicuramente trarre i maggiori benefici dal programma EDT è
quella degli “intermedi-avanzati”, ovvero chi ha già alle spalle una buona esperienza con
i pesi e padroneggia una buona tecnica di base nei vari esercizi.
ALTRI SCHEMI DI APPLICAZIONE
Il recupero tra una serie e l’altra varia dai 30” a 1′ in base a come percepiamo noi lo
sforzo.
SCHEMA SEMPLICI PER L’INCREMENTO DELLA
FORZA MASSIMALE NELLE DIP
LO SCHEMA 5x5 E LE PROGRESSIONI SEGUENTI
Questo protocollo si adatta molto all’utilizzo di un sovraccarico progressivo nel corso
delle settimane. Se non avete mai usato lo schema 5x5 potreste anche decidere di
dedicare un intero mese al suo utilizzo, applicando successivamente la progressione
lineare con l’aumento di serie e la diminuzione delle ripetizioni.
• Partiamo dal semplice 5×5 rec.2′, dove abbiamo 25 ripetizioni allenanti con un
carico che ci consenta di avere sempre un margine di almeno 3rip. (RPE7)
• La seconda settimana passiamo a 6×4 rec.2′ con 5-10Kg in più di zavvorra. Qui
abbiamo 24 ripetizioni, quasi lo stesso volume ma con un carico più alto. (RPE8)
• La terza settimana abbiamo un 8×3 rec 2’30 con 5-10Kg in più. Ancora 24
ripetizioni ma con diversi Kg in più rispetto al 5×5. I tempi di recupero maggiori
ci permettono di chiudere le 8 serie. (RPE9)
• La quarta settimana arriviamo ad un 10×2 rec 2’30 sempre con 5-10Kg in più.
Siamo scesi a 20 ripetizioni, ma l’aumento del peso ci porta assolutamente in
positivo.(RPE9)
• La quinta settimana andiamo avanti a singole sparando quante serie vengono con
2,5-5Kg. Caliamo il recupero perché tra fare due rip o una si dimezza il volume
del 50%. Pertanto l’alzata anche se ha 2,5-10Kg in più è molto più semplice, il
recupero basso tiene la densità dell’allenamento.
NOTA BENE:
L’RPE che trovate nel programma di allenamento è riassumibile nel buffer. Un RPE di
10, significa che le ripetizioni corrispondenti vanno effettuate senza lasciare nessuna
ripetizione da parte. Una ripetizione con RPE 10 è, appunto, il massimale. Tre
ripetizioni con RPE10 corrispondono a circa il 90%, cinque ripetizioni a RPE 10 sono
l’85% e così via.
CONCLUSIONI
Spero che questo articolo abbia non solo la funzione di dare una panoramica generale di
quello che può essere un corretto approccio all’allenamento di questo fantastico
esercizio a corpo libero, ma anche un modo ulteriore di approfondire la sua applicazione
nei contesti del fitness e preparazione atletica generale per i più svariati sport. Per
ulteriori informazioni e chiarimenti spero di poter essere utile a tutte le persone che lo
leggeranno.
NOTE SULL’AUTORE:
Matteo Bozza dopo essersi dedicato per oltre 15 anni all’allenamento delle arti marziali
giapponesi, in particolare del Judo con l’acquisizione della cintura nera per meriti
agonistici, intraprende un percorso professionale come Personal Trainer e Istruttore di
Fitness. Dopo essersi laureato nel 2015 alla Facoltà di Scienze Motorie di Ferrara,
continua la sua formazione e carriera agonistica nel Powerlifting e Calisthenics
partecipando a gare di livello nazionale.