Librosolidale_2010

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Ladakh

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2010 India - Ladakh, il pulmino di Leh. In Ladakh, l'incidenza della sordità grave alla nascita è di 8 su 1000 bambini contro l'1,5 su 1000 in Italia. Le sordità che insorgono nei primi anni di vita colpiscono circa il 3% della popolazione infantile. Per il Natale 2010 il Xmas Project ha scelto di sostenere l’Associazione Ascolta e Vivi nella realizzazione del suo prossimo obiettivo: l’allestimento di una clinica mobile. Il veicolo dovrà essere provvisto di un generatore portatile, per permettere l’utilizzo della strumentazione per lo screening uditivo anche nelle zone in cui manca un allacciamento stabile alla corrente elettrica. Sarà dotato inoltre di una piccola riserva di acqua, di un frigo per i farmaci e di riscaldamento/condizionamento. La clinica mobile sarà equipaggiata con tutta la strumentazione necessaria allo screening dell’udito e a una visita per valutare la salute dell’orecchio, compresi otoscopio e audiometro.

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Ladakh

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“E se non puoi la vita che

desideri cerca almeno questo

per quanto sta in te:

non sciuparla”

Costantino Kavafis

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Xmas Project

Xmas Project è ilregalo che vogliamofarci a Natale. E cheabbiamo scelto di farciper tutti i Natali. Cisiamo regalati un’idea,la speranza e ilcoraggio di farladiventare realtà. Leabbiamo dato unnome, Xmas Project,l’abbiamo fattadiventareAssociazione, leabbiamo consegnato uncompito da portare atermine; faremo unlibro, diverso ognianno. Tutti coloro chedesiderano farsi questoregalo: sono loro ilXmas Project.L’idea nasce dallanecessità di dare unasoluzione a un vecchiodisagio, a un bisognoche non aveva ancoratrovato risposta: ildisagio del regaloinutile, dellaforma cheha persosignificato,del piacere didonare divenutosterile.

Tuttinoifacciamoregali diversi,in occasione delNatale: regali colmi diaffetto, regaliinnamorati, regalipazientemente cercati,regali che nonpotevamo non fare,regali riciclati, regali“socialmente corretti”,regali dirappresentanza, regalifrettolosi. Mille regali.

Tanti soldi. Un vecchioe trito discorso. Che silega a un’altra, solita,considerazione:l’inimmaginabiledivario fra il tanto chenoi sprechiamo e ilpoco che altri nonhanno. Xmas Project sisostituisce al regalo diNatale, diventa dono, sifa libro che proponeun’idea e checontemporaneamente larealizza. Perché il libroracconta di se stesso,del progetto di aiutoche, con i suoi proventi,riesce a realizzare eraccoglie i volti, lefrasi, i disegni, lesperanze di tutti coloroche hanno contribuito aesso. Puoi scegliereanche tu di regalare eregalarti il Xmas

Project, è moltofacile: basta

credere in unprogetto di

solidarietà;scegliere

all’interno dellatua cerchia di

parenti, amici,

conoscenti,clienti i

destinatari diquesto dono;

quindi acquistare lecopie del Librosolidale,alla cui realizzazionehai partecipato con untuo segno, e contribuirecosì alla realizzazionedel progetto, da un latofinanziandolo, dall’altrodiffondendolo.

Milano, settembre 2001

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IndiceProgetto 2010: Ladakh, il pulmino di Leh 5

Il budget 29

Noi, Xmas Project 2010 35

2001-2009: i nostri progetti 89

Xmas Project 2011: segnalateci i vostri progetti 94

Salvo dove espressamente specificato, le foto del Ladakh sonodi Marco Valerio Esposito, che ringraziamo infinitamente.

Infine il Ladakh, il luogo dove il pulmino incontra la sordità, ecombatterà per evitarla. Ce lo permetterà l’associazione Ascolta eVivi, che contiene nel suo nome la sua mission. Che oggi è anchela nostra. Scopriremo, in queste pagine, cos’è il Ladakh. Vi rac-conteremo in quale secolo si vive in Ladakh. Scopriremo un po’ dipassato, scopriremo quanto distiamo noi da loro. Per cultura,opportunità, sogni, bisogni.In Ladakh arrivano due strade carrozzabili. In Ladakh convivonobuddhisti e musulmani. In Ladakh c’è molta più pace che guerra.In Ladakh si coltiva la terra, si raccolgono le albicocche, ci si dedi-ca all’allevamento. I tibetani del Ladakh continuano a vivere gliarcaici ritmi biologici che da sempre regolano la loro dura vitafatta di povertà e privazioni. Una povertà resa più drammatica dauna recente alluvione che ha colpito le zone più basse del paese.Speriamo che il viaggio in Ladakh vi appassioni tanto quanto haappassionato noi. E speriamo, dopo questo Natale, di continuare con voi a viaggiare,magari con più energia e lucidità. Con un pulmino o con la mente.Speriamo di riscoprire il valore dell’ascolto e la sensibilità per chinon può farlo o rischia di non poterlo fare più. E speriamo di guar-dare sempre avanti, mantenendo rispetto e ammirazione per gliinfiniti mondi che convivono nello stesso pianeta. Buon ascolto.

Buon Natale 2010. Per noi un Natale speciale. Dieci anni fa ungruppetto di amici si incontrava davanti a un piatto di cucinacasalinga e partoriva il Xmas Project. Ognuno con il propriobagaglio di esperienze e passioni personali, spesso condivise, eil comune desiderio di dedicare un po’ del proprio tempo alpianeta e ai suoi abitanti. Ci univa la passione per gli altri, lacertezza di poter aggredire la realtà per cambiarla. L’impegnocivile. La felicità del viaggio nell’inesplorato ai confini delmondo. E, per tutti, c’era il bisogno viscerale di regalare sguar-di, storie, strade, gesti, parole diverse ai nostri figli. Questa l’a-nima calda e appassionata del Xmas Project che non è maistato solo un progetto solidale. Ma una volontà di mondo.Eravamo quindici. Ora noi siamo voi. Molti di più.Il mondo dieci anni dopo non è cambiato. Ha ancora piùpaura del futuro e del presente. Ma noi ci siamo ancora, convoi. Che più di tanti altri siete stati in grado di riconoscere lapassione. Non vi abbiamo proposto in questi anni “quantità”:non potevamo né volevamo spostare eserciti. Ma vi abbiamoproposto “qualità”. Un libro difficile, da leggere, su cui riflet-tere, un libro senza grandi proclami, senza urla ma denso distorie vere. Un libro costruito dai lettori, un’idea che anticipa-va di qualche anno la dimensione partecipativa del web.Insomma, dieci anni dopo, siamo contenti di festeggiare convoi questo qualcosa di un po’ straordinario.Questo Natale abbiamo scelto tra le vostre proposte solidaliun pulmino, la sordità e il Ladakh. Ognuno di questi elementici sono sembrati carichi di senso.Il pulmino è il mezzo. Prima di tutto ci riporta alla dimensio-ne della realtà. Tra tecnologia e virtuale, vediamo un mondoche sembra sempre più assuefatto alle cose che succedono inrete, sui media. Il pulmino è invece molto materiale. Ha quat-tro ruote. C’è un autista. Fa le revisioni. Si scarica la batteria.Finisce la benzina. Nel mondo c’è ancora chi deve compierechilometri per raggiungere villaggi sperduti, come succede inLadakh, un distretto della grande India.Il pulmino è anche il viaggio. Dai suoi finestrini (e dai finestrinidei nostri spostamenti) scorrono immagini di paesi, popoli,case, baracche, tende, capannoni, palazzi, alberghi, grattacieli.Il pulmino è anche l’ambulanza, che risponde all’emergenza,che salva le vite in pericolo o che rileva un decesso. È l’auto delmedico che porta l’antidoto alla malattia, alla sofferenza. Ilmedico che trova la soluzione, ti dice le regole per stare bene,prova a riportarti la tranquillità. Il pulmino che da qualche partedel mondo è vita, e che da noi è traffico. Il primo paradosso.La sordità è l’assenza di udito, uno dei nostri cinque preziosissimisensi. Immaginarci senza un pezzo della nostra sensibilità è terri-bile. E ci sono persone che non possono sentire, che non posso-no vedere, persone che non possono entrambe le cose. Silenzio,buio. La vita cambia. E sapere che in molte parti del mondo ladifferenza tra il sentire e il non sentire è legata a un controllomedico, a un’otite trascurata ci fa pensare che si può fare moltocon poco. E la vita non cambia più. La sordità è poi l’opposto delsentire. E viviamo in un mondo di sordi. Siamo bombardati dasuoni e rumori ma abbiamo perso spesso la capacità di ascolto.Ci si parla sopra. Tutti dicono. Nessuno ascolta. La sordità –quella finta – che diventa la metafora del nostro tempo. Se daqualche parte del mondo qualcuno non può sentire, da noi inmolti non vogliamo sentire. E questo è il secondo paradosso.

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Il progetto 2010

Il Paese dei Monti Ruggenti, il Piccolo Tibet indiano, ultimo Shangri-La (orizzonte perduto).Sono vari e tutti suggestivi i nomi con cui è possibile evocare il Ladakh, estrema regionesettentrionale dell'India, che segna il confine tra le vette dell'Himalaya occidentale e il vastoaltopiano tibetano. Comunque lo si voglia chiamare, una cosa è certa: il Ladakh è uno deiterritori più remoti dell'India, tanto da non sembrare nemmeno India. Un paese di alti picchiscolpiti dalla neve, laghi luccicanti, terre aride e cultura impregnata di misticismo: una sortadi regno ancestrale dove sopravvive una spiritualità legata alla natura che precede qualsiasicodificazione religiosa successiva. È una terra misteriosa, avvolta nel mito e nella leggenda...

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Ladakh, India

Dati e numeri

Capitale: Leh | Superficie: 59.196 kmq | Abitanti: 260.000 (stima del 2009) | Densità: 2 ab./kmq | Moneta: rupia indiana

Lingue: Kashmiro, Urdu, Hindi, Inglese | Religione: Buddismo, Islam, Induismo

Gruppi etnici: la popolazione del Ladakh è composta prevalentemente da Buddhisti Mahayana, appartenenti alla setta dei LamaRossi o Gialli. I tratti somatici e fisici dei ladakhi li accomunano ai tibetani, o agli abitanti dell’Asia centrale, piuttosto che agli indù.Anticamente, gli abitanti del Ladakh erano Dardi e appartenenti alla razza indo-ariana, ma la massiccia immigrazione dal Tibet, piùdi mille anni fa, ha sommerso la cultura dei Dardi. Nel Ladakh centrale ed orientale, oggi, la popolazione sembra prevalentementedi origine tibetana, mentre più ad ovest, nei dintorni di Kargil, l’aspetto della popolazione suggerisce un’origine mista.

Clima: la temperatura in estate è piacevole, ma è in inverno che raggiunge picchi che variano dai -30 gradi di Leh e Kargil ai -60 diDrass. Le temperature restano costantemente sotto allo zero nei mesi invernali. In estate, invece, oscillano tra i 20 e i 35 gradi diluglio e agosto.

Economia: agricoltura e allevamento di sussistenza, turismo.

Indice di scolarizzazione: distretto di Leh 62% (72% popolazione maschile, 50% popolazione femminile); distretto di Kargil 58%(74% popolazione maschile e 41% popolazione femminile).

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Arido e deserto, a 3000-5000 metrisopra al livello del mare, il Ladakh èforse uno dei posti abitati più alti sullaterra, e sicuramente il posto in cui ilBuddismo è ancora praticato nella suapurezza originaria.

La regione del Ladakh si aprì agli occidentali solonei primi anni del XIX secolo, quando alcuni esplo-ratori iniziarono a tracciarne le prime mappe. Primadi allora la storia del Ladakh è stata profondamentelegata a quella del Tibet e nonostante sia statoannesso all’India attorno alla metà dell’Ottocento, lacultura e le tradizioni di origine tibetana non sonostate minimamente influenzate dalla pressione cul-turale del paese dei milioni di Dei. In parte a causa dell’isolamento geografico e dellecondizioni climatiche, l’autonomia mantenuta neisecoli ne ha fatto l’ultima espressione di una cultu-ra che viene lentamente distrutta nel Tibet cinese.L’eredità culturale del Ladakh è unica: una fusionedi cultura Tibetana, tradizioni indigene, e influenzedalle antiche regioni Buddhiste del Kashmir e dell’A-sia centrale che si concretizza in monasteri, sculture,tangka, dipinti e muri mani. Il Ladakh, infatti, oltreche per gli splendidi panorami, deve il suo fascino aimoltissimi monasteri buddhisti di tradizione “lamai-sta” sparsi nelle sue valli. La maggior parte dei com-plessi monastici risale al XVI secolo. Thikse, che sierge su una collina, ci fa pensare al Potala di Lhasa.Alchi, con i suoi meravigliosi mandala, e Ridzong,famoso per la sua disciplina monastica, addossatoalla parete di una montagna, fanno pensare a miste-riosi monasteri scoperti dagli esploratori nei secoliscorsi.In questo altipiano brullo a due passi dal cielo,monaci buddhisti e gente comune sfiorano conti-nuamente le ruote di preghiera girandovi attorno insenso orario e pregando, immersi in una religiositàche si percepisce come palpabile tra le tante bandie-rine di preghiere esposte al vento, sui tetti dellecase, sui Gompa (tempi buddhisti) e sui Chorten(monumenti buddhisti), detti anche Stupa, la cuifunzione principale è quella di conservare reliquie.Ovunque rosari, ruote della preghiera da far girare in

mano, immagini del Buddha, muri mani con pre-ghiere in tibetano e sanscrito intagliate nelle pietre.Nel Ladakh infatti, nonostante la scarsa densitàdella popolazione, troviamo un numero considere-vole di antichi monasteri in cui il buddhismo tibeta-no si conserva intatto da secoli. Ed è proprio in que-sti monasteri isolati dal resto del mondo, che si svol-gono i festival più antichi dove riti e danze manten-gono intatte le tradizioni e il trasporto spirituale. Il Ladakh fu un antico centro carovaniero, postosulla via commerciale che collega la pianura indianacon le principali città dell’Asia Centrale, e fu apertaal turismo solo dal 1974. Qui i ladakhi conduconouna vita arcaica nelle piccole oasi verdeggiantiavendo sviluppato, nel corso dei secoli, un adatta-mento straordinario al territorio e una sapientegestione delle poche risorse naturali. Tutt’oggi lavita di queste comunità è regolata da un rapportosimbiotico tra i villaggi e i numerosi monasteribuddhisti, nei quali vivono monaci e novizi. Per tra-dizione, infatti, in tutte le famiglie il figlio maschiopiù giovane è destinato a prendere i voti. I religiositrascorrono le loro giornate studiando, organizzan-do festival e realizzando manufatti di carattere reli-gioso. Nei monasteri vengono celebrati le principaliricorrenze del buddhismo tibetano durante le quali imonaci, indossando maschere e costumi teatrali,effettuano danze sacre davanti a centinaia di fedeli.Ai novizi è affidata la preservazione di una culturaantica di secoli, arrivata intatta ai nostri giorni. Il senso della conservazione dei beni, così come lointendiamo noi nella nostra cultura occidentale, ècompletamente sconosciuto nella mentalità tibeta-na. Qui tutto è temporaneo e l’attaccamento ai benimateriali è considerato il peggiore dei veleni menta-li, mentre l’unico vero valore è la possibilità di giun-gere all’illuminazione. Uno dei festival più attesi che si svolge alla fine digiugno è quello che ha luogo presso il Monastero diHemis, dove si celebra la nascita di Padmasambha-va, fondatore del Lamaismo. Danzatori mascheratisimulano un combattimento tra gli spiriti benigni ei demoni, accompagnati da cimbali, tamburi e piffe-ri. Qui si trova una delle più importanti raccoltedella cultura tibetana di thangka (pitture su tessu-to), sculture e dipinti.

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Il distretto del Ladakh,divisione dello statofederato indiano diJammu e Kashmir dicui rappresenta la partepiù orientale, si estendeal confine con il Tibet.

Circondato da due delle catenemontuose più imponenti delmondo, l’Himalaya e il Karako-

ram, è una delle regioni piùspettacolari dell'India, adagiatalungo l'alto corso del fiumeIndo e dominata da imponentimontagne che ne scandisconocontinuamente l'orizzonte, aun'altitudine che oscilla tra i3.600 e i 3.800 metri. Gli scena-ri che si susseguono percorren-do le strade impervie appena cisi allontana dai centri abitatipiù affollati (la capitale Leh sututti), sono quelli immensi che

si potrebbero respirare in pienodeserto ma con la presenzaonnipresente di massicci roccio-si con la loro aura sacrale.“Paese degli alti valichi” è unnome meritato: le porte dicomunicazione tra le valli sonotante, ma sempre a notevolialtezze. Si passa dallo Zojila,che è il più basso dei passihimalayani, ai 5.575 metri delpasso del Karakorum. I torrentie i fiumi a fondovalle sono

causa e frutto delle modificheorografiche del territorio ehanno una portata irregolare,che var ia stagionalmente,essendo alimentati da ghiacciaie nevai.Il fiume principale che attraver-sa il Ladakh è l’Indo; dalla zonadel lago Manasarovàr, l’Indo siapre un letto profondo e divaria ampiezza attraverso lacatena del Kailash ed attraversail Ladakh per 640 chilometri, da

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est a ovest. La sua potenzaaumenta notevolmente quandoa Nimmu incontra i l f iumeZangskhar, presso i cosiddetti“cancelli del Ladakh”. Sebbene ilcomplesso fluviale sia esteso emolte oasi siano situate nei fon-dovalle, i fiumi aiutano ben pocole coltivazioni posizionate suiconoidi o sulle piane alluvionali. L’acqua per irrigare non vieneattinta dai torrenti, ma la siconduce fino ai villaggi prele-

vandola alla bocca dei ghiacciai;lunghissime linee indicano suif ianchi del le montagne gl iacquedotti pazientemente rico-struiti dopo ogni inverno. Ifiumi vengono sfruttati secondoil piano di sviluppo economico,che ha permesso la costruzionedi opere di canalizzazione, neipressi di Kargil e di Leh, chesaranno utilizzate sia per irriga-re sia come fonte di energiaidroelettrica. La geografia del

Ladakh è caratterizzata inoltreda due elementi singolari: gran-di laghi di acqua dolce e salatasono sparsi qua e là, ma soprat-tutto nei pianori del Rusphu edel Chang Thang, e sorgenticalde. I laghi sono situati nellezone aperte nel 1994 agli stra-nieri, e nelle stesse aree si trova-no le curiose sorgenti calde diPuga, Panamik e Cho Run.I ladakhi hanno risposto alladurezza dell’ambiente e del

clima con pratiche di coltivazio-ne innovative per la produzionedi orzo, grano e legumi, utiliz-zando la neve che si scioglie perl’irrigazione. Il bestiame, inclusigli yak che resistono al climarigido, viene allevato in piccolinumeri. Dove l’altitudine lo per-mette, vengono impiantatianche i frutteti. La pashmina è il prodotto diesportazione di maggiore valoredella regione.

Il Paese degli alti valichi8|

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La parola “mantra” deriva dallacombinazione delle due parolesanscr ite manas (mente) etrayati (liberare). In alcuneculture e religioni orientali, lapratica del mantra è considera-ta in grado di liberare la mentedai pensieri. Sostanzialmente consiste inuna formula (una o più sillabe,o lettere o frasi) che viene ripe-tuta per un certo numero divolte (Namasmarana) al finedi ottenere un determinatoeffetto, principalmente a livel-lo mentale, ma anche, seppurin maniera ridotta, a livellofisico ed energetico. Esistono moltissimi mantra pergli scopi più diversi; la maggiorparte sono in sanscrito, ma neesistono anche in altre lingue.Om mani padme hum è il piùnoto e diffuso fra i numerosimantra del Buddhismo Mahaya-na. Il suo significato è forte-mente simbolico e viene racco-mandato in tutte le situazioni dipericolo o di sofferenza.

Salve o Gioiellonel fiore di Loto

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Il Ladakh è percorso da circa1.800 chilometri di strade. Di queste solo 800 chilometrisono asfaltati.

Il Ladakh era il punto di connessione tral’Asia centrale e l’Asia meridionale ai tempidella Via della Seta. Nel XIX secolo moltierano i mercanti che intraprendevano ilviaggio sulla “via del Ladakh” che daAmristar a Yarkand attraversava undicipassi e durava circa 60 giorni. Un’altrastrada regolarmente usata era la “Kalim-pong Route” tra Leh e Lhasa, via Gartok,nel Tibet Occidentale. Gartok poteva esse-re raggiunta sia seguendo il fiume Indo,nei mesi invernali, sia attraverso i passi diTaglang la o Chang la. Queste vie dicomunicazione sono però interrotte daquando il confine tra Ladakh e Tibet èstato sigillato dal governo cinese. Oggi, le uniche due strade che portano inLadakh sono quelle che passano da Sringare da Manali. Chi parte da Sringar, inizia ilsuo viaggio a Sonamarg, oltre il passo ZojiLa, a 3.450 metri, prosegue verso Dras eKargil (2.750 metri) passando attraversoNamika la (3.700 metri) e Fatu (4.100metri). Questa è sempre stata la via diaccesso al Ladakh fin dai tempi antichi ed èaperta al traffico da aprile/maggio anovembre/dicembre. Tuttavia, con il sorge-re dei problemi di sicurezza causati dallamilitanza indipendentista del Kashmir, laprincipale via di comunicazione per ilLadakh è stata spostata sulla direttriceManali-Leh, da Himachal Pradesh. Questasuperstrada attraversa ben quattro valichied è aperta solo tra maggio e novembre,quando le strade sono pulite dalla neve.Leh è collegata ai villaggi circostanti daautobus. La “Manali-Leh-Siringar” costi-tuisce circa la metà della rete stradale delLadakh. Il resto del paese è attraversato daun complesso insieme di sentieri di monta-gna che tuttora costituiscono l’unico modoper raggiungere la maggior parte dellevalli, dei villaggi e dei pascoli d’altura. Il grande numero di sentieri e l’esiguonumero di strade rendono sicuramentequesto paese un vero paradiso per gliappassionati di escursioni e trekking, marappresentano un limite fortissimo al suosviluppo, perché ostacola l’accesso allasalute e all’educazione alle persone chevivono nelle valli più remote.Vie del Ladakh

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Leh è situata a 3.486 metrisopra al livello del mare, nellaparte orientale del distretto diJammu e Kasmir.

Quando si giunge a Leh per la prima volta,attraverso i sentieri di polvere e ciottoli inpendenza che la dividono dal fondo dellavalle dell’Indo, non si fa fatica a immagi-nare come si potessero sentire al loro arrivoi mercanti che giungevano con le carovanedal Tibet lungo la via trans Himalayana: unmisto di sollievo per aver attraversato lemontagne e la pregustazione di un periododi relax in una delle città più panoramichee bucoliche dell’Asia centrale.Leh è una magnifica destinazione, resaancora più affascinante dalla radicata tra-dizione tibetana e buddhista che la perva-de. I suoi gompa colorati e folcloristicihanno attratto devoti buddhisti da tutto ilmondo. Leh è dominata dall’imponentemole del Leh Palace, l’affascinante edificioa nove piani, residenza della famiglia reale. All’interno dell’edificio è possibile visitarela sala delle preghiere, realizzata intera-mente in legno; così come i pilastri dipin-ti, il pavimento su cui camminare a piediscalzi e l’archivio delle preghiere. La salaprende luce dai lucernari laterali e anche ilsoffitto è interamente in legno affrescato. Poco distante, attraversando una bellissi-ma zona di deserto d’alta quota, peculiareper le forme e i grandi contrasti cromaticidelle rocce, ricchissima di vita e di restistorici, si raggiunge uno dei monasteri piùantichi e più belli della regione, il Gompadi Likir. Costruito nel XIV secolo sotto la supervi-sione dei monaci tibetani, il bellissimotempio è conosciuto anche con il nome diKlu-kkhyl Gompa che significa “Spiritidelle acque”. Non c’è da stupirsi se in que-sto mondo fatto di vette, ghiacci e fiumi,l’acqua, in tutte le sue forme, condizionada sempre la vita e la cultura della popo-lazione.

Coordinate: 34°10’00’’N77°34’60’’EAltitudine: 3.486 metri s.l.m.Abitanti: 27.513CAP: 194101Prefisso telefonico: 1982Fuso orario: UTC +5:30

Leh, la capitale

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La sanità è considerata un settore vitale ovunquenel mondo, la buona salute è un prerequisitoindispensabile per lo sviluppo di qualsiasisocietà.

In Ladakh coesistono due sistemisanitari: un sistema tradizionale e diorigini antiche chiamato Amchi e ilsistema sanitario ufficiale. Il sistemaAmchi è primitivo e sottosviluppato,non ci sono procedure standardizza-te di cura e terapia e spesso i medi-cinali sono costituiti da erbe epozioni. Alla sua base ci sono le pra-tiche curative tramandate dalla cul-tura tibetana. La leggenda narra chesia stato lo stesso Buddha a rivelarequesto metodo di cura in una formachiamata “medicina Buddha” (San-

gay Manla). Colui che pratica questotipo di medicina viene chiamatoappunto Amchi e queste figure sonomolto diffuse anche al giorno d’oggie sono molte le persone che si rivol-gono a loro per cure e terapie,nonostante la presenza di ospedaligovernativi moderni.Il sistema Amchi sta riscuotendomolto successo tra i numerosi turistie stranieri che visitano il Ladakh,perché garantisce l’utilizzo di pro-dotti organici e non tossici, senzaeffetti collaterali.Molti Amchi aspirano al riconosci-mento da parte del Governo di que-sta loro pratica, al pari dell’Ayur-vedha, dell’Unani e di altri approccitradizionali, ma al momento tutti iloro sforzi non hanno portato arisultati concreti, sebbene all’internodi molti ospedali ci siano ancheambulatori in cui viene praticato ilsistema Amchi.

Tradizionalmente l’Amchi è unaprofessione ereditaria, le cui prati-che e dottrine sono tramandate digenerazione in generazione, sebbe-ne oggi esista un college che inse-gna questa disciplina a Dharamsala. Il sistema sanitario ufficiale è statointrodotto ai tempi della colonizza-zione inglese ed è tuttora regolato egestito dallo Stato. L’assistenzasanitaria di base è offerta gratuita-mente dai Medical Aid Center, sortadi ambulatori presenti nei villaggi.Esistono poi, a livello distrettuale, iPrimary Health Center, nei quali ci sioccupa prevalentemente di vaccini,prevenzione della malnutrizione,gravidanze e parti, cura di malattiecomuni. I pazienti che necessitanodi cure specialistiche sono indirizza-ti ai centri di cura secondaria, peresempio l’ospedale SNM di Leh –sede dell’intervento di Ascolta e Vivi– o addirittura terziaria, presenti a

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Sringar e Jammu.La localizzazione geografica delLadakh rende imperativo il fattoche sia posta una grande atten-zione al suo sistema sanitario che,sebbene non versi in condizionidisperate, necessita comunque dimiglioramenti. Per esempio, incaso di incidente o malattia grave,sarebbe virtualmente impossibileraggiungere la struttura sanitariaadeguata in tempo, a maggiorragione se essa dovesse trovarsi aldi fuori dei confini del Ladakh.

Lunghe distanze, condizione dellestrade e meteorologiche e scarsedisponibilità economiche, sonotutti aspetti che giocano un ruoloimportante nel determinare se unpaziente con un serio problema disalute può essere curato tempe-stivamente o meno. È quindinecessario migliorare le strutturemediche (ospedaliere e ambulato-riali) presenti in Ladakh, in mododa rendere possibile un più ampiospettro di cure.

In aggiunta, ci sono alcuni parti-colari problemi di salute che sonolegati al territorio, ad esempiomalattie trasmesse dagli animali eproblematiche legate all’altitudine,che non sono ancora studiate eapprocciate in modo sistematico.Infine, è completamente assentequalsiasi discorso legato alla pre-venzione. È riportato che il 70%circa dei pazienti è affetto damalattie e problematiche che pos-sono essere prevenute. L’educazione alla salute, la pro-mozione di stili di vita corretti ela garanzia di ambienti igienicinelle scuole e nei posti di lavoroporteranno giovamento allasalute sia fisica sia economicadella popolazione.

Ladakh 2025 Vision DocumentChapter X: Health & Education

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Il 6 Agosto 2010,il Ladakh è stato travolto da una terribilealluvione, che ha causato numerose vittime e ingenti dannia Leh, ai villaggi circo-stanti e alle strade dicomunicazione.

Nel la notte tra giovedì 5 evenerdì 6 agosto, forti piogge sisono abbattute sulle regione ehanno trasformato i pendii diroccia e terra che si innalzanolungo le valli in vere e proprievalanghe di fango, devastandointeri villaggi e Leh. Sono state particolarmente col-pite le costruzioni tipiche in

terra con tetto di paglia, le qualiin poche ore si sono letteral-mente sciolte alla base, crollan-do al suolo. Durante la nottefulmini e pioggia hanno scossola val le e prima del l ’alba i lfango ha cominciato a travolge-re tutto. La parte ovest di Leh,riparata dallo sperone di rocciasu cui sorge il vecchio palazzo

reale, è stata risparmiata mentrele zone adiacenti sono statequasi spazzate via.L’acqua ha sgretolato le case inmattoni di fango trasformandole strade in torrenti carichi didetriti. Ci sono state oltre 200vittime solo nel circondario diLeh e mancano ancora dati certidalle valli.

Il piazzale dei pullman, unospiazzo di terra su cui sostano lamaggior parte dei piccoli pulmi-ni, è stato completamente invasodal fango che ha travolto ognimezzo di trasporto pubblico:tutto era distrutto e bloccato.Le zone più colpite sono state

quelle più basse, vicine al fiumeIndo: Leh, appunto, Saboo,Choglamsar, Chusot, Shey. Casedistrutte, campi rovinati, alberidivelti, tante pietre trascinatedalla forza dell’acqua.I primi soccorsi sono stati pre-stati dagli uomini della Into-

Tibetan Border Police, la poliziadi frontiera, poi dall’esercito edal General Reserve EngineerForce, che hanno impiegatobulldog e mezzi escavatori,assieme a elicotteri per le ope-razioni di recupero più difficili eper fornire i senza tetto di

acqua, cibo, tende e copertecon cui superare le prime notti,oltre a medicinali e assistenzaper i numerosi feriti. Gli interventi nelle zone piùremote del Ladakh sono stati alungo impossibili via terra, acausa delle condizioni in cui

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sono ridotte le strade, in granparte danneggiate e in certi casidel tutto cancellate dagli smot-tamenti. Sono state a lungogravi anche le condizioni degliospedali della zona, in granparte inondati o parzialmentedistrutti dall’alluvione, renden-do ancora più difficile l’assi-stenza ai feriti. Anche l’SNM Hospital di Leh,sede dell’intervento di Ascoltae Vivi è stato duramente col-pito dall’alluvione. Fortunata-mente l’ambulatorio di otori-nolaringoiatria ha subito soloqualche danno parziale allepareti, mentre l’attrezzaturadiagnostica si è salvata. Pur-troppo altri reparti non sonostati così fortunati.Uno dei maggiori problemiriguarda i campi coltivati chesono andati distrutti. Gran partedel raccolto è perduto, e ci vor-ranno anni di minuzioso lavoroper preparare i campi per la col-tivazione dell’orzo e per ripristi-nare i canali di irrigazione.I ricordi della notte di terroresono ancora impressi nel lamemoria di chi li ha vissuti; nonsi può dimenticare quella casca-ta d’acqua che in meno di un’o-ra ha trasformato il paesaggio,trascinando via case, persone edistruggendo i campi. In unaregione in cui fino a 15 anni fala pioggia era quasi sconosciu-ta, un’alluvione di questo gene-re ha generato stupore e terro-re. Nelle notti seguenti al nubi-fragio la popolazione localecercava rifugio nei posti piùelevati: intere famiglie passava-no la notte all’addiaccio, nelletende o in macchina. A Leh sceglievano lo ShantiStupa, il palazzo reale, le collineall’ingresso della città, a Cho-glamsar sceglievano il tempioZangdo Pelri, oppure gli edificidella Mahabodhi Society. E ogni volta che il cielo si oscu-

rava, ritornava il panico di unnuovo nubifragio.Parliamoci chiaro: Leh è statanel passato una tappa importan-te lungo il ramo della Via dellaSeta che univa Cina ed India.Dopo questo periodo aureo dicommercio questa zona è stataquasi dimenticata per due secolifino a quando il conflitto indo-pakistano-cinese non ha riani-mato le valli con un ingentespiegamento di truppe.La costruzione dell’aeroportocivile ha fatto sì che i ricchiindiani del Sud potessero age-volmente scappare dalla caluraestiva di Delhi riparando tra lemontagne. Da qui in poi il turi-smo è divenuto la prima risorsadi queste valli che per quattromesi all’anno accolgono migliaiadi turisti da tutto il mondo.Dopo l’alluvione tutto si è fer-mato, i turisti sono scomparsi.Coloro che erano venuti dalSud, ma anche dal Nepal, perlavorare sono rimasti senzaimpiego. Shop keeper, venditoriambulanti, ma anche portatori,autisti, garzoni si aggirano orasconsolati tra le macerie cercan-do di tornare a casa anche se amani vuote. In molti stannopensando di scendere verso ilKashmir ma, anche lì, tutto èbloccato per via degli scontrisecessionisti. Commercio e turi-smo, le uniche risorse per chinon possiede la terra, sonofermi e non rimane molto altroda fare.Il governo centrale Indiano,dopo gli scioperi dello scorsoanno in Ladakh e i tafferugli inKashmir, non sembra affattointenzionato a sostenere laripresa con aiuti straordinari equindi le prospettive appaionobuie.

Fotografie di Fabrizio Cosi e AlbertoDolci, sostenitori di Ascolta e Vivi

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Il diario di Ennio Santini,chiocciolista e volontariodell’Associazione Ascolta e Vivi, a Lehdurante l’alluvione di questa estate.

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La missione dell’AssociazioneAscolta e Vivi Onlus è aiutare i bambini con problemi di uditonei Paesi in Via di Sviluppo,supportando progetti che promuovano la comprensionedelle loro esigenze e migliorinoil loro accesso alle cure mediche,all’educazione scolastica, all’inclusione nella vita sociale.

L’approccio dell’Associazione è quello dilavorare attraverso le istituzioni (ospedali escuole locali) costruendo e sostenendo,attraverso interventi di formazione e affian-camento, la capacità locale, così che i pro-fessionisti, medici, tecnici e insegnanti

abbiano le competenze e la strumentazionenecessarie per aiutare i bambini e più ingenerale le persone con problemi di udito.L’Associazione si occupa anche di fornire lastrumentazione necessaria e il training cosìche le risorse umane locali possano diagno-sticare e trattare le perdite uditive, tramitel’applicazione di protesi acustiche e la tera-pia logopedica.L’obiettivo è quello di rendere disponibili aibambini con problemi di udito risorse affin-ché possano condurre una vita migliore epossano avere accesso a quante più oppor-tunità possibili; per fare questo è necessariosupportare le scuole per bambini sordi, cosìche gli insegnanti siano in grado di trasmet-tere un’educazione qualificata ai loro alunni.Ascolta e Vivi considera fondamentale cam-biare l’attitudine e l’atteggiamento nei con-fronti della sordità e della disabilità e perquesto lavora per migliorare la comprensio-

ne della popolazione rispetto ai bisognidelle persone con problemi di udito, spe-cialmente in quelle culture in cui la disabi-lità è vista come un tabù.

I progetti• Kenya, Kibarani School for the Deaf e

Ospe dale Governativo di Kilifi (regione traMalindi e Mombasa);

• Camerun, Fondazione Bethleem di Mouda;• Congo, Ospedale Aneolite di Mungbere;• Bielorussia, Reparto di Otorinolaringoiatria

dell’Ospedale di Minsk, Kindergaarten eIstituto per bambini sordi di Zhdanovichi;

• Nicaragua, C.A.I.E. (Centro Audicion yIntegracion Escolar), Managua;

• Ladakh (India), SNM Hospital, Leh.Parallelamente alle attività umanitarie all’e-stero, Ascolta e Vivi promuove in Italia unaserie di iniziative volte a sensibilizzare einformare sul tema della sordità.

Associazione Ascolta e Vivi

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L’Associazione Ascolta e Vivi Onlus è impegnata in Ladakh a sostegno dell’Ospedale SNM di Leh, la capitale.

L’ospedale SNM di Leh è una struttura che presenta gravicarenze sia a livello organizzativo sia strutturale (gli spazi sonoridotti ai minimi termini, le apparecchiature sono scarse edatate, ecc.). L’obiettivo principale del progetto “Sordità inLadakh” è quello di aiutare le persone con problemi uditivi chefanno capo all’Ospedale SNM di Leh e, in particolare, di favori-re il recupero uditivo dei bambini sordi per facilitarne l’inseri-mento nel contesto sociale e scolastico. Nello specifico, ci sipropone di migliorare e potenziare presso l’ospedale di Leh iservizi di diagnosi e terapia della sordità e delle otopatie (dia-gnosi audiologica, screening neonatale, applicazione di protesiacustiche con chiocciole su misura, terapia logopedica). Per raggiungere questi obiettivi è necessario:• allestire un ambulatorio di audiologia con annesso labora-

torio protesico;• avviare le attività di diagnosi e terapia della sordità e delle

patologie uditive;• formare il personale locale affinché sia in grado di portare

avanti questa attività in autonomia anche in assenza deivolontari dell’Associazione.

Ascolta e Vivi è presente in Ladakh dal 1999. Da allora, gra-zie all’impegno dei volontari e alla generosità dei benefatto-ri è stato possibile raggiungere importanti obiettivi. Alla luce delle carenze strutturali dell’ospedale di Leh in mate-ria di otorinolaringoiatria (ORL), è stato costruito un ambula-torio da adibire alla diagnosi e terapia della sordità e dellepatologie uditive. In questo ambulatorio, terminato nel 2002 e inaugurato nel2003, vengono visitati in media 40 pazienti al giorno, il 50%dei quali sono bambini che soffrono di infezioni all’orecchio.All’interno di questa nuova struttura sono stati allestiti:• un laboratorio per la costruzione delle chiocciole;• un laboratorio diagnostico completo di un audiometro, un

impedenzometro, un apparecchio per l’audiometria infantileABR (donato nel 2005) e uno OAE (donato nel 2007);

• un laboratorio audioprotesico per l’applicazione delle prote-si completo di orecchio elettronico, PC portatile e program-matore.

Il nuovo ambulatorio è coordinato da un medico otorinola-ringoiatra indiano e gestito da personale locale; lo staff èstato formato in parte a Nuova Delhi (nel triennio 2004-2007) in parte durante le visite dei volontari italiani diAscolta e Vivi. In questi anni, l’Associazione si è fatta carico non solo dellafornitura della strumentazione necessaria alla diagnosi dellasordità, ma anche della fornitura delle protesi stesse: dall’iniziodel progetto ne sono state donate 297.

Lo screening neonataleDal 2007, anno in cui è stato donato l’OAE (otoemissioni acu-stiche), è stata introdotta presso l’Ospedale SNM di Leh la pra-

tica di effettuare lo screening dell’udito su tutti i nuovi nati nell’o-spedale, oltre che sui pazienti visitati nel reparto di otorinolaringoia-tria (bambini nati fuori Leh, in casa ecc.).

Grazie al processo di screening è possibile diagnosticare precoce-mente la perdita uditiva: questo consente un intervento rapido econ maggiore potenzialità di successo nella riabilitazione. Attual-mente, tutte le persone (e specificatamente i bambini) che nonvengono visitati all’Ospedale di Leh non fanno questo screening.

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Ascolta e Vivi Onlus è un’associazione senzascopo di lucro, costituita a Milano il 12 luglio1999, grazie all’unione di diversi professionistidel settore medico come otorinolaringoiatri,audiometristi, audioprotesisti e logopedisti.

L’Associazione si prefigge il compito di aiutare le persone con pro-blemi di udito, in particolare i bambini, nei Paesi in Via di Svilup-po, non solo con l’aiuto diretto sul campo, che si concretizza innumerose missioni umanitarie, ma anche tramite l’istruzione dimedici e tecnici locali. Lo scopo è garantire alle strutture sanitarie del luogo i mezzi, laformazione e l’autonomia necessari a proseguire l’opera avviata dainostri volontari.

Come mai abbiamo scelto di occuparci di sordità? Innanzi tuttoperché la diagnosi e terapia della sordità fanno parte del lavoroquotidiano dei soci fondatori dell’Associazione. In secondo luogoperché la sordità ancora oggi è considerata come una malattiapoco curabile anche in un paese “avanzato” come il nostro. Unasordità anche grave, invece, può essere recuperata tramite ausilitecnologicamente avanzati e un’adeguata terapia riabilitativa. InItalia il nostro impegno è “farlo sapere” ai genitori di bambinisordi e a tutte le persone con problemi di udito.La sordità rappresenta una gravissima menomazione sensoriale esociale. Nel bambino la sordità risulta ancora più grave in quantouna mancata informazione sonora determina inevitabilmenteun’alterazione nell’acquisizione del linguaggio con disturbi dellapersonalità e del comportamento.Il problema della sordità non è da poco: riguarda, a livello mon-diale, il 10% della popolazione.

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Ma nei Paesi in Via di Sviluppo otto bambini su mille nasconocon sordità grave mentre nei paesi occidentali la proporzione siriduce a uno su mille! La sordità può sopraggiungere in qualsiasi momento:• Prima della nascita (origine ereditaria, virale, tossica ecc.).• Alla nascita (asfissia, ittero ecc.).• Nei primi mesi di vita (meningite ecc.).• Nel corso degli anni (trauma cranico, intossicazioni, forme vira-

li, presbiacusia ecc.).Il bambino sordo dalla nascita (sordità preverbale) non è in gradodi sviluppare il linguaggio in modo normale senza una adeguataterapia protesico/riabilitativa. Il bambino diventato sordo verso i3/4 anni (sordità periverbale) perde quasi completamente il lin-guaggio se non viene tempestivamente protesizzato.La persona diventata sorda dopo la completa acquisizione dellaparola (sordità postverbale) conserva pressoché inalterato il proprio

patrimonio linguistico; ciò che viene compromessa, se non vengo-no presi opportuni provvedimenti, è la comunicazione verbale coninevitabili conseguenze sul piano sociale e psicologico.L’intervento di Ascolta e Vivi nei paesi in Via di Sviluppo si concre-tizza nella terapia della sordità tramite l’applicazione di protesiacustiche e, per i bambini, con la rieducazione del linguaggio.Questi passi sono indispensabili per combattere l’emarginazionesociale alla quale sono destinate le persone affette da questodisturbo, soprattutto nei paesi poveri.In questi anni l’Associazione ha realizzato numerosi progetti asostegno di ospedali e scuole, in alcuni Paesi del terzo mondo incui il problema della sordità è particolarmente angoscioso e nellostesso tempo trascurato dalle autorità locali: Camerun, Congo,Kenya, Bielorussia, Nepal, Ladakh e Nicaragua.

Luca Del Bo, Presidente di Ascolta e Vivi

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OSPEDALE DI LEHL’entrata dell’ambulatorio didiagnosi e terapia della sordità edelle patologie uditive costruito e allestito da Ascolta e Viviterminato nel 2002.

Per il Natale 2010 il Xmas Project ha scelto di sostenere l’AssociazioneAscolta e Vivi Onlus nella realizzazionedel suo prossimo obiettivo:l’allestimento di una clinica mobile.

Il veicolo sarà equipaggiato con tutta lastrumentazione necessaria allo screeningdell’udito e a una visita per valutare lasalute dell’orecchio, compresi otoscopio eaudiometro. La base della clinica mobilesarà Leh. Questo servizio porteràassistenza alle persone con problemiuditivi, cura delle patologie dell’orecchio, e deferimento dei pazienti da ambulatorimedici presenti sul territorio e dalle scuole.

L’Associazione stima di poterraggiungere e visitare, grazie alla clinicamobile, più di mille persone all’anno.

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Il progetto 2010:Ladakh, il pulmino di Leh

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La regione del Ladakh è estremamente montagnosa, e gli insediamenti umani sono raggruppati in vilaggi e piccoli paesi, distanti tra loroe caratterizzati da collegamentinon sempre agili. Questa difficoltà negli spostamenti si traduce nel fattoche spesso le persone con problemi di salute o affette da infermità non vengono nemmeno portate all’ospedale.

Inoltre, la mancanza di cultura porta a con-siderare le malattie come strani fenomenisoprannaturali da curare con preghiere eofferte alle divinità.Circa il 70% dei bambini nasce in casa, incondizioni scarsamente igieniche, e perquesto motivo purtroppo è ancora moltoelevato il tasso di mortalità infantile al

momento del parto. Detto ciò, l’attualeattività di screening neonatale, comedescritta precedentemente, è limitata all’O-spedale di Leh, vale a dire a circa il 30% deineonati.

La nuova proposta progettuale prevede lacreazione di un’unità mobile di diagnosidella sordità, che possa raggiungere gliinsediamenti più remoti. Si tratta diattrezzare una clinica mobile costruitasecondo le indicazioni di Ascolta e Vivi,utilizzando un veicolo tipo ambulanza.

Il veicolo utilizza un generatore portatile,per permettere l’utilizzo della strumenta-zione per lo screening uditivo anche nellezone in cui manca un allacciamento stabilealla corrente elettrica. È dotato inoltre di una piccola riserva diacqua, di un frigo per i farmaci e di riscal-damento/condizionamento.La clinica mobile sarà equipaggiata contutta la strumentazione necessaria alloscreening dell’udito (una cabina insonoriz-zata) e ad una visita per valutare la salute

dell’orecchio, compresi otoscopio e audio-metro. La base della clinica mobile sarà Leh,dove sono già presenti e attivi gli ambula-tori di audiologia promossi in passato daAscolta e Vivi e dove opera il personale for-mato nel corso degli anni, che può garanti-re la manutenzione della strumentazioneche compone la clinica mobile. Lo staff dell’ambulatorio otorinolaringoia-tria di Leh è composto dal medico indiano eda quattro tecnici: essi potranno seguire arotazione la clinica mobile. Sarà necessarioassumere un autista a tempo pieno perl’ambulanza.Questo servizio porterà assistenza alle per-sone con problemi uditivi, cura delle pato-logie dell’orecchio, e deferimento deipazienti da ambulatori medici presenti sulterritorio e dalle scuole.Stimiamo di poter raggiungere e visitare,grazie alla clinica mobile, più di millepersone all’anno, che altrimenti nonavrebbero la possibilità di essere visitateda uno specialista dell’orecchio, perchévivono in villaggi remoti e non hannopossibilità di raggiungere Leh.

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Il budgetDESCRIZIONE COSTO 1^ COSTO 2^

ANNUALITÀ ANNUALITÀ

Ambulanza (con modifica per cabina insonorizzata) 17.000 € –

Generatore portatile 500 € –

Attrezzatura (audiometro portatile e altro) 5.000 € –

Fornitura protesi acustiche (e relativo materiale a corredo) 5.000 € 5.000 €

Manutenzione pulmino e carburante 2.500 € 2.500 €

Stipendio autista (annuale) 1.100 € 1.100 €

Viaggi volontari (1/anno) 3.000 € 3.000 €

Spese di gestione 1.500 € 500 €

Totale 35.600 € 12.100 €

Un altro aspetto molto importante di questo servi-zio è che permetterà di formare il personale medicoe infermieristico presente sul territorio all’approcciocon i problemi uditivi più banali (tappi di cerume,otiti), che se trascurati possono da luogo a patolo-gie gravi e sordità. Inoltre sarà importante diffondere una correttainformazione sulla possibilità di soluzione di moltiproblemi legati all’orecchio. I casi più gravi verran-no ovviamente indirizzati all’ospedale di Leh.

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Associazione Ascolta e ViviVia Vincenzo Foppa, 1520144 MilanoTel.-Fax. 02/72001824E-mail: [email protected]

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www.aevo.org

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Disegno di Alice Poli

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Haiku(quartiere islamico di Leh, India)

moltitudine…al mercato della carnefumi d’incenso

crowdsat the meat marketincense mingles

Andrea Cecon

Il ladro di orecchie

C’era una volta in un paese lontano un mago che vive tutto solo in una grotta buia e fredda. Era un mago cattivo earrabbiato con tutti, si diceva che per invidia rubasse le orecchie ai bambini che ridevano troppo. Un giorno il bimbo Samir,dopo che il mago aveva rubato le orecchie del suo fratellino, decise che bisognava dargli una lezione e così una notte andònella grotta buia e puzzolente e gli strappò le orecchie. Il giorno dopo il cattivo mago si svegliò tardi perché non sentì lasveglia dei pipistrelli, non solo ma non sentì neanche il gregge di capre che avevano invaso la sua grotta per ripararsi dallapioggia di cui non poteva neanche sentire lo scroscio. Appoggiando le mani sulla testa si accorse che gli avevano rubato leorecchie e iniziò a piangere forte forte, ma così forte che anche Samir nel villaggio lo sentì e commuovendosi tornò da lui perrestituirgliele. Il mago cattivo con il volto imbronciato allungò la mano, prese le sue orecchie e se le rimise a posto. Poiasciugandosi gli occhi e soffiandosi il naso si alzò. Samir si nascose pensando che volesse fargli del male, invece gli andòincontro e lo abbracciò. Poi ridendo disse: “Grazie, solo ora capisco quanto sono stato cattivo. Restituirò a tutti le orecchie ese qualcuno le dovesse perdere gliene fabbricherò delle altre, così che tutti possano sentire il cinguettio degli uccellini, ilgracidare delle rane, il frinire delle cicale ma anche l’ululato del vento quando sta per arrivare il temporale”.Così Samir abbracciò il vecchio mago e presolo per mano lo portò al villaggio. Tutti si nascosero impauriti, ma dopo aversentito la storia e vedendolo così gentile, si fidarono di lui e piano piano ad uno ad uno si misero in fila per farsi ridare leorecchie e tutto il loro sentire. Da quel giorno il mago e gli abitanti del villaggio vissero tutti insieme felici e contenti.

Margherita Ghirardi

Acuisco i sensi e mi metto in ascolto...

non dici una parola ma ora ti sento, ora ho imparato.

Perché non basta avere orecchie per ascoltare...ci vuole desiderio, sensibilità, osservazione... tutto può essere così chiaro se si impara ad ascoltare con il cuore, a comunicare con il cuore... emozioni! Un sorriso, una mano tesa...

sono più potenti di qualsiasi parola... le emozioni le senti sulla pelle... in silenzio... sempre.

Eva e Max Volpi

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Per vocazione e mestiere parlo molto.

Per lo stesso motivo ascolto e spesso mi vienechiesta un’opinione. Parlo infatti in una radio cheha come caratteristica principale quella di averepiù parole che musica, in gergo si chiama talkradio. Ascoltare ogni giorno persone cheprobabilmente non conoscerò mai di persona,richiede attenzione anche per argomenti nontrascendentali. Ma è un buon esercizio per unparlatore, quale io vengo considerato.Il fatto è che verso questo argomento nutro unsentimento di forte sospetto. Perché nessuno ascolta più? Quante volte miritrovo o osservo da spettatore conversazioni in cuiil protagonista assoluto è il disinteresse per l’altro. Nello stesso istante in cui qualcuno lancia il “comestai? Raccontami!” quella stessa persona spessoascolta con impazienza il resoconto richiestoattendendo con trepidazione il momento in cuil’interlocutore gli porrà lo stesso quesito. Le conversazioni si infittiscono ed ecco che i botta erisposta diventano surreali: “... e quindi alla fineabbiamo deciso di fare le vacanze in Grecia”,“Ho capito, sai che ho chiesto il trasferimento inun’altra sede?” segue accurata descrizione dellanoiosissima e autoriferita tematica professionale.La conversazione poi, senza preavviso alcuno, virasu un altro argomento senza collegamento:

“ma lo sai che Luca ha compiuto 3 anni l’altro ieri?Vedessi come...” insomma vacanze, lavoro e figlinello spazio di un quarto d’ora, senza interesseverso chi e cosa ascolta.Sembra che ognuno abbia un piccolo show damostrare e che il ruolo di pubblico, benché unatantum, sia quantomeno seccante.La retorica dell’ascolto nasconde tra le pieghe undebito subdolo verso chi ti ha fatto questagenerosa cortesia. Lo stesso tema che ci è statoassegnato per i contributi di quest’anno ci invita aringraziare chi ci ha ascoltato. Ma è proprio qui ilcrocevia dell’equivoco.Mi spiego meglioAlcuni amici, in un mio momento di difficoltà, mi

hanno ascoltato. Sia chiaro eraaccaduto anche il contrario e accadràdi nuovo.Ho dato me stesso, come si fa a

vent’anni, quando le persone non sonoancora strutturate, non hanno ancoraun’identità e un ruolo preciso e si parla

di tutto con più semplicità. Ma ascoltare qualcuno che ti

rovescia i propri turbamenti dopoquella fase di vita pare sia più

complicato.

Se non si riesce a trovare il modo di “ascoltarsi”come si può essere preparati a gestire un amico cheha una difficoltà perdurante? È un pò comequando abbiamo un lutto grave. I primi giornisono tutti lì. Ma poi le persone spariscono,inghiottite dalle loro vite. L’ascolto ha un tempo e un luogo che, al di là dellaretorica, la comunità ti concede con generosità mati sottrae con imbarazzo o fastidio se ritiene che ilmalcapitatato ne abusi. E parlare d’amore? E ascoltarlo in compagnia diamici e sconosciuti? È un suono infinito chepervade e che pure, anno dopo anno, stasparendo dalla bocca delle persone che conosco. Se ne parla così timidamente, con così tanta pauradi sentirsi giudicati, proprio dagli stessi amici, che avolte si preferisce rivolgere il proprio battito apersone che ci conoscono meno. Non è un paradosso?Per questo io ringrazio chi ascolta, allo stessomodo di chi ha il coraggio di parlareautenticamente, senza tutti quei formalismi dietroai quali ci si trincera per convenzione.In fondo, se avete letto tutto quello che ho scrittofino a qui, anche voi mi avete ascoltato. E di questo vi ringrazio. Visto che si può?

Lapo De Carlo

Vibrazioni, onde, propagazione.Riuscire a cogliere, comunicare.Le prime: pura fisica; le seconde: chimica delle relazioni.

Claudio Elie

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Ma più di tutti il treno

Tu tum tu tum tu tum tu tum. Esiste un’intercapedine temporale in quel cumolo grigioche mi ritrovo in testa, in cui vanno a finire tutti i ricordilegati alla mia infanzia. È una sorta di malinconiacongenita che mi porta a tradurre in prosa la poesia che siannida in quel cono buio. Sono le 18 e viaggio sul sedileposteriore dell’auto di papà. È uno squalo celeste. Si sente,sia dentro che fuori, il rombo del motore di una volta, oforse è solo la marmitta bucata.Il nastro gira lento e lascia nell’aria imprigionatadall’abitacolo le parole di De Andrè “Una gamba qua, unagamba là gonfi di vino quattro pensionati mezziavvelenati al tavolino. Lì troverai lì col tempo che fa estate einverno, a stratracannare a stramaledir le donne, il tempoe il governo”. E il suono della voce di mia sorella che michiede di giocare al gioco del “sì e del no”.Ore 14 Cunardo, piena estate, agosto forse. La betonieragira spinta dal suo motore a scoppio azionato dalla cordae tutto quello che si trova nelle sue vicinanze fa da cassaarmonica e diffonde il suo urlo da battaglia nei dintorni.L’acqua è l’ingrediente fondamentale per il cemento, servead amalgamare a creare il legame tra le parti che sarannopoi un tutt’uno. Il rumore dell’acqua è quello che sentiall’interno della betoniera, se hai il timpano allenato peravvicinarti. Quando torna la quiete, sembra di non averemai conosciuto il silenzio. Io sono quello della cannadell’acqua, braghe corte e Tepa Sport ai piedi, che pulisce iresidui di sabbia e cemento, attento a che nulla sfugga algetto d’acqua, il cui lieve fruscio riconcilia il rumore e ilsilenzio. Notte, camera da letto, sono rannicchiato su me

stesso, nell’angolo, per lasciare spazio all’esercito dipupazzi che dorme assieme a me. Titti da

solo occupa la metà del materasso. Stringo delicatamente tra le dita il

tessuto liscio della vestaglia dellamamma.

L’ho presa in prestito per tutta la vita. È come dare una forma e un volume all’amorematerno. Anzi no, è dare un rumore.Quel lento e continuo sfregare fra le dita la veste,regala alle mie orecchie il sottile sibilo della notte emi accompagna al sonno.Sera, ore 21. Treno. Ci muoviamo verso una stazione.Probabilmente Milano, Stazione Centrale.Tu tum tu tum, tu tum tu tum. È il rumore che più miriempie di nostalgia. Tu tum tu tum, tu tum tu tum. Conle mani a cucchiaio a costruire una barriera tra gli occhie lo scompartimento e la fronte incollata al finestrino,guardo fuori il lento scivolare indietro delle case, delle lucie degli alberi.Tu tum tu tum, tu tum tu tum, mi arrotolo nellapoltrona come un gatto e trovo il sonno.TU TUM TU TUM, TU TUM TU TUM, la mamma haaperto il finestrino per buttare il mozzicone, ho aperto gliocchi e li ho richiusi nella dolce attesa della fine delviaggio.Ore 17.46. Oggi. Il treno non regala più lo stessorumore. È un fischio simile a quello che fa lametropolitana. Non ci sono più gliscompartimenti e le orecchie si tappano per laforte velocità. È come se la tecnologia si fosseportata via la poesia del rassicuranterumore di una volta.Per fortuna mia mamma, qualche hannofa, ha chiuso il tu tum tu tum in una scatolamagica e me l’ha donata. Quando laschiaccio suona.Ho regalato a Romeo il rumore del treno.Sorride quando suona. Apro e chiudo la manoche tiene la scatola magica per fargli conoscere ladifferenza tra il tu tum tu tum sordo e il TU TUM TU TUMdel finestrino aperto.È Francesca che mi ha fatto scoprire la poesia del rumoredel treno, e quando ci corre vicino siamo tre volti dagliocchi che urlano gioia.

“A volte, per sentire, basta solo saper ascoltare.”

Fabio Russo

“Di notte penso al mio pianoforte nel profondo dell’oceano e a volte penso anche a me,sospesa sopra di esso. Là sotto è tutto così fermo, silenzioso... che mi concilia il sonno. È una strana ninna nanna. Ma è così, è mia. C’è un grande silenzio dove non c’è maistato suono. C’è un grande silenzio dove suono non può esserci: nella fredda tomba delprofondo mare.” (DAL FILM LEZIONI DI PIANO)

Claudia e Adriano

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Sento la voce di mio padre nei miei pensieri...

...certe volte la mattina mentre guidosulla provinciale verso la città.

Sarà perché vado incontro al lavoro,verso la giornata e mi serve grinta.

Mio padre l’ha sempre avuta, la grinta.L’altra voce importante è quella di mio

nonno, del nonno Cavaliere del Lavoro. È una voce di coscienza. L’ho sentita meno

spesso in questi anni, meno spesso di quantoavrei voluto. Non ho forse mai sognato mio

nonno e son già otto anni che è morto.Mio figlio sentirà la mia voce tra trent’anni.

Mia figlia grande parla già un po’ come me, alza le sopracciglia come me.

Mia figlia piccola ride come me.Un rumore mi chiedi: te ne do due. Il ronzio del frigo, quando studiavo la notte all’università. Il rimbombo

dell’acqua nelle orecchie da ragazzo, sciogliendomi nellavasca da bagno per mezz’ora, un rumore di quiete.

Questi sono rumori del passato.

I rumori di oggi, il casino di oggi, devo ancora digerirli.

Quando sono in macchina sparo forte lafilodiffusione RAI, sono uno dei quattro gatti

che ascoltano la sinfonica al volante, passotra i paesi del basso torinese e della

provincia Granda con Wagner amanetta, Mahler, Bach,

Mozart, Stravinskij, Saint-Saens e mi pare di pulire

le orecchie dei burini che incrocioabituati alle puttanate

contemporanee.Non amo il mondo in cui sto.

Sono disilluso. Ho preso a rinunciare ad ascoltarlo,

tanto lui non mi ascolta. Dico in generale.Mio padre per un verso è un uomo d’altri tempi.Mio nonno ancora di più, salutava in francese.

Vorrei essere già vecchio talvolta, coi peccati abbonati e l’alibi della saggezza. Andrebbe bene anche essere

scambiato per rimbambito, per far finta di non sentire più questa cacofonia di ragli e di muggiti.

Stefano Zimbaro

A me mi piace giocare conle orecchie di mio papà.

Lucia Fiorini

Ascoltare ed essere ascoltati è diventato sempre più difficile.

Siamo nell’era della comunicazione e la più grande contraddizione sta proprio nel fatto che molte persone, soprattutto i bambini, stanno perdendo la bussola

per muoversi adeguatamente in questa dimensione. Ascolto significa essere attenti alle esigenze e ai desideri degli altri, essere ascoltati vuol dire essere presi in considerazione, ed eventualmente essere apprezzati o contraddetti nelle proprie esternazioni o considerazioni. Per favorire un buon ascolto ci vuole silenzio e rispetto reciproco.

Maria Borrelli

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Sentire per caso...

la tua canzone preferita alla radio, sentire il boato dello stadio che esulta quando segna la tua squadra del cuore,

sentire lo sciabordare delle onde contro la chiglia della barca,sentire le urla di richiamo di un mercato asiatico o arabo, sentire le

vertigini perché sei in cima al grattacielo più alto di tutta l’Asia, sentire il tuo cantante preferito dal vivo, sentire l’abbraccio

di un’amica che ti consola, sapere che a volte gli amici “devono”dirti cose che tu NON vuoi sentire, sentire che sei talmente felice

che non hai nemmeno le parole per descriverlo, sentire l’altoparlante che annuncia il tuo aereo per le vacanze,

sentire la voce familiare di mamma, papà, Silvia e Alberto, sentire in loop l’intro di Every Breat you take, sentire le farfalle

nello stomaco, oppure sentire un groppo in gola…Ci sono tanti modi di “sentire”. E tutti ti fanno “sentire” vivo.

Chiara Merlano

Il mio rumore del cuore, non hodubbi, è la musica.

I miei anni e tutto ciò che è accaduto nel loro corsosono legati a mille canzoni, una sola nota diciascuna di queste mi trascina e mi rimanda di forza a quegli istanti.

La musica è il mio calmante, il viaggio standofermi, il sogno ad occhi aperti. La musica è anche ilmio rammarico, a volte è stata causa di errori e disofferenze...che sbagli!La musica si ascolta con leorecchie, ma la si può sentire con il cuore.Ci sono voci, note e parole che arrivano dritte alcuore e da lì non se ne vanno mai. Io non lo so se ho la capacità di ascoltare, so dicerto però che pochi ne sono dotati.

Consiglio, invece, di ascoltarsi, sentire prima séstessi e il rumore dei propri pensieri. Questo è il veroregalo che potremmo farci. Perché se non ascolti ilbattito del tuo cuore come puoi sentire il rumoredel vento, il respiro di un bimbo, lo scoppiettio delfuoco, il fruscio delle pagine di un libro, le fusa diun gatto... il boato del silenzio?

Erica Brovelli

Riccardo Brioschi

È bello sentire la musica!

Bianca Gelpi

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Ma come si fa a scrivere i suoni se non sei musicista?

A come amico, amore, àncoraB come bella, buona, BenedettaC come casa, cose, care, il concerto dei LitfibaD come dove, dato, detto, davvero?E come e ti ricordi quella volta cheF come me e te, festa, fiero

G come il punto e a capoH come hotel, tanti per il mondoI come invece di, ieri, immensoL come lana, letto, lettoM come ma cosa mi dici maiN come nuvola, navata, nontiscordardime

O come ora pro nobisP come peccato, perbaccoQ come quadro, fin dall’asilo e non è mai cambiatoR come ric, riccio, raggioS come sole, santo, sensibileT come tetto, tutto, terraU come una come lei non ce n’èV come vedo, vero, ventoZ come zeppa, zeppelin, zus

Federica Capuzzo

Barbablù... clack...

... e la mamma che corre a girare la cassetta nel mangianastri...il fruscio delle pizze dei super 8 coi filmini muti dei nonni...il boato dello stadio, Fabri che gioca al subbuteo...papà che fischietta Guccini in macchina...l’angelo e la pazienza, ecco Rena...(Sud) Sound System e ballare fino all’alba a Sant’Andrea...Fa’ che piova caffè nel campo e i ragazzi che cantano per noi (9-9-99)...what a wonderful world, Diego che si muove dentro di me...always on my mind, Stak...redemption song, Davide che sta per venire al mondo...radiocronaca casalinga Inter-Milan (11-0), Dieghito in corridoio col pallone di spugna...Davide che arriva di notte sussurrando “c’è un posticino anche per me?”...la voce dei nonni, che purtroppo non ricordo più...

Francesca Colciaghi

Tema: io ascolto...

Quando ascolto delle canzoni che mi piacciono mi viene

voglia di risentirle. Le canzoni d’amore e lente

sono le canzoni che mirimangono più nel cuore

e che mi ricordo di più. I rumori che mi colpisconoall’improvviso sono quelli che mi fanno più paura perché mi sorprendono.

Tutti i rumori e tutti i suoni io li sento benissimo,

solo che mi dicono sempre tutti che sono

SORDA!

Camilla Fiorini

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Il mio volume

Ruoto la testa, respiro, sento il profumo e il sapore del cloro, poi il rumoredell’aria che mi attraversa i polmoni, soddisfando la ricerca d’ossigeno.

In sottofondo un vociare chiassoso, dura soltanto un attimo poi tutto torna ad essere ovattato. Il borbottio delle bolle d’aria che escono dal mio naso

fuggendo verso la superficie e il rumore degli arti che muovono l’acqua, restanogli unici suoni che sono in grado di percepire.

Nuotare mi permette di selezionare i pensieri: lasciare a bordo vasca tuttociò che voglio mettere in secondo piano, anche solo per un breve periodo.

Oggi mi concentro sulle attività che il mio corpo compie grazie ad impulsiinviati dal cervello senza che l’avvallo della ragione sia necessario. Ognitanto è bello riscoprire il battito del proprio cuore, la frequenza che loaffianca al respiro e ricevere il resto dei rumori solo sotto forma di

vibrazioni secondarie che raggiungono le nostre ossa. L’acqua miprotegge dai decibel ingombranti della vita e scelgo di avvalermi

di questo scudo per settare il volume a mio piacimento.Poi posso arrampicarmi sulla scaletta, uscire dalla piscina,

scuotere la testa, permettere all’acqua di abbandonare le cavità dellemie orecchie e incamminarmi verso l’accappatoio, restituendo una

forma popolare ai suoni quotidiani. Questo è il mio vantaggio.Nella normalità di ogni giorno mi trovo di fronte a chi fissa le mie labbra

e, solo ogni tanto, i miei occhi per comprendere ciò che dico. Quando mene accorgo rallento, scandisco le parole, cerco di evitare che la mia bocca

resti pigra di movimenti, voglio essere udita anche sott’acqua, perché se micapitasse di incontrare qualcuno sul fondo della piscina vorrei poter esserein grado di comunicare lo stesso, vorrei la possibilità di comprendere ed

essere compresa. Indipendente dal rumore o dal rumore assente.

Ginesta Ferraro

Che suoni ci sono nel mio cuore?

Chiudo gli occhi e ascolto… cosa sento?... Sento le risatedei bambini che giocano… il cinguettio degli uccelli… il

ticchettio della pioggia… il canto del vento tra le frondedegli alberi o tra le scogliere… lo scricchiolio delle

foglie secche sotto i piedi… l’abbaiare di un cane e ilmiagolio di un gatto… il frinire delle cicale… l’infrangersi

delle onde del mare sulla battigia… il silenzio della neve che cade… loscroscio di una cascata… il gorgogliare di una fontana… ilcampanaccio di una mucca… lo scoppiettio del fuoco… il frusciodelle pagine di un libro… lo schiocco di un bacio…

Martina Volpi

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Molto spesso diamo piùimportanza al sentire nella sua

ecce zione di provare sentimenti edemozioni. Questo perché, noi udenti, non ci

siamo mai trovati a non poter sentire il “suono”della risata di una persona felice, il “suono” del pianto di

chi ci sta soffrendo accanto, il “suono” delle voci dei nostribambini, il “suono” delle parole sussurrateci da chi ci ama. Non ci siamo mai posti ilproblema di non sentire il “suono” della natura che ci circonda, dal cinguettio di unuccellino al rombo del tuono.Mi è difficile immaginare una vita senza suoni, senza la musica che riempie le nostrevite. Anzi, spesso anelo a un po’ di silenzio. Aiutando chi, meno fortunato, non senteforse possiamo imparare anche ad ascoltare meglio.

Augusta Mamoli

A me piace...

ascoltare alcune cose che ci sono nel mondo come la musica, le storie su Gesù, il coccodè delle galline,l’acqua che scorre, il richiamo della mamma, il fischio delle marmotte... Non mi piace sentire il rumoredelle moto, quando la mamma mi sgrida, la voce di chi litiga...

Sofia Gelpi

Non ci accorgiamo, ma in ogni attimo possiamo...

vedere, cantare, ballare, toccare, odorare, sentire e ascoltare...

possiamo vivere ogni istante!Ma non sempre tutti possono farlo come noi...

Il bello è che chi non può sentire...riesce a dare, donare più di quanto noi sappiamo

comunicare a parole...Sentirsi soli ed estraniati a questo mondo dev’essere

agghiacciante per loro, ma non sanno quanto i loro

sorrisi parlino ai nostri cuori... solo tramite questo linguaggio... quello dell’amore...

potremo aiutarli, così loro un giorno si renderanno conto delle parole che ci hanno detto:

... vogliamo sentire...

Annalisa Tiranti

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DEVELOPMENT ENGINEERING AUTOMATION SRLsupporta e diffonde il Xmas Project 2010

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SAFETY PARTNER SRLsupporta e diffonde il Xmas Project 2010

I sogni sono il mezzo con cui portiamo avanti le nostre passioni. Le passioni fioriscono dalla cultura. La cultura è la casa che costruiamo con i nostri sensi. Guarda, tocca, senti... sogna!

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ROMINA BONALDOREMARKABLE ROCKS ON KANGAROO ISLAND, AUSTRALIA – MAGGIO 2010

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L’ascolto è un punto di vista

Hai sentito il fruscio delle foglie quando sei nel lettoe fuori c’è il vento? Sembra di stare su una nave inmare aperto. Quando sono nel letto sento l’odoredel camino e quando ho freddo mi alzo e miaccuccio lì vicino, mi piace guardare le fiammelleche piano piano si consumano. Hai ascoltato che magia il suono dei tamburi? Mi sembra di stare in Africa e di vedere le gazzellecorrere nella savana mentre i leoni ruggiscono!Quando vedo un tamburo, io lo tocco e chiudo gliocchi, poi inizio a sentire il battito del mio cuore piùforte nel petto e nella gola e so che se il tamburovibra sotto le mie mani, chi è vicino sente lo stessomio palpito. Hai sentito che bello il suono dellavoce quando chi ti parla pronuncia il tuo nome?Ti fa sentire importante.Mi sento bene quando qualcuno si volta adascoltarmi mentre lo sto chiamando.

Non ti fa paura tutto questo frastuono? A voltevorrei stare sott’acqua per non sentire nessuno.Quando ho paura del silenzio apro gli occhi eosservo tutto attentamente. Ogni piccola cosaproduce vibrazioni sottili capaci di non farmisentire solo.

E cuore non duole

Se non guardi le immagini, né ascolti la radio, némai hai tempo di sfogliare un giornale dimentichipresto chi è lontano e soffre la fame e la guerra.Se non leggi col cuore le parole scritte da tuo padre,forse ignori che ti sta chiedendo perdono, così puoicontinuare indisturbato ad odiarlo.Se non ascolti attentamente la musica che piace atua moglie, non saprai mai se anche a te puòpiacere, così hai una scusa per non condividerla.Se chiedi un consiglio sapendo già che farai ditesta tua, la prossima volta domandalo allo

specchio, farai molto prima le tue scelte.Hai ogni strumento a disposizione per diventareun’isola e costruire da solo la tua tela come il ragnotesse la sua.

Un’eco speciale

Usa il tuo sguardo, le mani, il sorriso. Di cenere e vento è formata la voce, per chi nonriceve altro che un suono. Le parole più belle, chipuò sentirle, a volte le beve in un unico sorso, ciannaffia i gerani e questi muoiono.Non serve alzare la voce, se questo significa fartacere il cuore e parlare senza una direzione.I miei piedi rincorrono solo odori e colori, aiutamitu a dare un senso alla tua musica.Nessuno da solo può andare lontano, per questo tichiedo, ti ascolto, parliamo.

Mary Pantano

Le corde d

ella ch

itarra

che v

ibrano...

i pantaloni che strisciano sul pavimento quando ballo, il b

eat di una

canzone hip-hop, la palla da calcio che si in

sacca nella rete dopo un goal,

questi sono i suoni che mi emozionano, che mi fanno venire voglia di

alzarmi e ballare, che mi fa

nno esultare anche se prima ho litig

ato con un

amico. Vivere senza sentire questi m

agnifici suoni è vivere senza un

meraviglioso dono della natura che tutti dovrebbero avere.

Davide Volpi

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Mi sono messa

in ascolto e ho udito voci...

Non venivano dall’esterno ma dal profondo: del cuore,

della Terra, dell’Universo. Erano un lungo lamento e un

canto; un inno di gioia e un pianto. Erano le voci di tutti

gli esseri umani oppressi e schiavi; dei bambini venduti

o non nati; degli in

fermi e degli abbandonati.

Salivano da mari di lacrim

e, e tuttavia, nonostante la

sofferenza, inneggiavano alla vita; ringraziavano la

vita, e invocando: Liberaci dal male, pregavano per se

stessi e perché quanti come noi sono disattenti e illusi,

fossero perdonati.

Bruna Dell’Agnese

Sapere che esisti mi libera dal peso di essere me stesso e mi fa venire inmente progetti nuovi e sconosciuti. So che sono responsabile di quello

che sarà di te e che questo è un mondodel cazzo per crescere, ma per quanto

ne sappiamo è anche l’unico dove le api ronzano e i passeri ridono.

MEDINA REYES EFRAIM

Davide Agrati

Filastrocca dell’ascolto per chi ascolta filastrocche

Di questi tempi farsi ascoltareÈ più difficile di quanto si pensiEd è per questo che per farmi notareVoglio distinguermi dagli altri sensi

In primis la Vista che domina tutto Tanto che a furia di provarla a inseguireIl Gusto, L’Olfatto, L’Udito e il Tatto Son stati ridotti a un banale “sentire”

Ed è così che cotal filastroccaVuol raccontare una semplice storiaDi un bimbo che ancora oggi vive in Bicocca E che di quest’anno ha una strana memoria

Aveva dei tappi dentro le orecchieChe non gli permettevano di ascoltaree ogni tanto arrivavan pernacchiePerché lo credevano un po’ originale

Dicevano, “Guarda, gli piace sognare” Subiva richiami in continuazioneLui un po’ soffriva ma si dava da fareNel legger le labbra divenne un campione

Col tempo trovò una sua abilitàCercando di essere meno scostanteCon Cuore, Occhi e SensibilitàProvò ad avvicinare quel mondo distante

Adesso i tappi son volati viaInsieme all’ansia e al timor generaleMa non si è smarrita la sua fantasiaChe con quell’ascolto è diventata speciale

Bertrand Galbiati

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Come sarebbe?

Può sembrare strano, ma qualchevolta ho pensato a come micomporterei se perdessi l’udito...penso che qualche volta occorrerebbedavvero soffermarsi a meditare a cosavuol dire essere privati di uno deisensi. Anche se spessissimodesideriamo il silenzio, soprattuttoperché lo associamo a situazioni dipace e tranquillità: come sarebbe seproprio non sentissimo più nulla?Come sarebbe se dovessi svegliarmialla mattina senza il suono dellacampane vicine (anche se ho discussoper mesi con il parroco circa la loroeffettiva necessità, soprattutto ilsabato mattina alle 7,30!)? Come sarebbe se non potessi piùsentire la parola “mamma”,pronunciata circa un milione di volteal giorno dalle mie bambine? O le lororisate o i loro pianti? Come sarebbe senon potessi più sentire la voce diMassi, le sue parole affettuose o i suoisfoghi quando la giornata non èandata bene? Come potrei viveresenza sentire la musica, senza ilcinguettio degli uccelli, senza il rumoredella pioggia e del temporale, senza loscricchiolio sotto i piedi della nevecompatta, che suscita nella mente ilrumore del silenzio...Penso che potrei impazzire, davvero!! E quel silenzio che tanto, e spesso,cerchiamo nelle nostre giornate,diventa per me superfluo... e apprezzoanche la “pace rumorosa”!Concludo aggiungendo parte del testodi una bellissima canzone, che credoben riassuma quanto ho cercato diesprimere: “Fools said I you do notknow, silence like a cancer grows, hearmy words that I might teach you takemy arms that I might reach you...”forse non c’entrano nulla, forsepiacciono solo a me... ma le trovo“azzeccate”: cerchiamo di nonnasconderci nel silenzio!!!

Fede (MassiMatiGioia)

Tu(1998)

Le cose sottili.

Vorresti ricordare

ed ora rivivere

quei suoni di tuono lontani

e quelle cantilene di bimbi

percepite

distesa sul prato

sotto la quercia

nel dormiveglia?

Stefano D’Adda

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Ti sento...(discorsi tra Marco e Marco)

A volte ti sento bussareSento che mi chiami

Cerchi la mia attenzionePercepisco i tuoi segnali...

Ma non ti ascolto.

So bene che hai ragioneChe lo fai per me

... se ci pensi bene... lo fai anche un po’ per te...

ti dico che sento, ma adesso non riesco proprio ad ascoltarti.

ma non smettere maiPrima o poi ti ascolterò

Al momento giusto sarà semplice, magico.

...e sarai il primo a saperlo,Lo capirai tu

Senza neanche una parolaAdoro i tuoi segnali...

Non sarà mai tardi, credimi

Marco Tuffi

“Non ci sente bene, quindi è possibile che abbiate dei problemi.”

Questo è quanto mi hanno detto più volte a scuola, parenti o genitori dei miei alunni... Ma i problemi li hanno dati non chi non sentiva bene, ma chi non ascoltava. La vera questione

è non saper ascoltare, non assaporare il silenzio. Per far questo non serve solo la buonafunzione di un organo, ma la sensitività di tutta la persona. Sssssss... per favore

facciamo tutti un po’ di silenzio, oggi è più che mai indispensabile.Enrica Mamoli

Cerco disentire le mille

voci intorno a me,ma non sono capace

di fermarmi ad ascoltarti.

Guido Gelpi

La maratona

Una lunga lingua d’asfalto di 42,2 kmsempre dello stesso colore nero,

nero come le innumerevoli ombre dei piedi,come le gambe del corridore che girano

su se stesse in base alla direzione che prendirispetto al sole, sinistra destra,

davanti dietro... Dopo i primi adrenalinicichilometri, dove ci si incoraggia, si incita il compagno affianco, si ascoltano i ritmi incalzanti

delle percussioni, gli applausi e le urla del pubblico a bordo strada, all’improvviso

tutto tace tutto è ovattato. Il silenzio regna sovrano.

Sei solo con te stesso, con le tue gambe,il tuo respiro, la tua testa e con un unicopensiero: arrivare al traguardo colorato,

gioioso e rumoroso!

Alessandro Trovati

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EUROLOGOS MILANOsupporta e diffonde il Xmas Project 2010

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Che cosa c’è di più terribile che essere un bambino,a scuola, in una stanza vuota di suono

con una maestra che parla e parla e parla;e che quando ti viene vicino

si aspetta che tu abbia capito le sue parole?

Che cosa c’è di più terribile che avere la tentazione di conosceretutte le verità del mondo

e di volerle conoscere con le tue sole forze,e poi scoprire che questo tuo desiderio è destinato

ad andare in fumoe allora ti rivolgi a un fratello, a una sorella, a un amico

perché ti guardino per darti una rispostae che invece ti dicono, “Ma di che t’impicci, lascia perdere!”?

Che cosa c’è di più terribile che vedere qualcuno gridare,qualcuno che è solo convinto di aiutare a sentire;

e interpretare male le parole di un amicoche non vuole far altro che aiutarti a capire,mentre tu credi che voglia prenderti in giro?

Che cosa c’è di più terribile di quando ti ridono in faccia,solo perché tu cerchi di ripetere le parole degli altri

proprio per essere sicuro di aver capito bene,e poi ti accorgi che non avevi capito niente

e allora vorresti gridare, “Ti prego, fratello, aiutami!”?

Devi essere sordo per capire.

Com’è terribile sentire una mano.Sì, devi essere sordo per capirlo!

ESTRATTI DALLA POESIA “DEVI ESSERE SORDO PER CAPIRE” DI WILLARD J. MADSEN, POETA SORDO AMERICANO

SPEED TRANSPORT SERVICE ITALIANA SRLsupporta e diffonde il Xmas Project 2010

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“Ecoutez! Tu non mi ascolti, io non ti sento”è un progetto fotografico ispirato alle fiabedei Fratelli Grimm, al tema dell’ascolto e delra c c o n t o , a l l a s c e l t a p e d a g o g i c a d iconcludere le favole con un bel “…e visserotutti felici e contenti” senza mai soffermarsisulla narrazione della felicità. Le immaginiparlano anche di comunicazione, delladifficoltà dei rapporti ovattati dalla sorditàculturale, intellettuale e generazionalerappresentata dallo sfondo potentementerosso, impermeabile, insormontabile.

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Fonendoscopio

Rappresenta lo strumento simbolo del medico e forse non è un caso. Si parte prorio dalui, il fonendo, un piccolo amplificatore tascabile, indispenasbile per auscultare il corpoche ci parla. Bastasse solo lui... invece ci servono le nostre orecchie ben attente e pronte, laconcentrazione e il tempo. E così dopo aver auscultato i battiti, il murmure e i borborigmiti ritrovi a riporre lo strumento in tasca e ad ascoltare veramente.Ascoltare le storie che stanno dietro la sempre più sorprendente “macchina umana” e cherendono ognuno di noi unico. Ma questo tipo di ascolto è il più faticoso, quello chenessuno ti può insegnare, quello più difficile da gestire. Eppure se ci fermiamo un attimoscopriamo che l’agggressività, la reticenza, la critica, non sono altro che l’espressione didisagio, dolore, paura, consolidati da pregiudizi ed esperienze negative.Troppe volte mi sono pentita per non aver ascoltato le storie dei miei pazienti, per averligiudicati o per non aver avuto il tempo sufficiente per fermarmi con loro magari soloperché non ci si può permettere di dilatare le visite oltre il tempo stabilito e di rallentare lamacchina del sistema. Dedico questo mio contributo a tutti i miei pazienti, ma anche allepersone più care che invece trovano sempre il tempo per ascoltarmi.

Chicca Poletti

Ti colgo nel silenziotenero fiore di nienteabbracciandoti adagiocon l’occhio più tristeaffinchè il tuo doloresi addormenti nel mio

Tiziana De Vecchi

Dialogo di uno, e madre.

LIS. Un gesto colora la stanza; una mano vibra, muove la polvere eincrina il silenzio. L’altra accompagna e supporta. Bocca che sbuffa.Aiuta. Osservo lo spartito. Dieci dita, mille note. Figure acrobatiche.Glifi ingegnosi. Successione ascendente di idee. Scopro un pianista inun uomo scampato al bavaglio. Da una serra di quiete esplodonofronde musicali. Mantra gestuali. Pongo attenzione.

Penso a mia madre. Vecchia come la guerra. Sente a filo d’orecchio. Il suo linguaggio è quello antico del buon ciboe di carezze ruvide da mani lisce di pane e pietra. L’etere è piagatodalle urla dei figli. E pensare che da spiragli nel muro dei sensipassano soltanto magre inquietudini e un soffio d’amore.

Gabriele Dozzini

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Alessia PortocheseEdoardo Ciotta Alessandro CiottaDavide Quaini Chiara QuainiTommaso BorghettoMatilde Borghetto

Chiara, Alberto, Elena e Federico Regazzoni

Il silenzio è rotto...

È un pianto che ti entra subito nel cuoree ti stringe forte, la sua voce ti percorre il corpo, capisci che tutto è cambiato, ti metti in ascolto per imparare aconoscerlo: è amore, gioia, fatica, vita,luce. È il piccolo che abbiamo desideratoe da subito amato, è il piccolo Davideche riempie il nostro tempo.

Marco e Valeria Rossi

45 anni di sofferenze! BR1

Il Barbarigo

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Emma e Marco Bruno

Ascoltando le onde, le parole per le mie

poesie vengono da sole...

Matteo Panizza

Patrizia Sevieri

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Classe 3 Scuola Geis 1

Althea, Gioele, Sofia, Emma, Chiara P., Alberto, Alessandro, Chiara V., Sara, Chiara F., Flavio, David, Rocco, Martina, Matilda, Andrea, Giulia, Edoardo, Caterina

Monica Neuburger

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Love letter

Ogni tanto è strano. Sale la temperatura del corpo.È come se il sangue si concentrasse tutto nellatesta. Non so se sia lui a portare ansie e tremori ose siano loro a chiamarlo in soccorso. Così mi èsuccesso ieri a lavoro. Cambia la percezione che hodegli eventi. Mi sembra, probabilmente con un po’di presunzione, di capire cosa nascondano lepersone. Gli sguardi, i movimenti e le parole.Quelle dette e anche quelle che invece rimangononascoste. E così inizia l’accumulo. I miei pensieri,quelli degli altri... mi sembra che la testa funzionida filtro. Rimangono i residui. Si incrostano tra lecellule. Cattiverie, eventi negativi, ricordi tristi,paure. Scavano da dentro. Cercano una viad’uscita che non trovano e allora rimangono lì, alogorare quello che incontrano. Di solito riesco asoffocarle tutte, a riordinarle, a chiamarle pernome.

Altre volte invece prendono il sopravvento,vengono richiamate dall’esterno e così simischiano al sangue che le fa scorrere per tutto ilcorpo. Si forma uno scudo trasparente tra me evoi. Lo sento indistruttibile. Dopo un po’,all’improvviso, svanisce. Quando c’è sembra chenon se sia mai andato. Al contrario è impossibilericordarlo quando certi pensieri sono lontani. Ci sono percorsi nascosti dentro ognuno di noi,strade invisibili fatte di sentimenti ed emozioni.Incroci cicatrizzati e soste d’emergenza dove ognitanto ci si deve fermare per riprendere il fiato. A mepiace quando sento una musica leggera, nascostanella pancia. Una musica che, a differenza di tuttoil resto, non ha paura di farsi sentire. La sento ladomenica mattina quando mi sveglio prima di tee ti guardo e ti bacio mentre dormi. La sentoquando mi sembra di averti vicino e quando soche il mio sangue e il tuo si stanno mischiando.Altre volte, non lo posso nascondere, mi sento

solo. Capisco le sfumature delle emozioni, deisentimenti, ma non capisco i comportamenti, lereazioni delle persone. Troppo spessocontradditori. E così mi ricopro di grigio. Mi capitadi non sentirmi all’altezza, di credere di non essereabbastanza forte. Di non fare a sufficienza. Misento stanco, come fossi invecchiatoprecocemente, un po’ consumato. Cerco energiapositiva e quando la trovo la respiro tutta. Nonriesco a trattenerne mai un po’ per i momentidifficili. Non è facile essere chiari con se stessi,soprattutto quando si cerca di mettere in parolequello che si prova e che, di solito, non si è abituatia raccontare. Ora vorrei averti qui, vicino, perparlarti un po’, fare l’amore e poi rimanereabbracciati tutta la notte, come ci capita ognitanto. Quando la musica nella pancia non smettedi suonare. Immagino non sia facile capire. Ioogni tanto cercherò di spiegarti.

Vittorio Ramella

Il rumore delle onde che s’infrangono all’orizzonte, il silenzio dellaluce che pervade il cielo. Attimi, solo attimi. Vitali, puri, incontaminati.Chiudendo gli occhi li si può percepire ovunque. È così che il clacsondell’automobilista al semaforo diventa il fragore della neve che cadedalle fronde dell’albero davanti a casa, i motori si trasformano nelfruscio del vento che accompagna la fresca brezza mattutina, glisbuffi del collega, nel rumore che emettono le labbra appoggiandosi

dolcemente al bordo di una tazza di un cappuccino caldo, manon troppo. Un cappuccino cremoso, zuccherato.

Un suono può essere una tana, il sapore ditranquillità.Alcuni cercano rifugio nel sussurro

dell’inchiostro lasciato sul foglio, altri lotrovano nel rumore dei passi che sisusseguono uno dopo l’altro nella corsaal tramonto. Catartica, liberatoria.L’apoteosi dei suoni sta proprio in un

sorriso sereno.

Martina Todesco

A me non piace il rumore...

che ho nella pancia quando sonospaventata, per esempio prima di farelo spettacolo della scuola o prima dichiedere scusa ad una persona. Invece mi piace molto il suono che honella mente quando sono nel lettonecon tutta la mia famiglia.Comunque a me i suoni mi piaccionomolto perché rendono dolce (se è un bel suono) o movimentato (se è un rumore) la città o il postodove ci troviamo.

Irene Fiorini

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Le mie Madeleine acustiche

Quando un suono o un rumore attiva connessioni con memorie che pensavo sepolte, e cheinvece riemergono ogni volta intatte, con le loro emozioni.Il rumore della neve sotto i piedi – cri cri cri – la salita per arrivare a casa, a Madesimo.

L’accento savonese/alassino. Il rito sacro della costruzione della pista di biglie in spiaggia. IBagni Mario.

La voce in italiano di Darth Fener nel primo “Guerre Stellari”. 7 volte al cinema a rivederlo.Le canzoni più vecchie dei Beatles. Quelle meno belle in realtà, ma ci sono io sdraiato sul

sedile posteriore della A112 con il primo Walkman. Domenica sera, di ritorno dalla montagna.Il rumore delle macchine di Formula 1 dal vivo. L’arrivo al circuito di Monza, il viale alberato, il

dietro delle tribune mentre già si sentono i motori ai box.Il rumore che fa lo skilift oppure la seggiovia quando passa sul pilone.

Le voci di Nando Martellini e Bruno Gattai.L’attacco di “Princesa” di Fabrizio De André. Scartiamo con foga il CD, schiacciamo play...

Il rumore dei motori, le voci della strada, “Sono la pecora sono la vacca...”. Anime Salve.

Filippo Marconi

I più bei suoni della mia vita

I racconti a colori di una nonna in bianco e nero.“Canzoni stonate” a squarciagola con papà in macchina.Le ninna nanna di mamma che anche oggi sanno come scacciare la notte.La musica a palla che si ferma un attimo e si sentono solo le parole che mi hanno cambiato la vita.Il motorino in fondo al viale, si butta la pasta.Il ritmo dei respiri della notte, il battito della casa.I brindisi. Le risate degli amici. Le onde che vanno e vengono, vanno e vengono... Il campanello. Le ruote della bicicletta. Gli sci sulla neve. Non si sente niente... nevica?Le penne che fanno rumore. Le dita sulla tastiera. Il rumore dei piedini in corridoio.Mamma, ci raccontiamo la nostra giornata? Certo, non aspettavo altro.

Pamela Maffioli

Ascoltare

Con le orecchie so ascoltare musicheallegrie tristezze. Il rombo dei motoriniil ronzio delle api i cigolii delle porte gliurli dei fratellini l’abbaiare dei cani:tutte cose che posso percepire grazieall’udito.

Ludovica Gelpi

Il riso di mia madre(6-2004)

L’ho sentito echeggiare nel treno,giovane e lontano,

il suo riso di madre felicesepolto nei ricordi.

Stefano D’Adda

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Nel profondo del silenzio,

di nessuna parola,di nessun linguaggio c’è bisogno.Nel profondo del silenziomi si chiede di ascoltare.

Si, mi sono seduto là,là in quell’angoloin ascolto del silenzio,con la nostalgia di una comunità.

D’improvvisola stanza si è affollata: si è affollata di discorsi,voci in molte lingueannuncianodenuncianoproclamanodomandanosi scusano:distruggono il silenzio.

Basta! per favore, basta! Silenzio.

Ascoltate il battito del cuore:ascoltate il fremere del vento,l’impulso dello Spirito.

Rimanete in silenzio – disse il Signore –e sappiate che io sono Dio.

E ascoltate.Ascoltate il grido di chi non ha voceascoltate il gemito degli affamatiascoltate il dolore di chi non ha patriaascoltate il pianto degli oppressi e il sorriso dei bambini.

Perché questa è comunicazioneautentica:ascoltare la gentevivere con la gentemorire per la gente.

(UNO STUDENTE INDONESIANO)

Ho preso in prestito le parole diquesta breve poesia che molti anni fahanno segnato un incontro.Sembrano davvero essere la rispostaal tema di quest’anno. Dopo cosìtanto tempo, sono ancora lì, appesedietro un vetro, un po’ sbiadite. Mi guardano.

Mi rammentano la forza diquell’incontro che già allora volevaqualcosa da condividere e sul qualeappoggiare un futuro incerto. E mi commuovo a sentire chel’incertezza è diventata certezza.

Sarah Nocita

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Sordità varie

Da bambine mia sorella e iofacevamo un gioco. “Senza mani osenza gambe?” “Senza brufoli osenza peli?” “Cieca o sorda?”Era il gioco degli estremi.

Per fortuna non sono ancoradiventata sorda. Ho un lupus alcondotto uditivo. È qualcosa dipsicosomatico. C’è qualcosa che mi famale ascoltare. Che cosa significa? Non so, non lo sento tanto bene.Le emozioni che abitano il nostroorganismo, quando diventanoconsapevoli si possono dire, sitrasformano in sentimenti. Forse

perché finalmente le possiamosentire. Vi presento i miei

“rumori” preferiti:Le campane. Lo xilofono.

Le canne di bambù.

Le scarpe da tip tap. La carta dellepagine gialle. Le nacchere. Le palle datennis. Le palle da ping pong. I violini inmetropolitana. I timbrini. La rotella deitelefoni a gettone. Le dita cheschioccano. Gli spaghetti spezzati. Ilpop-corn che scoppia. L’olio versato.Quello strumento musicale formato dabicchieri pieni d’acqua. Le voci con latesta sott’acqua. La esse di chi portal’apparecchio dei denti. I cuscinetti asfera dei pattini a rotelle. Il caffè cheesce dalla caffettiera. Il cuore che batteprima di un bacio. L’ultimo pezzo diun puzzle. Il giro di do alla chitarra. Le foglie secche. La brace. Il sussurro

d’amore. La gola infiammata.L’acqua della fontanella d’estate.

La tastiera del computer. Il respironel sonno dei bambini. Le cicale. I

grilli. Le colonne sonore di alcunigrandi film. Le verdure affettate.Il silenzio. Il pianto liberatorio.

La risata liberatoria. L’urloliberatorio. La verità.

Barbara D’Ambrogio

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CAPRICORN SRLsupporta e diffonde il Xmas Project 2010

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BEECREATIVE.ITsupporta e diffonde il Xmas Project 2010

PaoloMarcoNicolò Marco

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A volte sentiamo rivolgerci parole dure,

aspre, cattive, sprezzanti che ci fanno soffrire poiché ci arrecanodel male e ci procurano sentimenti negativi; altre volte sentiamoparole dolci, affettuose, suadenti, amiche che ci riconciliano conla vita rendendoci felici e quindi ci permettono di andare avantiper il nostro cammino.

Nel mezzo la normalità della vita quotidiana. Questa è la realtà umana non certo l’indifferenza,l’incomunicabilità, la solitudine e il silenzio.

Massimo Tuffi

A volte, però...

penso che il silenzio è d’oro, forse perché sento troppe cose inutili o forse perché semplicemente sento.

Enrica Viola

Per me l’orecchio è una parte importante del mio corpo…

Mi permette di ritirarmi in un angolo ad ascoltare la musica quando mi sento triste, sola e abbattuta, e la musica mi dàla forza di rimettermi in piedi e di affrontare le difficoltà…Mi permette di sentire i suoni di tutti i giorni come l’odiosa voce della mamma che ti dice di fare i compiti quandovorresti divertirti o come l’odiosa campanella che indica la fine dell’intervallo… Mi permette di sentire dei suoni specialicome lo scroscio di una cascata o le grida dei gabbiani che volano al tramonto…E, scientificamente parlando, serve anche per il mio equilibrio: quindi se io non avessi l’orecchio… sarei… squilibrata!

Carlotta Volpi

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Chi è costretto dalla sordità impara ben presto a diffidare di quello che sente epiuttosto si affina nell’ascoltare l’anelito che sale nella sua anima e nel decifrarel’alfabeto intimo che il rumore e lo stordimento semplicemente soffocano.Uno si droga di rumori quando non vuole più sentire il pianto della propriaanima: il risentimento, la disonestà, l’egoismo sono così forti dentro di noi checerchiamo di affondarli con suoni e rumori esterni.Tutti conosciamo le ostriche e come sono resistenti e impenetrabili alle ondedell’oceano, così che sono inattaccabili a ogni animale predatore, per difenderela loro parte interna, debole e carnosa.Si racconta che un giorno, un pesce che girava vicino all’ostrica mosse lasabbia del fondo e un minuscolo granellino di sabbia si infilò dentro le valve. Presto l’ostrica cominciò a sentire un gran fastidio, seguito da dei lancinantidolori. Come reazione cominciò a piangere. Beh... non ho mai sentito che le ostrichepiangano – ma questa è una storia. Insomma, cominciò a secernere unliquido, come lacrime, che giorno dopo giorno si incrostò attorno a quelminuscolo granellino di sabbia, indurendosi. E lacrima dopo lacrima produsseuna perla.Uccidere il silenzio vuol dire soffocare le nostre anime e non aver più perle daoffrire in umanità.Cosa potrà fare un popolo che non ascolta più la propria anima? Diventeràindifferente; il bene sarà uguale al male; l’amore si ridurrà unicamente a unpiacere; il sacrificio diventerà inutile. A quel punto e in quell’istante sorgono ledittature. Già Platone diceva che «il momento in cui per eccesso di libertà e dilicenza, l’unico interesse è quello per la ricchezza, si rischia di cadere in unaforma di tirannide».Torniamo ad essere liberi di ascoltare le frequenze della nostra anima, ne vadella nostra democrazia, perla di umanità.

Giuseppe Bettoni

Insegnami ad ascoltare, o mio Dio, chi sta accanto a me.

Insegnami ad ascoltare, o Dio premuroso, i lontani, il bisbiglio dei senza speranza,il lamento dei dimenticati, il grido degli angosciati.Insegnami ad ascoltare, o Dio, me stesso.Aiutami ad avere meno paura, a fidarmi della voce interiore, che risuona nel mio intimo.Insegnami ad ascoltare, Santo Spirito, la tua voce, nell’attività e nella noia, nella sicurezza e nel dubbio, nel rumore e nel silenzio. (R. MCLEAN)

Massimo Nocito

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Dopo aver parlato del vostro progetto con un poeta dialettale, Pier Giorgio Mora,è “nato” il sonetto che porto come nostro contributo editoriale.

Ascoltare i battiti del cuore

Gh’in di fioeu che nassen e diventan sord,in d’on paes lontan,foeura de man,e gh’è de mezz i mountagn e el mar.Don Milani el diseva “’I care”per i so fioeu de Barbiana.Chi a Milan adess ggh’è on quaivun che se interessa,’sti fiolitt sord gh’han el dirittde ves curà,e se dan de faper cattagh su un mezzo con l’attrezzaturaper dagh la pussibilitàde scultà la loro mamma e il so papà.

Vess solidali l’è una bela maneraper vousa e di che la speranzaper un mund migliore l’è anca mò viva.E così i fiolett sord de la dei muontagn e del marsentiran “I battiti del cuore” de Milan.

Ci sono dei bambini che nascon e diventano sordiin un paese lontano, tanto fuori mano,che ci son di mezzo le montagne e il mare.Don Milani diceva “’I care”per i suoi alunni di Barbiana.Adesso qui a Milano c’è qualcuno che si prende cura,questi bambini sordi hanno il diritto di essere curati e per questo (queste persone) si daranno da fareper comperargli un mezzo con l’attrezzaturaper permettere loro di ascoltare la loro mamma e il loro papà.

Essere solidali è una gran bella manieraPer gridare e dire che la speranza Per un mondo migliore è ancora vivaE cosi facendo i bambini sordi al di là delle montagne e del mareSentiranno i “Battiti del cuore” di Milano.

Antonio e Graziella Panizza

Vorrei ringraziare un amico.

Vestito da montagnino vero, mi ha seguito a passo di lumaca per quasi un giorno intero. Per otto ore ha ascoltato ogni mio singolo affannoso respiro. Ha ascoltato il mio delirio, passo dopo passo. Ha ascoltato i miei lamenti tutte le volte in cuimi sono fermato, seduto, accovacciato. Ha ascoltato la mia stanchezza e la mia paura, il rumore dei bastoni che strisciano e poi picchiettano alla ricerca del giusto appoggio. E poi strisciano e di nuovo picchiettano. Il rumore dei sassi che partono sotto le suole, al passaggio di una gamba cedevole. Ha ascoltato ogni mio sforzo, pietra dopo pietra. Ha ascoltato il mio cuore, i miei pensieri. Ha ascoltato tutte le parole che non ho detto e il mio bisogno di non essere solo.

Alberto Cometto

Il rumore del vento quando corro oquando sono in macchina e tiro giù il

finestrino, il rumore dell’acquaquando batto i piedi, i versi dei miei

cani, la voce di mia mamma quandocanta, il battito del mio cuore, il rumore

dei miei passi quando cammino, il rumoredella porta che si apre quando il mio papà

torna dal lavoro, il suono della chitarraquando mio fratello suona, questo rumore dei

tasti sul computer mentre scrivo, il cinguettìo degliuccellini... se non sentissi questi suoni non vorrei

sentire più niente, perché il mio mondo è belloanche perché fa rumore.

Ginevra Volpi

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…il riserbo necessario per saper mantenere il silenzio nelle situazioniconsuete della vita, non è virtù minore dell’abilità e della cura richieste

per parlare bene; e non si acquisisce maggior merito spiegando ciò che si fa piuttosto che tacendo ciò che si ignora.

Talvolta il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo... È proprio dell’uomo coraggioso parlare poco e compiere grandi imprese; è proprio dell’uomo

di buon senso parlare poco e dire sempre cose ragionevoli. Il silenzio è necessario in molte occasioni;

la sincerità lo è sempre: si può qualche volta tacere un pensiero, mai lo si deve camuffare.

Vi è un modo di restare in silenzio senza chiudere il proprio cuore, di essere discreti senza apparire

tristi e taciturni, di non rivelare certe verità senza mascherarle con la menzogna.

“L’ARTE DI TACERE” ABATE AINOUART

Susanna Stefano e Veronica Capellupo

Confessione di un grafico

IO NON ASCOLTO. È così, inutile fare finta... o meglio, io faccio finta: vi siete maiaccorti che non vi ascolto? Non è che non mi interessa quelloche dite. Semplicemente, non sono capace di ascoltare. Io ci provo, ma sappiate che se ci mettete più di due minuti a dirmi quello che intendete... dopo un minuto e mezzo sto già pensando ad altro.

Sono abituato a guardare. Magari noto la sfumatura del colore della vostra sciarpa ementre voi parlate penso a quale Pantone corrisponde. Oppure penso al font della scritta sulla vostra giacca (per me, il font è fondamentale). Se può essere un’attenuante, credo di non ascoltare neppureme stesso. Prometto, però, di provare a imparare, in fretta.

Dario Piletti

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I suoni e i rumori di Emma

La musicaLe campanelle di NataleLe storie inventateI versi degli animaliIl vento che fischiaLe barzelletteLe parole dei miei amiciI bambini quando piangonoLa svegliaIl rumore dei tacchi sulla strada

Emma Cometto

I suoni e i rumori di Benedetta

Io ascoltoil battito del cuore,il rumore dell’aria che entra nei polmoni, le persone, il pensiero confuso dei nonni,il bip-bip dei monitor,le domande preoccupate dei familiari,i crepitii polmonari che sembrano passi sulla neve,il soffio sul petto che sbuffa per la stanchezzail ritmo del respiro,i rumori della pancia,il cicalino della guardia,voci ogni giorno diverse.

Sento…provo a condividere. Non sempre ci riesco.

Benedetta Nocita

Sto cercando di dirti che la mia vita è moltocambiata da quandoesisti tu... Hai sentito?E così che nonostantela distanza il tuoprofumo mi accompagna sempre.

Cyndra Velasquez

Ascoltare i nostri cuori battere all’unisono, tamburellare insieme.

Per convincerci che il mondo non è poi così malvagio.

Questa è la sensazione più bella da sentire, forse il rumore più intenso.

Valentina Piletti

Grazie a Giulia,

che tutte le sere mi rapisce per raccontarmi la suagiornata e io mi siedo, mi abbandono,

dimentico la frenesia dei minuti appenatrascorsi e ascolto la mia

principessa e le sue avventure.

Simona Dinetta

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Orecchio matrimoniale

Da quando è arrivata nostra figlia Margherita non dormo più.O meglio, non dormo più come prima. Non che lei faccia chissàquale confusione nella sua cameretta o suoni come la banda dijazzisti scatenati degli Aristogatti, ma è come se io adesso avessiun orecchio grande, molto grande. Non grande come quello diBerlusconi, o come quello di Dumbo per intenderci, ma unorecchio grande almeno quanto il letto della nostra camera. Provate a immaginarmi: sdraiato sul lato destro del corpo,mezzo rannicchiato in posizione fetale con il piumone che micopre fino alle spalle e poi la testa appoggiata sul cuscino. Dallelenzuola spunta un orecchio, il sinistro, simpaticamenteenorme, una sorta di orecchio matrimoniale che mi serve persentire Margherita nell’altra stanza. La ascolto nel buio della notte, sento le macchine che sfreccianosulla circonvallazione che a quell’ora è regolata dai semaforilampeggianti, ascolto il suo ridere all’improvviso per un sogno oun ricordo, la sento girarsi nel letto alla ricerca della posizionemigliore per dormire, ascolto il suo respiro che a volte è un po’affannato per via di qualche raffreddore, la sento piangere esvegliarsi di soprassalto. Sento tutto e se solo accenna asollevare la testa per chiedere un po’ d’acqua in un balenopercorro il corridoio al buio sfiorando porte, stipiti, muri eportando con me il bicchiere di Hello Kitty o la sua borracciamagica che sa di plastica. Arrivato in camera sua faccio dietrofront e torno come unautoma a letto, rassegnato. C’è già lì Sara, che con il suo istintodi mamma ha captato con un nanosecondo di anticipoqualsiasi suono, come sempre fin dal primo giorno. Sara tornaa letto con Margherita tra le braccia e il mio orecchiomatrimoniale ritorna ad ascoltare il loro battito del cuore inattesa che una sveglia rompa l’incantesimo.

Dario Bertolesi

Scusi…mi scusi…

Sì, dico a lei! Sto cercando di attirare la suaattenzione da quando ha girato in questapagina!!! No…no, per favore, non volti

pagina, non ancora!!! Aspetti unattimo e sia paziente, ascolti

il mio contributo... È perfettamente inutile

che si volti per capire sedietro di lei c’è qualcuno che

conosco… IO STO PARLANDO CON LEI, lei che mi legge.

No, non sto vendendo una batteria di pentole per la doratura del sushi giapponese. E nemmeno l’enciclopedia treccaniaggiornata per suo figlio che proprio oggi ha iniziato l’asilonido. No, dico, le sembro vestita con completo anni 70e mi vede forse piegata sotto a una pila di “LottaOperaia” da vendere entro sera alle casalinghe delcondominio?!?!?!?No... non sono qui per vendere... e No... non sono una testimonedi GeNova... e non voglio mostrarle i miei santini: accantoniamopure, per ora, il tema della salvezza e accontentiamoci diascoltare il mio contributo per il Xmas project, che dice???MA, dico, mi ascolta?! No!!! Questo non è un nuovo servizio diteleoperatori che fanno promozione sul libro solidale e il Xmasproject non è un pregiato vitigno che cresce sui pendii milanesivicino al Duomo e il cui vino accompagna le prelibatezze nataliziemeneghine.UFFI…certo che lei è veramente coriaceo!!! nonono non voglionemmeno rifilarle le rose confezionate nel domopac che poiquando le scarta sfioriscono e resta solo lo stelo! Le sembra chestiamo fuori dal ristorante indiano? Noooooooo non sto cercando dov’è piazzale Loreto, tanto lo soche nel caso mi liquiderebbe con un “dritto e poi a destra…” e mi ritroverei a Rozzano!Volevo solo ricordarle che forse il regalo migliore per gli amici, per la famiglia e anche per la gente che si rivolge a noi per caso,sono dieci minuti di ascolto. Abbiamo smesso di ascoltare le domande, convinti di conosceregià le risposte.

Martina Nencini

Io voglio sempre sentire:

la voce della mamma, il tuuuuu delle barche quandopassano e vanno nel porto di Milano Marittima

e il rumore della sabbia quando gioco a calcio. E anche la voce del babbo, certo.

Ettore D’Adda

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Cara nonna Francesca,

fin da piccola sei stata una figura importante per me. Mi è facile vedere tuttora in te, quella donna dal fortetemperamento che il passare degli anni sembra non aver scalfito. Sempre più spesso

però ti sento costretta adarrenderti ai dolori dell’età e aimomenti di malinconia. Esiste un solo “spazio” in cuisembra non esserci lamento,dolore, vuoti di memoria... quellodel ricordo. Così ti chiedo di queiricordi passati... pagine e pagine– intreccio di vita – di storia e diemozioni impresse come scattifotografici nella tua memoria,che diviene nel racconto,infallibile! Lì ritrovi il tuo equilibrioe io nell’ascoltarti assaporo le tueparole e il tuo momento di quiete.Ti voglio bene,

Marina

Tre disegni di bimbirealizzati nello studioTecnologia per l’Ascoltodi Luca Del Bo

Mauro Ferrero

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Adriano Tomasetta

Davide Vagni

Rumore di campanacci, ci sono quasi più bambini che capre... È il giorno dellafiera e noi per un giornofacciamo i pastori.Campanacci, belati, risate di bimbi, voci che si rincorrono, suoni e rumori che mi riempiono il cuore.

Paolo, Monica, Chiara, Gaia Pagani

Non soffocare mai quella voceche dentro di te ti dice: nonsmettere mai di essere curiosa,continua a riempirti gli occhi diimmagini bellissime e leorecchie di suoni sconosciutiperché la vita è bella e scoprirecose nuove insieme a te èmeraviglioso! Con amore,

Serena Todesco

Patrizia Sevieri

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Parlare, parlare e ancora parlare!

Siamo la società del fare, dell’agire, dellarapidità. Nuovi media, come il computer e lesue feroci propaggini, ci asciugano il cuore, illinguaggio e inibiscono le naturali capacitàcomunicative riducendo le relazioni ad un “Ke,nn” e altre sigle spiaccicate sulle bachechedigitali dei social network. Rischiamo direndere sordo anche chi sordo non è,bersagliandolo di informazioni inutili,sciocche, falsamente intime che sisovrappongono alla moltitudine di quelle deglialtri amici digitali, così convinti che aqualcuno possa interessare se ci siamo

svegliati alle 8 o andremo a cena con tizioanziché con caio.No! Non mi piace questo finto parlare equesto vero non ascoltare; preferisco unosguardo, un sorriso, una carezza e, se lamemoria acustica mi deve evocare emozioni,mi piace ricordare l’assordante silenzio di undeserto, il fragore scombinato della piazza diJeema el Fna di Marrakech o il sovrappostocantare dei Muezzin in una città araba. Per questi e tutti i suoni della nostra vera vita,mi auguro che la clinica mobile possa ridarel’udito a chi ne saprà fare sicuramente unbuon uso.

Andrea Tomasoni

Uhm... a proposito di sordità.

Io ho avuto a che fare per circa dieci anni con una persona non udente: mio nonno. Pur non sentendo ciò che io dicevo riuscivamo a capirci bene; bastava uno sguardo, un abbraccio. Il linguaggio delle mani, quello che per molti è un gioco, permetteva anoi di comunicare. Con lui mi potevo consolare, era strano ma mi sentivo ascoltata,capita. Con mio nonno stavo bene e sapevo che lui per me c’era; e anche se adesso nonc’è più io lo sento ancora vicino e ho un bellissimo ricordo di lui.

Lara Cimmino

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Valentina Raguso

Ci sono persone che sentono bene ma non capiscono – o meglio non voglionocapire – perché dovrebbero pensare... ed è storia dei nostri giorni. Ci sono

persone che purtroppo non sentono ma pensano e capiscono. Sono loro chedobbiamo aiutare perché possano esprimere i loro pensieri e i loro sentimenti.

Piero Fiorini

A volte non c’è miglior regaloche si possa fare che quello di stare, veramente, ad ascoltare. E non sono solo le parole, a parlare, a volte basta uno sguardo, un contatto, per comunicare. E l’empatia che si crea tra le persone: a volte è un suono, una melodia, una bella canzone.

Renato Plati

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EN SPACEsupporta e diffonde il Xmas Project 2010

GRAZIE ALL’ORECCHIO E ALL’UDITO,L’INTERIORITÀ DELL’UOMO VIENE SCOSSA.

ILDEGARDA DI BINGEN, PROTETTRICE DEGLI ESPERANTISTI

L’esperanto è una lingua artificiale o pianificata. Scopo di questa lingua è quello di far dialogare i diversi popoli cercando di creare fra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice ma espressiva, appartenente all’umanità e non ad un popolo.

En Space

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PENTAPHOTO SRLsupporta e diffonde il Xmas Project 2010

IL SILENZIO DEL RUMOREIL RUMORE DEL SILENZIO

ArmandoAlessandro

MarcoLucia

GiovanniRoberto

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Verbo

In principio era il Verbo…e l’Universo ascoltò

nessuna parolasolo Vibrazione primordiale che giunse fin nelle viscere dell’ OgniDovenegli infinitesimi pertugi dell’OgniQuando

poi fu la materia, così anche il suono si manifestò l’energia primigenia si sprigionò

la Vibrazione e il suono cominciarono il viaggiodemiurghi infaticabilimodificarono ogni cosa incontraronoplasmarono tutto ciò che toccaronopermearono quel che animarono

poi furono rumori, natura scontrava naturasovrapposizioni di materia magmaticacellule accoppiarono cellule

sempre l’incontro del suono col suono generava altro suono, sempre Vibrando solo Vibrando la Vita dava altra Vita, solo Vivendo la Vita Vibrava

poi furono voci, che corsero il tempo e lo spaziovoci di umani voci che umani usarono quando altri umani incontraronoparole che modificarono ciò che toccaronoche animarono ogni cosa plasmaronoche migliorarono quel che...

uomini e donne creavano

utili conversazioniefficace comunicazione

parla con me ce l’ho sul pelo della linguase non lo dici non lo saprò maii bei modi di direaccordi verbalispiegazioni a vocel’esame oralepensieri e parole

distante sempre di più quel Verbo degli alboridalla parola poltrona che tutto condizionalingua che acceca orecchio che assordain questa fisicità prigionesensi che tradiscono fin quando ostruisconodella Vibrazioneunica e vera comunicazione

il libero fluire

Adda

Ci sentiamo di dire...

che abbiamo sentito la vita irrompere nella nostra famiglia, con Chiara, con Alberto, poi con Elena e ora con Federico. Adesso l’impegno che sentiamo più che mai nostro, è di sostenerli nello scoprire e nel sentireappieno l’incredibile opportunità che è la vita.

Michela e Dario Regazzoni

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Come le attività di qualche vecchio artigiano...

...penso ad esempio agli arrotini che durante la mia infanzia romana ricordo di tanto in tanto passare per le strade con il loro carretto pubblicizzando a gran voce i loro servizi di affilatura coltelli, oppure ad alcune

vecchie botteghe, oggi quasi scomparse, nelle quali si trovava, con un po’ di tempo e pazienza, veramente ditutto, così anche l’arte di ascoltare oggi è in disuso, in via di estinzione. Sarà per colpa della frenesia che

ormai avvolge le nostre vite, sarà per il tempo che è sempre meno, ma oggi è diventato difficile comunicarepensieri poco più che brevi con le nostre parole, non perché si sia improvvisamente diventati incapaci di

parlare, ma perché è sempre più difficile trovare qualcuno disposto ad ascoltare, a “perdere” un po’ di queltempo così prezioso e limitato. O forse in alcuni casi abbiamo paura di ascoltare perché l’ascolto porta a

pensare, ad approfondire gli argomenti e a ragionare sul senso e sulle motivazioni delle nostre azioni...esercizio antico in un’epoca che esalta il “fare” come massima virtù.

Ecco perché è sempre piacevole l’occasione del Xmas Project per poter mettere in filaqualche pensiero in forma scritta, non solo per il piacere di scrivere, ma

anche per il piacere di essere ascoltato, seppur indirettamente,attraverso la carta, sapendo che qualcuno impiegherà un po’ del

suo tempo a leggere i “contributi” del 2010.

Michele Panichi

Una sera a cena

Altroché se ti sento, e più c’è silenzio più ti sento, e cerco anche di guardarti maforse sarebbe poi troppo. Avrei solo voglia di averti a tavola con noi, anche solo per

una sera, vorrei presentarti e vedere la loro reazione... sono certo che sarebbe unsuccesso. Nessuno più di te mi ha insegnato a sentire con il cuore, ad allontanare

il rumore superfluo, il dolore. A proseguire sulla mia strada, testardo.Che insegnamento, mio angelo custode!

Matteo Fiorini

Paperina Cetriolina e sua sorella Crackerina

si sveglian la mattina con la loro gran vocina“vieni mamma! basta nanna!ciao papà! chi va là?”Sono bimbe un po’ pimpanticon due vocci assai squillanti.E in questo libro di nataleun augurio voglion fare:ai cugini adorati, babi, clara e mati,di esser lì felicitanto quanto siamo amici!A voi che ora siete in francia

un grosso urlo dalla pancia:la lontananza poi non conta,

visto il bene a quanto ammonta!

StEliVeroChi

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Voce del verbo ascoltare. Voce... comequella che non hai mai potuto udire tu,Nadia. Voce... come quella che escedalla tua piccola bocca, che emettesuoni ma non parole. La prima voltache ti ho incontrata avevi 4 anni.Faceva molto freddo, indossavi unagiacca grigia e un berretto di lana blu.Avevi molta tosse, tua madrecontinuava premurosamente adasciugarti il naso e a pulirti la bocca. A prima vista mi sei sembrata goffa,impacciata. Brutta.

Tu invece sembravi quasi attratta da me,e mi venivi continuamente incontro. Mi guardavi con i tuoi grandi occhimarroni, così belli, così espressivi, cosìincredibilmente comunicativi. Micoinvolgevi nei tuoi giochi, finché mi haipresa per mano e mi hai condotta vicinoalla televisione. Continuavi a indicarequalcosa, mi stavi chiedendo qualcosa.Ma io non ero in grado di sentirti. E trame pensavo: “Come posso capirla,questa bambina?”.È stata la relazione tranoi a supplire alle mie mancanze. Stare insieme ogni giorno.

Condividere i momenti di vita quotidianacome la scuola, le visite di logopedia epsicomotricità, ma soprattutto i pomeriggipassati a casa tua. I giochi, le risate, lesgridate e le coccole che così spessodesideravi. Solo lì ho realmente capito chedietro il tuo apparente silenzio si racchiude unmondo, che non sei solo una bimba chenecessita attenzioni particolari a causa dellatua cosiddetta disabiltà. Sei una piccolapersona, Nadia, in grado di dare tantissimo,capace di sentire chi ti è vicino e di comunicarecosa abita il tuo cuore. Sei disabile sensoriale,sei sorda...queste sono le categorie, gliappellativi con cui vieni “definita”. Certo, tu

Voce del verbo ascoltare, voce del verbo sentire, voce del verbo amare

Ascoltare, comunicare,parlare, ridere, scherzare.

Tutto semplice per noi. Normalitàquotidiana. Non sempre e nonper tutti.Penso a ieri sera: Io. Un asiatico.Io parlo italiano. Lui credo cinese equalche simpatica sillaba diitaliano (la modifica che ci faridere trasformando la “R” in “L”).Cerca il treno diretto per Como chea quell’ora oramai non c’è più.

Biglietteria chiusa. Nessun controllore perchiedere info.Si avvicina a me dicendo: “Como Nold pelfavole”. Provo a dargli indicazioni, peccatoche non capisca nulla tranne TLENO,SALONNO, GLAZIE MILLE. Dopo mimi egesti, più o meno sono riuscito a indicargliil percorso.Beh in queste condizioni (quasi come semancasse il senso dell’udito) è difficilecomunicare.Solo il suo “GLAZIE” e il suo sorriso finalenon hanno avuto bisogno di parole.

In quel caso uno sguardo è bastatoper comunicare.Ma l’udito non è solo questo. Senza diesso salta la musica, saltano i rumoridella natura;salta parte di ciò che mi fa emozionare.Sarebbe difficile vivere senza questo.Speriamo che dopo questa fantasticainiziativa tanti bambini in più possanoemozionarsi ascoltando, comunicando,parlando, ridendo, scherzando.

Mauro Strumendo

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La nostra sordità

Talvolta siamo sordi perché il troppo rumore ci assorda.

Stufi di sentire ciò che non vogliamo sentire, la nostra difesa

è far finta di essere sordi.Troppe le urla, troppe le brutture

del mondo. Un popolo sordo è un popolo

che non si indigna più, che non reagisce più.

Rimettiamoci ad ascoltare le voci di chi non ha più voce per raccontaree apriamo il cuore a chi vuole sentire

davvero i rumori del mondo.

Marina Bozza

non puoi udire, non sarai mai in grado di ascoltarenulla: una melodia, una canto, una voce... eppure –io lo so – di certo Nadia tu puoi sentire. Sei capace di creare un contatto con chi ti è accanto.Sei capace di condividere un linguaggio che noncoinvolge solo bocca e orecchie, ma che abbracciatutto il corpo, tutti i sensi, che chiede di giocarsicompletamente. Che chiede al cuore di schiudersi edi accoglierti. Forse è proprio per questo che noi,cara Nadia, ci possiamo sentire. Voce del verbo sentire. Voce... come quella che daltuo cuore esce e si fa conoscere attraverso i tuoi gesti,i tuoi occhi, le tue espressioni. Voce... come quella cheda me proviene e che tu sei in grado di accogliere.In più di un’occasione mi hai ricordato mio nonnomaterno. Anche lui era sordo, non dalla nascita,ma a seguito di un’ infezione contratta in età adulta.Come te, non ha mai udito la mia voce. Eppure misentiva. Sentiva il mio bisogno di giocare quando,da piccola, mi avvicinavo a lui e, gettandogli lebraccia al collo, desideravo che mi prendesse inbraccio e mi facesse salire sulle sue spalle. Sentiva ilmio bisogno di sicurezza quando, in pienaadolescenza, i miei genitori si sono separati. “Tu sei e sarai sempre un ponte tra loro” mi ha dettol’ultima volta che abbiamo pranzato insieme, primache una malattia lo portasse improvvisamente einspiegabilmente via da me. Aveva un’ incrollabilefede in Dio e voce affettuosa, espressione di unamore profondo e genuino.

Voce del verbo amare. Non sai quante volte, Nadiamia, mi sono domandata il significato di questoverbo, se l’amore sia solo un sentimento o più chealtro una scelta, una volontà. Provo a scoprirlovolgendo lo sguardo alle persone che mi sono piùvicine in questo momento. E mi accorgo che sonopersone belle come te, Nadia. E ti somigliano...perché come te sanno sentire con il cuore.In un momento estremamente difficile nel quale hotemuto di ammalarmi seriamente, le mie amichecatechiste hanno avuto per me delle premurematerne. Sono state preziose con i loro consigli, le loroparole affettuose, il loro comprendere ciò che stavopassando. Il loro sentire la tristezza del mio cuore.Potrei anche descriverti un’altra donna, una vera epropria madrina, che leggendo una pagina da mescritta si è commossa, ne ha compreso il significatoe senza aggiungere altre parole ha accolto il miopianto tenendomi stretta la mano. Fin dai primimomenti in cui ci siamo parlate ha colto allaperfezione la povertà e la ricchezza del mio cuore. È una donna preziosa, con una sensibilitàveramente rara da trovare. Una figura fraterna.Nella mia vita, Nadia, c’è anche una meravigliosafigura fraterna. Che mi comunica il suo affetto inun’infinità di modi. Per me è rassicurante potercontare sul suo conforto, lasciarmi conoscere epotergli raccontare le mie paure e i miei sogni...e allostesso tempo poterlo capire, sentire, il più delle voltesenza aver bisogno di parlare.

Quando ho bisogno, lui c’è, e non perde occasioneper ricordarmelo. E il mio splendido compagno diviaggio...che sempre sostiene le mie scelte, micorregge e mi rincuora. Ci siamo incontrati in unmomento di difficoltà per entrambi, lo abbiamoaffrontato insieme tenendoci per mano e ci siamodonati vicendevole speranza. E continuiamo afarlo...ma non come il primo giorno. Siamo cresciutiinsieme, e insieme guardiamo al nostro futuro. Ci siamo riconosciuti e ci siamo scelti. Lui lo conosci,Nadia, e sono certa che te lo ricordi. Ti piacevaquando ti prendeva in braccio (ti sentivi così alta!), ti divertivi a fargli i dispetti le poche volte cheabbiamo pranzato tutti e tre insieme. Andavated’accordo, e ai miei occhi eravate tenerissimi quandostavate insieme.Ma tu, Nadia, pensi che io sia capace di sentire e diamare come te e le persone di cui ti ho scritto? Certo,grazie a voi ho compreso l’importanza dellinguaggio. Non verbale. Ma interiore e peculiare adogni relazione. Sì, Nadia, sono sempre più convintache ogni rapporto parli una lingua diversa. Unalingua che si costruisce camminando insieme,condividendo con semplicità i momenti della vita.Un linguaggio che comunica l’unicità di ognipersona, la profondità del suo cuore. E racchiude lastoria di ciascuno. Una storia da raccontare. Da ascoltare, da sentire, da amare.

Stefania Colli

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Mi ricordo il rumore del mare...

sulla spiaggia d’inverno, quando ero piccola, e le voci delle mie sorelle e di mio fratello. Il fruscio del vento fra i pini marittimi, lo scricchiolare della sabbia. Ogni volta che torno al mare ritrovo il mondo magico e dilatato della mia infanzia, rievocato dai suoni. E mi ricordo Paola, Ljuba e Ezio che mi hanno insegnato a cercare la voce nei libri e ad ascoltare le voci del mondo.

Elena Casadei

Sacrificio

I miei migliori clienti sono stranieri. A Leh i bambini tibetanierano immobili e silenziosi come statue, nonostante la loro“paura del dottore”. Una sola lacrima sfuggì dagli occhi di unbambino mentre il mio collega prendeva le impronte auricolari,ma nonostante ciò non pianse. Accettare il sacrificio è tipico incerte culture. Questo spirito in Europa è ormai perso o nella migliore delleipotesi, sta morendo.

Gocce di rugiadanel corso degli annisu un pietrificatoBuddha

Come tecnico audioprotesista negli ultimi anni ho dedicato le mieenergie all’audiologia industriale e alla protezione acusticanell’ambiente di lavoro. La maggior parte dei miei clienti finali sono operai. Ho lavoratocon persone provenienti da tutto il mondo senza problemi.Quando chiedo a un lavoratore straniero come si trova con i suoinuovi otoprotettori, lui mi sorride e dice: “Okay”. Non so perché,ma dicono sempre “okay”.

Prendo le impronte ad Ibhraim, che viene dal Sudan. Pochiminuti dopo, il boss di quell’azienda mi riferisce privatamente:“... non per il negro, ho intenzione di licenziarlo alla fine delmese”. Ibhraim non lo sa. Parlando con i suoi colleghi, scoproche è solo una questione di razzismo.

Il giorno della consegna, Ibhraim è stupito quando non honiente per lui. Non riesco a trattenermi e decido di confessareogni cosa, compreso il suo prossimo licenziamento. Lui trattienea stento le lacrime. A quel punto non posso fare a meno di fargliuna proposta: gli darò la protezione acustica in ogni casochiedendogli solo le spese del laboratorio.Ibhraim mi sorride e dice: “okay”

fabbrica rumorosa –anche attraverso gli otoprotettoriil suono di risa.

Andrea Cecon

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1

Ogni espressione dei sensi ci porta ogni volta in vita.

Sento un odore, e ricordo un pomeriggioindimenticabile, io e te, in un prato. Provo un

sapore e mi torna alla mente la convivialità diuna cena tra amici. Guardo una foto e

riconosco il lungo viaggio nelle culture deglialtri. Sfioro una superficie e rivivo il teporedelle carezze dell’amore. Sento una voce, ericonosco tutto il suo mondo.E così capisco. I sensi sono storia. I sensisono ricordi. I sensi sono desideri. Hoimmaginato per un attimo di vivere albuio, ho spento la luce, mi sono mossonell’ambiente che conosco alla perfezione,ma ho perso tutti i miei riferimenti. Ero unbambino da prendere per mano, spaesatoe insicuro. Ho immaginato per un attimo

di vivere nel silenzio. Ho visto una massa dipersone muoversi, seguire traiettorie senza

capirne il perché. Le ho viste muovere lelabbra, scambiare significati per me invisibili.Sono rimasto ovattato per qualche minuto.Sono stato nel mondo guardandolo da fuori.

E così capisco. I sensi sono fondamenta. Isensi sono relazioni. I sensi sono significati.

Non c’è differenza più grande tra vedere e nonvedere, tra sentire e non sentire.

Tra annusare e non annusare. Tra toccare e nontoccare. Tra gustare e non gustare. Nessuno mai vorrebbe

perdere anche solo un poco di uno dei nostri vitali sensi. Ma avolte succede. Si invecchia e si lascia un po’ di senso indietro.

Oppure un incidente, e perdiamo un po’ di vita. E quando sispengono tutti i sensi, c’è la morte.

E così capisco. I sensi sono la vita.Il valore dei sensi lo scopriamoquando ce ne priviamo. E sapere che da qualche parte del

mondo qualcuno dimezza la sua vita per un’otite non curata,per un farmaco non disponibile, per un ospedale che nonc’è, mi porta a urlare. E se ne fossi capace, vorrei parlare a

tutti i popoli fortunati, che vivono nella pace dei sensi,soddisfatti del proprio lauto pranzo quotidiano, che un altro

mondo possibile c’è.E così capisco. I sensi sono il futuro. Un futuro incerto e condizionato. Da quantoognuno di noi saprà ascoltare il grido silenzioso di chi non ha la voce.E da loro, che perdono la vista, l’udito, una gamba, una famiglia, vorrei impararequalcosa. Ho deciso di provare a scambiare qualcosa con loro. Io voglio dargli lamia voce. La voce per raccontare com’è difficile vivere in Ladakh, ma anche inAfghanistan, in Sierra Leone, in Burundi, in India, in Cambogia, in Palestina, inRomania. E a volte, per altri motivi, anche in Italia.Io voglio dargli la mia voce, e da loro vorrei il silenzio. Vorrei spegnere le voci, ognigiorno, per un po’. E riscoprire il valore del silenzio, un valore immenso per chi puòscegliere se ascoltare o no. Nel silenzio riscopro la riflessione, le parole inutili, lesfumature, imparo a distinguere la vergogna umana di chi non ha vergogna, di chisputa in faccia alla fortuna in questo piccolo piccolo piccolo piccolo piccolo mondomalato. Mi sembra un bello scambio, un po’ di voce per un po’ di silenzio.

Roberto Bernocchi

È il silenzio che fa più rumore

di ogni altra cosa, è lui che mi parla di te,sento la tua voce come una soave melodia,

sfiorare la mia mente e la mia anima.Nel silenzio trovo le parole

che non riesco a pronunciare o che non vorrei dire.

Grazie ai miei amici che mi sanno ascoltare e non lasciano che i silenzi prendano

il sopravvento.

Bruno Quaini

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La musica classica...

mi ispira e mi rilassa quando sono arrabbiato.

Mi dispiace per i bambini (purtroppo) sordi. Di sicuro piacerebbe anche a loro.

Tommaso Volpi

Now we are.

We grew up with different eyes, a different language in a different context.

We grew up without being able to communicate with someone different than us.

We have started to open our ears to the unknown.We understood the difference,

we listened to this difference and now we grow with this difference.

Now we are.

Yang Yang & Raimondo

Dalla finestraininterrottamentelo sguardo assortodell’uomo soloimprigionavacrepuscoli d’ombreaspettando la sera

Tiziana De Vecchi

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3Valuto la mia capacità all’ascolto con una serie di domande:

– mentre mi stanno parlando comincio mentalmente a formulare obiezioni?– guardo negli occhi il mio interlocutore?– mi capita di partire con l’immaginazione mentre l’altro mi sta parlando?– mi capita di fingere di ascoltare illudendoil mio interlocutore?– precedo mentalmente la persona che sta parlandosmettendo quindi ad un tratto di ascoltare?– ignoro le persone che mi dicono cose sulle quali non sono d’accordo o che non voglio sentire?– quando ascolto riesco a non giudicare, non criticare o non consigliare?– riesco a concentrarmi nel riconoscere i rumori senza lasciarmi distrarre?– osservo i gesti, le espressioni del viso, la posizione del miointerlocutore insieme al contenuto del suo messaggio?Il risultato è sufficiente a rendere sopportabili le domandesenza risposta e giustificare i miei silenzi.

Paola Mirra

Ricordi.

Ricordo il suono del motore del “SÌ”, oggi odio il frastuono di questa città.

Ricordo il rimbombo della Maratona, oggi odio gli insulti della tribuna.

Ricordo la disco music, oggi odio il Pulp sotto casa.Ricordo la intro di tribuna elettorale,

oggi odio la sigla di Porta a Porta (e non solo quella).Ricordo il pa-parappapa-parappaaaa-parappapa di Tutto il calcio

minuto per minuto, oggi odio Belen e il Campionato Tim.Ricordo il suono squillante della voce di nonno Bortolo,

oggi odio che non mi senta bene.Ricordo “Maurizio, a tavola”, oggi odio doverlo ripetere a Ettore.

Ricordo “drin-drin-drin… chi va?”, oggi odio quando squilla in continuazione.

Ricordo con piacere i suoni che mi portano al passato, mentre odio quelli che mi ricordano che gli anni passano.

Nostalgia canaglia...

Maurizio D’Adda

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Troppo parlare,parlare di niente.

Il mondo dell’arroganza continua ad affermare la sua intelligenza

invece di tacere e ascoltare il silenzio dell’ignoranza che lo divora:

il vuoto di una solitudine che lo induce a parlare di niente,

parlare troppo.

Marika Cenerini

Sarà la musica che gira intorno quella che non ha futuro.Sarà la musica che gira intorno, saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro. (IVANO FOSSATI)

Elena Fratti

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5

Il Silenzio

Oggi, la tua voceè entrata nei miei pensieri,

l’ho accolta, come dono,nello scrigno delle mie incertezze,

ho annullato suoni e parole.In disparte,

piccole viole coloratechinano il capo, pensose,

ed una foglia giallaricamava arabeschi d’aria.

Guardando altrove,ho contemplato il silenzio.

Oltre il Silenzio

Sono rimaste nell’ariaparole non dettelegate da un filo sottileai pensieri attorcigliati.Sono cadute inascoltatenel silenzio di fogli bianchi.

Vorrei dormireun sonno lunghissimo,di giorno e di notte,senza sogni.

Rosanna Travaglino

È immediato sentire le campane che suonano a festa il giorno

del tuo matrimonio o i rintocchidell’agonia che scandiscono il dolore per

la perdita di un tuo caro. Più faticoso, invece, è sentire il bisogno

dell’altro o riuscire ad attirarnel’attenzione per essere ascoltato.

Eppure, saper accogliere un messaggio con umiltà,

attraverso un semplice gesto o la giusta parola,

ci fa crescere e smantellare la percezione distorta

che il mondo ha di noi e noi del mondo.

Marco Zanotti

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Xmas Project 2010 è vittoria secco d’aragona ♥ romeo russo ♥ alice serena lara e maurizio ♥ federico michela dario chiara alberto e elena regazzoni ♥ chris roberta e rebecca french ♥ chris ejuly towne ♥ federica poletti ♥ piero macchi ♥ luisa baldini ♥ elena palli ♥ chiara tomasoni ♥ sofia tomasoni ♥ andrea tomasoni ♥ barbara alberti e pietro ♥ raffaella capellaro ♥ amparo restrepo ♥ lucia camillae irene fiorini ♥ valentina vanoni ♥ annamaria bichisao ♥ alberto ciancio ♥ jessica manfreda ♥monica botto ♥ stefano errico ♥matteo errico ♥ chiara baj ♥ fabrizio lepri ♥ silvia saler ♥ lia gugino ♥ samuelemaruca ♥ alice marangon ♥melanie del genio ♥ silvia maria mora ♥ lara cimmino ♥ erika godi ♥ elena colli ♥ beniamino valsesia ♥ laura franco ♥ bertrand galbiati ♥ nicolò e matteo galbiati ♥ andrea bizzetti♥ davide manzo ♥ carmela d’antonio ♥marika callegari ♥ graziella tabozzi ♥ giuliana dall’ara ♥ gianni e mara fiorini ♥ annalisa castelli ♥mimma giannetto ♥ delicatissimo ♥michele teresa e 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claudio covini ♥max covini♥ andrea marchetti ♥ alessandro marchetti ♥maria borrelli ♥ davide volpi ♥ emma biraghi ♥ giacomo lotti ♥ stefano digiuni ♥ veronica digiuni ♥ rosy volpi ♥ camilla francesco mascia michele panichi ♥ nadiapaloma ♥ davide tassoni ♥ diana d’alterio ♥ diego tassoni ♥ ginevra volpi ♥ eva de luca ♥ pilar del aguila ♥ rosanna travaglino ♥ upe & andrius gedgaudas ♥ alderan srl ♥ alessandro frezza ♥ danielebizzozero ♥ donato ferro ♥ fabio brancaglion ♥ fabrizio cucchi ♥ fabrizio pedrizzi ♥ franco angelini ♥ giorgio guccini ♥ leonardo brunetti ♥ luca strinschi ♥marco benvenuti ♥marco camporiondo ♥melindafrezza ♥michele perego ♥ paolo gibertini ♥mary pantano ♥ annamaria e mauro fumagalli ♥ ivan e luca olivieri ♥ elena pozzi ♥ luca musso ♥ gianalberto zanoletti ♥ roberta lamperti ♥ andrea lamacchia ♥clara conti ♥ fabrizio carbone ♥ federica savorani ♥ letizia anna maria santagata ♥ chiara palmieri ♥ roberta martini ♥ lorenzo d’aprile ♥ survival italia ♥ francesca casella ♥ sara fumagalli ♥ roberto donati ♥daniela rocco ♥ diego rossi ♥ valentina kovacic ♥ dario inglese ♥ chiara forgillo ♥ chiara schimd ♥mauro favagrossa ♥ gherardo e luigi poli ♥ giovanna zanimacchia ♥ ivan laura martina provini ♥ casa morigi♥ francesca vicoli ♥ gabriella fulvi ♥ anna claudio e noemi negri ♥ riccardo filippo tania e sergio bertolesi ♥matteo e giulia strigiotti ♥ carmen patrizia grosso ♥ paolo artini♥ sara baschetti ♥mireille milfsud ♥francesca paltenghi ♥ natasha borg ♥ sara falconi ♥ andré callus ♥ anthony de giovanni ♥ alastair farrugia ♥ dionysius mintoff ♥ stefania colli ♥monica neuburger ♥ classe 3 scuola geis 1 ♥ valentina raguso♥massimo tuffi ♥ federica biasin ♥ ginestra ferraro ♥marco zanotti ♥ luca del bo ♥ edgardo sivieri ♥ janna stadnik ♥mariachiara merlano ♥marco esposito ♥ ennio santini ♥ umberto ambrosetti ♥ albertoscotti ♥ teresa masi ♥ emanuela domenichetti ♥ viviana gaglione ♥ valentina salviato ♥ chiara veronesi ♥ alberto dolci ♥ tashi namgyal ♥ liana stiavelli ♥ filippo del bo ♥marco marcato ♥ loredana vergani ♥donata berger ♥ edoardo e alessandro ciotta ♥ davide e chiara quaini ♥ tommaso e matilde borghetto ♥mauro strumento ♥ annalisa tiranti ♥ sabina antonini ♥ annalisa rossi ♥ guido giannelli ♥ stella perico

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I pro

gett

i sono sogni con delle scadenze.

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Dieci anni in una collana di solidarietà.

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Abbiamo iniziato la nostrastrada nel 2001 con il primoLibrosolidale...Non sapevamo come sareb-be andata e se saremmostati capaci di continuare,Natale dopo Natale. Ci stia-mo ancora provando, cisono dei mo menti in cui cichiediamo se ce la faremo aproseguire, ma nel frattem-po abbiamo pubblicato die -ci “Librisolidali”, sostenen-do con il vostro contributoaltrettanti progetti. Eccouna breve sintesi delle ini-ziative che abbiamo realiz-zato in questi anni. Questa è la nostra storiafino ad oggi. Noi ne siamoorgogliosi, ma sappiamoche senza di Voi non sareb-be stata possibile. Grazie dicuore. E Buon Natale.

Il nostro primo progetto ciha visti nel 2001 in Roma-nia. Abbiamo raccolto i fondiper la ristrutturazione deireparti di malattie infettive epediatria dell’Ospedale di Sla-tina e abbiamo contribuitoall’avviamento del progetto“Assistenti materne”.

Nel 2002, siamo sbarcatiin un altro continente, sia -mo andati in Niger , conl’Associazione Les Cultures,per costruire una scuola, nelvillaggio di Assada, nel cuoredel massiccio montuoso del-l’Air. Localmente il progetto èstato seguito dall’Associazio-ne AFAA di Agadez.

Dopo l’Europa e l’Africa, sia -mo an dati in Sud America.Nel Natale 2003 eravamoin Colombia , insieme allaFundación Niños de Los Andes,per sostenere un progetto direcupero e reinserimento dibambini e ragazzi di strada aBogotà. Grazie ai fondi rac-colti è stato possibile contri-buire all’acquisto di una casa,la Casa Hogar “Albachiara”.

Per il Natale del 2004, ilXmas Project si è spostatoin Nepal, grazie all’impegnodell’Associazione G.R.T. Grup-po per le Relazioni Transcul-turali. In quell’occasione ab -biamo sostenuto un progettosocio-sanitario nella regionedi Rupandehi, destinato aibambini e alle donne Dalit: icosiddetti “Intoccabili”. Local-mente il progetto era se guitodall’Associazione FEDO (Femi-nist Dalit Organization).

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Nel 2005 abbiamo sceltoun Natale italiano. A Milano,grazie all’iniziativa dell’asilonido Giramondo abbiamosostenuto la Cooperativa so -ciale Città Nuova nella realiz-zazione del “Progetto 100 Eu -ro”. Grazie a questo progetto,dal Settembre 2004 l’Asilo haprevisto l’inserimento di 10bambini stranieri , f igl i di“genitori soli” in situazione digrave disagio economico esociale.

Nel Natale del 2006 siamoandati in Etiopia, per soste-nere l ’Associaz ione OMOOnlus nella realizzazione diun progetto rivolto alle co -munità Maale di Gongode eagli Hamer di Dimeka. Il pro-getto ha avuto come obietti-vo la costruzione di 10 baciniartificiali per la raccolta diacqua piovana. Partner localeè stata la Chiesa Cattolica delGamo Gofa.

Grazie all’Associazione Sguaz -zi, per il Natale del 2007,siamo stati in Costa D’Avo-rio, a Man, dove è stata pro-mossa la realizzazione di unabiblioteca medico-scientificadotata di apparecchiaturetelematiche e connessioneinternet. I fondi raccolti sonoserviti ad acquistare un’an-tenna parabolica, il materialeper la sala videoconferenze egli stipendi annuali del perso-nale scientifico locale.

Nel Natale 2008 eravamodappertutto… abbiamop r omo s s o l ’ i n i z i a t i v aILO169 e abbiamo sostenutoSurvival Italia nelle sue cam-pagne di informazione, pres-sione e educazione in difesadei diritti dei popoli indigeni.Con il Librosolidale 2008,inoltre, il Xmas Project ha vo -luto rendere omaggio ai primi40 anni di lavoro di questostraordinario movimento.

Lo scorso anno, infine, il dram-ma dei viaggi della speranzanel Mediterraneo e la conse-guente politica dei respingi-menti adottata dall’Italia cihanno spinto a Malta: nel2009 abbiamo dedicato ilnostro libro alle personerinchiuse per mesi nei cen-tri di accoglienza di Hal Far,sospese tra la Paura e la Spe-ranza, raccogliendo fondi peruna radio, in collaborazionecon Peace Lab. Per informarlee per intrattenerle. Per farlesentire meno sole.

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Focu

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Xmas Project 2009

MALTA

Un gruppo di 27 immigrati somali riportati in Libia sabato notte dopo essere stati soccorsi in mare a sud di Malta si sono lasciati trasbordaresu una motovedetta libica credendo che si trattassedi un’imbarcazione italiana diretta in Italia. Lo sostengono almeno due immigrati somali rinchiusinel centro di detenzione di Safi a Malta.I 27 facevano parte di un gruppo di 55 somali soccorsimentre erano a bordo di un gommone che imbarcava acqua. La chiamata di sos è stata ricevuta dalla marina maltese cheha inviato sul posto una motovedetta da La Valletta girando la notizia alle autorità libiche che a loro volta hanno fattoarrivare una loro imbarcazione (motovedetta italiana battente bandiera libica). Il soccorso congiunto ha innescato una serie di domande rivolte dai media al governo maltese su quale sia stato il criterio alla base della spartizione dei clandestini fra Tripoli e La Valletta. Dopo 48 ore di silenzio, la marina maltese ha risposto all’ANSA che i 27 sono saliti sulla motovedetta libica “volontariamente”, a differenza di quanto avvenuto in tutti i precedenti rimpatri che avevano scatenato dure proteste da parte degli immigrati. Ora almeno due somali che hanno raggiunto Malta hanno riferito all’ANSA che durante il soccorso, oltre alla motovedetta maltese, ne è arrivata una seconda “battente bandieralibica” ma con un equipaggio che “parlava in italiano”. Per alcuni la notizia che il restodei loro compagni sono stati rimpatriati in Libia è stato uno shock perché, hanno riferito i due internati parlando di un inganno, “ci avevano detto che li portavano in Italia”.

Fonte: Ansa.itluglio 2010

NON ABBASSIAMOLA GUARDIA!

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Alastair Farrugiatel. 00356 7965 5668Peace LabTriq Hal-FarZurrieq, ZRQ 2609 – Maltawww.peacelab.org

Carissimi amici de Xmas Project,

Da più di 30 anni l’organizzazione John XXIII Peace Lab realizza a Malta una serie di attività, ingrossa parte programmi a sussidio dell’educazione, e dal 2002 si occupa anche di dare sostegno eaiuto agli “immigranti irregolari” provenienti dall’Africa. Negli ultimi anni sono giunti sull’isola con ibarconi dei viaggi della speranza ben 12.000 “immigranti irregolari” dall’Africa. Alcuni diretti verso ilcontinente europeo, altri hanno ottenuto lo status di rifugiati in diversi Paesi, ma al momento Maltaconta circa 8.000 migranti.

I migranti, in conformità con le leggi maltesi, trascorrono al loro arrivo i primi 18 mesi in centri di detenzione (principalmente ad Hal Safi e nelle Lyster Barracks ad Hal Far), in seguito vengono tra-sferiti per altri 18 mesi nei centri di accoglienza aperti, principalmente nelle tendopoli di Hal Far e Marsa oppure in altri centri più piccoli come Balzan, Birkirkara e Fleur de Lys. Peace Lab accogliecirca 50 migranti per lo più uomini in giovane età.

Il sostegno di Padre Mintoff non è stato solo quello di procurare beni essenziali come acqua ecibo, ma ha anche incoraggiato i migranti nella ricerca di impieghi legali con salari dignitosi, haorganizzato corsi di lingua inglese, ha cercato di infondere valori civili riunendo volontariamentepersone provenienti da Paesi, gruppi etnici e religioni diverse. Questo contributo ha permesso di eli-minare i gruppi che si creano sulla base della nazionalità, delle etnie e delle religioni, migliorando le compe-tenze civiche individuali al fine di garantire l’integrazione e l’incontro tra persone che, durante i mesitrascorsi nei centri di detenzione, non hanno avuto modo di interagire tra loro.

Questo spiega quanto la comunicazione non si crea necessariamente attraverso la vicinanza fisi-ca. Come si può immaginare, a volte alla scarsità di comunicazione tra i migranti presenti nei diversicentri (nonostante Malta sia geograficamente abbastanza piccola) si associa quella con la popolazio-ne maltese. I migranti, inoltre, sono desiderosi di ricevere notizie relative ad altri paesi inclusi d’origi-ne. Proprio da questa esigenza è nata l’idea di realizzare una radio. Per un’organizzazione nongovernativa come Peace Lab, con personale non impiegato a tempo pieno e dozzine di volontari, nonè un’impresa facile realizzare una radio, così come la creazione e l’avviamento di centri per migranti,ma siamo sicuri che il progetto si realizzerà.

Il canone annuale per la licenza della radio è di 4.000 EURO, per la radiodiffusione si aggiungonoaltri 8.000 EURO ma la spesa più onerosa e periodica è il costo del personale tecnico a tempo pieno e dei due lavoratori part-time che si occupano della programmazione radio e della relativa conduzione.

È, inoltre, sopraggiunto un problema tecnico che ha causato un significativo ritardo. Malta nelgiro di otto mesi passerà alla radiodiffusione digitale e per ora non vale la pena attrezzarci in talsenso, ma prevediamo di acquistare attrezzature digitali che ci permetteranno di iniziare le trasmis-sioni entro i termini di passaggio.

Abbiamo anche effettuato alcune ricerche tecniche relative all’equipaggiamento radio e alle fontidi informazione. Sono stati predisposti 2 locali per la stazione radio e Joseph Bartolo, che si occupadella gestione degli aspetti tecnici, ha preso contatti con la Clyde Broadcast Products Ltd(www.clydebroadcast.com), mentre Bianca Zammit ha stabilito una fruttuosa collaborazione conMaan News (www.maannews.net/en) e con Al Jazeera per le news dal mondo arabo: con entrambeinoltre si è giunti all’accordo di ricevere gratuitamente regolari aggiornamenti sulle notizie.

Nei prossimi mesi vi faremo pervenire ulteriori e sostanziali aggiornamenti in merito. Non finiremomai di ringraziarvi per la vicinanza e il supporto che ci avete dimostrato!

Alastair FarrugiaPeace Lab, Halfar, Malta

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Xmas Project 2011? In primavera la scelta.

Segnalateci i vostri progetti.

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Da qualche anno abbiamo inserito, in questa parte finale del Librosolidale, un piccolo grandecambiamento: non trovate infatti nessuna anticipazione sul progetto del prossimo Natale.Abbiamo deciso di rinviare la nostra scelta in primavera, perché desideriamo ampliare le nostrepossibilità di intervento: vogliamo infatti dare modo a tutti voi di segnalarci iniziative che riteneteinteressanti o di indirizzare verso di noi eventuali associazioni con le quali siete in contatto.Ecco i criteri che ci hanno sempre ispirato nelle nostre scelte e con i quali verranno valutate lefuture proposte.

Un progetto “finito”: scegliamo progetti il più possibile delineati e dettagliati, conobiettivi chiari, anche se piccoli, un budget definito e un tempo di realizzazione certo.

Un progetto “rispettoso”: appoggiamo progetti richiesti e voluti da chi ne beneficerà,o da chi opera direttamente sul campo. Pur gradite e necessarie tutte le associazioni “tramite”,ci piace alla fine arrivare ad aiutare un partner locale, che esprima un proprio progetto e il biso-gno di finanziarlo.

Un progetto “sostenibile”: diciamo intorno ai 30.000 euro. Questa è la nostra poten-zialità, quindi meglio tenerne conto. Ci piace avere un budget preciso e dettagliato del proget-to. A preventivo e poi a consuntivo.

Un progetto “diverso”: desideriamo che la nostra piccola collana di libri ci aiuti anche ascoprire la varietà del mondo. Ci piace immaginare dei Librisolidali che ci portino di anno inanno ad avvicinare luoghi e problematiche differenti.

Altre cose che ci piacciono: ci piacciono le piccole associazioni che hanno progetti serie interessanti, ma un po’ meno strade aperte per finanziarli. Ci sembra più utile portare ilnostro piccolo contributo là dove non ci sono grandi possibilità di finanziamento. Ci piaccionole associazioni ben organizzate, quelle disponibili e desiderose di contribuire attivamente alladiffusione del Xmas Project.

Segnalateci dunque i vostri progetti, segnalateci alle associazioni che li portano avanti. Ricordatevi che dovrà essere realizzato nel 2012, anno in cui noi potremo finanziarlo. Sarà il protagonista del Librosolidale 2011/12.

All’interno della copertina di questo libro, trovate tutti i dati per contattarci.

Appuntamento quindi in primavera per la scelta del progetto. Buon Natale a tutti voi!

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per la stampa del Librosolidale 2010

per la creazione del nuovo sito www.xmasproject.org

per la rilegatura del Librosolidale 2010

Un grazie particolare a:

Chiara Merlano e Luca Del Bo dell’Associazione Ascolta e Vivi Onlus.Marco Valerio Esposito e le sue fotografie di uno straordinario Ladakh.Ricky “Panda” Brioschi, per la creazione degli sfondi ai contributi di questo libro.Paolo Giovenzana e la sua équipe per averci creato il nostro nuovo, splendido sito web.Tutti i ragazzi di Delicatissimo – compresa Vittoria! – che ci hanno “riempito” di squisito cous-cous!Le due équipe di Capricorn ed Eurologos Milano per il supporto grafico, il lavoro sui testi e tutte le traduzioni.Paola Scodeggio e Gianluca Sanvito per l’insostituibile “aiuto contabile”. Claudia Taddei per il prezioso lavoro di distribuzione libri.Tutti gli amici e le associazioni dei vecchi progetti che hanno contribuito alla realizzazione di questa Collana di solidarietà.

Tutti coloro che credono in questo progetto.

Realizzazione grafica: Jacopo Dalai & Matteo FioriniStampato a Milano, Novembre 2010

È consentita la diffusione parziale o totale dell’opera e la sua diffusione in via telematica a uso personale dei lettori, purché non sia a scopo di lucro.

Xmas Project ringrazia:

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Per saperne di più

Tra gli obiettivi di Ascolta e Vivi Onlus vi è quello di diffondere informazioni e consapevolezza sui temi dell'udito, dellasordità e della prevenzione dei disturbi uditivi. Per chi volesse approfondire questi temi, abbiamo alcune pubblicazionidisponibili: per richiederle basta chiamare il numero 02.72001824 oppure il numero verde di Aiuto all'Ascolto 800984438oppure scrivere a [email protected] o [email protected]. Le pubblicazioni sono a distribuzione gratuita, anche se unapiccola offerta a copertura delle spese di stampa e spedizione è certamente cosa gradita!

“Leggi in favore delle persone con problemi di udito e prevenzione del danno da rumore"Prof. Umberto Ambrosetti, medico audiologoIl volume, riedizione completamente rinnovata del libro pubblicato nel 2002, raccoglie e commenta leleggi e le agevolazioni a cui hanno diritto le persone sorde o minori con invalidità o sordomutismoriconosciuti. Un’opera che sarà utile strumento di informazione per gli aventi diritto e per medici etecnici del settore. Pagine 285.

“La sordità infantile: oggi si può risolvere"Dott.ssa Elena Amigoni, logopedista e Prof. Umberto Ambrosetti, medico audiologoUn opuscolo che fornisce, tramite disegni e brevi testi, suggerimenti utili a una valutazione soggettivadella funzionalità uditiva del bambino nella prima infanzia. Tale valutazione si basa sull'osservazionedelle reazioni del bambino agli stimoli sonori e sullo sviluppo del linguaggio. Il libro, illustato a colori,è composto di 22 pagine.

“Se il mondo sta in silenzio"Beatrice MasiniUn breve opuscolo che, tramite disegni e semplici testi, vuole sensibilizzare i bambini sul temadell'udito, della sordità e della prevenzione dei disturbi uditivi, spiegando allo stesso tempo ilfunzionamento dell'orecchio e raccontando la storia di Luca, un bambino sordo che riesce a sentiretramite un piccolo apparecchio. Il libro, scritto da Beatrice Masini, autrice di libri per bambini nonchètraduttrice italiana dei libri di Harry Potter, è composto di 22 pagine.

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A Olivia,una nuova stella nel cielo.Ascoltiamo il suo brillare.

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È il regalo che vogliamo

farci quest’anno a Natale.

E che abbiamo scelto di farci

per tutti i prossimi Natali...