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REX THEODERICVS E.S.S. EDITORIAL SERVICE SYSTEM S.r.l. ARCHEOLOGIA Il Medaglione d’oro di Morro d’Alba a cura di Claudia Barsanti, Andrea Paribeni, Silvia Pedone

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REX THEODERICVS

E.S.S.EDITORIAL

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Il Medaglione doro di Morro dAlbaa cura di

Claudia Barsanti, Andrea Paribeni, Silvia Pedone

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La lingua gotica:linguistica, tipografia, ideologia

ScopertaNella seconda met del XVI secolo, in un momento di trasformazioni stori-

che assolutamente cruciali per i destini dellEuropa, nuove coscienze nazionalivengono a formarsi nei territori abitati da genti che parlavano dialetti ricondu-cibili al gruppo linguistico germanico. Si assiste a una sorta di rivolta del Nordcontro il potere politico, religioso e culturale del Sud dellEuropa: essa viene in-nescata dalla Riforma Luterana, rafforzata dallemancipazione delle Provinceolandesi, e porta, in ultima analisi, alla Guerra dei Trent anni e allaffermazionedi numerosi nuovi Stati di stirpe germanica. Daltro canto, viene affermata, inpositivo, la necessit per queste giovani nazioni di appropriarsi di un pas-sato culturale e politico non inferiore, per gloria e importanza, a quello rappre-sentato dalla storia dellImpero Romano, e di trasformare le tradizioni locali informe culturali capaci di rivaleggiare con quelle latine e romanze. A tale scopopotevano servire tanto le pubblicazioni dei testi classici sulla storia germanica(tra la fine del XV e linizio del XVI sec. vengono edite e pubblicate le opere diTacito e Iordanes, che di l in poi eserciteranno un influsso sempre maggioresulla coscienza nazionale, oltre che sulla storiografia, dei paesi germanici), quantoindagini autoctone sulle origini storiche e mitologiche dei germani, venate diunideologia patriottica che spesso portava gli studiosi a delle conclusioni al-quanto fantasiose (cos lolandese G. Becanus identific nel dialetto sassone lalingua pi antica del mondo, cfr. Brough 1985). proprio in tale contesto sto-rico e politico che viene alla luce il principale manoscritto in lingua gotica, ilCodex Argenteus (CA), cui da subito viene attribuita unenorme importanza sim-bolica e culturale (cfr. fig. 189). Infatti, mentre fino a quel momento le cono-scenze sulla storia delle popolazioni gotiche, su Wulfila, vescovo e apostolo deiGoti, e sulla lingua erano state alquanto scarse, inesatte e congetturali, con il ri-trovamento del CA per la prima volta si present allattenzione degli studiosi untesto autentico scritto in una lingua germanica estinta, testimone di un gloriosopassato.

La vicenda di questa scoperta merita un breve accenno (per una rassegna sto-rico-bibliografica pi dettagliata si rimanda a Scardigli 1964). I primi studiosi ainteressarsi al CA furono gli umanisti fiamminghi e tedeschi. Il prezioso codice

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fu trovato nella biblioteca del monastero benedettino di Werden, nella Ruhr, e ginel 1554 il tedesco G. Cassander afferma di conoscerlo. Poco dopo, nel Mithri-dates dello svizzero Gesner (1555), che apre la tradizione dei compendi multilin-gui protrattasi fino agli inizi del XIX secolo, il gotico, seppure solo nominato enon citato direttamente, viene per la prima volta classificato correttamente trale lingue germaniche. La prima trascrizione vera e propria di testi gotici si deveallolandese Johannes Goropius Becanus (nelle sue Origines Antwerpianae, Anversa1569), il quale pubblic il Pater noster e frammenti del Vangelo di Marco, copiati,peraltro con numerosi errori, dal CA. La prima trattazione linguistica dedicataesplicitamente al gotico venne proposta invece da Bonaventura Vulcanius nelsuo libretto De litteris et lingua getarum sive gothorum, pubblicato a Leida nel 1597. Al-linizio del XVII secolo il CA era conservato nella biblioteca dellimperatore Ro-dolfo II, a Praga, ma poi, nel 1648, venne portato in Svezia come bottino diguerra ed entr nella collezione della regina Cristina. Dopo labdicazione di que-stultima il suo bibliotecario I. Vossius riport il CA in Olanda e lo fece cono-scere a Franciscus Junius il giovane, importante filologo dellepoca, il quale, nel1665, ne redasse la prima edizione integrale. Si devono allo stesso Junius il primoglossario gotico e numerosi studi linguistico-filologici rimasti in gran parte sottoforma di appunti inediti. Subito dopo il CA venne venduto al cancelliere svedeseM. G. de la Gardie, che, dopo averlo rilegato in argento, lo lasci in dono (1669)alla biblioteca dellUniversit di Uppsala, ove si trova tuttoggi (divenuto oramaila principale attrazione turistica della citt, con uno spazio espositivo apposito,allestito in seguito a un tentativo di furto, cfr. Munkhammer 1998).

Lultima, nonch la migliore, edizione fototipica del CA quella eseguita aUppsala nel 1927 da O. von Friesen (con una strumentazione allavanguardiaper lepoca: basti dire che fece parte dellimpresa il premio Nobel per la chimica T.Svedberg). Tale edizione oggi integralmente consultabile online sul sitohttp://w3.ub.uu.se/arv/codex/faksimiledition/contents.html.

Il mito dei Goti fu, inoltre, alimentato dalla scoperta delle vestigia delle po-polazioni gotiche in Crimea. Dopo una serie di testimonianze vaghe e generichedel periodo tardo-medioevale, nel 1589 viene pubblicata una lettera (che perdata al 1562) dellumanista ed erudito, nonch ambasciatore imperiale in Tur-chia, Ogier Ghiselin de Busbecq, in cui egli narra del proprio incontro con dueabitanti di Crimea di origine gotica: egli trascrive una serie di parole ed espres-sioni pronunciate da uno dei due. Lapprossimazione fonetico-ortografica concui furono eseguite queste trascrizioni non impedisce di ravvisarvi alcuni trattilinguistici indubbiamente gotici: ad esempio, la parola significante uovo tra-scritta come ada, ossia con una forma che testimonia un esito esclusivamente go-tico dellapprossimante palatale in posizione intervocalica (vedi oltre).

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Attestazioni del goticoIl Codex Argenteus un evangeliario scritto con inchiostro dargento e doro su

pergamena purpurea. Sono sopravvissuti a oggi solo 188 fogli dei 336 originali (unfoglio stato miracolosamente trovato nel 1970 in un reliquario custodito nellacattedrale di Spira). Doveva servire alle necessit liturgiche (, infatti, suddiviso inquelle che in gotico vengono chiamate laiktjons letture, e non in capitoli e versettisecondo luso valido ancora oggi). La sua esatta origine non nota, anche se ap-pare molto probabile che provenga da uno scriptorium ostrogoto di Ravenna. Ve-rosimilmente, si tratt di un manufatto destinato alla corte teodericiana, vistaanche la preziosit della fattura (Mastrelli 1967; Zironi 1991). Di sicuro, il CA ap-partiene alla stessa classe del Codex Brixianus, un evangeliario latino su pergamenapurpurea, di cui riprende le ornamentazioni (a forma di arcate), nonch la se-quenza dei Vangeli: Matteo, Giovanni, Luca e Marco (si vedano per i dubbi suquesto accostamento in Wiener 1915). In che modo il CA fosse arrivato nel mo-nastero di Werden non dato sapere: secondo unipotesi suggestiva, san Liutgero,allievo di Alcuino e fondatore di questabbazia, lavrebbe trasportato in questasede al ritorno dallItalia verso il 795 (cfr. Munkhammar 2002).

Altre attestazioni di testi gotici sono, in paragone, alquanto scarne. Si trattaperlopi di alcuni altri manoscritti contenenti frammenti del Nuovo Testamento,e un esiguo frammento del libro di Nehemia (Codex Gissensis, oggi perduto, Codi-ces Ambrosiani, Codex Taurinensis, Codex Carolinus). Si conserva, inoltre, un frammentodi un calendario liturgico (martirologio) che rappresenta un certo interesse per-ch non originario dellItalia, ma vi stato portato dalla Mesia (dove si eranostanziati i gothi minores), come dimostra la menzione di alcuni santi tipici di queiluoghi. Ledizione di riferimento del corpus dei testi biblici in gotico quella diStreitberg 20007. Il testo gotico non biblico pi esteso oggi conosciuto un fram-mentario (8 pagine conservate su 224 totali ipotizzate) commento al Vangelo diGiovanni, detto Skeireins (cio delucidazione, nome convenzionale che gli statodato dal suo primo editore H.F.Mamann; ledizione pi recente quella diBennett 1960). Vanno segnalati, inoltre, anche due brevissimi testi notarili, con-venzionalmente chiamati Frabauhtabokos, ossia atti di vendita, di origine ravennate(uno andato perduto, mentre laltro, datato al 551, oggi conservato a Napoli).Di alcune altre attestazioni minori si parler pi avanti.

Testimonianze indirette della lingua gotica sono, inoltre, i numerosi prestitiche si conservano nelle lingue romanze, slave e forse in finnico. Bench non siasempre facile distinguere tra i vari strati germanici nel lessico romanzo (per lita-liano dobbiamo tenere in conto almeno linflusso longobardo e quello franco), sipu postulare lorigine gotica per alcuni termini come: albergo, arredare, grinta, guar-dia, nastro, smaltire, spola, stecca e numerosi altri.

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Scrittura, paleografia, tipografiaI documenti gotici a nostra disposizione sono scritti nellalfabeto gotico (da

non confondere con lo stile gotico dellalfabeto latino). Linvenzione dellalfa-beto attribuita al vescovo Wulfila (vedi oltre). La forma interna e quella esternadellalfabeto gotico indicano chiaramente unorigine dallonciale greca, anche sealcuni grafemi possono essere stati attinti dalla scrittura runica e dallalfabeto la-tino. Lorigine greca testimoniata dalluso di digrafi (cos, il nesso ei esprime ilsuono , come in greco tardo, il digrafo gg si legge con la prima consonante na-sale, secondo il modello greco classico), nonch dai valori numerici dati alle let-tere (con laggiunta di due lettere speciali per i numeri 90 e 900, analogamente alkoppa e al sampi nelluso greco).

Alcuni fattori fanno supporre che lalfabeto gotico originario avesse un aspettoin qualche modo diverso, visto che la tecnica scrittoria utilizzata nel CA, ossialuso della penna dal taglio dritto (parallela, per cos dire, alla direzione della scrit-tura, con linee verticali larghe e quelle orizzontali sottili), era ancora sconosciutanellepoca di Wulfila. In realt, nei manoscritti gotici si osservano almeno due di-verse varianti (o stili) dellalfabeto gotico: uno stile pi corsivo (variante I, pre-sente in alcuni manoscritti biblici e nei Frabauhtabokos) e uno pi dritto (varianteII, presente nel CA). Lonciale gotica del CA talmente ben disegnata e omoge-nea che alcuni studiosi hanno ipotizzato lutilizzo di stampini (idea suggerita dalracconto degli storici i quali affermano che Teoderico fosse analfabeta e usasseuno stampino per apporre la propria firma). La variante II pi soggetta allin-fluenza del latino: la forma della sibilante uguale alla S latina, mentre la va-riante I conserva ancora la forma del greco; la II utilizza il segno dellasospensione non solo per la n (come nella I) bens anche per la m (per il pro-blema della distinzione e della cronologia relativa delle due varianti cfr. Marchand1973; von Friesen, Grape 1928; Scardigli 1964).

Gli esatti valori fonetici delle lettere dellalfabeto gotico si ricavano da nume-rose fonti: comparazione con le altre lingue germaniche, pronuncia dellalfabetogreco dellepoca, valori numerici delle lettere, considerazioni sistemiche. I pochidubbi che ancora permangono riguardano il valore esatto di alcuni dittonghi gra-fici. Sembra che ai e au si possano leggere in almeno due modi diversi: comevocale breve e come dittongo (Mastrelli 1967, ma cfr. Moss 1942), mentre lesattovalore di iu incerto. La pronuncia dellalfabeto gotico e il problema delloriginedelle lettere sono trattati in modo esemplare da Marchand (1973).

Il primo specimen della scrittura gotica, nellepoca moderna, comparve nelleOrigines di Becanus, ma lautore adoper caratteri latini in stile gotico avendoliconfusi con lalfabeto gotico wulfiliano. Il primo a intagliare dei caratteri a stampaper lalfabeto gotico fu Vulcanius, anche se il suo tentativo appare relativamentemaldestro e sgraziato. Nel 1602, per la sua raccolta di iscrizioni antiche (pubbli-

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cata a Heidelberg), Janus Gruter confeziona dei caratteri gotici che rappresen-tano una specie di insolito compromesso tra lalfabeto wulfiliano e lo stile goticodellalfabeto latino. Leditio princeps di Junius, invece, si presenta in una veste gra-fica alquanto elegante, con caratteri gotici talmente ben disegnati da essere di-ventati uno standard per molte edizioni successive. Dalla met del XVIII secolo,man mano che alcuni nuovi manoscritti in gotico venivano alla luce, i rispettivieditori si premunivano di confezionare dei caratteri intagliati ad hoc (ultimi quellidelle edizioni di H.F. Mamann). Per una storia pi dettagliata della tipografia ingotico (con un ricco repertorio di specimina, cfr. Fairbanks, Magoun, 1940-1941;Iid. 1947).

Fino alla pubblicazione, a met dell800, della traslitterazione in alfabeto latinodel CA (Uppstrm 1856) era usuale, per i filologi germanici, adoperare lalfabetogotico. Viceversa, al giorno doggi anche in questa sede si preferisce luti-lizzo della traslitterazione latina (vista anche la relativa vicinanza dei due alfa-beti), con leventuale aggiunta di due segni speciali: " (in alternativa al digrafohv) che indica la consonante fricativa labiovelare sorda, e (in alternativa al di-grafo th), il cosiddetto thorn, ossia una lettera di origine runica (ma sopravvis-suta nellalfabeto islandese moderno), che indica il fonema fricativo dentale sordo,ossia quello che si trova allinizio della parola inglese thin.

Gotico come lingua germanicaIl gotico lunico rappresentante del ramo orientale del gruppo germanico

della famiglia delle lingue indoeuropee; le principali lingue germaniche del ramooccidentale sono linglese, il neerlandese e il tedesco, insieme ai loro predecessorimedioevali (anglosassone, antico alto tedesco ecc.); il terzo ramo del gruppo quello nordico, che comprende il danese, lo svedese, il norvegese, lislandese, non-ch lantico nordico. Allinterno del gruppo germanico, il gotico la lingua di at-testazione pi antica: le primissime attestazioni di nordico, anglosassone e anticoalto tedesco sono pi recenti di almeno 400 anni. Lalta datazione delle attesta-zioni ne fa anche la lingua germanica pi arcaica e conservativa, che maggior-mente si avvicina, cio, al germanico comune ricostruito.

Non questa la sede adatta per dare una caratterizzazione completa della fo-nologia e della morfologia di gotico. Rimando il lettore italiano alla grammaticagotica di Mastrelli (1967), dove peraltro si d un elenco bibliografico esaurientedelle numerose grammatiche di gotico in altre lingue (la pi autorevole delle quali quella di Braune 196116). Qui mi limito a elencare i tratti pi interessanti e ti-pici di questa lingua germanica.

Tra gli arcaismi di origine indoeuropea conservati nel gotico in maniera quasio del tutto esclusiva (allinterno del gruppo germanico) possiamo citare fenomenimorfologici come conservazione del numero duale (nel paradigma verbale e pro-

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nominale); conservazione dei perfetti a raddoppiamento; tracce di caso strumen-tale nel paradigma nominale; conservazione delle forme analitiche del passivo;una forma spiegabile come relitto del cosiddetto ingiuntivo indoeuropeo (Davis1929); in fonologia si pu citare lesito diverso delle vocali lunghe e dei dittonghiin posizione finale secondo la distinzione di accento acuto e circonflesso nellaforma indoeuropea corrispondente.

Tra i tratti linguistici dovuti allantichit dellattestazione possiamo citare las-senza, in gotico, di una serie di fenomeni fonologici che accomunano tutte le altrelingue germaniche: non vi traccia del rotacismo della sibilante sonora (got. dagsgiorno ~ ant.isl. dagr id. < germ.com. *dagaz; got. hauhiza pi alto ~ ted. hherid.); non esiste ancora la metafonia (got. harjis esercito ~ ant.alt.ted. heri id., conil passaggio a > e sotto influenza della vocale palatale finale).

Vi sono, tuttavia, anche tratti innovativi, tipici del solo gotico: la cosiddettafrattura gotica, ossia lesito u > au e i > ai davanti alle consonanti r, h e " (got. baurgscitt, sai"a guarda! ~ ant.alt.ted. burg, sihu id.); la legge di Thurneysen per laquale alcuni suffissi alternano la sonorit della propria consonante in modo op-posto alla consonante finale della radice (cfr. il suffisso -ubni/-ufni in waldufni po-tere ~ fraistubni tentazione); la confluenza della *1 (pi aperta) con la *2 (pichiusa) del germanico comune in un unico fonema, di timbro chiuso (Kieckers1960; irmunskij 1964).

Altri tratti sono di natura ambigua. Cos, lassenza quasi totale degli esiti dellalegge di Verner nel paradigma verbale, ossia della cosiddetta alternanza grammati-cale (cfr. lalternanza /d in ant.ingl. weoran diventare ~ wurdon diventammoma non in got. wairan ~ waurum id.), pu essere spiegata sia come un livella-mento analogico a posteriori, sia come la mancata diffusione del fenomeno (cheper si riscontra nelle radici nominali, e si osserva bene nel confronto tra alcuniverbi corradicali: cfr. lalternanza /d in wairan diventare ~ frawardjan distrug-gere, nonch nei verbi preterito-presenti, cfr. Kieckers 1960).

Quasi nulla si pu dire sulleventuale frammentazione dialettale del gotico, inparticolare sulla differenza tra il gotico dei Visigoti e quello degli Ostrogoti: il ma-teriale in nostro possesso assolutamente insufficiente, e vista lepoca alta piprobabile supporre che non solo non ci fosse alcuna seria distinzione dialettale(Krause 1953), ma che molte popolazioni germaniche potessero facilmente com-prendere il gotico in quanto la distanza tra le varie lingue germaniche era ancoraminima. A questo proposito va segnalata lesistenza, tra le attestazioni minori digotico, di alcune iscrizioni runiche di epoca antichissima, la cui attribuzione oscillatra gotico pagano e una variet antichissima di antico nordico, tra cui le pi fa-mose sono liscrizione sulla lancia di Kowel (trovata nel 1858 in Ucraina, e andataperduta nel secondo dopoguerra) e liscrizione di Pietroassa (trovata in Romanianel 1837; alcune brevissime iscrizioni runiche attribuibili al gotico trovate di re-

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cente sono illustrate in Mastrelli 1967). Con il ramo nordico del gruppo germa-nico il gotico ha, non a caso, alcune isoglosse comuni, come esito delle approssi-manti intervocaliche (ant.sass. tweio dei due ~ got. twaddje e ant.nord. tveggja id.);la diffusione dei verbi incoativi in -nan; la desinenza -t della II sg. del preterito(got., ant.nord. namt ricevesti ~ ant.alt.ted. nmi id.). Questo ha spinto moltistudiosi a ipotizzare unepoca di comunanza linguistica gotico-nordica, cosa chesi accorda perfettamente con la leggenda dellorigine scandica dei goti stessi.

Daltro canto, per, esistono anche alcune scarne isoglosse gotico-tedesche, tracui la forma di III sg. del verbo essere ist: la -t finale assente nelle forme corri-spondenti in tutte le altre lingue germaniche. Per unanalisi molto particolareg-giata delle isoglosse che uniscono il gotico a questo o quel sottogruppo di linguegermaniche cfr. irmunskij 1964.

Wulfila e la traduzione della Bibbia in goticoNellepoca moderna il primo ad attribuire a Wulfila la traduzione della Bibbia

in gotico e la creazione del relativo alfabeto stato Vulcanius, e tale attribuzione considerata valida ancora oggi dalla maggior parte degli studiosi. Alcuni, tut-tavia, hanno criticato fortemente tale impostazione in quanto basata su una seriedi citazioni circolari, e quindi insostenibile (cfr. Wiener 1915, dove, tra laltro, sipropone addirittura una datazione allVIII secolo del CA). Infatti, le fonti antichesono alquanto ambigue a tale proposito. Conosciamo la vita di Wulfila (311-383)dagli scritti di Aussenzio, Filostorgio, Socrate, Sozomeno, Iordanes, Isidoro di Si-viglia e Walafrid Strabo (elencati in ordine cronologico; solo i primi due autorisono di fede ariana). Tuttavia, Aussenzio, allievo diretto di Wulfila, nonch suoprimo agiografo, pur raffigurando il proprio maestro come un poliglotta, predi-catore in greco, latino e gotico, e traduttore di generici tractatus dal greco in go-tico, non menziona n la traduzione della Bibbia, n linvenzione dellalfabeto (eanche Iordanes estremamente parco di dati a tale riguardo). Viceversa, tutti glialtri autori (che per, in ultima analisi, dipendono da Filostorgio) attribuiscono taliopere a Wulfila. Una soluzione di questo enigma non esiste a tuttoggi.

Ledizione di Streitberg dei testi biblici in gotico alquanto discutibile perchnon traslittera in modo biunivoco il testo gotico: si eliminano molte caratteristi-che paleografiche (ad esempio, la distinzione tra i e ), linterpunzione originariaviene sostituita con quella moderna, viene introdotta la numerazione dei versettisecondo luso moderno. Ma soprattutto, Streitberg restituisce un testo greco ot-tenuto con un procedimento non del tutto giustificabile filologicamente: nellese-guire la retroversione in greco lo studioso si serv di quelle varianti del NuovoTestamento greco che pi si adattavano al passo di volta in volta considerato. Iltesto risultante , filologicamente, un collage insostenibile, quandanche estre-mamente comodo per lo studio comparativo del gotico. Ciononostante, ogni ri-

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ferimento al testo gotico, al giorno doggi, viene fatto in base alledizione di Streit-berg.

La traduzione gotica stata spesso accusata di un eccessivo letteralismo ri-spetto alloriginale greco. Molti parlano di una traduzione quasi interlineare, pa-rola per parola. Laccusa che viene mossa a Wulfila , principalmente, quella dinon aver colto lo spirito dellepoca, quando i tempi erano oramai maturi per unatraduzione interpretativa delle sacre scritture: come noto, nel medesimo pe-riodo san Girolamo invita a tradurre la Bibbia non verbum de verbo, sed sensum expri-mere de sensu, cosa che Wulfila non avrebbe fatto. Infatti, i critici pi severi dellaBibbia gotica sono, di solito, i biblisti; viceversa, i germanisti sono spesso del-lopinione contraria, anche perch il testo gotico, in numerosi passi, non poicos strettamente aderente alloriginale greco.

Per lanalisi linguistica del gotico i passi che presentano delle divergenze con iltesto greco, seppur minoritari, sono di significativit enorme perch dimostranoi limiti oltre i quali lo scrivente di madrelingua gotica non poteva spingersi nel-ladattare la propria grammatica, lessico e sintassi alloriginale greco.

Influssi sul goticoLa lingua della Bibbia gotica, pur nellapparente letteralismo di questa tra-

duzione, ha stimolato da sempre la curiosit dei linguisti che hanno cercato discoprirvi tracce pi o meno evidenti di influssi alloglotti. Sono state sottoposte al-lanalisi linguistico-testuale almeno tre ipotesi del genere: lipotesi dellinflusso la-tino (ossia della lingua di cultura ai tempi della stesura dei manoscritti goticipervenutici), lipotesi dellinflusso del gotico pagano precedente alla cristianizza-zione dei Goti, e quella del greco tardo del periodo in cui fu attivo il vescovo Wul-fila.

Linflusso latino il pi certo dei tre: gi alcuni grafemi dellalfabeto gotico sipossono spiegare pi economicamente come derivanti dal modello latino; gliaspetti paleografici e filologici del CA rafforzano ulteriormente lipotesi dellim-pronta latina, in particolare del testo della Itala (Streitberg 1920; Mastrelli 1967).Vi sono, inoltre, anche alcuni latinismi nel lessico gotico.

Pi intricata la questione del presunto influsso del gotico pagano. In base alracconto di Iordanes che menziona lesistenza presso i Goti di aedi che canta-vano le gesta degli eroi, numerosi studiosi si spinsero a ipotizzare lesistenza diunepica gotica pagana che avrebbe addirittura lasciato alcune tracce sintatti-che, lessicali e stilistiche nella stessa Bibbia di Wulfila. Tuttavia, la presuntaletteratura epica gotica non testimoniata se non in modo indiretto: lunica in-dicazione certa ci viene dallepica germanica successiva (dallEdda al ciclo epicodei Nibelunghi) che ha, per principali protagonisti, numerosi personaggi storici delperiodo dellespansione gotica e del dominio gotico dItalia (Ermanarico, Attila,

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Teoderico). In ogni caso, numerosi sono stati i tentativi di individuare alcuni topoipoetici, figure retoriche e formule epiche di origine germanica pagana nel goticodi Wulfila, fino a ipotizzare addirittura la presenza di una scansione metrica(Scardigli 1964); in Toporova 1989 si propone di interpretare come retaggio diuna lingua poetica pagana lutilizzo di sintagmi con figura etimologica in corri-spondenza di sostantivi semplici in greco (ce ne sarebbero ben 31 esempi, cfr.fraujinond frauja, lett. o signore che governa, che traduce il semplice e del-loriginale greco). In molti casi, per, le forme in questione possono essere spie-gate anche come fenomeni fortuiti.

Infine, come ho cercato di dimostrare altrove (Keidan 2005), non si pu esclu-dere un influsso culturale, e di conseguenza linguistico, della lingua e letteraturagreca secondo i canoni stilistico-letterari del IV secolo, soprattutto quelli diffusinegli ambienti ariani in cui Wulfila si form dal punto di vista culturale, oltre chereligioso. In particolare, questi canoni vanno sotto il nome di atticismo, ossia unclassicismo linguistico e letterario che, tra le altre cose, prescriveva limitazionedelle caratteristiche fonologiche, lessicali e grammaticali della lingua degli autoriattici del IV-III sec. a. C. Si trattava di unimitazione del tutto artificiale, che im-poneva una norma linguistica destituita oramai di qualsiasi legame con il parlato.Latticismo era particolarmente diffuso tra i capi del movimento ariano (tra cui ilmaestro di Wulfila Eunomio di Cizico, cfr. Cassio 1998). Inoltre, il purismo atti-cista ha da sempre esercitato un forte fascino sugli autori non greci, scriventi tantoin greco quanto in altre lingue: la prima ondata atticista fu quella che invest la re-torica latina ai tempi di Cicerone; prime attestazioni di certi fenomeni atticistisono quelle in terra straniera (in Partia) o nelle opere di autori non greci che cer-cavano di grecizzarsi il pi possibile (Giuseppe Flavio).

La tesi che si vuole suggerire che Wulfila, ammesso che sia stato lui il vero au-tore della traduzione gotica della Bibbia, a causa della sua formazione culturalein seno ai circoli della intellighenzia ariana, possa aver riprodotto anche nonintenzionalmente certi procedimenti stilistici dellatticismo greco con il mate-riale linguistico gotico. In tal senso possono essere interpretate alcune caratteri-stiche del testo della Bibbia gotica soprattutto nei passi che presentano unadivergenza rispetto al (presunto) originale greco. Tra queste possiamo menzio-nare i seguenti tratti linguistici.

Uso della forma del duale (del tutto assente nel Nuovo Testamento greco, maben testimoniato in gotico, non senza alcune oscillazioni, (Seppnen 1985): ilduale era uno degli artifici linguistici pi tipici dellatticismo greco. Nulla avrebbeimpedito a Wulfila di espungere tutte le forme duali dal testo neotestamentario(visto il presunto letteralismo della sua traduzione); tuttavia, egli prefer inserirequeste forme, percepite sicuramente come arcaiche dai parlanti del gotico (di l apoco questa categoria morfologica sarebbe quasi completamente scomparsa dalle

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lingue germaniche). La ragione di tale scelta non poteva che essere limitazionedellatticismo greco, al fine di nobilitare lo stile della sua traduzione.

Concordanza a senso di sostantivi singolari collettivi (come managei moltitu-dine, hiuhma folla, hairda gregge) con verbo e aggettivo al plurale: il fenomeno piuttosto regolare in gotico, del tutto assente nel greco neotestamentario, maconsiderato segno di raffinatezza stilistica da parte dei teorici dellatticismo.

Livellamento artificiale del paradigma verbale tale da obliterare gli effetti dellalegge di Verner: in unepoca in cui tale legge fonetica era, molto probabilmente,ancora non del tutto conclusa (con prevedibile oscillazione di forme arcaiche e in-novate), leliminazione delle varianti innovate in quanto irregolari concordavaperfettamente con limpostazione analogista dellatticismo greco. Tale ipotesispiegherebbe lassenza dellalternanza grammaticale in gotico a costo, per, disupporre un intervento intenzionale di Wulfila sulla forma fonologica delle vociverbali in questione (ma, si badi, non su quella dei sostantivi corradicali, n deiverbi derivati). Lassordimento delle sonore intervocaliche non avrebbe compor-tato un danno irreparabile per il sistema fonologico gotico: lopposizione tra leconsonanti fricative sorde e le consonanti (siano esse fricative o occlusive) sonore a rendimento molto basso in gotico, e vi sono anche numerosi processi di neu-tralizzazione di questo tratto.

Ipotetica obliterazione dellincipiente rotacismo germanico della sibilante so-nora: la pronuncia non rotacizzata doveva essere percepita come arcaica, quindisi accordava bene con il generale passatismo atticista; in realt, alcuni fenomeniinterni della fonologia gotica fanno pensare che, ai tempi di Wulfila, il rotacismofosse se non del tutto concluso, perlomeno gi in atto (si pu ipotizzare che la na-tura fonetica della sibilante sonora si stesse gi spostando verso quella propria diuna sonante, visto che, al pari dei fonemi sonanti r, n e l, anche z impediva las-sordimento in di d in fine di parola: huzd tesoro, gazds bastone come haurdsporta vs. haubi capo, gen. haubidis).La tesi dellatticismo gotico difficile da di-mostrare ma appare abbastanza allettante; se non altro, va sottolineata lutilit diconsiderare lautore della Bibbia gotica non solo come un barbaro ma anche (eforse soprattutto) come un rappresentante della cultura greca dellepoca. Peraltro,come osserv gi Massmann (1834), linflusso della retorica greca riscontrabileanche nella Skeireins, un componimento quasi sicuramente posteriore a Wulfila, mapur sempre appartenente allambito dellarianesimo colto.

Influssi del goticoPi concreto linflusso esercitato dalla lingua gotica, e dalla Bibbia di Wul-

fila, sulle lingue germaniche di attestazione pi tarda. Se, da un lato, vero chela cultura e la lingua gotica subirono una damnatio memoriae a causa dellarianesimodei Goti, dallaltro lato il prestigio di Wulfila (padre della chiesa, missionario e

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autore della prima traduzione della Bibbia in una lingua germanica), e anche ilmito di Teoderico, perdurarono nei secoli. Come dicono le testimonianze stori-che, ma soprattutto documenti diretti, ancora nel IX secolo vi erano persone,negli ambienti monastici tedeschi, capaci di leggere e capire la Bibbia gotica. Cos,il monaco francone Walafrid Strabo, nel suo De exordiis et incrementis rerumecclesiasticarum (840-842), afferma che in alcune chiese del basso Danubio (nonchin Crimea!) si celebrava ancora la liturgia in lingua gotica. Inoltre, dal Chronicondi Rodrigo Ximenes scopriamo che nel 1091 il Sinodo di Leon proib espressa-mente luso liturgico della lingua gotica, il che implica che qualcuno adoperasseancora questa lingua nel territorio dellex regno visigoto di Spagna. Una preziosatestimonianza diretta di queste sopravvivenze rappresentata dal manoscrittodetto di Alcuino (IX-X sec.), conservato oggi nella Biblioteca Reale di Vienna,contenente tre alfabetari gotici con commenti sulla pronuncia e i nomi delle let-tere secondo la nomenclatura runica, nonch alcune brevi frasi in gotico.

In realt, se si esclude la gi menzionata presunta origine gotica dellepica ger-manica, il retaggio principale lasciato ai posteri dalla civilt gotica quello lessi-cale (cfr. in generale Scardigli 1964). I prestiti gotici nelle lingue germanichecoprono un campo lessicale differente rispetto a quello politico-amministrativodei prestiti nelle lingue romanze: molte parole di ambito religioso delle lingue ger-maniche occidentali mostrano unascendenza gotica, in seguito a probabili mis-sioni evangelizzatrici gotico-ariane verso queste popolazioni barbariche, chesuccessivamente sono state convertite al cattolicesimo (Kluge 1909). Un esempioclassico la parola per chiesa, ant.ingl. cyrice, ant.alt.ted. kirihha, che sembre-rebbe risalire a un prototipo gotico: secondo alcuni studiosi, questo termine (in ri-ferimento alledificio ecclesiastico, dal greco [] casa del Signore)

poi nelle lingue romanze (cfr. it. chiesa), e in quanto tale non poteva che passare peril tramite ariano-gotico (Schferdiek 1984). Molto interessanti sono anche le traccedi un influsso della Bibbia gotica su quella slava (vedi Scardigli 1964). Gi da unepisodio raccontato nella Vita di Cirillo (che visit la Crimea) si pu ipotizzare unsuo incontro con la lingua gotica, o forse solo con la tradizione manoscritta go-tica. Le lingue slave presentano numerosi prestiti germanici, anche dal gotico(come sl. gonoziti salvare < got. ganasjan id., si noti lassenza del rotacismo). Tut-tavia, una prova molto pi forte di un qualche contatto tra il testo della Bibbia diWulfila e quella slava rappresentata da alcuni calchi lessicali, che non semprepossono essere spiegati con la comunanza delloriginale greco da cui entrambequeste versioni barbariche sono state tradotte (lo scopritore Hamm 1940). Adesempio, la resa di in slavo , solitamente, diavolo, ma in un passo oc-corre la forma ne-prijazn (lett. non tenibile), che sembra un calco strutturale del

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di tradizione pi antica, o comunque minoritaria, rispetto a , prevalso

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gotico un-hula che compare nel passo parallelo per indicare il demonio.

Conclusioni: lingua e ideologiaUna costante ha da sempre accompagnato gli studi gotici: una forte carica

ideologica di questo tema. Non a caso, linteresse verso i Goti e la loro lingua sidiffuse, nelle popolazioni di lingua germanica, nei vari momenti storici di parti-colare fervore politico e patriottico. Oltre al periodo della Riforma, gi menzio-nato allinizio, possiamo osservare che anche il manoscritto di Alcuino va vistonella prospettiva del programma culturale del nuovo Impero carolingio; un rav-vivarsi degli studi gotici (insieme a quelli sulle altre lingue germaniche) si verifica,poi, durante il Romanticismo tedesco; successivamente, linteresse per il goticoriesplode nella Germania degli anni 30, quando fiorisce una gran copia di studietimologici tesi a rilevare lo strato gotico nel lessico tedesco. Non un caso, tralaltro, che il lavoro iconoclasta di Leo Wiener, in cui si cerca, in un certo senso,di detronizzare il mito della lingua gotica, del CA e di Wulfila, sia stato scritto daun ebreo emigrato negli USA per sfuggire ai pogrom dellEuropa dellEst: diffi-cile non leggervi una reazione, seppure non esplicita, allentusiasmo goticista deglistudiosi tedeschi.

Si noti anche che, per le stesse ragioni romantiche, gli studi sul gotico si ac-compagnano sempre a un interesse per lantico nordico e la scrittura runica: dirune parlano sia il manoscritto di Alcuino, sia Vulcanius e Junius. Non un caso,forse, se il CA ha trovato la sua collocazione definitiva proprio in Svezia.

Pochi sanno che il mito dei Goti, della lingua gotica e di Wulfila, in quantofermento dellidea nazionale, sta rifiorendo di nuovo, al giorno doggi, in Bulga-ria, dove in corso un programma di ricerca pluriennale (finanziato dallUNE-SCO) sulle vestigia gotiche della Mesia.

Artemij Keidan

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