LIBRO SACRO e religioni

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modulo didattico

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Liceo classico “A. Oriani” - Corato

Appunti I.R.C.

prof. Antonio de Palma

1° liceo modulo didattico

. IL LIBRO

sacro

..all’origine della cultura

e di ogni cultura.

La Bibbia e non solo …

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IL LIBRO sacro

INTRODUZIONE Breve storia del Libro e dei supporti scrittori:

dal papiro alla pergamena, dal rotolo al codice, dai miniati alla stampa. I LIBRI SACRI

Percorso redazionale: dalla Tradizione orale alla scrittura ► nelle religioni monoteistico-profetiche:

EBRAISMO CRISTIANESIMO

o La Bibbia: Antico e Nuovo Testamento ISLAM

o Corano, Sunnah

► nelle religioni cosmico-mistiche: INDUISMO BUDDHISMO TAOISMO e CONFUCIANESIMO SHINTOISMO

Introduzione E’ proprio vero, i libri sacri stanno alle origini della cultura e di ogni cultura.

La Paleografia (dal greco παλαιός (palaiòs), "antico" e γραφή (grafè), "scrittura", è la disciplina che studia la storia della

scrittura, specialmente quella manoscritta. Si riferisce all'arte di leggere, interpretare e spiegare le scritture antiche e di saperne

riconoscere l'autenticità.) e altre discipline ad essa correlate come la filologia, l'epigrafia, la codicologia,

l'archivistica, branche dell'archeologia ci confermano che il contenuto dei libri nell’antichità era sacro-

religioso e solo in seguito si cominciò ad affrontare tematiche laiche. Argomenti religiosi comprendevano i testi

pseudo-scientifici, i quali contenevano formule, rivolte sempre alla divinità, per scongiurare eventi negativi.

Il libro diventa un tramite grazie al quale l’uomo incontra il divino. Questo rapporto diventa più profondo nei grandi Sistemi storici religiosi, nell’Ebraismo, Cristianesimo e Islam, il libro si fa promotore del pensiero

religioso.

Tra i libri sacri la Bibbia, sopratutto nel mondo occidentale, occupa un posto di primo piano in quanto è comune alla

tradizione ebraica, cristiana e, in parte, musulmana (più della metà della popolazione umana). Ma, come vedremo, non è il solo testo sacro dell'umanità.

Breve storia del libro e del libro sacro La storia grafica dell’umanità è caratterizzata da quattro grandi momenti:

1) l’invenzione della scrittura;

2) l’avvento del codice, molto simile al libro che conosciamo oggi;

3) la nascita della stampa tradizionalmente attribuita a Gutenberg;

4) l’ideazione della scrittura elettronica

1. Invenzione della scrittura… Dopo la tradizione orale, la scrittura è il primo mezzo usato per la conservazione e la trasmissione del

patrimonio culturale e religioso composto di miti, storie sacre, fatti storici fondamentali, norme di vita

individuale, sociale, tribale, cultuale ed è anche il primo modo di comunicazione tra i popoli. Se prima una comunità, che ricordava se stessa con rappresentazioni figurative e tradizione orale, era sostanzialmente "muta"

verso le altre comunità, adesso, grazie alla scrittura, poteva interloquire con le altre. Assistiamo dunque a un

passo antropologico di enorme rilievo: la nascita di civiltà.

Possiamo far risalire i tentativi degli uomini di rappresentare visivamente delle informazioni, ai disegni delle caverne fatti almeno 20.000 anni fa o anche ai contrassegni

in argilla di circa 10.000 anni fa, che sembrano aver

costituito il primo tentativo di contabilità. In ogni caso, tutti questi manufatti possono essere definiti essenzialmente degli

«antichi precursori della scrittura».

o La Pittografia è alle origini della scrittura. Il segno grafico rappresenta la cosa vista e non la

cosa udita (come invece avviene nelle scritture

sillabiche, consonantiche ed alfabetiche). In

pratica si tenta di riprodurre l'oggetto e non il

suono. Se si disegna un "piede" per indicare la parola "piede", il segno viene definito

pittogramma. Se invece si disegna un "piede"

per indicare la parola "camminare", allora il

segno viene definito ideogramma dal momento che il significato è un concetto. Spesso, però la

distinzione non appare così semplice e lineare, in

tal caso pittogrammi e ideogrammi vengono detti

anche logogrammi (segni che indicano parole).

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Le scritture più antiche risalgono soltanto al terzo millennio a.C. .. o in Mesopotamia nel 3.200 a. C. e portò alla nascita

della scrittura cuneiforme;

o in un'epoca grosso modo

contemporanea in Egitto si affermava la

scrittura geroglifica

dalla parola greca

ἱερογλύφος, composta da ἱερός, che significa

"sacro", e glypho

(γλύφειν), che significa

"incidere".

Queste scritture coesisteranno con i pittogrammi e gli ideogrammi per diverso tempo. È indicativo che la Stele di Rosetta, testo di

epoca tolemaica, contenga lo stesso testo sia in forma geroglifica

che demotica (oltre che in greco). Demotico e geroglifico non

sono due lingue diverse ma semplicemente sono due differenti grafie dell'egizio: il geroglifico era usato per testi monumentali e

importanti mentre il demotico era usato per documenti ordinari.

Il passaggio definitivo dalla pittografia alla scrittura moderna

basate su veri e propri «caratteri», segnerà appunto l'associazione del singolo suono al singolo segno grafico e

questo risale solo a iscrizioni di circa 3.000 anni fa.

…e dei supporti scrittori

La scrittura per esistere necessita di SUPPORTI SCRITTORI, costituiti inizialmente da materiale naturale, usato così come si trova in natura

(foglie, pietre, marmi, cortecce, etc.) come testimoniato da Plinio nella

“naturalis historiae”; furono utilizzate le foglie di palma, poi l’interno del

tronco degli alberi.. Lo stesso termine "libro" deriva appunto dal latino

liber. Indicava quella sottile pellicola che rimane tra il legno dell'albero e la sua corteccia, usata per le prime forme di scrittura.

Oltre che sul Liber, si scriveva molto sulla pietra le epigrafi, ma anche su

ossa o cocci gli ostraca, sulle tavolette di cera tavolette cerate o sul tessuto.

Le epigrafi Le epigrafi sono iscrizioni (incise o

dipinte) di varia lunghezza e

contenuto realizzate su supporti duri (pietra, marmo, bronzo, piombo, ecc.), differenti a seconda

dell'uso al quale i testi erano destinati.

L'uso delle iscrizioni era ampiamente diffuso in molti settori

della vita pubblica e privata del mondo antico. In base al loro contenuto si distinguono in funerarie, sacre ed ex-voto (per

onorare le divinità o ringraziarle per benefici ricevuti),

onorarie (elogi di generali e uomini di stato e iscrizioni

imperiali romane), militari (indicazioni sui movimenti delle legioni, la provenienza dei militari). Le leggi scritte, incise su pietra o bronzo, ed esposte pubblicamente garantivano una oggettività nella loro

applicazione. Ai testi epigrafici si faceva ricorso anche per ragioni

propagandistiche e politiche (molti esempi se ne trovano a

Pompei).

Gli ostraca dal greco òstrakon il cui vero significato è conchiglia

Successivamente con tale termine si indicavano i cocci di vasi di terracotta raccolti tra i rifiuti e scritti nella parte convessa. Era

quindi un materiale scrittorio accessibile a tutti e perciò molto

usato nel mondo antico. Si adoperavano per scritture di ogni

genere, ma è particolarmente noto l'uso che se ne faceva in Atene: su di essi venivano scritti i nomi dei cittadini condannati

all'esilio decennale (istituzione chiamata appunto 'ostracismo').

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Ma ben presto l’uomo pensò di costruirsi i supporti per la scrittura avendone compreso l’importanza per il progresso tecnologico e artistico.

Le tavolette cerate Vennero impiegate inizialmente in ambito greco, successivamente anche nel mondo romano, per scrivere testi correnti. Ogni tavoletta lignea

presentava una faccia perfettamente liscia e l'altra delimitata da una

cornice; lo spazio rettangolare compreso all'interno di questa era

ricoperto di cera molto dura sulla quale si scriveva incidendo i segni con uno stilo di metallo appuntito a una

estremità. L'altra estremità, piatta, serviva per

cancellare eventuali errori.

Le etichette lignee Servivano a contrassegnare le mummie. Esse recavano il nome, la paternità, la

maternità, il luogo di provenienza del defunto, il suo mestiere. Talora presentavano

testi più lunghi. Si trattava per lo più di un surrogato economico dell'iscrizione funebre.

Le monete Non si tratta propriamente di

materiale scrittorio, anche le

monete presentano però una parte epigrafica, alla

quale è affidato innanzitutto il compito di dichiarare

l'autorità emittente. Le monete greche la enunciano al genitivo plurale

(per es. 'degli Ateniesi'), sottintendendo dunque una

parola come 'moneta'. L'uso del genitivo singolare

persiste anche sulle monete dei sovrani ellenistici, sulle quali, dopo la morte di Alessandro Magno, l'autorità emittente viene espressa anche grazie al ritratto. La monetazione romana repubblicana, oltre

all'indicazione 'ROMA', specifica anche il nome dei magistrati addetti all'emissione delle monete. In età

imperiale il Diritto riporta il nome e le cariche ricoperte dall'imperatore, mentre il Rovescio commenta il

soggetto raffigurato. L'indicazione dell'anno di emissione è sporadica nel mondo antico. La consuetudine di datare le monete in base al calendario dell'era cristiana si diffonde in Europa solo dal XVI secolo.

Dal papiro e pergamena al rotolo (volumen)

Nel 3° millennio a. C., gli

egizi iniziarono a usare i più

antichi esemplari di "libri"

scritti a mano su papiro.

Presto questo supporto fu usato anche dagli antichi

greci e dai romani.

Il papiro(Ciperus Papyrus)

pianta che anticamente cresceva nella

zona paludosa del delta del Nilo, per

poter essere usata come materiale scrittorio doveva

essere sottoposta a un

particolare processo di

preparazione. (Innanzitutto si

scortecciava il fusto in modo da liberare il midollo, che veniva tagliato a strisce per il lungo. Poi si sovrapponeva a un certo numero di strisce, accostate in senso verticale, un'altra serie di strisce accostate in senso orizzontale. Il telaio così ottenuto veniva bagnato e pressato. Il risultato era un foglio di

papiro.) Gli egiziani la chiamarono

uaz, i greci dapprima biblos,

successivamente pàpyros e quindi

chartès. Gli stessi termini li

ritroviamo nella lingua italiana: biblioteca - papiro - carta.

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Dal II secolo a.C. compare un nuovo tipo di supporto scrittorio:

la pergamena. (usata per scrivervi sopra e ora anche per rilegature di lusso, diplomi, paralumi. ETIMOLOGIA: dal

lat. (charta) pergamena ‘carta di Pergamo’, in Asia Minore. )

La pergamena è frutto di una lavorazione ben differente rispetto a quella del papiro. Prima grande

differenza è l'origine animale (pelle non conciata) e non vegetale. Infatti la

pergamena altro non è che pelle di pecora, di capra o di vitello

opportunamente depilata e fatta asciugare sotto tensione. (per questo, cioè

per le sue origini essa è anche chiamata cartapecora). Riuscì a soppiantare il

papiro perché molto più resistente e di lunga durata. Era così preziosa

che addirittura veniva raschiata per essere riscritta di nuovo riutilizzata. (da

qui il termine palinsesto dal greco πάλιν +

ψηστòς (pálin psestòs, lett. "raschiato di nuovo"). Nel mondo antico non godette di molta fortuna a causa del prezzo elevato

rispetto a quello del papiro. Tuttavia aveva il vantaggio di una maggiore resistenza e la possibilità di essere prodotto senza le limitazioni

geografiche imposte dal clima caldo per la crescita del papiro. Diversi fogli

di papiro incollati l'uno di seguito all'altro formavano un rotolo. Questo

perché il papiro non si riusciva a piegare. Quindi doveva essere conservato e arrotolato su bastoni di legno. In latino la parola rotolo si traduce con

volumen (dal verbo volvere, arrotolare). I volumina potevano essere lunghi

anche 12 m. e ogni colonna di testo di solito aveva dalle 25 alle 45 righe.

Nei primi secoli dell’era Cristiana la pergamena diventò il materiale di uso comune per i

libri: fra il II e il IV secolo d. C. il rotolo di papiro sparì gradualmente per far posto al codice di

pergamena, cioè si adottò un libro essenzialmente simile a quello in uso anche oggi.

2. L’avvento del codice

Dal rotolo al codice

Dal II secolo d.C. comincia a diffondersi una nuova forma di libro, dal rotolo si passa al codex. La nuova forma a codice, con i fogli piegati e cuciti assieme a formare

quell'oggetto molto simile al libro moderno, sbaragliò lentamente la

concorrenza della vecchia forma a rotolo grazie agli innumerevoli vantaggi che portava: più pratico, più capace, più facile da consultare anche

grazie alla possibilità di numerare le pagine.

Furono questi vantaggi a orientare verso la forma a codice quei testi che necessitavano di continue

letture e facili consultazioni: i testi di Legge e le Sacre Scritture.

In un solo libro-codice si poteva copiare il contenuto di diversi rotoli: significava ad esempio che una raccolta di scritti di un autore poteva essere messa sotto una copertina ed essere fruibile e trasportabile in una

forma molto più maneggevole e con la possibilità di scrivere anche sul retro quando era in pergamena.

Dal manoscritto miniato al libro stampato

Nell'Alto Medioevo con l'avvento del codex, (dal latino codex,=

'libro manoscritto') inizia anche la tecnica della miniatura. I libri

miniati (Miniare in latino significa colorare in rosso, deriva dal nome

latino del cinabro - minium, che si usava per dipingere di rosso le iniziali dei libri) consistevano solitamente in opere di carattere

religioso e didattico e in testi di autori classici, laboriosamente

ricopiati o anche solo riassunti dai monaci amanuensi. Per tutto il Medioevo l'arte dello

scrivere fu patrimonio quasi

esclusivo della Chiesa e

venne coltivata nelle scuole

annesse alle cattedrali o ai monasteri, gli scriptoria.

Nell'Italia centro-settentrionale importanti scriptoria furono

quelli annessi alle scuole capitolari di Ivrea, Novara, Vercelli, Verona

e Lucca, e ai monasteri di Bobbio, Novalesa e Nonantola.

Nell'Italia meridionale il centro scrittorio più celebre fu quello di

Montecassino, da cui si sviluppò la scrittura beneventana, così

chiamata perché la sua area di diffusione coincise con il territorio dell'antico ducato di Benevento.

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Molti libri medievali erano arricchiti da preziosi fregi in oro e colori luminosi, che contrassegnavano le diverse sezioni del

testo o ne decoravano i

bordi. Le rilegature

potevano essere in legno, rinforzate da

borchie metalliche e

chiuse con fibbie,

oppure in pelle, spesso arricchite da

decorazioni in oro,

argento, smalti e pietre

preziose, realizzate nel tardo Medioevo da

artigiani e orafi

specializzati.

I manoscritti miniati (rappresentati e descritti con molta finezza) continuavano però a essere pochi e costosi, accessibili solo a

una minima parte della popolazione che poteva permettersi di acquistarli e che era in grado di leggerli.

Nel XII secolo, in un clima di fervido rinnovamento, la

cultura si diffonde fuori dagli scriptoria monastici ed

ecclesiastici. L'Europa è un pullulare di Università che

trasformano le città in centri di produzione della cultura ai

quali affluiscono studenti di ogni condizione, ecclesiastici e laici.

Nel 1158 ebbe riconoscimento imperiale lo Studio di

Bologna; del 1215 sono i primi statuti dell' Università di

Parigi, e poco dopo sorge quella di Oxford.

3. La nascita della stampa

L’apparizione della stampa si colloca così in un universo che ha già subito

trasformazioni importanti.

Nel XIII secolo, la pergamena venne sostituita dalla carta. Il

prezzo molto basso di questo materiale, ricavato da stracci e quindi più

abbondante ed economica, favorisce la propria diffusione.

Ma bisogna aspettare la seconda metà del XV secolo per incontrare il

processo di stampa tradizionalmente attribuito ad un'invenzione del

tedesco Gutenberg (Magonza, 1394-1399 circa – Magonza, 3 febbraio 1468) tipografo ed orafo tedesco inventore della stampa a

caratteri mobili in Europa. I caratteri mobili, per poter essere usati nella composizione del testo, venivano

riposti in un apposito contenitore, la

cassa tipografica. Il compositore, attingendo dalla cassa, prelevava

direttamente i singoli caratteri, li

affiancava rovesciati, da sinistra verso destra, su uno strumento chiamato

compositoio, sul quale formava la linea (o riga) di parole debitamente

spaziate. Una volta completata la forma si passava poi alla

stampa delle bozze lasciando ampi margini al testo per le correzioni, che venivano effettuate dal correttore di bozze.

Infine il compositore apportava le modifiche richieste, in vista di eventuali seconde bozze o della stampa finale.

Il passaggio dal manoscritto al libro a stampa rappresenta una svolta di

enorme importanza per la trasmissione delle opere scritte.

Gli autori non ricorrono più al copista, ma allo stampatore, che è in

grado di fornire rapidamente molteplici copie della stessa opera e a prezzi decisamente inferiori, favorendo così la diffusione dei testi.

Questo mezzo, permettendo l'accelerazione della produzione delle

copie di testi ha notevolmente contribuito alla diffusione del

libro e della cultura.

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Percorso redazionale

Prima di presentare i testi sacri delle principali religioni è bene ricordare che

comunemente essi hanno avuto un percorso di redazione molto simile e che si è

sviluppato grosso modo secondo le seguenti tappe.

I t

esti

sacri

.. 1°►nascono dai pensieri o dai detti sapienziali dei fondatori

2°►vengono, poi, trasmessi oralmente ai e dai discepoli

3°►dopo la loro morte i seguaci, nel timore di perdere tutta la tradizione

orale, trasmessa dalla precedente generazione, inizia la raccolta delle fonti

orali e la loro trascrizione prima in opuscoli ad opera di scrittori minori,

4°►fino ad arrivare al Testo finale e.. al riconoscimento ufficiale, detto

canone, da parte di una Comunità o di un Sistema storico religioso.

La parola 'canone' è una traslitterazione del greco kanon, letteralmente 'canna', 'bastone diritto'. Il

termine che indicava lo strumento di misura per la lunghezza (appunto un bastone diritto), donde il significato traslato di regola, prescrizione, forma, modello.

Le comunità che ne sono depositarie li custodiscono e li tramandano fedelmente, sempre distinguendo i testi sacri originali

dalle opere di interpretazione di scuole religiose o di singoli studiosi e sapienti.

Gli atteggiamenti riguardo ai testi sacri differiscono da religione a religione:

alcune religioni rendono disponibili i propri testi scritti con la massima libertà, mentre altre sostengono che i segreti sacri devono rimanere nascosti a tutti tranne che all'iniziato;

altre ancora fanno entrambe le cose, rendendo pubblici alcuni testi e riservandone altri ad una

cerchia ristretta di iniziati.

I libri sacri nelle 3 religioni monoteistiche e storico-profetiche

EBRAISMO Il termine "Bibbia ebraica" è solitamente usato per indicare i testi sacri

della religione ebraica. Tale uso è però improprio: l'etimologia di Bibbia

è greca e il termine non è consueto presso i seguaci del monoteismo giudaico.

Il termine usato è TNK (תנך) (secondo la fonetica ebraica si può pronunciare sia Tanách sia, più di rado, Tenách),

acronimo privo di significato nella lingua ebraica e formato dalle iniziali delle parti nelle quali vengono

raggruppati i 24 libri:

Torah (= Legge o anche Insegnamento;

Pentateuco = 5 astucci in greco)

Neviim (= Profeti) a loro volta divisi in

profeti anteriori e posteriori

Ketuvim (= Scritti degli agiografi = dal greco

ἅγιος = santo e γράφειν = scrivere)

Tutti i libri sono stati scritti in ebraico,

alcune parti in aramaico e in greco.

Circa il numero, già al tempo di Gesù Cristo vi era discussione fra le comunità e correnti

ebraiche.

Infatti le antiche comunità ebraiche di lingua

greca, oggi estinte, seguivano un canone più

ampio (36 libri) detto canone alessandrino, derivato dalla..

versione dei Settanta LXX risalente ai

secoli III-II a.C. e fatta per gli ebrei della diaspora.

La versione più antica della Bibbia ebraica è

quella dei Rotoli di Qumran, una serie di

manoscritti di quasi tutto il Vecchio Testamento, copiati da monaci esseni fra il II sec. a.C. e il I sec. d.C.,

rinvenuti casualmente nel 1947.

Nel sinodo tenuto a Jamnia verso l'80 d.C., la comunità ebraica decise di fissare l'elenco ufficiale dei libri canonici definitivamente in 24 libri chiamato Canone Palestinese.

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►TORAH è un termine ebraico che significa "insegnamento".

La traduzione greca e latina "legge", sottolinea il significato in essa presente.

Lo studio della Torah è il primo di tutti i Comandamenti, viene persino prima di quello della

preghiera. Sono i genitori che hanno principalmente il compito di insegnare la Torah ai figli. Tutto Israele,

i ricchi come i poveri, doveva "occuparsi della Torah" e studiarla durante tutta la vita. Per questa attività il giorno privilegiato è il Sabato.

Le osservanze religiose o mizvot sono in tutto 613, di cui 248 positive e 365 negative. Provengono dalla

Torah scritta e da quella orale e il loro scopo principale è la santificazione della vita anche nelle sue

manifestazioni materiali.

Nell’ebraismo odierno il termine Torah si estende fino ad abbracciare l’insieme di tutte le

Scritture tramandate comprese i Nevi’im, libri profetici, i Ketuv’im e il Talmud.

Torah è il testo-base, l'unico che, nella forma di rotoli manoscritti, si trova in ogni armadio

sinagogale, comprende i primi 5 libri dell'Antico Testamento (o Pentateuco: Genesi, Esodo, Levitico,

Numeri, Deuteronomio) il più importante dei quali è ritenuto l'Esodo.

Tutti i 5 Libri gli ebrei li attribuiscono a Mosè.

1. Genesi è detto il primo libro della Torah ebraica e della

Bibbia cristiana (ebraico בראשית bereshìt, "in principio",

dall'incipit; greco Γένεσις ghènesis, "nascita", "creazione",

"origine"; latino Genesis), comunemente citato come la Genesi (femminile).È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi

maggiormente condivisa dagli studiosi, la sua redazione

definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata al VI-V

secolo a.C. in Giudea, sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte . Nei primi 11 dei suoi 50 capitoli descrive la cosiddetta "preistoria biblica" (creazione, peccato

originale, diluvio), e nei rimanenti la storia dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe-Israele e

di Giuseppe, le cui vite si collocano nel vicino oriente (soprattutto Palestina) del II millennio a.C.

(la datazione dei patriarchi, tradizionale ma ipotetica, è attorno al 1800-1700 a.C.).

2. Esodo è detto il secondo libro della Torah

ebraica e della Bibbia cristiana (ebraico שמות

shemòt, "nomi", dall'incipit; greco Έξοδος

èxodos, "uscita", latino-Exodus). È scritto in

ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente

condivisa dagli studiosi, la sua redazione

definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata al VI-V secolo a.C. in Giudea, sulla

base di precedenti tradizioni orali e scritte.

È composto da 40 capitoli. Nei primi 14

descrive il soggiorno degli Ebrei in Egitto, la loro schiavitù e la miracolosa

liberazione tramite Mosè, mentre nei

restanti descrive il soggiorno degli Ebrei nel

deserto del Sinai. Il periodo descritto è tradizionalmente riferito al 1300-1200 a.C.

3. Levitico è detto il terzo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana (ebraico ויקרא wayqrà',

"e chiamò", dall'incipit; greco Λευιτικόν, levitikòn; latino Leviticus). È scritto in ebraico ed è

composto da 27 capitoli contenenti unicamente leggi religiose e sociali, ad uso dei sacerdoti e

dei leviti, che Mosè avrebbe dato agli Ebrei durante il soggiorno nel deserto del Sinai (circa 1200

a.C.).

4. Numeri è detto il quarto libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana

(ebraico במדבר bemidbàr, "nel deserto", dall'incipit; greco Αριθμοί, aritmòi,

"numeri", in quanto inizia con la descrizione di un censimento; latino

Numeri) . È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa

dagli studiosi, la sua redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata

al VI-V secolo a.C. in Giudea, sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte. È composto da 36 capitoli descriventi la storia degli Ebrei durante il loro

soggiorno nel deserto del Sinai (circa 1200 a.C.).

5. Deuteronomio è detto il quinto libro della Torah ebraica e della Bibbia

cristiana (ebraico דברים devarìm, "parole", dall'incipit; greco Δευτερονόμιο ,

deuteronòmio, "seconda legge", per la ripetizione di leggi già presenti in Esodo; latino

Deuteronomium). È scritto in ebraico ed è composto da 34 capitoli descriventi la storia degli Ebrei durante il loro

soggiorno nel deserto del Sinai (circa 1200 a.C.) e contiene varie leggi religiose e sociali.

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►TALMUD è un'opera monumentale, è secondo solo alla Torah in fatto di autorità.

Nella tradizione ebraica si distingue la Torah Scritta dalla Torah Orale (cioè il Talmùd) quella che cita le

discussioni rabbiniche che avevano luogo al tempo del Santuario di Gerusalemme con tutte le codificazioni ad esso

posteriori. Esso è la sintesi di tutte le tradizioni interpretative della Legge Orale composta dal Midrash (tradizione

orale), Halakah (applicazione pratica del diritto), Haggadah (interpretazione non giuridica o riflessione

sapienziale) e Mishna (codice definito della legge orale).

TALMUD è un termine ebraico che significa "dottrina", "studio".

Il Talmud è il commento e il completamento, fatto dai rabbini, ai

cinque libri di Mosè. E’ il testo fondamentale per il comportamento

ebraico, osservato e seguito ancor oggi, tanto che è considerato dagli

ebrei della diaspora il loro "Statuto tascabile". Se ne hanno due versioni di partenza: quella palestinese del 350 d.C. e

quella babilonese del 500 d.C. che si sviluppò potentemente nell'impero

musulmano e che raccoglie tutta la tradizione e l'interpretazione tramandata

gelosamente di generazione in generazione.

CRISTIANESIMO La BIBBIA: (dal greco βιβλία = biblìa, plurale di biblìon, significante libri) è il libro sacro della religione cristiana.

Contiene la "storia della salvezza, la storia della Alleanza tra Dio e tutta l'umanità".

Non è semplice leggere e interpretare la Bibbia per diversi motivi: chi ha scritto la Bibbia sono stati centinaia di scrittori sacri (agiografi)... in un arco di tempo di oltre 11oo anni...

tra popoli e culture totalmente diverse dalla nostra...

in tre lingue (ebraico, aramaico, greco) e generi letterari diversi e complessi. I codici più antichi a noi arrivati contengono tutta la Bibbia in greco, e sono: il “Codice Vaticano” (IV sec.

d. C.); il “Codice Sinaitico” (IV sec. d. C.); il “Codice Alessandrino” (V sec. d. C.).

Per questo, per i cristiani-cattolici, la sua corretta interpretazione la dà la Chiesa con il suo insegnamento, chiamato Magistero.

È detta anche Sacra Scrittura o Parola di Dio ,

per sottolineare l'ispirazione divina sotto la quale si

ritiene sia stata scritta dai diversi autori.

La Bibbia Cristiana raccoglie 73 "libri"

suddivisi in due grandi insiemi:

Antico Testamento In linguaggio biblico, testamento ha il significato di

alleanza. L’Antico Testamento narra dunque dell’antica

alleanza tra Dio e il popolo ebraico. È possibile dividere i libri dell’Antico Testamento in

quattro gruppi: 1. il primo gruppo è detto Pentateuco, che significa

“cinque rotoli” (infatti ai tempi si scriveva su pergamene arrotolate), e comprende i libro della Genesi, il libro

dell’Esodo, il libro dei Numeri, il Levitico e il

Deuteronomio; 2. il secondo è quello dei libri storici: si tratta di 16 libri

che narrano la storia del popolo ebraico;

3. il terzo è quello dei libri sapienziali che sono 7, e comprendono i salmi e hanno anche contenuti didattici o

poetici; nel linguaggio biblico possedere la sapienza

significa avere un giusto ed adeguato rapporto con Dio.

4. il quarto è quello dei libri profetici, che sono invece 18: sono scritti dai profeti, che avevano il compito di

richiamare il popolo ebraico all’osservanza della legge di

Dio stabilita con l’alleanza.

Nuovo Testamento o Nuovo Patto è un'espressione utilizzata dai cristiani per indicare il

nuovo patto stabilito da Dio con gli uomini per mezzo di Gesù Cristo. Conta 27 libri suddivisi in 4

Vangeli, Atti degli Apostoli, Lettere apostoliche e l’Apocalisse . Ha come centro la nuova

alleanza tra Dio e gli uomini inaugurata dall’incarnazione del suo Figlio, Gesù di Nazareth, e

testimoniata nel mondo dai suoi discepoli e dalle prime comunità cristiane.

Il Concilio Vat. II° nella Costituzione Dogmatica sulla Rivelazione “Dei Verbum” parlando della importanza e dell’unità dei Due Testamenti per i Cristiani sottolinea che il Secondo Testamento è

leggibile e comprensibile solo se si tiene presente il Primo. D’altronde, come vedremo, i testi dei libri che lo

compongono nascono tutti in ambiente ebraico, gli autori sono tutti ebrei che hanno riconosciuto in Cristo Gesù il

Messia e lo stesso Gesù di Nazareth era ebreo.

Page 10: LIBRO SACRO e religioni

II qquuaattttrroo VVAANNGGEELLII

I vangeli sono la porta d’accesso al Secondo Testamento. I vangeli sono libri che raccontano la vita e la predicazione di Gesù Cristo. La parola "Vangelo" deriva dalla parola greca ευαγγέλιον (euanghélion), che arriva all'italiano attraverso il

latino evangelium e significa letteralmente "lieto annunzio", "buona notizia". Nel NT è usato sempre e solo al

singolare e da Paolo in modo preminente. Tale termine, nella cultura greca, indicava un «lieto annuncio»

relativo a eventi di carattere pubblico decisivi per la vita di una persona o della collettività (come una vittoria militare o

un fatto della vita dell'imperatore, considerato come un lieto evento per gli uomini).

Per i cristiani, il lieto annuncio non è solo un messaggio, ma una persona: è il Figlio di Dio, il Messia, il

Salvatore, Gesù Cristo. Nell'arco di alcuni secoli furono composti numerosi vangeli, molti dei quali sono andati perduti e sono stati

in parte riscoperti solo grazie ai ritrovamenti archeologici. Dal punto di vista religioso, solo quattro di essi

(attribuiti a Matteo, Marco, Luca e Giovanni) sono considerati canonici cioè parte dell’elenco ufficiale dei testi sacri per i cristiani;

gli altri sono detti apocrifi. Il termine apocrifo è una traslitterazione del greco απόκρυφος (ἀ πό = da + κρύπτω =

nascondere), indicante "ciò che è tenuto lontano (dall'uso)"poiché in origine erano libri che venivano esclusi dalla

pubblica lettura liturgica. Oggi, nell'uso corrente, la parola è riferita comunemente alla tradizione giudeo-cristiana, all'interno della quale è stata coniata. In essa il termine 'apocrifo' assume il significato di testo non incluso

nell'elenco dei libri sacri della Bibbia ritenuti ispirati e pertanto non usato a livello dottrinale e liturgico. Visto che

le differenti confessioni religiose hanno adottato diversi canoni dei libri della Bibbia, la qualifica di apocrifo varia a seconda della confessione di riferimento.

Tre di essi sono detti sinottici. Vengono chiamati così perché se si mette il testo dei tre vangeli su tre colonne

parallele, in uno sguardo d'insieme (sinossi) si notano facilmente molte somiglianze nella narrazione, nella disposizione degli episodi evangelici, a volte anche nei singoli brani, con frasi uguali o con leggere differenze.

IIll vvaannggeelloo ddii MMaatttteeoo ha 1068 versetti divisi in 28 capitoli. •• MMaatttteeoo è simboleggiato con l'uomo alato, perché inizia il Vangelo con la genealogia di Gesù. •• La tradizione concorde della Chiesa antica attribuisce il primo Vangelo a Matteo, chiamato anche Levi, l'apostolo che Gesù invita al suo seguito, abbandonando la professione di pubblicano, cioè di esattore delle imposte. (9,9ss). •• LLaa lliinngguuaa,, llaa ddaattaa,, ii ddeessttiinnaattaarrii L'attuale testo è in lingua greca, sostanzialmente identico all'originale e già conosciuto nel sec.I°. Riferendosi a una antica tradizione, si ipotizza un testo originale aramaico scritto verso il 50. Secondo la stessa tradizione, il Vangelo è rivolto ai giudei ed è dominato

dalla tesi che Gesù è il Messia predetto nell’ A.T., ma non accettato da Israele.

IIll vvaannggeelloo ddii MMaarrccoo È il Vangelo più breve, con 661 versetti •• MMaarrccoo con il leone, perché inizia il Vangelo con la predicazione «ruggente» di Giovanni Battista. •• Secondo la concorde testimonianza della Chiesa antica, Marco è l'autore del secondo Vangelo, anche se i critici lo ritengono il primo e la «fonte» di Matteo e di Luca. Quando Paolo e Barnaba portano a Gerusalemme le elemosine della chiesa di Antiochia (At. 11,30), lo prendono con sé per condurlo nella capitale della Siria (At 12,25), e come aiutante (At 13,5), nel viaggio missionario che fanno nel 45- 49. Separatisi, Marco segue Barnaba, verso il 50, nell'evangelizzazione di Cipro (At. 15,39). Dopo 13 anni egli è a Roma accanto a Paolo prigioniero. Paolo, soddisfatto del suo collaboratore, scrive a Timoteo nel 62 che gli è «molto utile nel ministero» (2 Tm 4,11). Secondo la tradizione (vedi: Papia, Ireneo, Origene..) contatta Pietro, di cui diviene il portavoce. •• LLaa lliinngguuaa,, llaa ddaattaa,, ii ddeessttiinnaattaarrii Marco scrive in greco dopo il 65 e si indirizza ai pagani convertiti al cristianesimo.

IIll vvaannggeelloo ddii LLuuccaa consta di 1149 versetti divisi in 24 capitoli. •• LLuuccaa con il toro, perché comincia il Vangelo con il sacrificio di Zaccaria . •• Secondo la tradizione, il medico Luca si incontra per la prima volta con Paolo e si unisce a lui verso il 50 in qualità di collaboratore (At 1 6,10-1 7). Lo segue, poi, a Filippi, dove Paolo lo rivede nel 57 (At 20,5-15). Andati insieme a Gerusalemme, ritornano a Filippi e da qui, sempre insieme, raggiungono Roma, dopo la tragica traversata (At 27,2-28). In questa città rimane accanto a Paolo sia durante la prima prigionia che la seconda (anni 61-67). Circa la sua fede si presume che sia cristiano già dal 40 ad Antiochia. Nel periodo che va dal 40 al 70 Luca, greco di lingua e di stirpe, si informa minuziosamente intorno a Gesù e alla sua opera dai testimoni oculari che gli riferiscono con precisione ogni cosa. •• LLaa lliinngguuaa,, llaa ddaattaa,, ii ddeessttiinnaattaarrii Il Vangelo il più ampio ed è scritto in lingua greca, verso il 70 d.C.

IIll vvaannggeelloo ddii GGiioovvaannnnii •• GGiioovvaannnnii è simboleggiato dall'aquila, perché sin dalle prime parole presenta Gesù come il Verbo

di Dio: la Parola eterna che permette di accedere al mistero divino, come il volo dell'aquila mostra le immense distese della terra. •• Secondo la tradizione, il quarto Vangelo risale all'apostolo Giovanni, fratello di Giacomo . •• LLaa lliinngguuaa,, llaa ddaattaa,, ii ddeessttiinnaattaarrii Scritto in greco, probabilmente è arricchito in tempi diversi dal contributo dei discepoli di Giovanni ed è terminato verso l'anno 100.

Secondo il pensiero di numerosi Padri apostolici, il Vangelo di Giovanni completa i sinottici ed è di indole «spirituale» (secondo Clemente Alessandrino) perché Giovanni, rispetto ai sinottici, presenta la vita di Gesù arricchendola della riflessione teologica della Chiesa primitiva. Destinatari non sono coloro che ricercano soltanto informazioni storiche, perché Giovanni intende suscitare e

rafforzare nella fede i credenti.

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GGllii aallttrrii ssccrriittttii Oltre ai quattro Vangeli nel Secondo Testamento troviamo altri 23 scritti che passiamo

rapidamente in rassegna:

► Gli Atti degli Apostoli che va collegato al terzo vangelo, quello di Luca, di cui è la

continuazione. Né parleremo in modo più approfondito quando parleremo degli inizi del cristianesimo.

► 21 Lettere che costituiscono dei Libri a sé stanti e autonomi. Si dividono in due parti: 1. il Corpus paolino 14 lettere di S.Paolo e 2. le lettere dette “cattoliche” di altri apostoli.

► L’Apocalisse di S.Giovanni, uno scritto destinato a sette chiese della provincia romana.

Quest’opera, ultima della Bibbia cristiana, è scritta in un genere letterario preciso chiamato “apocalittico e si presenta come una rivelazione fatta da Cristo “al suo servo” Giovanni nell’isola di Patmos, sui mali contemporanei della prima Chiesa con la prospettiva di un trionfo finale.

ISLAM

Il Corano è il testo sacro dell’Islàm e raccoglie le rivelazioni fatte da

Allah a Muhammad mediante l’arcangelo Gabriele dal 610 al 632 d.C. Memorizzato

da Maometto e dettato ai suoi Compagni, la sua scrittura venne affidata agli

scribi che ne riscontrarono l'esattezza mentre il Profeta era in vita.

L'anno dopo la morte di Maometto, Abu Bakr ordinò che le varie parti del Corano

fossero raccolte insieme. Al tempo del califfato di Othman (644-656 d.C.), le copie correnti

erano interpretate in diverse maniere, soprattutto a causa dell'imperfezione della scrittura

antica; pertanto, Othman, nel 651 affidò a Zayd ibn-Thabit di Medina, segretario di Maometto la revisione del Corano. Il manoscritto originale della nuova versione fu

conservato a Medina e costituisce il testo canonizzato da Othman che ordinò di distruggere tutti gli altri.

Corano vuol dire “recitazione”. Il testo ufficiale, quello canonizzato dal terzo Califfo Othman (644-656 d.C.), è composto da 114 capitoli detti “Sure” disposte in ordine decrescente dalle più lunghe

alle più brevi e da 6236 “ayat” (versetti) ed è scritto in arabo. Può essere tradotto solo per farlo

leggere a chi non conosce la lingua araba, ma non per scopi di culto o di fede (chi accoglie l’islàm deve

imparare la lingua del Corano e leggere l’originale in arabo). Il Corano è la fonte primaria della fede e della pratica religiosa musulmana. I mussulmani

sostengono che il Corano rappresenti il Verbo di Allah dettato a Maometto secondo un archetipo

conservato nel settimo cielo. Le “sure della Mecca”, circa 90, appartengono al periodo della lotta. Brevi, incisive, vigorose e veementi

nello stile, piene di sentimento profetico esaltano l'unicità di Allah, i suoi attributi, i doveri etici dell'uomo e la

ricompensa futura.

Le “sure di Medina”, in numero di 24, lunghe, verbose e ricche di materiale legislativo, contengono dogmi

teologici e norme cerimoniali concernenti le istituzioni della preghiera pubblica, del digiuno, del pellegrinaggio e dei mesi sacri. Inoltre, contengono anche leggi che proibiscono il vino, la carne di maiale, il gioco d'azzardo,

ordinanze fiscali e militari relative all'elemosina e alla 'guerra santa', leggi civili e penali sull'omicidio, la

rappresaglia, il furto, l'usura, il matrimonio e il divorzio, l'adulterio, l'eredità e la liberazione degli schiavi.

La critica letteraria del testo oggi pone in rilievo diverse fonti cui si può far risalire lo scritto, che vanno da Dio stesso, ad un suo messaggero, l'angelo Gabriele, di biblica memoria

da suggerimenti spirituali interni, a spunti di cultura religiosa esterna, specialmente ebraico-

cristiana.

Tutto ciò non inficia comunque, secondo l’Islam, il carattere di Rivelazione Divina del libro. Niente e nessuno lo può contraddire, perché contiene ogni la verità.

La sua lingua è l'arabo. Perciò il musulmano non arabo deve imparare tale lingua se vuole essere veramente unito alla comunità araba (= Umma)

La Sunnah

Termine che significa "tradizione". E’ una raccolta di insegnamenti del Profeta,

trasmessi dai suoi compagni dopo la sua morte, considerata dai Sanniti (90% degli

islamici) secondo testo sacro dell’Islàm dopo il Corano. In genere si indicano 6 libri (al-kutub al-sitta) che conterrebbero le tradizioni giuridico-teologiche più affidabili e importanti. A volte se ne indicano 14 o più.

La raccolta di “hadith”

è un insieme di fatti e di detti che sono attribuiti a Maometto. Strutturalmente ogni hadíth (pl. aḥ ādīṯ ) è composto da una catena di trasmettitori-garanti (in arabo isnād, ovvero "sostegno") che risale

indietro nel tempo, formando una silsila (catena) che si allaccia al primo trasmettitore della tradizione)

è considerata da ogni buon musulmano una precisa indicazione sul comportamento da tenere e

quindi sacra e normativa come il CORANO.

Centro e simbolo dell'ortodossia sunnita fu Baghdad. Il 'sunnismo' fu considerato la dottrina

capace di dare dignità intellettuale alla fede religiosa e di sostenere il confronto con la contrapposta

fede cristiana.

Page 12: LIBRO SACRO e religioni

I libri sacri nelle religioni monistiche e cosmico-mistiche

Per l’Induismo I testi sacri si dividono in due blocchi:

► SHRUTI (significa « audizione, ciò che è

ascoltato»)

Gli induisti considerano questi testi "rivelati"

"ascoltati" e ripetuti come un'eco dai rishi, gli

antichi veggenti , personaggi, cioè, che hanno sentito il suono delle verità eterne e poi, le hanno

riprodotte e trascritte.

Sono libri contenenti il DHARMA, che

costituisce l'evento rivelatorio vero e proprio, cioè i messaggi trasmessi dalle divinità o dal

fondatore. Questi hanno un valore tutto

particolare e costituiscono il Canone indù.

In origine, il termine shruti era riferito solo ai 4 Veda ("il sapere") quattro «raccolte» di inni,

melodie, preghiere e formule magiche, composte, secondo gli studiosi, fra il 2000 e il 1000 a.C.

L'indù accetta l'autorità dei Veda come rivelazione veritiera, riconosce il valore dei libri sacri come base

della religione e della condotta sociale.

Successivamente il termine shruti, è stato esteso anche alle Upanìshad più antiche (quelle

cosiddette «vediche») composte fra il 400 e il 200 a.C. benché alcuni testi sembrino forse risalire al VI

secolo a.C. Esistono circa 150 Upanìshad . Perlopiù sono scritti in prosa con qualche brano di poesia, ma alcuni sono interamente in versi. La loro lunghezza è variabile: i più brevi occupano una facciata a

stampa, mentre il più lungo riempie più di 50 pagine.

Queste opere canoniche sono state soppiantate soprattutto nella loro funzione didattica da

un'altra collezione di antichi scritti detta Smriti, "ciò che è ricordato". .

►SMRITI(significa «memoria, ciò che è ricordato») sono chiamati i libri

contenenti messaggi trasmessi per tradizione, prodotti da scuole sacerdotali

o da sapienti nel corso dei secoli. Questi hanno un'autorità minore.

I testi sacri smriti sono numerosissimi e molto antichi. Il libro più popolare è

la Bhagavadgita (Canto del beato) del 200 circa a.C. Fanno parte degli Smriti

altri libri di mitologia e filosofia indù per es: Dharmasutra, Ramayana,

Mahabharata, Purana, ecc.

I Tantra sono, invece, una serie di libri sacri, di origine extravedica ma in

qualche modo collegati ai Veda, elaborati da numerosi autori, molti dei quali ignoti, in un arco di tempo che va dai primi secoli dell'era volgare fin quasi ai

giorni nostri. Il termine Tantra (propriamente "trama di un tessuto") significa libro dottrinale.

Le relazioni che intercorrono fra Tantra e Veda sono estremamente complesse, e i seguaci del tantrismo sono spesso accusati di eterodossia dai sostenitori del sistema vedico-brahmanico (brahmanesimo,

induismo), anche se i Tantra e i Veda hanno diversi fattori in comune, come il simbolismo del linguaggio e

l'interiorizzazione del sacrificio quale si è venuta delineando nelle Upanishad. I Tantra hanno origine in antiche tradizioni, non sistematizzate, yogiche, magiche, astrologiche, erotico-religiose e ritualistiche provenienti da

una cultura arcaica propria delle popolazioni autoctone a economia agricola preesistenti all'arrivo degli arii e in

contrasto con il pastoralismo vedico.

Per il Buddhismo i testi sacri sono raccolti in due Canoni, denominati, in base

alle scritture usate, Pali e Sanscrito. .

Il Canone Pali fu redatto nel 477 a. C. (?) a Rajaghra

nel primo Concilio Buddhista che seguì questo criterio:

«Tutto quello che è stato detto dal Buddha tra la notte della

sua illuminazione e la notte del suo trapasso è fonte canonica».

Questo primo canone è chiamato anche Tripitaka, perché

raggruppa il corpus in tre parti (..dette "Tre canestri" perchè i libri di ogni raccolta, scritti su foglie di palma,

potevano essere contenuti in una cesta). E' un'opera che

contiene le basi dottrinali del primo Buddhismo.

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La prima cesta (Vinaya) comunica le regole da osservare nelle comunità monastiche; essa

si compone di tre raccolte di libri: sono talmente voluminosi che per leggerli tutti, al Concilio di Rangoon

(1954), ci vollero 169 sedute in 46 giorni;

la seconda cesta (Sutra) parla delle conversazioni di Buddha coi suoi discepoli ed è il doppio

della prima; la recita dei sutra è la base del culto e della meditazione di monaci e laici. Il loro linguaggio è

poetico, le composizione sono ritmiche, molto convincenti le spiegazioni di difficili tematiche spirituali e

psicologiche. La più antica raccolta è quella del Theravada (I secolo a.C., Sri Lanka), ma le altre tradizioni conservano libri molto conosciuti, come il Sutra del Loto della buona Legge, un testo di estrema bellezza

letteraria e profondità di pensiero. Secondo una recente edizione giapponese, il canone buddhista completo comprende circa 100 volumi.

la terza cesta (Abhidarma) fornisce la spiegazione dei principali dogmi del Buddismo contenuti appunto nel Sutra (metafisica). Questi testi sono stati composti da ignoti autori dal III al I sec. a.C.

e sono ad uso degli specialisti.

Il Canone Sanscrito, nato circa sei secoli dopo la morte del Buddha, (200 d.C.) varia molto, come

suddivisione e denominazioni, da Stato a Stato. Esso sostanzialmente è legato alla scuola Mahayana.

Questa tradizione, i cui testi sono molto estesi, sostiene che Buddha avrebbe riservato la parte più sottile

della sua verità alle generazioni posteriori. Un'edizione del Canone sanscrito giapponese, il Taisho

Shinshu, stampato a Tokyo, comprende ben 100 volumi e fa capire la necessità di dover scegliere una "pars pro toto" per la fede personale. Tra le numerose scritture del Mahayana meritano d'essere ricordate

La sutra della perfetta sapienza e soprattutto il Libro tibetano dei morti, che suscitò grande

interesse in Occidente.

Per le religioni cinesi: i libri sacri del TAOISMO sono:

+ il DaodeJing (Libro del principio e della sua virtù);

Il Libro del Tao e della Virtù (Dao Dê Jing), considerato come una delle vette

del pensiero cinese, è opera di Lao-tzu (o Lao-tse). Ogni capitolo comincia di

solito con qualche paradosso e si sviluppa con rilievi paralleli, introdotti dalla parola

"perciò". Una parola che, comunque, non è da intendere in senso causale: difatti, a

differenza della logica occidentale, la logica cinese prevede che la causa possa essere un effetto e un effetto possa essere una parte della causa. Per i cinesi, ha scritto lo studioso

Lyn Yutang, "causa ed effetto non sono aspetti successivi, ma solo aspetti simultanei della

stessa verità"

+ il Chung-tzu, il trattato ufficiale del taoismo filosofico, e le Tre caverne, tre gruppi di libri

forse ritrovati nelle caverne.

Per il CONFUCIANESIMO gli scritti canonici sono nove.

+ I Cinque classici: il Libro dei Documenti (Shu-jing); il Libro delle Odi (Shi-jing); il Libro

dei Mutamenti (l-jing); il Libro dei Riti (Li-jing); gli Annali delle primavere e degli autunni (Ch'un-Ch'iu);

+ i Quattro libri: gli Anacleta (Lun-yu); la Grande Scienza (Ta-hsueh); la Dottrina di Mezzo

(Chung Yung); il Libro di Mencio (Meng Tzu Shu)

Per lo Shintoismo La fonte principale della religione giapponese è costituita da credenze e pratiche popolari indigene tramandate oralmente e da raccolte scritte di storie popolari redatte da cronisti di professione

chiamati Kataribe. Nel VII secolo davanti all'avanzata del buddhismo la classe dominante del Giappone

promosse una raccolta scritta dei miti e delle tradizioni del popolo. La tradizione venne riordinata in una apparente organicità e venne collegata con una teogonia

fantasiosa e con una genealogia imperiale di origine divina. Cio' che conosciamo della

tradizione scintoista si trova dunque nella letteratura e nei documenti scritti per volontà imperiale. Insieme alle credenze ed alle tradizioni giapponesi sono confluiti

nello scintoismo elementi tratti dai sistemi di insegnamento confuciano e buddhista e

da un limitato influsso cristiano.

Le scritture principali volute dall'impero e considerate rivelate sono:

Kojiki =registro delle cose antiche(scritto in giapponese verso il 712 d.c.,307 anni

dopo l'introduzione della scrittura cinese,dopo la scomparsa del buddhismo,da un

nobile della corte imperiale ,Futono Yasumaro,su incarico della imperatrice Gemmyo)

Fudoki =costumi regionali (scritto nel 713 dalle varie autorità delle provincie)

Nikong =cronache del giappone (scritto in cinese verso il 720 d.c. Dal principe

Toneri figlio di Gemmyo)

Queste scritture sono fortemente influenzate dalle tradizioni cinesi.

Norito=le preghiere rituali (raccolta poetica di 27 discorsi a carattere magico incantatorio e religioso dalle

tradizioni dei clan Nakatomi e Imibe) Kogoshui=resti raccolti di vecchie storie (scritto verso l'807 d.c. riconduce

la casta sacerdotale ad una origine divina).