libro ok I · 2003. 11. 15. · Il libro, di cui l’ altra finalità è quella, come tutti i miei...
Transcript of libro ok I · 2003. 11. 15. · Il libro, di cui l’ altra finalità è quella, come tutti i miei...
ai Molisani
Patrocinio
Comune di Bojano
Comune di S. Polo Matese
Regione Molise
E.R.I.M. Campobasso
Lion Club Bojano
Associazione Mathesia, S.Polo Matese
5
Michele Mainelli
BIOERMI A RUDISTE
NEL
CRETACICO
DEL MATESE ORIENTALE
Indice
- Presentazione pag. 9
- Introduzione “ 11
Alcune considerazioni “ 11I tempi della Terra - Eventi “ 12L’Era Mesozoica “ 13I tempi del Mesozoico “ 14Il ciclo del supercontinente “ 18Le temperature e le precipitazioni dal Paleozoico all’attuale “ 19Il Cretacico “ 20Le divisioni del Cretacico “ 21Gli eventi delle grandi estinzioni “ 23La Tetide “ 24Le piattaforme carbonatiche “ 25Bioerma, biostroma “ 34
- Il Cretacico nel Matese Orientale “ 41
Il Matese “ 41 Il Matese Occidentale “ 45 Il Matese Orientale “ 46Lacune stratigrafiche nel Matese Orientale “ 48Il Miocene nel Matese “ 50Il Cretacico nel Matese Orientale “ 51
- Bioermi a Rudiste nel Cretacico del Matese Orientale “ 73
Le Rudiste “ 73 Paleoecologia “ 76Bioermi a Rudiste “ 84
- Bioermi di Monte La Costa “ 87
Schiosia nicolinae “ 90Multispecies “ 95
- Bioermi di Cappella diruta Anime del Purgatorio “ 121
Hippurites colliciatus “ 122Durania montislacostae “ 128Biradiolites sp. “ 134
- Bioermi di Monte S.Polo “ 138
Distefanella salmoiraghii “ 141Distefanella bassanii “ 145
- Bioermi di Salva Signore “ 150
Sauvagesia nicaisei “ 156Vaccinites gosaviensis “ 161
- Bioerma di Sbregavitelli “ 168
Mathesia tertiicolloquiirudistarum “ 170
- Bibliografia “ 175
9
Presentazione
Le colonizzazioni a Rudiste nel Cretacico della Tetide, mare esteso inquel tempo tra due supercontinenti, il Gondwana a sud e il Laurasia anord, hanno una grande valenza paleoecologica perché il loro studio,oltre a permettere una corretta interpretazione delle caratteristiche bio-logiche di organismi costruttori di scogliere come le Rudiste, consenteuna attendibile ricostruzione di ambienti neritici delle piattaforme car-bonatiche tropicali tetisiane cretaciche.
In questo contesto si pone la finalità del libro che si propone di descri-vere alcune comunità a Rudiste rilevate in singolari bioermi nelCretacico del Matese Orientale, prodotto della loro attività pseudocolo-niale.
La scelta dell’argomento in saggio non è casuale poiché fa seguito aprecise considerazioni desunte dalla documentazione di molti anni diricerca, mentre l’idea di presentare alcuni esempi di formazioni bioer-mali a Rudiste è maturata dalla convinzione che essa potesse esserenon solo di particolare interesse paleontologico ma anche di forte sti-molo alla curiosità del Lettore perché sapesse altresì del grande signi-ficato paleoecologico di queste scogliere ecologiche, i bioermi, che si evi-denziano tipiche in molte successioni di calcari organogeni dei nostriMonti.
Il libro, di cui l’ altra finalità è quella, come tutti i miei scritti, di pro-muovere la conoscenza del patrimonio paleontologico del Matese, cor-redato di numerose figure, tabelle e rappresentazioni grafiche, èdistinto essenzialmente nelle seguenti parti. L’ Introduzione che espone i necessari supporti propedeutici, il metodoe le finalità.Il Cretacico nel Matese presentato quale momento evolutivo nel conte-sto della storia della Terra.I bioermi a Rudiste nel Cretacico del Matese Orientale analizzati secon-do la loro distribuzione spazio- temporale e la paleoecologia.Seguono le descrizioni dei bioermi a Rudiste tra i più rappresentativi delMatese Orientale, distinti per siti e secondo la loro costituzione pseudo-recifale.
Nelle parti sono inserite alcune note integrative, esplicative, indispensa-bili per una conoscenza più completa degli argomenti trattati.
Chiude il libro una esauriente bibliografia per indirizzare chi volessesaperne di più.
11
Introduzione
Alcune considerazioni.
La storia del Matese è storia della Terra nel contesto mirabile del grande feno-meno dell’Evoluzione che fa divenire la vita e le cose da sempre.
E se la storia dell’Uomo considera il tempo passato in termini di millenni o tuttoal più di alcuni milioni di anni, la storia della Terra considera il tempo passato in ter-mini di centinaia di milioni, di miliardi di anni.
La Terra, secondo le ultime conoscenze, ha un’età di circa 4,6 miliardi di anni; lerocce più antiche attualmente conosciute ancora non riciclate dagli eventi tettonicisono di circa 3,8 miliardi di anni fa; le prime tracce di vita risalgono a circa 3,5 miliar-di di anni fa con organismi unicellulari molto semplici se comparati a quelli attuali.
Altri singolari eventi che hanno segnato la vita sulla Terra si riferiscono a:- il fenomeno della fotosintesi che ha generato un’atmosfera ricca di ossigeno;- la comparsa degli eucarioti, esseri pluricellulari su cui si fonda la costituzione e
la diversificazione degli organismi “superiori” di oggi;- la singolare vita dei rettili mesozoici, dominatori incontrastati della Terra per
oltre 180 milioni di anni;- la comparsa e l’affermarsi dei mammiferi dai quali derivano gli antenati del-
l’uomo, generato, sempre per evoluzione, solo un paio di milioni di anni fa,pochi secondi fa se rapportiamo questo tempo alla storia della vita sulla Terrain un paio di ore;
- il fenomeno delle grandi estinzioni delle quali quella di fine Cretacico è senzadubbio la più straordinaria avendo generato l’attuale mondo dei viventi.
E le Rudiste cui è dedicato questo libro ?. Questi singolari bivalvi vissuti in spe-cifici habitat tropicali della Tetide hanno caratterizzato tutti i paleoambienti dellapiattaforma carbonatica nel Cretacico del Matese.
Anche dal punto di vista fisico la Terra si è evoluta ed evolve continuamente.La litosfera, involucro superficiale che contiene la crosta terrestre, si modifica
incessantemente dando origine sempre ad una nuova morfologia della superficie ter-restre.
Le masse della crosta terrestre, secondo la teoria di A.Wegener (1915; 1921; 1922),si muovono di continuo formando nuovi continenti in cicli del supercontinente valu-tati ognuno tra i 450 e i 500 milioni di anni.
Gli oceani, di conseguenza, mutano anch’essi in estensione e caratteristiche.L’evoluzione geografica e biologica della Terra degli ultimi 248 milioni di anni,
tempo delle ere Mesozoica e Cenozoica, interessa anche l’evoluzione del Matesela cui origine si fa risalire al Triassico.
Tuttavia, poiché le testimonianze fossili che si rilevano nelle rocce del Matese siriferiscono per la maggior parte al Cretacico, qui si espongono in sintesi soltanto leconoscenze paleogeografiche e paleoecologiche essenziali relative all’era Mesozoica,propedeutiche alle analisi paleontologiche sui bioermi a Rudiste finalità del libro.
12
I TEMPI DELLA TERRA EVENTI
milioni anni e r e p e r i o d i
fisici biolo-gici
0
0, 01
2
5
24
36
55
65
65
140
210
248
286
360
410
440
500
590
3500
4600
Olocene
Pleistocene
Pliocene
Miocene
Oligocene
Eocene
Paleocene
Paleocene
Cretacico
Giurassico
Triassico
Permiano
Carbonifero
Devonico
Silurico
Ordoviciano
Cambrico
Proterozoico
Archeozoico
NEOZOICO
CENOZOICO
MESOZOICO
PALEOZOICO
PRECAMBRIANO
AZOICO
10 mila anni fa:deglaciazio-
ni200 milioni di anni fa:
scissione del Pangea
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
4,6
1,5 milioni di anni fa: Homo6 milioni di anni fa: Ominidi
190 milioni di anni fa: Mammiferi250 milioni di anni fa: Dinosauri
Piante terrestriMetazoi
Eucarioti
Fotosintesi
Comparsa della vita
Origine della terra
Le rocce più anticheFormazione dei mari
Differenziazione crosta,mantello e nucleo della Terra.
Atmosfera ossidante
13
L’era Mesozoica.
Il Mesozoico (dal greco meson, medio, e zoon, vivente) è, nella storia evolutivadella vita, l’era di mezzo, di transizione tra il Paleozoico (dal greco palaios, antico, ezoon ,vivente ), era in cui si generarono i grandi phila, tipi di viventi, e il Cenozoico( dal greco cainon, recente, e zoon,vivente ), era in cui evolvettero le grandi entitàsistematiche che diedero vita al mondo biologico attuale.
L’era comprende un intervallo di tempo di 183 milioni di anni, da 248milioni di anni fa a 65 milioni di anni fa, distinto secondo precisi carat-teri in tre periodi, il Triassico, il Giurassico e il Cretacico.
I sedimenti del Mesozoico, ovvero le rocce che ne derivano le quali raccontanouna parte della storia della Terra, hanno uno spessore massimo di circa 35.000 metrie identificano essenzialmente calcari, dolomie, marne, gessi e magmi.L’era controlla la prima parte del ciclo orogenetico Alpino le cui fasi si manifestaro-no principalmente nel Cretacico.
Nel Mesozoico le terre emerse si ripartirono in due grandi masse continentali, dis-locate l’una, il Laurasia, nell’emisfero boreale, l’altro, il Gondwana, nell’emisferoaustrale.La loro formazione fu determinata dalla fratturazione e successivo smembramento delPangea, supercontinente del Paleozoico, circondato dal Pantalassa, unico superoceano.Il Laurasia comprendeva la Laurentide (proto America del nord) e l’ Angara (protoSiberia), separate dal Mare Russo, che, esteso in senso longitudinale, si chiuse nelprimo Mesozoico.Il Gondwana era costituito dall’ Africa, dal Sudamerica, dall’India, dall’Australia,dall’Antartide.Tra le due masse continentali si andò frattando costituendo una granderegione marina, la Tetide o Mare Mesogeo, che si estendeva nel senso piùo meno della latitudine.
Nel Mesozoico il clima fu di grande importanza nel controllo biogeografico. Lecorrenti oceaniche calde raggiungevano anche le terre emerse, e le caratteristiche cli-matologiche, pertanto, da un punto di vista generale, furono abbastanza uniformi pertutta l’era.Tuttavia vi fu una evidente differenziazione climatologica latitudinale che, anche senon di grande rilevanza, determinò una distribuzione ecologica diversificata caratte-rizzando un Dominio Boreale e un Dominio della Tetide.Nell’emisfero boreale il clima era caldo e secco, con brevi variazioni, sia nelTriassico, sia nel Giurassico, sia nel Cretacico.Il nord del Gondwana fu caratterizzato da un clima caldo-secco sia neimari epicontinentali, sia nelle terre emerse, mentre nell’estremo sud delcontinente si ebbero estese diffusioni glaciali.
Triassico significa tr e formazioni di rocce , da Bundsandstein, Muschelkalk eKeuper che caratterizzano i l periodo in Germania; Giurassico deriva da Giura,monti tra la Francia e la Germania; Cretacico , dal francese craie , calcare bian-co pulverulento.
14
I TEMPI DEL MESOZOICO
milioni anni periodi età
65 MaastrichtianoCampanianoSantonianoConiaciano
CRETACICO TuronianoCenomanianoAlbianoAptianoBarremiano
140 Neocomiano
TitonianoKimmeridgiano Malm
OxfordianoCalloviano
Batoniano DoggerGIURASSICO Bajociano
AalenianoToarcianoPliensbachiano LiasSinemuriano
210 Ettangiano
NoricoCarnico
TRIASSICO LadinicoAnisico
248 Scitico
15
I Domini suindicati si originarono gradualmente verso la fine del Triassico, si mani-festarono maggiormente nel Giurassico, si definirono pienamente nel Cretacico infe-riore e medio, declinarono gradualmente verso la fine del Cretacico.Il Dominio Boreale comprese le regioni a nord della Tetide, ovvero l’area delle terreemerse e mari epicontinentali oltre il 40 ° Nord e fu caratterizzato da clima tempera-to che si estese fino al Polo Nord .Il Dominio della Tetide si sviluppò in una vasta regione marina tropicale tra il 40°Nord e il 20° Sud.
Il Mesozoico fu l’era dei grandi rettili, tra cui i Dinosauri, vertebrati tra più gigan-teschi che mai hanno popolato la terra.Con più di 400 generi essi furono i domina-tori delle terre emerse, dei mari epicontinentali, dell’aria.Il Mesozoico fu anche l’era delle Ammoniti e Belemniti, molluschi cefalopodi impor-tanti per la stratigrafia, e, nel suo ultimo periodo, il Cretacico, delle Rudiste, mollu-schi bivalvi inusuali che dominarono taluni ambienti tropicali della Tetide e a cui percerti loro aspetti è dedicato questo libro.I Dinosauri comparvero nel Triassico e si diversificarono nel Giurassico e nelCretacico.Evolvettero i Foraminiferi in forme grandi e differenziate.Gli esacoralli sostituirono i tetracoralli. I Teleostei, pesci con scheletro osseo, suc-cessero ai Ganoidi.
Nel Triassico apparvero i primi Mammiferi che si diversificarono poi nelGiurassico in sei ordini. I primi Uccelli, comparsi nel Giurassico con Archaeopteryx,si affermarono poi alla fine dell’era.Tra le piante regredirono le Pteridosperme, si svilupparono notevolmente leGimnosperme, tra cui le Conifere.Alla fine dell’era fecero la loro comparsa le Fanerogame Angiosperme con i semi rac-chiusi in un ovario, le quali divennero le piante prevalenti.
Alla fine del Cretacico si ebbe il grande fenomeno della scomparsa di notevoligruppi sistematici, come i grandi Rettili tra cui i Dinosauri, le Ammoniti e Belemniti,le Rudiste, i grandi Foraminiferi.Tuttavia tra le Ammoniti sopravvissero alcune specie che diedero origine aiNautiloidi, oggi presenti, anche se rari, nell’Oceano Indiano.
L’estinzione dei Dinosauri fu il fenomeno più singolare perché modificò note-volmente la composizione ecologica degli organismi.I Mammiferi, ad esempio, presenti già nel Cretacico anche se condizionati dalla esi-stenza dei grandi rettili, occuperanno dal primo Cenozoico le nicchie ecologichelasciate libere dalla estinzione dei Dinosauri.La crisi biologica, tuttavia, danneggiò anche i Mammiferi con un buon 20% di elimi-nazioni.Da sottolineare che le faune e le flore colpite dalle estinzioni ebbero in comune un
I mari epicontinentali o epeirici indicano mari poco profondi che si estendono nell’interno deicontinenti.I mari pericontinentali invece sono quelli che occupano un’area limitata ai margini continentali.
Il Mesozoico fu l’era dei dinosauri con Saurischi e Ornitischi dominatori delle terre emerse,Ittiosauri e Plesiosauri dominatori del mare, Pterosauri dominatori del cielo; dei cefalopodi conAmmoniti e Belemniti su cui si fonda la maggior parte della stratigrafia dell’era ; dei bivalviRudiste, fossili guida, che vissero nel Cretacico con più di 100 generi; dei foraminiferi Orbitoidiche si svilupparono nel Cretacico in forme giganti con dimensioni di oltre 10 centrimetri e un altotasso di diversificazione.
GIURASSICO medio
Il Pangea, unico superconti-nente, circondato dalPantalassa, unico superocea-no, é qui distinto da frattura-zioni che preludono alla for-mazione dei continentiattuali.
CRETACICO inferiore
Il Pangea é qui distinto inLaurasia a nord, Gondwanaa sud, separati dall’oceanodella Tetide.
CRETACICO superiore
Le terre emerse vanno assu-mendo l’attuale morfologia edislocazione.
DISTRIBUZIONE DELLE TERRE EMERSE IN TRE MOMENTI DELLA STORIA EVOLUTIVA DELL’ULTIMO CICLO IN ATTO DEL SUPERCONTINENTE
In bianco le terre emerse. In azzurro il mare. In celeste le terre continentali sommerse.Le mappe, modificate, sono tratte da A. G. Smith e J.C. Briden, 1979
18
Il ciclo del supercontinente.
Secondo la teoria della deriva dei continenti di A.Wegener (1912; 1921; 1922), riscoperta neglianni del 1960, la litosfera, involucro esterno della Terra, è formata da tante zolle che galleggia-no sull’astenosfera costituita da magma che si muove continuamente, sia per il calore indotto dalnucleo al mantello, sia per i movimenti del pianeta, sia per l’attrazione lunare. Il magma si muovein modo circolare in celle convettive le quali possono essere considerate come i nastri trasportato-ri delle masse crostali che si avvicinano, collidono, si allontanano, si fratturano generando nuoveconfiguarazioni delle terre e dei mari.Le masse continentali si riuniscono ciclicamente in un unico supercontinente per poi smembrarsiin processi, appunto, del ciclo del supercontinente, ogni 450-500 milioni di anni.I cicli accertati sono di 2600 milioni di anni fa, di 2100 milioni di anni fa, di 1800-1600 milio-ni di anni fa, di 1100 milioni di anni fa, di 650 milioni di anni fa, di 250 milioni di anni fa.Quest’ultimo, in atto, ha origine nell’Era Mesozoica con la fratturazione e lo smembramento delsupercontinente Pangea, costituitosi nel Paleozoico, generando l’attuale configurazione delle terree dei mari .
L’evoluzione del supercontinente è seguito da cambiamenti- nel livello del mare, basso durante l’esistenza del supercontinente, alto durante la sua fram-
mentazione;- nel clima con temperatura in diminuizione durante il livello di mare basso, in aumento duran-
te il livello di mare alto;- nella distribuzione ecologica dipendente dai fattori suindicati.Il diagramma riportato nella pagina a lato rappresenta la sintesi delle conoscenze della paleocli-matologia dal Paleozoico all’attuale, desunte, modificate, da L.A.Frakes, 1979, in
“ Climates throughout geologic time “
Conoscenze che, sempre più scarse andando indietro nel tempo, per difetto di documentazioni, sievidenziano:- copiose e abbastanza soddisfacenti per il Neozoico essendo innumerevoli le testimonianze di cui
si dispone sulle relative glaciazioni ed interglaciazioni, nelle cause e negli effetti, e pertinentiriferimenti paleoecologici;
- buone per il Cenozoico che presenta un quadro di oscillazioni dal caldo verso tendenze alfreddo e dal secco verso l’umido, salvo una forte accentuazione verso l’umido nell’Eocene, conrinnovamento, esplosione e stabilizzazione di nuove faune e flore;
- appena sufficienti per il Mesozoico che si configura in uno schema generale caldo-secco più omeno uniforme ma che, verso la fine del Cretacico, muta in breve tempo con alcuni variazio-ni climatiche marcate verso il freddo, provocando, con altre concause, l’estinzione, per inca-pacità di nuovi adattamenti ecologici degli organismi, di notevoli gruppi sistematici di verte-brati, quali ad esempio i grandi rettili mesozoici, e di invertebrati tra cui le Rudiste e iForaminiferi;
- scadenti per il Paleozoico durante il quale il clima oscilla tra il caldo e il freddo, il secco e l’u-mido, con estinzioni e rinnovamenti biologici, culminati nella grande eliminazione alla finedel Permiano di oltre il 50% delle entità tassonomiche.
Le ricerche paleoclimatologiche si fondano sull’analisi:- del paleomagnetismo che ci fa conoscere la distribuzione paleogeografica nel tempo di terre e
oceani con la relativa latitudine,- dei depositi glaciali che accertano la paleocopertura di ghiacciai,- dei depositi di evaporiti indicatrici di clima caldo e arido,- dei depositi di carboni fossili rivelatori di clima umido,- dei depositi di bauxite e lateriti distribuiti in regioni piovose tropicali e subtropicali,- dei fossili rivelatori paleoecologici.
19
CURVE DELLE TEMPERATURE E PRECIPITAZIONI DAL PALEOZOICO ALL’ATTUALE
con particolare riferimento alla regione della Tetide circummediterranea
freddo caldo secco umido
oloceneNEOZOICO
pleistocene
pliocene
miocene
CENOZOICO oligocene
eocene
paleogene
cretacico
MESOZOICO giurassico
triassico
permiano
carbonifero
devonianoPALEOZOICO
silurico
ordoviciano
cambriano
WurmRissMindelGunz
da L.A. Frekes, 1979, modificato
20
alto grado di specializzazione.
Il Cretacico.
Il Cretacico è l’ultimo periodo dell’era Mesozoica, con una durata di 75milioni di anni, da 140 milioni di anni fa a 65 milioni di anni fa.
I limiti inferiore e superiore del Cretacico si pongono tra due trasgressioni, l’una delNeocomiano, non sempre rilevabile, l’altra del Maastrichtiano.Altra trasgressione è evidenziata nel mediocretacico.In Italia il limite inferiore è individuato essenzialmente mediante l’analisi paleontolo-gica.Movimenti tettonici generalizzati sono segnalati ovunque; nell’area della Tetide medi-terranea si sono manifestati con la Fase Austriaca a partire dal mediocretacico.L’attività magmatica fu intensa. Sono noti i trapps, effusioni basaltiche che colpironoil Dekkan.
I viventi del periodo furono non solo il prodotto della naturale evoluzione diquelli del Giurassico, ma, grazie ad un clima favorevole, costantemente mite, alme-no per il Cretacico inferiore e medio, furono in intensa espansione.In particolare nel mare furono presenti:
- molluschi cefalopodi con ammoniti e belemniti in forte variabilità, tanto che i lororesti fossili sono oggi utilizzati nella costruzione della scala dei tempi della faciespelagica del Cretacico;- molluschi bivalvi come le Rudiste, organismi singolari sia per le loro forme aber-ranti, sia per la loro spinta variabilità, tanto da essere utilizzate con i loro resti fossi-li nella costruzione della scala dei tempi della facies neritica del Cretacico, sia perchécaratterizzarono tutto il periodo con la formazione di estesissime scogliere nelle piat-taforme carbonatiche;- echinodermi con crinoidi ed echinidi, esacoralli, brachiopodi, grandi pesci teleostei,selaci, grosse tartarughe marine lunghe anche tre metri, foraminiferi giganti fino acm.10 di diametro, grandi rettili abilissimi nuotatori come Pliosauri, Mesasauri,Plesiosauri ed altri.
Sulla terraferma primeggiarono incontrastati e fortemente diversificati i dinosau-ri, sia nelle forme, Iguanodonti, Trochodonti, Triceratopsidi, Tyrannosauridi, ecc., sianelle misure, da alcuni decimetri fino a decina di metri di lunghezza; soffersero imammiferi che, fortemente contesi negli spazi vitali dai rettili, stentarono ad affer-marsi; tra le piante dominarono le gimnosperme con conifere, felci, ginkgoine, cica-dine, diffuse oggi come piante ornamentali con foglie a ventaglio, decidue, ecc.;comparvero le angiosperme , piante con fiori, le quali sostituirono le gimnospermedurante le variazioni climatiche, dal tropicale al subtropicale, verificatesi dopo laseconda metà del periodo. Tra le angioseperme comparvero nel Cenomaniano igeneri Populus, Salix, Betulla, Quercus, Platanus, Eucalyptus.
Nei cieli i rettili Pterosauri prevalsero con singolari forme giganti comeAzhdarchidi, Pteranodonti ed altri, mentre gli uccelli furono prima condizionati negli
La denominazione Terrain crètacè fu proposta da J.B.Omalius d’Hallois nel 1822.Il termine craie, francese, indica una roccia carbonatica bianca, facilmente frantumabile, pre-valente sulle altre formazioni rocciose del periodo.
21
LE DIVISIONI DEL CRETACICO
Maastrichtiano, da Maastricht in OlandaCampaniano, da Champagne in
Francia
Senoniano da Senonesantica polopazione francese
CRETACICO Santoniano, da Saintonge in Francia
superiore Coniaciano, da Cognac in Francia
Turoniano da Touraine in Francia
Cenomaniano da Cenomanum, nome latino di Mans inFrancia
Albiano da Aube in Francia
Aptiano da Apt in Francia
Barremiano da Barrème in Francia
CRETACICOinferiore
Hauteriviano da Hauterive in Svizzera
Neocomiano Valanginiano da Valangin in Svizzerada Neuchàtel in Svizzera
Berriasiano da Berrias in Francia
Cretacico superiore: da 65 milioni di anni fa a 104 milioni di anni fa.
Cretacico inferiore: da 104 milioni di anni fa a 140 milioni di anni fa.
22
spazi vitali dai rettili volanti, poi verso la fine del Cretacico prevalsero sui primi per-ché si adattarono alle variazioni del clima subtropicale che si andava instaurando.
Dal punto di vista paleogeografico verso la fine del Cretacico le masse conti-nentali erano più o meno strutturate secondo l’attuale configurazione anche se la lorodislocazione era molto differente.La Tetide si ampliò di mari epicontinentali poco profondi per una trasgressione gene-ralizzata, per cui l’area mediterranea era sempre aperta verso quella hymalaiana.Ne risultò una restrizione delle terre emerse e una limitazione degli spazi vitali pertaluni viventi, la qual cosa procurò un impoverimento di popolazioni e per conse-guenza del loro pool genico, preavviso (?) alla loro estinzione di fine Cretacico.
Durante il Cretacico la formazione nell’area tropicale e subtropicale della Tetide, regione marinadi grande proporzione che dalla fine del Giurassico si andò costituendo con la rottura e lo smem-bramento del Pangea, causò sicuramente cambiamenti climatici notevoli.Da un periodo di tempo, Cretacico inferiore e medio, in cui il clima decisamente di tipo tropicalee subtropicale abbastanza uniforme che si estendeva fino a 40° a Nord e 20° a Sud, e un climatemperato che si estendeva da 40° Nord fino al polo, si passò gradualmente alla fine del Cretacicoa un clima di tipo freddo e umido.Nella Tetide mediterranea il periodo di clima caldo-umido è testimoniato, tra l’altro, da estese for-mazioni di bauxiti e calcari recifali a Rudiste.Il cambiamento graduale del clima culminò, tra la fine del Cretacico (Maastrichtiamo) e l’iniziodel Cenozoico (Daniano), con l’istaurarsi di un clima freddo-umido, testimoniato, secondo l’opi-nione di molti, dalla estinzione in massa di notevoli categorie sistematiche avvenuta alla fine delCretacico.
Tra le grandi estinzioni quella di fine Cretacico ha suscitato sicuramente la più grande attenzio-ne sia perché il fenomeno interessò la totalità di molti gruppi tassonomici, come i Dinosauri, leRudiste, i grandi Foraminiferi ed altri, sia perché la catastrofe colpì i famosi rettili mesozoici, iDinosauri.Le cause dell’estinzione furono di ordine generale più che particolare.Così ad esempio dire che i Dinosauri si estinsero solo perché i piccoli mammiferi mangiavano leloro uova, o soltanto perché ci fu un forte raffreddamento climatico è davvero troppo semplificativo.Le concause sono le sole che possono spiegare un siffatto flagello biologico.Concause molteplici, non necessariamente insieme, nessura singolarmente determinante, ancheconnesse e dipendenti, possono essere così sintetizzate:- evento extraterrestre (impatto con la Terra di un asteroide?),- inversione del campo magnetico,- tracce di metalli tossici,- trasgressione o regressione marina,- cambiamento climatico,- variazione della salinità,- crisi dei carbonati, - crisi nel ricambio del pool genico degli organismi.
Ognuna di queste cause meriterebbe una degna esposizione ma l’argomento del libro esige soltantoun loro accenno. Qui, pertanto, ci si limita ad esporre brevemente solo due concause collegate,ovvero all’impatto con la Terra di un asteroide (Alvarez et alii, 1980) e ad una crisi genetica.La caduta di un grosso corpo cosmico, documentato secondo Alvarez et alii nel livello stratigrafi-co ad iridio di fine Cretacico, avrebbe provocato onde d’urto immense e l’addensamento di polve-re nell’atmosfera e nella stratosfera per molti anni con conseguente oscuramento, arresto dellafotosintesi e raffreddamento climatico.
23
GLI EVENTI DELLE GRANDI ESTINZIONInella storia della vita del Paleozoico e del
Mesozoico
ere periodi ml. anni e v e n t i
Cretacico 65 Fine Cretacico: si estinse il 25% delle famiglie.140 Gruppi tassonomici danneggiati: Rudiste
(100%), Ammoniti (100%), Belemniti (100%),Echinoidi, Briozoi, Spugne, Foraminiferiplanctonici (100%),Dinosauri (100%),Rettilimarini.
Giurassico 210
Fine Triassico : si estinse il 35% delle fami-glie.
Gruppi tassonomici danneggiati:Brachiopodi,
Triassico 248 Ammoniti, Conodonti, Rettili, Pesci.
Fine Permiano : si estinse il 50% delle famiglie.Gruppi tassonomici danneggiati: Ammoniti, Coralli
Permiano 286 rugosi, Trilobiti, Blastoidi, Crinoidi, Brachiopodi, Fusulinidi, Briozoi, Rettili.
Carbonifero 360
Fine Devonico : si estinse il 30% delle fami-glie.
Gruppi tassonomici danneggiati: Stromatoporidi, Coralli, Trilobiti,
Devonico 410 Ammonoidi, Briozoi, Brachiopodi, Pesci.
Silurico 440Fine Ordoviciano : si estinse il 25% delle famiglie. Gruppi tassonomici danneggiati:
Ordoviciano 500 Trilobiti, Crinoidi, Brachiopodi.
M
E
S
O
Z
O
I
C
O
P
A
L
E
O
Z
O
I
O
C
O
24
L’alta specializzazione ecologica acquisita da alcuni gruppi di organismi, avendo maturato l’e-saurimento del ricambio genetico (crisi genetica), impedì adattamenti a nuovi ambienti.
La conseguenza delle due concause fu una devastazione immane che colpì i viventi anche seletti-vamente. Una breve sintesi di alcuni aspetti generali del problema pone in risalto che alla fine delCretacico-le estinzioni interessarono essenzialmente il plancton calcareo, gli organismi pelagici e bentoni-ci, gli animali terrestri,-ci fu una crisi dei carbonati che precedette di poco quella biologica,-su tutta la terra si manifestò una trasgressione marina tra le più estese,-è attualmente riconoscibile una discontinuità stratigrafica documentata oltre che da superfici dierosione, da formazioni di hard-grounds, anche dal livello ad iridio, che fanno pensare ad unachiara documentazione di un evento drammatico.
La Tetide.
La denominazione identifica un vasto bacino marino che si generò dauna frattura latitudinale del supercontinente Pangea nel Paleozoico(Cambriano), si ampliò nel Mesozoico, si chiuse durante la maggior partenel Cenozoico.
Il bacino, di cui il mare Mediterraneo è ciò che attualmente rimane, compren-deva, nella sua massima espansione tra il Giurassico superiore e il Cretacico supe-riore, tutta l’area del Golfo Messico e terre confinanti, dal Messico al Texas, a Cuba,il Mediterraneo e i paesi cirummediterranei, dal Caucaso all’India.
In questo ampio mare si depositarono sedimenti con spessori variabili fino a deci-na di migliaia di metri, i quali poi si sollevarono a costruire nel Cenozoico le gran-diose catene montuose del sistema Alpino-Himalaiano.
La massima estensione latitudinale della Tetide fu di circa 40° nord e 20 ° sud.Il mare separava a nord le terre del Laurasia, a sud quelle del Gondwana, men-
tre una sua derivazione, il Mare Russo, colmatosi nel Cretacico superiore, si esten-deva verso il Polo Nord e separava la Laurentide, terre dell’America del Nord,dall’Angara, terre della Siberia.
Come si deduce dalle coordinate sopra indicate il bacino era dislocato nella fasciatropicale e, pertanto, tutta la regione era distinta da un singolare dominio biogeo-grafico tropicale, ovvero da un complesso di organismi acquatici e terrestri in essovivente per favorevoli condizioni ecologiche e di cui si è detto sopra .
L’evoluzione geodinamica della Tetide divenne rilevante nel Cretacico superio-re perché sostenuta dal movimento di rotazione in senso antiorario della proto
La regione marina fu denominata Thetis da E.Suess, geologo austriaco (1831- 1914), in onore diTetis, divinità greca, dea dell’acqua, figlia di Urano e di Gea, sposa di Oceano, divinità del mare,da cui ebbe 3000 figli, i Fiumi, e 3000 figlie, le Oceanidi.
Si ricorda che nella maggior parte del Mesozoico, fino al Cretacico superiore, le due Americheerano unite alla proto Africa e alla proto Europa.
25
Africa.Tale movimento si manifestò in- un contatto trasforme tra proto Europa e proto Africa ad occidente della Tetide,- zone di subduzione nella Tetide relativa all’attuale mare Mediterraneo orienta-
le.Come effetto si determinò la progressiva riduzione del bacino la quale si com-
pletò, secondo la morfologia attuale, durante il Cenozoico.Nel Cretacico superiore, inoltre, si manifestò una diminuizione nella velocità di
espansione dei fondali oceanici con la conseguente diminuizione dei volumi occu-pati dalle dorsali medio-oceaniche, le quali cose provocarono una estesa regressio-ne marina che causò l’emersione di ampie aree della proto Africa e della protoEuropa.
La trasgressione di fine Cretacico generò mari epicontinentali che, nell’ambitodella Tetide, raggiunsero la notevole ampiezza di oltre 25.000.000 di chilometri qua-drati con una profondità massima di poche centinaia di metri.
Si suppone che :- la circolazione delle acque ed il loro idrodinamismo erano sicuramente differenti
dalle attuali perchè fortemente influenzati dalla minore distanza della Luna dallaTerra ;
- il fenomeno Coriolis determinasse un flusso di correnti atmosferiche e marineda occidente verso oriente nell’emisfero boreale, da oriente verso occidentenell’emisfero australe.
Il bacino della Tetide era disseminato di piattaforme carbonatiche, altistrutturali a sedimentazione carbonatica in facies neritica.
Le Piattaforme Carbonatiche
Costituite da fondali bassi, anche in parte emergenti, con mare neritico sottile edacque calde e limpide, profondo fino a un centinaio di metri, diversificato in varieunità e sottounità ambientali, le Piattaforme Carbonatiche erano estese, ciascuna,anche migliaia di chilometri quadrati, si elevavano dai fondali pelagici e si svilup-pavano in zone tropicali e subtropicali della Tetide .
Tuttavia piattaforme carbonatiche limitate si rinvengono anche in zone tempera-te.
Il Cretacico è il tempo di maggiore sviluppo di queste piattaforme, localizzateattualmente nei loro resti in orogeni tra il 40° parallelo Nord e il 20° parallelo Sud.Le paleopiattaforme carbonatiche erano più estese di quelle attuali.Il numero delle piattaforme tetisiane tropicali nel Cretacico non è definibile. Esse,tuttavia, possono essere identificate numerose in tutte le rocce calcaree organogenea Rudiste del peri Mediterraneo, del Medio Oriente, del Sud dell’Asia, del medioPacifico, della regione del Golfo del Messico e del Caraibi. Nell’Appennino centro-meridionale si contano, allo stato attuale delle conoscenze, le seguenti piattaformecarbonatiche, intervallate da bacini di mare pelagico (I. Sgrosso, 1988):
- Piattaforma Carbonatica Apulo-Garganica,
26
- “ “ Abruzzese-Molisana,- “ “ Abruzzese,- “ “ Laziale-Abruzzese,Campana,- “ “ Laziale-Campana-Lucana,- “ “ Campana-Lucana-Calabrese.Nel Cretacico gli organismi colonizzatori delle piattaforme carbonatichefurono innanzitutto le Rudiste, poi altri Bivalvi e Gasteropodi ed inoltreEchinodermi, Idrozoi, Stromatoporidi, Spugne, Briozoi, Crinoidi, Alghecalcaree, Dasicladacee, Coralli, relegati quest’ultimi in ambienti ristrettiperché poco competitivi e perdenti nella lotta per la vita con le Rudiste.L’insieme di questi organismi, ma soprattutto le Rudiste, diedero originea costruzioni di scogliere organogene, ovvero a formazioni carbonatichecostituite essenzialmente dai loro resti.
Le piattaforme carbonatiche sono correlate ad una alta produttività di calcite e aragonite, dovuta adorganismi singolari come molluschi, coralli, echinoidi, calcisponge, foraminiferi, ecc., i quali costituisco-no tipiche associazioni secondo le zone latitudinarie (zone tropicali e subtropicali, zone temperate).Secondo la latitudine le associazioni di organismi vengono distinte in:- foramol se si tratta di associazioni di organismi di acque temperate;- clorozoan se si tratta di associazioni di organismi di acque tropicali e subtropicali. Attualmente si riconoscono molte aree a sedimentazione carbonatiche, come il Caraibi, le Bermuda,le Seicelle, la Great Barrier Reef, ma due sono di alto interesse scientifico perché attraverso il loroesame si possono interpretare le facies sedimentarie di piattaforme carbonatiche del passato.Tali aree sono:- il Great Bahama Bank,- il Golfo Persico.
Il Great Bahama Bank si estende in un’area di circa 103.000 chilometri quadrati sui lati nord, oveste sud dell’Isola di Andros.Le unità morfo-ecologiche sono:- il margine o barriera esterna,- l’area interna, protetta.Il lato orientale sopravvento è costituito da scogliere organogene.Il lato occidentale sottovento è una piana tidale formata da banchi e secche carbonatiche, organogene.La zona interna, di tipo lagunare, è a bassa energia ed è colonizzata da- erbe marine,- alghe calcaree,- foraminiferi.La profondità delle acque è sui 5 metri.Il fondale è costituito da calcari pleistocenici carsificati sui quali poggia un sottile strato di sedimen-ti attuali.Il banco è bordato da scogliere coralline sulle quali sedimentano sabbia che consiste essenzialmentedi ooidi e fango carbonatico costituito da cristalli di aragonite, talora in strutture sedimentarie adondulazioni.La parte organica del sedimento è elevata sul bordo del banco dove sedimentano anche i prodotti del-l’attività di crostacei scavatori.
Il Golfo Persico è costituito da un mare adiacente una regione arida, con profondità media di circa30 metri.Il fango carbonatico sedimenta nella zona meridionale ed è il prodotto della disgregazione dei gusciin genere.Una fascia sabbiosa si estende oltre il fango carbonatico.I sedimenti grossolani si depositano nelle aree con profondità inferiore ai 20 metri.Le scogliere coralline sono nell’area marginale.Ooidi si rinvengono nelle barriere delle lagune.Verso terra vi è una laguna protetta con sedimento di fango e tappeti algali:Nella laguna vivono artropodi, bivalvi, gasteropodi, foraminiferi.
27
La TETIDE in un momento del CRETACICO
mare esteso tra LAURASIA e il GONDWANA
Una veduta delle Bahamas.
Così doveva apparire dall’alto la Tetide nella regione tropicale delle piattaforme carboniche.In primo piano una piattaforma carbonica distinta nelle zonazionia) bacino - scarpata,b) scogliera ecologica - bassofondi mobili,c) laguna o piattaforma aperta.
Ogni zonazione è distinta da unità morfologiche ed ecologiche
28
Appennino centro-meridionale
In colore marrone: area delle piattaforme carboniche
Bojano Campobasso
Napoli
nel circoletto segnato in bianco: piattaforma carbonica del Matese
29
Modello di piattaforma carbonatica
- profilo,- zonazioni morfo-ecologiche,- unità morfo-ecologiche.
A- bacino-scarpataB- scogliera ecologica-fondali mobiliC- piattaforma aperta
A B C BA
a - livello base delle ondeb - livello base di tempestac - livello base di mare ossigenato
da decina a centinaia di chilometrilivello del mare
talus talus
zonazioni morfo-ecologiche :A B C
bacino-scarpata scogliera ecologica-fondali mobili piattaforma aperta
unità morfo-ecologiche:
- bacino - bordo di piattaforma - laguna aperta
- neritico aperto - scogliera - laguna ristretta
- piede di scarpata - bordo interno
a
b
c
a
b
c
30
Bacino-scarpata – struttura esterna la piattaforma, da questa condizionata per morfologia ed ecologia.La scarpata passa gradatamente ai fondali aperti del neritico aperto e del bacino.Il gradiente del pendio diminuisce dal bordo della scogliera verso il bacino.
Le unità morfologiche:
- bacino (basin)area : sotto il livello del mare ossigenato, presso il neritico aperto.costituzione : depositi euxinici o evaporitici, calcisiltiti, selci, laminazioni sottili, resti di fauna pelagi-ca.
- neritico aperto (open shelf)area : tra il bacino e il piede di scarpata, tra il livello base ossigenato e il livello base di tempesta.costituzione : depositi carbonatici scistosi, marnosi, con ritmiti e resti di fauna bentonica
- piede di scarpata (toe of slope)area : inizio della scarpata dopo il neritico aperto, sotto e sopra il livello base di tempesta.costituzione : depositi carbonatici, selciferi rari, calcisiltiti, laminazioni sottili e grossi strati, ritmiti,lenti, litoclasti e blocchi esotici, bioclasti provenienti dalla scarpata.
- scarpata (foreslope)area : tra il livello di tempesta e l’avanscogliera.costituzione : stratificazioni sottili con slumps, detriti, sabbie e ammassi di fango, bioclastiti, resti di
zonazione ecologica
bacino - scarpata A
unità morfo-ecologiche :
bacino neritico aperto piede di scarpata scarpa-tabasin open shelf toe of slope
foreslope
livello ossigenato livello di tempesta livello base delle onde
livello del mare
31
Scogliera ecologica (ecologic reef) – struttura generata dall’attività di organismi sedentari.La parte scheletrica della struttura può formare un diaframma (bafflestone), una intelaiatura (framesto-ne), può essere inscrostata ed intrappolata da organismi (bindstone).
Fattori condizionanti, esistenza e crescita : energia del mare, ripidità della scarpata, produttività orga-nica, quantità scheletrica, esposizione subaerea, cementazione.
Le unità morfologiche:
- avanscogliera (fore reef)area : margine superiore della scarpata e margine esterno della scogliera ecologica.costituzione : accumulo di resti organici sedentari e fango carbonatico.
- piana di scogliera (reef flat)area : corpo centrale della scogliera ecologica.costituzione : pendii, collinette, raggruppamenti isolati e filoni di resti di organismi in posizione di
vita sopra il livello base delle onde, accumulo di bioclasti.
- retroscogliera (back reef)area : margine interno della scogliera ecologica.costituzione : strutture generate da resti di organismi sedentari in posizione di vita nella zona dei
frangenti.
Fondali mobili (winnowed platform) – struttura generata dalla instabilità dei fondali soggetti a forti cor-renti, bene ossigenati ma non colonizzati.
area : tra la scogliera ecologica e la laguna.costituzione : secche, spiagge, barre, ventaglio, cordoni, dune.
zonazione ecologica
scogliera ecologica – fondali mobili B
unità morfo-ecologiche :
avanscogliera (fore reef) retroscogliera (back reef)
piana di scogliera (reef flat) fondali mobili (winnowed platform)
livello del mare
ingressione
32
piattaforma aperta (open platform) - struttura interna circondata dalla scogliera ecologica-fondalimobili, estesa anche per decina di migliaia di chilometri quadrati; caratterizzata da acque basse, fortivariazioni di salinità, temperatura e ossigenazione delle acque; colonizzazioni poco diversificate.
Le unità morfologiche :
- laguna aperta (open lagoon)area : laguna esterna presso la scogliera ecologica-fondali mobili, sopra il livello base delle onde.costituzione : circolazione delle acque moderata, colonizzazioni biostromali poco diversificate; sedi-mento di fango , sabbie, bioclasti, resti scheletrici di molluschi, spugne, alghe, foraminiferi, ecc.; for-mazioni di patch-reefs.
- laguna ristretta (restricted lagoon)area : parte centrale della laguna, sotto il livello base delle onde.costituzione : bassa circolazione delle acque, colonizzazioni limitate di gasteropodi, foraminiferi,alghe; sedimento di fango calcareo, stromatoliti, laminazioni sottili; bioturbazioni, globuli fecali.
zonazione ecologica
piattaforma aperta C
unità morfo-ecologiche
laguna aperta (open lagoon)
laguna ristretta (restricted lagoon)
livello del mare livello base delle onde
33
Piattaforma carbonatica (carbonate platform)
con Banchi organogeni fuori dalla laguna principale (Major offshore banks) :
- profilo,- elementi morfologici principali.
piattaforma carbonatica (carbonate platform) : decina di chilometri
bassofondali (shelf)
banchi organogeni fuori bioerma o scoglieraecologica
dalla laguna principale (bioherme, ecologicreef)
(major offshore banks)
margini del bassofondo laguna(shelf lagoon)
(shelf margin) biostro-ma (biostrome)
sco-gliera stratigrafica
(stra-tigrafic reef)
bacino
ingresso mare livello mare
34
Bioerma, biostroma.
Un bioerma (da bios, vita, e erma, costruzione) è, secondo il significato paleoe-cologico corrente, una struttura sedimentaria a forma di scogliera, di collina, di lente,molto resistente all’azione delle onde e con capacità di accrescimento in acque agi-tate, costituita dall’accumulo di resti scheletrici, per la maggior parte in posizione divita, di organismi vissuti in loco, circoscritta da sedimenti di natura diversa.
Un biostroma (da bios, vita, e stroma, letto, strato) sta ad indicare invece unastruttura sviluppata in estensione invece che in altezza, stratificata, costituita essen-zialmente da resti di organismi sedentari.
La letteratura, tuttavia, riferisce anche dei termini seguenti che identificano i con-cetti suindicati:
- Scogliera ecologica (Ecologic reef, da reef, banco, scogliera, e ecologic, comu-nità di organismi) che descrive una scogliera formata da resti di organismi inposizione di crescita vissuti insieme .Esempi: Scogliera corallina (Coral reef), Scogliera ad alghe (Algal reef),Scogliera a Rudiste ( Rudists reef).
- Scogliera a strato (Stratigraphic reef, da reef, banco, scogliera, e stratigraphic,strato) che descrive una scogliera tabulare, stratificata, la quale, come il bio-stroma, è sviluppata in estensione ed è costituita da resti di organismi chevivevano in loco in comunità.Esempi: Lumachella o coquina a resti di molluschi in genere , Banco a restidi Rudiste.
I bioermi quindi sono il prodotto della colonizzazione di organismi “costruttori discogliere”, fissi e liberi, viventi in comunità su fondali di mare sottile in condizioniambientali loro favorevoli.L’impianto e la crescita di tali strutture, in rilievo sul fondale marino, salvo eccezio-
ni, si verificano attualmente a profondità inferiore ai 50 metri, con acque limpide ebuona energia per l’ossigenazione, salinità del 20:-40 %°, temperatura sopra i 20°centigradi
I sedimenti carbonatici sono costituiti essenzialmente da- carbonati e rocce che ne derivano (calcari e dolomie),- fossili.La maggior parte delle nostre conoscenze sulla paleontologia degli invertebrati, sulla cro-nologia, sulla evoluzione biologica proviene dallo studio dei fossili contenuti nelle roccecarbonatiche.I carbonati sono composti - dalla famiglia della calcite,- dalla famiglia dell’aragonite ,- dalla dolomite .I sedimenti carbonatici neritici sono costituiti essenzialmente da aragonite, calcite, magnesi-te-calcite
1 2
3
a
c
b
esempi di bioerma (ecologicreef)
1- scogliera corallina (coral reef)
2- scogliera ad alghe (algal reef)
esempi di biostroma (stratigraphic reff)
a - biostroma)
b - dettaglio del biostroma
c - lumachella
36
In J.L.Wilson (1975) si rilevano inoltre le seguenti altre definizioni le quali, facilitano la com-prensione degli enunciati:- Carbonate ramp (scarpata carbonatica), costruzione organogena su pendenza verso il mare
aperto,- Shelf margin (margine della piattaforma), bordo della rampa, aree della scogliera ecologica e
della piattaforma aperta,- Winnowed platform (fondali mobili), zona dei fondali sterili dietro la scogliera ecologica, - Carbonate platform (piattaforma carbonatica), costruzione organogena relativa a tutti gli ele-
menti morfo-ecologici ,- Major offshore banks (grandi banchi organogeni lontano dalla costa), complesso di grandi
costruzioni carbonatiche, organogene, fuori la scarpata,- Shelf (piattaforma), area relativa alla scarpata e alla piattaforma.
Altre definizioni configurative, descrittive che si leggono in J.L.Wilson (1975) :- Mound (rilievo), costruzione ellissoidale carbonatica, organogena,- Pinnacle (cono), cono carbonatico, organogeno, rastremato,- Patch-reef (pezzo di bioerma), piccola scogliera organogena, isolata,- Knoll (collinetta), piccola costruzione carbonatica, organogena, sotto il livello base delle onde,- Knoll-reef (collinetta bioermale), piccola costruzione carbonatica, organogena, in crescita,- Atoll (atollo), costruzione carbonatica di grande dimensione, organogena, a forma di cerchio
con laguna centrale,- Faru (faru), piccola costruzione carbonatica, organogena, con laguna mediana, in area di piat-
taforma ,- Barrier-reef (barriera bioermale), costruzione carbonatica, organogena, curvilinea, separata
dalla costa ,- Fringe-reef (bordo bioermale), costruzione carbonatica, organogena, fuori dalla costa.
Terminologie più usate.
R.J.Dunham (1970).Ecologic reef = scogliera ecologica.Stratigraphic reef = scogliera stratigrafica.
P.H.Heckel (1974).Termini descrittivi :
Encrusted skeletal buildup= scogliera con resti scheletrici incro-statiMajor mixed buildups= Loose skeletal buildup= scogliera con resti scheletrici caoticiscogliere eterogenee Lime mud buildup= scogliera con resti scheletrici arrotondati e non
classati
J.L.Wilson (1975)Termini descrittivi conriferimenti genetici:
Organic framework reef = scogliera organogena Carbonate buildup = Bioherm Organic bank=banco organogenoscogliera carbonatica Lime mud accumulation= fango calcareo
Sediment pile = ammasso sedimentario
37
scarpata : bordo della scogliera + falesia + talus
- bordo della scogliera = parte più avanzata della scogliera verso il mare aperto.
- falesia = detrito d’erosione della scogliera, generato dai frangenti.
- talus = costruzione del piede della scarpata verso il mare aperto con il detrito
della falesia.
s c a rp a t a
scogliera falesiatalus
bordo della scogliera
falesia, dal francese falaise = resto di scogliera
38
Le unità ecologiche, che esprimono il complesso delle comunità bioermali, sonoformate essenzialmente da coralli, alghe calcaree, idrozoi, briozoi, spugne, foramini-feri, echinidi, bivalvi, gasteropodi, vermi, tutti secretori di carbonato di calcio e costi-tuenti l’impalcatura resistente del bioerma.
In relazione alla struttura generale si distinguono i seguenti tipi principali di sco-gliere attuali:
- scogliera-bordo ( fringing reefs) lineare e parallela alla costa, senza laguna;- scogliera-barriera (barrier-reef) lineare e parallela alla costa con formazione
di una laguna;- scogliera-atollo (atoll) subcircolare con laguna interna.
Tipi intermedi si inseriscono tra i principali.I caratteri delle scogliere attuali ci danno la comprensione di quelle fossili.
Nel passato gli organismi costruttori di bioermi, in mutua associazione, ma spes-so anche competitivi e non tolleranti, erano costituiti essenzialmente dagli stessigruppi sistematici suindicati anche se con funzioni diverse a causa dell’ evoluzionedegli organismi.Le alghe calcaree, ad esempio, in taluni casi hanno avuto solo azione legante, in altricasi hanno costituito l’impalcatura della scogliera. Gli organismi fissi crescevano gli uni su gli altri, cosicché la struttura bioermale si for-mava con i resti di quelli morti in posizione fisiologica su cui si impiantavano lenuove generazioni di viventi.Gli organismi liberi si depositavano sulla scogliera dopo la loro morte.La composizione organogena di un bioerma muta nel tempo geologico a causa del-l’evoluzione degli esseri viventi.Così, ad esempio, nel Cambriano si rilevano bioermi ad Archeociatidi, nel Siluricosono presenti bioermi a Stromatoporidi, nel Triassico le scogliere delle Alpi sonocostituite da coralli Scleractinidi, nel Cretacico predominano i bioermi a Rudiste.
La litologia delle antiche scogliere comprende micriti, calcari biodertitici construtture a stromatactis, ovvero con riempimento postdeposizionale di cavità.
Tra i resti scheletrici si formavano spazi vuoti per cui il sedimento organico rima-neva poroso. Tale porosità è un fattore primario della scogliera.Gli spazi sono riempiti da detrito organogeno o da sedimento calcareo chimico. Inquest’ultimo caso le soluzioni carbonatiche chimiche sono i fattori secondari.
Talora i bioermi sono coperti da formazioni biostromali.La parte sommitale del bioerma, se è tra il livello base delle onde ed il livello delleacque, essendo soggetta al forte impatto delle stesse, stenta ad accrescersi perchégli organismi costruttori non possono vivere in condizioni di esposizione subaereaprolungata . In tal caso il bioerma risulta più o meno pianeggiante.Sulla parte basale esterna del bioerma verso il mare aperto si forma una falesia costi-tuita dai detriti erosi della scogliera battuta dai frangenti e un talus che si costruisceverso il mare con i detriti della falesia.Sul talus vive solitamente una fauna simile a quella della zona frontale del bioermadove, tuttavia, si concentrano la maggior parte degli organismi costruttori.
La crescita del bioerma , che in genere si forma lungo il margine sottovento dellapiattaforma, è controllata dalle fluttuazioni del livello del mare.
39
Il bioerma, pertanto, se il livello del mare- è stabile, tende ad accrescersi verso il mare aperto;- aumenta, tende ad accrescersi verso l’alto;- aumenta all’improvviso, tende a estinguersi per l’aumento della profondità
delle acque, oltre la zona fotica;- regredisce, si instaura un regime di erosione e viene distrutto in quanto gli
organismi costruttori non resistono a lungo all’esposizione subaerea.
Come i bioermi anche i biostromi sono costruiti essenzialmente da resti di orga-nismi bentonici (molluschi, coralli, crinoidi, alghe calcaree), planctonici (come fora-miniferi planctonici), nectonici (come resti di ittioliti), che si sono depositati in accu-mulo, in ambiente neritico di piattaforma carbonatica.I biostromi si differenziano dai bioermi perché i primi si estendono su vasta scalarispetto al loro spessore in strati entro il metro ognuno, ed identificano il concetto discogliera stratigrafica alla maniera di Duhnam (1970).Ogni strato pertanto rappresenta l’accumulo di resti organici associati in vita, i qualipossono essere in posizione di vita o non. I biostromi contengono una matrice calcarea cementante (micrite, spatite) deposita-ta chimicamente negli interstizi.
Una scogliera stratigrafica è- un banco organogeno attivo se è costituita da biosomi in posizione di vita;- un banco organogeno passivo se prevalgono biosomi in accumulo passivo,
non in posizione di vita;- una barra se è costituita essenzialmente da detrito carbonatico, come
bioclasti, ooliti, intraclasti, con eventuale stratificazione incrociata.
L’ecologia, da oicos, ambiente, e logos discorso, è la scienza che studia le relazioni tra gli organi-smi e l’ambiente costituito quest’ultimo dall’insieme di fattori fisici e chimici. L’ambiente, pertanto è un concetto complesso fondato su i rapporti che intercorrono tra gli organi-smi e il mondo minerale.Nell’ecologia la autoecologia studia il rapporto che esiste tra l’essere vivente e il modo fisico in cuivive; la sinecologia studia invece i rapporti tra gli esseri viventi che vivono in uno stesso ambiente. L’ecosistema è l’nsieme dell’ambiente biologico e fisico di un’area.Il biotopo è la parte fisica di un ecosistema.L’habitat è l’insieme di biotopi nei quali un organismo può vivere.La nicchia ecologica è l’habitat in cui vive una specie.La biocenosi (da bios, vita, e koinosis, comunità ) è l’insieme degli organismi stabilmente insiemein un determinato ambiente (biotopo).La tanatocenosi (da tanatos, morte, e koinosis, comunità ) è l’insieme di resti di organismi che sitrovano insieme dopo la morte e che non hanno un rapporto con l’ambiente di vita. Una comunità è un insieme di organismi tolleranti e competitivi che vivono in un certo ambiente.Il termine, nel contesto delle piattaforme carbonatiche citate, si riferisce a organismi che dipendo-no tra di loro, per un motivo o un altro, ad esempio dal nutrimento, dalla protezione, dalla tolle-ranza, ecc..In paleontologia il termine è riferito essenzialmente agli organismi del medesimo habitat, il cui stu-dio è funzione dell’ecologia.Il termine comunità è usato in questo contesto come gruppo di organismi, appartenenti a categoriesistematiche differenti, che vivono insieme in situ, e, pertanto, le comunità descritte in questo librosono riconosciute secondo tale concetto.
40
Nel mare neritico delle piattaforme carbonatiche i fattori che controllano la distribuzione degliorganismi sono:- fattori biologici, quali il nutrimento, la competizione, la protezione, la dipendenza;- fattori fisici, quali gli ambienti sedimentari, le correnti, la turbolenza, la luce, la temperatura;- fattori chimici, quali la salinità, il chimismo.Tali fattori sono influenzati dalla profondità delle acque, dalla latitudine.
Gli organismi del mare delle piattaforme carbonatiche sono distinte in- organismi del benthos, ovvero che vivono sul fondale ,- organismi del plancton, ovvero viventi sospesi nell’acqua,- organismi del necton, ovvero viventi in movimento nell’acqua,- organismi del neuston, ovvero viventi sulla superficie dell’acqua.Gli organismi del benthos si suddividono in- epifauna se vive sulla superficie del fondale,- infauna se vive immersa nel fondale.
Ancora gli organismi del benthos si distinguono in- organismi vagili se vivono sul fondale muovendosi,- organismi sessili se vivono sul fondale senza muoversi.
41
Il Cretacico nel Matese Orientale.
Il Matese
Delimitato nei suoi confini dai fiumi Biferno a nord-est, Tammaro a est, Calore asud, Torano a sud-ovest e Volturno a nord-ovest sud-ovest che gli scorrono attornociascuno in parte, il Matese è caratterizzato da una morfologia massiccia con con-trafforti talora imponenti; da una serie di cime sullo spartiacque delle quali le più altesono Monte Miletto di m 2050, tra le maggiori vette dell’Appennino, La Gallinola dim 1923, Monte Mutria di m 1823; da una sequenza di giogaie e vallate in allinea-menti a scalare sui due versanti, vergenti da sud-est verso nord-ovest, che dallepiane contigue si ergono improvvisamente.
Su alcuni contrafforti, staccati dalla compattezza dei versanti, si diversificanotipici insediamenti umani dai grandi valori culturali che si perpetuano da migliaia dianni nel bene e nel male.
Il Matese è compreso nella regione Campania nel suo versante sud-occidentale,nella regione Molise nel suo versante nord-orientale.
Dal punto di vista della geologia il Matese è considerato tra i massiccicarbonatici più interessanti dell’Appennino centro-meridionale sia per gli aspetti tet-tono-sedimentari che ne fanno un modello singolare di assemblaggio di porzioni didomini paleogeografici, sia per le successioni calcaree prevalentemente mesozoicheche descrivono tutte le zonazioni morfo-ecologiche di piattaforma carbonatica infacies neritica tropicale presentate nella introduzione.
Considerazioni stratigrafiche, tettoniche, sedimentologiche, paleontologiche epaleoecologiche distinguono il massiccio in due aree, l’occidentale e l’orientale, sepa-rate da una linea tettonica di cui allo stato attuale delle conoscenze non si comprendeancora l’esatta ubicazione ma che pressappoco parte da Bojano, tocca Monte Milettoe si congiunge a Raviscavina (O.Amore et alii, 1988).
L’area occidentale è denominata in letteratura “Unità stratigrafico-strutturale delMatese Occidentale” l’area orientale “Unità stratigrafico-strutturale del MateseOrientale” (O.Amore et alii,1988; I Sgrosso, 1996).
Il Matese Occidentale ha la sua genesi nella Piattaforma Abruzzese, il MateseOrientale nella Piattaforma Laziale-Abruzzese-Campana.
Il Massiccio del Matese nella sua attuale morfologia, pertanto, si ritiene costituitoda due porzioni, ognuna derivante da un differente dominio paleogeografico.
Il posizionamento attuale delle due unità si è attuato essenzialmente attraverso
Il toponimo, si legge in Touring Club Italiano (1938, 1979), deriva dalla radice oronimica prela-tina Mat, da cui Mathesis Mons, Matese, che significa meta, punto di arrivo, scopo .
Nel Mesozoico e nel Cenozoico la paleogeografia dell’Appennino centro-meridionale era caratte-rizzata dalla esistenza di piattaforme carbonatiche intercalate da bacini, le quali, avendo subitonel tempo trascorrenze da Est verso Ovest e rotazioni antiorarie fino a 90°, si sono modificatenella loro originaria geometria e posizione.
42
due fasi deformative di cui la prima è del Messiniano inferiore, la seconda delMessiniano superiore-Pliocene inferiore.
La ricostruzione della posizione paleogeografia originaria delle due unità è stataeffettuata essenzialmente mediante l’analisi:
- delle facies delle successioni mesozoiche che ricostruiscono gli accostamenti ele differenze paleoambientali;
- della dislocazione geometrica delle unità mediante accertamenti paleomagneti-ci;
- delle successioni mioceniche le quali provano principalmente l’etàdella sedimentazione terrigena.
Letteratura essenziale: Ietto, 1970; D’Argenio et alii, 1973; Ciampo et alii, 1984; Sgrosso, 1979;1988 a; 1988 b; Sgrosso et alii, 1988; Amore et alii, 1988; De Corso et alii,1998.
Veduta del Matese con le cime più alte che si collocano lungo la linea dello spartiac-que.
Monte Miletto (m 2050) La Gallinola (m 1923) Monte Mutria (m 1823)
Lago del Matese. Sullo sfondo Sbregavitelli, sito fossilifero del Cretacico inferiore
L’immagine ritrae la parte più alta del versante Campano del massiccio dalle prime balze di Monte
43
Le due unità stratigrafico-strutturali del Matese
Unità stratigrafico - strutturale del Matese Occidentale
Unità stratigrafico - strutturale del Matese Orientale
linea di sutura attendibile tra le due unità tettoniche
L’Unità del Matese Occidentale fa parte della Piattaforma Carbonatica AbruzzeseL’Unità del Matese Orientale fa parte della Piattaforma Carbonatica Laziale - Abruzzese - Campana
Le due Unità si sono assemblate nello stato morfologico del Matese attuale attraverso rotazioni e scorrimenti durante le fasi tettoniche dal Miocene al Pliocene.
44
I TEMPI DELLA TERRA I TEMPI DEL MATESE
milioni anni e r e p er i o d i
0
0,01 OLOCENE
2 NEOZOICO PLEISTOCENE
5 PLIOCENE
24 MIOCENE
36 CENOZOICO OLIGOCENE
55 EOCENE
65 PALEO-CENE
140 CRETACICO
210 MESOZOICO GIURASSICO
248 TRIASSICO
590 PALEOZOICO
3500 PRECAMBRIANO
4600 AZOICO
45
Il Matese Occidentale.
L’area è circoscritta nei suoi confini dal limite tettonico Bojano-Monte Miletto-Raviscavina, a Pratella, Capriati al Volturno, Monteroduni, Isernia, Santuario diCastelpetroso, e quindi Bojano.L’“Unità stratigrafico-strutturale del Matese Occidentale” comprende successioni dal-l’attuale fino al Triassico distinte da molte lacune stratigrafiche; è costituita da unaanticlinale a lievissima curvatura, intensamente fagliato e con notevoli variazioni dispessore, definito in letteratura Anticlinale del Matese (De Corso et alii, 1998).Alcune successioni presentano caratteri di margine di piattaforma carbonatica, altredi transizione tra una piattaforma carbonatica e un bacino.Il Cretacico in facies di scarpata poggia a luoghi direttamente sul Triassico; il Miocenepoggia sul Cretacico.Le campionature delle successioni sono state rilevate in più zone.
La ricomposizione dell’intera serie, dal Triassico a tutto il Miocene, è la seguente(Amore et alii, 1988):
- dolomie grige e biancastre dello spessore di alcune centinaia di metri, conlivelli stromatolitici di età Triassico per la presenza del genere Megalodon;
- brecce di dolomie ricristallizzate in bancate dello spessore di m.60 circa, di etàGiurassico inferiore;
- calcari cristallini, calciruditi e calcareniti bioclastiche e non, con resti diRudiste, dello spessore di m.300 circa, di età Cretacico superiore- Paleogene;
- calcareniti e calciruditi, marne, in strati, con Nummuliti, Alveoline,Lepidocicline, dello spessore di m.70 circa, di età Paleogene;
- conglomerati con ciottoli calcarei e matrice calcarenitica o argilloso-marno-sa, con Lepidocicline, resti di Briozoi, Litotamni, echinodermi, bivalvi, dellospessore di m 30 circa, di età Miocene.
Il cattivo stato di conservazione dei fossili, il loro rimaneggiamento e le molteplicilacune stratigrafiche hanno reso difficile la determinazione tassonomica e delle etàdelle successioni le quali, tra l’altro, variano da luogo a luogo in spessore.
L’età Messiniana del materiale calcareo risedimentato, dei livelli conglomera-tici con ciottoli anche di notevole grandezza indicano la vicinanza di una piattafor-ma carbonatica in fase emersiva. La piattaforma carbonatica da cui deriva il materiale di cui sopra non è certa-mente la Laziale-Abruzzese-Campana di cui l’Unità del Matese Orientale ne è unapiccola parte, poichè in questa la sedimentazione terrigena inizia nel Tortonianoinferiore. La sua provenienza viene identificata nella Piattaforma CarbonaticaAbruzzese per i motivi accennati.
46
Il Matese orientale.
L’area del Matese Orientale è delimitata dalla linea tettonica Bojano-MonteMiletto-Raviscanina, e dalla linea di confine che passa per Piedimonte d’Alife, CerretoSannita, Morcone, S.Croce del Sannio, Sepino, Guardiaregia, Campochiaro S.PoloMatese, quindi Bojano; è indicata in letteratura “Unità stratigrafico-strutturale delMatese Orientale” .
La successione stratigrafica che distingue l’unità, dal basso all’alto, è costituita in sin-tesi da:
- dolomie di base biancastre e dolomie calcaree biancastre, calcari dolomiticiceroidi, calcari detritici e pseudoolitici biancastri, calcari compatti e calca-ri organogeni,biancastri, dello spessore complessivo di m 600 circa, di etàGiurassico;
- calcari e calcari, biancastri, organogeni a Rudiste, Gasteropodi, Coralli, dellospessore complessivo di m 1300 circa, di età Cretacico inferiore-medio;
- lacuna quasi sempre presente, sostituita spesso da livelli di bauxite, livelliarrossati, conglomerati, dello spessore fino a 20 metri circa, di età variabiletra l’Albiano basale e il Cenomaniano superiore;
- calcari e calcari organogeni a Rudiste, Gasteropodi, Coralli, dello spessore dim 1000 circa, di età Cretacico superiore;
- lacuna, non sempre presente, tra il Cenomaniano superiore e il Turonianosuperiore, evidente ma non sempre con livelli arrossati;
- calcari ceroidi a Nummuliti, raramente presenti, dello spessore di m 50 circa,di età Paleogene;
- lacuna, non sempre presente, tra il Cretacico superiore e il Miocene superiore;- calcareniti biancastre, organogene a Pectinidi, Litotamni, marne e calcari
marnosi, grigio-verdastri,argille marnose e marne argillose, grige, dello spes-sore complessivo di m 300 circa, di età Miocene.
I lineamenti stratigrafici dell’unità suggeriscono la considerazione che la successio-ne, di età Giurassico-Miocene, dello spessore complessivo di oltre 3000 metri, costi-tuita prevalentemente da dolomie alla base, poi da calcari ed infine da calcareniti emarne, è caratterizzata da tre lacune stratigrafiche.
La prima è presente tra l’Albiano basale e il Cenomaniano, la seconda tra ilCenomaniano superiore e il Turoniano superiore, la terza tra il Cretacico superiore eil Miocene superiore. La loro evidenza varia da zona a zona, sia nel tempo, sia nello spazio, sia nella pre-senza. La prima è sostituita, ma non sempre, da un orizzonte bauxitico.
Letteratura essenziale: Catenacci et alii, 1963; Crescenti e Sartoni, 1963; D’Argenio, 1969;D’Argenio et alii, 1989 b; Sartoni e Crescenti, 1962; Ciampo et alii, 1983; D’Argenio et alii, 1973;Selli, 1957; Sgrosso, 1981;
47
Rocce sedimentarie
Rocce sedimentarie = Prodotto (sedimento) della deposizione di materiali derivanti dalla alterazio-ne e disgregazione di rocce preesistenti.
Sedimento = Particelle solide deposte e interstizi che le separano.
L’80 % della superficie terrestre è ricoperta da rocce sedimentarie le quali, pertanto, sono di grandeimportanza per l’uomo, sia per le naturali dipendenze economiche, sia perché sono oggetto di ricer-ca da parte delle scienze .I terreni sedimentari infatti
- costituiscono le grandi aree agricole,- motivano i maggiori insediamenti umani,- possiedono gran parte dei giacimenti minerari,- custodiscono i documenti della storia della vita,- sono la sede di grandi eventi fisici della Terra.
La Sedimentologia e la Stratigrafia sono le discipline specialistiche delle rocce sedimentarie, il cui stu-dio, tuttavia, è strettamente correlato con altre discipline, tra le quali la Paleontologia, la Petrologia,la Geomorfologia, l’Oceanografia.
Strato = Deposizione di sedimento, di spessore superiore al centimetro, limitato da un livello-inferio-re, letto, e un livello-superiore, tetto.Altre definizioni:
- corpo roccioso delimitato da superfici (letto e tetto);- unità di sedimentazione;- processo sedimentario delimitato;- episodio del processo sedimentario;- struttura base delle successioni sedimentarie.
Le entità definite sono superiori al centimetro.
Lamina = Deposizione di sedimento come sopra, di spessore inferiore al centimetro. Una o piùlamine possono essere comprese nello strato.
Serie stratigrafica = Successione di strati o di lamine o di stati-lamine .
Successione stratigrafica = serie stratigrafica.
La composizione, la struttura e la tessitura sono le proprietà fondamentali delle rocce sedimentarie.La composizione esamina la natura chimica e mineralogica dei materiali sedimentari strutturati inparticelle le quali hanno una loro forma, dimensione, colore, etc.La tessitura indaga sull’origine e sulla impalcatura o ossatura del sedimento nei suoi materiali costi-tutivi, distinguendoli in rocce particellari, cristalline, biocostruite, residuali.La struttura si riferisce alle modalità di sedimentazione, le quali si traducono in differenti tipi di stra-tificazione.Le rocce carbonatiche sono rocce sedimentarie costituite essenzialmente da
- carbonato di calcio, CaCO3,- dolomite, Ca Mg (CO3)2.
Calcari sono rocce che contengono più del 50% di carbonato di calcio, derivante, la maggior parte,dalla decomposizione di alghe calcaree, foraminiferi, molluschi, coralli, echinodermi, brachiopodi,spongiari, crostacei, anellini, briozoi.
48
1
2
3
3
4
5
4
6
Matese Orientalesiti delle lacune stratigrafiche considerate, descritte nella pagina a fronte
La lacuna ( dal latino lacuna, mancanza, vuoto) è uno spazio-tempo vuoto di sedimento
La Lacuna stratigrafica identifica il tempo geologico non rappresentato da deposito sedimentario, ovvero èuna interruzione anche prolungata nella sedimentazione
Diastema = momentaneo arresto della sedimentazione
49
1- A Civita di Pietraroja, in provincia di Benevento, le calcareniti organogene a
Pectinidi e Lithotamni del Miocene superiore (Formazione Cusano del Langhiano,
Selli 1957) trasgrediscono sui calcari a Requienia tortilis Mainelli dell’Albiano basale.
Il contatto Miocene-Cretacico è netto, concordante e senza deposizione di bauxite.
2- A Pesco Rosito, in territorio di Pietraroja (BN) la successione Albiano-Miocene
presenta alla base i calcari a Requienia tortilis Mainelli dell’Albiano basale, segue una
lacuna con bauxite su cui trasgrediscono i calcari a Distefanella sp. del Turoniano
superiore. Su quest’ultimi trasgrediscono infine i calcari organogeni a Pectinidi e
Lithotamni del Miocene (Langhiano) della Formazione Cusano (Selli,1957) .
3- A Bocca della Selva, in territorio di Cusano Mutri (BN), e a Piscina Cul di
Bove, in territorio di Campochiaro (CB), la lacuna è estesa dall’Albiano basale al
Senoniano basale (Coniaciano) ed è sostituita da livelli bauxitici.
4- Su Colle Salva Signore, in territorio di S.Polo Matese, una prima lacuna è rap-
presentata dal Cenomaniano medio che trasgredisce sull’Albiano. La lacuna è sosti-
tuita da calcari arrossati o lievi orizzonti bauxitici.
La seconda lacuna pone il Turoniano sul Cenomaniano superiore.
A Sella del Perrone, in territorio di Campochiaro (CB), le evidenze delle lacune sono
quelle di Colle Salva Signore.
5- Su Monte La Costa tra la fine dell’Aptiano e l’inizio dell’Albiano appaiono livel-
letti a mud-cracks arrossati che testimoniano una momentanea emersione dei fonda-
li marini. La continuità stratigrafica in questa area tuttavia non sembra affatto com-
promessa.
6- Al ponte Arcichiaro-costruenda diga del Quirino, in territorio di Guardiaregia
(CB), le calcareniti organogene a Pectinidi e Lithotamni (Formazione Cusano del
Langhiano, Selli 1957) trasgrediscono sui calcari a Rudiste del Senoniano
(Santoniano-Campaniano).
50
Il Miocene nel Matese
- Messiniano
- Tortoniano Formazione Pietraroja (Selli, 1957)
- Elveziano Formazione Longano (Selli, 1957)
- Langhiano Formazione Cusano (Selli, 1957)
- Burdigaliano
- Equitaniano
Il Miocene trasgressivo sui calcari organogeni del Cretacico nel Matese fu stu-diato da R.Selli nel 1957, con la istituzione delle seguenti tre nuove formazio-ni:
- Formazione Cusano costituita da calcareniti biancastre, organogene aPectinidi, Lithotamni e Coralli, di ambiente litorale, trasgressivo sul Cretacicosuperiore, di età fine Langhiano (Miocene medio-inferiore);
- Formazione Longano costituita da marne e calcari marnosi grigio-verdastri, diambiente dal littorale a quello batiale, di età Elveziano (Miocene medio);
- Formazione Pietraroja costituita da marne e argille grige, di ambiente batia-le, di età Tortoniano (Miocene superiore).
51
Il Cretacico nel Matese Orientale.
L’argomento, che premette la descrizione dei bioermi a Rudiste nel Cretacicodel Matese Orientale, finalità del libro, è stato sufficientemente delineato nei suoicaratteri generali in M.Mainelli 1999; 2000 cui si rimanda per le necessarie cono-scenze.
Esiste, inoltre, una vasta letteratura che riguarda gli aspetti sedimentologici, paleon-tologici e paleoecologici del Matese Orientale e che qui si riporta in breve per gliopportuni richiami bibliografici di fine volume.
La parte “Introduzione”, ancora, espone tutta una serie di osservazioni sul Cretaciconella Tetide, sulle Piattaforme Carbonatiche e sulle relative Zonazioni Ecologiche, suiconcetti di Biostroma e Bioerma, sui Calcari di biostroma e bioerma a Rudiste, lequali osservazioni descrivono compiutamente anche i lineamenti generali sedimen-tologici, paleontologici e paleoecologici del Cretacico nel Matese Orientale.
Tuttavia, al fine di rendere completa la descrizione dell’argomento, se ne pun-tualizzano di seguito, sia pure brevemente, le note distintive essenziali.
Il Matese Orientale, parte costituente della Piattaforma Carbonatica del Matese (Ietto,1969), definito per i suoi elementi distintivi unità stratigrafico-struttutale, si caratte-rizza, tra l’altro, per un Cretacico dai lineamenti non comuni quali ad esempio laestensione verticale che occupa più del 90% del periodo, la completezza delle zona-zioni ecologiche di piattaforma carbonatica neritica, la quantità notevole di coloniz-zazioni diversificate nelle quali le Rudiste sono rappresentate da 6 famiglie, le diffu-se distribuzioni bioermali a Rudiste la cui descrizione è l’ intento del saggio.
Dal punto di vista stratigrafico il Cretacico del Matese Orientale è costituito da unasuccessione di calcari e calcari organogeni a Rudiste in facies neritica, di etàNeocomiano-Campaniano, per uno spessore complessivo di circa 1730 metri.
Lo spessore globale è stato ottenuto sommando gli spessori parziali senza uguali,rilevati nelle seguenti 4 serie stratigrafiche scelte tra le più significative del Cretacicodel Matese Orientale per l’accumulo sedimentario:
- serie stratigrafica di Civita di Pietraroja,- “ “ “ Monte La Costa,- “ “ “ Sbregavitelli,
Accordi et alii, 1990 ; Accordi et alii, 1990 ; Bassani, 1885, 1892 ; Barbera e Maguglia, 1988 ; Bravi,1988; Cassetti, 1893, 1894, 1895; Catenacci et alii, 1962; Catenacci e Manfredini, 1963; Cerchi etalii, 1992; Costa, 1851a, 1851b, 1865, 1866; Crescenti, 1966; Crescenti e Sartoni, 1978; Crescenti eVighi, 1970; D’Erasmo, 1914-15; D’Argenio, 1963, 1988; D’Argenio et alii, 1973; D’Argenio et alii,1987; Fittipaldi, 1900; Galdieri, 1913; Mainelli, 1975a, 1975b, 1983, 1985, 1986, 1990 a, 1990 b,1992, 1993 a, 1993 b, 1993 c, 1999, 2000 a, 2000 b, 2001; Parona, 1901, 1911; Ruberti, 1992, 1994;Sirna, 1989.
52
- “ “ “ Costa Chianetta-S.Angelo.Le successioni considerate e la successione globale sono rappresentate nel grafico dipagina 53
Il Cretacico, pertanto, risulta così costituito dal basso all’alto:
- Calcari e calcari organogeni a resti di Requienidi, Gasteropodi, calcari dolomitici.Spessore: m.100 circa.Età: Neocomiano.Rilevamento : Civita di Pietraroja.
- Calcari e calcari organogeni a Monopleure, Requienie, Gasteropodi, alghe calcaree.Spessore: m. 170 circa.Età: Barremiano.Rilevamento: Monte La Costa.
- Calcari e calcari organogeni a Requienidi, Caprotinidi, Caprinidi, Radiolitidi,Ostreidi, altri Bivalvi, Gasteropodi, calcari stromatolitici.Spessore : m. 200 circa.Età: Aptiano.Rilevamento: Sbregavitelli.
- Calcari e calcari organogeni a Requienie, Monopleure, Eoradiolites, Radiolites.Spessore : m. 360 circa.Età: Albiano.Rilevamento: Monte La Costa.
- Calcari e calcari organogeni a Radiolitidi, Caprotinidi, Caprinidi, Requienidi,Monopleuridi, altri Bivalvi, Gasteropodi, Coralli, calcari stromatolitici.Spessore: m.500 circa.Età: Cenomaniano.Rilevamento: Monte La Costa.
- Calcari e calcari organogeni a Radiolitidi, Hippuritidi, altri Bivalvi, Gasteropodi.Spessore: m.400 circa.Età: Turoniano-Senoniano.Rilevamento: Costa Chianetta-S.Angelo.
I biota interessano essenzialmente colonizzazioni a Rudiste, bivalvi aberran-ti, sessili, vissuti tra il Giurassico superiore e la fine del Cretacico quando si estinse-ro unitamente ai grandi rettili mesozoici per mutate condizioni ambientali.Le Rudiste, identificabili in tante cronospecie di grande interesse sistematico, domi-narono tutti i paleoambienti neritici nella Tetide tropicale, diversificandosi, nelCretacico della piattaforma del Matese Orientale, in numerose specie con carattere dispiccato provincialismo.
53
54
Le colonizzazioni non interessarono solo le Rudiste, ma tutti i viventi del neritico tro-picale tetideo.Nelle successioni carbonatiche cretaciche del Matese la fossilizzazione ha conserva-to resti dei seguenti taxa, la maggior parte marina, alcuni terrestri:
Rettili, Anfibi, Ittioliti, Crostacei, Bivalvi, Gasteropodi, Brachiopodi, Coralli,Echinodermi, Poriferi, Anellidi, Foraminiferi, Alghe.
In M.Mainelli, 1999, sono elencate le specie rinvenute nei siti- Monte La Costa,- da Monte S.Polo a Aria dell’Orso,- Campo Puzzo-Costa Alta,- La Gallinola,- La Torretta-Colle Antona,- Costa Chianetta-S.Angelo,- Sbregavitelli,- Civita di Pietraroja,
stimati tra i più rappresentativi di tutto il Cretacico del Matese Orientale.
Il modello sedimentario è molto simile a quello generale delle PiattaformeCarbonatiche dell’Appennino centro-meridionale nel Cretacico Tetideo.Le zonazioni ecologiche infatti riguardano essenzialmente colonizzazioni a Rudiste edifferiscono solo per alcune caratteristiche dalle stesse descritte nelle schematizza-zioni riportate nell’introduzione.
Nel Matese Orientale:
- Il Cretacico inferiore e medio (Barremiano-Cenomaniano) è caratterizzatodalle zonazioni di tipo Piattaforma aperta, Scogliera ecologica-Fondali mobi-li, Scarpata-Piede di scarpata.
- Il Cretacico superiore (Turoniano-Senoniano) è distinto dalla Zonazione ditipo Neritico aperto-scarpata.
Biota, da bios, vita, è un termine che, in uso nella letteratura paleontologica di lingua inglese,indica l’insieme delle cronospecie di una cronoregione.
Cronospecie, da chronos, tempo, e species, specie, detta anche specie paleontologica, o filogeneti-ca, o verticale, o successionale, politipica nello spazio e multidimensionale nel tempo, è una spe-cie composta di popolazioni di diversa età geologica.Cronoregione è la continuità successionale evolutiva di un’area paleogeografica.
Taxon (ordine), plurale taxa, è un termine oggi in uso nella sistematica col significato di catego-ria, entità sistematica.La sistematica è la scienza che studia e classifica i taxa.
55
In sintesi le Zonazioni e le Unità presenti nel Cretacico del Matese Orientale sono :
- zonazione Neritico apertonell’ unità
- neritico aperto.
- zonazione Piattaforma apertanell’unità
-laguna aperta.
- zonazione Scogliera ecologica-Fondali Instabilinelle unità
- bordo di piattaforma,- piana di scogliera-bordo interno- fondali mobili.
- zonazione Scarpata-piede di scarpatanelle unità
-scarpata,-piede di scarpata.
Da quanto sopra si desume che l’evoluzione paleogeografica della Tetide, connessaa movimenti tettonici, determina anche nella Piattaforma Carbonatica del Mateseorientale significative variazioni.
Nel Cretacico inferiore si verifica la formazione di zonazioni con predominanza dilagune aperte colonizzate da organismi che prediligono ambienti ad energia mode-rata delle acque.
Nel Cretacico medio la distribuzione delle zonazioni si rileva più marcata, con la for-mazione di unità morfo-ecologiche più differenziate, a partire dalla scarpata più incli-nata verso il mare aperto, distinta dalla scogliera ecologica colonizzata da tipici orga-nismi costruttori. La scogliera a sua volta si distingue nettamente dalla laguna aper-ta con fondali bene ossigenati con colonizzazioni anche in patckes reef.
Nel Cretacico superiore, a causa di forti variazioni tettoniche, la caratteristica prin-cipale delle zonazioni è che queste, dalla laguna aperta, ai fondali mobili, alla sco-gliera ecologica, alla scarpata e al piede di scarpata, si raccordano progressiva-mente tra di loro ed infine con il bacino, formando il neritico aperto.Anche il neritico aperto viene colonizzato da organismi costruttori in estese forma-zioni.
56
livello del mare
neritico aperto
laguna aperta scogliera ecologica
rampa piede discarpata
Modelli ipotizzati di profili morfologici della Piattaforma Carbonaticadel Matese Orientale in due momenti del Cretacico.
Cretacico superiore (Turoniano - Senoniano)Zonazioni di tipo Neritico apertoLa morfologia dei fondali degrada dalla laguna aperta al piede di scarpata
Cretacio medio -inferioreZonazioni di tipo Laguna aperta, Fondali mobili-Scogliera ecologica, Scarpata-Piede discarpataLe zonazioni assumono caratteri morfologici più netti
livello del mare
fondalilaguna aperta mobili scogliera ecologica
rampapiede discarpata
57
Neritico aperto.
La zonazione si rileva, come già precisato, essenzialmente nel Cretacico superiore,quando si determina una evoluzione dei fondali con una nuova distribuzione dellecomunità bentoniche; è evidente, tra l’altro:
- nell’area, pro parte, che si estende da Bivio Bocca della Selva a CampitelloMatese, nel Cretacico superiore,
- su Colle Salva Signore nel Santoniano-Campaniano,- su Monte S.Polo, nel Turoniano e nel Santoniano-Campaniano.
La piattaforma assume una nuova morfologia con il raccordo gradato dalla piattafor-ma aperta ai fondali mobili-scogliera ecologica, alla scarpata .Quest’ultima declina gradatamente verso il bacino.
Il Neritico aperto pertanto può essere considerato come un unicum ecologico, nelquale le variazioni, ovvero le unità morfo-ecologiche, si rilevano in facies distintivema graduali tra di loro. Alcune facies sono rappresentate nelle pagine seguenti.
Taluni ambienti del Neritico aperto sono colonizzati da comunità a Rudiste che gene-rano biostromi e bioermi.
Rocce carbonatiche.
Proprietà fondamentali: Composizione, Tessitura, Struttura.
Composizione : - carbonati (calcite, aragonite, dolomite),- minerali secondari (siderite, magnesite, rodocrosite),- costituenti minori (ossidi di ferro, pirite, selce, ecc.).
Tessitura : - granuli e resti organogeni (impalcatura),- fango (matrice),- precipitati chimici (cemento).
Struttura : - disposizione geometrica degli elementi tessiturali ad opera di processi fisici, chi-mici, biologici.
Le strutture in particolari sono indicatrici di paleoambienti e quindi utili per la ricostruzionedi questi.
Alcune strutture primarie: strato, di corrente, di onda, prodotte dalla attività di organismi, chimi-che.
58
Piattaforma aperta.
La zonazione identifica essenzialmente l’ “Unità Laguna aperta”; si colloca dietro i fon-dali instabili; si rileva estesamente nel Matese Orientale ed in particolare:- su Monte La Costa, nel Barremiano-Aptiano medio, nell’Albiano;- a Campo Puzzo-Costa Alta, nel Cretacico medio-superiore;- nell’area dell’Arcichiaro, da Colle Antona, a Tre Torrette, a Costa Chianetta-S.Angelo,nel Cretacico superiore;
- nell’area del Lago del Matese, da Sbregavitelli a Monte Miletto, a La Gallinola, nelCretacico inferiore;
- a Civita di Pietraroja, nel Barremiano-Albiano basale.
La litologia è distinta da una grande varietà di carbonati, dai granulari alle micriti, con tes-situra molto varia (peloidi, intraclasti, resti di fauna bentonica), dai grainstones ai mud-stones, in dipendenza delle variazioni dei fattori ambientali con particolare riferimentoalla energia dell’acqua da media a bassa con lieve incremento presso spiagge e basso-fondali.La salinità è in genere normale, tendente verso l’ipersalino.
La zonazione si colloca inoltre sopra il livello base delle onde e, pertanto, con circola-zione moderata delle acque basse, a salinità normale.
Il biota è costituito essenzialmente da colonizzazioni a Rudiste, Gasteropodi,Echinodermi, Spugne, Foraminiferi, organismi fissatori.Si rilevano formazioni biostromali e bioermali a Radiolitidi, Hippuritidi, Requienidi,
mm tessitura granulare
4 finecalcirudite
2 molto fine
1 molto grossolana
0,5 grossolana
0,25 media calcarenite
0,125 fine
0,062 molto fine
0,031 grossolana
0,016 mediacalcilutite
0,008 fine micrite
0,004 molto fine
59
Scogliera ecologica-Fondali mobili.
In Wilson, 1975, la zonazione è distinta nelle facies:- Organic reef of platform margin,- Winnowed platform edge sands.
In questo contesto le due facies sono riunite in una unica denominazione essendo i“Fondali mobili” innanzitutto assai ristretti o addirittura non evidenti, poi influenzati for-temente dai caratteri morfologici sia della “Scogliera ecologica”, limitata in ampiezza, siadalla “Scarpata” che, specialmente per il Cretacico superiore, si rileva a basso angolo dipendenza.La zonazione è evidente, tra l’altro:
- su Monte La Costa, nell’Aptiano superiore e nel Cenomaniano,- a Guardiaregia (abitato nord-occidentale), nel Santoniano-Campaniano,- nell’area dell’Arcichiaro (presso il Ponte Arcichiaro), nel Santoniano-
Campaniano.La scogliera ecologica si colloca tra i fondali mobili e la rampa; è costituita da resti diorganismi sessili e vagili in posizione di vita e non (bafflestone, framestone, bindstone);si rileva distinta nelle unità:
- avanscogliera (margine esterno della scogliera e margine superiore della scarpa-ta), con bioermi a Rudiste (Caprinidi e Radiolitidi) e accumulo di bioclasti, lito-clasti, sabbie e fango carbonatico;
- piana di scogliera e retroscogliera composta da bioermi a Rudiste (Caprinidi,Radiolitidi, Hippuritidi), bivalvi del tipo Chondrodonta, Nerineidi, rari coralli,bioclasti e sedimento di sabbie e fango carbonatico.
Le comunità bentoniche sono diversificate secondo la morfologia dei fondali e l’energiadel mare. I fondali mobili si pongono tra la scogliera ecologica e la piattaforma apertae la loro morfologia varia continuamente a causa dell’elevata energia del mare.Gli ambienti sono caratterizzati da dune, spiagge, secche, barre, fondali bassi, costituitidall’accumulo di resti molto elaborati di Rudiste, Coralli, Bivalvi, Gasteropodi ed altro intritume e bioclasti.I fondali generalmente non sono colonizzati a causa della forte variazione
Clasificazione delle rocce carbonatiche secondo la tessitura (da Dunham, 1962)
boundsonemudstone packstone framestone bafflestone
wackestone grainstone bindstone
mudstone matrice con granuli sparsi
wackestone granuli più del 10%
packstone granuli con poco % di matrice
grainstone granuli senza matrice
framestone resti organici in rigida intelaiatura
bindstone resti organici incrostati ed intrappolati
bafflestone resti organici come diaframma
60
Neritico apertoWackestone-packestone laminati
Calcare bioclastico con cavità paleocarsiche, allungate, limitate da cementi radiassialilungo i bordi e riempite di silt grigi.Le cavità non sono contemporanee alla deposizione dei sedimenti, ma sono dovutealla esposizione in ambienti subaerei.
Età: TuronianoProvenienza: Quota 916
61
Neritico apertoGrainstone a bioclasti di Rudiste e coralli
Sabbia grossolana costituita da tritume di Rudiste, coralli e gasteropodi, poco elabora-ti, senza classazione.L’ambiente sedimentario identifica fondali sopra il livello base delle onde, con correntidi acque in costante movimento.
Età: SantonianoProvenienza: Colle Salva Signore
62
Neritico apertoGrainstone-packestone a Radiolitidi
Bassofondo costituito da sabbia e fango con grani scarsamente elaborati, colonizzatida Radiolitidi.Gli individui, in sezioni trasversali della valva destra, sono in posizione di vita.La frazione scheletrica del sedimento è costituita da resti della stessa specie.Fondali a buon idrodinamismo.
Età: Santoniano - CampanianoProvenienza: Colle Salva Signore
62
Neritico apertoBancata a Rudiste
63
Sabbia e fango costituiscono il substrato della colonizzazione a Radiolitide di tipobioermale.Gli individui, in sezioni trasversali della valva destra, si presentano in posizione divita.
Età: Santoniano - CampanianoProvenienza: Colle Salva Signore
64
1
2
3
Scarpata - Neritico apertoNeritico aperto.
Wackestone a Conus sp.
1- spessore dello strato di calcare a Conus sp.
2- particolare del deposito
3- individui di Conus sp. isolati dalla matrice
Età: Cretacico superioreProvenienza: La Gallinola.
65
Neritico apertoSedimento a bauxite
Il sedimento di bauxite contiene cavità paleocarsiche allungate più o meno planari.Le cavità paleocarsiche non sono contemporanee al sedimento di bauxite ma sisono costituite durante l’esposizione subarea di quest’ultimo nella sua deposizione.
Età: TuronianoProvenienza: Colle delle Rose.
66
Scarpata- piede di scarpata.
La zonazione si rileva tra la scogliera ecologica e il bacino.
La Scarpata supera, si ipotizza, il 15% di inclinazione verso il bacino nel Cretacicomedio-inferiore; è inferiore al 10% nel Cretacico superiore.La facies è costituita essenzialmente da sedimenti granulari e slumps; sottili strati didetrito, sabbia, fango e massi di fango.
La litologia è variabile in dipendenza dell’energia del mezzo; è costituita in genereda brecce, sabbia e fango.La tessitura identifica wackestone-packstone a bioclasti e silt, litoclasti.Le strutture sono formate da slumps, strati, bioermi di scarpata, blocchi esotici.Il biota è a resti di organismi interi e in detrito.
Il Piede di scarpata presenta:- litologie a sabbie calcaree scure,- tessiture a mudstones,- strutture a strati, lenti di sedimento gradato, litoclasti, blocchi esotici.
Il biota è costituito da bioclasti e biodetrito derivanti dalla scarpata.
Classi di spessore degli strati e delle lamine.
Strati :
- grossi banchi = più di cm 300,- banchi = da cm 100 a cm 300,- strati spessi = da cm 30 a cm 100,- strati medi = da cm 10 a cm 30,- strati sottili = da cm 3 a cm 10,- strati sottilissimi = inferiore a cm 3.
Lamine :
- lamine spesse = da mm 30 a mm 100,- lamine medie = da mm 10 a mm 30,- lamine sottili = da mm 1 a mm 10,- lamine sottilissime = inferiore a mm 1.
67
Piattaforma apertaLaguna aperta
Wackestone - packstone a Radiolites sp.Calcare organogeno di biostromaTra le due freccie: spessore della formazione biostromaleEtà: Cretacico superioreProvenienza: tra bivio Bocca della Selva - Campitello Matese
Particolari del biostroma:- individui di Radiolites sp.- detrito di Radiolites sp.- matrice calcarea.Gli individui si rilevano, per la maggior parte, in sezione trasversale della valva destra.
68
Piattaforma apertaLaguna aperta
Wackestone a Requienia pietrarojensis Mainelli.La litofacies è caratterizzata da resti della specie trasportati e da fango-calcareo.Ambiente lagunare sotto il livello base delle onde a bassa energia del mezzo.
Età: BarremianoProvenienza: Monte La Costa
69
Piattaforma apertaLaguna aperta
Wackestone a Monopleura varians Math. con pochi resti di gasteropodi.I resti, trasportati, sono immersi in un sedimento di fango calcareo.
Età: BarremianoProvenienza: Monte La Costa
70
Scogliera ecologica
Rudstone a Rudiste, coralli, gasteropodi, altri bivalvi.
1) La facies è costituita da:- resti di organismi costruttori di scogliera (Radiolitidi, Caprinidi, Coralli, Gasteropodi,
Alghe, Orbitolinidi);- bioclasti, non elaborati, micritizzati, senza selezione;- sedimento sottoposto all’azione delle onde e delle correnti;- fondali poco profondi.
2) Bioerma (patch-reef) a resti di Durania montislacostae Mainelli colonizzati su unresto di valva sinistra di Caprina distefanoi Bohm.
Età: Cenomaniano superioreProvenienza: Monte La Costa
1 2
Caprina distefanoi, valva sinistra Bioerma a Durania montislacostae
71
Fondali mobili
Rudstone bioclastico
Calcare organogeno in deposito di barra a resti molto elaborati di Schiosia nicoli-nae Mainelli e rari resti di Monopleura sp.Sedimento costituito da bioclasti e sabbia soggetto a forte energia del mare.
Età: Aptiano superioreProvenienza Monte La Costa
72
Piede di scarpata
Resti di Rudiste (Caprinidi, Radiolitidi) fluitati, attraverso la scarpata, dalla scoglieraecologica e depositati in un sedimento fangoso-carbonatico scuro (Mudstone) for-matosi ai piedi della scarpata.
Età: CenomanianoProvenienza: Campo Puzzo
73
Bioermi a Rudiste nel Cretacico del Matese Orientale.
Le Rudiste
Singolari bivalvi sessili che vissero tra la fine del Giurassico e la fine delCretacico, le Rudiste sono descritte esaurientemente in M.Mainelli, 2000, cui si riman-da per le opportune conoscenze. In questo contesto se ne considerano soltanto alcuni aspetti paleoecologici ed inparte filogenetici al fine di una più completa comprensione delle formazioni bioer-mali a Rudiste che si rinvengono nel Cretacico del Matese Orientale, scopo del libro.
Sull’origine delle Rudiste ci sono ancora tanti aspetti non completamenteaccertati per la mancanza di testimonianze fossili che possano chiarirne la filogene-si.Gli attuali orientamenti fanno risalire le Rudiste al Giurassico superiore col genereDiceras che si diversifica in una ampia varietà di forme per tutto il Cretacico.
Sono state formulate due ipotesi circa l’origine delle Rudiste.
La prima, che si deve a H.Douvillè (1886; 1887; 1935), sostiene che l’origine delleRudiste è attribuita al genere Pterocardium del Giurassico superiore, bivalve fisso alsubstrato per mezzo di una valva, la destra o la sinistra, per resistere, dice Douvillè,al moto violento delle correnti d’acqua che investivano gli individui cercando dirimuoverli dal loro ambiente di vita.La fissilità al substrato determina nel mollusco essenzialmente :
- la crescita sproporzionata della valva fissa al substrato,- lo sviluppo abnorme dell’apparato mio-cardinale.
Queste modificazioni, tra l’altro, si rilevano nel genere Diceras da cui derivano perevoluzione tutte le diversificazioni nelle famiglie delle Rudiste.La sistematica delle Rudiste desunta, seguita fino agli anni 50 del secolo scorso, espri-me le vedute del Douvillè.
La seconda ipotesi si deve a C.Dechaseaux in J.Piveteau,1952, secondo cui l’originedelle Rudiste risale al genere Megalodon del Devoniano, da cui deriva Protodicerasdel Lias e quindi Diceras del Giurassico superiore.Le modificazioni riguardano sempre, innanzitutto:
- la crescita abnorme della valva fissa;- gli adattamenti dell’apparato mio-cardinale.
La sistematica proposta da Dechaseaux esprime le vedute che si leggono inR.C.Moore, 1969, secondo cui le Rudiste, comprese nell’ordine Hippuritoida , si clas-sificano in 7 famiglie.
Poiché le sistematiche suindicate non convincono pienamente nel 1959 V.Pchelintsevne elabora una nuova classificando le Rudiste in 2 sottordini, Dextrodonta e
74
La sistematica delle Rudiste proposta da M.Mainelli, 1990, tenendo conto di tutte levedute formulate, rettificando alcune inesattezze tassonomiche, emendandoPchelintsev, 1959, distingue l’ordine Rudistae nei sottordini Dicerasodonta,Dextrodonta e Sinistrodonta, nei quali si classificano 10 famiglie.La sistematica proposta da M.Mainelli, 1990, non affronta il problema delle originirimandandone la soluzione a quando si potrà disporre di campionature più comple-te adatte per una ricostruzione filogenetica. La classificazione delle Rudiste, elaborata secondo le vedute di M.Mainelli, 1990, èriportata in M.Mainelli, 2000.
Le Rudiste nel Cretacico del Matese Orientale.
Secondo le conoscenze attuali nel Matese Orientale le Rudiste sono presenti con 6famiglie distinte in 31 generi, come da seguente schema:
Famiglie Sottofamiglie Generi
Requienidae Requienia, Apricardia, Toucasia
Monopleuridae Monopleura, Himerelites.
Caprotinidae Caprotina, Sellaea
Caprinidae Caprina, Caprinula,Ichthyosarcolites,
Mathesia, Mitrocaprina, Neocaprina,Offneria, Schiosia, Orthoptychus,Plagioptychus, Sphaerucaprina
Radiolitidae Radiolitinae Radiolites, Eoradiolites,Gorjanovicia,
Praeradiolites, Sphaerulites
Biradiolitinae Biradiolites, Bournonia, Distefanella
Sauvagesinae Sauvagesia, Durania
Lapeirousinae Lapeirousia, Katzeria
Hippuritidae Hippurites, Hippuritella, Vaccinites
La loro distribuzione stratigrafica nella Piattaforma Carbonatica del Matese Orientale
75
Per il Matese Orientale
- la famiglia Requienidae è presente dal Barremiano al Santoniano con i generiRequienia (Barremiano-Santoniano) a Civita e al Palumbaro di Pietraroja, a Piscina Culdi Bove, Sbregavitelli, su Monte La Costa e Colle Salva Signore, Toucasia (Barremiano-Aptiano) a Civita di Pietraroja e su Monte La Costa, Apricardia (Cenomaniano-Turoniano) su Monte La Costa e su q.916;
- la famiglia Monopleuridae è presente dal Barremiano al Turoniano con i generiMonopleura (Barremiano-Turoniano) estesa in tutto il Matese Orientale, Himerelites(Cenomaniano) su Monte La Costa, Aria dell’Orso, La Gallinola e a Campo Puzzo;
- la famiglia Caprotinidae è presente dal Barremiano al Coniaciano con i generiCaprotina (Barremiano-Coniaciano), Sellaea (Cenomaniano) che si rinvengono inparticolare su Monte La Costa, Aria dell’Orso, Campo Puzzo-La Costa Alta, LaGallinola;
- la famiglia Caprinidae presente dall’Aptiano al Campaniano con i generi Caprina(Aptiano-Campaniano) estesa in tutto il Matese Orientale, Caprinula, Ichthyosarcolites,Sphaerucaprina, Neocaprina, Mitrocaprina, Orthoptychus (Cenomaniano) che si rin-vengono su Monte La Costa, Colle Salva Signore, Aria dell’Orso, Campo Puzzo-CostaAlta, Mathesia (Aptiano superiore) a Sbregavitelli e su La Gallinola, Schiosia, Offneria(Aptiano superiore- Cenomaniano) su Monte La Costa;
- la famiglia Radiolitidae presente dal Barremiano al Campaniano nelle sottofami-glie
Radiolitinae con i generi
Radiolites (Cenomaniano-Campaniano) in particolare su Monte La Costa, Monte S.Polo, Colle Salva Signore, Colle Morotti, Quota 916, Colle Antona, La Torretta, CostaChianetta e Costa S.Angelo, Campo Puzzo-Costa Alta, La Gallinola, Eoradiolites(Albiano-Turoniano) su Monte La Costa, Aria dell’Orso dell’Orso, La Gallinola,Gorjanovicia (Santoniano-Campaniano) su Costa Chianetta e Costa S.Angelo,Praeradiolites (Albiano-Campaniano) su Monte La Costa, Aria dell’Orso, Sphaerulites(Aptiano-Turoniano) su Colle Salva Signore;
Biradiolitinae con i generi
Biradiolites (Turoniano-Campaniano) su Monte S. Polo, Colle Salva Signore, ColleMorotti, Colle Antona, Monte La Torretta, Bournonia (Turoniano-Campaniano) su
76
Colle Salva Signore, Distefanella (Turoniano-Campaniano) su Monte S. Polo, ColleSalva Signore, Quota 916,
Sauvagesinae con i generi
Sauvagesia e Durania (Albiano-Campaniano) su Monte La Costa, Monte S.Polo, ColleSalva Signore, Colle Morotti, Quota 916, Campo Puzzo-Costa Alta, La Gallinola, ColleAntona, Monte La Torretta, Costa Chiavetta- Costa S.Angelo,
Lapeirousinae con i generi
Lapeirousia e Katzeria (Santoniano-Campaniano) su Colle Salva Signore, CostaChianetta;
la famiglia Huippuritidae con i generi
Hippurites, Hippuritella e Vaccinites (Turoniano-Campaniano) in tutto il Cretacicosuperiore del Matese Orientale e in particolare su Monte S.Polo, Colle Salva Signore,Colle Morotti, Quota 916, Costa Alta, Colle Antona, Monte La Torretta, area diGuardiaregia-S.Nicola-Ponte Arcichiaro.
Paleoecologia.
Le Rudiste, in quanto molluschi bivalvi, erano organismi colonizzatori del ben-thos neritico delle piattaforme carbonatiche tropicali della Tetide cretacica.La loro notevole diversità morfologica può considerarsi, inoltre, il fenomeno biologi-co evolutivo unico per plasticità genotipica e fenotipica nell’ambito della classe deiBivalvi, con adattamenti a tutte le zonazioni e relative unità morfo-ecologiche dellepiattaforme carbonatiche Tetisiane cretaciche.
Dal punto di vista dell’evoluzione le Rudiste possono essere distinte in due gruppi.
L’uno, quello primitivo, comprende le famiglie Diceratidae, Epidiceratidae,Plesiodiceratidae, Heterodiceratidae, Requienidae, Monopleuridae, Caprotinidae, lequali si riconoscono essenzialmente
- per la tendenza alla conservazione dei caratteri, specialmente quelli dellaforma generale;
- per le piccole variazioni nell’apparato mio-cardinale;- per la scarsa adattabilità a tutti gli ambienti neritici.
L’altro gruppo, cui appartengono le famiglie Caprinidae, Radiolitidae e Hippuritidae,
Genotipo = complesso dei geni che costituiscono il patrimonio ereditario di ciascun individuo nel-l’ambito del patrimonio genetico della specie cui appartiene.Fenotipo = complesso dei caratteri di un individuo determinato dalla interazione del genotipo conl’ambiente.
77
manifesta un grande adattamento a tutti gli ambienti neritici e una grande variabilità- nella forma generale;- nell’apparato mio-cardinale;- negli elementi relativi alla cavità ventrale, l’ornamentazione, l’apparato sifona-
le, il ligamento;- nella chiusura delle valve;- nella grandezza.
Alcuni individui di Rudiste vivevano solitari, altri amavano essere gregari.I gregari formavano comunità, pseudocolonie secondo alcuni AA., ovvero popola-zioni viventi in un biotopo, oppure in una sinusia.
Le Rudiste solitarie che vivevano in un’area potevano essere o non essere della stessa spe-cie, quelle gregarie potevano convivere anche con pochi individui di altre specie.Nelle comunità gli individui potevano essere
- l’uno affiancato all’altro, in aderenza per mezzo della valva fissa con alcuni spazicomuni limitati;
- l’uno separato dall’altro nelle valve fisse con spazi ampi tra gli individui.Nell’uno e nell’altro caso gli spazi erano occupati da sedimento sindeposizionale,ovvero che si depositava mentre gli individui erano in vita.La comunità era monospecifica se costituita da individui di una sola specie, multi-specifica se costituita da individui appartenenti a più specie.Nella comunità multispecifiche una specie era sempre dominante sulle altre pernumero di individui.
I resti delle Rudiste gregarie si rinvengono oggi in formazioni bioermali.
Come in tutti i Bivalvi, anche nelle Rudiste l’apparato filtratore, che non si ritrova fossiliz-zato, doveva essere sviluppato con un sistema di ciglie vibratili, collocate nella parte supe-riore della parete interna della cavità palliale.
A valve aperte le ciglia, con il loro continuo movimento vibratile, producevano lecorrenti d’acqua che portavano i nutrienti all’apparato boccale.
L’evoluzione è il fenomeno del divenire nel tempo della materia vivente e non vivente.La biosfera, sottile involucro della Terra dove si svolge la vita, è soggetta al fenomeno dell’evoluzione.L’evoluzione chimico-fisica si fonda sul concetto che la Terra è un sistema dinamico i cui componenti, inte-ragenti, mutano nel tempo.L’evoluzione biologica studia l’origine e la diversificazione della vita che interagisce con la crosta terrestre.
Biotopo = parte fisica di un ecosistema .Ecosistema = ambiente fisico e vivente di un’area.Habitat = biotopi nei quali un organismo può vivere.Sinusia = popolazione di un habitat dentro il biotopo.
Autoecologia = studio dei rapporti che intercorrono tra gli organismi nel loro ambiente di vita.Sinecologia = studio del rapporto che intercorre tra l’organismo e l’ambiente di vita.Demoecologia = studio delle popolazioni di organismi.
78
Quando le valve si chiudevano e si arrestava il movimento delle ciglia l’acqua nonentrava più.Funzionava allora l’apparato sifonale formato dal sifone branchiale, E, (dal franceseentrèe = entrata), per immettere nella cavità palliale l’acqua di respirazione, e dal sifo-ne anale, S (dal francese sortiè= uscita) per emettere dalla cavità palleale l’acqua dirifiuto.
Nelle comunità a Rudiste in ogni individuo l’apparato sifonale era disposto in modotale da non interferire con la funzione respiratoria di altri individui che gli vivevanoaccanto, aderenti nella maggior parte dei casi.Nei bioermi si può constatare fossilizzata la collocazione dell’apparato sifonale di cia-scun individuo non interferente con quello degli altri.
Le Rudiste della Piattaforma Carbonatica del Matese Orientale presentano la seguen-te distribuzione paleoecologica.
I Requienidi e i Monopleuridi formavano in genere comunità monospecifi-che in ambienti subtidali lagunari aperti, protetti, costituiti da fondali fangosi o sab-biosi a energia delle acque da moderata a bassa ma a buon ricambio d’acqua.
I Requienidi raramente vivevano solitari e si associavano spesso a Radiolitidi e aCaprinidi in ambienti di scogliera ecologica.In genere Requienidi e Monopleuridi costruivano estese formazioni biostromali, conresti per la maggior parte in posizione di vita e con resti in tanatocenosi sedimenta-ti caoticamente.
I Caprotinidi vivevano in comunità monospecifiche e multispecifiche di lagu-na subtidale aperta, prossima alla scogliera ecologica, su fondali sabbiosi a buonricambio di acqua, ovvero ad energia moderata delle acque; costituivano estese for-mazioni biostromali le quali si differenziavano dai depositi con resti in tanatocenosi.
I Caprinidi vivevano prevalentemente in ambienti subtidali di scogliera eco-logica, con acque ad energia medio-alta; erano Rudiste solitarie o aggregate in comu-nità in genere multispecifiche.I Caprinidi formavano bioermi.I loro resti oggi si rinvengono per la maggior parte in depositi di scogliera.
I Radiolitidi colonizzavano in genere gli ambienti subtidali di piattaforma aper-ta o ristretta, costituiti da fondali con sedimenti prevalentemente fangosi , con acquead energia da moderata a bassa e con una adattabilità notevole a fondali fangosi,ipersalini, a basso ricambio di acque.In fondali ristretti, ovvero in condizioni ambientali estreme, i Radiolitidi erano sog-getti al fenomeno del nanismo.
Apparato filtratore= apparato boccale, apparato palliale, ciglia vibratili, apparato sifonale.
Rudiste isolate
Individui solitari, monotipici, di Radiolites sp.
Individui solitari, politipici, di1) Hippurites nabresinensis2) Vaccinites sp.
79
1
2
80
Comunità a Rudiste
Individui di Hippulites colliciatus in aderenza
Individui di Distefanella salmoiraghii
non in aderenza
81
Ricostruzione di semplari di Rudiste della famiglia Radiolitidae.
Gli esemplari, in posizione di vita, presentano le ciglia vibratili in funzione perassumere nutrienti.
Le ciglia sono estroflessioni del mantello e fuoriescono attraverso la commessuradelle due valve solo quando sono in funzione.
Quando non sono in funzione le ciglia si ritraggono nella cavità palleale.
A ciglia ritratte funziona l’apparato sifonale costituita dal sifone branchiale E perassumere nutrienti e dal sifone anale S per espellere i rifuiti.
I sifoni quando sono in funzione fuoriescono attraverso la commessura dellevalve.
valva destra fissa ciglia vibratili valva sinistra libera
82
La funzione dell’apparato sifonale di ogni individuo non interferisce conquella degli altri individui della comunità (Esempio di Hippurites colliciatus).
Aggregzione semplice negli Hippuritidi (sempio di bouquet)
Base di attacco dell’aggreagazione
E
E
E
EE
E
E
E
E
S
S
S
S S
S
S
SS
S
83
Siti dei bioermi a Rudiste considerati nella Piattaforma Carbonaticadel Matese Orientale.
Sbregavitelli Monte La Costa
Cappella diruta Anime del PurgatorioMonte S. Polo,Colle Salva Signore
84
I Radiolitidi pertanto possedevano- una elevata adattabilità in ambienti estremi,- una elevata variabilità morfologica sia genotipica, sia fenotipica, selezionata
dalla variabilità ambientale.Alcuni generi di Radiolitidi (Sauvagesia, Durania) colonizzarono anche ambienti discogliera ecologica, come ad esempio nel Cenomaniano di Monte La Costa dove sirilevano comunità a Durania montislacostae Mainelli.
Gli Ippuritidi sono presenti nel Cretacico superiore, ovvero dal Turoniano alCampaniano, in comunità estese anche per centinaia di metri, riferibili adambienti di scogliera ecologica ed aree adiacenti, ad alto idrodinamismo.
Essenzialmente le comunità ad Hippuritidi occuparono tutto il NeriticoAperto che si determinò con l’evoluzione tettono-sedimentaria della piatta-forma.
La scogliera ecologica ed aree limitrofe, scarpata da una parte e laguna pros-simale dall’altra, si presentano colonizzate da dense comunità monospecifi-che innanzitutto e poi da comunità multispecifiche in secondaria importan-za. Le comunità costituirono estese formazioni bioermali.
Bioermi a Rudiste.
Le formazioni bioermali a Rudiste sono distribuite stratigraficamen-te in tutto il Cretacico; si riconoscono estesamente in quasi tutte le zonazio-ni morfo-ecologiche della piattaforma; interessano essenzialmente iCaprinidi, i Radiolitidi e gli Ippuritidi.
Quelle considerate sono distinte per siti.
Monte La Costa:
- Bioerma a Schiosia nicolinae Mainelli dell’ Aptiano superiore,- Bioerma multispecies del Cenomaniano superiore con le seguenti spe-
cie dominanti
. Durania montislacostae Mainelli,
. Caprina carinata Boehm,
. Caprina schiosensis Boehm,
. Caprinula distefanoi Boehm,
. Ichthyosarcolites bicarinatus Gemmellaro,
. “ tricarinatus Parona,
85
. “ cfr ensis Pocta,
. Schiosia paolae Mainelli,
. Toucasia danielae Mainelli.Cappella diruta Anime del Purgatorio:
- Bioerma a Hippurites colliciatus Woodward del Santoniano-Campaniano,
- Bioerma a Durania samnitica Parona del Coniaciano-Santoniano,- Bioerma a Biradiolites sp.Santoniano;
Monte S.Polo:
- Bioerma a Distefanella salmoiraghii Parona del Turoniano,- Bioerma a Distefanella bassanii Parona del Turoniano;
Colle Salva Signore:
- Bioerma a Sauvagesia nicaisei Coquand del Turoniano,- Bioerma a Vaccinites gosaviensis Douvillè del Santoniano,
Sbregavitelli:
- Bioerma a Mathesia tertiicolloquiirudistarum Mainelli dell’Aptianosuperiore
86
Distretto neritico: distinzioni
livello del mare durante l’alta marea
livello del mare durante la bassa marea
supratidale
intertidale
subtidale
circatidale
• neritico, da neritè = conchiglia marina
• distretto neritico = mare delimitato dalla riva fino a m. 200 di profondità, dove vivono i molluschi
• benthos neritico, da benthos = fondo, fondale neritico
• tidal (inglese) = zona marina influenzata dal mare
• supra, inter, sub, circa = prefissi per distinguere le sottozone.
Bioerma a Schiosia nicolinae Bioerma multispecies
Barremiano Aptiano Albiano Cenomaniano
88
Le evidenze bioermali a Rudiste di Monte La Costa si riconoscono nella zona-zione Scogliera ecologica del Cretacico inferiore nel Matese Orientale, costituitaessenzialmente da resti di organismi sedentari.
Nel contesto si considerano qui due formazioni.L’una è un bioerma dell’Aptiano superiore a resti di Schiosia nicolinae Mainelli,comunità monotipica che identifica uno delle prime testimonianze fin’oggi accertatedi colonizzazione a Rudiste in scogliera ecologica del Cretacico inferiore nella piat-taforma carbonatica del Matese Orientale.L’altra formazione descrive un bioerma multispecies a Rudiste, altri bivalvi, gastero-podi, rari coralli ed altro del Cenomaniano superiore, che documenta la presenza diuna biocenosi con specie dominanti e altre conviventi in reciproca tolleranza.
Dal punto di vista stratigrafico, sedimentologico, paleontologico e paleoecologicoMonte La Costa è stato ampiamente descritto in Monte La Costa. Appunti diPaleontologia di M.Mainelli (2000) cui si rimanda per le opportune informazioni.Tuttavia, qui di seguito, se ne espone una breve sintesi al fine di rendere completal’analisi delle formazioni bioermali considerate.La serie stratigrafica misura m 1130 circa di spessore; è costituita da calcari e calcariorganogeni a Rudiste in strati, bancate e formazioni bioermali, di età Barremiano-Cenomaniano superiore; immerge di 45-50° N NE; è limitata tutt’intorno da brevifaglie che la tagliano trasversalmente e non ne pregiudicano la stessa naturale suc-cessione; non è segnata dalla lacuna stratigrafica del mediocretacico.
Il Barremiano è compreso in un intervallo di m 170 circa di- strati e bancate di calcari detritici e biodetritici gradati con resti di Monopleure,
Requienie, Gasteropodi, rari di Coralli e Alghe,- strati di calcari a lumachelle di Monopleure e Requieniae tra cui Monopleura
varians Matheron e Requienia pietrarojensis Mainelli.Le tessiture e le strutture identificano wackestone-pakstone laminati e bioturbati conpeloidi e lito-bioclasti; packstone-grainstone a oncoidi; wackestone con lumachelledi Requienia, di Monopleura; grainstone con bioclasti.Il biota presente descrive un mare in condizioni di subtidale relativo a lagune e baieprotette di Piattaforma aperta.L’Aptiano comprende un intervallo di m. 100 di
- calcari e calcari biodetritici gradati con resti di Monopleure, Requienie,Gasteropodi;
- numerose bancate negli ultimi 30 metri di calcari a lumachella di Monopleurasp., Requienia sp., Caprina douvillei Paquier, Schiosia nicolinae Mainelli.
Le tessiture e le strutture dei primi 70 metri sono quelle descritte per il Barremianoe identificano ambiente di laguna in Piattaforma aperta.I litotipi degli ultimi 30 metri identificano prevalentemente calcari massivi a Rudiste,calcari bioclatici, le cui tessiture e strutture sono rappresentate da boundstone aRudiste, mudstone calcareo, grainstone-packstone a resti di Rudiste.Il biota comprende colonie di Monopleuridi, Caprotinidi, Caprinidi, Radiolitidi.
biocenosi = complesso di individui di specie diverse che vivono nel medesimo ambiente
Monte La Costapaleoecologia
piattaforma aperta scogliera ecologica
fondali mobili scarpatapiede di scar-
pata
Cenomaniano
Albiano
Aptiano
Barremiano
In rosso le variazioni
89
90
area del bioermaAptiano
45-50° N NE
91
La facies rappresenta in genere formazioni bioermali di Scogliera ecologica nellaquale è presente Schiosia nicolinae Mainelli che verrà descritta più avanti.
L’Albiano è distinto da un intervallo di m 360 circa di- calcari detritici e biodetritici gradati a resti di Monopleure e Requienie,
Gasteropodi,- calcari a lumachelle di Requienie,- calcari a lumachelle di piccole Monopleure.
Le tessiture e le strutture sono le stesse descritte per il Barremiano e l’Albiano e carat-terizzano pertanto ambienti lagunari di Piattaforma aperta.
Il Cenomaniano è rappresentato da un intervallo di circa m 500 di- calcari biostromali, bioermali massivi a Rudiste, altri Bivalvi, Gasteropodi,
Antozoi, Briozoi,- calcari bioclastici gradati intercalati ai primi.
Le Rudiste presenti sono essenzialmente Radiolitidi, Caprinidi, Caprotinidi, pochiRequienidi, rari Monopleuridi.Le tessiture e le strutture indicano per la maggior parte boundstone, grainstone, pack-stone a resti di Rudiste, altri Bivalvi, Gasteropodi, rari coralli.La facies identifica ambienti di Scogliera ecologica, poi di Fondali mobili e laguna diPiattaforma aperta.Nel contesto della Scogliera ecologica si rileva la formazione bioermale a Rudiste, altriBivalvi, Gasteropodi.
Bioerma a Schiosia nicolinae Mainelli, 1983
La specie.
Distribuzione:Monte La CostaEtà:Aptiano superiore
Letteratura.1983, Schiosia nicolinae Mainelli,1992, “ “ Mainelli,1999, “ “ Mainelli,2000, “ “ Mainelli.
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck, 1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1990,Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850,Genere Schiosia Bohm, 1892,Schiosia nicolinae Mainelli, 1983
92
Descrizione
Inequivalve, inequilaterale
Valva destra fissa, maggiore, cilindro-conica irregolare, arcuata, bicarenata, sinistrogi-ra, ornamentata da piccole coste longitudinali; con canali palleali periferici ellittici,interni quadrangolari accessori, apparato dentario con un dente tra due fossette, mio-fore su piani inclinati internamente, cavità ventrale tronco-conica irregolare, com-messura sinuosa, ligamento interno.
Valva sinistra libera, minore, conica irregolare, molto arcuata, bicarenata, destrogira,ornamentata da piccole coste longitudinali; con canali palleali ellittici in unica serie,apparato dentario con una fossetta tra due denti, miofore su piani inclinati interna-mente, cavità ventrale a cono ricurvo, commessura sinuosa, ligamento interno.
Il bioerma
La formazione si rileva per m 80 circa in estensione orizzontale, misurata lungol’inclinazione degli strati, e m 20 circa di altezza media proiettata sull’inclinazionedegli strati.
Il bioerma è costituito da- resti di individui della specie in posizione di vita, di cui la maggior parte com-
pleti sia nelle valve, sia nell’ornamentazione,- resti in detrito da grossolano a piccolo relativo la maggior parte alla specie,- rari resti di Caprina douvillei Paquier anch’essi in posizione di vita e ricono-
scibili, tra l’altro, per la mancanza di canali palliali nella valva fissa,- rari resti di gasteropodi.
Gli individui in posizione di vita si presentano aderenti gli uni agli altri ed orientati,così come è stato precisato altrove per altri taxa in bioerma, in modo che ognunorende libero il funzionamento dell’apparato sifonale del vicino.
Gli spazi tra gli individui sono ristretti e sono comunque occupati da sedimento sab-bioso-calcareo deposto quando la biocenosi era in vita.I bioclasti invece sono costituiti da un ammasso di resti separato dalla biocenosi.
L’ambiente della formazione è quello specifico della zonazione Scogliera ecologicanell’unità morfologica Piana di scogliera.
A lato della formazione, in strati coevi, ovvero nella zonazione dei Fondali mobili, sirileva un deposito di barra costituito essenzialmente da resti della specie ivi fluitatiin occasione di tempesta.I resti si presentano deposti in parte caoticamente, in parte embriciati .
93
Monte La CostaBioerma a Schiosia nicolinae
Particolare del Bioerma
Resti della specie in deposito di barra fluitati dalla scogliera ecologica durante la tempe-
94
Monte La CostaSchiosia nicolinae Mainelli
VS= valva sinistra
commessura
individuo completo conornamentazione quasi inte-
gra
VD= valva destra
disposizione dei canali palliali
VD= valva destra VS= valva sini-stra
bioerma
45-50° N NE
Cenomaniano inferiore
Cenomaniano superiore
96
Bioerma multispecies
La formazione è presente nel Cenomaniano superiore di Monte La Costa, misu-ra lungo l’inclinazione degli strati m 70 circa e m 70 circa di altezza .L’immersione può essere seguita in parte sul bordo nord, nord-est dove tutta la suc-cessione stratigrafica si tronca per una faglia.Il bordo della successione mostra le maggiori evidenze bioermali e si estende peroltre 70 metri di cui solo una parte ne è stata esplorata a causa della pendenza delterreno e della sua copertura vegetale..
Il bioerma multispecies del Cenomaniano superiore di Monte La Costa, è unastruttura che, generata dall’attività di organismi sedentari, è compresa nella zonazio-ne Scogliera ecologica, nella quale sono presenti le seguenti unità morfologiche:
- avanscogliera (fore reef), ovvero margine superiore della scarpata e margineesterno della zonazione, con accumulo di resti di organismi sedentari e fangocarbonatico,
- piana di scogliera (reef flat), ovvero corpo centrale della zonazione, con resti diorganismi sedentari in posizione di vita, accumulo di bioclasti e fango calcareo.
La costruzione della formazione è opera essenziale di organismi bentonici sessili evagili distinti in
Rudiste delle famiglie dei - Caprinidi nei generi Caprina, Caprinula e Ichthyosarcolites,- Radiolitidi, sottofamiglia Sauvagesinae nei generi Sauvagesia e Durania,- Requienidi, nei generi Toucasia e Apricardia;
altri Bivalvi delle famiglie dei- Mitilidi nel genere Chondrodonta,- Pectinidi nel genere Neithea;
Gasteropodi delle famiglie dei- Nerineidi nel genere Nerinea,- Neritidi nel genere Nerita;
Antozoi delle famiglie dei- Helioporidi nel genere Heliopora,- Heterocoenidi nel genere Heterocoenia,- Astreidi nei generi Pleurocora e Thecosmilia;
ed inoltre di Alghe e Foraminiferi bentonici. Le specie dominanti appartengono alle Rudiste
- Caprina carinata Boehm,- “ schiosensis Boehm,- Caprinula distefanoi Boehm,- Schiosia paolae Mainelli,- Ichthyosarcolites bicarinatus Gemmellaro,- “ tricarinatus Parona,- “ cfr ensis Pocta,- Durania montislacostae Mainelli,- Toucasia danielae Mainelli.
97
Tra le specie conviventi più rappresentative si rinvengono:- Sauvagesia sp.- Chondrodonta joannae Choffat,- Neithea lapparenti, Choffat
La proiezione reale del bioerma realizza queste vedute.
Il bioerma sul suo lato esterno è definito innanzitutto da un’area di quasi nuda roc-cia calcarea, ovvero poco colonizzata perchè soggetta a elevate energie del mare. Quest’area conduce a colonizzazioni notevoli di organismi costruttori sotto il livellobase delle onde, verso profondità da 5 a 50 metri ed oltre, fino alla zona del Piededi scarpata- mare aperto.Nei luoghi in cui le onde del mare pelagico si frangono sulla roccia nuda modellatada speroni e solchi profondi i resti degli organismi costruttori si presentano rari epoco sviluppati e sono rappresentati da forme resistenti all’azione demolitrice delleo n d e(alcune specie di Caprinidi, di Sauvagesinae).Appena nell’interno, quando l’azione delle onde si fa meno violenta, le colonizza-zioni erompono in molteplici ed estese comunità a Rudiste (Durania, Caprinidi,Radiolitidi, Raquienidi, Mitilidi, Pectinidi, Nerineidi, Neritidi, Antozoi, Alghe) in super-fici piane, in collinette, leggeri pendii sopra il livello base delle onde. In bassa mareale formazioni sfiorano il livello del mare.Le comunità a Rudiste sono colonizzate da rare presenze di altri organismi seden-tari così come è stato precisato altrove ed inoltre da Briozoi, da rari resti diEchinodermi, da Serpulidi che secernono tubi calcarei accresciuti su resti di altriorganismi o su litoclasti .Gli individui , sia quelli sessili, sia quelli vagili, sono in vita.Tra di essi, tuttavia, vi sono quelli che hanno ceduto all’azione delle onde, alla seni-lità o ad altra causa per cui si presentano deposti sul substrato sia come detrito siacome parti grossolane di individui (tanatocenosi).Sia tra i resti in biocenosi, sia tra i resti in tanatocenosi si depone sabbia calcarea,fango calcareo e biodetrito grossolano.Tra gli organismi che producono fango calcareo si annoverano Foraminiferi distintiin planctonici e bentonici. Quelli planctonici dopo la morte cadono e sedimentanosul fondo; quelli bentonici vivono sul fondo, alcuni sono incrostanti; tutti sedimen-tano unitamente ai primi dopo la morte. I Foraminiferi di grosse dimensioni possono essere visti ad occhio nudo.Nella biocenosi i resti in posizione di vita assumono un assetto dipendente dal flus-so della corrente marina.
Le specie.
Durania montislacostae Mainelli, 1992
Distribuzione.Matese Orientale: Monte La Costa.
98
Monte La CostaBioerma multispecies
particolare
Bioerma a Durania montislacostaeMainelli
99
Monte La CostaBioerma multispecies Durania montislacostae Mainelli
VS = valva sinistra libera
C = commessura
E = banda sifonale branchialeI = interbandaS = banda sifonale anale
VD = valva destra fissa
C
E IS
bouquet
100
Monte La CostaBioerma multispecies
Durania montislacostae Mainelli
VD = Valva destra fissa
O ma 1’ 3’mp O
E I S
O = ornamentazioneCV = cavità ventralema = impronta muscolare anterioremp = impronta muscolare posterio-re1’ = area della fossetta anteriore
3’ = area della fossetta posterioreS = banda sifonale analeI = interbandaE = banda sifonale branchiale
101
EtàCenomaniano superiore.Letteratura.1992- Durania montislacostae Mainelli1999- “ “ “2000- “ “ “
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck, 1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1992,Famiglia Radiolitidae Gray, 1848,Sottofamiglia Sauvagesinae Douvillè, 1908,
Genere Durania Douvillè, 1908,Durania montislacostae Mainelli, 1992.
Descrizione.
Inequivalve, inequilaterale.Valva destra fissa, conica, irregolarmente e variamente curvata, ornamentata da costeacute, longitudinali, molto sottili sulle bande sifonali delle quali la banda branchialepiatta e larga, la banda anale stretta e leggermete concava, ambedue separate da unainterbanda costituita da un solco.
Valva sinistra libera, bassa, irregolarmete e variamente cupolare, con umbone moltodecentrato, ornamentazione sottile.
L’apparato mio-cardinale è molto sviluppato sia nelle miofore, sia nei denti.Non presenta solco ligamentare.
L’ormanentazione della valva destra è costituita da lamelle imbutiforme, a strutturasubpoligonale.
La specie è soggetta a forte variazione fenotipica, alcune delle quali appaiono moltoaberranti (M.Mainelli, 1988).
Caprina carinata Boehm, 1892
Distribuzione.Istria, Matese Orientale (Monte La Costa)
Età.Cenomaniano superiore.
Letteratura.1897- Caprina schiosensis Boehm, var. carinata,1908- Caprina carinata Boehm,1926- Caprina carinata Parona,
102
1983- “ “ Mainelli,1992- “ “ Mainelli,1999- “ “ Mainelli,2000- “ “ Mainelli.
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck,1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1992,Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850,Genere Caprina d’Orbigny, 1822,
Caprina carinata Boehm,1892.
Descrizione.
Poco inequivalve, inequilaterale.Valva destra fissa, irregolarmente conica, carenata, leggermente ritorta a sinistra, concommessura obliqua ventralmente, cavità ventrale ampia non sepimentata, cavitàaccessorie posteriori, assenza di canali palliali.
Valva sinistra libera, irregolarmente conica, carenata, avvolta in una spira larga, concommessura obliqua ventralmente, cavità accessorie posteriormente, una serie dicanali palliali piriformi.
Apparato mio-cardinale poco sviluppato.
Solco ligamentare presente in ambedue le valve.
La specie manifesta una buona variabilità fenotipica.
Caprina schiosensis Boehm, 1892.
Distribuzione.Alpi Venete, Monti d’Ocre (Abruzzo Aquilano), Matese Orientale (Monte La Costa).
Età.Cenomaniano.Letteratura.1892- Cornucaprina carinata Futterer,1895- Caprina schiosensis Boehm,1896- “ “ Futterer,1897- “ “ Boehm,1908- “ “ Parona,1926- “ “ Klinghartd,1983- “ “ Mainelli,1992- “ “ Mainelli,1999- “ “ Mainelli,2000- “ “ Mainelli
103
Monte La CostaBioerma multispecies
esemplare di Caprina carinata Boehm
VS = valva sinistraVD = valva destraC = carena
VS
VD
C
104
Monte La CostaBioerma multispecies
Caprina carinata Bohm, sezioni trasversali
sl = scanalatura ligamentare
L = spina ligamentare
1’ = fossetta dente anteriore2 = dente mediano3’ = fossetta dente posteriore
ma = impronta muscolare anterioremp = impronta muscolare posterio-
re
CV = cavità ventrale
ca = cavità accessoria
C
ca
mp
ma
3’2
1’L
sl
VD, valva destra fissa, veduta di una sezione trasversale
Sezione trasversaleVS,valva sinistra
canali palliali
105
Monte La CostaBioerma multispecies
bioerma a Caprina carinata Boehm
Sezione trasversale di VS = valva sinistra
1 = dente anteriore2’ = fossetta mediana3 = dente posteriorema = impronta muscolare anterioremp = impronta muscolare posterioreCV = cavità ventralecp = canali palliali
CV
1
2 3
mamp
cp
106
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck,1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1992,Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850,Genere Caprina d’Orbigny, 1822,
Caprina schiosensis Boehm, 1892.
Descrizione.
Molto inequivalve e molto inequilaterale, fortemente carenate, con commessura obliquae sinuosa, solco ligamentare decorrente dorsalmente dalla commessura fino agli umbo-ni.
Valva destra fissa, cilindro-conica, leggermente ritorta a sinistra, con cavità accesso-rie anteriori, assenza di canali palliali.
Valva sinistra libera, conica, con umbone prosogiro e ricurvo, cavità accessorie ante-riori, canali palliali lanceolati.
Apparato mio-cardinale sviluppato.Variabilità fenotipica accentuata.
Caprinula distefanoi Boehm, 1897
Distribuzione.Alpi Venete, Istria, Matese Orientale (Monte La Costa).
Età.Cenomaniano superiore.
Letteratura.1897- Caprinula distefanoi Boehm,1899- “ “ Boehm,1926- “ “ Parona,1934- “ “ Kutassy,1983- “ “ Mainelli,1992- “ “ Mainelli,1999- “ “ Mainelli,2000- “ “ Mainelli.
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck,1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1992,Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850,Genere Caprinula d’Orbigny, 1847,
Caprinula distefanoi Boehm, 1897.
Descrizione.
107
Monte La CostaBioerma multispecies
Particolare del bioerma a Caprina schiosensis Boehm
VS = valva sinistra libera
C = commessura
VD = valva destra fissa
sl = scanalatura ligamentare
Esemplare in veduta ventrale e in posizione di vita,parzialmente immerso nella matrice calcarea
esemplare di Caprinula distefanoi Boehm
VSC
sl
VD
108
Monte La CostaBioerma multispecies
Particolare: bioerma a Ichthyosarcolites bicarinatus Gemellaro; I. Tricarinatus Parona
Il bioerma è costituito essenzialmente da resti delle specie in posizione di vita.
109
Monte La CostaBioerma multispecies
Ichthyosarcolites bicarinatusGemmellaro
Porzione di VD, valva destra fissa
Ichthyosarcolites tricarinatus Parona
VD, valva destra fissa, incompleta
cavità ventrale
carene
CV
CC
carene
110
Monte La CostaBioerma multispecies
Ichthyosarcolites tricarinatus Parona
Resto di sezione trasversale di valva destra immerso in un deposito bioclastico
111
Valva destra fissa, cilindro-conica molto irregolare, con ornamentazione sottile a costelongitudinali minute, cavità ventrale ampia non sepimentata, cavità accessorie ante-riori e posteriori.Valva sinistra libera, avvolta in una spira, con canali palliali poligonali, decrescenti ingrandezza dall’interno verso l’esterno, piriformi verso l’esterno, cavità accessorieanteriori e posteriori.Apparato mio-cardinale poco sviluppato.Solco ligamentare dalla commessura giunge fino agli umboni.La specie è soggetta a forte variabilità fenotipica che si manifesta anche in forme divalve sinistre destrogire.
Ichthyosarcolites bicarinatus Gemmellaro.
Distribuzione.Sicilia, Libia, Portogallo, Matese Orientale (Monte La Costa, Colle Salva Signore, LaCosta Alta).
Età.Cenomaniano.
Letteratura.1865- Caprinella bicarinatus Gemmellaro,1914- Ichthyosarcolites bicarinatus Douvillè,1921- “ “ Parona,1932- “ “ Kuhn,1967- “ “ Polsak,1983- “ “ Mainelli1985- “ “ Mainelli,1992- “ “ Mainelli,1999- “ “ Mainelli,2000- “ “ Mainelli.
Sistematica.
Ordine Rudistae Lamarck,1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1992,Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850,Genere Ichthyosarcolites Desmarest, 1812,
Ichthyosarcolites bicarinatus Gemmellaro,1865
Descrizione.
Molto inequivalve e molto inequilaterale.
112
Valva destra fissa, arcuata dorsalmente, con ornamentazione a coste sottili longitudi-nali, con due carene prominenti da cui il nome, canali palliali a sezione trasversalerotondeggiante, cavità ventrale sepimentata.Valva sinistra libera, molto più piccola della destra, leggermente arcuata, con orna-mentazione sottile e a coste minute, carene evidenti.Apparato mio-cardinale poco sviluppato; commessura obliqua e sinuosa.La specie non mostra forte variabilità fenotipica.Alcuni individui misurano anche m.1 di altezza.
Ichthyosarcolites tricarinatus Parona, 1921.
Distribuzione.Jugoslavia, Libia, Italia: Gargano, Sicilia, Matese Orientale (Monte La Costa, ColleSalva Signore, Costa Alta).
Età.Cenomaniano.
Letteratura.1921- Ichthyosarcolites tricarinatus Parona,1932- “ “ Kuhn,1961- “ “ Ronchetti,1965- “ “ Plenicar,1967- “ “ Polsak,1983- “ “ Mainelli,1985- “ “ Mainelli,1992- “ “ Mainelli,1999- “ “ Mainelli,2000- “ “ Mainelli.
Sistematica.
Ordine Rudistae Lamarck,1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1992,Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850,Genere Ichthyosarcolites Desmarest, 1812,
Ichthyosarcolites tricarinatus Parona,1921.
Descrizione.
Inequivalve, inequilaterale.
Valva destra fissa, arcuata, tricarinata da cui il nome, con sottile ornamentazione aminute coste longitudinali, cavità ventrale sepimentata, canali palliali piccoli, roton-deggianti.
113
Valva sinistra libera, meno sviluppata dell’altra, arcuata, tricarinata, con ornamenta-zione sottilissima.Apparato mio-cardinale poco sviluppato; commessura sinuosa.Variabilità fenotipica non accentuata.Alcuni individui misurano anche m.1 di altezza.
Ichthyosarcolites cfr.ensis Pocta
Distribuzione.Cecoslovacchia, Italia (Matese Orientale: Monte La Costa).
Età.Cenomaniano.
Letteratura.1889- Ichthyosarcolites ensis Pocta,1909- “ “ Fritsch,1932- “ “ Kuhn,1992- “ “ Mainelli,1999- “ cfr ensis Mainelli,2000- “ “ Mainelli.
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck,1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1992,Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850,Genere Ichthyosarcolites Desmarest, 1812,
Ichthyosarcolites cfr. ensis Pocta.
Descrizione.
Molto inequivalve e molto inequilaterale.
Valva destra fissa, a forma di lama a due tagli da cui il nome, ricurva dorsalmente,con due forti carene ad angolo molto acuto, ornamentazione a coste sottili, canalipalliali di difficile rilevamento per cui la determinazione sistematica della campiona-tura rimane ancora dubbia.
Valva sinistra opercolare, bombata, con umbone fuori il piano commessurale.
Un piccolo esemplare completo delle due valve, sedimentato sulla commessura diuna valva destra relativa ad un altro esemplare, mostra non solo la costituzione ester-na della ornamentazione, ma anche le bande sifonali, la qual cosa pone ancora altrodubbio sulla sua corretta classificazione.
114
Monte La CostaBioerma multispecies
Ichthyosarcolites cfr ensis Pocta
Individuo completo impiantatosu resto di valva destra di altroindividuo
VS = valva sinistra libera
VD = valva destra fissa
C = commessura
U = umbone valva destra
UVD c VS
115
Schiosia paolae Mainelli, 1983.
Distribuzione.Matese Orientale: Monte La Costa.
Età.Cenomaniano superiore.
Letteratura.1983- Schiosia paolae Mainelli,1985- “ “ Mainelli,1992- “ “ Mainelli,1999- “ “ Mainelli,2000- “ “ Mainelli.
Sistematica.
Ordine Rudistae Lamarck, 1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1990,Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850,Genere Schiosia Bohm, 1892,
Schiosia paolae Mainelli, 1983
Descrizione.
Poco inequivalve, inequilaterale, a valve tricarinate, irregolarmente piramidate, orna-mentate da un sottilissimo strato esterno.Valva destra fissa, maggiore, arcuata, leggermente sinistrogira, distinta da canali pallia-li lanceolati periferici, piriformi intercalati, sostituiti quest’ultimi da poligonali nelleregioni delle carene anteriore e posteriore; apparato dentario di un dente tra due fos-sette; miofore parietali; cavità ventrale subconica; commessura sinuosa; ligamento inter-no.Valva sinistra libera, minore, sviluppata in una spira avvolta sull’umbone prosogiro,distinta da canali palliali lanceolati periferici, piriformi intercalati, sostituiti quest’ulti-mi da poligonali nelle regioni delle carene anteriore e posteriore; apparato dentariodi una fosstta tra due denti; miofore su leggere apofisi; cavità ventrale a tronco dicono; ligamento interno.
Toucasia danielae Mainelli.
Distribuzione.Matese Orientale : Monte La Costa.
Età.Cenomaniano superiore.
Letteratura.
116
1985- “ “ Mainelli,1992- “ “ Mainelli,1999- “ “ Mainelli,2000- “ “ Mainelli.
Sistematica.
Ordine Rudistae Lamarck, 1812,Sottordine Dextrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1992,Famiglia Requienidae Douvillè, 1914,Genere Toucasia Munier Chalmas, 1873,
Toucasia danielae Mainelli.
Descrizione.
Molto inequivalve, inequilaterale, con valve a spirali coniugate, fortemente evolven-ti.Valva sinistra fissa a due spire circa, anteriormente concava e ondulata, posterior-mente convessa; con carena ventrale forte, ornamentazione a striature trasversali, leg-germente ondulate sulle bande sifonali, apparato dentario di un dente tra due fos-sette, miofore anteriore parietale, posteriore su lamina in parte sotto il piano cardi-nale, cavità ventrale conica a spirale, ligamento interno.Valva destra libera di una spira e mezza circa, piatta anteriormente, convessa poste-riormente; con carena ventrale forte, ornamentazione a striature trasversali, ondulatesulle bande sifonali, apparato dentario di una fossetta tra due denti, miofore anterio-re su leggera fossetta del piano cardinale e posteriore su lamina, cavità ventrale ridot-ta, ligamento interno.
117
Monte La CostaBioerma multispecies
Individui di Schiosia paolae Mainelli
a - Schiosia paolae Mainellib - Ichthyosarcolites cfr ensis Pocta
118
Monte La CostaBioerma multispecies
Schiosia paolae Mainelli
VS = valva sinistra
VD = valva destra
VS = valva sinistra
VD = valva destra
C = commessura
sl = scanalatura ligamentare
VS
VD
VD
sl
VSC C VS
sl
VDveduta
antero - dorsale
Veduta anteriore
119
Monte La CostaBioerma multispecies
Esemplari di Taucasia danielae Mainelli
VD = valva destra libera
VS = valva sinistra fissa
VD
VS
VD
VD
VD
VS
VS
VS
VS
120
Monte La CostaBioerma multispecies
Taucasia danielae Mainelli
Veduta ventrale
Veduta dorsale
VSVD
u
u
c
VD
VS
C
VD = valva destra libera
VS = valva sinistra fissa
C = commessura
U = umbone
121
bioermi del sito “CAPPELLA DIRUTA ANIME DEL PURGATORIO”
Hippureites colliciatus Biradiolites Durania samnitica
122
Il sito si distingue per la singolarità delle sue evidenze paleontologiche lequali comprendono
- un bioerma a Hippurites colliciatus Woodward,- un bioerma a Durania samnitica Parona,- un bioerma a Biradiolites sp.,
oltre ad altri taxa che si rinvengono con organismi isolati quali in particolare- Vaccinites taburni Guiscardi,- Vaccinites gosaviensis Douvillè.
Nell’immagine del sito i bioermi sono indicati con la circoscrizione delle loro luo-ghi.In rosso è delimitato il bioerma a Hippurites colliciatus, in bianco il bioerma aBiradiolites sp., in azzurro il bioerma a Durania samnitica.Tutta l’area è costituita da calcari e calcari organogeni dello spessore complessivo dim 40 circa, i quali, datati sulla base delle loro oggettività macro e micropaleontolo-giche Coniaciano-Santoniano-Campaniano, s’inquadrano nella successione dei calca-ri e calcari organogeni di Monte S.Polo.Gli strati nei quali sono inclusi i bioermi presentano una immersione di 40-50° nord-nord-est, hanno uno spessore ognuno da cm 20 a cm 100 circa, si riconoscono in
- wackestone-packtone a Radiolitidi e Ippuritidi, - grainstone-packstone a Radiolitidi e Ippuritidi, rari gasteropodi e rari coralli.
I resti delle Rudiste sono per la maggior parte in posizione di vita.Ambedue le facies identificano calcari di biostroma I bioermi invece sono costituiti da calcari organogeni non stratificati, a resti diIppuritidi o Radiolitidi quasi tutti in posizione di vita.La tessitura dei sedimenti e le colonizzazioni dei fondali identificano facies subtidali sab-biose e fangose legate alla profondità del mare e all’energia medio-alta delle acque.Le colonizzazioni a comunità di Ippuritidi e Radiolitidi sono proprie della zonazione“Neritico aperto” instauratosi nel Cretacico superiore per evoluzione tettonica della regio-ne.Il Neritico aperto è declinante verso il mare aperto, dal quale è fortemente control-lato, attraverso una scarpata a basso angolo. Come già precisato in altra parte del libro si ricorda che l’ntera zonazione del Neriticoaperto comprende tutte le unità morfologiche delle zonazioni Piattaforma aperta,Scogliera ecologica e Scarpata presenti nel Cretacico inferiore e medio in manierabene distinte.Nel Neritico aperto le stesse unità si presentato raccordate tra di loro mediante pas-saggi graduali.I bioermi del sito in descrizione si inquadrano pertanto nella zonazione Neriticoaperto, unità morfo-ecologica Scogliera ecologica.
Bioerma a Hippurites colliciatus Woodward.
La specie.Letteratura
123
1865- “ exaratus Zittel,1897- “ colliciatus Douvillè,1899- “ “ Redlich,1900- “ “ Parona,1932- “ “ Kuhn,1957- “ “ Pejovic,1960- “ “ Lupu,1968- “ “ Karacabey,1967- “ “ Lupu,1977- “ “ Pons,1981- “ “ Pamouktchiev1982- “ “ Accordi et alii1992- “ “ Reali1998- “ “ Mainelli
Distribuzione.Austria, Italia (Appennino), Spagna, Serbia, Romania, Grecia, Turchia, Persia.Nell’Appennino la specie è presente- sui Monti della Maiella,- nel Matese Orientale nei siti Cappella diruta Anime del Purgatorio, Colle Salva
Signore, Colle Antona, Piano della Corte.
Età.Santoniano-Campaniano.
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck, 1812Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1990Famiglia Hippuritidae Gray, 1848Genere Hippurites Lamarck, 1801Hippurites colliciatus Woodward, 1855.
Descrizione.La specie fu istituita da S.P.Woodward nel 1855 sulla base dei seguenti caratteri distin-tivi:
- valva destra fissa (VD) conica, allungata, - valva sinistra libera (VS) leggermente bombata.
Nella valva destra fissa:- gli elementi S (pilastro del sifone anale) ed E (pilastro del sifone branchiale)
sono piriformi, bene proiettati nella cavità ventrale (CV), dislocati nella regio-ne postero-ventrale, formando generalmente angolo di circa 90°,
- l’elemento L (cresta ligamentare) è appena evidente nella cavità ventrale in unleggero rigonfiamento dello strato interno del guscio,
- l’ornamentazione è a coste longitudinali sottili intervallate da intercoste lar-ghe.
Il bioerma.
124
Cappella diruta Anime del PurgatorioBioerma a Hippurites colliciatus
Valve destre in veduta trasversale degli elementi CV (cavità ventrale), S (sifone anale),E (sifone branchiale).
Veduta ingrandita di una sezione trasversale di valva destra con gli elementi L dell’ap-parato ligamentare appena evidente, S pilastro del sifone anale, E pilastro del sifonebranchiale.
LS
E
125
Cappella diruta Anime del PurgatorioBioerma a Hippurites colliciatus
Valve destre in veduta longitudinale
Veduta di valve sinistre
126
Hippurites colliciatus Woodward
La specie evidenzia una sua variabilità feno-tipica.Tale variabilità è stata accertata mediante anali-si biometrica (S. Reali, 1992) su campionaturerilevate sia a Cappella diruta Anime delPurgatorio sia sulla Maiella.
Parametri considerati: sezioni trasversali diValva Destra fissa (VD) negli elementi
- S (sifone anale) E (sifone branchiale) di fig. 1a,
- CV (cavità ventrale) di fig. 1 b,
- G (guscio) di fig. 1 c.
Le figure, tratte da S. Reali, 1992, sono statemodificate.
S
E
CV
G
Fig. 1 a
Fig. 1 b
Fig. 1 c
127
Cappella diruta Anime del Purgatorio
Bioerma a Durania samnitica Parona
128
attraversa dividendolo in due parti di cui la più parte è visibile a monte della stessa; ècostituito da miriadi di resti di individui della specie quasi tutti in posizione di vita. Alcuni gruppi sono in postura orizzontale, altri in postura verticale, in dipendenza delflusso delle correnti secondo l’opinione più accettata.La maggior parte degli individui sono rappresentati soltanto da resti di valve destrefisse; solo in qualche gruppo gli individui si presentano completi delle valve.La forma della valva destra è subcilindrica con una lunghezza massima di cm 30 circaed un diametro massimo alla commessura di cm 4 circa. La forma della valva sinistra è leggermente bombata.L’ornamentazione è costituita da coste minute a bande larghe.La maggior parte degli individui sono in contato tra di loro mediante una zona longi-tudinale della valva fissa. Gli spazi tra le valve sono molto ridotti ed occupati da sedimento calcarenitico depo-sto mentre gli individui erano in vita.Gli apparati sifonali sono disposti in modo da non essere interferenti nella loro attivi-tà .Nel bioerma non si rileva la presenza di resti di altre specie.La crescita del bioerma avveniva con impianto di individui giovani, mediante troco-fore, su resti di individui estinti.La formazione non presenta stratificazioni, la qual cosa lo caratterizza nella sua spe-cifica costituzione.Con ogni probabilità la sua forma generale era di tipo tabulare. Tale forma risultaricorrente nel contesto del Cretacico superiore della Piattaforma Carbonatica delMatese Orientale.
Bioerma a Durania samnitica Parona.
La specie.
Letteratura. 1901- Biradiolites samniticus Parona,1911- Durania (Lapeirousia ?) samnitica Parona,1932- Durania samnitica Kuhn,1936- Durania samnitica Moret.
Distribuzione.Il taxon è presente nel Matese Orientale e precisamente nei siti Cappella diruta
Anime del Purgatorio, Colle Salva Signore.
Età.Datata Turoniano da C.F.Parona (1901) la specie attualmente, dopo attenta valuta-zione stratigrafica , viene attribuita al Coniaciano-Santoniano.
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck, 1812Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1990
129
130
Cappella diruta Anime del PurgatorioBioerma a Durania samnitica Parona
comunità di alcuni individui (bouquet)
valva sinistra libera
individuo completo nellevalve, decorticato in parte
nella ornamentazione della valva destra
presso la commessura
valva destra fissa
131
Cappella diruta Anime del PurgatorioBioerma a Durania samnitica Parona
Valva sinistra “cupuliforme”
Banda sifone branchiale
Interbanda
Banda sifone anale
cavità ventrale
Valva destra, veduta della commessura
ornamentazione
I SE
132
Cappella diruta Anime del PurgatorioBioerma a Durania samnitica Parona
ornamentazione insezione trasversale
spessore della ornamentazione
CV= cavità ventraleCV= cavità ventrale
parte della serie di lamelle
particolare della strutturadelle lamelle
struttura di una lamella
133
Sottofamiglia Sauvagesinae Douvillè, 1908Genere Durania Douvillè, 1908
Durania samnitica Parona, 1901
Descrizione.
C.F.Parona istituì l’entità sistematica nel 1901 col nome di Biradiolites samniticus sucampioni raccolti da F.Bassani (1892) a S.Polo Matese per i seguenti caratteri distin-tivi:
- valva destra fissa cilindroide con ornamentazione a coste strette accentuate,bande sifonali bene evidenti, S (sifone anale) stretta e depressa, E (sifonebranchiale) larga e piatta, I (interbanda) di una grossa costa; struttura lamel-lare poligonale;
- valva sinistra libera, “cupuliforme”, con apice prominente, subentrale, ebande sifonali incavate;
- assenza nelle due valve di scanalatura ligamentare;- cavità ventrale con due leggeri rigonfiamenti in corrispondenza delle bande
sifonali.
Nel 1911 C.F.Parona emendò il taxon col nome di Durania (Lapeirousia ?) samniti-ca per la presenza di leggere “protuberanze interne che corrispondono alle fascesifonali”, ritenendo la specie come forma di passaggio tra il genere Durania e ilgenere Lapeirousia.
O.Kuhn (1932), E.Moret (1936) e gli attuali orientamenti classificano la specie comeDurania samnitica Parona sulla base dei caratteri:
- struttura lamellare poligonale dell’ornamentazione,- assenza di scanalatura ligamentare,- struttura singolare delle bande sifonali E,S e interbanda I.
Il bioerma.
La formazione in superficie si estende nell’area del sito per una trentina dimetri quadrati, continua sotto la strada fino nei pressi dell’impianto di depurazionedelle acque, dove riappare in una piccola, vecchia cava di calcare abbandonata. Sistima che il suo sviluppo complessivo sia di oltre mq 250 e di circa m.20 di massi-ma altezza.Nell’area della Cappella diruta la formazione, distrutta in parte dall’erosione e per lamaggior parte dall’opera spesso sconsiderata dell’uomo, ha uno spessore di alcunimetri e si presenta come uno spuntone roccioso sul quale la credenza religiosa haimpiantata una croce.
Il bioerma (boundstone a Durania samnitica) che appare nel sito è costituito da - resti della specie,- rari resti di Vaccinites taburni Guiscardi, Vaccinites gosaviensis Douvillè,
134
- rari resti di altri bivalvi,- bioclasti e litoclasti di varia dimensione, - sedimento calcarenitico e calcilutitico deposto quando gli organismi erano in
vita,- cemento calcareo postdeposizionale.
I resti degli individui della specie si presentano - la maggior parte in posizione di vita,- in parte costituiti della sola valva destra fissa,- alcuni completi nelle valve,- una buona parte in detrito conchigliare,- in parte depezzati in grosse porzioni di valve.
Difficilmente si rinvengono resti isolati di valve sinistre.Gli individui in posizione di vita sono quasi tutti l’uno aderente all’altro per mezzodella valva fissa al substrato e sono disposti in modo che l’apparato sifonale di cia-scuno non è interferente con quello degli altri.Sia la struttura del bioerma, sia la specie fanno ritenere che la comunità viveva nelneritico aperto e faceva parte integrante della scogliera ecologica.
Bioerma a Biradiolites sp.
La specie.
Letteratura1901- Biradiolites n.f. , Parona,1999- Biradiolites sp., Mainelli.
DistribuzioneMatese Orientale (S.Polo Matese)
EtàLa specie descritta da C.F.Parona, 1901, rinvenuta a S.Polo Matese, è datataConiaciano; gli esemplari rinvenuti nel sito Cappella diruta Anime del Purgatorio,considerati gli elementi macro e micropaleontologici nell’area, sono datatiSantoniano.
SistematicaOrdine Rudistae Lamarck, 1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1990,Famiglia Radiolitidae Gray, 1848,Sottofamiglia Biradiolitinae Douvillè, 1902,Genere Biradiolites d’Orbigny, 1850
Biradiolites sp.
Descrizione
135
Un esemplare incompleto della specie fu raccolto da F.Bassani (1892) e studiato daC.F.Parona che lo descrisse in Le Rudiste e le Camacee di S.Polo Matese, Memoria pub-blicata dalla Reale Accademia delle Scienze di Torino nel 1901.L’esemplare, privo dell’ ornamentazione, depositato presso il Museo dell’Accademiadelle Scienze di Torino, è costituito
- dalla valva sinistra libera,- da una porzione della valva destra fissa.
In sezione trasversale, alla commessura, il diametro dorso-ventrale è maggiore deldiametro antero-posteriore, nel rapporto di 3 a 2 .Nell’apparato delle bande sifonali
- la banda S (sifone anale) è stretta e incavata,- la banda E (sifone branchiale) è larga e lievemente concava,- l’interbanda I è rappresentata da una costa prominente.
Altri caratteri descritti nella Memoria suindicata si riferiscono ad un apparato mio-car-dinale non bene identificato.Attualmente, per la indisponibilità di una campionatura idonea relativa alle due valveda cui rilevare i caratteri distintivi, non è possibile identificare la specie in un taxonconosciuto o nuovo.La difficoltà di disporre di una campionatura sta nella inadeguatezza dei mezzi diestrazione oggi in uso.Gli unici caratteri rilevabili della specie, appena distintivi del genere, sono quelli chesi notano nelle sezioni trasversali delle valve destre fisse le quali appaiono sullasuperficie della roccia.Una sezione di valva destra fissa (figura di pag. 135), incastonata nella roccia, mettein evidenza
- lo spessore sottile dello strato ornamentale,- parte dell’ornamentazione costituita da coste longitudinali molto prominenti
ma staccate l’una dall’altra .
Il bioerma
Nell’area del sito Cappella diruta Anime del Purgatorio è possibile rilevare ilbioerma in un grosso spuntone affiorante sul lato destro della strada che conduce aS.Polo Matese.L’affioramento continua qua e là a valle della strada per una ventina di metri, madel tutto è poco rilevabile a causa della copertura pedologica.Lo spuntone affiorante misura un volume di 10-12 metri cubi.Il bioerma identifica un boundstone a resti della specie ed è costituito da:
- individui completi nelle valve , in posizione di vita, i quali non sono eviden-ti sulla superficie della roccia calcarea;
- valve destre fisse in posizione di vita, le quali sono evidenti sulla superficiedella roccia calcarea in sezioni trasversali;
- bioclasti di varia grandezza, dal detrito conchigliare a pezzi di valve destrefisse.
Cappella diruta Anime del PurgatorioBioerma a Biradiolites sp.
localizzazione
particolare
136
Cappella diruta Anime del PurgatorioBioerma a Biradiolites sp.
coste dell’ornamentazione
valve destre in sezioni trasversali
forma delle sezioni.
137
138
Bioermi a Distefanella ParonaS. Polo Matese
Borgo Antico
Basamento
Torre Campanaria
Distefanella bassanii Parona
Distefanella salmoiraghii Parona Età: Turoniano superiore
139
Monte S.Polo, su cui si colloca l’antico borgo medioevale di S.Polo Matese, ènoto nella letteratura paleontologica, tra l’altro, per i fossili di Distefanella Parona,1901.Il genere, descritto nel 1901 da C.F.Parona in “Le Rudiste e le Camacee di S.PoloMatese, raccolte da F.Bassani”, Memoria della Regia Accademia delle Scienze diTorino, fu, dall’Autore, istituito in onore di G. Di Stefano, illustre rudistologo sici-liano cui si devono le determinazioni sistematiche di numerosissime Rudiste rinve-nute a Termini Imerese presso Palermo.La campionatura venne raccolta da F.Bassani nel 1891 per le stradine del borgo, a queltempo non pavimentate e pertanto costituite come fondo stradale da calcare a Distefanelle,in occasione di una sua visita a S.Polo Matese, e inviata a C.F.Parona, accademico diTorino.C.F.Parona distinse il genere rilevando i seguenti caratteri:- valva sinistra libera “cupuluiforme”,- valva destra fissa “subcilindroide, allungatissima, contorta,- ornamentazione a coste “cordiformi, longitudinali”, in sezione trasversale molto sotti-le,- banda sifonale S stretta,- banda sifonale E larga,- valva fissa segnata da un sepimento che, unendo i due cardini anteriore e poste-
riore, divide la cavità dorsale dalla cavità ventrale.
Nel genere l’Autore identificò le seguenti specie, depositate presso il Museo diGeologia e Paleontologia dell’Università di Torino, differenziate più che altro per laforma generale:- Distefanella lumbricalis d’Orbigny, - “ bassanii,- “ guiscardii,- “ douvillei.
Nel 1911 C.F.Parona in “Nuovi studi sulle Rudiste dell’Appennino” emendò il generedescritto nella precedente nota, nel quale classificò le seguenti specie:- Distefanella salmoiraghii che sostituisce Distefanella lumbricalis d’Orb.,- “ bassanii,- “ guiscardii,- “ douvillei.
Nel 1967 A.Polsak in “Dvije nove Distefanele i drugi Turonski Rudisti planika u Istri”riesamina l’apparato mio-cardinale del genere e rileva che C.F.Parona (1901; 1911)aveva ritenuto erroneamente che il sepimento distintivo delle cavità dorsale e ven-trale erano proprie della valva destra fissa.Tale sepimento invece è una caratteristica della valva sinistra libera, la qual cosamodifica la descrizione del genere sulla base dei seguenti caratteri essenziali, distin-tivi:
- valva sinistra libera, cupuliforme caratterizzata da un apparato cardinale unitonei suoi elementi (1-3) da un sepimento,
140
Per C.F.Parona le specie rinvenute a S.Polo Matese sono quelle suindicate, perle nuove vedute della nuova Paleontologia le specie effettivamente presenti nei cal-cari del monte sono soltanto due, ovvero
- Distefanella salmoiraghii,- Distefanella bassanii.
Le altre due specie- Distefanella guiscardii, - Distefanella douvillei,
sono da ritenersi fenotipi, ovvero semplici variazioni morfologiche nell’ambito dellaspecie , dovute genericamente a influenze di tipo ambientale.D’altra parte le due specie, D.salmoiraghii e D.bassanii, mostrano una notevolevariabilità morfologica, specialmente nella forma generale della sezione trasversalealla commessura e nella grandezza.Dal punto di vista stratigrafico i calcari e calcari organogeni a Rudiste del Monte sonocostituiti da una successione
- di grossi strati dello spessore fino al metro, immersi di 45-50 gradi NordNord-Est;
- delimitata da faglie di cui una la separa dai calcari e calcari organogeni diColle Salva Signore.
Lungo la faglia anzidetta, che decorre da est ad ovest, sui calcari organogeni delmonte trasgrediscono le calcareniti e le marne del Miocene superiore (Tortoniano).I calcari organogeni sono costituiti da mudstone-wackestone-grainstone a resti benconservati di Distefanelle, rari resti di altri Radiolitidi e Ippuritidi, pochi altri bivalvi,pochi gasteropodi.
Ai fini cronostratigrafici le specie presenti sono:- Distefanella salmoiraghii Parona,- Distefanella bassanii Parona,- Vaccinites petrocoriensis Douvillè.
L’età dei calcari, pertanto, è da attribuirsi al Turoniano superiore.I resti di Distefanella salmoiraghii e D. bassanii costituiscono formazioni bioermaliche possono essere riferite ad ambienti di Laguna aperta nel Neritico aperto pros-simali alla Scogliera ecologica.
Genere Distefanella Parona, 1091
Letteratura.1901- C.F.Parona, Le Rudiste e le Camacee di S.Polo Matese. R. Acc. Sc. To.,1911- C.F.Parona, Nuovi studi sulle Rudiste dell’Appennino. R. Acc. Sc. To.,1967- A. Polsak, Deux species nouvelles du genre Distefanella et les autresRudistes Turoniens du mont Planik en Istrie. G. Plal. Zagreb.Distribuzione.Italia, Spagna, Iugoslavia, Romania, Tunisia, Sinai, Persia, Jamaica, Messico.
Età.Turoniano superiore- Maastrichtiano.
141
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck, 1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1990,Famiglia Radiolitidae Gray, 1848,Sottofamiglia Biradiolitinae Douvillé, 1902,Genere Distefanella Parona, 1911
Specie tipoDistefanella salmoiraghii Parona, 1911.
Le altre specie.D. bassani Parona, 1901? D. bertholoni Pervinquiere, 1902 (Douvillè, 1913, p.415, tfg. 4)D. douvillei, Parona 1901D. guiscardii Parona, 1901D. heraki Sliskovic, 1971D. kochanskae Polsak, 1967D. krasnica Sliskovic, 1971D. lombricalis d’Orbigny, 1842D. minima Pejovic, 1968D. montagnei Sliskovic, 1971D. mooretownensis TrechmannD. parva Plenicar, 1973D. planikana Polsak, 1967D. raricostata Sliskovis, 1971D. raricostata borutensis Sliskovic, 1971D. rossii Parona, 1912D. radoicicae Pejovic, 1979
Descrizione.
Valva destra fissa cilindroide, con ornamentazione sottile a coste longitudinali, bandesifonali a coste minute intervallate da una interbanda di una sola costa, apparato cardi-nale con fossetta anteriore e fossetta posteriore, apparato delle miofore parietali ai latidelle fossette, assenza di scanalatura ligamentare. Valva sinistra “cupuliforme”, con assenza di ornamentazione e scanalatura ligamentare,apparato cardinale con denti anteriore e posteriore uniti da un sepimento che separa lacavità dorsale da quella ventrale.
Bioerma a Distefanella salmoiraghii Parona, 1901La specie.Distribuzione.Matese Orientale: Monte S.Polo, Colle Salva Signore.Jugoslavia.
Età.Turoniano superiore
142
VD=valva destra
Sezione trasversale apparato mio-cardinalee cavità secondo C.F. Parona, 1901, ogginon più condiviso
CD=cavità dorsaleCV=cavità ventraleS = sepimento
Da Parona (1901) modificato
CD
CV
S
Bioerma a DistefanellaCostituzione dell’apparato mio-cardinale e del sepimento nel genere DistefanellaParona
Due vedute dell’apparato mio-cardinale della valva sinistra libera secondo A. Polsak (1967)attualmente accettato. Da Polsak (1967) modificato
impronta muscolare anteriore
impronta muscolare posteriore
cardine posteriore sepimento
cardineanteriore impronta muscolare
anteriore
143
Monte S. PoloDistefanella salmoiraghii Parona
Valva destra fissa, sezione trasversa-
le:
- apparato mio-cardinale
- cavità
- bande sifonali
CD= cavità dorsale
CV= cavità ventrale
1’= fossetta anteriore
3’= fossetta posteriore
ma= impronta muscolare anteriore
mp= impronta muscolare posteriore
S=banda sifonale anale
I=interbanda
E= banda sifonale branchiale
CD
1’ 3’
mamp
CV
I
S
E
CD
CV
1 S 3
mp
ma
Valva destra libera, sezione trasversale:
- apparato mio-cardinale
- cavità
CD= cavità dorsale
CV= cavità ventrale
1 = dente anteriore
3= dente posteriore
ma= impronta muscolare anteriore
mp= impronta muscolare posteriore
S=sepimento
144
Monte S. PoloBioerma a Distefanella salmoiraghii Parona, 1901
Bioerma del basamento della Torre Campanaria della Chiesa di S. Pietro in Vincoli.
Distefanella salmoiraghii Parona, esemplare completo fissato sul substrato
145
Letteratura1901 - Distefanella lumbricalis Parona,1911 - Distefanella salmoiraghii Parona,1926 - Distefanella salmoiraghii Parona,1932 - Distefanella salmoiraghii Kuhn1967 - Distefanella salmoiraghii Polsak,
Sistematica.Genere Distefanella Parona, 1901
Distefanella salmoiraghii Parona, 1901
Descrizione.Valva destra fissa cilindroide, allungata, ricurva, subrotonda in sezione trasversale,con banda sifonale E larga, S meno larga, interbanda I di una sola costa; ornamen-tazione sottile a costicine longitudinali minute; fossette e impronte muscolari parie-tali; assenza di scanalatura ligamentare.Valva sinistra libera, “cupuliforme”, non ornamentata, con umbone decentrato, senzascanalatura ligamentare; denti anteriore e posteriore bene sviluppati, uniti per mezzodi un sepimento che divide la cavità dorsale da quella ventrale; impronte muscolarisu apofisi bene sviluppate.
Il bioerma.
La formazione appare :- nel basamento della Torre Campanaria della Chiesa di S. Pietro in Vincoli,- in un grottino privato di via Belvedere ,- lungo alcuni basamenti dei fabbricati ubicati lungo la scalinata che conduce
alla Chiesa di S.Pietro in Vincoli. Sicuramente il bioerma si estende in buona parte sotto l’area dell’abitato, così comesi evidenziava una volta quando le stradine del borgo non erano ricoperte dalla pavi-mentazione attuale e il loro fondo stradale era costituito dal calcare a Distefanella. Ai fini della conservazione del grande patrimonio culturale di S. Polo Matese ènecessario tutelare le poche evidenze dell’antica testimonianza paleontologica.
Il bioerma è costituito da resti- della specie di cui la maggior parte è in posizione di vita,- di alcuni Ippuritidi ( Vaccinites sp.),- di alcuni Radiolitidi (Sauvagesinae)- di rari gasteropodi e coralli.
Bioerma a Distefanella bassanii Parona, 1901La specie.
Distribuzione.Matese Orientale: Monte S.Polo, Colle Salva Signore, Quota 916.Jugoslavia.
146
Età.Turoniano superiore.
Letteratura.1901- Distefanella bassanii Parona,1911- Distefanella bassanii Parona,1919- Distefanella bassanii Parona,1926- Distefanella bassanii Parona,1932- Distefanella bassanii Kuhn,1957- Distefanella bassanii Pasic.
Sistematica.GenereDistefanella Parona, 1901
Distefanella bassanii Parona, 1901
Descrizione.
Valva destra fissa, cilindroide allungata, contorta a sezione trasversale subtriangolare,stretta sul lato dorsale; con ornamentazione sottile a coste ottuse longitudinali, minu-te sulle bande sifonali, E larga il doppio di S, interbanda di due coste, presenza didue fossette dentarie e impronte muscolari parietali, assenza di scanalatura ligamen-tare.Valva sinistra libera, convessa, a sezione trasversale subtriangolare con apice promi-nente subcetrale; apparato mio-dentario costituito da due denti uniti da un sepimen-to e due apofisi mioforiche bene sviluppate; cavità ventrale ampia, cavità dorsalebene evidente; assenza di scanalatura ligamentare.
Il bioerma.
La formazione bioermale è presente nel Borgo Antico; presso un terreno privatolungo la strada che conduce a S.Polo Matese, a 50 metri circa distante dalla CasaComunale; sicuramente è presente in altri luoghi dell’area del monte, ma non è pos-sibile rilevarla a causa della pavimentazione delle strade.Piccole formazioni bioermali si rilevano inoltre su Colle Salva Signore, su Quota 916.Come si può notare nel bioerma di Borgo Antico
- i resti della specie si presentano tutti in posizione di vita, strettamente aderentil’uno all’altro,
- non si rileva la presenza di resti di altre specie.
Anche per questa ultima testimonianza paleontologica della specie si rende neces-saria una sua conservazione disponendone una costante tutela.
147
Monte S. PoloBioerma a Distefanella bassani Parona, 1901
Individui in posizione di vitaVelve destre in veduta longitudinale
Valve destre in veduta trasversale. In alcune si nota il sepimentoche appartiene alla valva sinistra, rimasto incastrato nella valva
148
Monte S. PoloBioerma a Distefanella bassani Parona, 1901
Distefanella bassani ParonaIndiviuo completo nella valva sinistra libera, incompleto nella valvadestra fissa.
VS=valva sinistra
commessura
VD=valva destra
banda sifonale branchiale
interbanda
EI S
banda sifonale anale
149
Monte S. PoloBioerma a Distefanella bassani Parona, 1901
Sezione trasversale della valva destra fissa, dell’apparato mio-cardinale della valva sinistra libera
valva destra fissa:
CD = cavità dorsale
CV = cavità ventrale
1’ = fossetta anteriore
3’ = fossetta posteriore
ma = impronta muscolare anteriore
mp = impronta muscolare posteriore
S = banda sifonale anale
I = interbanda
E = banda sifonale branchiale
apparato mio-cardinale della valva sinistra:
1 = dente anteriore
3 = dente posteriore
ma = apofisi muscolare anteriore
mp = apofisi muscolare posteriore
s = sepimento
150
versante orientale versante settentrionale versante meridionale versante nord-occidentale
bioerma a Vaccinites gosaviensis bioerma a Sauvagesia nicaisei
151
I bioermi a Sauvagesia nicaisei Coquand e Vaccinites gosaviensis Douvillè, chesi descrivono nelle pagine seguenti, si rilevano nel sito Colle Salva Signore, notonella letteratura paleontologica del Matese Orientale per le notevoli evidenze di asso-ciazioni a Rudiste del Cretacico superiore in facies di piattaforma carbonatica.
Il Colle, dorsale che si estende a ridosso dell’abitato di S.Polo Matese, è costituito dauna successione di calcari e calcari organogeni a Rudiste di età Albiano- Campaniano,la quale, tuttavia, non è facilmente identificabile nella sua completezza a causa dellatettonica del sito molto tormentata per fratture, faglie, piegamenti e dislocazioni dicorpi rocciosi che ne fanno un complesso a sé nel quadro della geologia del MateseOrientale. L’insieme delle dislocazioni tettoniche che formano il Colle è distinto, innanzitutto, peruna faglia che lo divide da Monte S.Polo e che decorre da est verso ovest, poi da altredue faglie che lo isolano rispettivamente sul lato nord-ovest e sul lato sud. Altre brevifaglie e piegamenti distinguono il Colle in altre entità tettoniche.Tuttavia nel complesso si possono distinguere tre successioni abbastanza completamen-te descrittive dal punto di vista biocronostratigrafico.La prima successione, la più vecchia, si colloca a nord-ovest, lungo la strada che daS.Polo Matese conduce a S.Maria per un tratto di circa m 150 circa, datata Albiano-Cenomaniano, con una lacuna stratigrafica dell’Albiano pro parte e Cenomaniano pro-parte.La seconda successione si pone ad est del Colle, lungo il tracciato di una strada checircumvalla il Colle stesso, per un tratto di m.170 circa, datata Turoniano-Campaniano.Queste prime due successioni sono state studiate nel 1993 da D.Ruberti inOsservazioni stratigrafiche sul Cretacico della successione di Colle Salva Signore(Matese centro settentrionale, Appennino centrale).La terza successione si evidenzia sul lato sud del Colle, col suo letto sul traccia-to della strada che circumvalla il Colle stesso e si eleva per m 70 circa verso lacima della dorsale.Risulta difficile mettere in evidenza la successione a nord del Colle a causa dellacopertura pedologica.La successione nord-occidentale, di età Albiano-Cenomaniano superiore, si rilevalungo la strada che da S.Polo Matese conduce a Fonte S.Maria, misura m 150 circa apartire da una breve faglia nei pressi del bivio che dalla strada suddetta conduce a“Giardini”.Prima della faglia, sempre lungo la strada, si rilevano calcari a Ichthyosarcolites delCenomaniano, appena dopo la faglia inizia la serie dei calcari e calcari organogeniAlbiano-Cenomaniani di m 150 circa, caratterizzata da
- floatstones a molluschi,- intercalazioni di grainstones-rudstones bioclastici.
Tutta la successione è presente nel rilievo occidentale del Colle dove si rinvengono,tra l’altro, i gasteropodi descritti da E.U.Fittipaldi nel 1900 in Gastropodi del calcareTuroniano - S.Polo Matese (Campobasso):
152
Colle Salva Signore
Succesioni stratigrafiche considerate:
successione del versante occidentale
successione del versante meridionale
successione del versante orientale
bioerma a Sauvagesia nicaisei
faglie principali bioerma a Vaccinites gosaviensis
153
- Nerinea samnitica Fittipaldi,- Nerinea tiferni Fittipaldi,- Fibula distefanoi Fittipaldi,- Actaeonella matensis Fittipaldi,- Actaeonella ellipsoides Fittipaldi.La successione orientale, di età Turoniano -Campaniano, per m 170 circa, si rilevalungo il tracciato della strada che circumvalla il Colle e che ne attraversa il versan-te orientale a quota 800-840 circa.La parte alta della serie, di età Santoniano-Campaniano, occupa tutta l’area orientaleestrema di Colle Salva Signore, compresa tra il tracciato della strada dove è statamisurata la successione e la contrada Cinarelli a valle.
La successione è bene esposta ed è costituita- da floatstones, rudstones, boundstones a Radiolitidi, Ippuritidi, Requienidi,
altri bivalvi, gasteropodi,- da bioclasti a Rudiste elaborate nel trasporto,- un esteso bioerma a Vaccinites gosaviensis Douvillè .
La macrofauna è caratterizzata, tra l’altro, dalle seguenti Rudiste:- Distefanella bassanii Parona,- Vaccinites gosaviensis Douvillè,- Vaccinites taburni Guiscardi,- Vaccinites petrocoriensis Douvillè- Plagioptychus paradoxus Matheron,- Sauvagesi tenuicostata Polsak,- Biradiolites martellii Parona,La successione del versante sud si colloca dal tracciato della strada che circum-valla il Colle e si eleva fino alla cima del Colle per m 70 circa; ha una etàTuroniano-Campaniano; è costituita da floatstone, rudstone, boundstone aRadiolitidi, Ippuritidi, rari coralli, altri bivalvi e gasteropodi .
In particolare alla base della successione è presente il bioerma a Sauvagesia nicai-sei Coquand che sarà descritto più avanti, cui seguono prima alcuni patckes reefs aDistefanella bassanii Parona, poi alcuni patckes reefs a Hippurites colliciatusWoodward.
Le Rudiste presenti sono, tra l’altro:- Sauvagesia nicaisei Coquand,- Distefanella bassanii Parona,- Hippurites colliciatus Woodward,- Hippurites nabresinensis Futterer,- Biradiolites martellii Parona,- Radiolites sp.- Sauvagesia tenuicostata Polsak
154
n e r i t i c o a p e r t o
laguna aperta scoglera ecologica scarpata piede di scarpata
livello del mare
Campaniano
Santoniano
Coniaciano
superiore
Turoniano
inferiore
In rosso: variabilità ambientale da Turoniano al Senoniano
155
laguna aperta scogliera ecologica scarpata piede di scarpata
livello del mare
Cenomaniano
Albiano
Colle Salva SignoreSuccessione stratigrafica Albiano - Cenomaniano del versante occidentale:
paleoecologia
In rosso: variabilità ambientale dall’Albiano al Cenomaniano
156
S
Localizzazione del bioerma a Sauvagesia nicaisei S = successione stratigrafica del versante meridionale
157
Le litobiofacies delle successioni orientale e meridionale si identificano nella zona-zione del neritico aperto e più in particolare, per la maggior parte, in ambienti dellascogliera ecologica con associazioni a Rudiste monospecifiche e a multispecies. La successione nord-occidentale si riconosce in ambienti dal subtidale all’ intertidaledi laguna aperta.
Bioerma a Sauvagesia nicaisei Coquand
La specie.Distribuzione.Francia (Valle du Rhone, Aquitaine, Provenve), Italia( Matese Orientale), Jugoslavia,Algeria, Tunisia.Età.Cenomaniano superiore -Turoniano inferiore.
Letteratura.1862- Radiolyses nicaisei Coquand,1880- Sphaerulites nicaisei Coquand,1882- Sphaerulites multicostata Coquand,1887- Sauvagesia nicaisei Fischer,1893- “ “ Peron,1904- “ “ Douvillè,1908- “ “ Toucas,1912- “ “ Pervinquiere,1921- Sauvagesia aff. nicaisei Klinghrdt, 1930- Sauvagesia nicaisei Zuffardi-Comerci,1965- “ “ Paradisi e Sirna,1960- “ sp. Plenicar
SistematicaOrdine Rudistae Lamarck, 1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev ) Mainelli, 1990,Famiglia Radiolitidae Gray. 1848,Sottofamiglia Sauvagesinae Douvillè, 1908,Genere Sauvagesia Choffat, 1886,
Sauvagesi nicaisei, Coquand, 18862.
Descrizione.Molto inequivalve, inequilaterale.Valva destra fissa, cilindro-conica, lunga, con ornamentazione a coste ottuse, lamel-le radiali, imbutiforme, a celle subpentagonali, bande sifonali S stretta, E larga, inter-vallate da interbanda, I, di due coste, presenza di cresta ligamentare, apparato cardi-nale costituito da fossette anteriore e posteriore appena accennate, dente medianopoco evidente, apparato mioforico anteriore e posteriore parietali.
158
Colle Salva SignoreBioerma a Sauvagesia nicaisei Coquand
Valve destre in sezioni trasversali
159
Colle Salva SignoreBioerma a Sauvagesia nicaisei Coquand
Bouquet
Veduta di individui in sezione longitudina-le e trasversale
Sezione di valva destra con ornamentazione a coste spigolose.
CV = cavità ventrale.L = spina ligamentareS = banda sifonale analeI = interbandaE = banda sifonale branchiale.
Esemplare di Distefanella bassani nel bioerma aSauvagesia nicaisei
L
CV
EI S
160
Colle Salva SignoreBioerma a Sauvagesia nicaisei Coquand
Sezione trasversale di valva destra.
O = Ornamentazione costituita da lamelle imbuti-forme con struttura poligonale e coste spigo-lose.
C = Coste longitudinali spigolose
CV = Cavità ventrale
L = Spina ligamentare
S = Banda sifonale anale
I = Interbanda
E = Banda sifonale branchiale
Struttura dell’ornamentazione:C = costel = Piano di una lamina a struttura poligonalell = Gruppo di lamine in sezione longitudinale
O
C
L
CV
SI
E
l
C
C
ll
161
successione stratigrafica considerata
Turoniano Senoniano
45-50° N NE
Area del bioerma a Vaccinites gosaviensis
162
Valva sinistra libera, opercolare, leggermente bombata, con bande sifonali evidenti, cre-sta ligamentare, apparato cardinale costituito da denti anteriore e posteriore sviluppati,fossetta mediana appena evidente, miofore anteriore e posteriore poco sviluppate.Il bioerma.
La formazione si rileva non molto estesa nell’area del versante sud del Collealla base della successione stratigrafica dei calcari e calcari organogeni a Rudiste delTuroniano inferiore-Campaniano.L’affioramento è lungo poche decina di metri e alto pochi metri, tuttavia sicura-mente continua nell’immersione non visibile della successione.Gli individui della specie che costituiscono il bioerma si presentano- quasi tutti in posizione di vita,- collocati l’uno accanto all’altro, alcuni aderenti altri poco spaziati.
Nel calcare affiorante difficilmente si rinvengono individui completi nelle valve.Quasi tutti i resti della specie sono di valve destre.
Nel bioerma sono presenti rari resti di- Distefanella bassani Parona,- Raadiolites sp.,- altre specie indeterminabili.
Bioerma a Vaccinites gosaviensis Douvillè
La specie.Distribuzione.Francia, Austria, Jugoslavia, Grecia, Romania, Italia ( Puglia, Matese Orientale)Età.Turoniano superiore-Santoniano.Letteratura.1856- Hippurites arborea Lanza,1857- „ cornuvaccinum Bayle,1864- „ „ Zittel,1879- „ „ Medlicott e Blanford,1890- „ gosaviensis Douvillè,1891- „ „ Douvillè,1901- „ „ Soehle,1904- Vaccinites gosaviensis Toucas,1907- Hippurites gosaviensis Ktenas,1918- “ “ Parona,1921- “ “ Klighartd,1926- “ “ Parona,1932- “ “ Kuhn,1934- “ “ Milanovich,1957- “ “ Pasic,1958- “ “ Polsak,
163
Colle Salva Signore. Versante orientaleBioerma a Vaccinites gosaviensis Douvillè
particolare
Valva destra, sezione trasversaleappena sotto la commessura
CV = cavità ventrale
L = spina ligamentare
S = pilastro sifone anale
E = pilastro sifone branchiale
1’ = fossetta anteriore
2 = dente mediano
3’ = fossetta posteriore
ma = impronta muscolare anteriore
mp = impronta muscolare posterio-
ma
1’ L
2 3’
mp
S
E
164
1960- “ “ Lupu,1960- “ “ Plenicar,1967- “ “ Polsak,1976- Vaccinites gosaviensis Lupu.
Sistematica.Ordine Rudistae Lamarck, 1812,Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev) Mainelli, 1990,Famiglia Hippuritidae Gray, 1848,Genere Vaccinites Fischer, 1887,
Vaccinites gosaviensis Douvillè, 1890
Descrizione.
Molto inequivale ed inequilaterale. Il rapporto VS/VD (valva sinistra/valva destra) è di 1 a 20, 1 a 30.La valva destra fissa è molto lunga, cilindroide, eretta, con una ornamentazione moltosottile a costicine fitte, poco prominenti, bande sifonali evidenti costituite da due sca-nalature larghe, leggermente depresse, intervallate da una interbanda in rilievo.Nella cavità ventrale i sifoni sono portati da due pilastri longitudinali. In sezione tra-sversale il pilastro del sifone anale, S, appare piriforme, quello del sifone branchiale,E, è molto sviluppato a forma di spatola lunga.La cresta ligamentare, L, è lunga, tronca alla fine, leggermente arcuata. Gli elementi L S E occupano circa il 35% della cavità ventrale, formando un angolo alcentro della stessa cavità di circa 35°.L’apparato cardinale è costituito da due fossette anteriore e posteriore e un dentemediano poco sviluppato che si colloca presso l’elemento L.Le miofore anteriore e posteriore sono parietali.La valva sinistra opercolare è leggermente convessa con ornamentazione sottile poro-sa.Sull’ornamentazione appaiono due osculi relativi ai sifoni anale e branchiale corri-spondenti ai pilastri S ed E e una scanalatura che si riferisce all’apparato ligamenta-re.L’apparato cardinale è costituito dai denti anteriore e posteriore bene sviluppati, dauna fossetta mediana poco evidente.Le miofore, anteriore e posteriore sono su leggere apofisi.
Il bioerma.
La formazione affiora ad oriente del Colle degradante verso la valle, ovverosi sviluppa lungo il versante sud-est del declivio, a m 100 circa dalla ContradaCinarelli.La sua estenzione misura oltre 30 metri in altezza secondo la sua posizione stratigra-fica, circa m 100 in lunghezza. E’ impossibile rilevare la sua larghezza nascosta nel-l’immersione.La formazione è tra le più estese oggi rilevate nel Matese Orientale.
165
- di individui della specie non in posizione di vita,- da biodetrito,- di Vaccinites taburni Guiscardi,- di Radiolitidi,- di altre entità tassonomiche indeterminabili.La formazione è limitata da strati di calcare organogeno. Nella sua zona marginale inparticolare si rinvengono resti di- coralli,- Ippuritidi e Radiolitidi,- altri bivalvi,- gasteropodi.
Spesso gruppi di individui della specie assumono un orientamento obbliquoo addirittura orizzontale, e, comunque, con l’apparato della nutrizione verso il flus-so della corrente delle acque al fine di disporre la migliore ricezione degli apportinutrizionali.L’apparato sifonale di ciascuno è orientato in modo da non interferire con quellodegli altri.La maggior parte degli individui della specie sono completi nelle valve e nella orna-mentazione.
Gli individui sono strettamente aderenti gli uni agli altri, raramente si rileva-no individui tra di loro spaziati.Gli spazi tra gli individui aderenti e quelli non aderenti sono occupati da sedimentosabbioso-calcareo deposto quando essi erano in vita.Nella diagenesi gli spazi tra granuli possono essere riempiti da cemento calcitico cosìdetto postdeposizionale.
166
Colle Salva SignoreBioerma a Vaccinites gosaviensis
VS = valva sinistra
VD = valva destra
U = umbone
OS = osculo sifone anale
OE = osculo sifone branchiale
c = commessura
S = banda sifone anale
E = banda sifone branchiale
L = spina ligamentare
S = pilastro sifone anale
E = pilastro sifone branchiale
LS
E
sezione valvadestra
L SE
LS
E
sezione valvadestra
sezione valva sinistra
VS
VD
U
OS OE
c
SE
Colle Salva SignoreBioerma a Vaccinites gosaviensis
valve destre fisse
umbone commessura
valva sinistra libera
osculo del sifone branchiale
osculo del sifone anale
167
Serra Sbregavitelli
169
Strada che dal Lago del Matese conduce al lago di Gallo-Letino
Serie stratigrafica di Sbregavitelli
Bioerma a Mathesiatertiicolloquiirudistarum
170
Serra Sbregavitelli, località a Ovest del Lago del Matese, in provincia di Caserta(Tav. IGM Campobasso, III SO), ha assunto negli ultimi quindici anni una notevoleimportanza nella ricerca geologica del Matese Orientale per le singolari caratteristi-che sedimentologiche, paleontologiche e paleoecologiche che evidenzia, descrittenei lavori di D’Argenio et alii, 1988, 1989; Accordi e Carbone, 1990; Accordi et alii,1990; Mainelli, 1995, cui si rimanda per dettagliate informazioni.La parte orientale e sud-orientale della Serra è costituita da una serie di calcari e
calcari organogeni a Rudiste di poco più di m 200 di spessore complessivo, conimmersione degli strati di circa 50 ° NE; si rileva in tutto il suo sviluppo lungo il tagliodella strada che dall’altopiano del lago conduce a Letino.
La successione dal basso all’alto si distingue in tre intervalli (D’Argenio et alii,1988, 1989; Accordi et alii, 1990):
Intervallo 1 di m. 60 circa di spessore.Sono presenti facies subtidali con
- wackestone-packstone a Caprinidi, Requienidi, Gasteropodi, in tanatoce-nosi;
- foraminiferi bentonici, alghe, ostracodi.Prevalgono le tessiture a wackestones; si rinvengono diffuse cavità paleocarsi-che; si rilevano a diverse altezze livelli bioclastici ed intraclastici, interpreta-ti come tempestiti.
Intervallo 2 di m. 40 circa di spessore.I litotipi, in ripetizione ciclica indicano variazioni ricorrenti dell’ambiente sedi-mentario. Ogni ciclotema, in facies subtidale-sopratidale, inizia con bindstonesa loferiti e stromatoliti in facies subtidale e termina con paleocarsismo e super-fici erose in facies sopratidale.
La macrofauna è rappresentata da associazioni in tanatocenosi di Requienidi eGasteropodi le quali identificano ambienti lagunari protetti.Bioclasti ed intraclasti, che identificano tempestiti, si rilevano intercalati a variealtezze
Intervallo 3 di m. 90 circa di spessore.I litotipi sono rappresentati da packstone a Ostreidi e wackestone a pochiGasteropodi e Bivalvi, in facies subtidale.Sono frequenti bioclasti e intraclasti di tipo tempestite.Sia le tessiture dei sedimenti, sia le associazioni faunistiche in tanatocenosi indi-cano ambienti lagunari a circolazione ristretta.
Tempestite equivale al prodotto della decantazione delle torbiditi, durante e dopo la fase di dissi-pazione dell’energia del mare nella mareggiata.
Stromatolite (letto di pietra, da stromatos, letto, e lithos, pietra) è una struttura formata da sedi-mento carbonatico per azione indiretta di alghe o batteri.Loferiti (da Lofer, cittadina del Tirolo, presso Salisburgo), cavità piatte con dimensioni di pochimillimetri, riempite talora da sedimento interno o da cemento; sono indicate anche con i nomi difenestrae o birdseyes.
171
In sintesi i calcari e i calcari organogeni di Sbregavitelli vengono distinti nelleseguenti litobiofacies:
- calcari a gasteropodi e bivalvi interpretati come depositi lagunari a cir-colazione ristretta;
- calcari stromatolitici e loferitici interpretati come il prodotto di depositi inambiente litorale;
- calcari bioclastici ed intraclastici in strutture da accumuli di tempesta infacies subtidale-sopratidale.
La macrofauna particolare è costituita da- Caprina douvillei Paquier,- Lithoperna sp.,- Requienia sp.,- Neoptyxis praefleuriaui Delpey,- Nerinea pauli Coq,- altri Gasteropodi..
L’indagine micropaleontologica rileva - Bacinella irregularis Radoicic,- Sabaudia minuta Hofker,- Salpingoporella dinarica Radoicic,- altre alghe e foraminiferi bentonici.
In relazione alle evidenze indicate l’età della successione è riferibile all’AptianoA tetto della successione, che si rileva immediatamente dopo la curva alla fine dellasalita della strada che immette all’altopiano di Letino, è presente, in continuità sedi-mentaria, un bioerma formato da miriadi di individui di una piccola Rudista, Mathesiatertiicolloquiirudistarum Mainelli, presentata con nota scientifica dell’Autore alla“Third International Conference on Rudists- Mexico D.F.,1993”.
La specie.
Distribuzione.Matese Orientale: Sbregavitelli.
Età.Aptiano superiore.
Letteratura.1993 - Mathesia tertiicolloquiirudistarum Mainelli,1999 - “ “ Mainelli
Sistematica.
Ordine Rudistae Lamarck, 1812Sottordine Sinistrodonta (Pchelintsev,1959) Mainelli, 1992
172
Famiglia Caprinidae d’Orbigny, 1850Genere Mathesia Mainelli, 1995
Mathesia tertiicolloquiirudistarum Mainelli, 1993.
Descrizione.
Conchiglia piccola, molto inequivalve, inequilaterale.
Valva destra fissa, conica, ornamentata da sottili, acute coste longitudinali, con cana-li palliali, in sezione trasversale, piccoli, rotondeggianti, disposti in due file; tre cavi-tà accessorie posteriormente, una ampia dorsalmente nella quale giace la crestaligamentare; apparato sifonale con banda anale piatta, banda branchiale depressa;apparato cardinale con dente mediano forte tra due fossette; apparato delle mioforesu spessori della cavità ventrale.
Valva sinistra libera, capuliforme, con cavità accessoria ricevente la cresta ligamenta-re; apparato sifonale con banda anale piatta, banda branchiale depressa; apparatocardinale con cardini anteriore e posteriore bene sviluppati, fossetta mediana pro-fonda; apparato delle miofore su un piano.
Il bioerma.
Il bioerma consiste di uno strato di oltre m 2 di spessore, per una lunghezza non cal-colata a causa della copertura del suolo vegetale.Gli individui che costituiscono l’estesa comunità si presentano quasi tutti in posi-zione di vita ed associati a rari Requienidi, Gasteropodi ed altri bivalvi.Nella comunità gli individui sono l’uno a fianco dell’altro, quasi in aderenza permezzo della valva destra fissa, con spazi comuni occupati da sedimento sindeposi-zionale calcarenitico o calcilutitico. Il deposito bioermale suggerisce una evoluzione sedimentaria della successione diSbregavitelli verso la facies subtidale, ovvero in ambiente di tipo Laguna apertaprossima alla Scogliera ecologica .
173
Bioerma a Mathesia tertiicolloquiirudistarum
Individui in posizione di vitaSezione trasversali di valve destre fisse
Individui in posizione di vitaSezioni longitudinali di valve destre fisse
174
Bioerma a Mathesia tertiicolloquiirudistarum
VD = valva destra fissaSezione obbliqua
CV = cavità ventrale
cp = cnali palliali
Apparato mio-dentario
Cavità ventrale
Canali palliali
VD = valva destraSezione traversale
cp
cp
CV
175
Bibliografia
Accordi G., Carbone F., Sirna G., 1982, Relationships among tectonic setting sub-stratum and benthonic communities in the upper Cretaceous ofnorth-eastern Matese (Molise, Italy). Geologica Romana, 21, 775-793.
——————————————, 1982, Distribuzione delle facies cretaciche lungo ilmargine settentrionale della Piattaforma del Matese. Guida all’e-scursione del II Simposio ‘Ecologia e Paleoecologia delle comunitàbentoniche’. Ist. Pal. Geol. Un. Roma, 34 pp.
Accordi G., Carbone F.,1990, Creataceous depositional systems in north-eastern
Matese. C. St. Geol. It. Centr. C.N.R. 2nd Int. Conf. On Rudist-RomeBari oct. 1990.
Accordi G., et alii, 1990, Cretaceous Rudist Colonization in north-easten Matese. DipSc. Terra Roma.
Alvarez L.W., Alvarez W., Asaro F., Michel H. V., 1980, Extraterrestrial cause for theCretaceous-Tertiary extintion : experiment and theory. Science, 208.
Amore O., Ciampo G., Ruggiero E., Santo A., Sgrosso I., 1988. La successione mioce-nica del Matese nord-occidentale: nuovi dati biostratigrafici e conse-guenti ipotesi paleogeografiche. Atti del 74° Cong. Naz. Soc. Geol.It., Sorrento.
Amore O., Ciampo G., De Capoa P., Ruggiero E., 1988, Problemi biostratigrafici deisedimenti terrigeni nell’Appennino meridionale. Mem. Soc. Geol. It.,41.
Bassani F., 1885, Risultati ottenuti dalle principali ittiofaune cretacee. Rend. Ist.Lomb. ,2/18, 513-535.
————, 1891, Marmo e calcare litografico di Pietraroja in prov. di Bn. Rend. Ist.Ic., IV/5, 43-46.
Barbera, C., Maguglia, L., 1988, Revisione dei Tetrapodi del Cretacico inferiore diPietraroia (Matese Orientale, Benevento) appartenenti allaCollezione Costa del Museo di Paleontologia dell’Università diNapoli. Mem. Soc. Geol. It. 41, 567-574, 2 tavv.
Brancaccio L., Cinque A., Sgrosso I., 1988, elementi morfostrutturali ereditati nel pae-saggio dell’Appennino centro-meridionale. Mem. Soc. Geol. It., 35.
176
Bravi, S., 1988, Contributo allo studio del giacimento ad ittioliti di Pietraroja(Benevento). I.Pleuropholis decastroi n.sp. (Pisces, Actinopterygii,Pholidophoriformes), Mem. Soc. Geol. It. 41, 575-586, 2ff., 1 tav.
Briden,J.C., Drewey G.E., Smith A.G., 1974, Phanerozoic equal area world maps.J.Geol., 82.
Carannante G., D’Argenio B., Dello Jacovo B., Ferreri V., Mindszenty A, Simone L., 1988,Studi sul carsismo cretacico dell’Appennino Campano. 41
Cassetti M., 1893, Appunti geologici sul Matese. Boll. Com. Geol. It., 24, 329-342.
—————,1894, Relazione sui lavori eseguiti nella valle del Volturno nell’anno1893. Boll. Con. Geol. It., 25 258-274.
—————,1895,Osservazioni geologiche eseguite l’anno 1894 in alcune partidell’Appennino meridionale. Boll. Com. Geol. It., 26, 329-345.
Catenacci V., De Castro P., Sgrosso S., 1962, Complessi guida nel Mesozoico delMatese orientale. Atti del Conv. Sulla Geologia dell’Appennino.Mem. Soc. Geol. It.,4.
Catenacci V., Manfredini M., 1963, Osservazioni stratigrafiche sulla Civita diPietraroja (Bn). Boll. Soc. Geol. It., 82/3, 65-81.
Centamore E., Valletta M., 1968, Contributo alla conoscenza dell’AppenninoMolisano. Boll. Serv. Geol. It., 89.
Cherchi A. Ruberti D., Sirna G. ,1992, Osservazioni biostratigrafiche sul Cretacico delMatese centro-settentrionale (Italia centrale). Boll. Serv. Geol.It.
Ciampo C., Sgrosso I., Ruggiero Taddei E. ,1984, Età e modalità della messa in postodel Massiccio del Matese nel Bacino Molisano. Boll. Soc. Geol. It. ,102.
Costa O. G., 1851, Depositi di ittioliti nel regno di Napoli. Nuovi Ann. Sc. Nat, 3\4,469-478.
—————, 1851, Cenni intorno alle scoperte fatte nel Regno riguardante laPaleontologia. Filatre Sebezio ed. Napoli.
—————, 1865, Studi sopra i terreni ad ittioliti delle province napolitane diretti astabilire l’età geologica dei medesimi. Parte II, Calcare stratosa diPietraroja. Atti Acc. Sc. Bis. e Mat. 2/16, 1-33.
—————, 1866, Nuove osservazioni e scoperte intorno agli scavi recentemente
177
eseguiti della calcarea ad ittioliti in Pietraroja. Rend. Acc.Sc.Fis. eMat., I, 2-22, 1-12, Napoli
Crescenti U., 1966, Osservazioni sulla stratigrafia dell’Appennino meridionale allaluce delle recenti ricerche micropaleontologiche. Boll. Soc. Geol. It.,85/2, 541-579.
————————, Sartoni S., 1970, Sintesi biostratigrafica del Mesozoico dell’Italiameridionale . Mem. Soc. Geol. It., 9, 401-434.
————————-, Vighi L., 1970, Risultati delle ricerche eseguite sulle formazionibauxitiche cretaciche del Casertano e del Matese, in Campania. MemSoc. Geol. It., 9, 401-434.
D’Erasmo G., 1914-15, La fauna e l’età dei calcari ad ittioliti di Pietraroja (Prov. diBn.) Paleont. It., 20, 29-86.
Dechaseaux C., 1952, Rudistes in : Piveteau J., Traitè de Paleontologie , MassonParis.
De Corso S., Scrocca D., Tozzi M., 1998, Geologia dell’anticlinale del Matese e impli-cazioni per la tettonica dell’Appennino Molisano. Boll. Soc. Geol. It.,117.
De Lorenzo G., 1937, Geologia dell’Italia meridionale. Ed. Pal. Napoli.
D’Argenio B., 1963, Una trasgressione del Cretacico Superiore nell’AppenninoCampano. Mem. Soc. Geol. It., 4/2, 881-933
——————, 1963, I calcari ad ittioliti del Cret. Inf. del Matese. Atti Acc. Sc. Fis. eMat., 4/3, 1-63, Napoli.
——————, 1966, Zone isopiche e faglie trascorrenti nell’Appennino centro-meri-dionale. Mem. Soc. Geol. It., 5, 279-299.
——————, 1974, Le piattaforme periadriatiche. Una rassegna di problemi nelquadro geodinamico mesozoico dell’area mediterranea. Mem. Soc.Geol. It. 13.
—————————, Pescatore T., Scandone P., 1973, Schema Geologicodell’Appennino meridionale (Campania e Lucania). Acc. Naz. Lincei.Quaderno 183, 49-72.
—————————, Ferreri V., Ruberti D., 1987, Cyclic versus episodic depositionin a carbonate platform sequence. Lower Cretaceous of MateseMountains Southern Apennines. Mem. Soc.Geol.It., 40, 375-382.
178
—————————————————— ,1988, Cicli ciclotemi e tempestiti neidepositi carbonatici aptiani del Matese (Appennino Campano)Mem.Soc.Geol.It., 41, 761-773.
——————-, 1988, L’Appennino Campano-Lucano, vecchi e nuovi modelli geologi-ci tra gli anni 60 e gli inizi degli anni 80. Mem. Soc. Geol. It.,41, 3-15.
———————— et alii, 1989, Cyclic versus episodic deposition in a carbonateplatform sequence . Lower Cretaceous of Matese MountainsSouthern Apennines. Mem.Soc.Geol.It., 40.
——————— et alii, 1992, Cicli, ciclotemi e tempestiti nei depositi carbonaticiAptiani del Matese (Appennino Campano). Mem. Soc.Geol:It., 41
Douvillè H., 1887, Sur quelques formes peu connues de la famille des Chamides.Bull.Soc.Geo.Fr., s.3,v.15.
—————, 1914, Les Requienides et leur evolution. Bull.Soc.Geol.Fr., 4-14.
—————, 1935, Les Rudistes et leur evolution. Bull.Soc.Geo.Fr., 5.
D’Erasmo G., 1914-15, La fauna e l’età dei calcari ad ittioliti di Pietraroja (Benevento).Palaentographia Italia , 20, 21, Pisa.
Duhnam R.J., 1962, Classification of carbonate rocks according to depositional tex-ture . A.A.P.G. Memoir 1
Fittipaldi E. U., 1900, Gasteropodi del calcare turoniano di S. Polo Matese (Cb). AttiR. Acc. Sc. Fis. e Nat., 1/10, 1-15.
Frakes L.A., 1979, Climates throughout geologic time. Elsevier, Amsterdam.
Galdieri A., 1913, Osservazioni sui calcari di Pietraroja in provincia di Bn.. Rend. Acc.Sc. Fis. e Nat., 19/3, 164-173.
Jetto A., 1969, Assetto stutturale e ricostruzione paleogeografica del Matese occidenta-le (Appennino meridionale). Mem. Soc. Naturalisti in Napoli, 78, 441-471.
Heckel P.H., 1974, Carbonate buildups in the geologic record: a review . In : LaporteL. (ed). Reefs in time and space. Spec. Publ. Soc. Ec. Paleont. Miner. ,18
Iorio M., Nardi G., 1988, Studi paleomagnetici su rocce mesozoiche del Matese occi-dentale, Atti del 74° Congr. Naz. Soc. Geol. It., A.
179
Laubscker, H.P., 1971, The large scale kinematics of the western Alps and NorthernApennines and palinspastic implications. Amer. J. , 271, 193-226
—————, 1974, The tectonics of subduction in the Alpine system. Mem. Soc.Geol..It., 13, 275-283.
————————, Bernouilli D., 1977, Mediterranean and Tethis . Plenum New York,4.
Kuhn, O., 1932, Fossilium Catalogus I:Animalia. Pars 54 , Rudistae. Quenstedt.Berlin, W.Junk.
Kutassy, A., 1934, Fossilium Catalogus I: Animalia. Pars 68. Pachyodonta mesozoica(Rudists exlusis) . Junk
Mainelli M., 1975, Requienia pietrarojensis n. sp. del Barremiano di Civita diPietraroja (Bn.). Boll. Soc. Pal. It., 14, 3-10.
—————, 1975, Requienia tortilis n. sp. nell’Albiano inferiore del Matese centro-meridionale e dei monti d’Ocre (App. centro-meridionale). Boll. Soc.Pal. It., 14/2, 203-215.
—————, 1983, Nuove Rudiste del Cretacico inferiore-medio di monte La Costa(S. Polo Matese, Campobasso). Boll. Soc. Pal. It., 22/3, 189-208.
—————, 1986, Caso di forma aberrante in valva sinistra di Durania sp. Boll. Soc.Pal. It., 18/2.
—————, 1985, Fam. Diceratidae Dall, 1895, in ‘Treatise on Inv. Pal., Part N. v. 2(of 3) Mollusca 6- Bivalvia.’ Soc. G. Am. Inc. Un. Kansas.
—————, 1990, Durania montislacostae n. sp. in the upper Cenomanian of La
Costa mountain (Matese-Italy). 2nd International Conference onRudists, Rome-Bari, oct. 1990.
————————, 1990, Rudists Classification: new proposal. 2nd InternationalConference on Rudists, Rome-Bari, oct. 1990.
————————, 1990, Schiosia nicolinae Mainelli, 1983: explanation. Geol. Rom.,28, Roma, 1992.
————————, 1993, The Rudist Mathesia tertiicolloquiirudistarum Gen. N. Sp.in the Upper Aptian of Serra Sbregavitelli, Matese, South Apennines,Italy. Rev. Mex. Cienc.. Geol.; v. 12, n. 2, 1985.
180
————————, 1993, Apricardia manuelae n. sp. in the lower Turonian ofNorth-eastern Matese (South Ap.) Italy. Rev. Mex. Cienc. Geol.; v.12,n.2, 1
————————, 1992, Campobasso è… I fossili del Matese. Italia Turistica. A curadella Provincia di Campobasso.
————————, 1999, Itinerari Paleontologici nel Cretacico del Matese Orientale.Arti Grafiche La Regione, Ripalimosani.
————————, 1999, Monte S. Polo. Siti Paleontologici nel Cretacico del MateseOrientale. Quaderni. A cura del Comune di S. Polo Matese.ArtiGrafiche La Regione, Ripalimosani
————————, 2000, Monte La Costa. Siti Paleontologici nel Cretacico del MateseOrientale. Quaderni. A cura del Comune di Bojano. Arti Grafiche LaRegione, Ripalimosani.
————————, 2000, Colle Salva Signore. Siti Paleontologici nel Cretacico delMatese Orientale. Quaderni. A cura dell’Associazione Mathesia di S.Polo Matese.Arti Grafiche La Regione, Ripalimosani
————————, 2000, Monte La Costa. Arti Grafiche La Regione, Ripalimosani
Mc Kerrow W.S., 1978, The ecology of fossils. Duckworth London.
Moore R.C., 1969, Treatise on Invertebrate Paleontology . Part N (of 3) . Mollusca 6Bivalvia . Geol. Soc. of Amer. , Un. Kansas .
Mostardini F., Merlini S., 1987, Appennino centro-meridionale. Sezioni geologiche eproposta di modello strutturale. Pubbl. AGIP, 73. Congr.Soc.Geol.It.
Parona C. F., 1901, Le Rudiste e le Camacee di S. Polo Matese raccolte da F. Bassani.Mem. R. Acc. Sc. Torino, 50/2, 195-21
Pchelintsev V., 1959, Rudistj Mesozoja gornogo Krima. Ak. Nauk SSSR
Parona C. F., 1911, Nuovi studi sulle Rudiste dell’Appennino. R. Acc. Sc. Torino,2/62, 273-293
Polsak A., 1967, Macrofaune dell’Istria Meridionale (Yougoslavie). Pal. Jug., 8
Reali S., 1992, Preliminary morphometric analisys for hippuritids taxonomy.Geologica Romana, 28.
Ruberti D, 1992, Le lacune stratigrafiche nel Cretacico del Matese centro settentrio-nale. Boll. Soc. Geol. It. , 111, 283-289
181
————————, 1992, Facies biocostruite a Rudiste nel Senoniano del Matese.Aspetti deposizionali e paleoecologici Boll. Soc. Geol. It.
————————, 1994, Oss. Strat. Sul Cretacico della successione di Colle SalvaSignore (Matese centro-settentrionale, App. Centr). Boll. S. G. I., 112,1993.
Sacco F., 1910, L’Appennino Meridionale. Boll. Soc. Geol. It. V.29, 287-338
Santo A., Sgrosso I., 1987, Alcune precisazioni sulle trasgressioni miocenichenell’Appennino centro-meridionale. Mem. Soc.Geol.It., 38.
Sartoni S., Crescenti U., 1962, Ricerche biostratigrafiche nel Mesozoicodell’Appennino meridionale. G. Geologia Bologna, 29/2, 161-335.
Selli R., 1957, Sulla trasgressione del Miocene nell’Italia meridionale. GiornaleGeologia Bologna, 26/2, 1-54.
———, 1962, Il Paleogene nel quadro dell’Appennino centro-meridionale. Mem.Soc. Geol. It., v.3, 737-789.
Scarsella F.,-Manfredini M., 1955, Relazione preliminare sul rilevamento geologicodel gruppo del Matese. Boll. Serv. Geol. It. 7.
Smith A.G., Briden J.C., 1977, Mesozoic and Cenozoic paleocontinental maps.Cambridge Un. Press.
Sgrosso, I. , 1978, Contatto stratigrafico tra le areenarie di Frosolone ed i calcarimesozoici del Matese. Rend. Soc. Geol. It. , 100.
—————, 1983, Alcuni dati sulla possibile presenza di una quarta piattaformacarbnatica nell’Appennino centro-meridionale. Rend. Soc. Geol. It., 6
—————, 1983, Sottoscorrimenti o sovrascorrimenti nell’orogene appenninico ?.Soc. Geol. It., vol. 6.
—————, 1988, Nuovi elementi per un più articolato modello paleogeograficonell’Appennino centro-meridionale. Mem. Soc.Geol. It.,41, 225-242.
—————, 1994, I rapporti tra I terreni del massiccio del Matese e I terreni del baci-no molisano. Atti Cov. 77 Riunione Estiva Soc. Geol. It., Bari . 14-17
—————, 1996, I rapporti tra i depositi del Massiccio del Matese e quelli delBacino Molisano. Mem. Soc. Geol. It. , 51, 263-272, 4 figg..
182
Sirna G., 1989, A new senonian species of Hippurtid in the Matese and Maiella Mts.(Central Italy). Boll. Soc. Pal. It., 29/1, 25-28
Servizio Geologico d’Italia, Carta Geol. d’Italia, 1:100.000-F. 161 Isernia.
————————————, Carta Geol. d’Italia, 1:100.000-F. 162 Campobasso.
———————————, Carta Geol. d’Italia, 1:100.000-F. 172 Caserta.———————————, Carta Geol. d’Italia, 1:100.000-F. 173 Benevento.
Touring Club Italiano, anno 1938.
—————————, anno1979.
Wegener, A., 1915, La formazione dei continenti e degli oceani . Traduzione in ita-liano da Utet Torino, 1964.
—————, 1921, La teoria della deriva dei continenti. Traduzione in italiano da UtetTorino, 1964.
—————, 1922, Le basi geofisiche della deriva dei continenti. Traduzione in ita-liano da Utet Torino, 1964.
Wilson J.L., 1975, Carbonate facies in geologic history. Springer-Verlag, Berlin andNew York.
Woodward S.P., 1855, On the structure and affinities of the Hippuritidae. Quart.Journ. Geol. Soc. London, X.
Zanfra S., 1963, Osservazioni micropaleontologiche sulla serie dei terreni dalCenomaniano al Miocene inf. nei F. 162 Cb e 173 Bn. Mem. Soc.Geol. It., 4.
Finito di stampareaprile 2002
arti grafiche la regione