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Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.44 n.3 Poste Italiane S.p.A.- Sped.Abbon.Posale - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB, Modena CPO SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA MODENA Newsletter della Società Paleontologica Italiana Numero 12 Maggio 2005 PaleoItalia

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SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA

MODENA

Newsletter della Società Paleontologica Italiana

Numero 12Maggio 2005

PaleoItalia

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Numero 12

Siamo a primavera inoltrata e forse qualcuno leggerà queste righequando l’estate sarà già iniziata. E’ la stagione migliore per godersi unapasseggiata all’aria aperta. In questo questo fascicolo di PaleoItalia trovatenumerose idee per una facile escursione che concilia il piacere di stareall’aria aperta con la passione per la paleontologia: infatti, potrete seguirel’itinerario nel Carso triestino, oppure ripercorrere le escursioni fatte daalcuni soci nei mesi scorsi. Purtroppo tutte queste proposte riguardano ilNord Italia: speriamo di poter pubblicare nel prossimo futuro qualchepercorso anche nelle altre regioni del nostro Paese.

Alla fine del fascicolo trovate l’elenco dei soci della Società, aggiornatoalla fine dell’anno scorso. Come promesso, abbiamo inserito anche gliindirizzi di posta elettronica, almeno quelli di cui eravamo a conoscenza.Come vedrete ne mancano molti: se avete un indirizzo e-mail, verificateche sia presente e che sia esatto, e, per favore segnalate eventualiintegrazioni e correzioni alla Segreteria della Società (Prof. FrancescaBosellini, [email protected]).

Grazie per la collaborazione e Buona lettura!

Carlo Corradini

IN COPERTINA

Nummulites brongniarti d’Archiac & Haime, 1853Eocene medio del Veronese e del Vicentino.

Riprodotto da: d’Archiac & Haime, 1853, “Description des Animaux Fossilesdu Groupe Nummulitique de l’Inde - précédée d’un résumé géologique et d’unemonographie des nummulites”.Tav. V, fig. 1 (ingrandito al 150% dell’originale).La specie è tuttora valida.

GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I.

Bollettino della Società Paleontologica Italiana [email protected] [email protected] [email protected] [email protected]

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Progetto “Siti Aperti”:itinerari geo-paleontologici per diversamente abili

La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggisticidell’Emilia Romagna ha incaricato il Dipartimento del Museo diPaleobiologia e dell’Orto Botanico (Università di Modena e ReggioEmilia) di individuare sul territorio della regione siti di interessegeologico-paleontologico accessibili anche da chi non è in gradodi affrontare percorsi lunghi o impegnativi. È nato in questo modoil Progetto “Siti Aperti”, realizzato attraverso tre fasi consecutive:l’individuazione di località dotate di caratteristiche opportune, lacostruzione di un sito web dedicato e la realizzazione di opere diadeguamento degli affioramenti.

Il Progetto “Siti Aperti”, al di là della sua concreta realizza-zione, vuole rappresentare uno spunto per esperienze analogheda realizzare in altre parti di Italia; un ulteriore impulso al processodi “apertura” della ricerca paleontologica nei confronti di unpubblico sempre più ampio ed eterogeneo.

ANTONIO RUSSO

Presidente della Società Paleontologica Italiana

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Il 15 e il 16 febbraio al Museo diStoria Naturale di Milano si è tenutala seconda edizione del Darwin Day.

Questa volta i protagonisti deldibattito evoluzionistico italiano edinternazionale si sono confrontati fraloro e con il pubblico attorno al temadell’evoluzione umana.

Paleontologi, biologi evoluzionisti,genetisti, filosofi della scienza hannoanimato le due giornate delconvegno riscuotendo, anchequest’anno un grande successo dipubblico, l’interesse della stampa el’appoggio della comunità scientificainternazionale. Lo stile divulgativo,ma nel contempo rigoroso è statocalibrato per un pubblico curioso,quindi non necessariamente peraddetti ai lavori.

Il convegno è stato divisoidealmente in tre sezioni. La primadal titolo “UOMINI &FOSSILI” èstata aperta dall’etologo edevoluzionista inglese RichardDawkins, il quale ha tenuto unaconferenza sul tema Si puòprevedere l’evoluzione?.

Poi è stata la volta di GiacomoGiacobini, paleontologo dell’Unive-rsità di Torino, il quale ci ha parlatodel dibattito sull’evoluzionedell’uomo nella seconda metàdell’ottocento, tesa a chiarire laposizione zoologica e filogeneticadell’uomo attraverso lo studio

comparativo con gli animali ad essopiù affini, le scimmie antropomorfee la ricerca dei fossili dei suoiantenati. Dopo i ritrovamenti dellavalle del Neander, nel 1848 ilgeologo William King crea la specieHomo neanderthalensis; nel 1868la scoperta di cinque scheletriavvenuta nel Riparo di Cro-Magnonin Dorgogna permette di conoscereuna forma umana più recente, macomunque di età pleistocenica: iltipo umano classico del Paleoliticosuperiore europeo.

Il professor Giorgio Manzidell’Università La Sapienza diRoma ha tracciato, in sintesi, lastoria dei ritrovamenti più importantiper la ricostruzione della nostrastoria evolutiva avvenuti in Africa apartire dal piccolo cranio fossile diaustralopiteco noto come TaungBaby ritrovato nel 1924. Non piùsolo Neandertal e Cro-magnon chesi affrontano nelle terre dei ghiaccidella preistoria, non più sparuti restidi “pitecantropo” che popolano laremota isola di Giava, ma un nuovoe straordinario continente, l’Africa,e nuovi orizzonti cronologici siaprono alla ricerca delle traccedell’evoluzione umana. Con ilprogresso delle conoscenze, soprat-tutto a partire dagli anni ’60 e poi aseguito delle straordinarie scopertenella regione dell’Afar - in parti-

L’EVOLUZIONE UMANA AL DARWIN DAY 2005

MANUELA LUGLI

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colare dello scheletro di unaustralopiteco (chi non conosceLucy?) Australopithecus afaren-sis - ci si allontana da un modellolineare della nostra evoluzione,risultando più plausibile un vero eproprio albero filogenetico. Negliultimi vent’anni, con il progressodelle scoperte, l’album di famigliasi è arricchito di nuovi personaggi,tanto che si sente parlare di“cespuglio “ come metafora figu-rativa per descrivere l’evoluzionedegli ominidi, perché benrappresenta l’idea di una granquantità di antenati non neces-sariamente disposti in sequenzalineare, ma spesso contempo-raneamente presenti sul pianeta,talvolta negli stessi territori. Tuttavia,ci mette in guardia Giorgio Manzi,questo termine potrebbe ingenerarel’equivoco che il cespuglio siaformato da tante pianticelle distinte,tanto da suggerire che l’origine degliominidi sia stata polifiletica (ossiache derivi da diverse forme pri-mitive). Al contrario abbiamoparecchie evidenze per ritenere chequello degli ominidi sia proprio unalbero, con il suo bravo tronco,l’origine monofiletica, e alcuneramificazioni.

La sezione del pomeriggio si èconclusa con l’intervento del prof.Juan Luis Arsuaga, paleontologodell’Università Complutense diMadrid, il quale ha tenuto unaconferenza dal titolo “Prima e dopola sintesi moderna: riflessionisull’evoluzione umana”, tematrattato anche nel libro El enigmade la Esfinge che presto uscirà initaliano per i tipi di Feltrinelli.

In serata si è tenuta una tavolarotonda dal titolo Evoluzione:parliamone alla quale hannopartecipato Richard Dawkins, TelmoPievani e Giulio Giorello, Professoredi Filosofia della scienza, Universitàdi Milano in qualità di moderatore,per la presentazione dell’ultimo librotradotto in italiano di RichardDawkins dal titolo Il Cappellanodel Diavolo, Raffaello CortinaEditore. Si tratta di una raccolta disaggi nei quali lo studioso teorico delgene egoista e del concetto di“meme”, spinge alle estremeconseguenze la rivoluzione dar-winiana, esplorandone le impli-cazioni nei campi più diversi.

Il convegno è proseguito nellagiornata successiva del 16 febbraio.La sezione del mattino dal titolo“CERVELLI A CONFRONTO –

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EVOLUZIONE RICERCASCUOLA” ha visto impegnati:Michael McIlwaath, Consigliere delConsiglio di Amministrazione delLegal Advisory Council del NationalCenter for Scientific Education,California, USA, sul temaDall’America all’Italia strategiedegli anti evoluzionisti, per gliinquietanti paralleli che potrebberoverificarsi in considerazione delladecisione del Ministro dell’istruzionedi togliere Darwin dai programmidelle scuole elementari; CarloAlberto Redi, Professore di biologiadello sviluppo, Università di Paviaha tenuto una conferenza dal titoloEvo-Devo del genoma, poiché ogginiente in evoluzione ha un senso senon nella prospettiva della biologiadello sviluppo e dello studio delgenoma. Evo-Devo è l’acronimo dievolutionary developmentalbiology (biologia evolutiva dellosviluppo); Aldo Fasolo, Professoredi neurologia comparata, Universitàdi Torino, ha sviluppato un discorsoestremamente interessante sul“posto“ nella natura del cervelloumano, vale a dire la storia evolutivadel cervello umano; Paolo Vidali,professore di filosofia della scienza,Liceo scientifico GB QuadriVicenza ha indagato gli aspettifilosofici ne La metafora dell’evo-luzione nel sapere contempo-

raneo. Telmo Pievani ha presentatoil nuovo portale dell’evoluzionedenominato Pikaia, dove si possonotrovare informazioni su tutto quantoriguarda la biologia evoluzionisticain Italia e all’estero.Lo si trova alseguente indirizzo http://www.eversincedarwin.org

La sezione del pomeriggiointitolata “L’EVOLUZIONEUMANA :IERI, OGGI, DOMA-NI” è proseguita con la comuni-cazione del Prof. Pietro Omodeo,zoologo evoluzionista dell’Uni-versità di Siena, dal titolo Darwin el’evoluzione dell’uomo. AndreaPilastro, Professore di etologiaall’Università di Padova, ci haintrattenuto sul tema RivisitandoDarwin: la selezione sessuale.Antonio Torroni, Professore diGenetica all’Università di Pavia hatenuto una conferenza dal titolo Ilgenoma mitocondriale umano:una prospettiva al femminiledell’evoluzione umana. MarcelloBuiatti, genetista dell’Università diFirenze, ha chiuso la sezionepomeridiana con una relazioneintitolata Il benevolo disordinedella vita.

La manifestazione si è conclusacon una nota leggera: Elio delleStorie Tese si è cimentato in unalettura di Kafka : “Relazione sullamia vita di scimmia”

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L’ormai tradizionale mostra delDipartimento del Museo di Paleo-biologia e dell’Orto Botanicodell’Università di Modena e ReggioEmilia ha avuto nel 2004 un tema digrande interesse e di notevolecomplessità: i molluschi e le loroconchiglie.

La mostra, realizzata incollaborazione con il Museo Tri-dentino di Scienze Naturali, si è

articolata in tre diverse parti, tese a“svelare” il mondo dei molluschiattraverso differenti chiavi di lettura.

La prima sezione, intitolata “Leconchiglie e lo spazio”, ha avuto loscopo di introdurre alla biologia deimolluschi e di illustrare i moltepliciadattamenti raggiunti da questianimali. Un’amplissima raccolta diconchiglie provenienti da tutte leparti del mondo ha permesso alvisitatore di cogliere l’incredibilevarietà di forme, colori e dimensioni.Caratteristiche niente affatto casua-li, che hanno consentito ai molluschidi colonizzare la maggior parte degliambienti: dalle profondità marinefino alle vette delle montagne.

La seconda sezione - “Leconchiglie e il tempo” - è statainvece dedicata ai molluschi fossili.Qui un’ampia collezione di repertiha portato il visitatore a scoprirecome le conchiglie fossili non sianosolamente curiosità da mettere sullamensola del caminetto. Grandeinfatti è il loro valore scientifico:come “marker” biostratigrafici,indicatori paleoecologici e cometestimoni di un processo evolutivoche affonda le proprie radici in unpassato lontanissimo.

A completare questa sezionesono stati esposti i molluschi fossili

PALEONTOLOGIA PER NON VEDENTIESPERIENZE NELL’AMBITO DELLA MOSTRA

“CONCHIGLIE: MERAVIGLIE DI UN MONDO SCONOSCIUTO”,MODENA, 2 OTTOBRE-11 NOVEMBRE 2004

VERONICA PADOVANI & ALESSANDRO VESCOGNI

La locandina della mostra.

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delle collezioni storiche del Museodi Paleontologia di Modena. Oltre arappresentare un’importantestrumento per ricostruire l’evo-luzione del territorio locale, questomateriale ha fornito l’occasione perfar “incontrare” la cittadinanza coni padri della cultura geologica epaleontologica modenese e italiana.Figure come Doderlein, Pantanelli,Coppi, Foresti – studiosi otto-centeschi - sono stati per certi versii precursori di una cultura scientificaestremamente moderna, volta alcollezionismo, alla ricerca, ma allostesso tempo preoccupata didivulgare i propri risultati a qualsiasilivello, nel tentativo di raggiungereil maggior numero di persone.

Nella sezione conclusiva - “Leconchiglie e l’uomo” - è stato infine

messo in luce lo stretto rapporto chelega i molluschi alla civiltà umana.Dagli usi primari, come fonte di ciboo come utensili, fino alla loro utilizzocome oggetti rituali, religiosi, o comefonte d’ispirazione artistica.

Una selezione dei molluschi attuali in esposizione.

Panoramica della sezione dedicata aimolluschi fossili.

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Il mondo delle conchiglie e leconchiglie nel mondo quindi, in unpercorso interdisciplinare tesoall’esplorazione, il più possibileesaustiva, di questo complessoargomento.

Da sottolineare come, grazie allacollaborazione con l’Unione ItalianaCiechi, sia stato possibile allestireall’interno del percorso espositivoalcune “vetrine aperte”, accessibilianche da parte di un pubblico nonvedente. Una selezione di pezziparticolarmente significativi,corredati di etichette in braille, hapermesso di esaminare la varietàdelle forme delle conchiglie attualimarine, terrestri e d’acqua dolce, edi analizzare diversi esemplari diconchiglie fossili. Il confronto traesemplari attuali e fossili haconsentito di apprezzare ledifferenze di consistenza e peso deipezzi e quindi di sviluppare riflessioni

sui processi di fossilizzazione.Questo percorso, corredato da unaguida in braille, ha ricevuto fra l’altrola visita di una delegazionedell’Unione Italiana Ciechi, guidatadal Vice Presidente nazionale.

Nonostante un’esperienza diquesto tipo non costituisca certo unanovità nel campo della museologiain generale, per chi ha partecipatoall’allestimento ha rappresentatoun’importante fonte di riflessione. Inparticolare ci si è resi conto di comeil patrimonio naturalistico, inparticolare geo-paleontologico, sipresti note-volmente alla didatticarivolta a persone non vedenti. Nonsolo, la relativa facilità con la qualeè possibile creare esperienze diinterazione rende possibile pensaread una sempre maggior apertura diqueste iniziative anche nei confrontipersone portatrici di handicap didiverso tipo.

Scorcio della parte dedicata ai molluschi marini.

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LE ESCURSIONI PALEONTOLOGICHE DEIPALEONTOFILI NEL 2004

JORDI ORSO

Grazie alla disponibilità di tre esperti “professionisti” della SPIho potuto organizzare nel 2004 tre escursioni paleontologiche pernoi paleontofili. Lo scopo delle escursioni era (e sarà) puramentedidattico in modo da soddisfare anche il legislatore. In tutto hannopreso parte una trentina di persone. Trattandosi di un’iniziativaprivata, ognuno ha partecipato a proprio rischio e pericolo e con ipropri mezzi di trasporto. Chi veniva da lontano poteva pernottarenelle vicinanze del luogo d’incontro in modo da affrontare fresco eriposato l’avventura paleontologica.

Il calendario del 2004 prevedeva le seguenti escursioni:24 aprile: Castell’Arquato e dintorni (Piacenza) – Pliocene, Prof.Sergio Raffi19 settembre: Sasso Malascarpa (Canzo, Como) – Triassico/Giurassico, Prof. Andrea Tintori10 ottobre: Tonezza del Cimone (Vicenza) – Giurassico inferione, Dr.Davide Bassi

Vorrei anche menzionare l’invito “fuori calendario” del Dr.Edoardo Martinetto dell’Università di Torino a partecipare adun’escursione con i suoi studenti l’11 giugno e che prevedeva la visitadi due siti del Pliocene del Piemonte: Cassine (AI) per le Argille Azzurree Cortiglione (AT) per le Sabbie di Asti.

I tre riassunti che seguono sono intesi per tutti quei soci chepurtroppo sono dovuti restare a casa. Spero di riuscire a dimostrarequanto ci siamo divertiti e che cosa abbiamo imparato; inoltre, sestimoleranno la voglia di altre escursioni, sarò felicissima a continuarel’esperimento. Vorrei ringraziare di tutto cuore i Proff. Raffi, Tintori eil Dr. Bassi per la loro straordinaria disponibilità, ma anche per illoro sostanzioso contributo redazionale e il prezioso aiuto linguistico.

Per motivi di spazio, il terzo resoconto, relativo all’escursione a Tonezza delCimone verrà pubblicata nel prossimo numero di PaleoItalia.

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Chi conosce Castell’Arquato ècertamente familiare con l’emo-zione che già da lontano suscita lavista del borgo medievale che conla sua rocca merlata domina la Vald’Arda. Quattro anni fa il Palazzodel Podestà aveva ospitato le primeGiornate di Paleontologia della SPIe tutti i partecipanti erano rimastiaffascinati dalla bellezza del borgo.

Per questa prima escursione ipartecipanti si erano dati appun-tamento al parcheggio di Ca-stell’Arquato lungo il fiume. Alcunierano arrivati da lontano, da Torino,Firenze, Ravenna, Pavia e Milano.Il programma prevedeva la visita didue calanchi, (uno nell’area protettadella Riserva del Piacenziano el’altro in Val Chiavenna) e, a fineescursione, una breve visita alMuseo Geologico di Castell’Ar-quato.

Prima di affrontare i calanchi lanostra guida ci ha distribuito alcuniappunti sull’escursione e, di fronteall’imponente scenario del Calancodi Monte Giogo a Lugagnano, ci haillustrato in modo sintetico leproblematiche generali relativeall’epoca Pliocenica con particolareattenzione alla successione stra-tigrafica Lugagnano-Castell’Arqua-

to, considerata unanimemente finoa circa 15 anni fa la sezione tipo delpiano Piacenziano. Per diversimotivi e soprattutto a causa di unaimportante lacuna stratigrafica allasua base, oggi il suo ruolo nellamoderna stratigrafia è stato relegatoa “stratotipo storico del Piacen-ziano”. La sezione, tuttavia, perl’ampiezza dei suoi affioramenti, ladiversità della sua fauna a molluschie la varietà dei suoi paleoambientirimane sempre una palestra idealeper gli studi paleoecologici sulPliocene.

Dopo questa introduzione, tra lebrume di una chiacchierata un po’specialistica, ecco apparire il maredel Golfo Padano che nel Plioceneinferiore si estendeva dall’Appen-nino alle Alpi. Nell’area di Ca-stell’Arquato era relativamenteprofondo e oggi avevamo l’occa-sione di verificarlo noi stessiimmergendoci non nell’acqua,ovviamente, ma nella folta vege-tazione del nostro primo calanco, lacui successione è compresa nelpiano Piacenziano. Nel boschettoregnava il silenzio e il sole vipenetrava solo poco. All’inizio sicamminava su uno spesso strato difogliame, un po’ scivoloso, per poi

Come Indiana Jones nelle giungle di Castell’Arquato

guida scientifica: Prof. Sergio Raffidata: 24 aprile 2004località: 1) riva sinistra del Fiume Arda, Calanco di Monte Padova tra Lugagnanoe Castell’Arquato (PC), Riserva del Piacenziano; 2) versante sinistro del RioChiavenna, Calanco di Case Valle appena al di fuori dell’area della Riservaequipaggiamento: da media montagna, guanti, pantaloni lunghidifficoltà: nessuna

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risalire i percorsi di rivoli quanto maiimpervi. Ora mi era chiara laraccomandazione di Sergio Raffi diportare ad ogni costo dei guantiresistenti. Ci proteggevano daortiche e rovi. Spesso si procedevaa quattro zampe e anche in quelleoccasioni era certamente unvantaggio avere le mani calzate.Nessuno si meravigliò dunquequando la nostra guida tirò fuori ungrosso machete per aprirci unsentiero tra arbusti, rovi e liane. Cisembrava di appartenere ad unmondo irreale, molto esotico eaffascinante, nonostante spine ezanzare.

La prima sosta ci permise diosservare alcuni fossili e ad ascol-tare Sergio. “Tutta la zona è famosaper la bellezza e la varietà dei suoifossili”, ci raccontò. “Fin dai primianni dell’Ottocento gli affioramentidei dintorni di Castell’Arquato

hanno sempre costituito un punto diriferimento essenziale per gliappassionati, e le collezioni deimolluschi fossili dell’area erano giàdiffuse in tutti i principali museieuropei.” Con i fossili sotto i nostriocchi cercavamo di immaginarci illoro ambiente. Sergio fece subitonotare che una ricostruzionepaleoambientale speditiva potevaessere semplicemente basata sulsignificato ecologico di specieancora viventi; infatti, almeno un 40-50% delle specie del Piacenzianopopola ancora oggi il Mediterraneo.Su questa base diventava chiaro chela successione esaminata rientravacostantemente nella zona circali-torale, in una fascia batimetrica chepoteva oscillare tra i 30 ed i 50-60m. Le differenze delle associazionia molluschi riguardavano essen-zialmente il diverso tipo di substrato.Così ad esempio nei livelli più

Il Calanco di Monte Giogo.

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fangosi si rinvenivano esemplari(talora in posizione di vita) diPelecyora islandicoides, Glossushumanus, Conus brocchii, Amu-sium cristatum, Corbula gibba,ecc. mentre nei livelli con maggiorepercentuale di detriti conchigliari edi sabbia fine prevalevanoNuculana fragilis, Tellina serrata,Clavagella bacillum, ecc. Infine ilivelli più detritici erano carat-terizzati da Flabellipecten flabel-liformis, Aequipecten scabrella,Astarte fusca, Cardita sp.” Escusate se è poco. Quanti nomi,meglio prendere nota. Era impor-tante capire il rapporto tra sedimentoe fossili per poter comprendere levariazioni della successione. Certodi maggior interesse malacologicoerano gli esemplari di Terebridicome ad esempio Tenebra fuscata(sinonimo dell’attuale Tenebrasenegalensis) che evocavano loscenario ed i colori di un maretropicale...

“Il continuo accumulo deidepositi sedimentari”, ci spiegò

Sergio, “il lento sollevamento dellaCatena Appenninica, e, da circa 3milioni di anni, l’abbassamento dellivello marino come conseguenzadella formazione della CalottaGlaciale Artica determinaronolocalmente un progressivo ritiro delmare fino alla definitiva emersioneverso la fine del Pleistoceneinferiore (a circa un milione di annifa).” Con l’aiuto del nostro espertotentavamo di trovare le tracce diquesti avvenimenti nei sedimenti enei fossili del calanco.

Prima di aggredire il successivoaffioramento, durante la meritatasosta picnic in una radura soleggiata,Sergio ci invitava a riflettere sullapossibilità non ancora documentatalocalmente, di una diretta respon-sabilità della precessione degliequinozi nel determinare la carat-teristica ripetuta e costante alter-nanza di livelli più fangosi con altripiù sabbiosi che distingue lasuccessione del calanco di MonteGiogo. “Non vi sembra singolare”,aggiunse, “che i quattro livelli dicalcareniti, che affiorano nellasuccessione (sul più recente èedificato Castell’Arquato), sialternassero ogni 100.000 annicirca, richiamando dunque il ciclodella variazione dell’eccentricitàdell’orbita terrestre?” Così si erapresentata l’occasione di parlare deicicli di Milankovich e dell’influenzadei movimenti del globo terrestre sulclima e quindi sulla sedimentazione.

Il secondo calanco non avevaniente da invidiare al primo,specialmente dal punto di vistasportivo. Ad un certo momento cisiamo trovati davanti un salto di 4metri, o almeno così ci sembrava.

Amusium cristatum (Bronn), una dellespecie più comuni del Pliocene diCastell’Arquato.

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Niente paura, l’agilissimo professoreci mostrò come, con l’aiuto di unflessibile alberello messo lì quasiapposta, si poteva atterrare sani esalvi. Altro che Indiana Jones!Occorre dire però che questiaffioramenti si sono rivelati moltopiù poveri di fossili rispetto a quellidella Riserva. Quasi inaccessibili poisenza il “machete” di Sergio. Lasuccessione piacenziana è costituitaanche qui di alternanze di livellifangosi e detritico sabbiosi. Lamalacofauna suggerisce però unriferimento ad ambienti di minoreprofondità ed è caratterizzata oltreche da Pelecyora brocchii,Glossus humanus, Aporrhaispespelecani, Aequipecten sca-brella, Flabellipecten flabelli-formis anche da esemplari diGlycymeris insubrica, Spisulasubtruncata che denotano unatransizione verso ambientiinfralitorali. Di particolare interesseil ritrovamento di Palliolumexcisum una specie di pettinide chesi estinse intorno a tre milioni di annifa. Come nel precedente calanco

ogni specie ritrovata dava adito adinteressanti discussioni sul modo divita e sulla sua posizionesistematica. In particolare ci è rima-sta impressa l’osservazione diSergio: “Ogni fossile perde granparte del suo valore scientifico edidattico se non sono stati annotati,al momento del suo ritrovamento, leinformazioni fondamentali: in qualeroccia è stato rinvenuto, la suaposizione precisa nell’ambito dellostrato e le specie con cui èassociato.”

L’escursione terminò in unpittoresco Agriturismo per assag-giare affettati gustosissimi e vinorosso locale servito in coppette diceramica bianca. Che buono! Maci aspettava ancora il MuseoGeologico di Castell’Arquato. Dopoaver potuto osservare “in situ” soloun limitato numero di fossili,l’abbondanza del Museo non cisembrava vera. Ecco qui, i nostriamici dalla veneranda età di 2-5milioni di anni, sistemati bene eraggruppati a seconda del loroambiente. Tantissimi i repertiimportanti e degni di attenzione.Particolare interesse ha destato unblocco di roccia che presentavaun’incredibile concentrazione diconchiglie di Glycymeris insubrica.Soprattutto ci ha incuriosito ilforellino conico posto consorprendente precisione appenasotto l’umbone di tantissimiesemplari. “Foro di predazione daparte di naticidi (probabilmenteNeverita josephinia)” ci haspiegato Sergio. Ed ecco un altroesempio dell’enorme portatadidattica dei fossili: la predazionepermette di introdurre la nozione di

Un esemplare in posizione di vita diPelecyora islandicoides, una tipica specieneogenica che si estingue alla fine delPiacenziano.

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rete trofica, la concentrazione diconchiglie apre l’argomento dellatafonomia e tutti quei gusciammucchiati evocano la tempestache li ha raccolti, trasportati edepositati e ci troviamo a parlare delmoto ondoso. Per l’ennesima voltaci rendiamo conto di quanteinformazioni sono nascoste neifossili, basta fare le domandegiuste...

Il Museo Geologico meritasenz’altro una visita (perinformazioni: tel. 0523 804266,www.museogeologico.it, oppurePaleoItalia n.5, ottobre 2001). Unodei suoi vanti sono i fossili di cetaceirinvenuti nei calanchi dei dintornioltre che naturalmente le splendidecollezioni di molluschi fossili cherispecchiano molto bene ilpatrimonio fossilifero del territorio.

Per tutta la settimana avevapiovuto e le previsioni non eranomolto promettenti. Che fare?Nessuno dei partecipanti volevarinunciare all’escursione paleonto-logica con il Prof. Andrea Tintori.Così abbiamo deciso di partirecomunque. E il nostro ottimismo fupremiato!

Il punto d’incontro era statofissato al parcheggio di Canzopresso il cimitero, non lontano dallastazione ferroviaria. Da li abbiamoraggiunto a piedi la località FonteGajum dove inizia il Sentierogeologico di Valle Ravella. Perl’interesse che avevano suscitato siail suo assetto geologico che la suaricchezza di livelli fossiliferi l’areadella Riserva del Sasso Malascarpaera stata studiata a fondo findall’inizio del secolo scorso e il

sentiero geologico nacque circa 30anni fa. Fu il primo del suo generein tutta l’Italia. Oggi è statocompletamente rifatto e l’itinerarioè costellato da numerosi pannelli edè quindi facile da seguire.

Il primo affioramento lungo ilsentiero presenta una spettacolaresuccessione di strati contorti: ilcartello didattico posto lì accanto

La Montagna degli Zoccoli

Guida scientifica: Prof. Andrea Tintori, Università di Milanodata : 19 settembre 2004località: Canzo-Asso, Foresta Demaniale dei Corni di Canzo, Riserva del SassoMalascarpaequipaggiamento: da media montagnadifficoltà: nessuna. dislivello 650 m

Il Sasso Malascarpa.

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spiega che si tratta di sedimenti, perlo più calcari marnosi, messi inmovimento prima della diagenesi,quando erano ancora plastici. Dalpunto in cui ci trovavamo c’è unabella vista panoramica su tutta lavalle e il Prof. Tintori colse l’oc-casione per illustrarci megliol’itinerario generale.

“Guardatevi intorno”, c’invitò, “evi accorgerete che ci troviamo inuna conca. I suoi depositi più antichirisalgono al Triassico Superiore,quando tutto questo territorio erasommerso dal mare. Al centro dellaconca essi sono sepelliti sotto glistrati del Giurassico e del Cretaceo,secondo l’ordine di deposizione. Maai bordi della conca, più in alto, pereffetto della sinclinale e dell’ero-sione il principio di sovrapposizionenaturale sembra sconvolto e le untità

più antiche affiorano al disopra diquelle più giovani.” Da lontano siintravedeva la vetta del SassoMalascarpa. “Ecco, per esempio,solo la cima del Sasso Malascarparisale al Triassico, e per raggiungerlapasseremo prima per il Cretaceo epoi per il Giurassico. Sarà unapasseggiata attraverso la storia dellaterra a ritroso.” La vetta eralontanissima e non ci sembravapossibile che l’avremmo raggiuntain un paio d’ore soltanto.

Indicando gli strati compressi epiegati dell’affioramento continuò:“Ora immaginate di trovarvi in altomare, perchè, mentre nel TriassicoSuperiore tutta la zona era copertada un mare molto basso, questaformazione appartiene al Giurassico,e in quell’epoca il mare qui eraprofondo a causa di fenomeni di

Lungo la cresta verso il Sasso Malascarpa tra i calcari fossiliferi del Retico.

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subsidenza. La morfologia del fondomarino era molto varia con lapresenza di monti sottomarini anchemolto elevati. Infatti, l’evidenzageologica indica la deposizione disedimenti su superficie inclinate.Questi sedimenti, raggiunto un certospessore e con gli strati giàindividuati, tendevano a scivolarelungo il pendio, ma essendo ancoraplastici essi si arricciavano. Questofenomeno si chiama ‘slumping’,dall’inglese sprofondare, precipitare,e nella conca si vedono bene glieffetti. Se osservate i versantiintorno a noi noterete quei banchichiari di Calcare di Moltrasio che inogni tanto presentano delleinterruzioni nella loro traccia dirittaformando delle sacche, di slumpingappunto.”

Il sentiero ci portò allaPrim’Alpe, un antico alpeggiotrasformato in sede della Guardiaforestale dall’Azienda Regionaledelle Foreste, con tanto di Centrovisite e museo. La cascina, un beledificio rustico con un pittorescocortile, è stata ristrutturato seguendofedelmente i disegni originali. Nelmuseo, al reparto dedicato all’am-biente, scoprimmo una “siloteca”,una selezione di tronchi d’alberodelle specie più importanti dellaforesta demaniale, come faggio,castagno, orniello, rovere, peccio oabete rosso, ecc., tutti sezionati inmodo da poter osservare sia l’animadei tronchi che gli anelli di crescita.Gran parte del museo è dedicata allageologia e ai fossili locali. Pannellididattici informano i visitatori sui varilivelli fossiliferi locali, e una singolarecolonna stratigrafica di rocce veredei litotipi presenti nella Riserva ci

invita ad imparare a leggere il Librodi Geologia nascosta nel territorio.Il protagonista dei fossili presenti nelmuseo è senz’altro il Conchodon,un grande bivalve imparentato coni famosi Megalodonti delle Dolomiti.Esso ha dato il nome alla Dolomia aConchodon, una formazione localeparadossalmente particolarmentepovera di fossili e soprattutto diConchodon. Sembra che i Con-chodon fossero scappati anche dalmuseo, perchè c’erano solo i cartellicon dei bellissimi disegni del bivalve.Se li volevamo vedere davverodovevamo salire sul Sasso Mala-scarpa.

Per arrivare alla nostra meta sipassava prima alla Terz’Alpe,l’unico ‘alpeggio’ della valle tuttoraattivo, e soprattutto con annessoservizio di bar e ristorante. Prima diaffrontare la salita vi abbiamoprenotato il nostro pranzo, comepremio, un pò prematuro forse, dellenostre ipotetiche fatiche.

Prima della salita avevamo mododi osservare altri affioramenti, e unoin particolare attirava l’attenzione

Appena sopra la Terz’Alpe tra i blocchi diDolomia a Conchodon (senza Con-chodon!) franati dai Corni di Canzo.

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del nostro gruppo. “Si tratta diFlysch”, ci spiegò Andrea Tintori,“un termine di gergo svizzero-tedesco che vuol dire ‘fliessen’, cioèscorrere. Fondamentalmente sitratta di successioni di arenarie emarne, che si ripetono conregolarità. La loro ciclicità è dovutaalla successione di apporti tramitetorbide: qui, tuttavia, essendo allorain una zona di alto, giungevanosoprattutto le ‘nuvole’ di materialefine, mentre scarsi sono gli intervalliarenacei. Il Flysch è caratteristicodei fondali particolarmente instabili,in relazione a fasi orogenetiche, quisoprattutto del Cretaceo.” Davverostavamo risalendo la montagnapartendo dal Cretaceo per rag-giungere il Triassico passando per ilGiurassico.

Le piogge dei giorni passatiavevano reso il suolo piuttostoscivoloso e si procedeva con ladovuta cautela. Solo il Professore,abituato a ben altre difficoltà,andava avanti a piede lesto.Raggiunta la cresta, e il Triassico!scrutando costantemente il terreno

non ci era difficile notare laricchezza di fossili delle rocce lungoil sentiero. In particolar modoabbondavano le coquine o “shell-beds”, ammassi fitti fitti diconchiglie, testimonianze di furiosipaleo-uragani.

Arrivati finalmente in cima alSasso Malascarpa, cosa poi nontanto faticosa quanto ci piaceva farcredere, ci attendeva il nostropremio: una parete verticale bianca(di Calcare di Zu) costellata diConchodon. L’incontro con ilprotagonista del piccolo museo diPrim’Alpe ci lasciava senza parole,era un momento davveroemozionante. Nella roccia ilConchodon appariva in sezionericordando l’impronta di unozoccolo, e questo spiega perchè,ancora 100 anni fa, qualcuno eraconvinto che il diavolo stesso avesselasciato quelle tracce. Ovviamenteanche il nome del luogo si riferiscealla “Scarpa del Maligno”. Laparete che ora si trova in posizioneverticale era stata sollevata espostata dalla sua posizione

L superficie superioredello strato con iConchodon (strativerticalizzati).

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orizzontale durante l’orogenesi. Lotestimoniano proprio le sezioni deiConchodon che erano venuti allaluce molto prima di questo eventoper via dell’erosione della superficieorizzontale.

Dopo aver fotografato e toccatoi Conchodon a sazietà ci siamoraccolti sull’erba intorno ad AndreaTintori per ascoltare la storiadell’evoluzione di tutto quello cheavevamo visto fino adesso. Perl’occasione aveva portato con se lacartina geologica e ci avevapreparato dei testi per poterricordare meglio una volta tornati acasa.

“La storia delle rocce affiorantinella Riserva del Sasso Malascarpainizia, come già detto prima, nelTriassico Superiore, circa 215 milionidi anni fa, quando nei fondali bassial margine della Tetide si formaun’enorme piattaforma carbonaticadi Dolomia Principale, che si

estendeva dai Pirenei all’Iran. Tragli superstiti di quella piattaforma Viricordo le Tre Cime di Lavaredo o ilCivetta nelle Dolomiti. Nella nostraRiserva la Dolomia Principale èpresente come ‘supporto architet-tonico’. L’ambiente di allora somi-gliava a quello delle odierneBahamas, con acque limpide ebasse, e a causa del clima caldo iltasso di salinità nelle numeroselagune dal fondo poco ossigenatoera molto elevato. Come ricorderete,nel Triassico tutti i continenti eranoraggruppati nell’unico supercon-tinente ‘Pangea’. In quell’epocal’area in cui ci troviamo adesso, erasituata ai tropici.

Dopo milioni di anni tutta l’areasi approfondì e le condizioni di vitasottomarina migliorarono. La faunacambiò. Nella zona circalitorale, cioèad una profondità di qualche decinadi metri, i fondali furono colonizzatioltre da coralli, ricci di mare,

Le “impronte del Diavolo”: sezioni di Conchodon.

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crostacei e pesci anche daiConchodon e da altri molluschi. Isedimenti erano costituiti dacarbonati e argille che oggi formanol’Argillite di Riva di Solto e il Calcaredi Zu, il quale rappresenta l’unità piùricca di fossili della Riserva e checostituisce anche la ‘muraglia’ delSasso Malascarpa.

Un ulteriore cambiamentoavvenne circa 200 milioni fa, quandol’area subì un approfondimentoradicale e si innalzarono dei montisubacquei per centinaia di metri. Iloro depositi erano soggetto afrequenti frane e il Giurassico dellaRiserva è caratterizzato da unagenerale instabilità, di cui glislumping sono una testimonianzaevidente, come abbiamo potutoosservare prima. Anche le roccerossastre dell’Ammonitico Lom-bardo che vedremo più tardi e checontengono rare ammoniti si for-marono in quelle condizioni.

Il Cretaceo vide il bacinoprofondo colmarsi lentamente finoa riempirsi di sedimenti provvenientidall’erosione delle Alpi che avevanoiniziato ad emergere. Queste marnee arenarie, derivate dalla trasfor-mazione di argille più o meno ricchedi carbonati e sabbie, costituisconole unità più recenti presenti nellaRiserva.”

Dopo tanta geologia ci siamorimessi in marcia per vedereun’altro fenomeno spettacolare, nonlontano dalle bianche pareti aConchodon: i Campi solcati. Scen-dendo un piccolo sentiero e attra-versando un praticello ci siamotrovati all’improvviso a picco sullavallata sottostante. Proseguendocon cautela lungo il bordo si vedeva

a pochi metri tra gli arbustiun’estensione orizzontale di grigicalcari profondamente solcata.L’attività degli agenti atmosfericiaveva asportato quasi comple-tamente il suolo, giusto qualcheintrepida piantina si ostinava acrescere tra i solchi. “Le roccecalcaree sono spesso interessate dalfenomeno carsico”, ci spiegavaAndrea Tintori. “Si tratta dell’operadi dissoluzione della roccia stessa daparte delle acque piovane. Non sitratta quindi della solita erosionemeccanica dovuta a vento o gelo.L’acqua piovana contiene dell’ani-dride carbonica ed è quindi legger-mente acida. L’acidità aumentaquando l’acqua attraversa il suolo,e arrichita così può sciogliere megliola roccia sottostante. Se la rocciacalcarea è compatta, l’azionedell’acqua produce dei solchiirregolari che col tempo diventanosempre più profondi. Dato chel’acqua è capace di penetrare lerocce attraverso le più piccolefessure, la dissoluzione continua inprofondità allargando via via lefratture. Infatti se pensate allle

Uno spettacolare fenomeno di carsismo: iCampi solcati sul Sasso Malascarpa.

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grotte carsiche, di cui una piccola sitrova ai piedi dei Campi solcati, inrealtà non sono state ‘scavate’ ma‘disciolte’ dall’acqua.” Per un po’ci divertimmo a saltare i solchi, infattiessi erano talmente frequenti chenon era possibile procedere in modonormale.

Era ora di iniziare la discesa.Avevamo un importante appunta-menti con i Pizzoccheri allaTerz’Alpe e non si poteva fareassolutamente tardi. Il soleggiatocortile dell’Alpe è molto pittoresco.Un rustico pergolato di vite con deigrappoli d’uva che quasi ti cresconoin bocca, rende la sosta gradevo-lissima. Mentre aspettavamo di es-sere serviti, ci godevamo dopo ilsilenzio della montagna la confu-sione che è di casa in questi luoghi;ragazzini che corrono qua e la, altriche cercano di tirarsi dietro il papàper fargli vedere il vitellino nellastalla, i cani che non mancano maiin nessuna confusione, le mammeche cercano ad alta voce i figliimprovvisamente scomparsi dallaloro visuale e la cameriera comple-tamente in tilt, perchè proprio oggi,domenica!!! si era ammalata lacollega. Ah, che buoni i pizzoccheri!

Sulla via del ritorno, dopo laspecialità gastronomica dellaValtellina, ci siamo imbattuti inun’altra specialità valtellinese, ma dicarattere molto diverso. Lungo iltorrente Ravella la nostra attenzionefu attirata da certi massi giganteschila cui litologia non corrispondeva allerocce circostanti. “In effetti”, spiegòil Professore, “essi sono testimonidell’ultimo grande evento che haprofondamente influenzato lamorfologia delle nostre montagne: leglaciazioni quaternarie. Enormighiacciai dallo spessore di 1000 mcoprivano allora le vallate principaliraggiungendo la pianura. Con loro‘viaggiavano’ dei detriti di notevolidimensioni che i ghiacciai avevanoincorporato lungo il loro percorso.Con il disgelo finiva anche il viaggiodei detriti. Oggi, grazie alla parti-colarità della loro litologia, possiamoaffermare che i massi erratici otrovanti della Riserva, provengonodalla Valtellina”, terminò AndreaTintori. Niente male, comepercorso!

Che giornata interessante, pienadi soddisfazioni, ma ormai ci dove-vamo affrettare a raggiungere lemacchine.

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“Paleopasseggiando lungo iltropico del Carso” si snoda sulCarso triestino, nei pressidell’abitato di Basovizza, a pochichilometri dal confine italo-slovenoe dalla città di Trieste, lungo le pisteforestali e i sentieri CAI n° 44 e n°3. Il percorso fornisce al visitatoreinformazioni geologico-paleonto-logiche mettendo in evidenza eventiaccaduti nell’intervallo di tempocompreso tra il Cretacico superioree l’Eocene medio, corrispondente acirca 70 e 50 milioni di anni fa (Ma).Lungo il percorso si incontreràl’evidenza di uno dei momenti piùaffascinanti e drammatici dellastoria geologica della Terra: il

passaggio Cretacico/Terziario (K/T)che registra l’imponente crisibiologica mondiale di 65 Ma. Ilpercorso, inoltre, assume valorenaturalistico in quanto stimolaosservazioni sui fenomeni carsici,sulla vegetazione e sulla fauna.

Il visitatore potrà scoprirsigeologo, paleontologo e naturalistaosservando rocce, fossili,morfologie carsiche e assaporandoaspetti salienti della vegetazione edella fauna locale.

Il primo tratto coincide con partedel Sentiero Josef Ressel: unimportante tracciato a livelloeuropeo, in quanto tra i primi adessere attrezzato per non vedenticon irradiatori a raggi infrarossi.L’escursionista potrà subito prestareattenzione alle pietre dei muretti asecco, che forniscono già unesempio delle rocce e dei fossilipresenti nei dintorni.

Il sentiero si muove verso est,attraversando perpendicolarmentegli strati di roccia disposti secondouna direzione nord-sud.Camminando si avanzerà nel tempo,

PALEOPASSEGGIANDO LUNGO IL TROPICODEL CARSO

SERGIO ANDRI*, DEBORAH ARBULLA°, FRANCO CUCCHI^,JENNY IDILI**, ANDREA LORENZON*, FRANCESCA MACORINI**,NICOLETTA MAGRIN*, DIEGO MASIELLO°° NICOLETTA PERCO*,

FABIO PERAZZI**, NEVIO PUGLIESE^, ANASTASIA PURIC°°,RODOLFO RICCAMBONI**, ANNA ROSSI^, DONATELLA SAMEC*

* Studente di Scienze Naturali, Università diTrieste

° Museo Civico di Storia Naturale, Trieste^ Dipartimento di Scienze Geologiche,

Ambientali e Marine, Università di Trieste** Studente di Scienze Geologiche, Università

di Trieste°° Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia;

Direzione centrale risorse agricole,naturali, forestali e montagna; Ispettoratoripartimentale foreste di Trieste e Gorizia;Centro didattico naturalistico di Basovizza.

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dal passato verso epoche semprepiu’ vicine a noi. Come unpaleoecologo, il visitatore ricostruiràcon l’immaginazione gli scenaritropicali e subtropicali di un oceanoscomparso (Tetide). In questooceano, il Carso con tutta la regione

adriatica ha compiuto un viaggio dioltre un centinaio di milioni di anniposto sopra un frammento dicontinente che si staccò da unazona corrispondente all’attualeAfrica per poi collidere con placchecontinentali euro-asiatiche.

Le tappe proposte da“Paleopasseggiando lungo il tropicodel Carso” sono:

1. Mare tropicale nelle doline2. Un buco nell’acqua (di anticalaguna)3. Kambiano i Tempi (K/T)4. Le talpe “scoprono” il suolo5. La comunita’ si arricchisce6. Uno sguardo a 360° (presente,passato e futuro)7. Alla ricerca della landa perduta

Carta del percorso.

Primo tratto del sentiero.

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1.Mare tropicale nelle dolineLungo il sentiero nel Bosco

Igouza, una secolare pinetaartificiale, si notano testate di stratoe grandi blocchi di calcare; sono,inoltre, presenti numerosedepressioni di forma più o menocircolare e di dimensioni variabili: ledoline. Queste forme epigee,caratterizzate dalla presenza di puntidi assorbimento idrico sul fondo, siformano per dissoluzione dei calcari(doline di dissoluzione) ad operadell’acqua superficiale oppure inseguito al crollo del soffitto di unacavità sotterranea (doline di crollo).

Sul lato destro del sentiero siincontra una dolina di dissoluzionedi modesta entità. Scendendo sulfondo, si trovano affioramenti di

calcare. Qui si osservano numerosifossili di rudiste, molluschi ormaiestinti, a testimonianza di un anticomare tropicale o subtropicale.Questi fossili, qui molto numerosi,erano molluschi bivalvi tipici delCretacico (da 135 a 65 Ma). La loroconchiglia è costituita da due valve,una generalmente conica e l’altra aforma di opercolo, che racchiu-devano le parti molli dell’organismo.Le rudiste vivevano fissate alsubstrato e si riproducevano di solitoin acque calde e ben ossigenate,generando a volte barriereorganogene simili a quelle costruiteoggi dai coralli.

Procedendo lungo il sentiero èpossibile osservare forme legate alladissoluzione da parte delle acque

Particolare di rudiste in sezione trasversale e, nel riquadro in basso a sinistra, longitudinale.

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meteoriche che scorrendo sullerocce o stagnando nelle depressionihanno formato scannellature, solchicarsici e vaschette di corrosione.

2. Un buco nell’acqua (di anticalaguna)

La seconda tappa invita adosservare un sito interessante mapoco conosciuto. Si tratta del PozzoAdria, situato a qualche centinaio dimetri a nord-est di Basovizza,profondo circa 28 metri e caratte-rizzato da due gallerie alla base.Questo pozzo fu realizzato agli inizidel ‘900, assieme al più profondoPozzo Skoda (-256 m) posto a 1 kmdal paese di Basovizza. Lo scopo

era quello di trovare giacimenti dicarbone sulla scia dei numerosiscavi effettuati nella regione carsicatra Trieste e l’Istria, a partire da circametà del 1700 per soddisfarel’aumentato fabbisogno dicombustibile.

Il “carbone” del pozzo èrappresentato soprattutto da lignitepicea, originatasi in seguito ad unasedimentazione di materia organicae resti vegetali in ambienti di lagunasubtropicale prima della fine delCretacico (circa 70 Ma). La lignite,che si trova in strati di ridotto spes-sore e contiene fossili microscopici(ostracodi e gasteropodi), è facil-mente osservabile tra il materiale di

Morfologie carsiche: A. Scannellature ; B. Vaschette di corrosione (kamenitza) evoluta.

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riporto dello scavo accumulato apochi metri dai margini del pozzo.

I pozzi diedero pochissimocarbone o non ne diedero affatto.Stando ad alcune fonti, l’ing. HansGutmann, responsabile dei lavori, perl’esito fallimentare si sarebbe toltola vita lanciandosi nel baratro. Sitratterebbe, però, solo di unaleggenda: sembra infatti cheGutmann abbia avuto in seguito altriincarichi. Rimane la sola certezzache a Basovizza i lavori si inten-sificarono dal 1900 al 1908.

3. Kambiano i Tempi (K/T)Lasciando alle spalle il Pozzo

Adria, il sentiero prosegue indirezione sud-est verso le falde delMonte Cocusso. Gli affioramentiche si incontrano ai margini sonoesclusivamente calcarei. In prossi-mità della S.P. 10 affiorano calcaricontenenti fossili che hannopermesso l’identificazione di unmomento importante della storiageologica di quest’area. In questotratto di sentiero si passa in pochimetri dai calcari cretacici (finedell’Era Mesozoica) a quelli succes-sivi dell’Era Terziaria, incontrandorocce che hanno registrato una dellepiù imponenti catastrofi biologichea livello planetario, nota come la“grande estinzione di massa” delpassaggio K/T (65 Ma). Questacrisi, provocata da cambiamentiambientali e climatici dovuti a piùcause (impatto di meteorite, attivitàvulcanica, apertura dell’Atlantico),è stata un evento talmente straor-dinario da causare la scomparsa nonsolo dei dinosauri, ma anche di altriorganismi. Lungo questo percorso,infatti, si può diventare spettatori di

questa crisi riconoscendo altre“vittime” meno famose. Ciò èpossibile osservando nelle roccel’ultima apparizione delle rudiste edi un piccolo organismo unicellulare,il foraminifero Rhapydioninaliburnica, nonché di altre formetipiche di ambiente prettamentemarino poco profondo. La comunitàbiologica si impoverisce ancheperché il mare si ritira lasciando unoscenario caratterizzato da ambientisoggetti a continue emersioni e som-mersioni. La copertura vegetaleimpedisce di seguire con continuitàrocce che hanno registrato questocambiamento ambientale, osser-vabile comunque in altre affiorantiin aree vicine a Basovizza.

Proseguendo la passeggiata,presso il lato sud-orientale della S.P.10, si incontrano strati di calcari neriche registrano la ripresa della vitadel Terziario. In un ambiente ormaitrasformatosi in laguna e palude, siassiste alla comparsa di alghe verdi(caracee) e mucillagini organiche,queste ultime responsabili dellacrescita delle stromatoliti.

Il Pozzo Adria, oggi recintato.

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La strada provinciale n° 10 “delTimavo” potrebbe, dunque, rappre-sentare una reale linea di confinetemporale, attraversando la quale siabbandona il Cretacico per intra-prendere il cammino (CAI n°3) nellerocce del Cenozoico, in un ambientegeologico completamente diverso.

4. Le talpe scoprono il suoloAbbandonando momentanea-

mente il sentiero segnato escendendo nella dolina a ferro dicavallo che si trova sul suo latosinistro, si notano mucchietti di terrache compaiono in gran quantità sulprato in prossimità della dolina esono la manifestazione superficialedegli scavi effettuati dalle talpe. Per

quale motivo le talpe dovrebberointeressarsi solo a queste zone abreve distanza dalle dolinetrascurando il resto del prato? Lacopertura sedimentaria delle roccecarsiche è, infatti, minima anche acausa dell’intensa fratturazione deicalcari che determina la perco-lazione dell’acqua meteorica inprofondità. L’acqua trascina con séla terra ed altro materiale dallasuperficie. Così facendo la coticaerbosa si sviluppa subito al contattodella roccia madre calcarea: questoparticolare profilo del suolo prendeil nome di rendzina. Le dolineconvogliano gran parte dell’acquapiovana e, perciò, in esse vi è unelevato accumulo di terra traspor-

Stromatoliti fossili in sezione lucida, a sinistra; stromatoliti attuali (Shark Bay, Australia),a destra.

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tata dall’area circostante ad operadel ruscellamento superficiale. Letalpe, quindi, costituiscono il primoindizio dell’aumentato spessore delsuolo, che si riflette in manieraevidente anche sul tipo divegetazione insediatasi sul fondodelle doline. In questi suoli umidi bensviluppati in profondità, infatti, lepiante arboree trovano un ambientefavorevole che permette loro diraggiungere dimensioni ragguarde-voli. Due tipici esempi sono il cerro(Quercus cerris) e, nelle doline piùprofonde, il carpino bianco (Car-pinus betulus).

Gli scavi delle talpe, inoltre,permettono al visitatore di osser-vare il tipo di materiale che si hasotto i piedi, nonché la sua consi-stenza, il livello di aggregazione(grumi, ecc.) ed altre carat-teristiche.

I calcari che affiorano lungo ilsentiero e sul fondo della dolina sonocaratterizzati dall’aumento dellaricchezza dei fossili. Compaiono leprime alveoline e nummuliti. Questiforaminiferi, dal guscio calcareoancora di piccole dimensioni,diventano sempre più abbondanti,

registrando così condizioni di vitamarina sempre più favorevoli.

A pochi passi dal sentiero, sullato sinistro, si apre una cavitànaturale: è il pozzo del MonteCocusso (n° 5397 del catastoregionale), profondo 50m.

5. La comunità si arricchisceLasciata la dolina, ci si accinge

a percorrere un tratto di sentierodove affiorano calcari grigio-chiarisempre più fossiliferi. I fossili, primadi piccole dimensioni, si riconosconoora come macchioline biancastredalla forma circolare ed ovata che,osservati attraverso una lente diingrandimento, si rivelano essere igusci calcarei dei foraminiferinummuliti e alveoline. Questeforme, che attribuiscono alle rocceun’età eocenica (55-50 milioni dianni fa), possono raggiungeredimensioni di diversi centimetri. Iloro attuali discendenti vivono suifondali costieri dei mari caldi,testimoniando così che nel lontanoEocene l’area del Monte Cocussoera bagnata da un mare tropicale/subtropicale. In questo mareforaminiferi, alghe ed altri organismi

A. Nummuliti in rilievo; B. Alveolina in sezione lucida.

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si diffusero eccezionalmente, tantoche alcuni strati sono zeppi dimicrofossili: la comunità degliorganismi sta raggiungendo il suomassimo fulgore.

Il sentiero ora sale in un’area dinotevole interesse forestale. Infatti,a quota 550 m è presente unaparticella sperimentale di abetegreco (Abies cephalonica), pian-tata dai forestali austriaci nel 1884.Delle 3000 piante di allora sonorimasti oggi una cinquantina diesemplari. Questa specie è unaresinosa molto decorativa aportamento marcatamente pirami-dale. Fuori dal proprio arealenaturale (Peloponneso, confine traMacedonia e Albania) il suorinnovamento spontaneo è piùdifficoltoso. Gli strobili (pigne) sonoraccolti dal Corpo Forestale delloStato per il recupero dei semi adattialla produzione di altre piantine.

6. Uno sguardo a 360° (presente,passato e futuro)

Proseguendo verso la cima delMonte Cocusso si attraversano altriscenari forestali. A quota 643m sitrova la particella sperimentale diabete rosso (Picea abies), costituitada circa 100 esemplari piantati nel1936. A quota 670m si raggiungeun’altra pineta di rimboschimento dipino nero (Pinus nigra), ultima-mente diradata.

La quota 672m rappresenta lacima del Monte Cocusso (Concusso,Kokoš, Ozeg), il rilievo più alto delCarso triestino. Assieme al vicinoMonte Castellaro Maggiore (Slo-venia), il Cocusso è stato sede di uncastelliere: abitato preistorico delperiodo dei metalli. Con i suoi

rigogliosi boschi, queste zone sonooggi porte d’ingresso per lupi, linci,sciacalli dorati, cervi, nonché pergiovani orsi bruni in fase didispersione colonizzatrice. In questiboschi sono presenti rapaci diurni enotturni e tra i picidi c’è il picchionero, la cui presenza testimonia lamaturità dei boschi stessi.

Le rocce che affiorano lungo ilpercorso sono sempre calcaridell’Eocene, talora molto ricchi dialveoline e nummuliti, a confermadella notevole biodiversità di questoperiodo geologico. Vista la lororicchezza in microfossili, le roccecostituenti i muretti presso la cimadel Cocusso rappresentanoun’ottima stazione per effettuareosservazioni paleontologiche.

Sulla sua cima si possonoosservare i resti di un tumulo, atestimonianza di una tipica sepolturadell’Età del Bronzo, dove i corpierano sotterrati in posizione fetalee ricoperti da sassi. Dal tumulo delMonte Cocusso si gode un vastopanorama a 360°: Alpi Carniche,Prealpi ed Alpi Giulie, MareAdriatico, Istria, Monte Nanos,Monte Taiano. In giornateparticolarmente terse, inoltre, lo

Il Monte Cocusso nel periodo invernale.

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sguardo può spaziare, a nord-ovest,fino alle Dolomiti e, a sud-est, finoal Monte Nevoso e alla dorsale dellaVena.

7. Alla ricerca della landaperduta

Il tracciato che scende ai piedidel monte attraversa pietraie ed unavegetazione simile alla precedente,che va via via diradandosi fino araggiungere un ambiente chericorda l’ormai rara landa carsica.

La landa carsica è una formazio-ne semi-naturale di prati aridi esemi-aridi su terreni calcarei con unareale di distribuzione che va dallacosta orientale dell’Adriatico finquasi ai confini con l’Albania.

Alcuni ricercatori collocano lasua comparsa circa all’età delBronzo a seguito dell’aumentatosfruttamento del territorio da partedell’uomo tramite pascolo su zonedisboscate a seguito di incendi.

L’abbandono di tali attivitàumane e tradizionali ha portato allaperdita quasi totale di questi habitatche sono in una rapida fase di ince-spugliamento. La landa costituiva unambiente ideale per la sopravviven-za di numerose specie sia animaliche vegetali. Ed è proprio per questomotivo che in questa zona è previstoun progetto di ripristino di taleecosistema.

A testimonianza della presenzadell’antico pascolo si notano resti diuna pozza (nota ai locali come“cisterna”) e di uno stagno essenzialiper la raccolta dell’acqua doveanche gli animali potevano abbeve-rarsi.

In prossimità della “cisterna” èpresente una parete dove è possibile

Panorama invernale della landa carsica.

effettuare alcune osservazionipaleontologiche. Qui i calcari sonoricchi di nummuliti ed alveoline. Sitratta delle stesse rocce affiorantilungo il sentiero che dalla vetta portaalle falde del monte.

A meno di 1km ad est della “ci-sterna” si apre l’Abisso del Diavolo(n° 117 del catasto regionale), unpozzo profondo più di 125m. Sul latosinistro del percorso, nella sua parteterminale, sono presenti due doline:una di crollo, più vicina alla stradastatale, una di dissoluzione, inprossimità del sentiero.

L’escursionista, immerso nellapiacevole serenità della natura chelo circonda, è ormai giunto verso laconclusione del sentiero. Rimane dapercorrere l’ultimo tratto, segnalatodai colori bianco e blu della Societa’Alpina Slovena che riporta al paesedi Basovizza e al parcheggio.Attraverso le informazioni fornitelungo il percorso, il visitatore è orain grado di avvicinarsi in modoattento e rispettoso ad un ambientein continua evoluzione, frutto dellemutazioni climatiche e ambientaliche hanno modellato l’area in milionidi anni.

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Informazioni utili sul percorso

-Lunghezza: 6 km circa.-Tempo di percorrenza: 4h.-Partenza: arrivando da Trieste si giunge a Basovizza, si svolta a sinistradopo la chiesa, si prosegue per 500 m lungo la S.P. 27. Sulla destra si trova unparcheggio sterrato. L’inizio del percorso coincide con il Sentiero Ressel.-Itinerario: il sentiero disegna un anello salendo fino alla vetta del MonteCocusso, ridiscende a sud e si chiude a Basovizza. Entro breve si prevede diattrezzare il sentiero con un’adeguata segnaletica.-Difficolta’: il primo tratto e’ pianeggiante, agevole ed adatto a tutti. La salitaal monte è piuttosto ripida ed impegnativa. Nel periodo invernale non è rarotrovare gelate e vento di Bora. Si raccomanda un abbigliamento adeguatamenteprotettivo, data la diffusione delle zecche, e una particolare attenzione quandosi cammina al di fuori del sentiero, vista la presenza di pozzi, cavità, ecc.

-Letture consigliate:Calligaris R. (1988-89) - Storia delle miniere di carbone del Carso triestino e dell’Istriadal ‘700 al 1945. Atti del Museo Civico di Storia Naturale, v. 42(1), 1-69. (Da questapubblicazione sono state tratte informazioni sulla tappa n°2)AA.VV. (1992) - Carso. Appunti forestali. Curiosità, storia, itinerari, crittogame,regolamenti, grandi patriarchi e produzioni di alcuni boschi carsici in Venezia Giuliae Slovenia Associazione Sportiva e Culturale dei Corpi Forestali del Friuli VeneziaGiulia, Ed Spring, 109pp, Trieste.AA.VV. (1996) - L’imboschimento del Carso. Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.Direzione regionale delle foreste e dei parchi, 125 pp, Udine.AA.VV. (2000) - Boschi senza confini. Escursioni nelle foreste di Friuli-VeneziaGiulia Slovenia e Croazia. Associazione Sportiva e Culturale dei Corpi Forestali delFriuli Venezia Giulia, Ediciclo Editore, 204 pp., Portogruaro.Cucchi F., Pugliese N. & Ulcigrai F. (1989) - In Carso Triestino: note geologichestratigrafiche. International Journal Speleology, v.18, 49-64; Trieste.

-Informazioni aggiuntive: sarà presto disponibile un cd multimediale ricco diapprofondimenti. Prima di intraprendere il percorso si consiglia di contattareil Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, al sito internethttp://www.units.it/disgam/divulga, il Centro Didattico Naturalistico del CorpoForestale Regionale a Basovizza (e-mail: [email protected]) e il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste (e-mail:[email protected]).

-Ringraziamenti: si ringraziano il Dott. Sergio Dolce (Direttore del MuseoCivico di Storia Naturale, Trieste), il Dott. Aldo Cavani (Direttoredell’Ispettorato ripartimentale delle foreste di Trieste e Gorizia) e i Prof. RuggeroMarocco e Giovanni Battista Carulli (Dipartimento di Scienze Geologiche,Ambientali e Marine, Trieste) per i suggerimenti dati nel corso dellapreparazione del percorso.

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I graptoliti erano piccoli animalimarini, bentonici o planctonici, conmodalità di vita coloniale (come icoralli ed i briozoi attuali).

Vissuti per circa 150 milioni dianni, si estinsero circa 350 milionidi anni fa, nel Carbonifero inferiore.

I graptoliti rappresentano, nelPaleozoico, uno dei gruppi piùimportanti per stabilire con esattezzal’età di un campione.

Le colonie di graptoliti, cheavevano dimensioni variabili trapochi millimetri e qualche centi-metro, erano formate da miriadi dipiccolissimi individui, detti zooidi,connessi tra loro da tessuto vivente.Lo scheletro della colonia era moltoregolare e geometrico ed era com-posto da una particolare proteinafibrosa strutturalmente molto similealle fibrille di collagene.

Le colonie dei graptoliti bentonicierano caratterizzate da tre differentitipi di teche (autoteca, biteca e stolo-teca), a seguito di un distintodimorfismo sessuale degli zooidi chevivevano al loro interno. Le auto-teche si ritiene ospitassero gli zooidifemminili, mentre le biteche, (didimensioni minori), ospitavano glizooidi maschili; le stoloteche eranoattraversate da solo tessuto connet-tivo (stolone). I graptoliti planctonicipresentavano invece due soli tipi diteche: la autoteca e la stoloteca.

La colonia (rabdosoma) sisviluppava in modo asessuato(gemmazione) a partire da unasingola teca iniziale di forma conica(sicula) che ospitava il primo zooide,l’unico originato da riproduzionesessuale. Attraverso un’incisionenella sicula (“primary notch”) sioriginava una gemma iniziale (“initialbud”) da cui si sviluppava la primadi una o più serie di teche.

La sicula si evolveva probabil-mente in due tempi: prima unaprosicula a forma di cono appuntito,irrobustita da caratteristiche barreverticali che si prolungava versol’alto con un sottile filamentochiamato nema o virgula, in seguitouna metasicula costituita dall’accre-scimento di piccoli anelli o mezzianelli con una sutura a zig-zag.Questi anelli, chiamati fuselli, sono

I GRAPTOLITI

SERGIO PIRAS

Oktavites spiralis, Llandovery, Silurianoinf. della Germania.

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caratteristici dei graptoliti e di moltihemichordata attuali. Tutto ilrabdosoma è costituito dai fuselli.Nella parete delle teche, oltre allostrato fusellare, è presente unostrato esterno, chiamato stratocorticale (cortex) formato anch’es-so da collagene fibroso, che servivaad irrobustire la struttura.

Le colonie dei graptolitiplanctonici erano altamente orga-nizzate e seguivano degli ordinatipiani di crescita.

Ogni singolo zooide, pur capaceanche di movimenti autonomi,doveva essere coordinato con glialtri individui della colonia, ma allostesso tempo capace di movimentiautonomi.

L’elevata coordinazione deglizooidi, permette di ipotizzare uncerto grado di mobilità nei graptolitiplanctonici. Si pensa che, come ilmoderno plancton, i graptoliti

migrassero verticalmente nellacolonna d’acqua, con spostamentianche giornalieri di centinaia di metriin modo da avvantaggiarsi dalmovimento ascendente\discendentedelle correnti. Queste migrazionipotrebbero aver avuto diversefunzioni: evitare i predatori, cibarsidei batteri e\o del fitoplancton eridurre la competizione tra le specie.

EvoluzioneI graptoliti rappresentano una

classe estinta del phylumHemicordata, molto vicini a formeviventi come Cephalodiscus eRhabdopleura. La classe Grapto-lithina comprende otto ordini deiquali però solo due (Dendroidea eGraptoloidea) sono particolarmenteimportanti. Negli altri sei ordini(Crustoidea, Tuboidea, Camaroidea,Stolonoidea, Dithecoidea, Archaeo-dendrida) rientrano graptolitibentonici sessili e incrostanti,estremamente rari e in praticaconfinati all’Ordoviciano.

I dati attualmente a disposizionefanno supporre che i graptoliti sisiano originati da emicordatiprimigeni, agli inizi del Cambrianomedio.

I primi graptoliti (Dendroidi) adampia diffusione geografica condu-

Struttura esterna edinterna di un graptoliteplanctonico.

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cevano una vita bentonica, all’iniziocome filtratori, ed occupavano lastessa nicchia ecologica di altriorganismi bentonici quali spugne,echinodermi, pennatulidi ebrachiopodi. Le colonie erano multi-ramificate, con una forma a“cespuglio” abbastanza simile adalcune colonie di briozoi. Laclassificazione di questi graptoliti èpurtroppo carente, in quanto basatasolamente sulla forma delle colonie.Gli ultimi rappresentanti deiDendroidea (bentonici) si estinseronel Carbonifero inferiore. NelTremadoc (Ordoviciano inf.) sicompie nella storia evolutiva deigraptoliti un grosso passo in avanti,con la comparsa dei primi graptolitidendroidi planctonici, appartenenti algenere Rhabdinopora. Infatti, ci fuuna profonda trasformazione dellecolonie per un miglior adattamento

alla vita planctonica, con un pro-gressivo aumento delle dimensionidelle colonie, assieme ad unariduzione del numero dei rami(“stipes”). All’inizio dell’Arenig,(Ordoviciano inf.), il numero deirami si stabilizzò e si ebberorabdosomi dicotomici con otto,quattro o due rami con techedisposte per quattro o due file(quadriseriali, biseriali). Inoltre,scomparvero anche le biteche quindisi presuppone che i graptolitiplanctonici fossero diventatiermafroditi. In seguito, presero ilsopravvento i graptoliti con solo duerami. Una modificazione importanteriguarda la direzione di crescita delleramificazioni; mentre nei primiplanctonici si osservava una crescitapendente, declinata, deflessa oorizzontale, si passò durantel’Ordoviciano, a forme reflesse,reclinate o scandenti.

Alla fine dell’Ordoviciano unagrande glaciazione nell’EmisferoSud, accompagnata da un veloceabbassamento del livello marino edelle temperature, causò l’estinzionedi quasi tutti i graptoliti. I pochigraptoliti scandenti biserialisopravissuti, diedero origine agraptoliti scandenti con una sola filadi teche (uniseriali), appartenentialla famiglia dei Monograptidae.

La trasgressione post-glaciale ela risalita delle temperature, fecerosì che si diffondessero globalmenteacque ricche in nutrienti e poverein ossigeno, che favorirono unanuova fase evolutiva deimonograptidi. Questi graptolitiuniseriali, dopo un iniziale adat-tamento alle nuove condizioniambientali, ebbero un’incredibile

Zooide di briozoi, presumibilmentecomparabile con uno zooide di graptolite.

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diffusione, culminata con la massimadiversità delle associazioni agraptoliti nel Llandovery medio(Siluriano inf.), vale a dire attorno a438 milioni d’anni fa. Dopo ilSiluriano inferiore, la storia deigraptoliti planctonici è statapunteggiata da una serie d’episodidi crisi e sviluppo, a varie scaled’ampiezza riconoscibili in tutto ilmondo, che hanno portato ad unaprogressiva diminuzione delladiversità. I graptoliti sopravissuti allacrisi di fine Siluriano erano formemolto semplici, che scomparveroabbastanza improvvisamente nellaprima parte del Devoniano. Leragioni di questa scomparsa nonsono state ancora completamentespiegate.

AmbienteI graptoliti planctonici erano

estremamente diffusi nei maridell’Ordoviciano, del Siluriano e delDevoniano Inf. e sono stati trovatiin depositi di piattaforma interna edesterna, dove sono spessoaccompagnati da ricche faunebentoniche. Sono però molto piùabbondanti nei depositi di mareprofondo, dove, nelle sequenzeargillitiche anossiche ricche insostanze organiche danno luogo allatipica facies degli “scisti neri agraptoliti”, che si accumulano nellapiattaforma esterna e nellascarpata.

Le facies a scisti neri a graptolitisono state trovate in tutto il mondo.Appaiono nell’Arenig (Ord. inf.) e

Morfologie deirabodosomi deigraptoliti.

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successivamente si diffondonoglobalmente in concomitanza con larisalita del livello marino ordovicianodel Llanvirn (Ord. medio). Tuttavial’acme di diffusione delle facies ascisti neri si ha nel Siluriano inf. poiquesta facies diminuisce progres-sivamente nel tempo, fino ad essererimpiazzata localmente nelDevoniano Inf. dagli scisti atentaculiti.

Utilizzo dei graptoliti instratigrafia

I primi studi che utilizzarono igraptoliti per datare sezionigeologiche risalgono al 1878(Lapworth). Analoghi studi furonosviluppati da Tornquist, Elles, Woode molti altri nei primi anni del 20°secolo, basandosi sul concetto di

“zona d’associazione” includendoviil maggior numero di speciepossibile. Queste zone sonoapplicabili nelle correlazioni globaliin differenti sezioni e regioni. Lagrande importanza dei graptoliti incampo biostratigrafico, è testi-moniata dal loro ampio utilizzo nelladefinizione di stratotipi, ad esempiola base del Siluriano e del Devo-niano sono riconoscibili propriograzie alla comparsa rispettivamen-te di Parakidograptus acuminatuse di Monograptus uniformis.

Grazie ai graptoliti si è potutosuddividere l’intervallo che vadall’Ordoviciano Inf. al DevonianoInf. in numerose biozone, che inalcuni casi hanno una durataestremamente ridotta per ilPaleozoico (circa 500.000 anni),

Distribuzione dei graptoliti nel tempo.

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vale a dire un potere di risoluzionealtissimo.

Graptoliti in ItaliaI graptoliti sono diffusi in Italia

esclusivamente nelle zone in cuiaffiorano le serie Paleozoiche, dalCambriano al Carbonifero, e, piùprecisamente nelle Alpi Carniche edin Sardegna.

Sul versante italiano delle AlpiCarniche gli affioramenti a graptolitisono piuttosto limitati: i migliori sonosegnalati nei pressi di Rigolato e inVal Uqua.

In Sardegna i graptoliti sonomolto comuni e ben documentati, edil loro studio è di lunga tradizione. Iprimi graptoliti sono stati segnalatida Meneghini nel 1856.

La presenza dei primi dendroidiplanctonici del genere Rhabdino-pora è segnalata nella parte altadella Fm. di Cabitza (Iglesiente).Graptoliti Ordoviciani sono segnalatinella Sardegna merdionale, coigeneri Dydimograptus (parte altadella Fm. di San Vito, Arenig,Sarrabus), Orthograptus, Glypto-graptus e Normalograptus (Fm.

Mt.Orri, Caradoc; Fm.di Rio SanMarco, Ashgill, Fluminese).

Nel Siluriano inf. le faune piùricche si trovano nel Fluminese e nelSulcis (Fm. di Genna Muxerru), enel Sarrabus-Gerrei; complessi-vamente sono presenti quasi tutte lebiozone a graptoliti del Landoverydalla acuminatus alla spiralis.Graptoliti del Wenlock sono statisegnalati nella famosa località diGoni (forse l’unica al mondo doveesiste una via dedicata ai graptoliti)ed in altre località della Sardegnameridionale, le biozone del vannodalla riccartonensis alla ludensis.

Nel Siluriano superiore (Ludlow)del Fluminese sono state docu-mentate nove specie appartenenti aigeneri Saetogratus, Colonogra-ptus, Monograptus e Bohemogra-ptus mentre nel Pridoli si conosceuna sola specie (M. parultimus).

Monograptus proteus, del Llandovery(Siluriano inf.).

Normalograptus sp., del Llandovery(Siluriano inf.) della Sardegna sud-occidentale.

Spirograptus turriculatus e Monograptusmarri del Siluriano inf.

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Per saperne di più

Attualmente mancano in italiano dei libri che affrontino l’argomentoin modo specifico, mentre non mancano le pubblicazioni in inglese. Perchi si vuole addentrare nel misterioso mondo dei graptoliti possoconsigliare:Moore, R.C. Teichert, C., 1975, Treatise on Invertebrate Paleontology. Part V.

Graptolithina: with Sections on Enteropneusta and Pterobranchia.Palmer D. & Rickards B., 1991. Graptolites: Writing in the Rocks (Fossils Illustrated).Rickards R.B., Zalasiewicz J.A., Rushton A.W.A., Hutt J.E. & Howe M.P.A. (eds)

Atlas of Graptolite Type Specimens, Folio 1, 2000. Palaeontographical Societyand the British and Irish Graptolite Group.

Qualcosa di più specifico sui graptoliti italiani:Gortani M., 1951, Graptoliti di Rigolato (Carnia),. Mem. Ist. Geol. Univ. Padova, 16

(1949-51), 1-27.Rickards B., Holland C.H. & Serpagli E., 1995, Aspects on Silurian and Devonian

graptolite faunas and stratigraphy in southern Sardinia. Bollettino della SocietàPaleontologica Italiana, 34, 67-80.

Storch P. & Serpagli E., 1993, Lower Silurian Graptolites from Southwestern Sardinia.Bollettino della Società Paleontologica Italiana, 32, 3-57.

Graptoliti del DevonianoInferiore sono presenti solo nelGerrei (Sardegna sudorientale) aBaccu Scottis con i generiAbeisgraptus, Monograptus eLinograptus con le tre specie: A.multiramosus, M. prahercynicuse L. posthumus che documentanole tre biozone uniformis, prae-hercynicus, hercynicus.

Monograptus uniformis, la specie la cuicomparsa definisce la base del Devoniano.

Via dei Graptoliti a Goni, nella Sardegnasud-orientale.

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Paleo Lexa cura di Manuela Lugli

[email protected]

Un gruppo di paleontofili mi ha scritto per sottopormi alcune domandein merito ad una questione di sicuro interesse generale e che, purtroppo, èancora aperta. Il tema, inoltre, mi dà modo di approfondire la portata dialcune norme, al fine di fornire indicazioni interpretative a tutti i soci.

Ma ecco il “caso”.

Negli anni ’99 e 2000 diversi paleontofili inviarono alleSoprintendenze la “Dichiarazione di possesso dei fossili”. A tutt’oggitrascorsi 4-5 anni a questi soci non è pervenuta alcuna notifica dibeni di particolare interesse. Unica nota di ritorno una lettera dellaSoprintendenza di ringraziamento per avere inviato la dichiarazionee di segnalazione che la stessa era stata trasmessa alla CommissionePaleontologica presso il Ministero per i Beni e le attività culturali. Ledomande sono: come devono comportarsi i soci che inviarono ledichiarazioni riguardo ai fossili oggetto delle stesse?

Esiste un termine entro cui le Soprintendenze devono provvederealla notifica che si tratta di bene di interesse culturale?

In mancanza di notifica di bene d’interesse culturale il paleontofilopuò considerare quel fossile oggetto di sua proprietà?

* * *

Nel 1999 l’Ufficio Centrale per i beni Archeologici, raccogliendo lenumerose istanze periferiche (Soprintendenze) in materia di chiarimentisulle procedure da adottarsi nel settore specifico della tutela dei benipaleontologici, preso atto della necessità di chiarire il significato di “cose diinteresse paleontologico, di cui all’art.1 L.1089/39 (allora vigente), conCircolare n.63 del 15.02.1999 impartiva direttive generali alleAmministrazioni periferiche , affinché ogni atto amministrativo in materiadi paleontologia fosse relativo solo a beni o siti che ricadevano nelledefinizioni dettagliate date con il medesimo provvedimento. Inoltre,considerato che una efficace azione di tutela del patrimonio non potevaprescindere dell’effettiva consistenza del patrimonio stesso, predisponevaun modulo “Dichiarazione di possesso dei reperti fossili” da compilarsi a

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cura di coloro che a diverso titolo detenessero dei fossili. Si invitavanoquindi le Soprintendenze a dare massima diffusione al suddetto moduloanche mediante la collaborazione dei Musei, delle Università, delleAssociazioni etc.

La stessa SPI, con nota del 29 ottobre 1999 invitò i propri soci adinviare le dichiarazioni al fine di consentire la ricognizione del patrimoniopaleontologico presente in Italia.

Prima di ogni considerazione devo chiarire che le Circolari, come appuntola famosa n.63 del 1999, sono atti amministrativi con cui l’amministrazionecentrale si rivolge alle autorità inferiori impartendo loro istruzioni; oppurecon le quali risolve dubbi interpretativi o indica criteri da seguire nella praticaesecuzione delle sue funzioni. Le circolari non hanno quindi efficacia dilegge, non sono vincolanti per il giudice, né per la molteplicità dei cittadini,ma solo per gli uffici sottoposti a quella Amministrazione centrale che le haemanate.

Questo significa che le disposizioni contenute nella circolare non possonoin alcun modo modificare o superare le disposizioni di legge.

Le cose che interessano la paleontologia, in quanto beni culturali, sonodunque disciplinate e tutelate solo dalla legge. Oggi le norme vigenti sonocontenute nel Codice dei beni Culturali (Decreto legislativo n.42 del 2004)che, andando a ritroso, ha sostituito le norme contenute nel T.U. 22 ottobre1999 n.460, che sostituì la L.1089/1939.

In verità la disciplina delle cose che interessano la paleontologia è statapraticamente “traghettata” da un provvedimento legislativo all’altro senzamodifiche sostanziali, l’unica differenza introdotta è costituita infatti dalnumero dell’articolo che se ne occupa.

Attualmente, dunque, ai sensi dell’art.10 del Codice dei Beni culturali(D. Lgs. 42/2004), sono beni culturali “le cose immobili e mobiliappartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali,nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridicheprivate senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico,archeologico o etnoantropologico”. Il comma 3, dello stesso articoloprecisa che “Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta ladichiarazione prevista dall’art.13 le cose immobili e mobili chepresentano interesse artistico, storico archeologico o etno-antropologico particolarmente importante appartenenti a soggettidiversi da quelli indicati al comma1”. Il comma 4 dispone che “Sonocomprese tra le cose indicate al comma 1 e al comma 3 lett. a) le coseche interessano la paleontologia.”

Il successivo art. 91 dispone che le cose indicate nell’art.10 (quindianche le cose di interesse paleontologico) da chiunque e in qualunque modoritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato e, aseconda che siano immobili o mobili, fanno parte del demanio o delpatrimonio indisponibile, ai sensi dell’art. 822 e 826 del codice civile.

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Il quadro normativo si completa, per quanto ci concerne, con gli articoli88 (la ricerca dei paleontologici è riservata allo Stato) e 90 (i ritrovamentifortuiti debbono essere immediatamente denunciati).

Da tutto ciò si ricava che le cose che interessano la paleontologiaritrovate nel sottosuolo appartengono allo Stato. La riserva allo Statochiaramente sancita dai suddetti articoli 822 e 826 del Codice Civile funzionada meccanismo di tutela delle cose ritrovate nella prima delicata fase delritrovamento e della classificazione da parte degli organi tecnici.

Ciò, in verità, non esclude che privati cittadini possano essere proprietaridi beni paleontologici proveniente dal nostro territorio, ma il privato che siafferma proprietario deve dare la prova del titolo di proprietà.

E così come stanno le cose, sono veramente poche le ipotesi in cui ilprivato cittadino può affermare e provare di essere proprietario di un benedi interesse paleontologico rinvenuto nel sottosuolo dello Stato. In altreparole la prova della proprietà può essere data nei seguenti casi:

a) quando la proprietà bene paleontologico risale a prima del 1909. Laproprietà statale degli oggetti rinvenuti nel sottosuolo che rientrano in questacategoria fu, infatti, sancita per la prima volta con la L.20 giugno 1909n.364, sicché è possibile che oggetti scoperti in precedenza e già detenutida privati siano pervenuti per successione alle attuali generazioni;

b) quando il bene paleontologico è stato ricevuto a titolo di premio perun ritrovamento fortuito o, a seguito di ricerche autorizzate;

c) quando si tratta di bene paleontologico per il quale il Ministero haverificato che non sussiste l’interesse culturale. E’ molto importantesottolineare il bene paleontologico (come quello archeologico, etc) ritrovatonel sottosuolo è di proprietà dello Stato e per i beni di appartenenza statalel’interesse culturale si presume vale a dire è a titolo originario, quindi laverifica è un meccanismo per confermare o escludere l’interesse culturale.Ciò avviene a seguito del procedimento descritto nell’art. 12 del Codicedei beni Culturali, su iniziativa di competenti organi del Ministero i qualiverificano la sussistenza dell’interesse artistico, storico, archeologico, etc.sulla base di criteri di carattere generale stabiliti dal Ministero medesimoal fine di assicurare uniformità di valutazione.

Ne consegue che le “Dichiarazione di possesso” inviate ai sensi dellapredetta circolare erano solo uno strumento volto a censire il patrimoniopaleontologico italiano, per poterne determinare il valore l’importanza infunzione della tutela della valorizzazione e della fruizione da parte di tutti,oltre, forse, a dimostrare la buona fede del possessore.

Sotto questo profilo, tuttavia, l’iniziativa non ebbe un grosso successo,poiché attraverso questo procedimento non emerse la reale consistenzadel patrimonio paleontologico italiano e ciò, forse, condizionò lo scarsointeresse del legislatore nell’approntare norme specificamente studiate perla tutela dei beni paleontologici che tenessero conto delle caratteristichebiologiche specifiche di testimonianze di forme di vita ormai estinte.

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L’importanza dell’interesse scientifico delle cose indicate negli elenchidoveva essere dichiarata da un apposita Commissione ministeriale diconcerto con la Società Paleontologica Italiana. Tale commissione nonesiste più ed attualmente per la verifica dell’interesse culturale leSoprintendenze si rivolgono ai Musei o alle Università.

Peraltro il Regolamento attuativo del Codice dei beni Culturali (D.P.R8.06.2004) all’art. 18 – comitati tecnico scientifici – al punto a) prevede lacostituzione di un comitato tecnico scientifico solo per i beni archeologici.

C’è quindi poco da stare allegri anche perché la legge non prevede untermine entro il quale gli organi competenti del Ministero debbano procederealla suddetta verifica dell’interesse culturale, cosicché chi ha interesse enon vuole attendere i tempi del Ministero dovrebbe dare corso alla proceduradi messa in mora che consiste in una richiesta formale di avviare ilprocedimento di verifica, il quale potrebbe anche avere come esito… quellodella conferma dell’interesse culturale, quindi la definitiva sottoposizionea vincolo del bene oggetto di verifica. In caso di silenzio degli organi prepostidel ministero non resterebbe che avviare un procedimento avanti al TribunaleAmministrativo Regionale (T.A.R.) complicato e costoso.

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Notizie italianeSono riportati i principali risultati delle ricerche riguardantiil territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindi difficil-mente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico.

a cura di Carlo [email protected]

L’AMBIENTE DI VITA DI UN ALCE PLEISTOCENICOBERGAMASCO

E’ stato eseguito uno studio su un cranio di Cervalces, un alce estinto,rinvenuto a Ranica, in provincia di Bergamo. Le segnalazioni di di questogenere in Italia sono pochissime, mentre sono numerose in Europa. Inquesto lavoro gli autori cercano di ricostruire l’ambiente in cui vivevaCervalces in base allo studio pollinico del sedimento conservato all’internodel cranio di Ranica ed in base ad un’analisi dei particolari adattamentimorfo-scheletrici che accomunano l’alce attuale al suo parente fossiledifferenziandoli, al contempo, dagli altri cervidi. Lo studio pollinico delsedimento è servito anche a “posizionare” il cranio all’interno del dettagliatodiagramma pollinico di Ranica, e quindi a ricostruirne l’esatto livello diprovenienza che era ignoto.BREDA M., PINI R., RAVAZZI C., 2005, The palaeoenvironment of Cervalces latifrons(Johnson, 1874) from Fornaci di Ranica (late Early Pleistocene, Northern Italy).Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoevolution, 216: 99-118 [in inglese].

UN PRIMATE “AFRICANO” NEL PLIO-PLEISTOCENEDEL GARGANO

La associazione faunistica nota come “Pirro Nord” è costituita da restiprovenienti da un reticolo di fessure carsiche in una ristretta area traApricena e Poggio Imperiale, alle pendici del Gargano. Durante il lavoro direvisione di una parte della collezione conservata presso il Dipartimento diScienze della Terra dell’Università di Firenze (materiale raccolto durantele campagne di ricerca coordinate dal compianto Claudio De Giuli) sonostate identificate tre vertebre cervicali attribuibili ad un primatecercopitecoide di grande taglia. Nonostante le vertebre di Pirro Nord

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Notizieitalianerisultino essere comparabili in taglia con la specie Plio-

Pleistocenica africana Theropithecus oswaldi, gli autoripreferiscono limitarsi ad una attribuzione generica, datala scarsità della documentazione fossile di confronto. La presenza diTheopithecus a Pirro Nord rappresenta la prima segnalazione del generefuori dal continente Africano. Altre segnalazioni della stessa forma fuoridall’Africa sono ad ‘Ubeidiya in Israele, a Cueva Victoria in Spagna ed aMirzapur in India, tutte segnalazioni più recenti di Pirro Nord. L’averidentificato elementi “Africani” in una associazioni europea come quella diPirro Nord consente agli autori di discutere alcuni aspetti relativi allainterpretazione del cosiddetto “out of Africa” del genere Homo al passaggioPlio-Pleistocene.ROOK L., MARTÍNEZ-NAVARRO B., HOWELL F.C., 2004, Occurrence of Theropithecus sp. inthe Late Villafranchian of Southern Italy and implication for Early Pleistocene “out ofAfrica” dispersals. Journal of Human Evolution, 47, 267-277 [in inglese].

PRIMATI EUROPEI DEL MIO-PLIOCENE

Lo studio presenta una analisi della distribuzione del record fossile deiprimati in Europa durante il Neogene nel contesto delle variazioni ambientali(umidità). Il record fossile dei primati è contestualizzato utilizzando ildatabase NOW (www.helsinki.fi/science/now) e ricavando da questoparametri ecomorfologici dai taxa presenti nelle comunità a mammiferifossili. Alcuni di questi parametri sono considerati dei proxy per la stimadelle precipitazioni (umidità) e sono stati utilizzati per costruire mappe delleprecipitazioni per intervalli di tempo successivi. La distribuzione dei primateè influenzata dai cambiamenti di umidità durante tutto il Neogene ed irisultati illustrati in questo lavoro dimostrano come la loro distribuzioneconsenta di seguire le variazioni di umidità nel tempo. A questa “regola” inparte fanno eccezione i rappresentanti della superfamiglia Cercopithecoideacaratterizzati da una distribuzione su un più ampio range di ambienti. Questolavoro rappresenta un contributo innovativo, essendo la maggior parte diquesto tipo di letteratura focalizzata sul record fossile degli ominoidi.L’utilizzo dei dati di sintesi includente la famiglia Cercopithecoidea, associatia dati ecomorfologici di altri gruppi tassonomici apre la strada ad ulterioriapprofondimenti in questo campo.ERONEN J.T. & ROOK L., 2004, The Mio-Pliocene European primate fossil record: dynamicsand habitat tracking. Journal of Human Evolution, 47, 323-341 [in inglese].

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LE DASICLADALI TRIASSICHE DELLEDOLOMITI

L’utilizzo delle alghe verdi dasicladali per le correlazioni biostratigrafichedelle successioni sedimentarie dell’area dolomitica è stato profondamenteinfluenzato dalle scarse conoscenze riguardanti il loro inventariotassonomico e la loro distribuzione stratigrafica. Nell’area dolomitica sonostate riconosciute 34 specie di dasicladali, appartenenti a 14 generi. Lamaggiore diversità specifica è stata rilevata nel Pelsonico-Illirico ecorrisponde allo sviluppo delle piattaforme carbonatiche dell’Anisicosuperiore ben noto in letteratura. Al passaggio Anisico-Ladinico scomparela maggior parte delle specie. Durante lo sviluppodelle estese piattaformecarbonatiche del Ladinico-Retico non sono presenti, come invece ci sidovrebbe aspettare, abbondanti e diversificate associazioni a dasicladali.BASSI D. & FUGAGNOLI A., 2005, Triassic dasycladalean algae from the Dolomites (NorthernItaly): stratigraphic assessment. Revista Española de Micropaleontología, 37(1), 95-103[in inglese].

POLLINI TRIASSICI DELLE ALPI GIULIE

Lo studio palinostratigrafico delle sequenze Carniche dei “RaiblerSchichten” nei dintorni di Cave del Predil (ex Raibl) ha permesso di definirenell’intervallo corrispondente al Carnico (Triassico Superiore p.p.) una seriedi associazioni palinologiche utili per la datazione e le correlazioni con altrearee del Sudalpino. E’ stato inoltre affrontato lo studio quantitativo di questeassociazioni che ha permesso di definire intorno al limite Julico-Tuvalico(Carnico) una particolare perturbazione climatica testimoniata dal proliferaredi spore di tipo umido. Questo “evento” è stato correlato con l’”eventoumido” proposto da vari autori in varie parti d’Europa nello stesso intervallodi tempo.ROGHI G., 2004, Palynological investigations in the Carnian of Cave del predil area (onceRaibl, Julian Alps). Review of Paleobotany and Palynology, 132, 1-35 [in inglese].

Notizieitaliane

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Paleo newsa cura di Paolo [email protected]

T. REX AVEVA LE PENNE!I Dinosauri con le penne - o come

diversi paleontologi preferisconochiamarli “dinosauri non-aviani” -sono divenuti pressocchè “banali”nell’ultimi anni, grazie ai fossiliperfettamente conservati rinvenutinella famosa località cinese diLiaoning. Questo ha portatonumerosi studiosi a suggerire cheforse tutti i dinosauri avevano lepiume, o almeno strutture primitivecome le protopenne. A conferma diquesto arriva, ora, la scopertasempre a Liaoning di una nuovaspecie appartenente al gruppo deiTirannosauridi. Il fossile, descrittoda una equipe di paleontologi guidatadal cinese Xing Xu, è stato chiamatoDilong paradoxus. L’animale,risalente al Cretacico inferiore (130milioni di anni fa), era lungo circaun metro e mezzo e risulta essere il

più primitivo rappresentante deiTirannosauridi. Uno dei coautoridello studio, Mark Norell dell’Ame-rican Museum of Natural History,ha dichiarato: “Ci aspettavamoqualcosa di simile, ma nonpensavamo di trovare un fossile chel’avrebbe mostrato in modo tantoevidente”. Gli autori concludono cheil fossile conferma l’ipotesi che la

Cari lettori di PaleoItalia, “rubo” qualche riga alle Paleo news per ringraziarVi:nei mesi scorsi, infatti, mi sono giunte le Vostre segnalazioni di articoliriguardanti scoperte, ritrovamenti “particolari” ect. Questo rende più facile erapido il mio lavoro di “cacciatore di news”.Che altro dire ... ancora grazie e continuate a spedire.P.S. Dedico le vignette di questo numero di PaleoItalia ai “miei” benefattori.

Paolo Serventi

“Ecco un altroesaltato che haletto l’articolo suNature”

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funzione originale delle “proto-penne” era collegata alla termo-regolazione piuttosto che al voloattivo. (Nature, 7 Ottobre 2004).Per saperne di più consultare il sito: www.Dinodata.net/Dd/Namelist/Tabd/D116.htm

CURE PARENTALI TRA IDINOSAURI

Gli attuali discendenti deidinosauri, compresi i coccodrilli e gliuccelli, “curano” i loro piccoli a unlivello più o meno elevato. Diversescoperte avvenute nel corso degliultimi vent’anni hanno confermatoche anche alcuni gruppi di dinosaurimostravano un certo grado di cureparentali. È il caso dello spettacolarefossile di un esemplare adulto diPsittacosaurus, circondato da 34cuccioli, rinvenuto lo scorso annonella provincia di Liaoning in Cina.La “famigliola” probabilmente èstata sepolta all’improvviso da una

nube di cenere vulcanica. Psitta-cosaurus è tra i più primitivirappresentanti del gruppo dei“dinosauri dotati di corna” oCeratopsidi. Il ritrovamento,descritto da D. Varricchio,ricercatore presso la Montana StateUniversity, è una ulteriore confermaall’ipotesi che tutti i dinosauri e gliuccelli possono aver ereditato uncomportamento parentale da uncomune antenato (Nature, 9settembre, 2004).

UN’INSOLITA FUNZIONEPER UN LUNGO COLLO

Dinocephalosaurus orientalisera un rettile lungo circa 2,5 m,appartenente al gruppo deiProtorosauri, animali che vivevanoin ambienti prevalentementeacquatici durante il Triassico, circa230 M.a. Dinocephalosauruspossedeva un collo estremamentelungo, pari a oltre la metà dellalunghezza totale. Questo collo era

formato da ben 25 vertebre inparte sovrapposte tra loro,ognuna dotata di piccole“costole” parallele allacolonna vertebrale. Questecostole, secondo le analisicondotte dal biomeccanicoLa Barbera, dell’Universitàdi Chicago, consentivanol’attacco dei muscoli chepermettevano all’animale digonfiare e aumentare ilvolume interno dell’eso-fago. Ciò produceva un

Paleo news

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effetto tipo “aspirapolvere” cheaiutava l’animale nella cattura dellapreda sott’acqua secondo unmeccanismo denominato “suctionacquatic” utilizzato anche dai pesci.(Science, 24 settembre 2004).

I MAMMIFERI CHEMANGIAVANO IDINOSAURI

Fino a oggi i paleontologi hannoritenuto che nel Mesozoico (da 251a 65 M.a. fa), i mammiferi rico-prissero un ruolo da comprimari,animali di piccola taglia, parago-nabile a quella di un topo, con unavita notturna e perlopiù a dietainsettivora. Ora però la sensazionalescoperta avvenuta in Cina nellaprovincia di Liaoning, ha modificatoradicalmente questa idea. Un teamcongiunto di ricercatori cinesi eamericani ha portato alla luce i restidi due specie di mammifero, finorasconosciute, vissute nel Cretacico(circa 128 M.a.). Le due specieappartengono al genere Repeno-mamus. Il primo R. gigantus era piùo meno grande quanto un cane, conun peso di circa 13 kg. Un animaledi queste dimensioni potevasicuramente fronteggiare consuccesso molte specie di dinosauridi piccola taglia, ma è il secondoRepenomamus robustus (lungocirca 50 cm), che ha riservato lasorpresa più entusiasmante: all’in-

Paleo newsterno del suo stomaco i resti del suoultimo “fiero” pasto, un giovane diPsittacosaurus. (National Geo-graphic News, 12 gennaio 2005).

K-T: IMPATTO“INVERNALE”

L’idea di un “inverno nucleare”,immediatamente dopo l’impatto delmeteorite alla fine del Cretacico, haaffascinato per lungo tempo moltigeologi. Se un grande asteroide ouna cometa colpisse la Terra, così“dice” la teoria, verrebbe immessanell’atmosfera così tanto materialeda impedire ai raggi del Sole diraggiungere la superficie terrestre,provocando così il rapido raf-freddamento della Terra in un breveintervallo di tempo. Un gruppo diricercatori italiani, tedeschi eamericani, diretti da Simone Galeottidell’Università di Urbino, ritiene chequesto è esattamente quello che èavvenuto 65 milioni di anni fa. Glistudiosi hanno, infatti, esaminato imicrofossili (dinoflagellati eforaminiferi bentonici) provenientidalle rocce raccolte nel sito di ElKef in Tunisia e sono giunti allaconclusione che immediatamentedopo l’impatto del meteorite sullaTerra, per circa 2.000 anni, ci fu unrapido abbassamento dellatemperatura anche alle basselatitudini. (Geology, giugno 2004).

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Vertebrata in fieri. Vita, morte efossilizzazione dei Vertebrati, di AntonellaCinzia Marra, 2004; Aracne Editrice, Roma;93 pagine, in brossura; Euro 5; ISBN 88-7999-812-9.

[Antonella Cinzia Marra] “Vertebrata infieri Vita, morte e fossilizzazione deivertebrati” intende illustrare i processi diformazione dei vertebrati fossili, descrivendoe documentando i processi in gioco nelpassaggio dalla biosfera alla litosfera.I capitoli sono trattati in modo da dare unadescrizione consequenziale dei processitafonomici. Gli esempi e gli approfondimentisono rimandati alle schede riunite nell’ultimo

capitolo. Ciascuna scheda illustra un caso di studio tratto dalla letteraturascientifica che, potendo essere esemplificativo di uno o più processi,può essere richiamato più volte nel libro. I casi di studio sono tratti dapubblicazioni a carattere internazionale e talvolta riuniscono più esempi,fornendo un approfondimento del processo di fossilizzazione illustrato.Alcune schede, invece, riportano esempi dal territorio italiano, perrichiamare casi e situazioni vicine al lettore. Alla fine di ogni schedasono indicati i rimandi ai capitoli precedenti in cui la scheda è citata edalla bibliografia generale. Questa scelta editoriale consente una lettura“circolare” del libro, visto che ciascuna scheda è indipendente e puòessere letta singolarmente o contestualmente ai capitoli precedenti.Il libro è rivolto agli studenti del corso di Paleontologia dei Vertebrati perScienze Naturali e Scienze Geologiche, ma può anche essere utilizzatonei corsi delle Facoltà di Lettere con indirizzo archeologico che prevedanolo studio delle faune quaternarie. Per il linguaggio didattico-scientificoadoperato, è rivolto anche agli appassionati di Scienze Naturali e diPaleontologia.Il libro si può acquistare contattando Aracne Editrice:[email protected] e www.aracneeditrice.it

Paleolibreriaa cura di Annalisa [email protected]

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La Foresta Fossile del Torrente Stura diLanzo, a cura di Edoardo Martinetto e ToniFarina, 2005; Ente Parco La Mandria editore,48 pagine, in brossura.

[Toni Farina, Edoardo Martinetto] Fresco distampa, il testo si prefigge l’obiettivo difavorire la conoscenza e la fruizione di unarara testimonianza di storia naturale delPiemonte. Si tratta di una foresta fossileformata da ceppi mummificati di conifere delPliocene, visitata da alcuni soci della SPI nelcorso delle Giornate di Paleontologia 2003.Ubicata nell’alveo di un tumultuoso torrente,ha poche chances di conservazione in sito,tanto che alcuni reperti sono già stati portati

in sicurezza. Tuttavia, il maggior rischio dei resti fossili è il loro mancatoutilizzo a fini formativi e didattici, utilizzo in questo caso agevolatodall’ubicazione all’interno di un’area protetta (Zona di salvaguardia delloStura di Lanzo, gestita dal Parco La Mandria). Una situazione ottimale,quindi, per insegnare agli scolari (e non solo) quel che accadeva tremilioni di anni fa, quando la Pianura Padana era ancora in gran partesommersa dal mare.Un testo per tecnici ed esperti, ma non solo: anche i neofiti e le istituzioniscolastiche potranno infatti trovare le informazioni necessarie perapprofondire la conoscenza dell’importante sito paleontologico.Il libro può essere richiesto al Parco La Mandria a Venaria; tel. 0114993381; Email: [email protected]

PALEOWEBPer motivi di spazio, la rubrica PALEOWEBnon viene pubblicata in questo fascicolo.Ritornerà nel prossimo numero di PaleoItalia.Ci scusiamo con l’autore e con i lettori.

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International Fossil Algae Association

5th Regional Symposium

30 agosto - 3 settembre 2005Ferrara

Per informazioni: Davide Bassi, Dip. delleRisorse Naturali e Culturali, Univ. diFerrara, C.so Ercole I d’Este 32,[email protected]

Congressi e convegni

Let us meet on the P/Tboundary

Workshop on Permian-TriassicPalaeobotany and Palinology

16-18 giugno 2005Bolzano

Per informazioni: Evelyn Kustatscher,Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige,Bindergasse 1, 39100 Bolzano; evelyn.kustatscher@naturmuseum.itwww.naturmuseum.itwww.spi.unimo.it/manifestazioni.htm.

Paleontologia e Stratigrafianella Paleogeografia dell’Area

Mediterranea

20-21 giugno 2005Napoli

Per informazioni: www.spi.unimo.it/manifestazioni.htm.

Federazione Italiana di Scienze della Terra

Geoitalia 2005Quinto Forum Italianodi Scienze della Terra

21-23settembre 2005Spoleto

Per informazioni: www.geoitalia.org

AgendaAgendaAgendaAgendaAgenda

The seventh International Workshopon Agglutinated Foraminifera

IWAF VII

2-8 ottobre 2005Urbino

Per informazioni: Rodolfo Coccioni,Istituto di Geologia e Centro di Geobiologia,Università di Urbino “Carlo Bo”, CampusScientifico, 67029 Urbino; [email protected]

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ELENCO ALFABETICO DEI SOCIal 31 dicembre 2004

I soci sono pregati di controllare i loro indirizzi di posta elettronica e di segnalareeventuali errori e/o omissioni inviando un messaggio alla segreteria dell Società (Prof.Francesca Bosellini, [email protected]). Grazie per la collaborazione

ABBAZZI dott.ssa Laura - viale A. Volta 43, 50131 Firenze. [email protected] SINICA (Library) - Nanjing Institute of Geology & Paleontology, Chi-Ming-Ssu, 210008,

Nanjing, ChinaACCORNERO Gualtiero - via Filadelfia 109, 10137 Torino. [email protected] UNIT (DSC-AO) - British Library Boston Spa, LS23 7BQ, Wetherby -W Yorks, InghilterraAGOSTI prof. don Guido - via D. Zeffirino Iodi 2, 42100 Reggio EmiliaAGOSTINELLI Giorgio - c/o SITEP E & P., via dei due Macelli 66, 00187 Roma.AGOSTINI dott. Silvano - Soprintendenza Archeologica- Serv.Geol.Pal., Via dei Tintori 1, 66100 Chieti.

[email protected] dott. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected] prof. Andrea - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123

Torino. [email protected] Giovanni - via Fonda 111, 41053 Maranello (Modena).ANDRI prof. Eugenio - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, DIP.TE.RIS, corso

Europa 26, 16132 Genova. [email protected] prof. Francesco - Dipartimento Servizi Tecnici Nazionali, largo S. Susanna 13, 00185 Roma.

[email protected] dott.ssa Chiara - Via Berengario 11 A, 00162 Roma. [email protected] dott.ssa Deborah - via S. Marco 51, 34100 Trieste. [email protected] dott.ssa Marisa - via Logudoro 10, 08025 Oliena (Nuoro).ARENA Concetto - via Gianforma 32, 97010 Frigintini (Ragusa). [email protected] dott.ssa Patrizia - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università 1, 06100 Perugia.

[email protected] dott. Antonio - via Mazzini 21, 33017 Tarcento (Udine). [email protected],

[email protected] dott Gabriele - Via Martiri della Libertà 203D, 48024 Massalombarda (RA)ASSOCIAZIONE CULTURA & SVILUPPO - Via Teresa Michel 2, 15100 AlessandriaASSOCIAZIONE ONLUS G.E.A - piazza Farinata degli Uberti 8, 50053 Empoli (Firenze).ASSOCIAZIONE PALEONTOLOGICA “MICHELE GORTANI” - Villa Comunale, via Seminario 5, 30026 Portogruaro

(Venezia).AUDITORE dott. Marco - via S. Giovanni Battista 7/23, 16154 Sestri Ponente (Genova). [email protected] dott. Marco - c/o Museo Tridentino di Scienze Naturali, via Calepina 14, 38100 Trento.

[email protected] prof. Augusto - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze.BACCHI dott. Manuele - Viale A. Volta 149, 50131 Firenze. [email protected] dott. Andrea - via V. Ferrari 2/1, 42100 Reggio Emilia.BAGLIONI dott. Francesco - via G. Ricci Curbastro 56, 00149 Roma.BAGNOLI dott.ssa Gabriella - Dipartimento Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa.

[email protected] dott. Eugenio - via Mossi 30, 27100 Pavia. [email protected] prof. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] prof. Filippo - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.

[email protected] prof.ssa Carmela - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.

[email protected] prof. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67,

40126 Bologna. [email protected] Ugo - via Matteotti 23, 47039 Savignano sul Rubicone (Forlì). [email protected] dott.sa Stefania - Via Giampaolo Orsini 28, 50126 FirenzeBARRA dott.ssa Diana - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.

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BARTOLUCCI dott. Stefano - via Etruria 12, 06018 Trestina (Perugia). [email protected], [email protected] dott. Davide - Dipartimento delle Risorse Naturali e Culturali, corso Ercole I d’Este 32, 44100

Ferrara. [email protected] dott.ssa Claudia - via di Grotta Perfetta 329, 00142 Roma. [email protected] Domenico - c/o Museo dei Fossili e dei Minerali di Monte Nerone, via XX Settembre, 61042 Apecchio

(Pesaro).BELLAGAMBA dott.ssa Mariella - via B. Sforza 49, 61029 Urbino (Pesaro).BELLOMI Alessandro c/o SIAP INTERNATIONAL SRL, via Chiossetto 18, 20122 Milano.BELLOMO dott. Ernesto - via Boner 49, 98121 Messina.BENETTI cav. Attilio - via Covolo 1, 37030 Velo Veronese (Verona).BENETTI Giuseppe - via Montini 11, 25062 Concesio (Brescia). [email protected] BIBLIOTHEK- Agricolastrasse 10, 09599, Freiberg, GermaniaBERGAMIN dott.ssa Luisa - via Duchessa di Galliera 76/19, 00151 Roma. [email protected] dott. Giuseppe - via Minghetti 1, 28100, Novara.BERNARDELLI dott.Maurizio - Via L. Spallanzani 45, 41100 Modena.BERNARDINI Ettore - via Roma 108, 47025 Mercato Saraceno (Forlì).BERNASCONI prof.sa Maria Pia - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036,

Arcavacata di Rende (Cosenza). [email protected] dott. Fabrizio - Parco Fluviale Regionale dello Stirone, via Loschi 5, 43039 Salsomaggiore

Terme (Parma).BERTAMINI sig.Roberto - via A. Pacinotti 4/1, 1651 Genova.BERTOLA Giorgio - via Trieste 126, 20020 Cesate (Milano).BERTOLASO Luca - via Manzotti 35, 42015 Correggio (Reggio Emilia). [email protected] AREA TECNICO-SCIENTIFICA - Università della Calabria, Campus Arcavacata, Piazzale Chiodio/

Blocco 2, 87036, Arcavacata di Rende (CS).BIBLIOTECA CENTRALE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - Facoltà di Scienze Mat., Fis. e Nat., Prato S. Agostino 4,

53100 Siena.BIBLIOTECA CIVICA - via Museo 12, 36061 Bassano del Grappa (Vicenza).BIBLIOTECA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA, via Trentino 51, 09127 Cagliari.BIBLIOTECA FACOLTÀ DI SCIENZE MM.. FF. NN. - C. di Laurea Scienze Geologiche, via dei Vestini, Campus

Universitario di Madonna delle Piane, 66013 Chieti Scalo (Chieti).BIBLIOTECA GEOMINERALOGICA - via G. La Pira 4, 50121 Firenze.BIBLIOTECA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI URBINO - Area Scientifica, Località Crocicchia, 61029 Urbino (Pesaro).BIBLIOTECA UNIVERSITAT DE BARCELONA - Secciò de Geologia, Marti i Franques s/n., 08028, Barcelona,

SpagnaBIBLIOTHEQUE DE L’UNIVERSITÉ DE BOURGOGNE - Section Sciences Economie,6 rue Sully, F 21000, Dijon,

FranciaBINUTTI sig. Romano - via Forame 1, 33040 Attimis (Udine). [email protected] dott. Fabrizio - Cannaregio 1269/A, 30121 Venezia. [email protected] sig. Bruno - via Cal di Breda 63, 31100 Treviso.BONA dott. Fabio - via Leonardo da Vinci 8, 26011 Casalbuttano ed Uniti (Cremona).BONCI dott.ssa Maria Cristina - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, corso Europa

26, 16132 Genova. [email protected] prof.ssa Laura - Dipartimento di Scienze della Terra, via Sperone 31, 98166 S. Agata di Messina

(Messina). [email protected] prof.ssa Francesca - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università

4, 41100 Modena. frabos @unimore.itBOSSIO prof. Alessandro - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa.

[email protected] dott. Alberto - via Schubert 2, 36078, Vadagno (Vicanza)BOTTINO dott.ssa Cecilia - via Garigliano 72, 00198 Roma. [email protected] dott. Arend - P.O. Box 4021, NL-7200 Zutphen, Olanda.BOVE FORGIOT Lisa - via Roma 4, 10100 Alice Superiore (Torino). [email protected] prof. Gian Pietro - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137

Padova.BRAMBILLA prof. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, via Abbiategrasso 207, 27100 Pavia.BREDA dott.ssa Marzia - via Cristofori 26, 35137 Padova. [email protected] David - via Himmelreichst. 6, 31031 Brunico (Bolzano).BRIGUGLIO dott. Antonino - via Pietro Maffi 67, 00168, Roma.BRIZIO dott. Cesare - via Fornace Tanari 900 /C San Benedetto, 40018 San Pietro in Casale (Bologna).

[email protected] Mauro - via 28 settembre 1944 n.2, 40040 Rioveggio (Bologna). [email protected]

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BRUNI Neldo - via del Monte 2, 63020 Smerillo (Ascoli Piceno).BUCCHERI prof. Giuseppe - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo.BUNDESANSTALT F. GEOWISSENSCHAFTEN & ROHSTOFFE, Bibliothek - Stilleweg 2 - Postf. 510153, D-30655,

Hannover, GermaniaBURATTI dott. Helmuth - viale Druso 335/c int.7, 39100 Bolzano.BUSULINI dott.ssa Alessandra - via Cà Rossa 117/3, 30174 Mestre (Venezia).CABRAS Roberto - via de Nicola 27, 09027 San Sperate (Cagliari)CACCAMO dott. Giuseppe - via S. Assemani 92, 00125 Acilia (Roma). [email protected] dott.ssa Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza” piazzale Aldo Moro

5, 00185 Roma.CALZADA dott. S. - Museo Geologico del Seminario C/Diputacion 231, E-08028 Barcelona 7 (Spagna).CANZONERI ing. Vincenzo - via Florestano Pepe 6, 90139 Palermo. [email protected] Pierfrancesco - via A. da Sangallo 4, 37138 Verona.CARAMIELLO Salvatore - Sovraintendenza Archeologica, via dei Tintori 1, 66100 Chieti.CARAVÀ dott.ssa Nunzia - via Palmerino 69, 90129 Palermo.CARBINI Enrico - piazza Vittoria 20, 60036 Montecarotto (Ancona).CARBONI prof.ssa M. Gabriella - Dipartimento Scienze della Terra, Università “La Sapienza” piazzale A.

Moro 5, 00185 Roma. [email protected] Maurizio - via XX Settembre 65, 22026 Maslianico (Como). [email protected] Pietro - via S. Caterina 157, Zona Serbariu, 09013 Carbonia (Cagliari).

[email protected] dott. Giorgio - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56100 Pisa.CAROSI dott. Michelangelo - viale De Gasperi 35, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno).CARTA Nicola - via E. Lussu 21, 09040 Settimo San Pietro (Cagliari). [email protected] dott. Francesco - via Lombardia 9, 31027 Spresiano (Treviso).CASCIONI LEONARDA - c/o Fabrizio Bordicchia, Via Asquer 22, 09100 Cagliari. [email protected] dott. Giovanni Silvio - via Carducci 139, 97100 Ragusa. [email protected] Claudia - via Scirocco 4, 09170 Oristano. [email protected] dott. Luciano - via G. Orosi 35, 57121 Livorno.CAVALAZZI dott.sa Barbara - via Massari 37, 70050, S. Spirito-Bari. [email protected] dott. Alberto - via dell’Arcolaio 44/A 50137 Firenze.CECCA prof. Fabrizio - Lab. de Micropaléontologie, Univ. “Pierre et Marie Curie” - Paris VI, Case 104 -

4 Place Jussieux F-75525 PARIS Cedex 05 (Francia). [email protected] sig. Giacomo - via Dante 61/c, 37100 Monteforte d’Alpone (Verona).CENTRAL SERIALS RECORD, The General Libraries, University of Texas, P.O. Box 7159, 78713-7159,

Austin (Texas), U.S.A.CENTRO REGIONALE PER LA PROGETTAZIONE E IL RESTAURO E PER LE SCIENZE NATURALI ED APPLICATE AI BENI

CULTURALI - via Cristoforo Colombo 52, 90142 Palermo.CEREGATO dott. Alessandro - via Felsina 29, 40139 Bologna. [email protected] dott. Federico - via Maccagnano 170, 42100 Reggio Emilia.CHECCONI dott. Alessio - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università 1, 06100 Perugia.CHERCHI prof.ssa Antonietta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari.

[email protected] Barbara - via G. Parini 4, Serramanna (Cagliari).CHIOCCHINI prof. Maurizio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino

(Macerata).CIAMPO prof. Giuliano - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.CIMINELLI dott. Francesco - via dei Saraceni 7, Castrovillari (Cosenza).CIOPPI dott.ssa Elisabetta - Museo di Storia Naturale - Sez. Geologia e Paleontologia, via G. La Pira 4,

50121 Firenze. [email protected] dott.ssa Gabriella - corso Mazzini 14/2, 17100 Savona.CITA SIRONI prof.ssa Bianca - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] dott.ssa Miriam - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia.

[email protected] prof. Rodolfo - Istituto di Geologia dell’Università, Campus Scientifico, Località Crocicchia,

61029 Urbino (Pesaro). [email protected] prof. Maria Luisa - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni

67, 40126 Bologna. [email protected] prof.ssa Maria Alessandra - Dipartimento di Scienze della Terra, Università La Sapienza, piazzale

Aldo Moro 5, 00185 Roma. [email protected]

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CONTI prof. Stefano - Dipartimento di Scienze della Terra, piazzale S. Eufemia 19, 41100 [email protected]

COPPA DE CASTRO prof.ssa Maria Grazia - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10,80138 Napoli. [email protected]

CORRADINI prof. Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 [email protected]

CORRADINI prof. Domenico - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università4, 41100 Modena. [email protected]

COSANNI Nicola - via Arno 36, 65016, Montesilvano (Pescara). [email protected] dott.ssa Francesca - via Umberto I 15, Tuili (Cagliari). [email protected] Elena, via Pranu de Funtana, 09021 Barumini (Cagliari)CROVATO dott. Paolo - c/o Società Reggiana di Malacologia, Casella Postale 436, 80100 Napoli.D’ALESSANDRO prof. Assuntina - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E.

Orobona 4, 70125 Bari.D’ORAZI PORCHETTI dott. Simone - via Centuroni 27, 02100 Rieti.DALL’OLIO dott. Nicola - via Culli 2 43100 Parma.DALLA VECCHIA dott. Fabio Marco - via Marche 33 Colloredo di Prato (Udine). [email protected] dott. Franco - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4,

41100 Modena.DE ANGELIS EVANS dott.sa Liliana - Corso Canalgrande 16, 41100Modena.DE BLASIO dott. Fabio - Department of Geosciences Univ. Oslo, Hagaveieu 2I, 0980 Høybràteu, Oslo

(Norvegia).DE CAPOA prof.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.

[email protected] CASTRO prof. Piero - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.

[email protected] FIORIDO David - via Montebello 33, 34139 Trieste.DEL RE dott.ssa Maria Carmela - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138

Napoli.DEL RIO dott.ssa Myriam - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari.

[email protected] dott. Massimo - via San Grato 12, 10090 Romano Canavese (Torino). [email protected] Andrea - via Tuveri 90, 09127 Cagliari.DEZI Romano - via Lauro Rossi 8, 62100 Macerata.DHONDT prof. Annie V. - Dept. Paleontology, Koninklijk Belgisch Instituut voor Natuurwetenschappen,

Vautierstr. 29, B-1000 Brussels (Belgio). [email protected] BELLA dott.ssa Letizia - via Nicolò Piccinni 25, 00100 Roma.DI CANZIO dott. Emanuele - Contrada Colle della Corte 10, 64020 Montepagano (Teramo).

[email protected] GERONIMO prof. Italo - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia, corso

Italia 55, 95129 Catania. [email protected] GIACOMO dott. Giorgio - via Giovanni Muriana 36, 97015 Modica (Ragusa). [email protected] STEFANO dott.ssa Agata - via Cervo 42/A, 95024 Acireale (Catania). [email protected] STEFANO dott. Giuseppe - via Pomposa 11, 00142 Roma.DIECI prof. Giovanni - via Moreali 214, 41100 Modena.DIENI prof. Igino - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova.

[email protected] DEL MUSEO DI PALEOBIOLOGIA E DELL’ORTO BOTANICO - via Università 4, 41100 Modena.DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA E GEOFISICA - Campus Universitario, via E. Orabona 4, 70125 Bari.DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA, PALEONTOLOGIA E GEOFISICA - via Giotto 1, 35137 Padova.DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - Parco Area delle Scienze 157/A, 43100 Parma. [email protected] DI SCIENZE DELLA TERRA - piazza dell’Università, 06100 Perugia.DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - Università “La Sapienza”, piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma.DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino.DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA – Biblioteca, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - via S. Maria 53, 56126 Pisa.DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA E GEOLOGICO-AMBIENTALI - Biblioteca ex Geologia, via Zamboni 67,

40126 Bologna.DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE - Università di Roma 3, largo S. Leonardo Murialdo 1, 00146 Roma.

[email protected] DI SCIENZE GEOLOGICHE, AMBIENTALI E MARINE - via Edoardo Weiss 2, Comprensorio S.

Giovanni, 34127 Trieste.

PALEOITALIA 5 5

DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE, SEZIONE DI OCEANOLOGIA E PALEOECOLOGIA - corso Italia 55, 95129Catania.

DIPRIZIO dott. Giuseppe - via Cesare Battisti 247, 70019 Triggiano (Bari).DIVERSI dott. Stefano - via Don Luigi Sturzo 21, 60044 Fabriano (Ancona).DOMENELLA Paolo - via Regina Margherita 180, 62012 Civitanova Marche (Macerata).DONADEO Giuseppe - via Medico Longo, 4 73024 Maglie (Lecce).DONZELLI Stefano - via Mameli 13, 61011 Gabicce Mare (Pesaro). [email protected] LIBRARY - Cornell University , Carpenter Hall, 14853-2201, Ithaca (N.Y.), U.S.A.ENI SPA DIVISIONE AGIP - Serv. Studi Geologici e Laboratori, 20097 San Donato Milanese (Milano).ERBA prof.ssa Elisabetta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] Virgilio, via Colamonico 61, 70020 Cassano nelle Murge (Bari).ESU prof.ssa Daniela - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale Aldo Moro

5, 00185 Roma. [email protected] -Bibliothek , Erdwissenschaften, Raemistrasse 101, CH-8092, ZUERICH. SvizzeraFAEDDA Daniela - via P. Nemi 10, 09030 Samassi (Cagliari).FAKULTÄTBIBLIOTHEK FÜR NATURWISSENSCHAFTEN - Hellbrunnerstrasse 34, A-5020, Salzburg, AustriaFANELLI Fabio - via Cagliari 37, 08045 Lanusei (Nuoro).FANZUTTI prof. Giovanni Paolo - viale dei Tigli 4, 33038 S. Daniele del Friuli (Udine).FASSI dott. Paolo - via Molinetto di Lorenteggio 47, 20094 Corsico (Milano). [email protected] dott. Alessandro - via Mazzini 12, 41057 Spilamberto (Modena).FERRARI dott.sa Chiara - via Baldini 1, 41057 SPILAMBERTO (Modena).FERRARI Ivo - via Matilde di Canossa 6, 42100 Reggio Emilia.FERRARI dott. Roberto - via Cividale 48/A, 34076 Romans d’Isonzo (Gorizia).FERRERO dott.ssa Elena - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123

Torino. [email protected] dott. Alberto - via Mariotti 13, 61043 Cagli (Pesaro).FERRETTI prof.ssa Annalisa - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università

4, 41100 Modena. [email protected] dott. Marco Peter - via Capanna 11, 60019 Senigallia (Ancona). [email protected] dott.ssa Flavia - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67,

40127 Bologna. [email protected] Maurizio - via Grocco 16, 50047 Prato. [email protected] dott.sa Patrizia - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, corso Europa 26,

16132 Genova.FREDIANI sig. Piero - via G. Masini 148, 50051 Castelfiorentino (Firenze).FREGNI dott.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, piazzale S. Eufemia 19, 41100 Modena.

[email protected] dott. Virgilio - via Salaria 93, 00016 Monterotondo (Roma). [email protected] Walter - via C. De Maria 5 10086 Rivarolo C.se (Torino). [email protected] dott. Fabio - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico Ambientali, via Zamboni

67",”40127",”Bologna”,”Italia” [email protected] dott. Stefano - via Salento 73, 00162 Roma. [email protected] prof. Maurizio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] dott. Enrico - via Bidone 10, 10125 Torino.GARONETTI Paolo - via Michele Moretti 22, 47900 Rimini.GATTO prof. Roberto - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova.

[email protected] dott. Jean - Rue du Docteur Magnan 17, F-75013 Parigi, Francia.GENNARI dott. Alberto - via Galilei 58, 73020 Cavallino (Venezia).GEOLOGICAL SURVEY LIBRARY- Exchange, PS 85 Klarov 3, 11800, Praha 1, Repubblica CecaGEOLOGICAL SURVEY OF CANADA - Library 3303, 33rd Street,T2L 2A7, N.W. Calgary, Alberta (Canada)GEOLOGISCH-PALAONTOLOGISCHES INSTITUT - Universitat Munster , Bibliothek, Corrensstrasse 24, D-

48149, Munster, GermaniaGEOLOGY LIBRARY - Yale University, P.O. BOX 208109, CT 06520, New Haven, 8109 U.S.A.GIANI Amedeo - via Monviso 6, 21054 Fagnano Olona (Varese).GIGLIO dott. Salvatore - via Spinuzza 21, 90015 Cefalù (Palermo).GIOVINAZZO dott.ssa Caterina - via Leonardo da Vinci 41, 0030 Labico (Roma). [email protected] dott.ssa Angela - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E. Orobona 4,

70125 Bari. [email protected] dott. Paolo - via Laurentina 622, 00143 Roma.

PALEOITALIA5 6

GIULINI dott. Saverio - c/o Dipartimento di Matematica, via Dodecaneso 35, 16146 Genova.GIUNTELLI Pietro - via Torino 60, 10076 Nole C.se (Torino). [email protected] dott.ssa Elsa - Dipartimento Scienze Geologiche, Università di Roma 3, largo S. Leonardo

Murialdo 1, 00146 Roma. [email protected] prof. Maurizio - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4,

41100 Modena. [email protected] Carlo - viale A. Des Genejs 43/2, 16148 Genova.GOLIA dott.ssa Silvia - Corticella Fondachetto 21, 37129 Verona.GRAMIGNA dott. Pierparide - Via Aldo Moro 15, 87010 Malvito (Cosenza).GRANELLI Stefano - Via Terracini 4, 43015 Noceto (Parma). [email protected] dott. Glauco - via Cenisio 74, 20154 Milano.GRECO prof. Antonio - via Aquileia 5, 90144 Palermo.GRUPPO CULTURALE R 616 - via Oberdan R 616, Finale Emilia (Modena).GRUPPO GEO-PALEONTOLOGICO VOGHERESE - Museo di Paleontologia e Scienze Naturali, via Gramsci 1,

27058 Voghera (Pavia).GRUPPO NATURALISTA BUSTESE - c/o Centro Socio Culturale “Il Cortiletto”, via Biagio Bellotti CP 79,

21052 Busto Arsizio (Varese).GRUPPO NATURALISTA SPERCIGLANUS - c/o De Tuoni Francesco, via Galilei 1, 31027 Spresiano (Treviso).GRUPPO PALEONTOFILI FIDENTINI - via Costa 6, 43036 Fidenza (Parma).GRUPPO PALEONTOLOGICO “LA XENOPHORA” - c/o Moroni Giovanni, via Bezzecca 1, 29017 Fiorenzuola

d’Arda (Piacenza).GRUPPO SPELEOLOGICO MONFALCONESE, A.D.F. - c/o Museo Paleontologico Cittadino, via Valentinis 134,

C.P. 43, 34174 Monfalcone (Gorizia). [email protected] sig.na Tiziana - via P. Catte 53, 08100 Nuoro. [email protected] sig. Guido - via Selvelli 3, 61032 Fano (Pesaro).HERWIGH dott. Prinoth - Via Stufan 15, 39046 Ortisei (Bolzano). [email protected] dott.ssa Kathleen - via Mazzini 4, Ganna, 21039 Valganna (Varese). [email protected] prof.ssa Silvia - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100

Parma. [email protected] dott.ssa Fabrizia - via G.A. Badoero 67/A, 00154 Roma.INSTITUT FÜR GEOLOGIE-PALÄONTOLOGIE- Universität Graz, A-8018 Graz, AustriaINSTITUT FÜR PALÄONTOLOGIE - Der Universität Würzburg, Pleicherwall 1, D-97070 Wurzburg, GermaniaINSTITUTE OF GEOLOGY - Library, M. Sachsa 2, P.O. BOX 268, HR-10000 Zagreb, CroatiaINSTITUTO GEOLOGICO E MINEIRO- Nucleo de Biblioteca e Publicacoes, Apartado 7586, 2720, Alfragide,

PortogalloISTITUTO POLICATTEDRA DI SCIENZE GEOLOGICHE MINERALOGICHE - corso Angioy 10, 07100 Sassari.JELLINEK dott. Thomas - Lachie Griffin Rise 8 Governor’s Bay, Christchurch, Nuova Zelanda.

[email protected] dott. Michael A. - Dept. of Earth Sciences, University College, Gower Street, WC1E 6BT

London (Gran Bretagna). [email protected] prof. Tassos - Dipartimento di Scienze Geologiche, Università di Roma 3, largo S. Leonardo

Murialdo 1, 00146 Roma. [email protected] dott.ssa Evelyn - Dipartimento di Scienze della Terra, corso Ercole 1° d’Este 32, 44100

Ferrara. [email protected] PERNA prof. Rafael - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E. Orobona 4,

70125 Bari. [email protected] dott. Luciano - via San Donato 52, 43100 Parma. [email protected] dott. Cristiano - via Monte Generoso 5, Vedano Olona (Varese). [email protected] dott. Giuseppe - Via Crispi 36, Cappella Maggiore (Treviso).LEONE prof. Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] Mario - via C. Linneo 6, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno).LIBRARIAN - AUSTRALIAN GEOLOGICAL SURVEY ORGANISATION, G.P.O. Box 378, ACT 2601, Canberra, AustraliaLIBRARIAN (ACQUISITIONS)- INSTITUTE OF GEOLOGICAL & NUCLEAR SCIENCES, Box 30-368, Lower Hutt, Nuova

ZelandaLIBRARY INSTITUT VOOR AARDWETENSCHAPPEN- Budapestlaan 4, P.O.B. 80.021, NL-3508 TA Utrecht,

OlandaLIBRARY OF EARTH SCIENCES - University of Vienna, Althanstraße 14, A-1090 Wien, AustriaLIBRARY SERIALS DEPARTMENT- University of Iowa, 52242-1420 Iowa City, IA, U.S.A.LINDA HALL LIBRARY- Serial Department 5109 Cherry, 64110 Kansas City, MO, U.S.A.LONGAGNANI sig. Wainer - via Lodovico Ariosto 8, 42013 Casalgrande (Reggio Emilia).LOZAR dott.ssa Francesca - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123

Torino. [email protected]

PALEOITALIA 5 7

LUGLI dott.ssa Manuela - via Anacarsi Nardi 35, 41100 Modena. [email protected] dott.sa Claudia, Via Bogatto 2, 13100 Vercelli.LUZI Tiziano - via degli Iris 1, 63100 Ascoli Piceno. [email protected] dott. Francesco - via Sacco e Vanzetti 25, 06063 Magione (Perugia).MAGENES Paolo - via Bari 22/A, 20143 Milano. [email protected] dott. Michele - via Barcellona 3, 86021 Boiano (Campobasso).MALAGOLI Paolo - Via Tosatti 48, 41038 San Felice Sul Panaro (Modena).MALAGUTI dott. Giuseppe - viale XX Settembre 7, 41049 Sassuolo (Modena).MAMMINO ing. Armando - via Povegliano 8, Camalò 31050 Povegliano (Treviso). [email protected] Giovanni - Via R. Bonu 3, 09170 Oristano.MANAZZONE prof. Rafaello - Dean Funes 1465 I°P.D.6, 1244 Buenos Aires, Argentina.MANCIN dott.ssa Nicoletta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia.

[email protected] prof.ssa Anna - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino

(Macerata). [email protected] dott. Camillo - via Mandrone 2 03043 Cassino (Frosinone).MANGANELLI prof. Giuseppe - Dipartimento di Biologia Evolutiva, via Mattioli 4, 53100 Siena.MANGANO dott.ssa Gabriella - via Padre Popieluszko 17, 98040 Giammoro (Messina).

[email protected] rag. Vittorio - corso Buenos Aires 11/12, 16129 Genova.MARCHIONNE dott. ing. Enrico - Vocabolo S. Giovanni 11, 05032 Cavi dell’Umbria (Terni).

[email protected] dott.ssa Federica - via Angiolo Tommasi 27, 57128 Livorno. [email protected] prof.ssa Marta - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. la Pira 4, 50121 Firenze.

[email protected] prof. Nino - via Val di Lanzo 93, 00141 Roma.MARISA dott. Alessandro - via Achille Grandi 18, 38068 Rovereto (Trento). [email protected],

[email protected] dott.ssa Antonella Cinzia - Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone 31 - CP 54, 98166

Messina-Sant’Agata. [email protected] dott. Maurizio - via Filippo Turati 132, 93100 Caltanissetta.MARSIGLI sig. Sandro - c/o Museo di Ecologia e Storia Naturale, piazza Matteotti 28 41054 Marano sul

Panaro (Modena).MARSILI dott. Stefano - Via Abruzzi 8, 55045 Pietrasanta (Lucca).MARTINETTO dott. Edoardo - via Ciriè 22, 10070 San Carlo Canavese (Torino). [email protected] prof. Federico - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo.

[email protected] prof.ssa Adelaide - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036

Arcavacata di Rende (Cosenza). [email protected] dott. Mattia - via Sclavons 179, 33084 Cordenons (Pordenone). [email protected] prof. Ruggero - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale Aldo

Moro 5, 00185 Roma. [email protected] dott. Paul - Museo di Storia Naturale - Sezione di Geologia e Paleontologia, via G. La Pira 4,

50121 Firenze. [email protected] dott.sa Anna, Via Cernaia 30, Favria (Torino). [email protected] prof. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterina 8, 53100 Siena.MAZZINI dott.ssa Ilaria - via Mario Menghini 36, 00179 Roma.MELELEO dott. Antonio - via A. Catalani 9 (Pal. Poloni), 73100 Lecce.MELIS dott.ssa Romana - Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, via Edoardo Weiss 1,

34127 Trieste. [email protected] dott. Luciano - via Scutari 1, 20127 Milano. [email protected] dott. Nico - via A. Ristori 7, 20129 Milano.MICARELLI prof.ssa Aurora - via Narco 16, 62032 Camerino (Macerata).MICULAN dott. Pietro - via Oberdan 7, 29107 Fiorenzuola d’Arda (Piacenza). [email protected] dott. Dick J. - Gudumholm 41, NL-2133 HG Hoofddorp, Olanda.MONCHARMONT ZEI prof.ssa Maria, via Aniello Falcone 88, 80127 Napoli.MONTAGUTI dott. Bruno - via Casella Gatta 4, 41058 Vignola (Modena).MONTAGUTI dott. Michele - via Belvedere 82, 40069 Zola Predosa (Bologna).MUNICIPIO DI REGGIO EMILIA - Direzione Civici Musei e Gallerie, via Spallanzani 1, 42100 Reggio Emilia.

[email protected] sig. Francesco - via Trentino 11, 09127 Cagliari. [email protected] dott. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected]

PALEOITALIA5 8

MUSCIO dott. Giuseppe - viale Ungheria 141, 33100 Udine. [email protected] ARCHEOLOGICO E DI SCIENZE NATURALI - Biblioteca Civica G. Ferrero, via Paruzza 1, 12051 Alba

(Cuneo).MUSEO CARSICO GEOLOGICO E PALEONTOLOGICO - c/o Zimolo Ferdinando, via Bidischini 4, 34072 Gradisca

d’Isonzo (Gorizia).MUSEO CIVICO - Borgo S. Caterina 41, 38068 Rovereto (Trento).MUSEO CIVICO “ CRAVERI “ - Palazzo Craveri, 12042 Bra (Cuneo).MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA” - piazza SS. Filippo e Giacomo 1, 38037 Predazzo (Trento).MUSEO CIVICO DEL FINALE - Chiostri di S. Caterina (Borgo), 17024 Finale Ligure (Savona).MUSEO CIVICO DELLE SCIENZE - Comune di Pordenone, via della Motta 16, 33170 Pordenone.MUSEO CIVICO DI PALEONTOLOGIA E PALETNOLOGIA “DECIO DE LORENTIIS” - via Vittorio Emanuele 113, 73024

Maglie (Lecce).MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI - via Ozanam 4, 25128 Brescia.MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Comune di Piacenza, via Taverna 37, 29100 Piacenza.MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Lungadige Porta Vittoria 9, 37100 Verona.MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - piazza A. Hortis 4, 34123 Trieste.MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - via Cortivacci 2, 23017 Morbegno (Sondrio).MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - via De Pisis 24, 44100 Ferrara.MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Fontego dei Turchi, 30125 Venezia.MUSEO CIVICO DI VIGNOLA - piazza Carducci 3, 41058 Vignola (Modena).MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA” - piazza SS. Filippo e Giacomo 1, 38037 Predazzo (Trento).MUSEO DI SCIENZE NATURALI “E. CAFFI” - Biblioteca, piazza Cittadella 3, 24100 Bergamo.MUSEO DI STORIA NATURALE E ARCHEOLOGIA - via Piave 51, 31044 Montebelluna (Treviso).MUSEO FRIULANO DI STORIA NATURALE - via Lionello 1, 33100 Udine.MUSEO GEOLOGICO CASTELLARQUATO - via Sforza Caolzio 57, 29014 Castellarquato (Piacenza).MUSEO PALEONTOLOGICO - Comune di Mondaino, piazza Maggiore 1, 47836 Mondaino (Rimini).MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI - via Calepina 14, C. P. 393, 38100 Trento.NANNARONE dott. Carlo - via del Palazzone 9, 52044 Cortona (Arezzo).NATIONAAL NATUURHISTORISCH MUSEUM - Bibliotheek, Postbus 9517, NL-2300 RA, Leiden, Olanda.NATUR MUSEUM ROTTERDAM- Westzeedijk 345, Postbus 23452, NL-3001 KL, Rotterdam, Olanda.NIEDERSAECHSISCHE STAATS & UNIVERSITAETS- Bibliothek, Göttinger Sieben 1, D-37070 Göttingen, GermaniaNEGRINI sig. Alessandro - via Vallere 64, 27027 Vigevano (Pavia). [email protected] prof.ssa Alda - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] prof. Umberto - via Poggio Verde 40, 00148 Roma. [email protected] NOVAK dott.sa Luciana, via Illesberg 13, 34136 Trieste, Italia.NOVELLI dott. Mauro - via Agricola 13, 10137 Torino. [email protected] STATE UNIVERSITY LIBRARIES- Continuation Division, 1858 Neil Avenue, 43210-1286 Columbus,

Ohio, U.S.A.OLIVIERI prof.ssa Renata - via Ripagrande 71, 44100 Ferrara.OLIVIERI dott. Stefano - via Mar della Cina 166, 00144 Roma. [email protected] dott. Oreste - via Cavour 3, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno).ORSO JORDI dott.ssa Barbara - via Biancardi 2, 20149 Milano. [email protected] ing. Angelo - via Trento 25, 43036 Fidenza (Parma).PADOVANI dott.sa Veronica - piazza Roma 37, 41100 Modena. [email protected] prof. Arturo - Dipartimento di Biologia - Polo 06 Biologico, via G. Colombo 3/ via U. Bassi

58B, 35121 Padova. [email protected] dott. Alessandro - via Liguria 34, 35030 Sarmeola di Rubano (Padova).PAGLIANI dott. Franco - via Marradi 21, 42100 Reggio Emilia.PALÄONTOLOGISCHES INSTITUT UND MUSEUM- Karl Schmid-Strasse 4, CH-8006, Zuerich, SvizzeraPALMESE sig. Vincenzo - via Mancini 2, 47033 Cattolica (Rimini).PALMIERI dott. Stefano - via Andreoli 8/A, 41013 Castelfranco Emilia (Modena).PALOMBO dott.ssa Maria Rita - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A.

Moro 5, 00185 Roma. [email protected] dott.ssa Giuliana - via A. Saffi 130, 40059 Medicina (Bologna).PAPAZZONI dott. Cesare Andrea - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via

Università 4, 41100 Modena. [email protected] prof. Guido - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università, 06100 Perugia. [email protected] prof. Giulio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino.

[email protected] dott. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino.

[email protected]

PALEOITALIA 5 9

PEDERZINI dott. Giuliano - via Bellentani 36, 41100 Modena.PEDRIALI dott. Luca - via S. Pertini 29, 44046 San Martino (Ferrara). [email protected] prof. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100

Parma.PERRI dott. Edoardo - via Città di Ponti 5, 87045 Dipignano (Cosenza).PERRI prof.ssa Maria Cristina - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni

67, 40126 Bologna. [email protected] dott.ssa Maria Rose - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] prof. Carmelo - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro

5, 00185 Roma. [email protected] dott.sa Daria - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo.PETTI dott. Fabio Massimo - via Angelo Elmo 147, 00136 Roma.PEZZONI dott. Nicola - via Bonfatti 69, 46019 Viadana (Mantova).PICCINI dott. Stefano - c/o GEOFIN s.r.l., Zona Industriale Località PIP 33040 Torreano di Cividale

(Udine). [email protected] dott. Santi - via Casalini 256, 90135 Palermo.PICCOLI prof. Giuliano - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova.

[email protected] dott.ssa Rita Maria - via Umberto I 65, 00020 Marano Equo (Roma).PIGNATTI prof. Johannes - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro

5, 00185 Roma. [email protected] prof. Gian Luigi - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari.

[email protected] prof. Giovanni - viale Cassiodoro 1, 20145 Milano. [email protected] dott. Sergio - via Menotti 4F, 09047 Selargius (Cagliari). [email protected] RADRIZZANI prof.ssa Camilla - via Europa 28, 20097 S. Donato Milanese (Milano).PITTAU prof.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] dott. Claudio - via Abbeveratoia 13, 43100 Parma.PLEBANI dott.ssa Pierina - via Einaudi 6A, 24055 Cologno al Serio (Bergamo). [email protected] sig. Tullio - via Monte Grappa 15, 31050 Vedelago (Treviso).POSENATO prof. Renato - Dipartimento di Geologia e Paleontologia, corso Ercole I d’Este 32, 44100

Ferrara. [email protected] dott.ssa Maria - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino

(Macerata).POZZA rag. Ermanno - via Fago 5/D, 39100 Bolzano.POZZI prof. Enrico - via Santa Eurosia 1, 21040 Menzago di Sumirago ( Varese).PREMOLI SILVA prof.ssa Isabella - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] sig. Giuseppe - via E. Pellini 4, 20125 Milano.PROGEMISA S.P.A. - via Luigi Contivecchi 7, 09122 Cagliari.PROTO DECIMA prof.ssa Franca - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137

Padova.PUGLIESE prof. Nevio - Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, via Edoardo Weiss 1,

34127 Trieste. [email protected]È dott. Melucci Ilaria - Via del Molinello 48, 60019 Senigallia (Ancona).RAFFI prof. Sergio - via Ulivi 6, 43046 Ozzano Taro (Parma). [email protected] dott. Luca - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected] prof. Eugenio - via Don L. Milani 39 int. 16, 35020 Albignasego (Padova). [email protected] dott. Sauro - piazza Falcone e Borsellino 4, 63017 Porto S. Giorgio (Ascoli Piceno).RAGUSA dott.ssa Michela - via Etruria 14, 00183 Roma. [email protected] dott.ssa Anna - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036 Arcavacata di

Rende (Cosenza).RAPONI dott. Daniele - via Cavour 26, 04014 Pontinia (Latina). [email protected] Angelmario - viale Dante Alighieri 45, 29100 Piacenza. [email protected] dott. Paolo - via Zabarella 21, 35028 Piove di Sacco (Padova). [email protected] prof. Silvio - Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale, Via Dunant 3, 21100 Varese.

[email protected] dott. Gianantonio - Residenza del Cantone - Milano 2 - 20090 Segrate (Milano).

[email protected] LIBRARY- NATURAL HISTORY MUSEUM, 900 Exposition Boulevard, CA 90007, Los Angeles,

4057, U.S.A.

PALEOITALIA6 0

RETTORI dott. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza dell’Università, 06100 [email protected]

RICHETTi dott.sa Giorgia - Via G. di Vittorio 135, 41058 Vignola (Modena).RIGO dott. Roberto - via delle Scuole 18, Località Rizzi, 33100 Udine.RINDONE Antonino - via Conca d’Oro, Res. Le Serre - Sc. C, 98168 Messina. [email protected] DI MEANA Maria Gabriella - via Pineta Sacchetti 175, 00160 Roma.RIZZO dott. Roberto - via Confalonieri 55, 09047 Selargius (Cagliari). [email protected] prof. Elio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] dott. Guido - Località Santa Lucia dei Monti 30/A, 37067 Valeggio sul Mincio (Verona).

[email protected] prof.ssa Maria - Istituto di Scienze della Terra, corso Italia 55, 95129 Catania.ROMPIANESI Pietro - via Camaiore 107, 41100 Modena.ROOK prof. Lorenzo - via del Ghirlandaio 9/b, 50121 Firenze. [email protected] dott. Francesco - via B. Buozzi 49, 61043 Cagli (Pesaro).ROSSI dott.ssa Maria Adelaide - via E. Bruno 18/B, 66100 Chieti. [email protected] dott. Pier Francesco - corso Vittorio Emanuele II 17, 41100 Modena.ROSSINO Roberto - via M. Rossello 9, 09129 Cagliari.ROSSO dott.ssa Antonietta - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia, corso

Italia 55, 95129 Catania. [email protected] prof. Livio - viale dell’Aquilone 159, Giogilorio 73010 Surbo (Lecce).RUSSO prof. Antonio - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4,

41100 Modena. [email protected] dott.ssa Bianca - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.

[email protected] prof. Franco - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036 Arcavacata di

Rende (Cosenza). [email protected]À dott.ssa Domenica - Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone 31, 98166 Messina.SACCHI dott.ssa Eva - via Trevi 163, 05100 Terni.SALA prof. Benedetto - Dipartimento di Geologia e Paleontologia, corso Ercole I d’Este 32, 44100 Ferrara.

[email protected] dott. Leonardo - via del Colle Belvedere 18, 00036 Palestrina (Roma).SALVATORINI dott. Gianfranco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterino 8, 53100 Siena.

[email protected] dott.ssa Rossana - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia,

corso Italia 55, 95129 Catania. [email protected] dott. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia.SANTUCCI dott. Luca - via dei Cappuccini 6, 02042 Collevecchio (Rieti). [email protected] dott. Raffaele - piazza Grazioli 5, 00186 Roma. [email protected] dott. Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40126

Bologna. [email protected], [email protected] prof. Samuele - via Porrettana 115, 40135 Bologna.SARTOR Guido - Vicolo S. Bartolomeo 8, 31100 Treviso.SASSAROLI prof. Stefano - via San Michele 33, 60030 Rosora (Ancona).SCARPONI dott. Daniele - via Napoli 7, S. Giovanni in Marignano (Rimini). [email protected] dott. Rudolf - Hainholzer Strasse 13, 30159 Hannover 1 (Germania).SCIUTO dott. Francesco - Dipartimento di Scienze Geologiche, corso Italia 55, 95129 Catania.

[email protected] dott. Pier Enrico - via L. Alzona 3, 15030 Villanova di Monferrato (Alessandria). [email protected] Serafina - via Giovanni XXIII 22, 09070 Paulilatino (Oristano).SEGURINI dott. Romualdo - via O. Guerrini 32, 48020 Sant’Alberto (Ravenna).SERPAGLI prof. Enrico - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4,

41100 Modena. [email protected] dott. Paolo - via Firenze 12, 43100 Parma. [email protected] prof. Franco - via Giacomo Leopardi 44, 60030 Serra dei Conti (Ancona).SIMONETTO dott. Luca - via Palestro 35, 33100 Udine. [email protected] AKADEMIJA ZNANOSTI IN UMETNOSTI- Biblioteka, Novi TRG 3-5 / P.P. 323, 1000, Ljubljana,

SloveniaSOCIETÀ REGGIANA DI SCIENZE NATURALI - c/o Bassi Viller, via A. Gramsci 109, 42024 Castelnuovo di Sotto

(Reggio Emilia).SOLDANI dott. Donato - corso Sonnino 115/B, 70125 Bari.

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SORBINI dott.ssa Chiara - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 [email protected]

SORBINI FRIGO dott.ssa Margherita - via Trainotti 2, 37122 Verona.SOSSO Maurizio - via Bengasi 4/int.4, 16153 Genova. [email protected] dott. Valeriano - via Augusto Toti 6, 52046 Lucignano (Arezzo).SPALLETTA dott.ssa Claudia - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67,

40126 Bologna. [email protected] prof. Carlo - via Aritzo 9, 09042 Monserrato (Cagliari). [email protected] dott.sa Eleonora, via Angelo Olivieri 81, 00122 Ostia Lido (Roma).SPINA dott.ssa Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterina 8, 53100 Siena.STEFANELLI dott.sa Simona - Dipartimento di Geologia e Geofisica, via Orabona 4, 70125 Bari.STIVALETTA dott.sa Nunzia - via Palermo 16, Vasto (Chieti).STROPPA Gabriele - via G. Vildi 15, 61100 Pesaro.SUSUMU dott. Tomida - Chukyo Gakuin Univeristy, 1-104 Sendanbayashi, 509-9195 Nakatsugawa City,

Gifu Pref., Giappone”TABANELLI dott. Cesare - via Testi 4, 48010 Cotignola (Ravenna). [email protected] RUGGIERO prof.ssa Emma - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138

Napoli.TANFI dott. Alberto - via Roma 71, 19121 La Spezia.TARLAO sig. Alceo - via S. Martino 42, 34142 Trieste. [email protected] dott. Massimiliano - via Amarena 29/16, 16143 Genova.THE LIBRARIAN- DEPARTMENT OF EARTH SCIENCES, Downing Street, CB2 3EQ, Cambridge, InghilterraTINTORI prof. Andrea - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.

[email protected] dott. Ruggero - via Lazzaretto 1, 33010 Montenars (Udine).TORRE prof. Danilo - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze. [email protected] dott.ssa Stefania - piazza Vittorio Veneto 7, 10070 Cafasse (Torino).

[email protected] dott.ssa Caterinella - via Dalmazia 31, 08100 Nuoro.UCLA SCIENCES & ENGINEERING LIBRARY- Geology Collection, 8251 Boelter Hall, Box 951598, CA

90095-1598 Los Angeles, U.S.A.UNIL SCIENCES DE LA TERRE- BIBLIOTHEQUE, BFSH 2, CH-1015 Lausanne, SvizzeraUNIVERSIDAD DE ZARAGOZA - FAC CC SECCION GEOLOGICAS, Biblioteca, 704 Ciudad Universitaria s/n, E-

50009 Zaragoza, SpagnaUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO - Facoltà Scienze MM.FF.NN., Ctr. Aut. spesa, C/O LI.CO.SA Via

Duca di Calabria 1/1, 50125 Firenze.UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA - Centro Serv. Bibl. di Biol., Scienze della Terra e del Mare (C.S.B.

B.T.M.), Palazzo delle Scienze, corso Europa 26, 16132 Genova. [email protected] DE GRANADA - FACULTAD DE CIENCIAs, Biblioteca, C/O EBSCO P.o. BOX 750, NL-1430 AT

Aalsmeer, OlandaUNIVERSITAT DE VALENCIA- BIBLIOTECA DE CIENCIAS, Calle Doctor Moliner 50, E-46100 Burjassot (Valencia),

SpagnaUNIVERSITAT ERLANGEN - INSTITUT FUR PALAONTOLOGIE, Lowenichstrasse 28, D-91054 Erlangen, GermaniaUNIVERSITÄTSBIBLIOTHEK STUTTGART- ZEITSCHRIFENSTELLE, Holzgartenstrasse 16, P.O. Box 10 49 41, D-

70043, Stuttgart, GermaniaUNIVERSITY OF OKLAHOMA LIBRARY - Library Serials-Room LL 211, 001AEH9193, 401 Broocks Street. OK

73019 Norman, Oklahoma, U.S.A.UNIVERSITY OF OTAGO- SCIENCE LIBRARY, P.O. Box 56, Dunedin, Nuova ZelandaUNTI dott. Mario - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo.VAI prof. Gian Battista - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67,

40126 Bologna. [email protected] dott. Stefano - via Ronzani 35, 40033 Casalecchio di Reno (Bologna). [email protected] dott.sa Diana - via Angeloni 41, 03100 Frosinone.VALENZUELA RIOS prof. José Ignacio- Departamento de Geologia, Dr Moliner 50, E-46100 Burjassot

(Valencia), Spagna. [email protected] dott.ssa Gigliola - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze.

[email protected] DER MADE dott. Jan - Museo Nacional de Ciencias Naturales José Gutierrez Abascal 2, 20006 Madrid,

Spagna.VANNUCCI prof.ssa Grazia - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, DIP.TE.RIS,

corso Europa 26, 16132 Genova. [email protected] dott. Angelo - piazzetta Cardarelli 3, 73100 Lecce.

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VAZZANA dott. Angelo - via strad. Giuffrè I 32, 89122 Reggio Calabria. [email protected] dott. Marco - via Salesiani 19, 55045 Pietrasanta (Lucca). [email protected] dott. Umberto - via Borgo Leone 14, 33090 Domanins Rauscedo (Pordenone). [email protected] dott.sa Marta - via Missori 16, 27026 Garlasco (Pavia).VENTURI prof. Federico - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università, 06100 Perugia.VERRUBBI dott. Vladimiro - via Francesco Selmi 16, 00156 Roma. [email protected] dott.sa Agostina Valeria - via dei Miti 35, 95100 Catania. [email protected] dott. Alessandro - via Mascagni 116, 41100 Modena. [email protected] Mauro - via Marco Polo 14, 56100 Pisa.VILLA dott.ssa Giuliana - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100

Parma. giuliana. [email protected] Mauro - via Lubiana 168, 09013 Carbonia (Cagliari). [email protected] prof.ssa Donata - Dipartimento di Scienze della Terra, via Valperga Caluso 35, 10125 Torino.

[email protected] Alexander - Casella Postale 21, 71013 San Giovanni Rotondo (Foggia).WILD dott. Rupert - Paläont. Abtlg., Staatliches Museum für Naturkunde, Rosenstein 1, D-70191 Stuttgart,

Germania.ZACCHIGNA Davide - Scala Bonghi 86, 34139 Trieste.ZANINETTI prof.ssa Louisette - Departement de Geologie et Paleontologie, 13 rue des Maraichers, CH-1211

Geneve 4 (Svizzera). louisette. [email protected] Simone - via Tiepolo 1, 09121 Cagliari. szannotti @tiscali.itZOBOLI Daniel - piazza Garibaldi 7/3, Carbonia (Cagliari). [email protected]

65 milioni di anni fa...

“ecco adesso avremo 7 anni di sventura”“bhè proprio 7 non direi…”

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LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA

La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuo-vere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia aisingoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno2005, le quote associative sono le seguenti:Socio Ordinario (paesi europei) 35 €Socio Ordinario (extra U.E.) 45 €Socio junior (under 30) 21 €Istituzioni 100 €

Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana, cheè una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo accade-mico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese.

Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento semestrale in italiano,PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia.

PALEOITALIA

Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.43, n.3, 2004

Direttore Responsabile: Enrico SerpagliSegretario di Redazione: Carlo CorradiniIndirizzo della Redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico,

Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523.Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna.Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

Manuela Lugli,via Anacarsi Nardi 35, 41100 Modena; [email protected] Cinzia Marra, Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone

31, 98166 Messina-Sant’Agata; [email protected] Martinetto, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino,

via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino; [email protected] Orso, via Biancardi 2, 20149 Milano; [email protected] Padovani, piazza Roma 37, 41100 Modena; [email protected] Piras, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e Orto Botanico,

Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena;[email protected]

Nevio Pugliese, Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, viaEdoardo Weiss 1, 34127 Trieste; [email protected]

Alessandro Vescogni, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e Orto Botanico,Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena;[email protected]

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INDICE

Numero 12, Carlo Corradini p. 1

Progetto “Siti Aperti”: itinerari geo-paleontologiciper diversamente abili, Antonio Russo p. 2

L’evoluzione umana al Darwin Day 2005, Manuela Lugli p. 3

Paleontologia per non vedenti,Veronica Padovani e Alessandro Vescogni p. 6

Le escursioni paleontologiche dei paleontofili nel 2004, Jordi Orso p. 9

Paleopassaggiando lungo il Tropico del Carso,Sergio Andri, Deborah Arbulla, Franco Cucchi, Jenny Idili, AndreaLorenzon, Francesca Macorini, Nicoletta Magrin, Diego Masiello,Nicoletta Perco, Fabio Perazzi, Nevio Pugliese, Anastasia Puric,Rodolfo Riccamboni, Anna Rossi e Donatella Samec p. 21

I Graptoliti, Sergio Piras p. 31

Elenco alfabetico dei soci al 31 dicembre 2004 p. 51

RUBRICHE

PaleoLex, Manuela Lugli p. 38Notizie Italiane, Carlo Corradini p. 42Paleo news, Paolo Serventi p. 45Paleolibreria, Annalisa Ferretti p. 48Agenda p. 50

NOTE PER GLI AUTORIGli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. È gradito un

corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); nel caso di fotografie acolori, esse devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa sepubblicate in bianco e nero.

Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche.Gli autori sono pregati di inviare i propri testi possibilmente tramite posta

elettronica, come “attached files”, oppure su dischetti da 3.5 pollici, specifican-do il programma di videoscrittura utilizzato. Le immagini digitalizzate vannosalvate come file bmp o jpg, possibilmente a 300 dpi.

Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agliautori non saranno forniti estratti degli articoli.

Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati per posta elettronicaall’indirizzo: [email protected], in caso di impossibilità, a: PaleoItalia – Dipartimento del Museo diPaleobiologia e dell’Orto Botanico – Università di Modena e Reggio Emilia – viaUniversità 4 – 41100 Modena.