Libro delle Catechesi...6 1.2. Marco 4, 1 34 Marco 4, 1 34 4 1 Di nuovo si mise a insegnare lungo il...

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Libro delle Catechesi Vangeli V/II Comunità Eucaristica Parrocchia S. Ignazio di Antiochia

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Libro delle CatechesiVangeli

V/II Comunità EucaristicaParrocchia S. Ignazio di Antiochia

Indice

Vangelo secondo Marco 1

Marco 1, 1�3 3Primo gruppo 3

Secondo gruppo 4

Marco 4, 1�34 6

Marco 7 9

Marco 9, 2�13 12

Marco 9, 14�37 15

Marco 9, 41�50 18

Marco 10, 32�52 20

Marco 12, 1�12 23

Marco 14, 12�31 27

Catechesi di Don Giovanni 32Marco 2, 13�17 32

Marco 10, 17�31 36

Marco 14, 32�42 39

Marco 16, 9�20 43

Vangelo secondo Matteo 47

Matteo 1 49

Matteo 2, 1�12 53

Matteo 2, 13�23 56

Matteo 3, 1�12 60

i

ii Indice

Matteo 3, 13�17 64

Matteo 4, 1�11 66

Matteo 4, 12�17 71

Matteo 4, 18�25 75

Matteo 5, 1�12 79

Matteo 5, 13�26 87

Matteo 5, 21�48 90

Matteo 6, 1�18 97

Matteo 6, 19�34 101

Matteo 7, 1�12 105

Matteo 7, 13�29 109

Matteo 8, 1�17 113

Matteo 8, 18�34 117

Matteo 9, 1�17 120

Matteo 9, 18�34 124

Matteo 9, 35�10, 5a 128

Matteo 10, 5b�15 131

Matteo 10, 16�25 135

Matteo 10, 26�12, 50 139

Matteo 13, 3b�9.18�30.36�46.51�58.14, 13�36 146

Matteo 16�17 152

Matteo 18 160

Matteo 20 163

Matteo 21 166

Matteo 26 170Matteo 26, 1�29 171

Matteo 26, 14�16.20�25.69�75 173

Matteo 26, 30�56 175

Indice iii

Matteo 27, 1�56 177

Matteo 27, 57�28, 20 182

Vangelo secondo Luca 185

Luca 1, 1�38 187

Luca 1, 39�56 190

Luca 2, 1�21 193

Luca 2, 22�38 196

Luca 2, 39�51 199

Luca 3, 1�22 203

Luca 4, 1�13 207

Luca 4, 14�30 210

Luca 5, 1�16 213

Luca 5, 17�38 217

Luca 6, 1�19 221

Luca 6, 20�49 225

Luca 7, 36�50 229

Luca 8, 4�21 232

Luca 8, 40�56 235

Luca 9, 1�17 238

Luca 9, 18�50 241

Luca 9, 51�10, 20 246

Luca 10, 21�42 251

Luca 11, 1�13 255

Vangelo secondo Marco

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 3

Marco 1, 1�3

11Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 2Come è scritto nel profeta Isaia:

Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,

egli ti preparerà la strada.3Voce di uno che grida nel deserto:

preparate la strada del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

Primo gruppo

�Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subitoentrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, chevoi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti.�1. Poniamo, per iniziare,l'attenzione sul messaggero che in questi versetti di Malachia si identi�ca con Elia, mentrenegli evangelisti si identi�ca con Giovanni Battista.

Luca: ��E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andraiinnanzi al Signore a preparargli le strade��2, illustra la missione di Giovanni Battistail quale avrà il compito di riportare nel popolo la speranza messianica e cioè ricondurre icuori dei padri verso i �gli, la saggezza dei giusti nel cuore dei peccatori ribelli e preparareal Signore un popolo ben disposto.

Infatti, se per una giusta evangelizzazione è necessaria una chiamata, in Marco leggia-mo: ��Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credeteal vangelo��3, è anche vero che in noi deve esserci una buona propensione ad ascoltarela voce che chiama. I veri cristiani devono dare testimonianza al mondo perché la genteritorni a conoscere e a desiderare la salvezza che viene dalla remissione dei propri peccati.Questa remissione non è frutto delle nostre azioni, ma è segno della grazia, della bontàmisericordiosa del nostro Dio. Non dobbiamo infatti dimenticare che lungo il nostro cam-mino di fede il Signore non ci abbandona mai, ma ci tiene per mano e illumina la stradada percorrere per arrivare alla salvezza. Come troviamo in Isaia: ��Io marcerò davantia te; spianerò le asperità del terreno, spezzerò le porte di bronzo, romperòle spranghe di ferro. Ti consegnerò tesori nascosti e le ricchezze ben celate,perché tu sappia che io sono il Signore, Dio di Israele, che ti chiamo per no-me��4, così nel deserto della nostra incredulità e del nostro scetticismo Dio grida il nostronome perché ci ama. Egli ci guida nella missione: convertire i cuori, in tutti i tempi, senzadi�erenze e pregiudizi, senza egoismi o eroismi, soltanto con lui al nostro �anco.

Ed oggi, come da sempre, la Chiesa con tutti i suoi �gli ricorda la sua vera vocazione:ricondurre tutti noi al Signore nostro Dio e riportare nei nostri cuori la speranza cristiana.

1Ml 3, 12Lc 1, 76

3Mc 1, 154Is 45, 2-3

4 1.1. Marco 1, 1�3

Secondo gruppo

Una volta la parola `vangelo' non indicava un libro, ma un annunzio fatto a viva voce chesi ripeteva e si di�ondeva nel mondo. Marco, dopo quarant'anni dalla resurrezione di Gesùe in conseguenza dell'istruzione che gli veniva dalle testimonianze di Pietro, fa sentire lasua voce.

�Inizio� è un parola richiamo che intende metterci sul `chi va là': non è l'istantaneitàdi un momento; l'inizio signi�ca per noi cristiani richiamarsi a Gesù, all'annunzio stesso delVangelo che ha per oggetto Cristo. Di quel Vangelo che come leggiamo in Isaia, signi�caannunziare liete notizie di salvezza: �Sali su un alto monte, tu che rechi liete notiziein Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme. Alzala voce, non temere; annunzia alle città di Giuda: �Ecco il vostro Dio!��1. Ilcontenuto del Vangelo di Marco non è qualcosa, è una persona. Infatti Marco ci dice primoche Gesù è il Cristo, secondo che Gesù è il Figlio di Dio.

Conoscendo le attese risposte delle prime comunità cristiane nei vangeli già annunciati,Marco propone un Vangelo di felicità, di gioia, di speranza, di vera salvezza purché ci siconverta e ci si lasci trasformare nel profondo del cuore.

Quanto riferito da Marco viene attribuito al profeta Isaia, ma come abbiamo scrutatoè solo il versetto 3 che è riferibile ad esso, mentre il precedente versetto 2 è un misto traEsodo, ��Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino eper farti entrare nel luogo che ho preparato��2, e Malachia, �Ecco, io manderòun mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suotempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, eccoviene, dice il Signore degli eserciti�3. Nel brano di Marco, il pronome personale `Io'rappresenta Dio che parla, `Tu' rappresenta Cristo ed `il messaggero' è Giovanni Battista.Nel riferimento dell'Esodo appena letto, `Io' è sempre Dio mentre `Tu' è il popolo di Israeleed `il messaggero' è Elia.

La �gura di Giovanni Battista non è un personaggio di primo piano in Marco, infattidi lui si parla solo per capire chi è Gesù. Solo contemplando Gesù possiamo accostarcicorrettamente al testo.

Queste frasi scrutate sono tratte dall'antico testamento, cioè da quanto è stato annun-ciato per mezzo dei profeti: Marco ci sta raccontando una storia di salvezza, ci descrive ifatti che riguardano Gesù come fatti salvi�ci. Dopo aver richiamato Giovanni il Battistacome messaggero, lo presenta come �Voce di uno che grida nel deserto: preparate

la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri �4. Giovanni è la voce, Gesù è ilSignore. La strada che si deve preparare non è più quella che troviamo in Isaia, tracciataper tornare dall'esilio: �Una voce grida: �Nel deserto preparate la via al Signore,appianate nella steppa la strada per il nostro Dio��5; ora è ben altra. Bisognaconvertirsi, cambiare mentalità, farsi battezzare per aprirsi al perdono di Dio.

Giovanni annuncia: ��Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!��6. Marcorichiama questo annuncio per esortarci ad aprire il cuore, ascoltare la Parola di Dio perviverla e, se ne saremo capaci, annunciarla nella nostra vita quotidiana. Forse un giornoanche noi saremo in grado di preparare la via al Signore, non soltanto per appianare lanostra strada verso di lui, ma anche quella degli altri, a partire da chi ci sta vicino nellavita di tutti i giorni.

1Is 40, 92Es 23, 203Ml 3, 1

4Mc 1, 35Is 40, 36Mt 3, 2b

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 5

Marco chiude l'attesa che si era protratta nel tempo con le parole di Gesù, di quel tantoatteso Messia, con un annuncio chiaro e forte: ��Il tempo è compiuto e il regno diDio è vicino; convertitevi e credete al vangelo�.�7.

7Mc 1, 15

6 1.2. Marco 4, 1�34

Marco 4, 1�34

41Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tantoche egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo

la riva. 2Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: 3�Ascoltate.Ecco, uscì il seminatore a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennerogli uccelli e la divorarono. 5Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntòperché non c'era un terreno profondo; 6ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendoradice, si seccò. 7Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la so�ocarono e non diede frutto.8E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora ilsessanta e ora il cento per uno�. 9E diceva: �Chi ha orecchi per intendere intenda!�.

10Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro:11�A voi è stato con�dato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene espostoin parabole, 12perché:

guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano,

perché non si convertano e venga loro perdonato�.

13Continuò dicendo loro: �Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altreparabole? 14Il seminatore semina la parola. 15Quelli lungo la strada sono coloro nei quali vieneseminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata inloro. 16Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano laparola, subito l'accolgono con gioia, 17ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi,al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono.18Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, 19masopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie,so�ocano la parola e questa rimane senza frutto. 20Quelli poi che ricevono il seme su un terrenobuono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta,chi del sessanta, chi del cento per uno�.21Diceva loro: �Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttostoper metterla sul lucerniere? 22Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato enulla di segreto che non debba essere messo in luce. 23Se uno ha orecchi per intendere, intenda!�.24Diceva loro: �Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate,sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. 25Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha,sarà tolto anche quello che ha�.26Diceva: �Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27dorma o vegli, di notteo di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28Poiché la terra producespontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29Quando il frutto èpronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura�.30Diceva: �A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descri-verlo? 31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolodi tutti semi che sono sulla terra; 32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gliortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra�.33Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevanointendere. 34Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.

Una delle forme di insegnamento più usata da Gesù è la parabola. Ma perché Gesùutilizza tale strumento per far conoscere i suoi insegnamenti? La parabola è utile perrendere più chiari alcuni concetti e signi�cati, altrimenti meno comprensibili, in modo chele persone semplici e ben disposte nell'animo comprendano. Per chi invece ha il cuoreindurito e non disposto ad accoglierla, la parabola rimane oscura ed incomprensibile.

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 7

Ci sono due categorie di persone alle quali si rivolgono le parabole di Gesù; in Marco,rivolto ai discepoli e ai dodici, Gesù dice: ��A voi è stato con�dato il mistero delregno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole��1. Noitroppo spesso ci troviamo nella condizione di quelli che stanno fuori; apparteniamo cioè aquel gruppo di persone al quale Dio si rivolge per mezzo di parabole e a cui non è concessodi conoscere il mistero del Regno di Dio.

Chi è che non comprende le parabole? La risposta ci viene data dal profeta Isaia inMatteo: �Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di

orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire

con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.�2, cioèostinarsi a seguire noi stessi.

Ai suoi discepoli e ai dodici Gesù spiegava le parabole in modo particolare; in Marcoabbiamo letto: �Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli,spiegava ogni cosa�3. Anche loro però avevano di�coltà a comprendere e infatti spessovenivano rimproverati da Gesù di avere il cuore indurito e per essere privi di intelletto; inMarco leggiamo: ��Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?��4. Ecco che quelle stesseparole che prima il profeta Isaia rivolgeva al popolo, sono ora rivolte anche ai discepoli.

Dove i discepoli hanno veramente di�coltà a capire è di fronte al discorso della croce.Infatti non intendono il primo annunzio della passione di Gesù; in Marco leggiamo: �Maegli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: �Lungida me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini��5.Poi, ancora, non capiscono il secondo annunzio della passione; sempre in Marco leggiamo:�Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiederglispiegazioni�6. In�ne, non comprendono nemmeno il terzo annunzio; in Luca si legge:�Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loroe non capivano ciò che egli aveva detto�7.

Per i discepoli non è stato facile capire ed accettare ciò che Gesù diceva loro nell'an-nunciare la sua passione: il progetto salvi�co del Padre che doveva passare attraverso lasua morte e la sua so�erenza, era un messaggio totalmente incomprensibile e contrarioad ogni criterio di razionalità e logica umana, allora come oggi. Nella prima lettera di S.Paolo apostolo ai Corinzi si legge: �E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Grecicercano la sapienza, noi predichiamo Cristo croci�sso, scandalo per i Giudei,stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci,predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezzadi Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degliuomini�8.

Quella stessa di�coltà che hanno avuto i discepoli a comprendere il senso della passionedi Gesù, è la stessa che oggi abbiamo noi, con gli stessi timori, con il nostro cuore indurito.Seguire Gesù vuol dire accettare la sua volontà e il suo insegnamento. Signi�ca anche ac-cettare la propria croce così come lui ci chiede, consapevoli di ciò che questo comporta. Mala nostra storia ci insegna la naturale avversione che ha l'uomo nell'accettare la so�erenzae le negatività che la vita ci riserva, con la nostra fede che si fa ancora più vulnerabilequando è turbata da cause esterne.

1Mc 4, 112Mt 13, 153Mc 4, 344Mc 8, 17b-18a

5Mc 8, 336Mc 9, 327Lc 18, 3481 Cor 1, 22-25

8 1.2. Marco 4, 1�34

I discepoli riusciranno a comprendere pienamente il messaggio di Gesù solo dopo la suaresurrezione. Per noi ci sarà invece la possibilità di capire pienamente il suo messaggioquando il nostro cuore indurito verrà plasmato così come si legge in Luca: �Allora aprìloro la mente all'intelligenza delle scritture�9. Sarà quindi il trionfo dello SpiritoSanto che apre la mente e scioglie il cuore così come troviamo in Giovanni: ��Ma il Con-solatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegneràogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto��10. Anche per noi c'è quindila certezza e la speranza che sarà lo Spirito Santo ad illuminarci e a farci comprenderel'insegnamento di Dio: �Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà allaverità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà uditoe vi annunzierà le cose future. Egli mi glori�cherà, perché prenderà del mio eve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho dettoche prenderà del mio e ve l'annunzierà�11.

Invochiamo, quindi, lo Spirito Santo per mezzo della preghiera a�nché ci aiuti a crederee capire l'insegnamento di Gesù e ci aiuti a rinsaldare la nostra fede.

Credi lo stesso nell'insegnamento di Gesù e ti impegni a viverlo anche quando non lo comprendi?

9Lc 24, 45a10Gv 14, 26

11Gv 16, 13-15

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 9

Marco 7

71Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. 2Avendovisto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate � 3i farisei

infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani �no al gomito, attenendosi allatradizione degli antichi, 4e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, eosservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame� 5quei farisei e scribi lo interrogarono: �Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo latradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?�. 6Ed egli rispose loro: �Bene haprofetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:

Questo popolo mi onora con le labbra,

ma il suo cuore è lontano da me.7Invano essi mi rendono culto,

insegnando dottrine che sono precetti di uomini.

8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini�. 9E aggiungeva:�Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione.10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a

morte. 11Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè o�erta sacra,quello che ti sarebbe dovuto da me, 12non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre,13annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili nefate molte�.14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: �Ascoltatemi tutti e intendete bene: 15non c'è nullafuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomoa contaminarlo�. [16]17Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul signi�cato di quellaparabola. 18E disse loro: �Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò cheentra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventree va a �nire nella fogna?�. Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. 20Quindi soggiunse: �Ciò cheesce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini,escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, 22adultèri, cupidigie, malvagità, inganno,impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori daldi dentro e contaminano l'uomo�.24Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessunolo sapesse, ma non potè restare nascosto. 25Subito una donna che aveva la sua �glioletta possedutada uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. 26Ora, quella donna chelo pregava di scacciare il demonio dalla �glia era greca, di origine siro-fenicia. 27Ed egli le disse:�Lascia prima che si sfamino i �gli; non è bene prendere il pane dei �gli e gettarlo ai cagnolini�.28Ma essa replicò: �Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei�gli�. 29Allora le disse: �Per questa tua parola va', il demonio è uscito da tua �glia�.30Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.31Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pienoterritorio della Decàpoli. 32E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. 33Eportandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò lalingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: �E�atà � cioè: �Apriti!�. 35Esubito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36Ecomandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano 37e, pienidi stupore, dicevano: �Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!�.

I Giudei, oltre la Legge di Mosè, dovevano osservare la tradizione, ossia una serie in�nitadi regole, precetti e pratiche tramandate oralmente dai rabbini, che so�ocavano e spesso

10 1.3. Marco 7

annullavano i Comandamenti. Un esempio ci è fatto proprio da Gesù nel Vangelo cheabbiamo appena ascoltato; leggiamo, infatti: ��Mosè infatti disse: Onora tuo padre

e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invecedicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè o�erta sacra,quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per ilpadre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avetetramandato voi. E di cose simili ne fate molte��1. I farisei dunque, osservando letradizioni, trascuravano i comandamenti di Dio e per questo Gesù li rimprovera citando ilprofeta Isaia: �Ed egli rispose loro: �Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, comesta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano

da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di

uomini��2.

Una delle tante tradizioni osservate dai Giudei era quella di lavarsi le mani �no algomito prima di mangiare. Essi pensavano, infatti, che mangiare con mani immonde,contaminasse il cibo che consumavano. Si scandalizzarono quindi nel vedere che i discepolidi Gesù non osservavano questa tradizione. E rimasero ancora più scandalizzati dalle paroledi Gesù: ��Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non puòcontaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a �nire nellafogna?�. Dichiarava così mondi tutti gli alimenti�3. Dobbiamo sapere, infatti chenel libro del Levitico c'è una lunga lista di animali proibiti al popolo mediante un precisoimperativo: ��Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri; liconsidererete immondi��4. Cristo, quindi, modi�ca le prescrizioni della legge mosaica,sulla questione della purezza degli alimenti. Negli Atti degli Apostoli apprendiamo diquando Pietro si trovava in Cesarea e, caduto in estasi verso mezzogiorno, riceve da Diol'ordine di mangiare proprio quegli animali ritenuti impuri. Al suo ri�uto il Signore replica:��Ciò che Dio ha puri�cato, tu non chiamarlo più profano��5. E nella lettera aiColossesi Paolo si rivolgerà ai cristiani esortandoli a non ricadere nella schiavitù delletradizioni: �Badate che nessuno vi inganni con la sua �loso�a e con vuoti raggiriispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondoCristo�6; ed ancora: �Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o dibevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati [...] �Non prendere, nongustare, non toccare�? Tutte cose destinate a scomparire con l'uso: sonoinfatti prescrizioni e insegnamenti di uomini!�7.

Ma il messaggio di Gesù va oltre. In Marco leggiamo: ��Ciò che esce dall'uomo,questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomi-ni, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie,malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza��8. Dun-que, non è ciò che entra nell'uomo a contaminarlo, bensì ciò che esce dal suo cuore. È ilcuore dell'uomo la fonte della sua immondizia. Quello che entra nella bocca degli uomini,infatti, va a �nire nella fogna, mentre quello che esce dalla loro bocca proviene dal cuore, edil cuore che si ribella a Dio non lo riconosce più, nonostante le sue in�nite manifestazioni, ecade nella tentazione. È proprio questo movimento del cuore umano contro colui che lo haplasmato che genera i peccati. E, come leggiamo nella lettera ai Romani: �Perciò Dio liha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorarefra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la

1Mc 7, 10-132Mc 7, 6-73Mc 7, 18b-194Lv 11, 8

5At 10, 15b6Col 2, 87Col 2, 16.21-228Mc 7, 20b-22

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 11

menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore [...] Epoiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìad'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi comesono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pienid'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; di�amatori, maldicen-ti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli aigenitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendoil giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solocontinuano a farle, ma anche approvano chi le fa�9.

Il male, dunque, è radicato nel cuore dell'uomo, ma proprio lì è cominciata l'opera dipuri�cazione compiuta da Gesù. Dio, infatti, nella sua in�nita bontà e nel suo immensoamore, continua a manifestarsi a noi peccatori e ci salva �non in virtù di opere digiustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro dirigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, e�uso da lui su di noiabbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro�10. E nella primalettera ai Corinzi c'è un inno alla speranza ed alla �ducia nel Signore; leggiamo: �E talieravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santi�cati, siete statigiusti�cati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!�11.Gesù, con il dono del suo Spirito, ci ha liberati dal Peccato impresso nel nostro cuore,e ci dona la grazia di invocarne l'aiuto per non ricadere più in tentazione così che possarealizzarsi ciò che profetizza Ezechiele: ��Vi prenderò dalle genti, vi radunerò daogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e saretepuri�cati; io vi puri�cherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vidarò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voiil cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voie vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in praticale mie leggi��12.

Come ti comporti davanti al tuo peccato una volta che l'hai riconosciuto tale? Hai mai puri�catoil tuo cuore con l'aiuto della Parola di Dio?

9Rm 1, 24-25a.28-3210Tt 3, 5b-6

111 Cor 6, 1112Ez 36, 24-27

12 1.4. Marco 9, 2�13

Marco 9, 2�13

92Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto,in un luogo appartato, loro soli. Si tras�gurò davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti,

bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Eliacon Mosè e discorrevano con Gesù. 5Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: �Maestro, èbello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!�. 6Non sapevainfatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. 7Poi si formò una nube che li avvolsenell'ombra e uscì una voce dalla nube: �Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!�. 8E subitoguardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.

9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto,se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. 10Ed essi tennero per sé la cosa,domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. 11E lo interrogarono: �Perché gliscribi dicono che prima deve venire Elia?�. 12Egli rispose loro: �Sì, prima viene Elia e ristabilisceogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve so�rire molto ed essere disprezzato.13Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come stascritto di lui�.

Questo episodio della vita di Gesù precede di poco la sua passione. Gesù, infatti hagià annunciato ai discepoli che avrebbe so�erto, ma senza che questi abbiano compreso ilsigni�cato delle sue parole. Ecco allora che ci troviamo di fronte ad un episodio particolareche si svolge su un monte, luogo che rappresenta la rivelazione di Dio.

La tras�gurazione è un mezzo per ra�orzare la fede in Gesù o�erto da lui stesso aidiscepoli Giacomo, Giovanni e Pietro che sarebbero stati i più diretti testimoni della suapassione. Infatti i tre li ritroviamo al Getsemani come possiamo leggere in Marco: �Giun-sero intanto ad un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli:�Sedetevi qui, mentre io prego�. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni ecominciò a sentire paura e angoscia�1.

Durante la tras�gurazione Gesù manifesta la sua gloria divina. In Matteo si legge:�E fu tras�gurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vestidivennero candide come la luce�2.

Durante la tras�gurazione davanti agli occhi timorosi dei tre discepoli prescelti, Gesù èaccompagnato da due personaggi dell'antico testamento: Mosè ed Elia, ovvero la rivelazionedi Dio prima di Gesù. Il primo rappresenta la legge e l'altro il profetismo. Entrambi hannoincontrato Dio su un monte, luogo isolato e adatto ad un intimo incontro con Dio, pursenza vedere il suo volto, poiché agli umani non era dato vedere il volto di Dio se non dopola loro morte. Mosè lo vedrà infatti di spalle, mentre Elia si coprirà il volto con il mantello.

Mosè, dopo essere stato chiamato dal Signore, è salito sul monte Sinai dove ha ricevutola legge dell'Alleanza: ��Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la miaalleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tuttala terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Questeparole dirai agli Israeliti��3.

Il secondo personaggio è Elia, che volendo salvaguardare l'alleanza poiché Israele si eraabbandonato all'idolatria, si rifugia in una caverna del monte Oreb dove, come si leggenel primo libro dei Re: �Gli fu detto: �Esci e fermati sul monte alla presenzadel Signore�. Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardoda spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non

1Mc 14, 32-332Mt 17, 2

3Es 19, 5-6

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 13

era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nelterremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì ilvolto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentìuna voce che gli diceva: �Che fai qui, Elia?�. Egli rispose: �Sono pieno dizelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato latua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti.Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita�.�4.

Gesù insieme a questi due personaggi completa un trittico in cui il Vecchio Testamentosi congiunge con il Nuovo, il tutto suggellato dalle parole del Padre che attesta che Gesù è ilFiglio: ��Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo��5. Un comando che signi�caascolto continuo ed attento a tutto ciò che aveva insegnato loro. La voce del Padre esceda una nube che nella simbologia rappresenta il segno della presenza di Dio e il luogo dellasua gloria.

Al termine della tras�gurazione rimarrà solo Gesù perché egli è la legge perfetta ede�nitiva, che chiude l'anello di congiunzione con Mosè ed Elia.

I tre discepoli che assistono all'evento non capiscono appieno il signi�cato di ciò chehanno visto e soprattutto il silenzio a loro imposto da Gesù, quello stesso silenzio che giàin altri episodi della sua vita era stato loro comandato e il cui senso si racchiude nel segretomessianico. Infatti Gesù ordina a Pietro, Giacomo e Giovanni di non raccontare a nessunociò che hanno visto, se non dopo la resurrezione del �glio dell'uomo dai morti, a�ermazioneche ritroviamo diverse volte nella vita di Gesù.

Imporrà infatti il silenzio ai miracolati; in Marco, in seguito alla guarigione di un leb-broso leggiamo: ��Guarda di non dire niente a nessuno, ma va', presentati alsacerdote, e o�ri per la tua puri�cazione quello che Mosè ha ordinato, a testi-monianza per loro��6 e, dopo aver resuscitato la �glia di Giàiro: �Gesù raccomandòloro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangia-re�7; ed ancora, rivolgendosi a coloro che avevano assistito alla guarigione del sordomuto:�E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, piùessi ne parlavano�8; e ai demòni che una volta scacciati lo riconoscono: �Guarì moltiche erano a�itti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permettevaai demòni di parlare, perché lo conoscevano�9, �Gli spiriti immondi, quando lovedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: �Tu sei il Figlio di Dio!�. Ma eglili sgridava severamente perché non lo manifestassero�10.

La consegna del silenzio aveva come �nalità evitare che si creassero equivoci tra ilMessia re e guerriero che il popolo si aspettava ed il Messia umile e salvi�co mandatodal Padre per la salvezza degli uomini. Per questo motivo Gesù preferiva usare moltaprudenza, atteggiamento che possiamo meglio comprendere in Giovanni quando, dopo lamoltiplicazione dei pani, leggiamo: �Allora la gente, visto il segno che egli avevacompiuto, cominciò a dire: �Questi è davvero il profeta che deve venire nelmondo!�. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlore, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo�11. Gesù riconoscerà di essere Resolo davanti a Ponzio Pilato quando ormai la sua regalità non potrà più essere confusacon quella terrena. La sua vera identità doveva rimanere celata a chi ancora non l'avevariconosciuta ed accolta �no al compimento del suo sacri�cio e della sua resurrezione. Solo

41 Re 19, 11-145Mc 9, 7b6Mc 1, 447Mc 5, 43

8Mc 7, 369Mc 1, 34

10Mc 3, 11-1211Gv 6, 14-15

14 1.4. Marco 9, 2�13

dopo la resurrezione, infatti, i discepoli potranno e dovranno proclamare tutto senza alcuntimore, solo dopo che con la sua croci�ssione Gesù avrà sancito la nuova alleanza tra Dioe l'umanità. Leggiamo infatti in Matteo: ��Non li temete dunque, poiché non v'ènulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debbaessere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quelloche ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti��12. Gesù con queste parole lanciaun messaggio ai suoi discepoli. Solo dopo che avrà adempito la sua opera, potranno edovranno proclamare tutto e senza timore. È qui che si vedrà chi è veramente Gesù, il veroRe e il vero Messia, sceso sulla terra non per dominare, ma per salvare e aprire le portedel cielo agli uomini, parlando ai loro cuori.

L'alleanza resa perenne con la croci�ssione e la resurrezione di Gesù è un dono creativodell'amore di Dio verso gli uomini tramite una sua libera scelta che nulla toglie alla suasovranità.

Anche noi oggi viviamo l'attesa per il Messia, ma in una maniera decisamente diversa daquella degli ebrei perché noi oggi non attendiamo un Messia venturo, dato che è già venuto,ma viviamo dell'adempimento della sua realtà salvi�ca. La nostra attesa si concretizzaquindi in due eventi: il primo, la venuta del Cristo nel dono della grazia; il secondo, lavenuta del Cristo nella sua Gloria, al momento del suo ritorno de�nitivo sulla terra.

Quale è il Cristo che attendi: quello della gloria terrena o il Cristo della croce?

12Mt 10, 26-27

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 15

Marco 9, 14�37

914E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevanocon loro. 15Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16Ed egli li

interrogò: �Di che cosa discutete con loro?�. 17Gli rispose uno della folla: �Maestro, ho portato date mio �glio, posseduto da uno spirito muto. 18Quando lo a�erra, lo getta al suolo ed egli schiuma,digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti�.19Egli allora in risposta, disse loro: �O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Finoa quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me�. 20E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spiritoscosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. 21Gesù interrogòil padre: �Da quanto tempo gli accade questo?�. Ed egli rispose: �Dall'infanzia; 22anzi, spesso loha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noie aiutaci�. 23Gesù gli disse: �Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede�. 24Il padre del fanciullorispose ad alta voce: �Credo, aiutami nella mia incredulità�. 25Allora Gesù, vedendo accorrere lafolla, minacciò lo spirito immondo dicendo: �Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e nonvi rientrare più�. 26E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò comemorto, sicché molti dicevano: �È morto�. 27Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzòin piedi.

28Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: �Perché noi non abbiamo potutoscacciarlo?�. 29Ed egli disse loro: �Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo,se non con la preghiera�.30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Istruiva infattii suoi discepoli e diceva loro: �Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini elo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà�. 32Essi però non comprendevanoqueste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.33Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: �Di che cosa stavate discutendolungo la via?�. 34Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il piùgrande. 35Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: �Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimodi tutti e il servo di tutti�. 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:37�Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me,ma colui che mi ha mandato�.

Gesù ha sempre avuto un'attenzione particolare per i più deboli, gli emarginati, i po-veri; ma con i bambini questo rapporto diventava davvero speciale. Egli sosteneva cheproprio i piccoli erano i destinatari diretti del Regno dei Cieli; leggiamo nel Vangelo diMatteo: ��Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno deicieli��1. Per tale motivo li ha sempre benedetti, protetti e posti come modello di com-portamento; leggiamo nel Vangelo di Marco: �Gli presentavano dei bambini perchéli accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignòe disse loro: �Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, per-ché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi nonaccoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso�. E prendendolifra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva�2. Viene naturale aquesto punto chiedersi: in che senso è vista la �gura del bambino nell'annuncio evangelico?Dal Vangelo di Luca leggiamo: �In quello stesso istante Gesù esultò nello SpiritoSanto e disse: �Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hainascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre,perché così a te è piaciuto��3

1Mt 19, 14b2Mc 10, 13-16

3Lc 10, 21

16 1.5. Marco 9, 14�37

Chiediamoci: quanto contano i piccoli negli a�ari e nelle decisioni degli adulti? Pos-siamo tranquillamente a�ermare che essi sono pressoché insigni�canti. Gesù precisa l'im-portanza di farsi bambini per entrare nel Regno di Dio; questo ci colpisce perché rovesciai valori di una società dominata da falsi valori come il potere ed il successo. In questomondo dominato dal cinismo e dall'arrivismo, allora, dobbiamo imparare che il Regno nonè in mano alle persone che contano, ma che le preferenza di Dio sono rivolte a coloro chesono considerati insigni�canti, e posseggono un animo umile.

��Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà��4. Ilfanciullo si trova nella posizione di recettore universale, dipende completamente dalle curedella madre, del padre e, verso di loro, prova una �ducia totale e sincera; inoltre, seguegli insegnamenti dei genitori perché sa implicitamente che essi lo guidano sulla via giusta.Quale modello migliore per il cristiano? Per entrare nel regno dei cieli egli dovrà avere una�ducia totale nell'amore di Dio e trovarsi nella condizione di poter ricevere i doni delloSpirito Santo senza alcun condizionamento esterno. Il cristiano, come il bambino, non saràschiavo delle ambizioni e delle passioni umane, ma conserverà quel candore di chi mette larelazione col Padre in cima alla propria scala di priorità. Da tutto questo comprendiamoche l'accoglienza dei bambini di cui parla Gesù non è soltanto l'accoglienza della lorocondizione, del loro animo e della loro innocenza, ma è anche e soprattutto l'accoglienzapropriamente detta; in Matteo leggiamo: ��E chi avrà dato anche solo un bicchiered'acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vidico: non perderà la sua ricompensa��5. Dio accoglie sempre nella sua intimità chisi fa umile e piccolo e mai coloro che invece li scandalizzano ed ostacolano il loro camminoverso di lui; in Matteo leggiamo: ��Chi invece scandalizza anche uno solo di questipiccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collouna macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare��6. Ma questoper coloro che credono in Gesù Cristo e nel suo messaggio è più naturale da capire, comedice il Vangelo di Luca: ��Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me;e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolotra tutti voi, questi è grande��7.

Il tema sui bambini nasce in conseguenza ad un problema posto a Gesù dai discepoli suchi fosse veramente il più grande. Ciò avviene in seguito al secondo annuncio della passione.Leggiamo nel Vangelo di Marco: ��Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnatonelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni,risusciterà��8. C'è da fare una considerazione a riguardo: i discepoli avevano a�erratoben poco sulla venuta del Cristo e sulla sua missione sulla terra. Eppure Gesù fece davverodi tutto per prepararli alla sua morte ed alla sua resurrezione. Per ben tre volte li avevaavvisati su ciò che gli sarebbe successo scendendo anche in precisi particolari: ��Ecco,noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommisacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo �agelleranno e lo uccideranno; madopo tre giorni risusciterà��9. Perché i discepoli non riescono a comprendere questimessaggi e reagiscono impropriamente ad ogni annuncio della passione? Essi erano intrisidella cultura del popolo ebraico con cui erano cresciuti e, come tutti, aspettavano unmessia che fosse il liberatore politico e sociale di tutte le genti. Attendevano con ansiail momento nel quale Gesù si sarebbe rivelato in tutta la sua potenza e gloria, ma noncerto sulla croce schernito ed oltraggiato dagli uomini; Giacomo e Giovanni addirittura gli

4Lc 18, 17b5Mt 10, 426Mt 18, 6

7Lc 9, 488Mc 9, 31b9Mc 10, 33-34

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 17

chiedono di sedere alla sua destra ed alla sua sinistra nel momento della gloria e Gesù glirisponde come: ��Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo cheio ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistranon sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato��10. Cosìfacendo profetizza il loro martirio. Non avevano capito che la funzione del liberatore era dicostituire una nuova alleanza tra uomo e Dio e, per fare questo, egli si sarebbe fatto caricodi tutti i peccati dell'umanità, avrebbe so�erto sulla croce, sarebbe morto e poi avrebbemanifestato al mondo la vittoria sulla morte e sul peccato.

Per comprendere dunque il messaggio di salvezza bisogna accogliere il Cristo come ibambini, e per fare ciò bisogna diventare noi stessi semplici come loro proprio come dicel'apostolo Pietro nella sua prima lettera: �Deposta dunque ogni malizia e ogni frodee ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate ilpuro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza�11. Gesù ha più volteesortato i discepoli e le altre persone accanto a lui a diventare simili a fanciulli: essi nellaloro semplicità e nella loro purezza riescono ad incontrarlo e si abbandonano al suo amore.È questo allora che Gesù vuole da noi: che ci avviciniamo al Figlio di Dio con gioia assolutae privi di ogni preoccupazione; che prendiamo vita dalla sua persona per diventare grandinella fede attraverso il cuore puro di un bambino.

Per accogliere Gesù come un bambino è necessario diventare bambini noi stessi. Alla luce delVangelo, cosa vuol dire questo per te?

10Mc 10, 39b-40 111 Pt 2, 1-2

18 1.6. Marco 9, 41�50

Marco 9, 41�50

9�41Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dicoin verità che non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macinada asino al collo e venga gettato nel mare. 43Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio perte entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. [44]45Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettatocon due piedi nella Geenna. [46]. 47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrarenel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loroverme non muore e il fuoco non si estingue. 49Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. 50Buonacosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessie siate in pace gli uni con gli altri�.

Il brano del Vangelo appena letto è senz'altro di forte impatto. Gesù ci esorta infattia puri�carci nella vita presente, a tagliare dalla nostra esistenza tutto quanto ci è diimpedimento all'ingresso nella vita terrena. Leggiamo in Marco: ��Se la tua mano tiscandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con duemani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile��1. Questo è un ebraismo, cioèun modo semita di parlare per forti contrasti al �ne di rendere evidente il messaggio. Gesùnon ci invita alla mutilazione �sica ma a sradicare la radice del peccato in quelle cose checi sono di impedimento alla vita eterna.

A questo punto leggiamo un frase, che poi è il versetto kerigmatico, di non immediatacomprensione: ��Perché ciascuno sarà salato con il fuoco��2. In questa frase sonoracchiusi diversi signi�cati. Per capire meglio questo passo della scrittura occorre analizzarei signi�cati del sale e del fuoco nella Bibbia.

Dei diversi signi�cati del sale il più immediato è il �sale della sapienza�, come in Co-lossesi: �Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per saperecome rispondere a ciascuno�3, dove �condito di sapienza� è una traduzione non letteraledel testo originale che riporta: �condito con sale�. Oltre a ciò il sale puri�ca, ad esempio inLevitico: ��Dovrai salare ogni tua o�erta di oblazione: nella tua o�erta o�riraiil sale��4. Il sale aveva proprio la funzione di puri�care le o�erte. Altra caratteristica delsale è quella di dare sapore. Gesù dice, parlando di chi crede in lui: ��Voi siete il saledella terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render sa-lato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini��5.Gesù dunque ci esorta ad `insaporire' la nostra vita e la terra seguendo il suo insegnamento.Ci ammonisce anche di non abbandonarlo poiché perderemmo sapore e l'unica cosa che sipotrebbe fare di noi è gettarci via.

Per quel che riguarda il fuoco, questo viene associato allo Spirito Santo, come in Matteo:��Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di meè più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vibattezzerà in Spirito santo e fuoco��6. Il fuoco ha poi la funzione di puri�care daipeccati come leggiamo in Isaia: �Allora uno dei sera�ni volò verso di me; tenevain mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mitoccò la bocca e mi disse: �Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è

1Mc 9, 432Mc 9, 493Col 4, 6

4Lv 2, 135Mt 5, 136Mt 3, 11

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 19

scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato��7, e in Geremia: �Il manticeso�a con forza, il piombo è consumato dal fuoco; invano si vuol ra�narlo aogni costo, le scorie non si separano�8. Il fuoco è anche strumento di punizione nellapena eterna, come si legge in Matteo: ��Egli ha in mano il ventilabro, pulirà lasua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà come la pula con unfuoco inestinguibile��9. Si comprende a questo punto il duplice signi�cato del versettokerigmatico: ��Perché ciascuno sarà salato con il fuoco��10. Gesù non ci sta solodicendo che se preferiamo vivere secondo le regole del mondo rinnegando il suo Vangeloverremo insaporiti col fuoco della Geenna. Allora, dopo un vita insipida troveremo ilsigni�cato nel manifestare la giustizia di Dio. Gesù ci ricorda che siamo stati già insaporitidal fuoco dello Spirito Santo nel momento del battesimo. Egli ci invita a conservare ilnostro sapore vivendo nello Spirito, a puri�carci in vista del Regno.

Seguendo Gesù, hai tagliato quelle cose che ti ostacolano la sequela del Vangelo? Se sì, dove haitrovato la forza?

7Is 6, 6-88Ger 6, 29

9Mt 3, 1210Mc 9, 49

20 1.7. Marco 10, 32�52

Marco 10, 32�52

1032Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro edessi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in

disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: 33�Ecco, noi saliamo a Ge-rusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condannerannoa morte, lo consegneranno ai pagani, 34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo �agelleranno elo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà�.

35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i �gli di Zebedèo, dicendogli: �Maestro, noi vogliamoche tu ci faccia quello che ti chiederemo�. 36Egli disse loro: �Cosa volete che io faccia per voi?�.Gli risposero: 37�Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra�.38Gesù disse loro: �Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevereil battesimo con cui io sono battezzato?�. Gli risposero: �Lo possiamo�. 39E Gesù disse: �Il caliceche io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40Ma sedere allamia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato�.41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù, chiamatilia sé, disse loro: �Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i lorograndi esercitano su di esse il potere. 43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi sifarà vostro servitore, 44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45Il Figlio dell'uomoinfatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti�.46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il �glio diTimèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Costui, al sentire che c'era GesùNazareno, cominciò a gridare e a dire: �Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!�. 48Molti losgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: �Figlio di Davide, abbi pietà di me!�.49Allora Gesù si fermò e disse: �Chiamatelo!�. E chiamarono il cieco dicendogli: �Coraggio! Alzati,ti chiama!�. 50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse:�Che vuoi che io ti faccia?�. E il cieco a lui: �Rabbunì, che io riabbia la vista!�. 52E Gesù glidisse: �Va', la tua fede ti ha salvato�. E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

Il brano di Marco su cui abbiamo ri�ettuto si colloca all'interno del suo vangelo tra larichiesta che i �gli di Zebedeo fanno a Gesù di sedere nella sua gloria uno alla sua destra el'altro alla sua sinistra, e quello dell'entrata di Gesù a Gerusalemme, dove sarà acclamatore. Questo episodio deve aver avuto un signi�cato particolare per Marco visto che ne fauna descrizione molto dettagliata, so�ermandosi per�no sul nome del cieco, mentre nelresto del suo Vangelo è piuttosto sintetico.

Gesù partiva da Gerico con i discepoli e con molta folla che lo seguiva; un cieco, sapendoche c'era Gesù, lo chiamò ad alta voce, ma la gente lo rimproverò duramente perché cosìavrebbe disturbato il Maestro, cioè colui che avrebbe portato l'umanità alla salvezza, inGiovanni leggiamo: �Gesù le disse: �Maria!�. Essa allora, voltatasi verso di lui,gli disse in ebraico: �Rabbunì!�, che signi�ca: Maestro!�1. Il cieco nonostantequesto continuò a chiamarlo gridando più forte; ecco un primo elemento su cui so�ermarela nostra attenzione: l'insistenza del cieco nella sua richiesta. Qual è il signi�cato ditale atteggiamento? Innanzitutto mostra il grande valore della preghiera che deve esserefatta con fede, con insistenza e determinazione, senza mai stancarsi. La forza nella fede el'insistenza della preghiera sono infatti testimonianza di amore verso Gesù.

Gesù lo mandò a chiamare ed ecco che quelle stesse persone che prima lo sgridavano,ora lo incoraggiano a farsi avanti. Ma è proprio in questo momento che il cieco manifestatutta la sua grande fede, ponendo in essere tre azioni fondamentali nell'esplicazione dellasua bramosia di salvezza.

1Gv 20, 16

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 21

Il cieco getta via il mantello: questo oggetto rappresentava la sua unica sicurezza,forse l'unica sua ricchezza, ma non esitò a gettarlo perché voleva togliere ogni legamecon il mondo materiale. Possiamo meglio comprendere il signi�cato del mantello leggendonel libro del Deuteronomio dove è richiamato insieme al pegno: ��Quando presteraiqualsiasi cosa al tuo prossimo, non entrerai in casa sua per prendere il suopegno; te ne starai fuori e l'uomo a cui avrai fatto il prestito ti porterà fuoriil pegno. Se quell'uomo è povero, non andrai a dormire con il suo pegno.Dovrai assolutamente restituirgli il pegno al tramonto del sole, perché eglipossa dormire con il suo mantello e benedirti; questo ti sarà contato come unacosa giusta agli occhi del Signore tuo Dio��2, e leggendo in Esodo: ��Se prendi inpegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole, perchéè la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsidormendo? Altrimenti, quando invocherà da me l'aiuto, io ascolterò il suogrido, perché io sono pietoso��3.

Il secondo gesto del cieco è il suo balzare in piedi: questo sta a signi�care il suo disporsia muoversi per giungere a Gesù, che in altre esperienze comunitarie abbiamo de�nito:`mettersi in cammino'.

L'ultima ma non meno importante azione che compie, è l'andare incontro a Gesù e nonaspettare che sia il maestro a dirigersi verso di lui.

Nonostante Gesù conoscesse la richiesta del cieco, gli domandò ugualmente che cosavolesse da lui. Questo perché c'è bisogno di una piena esplicitazione del cuore del cieco,di una persona malata che vuole essere salvata. Nella prima lettera di Giacomo si leggea proposito della preghiera: �Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi aDio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data. Ladomandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda delmare mossa e agitata dal vento; e non pensi di ricevere qualcosa dal Signoreun uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni�4.

Ebbene, nella risposta del cieco ��Rabbunì, che io riabbia la vista!��5 c'è unavera e propria constatazione della fede di quest'uomo; quella stessa fede che permette ilmiracolo e che dà al miracolo stesso il suo vero signi�cato. Il miracolo infatti avviene solose c'è il presupposto della fede e la sua conseguenza è che esso è fatto in vista dell'adesionedi fede. La pienezza del valore del miracolo viene testimoniata molto bene dalla guarigionee�ettuata da Gesù nell'episodio dei dieci lebbrosi, dove è chiaro che solo quello che ètornato a ringraziarlo è stato guarito ed anche salvato. Il cieco infatti ha riavuto sia lavista �sica sia la salvezza, leggiamo infatti: �riacquistò la vista e prese a seguirlo perla strada�6.

Questo brano è evidentemente un monito per tutti noi a riacquistare la vista, che èl'amore di Dio. Purtroppo molti di noi, oggi, sono ciechi, il nostro cuore non vede più laluce di Dio perché siamo a volte accecati dalla quotidianità, dalla voglia di avere successo,di vivere agiatamente; non ci rendiamo conto di essere diventati ciechi e, quindi, di nonvedere più la cosa più importante: Dio. Non riusciamo più a far ruotare la nostra vitaintorno a lui e non ci chiediamo nemmeno se quello che facciamo è veramente ciò che luivuole da noi; anzi cerchiamo di adattarlo più o meno bene alla nostra vita ritagliandoglispazi più o meno grandi che, a seconda delle circostanze, diventano sempre più piccoli ealle volte addirittura spariscono.

2Dt 24, 10-133Es 22, 25-264Gc 1, 5-8

5Mc 10, 51b6Mc 10, 52b

22 1.7. Marco 10, 32�52

La via della preghiera, come fervida esplicitazione di una fede viva, è l'unica via perallontanarci da una cecità ben più grave di quella �sica.

Preghi con convinzione? Vuoi veramente quello che chiedi?

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 23

Marco 12, 1�12

121Gesù si mise a parlare loro in parabole: �Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una

siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in a�tto a dei vignaioli e se ne andòlontano. 2A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. 3Ma essi,a�erratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. 4Inviò loro di nuovo un altro servo:anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. 5Ne inviò ancora un altro, e questolo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6Avevaancora uno, il �glio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio �glio!7Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. 8Ea�erratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9Che cosa farà dunque il padrone dellavigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. 10Non avete forse letto questaScrittura:

La pietra che i costruttori hanno scartata

è diventata testata d'angolo;11dal Signore è stato fatto questo

ed è mirabile agli occhi nostri�?

12Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva dettoquella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.

Gesù racconto questa parabola nei piazzali del tempio di Gerusalemme il giorno dopoaver scacciato i venditori che hanno trasformato la ��casa di preghiera�� in una ��spe-lonca di ladri��1. Di fronte al gesto provocatorio, i responsabili del tempio si avvicinanoa Gesù e gli domandano con quale autorità egli contesti il mercato del santuario. Gesù ri-sponde con una contro domanda: ��Il battesimo di Giovanni veniva da cielo o dagliuomini?��2. I suoi interlocutori non osano dire quello che pensano perché hanno pauradel popolo che considera Giovanni un profeta ingiustamente ucciso, e non rispondono aGesù, e allora neanche lui risponde loro.

Sullo sfondo di questo dibattito con le autorità del tempio, Gesù racconta la paraboladei vignaioli omicidi.

Il tema della vigna è assai ricorrente nella Sacra Scrittura. Già nell'Antico Testamentoritroviamo il parallelismo tra la vigna ed Israele, il popolo eletto. Leggiamo in Isaia:�Canterò per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna. Il mio dilettopossedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l'aveva vangata e sgombratadai sassi e vi aveva piantato scelte viti; vi aveva costruito in mezzo una torre escavato anche un tino [...] Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casadi Israele; gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita�3.

Il padrone della vigna è Dio Padre, egli sceglie e prepara il terreno per piantarvi le vitiaspettando che queste producano i loro frutti. Ma ecco che le sue attese sono deluse; leggia-mo dal profeta Geremia: ��Io ti avevo piantato come vigna scelta, tutta di vitignigenuini; ora, come mai ti sei mutata in tralci degeneri di vigna bastarda?��4,ed in Isaia: �Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica [...] Eglisi aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine edecco grida di oppressi�5.

Ri�ettiamo su questa situazione: il Signore elegge il suo popolo e stringe un'alleanzacon lui, ma esso invece di rendergli gloria e culto, preferisce adorare idoli vani e terreni.

1Mc 11, 172Mc 11, 30a3Is 5, 1-2a.7a

4Ger 2, 215Is 5, 2b.7b

24 1.8. Marco 12, 1�12

Leggiamo nel profeta Osea: �Rigogliosa vite era Israele, che dava frutto abbondan-te; ma più abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più riccaera la terra, più belle faceva le sue stele�6. Evidentemente, il peccato insito nel cuoredell'uomo, lo spinge a cercare altri idoli, estraniandosi dal rapporto di amicizia con Dio,proprio come si legge nel libro del Deuteronomio: ��La loro vite è dal ceppo di Sòdo-ma, dalle piantagioni di Gomorra. La loro uva è velenosa, ha grappoli amari.Tossico di serpenti è il loro vino, micidiale veleno di vipere��7.

La responsabilità, però è anche da attribuire ai vignaioli che sono coloro che hanno ingestione la vigna. Essi devono curarla amorevolmente per presentare il miglior raccoltopossibile; sono, quindi, i diretti responsabili del prodotto delle viti. Qui la metafora richia-ma i sacerdoti, che sono i coltivatori dell'anima del popolo, colori i quali devono occuparsidelle cose della fede. Nel capitolo 34 di Ezechiele, i vignaioli diventano pastori e la vignadiventa gregge, ma il senso è sempre lo stesso; leggiamo �I pastori non dovrebberoforse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate lepecore più grasse, ma non pascolate il gregge [...] Per colpa del pastore si sonodisperse e son preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate��8. Oppure inGeremia ��Molti pastori hanno devastato la mia vigna, hanno calpestato il miocampo. Hanno fatto del mio campo prediletto un deserto desolato��9.

Per rendere più chiaro l'indegno operato della classe sacerdotale, dobbiamo tornareall'esplicito attacco che Gesù fa ai sommi sacerdoti nel racconto evangelico. Abbiamoascoltato da Marco: ��A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli ifrutti della vigna. Ma essi, a�erratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a manivuote [...] di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altrili uccisero��10. Qui Gesù fa riferimento all'operato dei profeti che ben poco ha lasciatonel cuore arido degli anziani e degli scribi. Essi hanno continuato ad arricchirsi in millemodi deviando così dalla via tracciata per loro dal Signore, e, quel che è peggio, con il lorooperato si sono trascinati dietro il popolo di Israele. Ecco dunque il risultato: quando ilpadrone della vigna manda il suo �glio prediletto, i vignaioli lo uccidono convinti così ditenere per loro l'eredità.

Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Leggiamo dal profeta Geremia: ��Salitesui �lari e distruggeteli, compite uno sterminio; strappatene i tralci, perchénon sono del Signore��11, e ancora da Ezechiele: ��Perciò così dice il Signore Dio:Come il legno della vite fra i legnami della foresta io lo ho messo sul fuoco abruciare, così tratterò gli abitanti di Gerusalemme��12.

Per apprendere con maggior chiarezza il racconto evangelico sul comportamento delSignore, ossia sullo sterminio dei vignaioli, riprendiamo il brano di Ezechiele ricordandociche in esso i pastori prendono il posto dei vignaioli e il gregge quello della vigna. Ilprofeta scrive: ��Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loroconto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastorinon pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e nonsaranno più il loro pasto. Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercheròle mie pecore e ne avrò cura [...] Io stesso condurrò le mie pecore al pascoloe io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecoraperduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e cureròquella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia��13.

6Os 10, 17Dt 32, 32-338Ez 34, 2b-3.59Ger 12, 10

10Mc 12, 2-3.5b11Ger 5, 1012Ez 15, 613Ez 34, 10-11.15-16

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 25

E nel libro del profeta Geremia l'oracolo del Signore si completa con queste parole: ��Eccoverranno giorni � dice il Signore � nei quali susciterò a Davide un germogliogiusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustiziasulla terra��14. Questo germoglio è Gesù, come egli stesso dirà in Giovanni: ��Io sonoil buon pastore. Il buon pastore o�re la vita per le pecore. Il mercenarioinvece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venireil lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde [...] Iosono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me��15.E come le pecore riconoscendo la voce del proprio pastore lo seguono, così anche noidobbiamo seguire Gesù, �Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà

deluso�16. E Isaia ci ammonisce: �Perciò ascoltate la parola del Signore, uominiarroganti, signori di questo popolo che sta in Gerusalemme [...] Dice il SignoreDio: �Ecco, io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa,saldamente fondata: chi crede non vacillerà��17. Ecco un altro dei tanti modi incui viene annunciato l'avvento di Gesù. Anche in questo caso, infatti, si parla di lui, edè Pietro a spiegarcelo negli Atti degli Apostoli, quando, interrogato dai sommi sacerdotisulla guarigione miracolosa di un infermo, risponde: ��la cosa sia nota a tutti voi e atutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avetecroci�sso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata

d'angolo��18.

Proprio Gesù, che è stato respinto dagli uomini, umiliato dalla morte di croce, divie-ne sostegno per tutta la nuova generazione di fedeli. Gesù è stato scelto per ricostruirel'alleanza tra Dio e l'uomo e Pietro nella sua prima lettera dirà: �Stringendovi a lui,pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anchevoi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edi�cio spirituale,per un sacerdozio santo, per o�rire sacri�ci spirituali graditi a Dio, per mezzodi Gesù Cristo�19. E come la testata d'angolo sorregge l'intero edi�cio, così il troncodella vite dona sostegno ad ogni tralcio. Noi, i tralci della nuova vite che è Cristo, siamovivi e fecondi solo se siamo attaccati al tronco: ��Rimanete in me e io in voi. Comeil tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voise non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci��20. Cambia, quindi, la nuovaeconomia della fede e cambiano i ruoli, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni: ��Io sonola vera vite e il Padre mio è il vignaiolo [...] ogni tralcio che in me porta frutto,lo pota perché porti più frutto [...] In questo è glori�cato il Padre mio: cheportiate molto frutto e diventiate miei discepoli��21.

È ovvio che Gesù, con questa parabola, istruiva gli apostoli che sarebbero stati ivignaioli della nuova comunità, ma quel suo messaggio giunge a tutti noi anche oggi.

Stringiamoci attorno a Cristo e riceviamo lo Spirito Santo come linfa vitale che dallaradice giunge ad ogni singolo ramo. In lui potremo avere quell'amore e�cace che ci faprodurre i frutti graditi al Padre e, mantenendo saldo il rapporto �liale con Dio, sentircipiù protetti e sicuri nel cammino verso la salvezza: ��In nessun altro c'è salvezza; nonvi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito chepossiamo essere salvati��22.

14Ger 23, 515Gv 10, 11-12.1416Rm 10, 1117Is 28, 14.1618At 4, 10-11

191 Pt 2, 4-520Gv 15, 4-521Gv 15, 1.822At 4, 12

26 1.8. Marco 12, 1�12

Senti che la Chiesa ha cura di te come Dio della propria vigna?

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 27

Marco 14, 12�31

1412Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero:�Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?�. 13Allora mandò

due dei suoi discepoli dicendo loro: �Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una broccad'acqua; seguitelo 14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza,perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 15Egli vi mostrerà al piano superioreuna grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi�. 16I discepoli andarono e, entratiin città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.

17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. 18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse:�In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà�. 19Allora cominciarono arattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: �Sono forse io?�. 20Ed egli disse loro: �Uno dei Dodici,colui che intinge con me nel piatto. 21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guaia quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!�.22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo:�Prendete, questo è il mio corpo�. 23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevverotutti. 24E disse: �Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. 25In verità vidico che io non berrò più del frutto della vite �no al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio�.26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: �Tutti rimarretescandalizzati, poiché sta scritto:

Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.

28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea�. 29Allora Pietro gli disse: �Anche se tuttisaranno scandalizzati, io non lo sarò�. 30Gesù gli disse: �In verità ti dico: proprio tu oggi, inquesta stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte�. 31Ma egli, congrande insistenza, diceva: �Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò�. Lo stesso dicevanoanche tutti gli altri.

Il brano che abbiamo appena letto si svolge in prossimità della Pasqua, e il contesto èquello dell'ultima cena e dell'istituzione dell'Eucaristia. Proprio nell'ambito di tale cenaGesù darà l'annuncio della sua dipartita, annuncio contenuto nel versetto kerigmatico:��In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite �no al giorno incui lo berrò nuovo nel regno di Dio��1.

Sono tre gli elementi che emergono da tale contesto: innanzitutto la situazione, ovvero ilbanchetto eucaristico che richiama il banchetto messianico rappresentante le gioie del regnodi Dio; poi l'invito a questo banchetto esteso a tutti i discepoli, incluso colui che è prossimoal tradimento, e ne troviamo conferma nel versetto parallelo di Matteo: ��Io vi dico cheda ora non berrò più di questo frutto della vite �no al giorno in cui lo berrònuovo con voi nel regno del Padre mio��2. In�ne abbiamo l'importante annuncio:non è più un banchetto terreno quello a cui si dovrà tendere, ma un banchetto divinorappresentato dal regno di Dio. In Matteo infatti leggiamo: ��Ora vi dico che moltiverranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isaccoe Giacobbe nel regno dei cieli��3. E già Isaia aveva detto: �Preparerà il Signoredegli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande,un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini ra�nati�4. Da questopasso emerge che si tratta di un banchetto ricco e fastoso, già preparato, come sta scrittoin Matteo: �preparato per voi �n dalla fondazione del mondo�5 e al quale tutti

1Mc 14, 252Mt 26, 293Mt 8, 11

4Is 25, 65Mt 25, 34b

28 1.9. Marco 14, 12�31

sono invitati. E la gratuità e l'importanza dell'invito è ancora più forte in Isaia: �O voitutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate emangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. Perché spendete denaro perciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemie mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti�6. E chi deciderà di partecipareal banchetto avrà la ricompensa di essere saziato. Nel Salmo 22 infatti leggiamo: �I poverimangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano: �Vivail loro cuore per sempre��7; ed in Luca: �Uno dei commensali, avendo udito ciò,gli disse: �Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!��8; ed ancora in Apocalissesi legge: �Allora l'angelo mi disse: �Scrivi: Beati gli invitati al banchetto dellenozze dell'Agnello!�. Poi aggiunse: �Queste sono parole veraci di Dio��9.

Emerge quindi la grande di�erenza tra il banchetto terreno che può o�rire l'uomo eil banchetto al quale ci invita Dio. Il banchetto terreno ci può dare infatti una sazietàtemporanea, ben diversa da quella che ci può o�rire Dio che è una sazietà eterna. Inoltreal banchetto di Dio siamo tutti invitati, ricchi e poveri. Ed è di questi ultimi che Diosi cura in particolar modo e l'invito è totalmente gratuito, non è prevista alcuna spesa,basta partecipare e mangiare. In questo modo si esprime grandissimo l'amore di Dio per ipeccatori.

La vera identità del banchetto che si identi�ca con il regno dei cieli la ritroviamo anchenella parabola contenuta in Matteo: ��Il regno dei cieli è simile a un re che feceun banchetto di nozze per suo �glio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gliinvitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi adire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassatisono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se necurarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri a�ari; altri poi preseroi suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate lesue truppe, uccise quegli assassini e diede alle �amme la loro città. Poi disseai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli allenozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni ecattivi, e la sala si riempì di commensali. It re entrò per vedere i commensalie, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come haipotuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinòai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà piantoe stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti��10. In questobrano il Re rappresenta Dio che ci invita ad un banchetto. Questo banchetto di nozze èla felicità messianica dato che il �glio del Re che si festeggia è il Messia. Inoltre Dio perrivolgere l'invito fa uso dei suoi servi che sono i profeti e gli apostoli.

Ancora una volta ci troviamo di fronte a un ricco banchetto al quale veniamo invi-tati direttamente. All'invito possiamo rispondere con indi�erenza, menefreghismo e inalcuni casi rabbia e violenza. La partecipazione però deve essere meritata e anche fra ipartecipanti vi sarà un giudizio per veri�care chi merita veramente di prendervi parte:l'uomo che risponde all'invito deve portare infatti la veste nuziale, la fede deve cioè essereaccompagnata dalle opere.

Ma l'invito non si esaurisce una volta sola, esso viene ribadito in più occasioni e coninsistenza. Nell'Apocalisse troviamo: �Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno

6Is 55, 1-27Sal 22, 278Lc 14, 15

9Ap 19, 910Mt 22, 2-14

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 29

ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed eglicon me�11.

Tutti questi elementi li ritroviamo in Luca: �Gesù rispose: �Un uomo diede unagrande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agliinvitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi.Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego,considerami giusti�cato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi evado a provarli; ti prego, considerami giusti�cato. Un altro disse: Ho presomoglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questoal suo padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subitoper le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingilia entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegliuomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena��12.

Ancora una volta l'invito è forte, ripetuto e viene rivolto a tutti, nessuno escluso. Ilservo mandato per le strade avrà proprio il compito di accertarsi che l'invito arrivi a tutti.Alla �ne però, saranno gli umili a riempire la sala. Per coloro che avranno rinunciatoall'invito adducendo tutte quelle scuse che accompagnano quotidianamente la nostra vitae i nostri ri�uti, non ci potrà essere partecipazione.

Emerge quindi una concezione universalistica del regno di Dio: tutti i popoli sonochiamati, tutti sono invitati alle nozze dell'Agnello. Senza dubbio il popolo eletto è ilprimo invitato. Israele infatti è sempre stato il primo destinatario degli insegnamentidei profeti, di Gesù e dei discepoli; negli Atti degli Apostoli infatti leggiamo: �Giuntia Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe deiGiudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante�13, ed in Luca: ��e nelsuo nome (di Gesù, N.d.R.) saranno predicati a tutte le genti la conversionee il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme��14. I legami di razzacon Gesù non serviranno molto ai giudei, che potrebbero essere esclusi dal banchetto acausa della loro incredulità e della loro condotta. Così molti di essi non si salverannoed i pagani prenderanno il loro posto. Leggiamo infatti in Luca: �Passava per città evillaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Un tale gli chiese:�Signore, sono pochi quelli che si salvano?�. Rispose: �Sforzatevi di entrareper la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ciriusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimastifuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli virisponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire:Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostrepiazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevida me voi tutti operatori di iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di dentiquando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dioe voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione eda mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio��15. Dopo il Cristo, chehanno ri�utato, i giudei si sono allontanati da Dio, e Dio ha permesso questo per favorirela conversione dei pagani, per la quale la conversione in massa di Israele avrebbe potutocostituire un grande ostacolo.

11Ap 3, 2012Lc 14, 16-2413At 13, 5

14Lc 24, 4715Lc 13, 22-29

30 1.9. Marco 14, 12�31

Dio quindi, trovando tra i giudei molti cuori duri e di�denti nei suoi confronti, si rivolgea noi stranieri e pagani, perché noi, a causa dell'incredulità del popolo eletto, possiamotrovare la salvezza. In Matteo leggiamo: ��Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regnodi Dio e sarà dato ad un altro popolo che lo farà frutti�care��16. E a noi, suonuovo popolo, Gesù dice come il Battista: ��Fate dunque frutti di conversione��17.Per poter accedere al regno di Dio dobbiamo quindi per prima cosa credere in lui; piùdi una volta Gesù dirà nelle sue predicazioni: ��Convertitevi, perché il regno deicieli è vicino!��18, perché ��Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chinon crederà sarà condannato��19. Dobbiamo poi fuggire dal male, come sta scrittoin Proverbi: �Non credere di essere saggio, temi il Signore e sta' lontano dalmale�20. ��Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostripeccati��21, così predicavano gli apostoli, perché Gesù, come leggiamo nel vangelo diLuca, aveva detto: ��se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo��22 ed inGiovanni: ��se infatti non crederete che io sono, morirete nei vostri peccati��23

ed ancora in Matteo: ��Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quelladegli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli��24.

Quindi, come scrive Paolo alla comunità dei Colossesi: �E anche voi, che un tempoeravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate,ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, perpresentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: purché restiatefondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessanel vangelo che avete ascoltato�25. Dobbiamo, allora, soprattutto conservare la nostrafede e rimanere lontani dal male, come dice il Salmo 34 �Nun. Preserva la lingua dalmale, le labbra da parole bugiarde. Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,cerca la pace e perseguila�26, perché Gesù dice: ��Non chiunque mi dice: Signore,Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio cheè nei cieli��27. Ecco la chiave per entrare dalla porta che conduce al regno di Dio �Perchémolti sono chiamati, ma pochi eletti�28. Chi ri�uta l'invito del Signore è empio e ilsuo ri�uto varrà in eterno. In Matteo leggiamo: ��Il regno dei cieli è simile anche auna rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena,i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestrie buttano via i cattivi. Così sarà alla �ne del mondo. Verranno gli angeli esepareranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove saràpianto e stridore di denti��29. L'immagine biblica così forte indica la dannazione dicoloro che non hanno rispettato il volere di Dio ed hanno quindi violato la sua giustizia.

Conformarsi al volere di Dio signi�ca entrare in intimità con lui: in questo modo ilSignore si unisce a noi per farci gustare il suo perdono e la sua misericordia.

Il tema del banchetto si lega così a quello del giudizio ultimo. La fede deve essere deveessere sincera e totalizzante e accompagnata dalle opere; può sembrare un vincolo alla vitaterrena, ma rappresenta l'invito esplicito di Gesù a far parte del banchetto celeste. Solonel pane e nel vino dell'Eucaristia, preludio del banchetto messianico, l'uomo trova la viache lo condurrà all'unica verità e alla salvezza eterna per mezzo della grazia di Dio, perché,

16Mt 21, 4317Mt 3, 818Mt 4, 17b19Mc 16, 1620Pr 3, 721At 3, 1922Lc 13, 5b

23Gv 8, 24b24Mt 5, 2025Col 1, 21-23a26Sal 34, 14-1527Mt 7, 2128Mt 22, 1429Mt 13, 47-50

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 31

come abbiamo già detto, ��Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!��30.

��Non chiunque mi dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa

la volontà del Padre mio che è nei cieli�� (Mt 7, 21).

Sono in grado di ascoltare la voce di Dio che mi chiama a fare la sua volontà, o rispondo come gliinvitati alla cena del re, nel Vangelo di Luca: ��Ti prego, considerami giusti�cato�� (Lc 14,16-24)?

30Lc 14, 15b

32 1.10. Catechesi di Don Giovanni

Catechesi di Don Giovanni

Marco 2, 13�17

13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. 14Nel passare, videLevi, il �glio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: �Seguimi�.

Egli, alzatosi, lo seguì.15Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insiemecon Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi della settadei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: �Comemai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?�. 17Avendo udito questo,Gesù disse loro: �Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto perchiamare i giusti, ma i peccatori�.

Nella prima parte di questo brano del Vangelo di Marco è illustrato un percorso di fede,quello di Levi, che ha inizio con la chiamata da parte di Gesù. Levi, che poi diventeràl'evangelista Matteo, era un pubblicano, ossia un esattore delle tasse. Come era usanzadell'epoca, i pubblicani, oltre a riscuotere le tasse, provvedevano anche a trattenere persé, e per questo motivo Levi era malvisto dalla gente ed escluso dalla vita sociale, nellaquale si contornava di altri pubblicani. La scelta di Gesù, quindi, come per gli altri disce-poli, non avviene nell'ambito di coloro che potevano essere de�niti giusti, ma tra coloroche maggiormente avevano bisogno di conversione, quindi non tra uomini religiosi, ma gliuomini comuni.

La chiamata di Gesù non è un semplice o banale sentirsi chiamare; il Signore pronunciauna sola parola: ��Seguimi��1. È una chiamata secca, autoritaria e non lascia spazio adubbi o a possibilità di risposta. È una parola ricca di amore e di signi�cato in un contestodi vita quotidiana lontana dalla realtà religiosa. La risposta di Matteo è immediata etotalizzante, in Luca leggiamo: �Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì�2. Il lasciaretutto segnerà per lui il passaggio da uomo malfamato e malvisto a discepolo che testimoniala misericordia di Dio.

Una volta chiamato, Levi invita Gesù a sedere a tavola con lui, come leggiamo nelparallelo di Luca �Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa.�3.E il brano in Marco continua: �Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, moltipubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli�4.È evidente la volontà di Marco, così come degli altri evangelisti nel descrivere questomomento, di speci�care quali tipi di persone siedono con Gesù: sono peccatori, uomini nonreligiosi e, secondo gli scribi, gente degna solo di disprezzo. Addirittura, per i giudei eravietato mangiare con quella gente perché considerata impura, in quanto erano sospettati dinon osservare le numerose leggi concernenti l'alimentazione. Gesù invece accetta l'invito,suscitando lo sdegno di farisei e scribi.

I farisei nel manifestare il loro scalpore non hanno il coraggio di rivolgersi a Gesù, esi rivolgono ai discepoli che lo accompagnano. Gesù però, avendoli uditi, risponde lororivelando il vero motivo della sua venuta: ��Non sono i sani che hanno bisogno delmedico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori aconvertirsi��5. Nel versetto parallelo di Matteo abbiamo un ulteriore elemento a sup-porto della motivazione della venuta di Gesù: �Vedendo ciò i farisei dicevano ai suoidiscepoli: �Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccato-ri?�. Gesù li udì e disse: �Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i

1Mc 2, 14b2Lc 5, 283Lc 5, 29a

4Mc 2, 15a5Lc 5, 31b-32

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 33

malati. Andate dunque e imparate che cosa signi�chi: Misericordia io voglio e

non sacri�cio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori��6.In questo passo c'è l'ulteriore elemento della Misericordia: �Andate dunque e imparate checosa signi�chi: Misericordia io voglio e non sacri�cio�. E veramente noi ci chiediamo: checosa signi�ca questa frase?

Alla pratica rigorista ed esteriore della legge, Dio preferisce i sentimenti interiori diun cuore sincero e compassionevole. Fare la volontà del Padre signi�ca quindi aprire ilcuore all'amore e al perdono di Dio, non solo seguire questa o quella pratica religiosa chesi interessa solo dell'esteriorità. I profeti sono spesso insorti contro l'ipocrisia religiosa diIsraele: il popolo eletto si credeva in regola con Dio perché adempiva certi riti culturalicome sacri�ci e digiuni, dimenticando i precetti più elementari di giustizia sociale e diamore per il prossimo. Leggiamo infatti in Amos: �Io detesto, respingo le vostrefeste e non gradisco le vostre riunioni; anche se voi mi o�rite olocausti, ionon gradisco i vostri doni e le vittime grasse come paci�cazione io non leguardo. Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe nonposso sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come untorrente perenne�7. Ancor più chiaro è Osea: �Per questo li ho colpiti per mezzodei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge comela luce: poiché voglio l'amore e non il sacri�cio, la conoscenza di Dio più degliolocausti�8. Gesù stesso, rivolgendosi ai farisei ed agli scribi, dirà: ��Guai a voi, scribie farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, etrasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e lafedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.��9. Il sacri�ciorappresenta quindi tutte quelle pratiche religiose proprie dell'antico culto che non sonoperò ciò che Dio vuole. Ciò che Dio veramente desidera da noi è la Misericordia come attodi amore; amare, cioè, oltre ogni misura.

Dio è il primo ad avere Misericordia nei confronti dell'uomo. Leggiamo, infatti in Isaia:�Udite la parola del Signore, voi capi di Sòdoma; ascoltate la dottrina del nostroDio, popolo di Gomorra! �Che m'importa dei vostri sacri�ci senza numero?�dice il Signore. [...] �Su, venite e discutiamo� dice il Signore. �Anche se i vostripeccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossicome porpora, diventeranno come lana.��10. Non c'è colpa che esaurisca il perdonodivino; l'unico sacri�cio che Dio esige è la confessione con il pentimento e il cambiamentointeriore che ciò suppone. L'umiltà di riconoscersi peccatori, questa è la strada che conduceal perdono ed alla Misericordia di Dio. Un forte esempio ci è dato da Zaccheo, il capodei pubblicani, che riconosce le sue colpe davanti a Gesù, il quale gli risponde: ��Oggila salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è �glio di Abramo; ilFiglio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.��11;perché, dice sempre Gesù nel vangelo di Luca: ��ci sarà più gioia in cielo per unpeccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno diconversione.��12. Ed ancora in Giovanni leggiamo l'episodio dell'adultera. Anche quiGesù è messo alla prova dai farisei e dagli scribi che lo interrogano riguardo alla legge diMosè, ma la sua risposta va oltre il giudizio umano: il Signore ha Misericordia della donnapeccatrice, non la condanna, ma la salva. L'opera di Dio smaschera e supera la limitatezzadell'uomo e vuole che anche l'uomo faccia lo stesso, leggiamo infatti: �E Gesù le disse:

6Mt 9, 11-137Am 5, 21-248Os 6, 5-69Mt 23, 23

10Is 1, 10-11a.1811Lc 19, 9b-1012Lc 15, 7b

34 1.10. Catechesi di Don Giovanni

�Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più��13. Il Signore accogliei peccatori anche nel momento estremo della Croci�ssione: apre le porte del suo Regno albuon ladrone appeso alla croce accanto a lui. Costui lo ha riconosciuto come Cristo e hariconosciuto se stesso come peccatore, mentre il cattivo ladrone lo insultava. In Luca silegge: �Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: �Non sei tu il Cristo?Salva te stesso e anche noi!�. Ma l'altro lo rimproverava: �Neanche tu haitimore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamoil giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male�. E aggiunse:�Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno�. Gli rispose: �In veritàti dico, oggi sarai con me nel paradiso��14. Cristo è stato dunque mandato dal Padreper andare incontro agli uomini peccatori e per accompagnarli verso la salvezza: questanon è il sollievo e�mero e temporaneo o�erto dai piaceri terreni, ma il faro di dolcezza eMisericordia del Signore che illumina la nostra fede per farci essere suoi commensali nelRegno dei Cieli. Questa è la di�erenza che pone il Signore: lui è venuto per la salvezza ditutti gli uomini e per donare Misericordia ai peccatori che si riconoscono tali, cioè malatie quindi bisognosi dell'intervento salvi�co del Cristo.

Nei vangeli risulta particolarmente di�cile trovare dei sani. Più facile è trovare deipresunti sani ovvero coloro che pur essendo malati non hanno il coraggio e la capacità diriconoscersi tali. Un esempio ci viene narrato nel vangelo di Luca: �Disse ancora questaparabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:�Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che nonsono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questopubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhial cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Iovi dico: questi tornò a casa sua giusti�cato, a di�erenza dell'altro, perché chisi esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato��15. Questo vuol dire che chinon si riconosce peccatore si esclude dalla Misericordia del Cristo: Gesù non è venuto perlui.

Poiché Dio è misericordioso con l'uomo peccatore, egli chiede all'uomo di o�rire Mi-sericordia al suo prossimo; ovvero la Misericordia dell'uomo nei confronti dell'altro uomo.Ascoltiamo, ad esempio, la parabola del servo spietato che troviamo nel vangelo di Matteo:��A proposito, il regno dei cieli è simile ad un re che volle fare i conti con i suoiservi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimilatalenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò chefosse venduto lui con la moglie, con i �gli e con quanto possedeva, e saldassecosì il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbipazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padronelo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò unaltro servo come lui che gli doveva cento denari e, a�erratolo, lo so�ocava ediceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicavadicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esau-dirlo, andò e lo fece gettare in carcere, �no a che non avesse pagato il debito.Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferireal loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomoe gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai

13Gv 8, 11b14Lc 23, 39-43

15Lc 18, 9-14

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 35

pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come ioho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini,�nché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celestefarà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello�.�16. Ne ab-biamo poi un forte esempio nella preghiera del Padre Nostro: ��e rimetti a noi i nostridebiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori��17; e leggendo nel vangelo di Luca��Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicatee non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate evi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa etraboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate,sarà misurato a voi in cambio��18. Seguiamo questi insegnamenti perché si possa diredi noi: �Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma aveteobbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso e così, liberatidal peccato, siete diventati servi della giustizia�19. Infatti, come ci rivela San Paolonella lettera ai Romani: �Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata sututti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo siriversa su tutti gli uomini la giusti�cazione che dà vita. Similmente, come perla disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche perl'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. La legge poi soprag-giunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato,ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte,così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di GesùCristo nostro Signore�20. Ed ancora nella prima lettera a Timoteo si legge: �Questaparola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nelmondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto perquesto ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare inme, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero cre-duto in lui per avere la vita eterna�21. L'unica speranza è quindi quella di trovare lagiusta predisposizione a ricevere Gesù e la sua Parola. Anche noi siamo invitati a questo,accettando in primo luogo la nostra condizione di peccatori e predisponendo poi il nostrocuore a ricevere la Parola di Dio come nostro unico maestro di vita, per lasciarci curaredalle sue parole e dalla sua azione salvi�ca.

Ti senti giusto o peccatore e quanto ti senti peccatore?

Prendendo esempio dalla parabola del fariseo e del pubblicano (Lc 18, 9-14), in quale di questipersonaggi ti riconosci?

16Mt 18, 23-3517Mt 6, 1218Lc 6, 36-38

19Rm 6, 17-1820Rm 5, 18-21211 Tm 1, 15-16

36 1.10. Catechesi di Don Giovanni

Marco 10, 17�31

17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davantia lui, gli domandò: �Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?�. 18Gesù gli disse:�Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Nonuccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onorail padre e la madre�.20Egli allora gli disse: �Maestro, tutte queste cose le ho osservate �n dalla mia giovinezza�. 21AlloraGesù, �ssatolo, lo amò e gli disse: �Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo aipoveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi�. 22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, sene andò a�itto, poiché aveva molti beni.23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: �Quanto di�cilmente coloro che hannoricchezze entreranno nel regno di Dio!�. 24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; maGesù riprese: �Figlioli, com'è di�cile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammellopassi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio�. 26Essi, ancora più sbigottiti,dicevano tra loro: �E chi mai si può salvare?�. 27Ma Gesù, guardandoli, disse: �Impossibile pressogli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio�.28Pietro allora gli disse: �Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito�. 29Gesù glirispose: �In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre opadre o �gli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30che non riceva già al presente cento voltetanto in case e fratelli e sorelle e madri e �gli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vitaeterna. 31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi�.

Nel brano di Marco che abbiamo appena ascoltato c'è un uomo ricco, un notabile che,evidentemente insoddisfatto della sua vita, è alla ricerca di qualcosa di più. Ha sentitoparlare di Gesù, forse lo ha visto all'opera, forse lo ha ascoltato insegnare, comunque loriconosce come �maestro buono� e si inginocchia davanti a lui per chiedere: ��Maestrobuono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?��1. Quest'uomo vuole costruirsila sua salvezza: sente il bisogno di indirizzare la sua vita in una prospettiva salvi�cae vuole agire di conseguenza. Nelle sue parole leggiamo la volontà di impegnarsi perun traguardo importante, il più importante. Gesù gli risponde dicendogli di seguire icomandamenti ed elenca quelli appartenenti alla seconda tavola. In questo elenco mancaquello che Gesù stesso aveva detto essere il primo comandamento, leggiamo in Marco:�Gesù rispose: �Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico

Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta latua mente e con tutta la tua forza��2. Continuando leggiamo ancora: ��E il secondoè questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamentopiù importante di questi��3. L'amore verso Dio e quello verso il prossimo sono dunquedue facce della stessa medaglia.

I motivi per cui Gesù ricorda al ricco i comandamenti della seconda tavola li possiamoritrovare in Matteo: ��Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odieraiil tuo nemico; ma io vi dico: amate il vostro nemico e pregate per i vostripersecutori, perché siate �gli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo solesopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito avete? Non fanno così anchei pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate distraordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate dunque perfetti come èperfetto il Padre vostro celeste��4. Il Padre è immensamente buono con tutti, buonie cattivi, e quindi anche l'uomo, creato per somigliare nella perfezione a Dio, deve amare il

1Mc 10, 17b2Mc 12, 29-30

3Mc 12, 314Mt 5, 43-48

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 37

prossimo. L'amicizia con il Padre s'instaura dunque per mezzo di Cristo, con la somiglianzanell'amore. Leggiamo infatti in Matteo: ��Non chiunque mi dice: Signore, Signore,entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è neicieli��5.

Gesù, quindi, pone l'accento su entrambe le facce della medaglia invitandoci ad amareil prossimo attraverso e grazie all'amore verso Dio, piuttosto che ricordare soltanto il primotra i comandamenti.

Il ricco a questo punto risponde, immaginiamo anche con una certa contentezza inte-riore: ��Maestro, tutte queste cose le ho osservate �n dalla mia giovinezza��6.A questo punto leggiamo: �Allora Gesù, �ssatolo, lo amò�7. Gesù ama chi si impegnaa seguirlo, non disprezza i tentativi che ognuno di noi fa, ma al giovane chiede un ulterioreatto di abbandono: ��Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàlloai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi��8. Il ricco va via a�ittopoiché non è capace di rinunciare ai beni materiali. La voglia, il bisogno di essere partecipidella propria salvezza svaniscono improvvisamente. L'incapacità di a�dare la propria vitaal Padre lascia emergere l'impossibilità di realizzare quanto il Signore ci chiede.

Al ricco Gesù chiede di rinunciare materialmente ai beni di questo mondo per essereperfetto. E a noi? Essere cristiani signi�ca rinunciare al possesso di qualsiasi cosa? Aquesto proposito leggiamo nella prima lettera ai Corinzi: �Questo vi dico, fratelli: iltempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivanocome se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelliche godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non posse-dessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perchépassa la scena di questo mondo!�9. San Paolo ci indica la strada da seguire: ai cristia-ni, a tutti i cristiani, è richiesta la povertà interiore, ad alcuni quella assoluta. La povertàinteriore signi�ca essere distaccati dalle cose e quindi possedere e usare i beni materiali manon esserne schiavi; signi�ca avere la giusta prospettiva e la capacità di usarli con giudizio,di essere generosi dividendoli col fratello. La povertà assoluta è ciò che è stato chiesto alricco. A chi lo richiede e a chi è data la possibilità, alla povertà interiore, indispensabileper seguire Gesù sul terreno della santità, si a�anca la povertà esteriore e materiale. Laperfezione infatti si ottiene solo abbandonando anche i beni materiali. L'idea della rinunciatotale ai beni di questo mondo ci colpisce, probabilmente ci spaventa. Forse, se ri�ettiamoun momento, ci accorgiamo che anche la povertà interiore non è facile. Probabilmenteognuno di noi ha quella cosa che quando ce la chiedono in prestito, un po' ci pesa dire sì,e dopo che l'abbiamo prestata, ogni tanto ci pensiamo.

Da questo episodio Gesù trae lo spunto per un insegnamento importante. Per compren-dere appieno la portata delle sue parole occorre prima comprendere il signi�cato religiosodei beni materiali. Nell'Antico Testamento le benedizioni e le maledizioni erano di carat-tere materiale. Nel Deuteronomio, al capitolo 28, troviamo un lungo elenco che comprendesia benedizioni per chi segue la volontà del Signore, che maledizioni per chi invece la di-sattende. Tra le benedizioni, che sono in numero minore, troviamo le promesse di granaisempre pieni, bestiame numeroso, difesa dai nemici; in particolare leggiamo: ��Il Signoreaprirà per te il suo bene�co tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia asuo tempo e per benedire tutto il lavoro delle tue mani; così presterai a mol-te nazioni, mentre tu non domanderai prestiti��10. Così le maledizioni riguardanola maida, il bestiame, la scon�tta in guerra, la deportazione, la malattia; in particolare

5Mt 7, 216Mc 10, 20b7Mc 10, 21a

8Mc 10, 21b91 Cor 7, 29-31

10Dt 28, 12

38 1.10. Catechesi di Don Giovanni

leggiamo: ��Il Signore lancerà contro di te la maledizione, la costernazione e laminaccia in ogni lavoro a cui metterai mano, �nché tu sia distrutto e periscarapidamente a causa delle tue azioni malvage per avermi abbandonato��11. Pergli Ebrei quindi la ricchezza era sinonimo di fedeltà a Dio e la povertà alla mancata os-servanza dei suoi precetti. È quindi comprensibile lo stupore dei discepoli quando Gesùdice: ��Quanto di�cilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regnodi Dio!��12. Egli prosegue e, possiamo dire, rincara la dose dicendo: ��Figlioli, com'èdi�cile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per lacruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio��13. Lo sbigottimento deidiscepoli a questo punto è totale: chi mai potrà entrare nel regno di Dio? Gesù rispondea questa domanda: ��Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perchétutto è possibile presso Dio��14. Gesù ci fa capire che nessuno è in grado di entrarenel regno di Dio con le sue forze, ma è Dio che ci raccoglie e ci sostiene consentendoci diessere poveri e di incamminarci sul sentiero che porta alla santità.

A questo punto Pietro si fa portavoce dell'inquietudine in cui le parole di Gesù hannogettato gli apostoli. Leggiamo in Matteo: �Allora Pietro prendendo la parola disse:�Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque neotterremo?�. E Gesù disse loro: �In verità vi dico: voi che mi avete seguito,nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono dellasua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù diIsraele��15. In questa prima parte della risposta rivolta agli apostoli c'è la promessadella partecipazione alla regalità del Cristo, al giudizio del mondo. La seconda parte dellarisposta è rivolta a tutti i cristiani. La leggiamo dal vangelo di Marco: ��In verità vidico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padreo �gli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presentecento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e �gli e campi, insieme apersecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gliultimi i primi��16. La fedeltà al Signore non è ricompensata solo in beni come nell'AnticoTestamento, ma anche in persecuzioni. Essere fedeli al Signore non è più la strada per avereuna vita agiata, una comodità. Essere fedeli al Signore è una scelta di vita, profonda esincera, che deve saper resistere alle avversità e alle prove a cui è sottoposta. L'ultimafrase che Gesù pronuncia signi�ca proprio questo: ciò che di materiale viene abbandonatoin terra sarà tesoro nei cieli. Ecco perché Gesù profetizzava all'epoca, e questa sera, conla lettura di questo brano, ci ammonisce: �Molti dei primi saranno gli ultimi e gli ultimi iprimi�.

Seguire i comandamenti, vendere tutti i propri averi e donarli ai poveri, sarebberotutte azioni sterili e �ni a se stesse se non fossero �nalizzate nell'azione più bella e riccadi signi�cato: seguire Gesù. Il �glio di Dio in questi versetti ci testimonia ancora unavolta come sia lui la persona viva da accogliere per godere appieno la �lialità dell'amoredel Padre ed il grande dono della vita eterna. Ritornare a Gesù è il primo e l'ultimo passodi una vita pienamente cristiana.

Sei disposto a lasciare tutto per seguire Gesù?

11Dt 28, 2012Mc 10, 23b13Mc 10, 24b-25

14Mc 10, 27b15Mt 19, 27-2816Mc 10, 29b-31

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 39

Marco 14, 32�42

32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: �Sedetevi qui,mentre io prego�. 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: �La mia anima è triste �no alla morte. Restate qui e vegliate�. 35Poi, andatoun po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. 36Ediceva: �Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che iovoglio, ma ciò che vuoi tu�. 37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: �Simone,dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione;lo spirito è pronto, ma la carne è debole�. 39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesimeparole. 40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevanoche cosa rispondergli.41Venne la terza volta e disse loro: �Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, ilFiglio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui chemi tradisce è vicino�.

�E diceva: �Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questocalice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu��1. Con queste parole Gesù nelmomento cruciale della sua missione, quando ormai sta per essere arrestato, condannato,ucciso, si rivolge al Padre. In queste brevissime parole si manifesta cosa c'è nell'animo diGesù. La dinamica dell'amore che lo muove a dare la vita per la nostra salvezza, si palesaal nostro sguardo.

Perché Gesù si è consegnato alla morte? Per amore del Padre, o per amore nostro?Tante volte noi mettiamo in contrapposizione queste due realtà, l'amore di Dio e l'amoredel prossimo. In che rapporto stanno queste due dimensioni dell'amore? È possibile dareil primato all'amore del prossimo in modo tale che in virtù di questo amore possiamo direamo Dio? Oppure la dinamica è l'inversa, dall'amore di Dio deriva e si può realizzarel'amore del prossimo? E che cosa è presente nello stesso cuore di Gesù?

È importante capire cosa ci sia nell'animo di Gesù perché quello che è presente in luideve diventare presente anche nel nostro cuore: come discepoli di Gesù siamo chiamatia realizzare la stessa dinamica dell'amore che è stata presente in lui. Il comandamentodell'amore è infatti il comandamento principe che egli ci ha lasciato, e quindi il nostroamore non può essere dissimile da quell'amore con cui il Cristo ha amato noi e ha amatoil Padre.

Per poter entrare nel mistero dell'amore di Gesù leggiamo, nel vangelo di Matteo, cosaegli stesso dice interrogato sul primo tra tutti i comandamenti: ��Maestro, qual è il piùgrande comandamento della legge?�. Gli rispose: �Amerai il Signore Dio tuo

con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è ilpiù grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai

il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tuttala Legge e i Profeti��2. Gesù riprende il contenuto della rivelazione veterotestamentariae sintetizza tutta la volontà di Dio in questo duplice comandamento: amare Dio e amareil prossimo. Gesù non mette questi due comandamenti uno accanto all'altro ma li ordinain modo tale che l'amore del prossimo viene subordinato all'amore di Dio: amare Dio contutto il cuore è il più grande e il primo dei comandamenti. Il secondo poi è simile al primo.Gesù, già da questa espressione, manifesta un ordine nell'amore: amare Dio va messo alprimo posto, poi ne consegue l'amore del prossimo.

Nel vangelo di Giovanni, quando Gesù parla con la samaritana e arrivano i discepoliche erano andati a prendere le provviste per mangiare, questi dicono a Gesù: ��Rabbì,mangia�. Ma egli rispose: �Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete�.

1Mc 14, 36 2Mt 22, 36-40

40 1.10. Catechesi di Don Giovanni

E i discepoli si domandavano l'un l'altro: �Qualcuno forse gli ha portato damangiare?�. Gesù disse loro: �Mio cibo è fare la volontà di colui che mi hamandato e compiere la sua opera.��3. Gesù nella sua vicenda storica vuole essenzial-mente fare la volontà del Padre. C'è una grande tensione nel suo animo che corrispondealla stessa ragione della sua missione: fare quello che vuole suo Padre. E suo Padre vuoleche il Figlio si o�ra in riscatto per la salvezza degli uomini.

Se guardiamo bene alla preghiera di Gesù nell'orto degli ulivi, vediamo che Gesù è presoda grande tristezza, da grande angoscia, chiama con sé tre discepoli, Pietro, Giacomo eGiovanni, poi va un po' più in là e si mette a pregare: �Abbà, Padre�. Nel testo dellaCEI troviamo due espressioni: �Abbà� e �Padre�. Ma Gesù ha detto: �Abbà, allontana dame questo calice�. È Marco che sta traducendo l'espressione aramaica, poiché scrive perla comunità dei cristiani in Roma che probabilmente non conosceva questa lingua: Marcoriporta la parola aramica ma si preoccupa poi di tradurla. Abbà è la parola con la quale ibambini piccoli, appena incominciavano a dire le prime parole, chiamavano il proprio padre,quindi equivale a �babbino, paparino, babbuccio�; termini estremamente con�denziali. Laliturgia ebraica conosceva l'idea di Dio Padre, in molti salmi si parla di Dio come Padredi Israele, però mai troviamo questa espressione: �Abbà�. Era un'espressione che non siaddiceva a�atto alla trascendenza e onnipotenza di Dio. Gesù l'adopera in un momentomolto particolare della sua missione: quando ormai sta per essere consegnato agli Ebrei econdannato. Egli manifesta di avere con il Padre un rapporto particolarissimo, unico, chenessun altro degli Ebrei poteva avere. Non è un inviato di Dio, non è un amico intimo diDio, non è �glio in senso morale ma è Figlio in senso forte, in senso naturale. Gesù potevaavere con il Padre tutta l'intimità possibile, poiché ne era il Figlio naturale. Nel vangelo diMatteo leggiamo: ��nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosceil Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare��4.

Gesù chiede al Padre che possa passare da lui quel calice. Di fronte a ciò che gli vienechiesto, che è il sacri�cio di sé, la croci�ssione, egli chiede che questo calice passi da lui,chiede di non essere croci�sso. Subito però sottomette la sua volontà al volere del Padre:�Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu�5. Gesù come �glio amava totalmentee pienamente il Padre, e dal Padre era amato totalmente e pienamente. Se Gesù quindi èsceso tra noi uomini e si dona in sacri�cio per la nostra salvezza, è unicamente per obbedireal disegno del Padre: ��Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato ecompiere la sua oprea.��6. Come poteva il Figlio, amando il Padre, non amare anchel'adempimento della volontà del Padre? Per questa ragione Gesù, amando il Padre, accettadi essere croci�sso per la nostra salvezza. Quindi perché ci ama Gesù? E perché muore incroce? Ci ama perché ama il volere del Padre e, amando il volere del Padre, da sé stessoin sacri�cio per noi: la croce di Gesù manifesta e attualizza il comandamento duplicedell'amore di Dio e del prossimo. La croce è l'espressione piena, totale, radicale dell'amoredel Figlio verso il Padre perché Gesù muore per adempiere il suo volere. Nel contempoè l'espressione piena dell'amore di Gesù verso di noi. Egli stesso lo dirà nel vangelo diGiovanni: ��Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per ipropri amici��7. In Cristo, l'amore del Padre fonda, sorregge ed è la forza primaria chelo conduce ad amare noi e a sacri�care la sua vita per la nostra salvezza. L'adempimentodella volontà del Padre è per il Cristo il rimanere nell'amore del Padre, cioè realizzare il suoamore verso il Padre e rimanere nella stessa dinamica e nella stessa dimensione dell'amore.Leggiamo in Giovanni: ��Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio

3Gv 4, 31b-344Mt 11, 27b5Mc 14, 36b

6Gv 4, 34b7Gv 15, 13

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 41

amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suoamore��8. Nella dinamica dell'amore del Cristo uno è l'amore: l'amore del Padre che sirivolge al Padre e, per amore del Padre, a noi. L'amore verso i discepoli e verso gli uominiconsente al Cristo di rimanere nella benevolenza del Padre.

Quello che si realizza nella realtà del Cristo è la medesima cosa che si deve ritrovarenella dinamica dell'amore cristiano. Questo perché Gesù è la primizia, il primogenito deirisorti dalla morte; in questo senso è l'esemplare e la causa della nostra rigenerazione e ognicreatura rigenerata dall'amore del Cristo viene rinnovata a somiglianza del Cristo stesso.La scrittura ci fa conoscere che all'origine della nostra capacità di amare sia Dio che ilprossimo, non sta un qualcosa che viene da noi, ma sta la stessa donazione dell'amore diDio verso di noi. A questo dono deve corrispondere innanzitutto l'accoglienza. Questoce lo dice molto bene la prima lettera di Giovanni: �Carissimi, amiamoci gli uni glialtri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosceDio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si èmanifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nelmondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamostati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figliocome vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato,anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri�9.

L'uomo, per la sua natura creata, possiede una attitudine naturale all'amore, ma que-sta è la dimensione dell'amore naturale. Non è questa la dimensione che entra in gioconella rigenerazione nella grazia del Cristo, ma un'altra dimensione. All'origine della no-stra capacità di amare c'è la comunicazione dell'amore di Dio che si riversa sugli uominiattraverso il Cristo e che richiede come prima cosa di essere accolta dall'uomo. Nessunopuò dare ciò che prima non ha ricevuto e se vogliamo amare ad immagine dell'amore delCristo prima dobbiamo ricevere da lui l'amore, accoglierlo, e poi amare. Nel vangelo diGiovanni è Gesù stesso che sottolinea questo aspetto: ��Questo è il mio comanda-mento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati��10. Gesù chiede aidiscepoli che si amino ad immagine di come lui li ha amati ed evidenzia anche in che modoha amato i discepoli11: ��Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi.Rimanete nel mio amore��. Gesù ha amato i discepoli trasmettendo l'amore del Padre,amandoli nell'amore del Padre. Il comandamento nuovo è quello di trasmettersi gli unigli altri l'amore del Padre che Gesù ci comunica e che noi accogliamo. Non è quindi unamore generico di benevolenza, di bontà reciproca, ma è quell'amore col quale il Cristoha amato noi trasmettendoci l'amore del Padre. Nella lettera ai Romani si speci�ca comeviene trasmesso a noi questo amore del Cristo: �l'amore di Dio è stato riversato neinostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato�12. Lo Spirito Santoè l'amore personale del Padre e del Figlio che, comunicato ai discepoli, infonde l'amore diDio, che è la carità.

In forza dell'e�usione dello Spirito Santo il cristiano può chiamare Dio Padre con quellastessa espressione che abbiamo letto e ascoltato nel vangelo di Marco da Gesù nel Getsema-ni, leggiamo infatti nella lettera ai Romani: �E voi non avete ricevuto uno spirito daschiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da �gli adottiviper mezzo del quale gridiamo: �Abbà, Padre!��13. La stessa espressione. AggiungePaolo: �Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo �gli di Dio�14. Lo

8Gv 15, 1091 Gv 4, 7-11

10Gv 15, 1211Gv 15, 9

12Rm 5, 5b13Rm 8, 1514Rm 8, 16

42 1.10. Catechesi di Don Giovanni

Spirito Santo ci fa fare l'esperienza dell'amore del Padre, ci trasmette l'amore del Padre, celo fa sentire, e noi ci sentiamo �gli di Dio, amati dal Padre e quindi, come Gesù, possiamochiamare Dio `Abbà'. Il cristiano può avere con il Padre la medesima con�denza e intimitàche ha avuto Gesù. È quindi lo Spirito Santo che mette nel cuore del credente quelladinamica di somiglianza al Cristo in virtù della quale, in ragione dell'amore di Dio, noipossiamo amare anche il prossimo. Leggiamo nella prima lettera di Giovanni: �Chi dicedi dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato�15. Chi dice diessere in Cristo, deve anche essere somigliante a lui. La tematica della somiglianza è fortee presente, una somiglianza che è sorretta, suscitata dalla stessa dimensione dell'amore.Ancora dalla prima lettera di Giovanni: �Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è natoda Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.Da questo conosciamo di amare i �gli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamoi comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoicomandamenti�16. Giovanni deriva l'amore verso i fratelli dall'amore verso Dio. È veraperò anche la dinamica opposta, per cui nell'amore verso il prossimo amiamo Dio poichéne osserviamo i comandamenti e rimaniamo nel suo amore.

Noi siamo chiamati a realizzare nella nostra realtà di vita quella stessa dinamica pre-sente nel Cristo, ma in una dimensione un po' particolare. Non basta pensare all'amore diDio come principio del nostro amore verso il prossimo, verso i fratelli; questo è vero ma nonè ancora su�ciente. Perché questo Dio si è rivelato tripersonale: è Padre, è Figlio, è SpiritoSanto. Questo signi�ca che se accogliamo veramente il Cristo e accogliamo veramente ilsuo amore, che è lo Spirito Santo, è lo Spirito Santo stesso che ci inserisce nelle relazioniintratrinitarie. San Paolo dirà nellaprima lettera ai Corinzi: �nessuno può dire �Gesùè Signore� se non sotto l'azione dello Spirito Santo�17. È lo Spirito Santo stesso chesi o�re come amore personale donato. Se noi ci lasciamo guidare dalla grazia dello SpiritoSanto potremo colloquiare con le persone divine, e da questo amoroso colloquio potremopoi rivolgerci ai nostri fratelli ed essere raggio dell'amore della Santissima Trinità per loroe condurli sulla via per giungere all'intimità con Dio. In pratica, quella dinamica che haportato il Figlio fuori dal seno del Padre, ed è entrato nella nostra storia per poi ritornareal Padre, è la stessa dinamica del cristiano. Una volta che accogliamo il Cristo, il Cristo cidona l'amore, questo amore personale, che è lo Spirito Santo, conduce alla familiarità conil Dio trinitario, da questa familiarità noi siamo chiamati a diventare testimoni di quest'a-more e aiutare i nostri fratelli ad entrare anche loro nell'amicizia con la Trinità Santissima.Questa è la nostra vita cristiana ad immagine del Cristo.

Senti di amare a somiglianza di Gesù?

151 Gv 2, 6161 Gv 5, 1-3a

171 Cor 12, 3b

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 43

Marco 16, 9�20

9Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dallaquale aveva cacciato sette demòni. 10Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in luttoe in pianto. 11Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.12Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna.13Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.14Alla �ne apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità edurezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.15Gesù disse loro: �Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16Chi crederàe sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17E questi saranno i segniche accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno linguenuove, 18prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno,imporranno le mani ai malati e questi guariranno�.19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro econfermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.

Quanto forte deve essere la fede di un uomo che ha appena assistito alla morte diGesù per indurlo a credere ad una testimonianza di Resurrezione? Cristo, come abbiamoascoltato, dopo essere risorto dai morti apparve prima a Maria di Magdala, poi ad altri dueseguaci. Tutti annunciarono il fatto ai discepoli, ma nessuno credette loro. La vista dellacroce, infatti, aveva reso gli apostoli duri di cuore; tanto che alla �ne Gesù in persona,apparso loro, li rimprovera della loro incredulità. Basare il nostro giudizio unicamentesulla percezione delle cose sensibili, rende il cuore duro ed impenetrabile; questo perchél'uomo che si basa sull'aspetto materiale �nisce inesorabilmente per contrastare l'azionedello Spirito Santo che si pone su un altro livello, come leggiamo negli Atti degli Apostoli:��O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete

resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi��1.L'apparizione di Gesù ha dissolto ogni nebbia nell'animo dei discepoli che ora sono

pronti a ricevere la missione: �Gesù disse loro: �Andate in tutto il mondo e pre-dicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo,ma chi non crederà sarà condannato��2. Il primo aspetto fondamentale del mandatoemerge dalle parole di Gesù quando dice: �Andate in tutto il mondo�. Per avere la forzadi abbandonare il nucleo al quale apparteniamo e per poter di�ondere la buona novellaabbiamo bisogno dell'e�usione dello Spirito Santo da parte del Padre, secondo le parole delCristo che troviamo negli Atti degli Apostoli: ��ma avrete forza dallo Spirito Santoche scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giu-dea e la Samarìa e �no agli estremi con�ni della terra��3. Il mandato signi�cache l'attività della Chiesa non muove dall'iniziativa personale né poggia sulle forze umanepossedute, bensì dall'autorità del Cristo che manda e dalla potenza dello Spirito conferita.

Il mandato comporta due attività. La prima è la predicazione per suscitare e consentirela fede in Cristo come leggiamo nella lettera ai Romani: �Ora, come potranno invocarlosenza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentitoparlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E comelo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son

belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! Ma non tuttihanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra

1At 7, 512Mc 16, 15-16

3At 1, 8

44 1.10. Catechesi di Don Giovanni

predicazione? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione asua volta si attua per la parola di Cristo�4. La predicazione è ordinata essenzialmenteall'adesione di fede senza la quale è impossibile piacere a Dio, come leggiamo nella letteraagli Ebrei: �Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accostaa Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano�5;senza la fede è impossibile mettere in atto le opere di Dio, come leggiamo in Giovanni: �Glidissero allora: �Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?�. Gesùrispose: �Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato��6;senza la fede non possiamo diventare �gli di Dio come leggiamo ancora dal vangelo diGiovanni: �Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti peròl'hanno accolto, ha dato potere di diventare �gli di Dio: a quelli che credononel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere diuomo, ma da Dio sono stati generati�7. È chiaro, quindi che per poter credere inGesù e ricevere la sua salvezza bisogna sentirne parlare; da qui nasce la necessità dellapredicazione. La Chiesa ha il diritto di insegnare, ma, per obbedire a Gesù, ne ha ancheil dovere. La predicazione però, come suo presupposto, ha la stessa fede di colui cheannuncia, perché all'adesione interna del cuore corrisponda la professione di fede; leggiamonella lettera ai Romani: �Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è ilSignore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, saraisalvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa laprofessione di fede per avere la salvezza�8. I destinatari di questa testimonianza sonogli uomini che, attraverso la predicazione della Chiesa, accolgono questa buona novella ela rendono principio cardine della loro vita cristiana. Ma l'incredulità fa parte dell'uomo!È proprio la fede che ci permette di accogliere Gesù e questa stessa è lo strumento perottenere la giusti�cazione. Giorno dopo giorno dobbiamo aggrapparci ad essa e, nellostesso tempo, mantenerla salda nel nostro cuore come Paolo dice ai Colossesi: �ora eglivi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvisanti, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: purché restiate fondati e ferminella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo cheavete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e dicui io, Paolo, sono diventato ministro�9.

La seconda attività del mandato consiste nell'amministrazione dei sacramenti, primofra tutti il battesimo, come ci viene anche detto da Matteo: ��Andate dunque e am-maestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio edello Spirito santo��10. L'evangelista rende più esplicito il legame tra il battezzato e laTrinità, perché il battesimo ricollega alla persona di Gesù Salvatore tutta la sua opera disalvezza, procede dall'amore del Padre e si compie nell'e�usione dello Spirito. Attraversoquesto sacramento la Chiesa ci trasmette la grazia salvi�ca del Cristo rigenerandoci a �glidi Dio. Leggiamo nella lettera ai Romani: �Per mezzo del battesimo siamo dunquestati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato daimorti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare inuna vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una mortesimile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione�11. Questo sacramentoaccompagna la fede e la esprime sul piano sensibile con il simbolismo e�cace dei segni:il bagno per immersione nell'acqua seppellisce il peccatore nella morte del Cristo da do-

4Rm 10, 14-175Eb 11, 66Gv 6, 28-297Gv 1, 11-13

8Rm 10, 9-109Col 1, 22-23

10Mt 28, 1911Rm 6, 4-5

Capitolo 1. Vangelo secondo Marco 45

ve esce, mediante la resurrezione con lui, come nuova creatura, uomo nuovo, membro delcorpo unico del Cristo che è la Chiesa, animato dallo Spirito Santo. Nella prima lettera aiCorinzi leggiamo: �Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e chevoi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza,se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avrestecreduto invano!�12. L'uomo rigenerato è già nella salvezza di Cristo, ma per raggiungerela pienezza di questa dovrà mantenere integro il deposito della fede perché come leggiamoin Marco: ��Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà saràcondannato��13. Al mandato a�dato da Gesù di predicare e amministrare i sacramentisi aggiungono i segni che accompagnano quest'attività della Chiesa. Leggiamo in Marco:��E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mionome scacceranno e demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano iserpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno lemani ai malati e questi guariranno��14. I segni sono la manifestazione della presenzaoperante del Cristo che comprova la verità della predicazione e, nel contempo, sono unaiuto dato all'uomo per agevolare il consenso di fede facendogli fare il salto di qualità trala sua dimensione umana e la dimensione divina a lui trascendente. I segni hanno il lorogiusto valore e signi�cato prevalentemente in riferimento all'adesione al Cristo nella fede eall'ingresso nella sua salvezza come leggiamo in Giovanni: �Molti altri segni fece Gesùin presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questisono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché,credendo, abbiate la vita nel suo nome�15. Fuori di questo contesto il segno perde ilsuo vero signi�cato, come appare nell'episodio dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, dei qualisolo uno torna a rendergli grazie e Gesù, come leggiamo in Luca, osservò: ��Non sonostati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chitornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?�. E gli disse:�Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!��16.

Con il sacramento del battesimo hai dato la tua adesione di fede. Cosa fai oggi per mantenerlasalda nella tua vita?

121 Cor 15, 1-213Mc 16, 1614Mc 16, 17-18

15Gv 20, 30-3116Lc 17, 17b-19

Vangelo secondo Matteo

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 49

Matteo 1

11Genealogia di Gesù Cristo �glio di Davide, �glio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isaccogenerò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar,

Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn,Naassòn generò Salmòn, 5Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generòIesse, 6Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, 7Salomone generò Roboamo,Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, 8Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioramgenerò Ozia, 9Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generòManasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, altempo della deportazione in Babilonia.12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, 13Zorobabèlegenerò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc gene-rò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generòGiacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamatoCristo.17La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide �noalla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è,in�ne, di quattordici.18Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa diGiuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.19Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.20Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore egli disse: �Giuseppe, �glio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quelche è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21Essa partorirà un �glio e tu lo chiamerai Gesù:egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati�.22Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo delprofeta:

23Ecco, la vergine concepirà e partorirà un �glio

che sarà chiamato Emmanuele,

che signi�ca Dio con noi. 24Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelodel Signore e prese con sé la sua sposa, 25la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un �glio,che egli chiamò Gesù.

Nel brano appena letto, Matteo ci presenta un Gesù che nasce per volontà divina,ma dalla stirpe di Davide per ra�orzarne il legame con la storia e la discendenza terrenadell'uomo, così come si legge in Matteo: �Genealogia di Gesù Cristo �glio di Davide,�glio di Abramo�1. Lo stesso riferimento si ha nel parallelo di Luca in cui oltre atrovare Davide, nella genealogia si legge: �Gesù quando incominciò il suo ministeroaveva circa trent'anni ed era �glio, come si credeva, di Giuseppe�2 e a seguire lagenealogia �no ad Adamo, �glio di Dio. Si evince quindi come Davide sia la �gura centralein questa genealogia ed il Messia che viene è suo discendente. Gesù appartiene alla suastirpe e nasce per mezzo di Giuseppe, anch'esso della stessa famiglia.

Nella genealogia abbiamo quindi l'incarnazione di Dio fra gli uomini, nel seno del po-polo ebraico, in una successione di generazioni che includono anche personaggi stranieri,

1Mt1, 1 2Lc 3, 23b

50 2.1. Matteo 1

discendenze avvenute nel peccato, come abbiamo visto in Matteo:�Davide generò Salo-mone da quella che era stata la moglie di Urìa�3, a sottolineare la partecipazione ditutti alla salvezza universale.

Anche Giuseppe risulta essere una �gura particolare essendo indicato da Matteo comelo sposo di Maria, in contrasto con la genealogia tipica dove dominano i maschi. Si leggeinfatti Matteo: �Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è natoGesù chiamato Cristo�4.

Gesù nasce nell'umanità e l'umanità è stata creata da Dio a sua immagine e somiglianzacome si evince dal libro della Genesi: �Questo è il libro della genealogia di Adamo.Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio�5.

La genealogia, con la quale Matteo fa iniziare il suo Vangelo, può essere consideratacome l'attestato dell'identità di Cristo. Anche oggi la discendenza di un individuo è con-siderata come indicativa della persona stessa. Ci aspetteremmo dunque che Gesù vengafatto discendere da Adamo come fa l'evangelista Luca, ma Matteo aveva come suoi interlo-cutori i giudei cristiani i quali attendevano il Messia proprio dalla casa di Davide. Gesù è il�glio legale, seppur non naturale, di Giuseppe, e questo è su�ciente per la trasmissione ditutti i diritti ereditari propri della stirpe davidica. Leggiamo nel vangelo di Luca: �AncheGiuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret edalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsiregistrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta�6.

Qui è Betlemme ad essere identi�cata come la città di Davide, città nella quale av-viene la registrazione di Gesù che così, a tutti gli e�etti, acquisisce tutti i diritti di �glio.L'importanza di Betlemme ed il suo ruolo nella nascita di Gesù e ritrovabile in Michea:�E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, date mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sonodall'antichità, dai giorni più remoti�7.

Come si comporta Gesù nei confronti di questo suo titolo? Leggiamo nel vangelo diMarco: �Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: �Come mai diconogli scribi che il Messia è �glio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mossodallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore; Siedi alla mia destra,

�nché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. Davide stesso lochiama Signore: come dunque può essere suo �glio?��8.

Figlio di Davide è un titolo messianico comunemente accolto dal giudaismo e di cuiMatteo ha particolarmente sottolineato l'applicazione a Gesù. Egli però, l'ha accettatosolo con riserva, perché implicava una concezione troppo umana del Messia. Gesù è ilMessia perché in lui si avverano le promesse fatte ad Abramo e ciò è ribadito dalla letteraai Galati dove leggiamo: �Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza chefuron fatte le promesse. Non dice la Scrittura: �e ai tuoi discendenti�, come sesi trattasse di molti, ma e alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo�9.

Nella seconda parte del capitolo, ancora una volta, viene ribadita l'appartenenza diGiuseppe alla casa di Davide e ciò viene speci�cato anche da Luca: �Nel sesto mese,l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàza-ret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamatoGiuseppe�10. L'angelo del Signore viene identi�cato con il nome proprio, questo perchénei testi antichi l'angelo di Dio non è un angelo creato, distinto da Dio, è Dio stesso, sotto

3Mt 1, 6b4Mt 1, 165Gen 5, 16Lc 2, 4-5

7Mi 5, 18Mc 12, 35-369Gal 3, 16

10Lc 1, 26-27a

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 51

la forma visibile in cui appare agli uomini. Troviamo conferma di quanto detto nel librodella Genesi e precisamente quando Agar, serva di Abram ed incinta di quest'ultimo, vienescacciata dalla prima moglie: �La trovò l'angelo del Signore presso una sorgented'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur�11. L'angelo dice ad Agar ditornare da Abram poiché da lei egli avrà la sperata discendenza e così avviene. Più avan-ti troviamo l'esplicita a�ermazione di quanto detto: �Agar chiamò il Signore, che leaveva parlato: �Tu sei il Dio della visione��12.

Nell'annunciazione della venuta di Cristo l'angelo è il messaggero celeste di cui Dio siserve per far conoscere il suo disegno e spesso ciò avviene attraverso un sogno. Importante,non è il messaggero, ma il messaggio che l'angelo porta a Giuseppe: ��non temere diprendere con te Maria tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dalloSpirito Santo��13. Anche in Luca troviamo l'angelo che, rivolgendosi questa volta aMaria, le annuncia il grande mistero che si compirà in lei. L'angelo che si rivolge a Giuseppeè distinto dall'angelo che si rivolge a Maria nell'annunciazione. Il legame fra le due �gurerisiede nello Spirito Santo, presente nei due messaggi. In Luca la �gura principale è Mariae Giuseppe è meno coinvolto, in Matteo l'angelo sottolinea l'azione putativa di Giuseppea ra�orzarne il patriarcato e la discendenza da Davide. In entrambi i casi, però, l'angelosottolinea la discendenza divina per opera dello Spirito Santo. Maria rimane incinta peropera diretta dello Spirito Santo la cui presenza è rivelata dall'ombra che scende sullavergine come leggiamo nel vangelo di Luca: �Le rispose l'angelo: �Lo Spirito Santoscenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Coluiche nascerà sarà dunque santo e chiamato �glio di Dio��14.

Eccoci giunti alla questione del nome del Cristo. In Matteo abbiamo letto come l'angelodel Signore fughi ogni incertezza nella mente di Giuseppe: ��Essa partorirà un �glioe tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati��15.Ecco, proprio questo nome, Gesù, porta in sé un grandissimo signi�cato: `Dio salva'. Pergli antichi il nome era inscindibile dalla persona: è qui che viene fuori la missione diGesù alla salvezza, ma non così come la intendevano i giudei. Essi infatti attendevano unliberatore politico anche se cantavano nei Salmi: �Egli redimerà Israele da tutte lesue colpe�16. La remissione delle colpe è il compito di Gesù e, il fatto che egli rimettai peccati del mondo, è la prova evidente che è Dio. Nel vangelo di Marco Gesù stesso,rivolgendosi al paralitico risanato, lo a�erma dicendo: ��Ora, perché sappiate che ilFiglio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino � disseal paralitico � alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua��17. Questa è lasalvezza che avviene tramite la remissione dei peccati e la stessa può essere fatta solo daDio attraverso suo �glio.

Isaia aveva detto: ��Ecco: la vergine concepirà e partorirà un �glio che chia-merà Emmanuele��18. Emmanuele signi�ca `Dio con noi', il nome Gesù testimonia comela venuta di Cristo, non solo realizza le promesse fatte ad Israele, ma le completa! Infattinon solo Dio è con noi, ma ci salva. Per questo, invocando il nome di Gesù, richiamiamo lapotenza dello stesso; leggiamo negli Atti degli Apostoli: ��In nessun altro c'è salvezza;non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilitoche possiamo essere salvati��19. Tale invocazione per riuscire e�cace richiede però,da parte di chi vi fa ricorso, la fede come leggiamo negli Atti degli Apostoli: ��Proprioper la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi

11Gen 16, 712Gen 16, 13a13Mt 1, 20b14Lc 1, 3515Mt 1, 21

16Sal 130, 817Mc 2, 10-1118Is 7, 14b19At 4, 12

52 2.1. Matteo 1

vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigionealla presenza di tutti voi��20. Il nome Gesù vuol dire `Dio Salva'. È quindi per mezzodi Gesù, mandato da Dio sulla terra, che possiamo ottenere la salvezza, quella salvezzache proviene dalla remissione dei peccati e che richiede, come requisito fondamentale, unprofondo e sincero moto di conversione.

Nella tua esperienza quotidiana, quale valore attribuisci all'invocazione del nome di Gesù Cristo?E come disponi il tuo spirito in quei momenti?

20At 3, 16

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 53

Matteo 2, 1�12

21Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da orientea Gerusalemme e domandavano: 2�Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere

la sua stella, e siamo venuti per adorarlo�. 3All'udire queste parole, il re Erode restò turbato econ lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava daloro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: �A Betlemme di Giudea, perché cosìè scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:

da te uscirà infatti un capo

che pascerà il mio popolo, Israele.

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cuiera apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli: �Andate e informatevi accuratamente delbambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo�.9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, liprecedeva, �nché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella,essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre,e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli o�rirono in dono oro, incenso e mirra.12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Questo capitolo del Vangelo di Matteo inizia con una frase che sembra quasi esserestata aggiunta in un secondo momento, come se l'evangelista, rileggendo il suo scritto, sifosse accorto che mancava qualcosa. Nel primo capitolo, infatti, ci informa molto detta-gliatamente sulla genealogia di Gesù, sottolineando la sua discendenza dalla famiglia diDavide, poi ci narra della sua nascita, ma non ci dice né dove né quando è nato! Eccoche all'inizio di questo secondo capitolo, prima di narrarci della venuta dei Magi, ci dice,in maniera molto sintetica: �Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del reErode�1.

Sappiamo dal vangelo di Luca che per un censimento, ordinato da Cesare Augusto,ognuno andava a farsi registrare nella propria città: �Anche Giuseppe, che era dellacasa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì inGiudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insiemecon Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre erano in quel luogo, sicompirono per lei i giorni del parto�2. La nascita di Gesù a Betlemme era nota soloagli intimi. Nel vangelo di Giovanni, al capitolo 7, infatti leggiamo una serie di brani neiquali è chiaro l'equivoco sull'origine di Gesù: tutti lo conoscevano, tutti conoscevano la suafamiglia, tutti l'avevano visto crescere, tutti lo credevano nato a Nàzaret (lo chiamavano,infatti Gesù il nazareno!), quindi, alcuni di loro non potevano credere che lui fosse il Cristo.Possiamo immaginare, quindi che Matteo si sia a�rettato ad aggiungere questo particolareperché in esso c'è l'adempimento di un'altra scrittura. Leggiamo infatti in Michea: �Etu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, date mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele�3. Questa precisazioneè necessaria se pensiamo a quel è lo scopo che l'evangelista si propone: convincere chilegge che quel bambino piccolo e indifeso, indistinguibile da un qualsiasi altro bambino,è in realtà il �glio di Dio, è la salvezza di tutti. Questa nascita è un avvenimento che

1Mt 2, 1a2Lc 2, 4-6

3Mi 5, 1a

54 2.2. Matteo 2, 1�12

trasforma la storia del mondo al punto tale di dividerla in due. Non nel senso banale dellaindicazione a.C. e d.C. utilizzata nel computo degli anni, ma nel senso profondo di unastoria della salvezza che questa nascita annuncia e che giunge a compimento con la mortee resurrezione di Gesù.

Pure, questa nascita, passerebbe sotto silenzio se non fosse per i Magi. Questi sonodei sapienti astrologi che hanno visto sorgere la stella di Gesù. Nell'antico oriente lastella è segno di un dio, di un re divinizzato. I Magi interpretano il segno che Dio hainviato e partono alla volta di Gerusalemme perché lì risiedono i poteri politico e religiosoe pensano di trovarvi una risposta alla loro domanda: ��Dov'è il re dei Giudei che ènato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo��4. Ilmotivo del turbamento di Erode nel sentire queste parole è facilmente comprensibile. Il reè lui e nessun altro. La nascita di un altro re è una minaccia per la sua posizione. Maperché anche tutta Gerusalemme è turbata? Molteplici possono essere i motivi. Innanzitutto c'è la notizia in sé. Gli ebrei aspettavano da secoli la venuta di un capo religiosoe politico che li avrebbe liberati per sempre (ricordiamo, ad esempio, che all'epoca eranosotto la dominazione romana). Una notizia del genere rappresenta quindi il compimentodi un'attesa che durava da generazioni, un cambiamento radicale, un evento storico cheinveste chiunque, sorprendendolo nella sua quotidianità per proiettarlo in una dimensionetotalmente di�erente.

Non ci deve meravigliare questo tipo di reazione. In fondo anche noi oggi viviamol'attesa di un evento, di una venuta: quella di cui si parla nell'Apocalisse, il giorno delSignore. Il giorno in cui tornerà in tutta la sua gloria a giudicare i vivi e i morti. Quantitra noi pensano ad un tale evento come a qualcosa di presente nella propria vita? E comereagiremmo se venissimo a sapere che il tempo è compiuto e che il Signore sta venendo,non un domani, ma ora?

C'è poi un sentimento più umano: la sorpresa. Non la sorpresa della notizia, ma degliambasciatori. Non è un sacerdote, uno scriba, un dottore della legge, una persona, in-somma, che aveva passato la vita a contatto con le Scritture, che vede i segni inviati daDio ad annunciare la nascita di suo �glio. A portare l'annuncio a Gerusalemme sono deglistranieri, persone giunte da lontano. Eppure, interrogati da Erode, i sommi sacerdoti e gliscribi sanno dire dove nascerà il Messia. La conoscenza della lettera di tutti loro non valeperò l'apertura del cuore al richiamo del Signore da parte di alcuni pagani. Quante volte,anche oggi, si cade in questo errore? Quante volte conosciamo la lettera e ignoriamo lo Spi-rito? Senza un cuore aperto ed attento alle parole che Dio ci sussurra continuamente anchel'essere qui ad ascoltare le nostre catechesi, serve solo ad arricchire la nostra conoscenza,non certo a farci progredire nella fede.

Il cuore di Erode non è tra i più aperti. Dopo aver ricevuto dai sacerdoti l'informazionesul luogo dove nascerà Gesù, chiama segretamente i Magi e gli dice ciò che ha appreso.Aggiunge: ��Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avretetrovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo��5. Sappiamo beneche non è l'adorazione ciò che Erode aveva in mente.

I Magi vedono un segno, lo interpretano correttamente e, pur non essendo ebrei, pur nonaspettando la venuta del Messia, partono immediatamente alla ricerca di questo bambino.Erode è ebreo, non si accorge di nulla ma lo avvertono, gli dicono: guarda che il Messiaè nato. Qual è la sua reazione? Cercare di conservare la propria posizione. Ucciderequel bambino che lui sa essere la guida che gli ebrei aspettavano da tempo immemore. Ilcontrasto tra Erode e i Magi si fa ancora più stridente quando leggiamo: �Al vedere la

4Mt 2, 2 5Mt 2, 8b

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 55

stella, essi provarono una grandissima gioia�6. Per chi cerca il Signore vedere unsuo segno è fonte di immensa gioia perché nel segno è racchiuso l'amore di Dio, è racchiusal'attenzione di un padre amorevole che guida i suoi �gli a�nché non si perdano lungo lastrada.

Che i Magi non siano alla ricerca di un re politico è sottolineato dal fatto che cercanoGesù per adorarlo, non per rendergli onore. Tra i doni che recano c'è sì l'oro, simbolo diregalità, ma anche l'incenso, simbolo di divinità, e la mirra, simbolo della passione. Laloro stessa adorazione evoca l'adorazione che l'antico testamento profetizzava, le nazionidel mondo avrebbero riservato al Dio d'Israele. Gesù non nasce per Israele ma per tutti.In questo senso la presenza di re non israeliti è un evento pieno di signi�cato.

Alla �ne di questo brano si legge: �Avvertiti poi in sogno di non tornare daErode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese�7. Anche questa semplicefrase ci comunica una realtà da non sottovalutare. Erode aveva detto ai Magi di tornareda lui e di riferirgli del bambino. Egli è il re e la sua parola è legge. I Magi inoltre sonolontani da casa, sono stranieri. La loro non sembra certo una posizione di forza. La loroforza è invece grande perché alla legge di un re antepongono la parola di Dio. Il lorocambiare strada vuol dire mettersi sulla via indicata da Cristo, quella della fede sincera eincondizionata che ci fa stare in contatto con lui, per abbandonare la via più semplice ecomoda ma che ci allontana dai segni della sua misericordia e della sua salvezza.

La straordinarietà dei Magi è ancora più evidente se pensiamo che essi partono allaricerca di Gesù non appena vedono la stella portando con loro doni preziosi. Vale lapena di ricordare che il loro viaggio avviene in un'epoca in cui spostarsi non era né facilené sicuro. Non sono scortati, si incamminano col loro prezioso carico �duciosi che non gliaccadrà nulla di male. I Magi si impegnano quindi ad o�rire a Dio il massimo sia in terminidi tempo, che materiali, che di �ducia. Quante volte noi invece diamo a Dio il super�uo, iritagli di tempo? Col rischio di far diventare la nostra fede qualcosa da incastrare nel ritmoconvulso della nostra vita. Come se esistesse una vita che valga la pena di essere vissutalontano dalla Sua luce. Ancor peggio, poi, è fare della nostra fede una routine: pregare perabitudine, andare a messa per abitudine, farci il segno della croce per abitudine! Dobbiamoriscoprire il senso e la preziosità di ciò che abbiamo che è motivo di vera gioia: quella gioiache provarono i Magi nel ritrovare la stella che li guiderà �no a Gesù.

Quanto tempo e quanto impegno sono capace di dedicare al Signore? Quando prego o partecipoad una celebrazione, capisco il senso profondo di ciò che avviene?

6Mt 2, 10 7Mt 2, 12

56 2.3. Matteo 2, 13�23

Matteo 2, 13�23

213Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e glidisse: �Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là �nché non ti

avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo�.

14Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15doverimase �no alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzodel profeta:

Dall'Egitto ho chiamato il mio �glio.

16Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti ibambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cuiera stato informato dai Magi. 17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profetaGeremia:

18Un grido è stato udito in Rama,

un pianto e un lamento grande;

Rachele piange i suoi �gli

e non vuole essere consolata, perché non sono più.

19Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: �Alzati,prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro cheinsidiavano la vita del bambino�. 21Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrònel paese d'Israele. 22Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padreErode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23e, appenagiunto, andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si adempisse ciò che era stato dettodai profeti: �Sarà chiamato Nazareno�.

Nel brano precedente avevamo lasciato i Magi che avevano visitato il bambino appenanato porgendogli il rispetto che si o�re ad un Re, venerandolo e o�rendogli dei doni.Nel brano oggetto della nostra scrutatio lo stesso bambino prima venerato, ora nella suacondizione umana è costretto a fuggire per salvarsi.

Ed ecco che ancora una volta, così come già successo al momento dell'annunciazione,un angelo del Signore compare in sogno a Giuseppe per dirgli cosa fare. Avevamo già vistonella prima catechesi che nei testi antichi l'angelo è Dio stesso nella forma visibile in cuiappare agli uomini. Nell'annunciazione della venuta di Cristo, così come nel brano quiscrutato, l'angelo è invece il messaggero celeste di cui Dio si serve per far conoscere il suodisegno e spesso ciò avviene attraverso un sogno che è il mezzo mediante il quale avviene lacomunicazione divina. Importante non è il messaggero, ma il messaggio che l'angelo portaa Giuseppe. Ma ancora una volta non è Giuseppe a decidere. A lui infatti viene posto ilpiano di Dio al quale Giuseppe aderisce pienamente. Egli infatti ascolta la parola di Dioe agisce mettendola in pratica. In Matteo avevamo: �Mentre però stava pensando aqueste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:�Giuseppe, �glio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa,perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo��1.

Questa volta invece l'annuncio è di tono diverso, l'angelo esorta Giuseppe a fuggire inEgitto con la sua famiglia perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Leggiamoinfatti: �Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in

1Mt 1, 20

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 57

sogno a Giuseppe e gli disse: �Alzati, prendi con te il bambino e sua madre efuggi in Egitto, e resta là �nchè non ti avvertirò, perché Erode sta cercando ilbambino per ucciderlo��2.

Già qui abbiamo un forte contrasto con la precedente catechesi: prima i Magi, uominivenuti da lontano che hanno lasciato la loro terra per porsi in cammino, guidati da unastella e recando con sé doni per venerare un nuovo Re; ora la ferocia di Erode che perpaura di perdere il potere ordina l'uccisione di quello stesso bambino e per essere sicurodella riuscita fa uccidere tutti i bambini, poveri innocenti che danno la loro vita al postodi Gesù. Una missione salvi�ca quindi che �n dalla nascita è già segnata dalla so�erenza.

E qui abbiamo l'elemento portante della nostra scrutatio: la fuga in Egitto.Partendo da una analisi storica, c'è da evidenziare come in quei tempi l'Egitto rap-

presentava una grande potenza contro la quale nessun popolo avrebbe mai osato combat-tere. Quindi per chiunque cercasse un rifugio sicuro quello era il luogo ideale nel qualesicuramente non ci sarebbe stato il rischio di essere ricercati.

Nel contesto del brano, di fronte ad un serio pericolo, anche Giuseppe è invitato arifugiarsi in Egitto insieme a Maria e al bambino. La fuga in Egitto come luogo di riparoe di salvezza, la troviamo anche nel primo libro dei Re: �Salomone cercò di uccidereGereboamo, il quale però trovo rifugio in Egitto presso Sisach, re di quellaregione. Geroboamo rimase in Egitto �no alla morte di Salomone.�. E ancoranel secondo libro dei Re3: �Tutti, dal più piccolo al più grande, e tutti i capi dellebande armate si mossero per andare in Egitto, perché temevano da parte deiCaldei�. E ancora inGeremia4: �Il re Ioakim, tutti i suoi prodi e tutti i magistratiudirono le sue parole e il re cercò di ucciderlo, ma Uria lo venne a sapere e pertimore fuggì andandosene in Egitto�5.

Questi tre riferimenti impongono una considerazione sul ruolo che ha avuto l'Egittonella storia d'Israele. Ogni volta infatti che pensiamo all'Egitto in un contesto biblico, lovediamo come fonte di schiavitù e più di�cilmente riusciamo ad immaginarlo come rifugiosicuro contro la persecuzione. Per chiarire la situazione cerchiamo di vedere il contestodelle tre citazioni appena fatte.

Il regno di Salomone, a cui si riferisce il primo libro dei re, durò 40 anni e s'inserìparallelamente alla 21a dinastia Egizia. I rapporti tra i due popoli erano più che amichevoliinfatti Davide, il padre di Salomone, sposò la sorella della moglie del faraone.

Il brano tratto dal secondo libro dei Re, così come il libro del profeta Geremia, s'inseriscenel pieno della dominazione Babilonese al tempo di Nabucodonosor. Israele aveva provatoa ribellarsi, ma il re babilonese aveva di nuovo spedito l'esercito dei Caldei a far stragedei Giudei. L'Egitto fu l'unico in grado di arrestare l'avanzata Babilonese. In entrambi iperiodi storici l'Egitto assunse dunque il valore di luogo prediletto per trovare rifugio dallaviolenza.

Anche Matteo, ci racconta come Dio scelga nuovamente questa terra come via di fugaprivilegiata per la sopravvivenza della famiglia di Gesù. Così facendo l'evangelista cipresenta la �gura del profugo, colui il quale è costretto a scappare in terra straniera etrascorrere parte della sua infanzia nella condizione di senza patria e sottolinea inoltre lafuga in Egitto come attestato della �gliolanza divina citando il profeta Osea: �QuandoIsraele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio �glio�6.

L'elemento che emerge è quindi la doppia valenza del paese di Egitto: il luogo dal qualeIsraele, il popolo di Dio, era stato costretto a fuggire per scappare dalla schiavitù, diventa

2Mt 2, 1332 Re 25, 264Ger 26, 21

51 Re 11, 406Os 1, 11

58 2.3. Matteo 2, 13�23

luogo di rifugio e di salvezza, nel quale trova rifugio anche il Figlio di Dio quasi a signi�careche ogni luogo della terra è creato e voluto da Dio e quindi è degno di essere solcato. Equi nasce anche un importante parallelo tra la storia di Gesù e quella del popolo di Israeleguidato da Mosè. Per Osea la vera storia di Israele comincia con l'uscita dall'Egitto,il primo Esodo. E' uscendo dall'Egitto che gli ebrei sono diventati un popolo. Inoltrein questo stesso passo si ha la testimonianza dell'amore di Dio come causa dell'elezioned'Israele a popolo prediletto. Sappiamo però che sotto la guida di Giosuè l'alleanza èfallita. Ecco allora che bisognava ripartire da capo.

Matteo citando il versetto di Osea mette in correlazione Gesù �glio di Dio e Mosè�glio di Dio. In tal caso, la venuta messianica coinciderebbe con un nuovo esodo e con laliberazione dalla schiavitù del peccato. Nell'Esodo abbiamo: �Ella gli partorì un �glioe egli lo chiamò Gherson perché diceva:�Sono un emigrato in terra straniera!�7.L'incarnazione umana di Gesù comporta quindi l'assunzione di tutti i disagi dell'uomoterreno, anche per quel Re prima venerato e ora costretto a fuggire.

Ma così come Dio dall'Egitto aveva richiamato Mosè per portare la salvezza al popolodi Israele, dall'Egitto richiamerà suo Figlio per portare la salvezza all'umanità intera.

L'analogia fra Gesù e Mosè si ha anche nella fuga dalla persecuzione. Come al tempodi Mosè, dopo che la sua nascita fu annunziata, il faraone fece massacrare tutti i bambinineonati, e Mosè fu posto in salvo, così qui è Gesù che deve essere posto in salvo dalla furiadi Erode. In Matteo si ha: �Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui,si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territoriodai due anni in giù, corrispondente al tempo su cui era stato informato daiMagi�8.

E come Mosè è stato richiamato a tornare dopo la morte dei suoi perseguitori, cosìanche alla morte di Erode sarà ancora una volta l'angelo ad indicare a Giuseppe di tornareperché ormai non c'è più pericolo. Leggiamo infatti nell'Esodo: �Il Signore disse a Mosèin Madian: �Và, torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tuavita!�. Mosè prese la moglie e i �gli, li fece salire sull'asino e tornò nel paese diEgitto�9. Analogamente in Matteo abbiamo: �Morto Erode, un angelo del Signoreapparve in sogno a Giuseppe in Egitto. E gli disse: �Alzati, prendi con teil bambino e sua madre e va' nel paese di Israele; perché sono morti coloroche insidiavano la vita del bambino�. Egli, alzatosi, prese con se il bambinoe sua madre, ed entrò nel paese di Israele. Avendo però saputo che era redella Giudea Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi.Avvertito poi in sogno si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto,andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che erastato detto dai profeti: �Sarà chiamato Nazareno��10.

È quindi dall'Egitto che riparte la storia della salvezza dell'uomo. Là dove già Moseera partito per formare il popolo di Dio, riparte Gesù per salvare il popolo di Dio. Mosè èquindi l'uomo della liberazione, l'uomo che de�nisce l'alleanza con Dio, l'uomo della legge.Gesù è il nuovo Mosè, Gesù è la nuova legge. E l'unione tra la storia di Gesù e quella diMosè e quindi della salvezza dell'uomo è de�nita in Giovanni: �Perché la legge fu dataper mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo�11.

In conclusione, Gesù Re osannato e venerato, costretto a fuggire come un profugoqualunque per trovare la salvezza, è destinato a so�rire �n dalla sua nascita. Ma la suasalvezza e quindi il suo ritorno, rappresenteranno la salvezza per il popolo intero. La

7Es 2, 228Mt 2, 16-179Es 4, 19-20

10Mt 2, 19-2011Gv 1, 17

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 59

venuta Messianica coincide quindi con la nascita di un nuovo popolo eletto che ha perprincipio proprio il Cristo, come leggiamo nella prima lettera di Pietro: �voi, che untempo eravate non popolo, ora invece siete il Popolo di Dio; voi, un tempoesclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia�12.

La venuta nel mondo di Gesù ha provocato un grande cambiamento nella storia del-l'uomo facendolo passare da una condizione di servo ad una di �glio amato dal Signore,toccato dalla Sua Grazia, illuminato dalla verità e quindi libero veramente perché liberatodal Figlio di Dio.

Chi rappresenta per te Gesù: solo un rifugio nei momenti di bisogno o anche colui a cui ti rivolgiper chiedere la salvezza?

121 Pt 2, 10

60 2.4. Matteo 3, 1�12

Matteo 3, 1�12

31In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2dicendo:�Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!�.

3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai �anchi; il suocibo erano locuste e miele selvatico. 5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudeae dalla zona adiacente il Giordano; 6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel�ume Giordano.7Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: �Razza di vipere! Chivi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? 8Fate dunque frutti degni di conversione, 9e noncrediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere �gli diAbramo da queste pietre. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non producefrutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo con acqua per la conversione; macolui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali;egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia eraccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile�.

�Giovanni il Battista predica la conversione del cuore�.Questo brano è per noi una sorta di ritorno alle origini visto che la prima catechesi che

abbiamo fatto riguardava proprio il parallelo del vangelo di Marco.Una cosa, in particolare, ci colpisce di questa pagina evangelica: nel precedente brano

scrutato abbiamo lasciato Gesù al ritorno dalla fuga in Egitto e nel prossimo si parlerà delsuo battesimo, ma in questo passo lui non compare.

In realtà, anche se qui è Giovanni il Battista ad essere presente in ogni riga, essendovidescritta la sua missione o la sua �gura o essendo lui stesso a parlare, il personaggioprincipale è, come vedremo, proprio Gesù.

Matteo nel suo vangelo non ci fornisce una precisa collocazione temporale degli avve-nimenti, infatti ci dice soltanto �In quei giorni�1. Luca, invece, de�nisce il periodo in cuisi svolge l'azione del Battista stabilendo un sincronismo tra la storia profana e la storiadella Salvezza; leggiamo: �Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare,sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, �gliodi Zaccaria, nel deserto�2. Quest'ultima frase, oltre a fornirci un'informazione in piùsu chi sia Giovanni (il �glio di Zaccaria), ra�orza il fatto, facilmente intuibile, che egli èuno strumento nelle mani di Dio, consacrato a lui ancor prima di nascere da una madre�no ad allora sterile.

Matteo presenta Giovanni come: �colui che fu annunziato dal profeta Isaia quan-do disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, rad-

drizzate i suoi sentieri! �3. Egli stesso, interrogato dai Giudei sulla sua identità dirà:��Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, comedisse il profeta Isaia��4. Già i profeti, quindi, annunziarono la venuta del Battista el'ultimo di essi, Malachia, vede la realizzazione della sua profezia proprio in Giovanni; nellerighe �nali dell'ultimo libro dell'Antico Testamento leggiamo, infatti: �Ecco, io invierò

1Mt 3, 12Lc 3, 1a.2

3Mt 3, 34Gv 1, 23

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 61

il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perchéconverta il cuore dei padri verso i �gli e il cuore dei �gli verso i padri; così cheio venendo non colpisca il paese con lo sterminio�5. Ed anche Gesù, parlando diGiovanni alle folle dirà: �E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Si,vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io

mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te.

E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire�6. Giovanni, quindi, è ilprofeta designato da sempre a preparare la strada al Messia, perché tutti accolgano la suapotenza e regalità e, convertendosi, possano salvarsi.

Il Battista ci appare come una persona estremamente austera, un eremita, eppure tuttiaccorrevano a lui. La folla che andava da questo nuovo profeta era un �usso inarrestabile,interessata realmente a ciò che egli diceva, tanto che, per andare ad ascoltarlo, si spostavada Gerusalemme, città che, come abbiamo visto nelle precedenti catechesi, era sede deipoteri politico e religioso e dove si poteva avere tutto.

Il messaggio che porta Giovanni è molto chiaro: �Convertitevi, perché il regnodei cieli è vicino!�7; le sue parole non lasciano scelta, non si può decidere se convertirsio meno. Egli utilizza un imperativo per dare un ordine preciso: bisogna rinunciare alpeccato per avvicinarsi a Dio e ricevere la sua misericordia nel giorno della venuta delsuo regno, che è imminente. Il regno dei cieli, quindi, è il regno di Dio. Dio non è unre politico, ma un re riconosciuto tale attraverso la conoscenza e l'amore, che ristabiliscela sua regalità compromessa dal peccato attraverso l'opera di Gesù, il quale non viene atrionfare militarmente ma spiritualmente, mediante l'opera di redenzione che arriva �no anoi oggi per mezzo della Chiesa.

La venuta del regno apre una prospettiva di speranza, ma Giovanni sottolinea soprat-tutto il giudizio che la deve precedere. Nessuno potrà sottrarsi all'ira imminente che simanifesterà nel giorno del Signore. Tutti gli uomini devono riconoscersi peccatori ed adot-tare un comportamento nuovo, ciascuno secondo la propria condizione, così come insegnalo stesso Giovanni Battista nel vangelo di Luca: �Le folle lo interrogavano: �Che cosadobbiamo fare?�. Rispondeva: �Chi ha due tuniche ne dia una a chi non neha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto�. Vennero anche dei pubblicanti afarsi battezzare, e gli chiesero: �Maestro, che dobbiamo fare?�. Ed egli disseloro: �Non esigete nulla di più di quanto vi è stato �ssato�. Lo interrogavanoanche dei soldati: �E noi che dobbiamo fare?�. Rispose: �Non maltrattatee non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe��8. Nessuno,quindi, è escluso dalla salvezza. Anche noi, oggi, siamo chiamati a vivere la nostra vitae a svolgere la nostra professione nella carità verso il prossimo e nella giustizia. Senza ilpentimento, la conversione e la carità, non potremo giungere alla salvezza apportata dalregno di Dio.

La testimonianza di Giovanni il Battista consiste anzitutto nel proclamarsi sempliceprecursore; di fatto la folla si chiede se egli sia il Messia. Di fronte a questa richiestau�ciale, il Battista risponde: �Io vi battezzo con acqua per la conversione; macolui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanchedi portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco.�9. `Colui cheviene' è Gesù, il Messia. Notiamo subito, in questo versetto, la grande umiltà di Giovanniche sottolinea la superiorità di colui che verrà e mette in evidenza la di�erenza tra il suobattesimo che è in acqua con quello di Gesù che sarà in Spirito santo e fuoco. Il compito di

5Ml 3, 23-246Mt 11, 9-10.147Mt 3, 2

8Lc 3, 10-149Mt 3, 11

62 2.4. Matteo 3, 1�12

Giovanni, quindi, è solo quello di preparare la gente, mediante il battesimo di penitenza,all'altro battesimo in Spirito Santo e fuoco che istituirà Gesù. In Atti, infatti, leggiamo:�E Pietro disse: �Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome diGesù Cristo, per la remissione dei peccati, dopo ricevete il dono dello SpiritoSanto��10. Il primo passo è sempre il pentimento, poi viene il battesimo, senza il qualenon è possibile accostarsi a nessuno degli altri sacramenti.

La conversione si concretizza, perciò, con la confessione ed il battesimo; ma non deveridursi solo a questo. Ovviamente questi due momenti sono fondamentali, ma la cosaindispensabile è la conversione del cuore. Chi viene per essere battezzato senza capireil senso profondo del gesto, non viene certo accolto a braccia aperte; leggiamo, infatti:�Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro:�Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fatedunque frutti degni di conversione��11. I farisei ed i sadducei sono gli appartenentia due sette che hanno impostato la loro fede non tanto sulla parola di Dio quanto su leggie regole che sono state fatte derivare da essa. Secondo loro bisognava osservare quelleregole alla lettera per ottenere la salvezza. Ecco il motivo per cui sono lì: per svolgere unrito. Il rito dell'immersione, infatti, era già conosciuto e praticato nelle religioni antiche enello stesso giudaismo. Loro non hanno capito però che il battesimo di Giovanni è diverso.Innanzitutto la puri�cazione a cui mira non è rituale, ma morale: l'invito del Battista,infatti, non è `battezzatevi', ma `convertitevi'. Esso poi viene amministrato una volta solae chi lo riceve professa attivamente ed esplicitamente la sua attesa del Messia.

Tutto questo non era stato capito dai farisei e dai sadducei che, oltre tutto, pensavano diessere dei privilegiati, perché �gli di Abramo. Su questo punto però Giovanni li rimprovera:�e non pensate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico cheDio può far sorgere �gli di Abramo da queste pietre�12. Non basta, quindi, ladiscendenza a garantire la salvezza. Così come a noi non basta aver ricevuto i sacramentied andare a messa. Queste cose sono necessarie, ma inutili se non vengono accompagnateda una conversione autentica. E l'essenzialità della conversione sta nel voltare le spalle aciò che è male, volgendosi a Dio e producendo frutti che siano degni di essa. Tutto questoimplica un mutamento di condotta, un nuovo orientamento; Giovanni ammonisce farisei esadducei dicendo: �Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero chenon produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.�13; e nel vangelo diGiovanni Gesù ci dice: �Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ognitralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lopota perché porti più frutto.�14. Per portare frutto, quindi, bisogna rimanere nella vite,cioè essere fedeli a Cristo. Senza questa comunione non possiamo fare nulla: solo Gesù,vera vite, può portare un frutto che glori�chi il vignaiolo, il Padre suo. Lontani da lui, noisiamo tralci staccati dalla vite, privi di linfa, sterili, buoni solo per il fuoco. Dio, dunque,chiama gli uomini ad entrare in comunione con lui. La risposta alla questa chiamata esigeràda essi anzitutto una conversione e poi, lungo tutta la vita, un atteggiamento penitente. Ede proprio questa la conversione che ci viene richiesta: ammettere ed accettare il fatto cheper percorrere il cammino che porta alla salvezza abbiamo bisogno di Dio. Solo seguendola via tracciata da Gesù potremo raggiungere la nostra meta: il regno dei cieli.

Negli ultimi versetti di questo brano del vangelo di Matteo, ognuno di noi viene para-gonato ad una spiga; quando verrà il Signore, pulirà il mondo e raccoglierà il grano nel suogranaio, mentre brucerà la pula nel fuoco inestinguibile. Colui che verrà dopo Giovanni

10At 2, 3811Mt 3, 7-812Mt 3, 9

13Mt 3, 1014Gv 15, 1-2

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 63

battezzerà, pulirà, raccoglierà, brucerà; in tutti questi verbi si può notare che si tratta diun futuro prossimo, vicino. E' evidente, quindi, l'invito a preoccuparsi subito di produrrebuoni frutti, quindi di convertirsi, di seguire l'insegnamento del Signore, in modo da nontrovarci impreparati nel momento in cui egli verrà a pulire, raccogliere, bruciare e quindi agiudicare ogni uomo per stabilire chi potrà entrare nel suo `granaio', cioè nel regno di Dio.

Ed è proprio in virtù del battesimo che abbiamo ricevuto che dobbiamo produrre fruttibuoni: è un seme di eternità che dobbiamo far frutti�care.

Il messaggio di Giovanni è ancora estremamente attuale perché il regno di Dio è attuale.Ognuno di noi può decidere di comportarsi come farisei e sadducei oppure di convertirsiveramente. E dobbiamo chiederci: viviamo la nostra fede con convinzione, oppure perabitudine o solo perché i nostri genitori ci hanno battezzati? La domenica andiamo a messaper adempiere ad una `legge', oppure perché abbiamo bisogno di un contatto comunitariocon Gesù e di nutrirci del suo corpo e del suo sangue? E, nella nostra vita di cristiani,quanto ci impegniamo a produrre i frutti degni di conversione?

Quanto mi impegno a vivere il mio battesimo e a produrre frutti degni di conversione?

64 2.5. Matteo 3, 13�17

Matteo 3, 13�17

313In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: �Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu

vieni da me?�. 15Ma Gesù gli disse: �Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamoogni giustizia�. Allora Giovanni acconsentì. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco,si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17Edecco una voce dal cielo che disse: �Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto�.

Nell'ultimo brano scrutato abbiamo lasciato Giovanni Battista circondato da una granfolla di persone che �accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea edalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevanobattezzare da lui nel �ume Giordano.�1. Un giorno da quella folla esce Gesù che,vestendosi totalmente della dimensione e della condizione di uomo, si era unito agli altripeccatori e, come loro, aveva lasciato la propria casa per recarsi da Giovanni con lo scopodi ricevere il battesimo.

Ma Giovanni, riconoscendo in lui colui del quale aveva detto: ��colui che viene dopodi me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali��2,mostra una certa reticenza, �dicendo: �Io ho bisogno di essere battezzato da te etu vieni da me?��3; un po' come Simon Pietro che, durante la lavanda dei piedi dice aGesù: ��Signore, tu lavi i piedi a me?��4.

Giovanni non si sente degno di battezzare Gesù e per questo inizialmente si oppone allasua richiesta. Sarà Gesù stesso che lo esorterà a compiere quel gesto, perché così dovevaavvenire, dicendo: ��Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamoogni giustizia�. Allora Giovanni acconsentì.�5. L'elemento predominante in questoversetto è la sottomissione. La sottomissione di Giovanni che, pur non capendo come luipossa battezzare il Figlio di Dio, accetta di fare ciò che gli viene chiesto, proprio perchéne riconosce l'autorità e il primato; ma anche la sottomissione di Gesù che, pur senzapeccato, vuole ricevere il battesimo per adempiere alla volontà di Dio, chiamata in questerighe �giustizia�.

Gesù, quindi, riconosce nel battesimo una volontà di Dio, necessario nel cammino dellasalvezza. Leggiamo in Luca: �Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubbli-cani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni.Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso va-no per loro il disegno di Dio.�6; ed ancora nel vangelo di Giovanni, durante il colloquiocon Nicodemo, �Gli rispose Gesù: �In verità, in verità ti dico, se uno non nasceda acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio��7. Il battesimo, quindi,è indispensabile, tanto che, apparendo ai discepoli dopo la resurrezione, Gesù li istruiràdicendo: ��Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nelnome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo��8.

C'è un altro aspetto del battesimo di Gesù sul quale dobbiamo so�ermare la nostraattenzione.

�Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli edegli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Edecco una voce dal cielo che disse: �Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale

1Mt 3, 5b-62Mt 3, 11b3Mt 3, 14b4Gv 13, 6b

5Mt 3, 15b6Lc 7, 29-307Gv 3, 58Mt 28, 19

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 65

mi sono compiaciuto��9. Si legge in queste righe tutto il signi�cato e la potenza delbattesimo: Gesù, che si piega alla volontà divina, si fa battezzare da Giovanni e subitodopo, uscendo dalle acque del Giordano, si ricongiunge al Padre per mezzo dello SpiritoSanto. Prima l'umiliazione di se, divenendo servo per il compiacimento dell'Amore eternodi Dio, poi l'esaltazione nella Comunione Trinitaria: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Dobbiamo ricordare che nelle Scritture il titolo di �Figlio di Dio� è attribuito nonsolo a Gesù ma anche agli angeli, al popolo eletto ed agli israeliti. Esso, quindi, nonesprimeva necessariamente una �liazione naturale, ma poteva simboleggiare semplicementeuna �liazione adottiva, risultante da una scelta di Dio di stabilire con la sua creatura dellerelazioni di intimità particolare. In questo caso, però, l'uso dell'aggettivo �prediletto�richiama alla mente una elezione che identi�ca e dichiara Gesù come l'unico ed il solo veroFiglio di Dio.

Il Padre, per mezzo dello Spirito Santo esalta la grandezza del Figlio, consacrandoloe presentandolo al mondo. La frase ��Questi è il Figlio mio prediletto, nel qualemi sono compiaciuto��10, infatti, non è rivolta a Gesù, ma è rivolta a noi, perchécrediamo e testimoniamo; proprio come leggiamo nel vangelo di Giovanni: �Giovanni resetestimonianza dicendo: �Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dalcielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzarecon acqua mi ha detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spiritoè colui che battezza in Spirito Santo. E io ho reso testimonianza che questi èil Figlio di Dio��11.

In conclusione, Gesù va da Giovanni con uno scopo preciso: il suo battesimo, infatti,era previsto e voluto dal Padre, come una tappa necessaria del percorso della sua vita.Ora, ricevuto il battesimo e rivestito di Spirito Santo, Gesù è pronto ad iniziare la suaopera di predicazione e di rigenerazione.

Questo dovrebbe essere il signi�cato del battesimo per tutti i cristiani: rinati ad unavita nuova, dovremmo sottometterci a Gesù, abbandonandoci con fede alla volontà delPadre e lasciandoci guidare dallo Spirito Santo.

Vivi nel quotidiano il tuo battesimo? Riconosci la volontà di Dio e ti rimetti ad essa?

9Mt 3, 16-1710Mt 3, 17b

11Gv 1, 32-34

66 2.6. Matteo 4, 1�11

Matteo 4, 1�11

41Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2E dopo averdigiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3Il tentatore allora gli si accostò e gli

disse: �Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane�. 4Ma egli rispose: �Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l'uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio�.

5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6e glidisse: �Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,

ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,

perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede�.

7Gesù gli rispose: �Sta scritto anche:

Non tentare il Signore Dio tuo�.

8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni delmondo con la loro gloria e gli disse: 9�Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai�.10Ma Gesù gli rispose: �Vattene, satana! Sta scritto:

Adora il Signore Dio tuo

e a lui solo rendi culto�.

11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

Nell'ultima catechesi ci veniva presentato Gesù che, pur essendo nato senza peccato, sifaceva battezzare da Giovanni. Lo fa perché il Padre vuole così e lui obbedisce. Questa suaobbedienza, il suo farsi umile, viene subito dopo riconosciuto da Dio stesso che lo riveste diSpirito Santo dichiarandone la natura divina. Sembra quasi l'inizio di una cavalcata gloriosaverso l'a�ermazione della potenza di Gesù, l'inizio di quel copione che, probabilmente, gliIsraeliti avevano in mente. Ciò che avviene è invece completamente diverso. Prima ancoradi iniziare la sua missione, prima di iniziare a chiamare i discepoli, �Gesù fu condottodallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo.�1.

So�ermiamoci anzitutto sul luogo dove Gesù viene condotto: il deserto. Si tratta di unluogo che ha molti signi�cati nella storia di Israele, nella nostra fede e anche nella vita diuna comunità come la nostra. Giovanni prepara la strada a Gesù predicando nel deserto;Gesù viene a realizzare il Regno di Dio e prepara sé stesso ad a�rontare questa missionenel deserto. Qual'è il signi�cato che il deserto riveste per gli ebrei? �Una voce grida:�Nel deserto preparate la via del Signore��2. Così Isaia esortava gli ebrei. Il desertoè il luogo dove Dio invita Israele, sua sposa, a tornare quando si allontana da lui: �Perciò,ecco la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore�3. Il desertoè quindi un luogo dove più intimo può essere il contatto con il Signore. È però anche unluogo di prova, di veri�ca, come lo è stato per gli ebrei durante l'esodo: ��Ricordati ditutto il cammino che il Signore Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anninel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel

1Mt 4, 1b2Is 40, 3a

3Os 2, 16

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 67

cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. [...] Riconosci dunque incuor tuo che, come un uomo corregge il �glio, così il Signore tuo Dio correggete.��4. Pur non essendo condotti nel deserto per mettere alla prova la nostra fede, valgonoanche per noi le parole di tanti profeti che per secoli hanno richiamato Israele a quelperiodo; un periodo in cui, tra tante prove, avevano riscoperto una fede profonda e sincera,un culto povero ma che nasceva dal cuore. �Mi avete forse o�erto vittime e oblazioninel deserto per quarant'anni, o Israeliti?�5. Nel deserto non c'è niente da o�rire senon sé stessi, il proprio cuore: è questa l'unica o�erta gradita al Signore.

Lo Spirito non fa evitare a Gesù la prova; al contrario lo porta ad a�rontare la ten-tazione. In greco tentare viene da peîro che signi�ca attraversare, passare oltre. Così sifa esperienza, si diventa periti o esperti, a meno di perire; c'è infatti sempre il pericolo diun'aporia che impedisce di superare la prova.

Le tentazioni sono anche chiamate paideîa, educazione: è l'addestramento alla vita�liale, la puri�cazione della fede come si legge nella lettera di Giacomo. �Considerateperfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo chela prova della vostra fede produce la pazienza.�6 o nella prima lettera di Pietro:�Perciò siate ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' a�itti da varieprove.�7. Nella sua lettera ai Romani, Paolo invita a vantarsi delle tribolazioni poichéproducono la speranza contro ogni speranza, la sola che non delude: �E non soltantoquesto: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazioneproduce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostricuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.�8

Gesù viene dunque condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo che in grecosigni�ca divisione: è colui che ci divide da Dio e ci lascia soli. Nel brano letto vienechiamato anche tentatore poiché è colui che tenta di farci cadere, e satana cioè l'avversario,l'accusatore. Una volta che siamo caduti ci accusa implacabilmente inchiodandoci allanostra colpa.

Colui che porta questi nomi, poiché si adopera a indurre gli uomini in colpa, è consi-derato responsabile di tutto ciò che contrasta l'opera di Dio e di Cristo. La sua disfattasigni�cherà la vittoria ultima di Dio.

Nel deserto Gesù lotta e digiuna; con il suo digiuno egli riconosce che la vita è dono enon viene dal cibo ma dal Padre. Il digiuno è associato alla preghiera proprio perché lavita è la comunione con Dio e la sua Parola.

L'evangelista sottolinea la durata della prova: quaranta giorni e quaranta notti. Èquesto un richiamo ai quaranta giorni di Mosè sul monte dove ricevette le tavole dellalegge e ad Elia in cammino verso l'Oreb. Il numero allude anche agli anni di Israele neldeserto. Come Mosè, Gesù contempla tutta la terra dall'alto di una montagna elevata; Diol'assiste con i suoi angeli come ha promesso di fare con il giusto. Gesù appare quindi comeil nuovo Mosè che guida il nuovo Esodo, cioè come il Messia. Egli apre la vera via dellasalvezza, non quella della �ducia in sé e della facilità ma quella dell'obbedienza a Dio edell'abnegazione.

Il punto d'attacco della tentazione è la fame, il bisogno. Ci sono varie fami: di vita,garantita dal cibo; di identità, garantita da Dio; di riconoscimento sociale, garantita daglialtri. Gesù è sottoposto a tre tentazioni sottolineate da tre citazioni bibliche: cercare il

4Dt 8, 2.55Am 5, 256Gc 1, 2-3

71 Pt 1, 68Rm 5, 3-5

68 2.6. Matteo 4, 1�11

proprio nutrimento al di fuori di Dio9; tentarlo per soddisfare sé stessi10; rinnegarlo perseguire falsi dèi che procurano il potere su questo mondo11.

Nelle tre tentazioni si presenta, in modo articolato, il peccato di Adamo che è lo stessodi Israele, della Chiesa e di ciascuno di noi: rubare ciò che in realtà è stato donato.

Le tentazioni di Gesù corrispondono alle tre concupiscenze di cui parla Giovanni nellasua prima lettera: �tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne,la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, madal mondo.�12 e ai tre aspetti seducenti del frutto proibito: �Allora la donna vide chel'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistaresaggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che eracon lei, e anch'egli ne mangiò.�13. Il possesso delle cose è buono da mangiare perchéle cose possono essere mangiate e questo garantisce la vita �siche; il possesso delle personeè bello da vedere perché garantisce le relazioni umane; il possesso di Dio è desiderabile peressere autosu�cienti in tutto.

È importante osservare che le tentazioni si presentano come proposte per conseguiremeglio l'obiettivo: mostrare che Gesù è il Figlio di Dio. Dunque, hanno sempre l'apparenzadel bene.

La prima tentazione consiste nel porre la falsa alternativa tra pane e Parola, materia eSpirito, uomo e Dio. Ciò avviene quando si fa delle proprie fami l'assoluto.

Alla prospettiva ovvia e naturale dell'uomo, Gesù risponde con la prospettiva di Dio:��Sta scritto��. Rifarsi alla sua Parola è l'unica possibilità per superare la tentazione.

La risposta di Gesù contiene un richiamo alla prima tentazione di Israele nel deserto: ilbisogno di pane al quale Dio rispose con la manna, come si legge nel Deuteronomio: �Eglidunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna,che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farticapire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto escedalla bocca del Signore.�14.

La seconda è la tentazione centrale: garantirsi il possesso di Dio con segni visibili. Lasete del religioso è un'ansia di sicurezza che fa ricercare i segni della benevolenza di Dio.Ma questa porta al culto idolatrico di Dio e alla perversione della fede: si cercano i doniinvece del donatore, si pretende di essere ascoltati da lui invece di ascoltarlo, si vuole cheDio faccia ciò che piace a noi anziché sottometterci alla sua volontà.

Gesù ha manifestato �ducia nel Padre e nella sua Parola. Ora il diavolo, facendosi sottileteologo, cita a proposito un salmo: �Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti intutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nellapietra il tuo piede.�15. Se Gesù si �da davvero del Padre e della sua Parola, si butti dalpinnacolo! Il Padre ha promesso assistenza, e così tutti sapranno che lui è il Figlio, chesi �da del Padre! Se non lo fa, non ha �ducia in lui, e allora non è il Figlio! La rispostadi Gesù è importante anzitutto poiché mostra l'impossibilità di isolare un aspetto dellaParola da un altro: non si può scegliere solo ciò che Dio dovrebbe fare a nostro vantaggio.È necessario ascoltare e amare lui in sé, non per ciò che ci dona. I doni sono segno del suoamore; pretenderli signi�ca non credere al suo amore.

Gesù risponde facendo riferimento all'episodio di Massa dove Dio esaudisce la protestadi Israele donandogli l'acqua: �Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamen-to dal deserto di Sin, secondo l'ordine che il Signore dava di tappa in tappa,

9Dt 8, 3; Es 1610Dt 6, 16; Es 17, 1-711Dt 6, 13; Dt 6, 10-15; Es 23, 23-33121 Gv 2, 16

13Gn 3, 614Dt 8, 315Sal 91, 11-12

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 69

e si accampò a Re�dim. Ma non c'era acqua da bere per il popolo. Il popoloprotestò contro Mosè: �Dateci acqua da bere!�. Mosè disse loro: �Perché pro-testate con me? Perché mettete alla prova il Signore?�. In quel luogo dunqueil popolo so�riva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò controMosè e disse: �Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi,i nostri �gli e il nostro bestiame?�. Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore,dicendo: �Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!�.Il Signore disse a Mosè: �Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anzianidi Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va' ! Ecco,io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne usciràacqua e il popolo berrà�. Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele.Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti eperché misero alla prova il Signore, dicendo: �Il Signore è in mezzo a noi sì ono?�.�16. È questa la caduta nella di�denza: chi non ha �ducia, ha fame insaziabile diconferme.

La terza tentazione è quella del potere come alternativa unica a Dio. Il Messia devedominare da mare a mare come si legge in vari Salmi: ��Io l'ho costituito mio sovranosul Sion mio santo monte�. [...] �Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e indominio i con�ni della terra.��17, �E dominerà da mare a mare, dal �ume sinoai con�ni della terra.�18, �Oracolo del Signore al mio Signore: �Siedi alla miadestra a�nché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi�.�19; ed anche nelvangelo di Matteo: �E Gesù, avvicinatosi, disse loro: �Mi è stato dato ogni poterein cielo e in terra.��20. Ma tutti i regni e i re di questo mondo tolgono la libertà invecedi darla, cercano il dominio invece del servizio, gon�ano di vanagloria invece di ri�ettere lavera Gloria, quella del Padre. Era necessario che Gesù fosse tentato poiché egli viene persalvare tutti noi indicandoci la strada da percorrere �no al Padre. Come potrebbe farlose non ne conoscesse le asperità, le di�coltà? Le conosce perché ha conosciuto le sedu-zioni esterne: �In tal modo egli è grado di sentire giusta compassione per quelliche sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza;[...] Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli o�rì preghiere esuppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo dalla morte efu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienzadalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutticoloro che gli obbediscono.�21. Egli, come Mosè, ha dovuto intravedere un messiani-smo politico e glorioso, per preferirgli un messianismo spirituale nella sottomissione totalea Dio.

Il potere è concesso a chi adora satana, a chi lo ritiene come valore assoluto. Vorremoche il Messia fosse garante divino del potere dell'uomo sull'uomo. Ma Dio non confermail nostro male, preferisce liberarcene. Il potere è il vero idolo, l'alternativa unica a Dio; èil dio di questo mondo. Gesù sarà re ma sulla croce. Lì si rivelerà come libertà assoluta,mettendo la vita a servizio di tutti, senza dominare nessuno.

La contrapposizione tra prospettiva umana e prospettiva divina è evidenziata anchenell'episodio del primo annuncio della passione dove Pietro viene chiamato satana da Ge-sù: �Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare aGerusalemme e so�rire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti edegli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse

16Es 17, 1-717 Sal 2, 6.818 Sal 72, 8

19 Sal 110, 120Mt 28, 1821Eb 5, 2.7-9

70 2.6. Matteo 4, 1�11

in disparte e cominciò a protestare dicendo: �Dio te ne scampi, Signore; que-sto non ti accadrà mai�. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: �Lungi da me,satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gliuomini!��22. Pietro attende, come tutti, un Messia glorioso e non vede la gloria della cro-ce. Qui c'è la vera alternativa tra ciò che è e ciò che appare, ma non è! Come negli episodidel vitello d'oro23 degli israeliti o della statua d'oro fatta erigere dal re Nabucodònosor24,gli idoli grandi, a�ascinanti e tremendi, sono spazzati via dall' apparente debolezza di Dio.La vittoria di Gesù sul diavolo è la vittoria de�nitiva, anticipo della nostra. Tutti, comesiamo caduti nella scon�tta di Adamo, siamo vincitori nel trionfo di Cristo.

Gesù ha resistito a satana con la forza della Parola. Riconosci concretamente nella tua vital'importanza della Parola per resistere alle tentazioni?

22Mt 16, 21b-2323Dt 9, 21; Es 32, 15

24Dn 2, 31-35

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 71

Matteo 4, 12�17

412Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea 13e,lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di

Nèftali, 14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,

sulla via del mare, al di là del Giordano,

Galilea delle genti;16il popolo immerso nelle tenebre

ha visto una grande luce;

su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte

una luce si è levata.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: �Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino�.

Nell'ultima catechesi che abbiamo condiviso insieme, l'evangelista Matteo ci ha de-scritto la vittoria di Gesù su Satana, cioè sulla tentazione. Nel brano che oggi ci vienepresentato assistiamo all'inizio della predicazione di Gesù. È molto importante so�ermarsia ri�ettere sul passaggio dal brano precedente a quello di oggi. Gesù vince le tentazioni,con l'aiuto di Dio scon�gge Satana e poi inizia la sua missione. Egli, per poterci salvaredal peccato, non rimane lontano da noi, non ci salva dall'alto, ma entra appieno nella con-dizione umana, prova lui stesso la tentazione e grazie all'amore di Dio la supera. Propriograzie a questo momento fondamentale può iniziare la sua missione salvi�ca.

Per prima cosa vogliamo entrare in sintonia con il punto di vista dell'autore e ciò puòessere possibile partendo dal confronto dei paralleli, in particolare con quello del vangelodi Marco che già abbiamo avuto modo di a�rontare in precedenza: Dopo che Giovannifu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:�Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete alvangelo�.�1.

In entrambi i brani viene fatto riferimento all'arresto di Giovanni il Battista. MentreMarco gli dà una denotazione temporale, Gesù si reca in Galilea dopo che il battista fuarrestato, Matteo sottolinea la relazione causale tra il movimento del Cristo e la catturadel profeta, Gesù si reca in Galilea avendo saputo che Giovanni era stato arrestato. Puòsembrare che l'inizio della predicazione del primo sia una diretta conseguenza dell'arrestodel secondo, ma non possiamo assolutamente prescindere dal contesto nel quale Matteo hacollocato questo episodio. Nell'ultima catechesi abbiamo visto come: �Gesù fu condottodallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.�2. Questa prova era ne-cessaria a�nché lui potesse, una volta superata, iniziare la sua missione, leggiamo infattidal vangelo di Luca che da questo scontro: �Gesù ritornò in Galilea con la poten-za dello Spirito Santo�3. È lo Spirito Santo il motore di Cristo il quale non continual'opera profetica di Giovanni , ma comincia una predicazione nuova, quella del Messia. IlBattista è stato importante perché doveva preparare la via del Signore. Di più, come ave-va rivelato Gabriele a Zaccaria nell'annunciargli che sarebbe �nalmente diventato padre,Giovanni è l'Elia che il Signore aveva promesso, attraverso il profeta Malachia, di inviareprima dell'arrivo del Messia: �Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga ilgiorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso

1Mc 1, 14-152Mt 4, 1b

3Lc 4, 14a

72 2.7. Matteo 4, 12�17

i �gli e il cuore dei �gli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paesecon lo sterminio.�4. Elia portato dal cielo ritornerà. Questo ritorno, annunciato qui,resterà una caratteristica importante dell'escatologia giudaica. Gesù stesso ha spiegato, inun discorso alle folle, che Elia è venuto nella persona di Giovanni Battista: ��La Leggee tutti i Profeti infatti hanno profetato �no a Giovanni. E se lo volete accet-tare, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda.��5. Queste ultimeparole sottolineano l'importanza del fatto che Giovanni è Elia. Se infatti Elia non fossegià venuto, come poteva Gesù essere il Messia? Giovanni è dunque venuto per chiuderel'economia dell'antica alleanza, succedendo all'ultimo dei profeti, Malachia, di cui compiel'ultima predizione. Ora quindi è il momento, come dirà lo stesso Gesù: ��Il tempo ècompiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo�.�6.

Continuando il confronto tra i due testi, risulta evidente come Matteo arricchisca lanarrazione di dettagliati particolari geogra�ci: �Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciataNàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulone di Nèftali�7. La motivazione che l'autore dà per giusti�care tanta accuratezza è ribadireuna volta di più che Gesù il Nazzareno è il Messia atteso da Israele, Colui nel quale si sonoadempiute le scritture. Qui in particolare si realizza quanto detto per mezzo del profetaIsaia: �poiché non ci sarà più oscurità dove ora è angoscia. In passato umiliòla terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la viadel mare, oltre il Giordano e la curva di Goim. Il popolo che camminava nelletenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa unaluce rifulse.�8. Inoltre questa citazione gli permette di a�rontare il tema di Cristo lucedel mondo, tema carissimo anche all'evangelista Giovanni: �Di nuovo Gesù parlò loro:�Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, maavrà la luce della vita�.�9.

Nel Nuovo Testamento, il tema della luce si sviluppa secondo tre linee principali, piùo meno distinte. La prima ci mostra che, come il sole illumina una strada, così è lucetutto quello che illumina la strada verso Dio come leggiamo nei Salmi e nei Proverbi: �La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore �no almeriggio. La via degli empi è come l'oscurità: non sanno dove saranno spintia cadere.�10. Un tempo le fonti di luce erano la legge, la sapienza �poiché il comandoè una lampada e l'insegnamento una luce e un sentiero di vita le correzionidella disciplina,�11, e la parola di Dio �Nun. Lampada per i miei passi è la tuaparola, luce sul mio cammino.�12; ora è il Cristo e anche ogni cristiano che manifestaDio al mondo come dice lo stesso Matteo: ��Voi siete la luce del mondo; non puòrestare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucernaper metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tuttiquelli che sono nella casa.��13.

La seconda discende dalla distinzione fatta dal profeta Isaia tra luce, simbolo di vita,di felicità e di gioia, e tenebre, simbolo di morte di sventura e di lacrime: ��Io formo laluce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compiotutto questo.��14. Alle tenebre della prigionia si oppone ora la luce della liberazione edella salvezza messianica come leggiamo nella lettera ai Romani:�La notte è avanzata,il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le

4Ml 3, 23-245Mt 11, 13-156Mc 1, 157Mt 4, 12b-138Is 8, 23-9, 19Gv 8, 12

10Pr 4, 18-1911Pr 6, 2312Sal 119, 10513Mt 5, 14-1514Is 45, 7

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 73

armi della luce.�15. Essa raggiunge anche le nazioni pagane mediante il Cristo luce perconsumarsi nel regno dei cieli.

In�ne il dualismo luce/tenebre caratterizza i due mondi opposti del bene e del male.Nel Nuovo Testamento appaiono perciò due imperi sotto il rispettivo dominio di Cristo e diSatana; l'uno cerca di vincere l'altro. Gli uomini si dividono in �gli della luce (il Cristo) odelle tenebre (Satana), e si riconoscono dalle loro opere. Come è speci�cato nella lettera agliEfesini: �Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportateviperciò come i �gli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustiziae verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opereinfruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente,�16. Questaseparazione tra gli uomini si è resa manifesta con la venuta della luce, che obbliga ciascunoa pronunziarsi pro o contro di essa; su questo Giovanni ci ammonisce così: �Chiunqueinfatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate lesue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramenteche le sue opere sono state fatte in Dio.�17.

L'evangelista vuole sottolineare e confermare l'identità di Gesù come luce per tutti ipopoli, citando il profeta Isaia. Le parole di quest'ultimo, infatti, anticipano l'idea delladrammaticità dell'oscurità, contrapposta al chiarore della Verità, incarnata dal Figlio diDio: in Isaia leggiamo. �Ma la caligine sarà dissipata, poiché non ci sarà piùoscurità dove ora è angoscia.�18; e in Matteo: �il popolo immerso nelle tenebre ha

visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una

luce si è levata.�19. In questo passo si può vedere illustrato il bivio di fronte al quale sitrova l'uomo nel vivere quotidianamente la sua fede: da una parte l'assolutezza e l'ingannodelle tenebre, sinonimo di morte, e dall'altra Gesù, la luce profonda, la vita.

Precisato il punto di vista dell'autore, possiamo ora dedicarci all'unico discorso direttoche, pur comparendo al termine del passo assume una posizione di predominante centralità:��Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino�.�20. L'imperativo `convertitevi'diventa più che mai un'urgenza nelle parole del Messia, come si legge anche nel Vangelo diMarco: ��Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credeteal vangelo�.�21. Come abbiamo ascoltato, il regno dei cieli è al centro della predicazionedi Gesù. La regalità di Dio è compromessa dal peccato: per questo il Padre manda il Figlioa scon�ggere il regno di satana che tiene prigionieri gli uomini, allontanandoli dalla verità.

La luce di cui parla Matteo illumina anche le tenebre dell'errore, fa vedere i difetti e lemancanze dell'uomo di fronte alla misericordia di Dio e gli indica la strada da percorrereper far si che il progetto del Padre coincida con le aspirazioni del �glio. Nel disegno di Diola preparazione alla venuta di suo Figlio è compiuta. Tutta la storia è asservita a questomomento; non solo le scritture e la legge ma l'alleanza nella sua interezza si apre alla realiz-zazione. A�nché ciò avvenga occorre che ciascuno di noi sia pronto a rispondere all'invitoche il Cristo ci rivolge: ��Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino�.�22. Primadi approfondire il signi�cato della conversione, ci so�ermiamo su un aspetto delle parole diGesù: sono le stesse con cui Giovanni il Battista invitava a battezzarsi. Come dirà lo stessoGesù: ��Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sonvenuto per abolire, ma per dare compimento.��23. Gesù non viene né a distruggerela legge né a consacrarla, ma a darle, con il suo comportamento, forma nuova e de�nitiva,dove si realizza ciò verso cui la legge stessa era già avviata. Le parole sono dunque le stesse

15Rm 13, 1216Ef 5, 8-1117Gv 3, 20-2118Is 8, 22b-2319Mt 4, 16

20Mt 4, 17b21Mc 1, 1522Mt 4, 17b23Mt 5, 17

74 2.7. Matteo 4, 12�17

ma rivestite di un signi�cato completamente nuovo. Giovanni invitava alla conversione inpreparazione di Gesù ed o�riva un battesimo penitenziale, una puri�cazione dai peccaticonfessati. Gesù ci chiede di superare i nostri peccati, suo battesimo è sacramentale e laconversione che ci viene chiesta è una conversione continua. La parola conversione nellaprima accezione traduce la parola greca µετανoια (metanoia) che etimologicamente vuoldire sia mutamento di idea, di pensiero sia anche pentimento. Tale parola implica unarinunzia al peccato che ci porta a volgerci verso Dio iniziando una nuova vita, appunto laconversione, επιστρεψις (epistrepsis), predicata da Gesù. Questi due aspetti sono comple-mentari rispetto ad un medesimo movimento dell'anima e non si distinguono sempre nelvocabolario, ma sono entrambi la condizione necessaria per ricevere la salvezza apporta-ta dal regno di Dio. Il regno predicato nel mondo attraverso la missione apostolica saràde�nitivamente stabilito e consegnato al Padre con il glorioso ritorno di Cristo nell'ultimogiudizio. Nell'attesa esso si presenta come pura grazia che puri di cuore riconosceranno edaccetteranno, mentre i superbi nei pensieri respingeranno. Nel regno si entra solo con laveste nuziale della nuova vita, la veste bianca che ci viene donata grazie ai nostri genitorinel giorno del battesimo e che rinnoviamo con la cresima. Ma questo non basta. Questidue sacramenti non ci rendono immuni al peccato, dobbiamo costantemente impegnarci amantenere bianca la nostra veste, dobbiamo vegliare e grazie alla luce di Cristo potremovedere i nostri peccati, le nostre mancanze. Non per rimanere inchiodati ad essi ma perfare come egli ci ha insegnato: cercare nel Padre la forza di superarli.

Nelle tenebre del peccato e del dubbio Gesù ti illumina la via. In che modo tale luce illumina iltuo cammino di fede? Prova a fare un esempio concreto.

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 75

Matteo 4, 18�25

418Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, eAndrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.

19E disse loro: �Seguitemi, vi farò pescatori di uomini�. 20Ed essi subito, lasciate le reti, loseguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello,che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22Ed essi subito,lasciata la barca e il padre, lo seguirono.23Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buonanovella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24La sua fama sisparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori,indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. 25E grandi folle cominciarono a seguirlo dallaGalilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

Nella catechesi precedente abbiamo assistito all'inizio della missione di Gesù che pre-dicava dicendo: �Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino�1.

Ora, durante la sua permanenza a Cafarnao, �Mentre camminava lungo il mare diGalilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, chegettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: �Seguitemi,vi farò pescatori di uomini�.�2 Gesù comincia a radunare attorno a sé coloro che loaccompagneranno nel suo cammino verso la passione. La sua è una ricerca mirata e ancorauna volta indirizzata alla gente umile; vediamo, infatti, che raccoglie tra i pescatori coloroche saranno i suoi primi discepoli.

Gesù invita Simone ed Andrea a seguirlo con un imperativo talmente autorevole ed amo-revole da non poter avere che una risposta sbalorditivamente positiva: �Ed essi subito,lasciate le reti, lo seguirono.�3

La stessa cosa succede con la seconda coppia di fratelli che Gesù incontra per la strada,Giacomo e Giovanni: li chiama �Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, loseguirono.�4

Notiamo la presenza, in entrambe le risposte, dell'avverbio `subito'. Questo indica, sot-tolineandola, l'istantaneità della loro azione: la sequela di Gesù avviene con immediatezza,in risposta ad una chiamata chiara e decisa.

La stessa cosa succederà più tardi con Matteo, leggiamo, infatti: �Andando via dilà, Gesù vide un uomo seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e glidisse: �Seguimi�. Ed egli si alzò e lo seguì.�5

Un `sì' detto senza esitazioni. Un `sì' che ci lascia a bocca aperta. Un `sì' quasiinverosimile.

Ed è forse perché l'immediatezza della risposta di Simone, Andrea, Giacomo e Giovannipuò sembrare poco reale che Luca, nel suo vangelo, raccontando la vocazione dei primidiscepoli, la pospone ad un periodo di insegnamenti e di miracoli. Leggiamo, infatti: �Ungiorno [...] Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un pocoda terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe�nito di parlare, disse a Simone: �Prendi il largo e calate le reti per la pesca�.�6

Simone fa come gli dice Gesù e, dopo la pesca miracolosa, leggiamo: �Grande stupore[...] aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che

1Mt 4, 17b2Mt 4, 18-193Mt 4, 20

4Mt 4, 225Mt 9, 96Lc 5, 1a.3-4

76 2.8. Matteo 4, 18�25

avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, �gli di Zebedèo, che erano socidi Simone. Gesù disse a Simone: �Non temere; d'ora in poi sarai pescatore diuomini�. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.�7

Osservandola dal punto di vista di Luca, la chiamata e la risposta dei primi discepolisembra più umanamente accettabile: Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni seguono Gesùdopo aver ascoltato la sua parola e dopo aver provato in prima persona la potenza di essa.Sembra più facile rispondere di `sì' alla richiesta di sequela da parte di una persona tanto`potente' in parole ed in opere.

Ma Gesù non si accontenta di un semplice `sì' !La sequela comporta una rinuncia alle sicurezze e alle certezze della vita quotidiana per

cercare nuove certezze e sicurezze che sono al di là del tangibile e del quotidiano. In Lucasi legge: �A un altro disse: �Seguimi�. E costui rispose: �Signore, concedimidi andare a seppellire prima mio padre�. Gesù replicò: �Lascia che i mortiseppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio�. Un altro disse:�Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa�. MaGesù gli rispose: �Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro,è adatto per il regno di Dio��8.

Coloro che Gesù chiama al suo seguito devono abbandonare tutto, come ben chiara-mente dice al giovane ricco: ��Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi,dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi�. Udito questo,il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze�9. I seguaci di Gesù,inoltre, devono essere pronti alla so�erenza e alla croce per ottenere una ricompensa nelregno dei cieli: �Allora Gesù disse ai suoi discepoli: �Se qualcuno vuol veniredietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua��10

Certo non sembra a�atto una proposta allettante: dover lasciare tutto per seguire unosconosciuto in un viaggio che non si sa neanche dove porterà e magari, nonostante la fede(o proprio a causa di essa), trovarsi perseguitati o in mezzo ad una strada tra gente cheti insulta o che ti prende a sassate o che semplicemente non ti ascolta o ti da del pazzo!Uno potrebbe pensare: �Ma chi me lo fa fare?�; ed è forse quello che si è domandato Pietroquando chiese a Gesù: ��Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito;che cosa dunque ne otterremo?��11. La risposta di Gesù è una promessa che cancellaogni dubbio: �Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre,o �gli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità lavita eterna.�12

Seguire Gesù signi�ca conquistare la ricchezza del cuore; seguire Gesù signi�ca giungerealla vita eterna; seguire Gesù signi�ca vivere quella buona novella che lui va di�ondendo.

Gesù, accompagnato dai suoi quattro discepoli, inizia a predicare partendo dai luoghi diculto ed opera i primi prodigi sugli ammalati e gli indemoniati, come leggiamo in Marco:�E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciandoi demoni�13; in Matteo: �Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi,insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curandoogni malattia e infermità�14; ed in Luca: �Gesù ritornò in Galilea con la potenzadello Spirito Santo e la sua fama si di�use in tutta la regione. Insegnava nelleloro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi�15.

7Lc 5, 9a.9b-118Lc 9, 59-629Mt 19, 21-22

10Mt 16, 2411Mt 19, 27b

12Mt 19, 2913Mc 1, 3914Mt 9, 3515Lc 4, 14-15

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 77

Il suo ministero assume una grande dimensione: nella sua persona è incarnato il regnodi Dio da lui stesso predicato.

È in lui che si concentra una grande potenza: è lui che ha la capacità di guarire e dicurare ogni sorta di malattia, è lui che ha la forza di predicare la buona novella, è lui cheha l'autorità di insegnare.

Gesù è il centro di tutto.Gesù, il suo insegnamento ed i suoi miracoli sono la luce nelle tenebre.La fama di questa luce si spande in maniera tale che tutti sentono la necessità di vederla,

tutti devono entrare a farne parte.Giungono quindi folle intere che si muovono verso di lui; nei vangeli ne troviamo vari

esempi. In Marco: �Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e loseguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumeae dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendociò che faceva, si recò da lui.�16 In Luca: �Disceso con loro, si fermò in unluogo pianeggiante. C'era una gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine digente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e Sidone, cheerano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie�17. Ed in�ne nelvangelo di Matteo che stiamo scrutando: �E grandi folle cominciarono a seguirlo dallaGalilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano�18

L'estensione geogra�ca di questo movimento di folle assume particolare rilevanza. No-tiamo, infatti, come, partito con quattro persone al seguito, cercate e chiamate da lui,adesso Gesù è cercato, circondato e seguito da una grande folla proveniente anche dailuoghi più lontani.

Abbiamo volutamente posto poca attenzione ai miracoli delle guarigioni nel corpo perpoter meglio focalizzare la nostra attenzione su quello che veramente conta: la conversionedel cuore e l'autorità di Gesù che, quando ha bisogno di te, ti cerca, ti chiama (anche inmodo non diretto), e tu non puoi far altro che seguirlo.

Anche noi siamo stati chiamati per nome, in maniera chiara e distinta; e siamo con-tinuamente chiamati nella quotidianità della nostra vita. Anche a noi Gesù chiede diprendere la nostra croce e rinnegare noi stessi per seguirlo ed amarlo. Una sequela che nondeve essere necessariamente indirizzata alla vita religiosa, ma che deve portarci a viverenella scia del suo insegnamento, mettendo i nostri passi nelle orme che hanno lasciato isuoi passi.

Abbiamo già più volte ri�ettuto su come e quando Gesù ci ha chiamati e su se e comenoi abbiamo risposto a questa chiamata.

Ma, quando la vocazione arriva all'interno dell'ambiente ecclesiastico, magari attraversouna lettura o la parola di un presbitero o la risonanza di un fratello o i versi di un canto, èpiù naturale credere che sia Gesù a chiamarci e viene più facile lasciarsi andare e risponderepositivamente.

Se, però, questa chiamata avviene per mezzo di un collega, o di un compagno diuniversità o di un conoscente qualsiasi, estranei al nostro ambito cristiano, noi come cicomportiamo?

Ecco, noi riceviamo tante chiamate ogni giorno; tanti imperativi! Ed è di�cile credereche dietro alcuni di essi possa esservi proprio Gesù!

Proviamo a pensare alla nostra vita quotidiana e cerchiamo di scoprire, quando Gesùci ha invitati a seguirlo (imitandolo negli insegnamenti e nelle opere), noi come abbiamo

16Mc 3, 7-817Lc 6, 17-18a

18Mt 4, 25

78 2.8. Matteo 4, 18�25

risposto; e non solo se abbiamo risposto positivamente o negativamente, ma con qualetempestività! I discepoli lo hanno seguito subito; noi?

Hai già risposto alla chiamata di Gesù con la tua fede. Oggi Gesù ti chiama attraverso coloro cheti circondano: il fratello di comunità, il collega di lavoro, il compagno di università, una personaqualunque. Qual è in concreto la tua risposta a queste chiamate? È una risposta di fede?

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 79

Matteo 5, 1�12

51Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoidiscepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

3�Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli.4Beati gli a�itti,perché saranno consolati.5Beati i miti,perché erediteranno la terra.6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati.7Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia.8Beati i puri di cuore,perché vedranno Dio.9Beati gli operatori di pace,perché saranno chiamati �gli di Dio.10Beati i perseguitati per causa della giustizia,perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di malecontro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa neicieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.�

Nelle ultime due catechesi abbiamo visto come Gesù abbia iniziato a predicare ed abbiachiamato i discepoli. Ora Matteo inserisce nel suo vangelo un lungo brano, che copre trecapitoli ed è noto come il discorso della montagna, raccogliendo parole dette in momentidiversi al �ne di presentare un programma completo. In questo discorso sono a�rontaticinque temi principali: lo spirito che deve animare i �gli del regno, lo spirito con il qualeessi devono perfezionare le leggi e le pratiche del giudaismo, il distacco dalle ricchezze, lerelazioni con il prossimo, entrare nel regno con una scelta decisa e che si traduca in opere.Questo lungo discorso de�nisce quindi il manifesto del regno dei cieli: ci dice chi sono isuoi cittadini, qual è la loro condizione, quali sono gli atteggiamenti, interiori ed esteriori,da adottare.

Il discorso della montagna inizia così: �Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagnae, messosi a sedere gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo la parola,li ammaestrava dicendo:�1. Questi versetti sottolineano l'importanza del discorso cheGesù sta per fare. È un discorso rivolto alle folle, cioè all'umanità intera. Prima di iniziareGesù sale su una montagna, che simboleggia la vicinanza a Dio, e si mette a sedere,esattamente come quando parla nelle sinagoghe. I discepoli gli si fanno vicini, conferendo,se possibile, una maggiore autorità alle parole di Gesù. Tutto il contorno dà quindi il sensodell'importanza delle parole che saranno pronunciate.

Possiamo usare sette chiavi di lettura per entrare nel mistero di questo testo.La prima è cristologicaa. Queste parole sono un'autobiogra�a di Gesù: rivelano il suo

volto di Figlio di Dio. Gesù, croci�sso e risorto, è la realizzazione delle beatitudini. Inquanto croci�sso ne compie la prima parte, è povero, a�itto, mite, a�amato e assetato digiustizia, puro di cuore, paci�catore, perseguitato; in quanto risorto ne compie la seconda,

1Mt 5, 1-2acristologia: l'insieme delle dottrine che de�ni-

scono la natura e la funzione di Cristo, lo studiodella �gura storica di Cristo

80 2.9. Matteo 5, 1�12

il regno è suo, è consolato, eredita la terra, è saziato, trova misericordia, vede Dio, è Figliodi Dio.

La seconda è teologicab. Dio, che nessuno ha mai visto, è esattamente il Padre di Gesùe il Padre ha questa peculiarità: ha le stesse fattezze del Figlio. Le beatitudini permettonodunque di scoprire chi è Dio.

La terza è antropologicac. Mostrano il volto dell'uomo realizzato, del �glio a immaginedel Padre.

La quarta è soteriologiad. Ci salvano dall'inautenticità, dalla menzogna, dal fallimento.La quinta è ecclesiologicae. Fanno vedere i lineamenti della comunità dei �gli che vivono

da fratelli. La Chiesa è fatta da coloro che ascoltano le beatitudini, e con la forza delloSpirito, fanno di Gesù la loro vita e la loro regola di vita.

La sesta è escatologicaf. Rivelano la verità della realtà: il giudizio di Dio, il �ne stessodel mondo. Dio ha pensato il mondo nella logica delle beatitudini e alla �ne il mondosarà così perché a Dio i conti tornano sempre: chi ha detto la prima parola sa dire anchel'ultima, anche impiegando le vie più strane.

La settima è morale. Ci chiamano a fare secondo ciò che siamo, a vivere la nostraidentità.

Per nove volte, Gesù ripete: ��Beati�� perché s'imprima in noi il giudizio di Dio, cosìdiverso dal nostro. La mentalità moderna, come l'antica, proclama la beatitudine dellaricchezza, come fa anche la mentalità biblica e, in generale, quella giudaica. Gesù invecea�erma che anche uomini considerati sventurati, o addirittura maledetti, sono felici, perchépreparati a ricevere la benedizione del regno. Gesù si felicita con gli svantaggiati perchéessi hanno un grande vantaggio: Dio è per loro, con loro, uno di loro. La radice dellabeatitudine non è lo star male ma la giustizia di Dio, che non dà a ciascuno il suo, masecondo il bisogno, privilegiando chi ha meno.

��Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.��2. È la primabeatitudine, quella che, in qualche modo, contiene tutte le altre, che risultano così dellespeci�cazioni. Il termine italiano povero, non è immediatamente e�cace, perché deriva dallatino pauper, riconducibile ad una radice che signi�ca poco; il pauper è così colui che hapoco con tanta fatica, contrapposto al ricco che ha tanto senza nessuna fatica. Nel testogreco incontriamo la parola ptochòs, che sta ad indicare uno che si nasconde, è indigente,mendicante. Il pitocco non ha niente, neanche la dignità di un volto da salvare: vive didono.

Anche il vangelo di Luca presenta le beatitudini ma le di�erenze con Matteo sono note-voli. Matteo, infatti, ci presenta otto beatitudini che tracciano un percorso di vita virtuosacon la promessa di una ricompensa celeste; Luca, invece, riporta quattro beatitudini e quat-tro maledizioni che, tutte insieme, annunziano il rovesciamento delle situazioni, da questavita a quella futura. Matteo ricorre alla terza persona mentre Luca apostrofa direttamenteil lettore. Luca inoltre, dà un taglio molto più sociale al discorso parlando di poveri, a�a-mati e di chi piange mentre Matteo parla di poveri in spirito, a�amati di giustizia e deglia�itti. Matteo quindi riprende la parola poveri con la sfumatura morale già presente inSofonia: �Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini,

bteologia: scienza che studia Dio e i suoi rapporticol mondo

cantropologia: disciplina che studia l'uomo neisuoi aspetti �sico-organici e razziali (antropolo-gia �sica) o, in stretta correlazione con le scienzeumane, le caratteristiche culturali dei vari gruppi(antropologia culturale)

dsoteriologia: nella teologia cristiana, la dottrina

della salvezza dell'uomoeecclesiologia: parte della teologia che studia le

verità di fede riguardanti la chiesafescatologia: l'insieme delle rappresentazioni che

il mito, le religioni o altre forme di pensiero hannoelaborato sul destino ultimo dell'uomo e del mondo

2Mt 5, 3

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 81

cercate la giustizia, cercate l'umiltà per trovarvi al riparo nel giorno dell'ira delSignore�3. Gli umili, o poveri, in ebraico `anawîm, occupano un grande posto nella bibbia.La letteratura sapienziale considera a volte la povertà, rêsh, come conseguenza dell'ozio,si legge infatti nei Proverbi: �La mano pigra fa impoverire, la mano operosa arric-chisce�4. I profeti però sanno che i poveri sono anzitutto gli oppressi, `anijjîm, perciò essireclamano giustizia per i deboli e i piccoli, dallîm, e gli indigenti, 'ebjônîm. Con Sofonia ilvocabolario sulla povertà prende una colorazione morale ed escatologica; gli `anawîm sonoinsomma gli israeliti sottomessi alla volontà divina. Sebbene Matteo sottolinei lo spiritodi povertà presso il ricco come presso il povero, ciò che il Cristo considera generalmenteè una povertà e�ettiva, in particolare per i suoi discepoli, ai quali chiede �n dal principiodi abbandonare tutto, e per quelli che mirano alla perfezione, come al giovane ricco: ��Sevuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai untesoro nel cielo; poi vieni e seguimi��5.

La povertà in spirito è dunque l'umiltà, caratteristica prima dell'amore. La comprendechi ha gli stessi sentimenti che furono di Gesù, così come ci esorta a fare San Paolo:�Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, puressendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza conDio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simileagli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente�no alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha datoil nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni

ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami cheGesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.�6.

Il motivo della beatitudine non è la povertà, ma il perché che ne consegue: Dio al poverofa i suoi doni, anzi dona se stesso. La povertà è la condizione per accoglierlo. Povertà chenon è solo per i religiosi o per la Chiesa: ogni uomo è vero nella misura in cui è povero,perché signi�ca che ha capito il senso della vita, che si radica non nell'avere ma nel dare,nel ricevere e nell'o�rire.

È importante osservare come la prima e l'ultima siano le uniche beatitudini in cui lapromessa è formulata al presente; le altre infatti sono al futuro. Ciò signi�ca che il regnoè già dei poveri e dei perseguitati.

Ma cos'è questo regno dei cieli la cui venuta continuiamo ad invocare nella recita delPadre nostro? Regno dei cieli equivale a regno di Dio perché è Dio che abita i cieli. Pernoi la parola regno evoca un territorio dove qualcuno esercita il suo potere. Invece ingreco la parola indica l'azione del regnare. Regno signi�ca dunque un intervento potentedi Dio che viene incontro all'uomo, che viene a regnare sull'umanità, che viene incontroai problemi e alle so�erenze umane. Tale regno si contrappone a quello di satana: sequest'ultimo è potere, dominio, oppressione, il regno di Dio è dono, perdono, misericordia,umiltà, mitezza. Per questo il povero, e il povero in spirito in particolare, è beato, perchéè nella condizione migliore per accogliere questo Dio che viene a salvare.

Chi è dunque il povero? Poveri siamo noi, quando non contiamo sulle nostre forzeperché abbiamo ben poco di cui gloriarci o a cui appoggiarci, ma siamo certi del Signore,della Sua bontà, della Sua potenza, della Sua misericordia. Poveri siamo noi se abbiamomesso in Dio ogni speranza. Solo se siamo radicalmente umili, avremo un'anima da poveri.Poveri siamo noi se smettiamo di crederci ricchi, materialmente e moralmente, ed invecedi chiuderci a riccio nella nostra illusione di potenza, siamo aperti alla buona novella delVangelo. Ecco la buona notizia. Se siamo poveri così, il regno dei cieli è già nostro, perché

3Sof 2, 34Pr 10, 4

5Mt 19, 21b6Fil 2, 5-11

82 2.9. Matteo 5, 1�12

siamo disposti a riceverlo volentieri e con gioia perché accogliamo la Parola di Gesù comeparola che rassicura, conforta, dona serenità e speranza.

La beatitudine della povertà è un chiaro invito a distinguere nella vita ciò che è es-senziale, come la comunione con Dio, da ciò che è secondario, come beni e ricchezze. Lacosa che sembra mancare di più nel nostro stile di vita, è la forza di fare scelte coraggiosee de�nitive. Sono molti i lacci che ci legano, le paure che ci impediscono di scegliere ilSignore con chiarezza e de�nitività. Quanto sono in grado di distinguere e scegliere l'es-senziale nella mia vita quotidiana? Quanto sono schiavo di una corsa, spesso insensata,per il super�uo?

Possiamo leggere così le altre beatitudini, come le chiarissime tappe di un cammino diliberazione e di crescita nella vita di fede. Possiamo continuare a chiederci: chi è l'a�itto,il mite, l'a�amato di giustizia?

��Beati gli a�itti perché saranno consolati.��7. L'a�itto non è chi cerca laso�erenza come un valore in sé: Dio ha fatto l'uomo per la gioia. L'a�itto non è chi so�red'invidia per ciò che hanno gli altri: Dio vuole che gioiamo della gioia del fratello. L'a�ittonon è chi piange perché non ha speranza: Dio vuole che crediamo nel suo amore.

L'a�itto è beato se non grida contro Dio, ma riconosce che la so�erenza e la provadel dolore ci capitano addosso perché sono un passaggio inevitabile nella vita del mondosegnata dal peccato. L'a�itto è beato se crede con �ducia che la so�erenza può puri�carel'amore con cui sceglie Dio, rendendolo gratuito e sincero. L'a�itto è beato se si lasciaspingere dal suo dolore verso l'unico e il solo che può veramente consolarlo.

Il presente di a�izione ha un futuro diverso: la consolazione che indica la gioia delmondo nuovo, in cui non ci sarà più il male. Nel linguaggio biblico dire �saranno conso-lati� in forma così impersonale vuol dire: saranno consolati da Dio. La so�erenza diventaquindi un passaggio importante nel cammino verso il regno, verso l'incontro con Dio.

Nella so�erenza, da chi cerchiamo consolazione? Se siamo ricchi, cercheremo consolazio-ne nelle cose, nelle persone, nelle soddisfazioni umane, nello stordimento che fa dimenticarela so�erenza. Se siamo i poveri delle beatitudini invece, cercheremo forza e consolazionesoprattutto in Dio, e allora anche l'esperienza negativa e croci�ggente della so�erenza saràun passo in avanti verso l'incontro con lui. Gesù stesso ci esorta dicendo: ��Venite ame, voi tutti, che siete a�aticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il miogiogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e tro-

verete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio caricoleggero�.�8.

La beatitudine della so�erenza porta con sé una domanda chiara: da chi cerchi la tuaconsolazione? Nella prova ti rivolgi al Padre Celeste, cerchi potenti aiuti umani, o fuggispaventato?

��Beati i miti, perché erediteranno la terra.��9. Il mite non è chi si arrende difronte al male e non lotta per il regno di Dio. Gesù ha detto che non è venuto a portareuna vita paci�ca e comoda, ma la spada, la lotta. Il mite non è chi scende facilmente acompromessi con la verità, per non irritare la maggioranza. Gesù ha sostenuto la verità conla forza, spronando i suoi discepoli titubanti di fronte alle sue parole a fare una scelta chiara,a rimanere con lui solo se convinti: �Da allora molti dei suoi discepoli si tiraronoindietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: �Forse anchevoi volete andarvene?�.�10. Il mite non è chi è tiepido, chi non si appassiona maipiù di tanto, chi non si spende se non in parte. Gesù ha vissuto la sua vita come unagrande, trascinante passione, e desidera ardentemente che facciamo altrettanto. Gesù ha

7Mt 5, 48Mt 11, 28-30

9Mt 5, 510Gv 6, 66-67

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 83

detto: ��Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse giàacceso!��11.

Il mite è beato se, pur essendo appassionato annunciatore del Vangelo, non fa maiviolenza alle coscienze, ma rispetta come un fratello anche chi sbaglia. Il mite è beatoquando non si sente il padrone della verità di Dio, ma l'umile servitore della luce che gli èa�data. Per questo testimonia la sua fede con semplicità e speranza. Il mite è beato perchésa che nella lotta contro il male e la falsità, la vittoria di Dio è certa. Per questo lotta con laserena e gioiosa coscienza di chi si sente sostenuto da Dio. Chi ama è sempre mite. È questol'uomo che conquisterà la terra con mitezza, perché la riceverà come un dono d'eredità daDio, il vero Signore del mondo. I veri miti sono coloro che non vogliono vincere sugli altri,ma con gli altri. La terra che fornisce da vivere, è simbolo dello Spirito, che è vita. Laterra promessa è la promessa dello spirito. Chi ha lo spirito padronale la perde; chi halo spirito del povero, ne ha l'eredità: è �glio uguale al Padre, con il suo medesimo amoreverso i fratelli. Miti sono Mosè12 e Gesù13. Così Zaccaria descrive colui che porta il regno:�Esulta grandemente �glia di Sion, giubila, �glia di Gerusalemme! Ecco, a teviene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro�glio d'asina.�14. Se i regni della terra appartengono ai furbi e ai prepotenti, il regno deicieli appartiene ai semplici e ai miti.

La beatitudine della mitezza parla di un coraggio che nasce dalla coerenza, che siimpone per l'impegno, per la capacità di pagare di persona. Quanto vale il coraggio dellamia mitezza?

��Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno sazia-ti.��15. Solo chi ha veramente avuto fame e sete, sa perché Gesù ha scelto questa immagine.Solo chi desidera la giustizia come l'acqua nel deserto è sulla via giusta della beatitudine.Ma quale giustizia? Non ha fame di giustizia chi vuole la propria giustizia. Non ha famedi giustizia chi cerca una giustizia che somiglia alla vendetta, che nasce dal desiderio difargliela pagare. Non ha fame di giustizia chi si accontenta di dare a ciascuno il suo enon si chiede di cosa abbia veramente bisogno un uomo. Questa spesso è la giustizia deigiudici, ma c'è qualcosa di più. Quando la Bibbia parla di giustizia non intende un con-cetto astratto, ma un'azione concreta, l'azione con cui anzitutto Dio rimette ogni cosa inperfetto ordine, nella perfetta misura. Non naturalmente la misura meschina delle bilancee dei compromessi umani, ma quella ricca e misericordiosa dell'amore di Dio. La giustiziapiù grande è la venuta del regno di Dio. È la sua venuta tra noi che i beati desideranopiù del cibo e della bevanda. La vera giustizia è il compimento della volontà di Dio su noie sul mondo. Per questo siamo beati quando decidiamo di fare pienamente la volontà diDio. Siamo beati quando abbiamo fame di Dio, quando abbiamo sete di lui e contagiamoil mondo di questa passione. Siamo beati se a Dio ci a�diamo, se Dio è la nostra gioia,colui che sazia il desiderio del cuore.

La sazietà è pienezza di vita. Gesù, che compie ogni giustizia facendosi solidale con ifratelli perduti, è il Figlio pieno della vita stessa del Padre. Da lui, fatto pane, anche noiprendiamo forza e pienezza di vita �liali.

La beatitudine della fame di giustizia, parla della generosa obbedienza alla volontà diDio. Riesco a liberarmi da quella cosa ingombrante che si chiama `io'?

��Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.��16. C'è una di�e-renza in questa beatitudine rispetto alle altre. Infatti il mite erediterà la terra, il poveroerediterà il regno, l'a�itto sarà consolato, l'a�amato sarà saziato. C'è dunque una con-

11Lc 12, 1912Num 12, 313Mt 11, 29

14Zc 9, 915Mt 5, 616Mt 5, 7

84 2.9. Matteo 5, 1�12

trapposizione fra la situazione attuale e quella futura. Nella beatitudine in esame, invece,c'è una corrispondenza fra presente e futuro: il misericordioso, dopo, non troverà un'altracosa, troverà misericordia. Questo è l'unico caso.

Si tratta di un grande mistero perché quando si parla di misericordia non si parla di unattributo di Dio ma di Dio stesso: Dio è misericordia, un cuore rivolto al misero. La parolamisericordia, nella sua accezione ebraica, richiama l'utero materno, ovvero l'accoglienzaassoluta, l'amore gratuito. Chi possiede questo amore gratuito e sa perdonare, chi accoglieincondizionatamente, costui otterrà misericordia, otterrà Dio, perché già ora lo ha avuto,visto che Dio non ha misericordia ma è misericordia.

La prerogativa fondamentale di Dio Padre è, dunque, la misericordia. Gesù lo ribadiscenella parte conclusiva del suo discorso sulle beatitudini: ��Siate misericordiosi, comeè misericordioso il Padre vostro.��17, esortazione che si potrebbe tradurre, in manierae�cace, anche con `diventate materni come il Padre', perché la qualità di Dio Padre è ilfatto di essere Madre.

Beato dunque chi si accosta ai fratelli con la stessa bontà misericordiosa di Dio. Beatochi non si stanca mai di nessuno, né ritiene che il dialogo con un fratello, amico o nemicoche sia, è �nito, che non c'è più nulla da fare. Beato chi, come Dio, è sempre disposto aricominciare ogni rapporto, con gioia nuova. Beato chi sa gioire della misericordia di Dioche ogni giorno lo perdona, e trae da questa gioia la forza di perdonare gli altri.

La beatitudine della misericordia parte dalla capacità di riconoscerci peccatori. Soaccettare e perdonare i miei limiti e le mie fragilità? E sono in grado, con la stessagenerosità, di valutare e perdonare gli altri?

��Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.��18. Tutto è inutile se non nascedall'intimo, tutto è fragile se non a�onda le sue radici nel cuore. Il segreto è un rinnova-mento del cuore, che dobbiamo chiedere a Dio, che dobbiamo ricercare con impegno. È lagrande promessa di salvezza che i profeti dell'Antico Testamento avevano annunciato, comeuna nuova alleanza: ��vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spiritonuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.��19. Perla bibbia il cuore non è un organo �sico, bensì il centro della persona. Dal cuore nasconoi sentimenti, i pensieri, le decisioni. Per questo è così importante che il cuore sia puro:sia nel senso della rettitudine di intenzione, sia nel senso del dominio della sensualità. Lapromessa di Gesù ha una grande importanza nel linguaggio biblico: infatti chi ha il cuorepuro, cioè chi ha l'occhio delle beatitudini, vede Dio. Vedere Dio è il massimo a cui aspiral'uomo dell'Antico Testamento. Indica un rapporto di vicinanza profonda, di condivisionedei desideri e dei progetti. Il cuore puro è dunque un occhio trasparente che vede Dio; elo vede in tutte le cose, perché lo ha dentro e lo proietta su tutto. Lo vede nel povero,nell'a�itto, nel mite, nell'a�amato, nell'assetato. ��In verità vi dico: ogni volta cheavete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fattoa me.��20, dice Gesù. Quindi Dio vede chi ha capito le beatitudini. La nostra salvezzasta proprio nel vedere Dio e nell'accettare la salvezza che ci o�re.

Noi a volte pensiamo di salvare il mondo, di salvare i poveri. Ma sono i poveri a salvarenoi. Nell'immigrato, nel carcerato, nel malato, in colui che è nudo, riconosciamo il Signoreche viene a salvarci ancora oggi; l'accoglienza che riserviamo a lui nella persona di uno diquesti piccoli ci procura l'accoglienza presso il Padre. La purezza di cuore si ottiene con laretta intenzione: chi in tutto cerca solo Dio, trova lui, che è tutto in tutti21. Quindi il purodi cuore non è mai doppio nei rapporti con gli altri. Il puro di cuore non strumentalizza

17Lc 6, 3618Mt 5, 819Ez 36, 26

20Mt 25, 40b211 Cor 15, 28

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 85

i fratelli per conseguire i propri obiettivi, o realizzare i suoi progetti egoistici. Il puro dicuore non nasconde i suoi �ni dietro le belle parole. Il puro di cuore non vive mai lamenzogna dei gesti e dei sentimenti. Il puro di cuore non cerca il suo piacere, ma ciò cheè buono. Il puro di cuore cammina nella via della verità e della trasparenza, per questocrescerà nella comunione con Dio �no a vedere il suo volto.

La beatitudine del cuore puro esclude ogni doppiezza e falsità nei rapporti con gli altri.Com'è il mio cuore? Si rivela trasparente e vero nei pensieri e nelle azioni?

��Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati �gli di Dio.��22. Nellinguaggio dell'Antico Testamento, la pace, espressa con il termine shalom, non è soltantol'assenza della guerra. Lo shalom è la condizione ideale dei rapporti umani, quando tuttiinsieme si collabora al conseguimento di una pienezza di vita, quando i deboli sono tutelati,quando ogni realtà è vissuta nella giusta misura per il bene comune.

Non saranno beati i chiacchieroni della pace, che si riempiono la bocca di discorsi vuoti.Non saranno beati quelli che vogliono la loro pace: una guerra dove le vittime devono

fare silenzio. Non saranno beati quelli che cercano una pace comoda: dove a cambiare,convertirsi, pentirsi, sono solo gli altri.

Beato tu che credi alla potenza della preghiera più che a quella delle armi. Beato tuche porti le croci insieme con gli altri invece di croce�ggerli. Beato tu che chiami l'altrofratello anche quando lui ti chiama nemico. Beato tu che sai cercare ciò che unisce e nonquello che divide. Beato tu che ti senti ospite di Dio sulla tua terra e non padrone anchedella terra dell'altro. Beato tu che guardi il fratello negli occhi prima di guardare il coloredella sua pelle. Beato tu se crederai sempre che con la guerra tutto è perduto, con la pacetutto si può costruire.

Il nostro impegno per la pace è solitamente molto forte quando parliamo di guerre,dei grandi con�itti, ma nei piccoli con�itti e soprusi della nostra vita quotidiana, sonooperatore di pace?

��Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno deicieli.��23. Chi ama il Padre e i fratelli, si scontra con il male: trova ostilità e persecuzione,in sé e fuori di sé. La pace non è mai paci�ca: costa la croce del paci�catore24; come aGesù, così ai suoi discepoli, che ritengono una letizia l'essere disprezzati per suo amore:�Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amoredel nome di Gesù.�25.

A noi, suoi discepoli, che desideriamo incamminarci sulla via della luce, lungo la stradadelle beatitudini, Gesù o�re un mezzo chiaro di veri�ca: la persecuzione. Il mondo non amacoloro che non sono suoi, chi cammina nella verità diventa una scomoda coscienza viventeche inevitabilmente si confronterà con la persecuzione. Infatti, il regno dei cieli qui sullaterra permane sotto il segno della croce. La vita del discepolo è sotto il vessillo della croce,luogo d'incontro tra l'ingiustizia dell'uomo e la giustizia di Dio, amore per tutti, giusti edingiusti. Gli apostoli stessi dovevano rianimare ed esortare i discepoli ricordando loro che:�è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.�26.Spesso pensiamo che le tribolazioni siano un ostacolo che Dio non dovrebbe permettere,ma esse acquistano una luce diversa se pensiamo che anche Gesù, vero Agnello Pasquale,ha vinto la morte proprio perché immolato.

Beati dunque i perseguitati perché hanno vissuto le beatitudini �no in fondo, perchéhanno raggiunto la perfezione dell'uomo delle beatitudini: il croci�sso. Gesù è l'uomodelle beatitudini, l'uomo nuovo che tutti siamo chiamati ad essere, la verità dell'uomo

22Mt 5, 923Mt 5, 1024Ef 2, 11-18

25At 5, 4126At 14, 22b

86 2.9. Matteo 5, 1�12

che ci viene annunciata e su cui siamo chiamati a misurarci. Potremmo commentare lebeatitudini semplicemente vedendo come, in ogni riga del vangelo, Gesù le ha incarnate.

La fede cristiana comporta piccole e grandi di�coltà davanti alle quali siamo chiamatia comportarci con coerenza. Quanto vale la mia testimonianza di fede?

La magna charta del regno di Dio, come sono chiamate le beatitudini, termina con untono meno universale ed astratto, ma concreto e personale: ��Beati voi��27. Ora Gesùsi rivolge personalmente a quelli che lo ascoltano che diventano così un voi rispetto a luiche parla: è il voi della Chiesa destinataria della nona beatitudine.

La prima forma di persecuzione è la più grave: perdere la faccia. La spada uccide ilcorpo, l'insulto la dignità di persona. Non a caso il suicidio si associa spesso al disonore.Qui invece l'insulto è segno di grandissima dignità: siamo stimati degni di essere come ilSignore che ha perso la faccia e la vita per noi.

Vi è poi la persecuzione in senso stretto, che intacca l'integrità della vita, genera ildiscepolo a immagine del Maestro: capace di dare la vita28. Per Paolo è la credenziale delsuo essere apostolo29. Le prove sono la prova che siamo �gli30, causa di perfetta letizia31,di gioia piena32, di consolazione in ogni tribolazione33.

La terza forma di persecuzione è la di�amazione, ovvero un insulto pubblicamentedi�uso: è la cattiva fama, l'essere annoverato tra i malfattori34, che toglie nome e onora-bilità. L'insulto e la maldicenza devono essere non giusti: solo allora sono testimonianzadel giusto. Per questo: �È una grazia per chi conosce Dio subire a�izioni, sof-frendo ingiustamente; che gloria sarebbe infatti sopportare il castigo se avetemancato?�35.

Anche la so�erenza ingiusta e meritata, e come tale riconosciuta, unisce alla grazia delGiusto so�erente.

Quando dunque ci impegniamo a seguire il Signore, sperimentiamo una lotta, ma an-ziché abbatterci per le di�coltà, dobbiamo ritenerci fortunati alla luce di quanto ha dettoGesù. Noi siamo abituati a pensare che lo sperimentare della contrarietà indichi che si stiasbagliando tutto. Ma è utile ricordare che il bene costa, ma poi reca un vantaggio, mentreil male non comporta nessuna fatica, ma poi si sconta. La ricompensa che ci aspetta è ve-ramente grande, la più grande che ci sia: nei cieli, in Dio. Non dobbiamo essere spaventatidal compito che ci aspetta perché non solo siamo stati generati �gli a immagine del Figlio,ma siamo anche in ottima compagnia: anzitutto con Gesù, e poi con il nugolo di testimoniche ci hanno preceduto36.

Voglio veramente essere beato? Come reagisco di fronte alle grandi proposte del Vangelo? Mi sentoresponsabile della venuta del regno di Dio?

27Mt 5, 11a28Gv 15, 18-16, 6292 Cor 11, 16-12, 1030Eb 12, 831Gc 1, 2

321 Pt 1, 6332 Cor 1, 1-734Lc 22, 37351 Pt 19-20a36Eb 12, 1

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 87

Matteo 5, 13�26

5�13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendersalato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. 14Voi siete la

luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15né si accende unalucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli chesono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre operebuone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, maper dare compimento. 18In verità vi dico: �nché non siano passati il cielo e la terra, non passeràneppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19Chi dunque trasgredirà unosolo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà consideratominimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà consideratogrande nel regno dei cieli.20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entreretenel regno dei cieli. 21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso saràsottoposto a giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto agiudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, saràsottoposto al fuoco della Geenna. 23Se dunque presenti la tua o�erta sull'altare e lì ti ricordi chetuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima ariconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad o�rire il tuo dono. 25Mettiti presto d'accordo con iltuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudicealla guardia e tu venga gettato in prigione. 26In verità ti dico: non uscirai di là �nché tu non abbiapagato �no all'ultimo spicciolo!�

Questo brano del vangelo di Matteo continua il discorso che Gesù rivolge alla folla edai suoi discepoli, dopo aver parlato delle beatitudini. Egli si rivolge direttamente a coloroche lo stanno ascoltando, indicandoli come destinatari delle sue parole. Come nel discorsodelle beatitudini, egli indica quale spirito debba animare i �gli del Regno, i testimoni dellafede.

Gesù apostrofa i discepoli coinvolgendo alcuni dei 5 sensi: il gusto e la vista. Essi sonoinfatti chiamati sale della terra e luce del mondo.

Nella vita dell'antichità il sale e la luce erano elementi indispensabili. Gesù utilizza illinguaggio simbolico, scegli delle immagini forti e immediatamente comprensibili apparte-nenti alla quotidianità dei discepoli per enfatizzare il suo messaggio: l'essenza del discepolodi Cristo.

L'indispensabilità del sale dura �nché questo mantiene la propria funzione ed utilità,in Giobbe leggiamo: �Si mangia forse un cibo insipido, senza sale? O che gustoc'è nell'acqua di malva?�1. Il sale dà sapore e, nella Parola di Dio rappresenta lasapienza, il condimento che deve dare sapore alle parole di chi parla per conto di Dio,in Colossesi: �Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, persapere come rispondere a ciascuno.�2. Inoltre nell'antichità al sale si attribuiva unvalore puri�cativo: presso gli Assiri si utilizzava nel culto e presso i Nomadi nei pasti diamicizia e di alleanza, da cui viene l'espressione �alleanza del sale� per esprimere la stabilitàdell'alleanza tra Dio e il suo popolo. Così i discepoli diventano testimoni dell'alleanza traDio e l'uomo, come è scritto in Levitico: �Dovrai salare ogni tua o�erta di oblazione:nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio; sopraogni tua o�erta o�rirai del sale.�3.

1Gb 6, 62Col 4, 6

3Lv 2, 14

88 2.10. Matteo 5, 13�26

Questo primo ritratto del discepolo viene ulteriormente approfondito con la secondaimmagine evocata da Gesù: la luce.

Nel nuovo testamento Cristo è la luce che rischiara la strada verso Dio. La luce delCristo è una lampada che rimane sempre accesa, più forte del sole perché è luce di libe-razione e di salvezza. I discepoli sono luce del mondo perché Cristo è la luce del mondo.Leggiamo in Giovanni �Di nuovo Gesù parlò loro: �Io sono la luce del mondo; chisegue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita�.�4

Così la Chiesa, prendendo coscienza della propria identità, nella Concilio VaticanoSecondo, si de�nisce Lumen Gentium.

La �gura del discepolo, cioè del seguace di Cristo, è colui che opera nel nome di Dio, equindi vive nella luce e la dona agli altri glori�cando Dio a�nché anch'essi diventino suoitestimoni; in Giovanni troviamo: �Ma chi opera la verità viene alla luce, perchéappaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.�5. Non agire nellaluce del Cristo, ponendo al centro di tutto l'uomo e non Dio, equivale ad oscurarlo; in Lucaleggiamo: ��Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sottoun letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce�.�6.

L'esperienza umana non può e non deve essere scissa dall'esperienza cristiana: ognigesto, azione o relazione deve essere vissuta in Cristo.

Gesù, quindi, a�da ai discepoli un importante compito evangelico: annunciare al pros-simo la verità che hanno ricevuto in dono, a�nché gli uomini possano trovarne il sostegnonecessario per il loro cammino. Questa verità non è un concetto o un principio, ma unapersona, come leggiamo nella lettera ai Corinzi: �tutti bevvero la stessa bevanda spi-rituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quellaroccia era il Cristo.�7.

La verità del Cristo non ha lo scopo di annullare ciò in cui �no a quel momento gliuomini avevano creduto, cioè la legge degli antichi; nel brano di Matteo abbiamo letto:��Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venutoper abolire, ma per dare compimento.��8. Gesù, vivendo in prima persona la legge,la perfeziona e la trasforma: non è più una sterile norma da seguire pedissequamente,come facevano i farisei e gli scribi, ma diviene una guida da interiorizzare e da vivere con ilcuore. Una indicazione da seguire durante il nostro viaggio spirituale su cui leggiamo: Amail prossimo tuo come te stesso. Nella lettera ai Romani troviamo: ��Non abbiate alcundebito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama ilsuo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio,

non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, siriassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amorenon fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore.��9.

Il comandamento dell'amore è tanto semplice da capire quanto di�cile da mettere inpratica, ma è quello che Dio vuole.

Quante volte, invece, noi interpretiamo a nostro piacimento la legge in modo cheaderisca il più possibile a ciò che per noi è più conveniente!

In Matteo Gesù ci aiuta a capire come vivere la nostra cristianità nel quotidiano attra-verso degli esempi pratici; abbiamo letto, infatti: ��Chi poi dice al fratello: stupido,sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco dellaGeenna.��10.

4Gv 8, 125Gv 3, 216Lc 8, 1671 Cor 10, 4

8Mt 5, 179Rm 13, 8-10

10Mt 5, 22b

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 89

Con queste parole Gesù ci esorta ad una revisione continua dello stato in cui si trovala nostra fede. La preghiera è l'atto designato a tale esame. Durante la preghiera noi cimettiamo in contatto con Dio e ci predisponiamo alla condivisione con lui della nostrarealtà di �gli dell'amore. Per questo non è ammissibile alcuna ostilità né tanto meno Diogradisce uno spirito poco incline al perdono. Leggiamo dal vangelo di Marco: ��Quandovi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché an-che il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati�.�11. La concordiaè �glia del perdono e, nell'economia della fede viene prima in ordine d'importanza dellanostra giustizia personale, per questo motivo Matteo ci presenta lo stesso concetto, maribaltato: ��Se dunque presenti la tua o�erta sull'altare e lì ti ricordi che tuofratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va'prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad o�rire il tuo dono.��12.Queste parole sono molto dure perché si scontrano con quella parte di noi che ci fa doman-dare: �Ma perché il primo passo lo devo fare sempre io?�. È quel nostro lato oscuro checerchiamo di reprimere e che però ci tenta ogni qual volta vogliamo mantenere il puntoperché siamo straconvinti di avere ragione o di essere noi le vittime. Preghiamo fratelli eringraziamo il Signore perché, comprendendo la nostra debolezza, nel suo immenso amoreci ha donato il suo Figlio a�nché resti con noi.

�Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo!

Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia

bocca.� (Ap 3, 15-16). Visto il cammino di fede che stai facendo sei consapevole che quando faiil bene sei uno strumento mediante il quale gli altri possono glori�care Dio?

11Mc 11, 25 12Mt 5, 23-24

90 2.11. Matteo 5, 21�48

Matteo 5, 21�48

5�21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto agiudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.

Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottopostoal fuoco della Geenna.

23Se dunque presenti la tua o�erta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa controdi te, 24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poitorna ad o�rire il tuo dono.25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario nonti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. 26In verità ti dico:non uscirai di là �nché tu non abbia pagato �no all'ultimo spicciolo!27Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; 28ma io vi dico: chiunque guarda unadonna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che periscauno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. 30E se la tuamano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno deituoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a �nire nella Geenna.31Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; 32ma io vi dico: chiunqueripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa unaripudiata, commette adulterio.33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi

giuramenti ; 34ma io vi dico: non giurate a�atto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; 35né perla terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi ; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re.36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solocapello. 37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; 39ma io vi dico di non opporvial malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40e a chi ti vuolchiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà afare un miglio, tu fanne con lui due. 42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito nonvolgere le spalle.43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44ma io vi dico: amatei vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45perché siate �gli del Padre vostro celeste, chefa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anchei pagani? 48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.�

Con le ultime due catechesi siamo entrati in quello che è noto come il discorso dellamontagna. Abbiamo a�rontato il brano delle beatitudini, che rappresentano una sorta distatuto dei cittadini del regno dei cieli, ed iniziato, e con questa catechesi completiamo,quella parte del discorso della montagna che riguarda lo spirito che deve animare i �gli delregno.

Il brano di oggi è strutturato in sei antitesi: ��fu detto [...] ma io vi dico��1. Alcentro di questo brano non c'è però questa contrapposizione tra due modi di intendere lalegge ma lo spirito che ci deve animare nella nostra adesione al progetto di Dio. Gesùstesso ci dice infatti: ��Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i

1Mt 5, 21a.22a; Mt 5, 27a.28a; Mt 5, 31a.32a; Mt 5, 33a.34a; Mt 5, 38a.39a; Mt 5, 43a.44a

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 91

Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.��2. Gesù riprendegli insegnamenti che facevano parte della Legge e della tradizione ebraiche e li sottraealla giustizia terrena per elevarli a quella del regno di Dio: si passa così dalla rettitudinecomportamentale alla purezza del cuore, dall'esteriorità all'interiorizzazione.

Gesù, svolgendo questo suo compito di vivi�catore della legge, parla con autorità paria colui che diede le Tavole della Legge. Per un israelita infatti la Legge è sacra, anchegli insegnamenti orali che vengono tramandati da generazioni nelle sinagoghe hanno unaforza propria che non permette a nessuno di metterli in discussione. Gesù invece lo faperché ha l'autorità per farlo, è venuto al mondo per questo motivo. La nuova giustizianon è un'imposizione legalistica ancor più severa della precedente, che giudica non solo leazioni ma addirittura le intezioni. È invece la buona notizia di ciò che Dio opera in noimediante queste stesse parole, che hanno la forza di compiere ciò per cui sono mandate,come leggiamo in Isaia: �Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo enon vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fattagermogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così saràdella parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza e�etto, senza averoperato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.�3. Leparole di Gesù vanno quindi intese non come un codice di leggi bellissime ma disumane,divinamente impossibili, bensì come rivelazione e dono della vita stessa di Dio per noi.

Alla luce del regno del Padre, proclamato nelle beatitudini, si rivedono ora i rapporticon gli altri che, guardati col il cuore nuovo del �glio, diventano fratelli.

La prima legge è: ��Non uccidere.��4. La prima parte della relativa nuova leggeriguarda il rispetto dell'altro nella sua vita. Non basta non ucciderlo: anche l'ira, l'insultoe il disprezzo sono forme di uccisione.

L'ira è l'omicidio del cuore, moto interiore contro l'altro, che suppongo contro di me.L'altro è l'estraneo, il nemico, nei confronti del quale mi difendo e attacco. Negando lafraternità però uccido la mia identità di �glio. Quindi, come ci ammonisce Giacomo nellasua lettera: �l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio.�5.

Il disprezzo è l'uccisione interiore, che permette quella esteriore. L'avversario è ritenutoinferiore. Le guerre sono precedute da una campagna denigratoria del nemico, come se nonfosse un uomo: solo allora è possibile ucciderlo. La stima, l'amore, con cui devo guardarel'altro è invece la stessa che Gesù da a ciascuno di noi, quella che l'ha spinto ha dare lasua vita per noi. Il nemico, oltre che disprezzato, viene anche demonizzato, come fosse ilmale. Così diventa bene eliminarlo. Egli è un pazzo. Al primo signi�cato del termine greco,insensato, l'uso ebraico aggiungeva una sfumatura molto più grave di empietà religiosa.

Gesù per tre volte parla dell'altro come fratello: negargli la fraternità è perdere lanostra �lialità. Infatti, chi non considera l'altro come fratello, ha sacri�cato la propriavita di �glio e la butta nella Geenna, ossia nell'immondizia. La Geenna, ovvero la valledell'Innon, si trova fuori le mura di Gerusalemme. Qui una volta vi era un altare al dioMaloch, dove si sacri�cavano vittime umane. Gli ebrei lo avevano dissacrato bruciandovile immondizie.

La seconda parte ci parla dell'accordo fraterno, importante �no al punto che la ricon-ciliazione ha la precedenza su ogni culto religioso. Prima di rivolgerti al Padre, non solodevi perdonare il fratello contro cui ha qualcosa, ma devi addirittura riconciliarti con ilfratello che ha qualcosa contro di te, anche se tu non hai nulla contro di lui. Non puoicelebrare la paternità se prima non cerchi la fraternità. Se non ti riconcili con il fratelloche ha qualcosa contro di te, sei in colpa tu. Non puoi dire che hai ragione o, peggio, che

2Mt 5, 173Is 55, 10-11

4Es 20, 135Gc 1, 20b

92 2.11. Matteo 5, 21�48

non ti importa. Il non essere in accordo è già il male e se non ti importa hai già ucciso luicome fratello e te stesso come �glio.

La vita è un cammino di riconciliazione con l'altro: ha come meta la tua verità di �glionel tuo vivere da fratello. Se non fai così perdi tempo e vita; fallisci il senso della tuaesistenza. Non importa se hai torto o ragione: se non vai d'accordo con il fratello, non sei�glio. Con la vita scrivi la sentenza che alla �ne il guidice leggerà. Gesù te la legge giàora, perché cambi ciò che stai scrivendo.

La seconda legge è: ��Non commettere adulterio.�� 6. Questa legge riguarda ilrispetto dell'altro all'interno della coppia. Non c'è solo l'adulterio del corpo, ma anchequello del cuore. Gesù riprende l'ammonimento del Siracide: �Distogli l'occhio da unadonna bella, non �ssare una bellezza che non ti appartiene�7. Il matrimonio,già nell'Antico Testamento, è mutua appartenenza dell'uno all'altra nel reciproco donodi amore, che fa dei due una carne sola, a immagine di Dio. Rompere questa unione èdimezzare la persona, infrangere l'immagine di Dio che è comunione d'amore.

L'occhio che desidera per possedere è già adulterio. Gesù sposta l'attenzione dall'occhioal cuore. L'occhio cattura e mette nel cuore ciò che interessa; e al cuore interessa ciò chel'occhio cattura e gli mette dentro. Una fedeltà che non sia dell'occhio e del cuore è unsepolcro imbiancato. L'occhio per desiderare e la mano per prendere sono all'origine diogni bene e di ogni male, non solo dell'adulterio. A�nché l'occhio e la mano non siano perla morte occorre tagliare ciò che non porta alla vita. Gli antichi conoscevano la necessità diuna custodia dei sensi, indispensabile per la custodia del cuore. Se il cuore di chi ama è ungiardino cintato, pieno di delizie, come si legge nel Cantico dei Cantici: �Giardino chiusotu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. I tuoi germogli sonoun giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo,nardo e za�erano, cannella e cinnamòmo con ogni specie d'alberi da incenso;mirra e aloe con tutti i migliori aromi. Fontana che irrora i giardini, pozzod'acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano.�8, un cuore non custodito è un giardinosenza recinto e devastato, come si legge nei Salmi: �Perché hai abbattuto la sua cintae ogni viandante ne fa vendemmia? La devasta il cinghiale del bosco e se nepasce l'animale selvatico.�9.

La terza legge è: ��Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con leida marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egliha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudioe glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa.��10. Mosè aveva dato agliebrei la possibilità di divorziare �ssando questa regola per tutelare la donna dall'arbitriodell'uomo. Ai tempi di Gesù causa su�ciente di divorzio poteva essere l'adulterio, shammai,o qualunque altro motivo, anche il più futile, che potesse rivelare una mancanza d'amoreda parte della donna, hillel. Gesù ribadisce invece l'indissolubilità del matrimonio giàchiaramente espressa da Malachia: �Un'altra cosa fate ancora; voi coprite di lacrime,di pianti e di sospiri l'altare del Signore, perché egli non guarda all'o�erta, néla gradisce con benevolenza dalle vostre mani. E chiedete: Perché? Perché ilSignore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che ora per�damentetradisci, mentr'essa è la tua consorte, la donna legata a te da un patto. Non feceegli un essere solo dotato di carne e so�o vitale? Che cosa cerca quest'unicoessere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro so�o vitalee nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio,

6Es 20, 147Sir 9, 88Ct 4, 12-15

9Sal 80, 13-1410Dt 24, 1

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 93

dice il Signore Dio d'Israele, e chi copre d'iniquità la propria veste, dice ilSignore degli eserciti. Custodite la vostra vita dunque e non vogliate agire conper�dia.�11. Gesù la propone però non come legge, ma come dono del cuore nuovo: inquanto amati con fedeltà e senza condizioni possiamo amare con lo stesso amore con cuisiamo amati.

Data la forma assoluta dei testi paralleli12, è poco verosimile che tutti e tre abbianosoppresso una clausola restrittiva di Gesù; è più probabile invece che uno degli ultimi re-dattori del primo Vangelo l'abbia aggiunta per rispondere a una problematica rabbinica(discussione tra hillel e shammai sui motivi che legittimano il divorzio), che poteva preoc-cupare l'ambiente giudeo-cristiano per il quale era stato scritto questo vangelo. Si avrebbedunque qui una decisione ecclesiastica di portata locale e temporanea. Il signi�cato diporneia orienta la ricerca nella stessa direzione. Alcuni vogliono vedervi la fornicazionenel matrimonio, cioè l'adulterio, e trovano qui il permesso di divorziare in un caso simile;così le chiese ortodosse e protestanti. Ma in questo senso ci si sarebbe aspettati un altrotermine, moicheia. Al contrario porneia, nel contesto, sembra avere il senso tecnico dellazenût o `prostituzione' degli scritti rabbinici, riguardante qualsiasi unione resa incestuosada un grado di parentela proibito secondo la legge. Tali unioni, contratte legalmente trai pagani o tollerate dagli stessi giudei nei confronti dei proseliti, hanno dovuto causaredi�coltà, quando queste persone si sono convertite, in ambienti giudaico-cristiani legalisticome quello di Matteo: da qui l'ordine di rompere tali unioni irregolari che poi erano solofalsi matrimoni. Un'altra soluzione ritiene che la licenza accordata dalla clausola restrittivanon sia quella del divorzio, ma della separazione senza seconde nozze e solo nell'ottica diuna riconciliazione, così come si legge nella prima lettera ai Corinzi: �Agli sposati poiordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualorasi separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito nonripudi la moglie.�13.

La quarta legge è: ��Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perchéprofaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore.��14. Giurare è chiamareDio a testimone della propria veridicità. Spergiurare è giurare invano, giurare nel nulla,invece che in Dio. È peccato perché si chiama Colui che è a testimoniare ciò che nonè. I giuramenti e le promesse in nome di Dio vanno mantenuti per non disonorare chi èchiamato a testimone. Di più, come si legge nel Deuteronomio: ��Quando avrai fattoun voto al Signore tuo Dio, non tarderai a soddisfarlo, perché il Signore tuoDio te ne domanderebbe certo conto e in te vi sarebbe un peccato.��15, se vienefatto un voto o si chiama Dio a testimoniare un nostro giuramento, occorre mantenere consollecitudine il voto o la promessa per non commettere un peccato.

Gesù vieta di giurare, perché la parola deve essere di per sé vera, mezzo di comunica-zione e di comunione. Diversamente è falsa, mezzo di dominio e di divisione. Non si puògiurare su nulla: qualunque giuramento tu faccia, chiami in causa Dio. Non va mai chia-mato in causa perché, se spergiuri, ne profani il nome, se dici la verità, lui è già presente inogni parola vera, senza alcun giuramento. Il nostro parlare non chiami a testimone Dio, matestimoni Dio. Sia come il suo: sempre vero, trasparente, dal cuore. Il maligno è menzo-gna. La menzogna ha bisogno di molte parole, per confondere e persuadere. L'imbroglioneè sempre un abile comunicatore, che cerca di avere in mano l'altro dicendo il minimo di sé,possibilmente nulla.

11Mal 2, 13-1612Mc 10, 1-12, Lc 16, 18, 1Cor 7, 10-11131 Cor 7, 10-11

14Lv 19, 1215Dt 23, 22

94 2.11. Matteo 5, 21�48

La quinta legge è: ��pagherai vita per vita: occhio per occhio, dente per dente,mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita,livido per livido.��16. La legge del taglione è una prima forma di limitazione alla vendettaselvaggia del più forte che tenta di ristabilire una certa parità. Suppone però il male e cercadi contenerlo con il terrore di una pena corrispondente. Questa legge non risolve il male,semplicemente lo raddoppia, nella speranza, vana, che ciò serva da deterrente. Gesù si ponein un'ottica diversa, quella della giustizia del Padre. Solo questo vince il male. Sullo sfondoc'è la croce del Figlio che si carica del male dei fratelli compiendo così ogni giustizia. Gesùpropone la nuova economia dell'amore, che vince quella dell'egoismo, così come si leggenella lettera ai Romani: �Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciatefare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò,dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se hasete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti soprail suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.�17.

Seguono cinque esempi, che sono anche cinque regole con cui si mostra come vincere ilmale con il bene.

�non opporvi al malvagio�18. La prima regola per vincere il male è opporsi al malee non al malvagio. Il male fa male anzitutto a chi lo fa, e non va restituito. I peccatoriper Gesù sono oggetto di compassione, per noi, molto spesso, di detestazione. Solo uncuore puro ama con tenerezza il peccatore. Ha quella compassione che vince il male stesso:invece di restituirlo raddoppiandolo, ha la forza di farsene carico, di patire con l'altro.

�se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra�19. Se la primaregola per vincere il male è non restituirlo, la seconda è la disponibilità a portarne il doppiopur di non raddoppiarlo. La tolleranza cristiana non è indi�erenza verso il male, ma laforza di portare su di sé il male dell'altro, come si legge nella lettera ai Galati: �Portatei pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo.� 20.

�e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia ancheil mantello.�21. Rinunciare al tuo diritto, cosciente del tuo dovere di �glio, quello dinon opporti al fratello. Piuttosto che rivendicare senza amore la tua tunica, sii dispostoa rinunciare anche al mantello. La nudità del Figlio sulla croce, fu la vittoria contro larapacità di Adamo.

�E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.�22. Questaregola riguarda le angherie. L'angarius è il messo del re, che ha il diritto di requisirechiunque per portarsi i suoi pesi. Ogni uomo è �glio di Dio, il gran re, e tu hai il doveredi aiutarlo a portare i suoi pesi. I bisogni dell'altro sono i tuoi doveri. Se uno ti costringea fare uno, fa per lui due.

�Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere lespalle.�23. La quinta regola è la disponibilità a `dare', vittoria sul `prendere'. Il prendereper possedere è principio di ogni male, distruggere la creazione che è dono d'amore. Il dareè principio di comunione. La comunione tra tutti viene proprio dal corpo del Figlio, datoper noi.

La sesta legge è: ��Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i �gli deltuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.��24.Si dice che l'amore è spontaneo. Nella Bibbia, più realisticamente, è un comando divino.Perché l'egoismo è più spontaneo dell'amore e, spesso, è chiamato amore ciò che in realtà è

16Es 21, 23b-2517Rm 12, 19-2118Mt 5, 39a19Mt 5, 39b20Gal 6, 2

21Mt 5, 4022Mt 5, 4123Mt 5, 4224Lv 19, 18

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 95

egoismo: il proprio bisogno dell'altro. Amare l'altro non signi�ca ridurlo a cibo del proprioappetito. È raro l'amore gratuito, con cui uno accoglie l'altro così com'è. Tutti ne abbiamobisogno per amare noi stessi e amare a nostra volta come siamo amati.

Odiare il nemico è un fatto comune, ben attestato anche nella Bibbia. Quando si legge laBibbia occorre tenere presente che Dio parla un linguaggio umano. C'è una evoluzione nellarivelazione; dal Dio forte e tremendo, comune a tutti i popoli, si giunge progressivamenteal Dio clemente e misericordioso, di grande amore che si lascia impietosire. Nell'epocamessianica: �Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolonon alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'artedella guerra.�25. Con Gesù questo tempo è compiuto.

I nemici ci sono ancora. Con la ragione si può concludere che è bene amare il nemico eforse anche farne una legge, ma nessuna legge è in grado di far amare alcuno, tanto menoil nemico. Al massimo può genere ulteriori sensi di colpa. L'amore del nemico è invecel'essenza del cristianesimo. Amare il nemico vuol dire aver conosciuto Dio nello spirito.Dio infatti non ha nemici, ma solo �gli, che per me sono fratelli da amare.

Come tutti gli imperativi di Gesù, non si tratta di oneri impossibili, ma di doni liberanti.Chi non ama il nemico, non ha ancora lo Spirito del Signore, che proprio qui rivela l'in�nitagratuità del suo amore, come leggiamo nella lettera ai Romani: �Infatti, mentre noieravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, astento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi hail coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amoreverso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.A maggior ragione ora, giusti�cati per il suo sangue, saremo salvati dall'iraper mezzo di lui. Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati conDio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati,saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio,per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenutola riconciliazione.�26. Gesù non invoca la vendetta su quanti lo uccidono, fa suo ilperdono del Padre: �Gesù diceva: �Padre, perdonali, perché non sanno quello chefanno�.�27. Così rivela chi è lui: il Figlio uguale al Padre. Amando i nemici e pregandoper i persecutori puoi diventare ciò che sei: �glio del Padre. Se non ami il nemico non ticonsideri �glio di Dio e non puoi dire: �Padre nostro�. Tuttavia Dio dona a tutti il suoamore e la sua misericordia poiché riconosce tutti come �gli. In attesa che qualcuno loriconosca come Padre accettando gli altri come fratelli.

Tutto il brano, e tutte le considerazioni fatte, trovano la loro ragione prima ed il loro�ne ultimo nel versetto conclusivo: �Siate voi dunque perfetti come è perfetto ilPadre vostro celeste.�28. Gesù ci dice di essere perfetti come il Padre riprendendo ciòche Dio stesso disse a Mosè: �Il Signore disse ancora a Mosè: �Parla a tutta lacomunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Diovostro, sono santo.�29. L'uomo è fatto ad immagine di Dio ed è se stesso solo se è comelui, cioè santo.

Per poterlo diventare non basta certo seguire le sei regole di questo brano o i diecicomandamenti o tutte le leggi che i farisei si erano dati. La santità non è un fatto di leggiche dividono le persone in giusti ed ingiusti. I farisei, ad esempio, si erano accorti che Israeleera corrotto e decisero che volevano essere il vero Israele dentro Israele. Erano animati daun ideale nobile, essere cioè essere più fedeli alla parola, ma si persero nel misurare i

25Is 2, 4b26Rm 5, 6-1127Lc 23, 34

28Mt 5, 4829Lv 19, 1-2

96 2.11. Matteo 5, 21�48

comportamenti col bilancino. La santità vera non sta nelle leggi ma nella misericordia chenasce nel mio cuore ed arriva al fratello, nemico compreso.

Gesù ci chiede di essere perfetti come il Padre. Alla luce della Parola di questa sera, come viviquesto invito nel tuo quotidiano?

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 97

Matteo 6, 1�18

6�1Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammi-rati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. 2Quando dunque

fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nellestrade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.3Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché latua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

5Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe enegli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la lororicompensa. 6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padretuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

7Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza diparole. 8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancorprima che gliele chiediate. 9Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santi�catoil tuo nome; 10venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 11Dacci oggiil nostro pane quotidiano, 12e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,13e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

14Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;15ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

16E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si s�gurano la facciaper far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.17Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, 18perché la gente non veda che tudigiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.�

Il brano evangelico immediatamente precedente a quello appena ascoltato �nisce conqueste parole: �Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste�1.Ed ecco cosa dobbiamo fare per iniziare ad essere perfetti: �Guardatevi dal praticarele vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati� 2.

L'ipocrisia, nel compiere le nostre `opere buone', non è a�atto accettata da Dio e Gesùammonisce i suoi auditori, e quindi anche noi, a�nché tutto ciò che facciamo per Dio, siaveramente fatto per lui solo e non per farsi lodare dagli uomini. In Luca leggiamo: �Gesùdisse ai farisei: Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostricuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.�3.

La fede di chi osserva le leggi e si compiace di questo davanti agli uomini, non è verafede, o meglio, non è vera fede in Dio, ma in se stessi e nella ricompensa terrena; in GiovanniGesù dice: �E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni degli altri, enon cercate la gloria che viene da Dio solo?�4. È questo il peccato più grande: amare�la gloria degli uomini più della gloria di Dio.�5. Gesù insiste molto su questo puntoe non solo nel brano evangelico che stiamo scrutando. Nello stesso vangelo di Matteo, alcapitolo 15◦, leggiamo: �Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia dicendo: Questopopolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi

rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini �6. Dio, infatti,non guarda quello che operiamo, come fanno gli uomini, ma guarda come compiamo lenostre opere; egli scruta nel nostro cuore e, nel giorno in cui verrà, �Egli metterà in luce

1Mt 5, 482Mt 6, 1a3Lc 16, 15

4Gv 5, 445Gv 12, 34b6Mt 15, 7-9

98 2.12. Matteo 6, 1�18

i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avràla sua lode da Dio�7.

Il `segreto' è il `luogo' migliore nel quale compiere le nostre opere buone e fare piacerea Dio. Nel segreto dobbiamo fare l'elemosina; nel segreto dobbiamo pregare; nel segretodobbiamo perdonare; nel segreto dobbiamo digiunare. Non è a�atto necessario pubbliciz-zare la nostra elemosina, la nostra preghiera o il nostro digiuno. Dio ci vede anche quandosiamo al buio, nella nostra stanza, soli con noi stessi, perché egli opera nel segreto: luiè, lui vede, lui sa. In questo senso ben recita il Salmo 139: �Signore, tu mi scruti emi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i mieipensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mievie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta�8.

L'umiltà del cuore è indispensabile per mettere in pratica questo che potremmo nomi-nare il `comandamento del segreto'.

Bisogna essere umili per fare in modo che, quando facciamo l'elemosina, non sappia lanostra mano sinistra ciò che fa la destra.

Bisogna essere umili per pregare non come il fariseo, che si elogia davanti a Dio perchériesce ad osservare tutte le prescrizioni delle varie leggi, ma come il pubblicano che chiedepietà a Dio perché si riconosce peccatore. Gesù dice, infatti: �questi tornò a casagiusti�cato, a di�erenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi siumilia sarà esaltato.�9.

L'umiltà della preghiera consiste anche nel non sprecare troppe parole, ma piuttostonell'aprire il cuore, come leggiamo nel libro di Qoélet: �Non essere precipitoso con labocca e il tuo cuore non si a�retti a proferir parola davanti a Dio, perché Dioè in cielo e tu sulla terra; perciò le tue parole siano parche, poiché dalle moltepersecuzioni vengono i sogni e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto.�10.

Oltre ad essere semplice la preghiera deve quindi essere umile davanti a Dio e davantiagli uomini, fatta con il cuore piuttosto che con le labbra, �duciosa nella bontà del Padre einsistente. Verrà esaudita se è fatta con fede, in nome di Gesù, se chiede cose buone comelo Spirito Santo, il perdono, il bene dei persecutori, l'avvento del regno di Dio.

Ed ecco che è Gesù stesso a dirci cosa dobbiamo dire e ci insegna la preghiera per eccel-lenza: il `Padre nostro'. Questa racchiude tutti i contenuti che deve avere una preghiera:la lode a Dio11, la preoccupazione del Regno12 e le richieste13.

Lodare Dio signi�ca, prima di tutto riconoscerlo come Padre e poi santi�carlo permezzo del suo nome che è fonte di amore, del vero amore, come dice Gesù: �E io ho fattoconoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mihai amato sia in essi e io in loro.� 14. Quello che ci indica Gesù per rivolgersi al Padreè lo stesso modo da lui usato accomunandoci in una immensa comunità di fratelli di frontealla quale tutti siamo uguali e tutti abbiamo la possibilità di rivolgerci al nostro Padrecomune.

La preoccupazione della venuta del Regno passa attraverso il compimento della volontàdel Padre. Ce lo insegna benissimo Gesù che, prima della sua passione, nel Getsemani�avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: Padremio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, macome vuoi tu!�15. Questa è la prima richiesta che dobbiamo rivolgere a Dio: renderci

71 Cor 4, 58Sal 139, 1-49Lc 18, 10-14

10Qo 5, 1-211Mt 6, 9

12Mt 6, 1013Mt 6, 11-1314Gv 17, 2615Mt 26, 39

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 99

capaci di compiere la sua volontà. Solo dopo possiamo continuare con le altre suppliche.�Dacci oggi il nostro pane quotidiano�16. Il pane quotidiano che richiediamo in

questa preghiera può, in un primo momento, essere inteso come il sostentamento indispen-sabile della vita materiale, come leggiamo anche in Proverbi: �non darmi né povertàné ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario, perché, una volta sazio, io nonti rinneghi e dica: Chi è il Signore?, oppure, ridotto all'indigenza, non rubi eprofani il nome del mio Dio.�17. Ma il vero pane di cui abbiamo bisogno è quello chenutre la nostra fede: il pane della Parola di Dio e il pane eucaristico: Gesù. Quest'ultimo èil pane vero, quello che toglie ogni fame, quello che sazia la fame del cuore: �Gesù rispose:Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in menon avrà più sete.� 18.

Nutriti del pane di vita, possiamo chiedere il perdono, ma soprattutto abbiamo la forzadi perdonare; la preghiera, infatti prosegue: �e rimetti a noi i nostri debiti comenoi li rimettiamo ai nostri debitori.�19. La cosa che ci preme sottolineare in questoversetto è il fatto che ogni volta che rivolgiamo a Dio questa preghiera, gli chiediamo diperdonarci, perché ogni volta che ci rivolgiamo a lui non possiamo far altro che riconoscercipeccatori. E allora anche noi dobbiamo perdonare ogni volta che qualcuno pecca contro dinoi; è esplicito, infatti l'insegnamento di Gesù nel vangelo di Matteo: �Allora Pietro glisi avvicinò e gli disse: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, sepecca contro di me? Fino a sette volte?. E Gesù gli rispose: Non ti dico �noa sette, ma �no a settanta volte sette.� 20. Ma la cosa che più ci deve convinceredi questo è che Gesù non predica solo con le parole, ma vive in prima persona i suoiinsegnamenti; tutti, infatti, ricordiamo la preghiera che egli rivolge al Padre dalla croce:�Gesù diceva: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno.�21. Gesùquindi lo ha detto e lo ha vissuto �no in fondo.

Come non raccogliere, quindi l'invito che S. Paolo rivolge ai Colossesi: �Rivestitevidunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, dibontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e per-donandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardidegli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.�22. Perché:�Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre presenti isuoi peccati. Perdona l'o�esa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera tisaranno rimessi i tuoi peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altrouomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordiaper l'uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? Ricordati della tua�ne e smetti di odiare, ricordati della corruzione e della morte e resta fede-le ai comandamenti. Ricordati dei comandamenti e non aver rancore verso ilprossimo, dell'alleanza con l'Altissimo e non far conto dell'o�esa subita.�23.

Alla conclusione della nostra preghiera, non possiamo far altro che chiedere a Dio,nostro Padre, di preservarci dal peccato: �e non ci indurre in tentazione, ma liberacidal male.�24. Anche Gesù nel Getsemani implora i suoi discepoli: ��Vegliate e pregate,per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole.��25.Solo con la preghiera, infatti, possiamo superare tutte le tentazioni della carne e dellaterra: Dio non può negarci il suo aiuto, perché ci ama troppo, tanto che, come scrive S.Paolo ai Corinzi: �Nessuna tentazione vi ha �nora sorpresi se non umana; infatti

16Mt 6, 1117Pr 30, 8b-918Gv 6, 3519Mt 6, 1220Mt 18, 21-22

21Lc 23, 34a22Col 3, 12-1323Sir 28, 1-724Mt 6, 1325Mt 26, 41

100 2.12. Matteo 6, 1�18

Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con latentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla.�26.

In conclusione possiamo quindi distinguere in modo netto il modo di operare degliuomini e quello gradito a Dio. Quello degli uomini pone come giusto l'apparire, far bella�gura davanti agli altri, avere una ricompensa immediata del proprio operare.

Gesù invece, ci invita a fare ogni cosa con cuore sincero, non per fare bella �gura maperché ogni cosa è dettata da un cuore puro, interiore. Questo perché il Padre ci vedein ogni momento, sa cosa realmente c'è nel nostro cuore e ci darà la sua ricompensa infuturo, quando verrà il suo regno. Il nostro scopo nel compiere le opere deve essere quellodi tendere verso la ricompensa, ma non quella immediata e terrena legata alla lode degliuomini, bensì quella voluta e gradita da Dio: l'ottenimento della vita eterna. E questodeve essere il nostro traguardo anche nelle piccole cose che facciamo con la convinzione cheDio è sempre presente nel segreto di fronte a noi, ci osserva e ci accompagna in tutte leopere che compiamo.

Le opere che compiono la giustizia di Dio (preghiera, elemosina, digiuno, perdono) sono presentinella tua vita? E con quale spirito le fai?

261 Cor 10, 13

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 101

Matteo 6, 19�34

6�19Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinanoe rubano; 20accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove

ladri non scassinano e non rubano. 21Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.

22La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nellaluce; 23ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è inte è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!24Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzeràl'altro: non potete servire a Dio e a mammona.25Perciò vi dico: per la vostra vita non a�annatevi di quello che mangerete o berrete, e neancheper il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più delvestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai;eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27E chi di voi, perquanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 28E perché vi a�annate per ilvestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non �lano. 29Eppure io vi dicoche neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora se Dio veste cosìl'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gentedi poca fede? 31Non a�annatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Checosa indosseremo? 32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infattisa che ne avete bisogno. 33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose visaranno date in aggiunta. 34Non a�annatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già lesue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.�

Il brano che abbiamo appena letto è quella parte del discorso della montagna cheriguarda il rapporto che un cristiano deve avere con la ricchezza. Questo brano si apreinfatti con un forte richiamo ad accumulare un tesoro. Un tipo particolare di tesoro però,un tesoro che i ladri non potranno rubare e la ruggine non potrà consumare ��Perché làdov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore��1 dice Gesù.

È chiaro che si sta riferendo ad un tesoro che, giorno per giorno, dobbiamo costruircinei cieli. Per farlo, egli ci ha già indicato, e lo abbiamo visto nell'ultima catechesi, comemigliorare, vivi�candole con lo spirito dei �gli del regno, tutte quelle pratiche necessarie acompiere la giustizia di Dio, come la preghiera, l'elemosina e il digiuno.

Su questo percorso, la ricchezza materiale è un ostacolo o un aiuto? Per capirlo occorrefare un passo indietro e guardare cosa ci dice la Bibbia a tal proposito. Come tutte le cose,sono buone o cattive a seconda dell'uso che se ne fa.

L'eccessiva brama di ricchezza infatti fa allontanare l'uomo da Dio e lo fa allontanareanche da se stesso, lo rende insensibile a tutto se non a ricchezze più belle e preziose diquelle che già ha. L'uomo corrotto dalla ricchezza è smarrito perché si allontana da Dio,come leggiamo in Giobbe: �Se ho riposto la mia speranza nell'oro e all'oro ho detto:�Tu sei la mia �ducia�; se godevo perché grandi erano i miei beni e guadagnavamolto la mia mano; se vedendo il sole risplendere e la luna chiara avanzare, si èlasciato sedurre in segreto il mio cuore e con la mano alla bocca ho mandato unbacio, anche questo sarebbe un delitto da tribunale, perché avrei rinnegato Dioche sta in alto�2. Pure, tra gli uomini, la ricchezza è tanto desiderabile da rendere chila possiede migliore per il solo fatto di possederla. Chi è ricco viene innalzato al di sopradei suoi meriti mentre il povero viene ignorato, come leggiamo in Siracide: �se il riccovacilla, è sostenuto dagli amici; se il povero cade, anche dagli amici è respinto.

1Mt 6, 21 2Gb 31, 24-28

102 2.13. Matteo 6, 19�34

Se cade il ricco, molti lo aiutano; dice cose insulse? Eppure lo si felicita. Secade il povero, lo si rimprovera; se dice cose assennate, non gli si bada. Parlail ricco e tutti tacciono ed esaltano �no alle nuvole il suo discorso�3.

La ricchezza in sé non è però necessariamente un male, molte volte è un dono di Dioe una sua benedizione. Nei Proverbi si legge: �Lunghi giorni sono nella sua destrae nella sua sinistra ricchezza e onore; le sue vie sono vie deliziose e tutti isuoi sentieri conducono al benessere�4. Nell'Apocalisse, infatti, la ricca Chiesa diLaodicèa viene rimproverata per l'uso sbagliato che ha fatto delle proprie ricchezze: �Tudici: �Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla�, ma non sai diessere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo�5 mentre viene esaltatala povertà della Chiesa di Smirne: �Conosco la tua tribolazione, la tua povertà �tuttavia sei ricco � e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei enon lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana�6. Se ci lasciamo possederedai beni materiali, pochi o tanti che siano, allora la ricchezza diventa pericolosa e noi faremola sua stessa �ne, come ci ammonisce Giacomo nella sua lettera: �Le vostre ricchezzesono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oroe il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà atestimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Aveteaccumulato tesori per gli ultimi giorni!�7. Così come i beni materiali sono corruttibili,anche chi pone il suo cuore in queste cose lo avrà corrotto.

Di fronte ai beni materiali dobbiamo quindi avere quella libertà interiore che ci per-metterà di non esserne schiavi e di continuare a volgere il nostro sguardo a Dio, come silegge in Giobbe: �se stimerai come polvere l'oro e come ciottoli dei �umi l'oro diO�r, allora sarà l'onnipotente il tuo oro e sarà per te argento a mucchi. Allorasì nell'onnipotente ti delizierai e alzerai a Dio la tua faccia�8. Solo con questoatteggiamento interiore saremo in grado di utilizzare la ricchezza per compiere opere digiustizia, come si legge nel Siracide: �Perdi pure denaro per un fratello e amico,non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra. Sfrutta le ricchezze secondoi comandi dell'Altissimo; ti saranno più utili dell'oro. Rinserra l'elemosina neituoi scrigni ed essa ti libererà da ogni disgrazia�.9

Come fare, quindi, per capire dove si trova il con�ne? Quando ciò che ci piace non èpiù ciò che è buono per noi? È un con�ne sfumato, che si trova in una zona d'ombra. Pervedere chiaramente abbiamo bisogno di una luce. Matteo paragona l'occhio alla lucernaperché, così come quest'ultima, ci permette di vedere: la chiarezza dell'occhio fa arrivarela luce a tutto il corpo, altrimenti questo sarà nelle tenebre. La purezza dell'occhio, però,deriva da quella del cuore. Se ri�utiamo la luce e pretendiamo di saperci muovere nel buiopotremo fare qualche passo, forse molti se siamo abbastanza fortunati, ma prima o poiinciamperemo. Se accettiamo la luce, sapremo come muoverci e sapremo essere fonte diluce per chi sta accanto, come leggiamo nel vangelo di Giovanni: �E il giudizio è questo:la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce,perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la lucee non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera laverità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono statefatte in Dio�10.

La luce che ci deve guidare è dunque Gesù, fattosi uomo non per indicarci la via, ma

3Sir 13, 21-23a4Pr 3, 16-175Ap 3, 176Ap 2, 9

7Gc 5, 2-38Gb 22, 24-269Sir 29, 10-12

10Gv 3, 19-21

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 103

per percorrerla insieme a noi. Egli ci invita ad abbandonarci alla Provvidenza, a nonpreoccuparci del cibo o dei vestiti ma di abbandonarci all'amore del Padre. Non è facileperché per vivere abbiamo anche bisogno di nutrimento materiale, di un riparo dal freddo.Gesù però pone la nostra attenzione al signi�cato di ciò che vogliamo salvare: la nostravita. E la nostra vita non è nel cibo che ci sazia o nel vestito che ci tiene caldi ma in Dio.�Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferiràl'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona�11. Questorichiamo forte di Gesù ci strappa da una illusione che molto spesso coltiviamo: quella diessere costretti ad agire, almeno in qualche occasione, secondo le regole del mondo. Gesù cidice che è una bugia perché siamo solo noi che possiamo, e dobbiamo, scegliere chi seguire.E la scelta può, e deve, essere totale. Non possiamo neanche mettere i beni necessari allasopravvivenza �sica davanti al Signore. Non possiamo dire: �Ora devo mangiare e bere: ilSignore verrà dopo�. Dobbiamo prima guardare a Dio, ed egli, nel suo amore, farà in mododi farci avere ciò che è buono per noi. Non solo, come per gli Ebrei, la manna dal cielo, maanche quarant'anni di deserto, di prove. Leggiamo dai Proverbi: �Con�da nel Signorecon tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passipensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri�12. È l'orgoglio di dire: �È merito miose ho ottenuto questo� che ci fa ri�utare l'amore di Dio. Egli ci mette in guardia controquesto atteggiamento di ri�uto, come si legge nel Deuteronomio: �Guardati dunquedal pensare: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistatoqueste ricchezze. Ricordati invece del Signore tuo Dio perché egli ti dà la forzaper acquistare ricchezze, al �ne di mantenere, come fa oggi, l'alleanza che hagiurata ai tuoi padri�13.

Gesù ci mostra delle immagini, quelle degli uccelli nel cielo e dei gigli del campo, che cicomunicano l'armonia e la bellezza del creato. È il nostro comun denominatore: con essosiamo stati creati nello stesso gesto di amore. È proprio in virtù di questo grande amoreche la natura conserva in sé l'armonia. Da questa armonia noi dobbiamo trarre spunto perandare incontro alla vita. Di fronte a ciò che Dio, nel suo amore, fa per queste creature,Gesù ci dice: ��Non contate voi forse più di loro?��14 ��Perciò vi dico: per lavostra vita non a�annatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per ilvostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale più del cibo e il corpopiù del vestito?��15. È un richiamo ad una disposizione dell'animo che porta al distaccodagli a�anni quotidiani, il mangiare, il bere, il vestire, in contrapposizione con l'essenziale,cioè con ciò che veramente deve essere vitale per il cristiano, il regno di Dio, come si leggenei Salmi: �Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori.Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzatedi buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signorene darà ai suoi amici nel sonno�16.

Se non siamo disposti a credere che agli occhi di Dio valiamo più dei gigli del campo odegli uccelli del cielo e che egli farà per noi molto di più del molto che già fa per loro, siamo��gente di poca fede��17. Non crediamo che Dio ci sia accanto tutti i giorni per aiutarcinelle piccole e grandi prove e, più ancora, per gioire con noi nei momenti belli. Allorariponiamo la nostra �ducia nel possesso di beni materiali che ci fa sentire al sicuro dagliimprevisti della vita ma, come si legge in Luca, è una falsa sicurezza quella che otteniamo:��La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava

11Mt 6, 2412Pr 3, 5-613Dt 8, 17-1814Mt 6, 26b

15Mt 6, 2516Sal 127, 1b-217Mt 6, 31b

104 2.13. Matteo 6, 19�34

tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così:demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tuttoil grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizionemolti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio glidisse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che haipreparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchiscedavanti a Dio��18.

Abbandonarsi alla Provvidenza divina vuol dire avere �ducia e fare un atto di fede nellamisericordia di Dio. Non signi�ca passare la nostra vita aspettando la manna dal cielo, mamettere Dio davanti ad ogni preoccupazione materiale poiché, ci dice Gesù: ��Cercateprima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date inaggiunta��19. Se ci impegniamo a rimanere vicini a Dio, egli non ci abbandonerà, ci saràaccanto e ci darà la forza necessaria per superare i problemi di ogni giorno. Se a�rontassimola vita da soli le nostre fatiche sarebbero vane e mangeremmo �pane di sudore�. Non èche chi non crede non mangia. Il mondo è pieno di gente che non crede in Dio e non muoredi fame. Il pane che mangiano però non li nutre per la vita eterna. Se so riconoscere cheil pane che mangio tutti i giorni sulla mia tavola, l'ho acquistato con la forza della miamano e che quella forza me l'ha data Dio, allora quel pane sarà, tutti i giorni, la mannadal cielo, la Provvidenza divina, l'amore del Padre che ogni giorno si ricorda di me.

Gesù ci dice: ��Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi

saranno date in aggiunta�� (Mt 6, 33).

Il Regno è la tua preoccupazione principale? Il tuo rapporto con i beni materiali è in vista delRegno? E quando questi mancano, sei in grado di abbandonarti alla Provvidenza divina?

18Lc 12, 16b-21 19Mt 6, 33

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 105

Matteo 7, 1�12

71Non giudicate, per non essere giudicati; 2perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati,e con la misura con la quale misurate sarete misurati. 3Perché osservi la pagliuzza nell'occhio

del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? 4O come potrai dire altuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?5Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhiodel tuo fratello.

6Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestinocon le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

7Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; 8perché chiunque chiedericeve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 9Chi tra di voi al �glio che gli chiede un panedarà una pietra? 10O se gli chiede un pesce, darà una serpe? 11Se voi dunque che siete cattivisapete dare cose buone ai vostri �gli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone aquelli che gliele domandano.

12Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è laLegge ed i Profeti.

In questo brano, così come in quello oggetto della precedente catechesi, assistiamoad un monologo di Gesù che, senza interferenze e attraverso frasi ora interrogative, oraimperative fornisce le indicazioni su quello che deve essere il comportamento del cittadinodel Regno. Per comprendere questo brano, iniziamo dall'ultimo versetto: ��Tutto quantovolete che gli uomini facciano a voi, anche voi fate a loro: questa infatti è laLegge ed i Profeti��1. Questa massima comportamentale era ben conosciuta dai giudei,ma sotto forma negativa, come leggiamo in Tobia: �Non fare a nessuno ciò che nonpiace a te�2. Ed ecco, a nessuno di noi piace essere giudicato, a nessuno di noi piacequando gli altri `misurano' la nostra condotta o il nostro operato e allora, dobbiamo esserenoi i primi a non giudicare, dobbiamo essere noi i primi a non `misurare' la condotta ol'operato del nostro fratello. Giudicando gli altri togliamo a Dio l'autorità dell'ultimogiudizio, perché lui è l'unico che può permettersi di giudicarci; infatti nella prima letteraa Giacomo leggiamo: �Ora, uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvaree rovinare; ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?�3. Giudicare ilfratello dunque, è come mettersi al posto dell'unico vero giudice che è Dio; così facendocondanniamo noi stessi e anticipiamo il giudizio di Dio verso di noi. Infatti, nel Vangelodi Marco ci viene detto: �Diceva loro: �Fate attenzione a quello che udite: Conla stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi saràdato di più.��4. Anche Dio condannerà noi che commettiamo le stesse cose! Chi giudicasi espone dunque al peccato perché, nell'osservare le mancanze del prossimo, perde di vistale proprie allontanandosi inesorabilmente dal Padre. Per la trave che abbiamo nel nostroocchio non possiamo permetterci di provare a togliere la pagliuzza dall'occhio del nostrofratello! Questo concetto è ribadito con forza da Paolo nella Lettera ai Romani: �Seidunque inescusabile, chiunque tu sia o uomo che giudichi, perché mentre lo faicondanni te stesso; infatti tu che giudichi fai le medesime cose. Eppure noisappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettonotali cose�5.

1Mt 7, 122Tb 4, 15a31 Cor 4, 5

4Mc 4, 245Rm 2, 1-2

106 2.14. Matteo 7, 1�12

Probabilmente tutti conosciamo le parole di Gesù nell'episodio dell'adultera: ��Chi divoi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei��6; se ricordate bene,nessuno dei presenti nel tempio scagliò la pietra contro la donna e questa tornò a casa nonsolo viva, ma rinata nel perdono concessole da Gesù. E' l'esempio perfetto per farci capireche noi non dobbiamo giudicare, non solo perché non ne abbiamo l'autorità, ma perchénon ne abbiamo la capacità! Il giudizio è dunque una pratica empia in quanto non spettaalle creature, ma al Creatore. Il Padre è l'unico che dirigendo un fascio di luce sulla nostracondizione umana può misurarci con il metro giusto. L'uomo non è in grado di misurarele proprie peculiarità, perché, non disponendo di tale luce, cade inesorabilmente nell'autoesaltazione. Tanto più deve fare molta attenzione nel misurare il prossimo altrimenti cadrànel peccato di chi si erge a giudice della condizione degli altri, è pronunciata la sentenza,li condanna; questo concetto è spiegato nella lettera ai Corinzi: �Non vogliate perciògiudicare nulla prima del tempo, �nché venga il Signore. Egli metterà in luce isegreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avràla sua lode da Dio�7.

È innegabile che l'uomo avverta tutti i giorni la propria capacità di attribuire un valorepositivo o negativo alle cose che lo circondano. Allo stesso modo, nelle relazioni con ilprossimo, avvertiamo spesso la facoltà di riconoscere le luci e le ombre dell'animo altrui.Ognuno di noi sente di avere questa Sapienza e nella vita s'impegna per adoperarla nelmigliore dei modi. Questa però non è una nostra caratteristica, non viene da noi, ma èun dono che per opera dello Spirito Santo, viene trasmessa dal Padre ai suoi �gli: �Sequalcuno di voi manca di Sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti genero-samente e senza rinfacciare, e gli sarà data�8. Ogni volta che dimentichiamo questo,allora cadiamo nel peccato di abusare di un dono santo e prezioso di Dio. Dice Gesù:��Non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con leloro zampe e poi si voltino per sbranarvi��9.

Leggiamo dal Vangelo di Matteo: ��il regno dei cieli è simile ad un mercante cheva in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore va vende tutti isuoi averi e la compra��, alla luce di questo versetto possiamo cogliere, da parte di Gesù,l'invito a seguire il suo insegnamento e a non buttare via la perla verso la quale dobbiamoorientare la nostra vita, cioè il Regno di Dio. Quest'ultimo è la cosa più importante chedobbiamo cercare. L'unica cosa che dobbiamo fare, come dice Osea, è: �Seminate pervoi secondo giustizia e mietete secondo bontà; dissodatevi un campo nuovo,perché è tempo di cercare il Signore, �nché egli venga e di�onda su di voi lagiustizia.�10. Dobbiamo, quindi, cercare il Signore, perché, come egli stesso ha detto perbocca del profeta Amos: �Cercate me e vivrete!�11. Nell'Antico Testamento cercareDio signi�cava cercarne la parola, attraverso i libri sacri o le parole di un profeta, oppurecercarne il volto, per sentirne la presenza. Nel Nuovo Testamento cercare Dio diventa��cercare il regno di Dio e la sua giustizia��12.

Come a�rontare questo cammino di ricerca? C'è una seconda parte del brano in cuiGesù, sempre insegnando, dona �ducia in quella che è la bontà del Padre. Se prima infattiha invitato ad astenersi, questa volta invita ad avere coraggio e rivolgersi al Padre nostroe alla sua Bontà: ��Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e visarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa saràaperto��13. Questa parte del brano è ricca di speranza per noi poveri uomini bisognosi

6Gv 8, 7b71 Cor 4, 58Gc 1, 59Mt 7, 6

10Os 10, 1211Am 5, 412Mt 6, 3313Mt 7, 7-8

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 107

ed è un invito esplicito ad aver il coraggio di farci avanti con lui e ad avere fede nella suasicura risposta. Nei versetti successivi Gesù ci dice di cercare Dio con cuore sincero, perchésolo così a chi busserà alla sua porta sarà aperto, chi lo cerca lo troverà e a chi chiede saràdato.

In Geremia leggiamo: ��mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete contutto il cuore; mi lascerò trovare da voi - dice il Signore - cambierò in megliola vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi hodisperso � dice il Signore � vi ricondurrò nel luogo da dove vi ho fatto condurrein esilio��14.

E nel secondo libro delle Cronache leggiamo: �Il Signore sarà con voi se voi saretecon lui; se lo cercherete si lascerà trovare da voi�15. Ancora, nel libro del profetaIsaia: �Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino. L'em-pio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore cheavrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i mieipensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolodel Signore. Quando il cielo sovrasta la terra, quando le mie vie sovrastano levostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri�16.

Gesù ci invita ad andare con �ducia incontro al Signore dicendoci che come gli uominipur essendo quotidianamente esposti al peccato riescono a dare cose buone ai loro �gli,così il Signore che è buono e misericordioso non si negherà a chi lo cerca con fede. Se dallepersone cattive possono nascere cose buone, �guriamoci cosa si può ottenere da Colui cheè Buono per eccellenza. E la cosa più buona che Dio può dare la troviamo nel parallelodi Luca: ��Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri�gli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielochiedono!��17. Questa, quindi, deve essere la prima preghiera che dobbiamo rivolgere aDio: donarci lo Spirito Santo. In e�etti, solo sotto l'azione dello Spirito Santo noi saremocapaci di vivere come vuole il Padre, e lui non potrà negarci ciò che Gli chiederemo.Ne abbiamo diversi esempi negli scritti di San Giovanni: �Se rimanete in me e lemie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.�18; eancora �e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoicomandamenti e facciamo quel che è gradito a lui.�19.

Scendiamo nel concreto della nostra realtà e pensiamo a quanto ciò sia vero. Quantevolte abbiamo concretamente chiesto e ottenuto da Dio? Quante volte ha risposto disi alle nostre richieste? Quante volte abbiamo ottenuto da lui semplicemente con unapreghiera? E quando ciò non è avvenuto, il nostro animo era predisposto a chiedere ciòche era veramente giusto? O non stavamo forse chiedendo qualcosa che fosse solo per inostri comodi? E la nostra preghiera di richiesta è stata forte e insistente come indicatoda Gesù20? Dobbiamo quindi avere il coraggio e la forza di chiedere a Dio perché cosìcome si legge nel libro del Deuteronomio: �Ma di là cercherai il Signore tuo Dioe lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima�21. E nelVangelo di Matteo: ��In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra siaccorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli vela concederà.��22. Non solo, l'estrema bontà di Dio fa sì che se chiediamo con forza econ l'animo giusto, possiamo considerare la nostra richiesta come già esaudita Leggiamodalla prima lettera di Giovanni: �Questa è la �ducia che abbiamo in lui: qualunque

14Ger 29, 13-14152 Cr 15, 2b16Is 55, 6-917Lc 11, 1318Gv 15, 7

191 Gv 3, 2220Lc 18, 1-821Dt 4, 2922Mt 18, 19

108 2.14. Matteo 7, 1�12

cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. E se sappiamo checi ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gliabbiamo chiesto�23. Ancora una volta Gesù ci indica il percorso per ottenere le cose:esso è racchiuso nella semplicità della preghiera rivolta al Padre. Si ha infatti nel Vangelodi Marco: ��Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera,abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.��24. E ancora dal Vangelo diGiovanni: ��Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padresia glori�cato nel Figlio��25.

Questo brano del Vangelo di Matteo si conclude con la massima dalla quale siamopartiti: ��tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo aloro: questa infatti è la legge ed i profeti��. Questa è la conclusione per tutto ciò cheGesù ci insegna in questo suo monologo. Egli ci spiega che il comportamento giusto è dinon fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi, perché individuando ciò che è beneper noi e proiettandolo verso gli altri, seguiremo il comandamento più importante che Gesùci da, cioè amare il prossimo come noi stessi. Questo è evidente nella lettera ai Romani:�Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole;perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: noncommettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasialtro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuocome te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimentodella legge è l'amore�26.

Nel mio quotidiano sono capace di riconoscere la presenza dello Spirito Santo che mi guida nei mieicomportamenti e nelle mie opere? Così ad esempio quando giudichi un fratello, lo fai con sincerospirito di fratellanza per correggere con umiltà i suoi errori, oppure il tuo è un atto di condannanei suoi confronti? E se così è, perché non hai lasciato operare lo Spirito Santo?

231 Gv 5, 14-1524Mc 11, 24

25Gv 14, 1326Rm 13, 8-10

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 109

Matteo 7, 13�29

713Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdi-zione, e molti sono quelli che entrano per essa; 14quanto stretta invece è la porta e angusta la

via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!

15Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. 16Dailoro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o �chi dai rovi? 17Così ogni alberobuono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; 18un albero buono non puòprodurre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. 19Ogni albero che non producefrutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 20Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.21Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà delPadre mio che è nei cieli. 22Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noiprofetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?23Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio cheha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i �umi, so�arono i venti esi abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. 26Chiunqueascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito lasua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i �umi, so�arono i venti e si abbatteronosu quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande�.28Quando Gesù ebbe �nito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: 29egliinfatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

Con questa catechesi si conclude il discorso della montagna. Lungo tutto questo per-corso Gesù ci ha descritto il cittadino del regno dei cieli, ossia del credente che segue Cristoe la sua giustizia, dandoci consigli e ammonendoci circa il nostro comportamento esterioreed il nostro atteggiamento interiore. Ora, a conclusione di questo discorso, egli ci dicechiaramente che possiamo entrare nel regno a patto di operare una scelta decisa e concretache, soprattutto, si traduca in fatti ed opere.

��Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via checonduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto strettainvece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sonoquelli che la trovano!��1. Gesù ci esorta, usando un imperativo, a scegliere la portastretta; questo comando non ha però il peso di una imposizione poiché non è dato perforzarci a fare una cosa che non vogliamo fare, è invece la parola amorevole e ferma dicolui che ci ama oltre ogni misura umana e il cui amore comprendiamo a fatica. Questaesortazione la fa Dio stesso da sempre al suo popolo, leggiamo infatti nel Deuteronomio:�Vedete, io pongo oggi davanti a voi una benedizione e una maledizione: labenedizione, se obbedite ai comandi del Signore vostro Dio, che oggi vi do;la maledizione, se non obbedite ai comandi del Signore vostro Dio e se viallontanate dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voinon avete conosciuti.�2. Siamo dunque liberi di scegliere, due volte. La prima perché,oggettivamente, possiamo liberamente fare ciò che vogliamo, seguire Dio e la sua parolao fare altrimenti. La seconda perché siamo consapevoli del signi�cato della scelta cheoperiamo. La scrittura in questo è esplicita: più volte, infatti, siamo messi in guardiasul signi�cato della scelta che siamo chiamati ad operare, come nel Siracide: �Se vuoi,osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere. Egli

1Mt 7, 13-14 2Dt 11, 26-28

110 2.15. Matteo 7, 13�29

ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; là dove vuoi stenderai la tua mano.Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a luipiacerà.�3. Il richiamo che ci viene fatto è dunque generato dall'amore che Dio ha pernoi, come si legge chiaramente nel Vangelo di Giovanni: �Dio infatti ha tanto amato ilmondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia,ma abbia la vita eterna.�4. È per amore che Dio ci chiama instancabilmente e ponesul nostro cammino continui richiami per farci ricordare di lui. Il suo amore, per quantogrande, non può però operare da solo ma richiede una risposta positiva da parte nostraa�nché il progetto salvi�co che ha per ciascuno di noi si possa concretizzare e possiamoessere accolti nel suo regno. Nel brano parallelo di Luca si legge infatti: ��Sforzatevidi entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi,ma non ci riusciranno.��5. In questo imperativo, `sforzatevi', c'è tutta l'urgenza,l'impegno e la fatica necessari per operare prima e mettere in pratica poi la scelta giusta.È l'uomo che ha la facoltà di scegliere la porta stretta o quella larga, il bene o il male,seguire il Cristo, vero e unico pastore, o camminare nel buio, con tutte le conseguenze delcaso, come si legge in Proverbi: �La strada dei giusti è come la luce dell'alba, cheaumenta lo splendore �no al meriggio. La via degli empi è come l'oscurità: nonsanno dove saranno spinti a cadere�6. Questa tra la porta stretta e quella larga è laprima di più opposizioni che si trovano in questo brano: i contrasti riportano il discorsosu un piano più pratico, perché la nostra vita è fatta di contrasti e con�itti che sorgono difronte ad una scelta impegnativa.

Gesù quindi continua il suo discorso con un ulteriore ammonimento per metterci inguardia dai falsi profeti. Questi sono uomini, ma anche situazioni, che ci seducono confalse promesse con l'innocenza di agnelli, ma che in realtà sono belve feroci che hannoa cuore solo il loro tornaconto personale e ci inducono a sbagliare strada. Per poterliriconoscere, e quindi non seguirli sulla loro strada, Gesù ci dice infatti: ��Dai loro fruttili riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o �chi dai rovi? Così ognialbero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrrefrutti buoni.��7. Gesù usa questo linguaggio che si fonda sulla natura e sulla sua armoniadi cui ciascuno può fare una esperienza diretta per aiutarci a capire meglio il senso del suodiscorso. A sottolineare l'importanza del concetto, in pochi versetti la parola `frutti',ossia le opere, ricorre ben sette volte e la parola `albero', cioè l'uomo, cinque: così eglivuole indicare l'importanza delle opere di fede che germogliano dall'uomo che coltiva in sé ilmessaggio di amore di Dio. Siamo quindi in grado di riconoscere i falsi profeti dai loro frutti,ma anche noi possiamo essere riconosciuti dai nostri, come leggiamo anche nel Siracide:�Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela il sentimentodell'uomo.�8. Come fa un albero ad essere un buon albero? Il seme in potenza giàrappresenta l'albero e ne contiene tutte le caratteristiche, ma per poter crescere e diventarealbero ha bisogno di cure e anche quando è cresciuto non deve essere abbandonato. Lalinfa che lo alimenta deve essere costantemente rinvigorita. Come un albero, anche ognunodi noi deve essere alimentato per crescere. L'alimento di cui abbiamo bisogno per diventarealberi che producono frutti buoni non è un cibo materiale, ma la parola di Dio. Se nonrimaniamo vicini a Gesù ed al suo insegnamento non abbiamo il nutrimento necessario aprodurre frutti buoni, come egli stesso ci dice nel Vangelo di Giovanni: ��Chi non rimanein me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano

3Sir 15, 15-174Gv 3, 165Lc 13, 24

6Pr 18, 197Mt 7, 16-188Sir 27, 6

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 111

nel fuoco e lo bruciano.��9. Allora la nostra adesione al progetto divino diventa unaadesione solo formale che si esaurisce nell'osservanza di pochi precetti ma che non è certoquella adesione profonda e sincera che ci viene richiesta, come si legge in Isaia: �Dice ilSignore: �Poiché questo popolo mi onora con le labbra mentre il suo cuore èlontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani, perciò,eccomi, continuerò ad operare meraviglie e prodigi con questo popolo; perirà lasapienza dei suoi sapienti e si eclisserà l'intelligenza dei suoi intelligenti��10. Inostri frutti cambiano di conseguenza, come leggiamo nella lettera ai Galati: �Del resto leopere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria,stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie,ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già hodetto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spiritoinvece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,dominio di sé; contro queste cose non c'è legge.�11. Paolo lo a�erma chiaramente:se sono vicino al Signore non ho bisogno di un culto fatto di regole perché è lo Spirito, nonla legge, a guidare i miei passi.

Nel giudizio �nale saremo messi di fronte alle nostre azioni ma già ora ci viene chiestoconto del nostro comportamento: ��Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poinon fate ciò che dico?��12. Se ascoltiamo Gesù e lo amiamo, non possiamo non sfor-zarci di seguire le sue parole, il suo insegnamento. Per renderci più chiaro il messaggio,Gesù si avvale di una altro linguaggio umano, quello dell'edilizia, e ricorre ad una nuovaopposizione: ��[...] chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica��13

si contrappone a ��Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in prati-ca��14. Essere veri cristiani, aderire cioè al progetto divino col �ne di entrare nel regno,signi�ca fondare la nostra vita sulla Parola vivendola ogni giorno. Dobbiamo sempre averechiaro il nostro �ne ultimo, cioè il regno, ed essere certi che come leggiamo nei Proverbi:�Non resta saldo l'uomo con l'empietà, ma la radice dei giusti non sarà smossa.[...] Gli empi, una volta abbattuti, più non sono, ma la casa dei giusti stasalda.�15

Il brano si chiude con le parole: �Quando Gesù ebbe �nito questi discorsi, lefolle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro comeuno che ha autorità e non come i loro scribi.�16. Gesù deriva la sua autorità nondalla sapienza o dal fatto che è Figlio di Dio, ma perché parla per noi, è il suo amore ela volontà di salvare tutti noi che danno forza alle sue parole. Non è un moralista o unlegislatore ma, come dice egli stesso: ��Io sono la porta: se uno entra attraverso dime, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo�.�17. Gesù è quindi il maestro daascoltare, l'esempio da seguire, la strada da imboccare.

Tutto quanto abbiamo ascoltato in queste catechesi sul discorso della montagna, quindi,lo dobbiamo vivere ogni giorno, sia nella parte esteriore che in quella interiore. La preghierae i riti sono infatti parte importante della nostra vita cristiana, sono la fonte dalla qualeattingiamo il nutrimento spirituale necessario per rimanere vicini al Signore. Da sole perònon bastano e non compensano l'assenza di una fedeltà alla parola che sgorga dal cuore eche si traduce in una vita di opere.

��Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla

9Gv 15, 610Is 29, 13-1411Gal 5, 19-2312Mt 7, 2113Mt 7, 24a

14Mt 7, 26a15Pr, 12, 3.716Mt 7, 28-2917Gv 10, 9

112 2.15. Matteo 7, 13�29

perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e

angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!�� (Mt7, 13-14).

��Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti

cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre

frutti buoni.�� (Mt 7, 17-18).

��Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa

la volontà del Padre mio che è nei cieli�� (Mt 7, 21).

Durante tutto il discorso della montagna, Gesù ha gettato in noi i semi per farci diventare cittadinidel regno. Come li abbiamo coltivati? Che frutti abbiamo prodotto?

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 113

Matteo 8, 1�17

81Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. 2Ed ecco venire un lebbroso eprostrarsi a lui dicendo: �Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi�. 3E Gesù stese la mano e lo toccò

dicendo: �Lo voglio, sii sanato�. E subito la sua lebbra scomparve. 4Poi Gesù gli disse: �Guardatidal dirlo a qualcuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'o�erta prescritta da Mosè, e ciòserva come testimonianza per loro�.

5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: 6�Signore, il mio servogiace in casa paralizzato e so�re terribilmente�. 7Gesù gli rispose: �Io verrò e lo curerò�. 8Mail centurione riprese: �Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto unaparola e il mio servo sarà guarito. 9Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di mee dico a uno: Fa' questo, ed egli lo fa�.10All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: �In verità vi dico, pressonessuno in Israele ho trovato una fede così grande. 11Ora vi dico che molti verranno dall'oriente edall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12mentre i�gli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti�. 13E Gesùdisse al centurione: �Va', e sia fatto secondo la tua fede�. In quell'istante il servo guarì.14Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. 15Letoccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.16Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarìtutti i malati, 17perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

Egli ha preso le nostre infermità

e si è addossato le nostre malattie.

Il brano evangelico che abbiamo ascoltato, è quello immediatamente successivo al �di-scorso della montagna� nel quale, come sicuramente ricorderemo, Gesù traccia il percorsoper divenire �cittadini del regno�, indicandoci quali sono i comportamenti da tenere edinvitandoci esplicitamente a tendere verso la perfezione; egli stesso ci ha detto, infatti:�Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.�1

Ora Gesù, sceso dal monte, è seguito da tutti coloro che, �no a quel momento, hannoascoltato le sue parole ed i suoi insegnamenti. Tutta questa folla, accorsa anche per lafama di guaritore miracoloso che si di�use su Gesù dopo i primi miracoli, assisterà adaltre guarigioni. Ma questa volta ne coglierà il vero signi�cato: non sono più solo miracolidi misericordia e di pietà, ma sono i segni della missione salvi�ca che Gesù compie perciascuno.

Matteo ci presenta tre personaggi diversi, con le loro storie e la loro fede, che nell'in-contro con Gesù si prostrano a lui per ottenere un miracolo.

Il primo personaggio è un lebbroso, una persona posta ai margini della società, isolatae allontanata. Nei paralleli di Marco e Luca troviamo chiaro il riconoscimento e la fededi costui in Gesù; in Marco: �Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava inginocchio e gli diceva: �Se vuoi, puoi guarirmi!�.�2 e in Luca: �un uomo copertodi lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: �Signore, se vuoi, puoisanarmi�.�3. Gesù, mosso a compassione, stende la mano, lo tocca e il lebbroso guarisce.Ma dopo la guarigione gli imporrà di mantenere il silenzio e di presentarsi al Sacerdote perl'o�erta prevista da Mosè. La guarigione di un lebbroso, infatti, era un evento talmenteparticolare che la Legge prevedeva la presentazione del guarito di fronte al sacerdote e il

1Mt 5, 482Mc 1, 40

3Lc 5, 12b

114 2.16. Matteo 8, 1�17

compimento da parte di quest'ultimo di tutta una serie di atti che, protraendosi per diversigiorni, lo portavano alla totale puri�cazione4.

Nel brano di Matteo non è scritto, ma nel parallelo di Marco è sottolineato che illebbroso, disobbedendo a Gesù, �cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, alpunto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se nestava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.�5.

Il silenzio sulla sua identità messianica, che Gesù chiede ai miracolati, così come aidemòni e per�no ai discepoli, era necessario perché il popolo si era fatto un'idea nazionalistae guerriera del Messia, molto diversa da quella che lui incarnava. È per questo che, perevitare equivoci sulla sua missione, la vera identità di Gesù sarà svelata solo dopo la suamorte e resurrezione.

Il secondo personaggio che il vangelo ci presenta è un centurione che chiede la guarigionedel proprio servo. Nel brano parallelo di Luca scopriamo che il centurione era una personanota, che si era già prodigata per il popolo di Israele, pur essendo un pagano. Leggiamoinfatti che gli anziani dei Giudei della città di Cafàrnao: �giunti da Gesù lo pregavanocon insistenza: �Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perchéama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga�.�6.

Mentre Matteo ci racconta di un incontro diretto tra il centurione e Gesù, in Luca ilcenturione invierà dei suoi messaggeri e questo perché nel suo atto di fede si consideraindegno di incontrare Gesù personalmente e tanto meno si ritiene degno di accoglierlosotto il suo stesso tetto. Ritenersi indegni è un ulteriore dimostrazione di fede; di unafede veramente umile che ci permette di abbandonarci completamente alle parole ed allapotenza di Dio, rinunciando a far a�damento sui nostri pensieri e sulla nostra forza: inostri pensieri e la nostra forza diventano i pensieri e la forza di Dio.

Nel vangelo di Giovanni, richiamato a parallelo, al posto di un centurione si presenta aGesù un funzionario del re con un �glio ammalato. Anche in questo caso dietro l'insistenterichiesta di guarigione, Gesù compie il miracolo.

Il funzionario del re, ed il centurione, tornano a casa credendo a Gesù sulla parola,consci della potenza di essa, come recitano il Salmo 33: �Dalla parola del Signorefurono fatti i cieli, dal so�o della sua bocca ogni loro schiera. [...] Tema ilSignore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo, perché egliparla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste.�7, ed il Salmo 107: �Mandò la suaparola e li fece guarire, li salvò dalla distruzione.�8.

La professione di fede del centurione diventa per Gesù pretesto di ammonimento peril popolo eletto: ��In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato unafede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente esiederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentrei �gli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridoredi denti�.�9. Gesù è accolto dai lontani e ri�utato dai vicini; è riconosciuto dai pagani enon da coloro che lo hanno ricevuto, ad esclusione dei pochi discepoli. E quindi invita anon stupirsi se alla �ne dei tempi coloro che si sono convertiti, anche solo alla �ne della lorovita terrena, entreranno nel regno dei cieli, mentre coloro che credono di essere giusti manon avranno creduto al Cristo, vedranno i pagani prendere i loro posti, saranno cacciatidal regno e saranno condannati alle tenebre �ove sarà pianto e stridore di denti�10.

4Lv 14, 1-325Mc 1, 45b6Lc 7, 4b-57Sal 33, 6.8-9

8Sal 107, 209Mt 8, 10b-12

10Mt 8, 12b; Mt 13, 42.50; Lc 13, 28-29

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 115

Il pianto e lo stridore di denti è l'immagine biblica della collera e della repulsione degliempi nei confronti dei giusti e descrive la dannazione a cui gli empi sono destinati nelmomento in cui Dio verrà a giudicare il modo in cui ognuno ha adempiuto ai suoi compiti.Se quindi in questo mondo il giusto convive con l'empio, non sarà così nel regno di Diodove vi giungeranno solo i giusti.

Gesù ribadirà più volte questo avvertimento; in Luca, ad esempio, leggiamo: �Un talegli chiese: �Signore, sono pochi quelli che si salvano?�. Rispose: �Sforzatevidi entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi,ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta,rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Maegli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete adire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostrepiazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevida me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di dentiquando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dioe voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e damezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.�.�11.

I pagani sono quindi chiamati alla salvezza, mentre Israele ri�uta il Messia. Ma inRomani leggiamo: �Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre?Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, persuscitare la loro gelosia.�12. L'incredulità del popolo eletto non è che un passo falsopermesso da Dio per la conversione dei pagani e, in de�nitiva, per la loro stessa conversione:è per la loro salvezza, infatti, che Dio li renderà gelosi dei pagani.

L'ultima �gura presentata dall'evangelista in questo brano è la suocera di Pietro. Anchein questo caso, come per il lebbroso, la guarigione passa per una �sicità. Infatti Gesù latocca e questa guarisce. Leggendo questo episodio, risaltano subito due cose: la primaè che Gesù, diversamente da quanto accaduto �no ad ora, guarisce la malata senza chenessuno glielo chieda; la seconda è che lei, appena guarita, si mise a servirlo.

Per la prima osservazione, leggiamo il parallelo di Luca: �Uscito dalla sinagogaentrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grandefebbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbrela lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.�13. Anche in questocaso, quindi, c'è stata la preghiera di terze persone ad intercessione per il compimento delmiracolo.

Tutti i vangeli nei quali è riportato questo episodio, sottolineano il fatto che la suoceradi Pietro, subito, si mise a servirlo. È importante capire che Gesù non opera questomiracolo perché desidera essere servito dalla donna, ma è quest'ultima che, guarita, nonpuò far altro che alzarsi ed o�rire la sua vita al suo Salvatore, servendolo. In questo sensoabbiamo molte testimonianze di persone che, guarite nello spirito e convertite alla fede, unavolta incontrato Dio, hanno iniziato a servirlo senza timore (penso a Viviana, ma ancheai nostri Mario e Stefano); o di persone che, guarite nel corpo da un brutto male, si sonoavvicinate a Dio e si sono abbandonate a lui o�rendogli la loro vita (e qui penso a miopadre che, guarito dal tumore, ha iniziato a camminare nella fede e sta diventando semprepiù assiduo nella partecipazione alla messa domenicale).

Insieme ai miracoli già visti e legati a personaggi speci�ci, Gesù ne compie altri. Ilbrano di Matteo, infatti, prosegue: �Venuta la sera, gli portarono molti indemoniatied egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati,�14. Tutte

11Lc 13, 23-2912Rm 11, 11

13Lc 4, 38-3914Mt 8, 16

116 2.16. Matteo 8, 1�17

queste guarigioni portano all'avverarsi della profezia di Isaia: �Eppure egli si è caricatodelle nostre so�erenze, si è addossato i nostri dolori�15. Per Isaia il servo prendesu di sè i nostri dolori per la sua so�erenza espiatrice. Matteo, invece, che riporta laprofezia in queste parole: �Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le

nostre malattie.�16, intende che Gesù prende su di sé i nostri dolori mediante le guarigionimiracolose. Ma poiché Gesù, il servo, è venuto a prendere su di sé i peccati, ha potutoanche alleviare gli uomini dai mali corporali che sono la conseguenza e la pena del peccato.

Con i miracoli Gesù rivela il suo potere sulla natura e particolarmente sulla malattia,sulla morte e sui demòni. I miracoli, poi, hanno un signi�cato spirituale e simbolico: conil trionfo dello Spirito su peccati e malattie, portano sì ad una guarigione esteriore, masoprattutto a quella interiore per mezzo di un atto di fede. E la fede, in occasione deimiracoli, è particolarmente richiesta da Gesù, il quale esige un sacri�cio dello spirito equindi di tutto l'essere. Egli non può compiere alcun miracolo se non trova la fede chedeve dare ad esso il suo vero signi�cato.

La fede è un atto di�cile di umiltà che purtroppo molti ri�utano di compiere. Maquando è forte, la fede opera meraviglie, ottiene tutto, in particolare la remissione deipeccati e la salvezza di cui è condizione indispensabile.

È a questa fede che siamo chiamati tutti noi.

Cosa vuol dire per me credere in Gesù?

15Is 53, 4a 16Mt 8, 17b

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 117

Matteo 8, 18�34

818Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva. 19Allora uno scribasi avvicinò e gli disse: �Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai�. 20Gli rispose Gesù: �Le

volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posareil capo�.

21E un altro dei discepoli gli disse: �Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre�.22Ma Gesù gli rispose: �Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti�.23Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. 24Ed ecco scatenarsi nel mare unatempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. 25Allora, accostatisia lui, lo svegliarono dicendo: �Salvaci, Signore, siamo perduti!�. 26Ed egli disse loro: �Perchéavete paura, uomini di poca fede?� Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grandebonaccia. 27I presenti furono presi da stupore e dicevano: �Chi è mai costui al quale i venti e ilmare obbediscono?�.28Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli venneroincontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. 29Cominciarono agridare: �Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempoa tormentarci?�.30A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; 31e i demòni preseroa scongiurarlo dicendo: �Se ci scacci, mandaci in quella mandria�. 32Egli disse loro: �Andate!�.Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria siprecipitò dal dirupo nel mare e perì nei �utti. 33I mandriani allora fuggirono ed entrati in cittàraccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. 34Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e,vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.

Il brano che abbiamo appena ascoltato fa parte della sezione del vangelo di Matteo incui ci vengono presentati tutta una serie di miracoli tramite i quali Gesù manifesta il suopotere e la sua autorità sulla natura e sui demòni. In particolare, questo brano si articolain tre momenti che costituiscono una sorta di percorso di fede.

All'inizio di questo brano, uno scriba si avvicina a Gesù per o�rirsi di seguirlo. L'abi-tudine ebraica era quella di scegliersi il maestro da seguire e tale scelta veniva e�ettuataanche sulla base dell'importanza del maestro. Gesù però lo avverte che non è più così.Riprendendo le parole di un salmo: �Anche il passero trova la casa, la rondine ilnido, dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, miore e mio Dio.�1 egli avvisa lo scriba, e noi, che chi lo vuole seguire deve abbandonareogni sicurezza nei beni materiali per riporle tutte in Cristo.

In questo Gesù non ci lascia soli ma ci dà il suo esempio, come si legge nella lette-ra ai Filippesi: �Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la suauguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servoe divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso fa-cendosi obbediente �no alla morte e alla morte di croce.�2 Gesù ha svuotato sestesso della gloria che gli spettava di diritto, anche nella forma umana, per farsi servo delPadre e per partecipare di tutte le debolezze e so�erenze della condizione umana, eccettoil peccato. Ciò era necessario per riscattarci dai nostri peccati arricchendoci dei privile-gi ai quali egli aveva rinunciato. Chi vuole farsi discepolo deve dunque accettare e farepropria questa rinuncia, come esprime chiaramente San Paolo nella sua seconda lettera aiCorinzi: �Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco

1Sal 84, 4 2Fil 2, 5-8

118 2.17. Matteo 8, 18�34

che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo dellasua povertà.�3.

Per ricevere questo dono però è necessario convertire il nostro cuore: distaccarci daibeni e dai legami terreni ci rende liberi come lo era Gesù nella sua missione sulla terra.Gesù chiede anche il distacco completo ed immediato dai legami di a�etto che creiamonella nostra vita, e che spesso usiamo come alibi quando ci allontaniamo dalla volontà delSignore. Nel brano parallelo di Luca troviamo un chiaro esempio della misura del passoche ci è richiesto: �A un altro disse: �Seguimi�. E costui rispose: �Signore,concedimi di andare a seppellire prima mio padre�. Gesù replicò: �Lascia chei morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio�. Un altrodisse: �Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli dicasa�. Ma Gesù gli rispose: �Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi sivolge indietro, è adatto per il regno di Dio�.�4. Le due persone di questo branonon hanno detto niente di sconvolgente né hanno ri�utato l'invito del Cristo. Gesù peròli riprende. L'invito che hanno ricevuto è a diventare discepoli, questo implica che devonopartire dalla loro casa e seguire il maestro. Non sanno quanto tempo staranno via e neanchese torneranno mai. Anche noi, io per primo, avremmo risposto la stessa cosa: salutare ifamiliari, seppellire un genitore, gesti semplici e, in un certo senso, dovuti. Gesù però dauna indicazione chiara su cosa è quel mondo dal quale ci chiama: è un mondo di morte e dimorti. All'invito ad abbandonare questa realtà rispondono correttamente i primi quattrodiscepoli, Pietro ed il fratello Andrea e i �gli di Zebedèo, Giacomo e Giovanni. Comeleggiamo infatti dal vangelo di Matteo5, all'invito di Gesù a seguirlo abbandonano tutto,i primi lasciano le reti, i secondi il padre, e lo seguono. Anche quando la nostra chiamatanon ci porta ad abbandonare �sicamente i luoghi o le persone a noi care, Gesù ci richiedeespressamente questa risposta sollecita e incondizionata, come leggiamo in Matteo: �Chiama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il �glio o la �gliapiù di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, nonè degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto lasua vita per causa mia, la troverà.�6. Qui Gesù esplicita quel primato nell'amore chedobbiamo riconoscergli se vogliamo essere suoi discepoli. Addossandosi questo primato,che è sempre stato del Padre, egli esprime anche la sua vicinanza con Dio.

Nella seconda parte di questo brano il Signore si mostra come il Salvatore, l'unico cheha la supremazia sulle forze della natura e che, quindi, può salvare l'uomo da ciò che lominaccia e lo assedia. La paura e lo smarrimento ci fanno rivolgere a Gesù per chiedereil suo aiuto e la sua misericordia: ��Salvaci, Signore, siamo perduti!��7. La rispostarivela la missione del Figlio di Dio, venuto tra gli uomini per donare la fede e la salvezza:�Ed egli disse loro: �Perché avete paura, uomini di poca fede?��8. Il cristiano,infatti, con il dono della fede riceve il potere di riporre tutta la �ducia nella presenza diCristo nella propria vita; chi teme e dispera viene considerato gente di poca fede, perchési dimentica o addirittura ignora la provvidenza divina, che mai lascerà sole le creatureda lui fatte per amore. La fede che Gesù richiede implica l'abbandono a lui, rinunciandoa fare a�damento su forze e certezze umane, che prima o poi svaniscono, ma con l'unicacertezza che in Gesù è il primato dell'amore e che questo amore è rivolto a ciascuno di noi.

Nell'ultima parte del brano è riportato l'episodio della guarigione di un indemoniato. InMatteo gli indemoniati sono due, nei paralleli di Marco9 e Luca10 è uno solo. Questi ultimi

32 Cor 8, 94Lc 9, 59-625Mt 4, 18-226Mt 10, 37-39

7Mt 8, 25b8Mt 8, 26a9Mc 5, 1-20

10Lc 8, 26-39

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 119

poi riportano molti più particolari, compresi il nome del demòne: ��Legione��. Anche inaltri episodi Matteo raddoppia, per esempio in questo vangelo abbiamo due ciechi a Gèrico.Questo, che potrebbe essere un procedimenti stilistico, non altera il senso del messaggioche ci è rivolto. In particolare, leggiamo: ��Che cosa abbiamo noi in comune conte, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?��11. In attesadel giorno del giudizio, infatti, i demòni godono di una certa libertà nella loro azione sullaterra. È interessante notare da un lato la conoscenza dei demòni, dall'altro il fatto cheGesù concede loro di fare ciò che gli chiedono. Ci si aspetterebbe che Gesù li ricaccinell'abisso e invece c'è un motivo per il quale questi godono della libertà che hanno. Èun motivo che sfugge alla comprensione umana ma che è senz'altro valido all'interno delprogetto divino. Gesù quindi agisce secondo questo progetto piuttosto che secondo logicheumane. Dal vangelo di Marco leggiamo: �Ora c'era là, sul monte, un numerosobranco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: �Mandaci da queiporci, perché entriamo in essi�. Glielo permise. E gli spiriti immondi uscironoed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circaduemila e a�ogarono uno dopo l'altro nel mare. I mandriani allora fuggirono,portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere checosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto,vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebberopaura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accadutoall'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dalloro territorio.�12. L'incontro con Gesù mette quelle persone, e spesso anche noi oggi,davanti a delle realtà che sono di�cili da accettare. Cosa si trovano davanti? Una personadi cui Luca ci dice: �Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa,ma nei sepolcri�13. Era quindi una persona che ormai era stata, magari per necessità,accantonata, non esisteva più. Ora è guarito ma il riscatto è costato una mandria diporci. Sono impauriti, ma da cosa? Dall'arrivo di uno in grado di guarire, di scacciare idemòni? O dal prezzo necessario? Con il suo potere Gesù distrugge l'impero di Satanaed annuncia il regno di Dio. Questo ha un prezzo, richiede un impegno, talvolta gravoso,da parte nostra. L'obiettivo �nale però è irrinunciabile. Questa terza parte è per noi unammonimento a con�dare nel Signore e nello Spirito Santo per scon�ggere il maligno a cuisiamo quotidianamente esposti. La fede diviene così la nostra difesa, la nostra roccia disalvezza.

Cosa ci frena dall'abbracciare Gesù e il suo progetto? Non siamo conviti del risultato, dell'obiettivoo siamo preoccupati di ciò che signi�ca percorrere la strada che abbiamo davanti o non ci �diamodel fatto che Gesù è in grado di realizzare quel progetto?

11Mt 8, 29b12Mc 5, 11-17

13Lc 8, 27b

120 2.18. Matteo 9, 1�17

Matteo 9, 1�17

91Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. 2Ed ecco, gli portaronoun paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: �Coraggio, �gliolo,

ti sono rimessi i tuoi peccati�. 3Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: �Costui bestemmia�.4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: �Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?5Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? 6Ora,perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allorail paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua�. 7Ed egli si alzò e andò a casa sua. 8A quellavista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e glidisse: �Seguimi�. Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si miseroa tavola con lui e con i discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: �Perché ilvostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?�. 12Gesù li udì e disse: �Non sono isani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate dunque e imparate che cosa signi�chi:Misericordia io voglio e non sacri�cio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori�.

14Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: �Perché, mentre noi e i fariseidigiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?�. 15E Gesù disse loro: �Possono forse gli invitati anozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà lorotolto e allora digiuneranno.

16Nessuno mette un pezzo di sto�a grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia ilvestito e si fa uno strappo peggiore. 17né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si romponogli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno egli altri si conservano�.

Gesù, dopo esser stato allontanato dalla città di Gadara in seguito all'episodio deldemone `Legione' che, impadronitosi dei corpi dei porci dei mandriani di quella città, li hafatti precipitare dal dirupo, facendoli morire tutti1, se ne torna a Cafarnao2, a casa sua.

�Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci piùposto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola�3. �Ed eccoalcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passaree metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa dellafolla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davantia Gesù, nel mezzo della stanza.�4. Ci troviamo di fronte ad un altro fortissimo esempiodi fede in Gesù. Ed il Cristo non può far altro che operare un nuovo miracolo. Notiamoche, anche nella guarigione del paralitico il miracolo avviene passando per il riconoscimentodella fede che, come avevamo già visto, è l'elemento principale che deve sussistere a�nchéesso si compia. Nel caso in questione, così come per la guarigione della suocera di Pietro, sitratta di una fede indotta da parte di coloro che presentano il paralitico a Gesù. Abbiamovisto infatti nel brano sopra riportato, come costoro, pur di arrivare a Gesù chiuso in casa econtornato da tanta folla, si arrampicano sulla casa, e non deve esser stato facile portandouna barella, e calano il paralitico dal tetto.

Ancora una volta con il miracolo Gesù rivela il suo potere sulla natura e particolarmentesulla malattia guarendo nel corpo e soprattutto nello spirito. Prima della guarigione delcorpo, infatti, egli opera la guarigione dello spirito: ��Coraggio, �gliolo, ti sono rimessi

1Mt 8, 28-342Mc 2, 1

3Mc 2, 1-24Lc 5, 18-19

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 121

i tuoi peccati��5. Ora, la remissione dei peccati è `esclusiva' di Dio e per questo gli scribipensano che Gesù stia bestemmiando.

Apriamo una piccola parentesi per sottolineare come Gesù legge nei cuori degli scribisenza che questi proferiscano parola. La conoscenza soprannaturale degli uomini e deglieventi è una delle caratteristiche del Cristo, presente soprattutto nel vangelo di Giovannidove leggiamo ad esempio: �Natanaèle gli domando: �Come mi conosci?�. Glirispose Gesù: �Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sottoil �co�.�6. E questo perché, come visto qualche incontro fa: lui è, lui vede, lui sa!

Parlando con gli scribi Gesù rivendica per sé il potere divino di perdonare i peccati,come dirà anche nel vangelo di Giovanni: �Come infatti il Padre ha la vita in sestesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato ilpotere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.�7. L'espressione `Figlio dell'uomo',che Gesù adopera per se stesso anche nel vangelo che stiamo scrutando, ha un sensoparticolare: designa, infatti, un uomo che supera misteriosamente la condizione umanadiventando il capo, il rappresentate ed il modello del popolo dei santi. Ed è proprio in virtùdi questo suo essere `Figlio dell'uomo' che Gesù è in grado di guarire non solo nel corpo,ma soprattutto nell'anima. Questa guarigione, infatti, è ben più di�cile dell'altra, anchese non è veri�cabile esternamente, ed è in se stessa una promessa di guarigione anche nelcorpo, poiché le infermità �siche erano considerate la conseguenza di un peccato commessodal malato o dai suoi genitori, come leggiamo nel vangelo di Giovanni: �Passando videun uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: �Rabbì, chi hapeccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?� Rispose Gesù: �Nélui ha peccato, né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui leopere di Dio.��8.

Gesù rivoluziona il modo di pensare: la malattia non è più una punizione, ma può essereconsiderata un dono di Dio, uno strumento che egli usa per manifestare la sua presenzanella nostra vita! Certo, non è sempre facile accettarla sotto questo punto di vista, maa chi non è capitato, nell'a�rontare la propria malattia o quella di un proprio caro, didiventare più attento alle so�erenze dell'altro, di diventare meno egoista, più generoso, piùcomprensivo? Tutto questo è un passo in più verso la santità e verso il Regno.

Tornando al brano che stiamo scrutando, Gesù, compiendo il miracolo sul paralitico,ottiene una testimonianza diretta del suo potere, il potere di Dio riconosciuto al Figlio edi fronte al quale, da parte dei guariti, c'è subito l'obbedienza.

Anche nella vocazione di Matteo è ancora Gesù che opera in prima persona. In realtàtutto il brano è caratterizzato dalla sua �gura in continuo movimento, che compie il suorichiamo ed insegnamento sempre in forma diretta. E così, dicevamo, avviene per Matteoche, impegnato nel suo lavoro quotidiano, si sente chiamato con un imperativo ��Segui-mi��9 dal quale non può che derivare un immediato: �Ed egli si alzò e lo seguì.�10.Matteo, poi, non si limita a seguirlo: lo accoglie in casa sua e prepara un banchetto perlui ed i suoi discepoli, come speci�cato nei paralleli di Luca11 e Marco12. Ma i farisei, chevedono Gesù ed i suoi discepoli a tavola con pubblicani e peccatori, hanno da ridire! Ipubblicani ed i peccatori, infatti, a causa dei loro costumi personali e della professione chesvolgevano, erano considerati `impuri' e quindi da non frequentare perché fonte di conta-minazione. In particolare erano sospettati di non osservare le numerose leggi concernentil'alimentazione e per questo era considerato non opportuno condividere con loro i pasti.

5Mt 9, 2b6Gv 1, 487Gv 5, 26-278Gv 9, 1-3

9Mt 9, 9b10Mt 9, 9b11Lc 5, 29-3212Mc 2, 15-17

122 2.18. Matteo 9, 1�17

La libertà che Gesù ostenta nei confronti della legge e la sua familiarità con i peccatorinon può che suscitare disapprovazione da parte dei farisei che, però non hanno il coraggiodi a�rontare l'argomento direttamente con Gesù. Ma egli, ancora una volta attento al loroparlare come ai loro pensieri, si rivolge a loro in maniera diretta ed imperativa annunciandolo scopo della sua missione: guarire i malati e non i sani. È per i peccatori, infatti, cheegli è venuto e non per i giusti; ed in questo si intravede la sua missione `curativa', diriconciliazione e di misericordia. Gesù è medico e medicina!

Gesù, rivolgendosi ai farisei, istituisce una nuova forma di preghiera, non più basatasul sacri�cio come atto vuoto ispirato dalla vecchia legge. Lui è la nuova legge e con essaporta tutte le novità; un insegnamento nuovo che ha bisogno di uomini nuovi. Diventafondamentale, allora, la voglia e la predisposizione del cuore per andare incontro al nuovoda lui rappresentato; così come avvenne nell'incontro con Zaccheo: costui fa di tutto purdi incontrare Gesù, ed egli si rivolgerà a lui con la consueta forma diretta ed imperati-va: ��Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua�.�13. E laguarigione dello spirito, per opera del `medico' Gesù avviene in forma piena: �Zaccheo,alzatosi, disse al Signore: �Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri;e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto�. Gesù gli rispose:�Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è �glio di Abramo;il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto�.�14.

Gesù, quindi, introduce una nuova forma di legge e riprende un argomento spessoa�rontato non solo da lui, ma anche dai profeti: l'ipocrisia religiosa.

Farisei e scribi si credevano in regola con Dio adempiendo semplicemente certi riti cul-turali come sacri�ci, oblazioni e digiuni, mentre non capivano che il solo sacri�cio validoagli occhi di Dio è la conversione sincera, un pentimento che viene dal cuore e non dallabocca, come abbiamo visto fare a Zaccheo o come leggiamo nel libro del profeta Osea:�Torna dunque, Israele, al Signore tuo Dio, poiché hai inciampato nella tuainiquità. Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: �Togli ogniiniquità: accetta ciò che è bene e ti o�riremo il frutto delle nostre labbra.�15.Alla pratica rigoristica ed esteriore della legge, Dio preferisce i sentimenti di un cuore since-ro e compassionevole, e soprattutto capace di riconoscersi peccatore. Solo riconoscendocipeccatori, infatti, potremo sperimentare la misericordia di Dio e l'amore di Gesù buonpastore, come Gesù stesso ci dice nella parabola della pecora perduta: �Si avvicinaronoa lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mor-moravano: �Costui riceve i peccatori e mangia con loro�. Allora egli disse loroquesta parabola: �Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lasciale novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, �nché non la ritrova?Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici ei vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che eraperduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito,che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.�16. È chiaroquindi che, come dice Paolo nella sua prima lettera a Timoteo: �Questa parola è sicu-ra e degna di essere da tutti accolta: Gesù è venuto nel mondo per salvare ipeccatori e di questi il primo sono io�17.

Lo stesso rimprovero fatto ai farisei, Gesù lo indirizza anche ai discepoli di Giovanniche si rivolgono a lui proponendogli il problema del digiuno che loro ed i farisei osservano,mentre Gesù e i suoi discepoli no. Anche costoro praticavano digiuni supplementari per

13Lc 19, 5b14Lc 19, 8b-1015Os 14, 2-3

16Lc 15, 1-7171 Tim 1, 15

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 123

motivi che forse nemmeno comprendevano; una pratica della legge non come vissuto per-sonale, ma come tradizione da rispettare. Il digiuno, poi, si faceva in vista di lui, quindiora che lui è tra loro, la sua presenza colma il vuoto dell'attesa, e lo rende inutile.

Gesù anche con loro ne appro�tta per introdurre la novità portata alla legge dallasua venuta. Per de�nire come il nuovo non può essere mischiato o attaccato alla leggeantica, usa delle metafore dagli aspetti molto chiari. Lui stesso si paragona allo sposo,rivelando così la sua centralità ed annunciando al tempo stesso i tempi di lutto legati allasua passione. Coloro che stanno con lui non possono digiunare, perché con lui sono giàcominciati i tempi messianici, e solo quando lo sposo sarà loro tolto, digiuneranno.

Negli ultimi due versetti, poi abbiamo letto: �Nessuno mette un pezzo di sto�agrezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa unostrappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si romponogli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo inotri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano�.�18. Il vestito vecchio e gli otrivecchi simboleggiano il giudaismo e tutto ciò che di e�mero era stato creato intorno adesso; il rattoppo per il vestito ed il vino nuovo sono gli insegnamenti di Gesù che creaqualcosa di nuovo facendo risaltare lo spirito puro e vero della Legge. Ma l'esagerazionedei discepoli di Giovanni e dei farisei, con la pretesa di ringiovanire il vecchio sistema, nonfa altro che comprometterlo ancora di più, rischiando di distruggere tutto. L'insegnamentodi Gesù, quindi, per essere compreso appieno, deve essere accolto in un cuore libero da ognipregiudizio o restrizione, �Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e laverità vennero per mezzo di Gesù Cristo.�19 Dio che aveva creato tutte le cose per ilCristo, vuole restaurare la sua opera sconvolta dal peccato, ricreandola nel Cristo stesso.Il centro di questa nuova creazione, che interessa tutto l'universo, è l'uomo nuovo creatonel Cristo per una vita nuova di grazia e verità, di giustizia e santità. Gesù è la buonanovella annunciata dai profeti; è la buona novella che produce la salvezza per coloro che laaccolgono con fede ed obbedienza. E nessuna condizione è incompatibile con la salvezza. Ènecessario semplicemente avere la predisposizione interiore ad accogliere la Parola ed essasi conserverà in noi e noi la conserveremo: la Parola ci conforterà e ci aiuterà ad amare laParola! Il nostro cuore e la Parola si alimenteranno l'uno con l'altra e così `l'uno e l'altrasi conservano'.

La bellezza e la gioia del signi�cato della parole di Gesù, in�ne, sono ben spiegate nellaseconda lettera ai Corinzi che tante volte abbiamo cantato e che deve accompagnarci ancheoggi: �Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose di prima sono passate, eccone sono nate di nuove.�20

��Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa

e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si

conservano�.� (Mt 9, 17).

Dio parla versando in me il vino nuovo della sua Parola. Sono concretamente capace di conservarlain me? Ed essa mi conserva nella fede, nel quotidiano?

18Mt 9, 16-1719Gv 1, 17

202 Cor 5, 17

124 2.19. Matteo 9, 18�34

Matteo 9, 18�34

918Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: �Mia�glia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà�. 19Alzatosi,

Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.

20Ed ecco una donna, che so�riva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò illembo del suo mantello. 21Pensava infatti: �Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, saròguarita�. 22Gesù, voltatosi, la vide e disse: �Coraggio, �gliola, la tua fede ti ha guarita�. E inquell'istante la donna guarì.23Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i �autisti e la gente in agitazione, disse: 24�Ritiratevi,perché la fanciulla non è morta, ma dorme�. Quelli si misero a deriderlo. 25Ma dopo che fu cacciatavia la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. 26E se ne sparse la fama in tuttaquella regione.27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: �Figlio di Davide, abbi pietàdi noi�. 28Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: �Credete voi che io possafare questo?�. Gli risposero: �Sì, o Signore!�. 29Allora toccò loro gli occhi e disse: �Sia fatto a voisecondo la vostra fede�. 30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: �Badateche nessuno lo sappia!�. 31Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33Scacciato il demonio, quel muto cominciòa parlare e la folla presa da stupore diceva: �Non si è mai vista una cosa simile in Israele!�. 34Mai farisei dicevano: �Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni�.

Con il brano letto si conclude della sezione narrativa della terza parte del vangelo diMatteo. In questa sezione l'evangelista raccoglie dieci miracoli intervallati da pochi e bre-vi insegnamenti. Ricordiamo rapidamente le parole rivolte da Gesù al lebbroso guarito1,quelle a commento della richiesta del centurione di guarire il suo servitore2, la risposta alloscriba che voleva seguirlo3, la risposta agli scribi circa il suo potere di rimettere i peccati4

e la discussione sul digiuno con i discepoli di Giovanni5. In�ne, è presente un solo inse-gnamento dato nella forma della rappresentazione metaforica, con il quale Gesù condannail vecchio giudaismo non pronto ad accettare il rinnovamento di cui egli è portatore6. Nelbrano di oggi non troviamo neanche un insegnamento, nel senso classico del termine. L'e-vangelista ci presenta invece quattro miracoli senza porre l'accento né sui personaggi, chein Matteo sono tutti senza nome ed indicati genericamente, né sui luoghi, anche questi nonspeci�cati. Questo brano non si esaurisce però nella mera elencazione di quattro miracoli.Matteo descrive le azioni di Gesù che guarisce gli ammalati, salva dalla morte, scaccia idemoni, ma soprattutto egli si preoccupa di evidenziare gli stati d'animo che circondanoGesù nel momento di operare i vari miracoli. La linea che li congiunge infatti è la volontàdell'evangelista di sottolineare l'onnipotenza della presenza del Signore che vince ogni ma-le: Gesù ascolta tutte le richieste ed opera in tutti i casi, per quanto diversi tra loro. Lamisericordia e la potenza divina del Figlio di Dio agiscono verso tutte le direzioni, senzaalcuna distinzione di persone, senza guardare a come queste si avvicinino a lui o alla storiache hanno alle spalle. Il Signore vuol far sentire la presenza del Regno all'umanità cheso�re: questa è la sua missione. Egli dona e ridona la vita perché lui è la vera vita.

L'elemento presente in ogni miracolo narrato è la fede, dichiarata esplicitamente oimplicitamente, di chi chiede l'intervento di Gesù: questa si manifesta nella �ducia e nel-l'abbandono totale nelle mani divine, rinunciando ai pensieri, alle forze e ai limiti umani.

1Mt 8, 4b2Mt 8, 10b-123Mt 8, 20b

4Mt 9, 5b-65Mt 9, 15b6Mt 9, 16-17

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 125

Gesù infatti, come abbiamo visto anche nelle catechesi precedenti, opera solo quando trovauna fede vera e profonda che faccia da presupposto al miracolo e che sappia poi dargli ilgiusto valore e signi�cato. In questo brano abbiamo quattro esempi di come questa fede simanifesta.

Il primo esempio ci viene dal capo della sinagoga, che dai brani paralleli sappiamochiamarsi Giàiro. Egli riveste un ruolo importante in virtù del quale è uso ricevere onori.Egli però non esita a riconoscere in Gesù una autorità superiore, leggiamo infatti: �gli siprostrò innanzi e gli disse: �Mia �glia è morta proprio ora; ma vieni, imponila tua mano sopra di lei ed essa vivrà�.�7. La professione di fede è duplice. Non solo,infatti, Giàiro riconosce a Gesù la capacità di rendere la vita alla �glia, ma fa precedere lesue parole da un gesto, il prostrarsi, di profonda umiltà e adorazione. Giàiro chiede a Gesùdi imporre le mani alla �glia. Egli, in qualità di capo della sinagoga, conosce il valore delgesto. È un gesto con il quale si trasmette una grazia o un carisma, un modo per comunicarela pienezza dello Spirito santo, come si legge anche nella prima lettera a Timoteo: �Nontrascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazionidi profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.�8.Inoltre, Giàiro chiede l'intervento di Gesù per la �glia ormai morta. Nei brani paralleli inMarco9 e Luca10 la richiesta è per la �glia che sta per morire. Durante il trasferimentoverso la casa del capo però vengono avvertiti che la �glia è e�ettivamente morta e chenon c'è più bisogno di ��disturbare il maestro��11. Gesù però rivolge a Giàiro questeparole: ��Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata��12. Gesù chiede quindi unaprofessione di fede che va al di là di ogni umana possibilità di comprensione. Conosciamotutti il modo di dire: �nché c'è vita c'è speranza. Bene, qui non c'è più vita ma c'è ancorasperanza: è Gesù. Giàiro sa accogliere questa speranza ed è ricompensato. Da alloraad oggi Gesù non cambia il suo atteggiamento, come al capo della sinagoga ci incoraggiadicendo: �Non temere, abbi fede, sono accanto a te�. È solo la nostra risposta negativa apoterlo fermare.

Il secondo esempio è quello della donna che so�re da dodici anni di emorragia. Comeleggiamo dal vangelo di Marco: �aveva molto so�erto per opera di molti medici,spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando�13. Laso�erenza della donna non è solo �sica. Nella cultura dell'epoca, la sua malattia era taleda farla considerare impura e quindi da farla restare isolata. Guarire è per lei doppiamenteimportante. Pur nell'urgenza e nel bisogno questa donna non si palesa, non parla. Essaconserva il proprio pensiero nell'interiorità. Il suo modo di avvicinarsi a Gesù è estrema-mente semplice ma forte di una grande �ducia, come si legge nel vangelo di Matteo: �glisi accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: �Seriuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita�.�14. La fede della donnain Gesù è talmente grande che egli non può deluderla anche se la richiesta non è stata espli-citata, leggiamo infatti dal vangelo di Marco, che non appena la donna tocca il mantello:�subito le si fermò il �usso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guaritada quel male.�15. A guarire non è la volontà di Gesù, la cui potenza guaritrice agisce inmodo inconscio, ma la fede della donna, come si legge chiaramente nel vangelo di Marco:�Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folladicendo: �Chi mi ha toccato il mantello?�. I discepoli gli dissero: �Tu vedi lafolla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?�. Egli intanto guar-

7Mt 9, 18b81 Tim 4, 149Mc 5, 21-43

10Lc 8, 40-5611Lc 8, 49b

12Lc 8, 50b13Mt 9, 26b14Mt 9, 20b-2115Mc 5, 29b

126 2.19. Matteo 9, 18�34

dava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita etremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli dissetutta la verità. Gesù rispose: �Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace esii guarita dal tuo male�.�16. È la fede della donna che libera la potenza guaritrice diGesù. La trasformazione è radicale ed istantanea, dopo dodici anni di inutili attesa in unistante la donna guarisce. Ancora oggi Gesù conserva la stessa potenza per noi. A volte è lanostra impazienza a farci essere freddi nei confronti del Signore. Vogliamo essere esauditi evogliamo esserlo subito. Ancor prima della fede mostrata dalla donna, che possiamo anchecondividere con lei perché sicuramente preghiamo di fronte ad un problema più grande dinoi, dovremmo so�ermarci sulla sua tenacia nell'attendere l'intervento di Dio.

Un modo totalmente opposto di manifestare la propria fede, lo dimostrano i due ciechi.Questi seguono Gesù urlando la loro richiesta e chiamandolo col titolo messianico, comeleggiamo dal vangelo di Matteo: ��Figlio di Davide, abbi pietà di noi�.�17. In questocaso la risposta di Gesù è ancora più esplicita: �Gesù disse loro: �Credete voi cheio possa fare questo?�. Gli risposero: �Sì, o Signore!�. Allora toccò loro gliocchi e disse: �Sia fatto a voi secondo la vostra fede�.�18. Gesù non concede lorodi riacquistare la vista, concede loro ciò che essi credono che lui sia in grado di fare. Lagrande di�erenza tra i ciechi e la donna è quindi solo esteriore: la fede che dimostrano èla stessa.

L'ultimo esempio di fede è dato dall'episodio del muto indemoniato. Lui non può certochiedere aiuto in alcun modo. L'intervento è allora chiesto per suo conto da chi lo haportato da Gesù.

Tutti i miracoli operati da Gesù dovrebbero essere motivo di gioia e muovere gli animialla glori�cazione di Dio. Non è così per tutti. In questo brano abbiamo infatti anche dueesempi di cosa accade quando la fede manca.

Il primo è dato dai �autisti e dalla gente riunita nella casa di Giàiro a manifestareil dolore e la partecipazione al grave lutto che ha colpito la sua famiglia. Eppure, noncredendo alle parole di Gesù, non esitano a deriderlo, a farsi be�e di lui davanti al cadaveredella fanciulla. Così il Signore li allontana.

Il secondo è dato dai farisei i quali, pur avendo assistito alla guarigione del mutoindemoniato, non volendo aprire i loro occhi e il loro cuore, arrivano ad attribuire il poteresalvi�co di Gesù al: ��principe dei demòni�.�19. Questo atteggiamento deriva dal fattoche si fermano all'apparenza umana di Gesù e non riescono ad andare oltre. Gesù nonopera per suscitare la fede ma questa deve essere già presente in chi assiste ai miracoli. Egliallontana allora le persone che non hanno la giusta disposizione interiore ma si fermanoalla sua apparenza di uomo: ��Voi giudicate secondo la carne; io non giudiconessuno.��20.

In questo brano, l'evangelista mette a confronto i modelli positivi di chi, mosso dallafede, fa richieste a Gesù e chi, lontano dalla fede, da una interpretazione sbagliata e su-per�ciale delle stesse azioni. Il Signore agisce in modi diversi perché a lui si avvicinanopersone diverse ma il suo intervento scaturisce sempre dall'amore di Dio. Questo stessoamore si riversa su di noi oggi. Come allora però, egli non può operare contro la nostravolontà. Siamo forse noi, a volte, a chiudere il nostro cuore. Quando perdiamo la speranza,quando, in momenti particolarmente di�cili, al Signore che ci chiede: �Credi che io possafare questo?�, rispondiamo con un freddo: �Non so�. Gesù invece, oggi come ieri, può e

16Mc 5, 30-3417Mt 9, 27b18Mt 9, 28b-29

19Mt 9, 34b20Gv 8, 15

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 127

vuole guarire i nostri cuori e le nostre malattie. Non per dimostrare ciò che sa fare, ma invirtù della nostra fede.

��La tua fede ti ha salvata�� dice Gesù alla donna (Mt 5, 34). La tua fede è pronta a salvarete? Puoi condividere con i tuoi fratelli un incontro con Gesù dal quale hai ottenuto una grazia?

128 2.20. Matteo 9, 35�10, 5a

Matteo 9, 35�10, 5a

935Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicandoil vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. 36Vedendo le folle ne sentì compassione,

perché erano stanche e s�nite, come pecore senza pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: �Lamesse è molta, ma gli operai sono pochi! 38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operainella sua messe!�.

101Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e diguarire ogni sorta di malattie e d'infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomodi Zebedèo e Giovanni suo fratello, 3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano,Giacomo di Alfeo e Taddeo, 4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.5Questi dodici Gesù li inviò [...].

Il vangelo di Matteo appena ascoltato seguita nel presentarci un instancabile Gesù,che continua la sua missione di insegnamento nelle sinagoghe di �tutte le città ed ivillaggi�1 che trova sulla sua strada. Egli vuole incontrare tutti, per far conoscere adognuno gli insegnamenti di Dio. Un Gesù `maestro' (tipico di Matteo) che predica ilvangelo: la `buona novella' della venuta del regno di Dio.

La regalità di Dio sul popolo eletto, e per suo mezzo sul mondo intero, è al centro dellapredicazione del Cristo. Compromessa dalla rivolta del peccato, tale regalità deve essereristabilita attraverso un intervento di Dio e del suo Messia. Un intervento che Gesù, dopoGiovanni Battista, annunzia come imminente e che realizza non con un trionfo militare enazionalistico, come lo attendevano le folle, ma in modo tutto spirituale, con l'opera divivi�cazione e puri�cazione, compiuta per mezzo dello Spirito santo, che strappa gli uominial regno avverso di Satana e li rende �gli di Dio. Ad una condizione, però: aver fede ecredere nella Parola, rimanere in essa, conservarla e seguire il suo comandamento d'amore,perché, come dice San Paolo ai Romani �Io infatti non mi vergogno del vangelo,poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede�2.

Dio è la vera ed unica fonte di Potere. Anche Gesù dispone del potere che gli è statodonato da Dio: egli parla con le parole del Padre, riferisce ciò che ha visto dal Padre,opera le opere del Padre3. E la vera fede consiste nel riconoscere in Gesù colui che il Padreha mandato. Gesù stesso, poco prima della sua passione, pregherà: ��Padre giusto, ilmondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi haimandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perchél'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro�.�4.

Ed è proprio sulla base della fede della gente incontrata sul suo cammino che, comeabbiamo visto in queste ultime catechesi, Gesù opera miracoli, curando ogni malattia escacciando i demòni.

Nel suo peregrinare Gesù incontra molte folle che suscitano in lui compassione, perchévede il loro bisogno di aiuto, della sua guida: sono come �pecore senza pastore.�5. Masi accorge di non poter fare tutto da solo: ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a�nchéle `pecore', che il Padre gli ha a�dato, non continuino a vagare stanche e s�nite, comese non avessero un pastore. L'immagine biblica del `pastore' ricorre spesso nell'AnticoTestamento, e possiamo immaginare che Gesù abbia pensato alle parole che Mosè rivolse

1Mt 9, 352Rm 1, 16a3Gv 3, 11

4Gv 17, 25-265Mt 9, 36b

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 129

a Dio: ��Il Signore, il Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo diquesta comunità un uomo che li preceda nell'uscire e nel tornare, li facciauscire e li faccia tornare, perché la comunità del Signore non sia un greggesenza pastore�.�6. Il `pastore' per eccellenza, Gesù, il Figlio di Dio, è alla guida delsuo gregge, ma la grandezza della sua opera e l'universalità della sua missione rendonoindispensabile l'assunzione di nuovi operai! �Allora disse ai suoi discepoli: �La messeè molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe chemandi operai nella sua messe!�.�7. Notiamo come prima di ogni cosa, Gesù chiede aisuoi discepoli di pregare, di rivolgersi a Dio perché mandi un aiuto. Ed anche Gesù si ritiraa pregare, come leggiamo nel parallelo di Luca: �In quei giorni Gesù se ne andò sullamontagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò asé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli�8. Dopo ungiorno intero di intimità col Padre, Gesù sceglie alcuni tra i suoi discepoli, che diverrannoapostoli.

Le preghiere rivolte al Padre si realizzano in Gesù Cristo il quale dona, per mezzo delloSpirito santo, i carismi necessari per il compimento della missione salvi�ca dell'apostolato.La parola `apostolo', infatti, signi�ca `inviato, mandato' e designa i missionari inviati cometestimoni del Cristo, della sua vita, morte e risurrezione. Inizialmente gli unici apostolierano i dodici scelti direttamente dal Cristo, ma poi questo appellativo si è esteso �no acomprendere tutti i missionari del vangelo.

Più in avanti, nello stesso vangelo di Matteo leggiamo: �E Gesù disse loro: �Inverità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figliodell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodicitroni a giudicare le dodici tribù di Israele. ��9. La nuova creazione a cui si riferisceGesù in questo versetto è il rinnovamento messianico che si manifesterà alla �ne del mondo,ma comincia, in modo spirituale, già con la resurrezione del Cristo e il suo regno nellaChiesa.

Le dodici tribù designano il nuovo Israele, la Chiesa. È per questo che i nuovi capi delpopolo eletto devono essere dodici; e questa cifra verrà ristabilita dopo il tradimento e lamorte di Giuda, per essere eternamente conservata in cielo.

Tornando al vangelo di Matteo oggetto della nostra catechesi, notiamo che la designa-zione degli apostoli non è speci�cata; l'evangelista suppone già nota la scelta dei Dodici, manon dimentica di sottolineare come Gesù, prima di chiedere ai suoi prescelti di iniziare laloro missione apostolica, li inonda dei doni necessari per il compimento di essa: �Chiamatia sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e diguarire ogni sorta di malattie e d'infermità.�10. Lo stesso potere che Dio ha donatoa Gesù, Gesù lo infonde in coloro che credono in lui, nella sua Parola, nella sua vita, neisuoi insegnamenti e che si impegnano alla di�usione di essi; il Maestro lo ribadisce anche esoprattutto dopo la sua morte e risurrezione, apparendo ai discepoli chiusi in casa: �Gesùdisse loro: �Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condanna-to. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mionome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano iserpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporrannole mani ai malati e questi guariranno�.�11. Con queste parole Gesù non intende farcredere agli apostoli che la loro missione sarà sempre facile; egli stesso riconoscerà: ��ecco

6Nm 27, 16-177Mt 9, 37-388Lc 6, 12-13

9Mt 19, 2810Mt 10, 111Mc 16, 15-18

130 2.20. Matteo 9, 35�10, 5a

io vi mando come agnelli in mezzo a lupi��12; ma è altrettanto vero che lui non ab-bandona i suoi agnelli, perché ne è il pastore, e non un pastore qualunque, ma un pastoreche è pronto a dare la sua vita, purché non se ne perda neanche uno. Ed ecco, allora,che promette: ��io sono con voi tutti i giorni, �no alla �ne del mondo�.�13; edancora: ��avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi saretetestimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e �no agli estremicon�ni della terra�.�14. Lo Spirito appare come una potenza: è inviato dal Cristo daparte di Dio per il ra�orzamento della di�usione della buona novella; accorda i carismi(come il dono delle lingue, dei miracoli, della profezia, della sapienza), e dà la forza diannunciare Gesù Cristo, nonostante le persecuzioni, e di rendergli testimonianza. Perchéla predicazione è indispensabile, come dice San Paolo nella lettera ai Romani: �Ora, comepotranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere,senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno chelo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come stascritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene![...] La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta siattua per la parola di Cristo.�15.

Il brano si conclude con l'elenco dei nomi degli apostoli che Gesù chiama a sé: eglili chiama per nome, e fa lo stesso con noi, perché nel suo messaggio si rivolge a noipersonalmente. Uno ad uno egli ci insegna e ci guarisce con l'unico obiettivo di vedercicrescere nella fede e, magari, con la speranza di vederci diventare suoi apostoli; questa èla nostra missione di cristiani: di�ondere l'amore di Dio nel mondo, perché tutti possanoconoscerlo e farne parte.

��La messe è molta, ma gli operai sono pochi!�� (Mt 9, 37). Io, scelgo di essere tra queipochi? Quali opere riesco ad attuare e con quale spirito le svolgo?

12Lc 10, 3b13Mt 28, 20b

14At 1, 8b15Rm 10, 14-15.17

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 131

Matteo 10, 5b�15

105[...] Gesù li inviò dopo averli così istruiti:

�Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecoreperdute della casa d'Israele. 7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8Guaritegli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto,gratuitamente date. 9Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,10né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suonutrimento.

11In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lìrimanete �no alla vostra partenza. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa nesarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni avoi. 14Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casao da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 15In verità vi dico, nel giorno del giudizioil paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.�

Nell'ultimo brano scrutato, abbiamo incontrato un Gesù dinamico che: �andava at-torno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicandoil vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.�1. Il motivo di tuttoquesto dinamismo è la necessità di di�ondere il verbo. Per farlo Gesù si impegna a fondoe, poiché come dice egli stesso: ��La messe è molta, ma gli operai sono pochi!��2,chiama i primi operai: sono i dodici apostoli. A questi viene a�dato un mandato moltoimpegnativo e caratterizzato dalla stessa urgenza. Matteo raccoglie nel discorso apostolicotutte le istruzioni e gli avvertimenti lasciati da Gesù ai dodici. Tale discorso sarà l'oggettodi questa e delle prossime due catechesi.

È sorprendente notare come la prima istruzione di Gesù sia volta ad escludere chiunquenon sia già ebreo: ��Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samari-tani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele��3. Dobbiamoinnanzitutto ricordare che Matteo è un ebreo che scrive per gli ebrei e che questi senti-vano forte il loro essere popolo eletto, l'essere stati cioè prescelti fra tutte le nazioni giàda Abramo. Notiamo inoltre che accanto al termine �pagani�, che indica chiunque nonsia ebreo, vengono citati espressamente i samaritani. Questo perché i giudei odiavano isamaritani in quanto spiegavano la loro origine, narrata nel secondo libro dei Re4, conl'invasione da parte del re assiro Salmanassar che deportò gli ebrei e ripopolò la Samariacon colonizzazioni successive da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Amat e da Sefarvàim.Poiché tutte queste erano popolazioni pagane: �non temevano il Signore ed Egli inviòcontro di loro dei leoni, che ne fecero strage.�5. Chiesero allora aiuto al re assiroche ordinò: ��Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che avete deportati di lì: vada,vi si stabilisca e insegni la religione del Dio del paese�.�6. La loro non fu quindiuna vera conversione e infatti leggiamo: �Così quelle genti temevano il Signore eservivano i loro idoli; i loro �gli e nipoti continuano a fare oggi come hannofatto i loro padri.�7. In questo contesto però, la divisione tra giudei e samaritani nonvuole rappresentare tanto una divisione razziale quanto piuttosto quella tra chi accoglie

1Mt 9, 35b2Mt 9, 37b3Mt 10, 5b-642 Re 17

52 Re 17, 2562 Re 17, 2772 Re 17, 41

132 2.21. Matteo 10, 5b�15

Dio e il suo messaggio e chi invece, pur essendo a conoscenza della Parola, non vuole co-gliere l'opportunità di conoscerla meglio e di farla propria. È la distinzione tra chi, unavolta entrato in contatto con il vangelo si lascia abbracciare dalla Parola e si abbandonaad essa, e chi si limita ad un rispetto formale che serve solo al suo quieto vivere. È propriol'accoglienza della Parola portata dai discepoli il punto centrale di questo brano.

A parte la menzione particolare per i samaritani, resta il fatto che Gesù ha come primoobiettivo gli ebrei. In quanto popolo eletto i giudei devono ricevere per primi l'o�ertadella salvezza e, tra loro, hanno la priorità coloro che vivono una vita di so�erenza perchélontani dalla verità, e per questo sono più bisognosi della misericordia divina, come si leggein Isaia: �Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva lasua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti�8. In realtà,siamo tutti destinatari del messaggio divino, come si legge nel vangelo di Giovanni: ��Eho altre pecore che non sono di quest'ovile: anche queste io devo condurre:ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.��9 eancor più chiaramente alla �ne del vangelo di Matteo, nel momento in cui Gesù a�da aidiscepoli la missione universale: �Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnandoloro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.�10. In questo senso, l'episodio dellaguarigione della �glia di una Cananèa è esplicativo: �Partito di là, Gesù si diresse versole parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelleregioni, si mise a gridare: �Pietà di me, Signore, �glio di Davide. Mia �gliaè crudelmente tormentata da un demonio�. Ma egli non le rivolse neppureuna parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: �Esaudiscila,vedi come ci grida dietro�. Ma egli rispose: �Non sono stato inviato che allepecore perdute della casa di Israele�. Ma quella venne e si prostrò dinanzi a luidicendo: �Signore, aiutami!�. Ed egli rispose: �Non è bene prendere il panedei �gli per gettarlo ai cagnolini�. �È vero, Signore, disse la donna, ma anchei cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni�.Allora Gesù le replicò: �Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fattocome desideri�. E da quell'istante sua �glia fu guarita.�11. Questo brano ci mostrale due facce della medaglia: da un lato la prelazione che da sempre è stata riservata agliebrei, al popolo eletto, dall'altra l'apertura totale a chiunque dimostri di aver fede e siadisposto ad accogliere Gesù nella sua vita.

I discepoli osserveranno questo mandato, come è evidente nella storia della Chiesa chenon è rimasta con�nata in Israele, ma ad esempio Paolo manterrà la priorità per i giudei e,ovunque si recherà, si rivolgerà prima a loro, come si legge negli atti degli apostoli: �Giuntia Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe deiGiudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.�12. Nella sua lettera aiRomani, Paolo esprime compiutamente il primato che spetta gli israeliti: �Dico la veritàin Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello SpiritoSanto: ho nel cuore un grande dolore e una so�erenza continua. Vorrei infattiessere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, mieiconsanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a �gli,la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essiproviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto neisecoli. Amen.�13. Proseguendo, Paolo spiega anche come la prelazione non sia garanzia

8Mt 28, 19-209Gv 10, 16

10Mt 28, 19-20

11Mt 15, 21-2812At 13, 513Rm 9, 1-5

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 133

di salvezza: �Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tuttii discendenti di Israele sono Israele, né per il fatto di essere discendenza diAbramo sono tutti suoi �gli�14. Oggi questa prelazione è per noi che abbiamo accoltoil messaggio divino. Dio è amore e questo amore abbraccia indistintamente tutti, chi lo amae chi no. Egli però mette in prima �la chi questo amore l'ha accettato. Questa prelazionenon deve farci però sentire al riparo, anzi, proprio perché ci siamo impegnati ad accoglierlosiamo più in bilico e più bisognosi delle sue visite per ricordarci di rimanere sulle sue vie.

Tornando al discorso apostolico, notiamo come la prima istruzione su circa quello chei discepoli devono fare è l'annuncio: ��E strada facendo, predicate che il regno deicieli è vicino.��15. È questo il primo e più importante compito: l'annuncio. Tuttociò che i discepoli faranno lo dovranno fare nell'ottica del regno poiché questo è il �neultimo di ciascuno, è la salvezza. È interessante notare come l'annuncio che gli apostolidevono fare, sia lo stesso, non solo, ovviamente, nei contenuti ma anche nei termini, diquelli fatti da Giovanni Battista sulle rive del Giordano e dallo stesso Gesù all'inizio dellasua predicazione: ��Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino.��16. Ad esserevicina è quindi la riconciliazione, la guarigione, la salvezza. Per accogliere tutto ciò ènecessaria la conversione dei cuori, così come aveva detto Gesù stesso nei discorsi alle follee come leggiamo anche nella lettera ai Romani: �Infatti, Giudeo non è chi apparetale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; ma Giudeoè colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spiritoe non nella lettera�17. I miracoli che Gesù da il potere di operare sono, come quellioperati da lui, segni che hanno il profondo valore spirituale di confermare la predicazionedel regno, come leggiamo dal vangelo di Luca: ��curate i malati che vi si trovano edite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.��18.

Subito dopo, Gesù ricorda ai discepoli come essi non abbiano alcun merito per ciò chesono diventati: ��Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date��19. Non sisono guadagnati le stellette sul campo, semplicemente hanno fatto proprio il messaggiod'amore di Gesù e hanno riposto ogni orgoglio umano per poter ricevere gli immensi donicon cui egli li ha benedetti. Ai discepoli Gesù lascia istruzioni che ancora oggi risultanosevere, ma dobbiamo pensare che ad applicarle per primi sono stati i discepoli subitodopo la morte del Cristo, in un tempo dove anche i semplici trasferimenti erano molto piùpericolosi di oggi e in luoghi dove la parola di Dio non era stata mai annunciata prima. Aloro Gesù dice: ��Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostrecinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perchél'operaio ha diritto al suo nutrimento.��20. Gli apostoli non devono avere nulla conloro, neanche una tunica di ricambio, un paio di sandali o addirittura il bastone. Questoperché il distacco del missionario da tutto ciò che è bene materiale deve essere totale. Seda un lato questo ci può impressionare per lo sforzo che tale missione richiede, dall'altrola richiesta è comprensibile. Come possono i missionari sperare di convincere qualcuno seloro per primi non mettono la loro vita nelle mani del Signore? Se non si a�dano allaprovvidenza? Così come Gesù ha vissuto in prima persona il comandamento dell'amore el'abbandono alla volontà del Padre, così i discepoli dovranno abbandonarsi a Dio e metterela loro vita nelle sue mani. La loro forza deriva dalla stessa Parola che essi rivelano, cioèda Gesù. Per questo il Signore li ammonisce a liberarsi dei mezzi materiali e delle ricchezzeche possono rendere schiave ed illudere le persone che incontreranno. Il loro operato non

14Rm 9, 6-7a15Mt 10, 716Mt 3, 2b; Mt 4, 17b17Rm 2, 28-29a

18Lc 10, 919Mt 10, 820Mt 10, 9-10

134 2.21. Matteo 10, 5b�15

si può scambiare con soldi o favori. Il loro sostentamento è il vangelo che predicano, comesi legge nella prima lettera ai Corinzi: �Così anche il Signore ha disposto che quelliche annunziano il vangelo vivano del vangelo.�21, la provvidenza li accompagnerà e liaiuterà, in quanto operai a servizio del regno e portatori dei doni ricevuti dal Signore, a cuitutti devono partecipare, come si legge in Isaia: �O voi tutti assetati venite all'acqua,chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e,senza spesa, vino e latte.�22. Anche noi tutto ciò che abbiamo ricevuto e riceviamo, lootteniamo non in forza dei nostri meriti ma della semplice accettazione del fatto che Dioci ama e si prende cura di noi o�rendoci gratuitamente tutto ciò di cui abbiamo bisogno.Come gli apostoli, così anche noi non dovremmo aspettarci o chiedere nulla in cambioquando, seguendo il messaggio di Gesù, riusciamo a donare agli altri un po' dell'amore chericeviamo.

Nella seconda parte del brano scrutato Gesù rivolge agli apostoli una serie di indicazionicirca il comportamento da tenere una volta giunti in una città o villaggio. La prima è:��fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete �no alla vostrapartenza.��23. Questo perché la loro missione è molto importante e quindi devono potercapire l'ambiente che li circonda prima di iniziare la loro predicazione. Andare a stare dauna �persona degna�, cioè una persona ben disposta verso di loro, che possa accoglierli eagevolarli nella loro missione è quindi importante. Gesù dice ai discepoli di fare attenzionea�nché neanche il loro saluto risulti vano: ��Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se nonne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi.��24. Il saluto per gli ebrei del tempo erainfatti qualcosa di molto concreto e consisteva nell'augurare la pace, il benessere: cometale, se non si poteva realizzare, doveva tornare su colui che l'aveva pronunciato. Il Signoreè infatti consapevole del fatto che non tutti saranno disponibili ad accogliere il messaggio.L'accoglienza viene prima dell'ascolto perché predispone l'animo ed è un atto interioreche prepara le orecchie e la mente alla conoscenza. In queste parole del Signore si puòrintracciare un forte ammonimento anche per noi a predisporci con il cuore e non solocon la testa, ad ascoltare e a vivere la sua Parola. È un passo talmente importante cheGesù dice ai suoi discepoli: ��Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascoltoalle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la poveredai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdomae Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.��25. Scuotersi lapolvere dai piedi signi�ca liberarsi delle impurità derivanti dal contatto con chi non accogliela parola di Dio: per questi il giudizio sarà durissimo, perché volontariamente si sonoallontanati dalla salvezza o�erta loro. La stessa accoglienza viene richiesta a noi oggi.Come per gli ebrei e le popolazioni visitate dalla predicazione dei discepoli, così anchenoi abbiamo l'opportunità di ascoltare ed accogliere la Parola per vivere ogni giorno allapresenza del Signore, annunciando ai nostri fratelli il regno dei cieli.

Come cristiani abbiamo ereditato tutte le prerogative che Dio aveva da sempre donato agli ebrei.In più ci ha arricchito con altri doni quali la Chiesa, i sacramenti, i Concilii. Sai accogliere econdividere questi doni?

211 Cor 9, 1422Is 55, 123Mt 10, 11b

24Mt 10, 12-1325Mt 10, 14-15

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 135

Matteo 10, 16�25

10�16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpentie semplici come le colombe. 17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro

tribunali e vi �agelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti ai governatori e aire per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19E quando vi consegneranno nelleloro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quelmomento ciò che dovrete dire: 20non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostroche parla in voi.

21Il fratello darà a morte il fratello e il padre il �glio, e i �gli insorgeranno contro i genitori e lifaranno morire. 22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla �nesarà salvato. 23Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: nonavrete �nito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.24Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; 25è su�ciente peril discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamatoBeelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!�

Come abbiamo ascoltato nella lettura appena proclamataci, l'oggetto di questa nuovacatechesi è la seconda parte del discorso apostolico del vangelo di Matteo.

Mentre nel brano precedente Gesù dà istruzioni agli apostoli su ciò che dovranno onon dovranno fare per svolgere la loro missione di testimoni, qui li mette in guardia dallegrandi di�coltà che introntreranno proprio a causa di questa missione.

Leggendo i brani paralleli nei vangeli di Marco1 e Luca2, abbiamo l'impressione chequeste parole non siano state rivolte agli apostoli in previsione della loro prima missione,ma devono essere state pronunciate più tardi. Matteo decide di inserirle in questo discorsoper comporre una sorta di vreviario completo del missionario

Nel brano oggetto della nostra catechesi Gesù parla in maniera diretta ai discepoli an-nunciando loro i pericoli ai quali andranno incontro nella missione di proclamare il vangeloa tutte le genti: ��Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi��3.La metafora che Gesù pone già dimostra il tipo di accoglienza che essi riceveranno. Laraccomandazione che rivolge loro è che sapendo di essere pecore, e quindi fragili, dovrannoessere prudenti pur non perdendo la loro semplicità. Saranno chiamati a rispondere conla prudenza dei serpenti e la semplicità delle colombe. Nella prima lettera di S. PaoloApostolo ai Corinzi si legge: �Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi;siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.�4.

L'accoglienza che riserveranno loro gli uomini sarà delle più feroci: ��Ma prima ditutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovialle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causadel mio nome.��5. Saranno quindi giudicati, �agellati e condotti davanti ai re a causadella loro fede in colui che li ha mandati. Ma queste persecuzioni saranno indispensabiliper portare la testimonianza della loro fede nei confronti dei pagani: ��Questo vi daràoccasione di render testimonianza.��6.

Gesù preavvisa gli apostoli riguardo alle prove che li attendono, perché la loro fede nonsia scossa. Egli stesso dirà nel vangelo di Giovanni: ��Vi ho detto queste cose perchénon abbiate a scandalizzarvi.��7.

1Mc 13, 9-132Lc 10, 3.7-15; Lc 21, 12-193Lc 10, 341 Cor 14, 20

5Lc 21, 126Lc 21, 137Gv 16, 1

136 2.22. Matteo 10, 16�25

Ma allo stesso tempo il Maestro assicura: ��Ecco, io sono con voi tutti i giorni,�no alla �ne del mondo�.�8. Tale presenza si realizza attivamente con la partecipazionedello Spirito Santo; leggiamo infatti in Atti: ��avrete forza dallo Spirito Santo chescenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e laSamarìa e �no agli estremi con�ni della terra�.�9. È la stessa esperienza che hannovissuto tutti i grandi profeti; ad esempio: �Mosè disse al Signore: �Mio Signore, ionon sono un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quandotu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e dilingua�. Il Signore gli disse: �Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rendemuto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore? Ora va' ! Iosarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire�.�10. E con Geremiapossiamo scoprire come lo Spirito Santo non solo protegge, ma dona forza e potere: �IlSignore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: �Ecco, ti mettole mie parole sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e sopra iregni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edi�care epiantare�.�11.

Il profeta prima, come gli apostoli ora, sono la `bocca' di Dio e la presenza dello SpiritoSanto, sia nei profeti che nei nuovi terstimoni, è tanto rassicurante quando indispensabile.Leggiamo infatti dal vangelo di Giovanni: ��Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che ilPadre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciòche io vi ho detto.��12. Ed a conferma di quanto promesso dal Vristo ai suoi apostoli,negli Atti leggiamo: �Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui eranoradunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la paroladi Dio con franchezza.�13.

Ma perché lo Spirito Santo riesca veramente a parlare in noi, dobbiamo abbandonarcicompletamente e con cieca �ducia a lui! Gesù più di una volta ribadirà: ��Quando vicondurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccu-patevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegneràin quel momento ciò che bisogna dire�.�14. Ai discepoli quindi annuncia la presenzadello Spirito con loro nel momento della di�coltà: ��Mettetevi bene in mente di nonpreparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostriavversari non potranno resistere, né controbattere.��15.

Lo Spirito appare quindi come una potenza. È inviato dal Cristo da parte di Dio per ladi�usione della Buona Novella. Accorda i carismi che autenticano la predicazione come idoni delle lingue, dei miracoli, della profezia, della sapienza, ma soprattutto dà la forza diannunziare Cristo nonostante le persecuzione e in questo modo di rendergli testimonianza.

Gesù prevede che le conseguenze della predicazione dei primi apostoli saranno piuttostoforti e drammatiche: ��Il fratello darà a morte il fratello e il padre il �glio, e i�gli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.��16. Questo perché agliocchi degli ebrei, coloro che abbracciavano la fede del Cristo rinnegavano tutto ciò che erastata la loro vita �no a quel momento, compresa la propria famiglia. Chi si convertiva,andava contro il credere comune. Ed è per questo che, dimenticando il legame di sangue,si sentiranno in dovere di uccidere, perché traditi nella fede. Si avvereranno così le paroledi Gesù: ��Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque viucciderà crederà di rendere culto a Dio.��17. Le persecuzioni, quindi sono frutto

8Mt 28, 20b9At 1, 8b

10Es 4, 10-1211Ger 1, 9-1012Gv 14, 26

13At 4, 3114Lc 12, 11-1215Lc 21, 14-1516Mt 10, 2117Gv 16, 2

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 137

dell'odio nei confronti dei cristiani. E Gesù prevede anche questo: ��E sarete odiatida tutti a causa del mio nome��18. Ma egli stesso dirà: ��Se il mondo vi odia,sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbeciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo,per questo il mondo vi odia. [...] Questo perché si adempisse la parola scrittanella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.��19.

In conclusione, gli apostoli non avranno certo una vita facile nello svolgimento dellaloro missione ��ma chi persevererà sino alla �ne sarà salvato.��20. E ancora ��Innessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto ilcielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati�.�21.

Nell'ottica di Gesù la so�erenza e le di�coltà devono essere vissute per ottenere lasalvezza eterna. Saranno il presupposto a�nché, quando il Figlio dell'uomo verrà, salveràchi ha perseverato conservando la fede in lui e lottando contro gli ostacoli che gli si porrannoinnanzi. Addirittura dice ai discepoli che se in una città verranno perseguitati a causa dellasua parola, dovranno fuggire in un'altra e poi in un'altra ancora consolandoli dicendo cheprima che loro �niranno di percorrere tutte le città di Israele, il Figlio dell'uomo verrà.

Gesù attraverso i discepoli o�re a coloro che incontrano di aprire le porte del regnodi Dio: ��e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.��22. Ma a coloro cheri�uteranno questa o�erta verrà riservata una punizione peggiore di quella prevista perSodoma: ��quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sullepiazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostripiedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quellacittà.��23.

Chi non lo accoglierà sarà quindi destinato a pentirsi e a battersi il petto quandovedrà il Figlio dell'uomo tornare nella gloria: ��Allora comparirà nel cielo il segnodel Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, evedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenzae gloria.��24. Il segno sarà la croce del Cristo innalzata verso il cielo. Sarà il Cristo stessoche con il suo trionfo nella chiesa manifesterà che egli è veramente resuscitato e glorioso:��In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questoaccada. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.��25.E poi come dimenticare che è stato proprio lui il primo a darcene l'esempio! Egli è statoodiato, perseguitato, incarcerato, consegnato ai tribunali, �agellato, condotto davanti algovernatore. Noi perché dovremmo sperare di esser trattati in maniera migliore? Questo èil signi�cato degli ultimi versetti del brano che abbiamo ascoltato: ��Un discepolo nonè da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è su�ciente per ildiscepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Sehanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!��26.

Certo, Gesù non chiede di cercare il martirio né ai suoi apostoli27 né tanto meno a noi!L'unica cosa che ci chiede è di perseverare e di rimanere nel suo Amore. Il premio per lanostra fedeltà sarà la sua pace, quella che porta alla salvezza ed alla vita eterna.

L'esperienza �n ora vissuta in questa comunità ci ha sicuramente aiutato ad essersempre più consapevoli della presenza di Dio nelle e ci ha resi consci di esser chiamatiad essere testimoni nei nostri `mondi' (familiare, lavorativo, ecc.). Noi per fortuna, non

18Mt 10, 22a19At 15, 18-19.2520Mt 10, 22b21At 4, 1222Lc 10, 9b

23Lc 10, 10b-1224Mt 24, 3025Mt 26, 34-3526Mt 10, 24-2527Mt 10, 23

138 2.22. Matteo 10, 16�25

dobbiamo sopportare le persecuzioni che hanno vissuto i primi apostoli; il nostro compito ditestimoni, quindi, potrebbe essere più facile se non fosse che i rumori assordanti del mondoche ci circonda ci impediscono di far silenzio dentro di noi per ascoltare nel profondo lavoce di Dio che parla in noi per mezzo del suo Spirito! Però, non stanchiamoci mai disforzarci ad ascoltare la voce di Dio; e soprattutto non stanchiamoci mai di abbandonarcia lui, o�rendogli tutti noi stessi come strumenti per giungere agli altri.

Gesù ti chiede coraggio e perseveranza nella fede e nella testimonianza. Riesci a viverli concreta-mente nel quotidiano?

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 139

Matteo 10, 26�12, 50

10�26Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, edi segreto che non debba essere manifestato. 27Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella

luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. 28E non abbiate paura di quelli cheuccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il poteredi far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo?Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. 30Quanto a voi,per�no i capelli del vostro capo sono tutti contati; 31non abbiate dunque timore: voi valete piùdi molti passeri! 32Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davantial Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegheròdavanti al Padre mio che è nei cieli.

34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, mauna spada. 35Sono venuto infatti a separare

il �glio dal padre, la �glia dalla madre,

la nuora dalla suocera:36e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.

37Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il �glio o la �glia più di menon è degno di me; 38chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avràtrovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglieun profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avràla ricompensa del giusto. 42E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questipiccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa�.

111Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di làper insegnare e predicare nelle loro città.

2Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgliper mezzo dei suoi discepoli: 3�Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?�.4Gesù rispose: �Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5I ciechi ricuperano la

vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano,ai poveri è predicata la buona novella, 6e beato colui che non si scandalizza di me�. 7Mentre questise ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: �Che cosa siete andati a vederenel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomoavvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9E allora,che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10Egli è colui, delquale sta scritto:

Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero

che preparerà la tua via davanti a te.

11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttaviail più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista �no adora, il regno dei cieli so�re violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13La Legge e tutti i Profetiinfatti hanno profetato �no a Giovanni. 14E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.15Chi ha orecchi intenda.16Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze chesi rivolgono agli altri compagni e dicono:17Vi abbiamo suonato il �auto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

140 2.23. Matteo 10, 26�12, 50

18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. 19È venuto ilFiglio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicanie dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere�.20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli,perché non si erano convertite: 21�Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e aSidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebberofatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. 22Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giornodel giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. 23E tu, Cafàrnao,

sarai forse innalzata �no al cielo?

Fino agli inferi precipiterai!

Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!24Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!�.25In quel tempo Gesù disse: �Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché haitenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre,perché così è piaciuto a te. 27Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se nonil Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.28Venite a me, voi tutti, che siete a�aticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29Prendete il mio giogosopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostreanime. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero�.

121In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame ecominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. 2Ciò vedendo, i farisei gli dissero: �Ecco,

i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato�. 3Ed egli rispose:�Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? 4Come entrònella casa di Dio e mangiarono i pani dell'o�erta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoicompagni, ma solo ai sacerdoti? 5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdotinel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6Ora io vi dico che qui c'è qualcosa piùgrande del tempio. 7Se aveste compreso che cosa signi�ca: Misericordia io voglio e non sacri�cio,non avreste condannato individui senza colpa. 8Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato�.

9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. 10Ed ecco, c'era un uomo che aveva una manoinaridita, ed essi chiesero a Gesù: �È permesso curare di sabato?�. Dicevano ciò per accusarlo.11Ed egli disse loro: �Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, nonl'a�erra e la tira fuori? 12Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permessofare del bene anche di sabato�. 13E rivolto all'uomo, gli disse: �Stendi la mano�. Egli la stese, equella ritornò sana come l'altra. 14I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlodi mezzo.15Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, 16ordinando loro dinon divulgarlo, 17perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:

18Ecco il mio servo che io ho scelto;

il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.

Porrò il mio spirito sopra di lui

e annunzierà la giustizia alle genti.19Non contenderà, né griderà,

né si udrà sulle piazze la sua voce.20La canna infranta non spezzerà,

non spegnerà il lucignolo fumigante,

�nché abbia fatto trionfare la giustizia;21nel suo nome spereranno le genti.

22In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlavae vedeva. 23E tutta la folla era sbalordita e diceva: �Non è forse costui il �glio di Davide?�. 24Ma

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 141

i farisei, udendo questo, presero a dire: �Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principedei demòni�. 25Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: �Ogni regno discorde cade in rovinae nessuna città o famiglia discorde può reggersi. 26Ora, se satana scaccia satana, egli è discordecon se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno? 27E se io scaccio i demòni in nome diBeelzebùl, i vostri �gli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici.28Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio.29Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lolega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa. 30Chi non è con me è contro di me, e chi nonraccoglie con me, disperde. 31Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonataagli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. 32A chiunque parlerà male delFiglio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né inquesto secolo, né in quello futuro.33Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, ancheil suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. 34Razza di vipere, come potete direcose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. 35L'uomo buonodal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.36Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;37poiché in base alle tue parole sarai giusti�cato e in base alle tue parole sarai condannato�.38Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: �Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere unsegno�. Ed egli rispose: 39�Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessunsegno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. 40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre

notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.41Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi siconvertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona! 42La regina del sud sileverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terraper ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!43Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, manon ne trova. 44Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trovavuota, spazzata e adorna. 45Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervidimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche aquesta generazione perversa�.46Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavanodi parlargli. 47Qualcuno gli disse: �Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti�.48Ed egli, rispondendo a chi lo informava, isse: �Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?�. 49Poistendendo la mano verso i suoi discepoli disse: �Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; 50perchéchiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre�.

Dopo aver chiamato a sé i discepoli e a�dato loro la missione di radunare le ��pecoreperdute della casa di Israele��1 per annunciare ��che il regno dei cieli è vicino��2,Gesù rivela loro tutte le di�coltà che incontreranno nel cammino: ��Ecco: io vi mandocome pecore in mezzo ai lupi��3. Nonostante l'avvertimento sulle di�coltà che incon-treranno nello svolgere la loro missione, egli a�da ai discepoli la certezza di non esseremai soli, ma di essere costantemente accompagnati dalla Spirito Santo che sarà con loro.Per questo Gesù dice loro: ��Non li temete��4, perché la verità che loro porterannonel nome di Dio non può essere nascosta, il suo insegnamento è più forte delle tenebre enecessariamente viene alla luce, perché è luce.

La missione dei discepoli consiste nel far conoscere al mondo la luce della buona novella,quella luce che è stata donata loro da Gesù in persona e della quale loro, oltre ad esserne iprimi bene�ciari, ne sono divenuti anche responsabili. Ogni discepolo che riceve da Dio lagrazia della sua parola sussurrata all'orecchio è tenuto a di�onderla nel mondo urlandola

1Mt 10, 6b2Mt 10, 7b

3Mt 10, 16a4Mt 10, 26a

142 2.23. Matteo 10, 26�12, 50

sui tetti: ��Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che nondebba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quelloche vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchiopredicatelo sui tetti��5. Questo vale anche per noi! Dio ci fa la grazia di comprenderela sua parola anche attraverso gli incontri della comunità; ma allo stesso momento ci chiededi essere portatori della sua parola nel mondo attraverso la predicazione e le opere.

Gesù ammonisce gli apostoli dicendo: ��E non abbiate paura di quelli che uc-cidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttostocolui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna��6. Questopassaggio richiama alla mente una delle beatitudini: ��Beati i perseguitati a causadella giustizia, perché di essi è il regno dei cieli��7. Anche nella prima lettera diPietro si legge: �E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? E seanche doveste so�rire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura

di loro, né vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, prontisempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è invoi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza,perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognatiquelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. È meglio infatti, secosì vuole Dio, so�rire operando il bene che facendo il male.�8. Tutti questi invitici lasciano l'impressione che Gesù chieda ai discepoli un sacri�cio enorme, sembra quasiun voto alla so�erenza perpetua, in �n dei conti ognuno di noi umanamente è attaccatoalla sua vita e saremmo tutti spaventati all'idea di perderla. Gesù però, ancora una volta,ci rassicura dicendo quanto ognuno di noi è importante agli occhi di Dio: ��Due passerinon si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terrasenza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, per�no i capelli del vostrocapo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di moltipasseri!��9.

Le scelte radicali che Gesù richiede sono causa di profonde lotte interiori in coloro chedesiderano mettere in pratica i suoi insegnamenti. Il nostro modo di vivere e di pensareè spesso messo in discussione da una sola frase del vangelo. Possiamo solo immaginare larivoluzione di pensieri e di opere che Gesù ha scatenato al tempo della sua predicazione!È per questo che a�erma: ��Non crediate che sia venuto a portare pace sullaterra; non sono venuto a portare pace, ma una spada��10, come pure predisseSimeone: ��Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segnodi contraddizione��11. La prima contraddizione la vive proprio sulla sua persona: lui èil Maestro, ma non si comporta come quel Messia che gli israeliti aspettavano. Parla dipoveri, non usa la forza per trasmettere il suo messaggio, è semplice, e, contraddizione piùgrande, morirà per mano dell'uomo facendo vedere la sua forza nel grande gesto di umiltàe di amore che compie per noi donando tutto se stesso.

In quest'ottica del dono completo di sé dobbiamo leggere quello che ci dice subito dopo,leggiamo, infatti, che verrà a separare, a rompere i legami più forti che di solito creiamonella nostra esistenza. Addirittura ci dice: ��Chi ama il padre o la madre più di menon è degno di me; chi ama il �glio o la �glia più di me non è degno di me��12 IlSignore vuole tenerci tutti per sé? Vuole che rinneghiamo la nostra vita e la nostra famigliache è parte di noi? Certamente no, ci sta insegnando un modo nuovo di amare che deve

5Mt 10, 26-276Mt 10, 287Mt 5, 1081 Pt 3, 13-17

9Mt 10, 29-3110Mt 10, 3411Lc 2, 34b12Mt 10, 37

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 143

necessariamente passare attraverso di lui. Solo amando lui si può arrivare ad amare chi cista accanto con libertà, gratuità e semplicità. È questo che intende dicendo: ��Chi avràtrovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia,la troverà��13. Solo prendendo la propria croce e rinnegando sé stessi per abbandonarsicompletamente nelle sue braccia si riuscirà a vivere una vita vera.

Dopo aver concluso il discorso apostolico, il vangelo di Matteo prosegue con la partededicata alla predicazione sul mistero del regno dei cieli.

La fama di Gesù continua a di�ondersi giungendo �no a Giovanni il Battista, in quelmomento in carcere. Questi manda allora i suoi discepoli da Gesù a chiedere: ��Sei tucolui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?��14. Il Battista avevagià riconosciuto in Gesù il Messia ma, sentendo quel che si dice, resta sorpreso del tipo diMessia che egli incarna. Gesù risponde non a parole, ma come con le sue opere: ��Andatee riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete��15. A�nché Gesù potesse essere ilMessia, però, era necessario che si compisse l'ultima profezia dell'ultimo profeta, Malachia:�Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile delSignore�16. È Gesù stesso a indicare in Giovanni il compimento di questa parola: ��E selo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda��17.Gesù riconosce a Giovanni la sua fede pura dicendo: ��In verità vi dico: tra i natidi donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista��18. Questo perchéè il discepolo per eccellenza, che non ha paura di proclamare e vivere l'insegnamento diDio, �no al punto di pagare con la vita la sua fedeltà. Eppure Gesù prosegue a�ermando:��tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.��19. Giovanniè venuto a chiudere l'economia dell'antica alleanza. Il più piccolo nel regno dei cieli è ilcristiano che, per il solo fatto di appartenere alla nuova alleanza, è più grande di Giovanni!

In questo modo egli sottolinea anche la di�coltà di riconoscerlo da parte di coloro aiquali egli si manifesta. I giudei, infatti, rigettano tutte le proposte di Dio, sia la penitenzadi Giovanni, che la condiscendenza di Gesù: ��È venuto Giovanni che non mangiae non beve, e hanno detto: Ha un demonio. È venuto il �glio dell'uomo, chemangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicanie dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere��20. Adispetto della cattiva volontà e dell'insipienza degli uomini, il sapiente disegno di Dio sirealizza e si giusti�ca da solo, con la condotta che esso ispira a Giovanni Battista e a Gesù.In particolare, le opere di quest'ultimo, cioè i miracoli, sono la testimonianza che convinceo condanna. Gesù stesso pronuncia qui una condanna molto pesante nei confronti delle�città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non sierano convertite�21.

Gesù ribadisce la necessità di predisporre il proprio cuore all'umiltà per poterlo ac-cogliere. Egli, infatti, si è rivolto ai semplici e agli umili di cuore: ��Ti benedico, oPadre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste coseai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli��22. Quanto sia importanteaccogliere Gesù lo si capisce quando ci dice: ��Nessuno conosce il Figlio se non ilPadre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lovoglia rivelare.��23. Gesù è quindi l'unico mezzo per giungere al Padre, poiché il Padrestesso lo ha mandato a�nché noi potessimo conoscerlo. Ancora una volta forte è il mes-

13Mt 10, 3914Mt 11, 315Mt 11, 4b16Ml 3, 2317Mt 11, 14-1518Mt 11, 11a

19Mt 11, 11b20Mt 11, 18-1921Mt 11, 20b22Mt 11, 25b23Mt 11, 27b

144 2.23. Matteo 10, 26�12, 50

saggio di speranza che Gesù ci a�da: ��Venite a me, voi tutti, che siete a�aticatie oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate dame, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime��24.

Nel dodicesimo capitolo, Matteo ci presenta una serie di scontri molto aspri tra Gesùe i farisei. Sono i primi momenti di tensione tra Gesù e i rappresentanti u�ciali delladottrina. Addirittura, come si legge dopo uno di questi scontri avvenuto in sinagoga: �Ifarisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.�.25

L'ostilità dei farisei nasce dal comportamento di Gesù che, a loro dire, non rispetta laLegge. Gesù risponde sempre ai farisei citando le Scritture e dimostrando di incarnarle.Quale legge quindi gli rimproverano di infrangere? La legge che loro stessi si sono costruiti.I farisei erano un gruppo in Israele che nacque per cercare di ritrovare il vero Israele. Leloro nobili intenzioni si risolsero però in un tanto sterile quanto lungo elenco di precettida seguire come se il semplice adottare certi comportamenti fosse garanzia di salvezza.L'episodio della guarigione di un uomo dalla mano inaridita è emblematico di come ifarisei usassero la legge per essere lontani dal vero signi�cato di essa. Sono in dubbio se ègiusto guarire un uomo ma, come dice Gesù: ��Che tra voi, avendo una pecora, sequesta gli cade di sabato in una fossa, non l'a�erra e la tira fuori? Ora, quantoè pi prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anchedi sabato��26.

Per stare vicini a Dio occorre amarlo, come ci dice il profeta Osea: �poiché voglioamore l'amore e non il sacri�cio, la conoscenza di Dio più degli olocausti�27,citato dallo stesso Gesù. Più avanti sarà ancora più esplicito e, ricordando le parole delprofeta Isaia, riprenderà duramente farisei e scribi che gli rimproveravano di non seguire letradizioni degli antichi dicendo: ��Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia dicendo:Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Invano

essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini��28.Gesù ci sta mettendo in guardia dall'allontanarci da Dio standogli vicino. L'abitudine

alla preghiera o alla messa corrono il rischio, infatti, di poter essere usate come giusti�-cazione alla propria coscienza piuttosto che come momenti di vera comunione con Gesù.L'incontro con Dio e la sua parola è un momento di crescita e trasformazione nel qualedobbiamo lasciarci plasmare da essa. Se ciò non avviene, e rimaniamo fermi ad una re-ligiosità super�ciale o ancorati alle cose di questo mondo, per noi valgono le parole dellaseconda lettera di Pietro: �Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondoper mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangonodi nuovo invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore dellaprima. Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia,piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che erastato loro dato.�29.

L'ostilità nei confronti di Gesù arriva �no alla denigrazione, �no al punto che i fariseiattribuiscono i poteri di Gesù a Beelzebùl. La risposta di Gesù, dopo aver ridato aifatti la giusta prospettiva, si chiude in modo che sorprende per l'estensione dell'amoree della misericordia divina: ��A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo saràperdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né inquesto secolo, né in quello futuro��30. L'uomo è scusabile se si inganna sulla dignitàdivina di Gesù, velata dalle umili apparenze del Figlio dell'uomo, ma non lo è se chiude

24Mt 11, 28-2925Mt 12, 1426Mt 12, 1127Os 6, 6

28Mt 15, 7-9292 Pt 2, 20-2130Mt 12, 32

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 145

gli occhi e il cuore alle opere evidenti dello Spirito. Negandole, egli rigetta la propostasuprema che Dio gli rivolge e si mette al di fuori della salvezza.

L'accoglienza che Gesù riceve non è sempre quella o�ertagli dai farisei, anzi! La folla,costituita per la maggior parte da gente semplice, è ben disposta nei suoi confronti. Questonon perché possiedono una conoscenza delle scritture ancora maggiore di quella degli scribie dei sacerdoti, ma perché possiedono una grande virtù: l'umiltà. Questa virtù permetteloro di a�darsi a Gesù e a lui di trovare quella predisposizione dell'animo che gli permettedi compiere miracoli e segni certo che questi saranno capiti ed accolti nella giusta ottica. Aifarisei che chiedono un segno che attesti ai loro occhi la natura divina di Gesù, viene oppostoun secco ri�uto: ��Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Manessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.��31. Questo perchéGesù non fa miracoli per sua gloria né li usa come elemento centrale della sua predicazione.Anche quando li compie, infatti, ammonisce sempre le persone di non rivelarlo ma di farel'o�erta prescritta al tempio: è il Padre a dover essere glori�cato.

L'umiltà è una virtù tanto grande che Gesù stesso dirà ai suoi discepoli che per diven-tare i più grandi nel regno dei cieli occorre possederla, sapendo farsi piccoli e a�dandosial Padre: �In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: �Chidunque è il più grande nel regno dei cieli?�. Allora Gesù chiamò a sé un bam-bino, lo pose in mezzo a loro e disse: �In verità vi dico: se non vi convertiretee non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciòchiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regnodei cieli.��32.

Farsi piccoli e rinunciare a sé stessi ed alle proprie forze per fare a�damento al Padrenon è cosa semplice. Soprattutto per chi ha fatto un percorso che lo ha portato ad essereun riferimento per gli altri, come era per i farisei che certamente conoscevano le scrittureed ai quali gli ebrei chiedevano consiglio. Essere stimati come conoscitori della scritturaci può portare a considerarci come tali e a farci ritenere di essere autosu�cienti poiché siconoscono le risposte.

Gesù rimprovera ai farisei di non aver capito cosa signi�ca: ��Misericordia io voglio e non sacri�-cio��. Tu pensi di aver iniziato a capirlo?

31Mt 12, 39 32Mt 18, 1-4

146 2.24. Matteo 13, 3b�9.18�30.36�46.51�58.14, 13�36

Matteo 13, 3b�9.18�30.36�46.51�58.14, 13�36

133Egli parlò loro di molte cose in parabole.

E disse: �Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4E mentre seminava una parte del seme cadde sullastrada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'eramolta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6Ma, spuntato il sole, restòbruciata e non avendo radici si seccò. 7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e laso�ocarono. 8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta,dove il trenta. 9Chi ha orecchi intenda�.18Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19tutte le volte che uno ascolta la parola delregno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questoè il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomoche ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, 21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicchéappena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo el'inganno della ricchezza so�ocano la parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato nella terrabuona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora ilsessanta, ora il trenta�.24Un'altra parabola espose loro così: �Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che haseminato del buon seme nel suo campo. 25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminòzizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi la messe �orì e fece frutto, ecco apparveanche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non haiseminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28Ed egli risposeloro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme �no alla mietitura e al momento della mietitura diròai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelonel mio granaio�.36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: �Spiegaci laparabola della zizzania nel campo�. 37Ed egli rispose: �Colui che semina il buon seme è il Figliodell'uomo. 38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i �gli del regno; la zizzania sono i �gli delmaligno, 39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la �ne del mondo, ei mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverràalla �ne del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suoregno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente dovesarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.Chi ha orecchi, intenda!44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde dinuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla digrande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.51Avete capito tutte queste cose?�. Gli risposero: �Sì�. 52Ed egli disse loro: �Per questo ogniscriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesorocose nuove e cose antiche�.53Terminate queste parabole, Gesù partì di là 54e venuto nella sua patria insegnava nella lorosinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: �Da dove mai viene a costui questa sapienza equesti miracoli? 55Non è egli forse il �glio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoifratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dovegli vengono dunque tutte queste cose?�. 57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro:

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 147

�Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua�. 58E non fece molti miracolia causa della loro incredulità.

1413Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma lafolla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. 14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e

sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: �Il luogo è deserto ed è ormai tardi;congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare�. 16Ma Gesù rispose: �Nonoccorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare�. 17Gli risposero: �Non abbiamo che cinquepani e due pesci!�. 18Ed egli disse: �Portatemeli qua�. 19E dopo aver ordinato alla folla di sedersisull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione,spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. 20Tutti mangiarono efurono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. 21Quelli che avevano mangiatoerano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egliavrebbe congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera,egli se ne stava ancora solo lassù.24La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del ventocontrario. 25Verso la �ne della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. 26I discepoli, avederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: �È un fantasma� e si misero a gridare dallapaura. 27Ma subito Gesù parlò loro: �Coraggio, sono io, non abbiate paura�. 28Pietro gli disse:�Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque�. 29Ed egli disse: �Vieni!�. Pietro,scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma per la violenzadel vento, s'impaurì e, cominciando ad a�ondare, gridò: �Signore, salvami!�. 31E subito Gesù stesela mano, lo a�errò e gli disse: �Uomo di poca fede, perché hai dubitato?�.32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti,esclamando: �Tu sei veramente il Figlio di Dio!�.34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. 35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù,di�use la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, 36e lo pregavano di poter toccarealmeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.

In queste pagine ci viene narrato come Gesù, dopo aver istruito i suoi discepoli, sirivolga alla folla che lo circondava attraverso delle parabole, ossia attraverso delle metaforeche dovrebbero spiegare i misteri del Regno, ma che solo pochi eletti (gli apostoli, i piùvicini a Gesù) avranno l'opportunità di comprendere veramente, ed unicamente grazie allespiegazioni del Maestro stesso.

La prima parabola è quella del seminatore, o meglio del terreno. In essa, infatti, Gesùci spiega come il seme seminato da un seminatore può cadere in diversi tipi di terreno chegli permetteranno o meno di produrre frutti. Il seme è la Parola di Dio, il seminatoreè colui che l'annuncia ed il terreno è il cuore di chi ascolta. Se chi ascolta è pronto epredisposto ad accogliere il lieto annunzio, e non si lascia distrarre dalle tentazioni delmaligno, dalle preoccupazioni, dalla tribolazione, dalle persecuzioni, la Parola seminata inlui produrrà frutti. Ed il frutto più gradito a Dio è la santità, vissuta nella fedeltà allasua Parola ed ai suoi comandamenti, specialmente quello dell'amore, perché: �Il fruttodello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,mitezza, dominio di se�1. I frutti dello Spirito rappresentano, per noi cristiani, il benesupremo ed il modo per sentirci sempre uniti al Signore, la vite che dona la vita.

Leggendo questa stessa parabola sotto un'altra ottica, possiamo paragonare i quattroterreni alle quattro tappe della vocazione cristiana:

1Gal 5, 22

148 2.24. Matteo 13, 3b�9.18�30.36�46.51�58.14, 13�36

• nella prima Dio chiama, l'uomo fa esperienza dell'ascolto della parola, però è passivo,e pur sentendo qualcosa non capisce ciò che gli viene detto. Questo è il primo terreno�la strada�: poiché l'uomo che ascolta la parola non la comprende, viene il maligno eruba ciò che è stato seminato nel suo cuore;

• nella seconda tappa l'uomo ascolta la parola e inizia a cercare di capirla, desideraconoscerla. Questo è il secondo terreno, quello �sassoso�: l'uomo ascolta la parola ela accoglie con gioia però non ha radice in sé, è incostante così, appena giunge unatribolazione o persecuzione a causa della parola egli ne resta scandalizzato;

• nella terza tappa l'uomo ascolta la parola, la accetta e la accoglie, e decide di iniziareun cammino, però non è detto che egli porti frutto perché, così facendo, egli si trovaad a�rontare la scelta tra quello che è il bene apparente e quello reale. È il terzoterreno quello con le �spine�: l'uomo ascolta la parola, ma la preoccupazione delmondo e l'inganno della ricchezza la so�ocano ed essa non dà frutto;

• nella quarta tappa l'uomo passa dalla decisione all'azione. Questa è la �terra buona�:l'uomo ascolta la parola e la comprende, così da frutto e produce ora il cento, ora ilsessanta, ora il trenta.

In Geremia leggiamo: �Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostrocuore�2. Così anche noi dobbiamo predisporre il nostro animo, e quindi la nostra vita,all'ascolto della parola; ma Gesù ci esorta a non rimanere passivi all'ascolto, cioè a nonfermarci a questo, perché così favoriremmo il maligno e ci faremmo so�ocare dalle tentazioni(che nella parabola sono rappresentate dalle spine). Noi dobbiamo accogliere la grazia dellachiamata del Signore e professarla con le nostre azioni, che diventeranno i nostri frutti.

La seconda parabola che Gesù racconta ai suoi ascoltatori è quella della zizzania. Inessa, continuando ad utilizzare immagini tratte dal mondo agricolo, racconta un po' tuttala storia del mondo. Come Gesù stesso ben spiega, infatti: ��Il campo è il mondo.Il seme buono sono i �gli del regno; la zizzania sono i �gli del maligno, e ilnemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la �ne delmondo, e i mietitori sono gli angeli.��3. Nella creazione del mondo Dio ha seminatosolo grano e di ottima qualità, ma il diavolo, il �calunniatore�, l'�avversario�, avendo comeunico scopo il contrastare l'opera di Dio e del Cristo, si adopera ad indurre gli uominiin colpa. La zizzania seminata dal maligno rappresenta il contrario dell'amore e dellamisericordia portati dal Signore nel mondo. Dapprima il grano e la zizzania sembranouguali, ma man mano che crescono si vede benissimo la di�erenza, �nché non arriva ilmomento della mietitura, ed allora: ��per i vili e gli increduli, gli abietti e gliomicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservatolo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte�.�4, mentre �Isaggi risplenderanno come lo splendore del �rmamento; coloro che avrannoindotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.�5.

A questo punto Gesù, dopo aver messo in guardia dai pericoli seminati dal diavolonel mondo, con due brevi parabole mette l'accento sulla preziosità del regno. Come chitrova un tesoro o una perla preziosa vende tutto ciò che ha pur di averli per se, così chitrova il tesoro del regno dei cieli deve abbandonare tutto ciò che possiede per entrarvi.Certo, questo non è sempre facile, come non lo è stato per il giovane ricco6 che �se neandò triste; poiché aveva molte ricchezze.�7, ma ��Chiunque avrà lasciato case,

2Ger 4, 4a3Mt 13, 38-394Ap 21, 8b

5Dn 12, 36Mt 19, 16-227Mt 19, 22b

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 149

o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o �gli, o campi per il mio nome, riceveràcento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna��8. Ma cosa dovremmo fare,allora? Regalare le nostre case o le nostre macchine? Svuotare il nostro conto in banca elasciare tutto ai più bisognosi? Abbandonare le nostre famiglie e i nostri amici e mettercial servizio dei fratelli? No. Piuttosto credo che il Signore desidera che noi viviamo lenostre ricchezze pensando di non possedere niente: tutto ciò che abbiamo è un dono cheDio stesso ci ha fatto e noi dobbiamo accettarlo e viverlo come dono, appunto, e non comeproprietà, condividendolo con i fratelli con umiltà. Paolo stesso ce lo dice nella primalettera ai Corinzi: �Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'orainnanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro chepiangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero;quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo,come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!�9

In conclusione ogni nostra opera è proiettata verso l'eternità: le nostre scelte, le nostreazioni, le nostre parole, il nostro modo di vivere l'amore, tutto determinerà il nostro essere�grano� o �zizzania�.

La nostra felicità sta, quindi, nel trovare i doni che il Signore mette sulla nostra stradae farli frutti�care.

Terminate queste parabole Gesù va a Nazaret ad insegnare. Ma la gente, riconoscendoin lui solo quell'uomo che �no a qualche tempo prima viveva con loro, rimane stupita daisuoi miracoli e dalla sua sapienza e non riesce a riconoscere in lui il Messia. Così, a causadel loro disprezzo e della loro incredulità, Gesù non fece molti miracoli. Abbiamo già visto,infatti che la fede che Gesù richiede, è un movimento di �ducia e di abbandono per il qualel'uomo rinuncia a fare a�damento sui propri pensieri e sulle proprie forze per rimettersialle parole e alla potenza di colui nel quale crede. Gesù la domanda particolarmente inoccasione dei miracoli, che sono segni della sua missione e del regno; così egli non li puòcompiere se non trova la fede che deve dare ad essi il loro vero signi�cato.

Mentre era a Nazaret, Gesù venne a sapere della decapitazione di Giovanni e decide diritirarsi in un luogo deserto, �Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città�10.Di fronte a questa dimostrazione di fede, Gesù: �sentì compassione per loro e guarì iloro malati�11. Principio dell'azione di Gesù è la sua compassione. Compassione in grecorichiama la parola �viscere� (utero materno): è la qualità fondamentale del Dio amore, cheè Padre e Madre. Gesù ha cura, venerazione, rispetto degli infermi, ossia di coloro che nonstanno in piedi. E la medicina con cui li cura sarà il suo pane, rimedio di vita eterna.

In questo contesto incontriamo la prima delle due moltiplicazioni dei pani e dei pesci.In questo vangelo ed in quello di Marco, infatti, sono presenti due moltiplicazioni. Forse sitratta di un doppione, che presenta lo stesso avvenimento secondo due tradizioni. La primaredazione più arcaica, d'origine palestinese, parla di dodici panieri, numero delle tribù diIsraele e degli apostoli. La seconda redazione, che deriverebbe da ambienti cristiani diorigine pagana, parla di sette ceste, numero delle nazioni di Canaan e dei diaconi ellenisti.Entrambe le tradizioni descrivono il fatto alla luce di precedenti veterotestamentari, inparticolare la moltiplicazione dell'olio e dei pani da parte di Eliseo, e l'episodio della mannae delle quaglie durante la traversata del deserto.

I discepoli notano il deserto intorno e la notte che incombe. È passata l'ora in cui si puòfare qualcosa: non si può mangiare, non si può vivere, non c'è più nulla da fare. Davanti aldeserto e alla notte, la proposta dei discepoli è di tornare al villaggio da cui erano partiti,e comperare qualcosa. Ma il pane di Gesù è proprio nel deserto e nella notte, e non si può

8Mt 19, 2991 Cor 7, 29-31

10Mt 14, 13b11Mt 14, 14b

150 2.24. Matteo 13, 3b�9.18�30.36�46.51�58.14, 13�36

comperare12. Per Gesù la soluzione non è da cercare fuori, in un ritorno a ciò da cui si èusciti; è a portata di mano, qui, ora, ed è gratis. Bisogna solo a�rontare la situazione inmodo diverso.

Il numero dei pani e dei pesci a disposizione è quanto basta a malapena per loro e peril momento. La comunità ritiene sempre poco quello che c'è; non si accorge che cinque piùdue fa sette, numero perfetto, divino. I cinque pani sono messi da S. Agostino in relazioneai cinque libri della Legge, per signi�care che ��l'uomo non vive soltanto di pane, ma[...] di quanto esce dalla bocca del Signore��13. I due pesci sono simboli di Cristo,che realizza il duplice comando della legge che è uno solo: l'amore per il Padre e per ifratelli. Per questo amore il Figlio, come pesce che vive nell'abisso, venne a morire sullaterra per dare a noi in cibo il suo corpo.

Gesù ci sta dando un grande insegnamento che è quello di saper condividere ciò chesi ha, anche, anzi soprattutto, quando è poco, poiché sarà lui a mettere ciò che manca.Come nell'episodio dell'obolo della vedova: �Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi chegettavano le loro o�erte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettavadue spiccioli e disse: �In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo piùdi tutti. Tutti costoro, infatti, han deposto come o�erta del loro super�uo,questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere�.�14. Adessere importante non è il dare molto, ma il dare tutto ciò che si può o�rire. Anche perla moltiplicazione dei pani e dei pesci, ad essere importante non è il miracolo in sé, mala �ducia che i discepoli ripongono in Gesù. Dopo la sua benedizione, sono a andati adistribuire quel po' di cibo sulla sua parola, e quel cibo è bastato per tutti. Lo stesso panepassa dalle mani del Figlio a quelle dei discepoli, e da queste alle folle, �no a giungere nellemani di tutti i fratelli che così diventano �gli. Questo pane è sazietà piena per tutti se èvissuto come dono; mentre è fame se è trattenuto per sé.

La nostra insu�cienza va portata a Gesù, riposta nelle sue mani. Ciò che ho e sono,poco o tanto che sia è sempre sovrabbondante se ricevuto, spezzato e dato da mani di�glio.

Il numero degli uomini sfamati, cinquemila, è quello della prima comunità di Geru-salemme15, che viveva l'insegnamento di Gesù mettendo in comune i beni, spezzando ilpane e pregando con gioia16. Nessuno diceva sua proprietà ciò che aveva; ogni cosa era fraloro comune, e nessuno era bisognoso17. Chi aveva beni ne faceva parte a tutti, secondo ilbisogno di ciascuno18. E tutto questo in piena libertà19.

Dopo questo episodio, Gesù congeda la folla dicendo ai suoi discepoli di precederlosull'altra sponda del lago. Prima di seguire gli apostoli, Gesù si ritira sul monte perpregare.

Verso la �ne della notte, i discepoli sono al largo di un lago agitato dal vento, e Gesùli raggiunge camminando sulle acque. Alla vista di lui i discepoli: �furono turbati edissero: �È un fantasma� e si misero a gridare dalla paura.�20. Il discepoloè colto da terrore: camminare sulle acque è eccessivo, impossibile, divino. Di fronte aquello che ritengono un fantasma non posso far altro che gridare dalla paura; è la stessapaura di andare a fondo che li colse nella prima tempesta, quando il Signore, sulla barcacon loro, dormiva21. Ma Gesù li calma subito dicendo loro: ��Coraggio, sono io, nonabbiate paura��22. Pietro allora chiede al Signore un segno: ��Signore, se sei tu,

12Is 55, 113Dt 8, 3b14Lc 21, 1-415At 4, 416At 2, 4217At 4, 32.34

18At 2, 4519At 5, 420Mt 14, 26b21Mt 8, 23-2722Mt 14, 27b

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 151

comanda che io venga da te sulle acque��23. All'invito di Gesù, Pietro esce dallabarca e cammina sulle acque verso di lui con �ducia. �Ma per la violenza del vento,s'impaurì e, cominciando ad a�ondare, gridò: �Signore, salvami!��24. In questaoccasione Pietro si comporta, come il seme della parabola del seminatore che cade sulterreno sassoso. Si comporta, cioè, come l'uomo che accoglie la parola di Dio, ma davantialla prima di�coltà si scoraggia. Egli è, infatti, l'unico tra gli apostoli a superare conslancio la paura iniziale al punto da chiedergli di poter stare con lui sulle acque, ma uncolpo di vento lo fa sprofondare. Il vento, per quanto forte, non può però far svanire lapotenza di Gesù che, infatti, stendendogli la mano ed a�errandolo, lo rimprovera dicendo:��Uomo di poca fede, perché hai dubitato?��25. La paura è pochezza di fede26. Lafede invece è il coraggio di credere e di osare l'impossibile, perché ��nulla è impossibile

a Dio�.�27. Se l'uomo guarda Gesù cammina; se guarda le sue paure sprofonda. Ma lapaura che fa sprofondare è il luogo stesso nel quale il Signore ci chiama a una fede maggiore;diversamente siamo colti da angoscia e disperazione.

Pietro rappresenta ciascuno di noi e tutta la Chiesa: quando volgiamo gli occhi alSignore e alla sua chiamata, abbiamo �ducia e riusciamo ad avanzare; quando guardiamole nostre di�coltà, ci impauriamo e a�ondiamo. Rimane però sempre nel cuore il grido:�Signore, salvami!�. È la radice inalienabile della fede. L'esperienza di salvezza che neconsegue porta alla pace e al riconoscimento del Signore.

La barca è simbolo della comunità, luogo della fede. Non ci sono scappatoie sulla barca:o si arriva a terra o si va a fondo. Non essere inghiottiti dall'abisso è il sogno impossi-bile di ogni uomo, il superamento della realtà che ben conosce fatta di notte, solitudine,lontananza, fatica, tormento, angoscia, terrore e sprofondamento. Camminare sul mare èquanto il discepolo è chiamato a fare sulla parola del suo Signore. È il tempo della Chiesa,dove la sua presenza come pane è ritenuta un fantasma, �no a quando non ci �diamo dellasua parola e non facciamo come lui ha fatto. La Chiesa sa che il suo corpo dato per noinon è un fantasma, ma è il pane di vita che fa vivere e morire camminando come lui hacamminato.

Davanti alla prova, come vivi la tua fede? Il tuo sguardo è rivolto verso Gesù, oppure ti lasciprendere dalla paura e dall'angoscia perdendolo di vista?

23Mt 14, 28b24Mt 14, 3025Mt 14, 31b

26Mt 8, 26.9, 2227Lc 1, 37

152 2.25. Matteo 16�17

Matteo 16�17

161I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loroun segno dal cielo. 2Ma egli rispose: �Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo

rosseggia; 3e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretarel'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? 4Una generazione perversa e adulteracerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona�. E lasciatili, se ne andò.

5Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane. 6Gesù disseloro: �Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei�. 7Ma essi parlavanotra loro e dicevano: �Non abbiamo preso il pane!�. 8Accortosene, Gesù chiese: �Perché, uominidi poca fede, andate dicendo che non avete il pane? 9Non capite ancora e non ricordate i cinquepani per i cinquemila e quante ceste avete portato via? 10E neppure i sette pani per i quattromilae quante sporte avete raccolto? 11Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando viho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?�. 12Allora essi compresero che egli nonaveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: �La gentechi dice che sia il Figlio dell'uomo?�. 14Risposero: �Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altriGeremia o qualcuno dei profeti�. 15Disse loro: �Voi chi dite che io sia?�. 16Rispose Simon Pietro:�Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente�. 17E Gesù: �Beato te, Simone �glio di Giona, perchéné la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tusei Pietro e su questa pietra edi�cherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno controdi essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato neicieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli�. 20Allora ordinò ai discepoli di nondire ad alcuno che egli era il Cristo.21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme eso�rire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitareil terzo giorno. 22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: �Dio te nescampi, Signore; questo non ti accadrà mai�. 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: �Lungi da me,satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!�.24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: �Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prendala sua croce e mi segua. 25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà lapropria vita per causa mia, la troverà. 26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà ilmondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio dellapropria anima? 27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, erenderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che nonmorranno �nché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno�.

171Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condussein disparte, su un alto monte. 2E fu tras�gurato davanti a loro; il suo volto brillò come

il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, checonversavano con lui. 4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: �Signore, è bello per noi restarequi; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia�. 5Egli stava ancoraparlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva:�Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo�. 6All'udire ciò, idiscepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò e,toccatili, disse: �Alzatevi e non temete�. 8Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se nonGesù solo.

9E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: �Non parlate a nessuno di questa visione,�nché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti�.10Allora i discepoli gli domandarono: �Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venireElia?�. 11Ed egli rispose: �Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12Ma io vi dico: Elia è gia venuto enon l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 153

dovrà so�rire per opera loro�. 13Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni ilBattista.14Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo 15che, gettatosi in ginocchio, glidisse: �Signore, abbi pietà di mio �glio. Egli è epilettico e so�re molto; cade spesso nel fuoco espesso anche nell'acqua; 16l'ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo�. 17EGesù rispose: �O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quandodovrò sopportarvi? Portatemelo qui�. 18E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì dalui e da quel momento il ragazzo fu guarito.19Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: �Perché noi non abbiamo potutoscacciarlo?�. 20Ed egli rispose: �Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a ungranellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e nientevi sarà impossibile. [21Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno]�.22Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: �Il Figlio dell'uomo sta per esser con-segnato nelle mani degli uomini 23e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà�. Ed essi furonomolto rattristati.24Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: �Ilvostro maestro non paga la tassa per il tempio?�. 25Rispose: �Sì�. Mentre entrava in casa, Gesùlo prevenne dicendo: �Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tassee i tributi? Dai propri �gli o dagli altri?�. 26Rispose: �Dagli estranei�. E Gesù: �Quindi i �glisono esenti. 27Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che vieneprendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per mee per te�.

Abbiamo lasciato Gesù e i discepoli che, dopo aver congedato la folla, prendono unabarca e attraversano il lago per arrivare nella regione di Magadàn. Qui assistiamo ad unnuovo scontro tra farisei e sadducei da un lato, e Gesù dall'altro. Questi, per metterealla prova Gesù, chiedono un segno che giusti�chi la sua autorità ma Gesù risponde lo-ro: ��Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; e almattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpre-tare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?��1 e aggiunge:��Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le saràdato se non il segno di Giona��2.

I farisei li abbiamo già incontrati nel cammino di Gesù, mentre i sadducei li incontriamoqui per la prima volta. Erano due partiti politico-religiosi che però avevano caratteristichemolto diverse. I primi non appartenevano all'aristocrazia, odiavano i romani, aspettavanoil messia e credevano nella risurrezione e negli angeli. I secondi invece erano aristocratici,amici dei romani e, dal punto di vista religioso, non aspettavano il messia e non credevanoné nella risurrezione, né negli angeli. Come mai allora �gure così diverse si trovano unitea fronteggiare Gesù? Perché i due gruppi vivono la propria spiritualità con la stessasuper�cialità, attenti alla legge scritta e troppo attaccati ai privilegi raggiunti. La dottrinadi Gesù imporrebbe loro un cambiamento radicale della loro esistenza, cambiamento cheperò non sono disposti a fare.

Dopo questo ulteriore scontro, Gesù porta i discepoli in Cesarèa di Filippo, regionepagana, dove si trovavano molti templi di diverse divinità e religioni per una sorta di ritiroe per metterli alla prova prima di a�rontare il viaggio verso Gerusalemme e verso la suacroci�ssione. La scelta di un luogo pagano è motivata da due ragioni: la prima è che lì nonsarebbero certo stati seguiti dalla folla, e quindi sarebbero stati soli, la seconda è che, difronte alla moltitudine di religioni professate in quel luogo, gli apostoli avrebbero potutofare una scelta più consapevole nel seguire Gesù.

1Mt 16, 2b-3 2Mt 16, 4a

154 2.25. Matteo 16�17

Mentre si trovano in viaggio, Gesù, proseguendo nel suo insegnamento, ammoniscegli apostoli: ��Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e deisadducei��3. In quel momento i discepoli si ricordano di non aver preso il pane. Perloro era un grande problema poiché i Giudei non avrebbero mai fatto il pane con il lievitotrovato in una regione pagana poiché sarebbe stato pane impuro. Gesù li rimproveraaspramente perché si sono già dimenticati dei miracoli a cui hanno assistito, cioè delle duemoltiplicazioni dei pani e dei pesci, ma soprattutto perché non capiscono che non alludevaal pane quando si riferiva al lievito dei farisei e dei sadducei ma alla loro dottrina che puòcorrompere tutto il popolo di Israele.

Abbiamo visto usare il lievito per rappresentare due concetti in contrapposizione traloro: nella parabola del lievito4, in maniera positiva, viene paragonato al regno di Dio cheha inizi modesti a cui fa seguito un grande sviluppo, proprio come l'impasto che si gon�a;in questo caso invece l'allusione è in senso negativo poiché si fa riferimento alla naturadi mu�a del lievito che sta ad indicare la corruzione, come si legge nella prima lettera aiCorinzi: �Non è una bella cosa il vostro vanto. Non sapete che un po' di lievitofa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pastanuova, poiché siete azzimi�5. Il lievito qui è simbolo della corruzione, contrariamentealla concezione di pane azzimo come simbolo della purezza. A Pasqua, secondo il ritualeebraico, si faceva sparire tutto il pane lievitato che si trovava in casa, s'immolava l'agnellopasquale e si mangiava pane non lievitato. Per Paolo quelle erano preparazioni simbolichedel pensiero cristiano. Con il suo sacri�cio il Cristo, vero agnello pasquale distrugge ilvecchio lievito del peccato e rende possibile una vita santa e pura, simboleggiata dai panisenza lievito.

Una volta giunti a Cesarea di Filippo, Gesù chiede con umiltà ai suoi discepoli: ��Lagente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?�. Risposero: �Alcuni Giovanni ilBattista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti��6. Essere considerato,anche se in modo errato, un profeta era comunque un grande onore perché il profeta erauna persona che aveva avuto il dono di ascoltare la parola di Dio, ed erano 400 anni, cioèda Malachia, che agli ebrei non si presentava un vero profeta. Fin qui erano gli altri ainterrogarsi su di lui, ora è lui che interroga. La fede inizia dove noi smettiamo di metterein questione il Signore e accettiamo di essere messi in questione da lui. Il problema non èinterrogarci su Dio o interrogarlo, ma lasciarci interrogare da lui. La fede è responsabilità,abilità a rispondere al Signore che interpella. Lui è e resta sempre per noi un mistero, sucui non abbiamo né risposte né immagini: l'unica risposta siamo noi stessi che diventiamoa Sua immagine.

Ai discepoli, Gesù chiede prima cosa dicono gli uomini e poi cosa dicono loro, persuggerire che la loro risposta non deve essere come quella degli altri. Gesù con questadomanda fa uscire allo scoperto le risposte scontate che spontaneamente diamo. Infatti, ladomanda di Gesù inizia con un ��chi dice��, ovvero un parlare generico e irresponsabileche non corrisponde mai a verità. In esso ciò che è gia noto, o si presume tale, diventamisura di tutto. Le nostre convinzioni ci velano la realtà del �glio dell'uomo e dell'uomostesso, che è sempre più grande di quanto possiamo già sapere.

Gesù si rivolge poi direttamente ai discepoli chiedendo: ��Voi chi dite che io sia?�.Rispose Simon Pietro: �Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente��7. Siamoalla svolta decisiva del Vangelo: �nalmente Pietro e quelli con lui, riconoscono Gesù comeil messia e il �glio del Dio vivente. È il salvatore atteso che compie ogni promessa del

3Mt 16, 6b4Mt 13, 3351 Cor 5, 6-7a

6Mt 16, 13b-147Mt 16, 15b-16

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 155

cielo e desiderio della terra; accanto a lui, d'ora in poi potranno ricevere il dono di quellaconoscenza di lui che può essere fatta solo a chi lo ama. Quella di Pietro è la professionedi fede cristiana: Gesù è il Cristo, il �glio unigenito del Padre. Riconoscere Gesù cometale è il centro della fede. Da questa risposta Pietro è generato uomo nuovo, partecipedel segreto di Dio. La sua è la beatitudine suprema: accogliendo il Figlio entra nel regnodel Padre. Lui è il primo che riceve la rivelazione di ciò che è nascosto ai sapienti e agliintelligenti. Gesù elogia Pietro dicendo: ��Beato te, Simone �glio di Giona, perchéné la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edi�cherò la mia chiesa e le portedegli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno deicieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò chescioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli��8. È la prima volta che Gesù si rivolgea Pietro con questo nome e né il termine greco, `petros', né, sembra, il suo corrispondentearamaico `kefa', `roccia', erano usati come nomi di persona prima che Gesù avesse chiamatocosì il capo degli apostoli; questo per simboleggiare il suo compito nella formazione dellaChiesa. Gesù riconosce nell'a�ermazione di Pietro una provenienza divina, e non umana,e gli a�da così la base sulla quale si costruirà la chiesa, pietra viva, rigettata dagli uomini,ma scelta e preziosa davanti a Dio. La fede di Pietro è la chiave che apre il regno.

Legare e sciogliere sono due termini tecnici del linguaggio rabbinico che si applicanoinnanzi tutto al campo disciplinare della scomunica con cui si condanna (legare) o si assolve(sciogliere) qualcuno, e ulteriormente alle decisioni dottrinali o giuridiche con il senso diproibire (legare) o permettere (sciogliere). In base al dono della fede, a Pietro è dato ilpegno/impegno di dire ciò che è conforme o meno ad essa e, di conseguenza, dichiarare chiappartiene o meno al regno.

Su questo testo si fonda il primato di Pietro che nel corso dei secoli è stato variamenteesercitato e inteso, frainteso e malinteso, con o senza colpa. L'autorità nella Chiesa non ècerto come quella dei capi della nazioni, ma la stessa del Signore, che è venuto per servire edare la vita. In Matteo si legge infatti: ��I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominanosu di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere travoi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e coluiche vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figliodell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la suavita in riscatto per molti��9. Si tratta di un servizio nella fede e nell'amore, principiodi unione e di vita.

Dopo un periodo di deserto con i suoi discepoli, Gesù, per mezzo delle parole di Pietro,si rivela come ��il Cristo, il Figlio di Dio vivente��10, ma chiede ai suoi di mantenere ilsegreto. In particolare egli ci mostra come la salvezza che porta non è quella che pensiamonoi. La sua salvezza non consiste nella soddisfazione delle nostre brame di avere, di poteree di apparire, ma nella povertà, nel servizio e nell'umiltà. Questa è la via di quel Dio cheè amore, attraverso la quale deve passare il �glio dell'uomo.

Siamo ad un'altra svolta decisiva del Vangelo: Gesù fa il primo annuncio della sua mortee resurrezione; vuole preparare la fede dei suoi discepoli alla crisi che ne conseguirà. Per laprima volta parla della croce e mostra l'abisso che c'è tra Dio e tutte le nostre immagini sudi lui. Essa ci fa vedere chi è il Figlio a immagine del Padre, l'uomo pienamente realizzato.Gesù confessa che dovrà patire molto ed essere provato dagli anziani, dai sommi sacerdotie dagli scribi. Sono rispettivamente i ricchi, i potenti e i sapienti, coloro che puntano, econ successo, la propria esistenza sulla brama di avere, di potere e di apparire. Sono le

8Mt 16, 17b-199Mt 20, 23-28

10Mt 16, 16b

156 2.25. Matteo 16�17

tre maschere del male, sul quale si struttura l'ordinamento del mondo. Nella sua primalettera Giovanni scrive: �quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, laconcupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dalmondo�11. Rappresentano l'aspirazione di ciascuno di noi, che riteniamo bene ciò che inrealtà è egoismo e morte. Gesù deve entrare in questo male in cui ci troviamo, per salvarcie mostrarci il vero volto dell'uomo che è lo stesso di Dio. Gesù non muore: è ucciso amotivo di ciò per cui vive. Con la sua morte diventa martire, testimone di un amore piùforte della stessa morte. La sua uccisione è vittoria sul potere della morte: è resurrezione.

Mentre Gesù comincia a rivelarsi apertamente, Pietro comincia a ribellarsi duramente.`Rimproverare' in greco è la stessa parola che indica quanto Gesù fa con i demoni. Èquanto Gesù fa con Pietro. La reazione di Pietro è di capitale importanza: svela la nostralontananza da Dio. Pietro vuole bene a Gesù: gli vuole il bene che vuole a sé stesso. Inquesto è umano, molto umano, anzi diabolico: ritiene che il bene sia quello che pensa lui.Dovrà scoprire che il bene che gli vuole il Signore è ben altro. Pietro, pur avendo ricevutola rivelazione del Padre sull'identità di Gesù, non per questo ha capito chi è lui: è vero cheGesù è il Cristo e il Figlio del Dio vivente, ma la verità di Cristo e di Dio, non è quello chelui intende. Si percepisce qui, per l'ennesima volta, il rammarico di Gesù nel constatareche i suoi discepoli non sono ancora capaci di comprenderlo �no in fondo.

Durante il suo `rimprovero', Pietro non stava parlando faccia a faccia con Gesù. Questisi gira e gli mostra il suo volto. In lui c'è l'a�etto per l'amico, ma anche la durezza contro ilnemico che si cela in lui. Pietro infatti, si era messo `davanti' a Gesù per condurlo a fare lapropria volontà, come satana. Gesù non lo respinge ma lo rimette nella sua posizione giusta, `dietro' di sui. Noi chiediamo al Signore che ci faccia ciò che noi vogliamo; nel vangelodi Marco si legge: �E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i �gli di Zebedèo,dicendogli: �Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo��12.La salvezza è invece chiedere che noi facciamo ciò che lui vuole. Pietro, anche se con amoree quindi in modo più accattivante, presenta in buona fede le stesse tentazioni di satana, cheGesù ha già incontrato nel deserto13 anche se in questo contesto è più di�cile riconoscerle!Anche se a �n di bene, la pietra della Chiesa si fa pietra d'inciampo che vuole far cadereil �glio dell'uomo. Ciò che Gesù propone è un atto libero di volontà: la massima libertàdell'uomo è fare lo stesso cammino del Signore. Andare dietro a lui, è il cammino dell'esodo,la realizzazione piena dell'uomo, la vittoria sull'egoismo e sulla morte.

Continuando a rivolgersi ai suoi discepoli, Gesù sottolinea, quindi, quali sono le con-dizioni per essere veramente suoi seguaci: ��Se qualcuno vuol venire dietro a merinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua��14. Rinnegare sé stessi signi�carinnegare il falso io, deformato dalla menzogna e dalla paura, è far nascere il proprio veroio. Uno, se vuole essere se stesso, deve smettere di pensare a se stesso: solo allora ha il suovolto, rivolto all'altro. Il passo successivo consiste nel prendere la propria croce: la croce diciascuno è lottare con il male che è in ciascuno di noi, è la lotta contro il proprio egoismo,i propri limiti. Nonostante il peso della croce, è necessario seguire Gesù perché, come cidice lui stesso: ��chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno dime��15. Seguire Gesù signi�ca mettersi al servizio di Dio e del prossimo, come leggiamoin Giovanni: �Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà ancheil mio servo. Se uno mi serve, il padre lo onorerà.�16. Mettersi al servizio puòesser visto, sotto certi aspetti, un po' come perdere la propria vita. Nel servire gli altri,infatti, annulliamo un po' di noi stessi, trascurando la nostra vita per donarla al fratello.

111 Gv 2, 16b12Mc 10, 3513Mt 4, 1-11

14Mt 16, 24b15Mt 10, 3816Gv 12, 26

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 157

Il servizio ci permetterà di trovare la vera vita. Infatti, una vita ispirata all'egoismo è giàmorta, perduta per sempre. La vita è amore �no a dare la vita per colui che mi ha amatoe ha dato sé stresso per me. La vita non si può comperare con denaro nè barattare coni beni: è dono, e solo in quanto donata resta viva. A chi la vuole pagare, non resta cherestituirla, dandosi la morte.

Gesù ce lo spiega esplicitamente quando racconta il giudizio �nale: ��Quando il Figliodell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono dellasua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gliuni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore allasua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla suadestra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparatoper voi �n dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avetedato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e miavete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carceratoe siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quandomai ti abbiamo veduto a�amato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato eti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamoospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalatoo in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In veritàvi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratellipiù piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontanoda me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e nonmi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non miavete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allorarisponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto a�amato o assetato oforestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma eglirisponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a unodi questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno,questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna�.�17. Tutto questo perché Dio,come sta scritto in Giobbe: �ripaga l'uomo secondo il suo operato e fa trovare adognuno secondo la sua condotta�18. Ascoltare e fare le parole che Gesù ha appenadetto, è vivere, già qui in terra, da �glio di Dio: questa è la vita eterna che vince la morte.

Alla �ne di questo discorso Gesù fa un ulteriore annuncio della sua passione; dice infatti:��In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno �nché nonvedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno�.�19.

La gloria del �glio dell'uomo, che alla �ne del tempo apparirà come è apparsa sulla croce,traspare già ora nella vita del discepolo. La tras�gurazione, che segue immediatamente, èl'anticipo terrestre della gloria celeste riservata al Figlio e a chi lo ascolta. Uno è più doveama che dove abita! Chi ama Gesù, come già è unito a lui nella morte, così è consepolto econseduto con lui nella gloria. La sua vita è ormai nascosta con lui in Dio.

Dopo il ritiro in Cesarèa di Filippo e prima di immergersi nuovamente nella sua missionein mezzo alle folle: �Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratelloe li condusse in disparte, su un alto monte�20. Qui, i tre apostoli possono assisterealla tras�gurazione di Gesù. La descrizione che fa Matteo di questo evento è di�erente daquelle che si trovano in Marco21 e Luca22. Qui Gesù appare soprattutto come il nuovo

17Mt 25, 31-4618Gb 34, 11b19Mt 16, 28

20Mt 17, 1b21Mc 9, 2-822Lc 9, 28-36

158 2.25. Matteo 16�17

Mosè, tema caro a Matteo in tutto il suo vangelo, che incontra Dio su un nuovo Sinai, nellanube, con il volto luminoso, assistito dai due personaggi dell'Antico Testamento Mosè edElia che hanno bene�ciato di rivelazioni da Dio e personi�cano la legge ed i profeti cheGesù viene a completare. Il monte, lo abbiamo già visto in passato, è il luogo per l'incontrocon Dio. Salire su un monte signi�ca proprio avvicinarsi a lui. La presenza della nube èuna manifestazione della presenza divina.

Anche in questo caso Pietro prende direttamente la parola e senza indugiare parla aGesù. Gli propone di fermarsi in quel luogo, forse perché quella visione così potente haportato in loro gioia e pace: ��Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, faròqui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia��23. Si sentono felici distare in presenza del Signore, così come ci sentiamo noi quando sentiamo vicino l'amore ela misericordia di Dio nella nostra vita quotidiana. Proprio mentre Pietro parla, arriva laspiegazione a tutto quello che sta accadendo: ��Questi è il Figlio mio prediletto, nelquale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo��24. Questa è la vera rivelazione che Dio faagli uomini: la parola �glio indica il carattere messianico di Gesù e la sua relazione �lialecon il Padre.

Queste sono quasi le stesse parole scese dal cielo dopo il battesimo di Gesù25. L'unicadi�erenza sta nell'aggiunta dell'imperativo ��Ascoltatelo��. Questa esortazione è damettere in relazione con l'istituzione del profetismo durante la teofania dell'Oreb: ��IlSignore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profetapari a me; a lui darete ascolto. [...] Se qualcuno non ascolterà le parole, cheegli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto��26. Dio aveva dato agli Israelitii profeti a�nché questi li guidassero e li facessero crescere nella fede. Gli Israeliti, perchénon si sprecasse un così grande dono, dovevano ascoltare con attenzione i profeti. Ora ilPadre ha donato a noi Gesù, il Figlio prediletto nel quale si è compiaciuto. Lo ha mandatoa completare la legge ed i profeti, a�nché tutti noi possiamo crescere e rimanere uniti a lui,alla Parola, a Dio. Un così grande dono non può però superare l'ostacolo di un ri�uto, senon siamo disposti ad ascoltare, con orecchio attento, l'insegnamento di Gesù non potremocerto progredire lungo la strada della salvezza, e Dio ce ne chiederà conto.

I tre apostoli vengo presi da un grande spavento e si gettano faccia a terra. Ancora unavolta Gesù li rincuora con le parole dette tante volte, e che tante volte sussurra anche ainostri orecchi: ��Alzatevi e non temete��27. Anche in questa immagine, di Gesù cheresta solo, si nasconde un signi�cato. Mosè ed Elia sono spariti e resta solo Gesù, dottoredella legge perfetta e de�nitiva. La legge dell'Antico Testamento, i profeti, la vecchiaalleanza: tutto è compiuto e superato in Gesù e nel suo insegnamento, non abbiamobisogno di altro.

Così come aveva fatto in precedenza dopo aver compiuto i miracoli, Gesù chiede dinon farne parola con nessuno, �no alla resurrezione del Figlio dell'uomo. I discepoli noncomprendono le sue parole e chiedono spiegazioni; l'esperienza vissuta qualche attimo primasul monte li ha sorpresi e forse un po' storditi. La certezza che Gesù è il messia li ha lasciatiperò con un dubbio: ��Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venireElia?��28. Gesù allora riprende a parlare apertamente: l'Elia che stavano aspettando ègià venuto tra loro nella persona di Giovanni Battista, ma non è stato riconosciuto. IlBattista è il precursore del vero profeta e messia: �designato a rimproverare i tempifuturi per placare l'ira prima che divampi, per ricondurre il cuore dei padri

23Mt 17, 4b24Mt 17, 5b25Mt 3, 17

26Dt 18, 15.1927Mt 17, 7b28Mt 17, 10b

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 159

verso i �gli e ristabilire le tribù di Giacobbe�29. Il trattamento riservato al Battistaè preannuncio della so�erenza del �glio di Dio, perché anche lui non sarà accettato edascoltato e in�ne perseguitato.

Tornato tra la gente, Gesù si trova di fronte ad una nuova richiesta di aiuto. Un padrechiede l'intervento del maestro per guarire il �glio perché dice: ��l'ho già portato daituoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo��30. La risposta di Gesù sembraesasperata. Ad originare questo stato d'animo non è la richiesta di aiuto dell'uomo, ma ilfallito intervento dei discepoli che vengono ripresi aspramente. Quando, guarito il ragazzo,restano soli, i discepoli vanno a chiedere spiegazioni a Gesù circa i motivi del loro insuccesso.La risposta di Gesù è, a dir poco, sconcertante: ��Per la vostra poca fede. In veritàvi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questomonte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile��31.Spostare le montagne! È senz'altro una immagine forte che però si cala molto bene nellarealtà dei nostri giorni. Le montagne sono le nostre abitudini, i nostri atteggiamenti, ilmodo in cui vanno le cose. Quando Gesù ci invita a cambiare qualcosa in noi, ci sentiamosopra�atti, non ci reputiamo in grado di poter modi�care nulla di una vita che va cosìperché così deve andare. In realtà è solo la nostra pigrizia che ingigantisce la montagna.Se accettiamo la chiamata a cambiare anche solo il punto di vista dal quale guardare allecose di questo mondo, il granello di senapa che Gesù ha piantato nel nostro cuore, potràcrescere e farci diventare grandi con lui, la montagna si sgon�erà e potremo spostarla dovevorremo.

Nell'ultima parte del capitolo, Pietro viene avvicinato dagli esattori della tassa per iltempio. Questa tassa nasceva da una usanza che prevedeva il pagamento di una piccolasomma, pari al salario di una o due giornate di un operaio, a favore dei bisogni del tempio.La somma da pagare era così piccola che chiunque si sentiva in obbligo di pagarla. Laconsuetudine umana però è cosa ben diversa dalla Legge e l'averla trasformata in unobbligo derivante da essa era una forzatura. Le parole di Gesù: ��Quindi i �gli sonoesenti��32, non signi�cano che non si deve provvedere ai bisogni della comunità ma chenon bisogna farlo perché costretti. Dio dona amore gratuito a chiunque accetti questodono. Accettarlo veramente signi�ca essere capaci di donare e donarci gratuitamente anostra volta. Se non siamo in grado di separarci da beni materiali se non sotto la spinta diuna imposizione, allora non saremo mai in grado di donare noi stessi e non potremo diredi aver accolto Dio nella nostra vita.

Tu oggi in cosa credi? Qual è la tua professione di fede?

29Sir 48, 1030Mt 17, 16

31Mt 17, 20b32Mt 17, 26b

160 2.26. Matteo 18

Matteo 18

181In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: �Chi dunque è il più grandenel regno dei cieli?�. 2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:

3�In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nelregno dei cieli. 4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nelregno dei cieli.

5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per luiche gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. 7Guaial mondo per gli scandali! è inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa delquale avviene lo scandalo!8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio perte entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuocoeterno. 9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per teentrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielovedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. [11è venuto infatti il Figlio dell'uomo asalvare ciò che era perduto].12Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanovesui monti, per andare in cerca di quella perduta? 13Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, sirallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. 14Così il Padre vostroceleste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.15Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avraiguadagnato il tuo fratello; 16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni

cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà neppure costoro, dilloall'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quelloche scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunquecosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mionome, io sono in mezzo a loro�.21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: �Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello,se pecca contro di me? Fino a sette volte?�. 22E Gesù gli rispose: �Non ti dico �no a sette, ma�no a settanta volte sette.23A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. 24Incominciatii conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25Non avendo però costui ildenaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i �gli e con quantopossedeva, e saldasse così il debito. 26Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore,abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. 27Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andaree gli condonò il debito. 28Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli dovevacento denari e, a�erratolo, lo so�ocava e diceva: Paga quel che devi! 29Il suo compagno, gettatosia terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30Ma egli non volleesaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, �no a che non avesse pagato il debito.31Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padronetutto l'accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io tiho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33Non dovevi forse anche tu aver pietà deltuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? 34E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agliaguzzini, �nché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il mio Padre celeste farà aciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello�.

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 161

Con questo capitolo si chiude quella parte del vangelo di Matteo1 dedicata alla Chiesa,primizia del regno dei cieli. In particolare, questo capitolo costituisce il �discorso ecclesia-stico� dove sono raccolti una serie di insegnamenti che, pur essendo rivolti a tutti i fedeli,sono più speci�camente indirizzati ai dodici, ossia a chi è più vicino, più intimo col Signore,o almeno, si impegna per esserlo.

Il brano si apre con la domanda dei discepoli: ��Chi dunque è il più grande nelregno dei cieli?��2. Questa domanda è sorprendente e preoccupante. Sorprendenteperché i discepoli hanno potuto godere dell'insegnamento privilegiato di Gesù ed hannopotuto assistere in tante occasioni alle parole di elogio di Gesù ed alle manifestazionidell'amore di Dio per chi si è a�dato a lui ed al Figlio e verso chi si è riconosciuto umilee peccatore. Quindi la risposta l'avrebbero dovuta già conoscere. Preoccupante perché ladomanda nasce dalla voglia, tutta umana, di essere il più grande, dall'orgoglio di apparire,dalla sete di potere. Per tutta risposta: �Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose inmezzo a loro e disse: �In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventeretecome i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventeràpiccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli��3. L'invitodi Gesù è a convertirsi, a non far prevalere il desiderio di potere, prestigio, a�ermazionepersonale, ma a divenire semplici e puri come quel bambino, che rappresenta la creaturanuova, priva della malizia del peccato, a riscoprire l'umiltà contrastando l'orgoglio perpoter poi entrare nel regno dei cieli perché, come leggiamo nello stesso vangelo di Matteo:��chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato�� 4.

L'uomo non ha in sé la forza necessaria per sé la forza per rinunciare al peccato manon è lasciato solo in questo compito. Gesù stesso, nel colloquio con Nicodemo, ci indical'alleato: ��In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito,non può entrare nel regno di Dio��5. è lo Spirito Santo, che riceviamo attraverso ilbattesimo, momento della nostra nascita come cristiani.

La condizione di bambino rappresenta anche la fragilità e la debolezza della creaturanuova. Dopo averne quindi sottolineato l'importanza, Gesù ci ammonisce a rispettare eda proteggere chi si trova in questa condizione. Chi è acerbo nella fede si a�da a coloro chesono più avanti, che hanno più esperienza. La responsabilità di questi è dunque enorme.Con la loro testimonianza e la loro vita devono essere attenti a non far allontanare dallaParola i fratelli con una fede più debole o sensibile. Essere occasione di scandalo signi�caessere occasione di peccato, cioè indurre altri a peccare. è forse questo il peccato piùgrande, per questo Gesù ci ammonisce: ��guai all'uomo per colpa del quale avvienelo scandalo!��6.

Gesù prosegue poi il suo insegnamento spiegando quanto preziosa agli occhi di Dio è lafede ed il bene di ciascuno di noi. Come ci dice Gesù: ��Così il Padre vostro celestenon vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli��7. Egli ha cura diciascuno allo stesso modo e con lo stesso amore, come leggiamo in Ezechiele: ��Andrò incerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quellaferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pasceròcon giustizia��8.

Gesù, poi ci invita ad occuparci del prossimo così come Dio fa con noi, ammonendoil fratello che commette una colpa, aiutandolo a capire il suo errore ed a riconciliarsi conDio e la sua parola. è importante che tutta la comunità sia coinvolta in questo percorso e

1Mt 13, 53-18, 352Mt 18, 1b3Mt 18, 2b-44Mt 23, 12

5Gv 3, 5b6Mt 18, 7b7Mt 18, 148Ez 34, 16

162 2.26. Matteo 18

che ciascuno di noi senta il dovere, di più, il bisogno di aiutare il proprio fratello. Se peròquesto non dovesse ravvedersi e non volesse ascoltare l'assemblea, Gesù ci dice: ��sia perte come un pagano e un pubblicano��9. Anche nella lettera ai romani troviamo lostesso avvertimento: �Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro cheprovocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevilontani da loro�10. Se un fratello non vuole rimanere nell'amore di Dio non possiamoobbligarlo, ma siamo tenuti ad accettarlo nuovamente quando tornerà.

Dopo averci a�dato un così gravoso compito, Gesù ci assicura anche un grande aiuto:la preghiera comunitaria. Come si legge anche nel vangelo di Giovanni: ��Se rimanete inme e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.��11.Finché rimaniamo ancorati a Gesù ed al suo insegnamento, la nostra preghiera non saràun domandare che venga fatta la nostra volontà, ma si a�derà a Dio e alla sua volontà.Può capitarci di pregare per qualcosa ma di non vedere un risultato. Allora la nostrapreghiera ci diventa pesante e, dopo un po', smettiamo di pregare. Questo è il segno chenon ci siamo abbandonati a Dio nella preghiera. Se preghiamo col cuore rivolto a Dio, nonsiamo vincolati a quando o a come si risolverà il nostro problema, ma siamo consolati dallacertezza che lo sguardo di Dio si è rivolto su di noi.

A conclusione di questo discorso, Pietro è ancora prigioniero di schemi umani e doman-da qual è la misura del perdono. Secondo una usanza del tempo, alcuni rabbini indicavanoin tre le volte da perdonare al fratello un'o�esa. Pietro, nella sua mente, esagera e chiedese dovrà perdonare: ��Fino a sette volte?��12. Gesù risponde con un numero esagera-tamente più grande: ��Non ti dico �no a sette, ma �no a settanta volte sette.��13.La risposta non va intesa come un limite, sia pur maggiore di quello prospettato da Pietroma comunque un limite, al perdono. Il senso profondo di queste parole lo dà la parabola delservo spietato14. Questi, pur essendosi visto condonare un debito enorme dal re, non è ca-pace di fare altrettanto con un suo debitore dal quale deve ricevere una cifra in�nitamentepiù piccola. La sua cattiveria, e non il suo debito, gli varrà la condanna.

Al termine di questa parabola, Gesù ci dice: ��Così anche il mio Padre celestefarà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello��15. Dio ciama in modo così forte e assoluto da perdonarci qualunque debito, ma allo stesso modoci chiede di perdonare di cuore al nostro prossimo i torti e le o�ese e non una sola volta,sempre. Non è facile per noi; la rabbia, l'orgoglio fanno parte del nostro essere umani.Come cristiani siamo però chiamati non solo a perdonarci vicendevolmente ma anche aperdonare i non cristiani, come si legge anche nella lettera ai Romani dove San Paolo ciesorta: �Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male�16.

Qual è il mio atteggiamento in questi casi? Sento la responsabilità che abbiamo di aiutare il fratellonel suo cammino di fede?

9Mt 18, 17b10Rm 16, 1711Gv 15, 712Mt 18, 21b

13Mt 18, 22b14Mt 18, 22-3515Mt 18, 3516Rm 12, 21

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 163

Matteo 20

201�Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornatalavoratori per la sua vigna. 2Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella

sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati4e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.5Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque,ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? 7Glirisposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella miavigna.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga,incominciando dagli ultimi �no ai primi. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevetterociascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Maanch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.11Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padronedicendo: 12Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamosopportato il peso della giornata e il caldo. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse:Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? 14Prendi il tuo evattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. 15Non posso fare delle mie cose quelloche voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? 16Così gli ultimi saranno primi, e iprimi ultimi�.

17Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: 18�Ecco,noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agliscribi, che lo condanneranno a morte 19e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e �agellatoe croci�sso; ma il terzo giorno risusciterà�.

20Allora gli si avvicinò la madre dei �gli di Zebedèo con i suoi �gli, e si prostrò per chiedergliqualcosa. 21Egli le disse: �Che cosa vuoi?�. Gli rispose: �Dì che questi miei �gli siedano unoalla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno�. 22Rispose Gesù: �Voi non sapete quelloche chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?�. Gli dicono: �Lo possiamo�. 23Ed eglisoggiunse: �Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra oalla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio�.

24Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; 25ma Gesù, chiamatili a sé, disse:�I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.26Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, 27ecolui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; 28appunto come il Figlio dell'uomo,che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti�.

29Mentre uscivano da Gerico, una gran folla seguiva Gesù. 30Ed ecco che due ciechi, seduti lungola strada, sentendo che passava, si misero a gridare: �Signore, abbi pietà di noi, �glio di Davide!�.31La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: �Signore, �glio diDavide, abbi pietà di noi!�. 32Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: �Che volete che io vi faccia?�.33Gli risposero: �Signore, che i nostri occhi si aprano!�. 34Gesù si commosse, toccò loro gli occhie subito ricuperarono la vista e lo seguirono.

In questo capitolo Matteo riprende i temi incontrati nelle precedenti catechesi: gli in-terlocutori di Gesù sono sempre i discepoli; sono loro i destinatari della parole e soprattuttodell'insegnamento del Signore.

Il capitolo si apre con la parabola del padrone della vigna che chiama gli operai perlavorare sul proprio terreno. Nel fare questo esce al mattino e �no alla �ne della giornatao�re lavoro ai disoccupati che incontra. Fin qui non c'è nulla di diverso da quello a cuiassistiamo quotidianamente anche noi, quando persone disagiate, soprattutto straniere,vengono sfruttate per lavori pesanti, appro�ttando della loro situazione di estremo bisogno,

164 2.27. Matteo 20

per poi essere cacciate e, per quanto mi riguarda, anche mal viste o non accettate, con alibia volte solo ingiusti e disumani.

Nella parabola, la di�erenza viene fatta dal comportamento del padrone: a sera, atutti i suoi operai rende lo stesso salario, senza fare distinzioni di alcun genere: �Nondefrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o unodei forestieri che stanno nel tuo paese, nelle tue città; gli darai il suo salarioil giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e vi volgeil desiderio; così egli non griderà contro di te al Signore e tu non sarai inpeccato�1.

Il padrone guarda solo al bisogno dei lavoratori e agisce con giustizia. Tra di loro gliuomini non sono in grado di accordarsi e di rispettarsi: di fronte all'equità e alla bontà delpadrone si sdegnano, provano rabbia e invidia perché per loro si tratta di un'ingiustizia.In questo l'uomo mostra la sua piccolezza e durezza di cuore che lo portano a ribellarsialla volontà di Dio, in questa parabola rappresentato dalla �gura del padrone della vigna.È evidente dall'immagine raccontata da Gesù che la giustizia umana è diversa e di valoreinferiore rispetto a quella di Dio.

Gli operai della prima ora hanno lavorato per tutta la giornata e per questo si sentonosuperiori rispetto ai disoccupati che alle cinque della sera ancora aspettavano la chiamataed hanno lavorato per una sola ora. Questi erano gli ultimi, quelli dimenticati �no alla�ne, forse i più bisognosi ed i più disagiati: proprio loro nel progetto divino diventano iprimi e sono guardati con occhi misericordiosi da Dio.

Siamo creature nate dal suo amore. Dio è padrone della sua opera e non si può tacciarlod'ingiustizia; come leggiamo nella lettera ai Romani: ��Mi potrai però dire: �Maallora perché ancora rimprovera? Chi può infatti resistere al suo volere?�. Ouomo, tu chi sei per disputare con Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a

colui che lo plasmò: �Perché mi hai fatto così?��2.La stessa incomprensione della logica divina che viviamo oggi, è stata vissuta allora dai

discepoli che pur vivendo con Gesù, non capivano ciò che diceva loro. E la loro stoltezzarisalta in maniera evidente nell'episodio della madre di Giacomo e Giovanni, �gli di Zebe-dèo, che dopo l'annuncio della passione va da Gesù a chiedere: ��Dì che questi miei �glisiedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno��3. Nella suadomanda è rappresentato il limite umano che non permette di entrare nella grandezza delmessaggio cristiano e quindi di viverlo. Anche gli apostoli non comprendono le parole e gliatti di Gesù e lui se ne rende conto. Le loro reazioni sono mosse solo da sentimenti umanie strettamente legati ai beni materiali, quali il desiderio di potere, il bisogno di certezzeterrene che spesso si rivelano inutili.

Gesù risponde che non bisogna ricercare il potere e l'ambizione ma il senso del servizio.In Marco leggiamo: ��Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servodi tutti��4. Egli stesso diede l'esempio e si rese servo: nel lavare i loro piedi, lui che era ilMaestro, si fece schiavo perché anch'essi potessero farsi a vicenda un gesto di tanta umilecarità.

Gesù però risponde anche con l'esempio che darà con la so�erenza della croce perla salvezza dell'umanità: �E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregavadicendo: �E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo:�Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io,ma come vuoi tu!��5.

1Dt 24, 14-152Rm 9, 19-203Mt 20, 21b

4Mc 9, 35b5Mt 26, 39

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 165

Accettando di morire per noi Gesù ha reso visibile agli occhi di tutto il mondo il disegnodivino di salvezza, la sua missione redentrice universale è la prova più grande che manifestail suo grande amore; il Figlio di Dio è stato inviato per riscattarci dalla servitù del peccatoed è stato un testimone fedele con la sua vita e soprattutto con la sua morte di cosaveramente signi�chi rendersi servo.

La via presentata dal Signore è il servizio e la conversione del cuore. Gesù chiede umiltà,rispetto, generosità: questi sentimenti contraddistinguono il cristiano e il suo operare nellacomunità e nella società. Un unico redentore riscatta il peccato di tutti: �l'uomo CristoGesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti�6. Per questo ogni cristiano èchiamato a donare il proprio esempio nel servire il prossimo.

L'ultima immagine di questo brano di Matteo è quella dei ciechi di Gerico: queste duepersone so�erenti vedono Gesù e urlando si rivolgono a lui. Le loro parole non manifestanorabbia o disperazione, ma fede e speranza: loro sanno che il �glio di Davide, il Messia, puòaiutarli e cambiare le loro vite. La loro richiesta non pretende nulla, ma nasce dal cuore, idue ciechi desiderano vedere e Gesù li esaudisce: �Gli risposero: �Signore, che i nostriocchi si aprano!�. Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperaronola vista e lo seguirono�7. La commozione provata dal Signore rende visibile a tutti il suoamore per gli uomini e sottolinea, così come aveva fatto nei precedenti miracoli descritti daMatteo, l'importanza della fede in chi chiede l'intervento divino. Il Signore guarda sempree soltanto l'interiorità e la sincerità dell'uomo, perché lì è la nostra ricchezza agli occhi diDio. Nessuno può rovinare o derubare tale ricchezza, se non noi quando ci allontaniamodalla volontà del Padre.

Sei invidioso o geloso della misericordia divina verso gli altri? Vivi le cose che scrivi nelle catechesi?Sei parola viva?

61 Tm 2, 5b-6 7Mt 20, 33-34

166 2.28. Matteo 21

Matteo 21

211Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi,Gesù mandò due dei suoi discepoli 2dicendo loro: �Andate nel villaggio che vi sta di fronte:

subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. 3Se qualcunopoi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito�. 4Oraquesto avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:

5Dite alla �glia di Sion:

Ecco, il tuo re viene a te

mite, seduto su un'asina,

con un puledro �glio di bestia da soma.

6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: 7condussero l'asina e il puledro,misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8La folla numerosissima stese i suoi mantellisulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. 9La folla che andavainnanzi e quella che veniva dietro, gridava:

Osanna al �glio di Davide!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

Osanna nel più alto dei cieli!

10Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: �Chi ècostui?�. 11E la folla rispondeva: �Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea�.12Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò itavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: �La Scrittura dice:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera

ma voi ne fate una spelonca di ladri�.

14Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. 15Ma i sommi sacerdoti e gli scribi,vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: �Osanna al �glio diDavide�, si sdegnarono 16e gli dissero: �Non senti quello che dicono?�. Gesù rispose loro: �Sì, nonavete mai letto:

Dalla bocca dei bambini e dei lattanti

ti sei procurata una lode?�.

17E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.18La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. 19Vedendo un �co sulla strada, gli siavvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: �Non nasca mai più frutto da te�. E subitoquel �co si seccò. 20Vedendo ciò i discepoli rimasero stupiti e dissero: �Come mai il �co si è seccatoimmediatamente?�. 21Rispose Gesù: �In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solopotrete fare ciò che è accaduto a questo �co, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì egettati nel mare, ciò avverrà. 22E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete�.23Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popoloe gli dissero: �Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?�. 24Gesù rispose: �Vifarò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo.25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?�. Ed essi ri�ettevano trasé dicendo: �Se diciamo: �dal Cielò�, ci risponderà: �perché dunque non gli avete creduto?�; 26sediciamo �dagli uominì�, abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta�.27Rispondendo perciò a Gesù, dissero: �Non lo sappiamo�. Allora anch'egli disse loro: �Neanch'iovi dico con quale autorità faccio queste cose�.28�Che ve ne pare? Un uomo aveva due �gli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorarenella vigna. 29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. 30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso.

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 167

Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontàdel padre?�. Dicono: �L'ultimo�. E Gesù disse loro: �In verità vi dico: I pubblicani e le prostitutevi passano avanti nel regno di Dio. 32È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gliavete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendovisto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.33Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe,vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'a�dò a dei vignaioli e se ne andò. 34Quando fuil tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. 35Ma quei vignaiolipresero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. 36Di nuovo mandòaltri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. 37Da ultimomandò loro il proprio �glio dicendo: Avranno rispetto di mio �glio! 38Ma quei vignaioli, visto il�glio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. 39E, presolo, locacciarono fuori della vigna e l'uccisero. 40Quando dunque verrà il padrone della vigna che faràa quei vignaioli?�. 41Gli rispondono: �Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna adaltri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo�. 42E Gesù disse loro: �Non avete mailetto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartata

è diventata testata d'angolo;

dal Signore è stato fatto questo

ed è mirabile agli occhi nostri?

43Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà frutti�care.44Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà�.45Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano dicatturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.

Matteo inizia questo capitolo con l'entrata di Gesù a Gerusalemme, il quale ha datoindicazioni precise a due discepoli a�nché trovino un'asina con il suo puledro e questo peradempiere a quanto annunciato da Isaia. La folla enorme che accompagna Gesù è quella delpellegrini che arrivavano a Gerusalemme per la festa della Pasqua, non quella degli abitantidella città: per loro è uno sconosciuto. Infatti questo corteo rumoroso e gioioso suscita lacuriosità degli abitanti che si chiedono chi sia quel uomo a cavallo di un'asina: ��senzamacchia, senza difetti e che non abbia mai portato il giogo��1. La risposta è:��Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea��2.

Una volta in città, Gesù si reca al tempio e trova un grande caos: il tempio è diventatoun mercato! Già un'altra volta, nell'imminenza della Pasqua, Gesù aveva scacciato daltempio i mercanti di buoi, di pecore, di colombe e i cambiavalute. Allora i giudei gliavevano chiesto quale segno potesse egli dar loro, per dimostrare di avere diritto ad agirecosì ed egli aveva risposto: ��Distruggete questo tempio e in tre giorni lo faròrisorgere��3. E Giovanni dice espressamente che �egli parlava del tempio del suocorpo�4. Ora Gesù, nell'imminenza di un'altra Pasqua, scaccia di nuovo i mercanti daltempio, che certamente erano tornati a fare lì i loro a�ari, e ricorda loro le parole dellaScrittura ��La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una

spelonca di ladri��5.Scambiare la casa del Signore per un luogo dove poter mercanteggiare e soprattutto

lucrare è un a�ronto troppo grande. Così Gesù puri�ca il tempio, ristabilisce la dignità delluogo di Dio, perché il suo scopo è quello di essere casa di preghiera, luogo dell'incontrocon Dio e dimora di Dio.

1Nr 19, 2b2Mt 21, 11b3Gv 2, 19b

4Gv 2, 21b5Mt 21, 13b

168 2.28. Matteo 21

Questo episodio a prima vista sembra contraddire la mitezza di Gesù, contiene inveceun importante insegnamento: non si può strumentalizzare la religione per i propri interessie la fede si manifesta anche attraverso il rispetto ai luoghi dedicati a Dio. Il suo gesto èil proclama di una religione autentica, perché fa il vuoto nel mercato religioso che si è apoco a poco impiantato ai margini del culto, facendo della religione una occasione di a�arie pro�tto. Con lui entra invece nel tempio la folla degli storpi e dei ciechi, i più poveriche erano stati esclusi, come se la loro presenza potesse insudiciare il santuario. Anzi,lungi dall'emarginarli, si ferma presso di loro e li guarisce, rivelandosi così il Messia mite emisericordioso che libera gli oppressi e sana i malati. Gesù scaccia i mercanti, ma accogliei poveri e gli umili che vengono a lui pieni di fede.

Gesù non perde occasione per istruire i suoi, e di conseguenza noi, specialmente perquanto riguarda la fede e la preghiera. La fede è lo scopo dell'opera di Dio e si manifestanella capacità di interpretare i segni, di andare oltre i segni e la preghiera è il modo peraccrescere la nostra fede.

Ritroviamo Gesù, viandante mattiniero, che si ferma davanti ad un albero di �co conuna gran fame e cerca qualcosa che lo possa saziare. Il �co è lì, rigoglioso di foglie, ma ilSignore non trova frutti. Egli ha fame, ma è una fame di amore per Dio e per il prossimoche non trova più. La fame di Gesù esprime il suo desiderio ardente di farsi conoscere intutta la sua verità e questo desiderio è deluso dalla cecità di Israele, simboleggiato dal �co.Il suo gesto è dunque un simbolo per far capire quale sarà l'avvenire del popolo di Israelee del giudaismo: ��Non nasca mai più frutto da te��6 dice. Questo gesto è peròanche una lezione per noi tutti. Una persona che non dà frutti è una persona sterile, unapersona cinica chiusa nel proprio egoismo, che non si concede agli altri, che non condividele cose e le esperienze con gli altri. Essere sterili signi�ca non avere fede, quella fede che siarricchisce con le esperienze e con la preghiera.

La fede che il Signore ci chiede è un grande atto di coraggio nei nostri confronti: ci chiededi seguire i suoi insegnamenti non per lui, ma per noi stessi. Ci chiede di credere senzavedere, perché i risultati di una fede costante prima o poi verranno e saranno riconosciuti.La fede pura ci consola il cuore che è stato contaminato dal peccato e dalle tentazioni. Gesùci spiega in ogni suo argomento, in ogni sua parabola, in ogni suo gesto che seguire lui èla nostra salvezza, quella salvezza interiore che ci aiuta a superare ogni situazione, ogniostacolo. ��E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete��7.La preghiera è un'espressione della fede. La fede suscita la �ducia che Dio verrà in aiuto.Il come di questo intervento non può essere stabilito da colui che prega. Anzi, quanto piùl'orante crescerà nella fede �duciosa, tanto più lascerà fare a Dio.

Ma la fede deve essere preceduta da una svolta interiore. La prima esigenza che Gesùpone è la conversione8. E questo Gesù lo fa capire in un'altra parabola: il padre con i due�gli ai quali chiede di andare a lavorare nella vigna. Matteo ha fatto con�uire in questaparabola elementi molto diversi: oltre all'opposizione tra il dire ed il fare, si vede apparirequello del pentimento, mentre viene ripresa l'allusione a Giovanni Battista e alla fede9, iltutto nel quadro di una vigna che richiama la parabola degli operai10 e annuncia quelladei vignaioli omicidi11.

Nel regno di Dio, contano i fatti, non le parole. Tra l'essere ed il far �nta di essere c'èdi mezzo la coerenza della fede. È una condanna di chi promette una cosa nella fede e poinella vita ne fa un'altra. Ma questo brano trasmette molta consolazione e �ducia. Nessunpeccatore deve scoraggiarsi.

6Mt 21, 21b7Mt 21, 228Mt 4, 17

9Mt 21, 23-2710Mt 20, 1-1611Mt 21, 33-45

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 169

Dio non condanna coloro che fanno fatica a credere, che esitano che hanno paura adire sì. Dio è paziente. C'è chi risponde prima, c'è chi risponde dopo. Dio è paziente emisericordioso e ci chiama oggi. Dio è Colui che ricomincia sempre con noi: se gli abbiamodetto mille no in passato, ebbene oggi possiamo dirgli di si. La fede è viva quando è ingrado di in�uenzare il nostro pensiero e le nostre azioni. Ogni giorno ci viene chiesto didecidere, di rispondere: Mi converto oppure faccio scorrere la parola del Vangelo su di mecome acqua che scorre? Oggi sono chiamato a partecipare personalmente alle sorti dellavigna ed a mettermi in gioco in prima persona. Oggi la vigna del mondo ha bisogno ditutti per non essere distrutta dall'egoismo, dalle ingiustizie e dalle guerre: ha bisogno dime.

Il racconto prosegue poi con un'altra parabola: quella drammatica dei vignaioli omicidi.Gesù interpella di nuovo i capi del popolo facendo loro capire che è il momento dei frutti,il momento nel quale Dio chiede conto della sua vigna. L'applicazione è chiara: dopo averri�utato i profeti, i responsabili d'Israele possono ancora cogliere l'ultima occasione perpentirsi: accogliere il Figlio, l'erede. La parabola presenta la morte del �glio come uncrimine premeditato. E il giudizio �nale è terribile : ��Perciò io vi dico: vi sarà toltoil regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà frutti�care��12. La parabola ètalmente chiara da diventare una specie di allegoria della storia della salvezza: il misterodell'amore gratuito di Dio, la sua paziente fedeltà, la lunga serie di ri�uti e ribellioni, �noa questo ultimo delitto: l'uccisione del Figlio.

Il Messia umiliato ed ucciso diventerà, nel giorno della sua risurrezione, la pietra ango-lare della Chiesa il suo fondamento incrollabile. Una testata d'angolo è la pietra più solidadi un edi�cio che tiene assieme due muri e Cristo è la pietra angolare che tiene assieme imuri degli ebrei e dei gentili. Ri�utando Cristo come pietra angolare, gli scribi ed i fariseidi ogni epoca perdono il regno di Dio, che viene dato ad altri. Invece proprio la pietrascartata diventa la fondazione per un nuovo edi�cio. Anche nella nostra vita è così: anchei nostri insuccessi, i nostri dolori, i nostri fallimenti.

Alla luce di quanto sopra riesco a comprendere la bontà e la misericordia di Dio nei miei confrontianche nelle di�coltà e nei momenti più bui della vita? Riesco a trasferire questa misericordia achi mi sta accanto?

12Mt 21, 43

170 2.29. Matteo 26

Matteo 26

261Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: 2�Voi sapete che fra due giorniè Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere croci�sso�.

3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote,che si chiamava Caifa, 4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire. 5Madicevano: �Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo�.6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, 7gli si avvicinò una donna con unvaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: �Perché questo spreco? 9Lo si poteva vendere acaro prezzo per darlo ai poveri!�. 10Ma Gesù, accortosene, disse loro: �Perché infastidite questadonna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me. 11I poveri infatti li avete sempre con voi,me, invece, non sempre mi avete. 12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista dellamia sepoltura. 13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, saràdetto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei�.14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti 15e disse: �Quantomi volete dare perché io ve lo consegni?�. E quelli gli �ssarono trenta monete d'argento. 16Da quelmomento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: �Dove vuoi che tiprepariamo, per mangiare la Pasqua?�. 18Ed egli rispose: �Andate in città, da un tale, e ditegli:Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli�. 19Idiscepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. 21Mentre mangiavano disse: �In verità io vidico, uno di voi mi tradirà�. 22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno adomandargli: �Sono forse io, Signore?�. 23Ed egli rispose: �Colui che ha intinto con me la manonel piatto, quello mi tradirà. 24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a coluidal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!�.25Giuda, il traditore, disse: �Rabbì, sono forse io?�. Gli rispose: �Tu l'hai detto�.26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lodiede ai discepoli dicendo: �Prendete e mangiate; questo è il mio corpo�. 27Poi prese il calicee, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: �Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sanguedell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. 29Io vi dico che da ora non berrò più diquesto frutto della vite �no al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio�.30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 31Allora Gesù disse loro: �Voitutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:

Percuoterò il pastore

e saranno disperse le pecore del gregge,

32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea�. 33E Pietro gli disse: �Anche se tutti siscandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai�. 34Gli disse Gesù: �In verità ti dico: questanotte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte�. 35E Pietro gli rispose: �Anche sedovessi morire con te, non ti rinnegherò�. Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: �Sedetevi qui,mentre io vado là a pregare�. P presi con sé Pietro e i due �gli di Zebedèo, cominciò a provaretristezza e angoscia. 38Disse loro: �La mia anima è triste �no alla morte; restate qui e vegliate conme�. 39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: �Padre mio, se èpossibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!�. 40Poi tornò daidiscepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: �Così non siete stati capaci di vegliare un'orasola con me? 41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carneè debole�. 42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: �Padre mio, se questo calice non può

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 171

passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà�. 43E tornato di nuovo trovò i suoi chedormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. 44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregòper la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: �Dormiteormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano aipeccatori. 46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina�.47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spadee bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loroquesto segnale dicendo: �Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!�. 49E subito si avvicinò a Gesù edisse: �Salve, Rabbì!�. E lo baciò. 50E Gesù gli disse: �Amico, per questo sei qui!�. Allora sifecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che eranocon Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli unorecchio.52Allora Gesù gli disse: �Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano allaspada periranno di spada. 53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbesubito più di dodici legioni di angeli? 54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo lequali così deve avvenire?�. 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: �Siete usciti comecontro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempioad insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero leScritture dei profeti�. Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale giasi erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano �no al palazzodel sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, percondannarlo a morte; 60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsitestimoni. 61Finalmente se ne presentarono due, che a�ermarono: �Costui ha dichiarato: Possodistruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni�. 62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse:�Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?�. 63Ma Gesù taceva. Allora ilsommo sacerdote gli disse: �Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, ilFiglio di Dio�. 64�Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo

seduto alla destra di Dio,

e venire sulle nubi del cielo�.

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: �Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancorabisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66che ve ne pare?�. E quelli risposero:�È reo di morte!�. 67Allora gli sputarono in faccia e lo schia�eggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: �Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?�.69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: �Anchetu eri con Gesù, il Galileo!�. 70Ed egli negò davanti a tutti: �Non capisco che cosa tu vogliadire�. 71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: �Costui era conGesù, il Nazareno�. 72Ma egli negò di nuovo giurando: �Non conosco quell'uomo�. 73Dopo unpoco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: �Certo anche tu sei di quelli; la tua parlatati tradisce!�. 74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: �Non conosco quell'uomo!�. E subitoun gallo cantò. 75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: �Prima che il gallo canti, mirinnegherai tre volte�. E uscito all'aperto, pianse amaramente.

Matteo 26, 1�29

Gesù è a mensa con i dodici e mentre mangiano annuncia loro che uno dei suoi discepoli lotradirà. Essi, che credono in lui, lo seguono da tempo, ascoltano i suoi insegnamenti, sonomolto addolorati sentendosi dire ��In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà��1. I

1Mt 26, 21b

172 2.29. Matteo 26

dodici che si possono de�nire gli allievi più studiosi di un Gesù maestro nella fede, coloro chesi impegnano a capire la sua parola pur non sempre riuscendo a cogliere il vero messaggio inessa contenuto, sono addolorati nel sentirsi potenziali traditori di Gesù. Infatti, ciascuno diloro chiede una spiegazione di questo a Gesù: ��Sono forse io, Signore?��2, gli dicono.

Ma egli chiarisce la sua a�ermazione precisando a chi si riferiscono esattamente le sueparole ��Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradir�3

dice riferendosi a Giuda.Uno dei suoi discepoli, che lo seguiva e ascoltava nel suo insegnare la parola di Dio,

proprio pochi giorni prima va dai sommi sacerdoti chiedendo del denaro in cambio di Gesù;per trenta monete d'argento, che era il prezzo �ssato dalla legge per la vita di uno schiavo,Giuda consegna il bene più grande che la vita gli aveva dato nelle mani dei suoi assassini.

Gesù sa che la sua morte da compimento alle scritture e va liberamente incontro adessa, ma deve essere stato molto di�cile accettare che un suo seguace, un suo amico, unapersona con la quale ha un legame speciale, un discepolo appunto, lo tradisce.

Durante quella cena all'insinuazione di Gesù: �Giuda, il traditore, disse: �Rabbì,sono forse io?�. Gli rispose: �Tu l'hai detto��4. Giuda, capendo che Gesù sapevadel suo tradimento, come poteva non rendersi conto della gravità del suo gesto? Gesù,nell'indicarlo come il traditore cerca di fargli capire cosa stava accadendo: ��Il Figliodell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio del-l'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!��5.Credo però che il suo essere umano aveva ormai prevalso sul suo essere un discepolo diGesù, ancora una volta la sua visione del �glio dell'uomo era lontana da quella che Gesùaveva tentato di insegnargli. Voleva forse con quel gesto spingere Gesù a difendersi nelmomento in cui lo avrebbe consegnato, mostrando così la sua natura divina? Come emersoin altre occasioni, il discepolo non riusciva a capire lo scopo della venuta di Gesù e so-prattutto del suo lasciar avvenire la sua morte e resurrezione per ristabilire l'alleanza conl'uomo caricandosi dei suoi peccati.

A rendere ancor più speciale quell'ultima cena fu l'istituzione dell'eucarestia.È il momento centrale del banchetto pasquale. Su gesti precisi e solenni del rituale

giudaico, ovvero benedizioni a Jahvè pronunziate sul pane e sul vino, Gesù innesta i ritisacramentali del culto nuovo che egli instaura e che col suo sacri�cio segna l'inizio di unanuova alleanza tra Dio e l'uomo. Come una volta nel deserto del Sinai il sangue dellevittime sigillò l'alleanza di Jahvè col suo popolo, così sulla croce il sangue della vittimaperfetta, Gesù, sta per sigillare tra Dio e gli uomini la nuova alleanza che i profeti avevanoannunziato.

I discepoli riuscivano a percepire il messaggio trasmesso da questi gesti che apparente-mente sembrano un semplice rito?

In Giovanni6 leggiamo: ��Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangiadi questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vitadel mondo��7.

In questo brano di Giovanni si dimostra ancora una volta come l'uomo non riesce acapire; infatti, leggiamo poi: �Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro:�Come può costui darci la sua carne da mangiare?��8. Gesù come al solito non siarrende e aggiunge: ��Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vitaeterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno��9.

2Mt 26, 22b3Mt 26, 23b4Mt 26, 255Mt 26, 24

6Gv 6, 51-587Gv 6, 518Gv 6, 529Gv 6, 54

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 173

Gesù è il vero pane, come parola di Dio e come vittima o�erta in sacri�cio, mediante ilsuo corpo e il suo sangue per la vita del mondo. Ai giudei che reclamano un segno analogo aquello della manna, Gesù risponde: ��Io sono il pane della vita. I vostri padri hannomangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dalcielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la miacarne per la vita del mondo��10.

Così come in Matteo leggiamo: ��colui che vorrà essere il primo tra voi, si faràvostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essereservito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti��11. I peccati degliuomini inducono un debito verso la giustizia divina, la pena di morte comminata dallalegge. Per liberarli da questa schiavitù del peccato e della morte, Gesù pagherà il riscattoe cancellerà il debito versando il prezzo del suo sangue, cioè morendo al posto dei colpevoli,così com'era stato annunziato dal servo di Jahvè.

Matteo 26, 14�16.20�25.69�75

Se vogliamo meditare la passione di Gesù Cristo, la prima cosa che ci viene sott'occhio èla per�dia del traditore: Giuda!

Ci chiediamo in continuazione: perché l'ha fatto? Forse perché avido di denaro? Forseperché Gesù lo ha tradito nelle sue aspettative di libertà dai Romani? Voleva mettere allaprova Gesù? Perché era un predestinato, come già si può intuire nelle scritture dell'AnticoTestamento? Cosa gli sia passato nell'anima non potremo mai saperlo.

La �gura di Giuda è misteriosa, ha sempre attirato l'attenzione. Va notato che mentreGiuda prepara il tradimento, Gesù fa preparare la sala per la celebrazione della Pasqua.Due protagonisti: Gesù e Giuda dietro al quale c'è satana. Gesù sa, accetta il tradimentoe la morte, va incontro liberamente, ne fa un dono. Giuda ha dentro di sé un miscuglio dinostalgia di grandezza e meschinità.

Ma prima vorrei so�ermarmi su una parola: ��Amico�� rivolta a Giuda da Gesù.Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto:��Amico, per questo sei qui!��1. Amico! Questa parola ci fa capire l'in�nita tenerezzadella carità del Signore. Gesù chiama Giuda �amico� non perché Giuda lo amasse, maperché lui lo amava!

Aveva detto nel cenacolo: ��Non vi chiamo più servi, perché il servo non saquello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che houdito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi��2. Gli apostoli sono diventati gli amici delSignore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamotradire l'amicizia del Cristo, ma Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quandonon lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di lui, anche quando lo neghiamo,davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore.

Ma torniamo a Giuda.Nella cena di Betania abbiamo visto che dei discepoli si sdegnano con la donna che

versa l'unguento sul capo di Gesù, anzi Giovanni fa addirittura il nome di Giuda: �AlloraGiuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: �Perchéquest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli aipoveri?�. Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché eraladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro�3.

10Gv 6, 48-5111Mt 20, 27b-281Mt 26, 50

2Gv 15, 153Gv 12, 4-6

174 2.29. Matteo 26

Possiamo anche pensare che Giuda, il tesoriere, non avendo potuto intascare i soldi delprezzo dell'unguento, ha rimediato alla meglio vendendo Gesù al prezzo di uno schiavo4:trenta monete.

All'annuncio del tradimento da parte di uno di loro, i discepoli si addolorano profon-damente. Ognuno è toccato da questo annuncio, perché ognuno si sente capace di tradire,come lo evidenzia la loro domanda: ��Sono forse io, Signore?��5. Ognuno, con umiltàe timore, mostra di non essere troppo sicuro di se stesso. Chi può dire di che cosa è capaceil cuore umano spinto dalla paura e dalle passioni? L'imminente fuga di tutti illustreràbene che nessuno poteva starsene tranquillo.

Anche Giuda pone l'interrogativo, lucidamente, quasi per s�dare Gesù, per assicurarsidella sua preveggenza o forse per salvare almeno le apparenze davanti agli altri discepoli:��Rabbì, sono forse io?��6. Per gli undici discepoli Gesù è il Signore (Kyrios), per Giudaè un semplice maestro di dottrina, ma come gli altri apostoli, Giuda non ha chiara ladimensione divina di Gesù. Solamente dopo la resurrezione, Tommaso compie un passoavanti e lo quali�ca come Signore-Dio dicendo: ��Mio Signore e mio Dio!��7.

Vorrei fare un confronto tra il tradimento di Giuda e quello di Pietro. Infatti nei raccontievangelici, Pietro non è descritto migliore di Giuda. Ammesso anche che quest'ultimo agìcon grande cattiveria, come dimenticare il gesto di Pietro che al tradimento aggiunse loscandalo pubblico?

Pietro, che a Cesarea di Filippo aveva riconosciuto in Gesù il Cristo dicendo: ��Tu sei ilCristo, il Figlio del Dio vivente��8, non riconosce più quest'uomo. È spontaneo crederein un Dio forte, vincitore, ma credere in un Dio che apparentemente soccombe al male o cheper lo meno lo tollera, è più di�cile. Possiamo immaginare il crollo interiore di Pietro! Gesùnon è più quello che credeva: un leader, un capo vincitore, che distrugge ogni opposizione,che sa superare le situazioni più avverse, come il mare in tempesta. Pietro non sa più chi èGesù, non sa più cosa vuole Dio da lui in questo momento e per tre volte nega di conoscerlo.Si può notare il crescendo. La prima volta nega davanti a tutti e dice: ��Non capiscoche cosa tu voglia dire��9. La seconda volta nega di nuovo giurando: ��Non conoscoquell'uomo��10. La terza impreca e giura: ��Non conosco quell'uomo!��11. Gesùtestimonia la sua identità �no alle estreme conseguenze, Pietro nega di conoscere non solo lasua identità di Cristo, �glio del Dio vivente, ma anche di semplice uomo: ��Non conoscoquell'uomo��. Gesù aveva detto: ��chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini,anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli��12. Il rinnegamentodi Pietro non è però de�nitivo. Lascia l'occasione del peccato uscendo fuori e manifestail suo stato d'animo di pentimento, delusione, umiliazione, forse anche rabbia, con il sololinguaggio che dice tutto senza speci�care nulla: il pianto. Questo brano ci presenta ilfallimento e la grazia di Dio.

La caduta di Pietro non è fortuita. È necessaria alla sua salvezza: deve morire alla suagiustizia di uomo per vivere della giusti�cazione di Dio. Se non avesse rinnegato il Signore,avrebbe potuto pensare che il Signore è fedele perché lui gli è fedele: non avrebbe conosciutola fedeltà di Dio senza limiti. Se fosse morto per Cristo, avrebbe sempre pensato che lasalvezza è sacri�care la vita, e non riceverla in dono da un Dio che ama e dona la vita perlui. Non mi voglio paragonare a Pietro, ma anche io, nel mio piccolo, ho sperimentato lafedeltà, il grande amore di Dio per me, per tutti i suoi �gli. Anche io, ad un certo momentodella mia vita, ho rinnegato il Signore non essendo più una sua amica, eppure quando ho

4Es 21, 325Mt 26, 226Mt 26, 257Gv 20, 288Mt 16, 16

9Mt 26, 7010Mt 26, 7211Mt 26, 7412Mt 10, 33

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 175

a�rontato delle prove ho sentito che non ero sola e che lui non mi aveva abbandonata: nonsono caduta nella disperazione.

Quella disperazione che invece ha preso possesso in Giuda.Vorrei cercare di capire che cosa accade nell'animo di Giuda, dopo che ha tradito

il Signore. Matteo scrive che egli �Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesùera stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommisacerdoti e agli anziani�13. Forse Giuda non era stato capace di immaginare che icapi d'Israele volevano avere Gesù nelle loro mani per farlo morire? Che cosa si aspettavaGiuda? Che tenessero prigioniero Gesù per un certo tempo e poi lo lasciassero andare? Ma,per averlo, gli avevano pagato un prezzo! Anche se non era molto alto era pur sempre deldenaro che gli avevano dato. Ora sembra che quel denaro bruci come fuoco nelle sue mani.Luca scrive che �satana entrò in Giuda, detto Iscariota�14 e quando Satana entra inun'anima, quell'anima perde la sua pace. Giuda si deve trovare in un'angoscia terribile,in un tormento interiore insostenibile. Il primo gesto è quello di tornare dai sacerdoti, diconfessare loro ad alta voce il suo peccato, di disfarsi di quelle trenta monete che gli pesanoin modo insopportabile. I sacerdoti si be�ano del suo rimorso e della sua disperazione elo abbandonano a se stesso. Giuda capisce che gli è ormai impossibile continuare a viverein quello stato di disperazione e, come in preda ad una follia sconvolgente, non vede altromodo per liberarsene che togliersi la vita.

Il più grande dei peccati non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. AnchePietro ha negato il maestro, ma poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore loha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli apostoli hanno abbandonato il Signoree sono tornati, e Cristo li ha perdonati e li ha ripresi con la stessa �ducia.

Matteo 26, 30�56

Subito dopo l'ultima cena e prima di recarsi nell'orto degli ulivi, Gesù avvisa i suoi discepolidi ciò che avverrà di lì a breve.

In primo luogo li avvisa del fatto che saranno scandalizzati per causa sua. Colui chenella loro semplice ignoranza doveva trionfare si appresta invece ad essere umiliato sullacroce, a soccombere senza alcuna resistenza perché così doveva essere.

Successivamente annuncia a Pietro che sarà lui stesso a rinnegarlo, proprio lui che piùdi una volta si era posto in prima linea davanti agli altri. Se cerchiamo di proiettarci inquella sera di duemila anni fa o spostiamo quella scena ai giorni nostri, non cambianomolte cose. Nella nostra realtà a ruoli invertiti, quante volte siamo stati noi oggetto discandalo per Dio? Quante volte lo condanniamo in croce con i nostri comportamenti oatteggiamenti? Pietro lo ha rinnegato tre volte. Quanti multipli di tre noi lo rinneghiamonella nostra quotidianità?

Nel Getsemani ancora una volta assistiamo alla piccolezza dei discepoli nei confronti diGesù. Al suo invito a rimanere svegli e pregare, loro si addormentano. Gesù si ritrova cosìcompletamente solo, di fronte al dramma umano della paura della morte che si avvicina, maallo stesso tempo di fronte alla grandezza divina del sottomettersi alla volontà del Padre,all'obbedienza.

Paura, tristezza, angoscia, tutti sentimenti umani che pervadono il cuore di Gesù aiquali egli risponde con la preghiera. E lo stesso invito che pone ai discepoli ��Vegliatee pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne èdebole��1 dimostra come l'unica risposta alle tentazioni umane può sopraggiungere dallaforte e costante preghiera. Questo può essere anche un invito in questo periodo di quaresima

13Mt 27, 314Lc 22, 3

1Mt 26, 41

176 2.29. Matteo 26

in cui ancora più intensa deve essere la preghiera, unica risorsa a nostra disposizione pernon cedere ai ricatti e alle tentazioni che quotidianamente pervadono la nostra vita.

L'umanità di Gesù si evince ancora nello sconforto di fronte alla totale incapacità deidiscepoli a rimanere svegli al punto tale che alla �ne sarà lui stesso ad invitarli a dormiree riposare poiché ormai è giunta l'ora della consegna del �glio dell'uomo nelle mani deipeccatori.

È in questo momento che ricompare Giuda, pronto a compiere il suo tradimento, difronte al quale Gesù non si sottrae. La sua risposta ��Amico, per questo sei qui!��2

assume quasi il signi�cato di esortazione a compiere la sua missione, così come il rimpro-vero di fronte allo sterile tentativo di difesa da parte dei discepoli al quale Gesù opponel'adempimento delle scritture. In questa situazione i discepoli ancora una volta mostranotutta la loro viltà dileguandosi spaventati di fronte all'arresto del loro maestro. Come unuomo, Gesù rimane solo e abbandonato di fronte alla prova. I discepoli, i suoi seguaci, i suoiamici, coloro che hanno condiviso con lui un'esperienza unica nella loro vita, lo lasciano.

Nella nostra vita invece Gesù, la nostra guida, il nostro amico, la nostra fede, è proprionel momento della prova che rimane con noi, ci accompagna nel nostro Getsemani e connoi prega. Cerchiamo allora di cambiare il nostro atteggiamento e renderlo il più distantepossibile da quello dei discepoli in quella notte.

Quando ci accorgiamo di tradire Gesù come ci comportiamo? Cadiamo nella disperazione comeGiuda o riusciamo ad avere �ducia nel perdono di Dio?

Questi brani mi hanno aiutato a capire la volontà di Dio per me in questi giorni? Hanno aiutatoa capire la presenza di Dio nella mia esperienza di fede?

Cosa ha detto Dio a me in queste settimane con queste parole?

Qual è la mia aspettativa dalla persona del Cristo? Riesco a immedesimarmi nella persona delCristo?

2Mt 26, 50

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 177

Matteo 27, 1�56

27�1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio controGesù, per farlo morire. 2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore

Pilato.

3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentò e riportò le trentamonete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani 4dicendo: �Ho peccato, perché ho traditosangue innocente�. Ma quelli dissero: �Che ci riguarda? Veditela tu!�. 5Ed egli, gettate le moneted'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. 6Ma i sommi sacerdoti, raccolto queldenaro, dissero: �Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue�. 7E tenuto consiglio,comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. 8Perciò quel campo fudenominato Campo di sanguè' �no al giorno d'oggi. 9Allora si adempò quanto era stato dettodal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i �gli di Israele

avevano mercanteggiato, 10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: �Sei tu il redei Giudei?�. Gesù rispose �Tu lo dici�. 12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani,non rispondeva nulla. 13Allora Pilato gli disse: �Non senti quante cose attestano contro di te?�.14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, aloro scelta. 16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. 17Mentre quindi sitrovavano riuniti, Pilato disse loro: �Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?�.18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: �Non avere a che fare con quelgiusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua�. 20Ma i sommi sacerdoti e gli anzianipersuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. 21Allora il governatore domandò: �Chidei due volete che vi rilasci?�. Quelli risposero: �Barabba!�. 22Disse loro Pilato: �Che farò dunquedi Gesù chiamato il Cristo?�. Tutti gli risposero: �Sia croci�sso!�. 23Ed egli aggiunse: �Ma chemale ha fatto?�. Essi allora urlarono: �Sia croci�sso!�.24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, silavò le mani davanti alla folla: �Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!�.25E tutto il popolo rispose: �Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri �gli�. 26Allora rilasciòloro Barabba e, dopo aver fatto �agellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse croci�sso.27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta lacoorte. 28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto 29e, intrecciata una corona di spine,gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, loschernivano: �Salve, re dei Giudei!�. 30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna elo percuotevano sul capo. 31Dopo averlo cosò schernito, lo spogliarono del mantello, gli feceroindossare i suoi vestiti e lo portarono via per croci�ggerlo.32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prendersu la croce di lui. 33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che signi�ca luogo del cranio, 34gli diederoda bere vino mescolato con �ele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. 35Dopo averlo quindicroci�sso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. 36E sedutisi, gli facevano la guardia. 37Aldi sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: �Questi è Gesù, il re dei

Giudei�.38Insieme con lui furono croci�ssi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.39E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: 40�Tu che distruggi iltempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!�.41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: 42�Ha salvato gli altri, nonpuò salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. 43Ha con�dato in

Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!�. 44Anche i ladronicroci�ssi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

178 2.30. Matteo 27, 1�56

45Da mezzogiorno �no alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. 46Verso le tre, Gesùgridò a gran voce: �Elò, Elò, lemà sabactàni?�, che signi�ca: �Dio mio, Dio mio, perché mi hai

abbandonato?�. 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: �Costui chiama Elia�. 48E subitouno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la �ssò su una canna e cosò glidava da bere. 49Gli altri dicevano: �Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!�. 50E Gesù, emessoun alto grido, spirò.51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce sispezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. 53E uscendo daisepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54Il centurionee quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva,furono presi da grande timore e dicevano: �Davvero costui era Figlio di Dio!�.55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dallaGalilea per servirlo. 56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, ela madre dei �gli di Zebedèo.21Il fratello darà a morte il fratello e il padre il �glio, e i �gli insorgeranno contro i genitori e lifaranno morire. 22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla �nesarà salvato. 23Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: nonavrete �nito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.24Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; 25è su�ciente peril discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamatoBeelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!�

Questo brano del Vangelo di Matteo descrive il momento più di�cile per Gesù, l'espres-sione della sua assoluta obbedienza alla volontà del padre e la manifestazione dell'in�nitoamore di Dio per noi.

Al mattino del venerdì, si colloca il processo civile davanti a Ponzio Pilato, il pro-curatore romano che governa la regione per conto dell'imperatore. Che senso ha però ilprocesso civile se già era stato celebrato un processo religioso? Il sinedrio aveva ritenutoGesù reo di morte per bestemmia, perché si era proclamato Dio, però non poteva eseguirecondanne particolarmente gravi, come quella a morte. Il processo civile e la condannaerano necessarie per poter in�iggere a Gesù la pena capitale ed in particolare quella dellacroce. Naturalmente davanti al governatore non potevano portare accuse religiose nei con-fronti di Gesù, perché queste non sarebbero state ritenute degne di condanna. Davanti algovernatore presentano un'accusa politica: ��Abbiamo trovato costui che sobillava ilnostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e a�ermava di essere il Cristore��1.

Le fonti storiche ci fanno conoscere Pilato come un uomo crudele e spietato, eppure eglirimane molto meravigliato davanti a Gesù: il suo comportamento è assolutamente incom-prensibile per un uomo avvezzo alla violenza, perciò rivela ancora di più l'inconsistenzadelle accuse mosse contro il Nazareno.

�Pilato lo interrogò: �Sei tu il re dei Giudei?�. Ed egli rispose: �Tu lodici��2. Pilato invitava poi Gesù a difendersi dalle cose di cui lo accusavano sommisacerdoti ed anziani, ma, come leggiamo in Isaia: �Maltrattato, si lasciò umiliare enon aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora mutadi fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca�3.

Pilato è il burocrate, attaccato alla sedia, che teme l'imperatore ma anche il malcon-tento del popolo e allora cerca un di�cile equilibrio, così cerca di non dispiacere a nessuno:né alla coscienza, né all'imperatore, né al popolo. Gli viene in mente l'idea di Barabba

1Lc 23, 22Lc 23, 3

3Is 53, 7

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 179

e pensa di cavarsela anche questa volta; condannando Barabba e liberando Gesù sarannotutti contenti: la coscienza, l'imperatore e il popolo. Questo piano però non gli riesce.La folla esagitata impone la sua decisione: ��Se liberi costui, non sei amico di Ce-sare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare��4. Pilato declina ogniresponsabilità con un gesto eloquente che, nel contesto giudaico, indicava il compimentodell'espiazione per un uomo ucciso in circostanze misteriose: si lava le mani dichiarandosinon responsabile di quella condanna, di quel sangue innocente. Ordina inoltre che Gesùsia �agellato: era la prima tortura in�itta ai condannati alla morte di croce, e spera chemostrando al popolo Gesù, prostrato dalla �agellazione, i giudei si contentino e rinuncinoa farlo morire, ma anche questo tentativo non serve a niente.

L'assurdità della morte di Gesù è evidente, Pilato, il giudice, non sa dire altro che èinnocente, eppure tutti pretendono che sia messo in croce. Gli innocenti, gli onesti, coloroche fanno il bene, sono personaggi scomodi, danno fastidio, turbano le coscienze di unasocietà che gioca sull'ingiustizia e sul sopruso e istiga a fare i furbi.

Qual è l'atteggiamento di Gesù? In lui si compie la profezia del Servo so�erente: traditoda un discepolo, rinnegato da un amico �dato, condannato come bestemmiatore dalle guidespirituali e respinto dal popolo che gli preferisce Barabba. A lui è negata anche la morteper lapidazione, e viene croci�sso quale criminale politico. Eppure egli è veramente il Re.Questo Re però non si difende, non replica, non si sottrae allo scherno e alla violenza.Il suo silenzio è orante, il suo silenzio è amore e perdono. Perché tale è il suo regno ecoloro che vi entrano non potranno accedervi per altra via: solo l'amore misericordiosopuò suscitare il pentimento che è strada al regno, solo la mitezza di chi è calpestato puòcondurre a salvezza i violenti e gli oppressori.

Quando Gesù è �agellato e per lui non c'è pietà (la Sindone testimonia ben più deitrentanove colpi previsti dalla legge e attesta l'accanimento furibondo contro quel corpoinerme) come possiamo non pensare di essere proprio noi, con le nostre mancanze, con inostri atteggiamenti a colpire quel corpo santo?

Gesù, viene poi condotto nel pretorio, o�eso, deriso, con una corona di spine in testae percosso ancora con la canna che gli avevano posto in mano per be�arlo per aver dettodi essere il Re dei Giudei. Quante volte siamo stati capaci di difendere la nostra fede edabbiamo lasciato che o�endessero il Signore senza fare nulla?

Sicuramente il vedere Gesù in quelle condizioni dovrebbe far provare pietà anche aisassi, ma c'è qualcosa più duro della pietra e questo, talvolta, è proprio il cuore umano.L'odio è grande e tutti gridano: ��Croci�ggilo, croci�ggilo!��5.

La passione continua e sembra non avere più �ne: dopo la tremenda �agellazione e lacondanna, ecco il viaggio verso il Golgota. La croce è pesante, un uomo in salute l'avrebbeportata, ma Gesù è stremato. La carne martoriata sprigiona dolore e solo dolore. Lacorona di spine con�ccata nel capo non dà tregua. In questo stato il peso della croce èinsostenibile e a mala pena riesce a trascinare con sforzi sovrumani il suo povero corpo. Inquel legno c'è tutto il peso dei nostri peccati, le ribellioni degli uomini, ma in quella crocec'è anche il simbolo della so�erenza degli innocenti, il peso del dolore dei fratelli. Nessunoha il diritto di mettere pesi sulle spalle dei fratelli, ma tutti abbiamo il dovere di aiutarlia superare di�coltà e ingiustizie.

C'era una gran folla alle ali del suo passaggio, i soldati della scorta fanno fatica acontenerla. Non c'è nessun movimento di pietà per quell'essere insanguinato che procedestentatamente, anzi, i più cercano di colpirlo con bastoni e pugni: l'odio acceca le menti edil male trionfa in quella turba. Dove sono quelli che hanno ricevuto bene�cio dal Cristo?

4Gv 19, 12 5Gv 19, 6

180 2.30. Matteo 27, 1�56

Qualcuno è lì con tanti altri pronto a colpirlo. Cosa gli ha fatto e quale è la sua colpa? Èarrivata l'ora del male e Gesù è la vittima sacri�cale su cui scaricare tutto il possibile.

Il corteo del condannato giunge nel posto riservato a queste esecuzioni e il tono si faancora più drammatico. Trascinato sulla croce, gli tra�ggono mani e piedi, sembra quasidi toccare con mano questo altro dolore.

Vediamo in�ne innalzare la croce. Ma questa tortura non fu l'ultima per lui. Ormaimorente Gesù viene tentato ancora una volta. Coloro che passavano sotto la sua crocelo insultavano dicendo: ��salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dallacroce!��6 così anche scribi ed anziani lo schernivano: ��Ha salvato gli altri, non puòsalvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Hacon�dato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene��7, ed anche i due malfattoricroci�ssi con lui lo oltraggiano allo stesso modo.

Tutti pensano che la regalità di Gesù debba manifestarsi nella potenza esteriore, nellaspettacolarità: potrebbe annientarli tutti o compiere un prodigio. Gesù si trova in unatentazione drammatica. Se ascolta le sollecitazioni dei tentatori scendendo dalla croce,darà l'immagine di un Dio potente, ma non quello di un Dio che ama l'uomo �no al puntodi donargli l'unico Figlio. Se Gesù scende dalla croce ed evita la morte non testimonia ilsuo amore per gli uomini e la sua obbedienza al Padre, non nascerebbe l'uomo nuovo, ilnuovo Adamo, che si mostra docile alla volontà del Padre, che è capace di trasformare colsuo aiuto la so�erenza e la morte in atto di sottomissione e di �ducia, il so�rire nell'o�rire.

È tentato, ferito nel profondo, non è stato capito, non è amato, ma non si difendesupera anche questo, mette la volontà del padre al di sopra del suo bisogno di difendersi,di smentire quelle ingiuste accuse. Resta lì subendo quella morte atroce, il trattamentoriservato al peggiore dei delinquenti.

�Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: �Elì, Elì, lemà sabactàni?�, chesigni�ca: �Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?��8. Questo gridoriassume in sé tutto l'abbandono dell'uomo, tutti i gemiti dei giusti oppressi, tutte leinvocazioni e l'angoscia dell'umanità. Nel cuore del Croci�sso tutto ciò che è no, puòdiventare sì. Tutti coloro che muoiono possono abbandonarsi a Dio, possono morire benee questa possibilità reale è stata suscitata da Gesù.

Il suo ultimo pensiero è per il Padre, ormai �sicamente s�nito dal martirio al quale èstato sottoposto, è comunque spiritualmente vicino a lui e prega in parte per avere il suosostegno (immagino umanamente parlando), in parte per rimettersi ancora una volta allasua volontà.

Le parole di Gesù sono l'espressione dell'abbandono che egli sperimenta ed insieme laproclamazione del suo abbandono a Dio Padre.

Adesso i nemici sono contenti di averlo messo in croce e di veder scorrere il suo sangue,lo insultano, lo scherniscono, si burlano del suo dolore, Gesù invece prega non solo per sestesso ma anche per i suoi nemici. Ha insegnato ad amare i propri nemici e a pregare perloro, ora mette in pratica quanto ha detto. Gesù ha pregato �no all'ultimo momento e nonha mai cessato di essere in relazione profonda con suo Padre.

�E Gesù, emesso un alto grido, spirò�9. A questo punto riusciamo solo a rimanerein silenzio con il cuore gon�o di pietà e di amore.

Quando pensiamo a questo ci sentiamo veramente peccatori, perché è impossibile alzarelo sguardo verso il Croci�sso e non sentirsi tali ma guardando il tuo corpo morto sentiamoin noi una profonda gratitudine perché sappiamo che non ci hai lasciati soli, ci conforta

6Mt 27, 40b7Mt 27, 42-43b

8Mt 27, 469Mt 27, 50

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 181

saperti presente intimamente presente nelle nostre vite, come si legge alla �ne del vangelodi Matteo: ��io sono con voi tutti i giorni, �no alla �ne del mondo��10.

�Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra siscosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi mortirisuscitarono�11. In proposito leggiamo nella Prima lettera di Pietro: �E in spirito andòad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione�12. Siallude alla discesa del Cristo negli inferi tra la sua morte e la sua resurrezione dove èandato in Spirito, o meglio secondo lo spirito, essendo morta sulla croce la sua carne. Glispiriti in prigione ai quali egli ha annunziato la salvezza, sono secondo alcuni i demoniincatenati di cui parla il libro di Enoch, altri vi vedono gli spiriti dei defunti che, castigatial tempo del diluvio sono però chiamati alla vita dalla pazienza di Dio. In Matteo si alludealla liberazione dei santi da parte del Cristo tra la sua morte e la sua resurrezione, cioèdei giusti che lo attendevano per entrare al suo seguito nella città santa, la Gerusalemmeceleste come l'hanno già compreso alcuni antichi padri.

�Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito ilterremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano:�Davvero costui era Figlio di Dio!��13. Benché l'u�ciale romano non abbia potutomettere in questa confessione tutto il senso che noi le diamo, Marco nel suo vangelo vi vedecertamente la confessione da parte di un pagano della personalità sovraumana di Gesù.

Quando Gesù è �agellato e per lui non c'è pietà (la Sindone testimonia ben più dei trentanove colpiprevisti dalla legge e attesta l'accanimento furibondo contro quel corpo inerme) come possiamonon pensare di essere proprio noi, con le nostre mancanze, con i nostri atteggiamenti a colpire quelcorpo santo?

Gesù è incoronato di spine ed esposto al dileggio dei soldati. Quante volte siamo stati capaci didifendere la nostra fede ed abbiamo lasciato che dileggiassero il Signore senza fare nulla?

Signore, quanto io ti ho fatto so�rire con i miei atteggiamenti? Quanti chiodi ti ho in�sso anch'iocon le mie mancanze, con il mio orgoglio? Quanto volte mi sono comportato come Pilato, lavandomile mani come lui?

10Mt 28, 20b11Mt 27, 51-52

121 Pr 3, 1913Mt 27, 54

182 2.31. Matteo 27, 57�28, 20

Matteo 27, 57�28, 20

2757Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventatoanche lui discepolo di Gesù. 58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato

ordinò che gli fosse consegnato. 59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candidolenzuolo 60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi unagran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. 61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdalae l'altra Maria.

2862Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdotie i farisei, dicendo: 63�Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo:

Dopo tre giorni risorgerò. 64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro �no al terzo giorno, perchénon vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così que-st'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!�. 65Pilato disse loro: �Avete la vostra guardia,andate e assicuratevi come credete�. 66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando lapietra e mettendovi la guardia.

1Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Mariaandarono a visitare il sepolcro. 2Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore,sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3Il suo aspetto era comela folgore e il suo vestito bianco come la neve. 4Per lo spavento che ebbero di lui le guardietremarono tramortite. 5Ma l'angelo disse alle donne: �Non abbiate paura, voi! So che cercateGesù il croci�sso. 6Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove eradeposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede inGalilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto�. 8Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore egioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.9Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: �Salute a voi�. Ed esse, avvicinatesi, gli presero ipiedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: �Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelliche vadano in Galilea e là mi vedranno�.11Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacer-doti quanto era accaduto. 12Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare unabuona somma di denaro ai soldati dicendo: 13�Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte el'hanno rubato, mentre noi dormivamo. 14E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lopersuaderemo e vi libereremo da ogni noia�. 15Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioniricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei �no ad oggi.16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro �ssato. 17Quandolo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18E Gesù, avvicinatosi, disse loro:�Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20insegnando loro ad osservaretutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, �no alla �ne del mondo�.

Dopo il dolore e la barbarie della croce, ecco che la scena cambia. Troviamo il raccontodella sepoltura fatta da un uomo ricco, che richiama certamente la profezia del Servo:�Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene nonavesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.�1. È la pietas diun discepolo �nora occulto, è Giuseppe d'Arimatea che si prende cura del corpo di Gesù,anzi nel vangelo di Giovanni troviamo anche Nicodemo che procura le sostanze necessariea ritardare il più possibile la corruzione del cadavere.

I sommi sacerdoti ed i farisei però non sono ancora soddisfatti del risultato ottenuto:vanno da Pilato per ottenere una guardia che vigili il sepolcro in modo che non possano an-dare i discepoli a prendere il corpo dicendo poi che è risorto come Gesù aveva preannunciatoprima di essere ucciso.

1Is 53, 9

Capitolo 2. Vangelo secondo Matteo 183

Ciò che colpisce di più in questo brano è la presenza costante delle donne vicine aGesù. Mentre tutti gli altri discepoli sono fuggiti e rimangono nascosti, solo alcune donneseguono Gesù sul calvario e rimangono con lui sotto la croce. Sono sempre loro che lamattina presto vanno al sepolcro, è a loro che l'angelo annuncia: ��Non abbiate paura,voi! So che cercate Gesù il croci�sso. Non è qui. È risorto, come aveva detto;venite a vedere il luogo dove era deposto.��2. La loro fede viene subito, per così dire,premiata da Gesù stesso che si mostra: �Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo:�Salute a voi�. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. AlloraGesù disse loro: �Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadanoin Galilea e là mi vedranno�.�3 In tal modo divengono testimoni autorevoli proprio ledonne, la cui testimonianza nel mondo ebraico non è considerata valida. Ancora una voltaGesù sceglie le persone più semplici e umili, così come già altre volte aveva fatto nel suocammino di evangelizzazione.

Gli oltraggi per Gesù non sono ancora terminati, infatti: �Mentre esse erano per via,alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quantoera accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dareuna buona somma di denaro ai soldati dicendo: �Dichiarate: i suoi discepolisono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosaverrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogninoia�. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questadiceria si è divulgata fra i Giudei �no ad oggi.�4

Proviamo ad immedesimarci nei discepoli. Essi vivevano ancora lo sconvolgimento dellamorte del loro maestro, con il quale avevano condiviso gli ultimi anni della loro vita e sicu-ramente dovevano ancora riprendersi dagli accadimenti che avevano coinvolto e sconvoltola loro vita negli ultimi giorni. Ora si trovano ad a�rontare qualcosa di sicuramente illogicoe irrazionale seppure abbondantemente annunciato e non capito. Chi poteva risorgere daimorti? Chi lo aveva mai fatto �no ad allora? Nessuno! Certamente ciò era contro le leggidella natura e incomprensibile alla mente umana. Ora però le donne annunciavano loroche Gesù era resuscitato, era vivo, era apparso loro e ad esse aveva dato il compito diannunciare che li attendeva in Galilea. Come i discepoli in quei momenti, così anche nellanostra vita non mancano le notti dell'assenza di Dio, quando la speranza pare davverosepolta sotto la delusione, i fallimenti ripetuti. In tale oscurità però il Signore prepara lanostra stessa resurrezione, la nuova creatura morta al peccato e vivente per Dio. Dobbiamosaperlo credere contro ogni evidenza, attingendo dal vangelo la forza della fedeltà: le donneche avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo, non rinunciano a seguirlo e a servirloanche quando, con la sua morte, sembra tutto �nito. Per la loro perseveranza e dedizioneil risorto le attende; egli attende anche noi, proprio là dove più dense sono le tenebre, perintrodurci nel suo mistero pasquale. Là dove noi non ci aspetteremo più nulla, Cristo hapreparato la grande gioia di un incontro vivi�cante con lui, per renderci suoi veri discepolied inviarci, nel suo nome, ai nostri fratelli.

Nonostante i dubbi che possono aver attraversato i loro cuori, i discepoli trovaronola forza di credere all'annuncio delle donne e si recarono all'appuntamento con Gesù. Inquesta occasione, egli annuncia quella che dovrà essere la loro missione: ��Mi è stato datoogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnandoloro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.��5. In queste ultime istruzioni diGesù si trova condensata la missione della Chiesa apostolica. Il Cristo glori�cato esercita

2Mt 28, 5b-63Mt 28, 9-10

4Mt 28, 11-155Mt 28, 18b-20a

184 2.31. Matteo 27, 57�28, 20

sulla terra, come anche in cielo, il potere senza limiti ricevuto dal Padre. I suoi discepolieserciteranno dunque questo stesso potere in suo nome, battezzando e formando i discepolinella fede. La loro missione è universale: la salvezza, annunziata prima al popolo di Israelecome esigeva il piano divino, dovrà essere ormai o�erta a tutte le nazioni. Ai discepoli, �noad allora destinatari del messaggio divino, dà ora il compito di andare ad evangelizzare legenti.

Gesù, nell'a�dare loro questo importante compito, li rassicura: ��Ecco, io sono convoi tutti i giorni, �no alla �ne del mondo�.�6. Con queste parole, che riprendonosigni�cativamente il nome di Emmanuele indicato dall'angelo all'annuncio della sua nascita,si chiude il vangelo secondo Matteo. Le parole di Gesù sono rivolte anche a noi oggi e cirassicurano e ci alimentano continuamente della consapevolezza di sentirci ed essere vivigrazie alla parola del Signore. Una parola che nutre ogni giorno la nostra anima, soprattuttonei momenti di di�coltà, umana e spirituale.

Gli apostoli, dunque, da comparse diventano attori e se a distanza di tanto tempo siamoqui riuniti a contemplare gli eventi di quei giorni vuol dire che la loro missione è stata bencondotta. Non è però giunta a compimento. Nuovi discepoli sono posti sul nostro camminoe al nostro �anco. Quante persone Gesù ha mandato nella nostra vita per evangelizzareil nostro cuore? E quando Gesù ha chiesto a noi di passare da comparse ad attori, dadiscepoli passivi diventare discepoli evangelizzatori, qual è stata la nostra risposta? Egliè sì con noi, ma noi dobbiamo essere con lui, disponendoci a seguirlo anche sulla via delcalvario, quando il mistero della croce attraversa la nostra vita. Se sapremo rimanere conlui come discepoli fedeli, arriveremo al monte da cui egli ci invierà ogni giorno a portarel'annuncio del suo amore a tutti i fratelli.

Gesù ci dice: ��Ecco, io sono con voi tutti i giorni, �no alla �ne del mondo�� (Mt 28,20b). Ma noi, siamo con lui?

6Mt 28, 20b

Vangelo secondo Luca

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 187

Luca 1, 1�38

11Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni �n da principio e divennero ministri

della parola, 3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza �n dagli inizi e discriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teò�lo, 4perché ti possa rendere conto della soliditàdegli insegnamenti che hai ricevuto.

5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa,e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. 6Erano giusti davanti a Dio,osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Ma non avevano �gli, perchéElisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.8Mentre Zaccaria o�ciava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9secondo l'usanza del ser-vizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'o�erta dell'incenso. 10Tuttal'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. 11Allora gli apparve un angelo del Si-gnore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso datimore. 13Ma l'angelo gli disse: �Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tuamoglie Elisabetta ti darà un �glio, che chiamerai Giovanni. 14Avrai gioia ed esultanza e molti sirallegreranno della sua nascita, 15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino nébevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo �n dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti�gli d'Israele al Signore loro Dio. 17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, perricondurre i cuori dei padri verso i �gli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore unpopolo ben disposto�. 18Zaccaria disse all'angelo: �Come posso conoscere questo? Io sono vecchioe mia moglie è avanzata negli anni�. 19L'angelo gli rispose: �Io sono Gabriele che sto al cospettodi Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. 20Ed ecco, sarai muto e non potraiparlare �no al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le qualisi adempiranno a loro tempo�.21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione.Faceva loro dei cenni e restava muto.23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. 24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie,concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: 25�Ecco che cosa ha fatto per me il Signore,nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini�.26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La verginesi chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: �Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te�.29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30L'angelole disse: �Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ecco concepirai un �glio, lodarai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Diogli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regnonon avrà �ne�.34Allora Maria disse all'angelo: �Come è possibile? Non conosco uomo�. 35Le rispose l'angelo:�Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Coluiche nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36Vedi: anche Elisabetta, tua parente,nella sua vecchiaia, ha concepito un �glio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37nulla è impossibile a Dio�. 38Allora Maria disse: �Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga dime quello che hai detto�. E l'angelo partì da lei.

Il brano di Luca ci pone davanti a due personaggi, Zaccaria e Maria, entrambi visitatidall'Angelo Gabriele che porta loro un lieto annunzio che cambierà le loro vite. Ma sebbeneentrambi si mostreranno increduli di fronte all'annuncio dell'Angelo, diverse saranno leconseguenze.

188 3.1. Luca 1, 1�38

In entrambi i casi Luca identi�ca il momento storico in cui avviene l'annuncio dell'An-gelo e questo quasi a voler dare un preciso fondamento storico e temporale agli eventi cheegli racconta. Per l'annuncio a Zaccaria leggiamo: �Al tempo di Erode, Re della Giu-dea�1. Il primo ad essere visitato dall'Angelo è un sacerdote della classe di Abìa e quindipersona giusta davanti a Dio e rispettosa della legge, pronta ad a�rontare quotidianamenteil rapporto con Dio. Anche per la moglie di Zaccaria, Elisabetta, Luca ne de�nisce ladiscendenza e la sua vicinanza con Dio. Entrambi erano avanti con gli anni e senza �gli acausa della sterilità di lei, e a quei tempi la sterilità era considerata una punizione di Dio.Erano anziani e senza discendenza così come era stato per Abramo e Sara, la prima coppiadell'Antico Testamento richiamata dalla prima coppia del Nuovo Testamento.

Luca ci presenta Zaccaria nell'atto in cui svolge la sua missione di sacerdote del tempioe quindi nell'esercizio delle sue funzioni. È qui che il Signore attraverso l'Angelo visita lasua vita e gli annuncia l'esaudimento della sua preghiera, la nascita di un �glio. Così comegià visto in altre catechesi, l'angelo ha il ruolo di annunziatore della volontà di Dio e saràcosì per Zaccaria come per Maria. A Zaccaria annuncia la nascita di suo �glio Giovanniche farà da precursore alla venuta dell'Agnello di Dio. Giovanni avrà infatti il ruolo diraccogliere la gente di Israele e annunziare loro l'arrivo di Colui che li salverà dai loropeccati. In Malachia si legge: �Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga ilgiorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i�gli e il cuore dei �gli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese conlo sterminio.�2. Chiara in questo senso è la missione di Giovanni che l'Angelo mostra aZaccaria. Giovanni �n dal concepimento sarà unto dal Signore, pieno di Spirito Santo cosìcome si legge in Geremia: ��Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta dellenazioni��3.

Ma Zaccaria anziché esultare per l'accoglienza di una sua richiesta da parte del Signore,dubita sulla concreta fattibilità della cosa rispondendo in modo simile ad Abramo nellaGenesi: ��Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?��4. No-nostante quindi la sua abitudine alla relazione con Dio, Zaccaria rimane incredulo ed è qui,di fronte alla sua incredulità che l'Angelo si veste di autorità e annuncia la sua funzione dimessaggero al cospetto di Dio. Per questo Zaccaria, per la sua incredulità sarà punito e co-stretto al silenzio per un periodo puri�catore, �no alla nascita di Giovanni. Ma nonostantela sua incredulità, Dio esaudirà comunque la sua preghiera donandogli un �glio.

Diversamente dal marito si legge che Elisabetta, direttamente coinvolta dall'annunciodell'Angelo, per la sua gravidanza inizia a glori�care Dio con fede e umiltà dicendo: Eccoche cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergognatra gli uomini. In queste semplici parole leggiamo la capacità di Elisabetta di riconoscerein ciò che le è accaduto la presenza di Dio, che è sceso su di lei per donarle qualcosa disospirato, ponendosi accanto a lei ed esaurendo un suo desiderio.

Così come avvenuto per Zaccaria, anche per l'annunciazione della nascita di Gesù Lucaidenti�ca un preciso momento. Leggiamo infatti: �Nel sesto mese, l'angelo Gabrielefu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergi-ne, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. Lavergine si chiamava Maria�5.

Luca identi�ca i tempi (�Nel sesto mese della gravidanza di Elisabetta�), i luoghi(�una città della Galilea, chiamata Nazaret�) e le persone speci�che con una chiara

1Lc 1, 5a2Mal 3, 23-243Ger 1, 5

4Gen 15, 8b5Lc 1, 26-27

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 189

discendenza davidica (�un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. Lavergine si chiamava Maria�). È quindi mediante un re, successore e discendente dallacasa di Davide che Dio darà la salvezza al suo popolo6. E ancora risalta lo schema temporalescelto da Luca che parte dalla gravidanza di Elisabetta per far iniziare il tempo (sei mesi)dopo il quale avviene l'annuncio dell'Angelo a Maria.

Anch'essa al saluto dell'Angelo rimane timorosa ma questi subito la rassicura indican-dole il favore divino di cui gode: ��Ti saluto, o piena di grazia� [...] �hai trovatograzia presso Dio��7. All'annuncio del concepimento di Gesù, così come era stato perZaccaria, anche Maria si mostra incredula ribadendo la sua purezza. Ma è qui che l'angeloannuncia la grazia di Dio presso di lei. Ella concepirà per opera dello Spirito Santo.

Il confronto con l'annuncio di Zaccaria è ricco di paralleli. In primo luogo la modalità,attraverso l'angelo del Signore. Vi è poi la presenza dello Spirito Santo che in Zaccarialo porterà ad essere padre di un �glio che �n dal concepimento ne sarà pieno. In Mariasarà lo Spirito Santo a scendere su di Lei e a concepirla. Anche la risposta che i duedanno all'Angelo è molto simile: ��Come posso conoscere questo?��8 per Zaccaria e��Come è possibile?��9 per Maria.

La reazione di entrambi di fronte all'annuncio è simile, ma mentre in Maria è legittima(��non conosco uomo��10), così non doveva essere per Zaccaria, sacerdote e quindi uomodi Dio. Da qui il contrasto tra la fede apparente di chi come Zaccaria doveva essere prontoal confronto con Dio, e la fede pratica e applicata di Maria che prontamente si rimette aquanto indicatole dall'Angelo. Maria, pur constatando l'impossibilità �sica di concepiresenza il concorso di un uomo, si �da dell'Angelo e si a�da totalmente alla parola di Dio.Alla sua incredulità l'angelo pone a confronto la gravidanza di Elisabetta sua cugina. Eccoil fulcro del suo discorso: ��nulla è impossibile a Dio��11. Così come con Abramosi legge nella Genesi: ��C'è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Altempo �ssato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un �glio��12, e ancora inGeremia: ��Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente; qualcosa è forseimpossibile per me?��13.

Maria ci insegna che non c'è posto in cui i disegni di Dio non possano attuarsi, accettanella fede che la sua esistenza sia sconvolta da un progetto di cui ancora non coglie il senso.Ascolta con fede il piano di Dio, il progetto che ha su di lei, ascolta con fede e con fedeaccoglie la sua parola. Di fronte alla frase pronunciata dall'angelo ��nulla è impossibile

a Dio��14, ancora più forte e spiazzante è la risposta di Maria: ��Eccomi, sono la servadel Signore, avvenga di me quello che hai detto��15.

Qual è stata la nostra reazione quando il Signore ci ha visitati? Il nostro atteggiamento è statoquello incredulo di Zaccaria o siamo stati pronti ad abbandonarci alla Sua volontà con la stessa�ducia mostrata da Maria?

6nota Is 7,147Lc 1, 28b-308Lc 1, 189Lc 1, 34

10Lc 1, 34b

11Lc 1, 3712Gen 18, 1413Ger 32, 2714Lc 1, 3715Lc 1, 38

190 3.2. Luca 1, 39�56

Luca 1, 39�56

139In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città diGiuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito

il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42edesclamò a gran voce: �Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A chedebbo che la madre del mio Signore venga a me? 44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giuntaai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha credutonell'adempimento delle parole del Signore�.

46Allora Maria disse:

�L'anima mia magni�ca il Signore47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotentee Santo è il suo nome:50di generazione in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;52ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli a�amati,

ha rimandato a mani vuote i ricchi.54Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,55come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza,

per sempre�.

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Nell'ultimo brano scrutato, abbiamo ascoltato che Gabriele, l'angelo del Signore, haannunciato a Zaccaria e a Maria che avranno un �glio. I due nascituri hanno il destinofortemente legato, non solo perché parenti, ma perché rappresenteranno il compimentodelle promesse fatte dal Signore al suo popolo: il ritorno di Elia, Giovanni, che prepareràla strada al Messia, Gesù.

Ricevuto l'annuncio, Maria non si ripiega in sé stessa a bearsi delle parole dell'angelo:��Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenzadell'Altissimo��1. Parole simili rivolte a noi potrebbero facilmente farci girare la testa.Maria invece parte subito per andare ad assistere Elisabetta, anche lei in cinta ma in etàmolto avanzata. Non si tratta di una visita di cortesia, infatti, avendo ricevuto l'annuncio�nel sesto mese�2 della gravidanza di Elisabetta, �Maria rimase con lei circa tremesi�3 , cioè rimase �no al momento del parto. Questo suo primo gesto, subito dopoaver ricevuto l'annuncio di Gabriele, ci dà ragione del favore trovato presso Dio da Maria;infatti ella �si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una cittàdi Giuda�4 per aiutare Elisabetta. Maria esce da casa sua con sollecitudine, spirito diservizio, delicatezza; non si reca semplicemente a fare una visita alla parente anziana, ma

1Lc 1, 35b2Lc 1, 26a

3Lc 1, 35b4Lc 1, 39b

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 191

comincia a mostrare Dio portandolo per il mondo. Maria ha nel suo seno Dio e per suomezzo il `Dio-con-noi' va incontro ad Elisabetta e comincia a visitare l'umanità.

Quando Maria giunge a casa di Zaccaria, Elisabetta ricambia il suo saluto con parolecosì ispirate che, assieme al saluto di Gabriele, sono parte della preghiera per la nostraMadre celeste: ��Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grem-bo!��5. Leggendo il vangelo si intravede una dinamica particolare che ha portato a questosaluto: �Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultònel grembo�6. Sembra quasi che sia Giovanni, proprio in virtù di quel forte legame conGesù che ne accomunerà i destini, il primo ad accorgersi della presenza di Maria e richiamiquindi l'attenzione della madre. Elisabetta sembra confermare dicendo: ��Ecco, appenala voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioianel mio grembo��7.

Alle parole di benedizione pronunciate dall'anziana cugina: ��beata colei che hacreduto nell'adempimento delle parole del Signore��8, Maria risponde innalzandoun canto di lode al Signore, il solo e vero arte�ce di tutte le meraviglie operate nella suavita. Il Magni�cat è dunque un canto di fede, di speranza, di amore e allo stesso tempoun inno duro, forte, in�essibile che parla di troni rovesciati e di signori del mondo umiliatidalla potenza di Dio e dell'impotenza degli uomini. Per Maria i segni della misericordiadel Signore sono la disperazione dei superbi e dei grandi personaggi a tutto vantaggiodell'elevazione dei poveri, la cacciata dei ricchi a mani vuote di fronte alla sazietà deglia�amati. L'amore di Dio ha una forma concreta, umana, sociale non è solamente unaconsolazione interiore.

Probabilmente questo cantico, ispirato a quello di Anna9 e a molti altri passi dell'AnticoTestamento, non è stato pronunciato da Maria all'inizio della sua missione. Più probabil-mente, alla �ne della sua vita, guardando indietro, avrà detto le parole che Luca ha volutoinserire in questo contesto. La di�erenza principale tra i due cantici è che quello di Annatermina con l'evocazione del re-messia, mentre nel Magni�cat Israele è confermato popoloeletto dalla promessa di Dio fatta ad Abramo e alla sua discendenza.

Dopo un incipit di ringraziamento personale10, nel Magni�cat sono presenti due granditemi. Il primo è quello dei poveri soccorsi a discapito dei ricchi e dei potenti11. I poveri,in ebraico `anawîm, occupano un grande posto nella bibbia. Se la letteratura sapienzialeconsidera a volte la povertà, rêsh, come conseguenza dell'ozio, i profeti sanno che i poverisono anzitutto gli oppressi `anijjîm; perciò essi reclamano giustizia per i devoti e i piccoli,dallîm, e gli indigenti, 'ebjônîm. Il Deuteronomio risponde ai loro appelli con una legisla-zione umanitaria. Con Sofonia il vocabolario sulla povertà prende una colorazione moraleed escatologica. Gli `anawîm sono insomma gli israeliti sottomessi alla volontà divina.All'epoca dei LXX, il termine 'anaw (o 'anî) esprime sempre più un'idea di altruismo. Ai`poveri' sarà inviato il Messia, che sarà egli stesso umile e dolce e anche oppresso.

Quando leggendo: ��di generazione in generazione la sua misericordia si stendesu quelli che lo temono��12, non dobbiamo intendere che la misericordia di Dio si stendesu quelli che hanno paura di lui perché si sentono peccatori e quindi temono di essere inqualche modo puniti. Temere il Signore signi�ca cercare di fare la sua volontà, convertirsiper seguire al meglio ciò che lui ci indica con le parole del vangelo. Temere signi�camigliorare la propria anima, il proprio comportamento a�nché possiamo sentirci poveridavanti al Signore. La sua misericordia è dunque il suo aiuto verso di noi, è tenderci la

5Lc 1, 42b6Lc 1, 41a7Lc 1, 448Lc 1, 45b

91 Sam 2, 1-1010Lc 1, 46b-4911Lc 1, 50-5312Lc 1, 50

192 3.2. Luca 1, 39�56

mano ogni volta che i nostri buoni propositi vengono meno per riportarci alla sua luce ericolmarci di doni.

Il secondo tema del Magni�cat è quello del favore divino concesso ad ��Israele, suoservo��13 in virtù della promessa fatta ad Abramo14. Il tema del servo appare per la primavolta in Isaia: �Ma tu, Israele mio servo, tu Giacobbe, che ho scelto, discendentedi Abramo mio amico, sei tu che io ho preso dall'estremità della terra e hochiamato dalle regioni più lontane e ti ho detto: �Mio servo tu sei ti ho scelto,non ti ho rigettato�.�15. Questo tema occupa un grande posto nella predicazione delDeutero-Isaia ed è legato a quello dell'elezione. Quest'ultimo risale alla vocazione di Abra-mo. Israele-Giacobbe `stirpe di Abramo', è stato scelto per essere il testimone di Jahve;sebbene sia stato infedele, Dio gli perdonerà e lo salverà. Più che un rapporto come tra pa-drone e schiavo, questa nozione di 'servo' implica un rapporto di �ducia e di amore. Israeleperò non ha mai capito che questo rapporto si basava su �ducia e amore e non sul merito.Già nella Genesi il primo racconto dell'alleanza16, di tradizione jahvista, si basa sulla fededi Abramo nelle promesse di Dio mentre il secondo17, di tradizione sacerdotale, si arric-chisce di obblighi di perfezione morale per l'uomo, di un legame religioso con Dio e di unaprima prescrizione positiva, la circoncisione. Così, dalla prima alleanza con Noè18, il cuisegno è l'arcobaleno e che si estende a tutta la creazione, si passa all'alleanza con Abramo,il cui segno è la circoncisione e che interessa solo i discendenti del patriarca, per giungeresotto Mosè19 ad un'alleanza che si limiterà al solo Israele e che avrà l'obbedienza alla leggecome contropartita, specialmente con l'osservanza del sabato. Israele interpreterà quinditutti i castighi di Dio come periodi in cui egli ritira il suo favore e la sua misericordia perpoi tornare a concederli quando essi, cambiando la loro condotta, li avranno nuovamentemeritati.

La conferma di Israele come popolo eletto avviene invece per l'amore di Dio. Mariala trova negli avvenimenti che lei stessa ha vissuto, e che ha visto concretizzarsi in quelperiodo. Gli israeliti hanno avuto a portata di mano ciò che loro stavano aspettando datanto tempo, ma non hanno voluto credere, perché Gesù ha rappresentato e rappresentaqualcosa che va oltre il volere umano. La potenza di Dio non si è manifestata alloraattraverso la venuta di un re guerriero capace di cacciare il popolo oppressore, i romani; lapotenza di Dio si è manifestata attraverso un bambino, attraverso la semplicità, la mitezza.Noi oggi dove la cerchiamo? Dove guardiamo per trovare i suoi segni? Il brano che abbiamoascoltato ci dice che la nostra storia col Signore è una storia d'amore. L'amore delicatodi Dio che si riversa su di noi in ogni momento della nostra vita, nei momenti belli e,soprattutto, nelle di�coltà. In cambio non ci viene chiesto null'altro che la disponibilitàad accettare questo amore. Se lo sapremo accettare, sarà questo stesso amore a rendercicome Maria: ricolmi della grazia del Signore e pronti a metterci al servizio del fratello.

Maria porta Gesù da Elisabetta e viene riconosciuta come ��la madre del mio Signore��. Sonoin grado di portare Gesù con me e di farmi riconoscere come �glio di Dio?

13Lc 1, 54b14Lc 1, 54-5515Is 41, 8-916Gen 15

17Gen 1718Gen 919Es 19, 5; Es 24, 7-8

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 193

Luca 2, 1�21

21In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3Andavano

tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4Anche Giuseppe, che era della casa e dellafamiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide,chiamata Betlemme, 5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6Ora,mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo�glio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto perloro nell'albergo.

8C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essifurono presi da grande spavento, 10ma l'angelo disse loro: �Non temete, ecco vi annunzio unagrande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, cheè il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace inuna mangiatoia�. 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodavaDio e diceva:

14�Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama�.

15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: �Andiamo�no a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere�. 16Andaronodunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17Edopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono,si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cosemeditandole nel suo cuore.20I pastori poi se ne tornarono, glori�cando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito evisto, com'era stato detto loro.21Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, comeera stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Nel secondo capitolo del suo Vangelo, Luca inizia il racconto della nascita di Gesù.Anche in questi passi, coperti come i precedenti da un'atmosfera di gioia e letizia, l'evan-gelista riferisce i dati in maniera molto precisa. Anzitutto il momento storico in cui essisi svolgono: �un decreto di Cesare Augusto [...] quando era governatore dellaSiria Quirinio�1. Si tratta del primo censimento che Cesare Augusto fece su tutta laterra abitata, sottoposta al suo dominio. Il censimento è l'atto che consacra l'occupazionemilitare, dandole la de�nitiva struttura politica ed economica: i sudditi venivano contatiper riscuotere le tasse e averli disponibili per la guerra. Il censimento è dunque espressionedel potere dell'uomo sull'uomo. Dio decide di manifestarsi apertamente nella storia proprionel momento stesso in cui l'uomo sembra avere tutto nelle proprie mani. Come però simanifesta Dio? Nel modo più umile e indifeso, assumendo le sembianze di un bambino.

Questa scena evangelica evidenzia, quindi, la contrapposizione tra l'apparente potenzaumana che si auto esalta e si consuma in un censimento mondiale e l'umiltà di Dio che siumilia manifestandosi in un bambino. Se il Figlio di Dio fosse venuto con potenza e gloriacertamente sarebbe stato accolto da chiunque, non si sarebbe esposto a ri�uto, ma nonsarebbe stato Dio, bensì un idolo.

L'altro riferimento preciso è costituito dai luoghi in cui si svolgono i fatti: �dallacittà di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata

1Lc 2, 1-2

194 3.3. Luca 2, 1�21

Betlemme�2. Gli stessi elementi di identi�cazione storica e geogra�ca li avevamo giàincontrati nella catechesi relativa all'annunciazione e anche in questo passo si ribadiscela discendenza davidica di Giuseppe. In questo processo di risalita verso Betlemme, siidenti�ca inoltre anche la discendenza di Gesù come si legge in Giovanni: ��Non diceforse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, ilvillaggio di Davide?��3.

L'elemento rilevante nella vicenda raccontata in questo passo, non è il fenomeno dellanascita in sé, quanto piuttosto il processo di adorazione del nascituro che avviene da partedi coloro che contornano il brano. Un ulteriore aspetto dell'umiltà della nascita di Gesùriguarda infatti i primi testimoni oculari della sua venuta: Gesù non viene visto per primodai ricchi e dai potenti bensì dai pastori, cioè i poveri della terra, gli umili, gli ultimi maanche quelli che sono pronti ad ascoltare la voce di Dio.

Così come visto per l'annunciazione, anche in questo caso un ruolo determinante diguida viene svolto dall'angelo. La nascita di Gesù deve essere necessariamente svelata daun angelo, poiché non potrebbe essere dedotta da nessun ragionamento umano. La ragioneumana ci porterebbe infatti a cercare un Dio grande, tremendo, potente, glorioso e non unDio tremante, piccolo, impotente deposto nella mangiatoia degli animali.

È infatti un angelo del Signore, così come era successo a Zaccaria, a Maria e a Giuseppe,che si presenta ai pastori e costoro vengono subito rivestiti della Gloria del Signore, segnodella sua presenza divina, della maestà inaccessibile e temibile di Dio e della sua potenzamiracolosa.

Anche i pastori, come avvenuto per Zaccaria e Maria, vengono presi dal timore e dallospavento, ma la risposta dell'angelo è sempre la stessa: ��Non temete��4. Per anticiparee sanare il loro scetticismo, l'angelo dona loro un segno: �troverete un bambino avvoltoin fasce, che giace in una mangiatoia��5.

Qual è stata la risposta dei pastori dinanzi all'invito dell'angelo? I pastori hannoaccettato l'invito, infatti: �Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria eGiuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia�6. In questi pochi versetti ècondensato tutto l'itinerario di fede del credente. Una fede dinamica e che non ammetterinvii: se si vuole trovare qualcosa, bisogna mettersi a cercarla, mettersi alla ricerca. L'an-dare presuppone il movimento interiore di lasciarsi coinvolgere, di abbandonare la propriasicurezza, il proprio angolino caldo per vivere un'avventura di cui non si conosce doveporterà.

Il loro sì ha cambiato la loro vita. Ci sono infatti due e�etti della loro esperienza conGesù, uno è la curiosità o meglio lo stupore, la meraviglia, l'altro, di conseguenza, è ilrendere gloria a Dio.

La loro risposta è semplice: trovano il bambino e lo accettano come segno di Dio,con�dano nelle parole dell'angelo; quel bambino è il Messia atteso e glori�cano Dio peraverli messi in cammino verso di lui. Chi ha incontrato il Signore non può far �nta diniente, la gioia, è un sentimento che non può essere taciuto, ecco allora che, come ciriferisce Luca: �dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato dettoloro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano�7.

Anche in questo caso, il messaggero celeste porta un lieto annuncio: ��oggi vi è natonella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore��8 e non semplicementel'unto del Signore. Egli è il Cristo, il Salvatore, è dunque l'atteso Messia e il Signore, titolo

2Lc 2, 4b3Gv 7, 424Lc 2, 105Lc 2, 12

6Lc 2, 167Lc 2, 17b-188Lc 2, 11

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 195

che nell'Antico Testamento veniva riservato gelosamente a Dio. Con l'annuncio degli angelisi dà inizio ad una nuova era.

In Isaia si evidenzia un legame con la tradizione egiziana sotto la quale gli ebrei sonostati sottomessi per 400 anni e del periodo trascorso sotto i babilonesi (70 anni). I ritipagani da essi derivati sono stati puri�cati dagli israeliti per mezzo della volontà di Dio.Gli anni di sottomissione sono stati quindi anche tempo di puri�cazione dai riti pagani. Silegge infatti: �Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un �glio. Sullesue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Diopotente, Padre per sempre, Principe della pace�9. Questi titoli sono paragonabili alprotocollo che si componeva per il faraone al momento della sua incoronazione. Il �glio distirpe regale avrà la saggezza di Salomone, la valenza e la pietà di Davide, le grandi virtùdi Mosè e dei patriarchi. La tradizione cristiana, dando questi titoli al Cristo mostra cheegli è il vero Emmanuele.

Già a questa visione di eventi, la reazione pacata di Maria è sempre la stessa: �Ma-ria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore�10; lostesso atteggiamento che ritroveremo quando Gesù si fermerà con i dottori del tempio aGerusalemme, abbandonando la carovana di rientro nella quale vi erano Giuseppe e Maria.

L'atteggiamento di Maria ci aiuta a capire cosa vuol dire aver fede: lasciare entrareDio nella nostra vita, lasciare che lui ci guidi nel progetto che ha stabilito per noi nonrinunciando alla nostra volontà, ma accogliendo, serbando, custodendo e meditando nelcuore tutto ciò che il Signore ci indica.

Per Luca il fatto che Gesù venga circonciso l'ottavo giorno, come tutti i bambini, èl'espressione della sua appartenenza al popolo d'Israele; Luca continua: `gli fu messonome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nelgrembo della madre�11.

Nella tradizione ebraica, in occasione della circoncisione, il bambino riceveva il nomesolitamente dal proprio padre o da chi aveva autorità sul neonato. Il nome è unito allapersona, indica la sua funzione e signi�ca il suo destino. Per questo quando Dio sceglieuna persona, le impone direttamente il nome, così nel caso di Abramo, di Mosè ed anchedi Gesù, stabilisce il nome perché lo ha destinato a compiere la sua volontà: la salvezzadel suo popolo: Gesù infatti in ebraico vuol dire `Jahvè�salva'.

Dio può essere chiamato con un nome e può iniziare con lui un dialogo nuovo stabilendocosì un rapporto de�nitivo. Luca ha incentrato sulla culla di Gesù, tutto il mistero disalvezza dei cristiani. Per mezzo di Gesù Dio si è reso presente in mezzo agli uomini. Hainizio una nuova era.

Il mio percorso di fede ha cambiato il mio modo di vivere? Riesco ad accogliere e stupirmi, comei pastori, per i segni che il Signore, nella Sua bontà, mi manda?

9Is 9, 510Lc 2, 19

11Lc 2, 21b

196 3.4. Luca 2, 22�38

Luca 2, 22�38

222Quando venne il tempo della loro puri�cazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambinoa Gerusalemme per o�rirlo al Signore, 23come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio

primogenito sarà sacro al Signore; 24e per o�rire in sacri�cio una coppia di tortore o di giovani

colombi, come prescrive la Legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettavail conforto d'Israele; 26lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbevisto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27Mosso dunque dallo Spirito, si recòal tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28lo prese trale braccia e benedisse Dio:

29�Ora lascia, o Signore, che il tuo servovada in pace secondo la tua parola;30perché i miei occhi han visto la tua salvezza,31preparata da te davanti a tutti i popoli,32luce per illuminare le gentie gloria del tuo popolo Israele�.

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedissee parlò a Maria, sua madre: �Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno dicontraddizione 35perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada tra�ggeràl'anima�.36C'era anche una profetessa, Anna, �glia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata inetà, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37era poi rimasta vedova eora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giornocon digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlavadel bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Luca, in questo brano, ci rende partecipi dei primi passi di Gesù all'interno della co-munità ebraica. Vediamo come a caratterizzare la sua vita ci sia un ambiente familiareattento e obbediente alla voce del Signore. Maria, nata senza peccato, rimasta incinta peropera dello Spirito Santo al �ne di partorire il �glio di Dio, il Messia, non ha certo bisognodi o�rire sacri�ci di puri�cazione. Eppure Giuseppe e Maria partono alla volta di Gerusa-lemme per adempiere alla legge e per presentare Gesù al santuario, atto non comandatoma possibile e conveniente agli occhi di genitori pii.

Nella presentazione di Gesù al tempio, troviamo quindi l'applicazione della vecchialegge giudaica secondo la quale ogni primogenito è sacro e, per conseguenza deve essereconsegnato a Dio o essere sacri�cato. È scritto nel libro dell'Esodo: �Il Signore dissea Mosè: �Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gliIsraeliti - di uomini o di animali -: esso appartiene a me��1. Poiché il sacri�cioumano era proibito, i primogeniti dell'uomo venivano sempre riscattati mentre i primogenitidegli animali erano o�erti in sacri�cio salvo quelli considerati impuri che venivano riscattatio avevano la nuca spezzata.

Maria e Giuseppe si recano quindi al tempio per adempiere tutte le prescrizioni dellalegge. L'evangelista dice: �Quando venne il tempo della loro puri�cazione secondola Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per o�rirlo al Signo-re�2. Quando dice `loro puri�cazione' Luca cita un altro dato della vecchia legge giudaica:la puri�cazione della donna dopo il parto perché ritenuta immonda, così come nel periodo

1Es 13, 1-2 2Lc 2, 22

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 197

del ciclo mestruale. Maria doveva quindi compiere un rito di puri�cazione prima di reinse-rirsi nella vita sociale e religiosa come scritto nel Levitico: ��Quando una donna saràrimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; saràimmonda come nel tempo delle sue regole. [...] Poi essa resterà ancora tren-tatrè giorni a puri�carsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e nonentrerà nel santuario, �nché non siano compiuti i giorni della sua puri�cazione.Ma, se partorisce una femmina sarà immonda due settimane come al tempodelle sue regole; resterà sessantasei giorni a puri�carsi del suo sangue. Quandoi giorni della sua puri�cazione per un �glio o per una �glia saranno compiuti,porterà al sacerdote all'ingresso della tenda del convegno un agnello di un annocome olocausto e un colombo o una tortora in sacri�cio di espiazione��3.

Il centro del passo scrutato è costituito dalla rivelazione di Simeone: �uomo giustoe timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che erasopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senzaprima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recòal tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere laLegge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio�4. Simeone che è un uomo attentoalla chiamata del Signore, che con�da nella benevolenza di Dio, che aspetta la salvezzapromessa, viene investito e rivestito dallo Spirito Santo che lo spinge ad andare al tempioper vedere con i propri occhi il compimento delle promesse.

Simeone, a�dandosi completamente a Dio, scevro da ogni preconcetto, riconosce im-mediatamente Gesù, non ha dubbi, e quindi loda il Signore con il `Nunc dimittis'. Questocantico si divide in due parti: la prima riguarda direttamente la vita di Simeone mentre laseconda è il riconoscimento del Messia e la proclamazione del suo compito. ��Ora lascia,o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i mieiocchi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luceper illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele��5. In queste parole trasparetutta la tranquillità di una persona appagata in tutte le sue attese e aspettative. Ha tra lesue braccia la salvezza d'Israele e non solo, perché lui è la luce che illumina il cammino pertutte le genti. Il vecchio Simeone obbediente alla legge del Signore, perseverante nell'atte-sa, ha avuto il cuore pronto ad accogliere il Messia come avevano fatto i pastori prima dilui, quando avevano creduto nel segno della stella e si erano recati a rendere omaggio albambino nella mangiatoia, riconoscendo in esso Gesù Figlio di Dio.

L'invocazione di Simeone è una sorta di vangelo, in quanto annuncia la buona novel-la la gioia cioè dell'inaugurazione di un nuovo regno che sostituirà quello dei re terreni,annunziato già da molto tempo dai profeti del quale diventa egli stesso messaggero.

Le parole dell'inno di Simeone, che sono belle ed emotivamente toccanti, in realtànascondono ad un più attento esame, il ri�esso di un dolore e di una lotta e culminanocon la profezia di un destino di so�erenza per Maria: ��Egli è qui per la rovina e larisurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati ipensieri di molti cuori. E anche a te una spada tra�ggerà l'anima��6.

Simeone fa una profezia su Gesù ed una su sua madre: Maria si trova quindi di frontead un secondo annuncio che a di�erenza di quello dell'angelo, non è certo piacevole daascoltare. Quel bambino è la rivelazione del mistero di Dio e di fronte a lui non si puòessere indi�erenti o neutrali, la sua venuta nel mondo sarà così potente e devastante darompere tutti gli equilibri preesistenti. Diventa la linea di demarcazione, un segno discontro e di confronto, e attraverso lui sarà svelata l'autentica adesione alla volontà di Dio

3Lv 12, 2.4-64Lc 2, 25b-28

5Lc 2, 29-326Lc 2, 34b-35

198 3.4. Luca 2, 22�38

e non solo l'esteriorità dell'adempimento formale. La rottura di questi equilibri sarà peròcompensata dalla nuova luce portata ad aprire gli occhi dei ciechi e a descrivere la veraluce a coloro che credono di vedere. Che sia `salvezza' o `rovina' dipende dalla disposizionedi chi lo incontra e la spada che tra�ggerà Maria indica la sua partecipazione alla passionedi suo �glio.

La presentazione al tempio di Gesù comincia con un segno di sacri�cio, con un segno disacri�cio continuano le parole profetiche di Simeone. Da questo inizio, segno di contraddi-zione per Israele e origine di dolore per Maria, si apre tutto il percorso di vita di Gesù checulminerà sul Calvario.

L'altra �gura che ci presenta Luca in questa pagina è quella di Anna: �C'era an-che una profetessa, Anna, �glia di Fanuèle, della tribù di Aser�7. È un'anzianaprofetessa, una donna consacrata a Dio e interprete dei suoi comandi. Anna, il cui nomesigni�ca `favore di Dio', è �glia di Fanuèle, che vuol dire `volto di Dio', della tribù di Aser,che ha il signi�cato di `buona fortuna': ha quindi, per grazia di Dio ha la buona fortunadi vedere in Gesù, il volto di Dio e di riconoscere in quel neonato il Messia, perché l'azionedello Spirito Santo apre il suo cuore all'imprevedibile. Vedova sin dalla giovinezza vive neltempio tra digiuni e preghiere nell'attesa che si compiano le antiche profezie e Dio la portaal tempio le dona l'incontro con Gesù infatti sopraggiunge nel momento in cui Giuseppe eMaria sono con Simeone.

In quel bambino è possibile un autentico legame tra Dio e l'uomo, non mediato dasacri�ci, ma incarnato in una persona viva, Dio e uomo nello stesso tempo.

Le due �gure di Simeone ed Anna hanno in comune lo stesso atteggiamento di �ducianella profezia e di umile disponibilità a lasciarsi guidare dallo Spirito. Sono entrambiportatori silenziosi di un messaggio di speranza, nella fede e nell'obbedienza a Dio. Èquesto atteggiamento che permette loro di riconoscere in quella famiglia simile a tantealtre, il compimento della promessa di Dio. Entrambi sono ricolmi di gioia e di stupore,Anna corre a trasmettere la meravigliosa notizia, Simeone si abbandona sereno ad unapace tanto attesa.

Queste due �gure ci mostrano come l'obbedienza a Dio, la perseveranza nella fede ela successiva testimonianza nell'aver incontrato il Signore, sono i punti distintivi del verocristiano.

A�nché l'incontro con Gesù possa avvenire, c'è bisogno di un cuore disponibile che losappia riconoscere. È un incontro che dà gioia e serenità, sebbene, mostrandoci la veritàcon la sua luce, ci mostra anche tutta la nostra debolezza.

La mia fede mi da la forza di obbedire al Signore anche quando non capisco senza cercare diinterpretare le situazioni per evitarmi degli obblighi?

La mia fede mi permette di a�rontare le contrarietà della vita con la serenità di chi sa che non hanulla da temere?

7Lc 2, 36

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 199

Luca 2, 39�51

239Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, allaloro città di Nazaret. 40Il bambino cresceva e si forti�cava, pieno di sapienza, e la grazia di

Dio era sopra di lui.

41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egliebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentreriprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se neaccorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlotra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e liinterrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le suerisposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: �Figlio, perché ci hai fatto così?Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo�. 49Ed egli rispose: �Perché mi cercavate? Nonsapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?�. 50Ma essi non compresero le sueparole.51Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte questecose nel suo cuore.

Il brano che abbiamo appena ascoltato ci mostra delle scene di vita familiare in cuiGesù, nella sua vita di bambino e come tutti gli altri bambini, vive all'interno della suafamiglia, nel rispetto delle tradizioni ebraiche.

Dopo la presentazione al tempio e l'incontro con Simone ed Anna, Gesù torna a Na-zareth assieme ai genitori. La sua vita di fanciullo scorre come quella di tutti i bambinidell'epoca.

Abbiamo già visto nei precedenti brani il rispetto della legge e lo spirito di obbedienzache contraddistingueva Giuseppe e Maria e di conseguenza il piccolo Gesù, de�nito ilNazareno, termine attraverso il quale verrà identi�cata la sua origine e successivamentequella dei suoi seguaci.

Il rigore di Giuseppe e Maria è ribadito nel momento in cui l'evangelista sottolineache tutti gli anni si recavano a Gerusalemme per la festa di Pasqua, nel rispetto delletradizioni ebraiche. Queste trovano una loro diretta speci�cazione nel Deuteronomio. incui si legge: �Tre volte all'anno ogni tuo maschio si presenterà davanti al Signoretuo Dio, nel luogo che Egli avrà scelto: nella festa degli azzimi, nella festa dellesettimane e nella festa delle capanne; nessuno si presenterà davanti al Signorea mani vuote�1.

È in questo contesto che Gesù, all'età di dodici anni raggiunge la sua maturità religiosa,quando la legge ebraica prevedeva che i bambini smettevano di rimanere fuori con le donneperché potevano entrare al tempio accompagnati dal padre. Così avviene anche per ilbambino Gesù, �no allora solo bambino. Ora �nalmente dentro al tempio e a contatto coni dottori della Legge, può approfondire ulteriormente la Parola e scoprirsi de�nitivamenteFiglio di Dio.

Durante il viaggio di ritorno però Giuseppe e Maria si accorgono che il �glio non c'èpiù, non è con nessuno dei loro conoscenti, e da qui la paura, la ricerca a�annosa. Solodopo tre giorni lo ritrovano ancora nel tempio tutto intento a parlare delle cose di Dio con idottori della legge. Questo tempo era un simbolico cenno che pre�gurava l'evento pasquale,così come il fatto che lo ritrovarono nel tempio, vale a dire nella casa di suo Padre. Tuttiquelli che lo udivano erano stupiti per l'intelligenza delle sue risposte, come leggiamo nel

1Dt 16, 16

200 3.5. Luca 2, 39�51

Vangelo di Luca: �Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delleparole di grazia che uscivano dalla sua bocca�2; così come nel Vangelo di Giovanni:�I Giudei ne erano stupiti e dicevano: �Come mai costui conosce le Scritture,senza avere studiato?��3.

Il turbamento di coloro che ascoltavano Gesù nasce dall'equivoco, ovviamente ignotose non a Maria, in cui la sua origine umana vela quella divina. Come faceva a saperetutte queste cose se non era stato a scuola dai rabbini, se aveva origini umili e per giuntaproveniva da Nazareth dove era conosciuto come il �glio di Giuseppe, persona semplice eumile, non certo dotta?

Se analizziamo nel dettaglio gli eventi rappresentati nel passo evangelico possiamofermarci su alcuni aspetti particolari. Il brano, molto breve, a prima vista racconta unepisodio molto semplice, un avvenimento che si ripeteva ogni anno, ma da una più attentalettura rivela una verità più profonda: per la prima volta Gesù manifesta la sua veranatura, dichiara cioè di essere il Figlio di Dio.

Il testo di Luca ci o�re la possibilità di commentare su più piani questo brano del suovangelo:

• Questa famiglia era inserita in un ambiente dove Dio occupava un posto centrale edove quindi i ritmi, le scelte e le priorità venivano stabilite in riferimento a lui. Eccoquindi che come tutti gli anni, Maria e Giuseppe si recano al Tempio, e quando Gesùraggiunge la maturità religiosa, vi entra con Giuseppe.

• Al ritorno da Gerusalemme, la gioia e l'allegria si trasformano in paura e preoccupa-zione. Si accorgono che Gesù non è più con loro, lo cercano tra la folla e i parenti,ma non lo trovano.

• Vi è quindi la gioia e lo stupore nel ritrovarlo dopo tre giorni, nel tempio, tra i dottoridella legge che si rivolgono a Gesù consultandolo sulle cose di Dio.

• Vi è poi la risposta di Gesù alla domanda di sua madre quando lo rimprovera peraverli fatti stare in pena, e che è nella sua chiarezza sibillina. Il Figlio di Dio devefare la volontà del Padre, deve seguire una strada diversa da quella degli altri ma chelo porterà incontro agli altri. C'è in questa risposta il passaggio di paternità, dallasua famiglia terrena alla famiglia celeste.

• In�ne vi è l'atteggiamento di Maria che ascolta, interroga, si domanda. Un atteg-giamento semplice e insieme delicato, in quella situazione per lei nuova, imprevista,inedita.

Nella scena che ci presenta l'evangelista i genitori sono insieme, ma è Maria a prenderela parola per rivolgersi a Gesù: ��Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo��4.Come genitori dimostrano premura ma non capiscono che come tutti i �gli, Gesù si staallontanando da casa. Maria e Giuseppe sono ottimi genitori, eppure non capiscono che quel�glio non è loro, non riescono a rendersi conto del ruolo che Dio ha scelto per loro, ancheperché lui �no ad allora era stato un �glio ubbidiente e tranquillo. Ma nella sua risposta sinota un cambiamento; per lui era naturale stare in quel luogo, doveva cominciare a seguirequello che Dio Padre voleva che facesse. Rivendica così in presenza di Giuseppe rapportiche oltrepassano quelli della famiglia umana. Molti anni dopo durante la sua predicazioneribadirà questo concetto, cioè di appartenere ad una famiglia universale molto più ampia

2Lc 4, 22a3Gv 7, 15

4Lc 2, 48b

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 201

di quella di provenienza, come si legge in Marco: �Giunsero sua madre e i suoi fratellie, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la follae gli dissero: �Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ticercano�. Ma egli rispose loro: �Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?�.Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: �Ecco miamadre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello,sorella e madre��5.

Una volta trovatolo nel tempio Maria gli chiede: ��Figlio, perché ci hai fatto co-sì?��6, aprendo un dialogo pacato, senza risentimenti, senza accuse. Maria sa interrogaree ascoltare e sa accogliere per�no una risposta incomprensibile.

Gesù stesso a sua volta ascolta, risponde, interroga: ��Perché mi cercavate? Nonsapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?��7. Gesù a�erma, inpresenza di Giuseppe di avere Dio come padre. Luca ci dice che Gesù è venuto da Dio, chedeve occuparsi delle cose del Padre. È quindi la prima manifestazione della sua coscienzadi essere il `Figlio'.

Nel Vangelo di Luca leggiamo in proposito: ��Ogni cosa mi è stata a�data dalPadre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se nonil Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare��8.

Torniamo al ruolo di Maria all'interno del brano.Per ben due volte all'interno dello stesso capitolo, Luca ci dice che Maria �serbava

tutte queste cose meditandole nel suo cuore�9.Nella Sacra scrittura il cuore è considerato qualcosa di molto più profondo che non il

semplice simbolo dei sentimenti. È il luogo dove si discerne, si comprende, dove nasconole azioni, dove Dio si rivela.

È quindi nel cuore di Maria che si evidenzia tutta la sua capacità di a�rontare questasituazione:

• Maria custodisce, perché nulla vada perduto. La custodia di Maria è attiva: dialogacon ciò che non capisce, cerca, domanda e accoglie;

• Maria conserva, perché parole ed eventi possono dissolversi dalla memoria. Ma leiconserva �duciosa che alla luce di eventi futuri saprà comprendere;

• Maria medita, mette a confronto eventi e parole al �ne di trarne una spiegazione, percercarne il senso profondo perché non è facile né ovvio capire ciò che sta succedendo.Dunque ascolta delle parole e vede dei fatti, non li comprende immediatamente, mali raccoglie e li tiene presso di sé. Anche se per lei non tutto è chiaro, tuttavia non èscossa la sua fede, nel silenzio della meditazione tutto trova accoglienza.

Il comportamento di Maria ci ricorda che obbedire a Dio non signi�ca rinunciare allanostra intelligenza, ai nostri a�etti, alla nostra volontà, ma accogliere la parola del Signore,il suo agire nella nostra vita come una realtà capace di coinvolgerci completamente, ditoccare il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore.

Torniamo al racconto di Luca.Tutto il racconto è avvolto da una calma surreale. Dei genitori sono in viaggio con

il �glio, secondo l'usanza del tempo, una carovana di parenti e conoscenti con i piccoliall'interno della carovana, non necessariamente con i propri genitori. Giuseppe e Mariaall'inizio sono tranquilli: Gesù sarà insieme a qualche parente o conoscente. Alla sera

5Mc 3, 31-356Lc 2, 487Lc 2, 49b

8Lc 10, 229Lc 2, 19b

202 3.5. Luca 2, 39�51

poi si accorgono che non è così. Si mettono quindi in viaggio verso Gerusalemme, ormailontana un giorno di viaggio, poi cercano Gesù per tre giorni prima di trovarlo nel tempio.In�ne, quando gli fanno un anche pacato rimprovero si sentono rispondere ��Perché micercavate?��10. La calma con cui si chiude la situazione si spiega però se ri�ettiamo sucosa ci dice subito dopo l'evangelista: �Partì dunque con loro e tornò a Nazaret estava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore�11.Gesù sa che come �glio deve rispettare i suoi genitori e quindi, se anche avrebbe volutotrattenersi ancora nel tempio, si mostra ubbidiente. Dal canto loro, i genitori non silasciano trasportare dalle emozioni forti che devono aver provato in quei giorni ma meditanosull'accaduto per poter giungere a quella comprensione che sul momento non c'è stata.

Il brano si chiude quindi con Gesù che torna a Nazareth con i genitori. Lascia il tempioe i dottori, lascia cioè coloro che interpretano i libri, e va con Maria e Giuseppe, maestridi vita, sceglie il modo di crescere proprio degli uomini, attraverso anche incomprensioni eubbidienze reciproche. Si può crescere in sapienza e grazia anche sottomessi ai limiti deglialtri, si può crescere in sapienza e grazia anche sottomessi al non capire e al non esserecapiti. Ma anche per Giuseppe e Maria c'è una consapevolezza in più, quella di essere unafamiglia che ha saputo vivere nella fede e nella semplicità il compito di crescere il Figlio diDio. E per Gesù la sua casa non sarà più la casa paterna dalla quale egli proviene, ma iltempio di Dio del quale egli stesso è parte.

Il dono da chiedere a Dio è quello di non arrestarci all'incomprensione, il dono di andareoltre o almeno di percepire che c'è un oltre.

Tutto il brano ci mette di fronte ad una serie di atteggiamenti dai quali prendere spuntoper la nostra vita: abbiamo un piccolo, Gesù, che in realtà è grande: pone i suoi genitoridavanti ai suoi desideri e, per amore del Padre e loro, sta loro sottomesso. Abbiamo poidue grandi, Giuseppe e Maria, che si fanno piccoli: non capiscono ma non si lascianotrascinare dalla preoccupazione o dalla volontà di imporsi e sanno a�dare anche loro alPadre i propri dubbi. Con il loro esempio, ogni componente della Sacra Famiglia, ci mostrala via da seguire: dobbiamo saperci fare piccoli per riuscire ad accogliere come dei grandiquello che Dio vuole per noi.

Qual è il nostro atteggiamento quando non riusciamo a capire quello che Dio ci sta proponendonella nostra vita?

Nel nostro essere cristiani siamo in grado di farci piccoli?

10Lc 2, 49 11Lc 2, 51

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 203

Luca 3, 1�22

31Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatoredella Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della

Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dioscese su Giovanni, �glio di Zaccaria, nel deserto. 3Ed egli percorse tutta la regione del Giordano,predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com'è scritto nel libro deglioracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!5Ogni burrone sia riempito,

ogni monte e ogni colle sia abbassato;

i passi tortuosi siano diritti;

i luoghi impervi spianati.6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

7Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: �Razza di vipere, chi vi ha inse-gnato a sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque opere degne della conversione e non cominciatea dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere �gli adAbramo anche da queste pietre. 9Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero chenon porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco�.10Le folle lo interrogavano: �Che cosa dobbiamo fare?�. 11Rispondeva: �Chi ha due tuniche, nedia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto�. 12Vennero anche dei pubblicani afarsi battezzare, e gli chiesero: �Maestro, che dobbiamo fare?�. 13Ed egli disse loro: �Non esigetenulla di più di quanto vi è stato �ssato�. 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: �E noi chedobbiamo fare?�. Rispose: �Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi dellevostre paghe�. 15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo aGiovanni, se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: �Io vi battezzo con acqua;ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio deisandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Egli ha in mano il ventilabro per ripulire lasua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile�.18Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.19Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte lescelleratezze che aveva commesso, 20aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni inprigione.21Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava inpreghiera, il cielo si aprì 22e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba,e vi fu una voce dal cielo: �Tu sei il mio �glio prediletto, in te mi sono compiaciuto�.

Nel brano che abbiamo appena ascoltato Luca ci presenta Giovanni Battista e, subitodopo, l'inizio della vita pubblica di Gesù con la discesa dello Spirito Santo e la voce dalcielo che conferma: ��Tu sei il mio �glio prediletto, in te mi sono compiaciuto��1.È importante notare il tono che l'evangelista vuole dare a questo brano �n dall'inizio. Nelsuo vangelo Luca cala il piano di salvezza di Dio nella storia dell'umanità e si preoccupadi fornire riferimenti temporali. Così, per l'annuncio a Zaccaria leggiamo: �Al tempo diErode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe diAbìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta�2, e perla nascita di Gesù: �In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si

1Lc 3, 22b 2Lc 1, 5

204 3.6. Luca 3, 1�22

facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quandoera governatore della Siria Quirinio�3. Questa volta però Luca ci fornisce moltipiù riferimenti: �Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentrePonzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, eFilippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarcadell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa�4.

Si parte dall'imperatore Tiberio Cesare, cioè il mondo pagano, si passa attraverso tuttele autorità della Palestina, ancora legate all'impero, e si conclude con i sommi sacerdotiAnna e Caifaa, cioè il potere religioso. È evidente quindi lo sforzo di Luca di dare riferimentiprecisi.

Che cosa ci sta Luca dicendo di tanto importante? Leggiamo: �la parola di Dioscese su Giovanni, �glio di Zaccaria, nel deserto�5. È l'unico evangelista che associala predicazione di Giovanni ad una chiamata di Dio, identi�candolo così con i profeti chehanno iniziato il loro ministero a seguito di analoghe chiamate. Un'altra di�erenza rispettoagli altri vangeli è costituita dai luoghi della predicazione del Battista. Mentre per Marcoe Matteo Giovanni predica nel deserto, Luca ci dice che: �egli percorse tutta la regionedel Giordano�6, ossia lì dove Giosuè aveva introdotto il popolo nella terra promessa.

C'è inoltre una grande di�erenza sul tono della predicazione di Giovanni. A Luca stamolto a cuore il tema della misericordia e della compassione di Gesù tanto che prolungala citazione di Isaia �no ad includere l'annuncio della salvezza universale: �Ogni uomovedrà la salvezza di Dio!�7. Questa salvezza, o�erta a tutti, richiede però la conversione,il rinnovamento morale e spirituale. Nonostante la sua misericordia, infatti, la venuta diDio implica il giudizio e chi ha il cuore indurito dal peccato non potrà salvarsi. Da quile dure esortazioni di Giovanni: ��Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggireall'ira imminente? Fate dunque opere degne della conversione e non cominciatea dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Diopuò far nascere �gli ad Abramo anche da queste pietre��8. Israele, con�dandonella sua prerogativa di popolo eletto, attendeva un intervento di Dio che non poteva cheessergli favorevole. A questa aspettativa viene opposta la concezione profetica del giornodel Signore come giorno di collera contro Israele. Se i �gli di Israele non si pentono, nonpossono sfuggire al giudizio rivendicando la loro condizione privilegiata, devono portarefrutti buoni: ��Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero chenon porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco��9.

Per questo, quello di Giovanni era sostanzialmente diverso dalle altre forme di batte-simo praticate in quel tempo: le puri�cazioni rituali dei giudei, le immersioni in acqua,il bagno dei proseliti. Il battesimo di Giovanni era intimamente unito all'esigenza di uncambiamento profondo: metteva gli uomini di fronte al giudizio di Dio, un giudizio chesorpassa tutti i ritualismi farisaici e tutta la purità legale.

Il rito d'immersione, simbolo di puri�cazione o di rinnovamento, era conosciuto dallereligioni antiche e dal giudaismo e pur ispirandosi a questi, il battesimo che attua Giovannisi distingue in quanto mira ad una puri�cazione non più rituale ma morale, non si ripetee riveste perciò l'aspetto di una iniziazione. La sua e�cacia è reale, ma non sacramentale,

3Lc 2, 1-24Lc 3, 1-2aaAnna in realtà era stato sommo sacerdote in pre-

cedenza ma ora non lo è più. Luca ne parla comesommo sacerdote forse perché il titolo veniva conser-vato anche una volta cessato l'incarico, ma comun-que perché egli intendeva metterlo sullo stesso piano

di Caifa in rapporto alla storia di Gesù.5Lc 3, 2b6Lc 3, 3a7Lc 3, 68Lc 3, 7b-89Lc 3, 9

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 205

dal momento che dipende dal giudizio di Dio che deve ancora venire nella persona delMessia, il cui fuoco puri�cherà o consumerà secondo che si sarà bene o mal disposti.

Luca passa poi alla predicazione sociale di Giovanni, che è uno sviluppo di quellapenitenziale, C'è un dialogo tra Giovanni e diverse categorie di persone, anche persone chesvolgono lavori che sembrano lontani dal messaggio evangelico, come i soldati e i pubblicani.Giovanni da suggerimenti precisi, indica il modo in cui Dio desidera che l'uomo agisca. Aquanti gli chiedono: ��Che cosa dobbiamo fare?��10 dice che oltre alla puri�cazionedel corpo è necessaria la puri�cazione dell'anima attraverso la pratica delle opere di carità.Pentimento e conversione sono la condizione necessaria per ricevere la salvezza apportatadal regno di Dio. ��Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi hada mangiare, faccia altrettanto��11. In questo dialogo c'è l'amore di un Dio che nonabbandona nessuno dei suoi �gli ma anche la sua richiesta di collaborazione aperta a tutti.Nella domanda ��Che cosa dobbiamo fare?�� possiamo leggere la volontà di chi larivolge di essere parte di questo abbraccio, di rendersi attivi e portare nella propria vitaprima, e agli altri poi, l'amore di Dio. Il messaggio di Giovanni si fa in Luca positivo edumano: nessuno è escluso dalla salvezza, ma bisogna praticare la giustizia e la carità, comeleggiamo anche in Isaia: �Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: scioglierele catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi espezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'a�amato,nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo,senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgeràcome l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà latua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà�12.

Abbiamo poi la predicazione messianica di Giovanni con la quale egli risponde all'in-terrogativo postogli dal popolo. Più esplicitamente si legge nel vangelo di Giovanni: �Equesta è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Geru-salemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: �Chi sei tu?�. Egli confessò e nonnegò, e confessò: �Io non sono il Cristo��13. Il Battista negherà anche di essere Eliao un profeta dichiarandosi: ��Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparatela via del Signore, come disse il profeta Isaia��14. Ad indicare alle folle la natura diGiovanni ci penserà Gesù: ��E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta?Sì, vi dico, anche più di un profeta. E se lo volete accettare, egli è quell'Eliache deve venire��15.

Giovanni è consapevole del suo ruolo al punto che a�erma: ��Io vi battezzo conacqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliereneppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco��16.Giovanni battezzava con acqua e i luoghi dove questa si trovava determinarono l'itinerarioterrestre e spirituale dei patriarchi e del popolo dell'esodo. L'acqua di sorgente diviene cosìnell'Antico Testamento il simbolo della vita che Dio dà, soprattutto nei tempi messianici.Il battesimo di Gesù è l'opera essenziale del Messia: rigenerare l'umanità nello SpiritoSanto. Poiché lo Spirito riposa su di lui, Gesù potrà darlo agli uomini, ma soltanto dopo laresurrezione. Infatti soltanto dopo che sarà stato elevato e passato al Padre, Gesù, venutonella carne, sarà pienamente investito, nel suo corpo glori�cato, della potenza vivi�catricedi Dio: allora da questo corpo, come da sorgente viva, lo Spirito si espanderà sul mondo.Questo Spirito diviene poi principio di rinnovamento interiore che rende capaci di osservare

10Lc 3, 10b11Lc 3, 11b12Is 58, 6-813Gv 1, 19-20

14Gv 1, 23b15Mt 11, 9.1416Gv 3, 16b

206 3.6. Luca 3, 1�22

fedelmente la legge di Dio, come si legge in Ezechiele: ��Porrò il mio spirito dentro divoi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in praticale mie leggi.��17. Il fuoco è anch'esso un simbolo puri�catore, come si legge in Malachia:�Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egliè come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fonderee puri�care; puri�cherà i �gli di Levi, li a�nerà come oro e argento, perchépossano o�rire al Signore un'oblazione secondo giustizia�18.

Luca poi si serve di un espediente narrativo per separare il ministero di Gesù da quellodi Giovanni. Con Giovanni ha infatti termine il periodo della promessa, il tempo di Israele;con il battesimo di Gesù e la discesa dello Spirito su di lui inizia il periodo del compimento.Il battesimo stesso è appena accennato, facendo così risaltare maggiormente il messaggiodi identi�cazione di Gesù con il Figlio e, rimandando ad Isaia: �Ecco il mio servo cheio sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito sudi lui�19, con il servo del Signore. Gesù infatti non ha bisogno di essere puri�cato danessuna colpa, come si legge esplicitamente in Matteo: �In quel tempo Gesù dallaGalilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanniperò voleva impedirglielo, dicendo: �Io ho bisogno di essere battezzato da te etu vieni da me?�. Ma Gesù gli disse: �Lascia fare per ora, poiché conviene checosì adempiamo ogni giustizia�. Allora Giovanni acconsentì�20. Per Luca quindiil suo battesimo sta nella sua unzione a Messia.

Noi oggi quindi viviamo nel tempo del compimento della promessa, il tempo dellaChiesa. Per noi valgono le parole di Gesù: ��In verità vi dico: tra i nati di donnanon è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nelregno dei cieli è più grande di lui��21. Viviamo quindi una grande opportunità.Per coglierla dobbiamo prendere esempio proprio da Giovanni: farci voce nel deserto eannunciare, non solo a parole ma con la nostra vita, la salvezza di Dio. Come il Battista,non giudicare nessuno, neanche chi può sembrare lontanissimo dal Signore, ma o�rire atutti un aiuto concreto per iniziare a raddrizzare i propri sentieri. Sempre come Giovanni,tutto questo non ci deve far sentire grandi, importanti. Dobbiamo sempre avere in mentele parole del Battista: ��Egli deve crescere e io invece diminuire.��22 per potercipresentare a Dio con i rami colmi di buoni frutti.

Giovanni Battista ci esorta a preparare la via al Signore manifestando il nostro essere discepolimediante opere degne della conversione.

Nel seguire l'esortazione di Giovanni siamo mossi da protagonismo o cerchiamo sinceramente divivere la nostra fede in Cristo?

17Ez 36, 2718Ml 3,2-319Is 42, 1

20Mt 3, 13-1521Mt 11, 1122Gv 3, 30

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 207

Luca 4, 1�13

41Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto2dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando

furono terminati ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: �Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietrache diventi pane�. 4Gesù gli rispose: �Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo�. 5Il diavolo locondusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6�Ti darò tuttaquesta potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chivoglio. 7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo�. 8Gesù gli rispose: �Sta scritto: Solo al Signore

Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai�. 9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo deltempio e gli disse: �Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordine per te,

perché essi ti custodiscano;

11e anche:

essi ti sosterranno con le mani,

perché il tuo piede non inciampi in una pietra�.

12Gesù gli rispose: �È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo�. 13Dopo aver esaurito ognispecie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo �ssato.

Il vangelo di Luca ci presenta Gesù, che dopo aver ricevuto l'investitura messianica,si ritira nel deserto a digiunare, pregare e lottare contro le tentazioni di Satana, prima diiniziare la sua missione evangelica.

I quaranta giorni hanno sicuramente una valenza simbolica ricordando i quaranta anninel deserto vissuti dal popolo di Israele. In questo periodo Dio assiste Gesù con i suoiangeli e lo protegge dalle bestie selvatiche. È in questo ambiente di solitudine che Gesùsubisce le tentazioni da parte del maligno.

Il brano che abbiamo letto è descritto dall'evangelista Luca in modo dettagliato epuntuale, a di�erenza del vangelo di Marco dove non sono citate nel dettaglio: �E subitolo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentatoda Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano�1. Gesù èguidato, mosso e sostenuto dalla Spirito Santo nella sua missione, così come accadde con iprofeti. Luca parla spesso dello Spirito Santo che accompagna sempre Gesù nei suoi viaggidi predicazione, come leggiamo più avanti nel vangelo: �In quella stessa ora Gesù esultòdi gioia nello Spirito Santo�2, ��Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cosebuone ai vostri �gli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo aquelli che glielo chiedono!��3. Le tentazioni cui viene sottoposto Gesù rappresentanola ricerca delle soddisfazioni tipiche dell'essere umano: il possesso delle cose, il potere sullepersone, il mettersi al posto di Dio. Il Signore respinge queste tentazioni, scon�gge il male,sia attraverso la Scrittura sia attraverso l'obbedienza al Padre. Quella tra Gesù e satanaè una lotta dialettica tra due esperti della sacra scrittura: ad ogni proposta insinuantedel maligno, Gesù risponde sempre con una precisa citazione della Scrittura introdotta da��Sta scritto��.

Il diavolo inizia la propria missione maligna e subdola proprio quando si manifestala debolezza umana, in questo brano rappresentata da Gesù che dopo quaranta giorni didigiuno ha fame: �Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati,

1Mt 1, 12-132Lc 10, 21a

3Lc 11, 13

208 3.7. Luca 4, 1�13

ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: �Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietrache diventi pane��4. La prima tentazione consiste nel trasformare la pietra in pane, cioènel cercare il proprio nutrimento al di fuori di Dio, quando sembra che lui si sia allontanatoda noi. Il dolore, quindi, ci avvicina al Signore e ci fa conoscere il suo nutrimento, totale edolce, non sempre, però, noi lo accettiamo e lo ringraziamo per questo. Satana si rivolge aGesù appellandolo Figlio di Dio e tentandolo sulla potenza che questo titolo può dargli. Ildiavolo istiga Gesù a vivere la �gliolanza di Dio in modo egoistico, usandola per risolveremiracolosamente i problemi quotidiani, mentre il Signore ci insegna a rivolgerci al Padrecon �ducia, per avere quello di cui abbiamo bisogno.

La risposta di Gesù ci ricorda un elemento basilare della nostra fede: seguire la paroladi Dio come sostentamento della nostra vita: �Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fattoprovare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoipadri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltantodi pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore�5.

Nella seconda tentazione il diavolo chiede di rinnegare Dio per seguire i falsi dei, chepromettono il potere su questo mondo: satana ha il trono di questo regno. Il Signore vieneportato in alto per contemplare tutta la terra ed essere tentato con il potere terreno, conla sovranità sugli uomini e sulle cose: ��Ti darò tutto questo potere e la loro gloria,perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai inadorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo��6. Satana ha ridotto in schiavitù l'uomo: èconsapevole del fatto che l'uomo da solo non riesce a vincere la sua tirannia esercitata conil peccato e la morte. Gesù, invece, sopprime il regno del diavolo senza sottomettersi adesso e senza essere sopra�atto dalle ricchezze materiali, ma forte solo della sua unione conDio, unico oggetto di adorazione, leggiamo, infatti: �Gesù gli rispose: �Sta scritto:Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto��7 , rimandando così alcomandamento lasciato a Mosè: �Non avrai altri dèi di fronte a me�8.

�Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e glidisse: �Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: Ai suoi

angeli darà ordini a tuo riguardo a�nché essi ti custodiscano��9. In questa terzatentazione satana colpisce proprio l'animo dei fedeli: tentare Dio per soddisfare se stessi.Forse Luca l'ha inserita come ultima tentazione a di�erenza di Matteo, perché è il culminedi quanto sta accadendo a Gesù nel deserto: non essendo riuscito a far cadere il Figlio, osaarrivare al Padre, chiedendo al Signore di tentare Dio stesso. La frase usata dal demonio siriferisce alla protezione divina di cui è oggetto Gesù ed egli la cita per indurlo ad abusarne,ma lui ancora una volta risponde invocando la Scrittura: �Gesù gli rispose: �È statodetto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo��10, quasi a chiudere una voltaper tutte la porta in faccia al diavolo, lasciando intendere che il suo è un gioco che non puòe non deve trovare vittoria. Le parole usate da satana riprendono quelle di un salmo: �Egliper te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Sulle maniessi ti porteranno, perché il tuo piede non inciampi nella pietra�11. Questo è ilsalmo che proclama la protezione divina sul giusto. Attraverso alcune bellissime immaginiil salmista descrive l'intervento del Signore, attento, premuroso, potente e dolce allo stessotempo: �Egli ti libererà dal laccio del cacciatore [...] Ti coprirà con le sue penne,sotto le sue ali troverai rifugio; la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza�12. L'uomo,solo nel cercare di resistere alle tentazioni del maligno, può invocare Dio Padre, chiedere

4Lc 4, 2b-35Dt 8, 36Lc 4, 6b-77Lc 4, 88Dt 5, 7

9Lc 4, 9-1010Lc 4, 1211Sal 91, 11-1212Sal 91, 3a.4

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 209

il suo aiuto per trovare il sostegno, come un bambino cerca lo sguardo e la mano paternaper sentirsi al sicuro; sempre nel salmo leggiamo: �Io dico al Signore: �Mio rifugio emia fortezza, mio Dio, in cui con�do��13. Dio non può impedire che il fedele cadanel peccato e nella prova perché lo lascia sempre libero di scegliere, ma per il suo in�nitoamore risponde al grido di aiuto e lo riporta alla luce, lo conduce alla salvezza e lo liberadal dolore, sorretto dalla sua misericordia: ��Lo libererò, perché a me si è legato,lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome. Mi invocherà e gli daròrisposta��14.

Le risposte di Gesù nel deserto disarmano satana, ammutoliscono la sua potenza, lofanno tornare nel buio della disperazione. Nel parallelo di Matteo leggiamo che il diavolosi allontana e contemporaneamente arrivano gli angeli: �Allora il diavolo lo lasciò, edecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano�15. Nella parole dell'evangelistaè forte il contrasto tra il diavolo e gli angeli, cioè tra il male e la misericordia divina: questidue elementi non possono convivere nella stessa anima, ma la fede fa prevalere il bene el'amore.

Questa scon�tta, però, non allontana per sempre satana, così come ci lascia intendereLuca nell'ultimo versetto del brano: �il diavolo si allontanò da lui �no al tempo�ssato�16, facendo capire che tutto è già stato scritto e de�nito. Lo ritroveremo, infatti, aimpadronirsi di Giuda: �Allora satana entro in Giuda, detto Iscariota, che era unodei Dodici�17, e quando Gesù stesso nel momento del suo arresto a�ermerà: �questa èl'ora vostra e il potere delle tenebre�18.

Il demonio attacca la parte più debole dell'uomo, lo lusinga, lo circuisce, �nché con lasua astuzia lo porta a cedere pensando che sia bene, mentre è solo un bene apparente: letentazioni che si riconoscono come cattive a prima vista, si possono vincere con la volontà;quelle, invece, che si insinuano in noi con l'apparenza del bene si distinguono con maggioredi�coltà e quindi è più facile cedere.

Questo brano ci avvicina in modo molto forte al momento liturgico che stiamo vivendoin questo periodo: la Quaresima. Gesù vive i suoi quaranta giorni nella so�erenza enel sacri�cio, tentato prepotentemente dal diavolo. La sua forza �sica e morale derivadalla vicinanza con Dio che si esprime nel silenzio della preghiera e nella fede. Questaesperienza è per il Signore una preparazione a ciò che vivrà nei giorni della Passione, dalGetsemani alla Croce. Così anche per noi la Quaresima è il momento della ri�essioneper arrivare degnamente alla Pasqua di Resurrezione, certi della potenza di Dio che peramore ci ha donato suo Figlio per sempre. La preghiera, la perseveranza, la vigilanza, sonomolto importanti per rimanere uniti al Signore, perché il male, satana, vuole ostacolare ilprogetto di Dio per la sua creatura, separandolo dal suo amore.

La nostra preghiera deve essere quella di far sì che nel deserto del nostro cuore riescaad insediarsi la forza dello Spirito, per essere protetti contro le tentazioni, i dubbi e ledomande che fanno vacillare la nostra fede.

Quando riconosci di essere caduto nella tentazione e sai che stai operando solo per un bene appa-rente, come reagisci? Ti a�di alle tue forze ed alla tua volontà o ti rivolgi al Signore per chiedereil suo sostengo con la preghiera?

13Sal 91, 214Sal 91, 14-15a15Mt 4, 11

16Lc 4, 13b17Lc 22, 318Lc 22, 53

210 3.8. Luca 4, 14�30

Luca 4, 14�30

414Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si di�use in tutta la regione.15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga esi alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove erascritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l'unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,19a proclamare l'anno di grazia del Signore.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano�ssi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: �Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi aveteascoltato�.22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla suabocca e dicevano: �Non è costui il �glio di Giuseppe?�. 23Ma egli rispose loro: �Certamente voi miciterete questo proverbio: �Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao,fallo anche qui, nella tua patria!��. 24Poi aggiunse: �In verità io vi dico: nessun profeta è beneaccetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo diElia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C'erano moltilebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu puri�cato, se non Naamàn, ilSiro�.28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciaronofuori della città e lo condussero �n sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, pergettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Con questo brano inizia un nuovo momento della vita di Gesù, dopo essere stato tentatonel deserto, torna in Galilea per iniziare a predicare. Nei paralleli di Marco e di Matteoquesto momento viene segnato da un evento particolare. In Marco leggiamo: �Dopo cheGiovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio,e diceva: �Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credetenel Vangelo��1. Il tramontare di colui che ha preparato la strada coincide con il sorgeredel Figlio di Dio che porta la buona novella.

Gesù ora è accompagnato dalla potenza dello Spirito Santo, quello stesso Spirito chericeve durante il battesimo nel Giordano e quello stesso Spirito che lo mette alla prova neldeserto dandogli sempre la forza di reagire.

Gesù inizia ad insegnare nelle sinagoghe, il luogo in cui si leggeva e si meditava laScrittura. Leggiamo da Luca che si reca a Nazareth, il luogo in cui era stato allevato. Entranella sinagoga di sabato, giorno in cui si legge la Scrittura, e si fa consegnare il rotolo delprofeta Isaia. Secondo l'usanza, ogni giudeo adulto era ammesso, con l'autorizzazione delcapo della Sinagoga, a leggere pubblicamente il testo. Gesù prendendo il rotolo sceglie unbrano in particolare, infatti il Luca leggiamo: �aprì il rotolo e trovò il passo dove erascritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con

1Mc 1, 14-15

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 211

l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai

prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi,

a proclamare l'anno di grazia del Signore�2.Questo brano di Isaia ci o�re alcuni spunti, innanzi tutto Gesù sceglie questo brano per

dichiarare ai presenti il suo compito: annunciare a tutti la buona novella. Gesù può farlo permezzo della grazia dello Spirito che è parte di lui, solo così si può identi�care con la Scritturae darle compimento. Proprio come leggiamo sempre nel brano: �Allora cominciò a direloro: �Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato��3. Con questeparole Gesù fa capire chi è, perché tutti potevano leggere la Scrittura, ma a nessuno eradato di identi�carsi con essa.

Altro spunto su cui possiamo ri�ettere è quello relativo ai destinatari di questo messag-gio: �mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio�4. Ma chi sono i poveriper Gesù? In Sofonia leggiamo: �Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra,che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l'umiltà; forse potetetrovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore�5. Gli umili, in ebraico ` nawîm,occupano un grande posto nella Bibbia. In Sofonia la povertà è oppressione, ma assumeun signi�cato morale, poveri sono coloro che sono sottomessi alla volontà divina, quindi iltermine assume un'accezione positiva. Quindi proprio a chi crede in Dio viene mandato ilMessia, che a sua volta sarà umile e dolce.

Lo Spirito gli conferisce la capacità di cambiare ciò che umanamente non è possibilefare e gli da il dono di guarire i malati, ridare ai ciechi la vista. Questi sono i segni distintividel vero Messia. Chi crede in lui avrà un anno di grazia, cioè sarà liberato dalla schiavitùe dall'oppressione del peccato.

Ma come vengono accolte queste parole da chi conosce Gesù? Nel brano abbiamo letto:�Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia cheuscivano dalla sua bocca e dicevano: �Non è costui il �glio di Giuseppe?��6.I presenti sono divisi tra due sentimenti contrastanti. Riconoscono che le parole di Gesùhanno una provenienza non umana, ma divina, Di uno che è con Dio, e per questo glirendono testimonianza. Nello stesso tempo, però, hanno dei dubbi su di lui. In Matteoleggiamo: �Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la genterimaneva stupita e diva: �Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi?Non è costui il �glio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E isuoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stannotutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?�. Ed era per loromotivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: �Un profeta non è disprezzato se nonnella sua patria e in casa sua�. E lì, a causa della loro incredulità, non fecemolti prodigi�7. Questo brano ci aiuta molto bene di capire quali siano state le di�coltàdi Gesù nel predicare proprio nel posto in cui è cresciuto. La gente lo etichetta come �gliodel falegname, a quel tempo un falegname era una persona povera e non istruita, quindisuo �glio non può essere diverso da lui, non può mostrare una sapienza superiore al suogrado sociale, non è possibile. Anche oggi tutto viene giudicato in base all'apparenza,all'idea che ci si fa vedendo solo cosa una persona indossa, che automobile ha. Anche ilfregiarsi del titolo di laureato sembra dare il diritto di sentirsi superiori, trascurando chela sensibilità e la bontà di una persona sono indipendenti dal ceto e dal titolo di studio.

La gente crede di conoscere Gesù, lo ha incasellato e questo cambiamento sicuramentepositivo non viene accettato perché non lo riconoscono. Quante volte anche noi ci troviamo

2Lc 4, 17b-193Lc 4, 214Lc 4, 18

5Sof 2, 36Lc 4, 227Mt 13, 54-58

212 3.8. Luca 4, 14�30

spiazzati di fronte ai cambiamenti di persone che conosciamo e reagiamo tirandoci indietroe non accettando quella diversità. Non vogliamo andare oltre e credere in quella personacercando di capire le motivazioni che l'hanno portata ad essere diversa. Non lo facciamoperché questo può mettere in discussione anche noi stessi e il nostro modo di vedere chi cista attorno. Soprattutto la gente non riesce a credere che Gesù sia il Messia, loro avevamoun'altra idea di Messia, come abbiamo più volte visto.

Gesù capisce, grazie allo Spirito, cosa pensa la loro mente e i dubbi che si sono annidatinei loro cuori e li apostrofa con una serie di esempi che devono portarli a ri�ettere. In tuttie tre gli esempi che Gesù porta c'è un tema comune, la preghiera: solo con essa è possibilericonoscendo e seguirlo.

La preghiera assidua e sincera viene ascoltata da Dio anche quando la cosa che si chiedesembra impossibile, leggiamo nella lettera di Giacomo: �Molto potente è la preghierafervorosa del giusto. Elia era un uomo come noi: pregò intensamente che nonpiovesse, e non piove sulla terra per tre anni e sei mesi�8. La preghiera di chi ègiusto viene ascoltata. Ma giusto è chi è `povero' e converte il suo cuore. I presenti noncolgono questo insegnamento, non credono alle parole di Gesù e la loro reazione è quellache usano chi bestemmia, cioè tentano di lapidarlo.

Qual è il ruolo della preghiera nella mia vita? Riconosco Gesù nell'altro?

8Gc 5, 16b-17

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 213

Luca 5, 1�16

51 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso illago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano

le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette einsegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe �nito di parlare, disse a Simone: �Prendi il largo e gettate le vostre reti per lapesca�. 5Simone rispose: �Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; masulla tua parola getterò le reti�. 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro retiquasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli.Essi vennero e riempirono tutte e due le barche �no a farle quasi a�ondare. 8Al vedere questo,Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: �Signore, allontànati da me, perché sono unpeccatore�. 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca cheavevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, �gli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesùdisse a Simone: �Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini�. 11E, tirate le barche a terra,lasciarono tutto e lo seguirono.12Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi,pregandolo: �Signore, se vuoi, puoi puri�carmi�. 13Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: �Lovoglio, sii puri�cato!�. E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14Gli ordinò di non dirlo anessuno: �Va' invece a mostrarti al sacerdote e fa' l'o�erta per la tua puri�cazione, come Mosè haprescritto, a testimonianza per loro�. 15Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivanoper ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. 16Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.

Questo brano che abbiamo appena ascoltato ci mostra un intreccio di immagini e situa-zioni che Luca tesse intorno all'episodio della chiamata dei Discepoli. Dal punto di vistanarrativo l'evangelista colloca questo avvenimento sulle rive del lago di Gennèsaret doveGesù si era recato per ammaestrare le folle. Anche Marco e Matteo, confermando la fontecomune alla quale hanno attinto per la stesura del Vangelo, hanno descritto con termi-ni analoghi la chiamata dei Discepoli collocandola geogra�camente sulle rive del mare diGalilea come leggiamo ad esempio nel Vangelo di Matteo: �Mentre camminava lungoil mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suofratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori�1.

In tutti i citati Vangeli si nota che Gesù non cerca i suoi discepoli in una sfera religiosama laddove essi vivono la loro quotidianità, abbiamo infatti ascoltato: �vide due barcheaccostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti�2. La chiamatainvita al discepolato più stretto cioè quel formarsi vivendo in comunione continua con ilMaestro. Anche tra i giudei esisteva questo tipo di `praticantato', ma mentre per i giudeil'iniziativa partiva dal discepolo che sceglieva il tipo di scuola che intendeva seguire, neldiscepolato di Gesù l'iniziativa è sempre sua, è lui che sceglie, è lui che chiama. Non solo,leggiamo dal Vangelo di Marco: �li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeonella barca con i garzoni e andarono dietro a lui�3. Dobbiamo ri�ettere sul fattoche lasciare tutto e seguire Gesù, ha signi�cato per i discepoli chiudere con la vecchiavita, con la famiglia di origine e con le sue sicurezze per abbandonarsi completamente adun'esperienza che li ha trasformati nell'intimo. Per sottolineare la straordinaria profonditàdella fede che sottende ad una conversione così radicale, Marco e Matteo, al contrariodi Luca, non hanno citato a�atto la `pesca miracolosa', ma hanno presentato la sequeladi Cristo come una sequenza azione e reazione. Leggiamo dal Vangelo di Matteo: �E

1Mt 4, 182Lc 5, 2

3Mc 1, 20b

214 3.9. Luca 5, 1�16

disse loro: �Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini�. Ed essi subitolasciarono le reti e lo seguirono�4.

Luca invece antepone un segno prodigioso nel quale Gesù mostra il suo predominio sulleforze della natura, appunto la pesca miracolosa. Si potrebbe pensare che l'evangelista abbiavoluto motivare la scelta di Simone che, colpito da un segno di tale grandezza abbia trovatola motivazione razionale per abbandonare la sua vita, le abitudini, le certezze. Tuttavia, èproprio l'atteggiamento di Pietro a smentire questo punto di vista. Il �non ancora� discepoloè un esperto pescatore stanco e dubbioso, probabilmente avrà pensato: �Ho lavorato tuttala notte senza risultato, conosco il mio mestiere e so che di giorno non si gettano le reti�.Eppure, dal modo di fare di Gesù, Simone intuisce qualcosa e, malgrado il tempo non siapropizio, di fronte all'invito di gettare nuovamente le reti, obbedisce ottenendo così unrisultato insperato. Abbiamo infatti ascoltato: �Simone rispose: �Maestro, abbiamofaticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getteròle reti��5. Pietro quindi non è mosso dalla sua conoscenza del mestiere, è la parola di Dioche gli converte il cuore e gli fa fare l'atto di fede: sulla tua parola getterò le reti! Un eventomolto simile lo ritroviamo nel Vangelo di Giovanni. Tale racconto, pur essendo analogo nellemodalità parte da presupposti assai diversi. Questa volta Gesù risorto appare ai discepolisul mare di Tiberiade in una notte in cui la pesca era stata inconcludente. Leggiamo dalVangelo di Giovanni: �Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepolinon si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: �Figlioli, non avete nullada mangiare?�. Gli risposero: �No�. Allora egli disse loro: �Gettate la retedalla parte destra della barca e troverete�. La gettarono e non riuscivano piùa tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesùamava disse a Pietro: �È il Signore!�. Simon Pietro, appena udì che era ilSignore, si strinse la veste attorno ai �anchi, perché era svestito, e si gettò inmare�6. Come possiamo vedere i due episodi sono molto simili, ancor di più se pensiamoche il mare di Tiberiade ed il lago di Gennèsaret sono geogra�camente lo stesso posto. Ciòci porta a pensare che Luca, pur riprendendo le linee generali di un Vangelo �storico� comequello di Marco, che certamente aveva letto, lo arricchisce con aggiunte e spostamenti cheanche se non seguono rigorosamente la linea storica sono funzionali alla proclamazione delmessaggio. In sintesi Luca, pur prendendo spunto per il suo Vangelo da altri discepoli- ricordiamo che Luca non era uno degli apostoli - ha arricchito momenti signi�cativicome questo con episodi di grande e�etto come quello della pesca miracolosa proprio persottolineare il grande atto di fede che hanno fatto Simone, Andrea, Giacomo e Giovanninel voler seguire Gesù.

È seguendo questa linea di pensiero che dobbiamo interpretare la guarigione del lebbro-so. Infatti i sinottici non citano né dove né quando sia avvenuto questo prodigio, sappiamoche avvenne in una città della Galilea e, ad esempio, Matteo la colloca lungo il camminoverso Gerusalemme dopo il discorso della montagna. Leggiamo dal Vangelo di Matteo:�Scese dal monte e molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, siprostrò davanti a lui e disse: �Signore, se vuoi, puoi puri�carmi�. Tese la ma-no e lo toccò dicendo: �Lo voglio: sii puri�cato!�. E subito la sua lebbra fuguarita�7. Ma allora, qual è l'intenzione di Luca che sottende questo racconto? Anche inquesto caso è la ricchezza dei particolari che ci rivela il messaggio.

L'atteggiamento del lebbroso è principalmente una prostrazione del corpo: �lo vide egli si gettò ai dinnanzi�8; la preghiera nasce dopo l'umiliazione. In questo l'immagine

4Mt 4, 19-205Lc 5, 56Gv 21, 4-7

7Mt 8, 1-38Lc 5, 12

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 215

del lebbroso è speculare a quella di Simone. Il questo passaggio non c'è forse la storia diuna vita? Non è forse vero che, a volte, ci riteniamo i più saggi crediamo di sapere checosa è più giusto per noi? Ecco però che il Signore viene in nostro aiuto perché conoscemolto bene la fragile natura umana, ci chiede solo un contributo di �ducia, di lasciare daparte i nostri progetti, di prendere il largo anche quando ci sembra inutile. Simone e i suoicompagni hanno sperimentato in quella notte uno dei tanti fallimenti della loro vita nonsolo di pescatori, ma anche di uomini incapaci di procurare a se stessi e alla propria famigliaquanto necessario. Simone decide di obbedire, sulla parola di Gesù getta di nuovo la reteed ecco, una pesca abbondante di cui le due barche piene diventano il segno tangibile:l'impossibile è diventato possibile. È allora che, visto il prodigio della pesca miracolosaper prima cosa si getta ai piedi di Cristo e, presa umile coscienza della sua condizione dicreatura e di peccatore lo prega di allontanarsi da sé.

Ma torniamo al lebbroso. Egli è una persona che, a causa della sua malattia, vive aimargini della società, isolato perché considerato immondo sia nel corpo che nello spirito.Luca gli fa dire: ��Signore, se vuoi, puoi sanarmi�� ed è bella qui la traduzione datanella riedizione della Bibbia di Gerusalemme: ��Signore, se vuoi, puoi puri�carmi��9.Gesù allora lo tocca e lo puri�ca da questo momento egli può tornare a far parte dellasocietà. Subito dopo Gesù ordina al lebbroso di non fare pubblicità a quanto è avvenuto edi presentarsi al sacerdote per sancire l'avvenuta guarigione ottemperando così alla leggelevitica: �Il Signore parlò a Mosè e disse: �Questa è la legge che si riferisce allebbroso per il giorno della sua puri�cazione. Egli sarà condotto al sacerdote. Ilsacerdote uscirà dall'accampamento e lo esaminerà: se riscontrerà che la piagadella lebbra è guarita nel lebbroso, ordinerà che si prendano, per la personada puri�care, due uccelli vivi, puri, legno di cedro, panno scarlatto e issòpo.Il sacerdote ordinerà di immolare uno degli uccelli in un vaso di terracottacon acqua corrente. Poi prenderà l'uccello vivo, il legno di cedro, il pannoscarlatto e l'issòpo e li immergerà, con l'uccello vivo, nel sangue dell'uccellosgozzato sopra l'acqua corrente. Ne aspergerà sette volte colui che deve esserepuri�cato dalla lebbra; lo dichiarerà puro e lascerà andare libero per i campil'uccello vivo��10.

Certamente noi oggi possiamo apprezzare e capire questo gesto, alla luce della Parola,infatti, possiamo dire che se il lebbroso alludeva alla puri�cazione del corpo, Gesù invece gliha donato la puri�cazione del cuore. Un'ultima ri�essione è sul verbo `volere' sottolineatoper ben due volte da Luca nel dialogo tra Gesù ed il lebbroso. Leggiamo infatti: ��Signore,se vuoi, puoi puri�carmi�. Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: �Lo voglio, siipuri�cato!��11. L'argomento del lebbroso era uno di quelli cui Gesù non poteva resistere,essendo la fede sua basata, senza il più piccolo dubbio, sul potere di Cristo di guarire; eglidubitava solo che fosse disposto a farlo per questo Gesù premette ��Lo voglio��.

Anche noi oggi, come i primi discepoli allora, siamo chiamati ogni giorno a seguire ilSignore, a lasciarci guidare. Prima però dobbiamo con umiltà presentarci a lui avendo,come Simone, ben chiaro davanti ai nostri occhi la nostra condizione di esseri umani e pec-catori. Nel nostro cuore deve ardere, come per il lebbroso, il desiderio di essere risanati perpoter diventare una persona nuova cosciente dei propri limiti ma soprattutto consapevoledell'in�nito amore di Dio per le sue creature.

Questo deve essere il punto di partenza per cambiare nell'intimo perché il peccato nonviene da fuori ma, prima di tutto nasce all'interno di noi come leggiamo nel vangelo diMarco: �E disse loro: �Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non

9Lc 5, 12b10Lv 14, 1-7

11Lc 5, 12b-13a

216 3.9. Luca 5, 1�16

capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro,perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?�. [...] E diceva:�Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo��12.

Credo fermamente, anche nei periodi bui, che la mia vita è nelle mani del Signore, un Dio potente,buono, misericordioso che mi ama gratuitamente?

Sono consapevole che, chiamandomi, il Signore mi chiede un'adesione totale al progetto di salvezzache ha preparato per me?

12Mc 7, 18b-19a.20

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 217

Luca 5, 17�38

517Un giorno stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venutida ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore

gli faceva operare guarigioni. 18Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che eraparalizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. 19Non trovando da quale partefarlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettucciodavanti a Gesù nel mezzo della stanza. 20Vedendo la loro fede, disse: �Uomo, ti sono perdonatii tuoi peccati�. 21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: �Chi è costui che dicebestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?�. 22Ma Gesù, conosciuti i lororagionamenti, rispose: �Perché pensate così nel vostro cuore? 23Che cosa è più facile: dire �Tisono perdonati i tuoi peccati�, oppure dire �Àlzati e cammina�? 24Ora, perché sappiate che ilFiglio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te � disse al paralitico �:àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua�. 25Subito egli si alzò davanti a loro, prese illettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glori�cando Dio. 26Tutti furono colti da stupore edavano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: �Oggi abbiamo visto cose prodigiose�.

27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e glidisse: �Seguimi!�. 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla numerosa di pubblicanie di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevanoai suoi discepoli: �Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?�. 31Gesùrispose loro: �Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto achiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano�.

33Allora gli dissero: �I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepolidei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!�. 34Gesù rispose loro: �Potete forse far digiunare gliinvitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto:allora in quei giorni digiuneranno�.

36Diceva loro anche una parabola: �Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlosu un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dalnuovo. 37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, sispanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi�.

Gesù ha stabilito la sua base a Cafàrnao in casa di Simone ed Andrea. Si sparge lavoce che è arrivato; la gente dei villaggi vicini ed anche di altre città della Galilea e dellaGiudea accorrono per ascoltarlo. Molti si interrogano, discutono e sono sempre più quelliche lo seguono, anche se le autorità locali cercano di allontanarlo perché scomodo. Tra latanta povera gente: pescatori, contadini c'è anche qualche scriba e qualche fariseo venutipiù che altro a controllare le voci che corrono su Gesù.

La casa trabocca di gente, fuori ci sono molti malati trascinati �n là con la speranzadi una guarigione. Ce n'è uno che sta sulla barella e non può muoversi, è totalmenteparalizzato; l'hanno portato �n lì quattro amici ma non riescono a passare. Così prendonola barella, passano per la scala esterna salgono sul tetto e calano il malato nella stanzasottostante.

Gesù non si stupisce di questa irruzione dall'alto: è una manifestazione di �duciatotale, incondizionata ma sa pure che l'uditorio non è ancora conquistato. Si rivolge alparalitico e gli parla con voce chiara perché tutti sentano: ��Uomo, i tuoi peccati tisono rimessi��1.

1Lc 5, 20b

218 3.10. Luca 5, 17�38

L'azione potente di Gesù è il perdono dei peccati e lui, essendo Dio, ha il potere di rimet-terli ma la delusione si di�onde tra la gente che si aspettava un miracolo, qualcosa di spet-tacolare, tra l'altro i Farisei presenti danno libero sfogo alla loro ostilità: ��Chi è costuiche dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?��2.

Non osano ancora scagliarsi apertamente contro di lui, il loro è solo un mormoriodi disapprovazione ma Gesù li coglie d'anticipo: ��Perché pensate così nel vostrocuore? Che cosa è più facile: dire �Ti sono perdonati i tuoi peccati�, oppuredire �Àlzati e cammina�? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha ilpotere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te - disse al paralitico -: àlzati,prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua��3.

Risanando i malati vuole mostrare con atti convincenti l'estensione dei suoi poteri. Manessuna guarigione rimane �ne a se stessa, nessuna ha semplicemente lo scopo di liberarequalcuno dalla so�erenza: ogni prodigio è accompagnato pure da spiegazioni e chiarimenti.C'è uno che deve guarire, ci sono molti che devono capire.

Gesù non cerca mai un'adesione forzata da fatti miracolosi. Vuole invece risvegliarenegli uomini la fede. Vediamo infatti che ri�uta di operare miracoli quando lo si s�da afarlo, come intimandogli di fornire le prove della sua potenza, invece a chi è disposto acredere dà col miracolo un segno che lo trasforma in testimone della sua Parola.

I miracoli di Gesù avvengono nella massima semplicità, lontano dal Tempio e dai luoghisacri, in ambienti qualunque e sono un mezzo per far scoprire agli uomini l'amore che Dioha per loro; lo stesso amore misericordioso che il Signore usa a tutti noi ogni volta checonfessandoci chiediamo ed otteniamo il perdono dei nostri peccati.

Questo brano del Vangelo di Luca ha si Gesù come protagonista ma è da notare anchel'atteggiamento del malato e dei suoi amici.

Il paralitico non fa nulla, eppure in quella passività apparente possiamo intuire il suopercorso. Sa che non può fare niente e allora si abbandona alla guida degli altri, è docilealle loro iniziative, sono gli amici che con la loro fede e la loro intraprendenza ottengonola sua guarigione.

Questo brano dunque, si divide in tre scene piuttosto vivaci. Nella prima vediamoGesù attorniato dalla folla a tal punto che solo con un ingegnoso espediente alcuni uominiriescono a calare davanti a lui un loro compagno infermo. Nella seconda, il miracolocompiuto da Gesù e la disputa tra lui Farisei e dottori della legge. Nell'ultima il paraliticoguarito e la folla che assiste.

Questo il racconto, ma il punto di partenza della nostra ri�essione è un atto di fede edi carità di alcuni uomini capaci di superare ogni ostacolo pur di ottenere la guarigione perl'amico. Gesù ne resta ammirato e opera il miracolo. Immaginiamo la sorpresa quandoperò sentono parlare di perdono dei peccati. Gli amici del paralitico stanno in silenzio, unsilenzio fatto di stupore e attesa, al contrario i farisei e i dottori della legge che mormorano,criticano e giudicano. Solo con un secondo intervento, Gesù ridona anche la salute �sica almalato come segno della guarigione spirituale. Egli infatti è venuto a salvare l'uomo nellasua interezza.

Gesù fa le sue scelte: dall'insieme di ascoltatori e seguaci occasionali, chiama alcuniuomini a stare sempre con lui.

Lago di Tiberiade: è qui che vengono scelti i primi seguaci ed è lui stesso a chiamarlipersonalmente uno per uno. Sceglie lui quelli dai quali si attende un'adesione totale: �subi-to�4. Gli evangelisti Marco e Matteo usano entrambi questa parola, più volte, raccontandola chiamata dei primi discepoli. All'invito di Gesù non seguono ri�essioni, trattative, ri-

2Lc 5, 21b3Lc 5, 22b-24

4Mc 1, 18.20; Mt 4, 20.22

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 219

chieste di chiarimenti e di garanzie. Saranno dodici in tutto ma non arriveranno tuttiinsieme. Tra di loro non c'è un dottore, un sapiente, o qualche personaggio illustre, tra ichiamati c'è addirittura un pubblicano Levi�Matteo, uomo appartenente al ceto detestatodegli esattori di tasse e gabelle.

Gesù, ci dice Luca, dopo aver guarito un paralitico si trova per strada e, mentre cammi-na incontra un pubblicano di nome Levi, è un peccatore riconosciuto un uomo compromessocon l'occupante e perciò malvisto da tutti. Lo sguardo di Gesù si posa sull'uomo mentresi trova al banco delle imposte impegnato in quel lavoro poco pulito, e subito gli rivolgel'invito: ��Seguimi!��5. Da quello sguardo Levi si sente guarito, risanato, rinato a nuovavita e lascia tutto perché il suo tutto non è più determinante per la sua felicità.

Gesù chiama al suo seguito anche un pubblicano, e oltre a chiamarlo, siede a tavola conlui, un gesto ritenuto scandaloso perché violava le prescrizioni della purità che vietavanodi sedere alla stessa mensa con stranieri e peccatori. Gli scribi e i farisei però pongonola domanda ai discepoli: ��Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani eai peccatori?��6. Gesù risponde parlando di sé, chiarendo la natura della sua missionecon due parabole: quella del mantello e quella degli otri usando due aggettivi: `nuovo'e `vecchio'. L'uomo vecchio che tenta di rifugiarsi nel compromesso, di accomodare cioèabito vecchio con una pezza nuova o gli otri vecchi, tarlati dalla religiosità esteriore nonpossono contenere la novità dello Spirito che rinnova e rigenera portata dalla sua venuta.

Come al solito, non cerca di so�ocare lo scandalo, anzi lo ampli�ca, frequentare ipeccatori è la ragione della sua venuta non è un fatto casuale o accidentale: ��io nonsono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano��7.

Ma com'è questo Gesù che chiama? È un Gesù sempre in cammino in mezzo agli uomini,un Dio vicino che opera meraviglie, un Dio che si lascia invitare a casa, che condivide tuttoe che converte gli uomini a tavola, cioè nella quotidianità. È una così grande gioia esserechiamati da Gesù, e Levi ne ha fatto l'esperienza, che organizza un grande banchettoinvitando tutti i suoi amici e questo ha scatena ancora una volta l'ostilità dei farisei e degliscribi che accusano Gesù di sedere a tavola con i peccatori.

Gli ebrei osservanti reputavano impurità anche il contatto sociale con quelli che non os-servavano la legge di Dio, pertanto non è di�cile per loro fare il passo successivo pensando:�Allora è come loro, si compiace del peccato!�. Gesù invece mostra l'atteggiamento di Dioche non ci ama nonostante il peccato, ma ci ama nel nostro peccato per portarcene fuori.L'errore dei farisei non consisteva solo nel giudicare i pubblicani, ma nel voler giudicare ilmodo di fare di Dio: dare amore solo in cambio di una conversione. Molto spesso il nostromodo di vedere noi stessi e gli altri somiglia molto di più a quello degli scribi che a quellodel Signore. Percepiamo il peccato come qualcosa che ci separa da Dio e non ci rendiamoconto che anche non volendo, e non è sempre cosi, il peccato fa parte di noi, nessuno ne èimmune, ma il Signore non teme di posare lo sguardo sulla sua creatura per guarirla, glibasta un cuore disponibile, anche se ancora malato, per guarirlo.

Lasciato il suo banco, Matteo diventa un uomo nuovo, è iniziata la sua conversioneprepara quindi un banchetto per sancire il suo nuovo status, festa che segna anche la �nedella sua vita emarginata. Con il suo modo di fare, Gesù accoglie gli esclusi e li tratta dafratelli della stessa famiglia di Dio.

Invece di parlare direttamente con lui gli scribi e i farisei interrogano i discepoli: ��Co-me mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?��8. È Gesù arispondere: ��Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io

5Lc 5, 28b6Lc 5, 30b

7Lc 5, 328Lc 5, 30b

220 3.10. Luca 5, 17�38

non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano��9. Aquesto punto il Vangelo propone una via e una condizione che certamente è di tutti, chegiunge a pienezza quando la si riconosce portandoci così al Dio della misericordia.

Lui è venuto per riunire la gente dispersa, per reintegrare coloro che erano stati esclusi,per rivelare che Dio non è un giudice severo che condanna e respinge, bensì un Padre cheaccoglie e abbraccia tutti.

Nella discussione che ne segue, c'è una espressione che mi sembra importante: �averebisogno�. Gesù dice che è venuto non per chi sta bene, ma per chi ha bisogno. Quindi, èvenuto per tutti noi, che siamo pieni di bisogni: bisogno di liberazione da tante schiavitù,idee, pregiudizi, bisogno di perdono per le nostre indecisioni, per comportamenti di co-modità, ma anche di comunione, di comunicazione con gli altri, di riconoscimento sociale.Abbiamo un numero esagerato di esigenze, ma accanto a noi c'è il Signore Gesù prontoa servirci, come ha detto lui stesso, desideroso solo di rispondere ai nostri bisogni; vuoleinfatti la nostra piena felicità e realizzazione. Gesù, senza volerlo, fu coinvolto in una di-sputa sociale e religiosa, parlando d'amore e di libertà, accende il fuoco del Regno in molticuori, senza badare all'ostilità di alcuni, non solo chiama Levi, non solo o�re il perdono aipeccatori ma li accoglie nella sua amicizia e siede a tavola con loro.

Questi banchetti sono un segno e un'anticipazione della festa e del banchetto del Regno,in essi è contenuto e reso visibile il messaggio di Gesù: l'o�erta del perdono e l'inaugurazionedi un nuovo tipo di relazione con Dio e con il prossimo.

In questo brano incontriamo diversi personaggi, ciascuno di loro con un atteggiamento diverso difronte al Signore: c'è la folla, il paralitico, i quattro portatori, gli scribi e i farisei, Levi. In qualedi questi personaggi ti identi�chi? In quale periodo della tua vita lo collochi?

Ascoltando il tuo cuore riesci a riconoscere l'opera dello Spirito Santo che ti ha portato per laprima volta ad aderire alla chiamata del Signore?

9Lc 5, 31b-32

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 221

Luca 6, 1�19

61Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe,sfregandole con le mani. 2Alcuni farisei dissero: �Perché fate in giorno di sabato quello che

non è lecito?�. 3Gesù rispose loro: �Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoicompagni ebbero fame? 4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'o�erta, ne mangiò e nediede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?�. 5E diceva loro:�Il Figlio dell'uomo è signore del sabato�.

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C'era là un uomo che aveva lamano destra paralizzata. 7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno disabato, per trovare di che accusarlo. 8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all'uomo che avevala mano paralizzata: �Àlzati e mettiti qui in mezzo!�. Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disseloro: �Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita osopprimerla?�. 10E guardandoli tutti intorno, disse all'uomo: �Tendi la tua mano!�. Egli lo fece ela sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quelloche avrebbero potuto fare a Gesù.12In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. 13Quandofu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli:14Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo,Bartolomeo, 15Matteo, Tommaso; Giacomo, �glio di Alfeo; Simone, detto Zelota; 16Giuda, �gliodi Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e granmoltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18cheerano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentatida spiriti impuri venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva unaforza che guariva tutti

Nell'ultima catechesi abbiamo assistito ai primi scontri tra Gesù da un lato e gli scribied i farisei dall'altro ed alla chiamata di Levi. Nel brano che abbiamo appena ascoltato, loscontro tra Gesù e le classi sacerdotali si intensi�ca andando a toccare una delle caratte-ristiche identi�cative del popolo israelita, il riposo del sabato. Abbiamo anche visto comecresca la considerazione per Gesù del popolo d'Israele, ed anche dei gentili.

Il brano si apre con l'episodio delle spighe strappate. In giorno di sabato, Gesù con idiscepoli passava per un campo di grano e questi: �coglievano e mangiavano le spighe,sfregandole con le mani�1. Agli occhi di alcuni farisei che ne furono testimoni, l'attodi mangiare le spighe costituiva un peccato gravissimo, non perché costituisse furto deibeni di un vicino, la legge infatti permetteva al viaggiatore di prendere e di mangiare,lungo la strada, secondo il suo bisogno come leggiamo dal Deuteronomio: �Se passi trala messe del tuo prossimo, potrai coglierne spighe con la mano, ma non potraimettere la falce nella messe del tuo prossimo�2. Ciò che viene loro rimproverato èil lavoro manuale, ossia strappare le spighe e sgranarle per ricavare i chicchi, che, secondole loro tradizioni, rappresentava un lavoro proibito della legge, come leggiamo sempre nelDeuteronomio: �Per sei giorni lavorerai, ma nel settimo riposerai; dovrai riposareanche nel tempo dell'aratura e della mietitura�3.

Il Signore difendendo la condotta dei suoi discepoli, ricordò il ben noto fatto di Davide,fuggente dinanzi all'ira di Saul, il quale, in preda ai morsi della fame, ottenne dal sacerdoteAchimèlec, per sé e per i suoi compagni, parte dei pani di proposizione, che la legge riservava

1Lc 6, 1b2Dt 23, 26

3Es 34, 21

222 3.11. Luca 6, 1�19

ai sacerdoti, come leggiamo nel Levitico: ��Prenderai anche �or di farina e ne faraicuocere dodici focacce; ogni focaccia sarà di due decimi di efa. Le disporrai sudue pile, sei per pila, sulla tavola d'oro puro davanti al Signore. Porrai incensopuro sopra ogni pila, perché serva da memoriale per il pane, come sacri�cioconsumato dal fuoco in onore del Signore. Ogni giorno di sabato lo si disporràdavanti al Signore perennemente da parte degli Israeliti: è un'alleanza eterna.Sarà riservato ad Aronne e ai suoi �gli: essi lo mangeranno in luogo santo,perché sarà per loro cosa santissima tra i sacri�ci da bruciare in onore delSignore. È una legge perenne��4. Questo, che in qualsiasi altra circostanza sarebbestato un sacrilegio, invece diventò un atto di misericordia al �ne di evitare il sacri�cio dialcuni uomini a�amati, in quanto non c'era altra alternativa oltre quella di prendere quelpane consacrato. Richiamando questo episodio Gesù cerca di far capire come la legge delsabato non abbia senso in sé ma lo trovi nello spirito con cui è rispettata e applicata,cedendo il passo alla necessità o alla carità.

Il secondo episodio, quello della guarigione, presenta già toni più accesi. Mentre nelprimo episodio scribi e farisei muovono ai discepoli un rimprovero che sembra pacato,qui c'è proprio la volontà di accusare Gesù, leggiamo infatti: �Gli scribi e i farisei loosservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di cheaccusarlo�5. Gesù però conosce i loro pensieri cerca di utilizzare questa occasione perredimerli facendo mettere al centro l'uomo con la mano paralizzata e interrogando scribie farisei sull'opportunità di fare del bene in giorno di sabato. Loro però tacciono e a Gesùnon resta altro da fare che guarire l'uomo, non senza aver fatto un ultimo tentativo conlo sguardo, come si legge in Marco: �E guardandoli tutt'intorno con indignazione,rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all'uomo: �Tendi la mano!�. Eglila tese e la sua mano fu guarita�6. La reazione a questa guarigione sembra assurda,leggiamo infatti che: �i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consigliocontro di lui per farlo morire�7.

Questa prima parte del brano ascoltato è incentrata sul sabato e sulle attività cheè possibile svolgere in quel giorno. Sebbene l'etimologia del termine sia incerta, nellaBibbia il nome del sabato, ²abbat, viene esplicitamente riferito ad una radice, ²abat, chesigni�ca `cessare, riposare'. È comunque certo che il sabato come oggi lo conosciamo èuna istituzione tipicamente israelitica. I testi antichi insistono sul riposo sabbatico, tantoche lo troviamo nel decalogo dato da Dio a Mosè sul Sinai: ��Ricòrdati del giornodel sabato per santi�carlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; mail settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcunlavoro, né tu né tuo �glio né tua �glia, né il tuo schiavo né la tua schiava, néil tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorniil Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si èriposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato elo ha consacrato��8. Questa proibizione di qualsiasi lavoro per uomini e animali aveva inorigine motivi umanitari, come illustrato meglio più avanti nell'Esodo: ��Per sei giornifarai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goderequiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i �gli della tua schiava e ilforestiero��9. Dopo l'uscita dall'Egitto, la giusti�cazione del sabato è collegata con laliberazione dalla schiavitù: �Osserva il giorno del sabato per santi�carlo, come ilSignore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro;

4Lv 24, 5-95Lc 6, 76Mc 3, 5

7Mc 3, 6b8Es 20, 8-119Es 23, 12

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 223

ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcunlavoro, né tu, né tuo �glio, né tua �glia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, néil tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora pressodi te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricòrdati chesei stato schiavo nella terra d'Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto usciredi là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina diosservare il giorno del sabato�10. Ciò gli conferisce un duplice carattere: è un giornodi gioia ed è un giorno in cui i servi e gli schiavi stranieri vengono liberati dal loro lavorofaticoso. Questa osservanza e la pratica della circoncisione sono considerate come note etratti dell'Alleanza, come leggiamo ancora dal libro dell'Esodo: �Il Signore disse a Mosè:�Tu ora parla agli Israeliti e riferisci loro: �Osserverete attentamente i mieisabati, perché il sabato è un segno tra me e voi, di generazione in generazione,perché si sappia che io sono il Signore che vi santi�ca. Osserverete dunque ilsabato, perché per voi è santo. Chi lo profanerà sia messo a morte; chiunque inquel giorno farà qualche lavoro, sia eliminato dal suo popolo. Per sei giorni silavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunquefarà un lavoro in giorno di sabato sia messo a morte. Gli Israeliti osserveranno ilsabato, festeggiando il sabato nelle loro generazioni come un'alleanza perenne.Esso è un segno perenne fra me e gli Israeliti: infatti il Signore in sei giorni hafatto il cielo e la terra, ma nel settimo ha cessato e ha preso respiro���11. Per�noDio l'avrebbe osservato al momento della creazione: �Dio, nel settimo giorno, portòa compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suolavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché inesso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando�12. L'importanzadel sabato andò crescendo, al punto che molti giudei, durante la rivolta maccabaica, silasciavano uccidere pur di non violare la santità del sabato13. Questa stima del sabatodegenerò in esagerazione, come si nota nei vangeli. Molte volte in essi Gesù polemizza conla classe dirigente del giudaismo, che l'accusava di non osservare il riposo sabbatico con lascusa di guarire gli ammalati e aiutare i bisognosi. Gesù vuole in realtà restituire al sabatoil suo senso autentico, partendo dal principio che il sabato, come le altre istituzioni, nonè �ne a sé stesso, ma è un mezzo che Dio vuole sia a servizio dell'uomo, come leggiamonel vangelo di Marco: ��Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per ilsabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato��14. Quando infattil'espressione della devozione, ossia l'astensione dal lavoro, diviene più importante del suosigni�cato, ossia dedicare il sabato a Dio, il rito perde di signi�cato e lo si svolge senzauna vera adesione del cuore. Ciò porta a compiere il rito contro il volere di Dio e quindifacendo omaggio ad un altro e non a lui, signi�ca cioè cadere nell'idolatria.

Dopo i due scontri con scribi e farisei, Luca inserisce un momento molto importante:Gesù sceglie tra tutti i suoi discepoli quelli che saranno i dodici apostoli. A sottolinearel'importanza di ciò che sta per compiere, per due volte nello stesso versetto si parla dipreghiera: �In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta lanotte pregando Dio�15. Luca è l'evangelista che parla più frequentemente della preghieradi Gesù e del suo desiderio di ritirarsi per pregare in solitudine. Il dialogo libero e pienod'amore di Gesù con il Padre precede sempre le azioni importanti della sua vita, come il

10Dt 5, 12-1511Es 31, 12-1712Gn 2, 2-3

131Mac 2, 29-38; 2Mac 6, 11; 2Mac 15, 1-514Mc 2, 27b15Lc 6, 12

224 3.11. Luca 6, 1�19

suo battesimo16, la tras�gurazione17, la moltiplicazione dei pani18 e la passione19.La parola apostolo deriva dal greco apòstolos che signi�ca `inviato'. Gli ebrei ritenevano

che l'inviato si identi�casse con colui che l'aveva mandato e per questo l'apostolo, o inviato,ha come compito prioritario quello di rendere presente colui che lo invia.

Nei vangeli vengono chiamati apostoli solo i dodici. La loro missione consisterà nelrendere presente Gesù o nell'annunciare la sua venuta nelle città e villaggi dove si sarebberecato. Per questo motivo, prima di inviarli, Gesù vuole che rimangano con lui. Nellaprolungata vicinanza gli apostoli ascolteranno la parola di Gesù e ne contempleranno isegni: parole e segni di cui in seguito dovranno essere testimoni. Nelle prime comunitàcristiane questo termine si è esteso �no a comprendere una cerchia più vasta di discepoli.Le lettere di San Paolo parlano di altri che esercitano questo ministero20, lo stesso Paolosi attribuisce ripetutamente il titolo di apostolo e il ministero che ne deriva21.

Ancora oggi lo spirito santo cerca tra i discepoli nuovi apostoli. Infatti, il terminediscepolo che originariamente indicava gli uomini e le donne che hanno seguito Gesù lungola sua missione, si è allargato andando a comprendere tutti quelli che hanno accettato dicondividere la sua vita e sua dottrina. Già negli Atti degli Apostoli il termine viene usatoper indicare tutti i cristiani22. Per poter diventare apostoli, e rendere così presente Gesùal nostro prossimo, anche noi dobbiamo rimanere vicini a lui. Per poterlo fare, dobbiamoaccettare il suo spirito a�nché, puri�cando il nostro cuore, ci renda capaci di un amorepuro, come puro è l'amore che lega Gesù al Padre. Questo amore però si può alimentaresolo con dialogo continuo, così come ha mostrato Gesù nella sua vita terrena.

Il vangelo si chiude con Gesù e gli apostoli che scendono dal monte. Qui troviamo l'altrarisposta che Gesù ottiene con i suoi insegnamenti e le sue opere: quella del popolo, dellagente comune. Oltre ai dodici, l'uditorio di Gesù è costituito da molti discepoli e da unamoltitudine di altra gente. Alcuni provengono anche �dal litorale di Tiro e di Sidone�23:sono cioè gentili, provenienti da fuori la Palestina. Tutti sono accorsi per ascoltare il suoinsegnamento e la loro fede permette a Gesù di operare molte guarigioni, leggiamo infatti:�che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anchequelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la follacercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti�24.

La fede e la speranza che li ha mossi all'incontro con Gesù, assieme alla gioia cheha accompagnato il loro ritorno, fa da contraltare alla durezza di cuore, delle autoritàgiudaiche ed ai continui ri�uti che hanno opposto all'amore di Gesù.

Il brano che abbiamo letto questa sera ci propone una forte ri�essione sul tempo dadedicare al signore e sul signi�cato del tempo che gli dedichiamo. Gesù mantiene e rivendicail sabato come una istituzione obbligatoria in perpetuo, ma c'insegna anche la libertàche egli, come `signore del sabato' concesse al suo popolo. Col guarire gli ammalati, ecol permettere ai suoi discepoli a�amati di procurarsi il cibo, egli abolì tutte le regoletradizionali con le quali i farisei avevano fatto di quel giorno un peso insopportabile.

Riesci a trovare il tuo sabato, inteso come tempo da dedicare totalmente al Padre, senza che glia�anni della tua quotidianità ti impediscano di ascoltarlo? Quali sono le modalità con cui o�ri iltuo tempo al Signore?

16Lc 3, 2117Lc 9, 2818Lc 9, 1619Lc 22, 4120Rm 16, 7

21Gal 1, 122At 6, 1; At 9, 1; At 11, 2923Lc 6, 17b24Lc 6, 18b-19

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 225

Luca 6, 20�49

620Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

�Beati voi, poveri,perché vostro è il regno di Dio.21Beati voi, che ora avete fame,perché sarete saziati.Beati voi, che ora piangete,perché riderete.22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi in-sulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nelcielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. 24Ma guai a voi, ricchi,perché avete già ricevuto la vostra consolazione.25Guai a voi, che ora siete sazi,perché avrete fame.Guai a voi, che ora ridete,perché sarete nel dolore e piangerete.26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano iloro padri con i falsi profeti.

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuotesulla guancia, o�ri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non ri�utare neanche la tunica. 30Da'a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gliuomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudinevi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fannodel bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate acoloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestitiai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestatesenza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete �gli dell'Altissimo, perché egli èbenevolo verso gli ingrati e i malvagi.36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati;non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: unamisura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura conla quale misurate, sarà misurato a voi in cambio�.39Disse loro anche una parabola: �Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tuttie due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, saràcome il suo maestro. 41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgidella trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: �Fratello, lascia che tolga lapagliuzza che è nel tuo occhio�, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita!Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio deltuo fratello. 43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde alberocattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non siraccolgono �chi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L'uomo buono dal buon tesoro delsuo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua boccainfatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.46Perché mi invocate: �Signore, Signore!� e non fate quello che dico? 47Chiunque viene a me eascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48è simile a un uomo che,costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venutala piena, il �ume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49Chiinvece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra,senza fondamenta. Il �ume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande�.

226 3.12. Luca 6, 20�49

Il brano che abbiamo appena ascoltato si apre con il discorso sulle beatitudini. L'e-pisodio rimanda al parallelo narrato dall'evangelista Matteo noto come il `discorso dellamontagna', ma si di�erenzia profondamente da quest'ultimo. Proprio dall'analisi di questedivergenze, prende il via la nostra ri�essione.

La prima di�erenza che notiamo è nell'ambientazione della vicenda, infatti mentre Mat-teo pone Gesù sulla cima di un'altura in posizione sovrastante la folla, Luca sottolinea comeil Cristo, sceso da un monte in un luogo pianeggiante, pronunci il suo discorso trovandosisullo stesso piano dei discepoli e di tutta l'assemblea. A livello visivo, possiamo notare cheGesù si trova accanto all'uomo proprio mentre pronuncia il suo insegnamento, la vicinanzanon è solo un fatto di posizione, ma anche una vicinanza di relazione. Questo aspetto èribadito dalla forma verbale scelta da Luca, infatti, a di�erenza di Matteo, non usa la terzapersona: ��Beati i poveri in spirito��1, ma apostrofa direttamente l'uditorio: ��Beativoi poveri��2. La spiegazione di questa scelta, apparentemente solo stilistica, può esseretrovata nella motivazione dell'evangelista che lo ha spinto a narrare di questo episodio.Infatti, mentre Matteo traccia il programma di una vita virtuosa con la promessa di unaricompensa celeste, Luca annuncia il rovesciamento nel futuro di una situazione presente.

Entrando nel vivo del messaggio, notiamo che una prima chiave di lettura può essereindividuata osservando la struttura stessa del discorso. Questo infatti è suddiviso in dueparti diametralmente opposte: nella prima viene fatta corrispondere ad una tribolazionepresente la consolazione futura, leggiamo infatti: ��Beati voi, che ora avete fame, per-ché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete��3. Al contrario,l'elenco dei quattro `guai' presente nella seconda parte sottolinea che chi pone la propriaesistenza sulle sicurezze di questo mondo (ricchezza materiale, sazietà e compiacimento),avendo già goduto del proprio bene�cio, non avrà parte della ricompensa futura. Leggiamoinfatti: ��Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete,perché sarete nel dolore e piangerete��4.

Pur nella sua disarmante semplicità, questo messaggio mantiene intatta la sua forza ela sua immediatezza tanto che possiamo a�ermare che arriva diretto al cuore di coloro cheascoltano. Le frasi che compongono il discorso sono brevi e, opponendo due concetti primariper l'uomo come la felicità e la disgrazia, sono facilmente comprensibili e assimilabili. Allostesso modo i quattro guai diretti ai ricchi, in tutta la loro rudezza, sono parole rivelatrici.Non sono l'annuncio di una condanna, ma un richiamo a non riporre nel potere e nellaricchezza le proprie speranze di felicità. I beni infatti non fanno vedere altro e non vedonogli altri, limitano lo sguardo all'orizzonte terreno e in questo non possono garantire lafelicità o la salvezza che al momento sembrano promettere.

C'è un altro approccio al brano dal quale non possiamo prescindere. Andando a ritrosonella scrittura, scopriamo che questo Vangelo ricalca le profezie di Isaia. In particolare,relativamente alle quattro beatitudini, leggiamo: �così dice il Signore Dio: �Ecco,i miei servi mangeranno e voi avrete fame; ecco, i miei servi berranno e voiavrete sete; ecco, i miei servi gioiranno e voi resterete delusi��5. Allo stessomodo, con riferimento ai `guai', leggiamo: �Guai a voi, che aggiungete casa a casa eunite campo a campo, �nché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitarenella terra. Ha giurato ai miei orecchi il Signore degli eserciti: �Certo, moltipalazzi diventeranno una desolazione, grandi e belli saranno senza abitanti��6.

1Mt 5, 3a2Lc 6, 20b3Lc 6, 21

4Lc 6, 24-255Is 65, 13b6Is 5,8-9

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 227

Gesù è venuto per portare a compimento le promesse dell'antica alleanza, in lui questeprendono vita e, calate nella realtà del mondo, assumono il loro vero signi�cato cosìche l'uomo possa coglierne il senso profondo e trarne degli insegnamenti applicabili nellapropria quotidianità. I particolare, Gesù ci mostra che il Padre, pur essendo �totalmentealtro� dagli uomini esprime la propria santità nel rapporto con le creature. In questo casoparticolare vediamo che, mediante la Sua giustizia, Dio ricompensa chi si trova nel bisognoe punisce che ritiene di avere tutto. In altri termini, citando le parole del Magni�catpossiamo dire: ��ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; haricolmato di beni gli a�amati, ha rimandato i ricchi a mani vuote��7.

Via via che prosegue nel discorso Gesù, mostrandoci il punto di vista del Padre, tracciauna linea verticale che unisce la Terra al cielo, il Creatore alle sue creature. A questadimensione verticale ne deve, nell'ottica della salvezza, necessariamente corrispondere unaorizzontale che collega gli uomini gli uni gli altri. È questo il comandamento dell'amorespiegato e declinato in tutte le sue possibili forme. Per comprendere questa parte partiamodall'Antico Testamento e leggiamo dal profeta Tobia: ��Non fare a nessuno ciò chenon piace a te��8. Gesù ribalta al positivo questa legge antica e dice: ��E come voleteche gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro��9. Il suo comandamentodell'amore prevede il superamento della chiusura del cuore; il discepolo di Cristo è animatoda uno slancio verso che lo fa vivere con le mani protese verso il prossimo. Alla luce diquanto appena detto ci chiediamo: chi è il prossimo? Gesù lo intende nella sua accezionepiù generale priva cioè di ogni discriminazione. �Amate i vostri nemici� è un'indicazioneconcreta che si traduce in una serie di comportamenti pratici; abbiamo infatti ascoltato:��amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro chevi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sullaguancia, o�ri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non ri�utare neanchela tunica��10.

Amare chi ci ama fa parte della vecchia logica, ma ci dice Gesù: ��quale gratitudinevi è dovuta?��11 Forse la tendenza più presente in noi è l'egoismo, il fatto di amaregli altri solo in quanto rappresentano un valore per la nostra esistenza, ma di fronte aquesto modo di pensare, Gesù ci ha o�erto un esempio chiaro e forte: ��amate i vostrinemici��12.

Nel proseguo del discorso, Gesù approfondisce la visione del regno e delle sue duedirezioni. Abbiamo infatti ascoltato: ��Siate misericordiosi, come il Padre vostroè misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e nonsarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: unamisura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perchécon la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio��13. Poniamola nostra attenzione su come, in ogni frase sia presente contemporaneamente la linea dicongiunzione tra Dio e l'uomo ed il �lo invisibile che unisce il cuore dell'uomo con quellodei suoi simili. Questo tema è così chiaro a Luca che lo arricchisce con esempi che nerendono il senso più immediato e accessibile.

Prendiamo ad esempio il tema del Giudizio Gesù ci indica la via: è male giudicaregli altri e, per farci comprendere il signi�cato evoca l'immagine del cieco che pretende diguidare un altro cieco. In questa pretesa si nasconde una tendenza al dominio, quelloche appare come un aiuto s'identi�ca con un aspetto dell'egoismo: mi sento padrone del

7Lc 1, 52-538Tb 4, 159Lc 6, 31

10Lc 6, 27b-29

11Lc 6, 32; Lc 6, 33; Lc 6, 3412Lc 6, 27b13Lc 6, 36-38

228 3.12. Luca 6, 20�49

destino dell'altro. Anche se ciechi gli uomini sono sempre disposti ad indicare la via aglialtri, in tal senso, pur incapaci di riconoscere la propria cecità, pretendono di vedere unamancanza nel prossimo.

Per concludere, la sequela del Cristo parte dall'ascolto e procede attraverso l'osservazio-ne scrupolosa delle indicazioni date da Gesù. Dal momento che egli parla al nostro cuore,è lì che dobbiamo guardare per seguire la strada che porta verso la salvezza; in tal sensoè bella l'immagine dell'albero esteriormente rigoglioso che però produce frutti cattivi. Lasua qualità è calcolata infatti non sulla base di ciò che apparentemente cade sotto i nostrisensi, ma sui frutti che produce. Analogamente i cristiani si riconoscono dai loro frutti,cioè dalle opere di misericordia compiute verso gli altri uomini abbiamo infatti ascoltato:��Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruitouna casa sulla terra, senza fondamenta. Il �ume la investì e subito crollò; e ladistruzione di quella casa fu grande��14.

Sei abituato a percepire la beatitudine, tua e degli altri, quando sei nella gioia. Gesù inveceti chiama alla beatitudine nella tribolazione. Come reagisci quando ti trovi nel bisogno e nelladi�coltà? Ti senti in grado di lodare Dio in quei momenti?

14Lc 6, 49

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 229

Luca 7, 36�50

736Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo,

portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli dilacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo,il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: �Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di qualegenere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!�.

40Gesù allora gli disse: �Simone, ho da dirti qualcosa�. Ed egli rispose: �Di' pure, maestro�.41�Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42Nonavendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà dipiù?�. 43Simone rispose: �Suppongo sia colui al quale ha condonato di più�. Gli disse Gesù:�Hai giudicato bene�. 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: �Vedi questa donna? Sonoentrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con lelacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quandosono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invecemi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati,perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco�. 48Poi disse a lei: �Ituoi peccati sono perdonati�. 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: �Chi è costui cheperdona anche i peccati?�. 50Ma egli disse alla donna: �La tua fede ti ha salvata; va' in pace!�.

Siamo nel pieno della narrazione del ministero pubblico di Gesù e Luca, nel suo Van-gelo, ama sottolineare la misericordia del Maestro per i peccatori, raccontando scene diperdono, come appunto nell'episodio della donna che riceve il perdono in casa del fariseo.Nonostante le somiglianze, questo episodio è diverso da quello dell'unzione di Betania nar-rato da Matteo in cui Gesù viene unto con del profumo. Non si deve dunque identi�carela peccatrice di questo brano né con Maria di Betania sorella di Marta, né con Maria diMagdala. Altra particolarità di Luca è l'attenzione che dà alle presenze femminili.

Tutto ha inizio con un semplice invito. Un fariseo, che più avanti Luca ci dirà chiamarsiSimone, invita Gesù ad un banchetto a casa sua. Probabilmente anche tutti gli altriinvitati appartengono alla stessa classe sociale dell'ospite, ma l'atmosfera in casa cambiabruscamente all'arrivo di una donna, conosciuta da tutti come una peccatrice pubblica.Gesù non tenta nemmeno di allontanarla e questo suo atteggiamento provoca la reazionedel fariseo. Gesù con una parabola gli spiega il comportamento della donna e, scorgendo inlei il pentimento, realizza il suo desiderio di perdono. Le parole di Gesù sul perdono peròprovocano la reazione di tutti i commensali e in Simone alcuni dubbi sull'identità dellapersona che ha invitato.

Questi i fatti, vediamoli ora nel dettaglio.�Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo

e si mise a tavola�1.I farisei erano un gruppo molto in�uente. Ricercavano la perfezione spirituale pratican-

do una rigorosa osservanza della legge scritta e della tradizione orale degli antenati. Ancheloro attendevano il messia, un grande condottiero che avrebbe sottomesso tutte le nazionia Gerusalemme liberandoli dall'occupazione dei Romani. Il loro zelo per la legge degeneròin una pratica puramente esteriore, carica di riti e formule, denunciata da Gesù in molteoccasioni.

Invitando Gesù, il fariseo, che si crede importante, compie un gesto d'ospitalità dimo-strando un atteggiamento aperto e cordiale ma è comunque una situazione ambigua perché

1Lc 7, 36

230 3.13. Luca 7, 36�50

ricevendolo con il minimo della cortesia pensa di riuscire ad accontentare tutti e nello stessotempo in modo da non compromettersi troppo. Può dire, all'occorrenza, che lo ha tenutoa distanza, di averlo invitato solo per sorvegliarlo e per vedere come si comportava.

Questo modo di essere spesso ci appartiene, mantenerci in equilibrio senza però impe-gnarci: facciamo qualcosa cosa ma in maniera di non comprometterci completamente inmodo tale che nessuno possa criticarci o quanto meno avere una via di uscita.

�Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovavanella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedidi lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoicapelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo chel'aveva invitato disse tra sé: �Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e diquale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!��2.

A un certo punto ecco che entra la donna, il suo ingresso rompe tutte le convenzionicreando enorme disagio in tutti. Possiamo immaginarlo questo disagio nei commensalivisto che alle donne a quel tempo era vietato partecipare a molte attività, e nei banchettipotevano solo servire a tavola stando dietro i commensali. Tutti si guardano, si fannocenno, nessuno vuole ammettere di conoscerla. Nessuno l'ha invitata e per di più è unapubblica peccatrice. Lei intanto compie verso Gesù quei segni di a�etto, riconoscenza,venerazione che nessuno aveva saputo o voluto compiere, le sue lacrime cadendo gli lavanoi piedi e dopo averli asciugati con i capelli li cosparge di profumo baciandoli. Tra lui ela donna non c'è alcun dialogo, rimangono in silenzio o, meglio ancora, comunicano insilenzio.

La donna scopre l'amore e la misericordia di Gesù e i suoi gesti lo testimoniano. Ilfariseo invece si lascia condizionare dal fatto che quella donna è una pubblica peccatrice,quindi tutte le sue azioni devono essere guardate con sospetto, la vede con disprezzo, il suogiudizio è bello e confezionato: lei è una peccatrice e Gesù non è poi quella persona che sidice in giro, se fosse un vero Profeta saprebbe chi è e non si farebbe toccare!

A Simone, e a volte anche a noi, pare assurdo pensare che Dio si abbassi così, tantoda sporcarsi le mani con le nostre debolezze e miserie. È la logica del fariseo, ma a volteè anche la nostra, quella che senza troppi scrupoli o con super�cialità ci fa giudicare glialtri senza appello, valutando le situazioni secondo criteri esteriori, senza sforzarci invecedi capirle, di vederle con lo sguardo compassionevole di Gesù.

L'ottica di Gesù è diversa da quella di Simone infatti, sempre nel vangelo di Lucaleggiamo: ��io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si con-vertano��3. Gesù prende sempre in considerazione la possibilità del perdono per quantiprendendo coscienza dei propri peccati si riconoscono bisognosi della sua misericordia, co-me leggiamo ad esempio nel Misere �Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tuagrande misericordia cancella la mia iniquità [. . . ] il mio peccato mi sta sempredinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi,io l'ho fatto�4.

�Gesù allora gli disse: �Simone, ho da dirti qualcosa�. Ed egli rispose: �Di'pure, maestro�. �Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecentodenari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito atutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?�. Simone rispose: �Suppongosia colui al quale ha condonato di più�. Gli disse Gesù: �Hai giudicato bene�.E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: �Vedi questa donna? Sonoentrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha

2Lc 7, 37-393Lc 5, 32

4Sal 51, 3.5b-6a

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 231

bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi haidato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmii piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedidi profumo��5.

Gesù, conoscendo il pensiero di Simone, gli narra una parabola, che costituiscono unodegli aspetti caratteristici del suo insegnamento e con le quali stimolava l'interesse degliascoltatori ed erano dirette a persone con poca capacità all'ascolto o che potevano risentirsiad un discorso diretto. La parabola è quella dei due debitori e con una domanda �nale,lascia che sia il fariseo stesso a dare la risposta conclusiva, ovvero gli fa riconoscere che lasituazione nella realtà è esattamente l'opposto del suo pensiero. Simone, ospite ambiguo,non si sente peccatore e perciò non ama Gesù. La donna invece riconoscendo i suoi moltipeccati, ha intrapreso un cammino di conversione, ottenendo da Dio il perdono con un attod'amore che trasforma la sua vita.

Come il debitore a cui fu condonato un grosso debito ama il creditore più di colui a cuifu rimesso un debito minore, così la donna mostra una grandissima riconoscenza perchénumerosi erano i peccati che le sono stati perdonati. L'amore è il motivo per cui è stataperdonata, quello di Gesù verso la peccatrice pentita e quello della donna consapevole delgrande dono ricevuto. È però sempre lui a prendere l'iniziativa: l'amore genera amore.

Gesù precisa: i segni d'amore verso di me di questa donna, così diversi da quanto haifatto tu, sono la prova che le è stato perdonato molto e che ne è consapevole. Infatti, altempo di Gesù, si usava o�rire all'ospite sia l'acqua per le abluzioni sia spargere sul suocapo oli profumati, per esprimere la gioia dell'accoglienza.

La donna è stata salvata e lo ha capito, perciò nei riguardi di Gesù è piena di slancio edi riconoscenza, incurante delle mormorazioni e degli sguardi ostili. Quest'incontro è perlei l'inizio di una nuova vita, ha ritrovato la sua dignità.

Per cambiare il nostro modo di essere, è necessario vivere l'esperienza descritta nellaparabola: prendere coscienza cioè che davanti a Dio siamo sempre dei debitori condonati,non per scoraggiarci ma per sentirci amati, cercati e rigenerati dall'amore di Cristo. Lascoperta della misericordia di Dio come dono gratuito per noi ci fa sperimentare la gioia,la libertà di spirito, la pace. Ci invita a ricordare che: �Dio dimostra il suo amoreverso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è mortoper noi�6. Ci sprona quindi ad avere lo stesso atteggiamento verso il prossimo.

Il mio amore per il Signore precede o segue il suo perdono?

5Lc 7, 36 6Rm 5, 8b

232 3.14. Luca 8, 4�21

Luca 8, 4�21

84Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con unaparabola: 5�Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo

la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. 6Un'altra parte cadde sulla pietrae, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. 7Un'altra parte cadde in mezzo ai rovi e irovi, cresciuti insieme con essa, la so�ocarono. 8Un'altra parte cadde sul terreno buono, germogliòe fruttò cento volte tanto�. Detto questo, esclamò: �Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!�.

9I suoi discepoli lo interrogavano sul signi�cato della parabola. 10Ed egli disse: �A voi è datoconoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, a�nché

vedendo non vedano

e ascoltando non comprendano.

11Il signi�cato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la stradasono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore,perché non avvenga che, credendo, siano salvati. 13Quelli sulla pietra sono coloro che, quandoascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma neltempo della prova vengono meno. 14Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo averascoltato, strada facendo si lasciano so�ocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita enon giungono a maturazione. 15Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato laParola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone suun candelabro, perché chi entra veda la luce. 17Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato,nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. 18Fate attenzione dunque a comeascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere�.19E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Glifecero sapere: �Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti�. 21Ma egli risposeloro: �Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono inpratica�.

In questo brano di Luca, attraverso la parabola del seminatore, Gesù ci parla degliostacoli che la parola di Dio incontra ad entrare, e soprattutto a rimanere, nel cuore degliuomini. Le parabole, al �ne di provocare una risposta nell'ascoltatore e di trasmettere unaverità o un insegnamento morale, descrivono un avvenimento in modo �gurato a partireda fatti della vita quotidiana, come appunto l'atto della semina. Nonostante la familiaritàdelle situazioni usate non è sempre semplice capirne il signi�cato ed infatti l'evangelista cidice che: �I suoi discepoli lo interrogavano sul signi�cato della parabola�1. Neivangeli, raramente è Gesù a spiegare il signi�cato delle sue parabole; così ognuno di noisarà in grado di poterne trovare quei valori esortativi per rispondere alla chiamata delSignore. Nel momento in cui Gesù fornisce un signi�cato alla parabola, questa assume,allora un valore oggettivo veramente pregnante.

Nello spiegare la parabola Gesù sembra quasi riassumere tutto nella prima frase: ��Ilsigni�cato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio��2. Nella sua rispostaquasi scompare la �gura del seminatore, che sembrava essere il centro della parabola stessa.L'attenzione è tutta rivolta al seme, cioè alla parola, ed alla sua accoglienza. Il seminatoresparge il seme su tutti i terreni, con abbondanza. In Palestina la terra è per lo più aridae piena di sassi, e le stagioni non sono mai troppo propizie per l'agricoltura. Seminaredunque è un rischio, una s�da. Soprattutto un sacri�cio perché il seminatore getta in terra

1Lc 8, 9 2Lc 8, 11

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 233

quel grano che potrebbe subito macinare e trasformare in pane. Poco, certo, ma almenosicuro per qualche giorno. Seminando, invece, sa già che molto di quel seme sarà a perdere,come buttato via. L'azione del seminatore e dunque importante, ma essenziale è il seme.Così l'annuncio è importante, ma essenziale è la parola. È una parola missionaria perchécade dappertutto e per tutti. Il messaggio è universale, lo dice lo stesso Gesù quando parlacon i suoi discepoli. A loro a�da un compito che diventa missione su tutta la terra.

Questa parabola ci rivela la generosità di Dio tanto abbondante e disinteressata darasentare l'incuria. Con la semina nasce la speranza: a dispetto di tutto il seminatorerischia e attende. La parte del seme che va perduta è infatti compensata ampiamenteda quella che rende cento volte tanto. Gesù dunque ci sta invitando a non rinunciareall'annuncio ed alla testimonianza della parola solo perché non vediamo i frutti. Ci staesortando a con�dare comunque nella sua e�cacia perché, come ci dice il profeta Isaia:�così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senzae�etto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cuil'ho mandata�3.

Gesù indugia su questa immagine della semina riferendola alla parola che cade oralungo la strada di chi si lascia intaccare nella fede, ora tra le pietre di coloro che nell'oradella tentazione vengono meno, ora tra le spine di quanti si lasciano so�ocare dalle pre-occupazioni e dai piaceri della vita, ora �nalmente sulla terra buona di chi l'ascolta, lacustodisce nel cuore e produce frutto, investendo energie e volontà con tenace perseveran-za. La mancanza dei frutti, dei frutti buoni che derivano dall'ascolto della sua parola, nonnasce dal poco seme seminato. Il seme è senz'altro buono ed è capace di dare buon frutto;il seminatore non si stanca mai di di�onderlo sui terreni. Quello che fa la di�erenza èla capacità del terreno ad essere fecondo. I quattro tipi di terreno diverso della parabolaindicano le diverse disposizioni, interiori ed esteriori, con i quali possiamo accogliere laparola di Dio. Sulla strada il seme rotola via senza neanche germogliare: rappresenta ilcuore duro e freddo, insensibile alla parola che neanche vuole sentirla. Il seme germogliatotra le rocce e che muore subito, rappresenta l'accoglienza super�ciale della parola di Dioche non riesce ad attecchire. Alla prima gioia dell'annuncio, allora non corrisponde uncambiamento della vita e quindi la parola stessa muore facilmente. Il seme che riesce agermogliare tra le spine rappresenta la parola di Dio che non riesce a farsi strada nellediverse di�coltà della vita. Il germoglio, così so�ocato non produce frutto. Il seme chetrova il terreno fecondo rappresenta i frutti della parola di Dio accolta da un cuore buonoe perfetto. ��In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra,non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto��4. Il seme chemuore, ci dice Gesù, produce molto frutto, così la parola che riusciamo a vivere nel misterodella croce e risurrezione produce i frutti per la vita eterna.

La spiegazione di Gesù sul signi�cato dei diversi tipi di terreno descrive anche unpossibile percorso di avvicinamento a Dio. Le persone più lontane, che più ri�utano laparola, non vengono tralasciati: il seme viene gettato anche lungo la strada. Può trovareuna crepa, in�larsi e germogliare. Crescendo, allargherà la crepa, crescerà sul un terrenodivenuto sassoso e probabilmente non reggerà nel momento della prova. Ormai però lacrepa è aperta e su quei sassi verranno gettati altri semi �nché quel terreno non saràdivenuto su�cientemente buono da far crescere dei frutti. Può capitarci di incontrarepersone così, lontane, e non dobbiamo scoraggiarci quando, almeno in apparenza, nonriusciamo neanche ad incrinare quel muro che abbiamo di fronte perché non importa quantopiccole siano le crepe che si aprono nel muro, il seme troverà la sua strada. Così, quando

3Is 55, 11 4Gv 12, 24

234 3.14. Luca 8, 4�21

siamo noi ad allontanarci, sappiamo �n d'ora che, se solo lo lasciamo lavorare, quel semeche ci portiamo dentro lavorerà per trovare la sua strada.

La parola che viene così gratuitamente e con abbondanza donata a tutti deve poiessere annunciata da chi l'ha ricevuta. Gli insegnamenti che Gesù rivolge ai discepoli sonodestinati ad essere rivelati all'umanità intera. A nostra volta, ciascuno di noi ha ricevutol'annuncio della buona notizia non come un fatto privato, una informazione da tenere persé, ma come un lieto annuncio che ci porta una gioia che non possiamo celare o contenere,ma che va annunciata agli altri. Con la breve parabola della lampada, Gesù ci vuolescuotere dalla nostra pigrizia, dall'indolenza, dalla super�cialità che non ci fanno vedere, avolte accettare, i segni piccoli e semplici che ci vengono o�erti. Al tempo stesso però, Gesùci mette in guardia: ��Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha,sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere��5. In queltempo, c'erano molti preconcetti sul Messia che impedivano alla gente di capire nel modocorretto la buona notizia del regno annunziata da Gesù. Egli chiede ai discepoli di essereconsapevoli dei preconcetti con cui ascoltano l'insegnamento che lui presenta. Mediantequesta frase di Gesù, Luca sta dicendo a noi oggi: Fate attenzione alle idee con cui voiguardate Gesù! Perché se guardo a Gesù con indosso degli occhiali verdi, tutto sembraverde. Se fossero azzurri, tutto sarebbe azzurro! Ovvero, se l'idea con cui guardo Gesù èsbagliata, tutto ciò che ricevo ed insegno su Gesù sarà minacciato di errore. Se penso cheil messia debba essere un re glorioso, non vorrò sentire niente di quanto Gesù insegna sullacroce, sulla so�erenza, sulla persecuzione e sull'impegno, e perderò per�no ciò che pensavodi possedere.

Nel momento di maggiore popolarità umana di Gesù, l'evangelista Luca pone un episo-dio piccolo ma signi�cativo. I familiari che cercano Gesù ma che non lo possono avvicinareper la troppa folla è lo spunto per un insegnamento profondo. �E andarono da lui lamadre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla�6. Il pro-blema capitale è avvicinare Gesù, farsi prossimi a lui ed essere da lui ricevuti come parentistretti, consanguinei, famiglia sua. Come possiamo superare la folla delle preoccupazioniche so�ocano il nostro desiderio di lui, questa folla ingombrante che ci impedisce l'incontrocostringendoci a rimanere fuori, come estranei non amati? Gesù stesso risponde a questadomanda: ��Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la Paroladi Dio e la mettono in pratica��7. Per essere discepoli di Cristo, dobbiamo avere unrapporto basato su un a�etto profondo e puro come può essere quello tra madre e �glio,tra fratelli e sorelle. Essere discepoli di Gesù non signi�ca che apparteniamo ad una scuolaaccademica che ci insegna delle regole di buona educazione o una buona istruzione; signi�cache siamo in una vera palestra di vita dove contano i nostri rapporti personali. La paroladi Dio, se la ascoltiamo e la mettiamo in pratica, mi rende madre e fratello di Gesù: madreperché divento capace di generarlo, ossia annunciarlo, al mondo; fratello perché diventocome lui �glio del Padre. Nell'ascolto obbediente alla parola di Dio, infatti, si realizza ilgrande mistero della mia generazione, giorno dopo giorno, a �glio di Dio. Ancora di più,così facendo potremo essere beati, come dice Gesù stesso: �Mentre diceva questo, unadonna dalla folla alzò la voce e gli disse: �Beato il grembo che ti ha portato e ilseno che ti ha allattato!�. Ma egli disse: �Beati piuttosto coloro che ascoltanola parola di Dio e la osservano!��8.

Perché le contrarietà in noi sono più e�caci della potenza della parola? Perché il nostro terrenodia frutto, quali condizioni dobbiamo avere? La volontà di Dio guida la mia vita?

5Lc 8, 186Lc 8, 19

7Lc 8, 21b8Lc 11, 27-28

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 235

Luca 8, 40�56

840Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. 41Ed ecco, venneun uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di

recarsi a casa sua, 42perché l'unica �glia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire.

Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno. 43E una donna, che aveva perditedi sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non avevapotuto essere guarita da nessuno, 44gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello eimmediatamente l'emorragia si arrestò. 45Gesù disse: �Chi mi ha toccato?�. Tutti negavano.Pietro allora disse: �Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia�. 46Ma Gesù disse:�Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me�. 47Allora la donna, vedendoche non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti atutto il popolo per quale motivo l'aveva toccato e come era stata guarita all'istante. 48Egli le disse:�Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace!�.49Stava ancora parlando, quando arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: �Tua �gliaè morta, non disturbare più il maestro�. 50Ma Gesù, avendo udito, rispose: �Non temere, soltantoabbi fede e sarà salvata�. 51Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché aPietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. 52Tutti piangevano e facevanoil lamento su di lei. Gesù disse: �Non piangete. Non è morta, ma dorme�. 53Essi lo deridevano,sapendo bene che era morta; 54ma egli le prese la mano e disse ad alta voce: �Fanciulla, àlzati!�.55La vita ritornò in lei e si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare. 56I genitori ne furonosbalorditi, ma egli ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

Il brano scrutato settimana ci presenta due casi in cui la capacità umana risulta impo-tente: una donna che per curare la propria malattia ha speso tutto senza risultato, e unuomo la cui �glia è morente. Nel cuore di queste due persone però c'è la chiave per ottenerequello che solo Gesù può dare: il segreto è la fede; quella esplicita del capo della sinagoga,che va da Gesù, si getta ai suoi piedi, lo prega di andare dalla �glia e quella nascosta, maaltrettanto certa, della donna malata, che è sicura che solo toccando il mantello di Gesùsarà guarita.

Una giornata cominciata come tante per Gesù e i discepoli, con tanta folla che siè radunata per ascoltarlo. Lui parla, insegna, spiega ma questa scena viene interrottadall'arrivo di un uomo, conosciuto da tutti i presenti: è Giàiro il capo della sinagoga,uomo famoso e potente, con un incarico importante: �gli si prostrò dinanzi e disse:�Mia �glia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ellavivrà��1. Gesù si avvia con lui mentre la gente li accompagna spingendo da tutte le parti.

In mezzo alla folla c'è una donna che, ci dice Marco, �aveva perdite di sangue dadodici anni e aveva molto so�erto per opera di molti medici, spendendo tuttii suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare diGesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello�2. Il dolore di questa donnaè un dolore assoluto poiché a causa della sua impurità vive da dodici anni in solitudine,senza familiari, senza contatti, e allora fa di tutto per riuscire ad avvicinarsi alle spalledi Gesù e toccarne il mantello, convinta che ciò basti a farla guarire, leggiamo infatti:�Diceva infatti: �Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata��3. Iltoccare il lembo del mantello di Gesù è credere nella sua potenza e sottomettersi alla suaprotezione, è confessare la propria impotenza. È un pensiero semplice, quasi ingenuo delladonna: le frange hanno un signi�cato sacro perché servono a ricordare i comandamenti

1Mt 9, 18b2Mc 5, 25b-27

3Mc 5, 28

236 3.15. Luca 8, 40�56

del Signore e la mentalità popolare ha sempre ritenuto che gli oggetti che sono stati acontatto con un uomo di Dio abbiano e�etti miracolosi. Questa donna, coraggiosa e pienadi fede, è considerata impura dalla legge ebraica, supera però questo tabù, si avvicina aGesù appro�ttando dell'a�ollamento e tocca di nascosto la frangia del mantello. �E subitole si fermò il �usso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male�4.

Non è il gesto che compie a guarirla ma la parola che Gesù le rivolgerà poi. Fa perallontanarsi, spera di non essere notata ma Gesù, pur in mezzo al rumore e al gli urti ditanta gente, sente, si accorge del gesto della donna e chiede: ��Chi ha toccato le mievesti?��5. I discepoli sono stupiti: ��Tu vedi la folla che si stringe intorno a tee dici: �Chi mi ha toccato?���6. La donna si rende conto di essere stata scoperta eforse in quel momento prova paura della possibile reazione della folla. Si credeva infattiche se una persona impura veniva a contatto con altre persone, le rendeva tutte impure alpari di lei e queste fossero quindi costrette poi ai riti di puri�cazione. Per questo delitto ilcastigo prevedeva la lapidazione. La donna però ha il coraggio di dire ciò che ha fatto, purtremando si getta ai piedi di Gesù e racconta tutta la verità ma egli la rassicura: ��Figlia,la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male��7. Non dice cheè stato merito suo che l'ha guarita ma che è stata la sua fede.

È ancora la fede l'argomento dominante nella vicenda di Giàiro. �arrivò uno dallacasa del capo della sinagoga e disse: �Tua �glia è morta, non disturbare più ilmaestro��8. La risposta di Gesù è però sconcertante: ��Non temere, soltanto abbifede e sarà salvata��9. Prende con se, oltre al padre i tre discepoli Pietro, Giacomoe Giovanni e si dirige alla casa di Giàiro da dove manda via i parenti che, come usa inoriente strepitano piangendo e urlando, non curandosi a�atto di loro anche quando loderidono quando dice ��Non piangete. Non è morta, ma dorme��10. Le personesanno distinguere la di�erenza tra sonno e morte. Non riuscendo a credere che nulla èimpossibile a Dio ridono di lui; per loro la morte era una barriera che nessuno potevaoltrepassare. Gesù non dà importanza alle risate di scherno ed entra nella stanza dove sitrova la bambina assieme ai tre discepoli ed ai genitori della piccola; si avvicina, la prendeper mano e le dice ��Fanciulla, àlzati!��11. Immaginiamo la gioia, la sorpresa la felicitàdi Giàiro: lui ha continuato ad aver fede anche quando sembrava pura pazzia �darsi ancoradel Signore ed ora può abbracciare sua �glia, viva, guarita, che siede a tavola con loro.

Questi due racconti presentano alcune analogie ma anche alcune diversità. Giàiro cercala guarigione della �glia, la donna la propria. Giàiro si getta ai piedi di Gesù e lo implora, ladonna quasi ruba il miracolo della sua guarigione. Giairo, anche dopo aver supplicato, devesuperare un ulteriore aggravamento della situazione, una ulteriore s�da alla sua fede, ladonna ottiene una guarigione istantanea. Giairo è una persona conosciuta, circondato dallaconsiderazione sociale, la donna vive il suo problema nella solitudine. A entrambi Gesù fapercorrere un viaggio lungo e faticoso, entrambi sono messi davanti alla propria impotenza,alla propria debolezza. La donna deve guardare il volto di Gesù, non può bastare il toccarloe nascondersi tra la folla, si deve uscire allo scoperto e incrociare il suo sguardo per riceverenon un giudizio o una condanna ma solo la benedizione. Se queste due persone si fosseropassivamente rassegnate alla loro condizione, non avrebbero trovato rimedio, per questoquando siamo in di�coltà ci rivolgiamo a Dio chiedendogli, di intervenire, secondo la suavolontà.

Che cosa signi�ca tutto questo? Che la fede, tema centrale di questi racconti, è e�cace

4Mc 5, 295Mc 5, 30b6Mc 5, 31b7Mc 5, 34b

8Lc 8, 49b9Lc 8, 50b

10Lc 8, 52b11Lc 8, 54b

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 237

nelle situazioni e nelle storie più diverse. La fede opera la salvezza sia se preghi per te o pergli altri, può essere esaudita presto o può conoscere altre s�de e l'e�cacia della preghieranon dipende dalle modalità con cui si esprime ma dal fatto che rende possibile il contattocon il Signore. Mediante questo contatto, e l'eucarestia e la Parola ce lo veicolano conparticolare forza, abbiamo la possibilità di attingere dalla sua forza vitale che opera lasalvezza.

Di fronte a qualche malattia, a qualche grosso problema o alla morte di una personacara, si insinua in noi la convinzione che il Signore voglia punirci ma il Dio che ci ha rivelatoGesù non è così. Se pensiamo alla sua azione per le strade della Palestina, egli non va certoin giro distribuendo disgrazie o morte ma ha compassione di chi so�re, si fa prossimo, necura le infermità, ridona la salute, prende su di sé tutte le so�erenze, perdona i peccati.È accanto a noi, so�re con noi, piange con noi, come davanti al sepolcro di Lazzaro, ciassicura che la morte sarà scon�tta anche in noi.

Non è facile credere che lui sia presente nel momento della so�erenza, vorremmo ilmiracolo, come per la �glia di Giàiro, la vedova di Nain, Lazzaro, ma i miracoli non sonodati per evitare il corso normale della vita, ci sono dati per a�rontarla in tutti i suoimomenti con la luce e la forza della fede. Dio non vuole la morte e Gesù è venuto a dirceloe dimostrarcelo.

La speranza è una virtù quando si accompagna ad una fede autentica, quella fede cheGesù vede nella donna e che raccomanda a Giàiro, una fede che non pretende ma che èaperta ad accogliere, quale che sia, la volontà del Padre. Sta a noi decidere se avere unaccostamento sterile come quello della folla che lo spinge da ogni lato, senza però toccarloveramente, oppure gettarsi ai suoi piedi e supplicarlo di salvarci.

Il Signore dice: �la tua fede ti ha salvato� (Mt 5, 34). C'è qualche episodio nella mia vita incui anche io posso testimoniare che la mia fede mi ha salvato?

238 3.16. Luca 9, 1�17

Luca 9, 1�17

91Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. 2Eli mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. 3Disse loro: �Non prendete

nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. 4Inqualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. 5Quanto a coloro che non vi accolgono,uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro�.6Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia eoperando guarigioni.

7Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perchéalcuni dicevano: �Giovanni è risorto dai morti�, 8altri: �È apparso Elia�, e altri ancora: �È risortouno degli antichi profeti�. 9Ma Erode diceva: �Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunquecostui, del quale sento dire queste cose?�. E cercava di vederlo.10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li presecon sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle vennero a saperloe lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevanobisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: �Congeda la folla perchévada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zonadeserta�. 13Gesù disse loro: �Voi stessi date loro da mangiare�. Ma essi risposero: �Non abbiamoche cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente�.14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: �Fateli sedere a gruppi dicinquanta circa�. 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i duepesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perchéli distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati:dodici ceste.

Nel brano che abbiamo scrutato Gesù, dopo aver chiamato gli apostoli uno ad uno1,convoca nuovamente i dodici per istruirli e poi inviarli a di�ondere il suo messaggio, conti-nuare la sua stessa opera. Trasmette loro il dono dello Spirito Santo e il potere di guarigionedalla malattia e dal male. Da questo dono trarranno la forza, la saggezza, il coraggio peressere testimoni del Signore. Il compito dell'inviato è quello di annunciare il regno di Dioe favorire l'incontro tra Gesù e le genti.

Egli li istruisce sul modo di comportarsi e su cosa portare: chiede loro di rinunciare albastone, utile per sorreggersi e per difendersi; alla bisaccia, per le provviste; al pane per ilviaggio; al denaro, alle due tuniche. Chiede un'essenzialità che rasenta l'imprudenza, maavendo ricevuto ciò di cui hanno veramente bisogno, ossia lo Spirito, sono rivestiti dellagrazia di Dio. L'unica sicurezza, l'unica difesa viene da lui non certo dalle loro capacitào dalle cose possedute: questo atteggiamento di �ducia nel Signore è la testimonianza piùcredibile che può dare il discepolo.

Con queste poche ma precise indicazioni viene delineata la condizione di vita del di-scepolo, il suo atteggiamento interiore. È qui tracciato l'identikit di una persona indifesa,forse vulnerabile ma che ha come suo unico bene il Signore dal quale trae forza e sicurezza.

I discepoli quindi si recano di casa in casa, di villaggio in villaggio, di città in cittàperché nessuno sia privato dell'annuncio della buona novella.

Gesù è consapevole che la missione a�data ai suoi non sempre sarà coronata da suc-cesso e, qualora fossero respinti, li esorta ad andarsene scuotendo la polvere dai sandali:��Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la

1Lc 6, 13-16

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 239

polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro��2. Questo era il gestoche compiva un giudeo quando tornava in patria da una terra pagana, e quindi impura.Anche di fronte alle resistenze non bisogna né scoraggiarsi né insistere ed imporsi, mascuotere la polvere dai sandali e andare avanti.

I discepoli hanno lo stesso potere di Gesù: guarire i malati e cacciare gli spiriti impuri,ma cosa signi�ca per noi oggi? Vuol dire farsi prossimo come nella parabola del Samaritano?Vuol dire portare una parola di speranza a chi non vede vie d'uscita dalla sua situazione?Vuol dire annunciare la buona novella, che Dio è un padre buono e che ha tanto amatoil mondo da mandare Suo Figlio per la nostra salvezza? Per poter testimoniare tutto ciòdevo però prima capire veramente cosa signi�ca e per lasciarmi coinvolgere pienamentedevo allora trasformare questa frase: Dio mi ama, ama me, Graziella, mi ama da primache io nascessi e ha lasciato che suo Figlio si sacri�casse per me.

Penso che anche noi oggi siamo chiamati ad annunciare il Regno di Dio, ai suoi Gesùtrasmette i suoi poteri, li rende capaci di combattere e vincere le forze del male ma nonsempre sono consapevole di questo grande dono: penso a quando in preparazione delgiubileo del 2000 mi fu chiesto di partecipare alla missione cittadina e al mio ri�uto. Discuse ne trovai molte: il lavoro, la famiglia, la mia inadeguatezza. Oggi, ri�ettendo, possodire che principalmente non ebbi il coraggio di accettare quanto il Signore mi chiedevaperché facevo leva solo sulle mie presunte capacità mentre avrei dovuto a�darmi e contaresolo su di Lui. Oggi sono forse un pochino più consapevole della mia responsabilità dicristiana in cammino e cerco, quando ne ho l'opportunità, di portare a chi è nella so�erenza,la Parola del Signore per aprire il loro cuore alla speranza.

Proseguendo col brano leggiamo: �Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questiavvenimenti�3. Anche grazie alla predicazione dei dodici, la fama del maestro si di�ondeal punto da arrivare alle orecchie di Erode, che rappresenta l'autorità politico-giudaica,al punto da rimanere incuriosito dai discorsi e dalle opere che Gesù compie. Forse hapaura di veder compromesso il suo potere, non sa cosa pensare circa le voci che girano suquell'uomo. Alcuni pensano che sia Giovanni Battista tornato in vita, che proprio Erodeaveva fatto uccidere, o forse il profeta Elia, che nel giudaismo si riteneva dovesse tornareprima della venuta del Messia, ma questo ruolo Gesù lo aveva invece attribuito a GiovanniBattista, oppure uno degli antichi profeti risorti. Il tetrarca vuole vedere Gesù, ma la sua èsemplice curiosità, non ha nessuna intenzione di mettersi in discussione, non è disposto adascoltare con cuore aperto, a correggere il suo modo di vivere a motivo di quell'incontro.Erode non ha la consapevolezza del passaggio di Gesù nella sua vita, preferisce, per lapropria tranquillità, mettere a tacere quella voce che lo interpella.

Erode è perplesso e si domanda: ��chi è dunque costui, del quale sento direqueste cose?��4. Ci sono stati momenti nella mia vita in cui mi sono posta anch'ioquesta domanda, nel momento in cui s'impone una presa di posizione, un'assunzione liberae consapevole della fede. All'inizio l'ho abbracciata per tradizione, perché nella mia famigliasi respirava quell'aria, perché mia madre la sera durante i viaggi di papà ci chiamava tuttinel lettone a pregare perché tornasse sano e salvo, perché era bello quando mio padre miaccompagnava a messa la domenica. Poi però scatta qualcosa e quella voce la si cominciaad ignorare, è qualcosa che sembra non ha più nulla da dirci. Prima o poi però arriva iltempo in cui certe inquietudini emergono, quella voce che avevo cercato di so�ocare tornaa farsi sentire. Può essere un dolore, un lutto o l'incontro con qualche persona che, comenel mio caso, è riuscita a scuotere il mio torpore, mi ha aiutata a far emergere il bisognodi `vedere il Signore' senza aver paura di a�rontare tutti i miei limiti e le mie debolezze.

2Lc 9, 53Lc 9, 7b

4Lc 9, 9

240 3.16. Luca 9, 1�17

Quando i dodici tornano dalla predicazione, riferiscono a Gesù quasi con soddisfazione,quanto avevano fatto e insegnato, la loro missione è stata e�cace ne è la prova quellafolla che li segue. Gesù accoglie tutti, cura i malati, parla del regno, continua a prendersicura della folla anche quando gli stessi discepoli lo invitano a congedarla in modo chevadano in cerca di cibo nei villaggi intorno. Il giorno sta per terminare e c'è una concretanecessità: quella di cenare. ��Voi stessi date loro da mangiare��5. È ironia o �ducia?Gesù provoca i suoi, infatti come potrebbero sfamare le quasi cinquemila persone? Comepotrebbero andare a comprare il cibo se è sera e la zona è desertica? Hanno solo cinquepani e due pesci che cos'è questo per tanta gente? Ma a Gesù basta quel poco per sfamaretutti, per Lui il comprare va sostituito con il condividere ma non vuole compiere il miracoloda solo, dal nulla ma chiede la collaborazione dei discepoli.

È in fondo quanto devo fare io, vedere quello che ho e avere più �ducia in me stessa,non spaventarmi dei pochi mezzi e soprattutto non delegare. Per capire quanto si è ingrado di dare bisogna accettare le s�de o meglio quella che a noi sembra una s�da, unaprova è, in realtà un atto di �ducia del Signore nei nostri confronti. Gesù non ha sostituitoi suoi quando sbagliavano ma li ha sostenuti e incoraggiati.

Con quei pochi pani tra le mani, Gesù alza gli occhi al cielo e li benedice, cioè si rivolgea Dio e riconosce in lui la fonte di ogni bene. Benedire i pani signi�ca riconoscerli comedoni e come tali vanno ridistribuiti. Il risultato che si ottiene è superiore ad ogni calcolo.

Il pane è l'alimento per eccellenza, è così importante che nella preghiera che Gesù ciha insegnato chiediamo a Dio ��il nostro pane quotidiano��6 e anche la Bibbia è pienadi riferimenti al pane, alcune volte come cibo7, altre volte come alimento spirituale ma sianell'Antico che nel Nuovo Testamento è espressa la volontà di Dio di provvedere a tutti,anche nelle situazioni più di�cili, come può esserlo un luogo desertico e un numero cosìingente di persone.

Questi gesti di Gesù: la benedizione, lo spezzare il pane, la distribuzione con l'aiutodei discepoli, la raccolta di quanto avanzato, fanno pensare all'eucarestia. Questo brano,l'ultima cena, la cena con i discepoli di Emmaus, manifestano i modo esemplare la logicadella vita di Gesù una vita basata sul dono di se e noi che ci riteniamo suoi discepolidobbiamo avere il suo stesso atteggiamento.

Gesù ci o�re la possibilità di essere partecipi della sua missione, ci ha donato il Suo Spirito perproseguire la sua opera, abbiamo il coraggio di dare la nostra piena disponibilità ad essere un pontetra il Signore e il prossimo vivendo la nostra fede con coerenza?

5Lc 9, 136Mt6, 11b

7Gen 3, 19; 1Re 7, 48; 2Re 4, 42

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 241

Luca 9, 18�50

918Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed eglipose loro questa domanda: �Le folle, chi dicono che io sia?�. 19Essi risposero: �Giovanni il

Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto�. 20Allora domandò loro:�Ma voi, chi dite che io sia?�. Pietro rispose: �Il Cristo di Dio�. 21Egli ordinò loro severamentedi non riferirlo ad alcuno.

22�Il Figlio dell'uomo - disse - deve so�rire molto, essere ri�utato dagli anziani, dai capi dei sacerdotie dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno�.23Poi, a tutti, diceva: �Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la suacroce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà lapropria vita per causa mia, la salverà. 25Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna ilmondo intero, ma perde o rovina se stesso? 26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui sivergognerà il Figlio dell'uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.27In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regnodi Dio�.28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sulmonte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida esfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria,e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni eranooppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano conlui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: �Maestro, è bello per noi esserequi. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia�. Egli non sapeva quelloche diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nellanube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: �Questi è il Figlio mio, l'eletto;ascoltatelo!�. 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferironoa nessuno ciò che avevano visto.37Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una grande folla gli venne incontro. 38Aun tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: �Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio �glio,perché è l'unico che ho! 39Ecco, uno spirito lo a�erra e improvvisamente si mette a gridare, loscuote, provocandogli bava alla bocca, se ne allontana a stento e lo lascia s�nito. 40Ho pregatoi tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti�. 41Gesù rispose: �O generazione incredulae perversa, �no a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conduci qui tuo �glio�. 42Mentre questisi avvicinava, il demonio lo gettò a terra scuotendolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spiritoimpuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43E tutti restavano stupiti di fronte allagrandezza di Dio.

Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: 44�Mettetevi benein mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini�.45Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano ilsenso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.46Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. 47Allora Gesù, conoscendo ilpensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48e disse loro: �Chi accoglierà questobambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chiinfatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande�.49Giovanni prese la parola dicendo: �Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuonome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi�. 50Ma Gesù gli rispose:�Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi�.

Il brano di Luca ci presenta la �gura di Gesù, che dopo essersi raccolto in preghiera,pone un interrogativo fondamentale ai suoi discepoli.

242 3.17. Luca 9, 18�50

La domanda si articola in due fasi naturale conseguenza dello smarrimento che si eravenuto a creare con la sua predicazione: ��Le folle, chi dicono che io sia?�. Essirisposero: �Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profetiche è risorto��1.

Il titolo di profeta che Gesù ha rivendicato solo in modo indiretto e velato, ma che le follegli hanno chiaramente attribuito, aveva un valore messianico poiché lo spirito di profeziadoveva secondo l'attesa del giudaismo ritornare come segno dell'era messianica, sia nellapersona di Elia, sia sotto forma di un'e�usione generale dello spirito. Nella realtà dei fattial tempo di Gesù già si erano presentati falsi profeti. Solo Giovanni, fu veramente profeta,quel precursore venuto con lo spirito di Elia come era stato annunziato. Era normale quindilo smarrimento della gente che ritroviamo nella prima risposta dei discepoli.

Gesù va oltre, rivolgendosi direttamente a coloro che lo seguivano: ��Ma voi, chi diteche io sia?��2. Questa volta è Pietro a prendere la parola e a rispondere anche per glialtri facendo la prima vera professione di fede: �Pietro rispose: �Il Cristo di Dio��3.

Allo smarrimento della folla si contrasta quindi la fermezza di Pietro. In Matteo Gesùrisponderà a Pietro: ��Beato sei tu, Simone, �glio di Giona, perché né carne nésangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli��4, ad indicare chela sua professione di fede non giunge da una rivelazione umana e terrena, identi�cabilenell'espressione carne e sangue, ma è frutto di una rivelazione divina.

Questa confessione di Pietro che parla in nome del gruppo degli apostoli, è di grandeimportanza e segna una svolta decisiva nella vita terrena di Gesù. Mentre la folla sismarrisce nei suoi pensieri sul conto di Lui allontanandosi sempre di più, i suoi discepoliriconoscono per la prima volta in maniera esplicita che egli è il Messia. Da questo momentoGesù dedicherà i suoi sforzi a formare questo piccolo nucleo dei primi credenti e a puri�carela loro fede.

Proprio per evitare dubbi interpretativi sulla sua reale missione, Gesù impone da subitoil silenzio ai suoi discepoli, una consegna del silenzio che sarà tolta solo dopo la sua morte.Poiché il popolo si faceva un'idea nazionalista e guerriera del Messia, molto diversa daquella che Gesù voleva incarnare, gli occorreva usare molta prudenza, almeno in terrad'Israele, per evitare spiacevoli equivoci sulla sua missione.

Subito dopo questa consegna farà loro la prima rivelazione sulla Sua passione e resur-rezione. In questo momento cruciale, in cui ha appena ottenuto dai discepoli la primaprofessione di fede esplicita nella sua messianicità, Gesù fa questo importante annunzio:al compito glorioso di Messia egli aggiunge il compito doloroso di servo so�erente. Conquesta rivelazione che sarà ra�orzata qualche giorno dopo dalla tras�gurazione, anch'essaseguita dall'imposizione del silenzio e da un annunzio analogo, egli prepara la loro fede allaprossima crisi della sua morte e resurrezione.

Questo annunzio sarà seguito da molti altri, ma sempre dietro un naturale incompren-sione da parte dei discepoli. Addirittura, nel parallelo di Matteo si legge: �Pietro loprese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: �Dio non voglia, Signore;questo non ti accadrà mai�. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: �Va' dietro ame, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondogli uomini!��5.

Il processo di educazione alla vera fede dei suoi discepoli, prosegue con le condizioni daaccettare per poterlo seguire: ��Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sestesso, prenda la sua croce e mi segua��6, e in Matteo leggiamo: ��chi non prende

1Lc 9, 18b-192Lc 9, 203Lc 9, 20b

4Mt 16, 17b5Mt 16, 22-236Lc 9, 24b

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 243

la propria croce e non mi segue, non è degno di me��7. L'invito esplicito è allarinuncia alla propria vita terrena per puntare a guadagnare la vita eterna nel regno deicieli: ��Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perdutola propria vita per causa mia, la troverà��8, dove per trovare si intende guadagnare,ottenere e procurare. Sempre in Matteo leggiamo inoltre: ��chi invece mi rinnegheràdavanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli��9.Al momento del giudizio �nale, quando il Figlio consegnerà gli eletti al Padre. Il riferimentoal regno di Dio in questo passo è duplice: da una parte il regno del Padre instaurato con ilgiudizio �nale, dall'altra il regno del Cristo che si manifesta con la rovina di Gerusalemme.

Per ra�orzare ancora di più questi concetti di fronte a tre eletti Gesù si tras�gura.L'episodio della tras�gurazione, nel parallelo di Matteo mette in rilievo la manifestazionedi Gesù come nuovo Mosè, che incontra Dio su un nuovo Sinai, nella nube, con il voltoluminoso, assistito dai due personaggi che hanno bene�ciato di rivelazioni sul Sinai e cheimpersoni�cano la legge e i profeti che Gesù viene a completare. Luca mette in risaltol'esperienza personale di Gesù che nel corso di una preghiera ardente e trasformante, èilluminato dal cielo sulla partenza, cioè sulla sua morte, che troverà compimento a Gerusa-lemme, così come nel discorso che Gesù conduce con Mose ed Elia che parlano con lui dellasua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Per Luca, Gerusalemmesarà il centro predestinato per l'opera salvi�ca. La liberazione messianica del popolo elettodovrà passare per questo luogo.

È per questo che Luca pone l'episodio subito dopo il primo annuncio della passione,ancora una volta sottolineando anche il contesto temporale, speci�cando cioè il momentoin cui ciò avviene: �Circa otto giorni dopo questi discorsi�10, mentre secondo Marcociò avviene: �Sei giorni dopo�11. In Luca la �gura di Mosè ed Elia si accosta a quelladi due angeli che accompagnano e confortano Gesù in questo forte momento di preghiera.Tutto ciò è suggellato dalla voce celeste che ordina ai discepoli di ascoltarlo come il nuovoMosè e di prostrarsi a lui come al nuovo Maestro. Al termine rimarrà solo lui perché bastalui a rappresentare la nuova legge, perfetta e de�nitiva. Egli è però anche il servo che deveso�rire e morire prima di entrare de�nitivamente nella gloria con la resurrezione.

Ancora una volta, nell'episodio esce fuori la candida incapacità dei discepoli non solodi comprendere, ma anche di vivere quello che i loro occhi osservano, presi dallo spavento,incapaci di comprendere la gloria di Gesù, segni dai quali risulta che Dio abita e agiscenel Cristo, in attesa della piena manifestazione della risurrezione. Tutto ciò che Pietrosarà in grado di dire è: ��Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo trecapanne, una per te, una per Mosè e una per Elia��12. A rispondere, dalla nubesarà direttamente la voce di Dio: ��Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho postoil mio compiacimento. Ascoltatelo� All'udire ciò, i discepoli caddero con lafaccia a terra e furono presi da grande timore�13.

Ritroviamo in Marco: �ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevanovisto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennerofra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti�14. Comebiasimarli di fronte a questo annuncio?

In realtà Gesù stava annunciando loro una nuova Pasqua. Fino ad allora la tradizionegiudaica interpretava la parola Pasqua nel senso di passaggio con il riferimento al passaggiodell'angelo di Dio in Egitto che uccide i primogeniti salvando, ovvero passando oltre, le

7Mt 10, 388Mt 10, 399Mt 10, 33

10Lc 9, 28a

11Mc 9, 2a12Lc 9, 3313Mt 17, 5b-614Mc 9, 9b-10

244 3.17. Luca 9, 18�50

tende degli israeliti, un passaggio dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita. IlCristo annuncia invece che sta per passare da questo mondo, prigioniero del peccato, versoil Padre, la Terra Promessa. L'incapacità da parte dei discepoli di comprendere questomessaggio è come un segreto da mantenere, la cui piena rivelazione sarà riservata agliultimi istanti. Nemmeno loro abituati a vivere con lui quotidianamente e testimoni di tantieventi �no ad allora contrari e lontani dalla razionalità umana, riescono a comprendere ilvero senso di quelle parole. Esperienza comune raccontata in tutti e tre gli evangelisti èproprio l'incapacità di vivere questi episodi. In Luca addirittura si sottolinea come questifossero oppressi dal sonno, così come nel Getsèmani. Gesù va incontro alla morte e loro silasciano coinvolgere dalla stanchezza �sica.

La tras�gurazione di Gesù ricorda inoltre l'incapacità di riconoscerlo se non dietro unavisione diversa della sua �gura, dietro una parola o un segno così come fu per i discepolidi Èmmaus.

Subito dopo Luca pone un ulteriore episodio a conferma della grandezza di Dio e delsuo operare per mezzo del Figlio, attraverso un esorcismo nei confronti di un indemoniato,di fronte al quale nulla avevano potuto i discepoli. Ma ancora una volta Gesù primadi agire, chiede una professione di fede al padre del ragazzo indemoniato il quale nelparallelo di Marco a�erma: ��se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci��15.La risposta di Gesù è un rimprovero perentorio: ��Se tu puoi! Tutto è possibile perchi crede��16. Il padre del fanciullo, riconoscendo i suoi limiti, a�erma: ��Credo; aiutala mia incredulità!��17. Più tardi i discepoli chiederanno perché loro non sono riuscitia scon�ggere il demonio. La risposta di Gesù sarà: ��Questa specie di demòni non sipuò scacciare in alcun modo, se non con la preghiera��18, a�dando un ulterioreinsegnamento agli uomini che lo seguivano.

I tempi sono quindi maturi per Luca per un nuovo annuncio della passione, al qualeancora una volta i discepoli risponderanno con un contrasto tutto terreno su chi era fradi loro il più grande. La cosa che ancor di più rileva è che lo stesso Luca nel raccontarel'evento racconta che i discepoli erano ancora sbalorditi per ciò a cui avevano assistito eper l'annuncio di Gesù che per loro rimaneva un mistero, che segnava l'incomprensione,la tristezza, la paura, senza che alcuno avesse il coraggio però di porgere delle domandea riguardo. La conseguenza di ciò è la nascita della discussione su chi fra loro sia il piùgrande. In Luca la risposta di Gesù giunge non dopo una domanda speci�ca, ma dopouna lettura silente del loro cuore: ��Chi accoglie uno solo di questi bambini nelmio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che miha mandato��19. Più avanti sempre in Luca si legge: ��Chi ascolta voi ascolta me,chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi hamandato��20. In Giovanni: ��In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui cheio manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato��21.

Un insegnamento semplice, chiaro e spiazzante, dove, nel parallelo di Matteo si aggiungeche il diventare bambini e assumere la loro semplicità è la condizione per entrare nel regnodei cieli: ��se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entreretenel regno dei cieli��22. In Luca leggiamo: ��chi tra voi è più grande diventi comeil più giovane, e chi governa come colui che serve��23. Più avanti: ��Perchéchiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato��24. Nel parallelo diMatteo l'insegnamento di Gesù avviene dopo una domanda speci�ca da parte dei discepoli:

15Mc 9, 22b16Mc 9, 23b17Mc 9, 24b18Mc 9, 29b19Lc 9, 37

20Lc 10, 1621Gv 13, 2022Mt 18, 3b23Lc 22, 26b24Lc 14, 11

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 245

��Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?��25, e quindi non come in Luca aseguito di una lettura del cuore da parte di Gesù. In Marco è invece Gesù che chiedeloro: ��Di che cosa stavate discutendo per la strada?��26, senza però che i discepoliabbiano il coraggio di rispondere. In Marco l'insegnamento è ancora più profondo: ��Seuno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti��27.

L'ultimo insegnamento che Gesù dona ai discepoli in questo passo è la tranquillità diaccettare chi opera nel suo nome: ��chi non è contro di voi, è per voi��28. Nelparallelo di Marco leggiamo: �non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nomee subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi��29.In realtà la questione si poneva in quanto secondo la mentalità degli antichi, il nome èinseparabile dalla persona e partecipa delle sue prerogative. Così l'invocazione del nomedi Gesù richiama la potenza di Gesù. Tale invocazione, per riuscire e�cace, richiede daparte di chi vi fa ricorso una vera e propria professione di fede. È questo l'insegnamentogiunto �no a noi, e che allo stesso tempo ci aiuta a non farci incorrere e condizionare daquegli episodi di manipolazione della nostra fede. Ancora oggi, grazie alle parole del Cristo,invochiamo il nome di Gesù e ci abbandoniamo alla sua potenza. A noi aggiungere a tuttociò la fede richiesta a�nché la potenza dell'altissimo giunga ad ascoltare le nostre richieste.

Gesù allora come oggi, ha comunicato i suoi insegnamenti ai discepoli. Questi insegna-menti oggi sono giunti �no a noi. Sono nelle nostre mani. Sta a noi accoglierli, accettarlie metterli in pratica. Lui c'è e tutto vede e conosce, nel segreto del nostro cuore.

Quale sarebbe la mia risposta se oggi venisse Gesù davanti a me e in un faccia a faccia mi chiedesse:��Ma voi, chi dite che io sia?�� (Lc 9, 20)? Mi sentirei smarrito come la folla o sarei pronto afare la mia professione di fede come ha fatto Pietro?

Questa professione di fede è una professione individuale o ha bisogno del supporto della comunitàper esprimerla?

Quali sono gli insegnamenti che oggi Gesù vuole dare alla mia vita? E io sono in grado di accoglierli?

25Mt 18, 1b26Mc 9, 33b27Mc 9, 35b

28Lc 9, 50b29Mc 9, 39b-40

246 3.18. Luca 9, 51�10, 20

Luca 9, 51�10, 20

951Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la fermadecisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi

si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. 53Ma essinon vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando viderociò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: �Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dalcielo e li consumi?�. 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: �Ti seguirò dovunque tu vada�. 58E Gesùgli rispose: �Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo nonha dove posare il capo�. 59A un altro disse: �Seguimi�. E costui rispose: �Signore, permettimi diandare prima a seppellire mio padre�.60Gli replicò: �Lascia che i morti seppelliscano i loro morti;tu invece va' e annuncia il regno di Dio�. 61Un altro disse: �Ti seguirò, Signore; prima peròlascia che io mi congedi da quelli di casa mia�. 62Ma Gesù gli rispose: �Nessuno che mette manoall'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio�.

101Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a séin ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: �La messe è abbondante, ma

sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali enon fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: �Pace aquesta casa!�. 6Se vi sarà un �glio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritorneràsu di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora hadiritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. 8Quando entrerete in una città e viaccoglieranno, mangiate quello che vi sarà o�erto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro:�È vicino a voi il regno di Dio�. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscitesulle sue piazze e dite: 11�Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noila scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino�. 12Io vi dico che, in quelgiorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

13Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigiche avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebberoconvertite. 14Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 15E tu,Cafàrnao, sarai forse innalzata �no al cielo? Fino agli inferi precipiterai!16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza coluiche mi ha mandato�.17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: �Signore, anche i demòni si sottomettono a noinel tuo nome�. 18Egli disse loro: �Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io viho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nullapotrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevipiuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli�.

Il brano di Luca che abbiamo scrutato riporta l'inizio del viaggio di Gesù verso Geru-salemme. Per Luca Gerusalemme è il centro predestinato dell'opera salvi�ca: rappresentail punto di arrivo del suo vangelo ed il punto di partenza degli atti degli apostoli. Perquesto, ad esempio, secondo Luca tutti gli incontri tra Gesù risorto e i discepoli si svol-geranno a Gerusalemme, con la sola eccezione dell'episodio dei discepoli di Èmmaus1. Lostesso evangelista dichiara il motivo che spinge Gesù a recarsi a Gerusalemme: �Mentrestavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese laferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme�2. Questa espres-sione fa riferimento alla sua assunzione e comprende sia gli ultimi giorni del suo destino

1Lc 24,13-35 2Lc 9,51

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 247

so�erente, sia i primi di quello glorioso, ossia passione, morte, risurrezione ed ascensione.La decisione di Gesù di recarsi a Gerusalemme è espressa, letteralmente, con l'immaginebiblica dell'indurimento del volto (to prosopon esterisen, �indurì il volto�). Con questaespressione, che richiama l'atteggiamento del servo so�erente in Isaia: �Il Signore Diomi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia facciadura come pietra, sapendo di non restare confuso�3, Luca sottolinea la risolutezzadi Gesù nell'a�rontare il destino che lo attende a Gerusalemme.

Il primo episodio è il ri�uto opposto da un villaggio della Samaria ad accoglierlo, ri�utodovuto non tanto per la sua persona quanto per la meta del suo viaggio. L'inimicizia tragiudei e samaritani ha origine molto antiche e risale ai tempi della divisione del regno indue, ai tempi del re Roboamo, �glio di Salomone4. A seguito di questa divisione anche lastoria religiosa dei due regni si separerà e giudei e samaritani, da appartenenti allo stessopopolo di Dio, si considereranno stranieri gli uni con gli altri. A questo ri�uto Giacomo eGiovanni, fedeli al loro soprannome di �gli del tuono, chiedono a Gesù: ��Signore, vuoiche diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?��5. Non deve sorprenderela loro richiesta in quanto la scrittura presenta diversi episodi del genere. Quando Eliavaticinò la morte al re Acazia, questi inviò dei soldati per condurlo da lui. �Allora glimandò un comandante di cinquanta con i suoi cinquanta uomini. Questi salìda lui, che era seduto sulla cima del monte, e gli disse: �Uomo di Dio, il re hadetto: �Scendi!��. Elia rispose al comandante dei cinquanta uomini: �Se sonouomo di Dio, scenda un fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta�. Scese unfuoco dal cielo e divorò quello con i suoi cinquanta. Il re mandò da lui ancoraun altro comandante di cinquanta con i suoi cinquanta uomini. Questi gli disse:�Uomo di Dio, ha detto il re: �Scendi subito��. Elia rispose loro: �Se sonouomo di Dio, scenda un fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta�. Sceseil fuoco di Dio dal cielo e divorò lui e i suoi cinquanta. Il re mandò ancoraun terzo comandante di cinquanta con i suoi cinquanta uomini. Questo terzocomandante di cinquanta salì e, giunto, cadde in ginocchio davanti a Elia e losupplicò: �Uomo di Dio, sia preziosa ai tuoi occhi la mia vita e la vita di questituoi cinquanta servi. Ecco, è sceso un fuoco dal cielo e ha divorato i due primicomandanti di cinquanta con i loro uomini. Ora la mia vita sia preziosa ai tuoiocchi�. L'angelo del Signore disse a Elia: �Scendi con lui e non aver paura dilui��6. Anche il suo discepolo Eliseo si comporterà in maniera simile: �Di lì Eliseo salìa Betel. Mentre egli andava per strada, uscirono dalla città alcuni ragazzettiche si burlarono di lui dicendo: �Sali, calvo! Sali, calvo!�. Egli si voltò, liguardò e li maledisse nel nome del Signore. Allora uscirono dalla foresta dueorse, che sbranarono quarantadue di quei bambini�7. Questi episodi, al di là diogni considerazione morale, hanno lo scopo di inculcare il rispetto e la sottomissione chesono dovuti ai rappresentanti di Dio. Così Elia accettò di scendere col terzo comandante,il quale si dimostrò rispettoso delle sue prerogative, così Eliseo si mostrerà bene�co con chiriconoscerà la sua missioneQuesti episodi, al di là di ogni considerazione morale, hanno loscopo di inculcare il rispetto e la sottomissione che sono dovuti ai rappresentanti di Dio.Così Elia accettò di scendere col terzo comandante, che si dimostrò rispettoso delle sueprerogative, così Eliseo si mostrerà bene�co con chi riconoscerà la sua missione8.

Alla proposta di Giacomo e Giovanni Gesù risponde invece rimproverandoli. Luca usalo stesso verbo (epitimao, ordinare, rimproverare) utilizzato da Gesù nei suoi esorcismi, dal

3Is 50,742Cr 105Lc 9,54b

62Re 1,9-15a72Re 2,23-2482Re 2,19-22; 2Re 4

248 3.18. Luca 9, 51�10, 20

momento che i due discepoli si oppongono al suo cammino verso la croce proponendogliuna visione trionfalistica della sua missione, da attuare ad ogni costo. Molti codici, siaunciali che minuscoli, riportano il rimprovero: ��Voi non sapete di che spirito siete. Poichéil Figlio dell'uomo non è venuto a perdere le anime degli uomini, ma a salvarle��9. Questorimprovero, benché non sia ricompreso nel testo biblico, è comunque rivelatore della mis-sione di Gesù. Egli infatti non rinuncerà mai a cercare di aprire gli occhi ai suoi avversari,di toccare i loro cuori per salvarli. Ancora sulla croce dirà: �Gesù diceva: �Padre,perdona loro perché non sanno quello che fanno��10. Gesù quindi rompe con unatradizione fatta di gesti anche estremi pur di a�ermare la supremazia dei rappresentati diDio e inaugura una stagione in cui per essere veramente grandi, occorre farsi piccoli11 erinunciare all'imposizione per servire nell'amore. Gesù rimprovera i due apostoli perchénon sono ancora entrati in questa nuova logica.

Anche noi ogni giorno parliamo e sentiamo parlare di stranieri, di persone di culturediverse che cercando un futuro per loro e per le famiglie a costo di enormi disagi, a volteanche della vita, cercano accoglienza nella nostra terra ma a molti di noi lo straniero fapaura, la non conoscenza di chi è l'altro, ci mette in allarme, più pronti a difenderci che acercare di capire, Gesù sperimenta su di se questa tendenza degli uomini ma il suo invitoè quello di superare la nostra paura della diversità per aprirci all'accoglienza, scoprendo inogni persona un fratello in Cristo e ci invita all'accoglienza, come si legge nel vangelo diMatteo: ��ero straniero e mi avete accolto��12.

Proseguendo il cammino verso Gerusalemme, l'evangelista prosegue raccontando gliincontri di Gesù con tre diverse persone. Sono persone che hanno dichiarato la loro volontàdi seguire Gesù o, in un caso, della risposta alla sua chiamata. Non sono dialoghi capacidi comunicare entusiasmo: ��il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo��13,��Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regnodi Dio��14, ��Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adattoper il regno di Dio��15. Anche in questo caso siamo di fronte ad una rottura molto fortecol passato. Per gli ebrei il seppellire i propri genitori signi�ca rispettare il comandamentoricevuto da Dio: ��Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoigiorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà��16. Inoltre, quando Elia chiamòEliseo, gli permise di andare a salutare i propri genitori prima di unirsi a lui: �Partitodi lì, Elia trovò Eliseo, �glio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoidavanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elia, passandogli vicino,gli gettò addosso il suo mantello. Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elia,dicendogli: �Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò�. Eliadisse: �Va' e torna, perché sai che cosa ho fatto per te��17. La di�erente rispostadi Gesù sta a sottolineare una diversa importanza della missione che abbiamo davanti.L'urgenza è superiore a qualsiasi altra cosa e non è possibile volgersi indietro neanche perun saluto o una sepoltura. Tra tutte le risposte, però, la prima è, per così dire, la menoinvitante: ��Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma ilFiglio dell'uomo non ha dove posare il capo��18. Si direbbe che Gesù faccia di tuttoper scoraggiare i tre, sembra che la sua intenzione sia più quella di respingere che attirare.In realtà lui non spegne l'entusiasmo ma le illusioni perché il discepolo non si appartiene.

In questi tre personaggi possiamo ritrovare molto di noi. Come il primo possiamoesserci trovati a dire con sincerità parole simili, perché ci siamo trovati in un momento di

9Y, K, M, P, 2, 134610Lc 23,34a11Lc 9,4812Mt 25,35b13Lc 9,58b

14Lc 9,60b15Lc 9,62b16Es 20,12171Re 19,19-2018Lc 9,58b

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 249

preghiera particolarmente sentita o partecipavamo ad una liturgia molto toccante, quandocioè stare con il Signore ci ha fatto sentire protetti. Davanti ad un lutto non è sempre facileaccettare la volontà di Dio, forse per i propri sensi di colpa presunti o reali, o più facilmenteper la nostra poca fede. Nel terzo ritroviamo le stesse di�coltà che possiamo incontrareanche noi. La volontà di seguire il Signore, ma anche la paura di non essere all'altezza, dicambiare il modo di vedere le situazioni, di accettarne la precarietà, di abbandonarci allaProvvidenza e accettare la croce, piccola o grande che sia, tutti i giorni. Tutte le faticheche il Signore ci chiede sono per imparare ad amare, per distaccarci da noi stessi perchél'amore da dare non si può calcolare né preventivare.

Il brano prosegue con l'invio di settantadue apostoli �a due a due davanti a sé inogni città e luogo dove stava per recarsi�19. Questa volta gli apostoli vengono inviaticome precursori spirituali. A di�erenza degli altri sinottici, Luca riporta due discorsi diinvio, il primo rivolto ai Dodici20, numero delle tribù d'Israele, l'altro ai settantadue (osettanta) discepoli, numero tradizionale delle nazioni pagane21. In entrambi i casi gli in-viati non possono portare con sé quasi nulla dovendo fare a�damento solo sulla Parola peril proprio sostentamento. Soprattutto Gesù avverte gli inviati sui pericoli della missione:��Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi��22. Nell'Antico Testa-mento, l'immagine dell'agnello contrapposto al lupo è riferita al giusto opposto all'empio23.Nonostante le di�coltà e i pochi mezzi materiali che i discepoli avranno per a�rontarli,l'avere la Parola li renderà capaci di superarle, come gli stessi apostoli riconosceranno du-rante l'ultima cena, leggiamo infatti dal vangelo di Luca: �Poi disse loro: �Quando viho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?�.Risposero: �Nulla��24.

Gesù conclude il suo discorso con il tema del giudizio e del ri�uto, situazioni da luiben conosciute. Gorazìn, Betsàida e Cafàrnao sono tre città nelle quali ha operato, dove iloro abitanti hanno udito l'annuncio e visto i miracoli ma non si sono convertite. In Tiro eSidone, città pagane, ci dice Gesù che il suo operato avrebbe ottenuto la conversione dellecittà intere. Il giudizio su Cafàrnao è ancora più severo e, citando Isaia25, Gesù accusaquesta città di essere arrogante ed idolatra. Gesù avverte anche chi sarà raggiunto dallaParola grazie alla loro missione: ��Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voidisprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato��26.

Tornati dalla loro missione, i discepoli andarono a riferire a Gesù pieni di gioia: ��Si-gnore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome��27. È la gioia legittimadi chi vede i frutti del proprio lavoro, i demoni che si sottomettono, le opere compiute nelnome di Gesù, un entusiasmo che da coraggio e li riempie di gioia. Gesù conferma di averdato loro il potere di sottomettere i serpenti e gli scorpioni e di comandare ai demoni manon devono però inorgoglirsi per ciò che hanno operato. Gesù gli risponde infatti: ��Nonrallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttostoperché i vostri nomi sono scritti nei cieli��28. Il vero motivo di gioia, profonda, dura-tura, inalterabile e che niente e nessuno potrà intaccare, non viene dalle vicende mutevolitemporali ma nasce dall'eterna comunione con Dio che salva.

Anche per noi oggi non deve mancare la certezza di una realtà fondamentale: la presenzadi Cristo risorto al nostro �anco ogni giorno, ogni momento. Solo questa certezza cipuò rendere capaci di vivere appieno la nostra missione e di aprirci ad essa accettando

19Lc 10,1b20Lc 9,1-221Gen 1022Lc 10,323Sir 13,17

24Lc 22,3525Is 14,13-1526Lc 10,1627Lc 10,17b28Lc 10,20

250 3.18. Luca 9, 51�10, 20

qualunque cosa il Signore abbia in serbo per noi, sapendo che, come dice Isaia: �Perchétu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo�29.

Gesù ci invia innanzi a sé in ogni città e villaggio. Nel tuo quotidiano, ti senti inviato? Vivi la tuamissione con la gioia della certezza che il tuo nome è scritto nei cieli?

29Is 43,4a

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 251

Luca 10, 21�42

1021In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: �Ti rendo lode, oPadre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e

le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è statodato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non ilFiglio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo�.

23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: �Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vidico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltareciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono�. 25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterloalla prova e chiese: �Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?�. 26Gesù gli disse:�Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?�. 27Costui rispose: �Amerai il Signore tuo Dio contutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuoprossimo come te stesso�. 28Gli disse: �Hai risposto bene; fa' questo e vivrai�.

29Ma quello, volendo giusti�carsi, disse a Gesù: �E chi è mio prossimo?�. 30Gesù riprese: �Unuomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono viatutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdotescendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto inquel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto,vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi locaricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tiròfuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: �Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lopagherò al mio ritorno�. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nellemani dei briganti?�. 37Quello rispose: �Chi ha avuto compassione di lui�. Gesù gli disse: �Va' eanche tu fa' così�.

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ellaaveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: �Signore, non t'importanulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti�. 41Ma il Signorele rispose: �Marta, Marta, tu ti a�anni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c'è bisogno.Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta�.

Il brano precedente con il quale ci eravamo lasciati prima della pausa estiva, si eraconcluso con il ritorno dei settantadue discepoli pieni di gioia. La loro missione era stataun successo e Gesù li aveva invitati ad esultare perché il loro nome era scritto in cieloed erano quindi in cammino verso il regno di Dio. Questo nuovo brano si apre in unaatmosfera di gioia e con una immagine molto bella: �Gesù esultò di gioia nello SpiritoSanto�1.

Come abbiamo già più volte visto, lo Spirito accompagna tutto il vangelo di Luca.Quello che ci insegna Gesù in questo passo è che per rendere grazie al Padre, abbiamobisogno dello Spirito Santo che è l'elemento necessario per trovare la vera gioia. La veragioia viene dallo Spirito e la vera lode a Dio, anch'essa ha bisogno dello Spirito. È quello chetroviamo nell'inizio del nostro brano quando Gesù a�erma: ��Ti rendo lode, o Padre,Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e aidotti e le hai rivelate ai piccoli��2.

Con questo messaggio Gesù manifesta che Dio predilige i piccoli e entra in comunionecon loro, donando la vera gioia. Perché ciò avvenga ci deve essere la condizione del cuoreumile e semplice, tale da accogliere, comprendere e riconoscere il Figlio di Dio. Non quindi

1Lc 10, 21 2Lc 10, 21b

252 3.19. Luca 10, 21�42

come i dotti e i sapienti che credono di possedere la conoscenza religiosa e morale, senzaaccettare di mettersi in discussione o di rivedere le proprie convinzioni.

La prima domanda che ci si pone davanti è quindi: qual è il mio atteggiamento davantial Signore? È quello del semplice che con �ducia e gratitudine accoglie l'amore di Dio eil suo progetto o è quello del presuntuoso che si �da solamente della propria intelligenza edelle proprie convinzioni?

Tornando al brano ed alla lode di Gesù, abbiamo come egli esulti nello Spirito e con�diai suoi discepoli il privilegio del quale godono, così come già in precedenza aveva lororivelato: ��A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solocon parabole, a�nché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano��3.

L'insegnamento che Gesù lascia ai suoi discepoli è ancora più vero e vivo per noi,soprattutto per quello che è il cammino comunitario che conduciamo, un cammino daprivilegiati perché a noi è dato conoscere. Attraverso la conoscenza di Gesù possiamogiungere al Padre e alla partecipazione al suo regno. Fondamentale è l'insegnamento cheGesù ci lascia: ��Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è ilFiglio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figliovorrà rivelarlo��4. La nostra beatitudine la ritroviamo anche in un brano di Matteo:��Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciòche voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non loascoltarono!��5. È questa la nostra posizione di privilegio: Gesù attraverso il camminocomunitario ci mostra il Padre. Non noi abbiamo scelto lui, è lui che ha scelto noi. A noidecidere se accettare e mettere in pratica la sua scelta.

Il brano prosegue con un ulteriore insegnamento, il grande comandamento dell'amorein risposta al dottore della legge: ��Maestro, nella Legge, qual è il grande coman-damento?�. Gli rispose: �Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,

con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primocomandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come

te stesso.Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti��6.Proviamo ad analizzare nel dettaglio la domanda e la risposta. Innanzitutto nel parallelodi Marco Gesù aggiunge: ��Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signo-

re��7. Questo sgombra subito qualunque dubbio sull'unico obiettivo verso il quale devetendere la nostra vita, soprattutto quella che noi viviamo dove le tentazioni e il rischio dideviare dal percorso che Dio ci ha disegnato è altissimo.

La domanda posta dal dottore della legge pone una richiesta su quale sia la condottadi vita più importante, soprattutto in un contesto quale quello ebraico permeato da mi-gliaia di norme e precetti. Pertanto, seppure la domanda sembra posta per mettere allaprova il maestro, è comunque una domanda lecita. Altrettanto spiazzante è la rispostanella sua semplicità e autorevolezza. In primo luogo viene l'amore verso Dio, così comesancito nel Deuteronomio: ��Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore,con tutta l'anima e con tutte le forze��8. Non un amore semplice, ma devastantee onnicomprensivo. Gesù dice di amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima econ tutte le forze: in sostanza con tutti noi stessi, senza risparmio, senza remore, senzadubbi, con tutta la forza che è in noi, e questo amore deve essere al primo posto. L'amoredi Dio così come è proposto nel Deuteronomio, non è una scelta, ma un comando. Questoamore, che corrisponde all'amore di Dio per il suo popolo, include il timore di Dio, l'obbligo

3Lc 8, 104Lc 10, 225Mt 13, 16-17

6Mt 22, 36-407Mc 12, 29b8Dt 6, 5

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 253

del suo servizio e l'osservanza dei suoi precetti. Se riusciamo in questo, tutto deriverà diconseguenza. Come si potrebbe non fare del bene, non amare il prossimo e tutto ciò checi circonda senza aver amato prima il Signore. Come potremmo non amare il prossimosenza aver prima sperimentato tutto quello che di bello, di profondo e immenso ci giungedall'amore verso Dio, e dopo aver sperimentato l'amore di Dio per noi. Quante volte nellanostra vita, abbiamo fatto del bene, carichi del bene e dell'amore ricevuto da Dio? Questovale anche come esperienza personale. Nella mia vita ho fatto del bene verso gli altri,soprattutto nei momenti in cui mi sono sentito amato e abbracciato da Dio. Sono riuscitoa restituire amore, per grazia dell'amore ricevuto.

Gesù conclude: ��Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge ei Profeti��9. Come potrebbe essere diversamente? Una volta amato Dio e amato ilprossimo, tutto deriverà di conseguenza. La ricompensa sarà molto semplice e alta, cosìcome descritto nel Levitico: ��Osserverete dunque le mie leggi e le mie prescrizioni,mediante le quali chiunque le metterà in pratica vivrà. Io sono il Signore��10.

Per non lasciare equivoci su chi sia il nostro prossimo, Gesù racconta quindi la paraboladel buon samaritano. Non importa chi tu sia, o cosa tu faccia, il prossimo sarà sempre coluiche il Signore ti pone davanti in quel momento, colui che avrà bisogno delle tue cure, deltuo aiuto, della tua sussistenza, in una parola del tuo amore, quello stesso che daresti se tisi ponesse davanti il Signore in persona. Non è importante chi si considera come prossimo,ma colui verso il quale si agisce come tale.

Nella parabola la premura amorevole del samaritano è descritta minuziosamente: inter-rompe il viaggio senza considerare la perdita di tempo e di danaro, si avvicina, gli prestasoccorso, lo carica sul suo cavallo, lo porta in albergo e si prende cura di lui. Fa tutto ciòche è in suo potere per alleviare la sua so�erenza. Perché fa tutto ciò? Perché, ci diceGesù, ne ebbe compassione. Noi nella vita di tutti i giorni sappiamo farci prossimo deinostri fratelli? La nostra coscienza sa dirci chi è il nostro prossimo? Non è sempre facilemettere al primo posto il fratello, piuttosto ci risulta più facile pensare ai poveri o ai malatidei paesi lontani, ma è molto meno facile quando è necessario farsi prossimo di chi vive inprossimità del nostro egoismo.

In�ne, nel brano ci vengono poste davanti le due �gure di Marta e Maria, la prima tuttainda�arata a svolgere i servizi casalinghi e la seconda incentrata ad ascoltare le parole delSignore. Anche questo è un episodio non troppo lontano dalla nostra vita quotidiana.Quante volte mi sono lasciato prendere dalle vicende quotidiane? Quante volte in unaintera giornata preso dagli impegni e dalla stanchezza non ho rivolto un pensiero a Dio?Quante volte ho rinunciato a lui per dedicarmi ad altro all'apparenza magari più pratico eutile, ma e�mero e vuoto dal punto di vista spirituale. In un parola quante volte mi sonocomportato come Marta? Maria invece si siede ai piedi di Gesù, in segno di riverenza, dirispetto, di ascolto e di preghiera, quello che deve essere l'atteggiamento del discepolo inunione con il Signore. Gesù ancora una volta coglie questo atteggiamento per indicarci lastrada da seguire. In Matteo leggiamo: ��Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio ela sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta��11. E in Giovanni:��Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane perla vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà��12. Inutile quindi darsi da fare perrincorrere quello che la vita quotidiana ci propone, quando la risposta è scritta e presentedavanti a noi, in quello che oggi Gesù ci sta donando con questo brano. Ricordiamociquindi la nostra posizione di privilegiati. Non tutti conoscono o hanno conosciuto Gesù

9Mt 22, 4010Lv 18, 5

11Mt 6, 3312Gv , 27a

254 3.19. Luca 10, 21�42

semplicemente perché Gesù non li ha scelti. Noi invece siamo stati scelti e ora ciò che contaè la nostra risposta alla sua chiamata.

Sono cosciente della mia posizione di privilegiato? Sento di essere stato scelto dal Signore? Comemetto in pratica il mio privilegio?

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 255

Luca 11, 1�13

111Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe �nito, uno dei suoi discepoli gli disse:�Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli�. 2Ed egli

disse loro: �Quando pregate, dite:

Padre,sia santi�cato il tuo nome,venga il tuo regno;3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,4e perdona a noi i nostri peccati,anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,e non abbandonarci alla tentazione�.

5Poi disse loro: �Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: �Amico, prestamitre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da o�rirgli�, 7e se quellodall'interno gli risponde: �Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo aletto, non posso alzarmi per darti i pani�, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché èsuo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perchéchiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il �gliogli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà unoscorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri �gli, quanto più ilPadre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!�.

Il brano precedente con il quale ci eravamo lasciati prima della pausa estiva, si eraconcluso con il ritorno dei settantadue discepoli pieni di gioia. La loro missione era stataun successo e Gesù li aveva invitati ad esultare perché il loro nome era scritto in cieloed erano quindi in cammino verso il regno di Dio. Questo nuovo brano si apre in unaatmosfera di gioia e con una immagine molto bella: �Gesù esultò di gioia nello SpiritoSanto�1.

Come abbiamo già più volte visto, lo Spirito accompagna tutto il vangelo di Luca.Quello che ci insegna Gesù in questo passo è che per rendere grazie al Padre, abbiamobisogno dello Spirito Santo che è l'elemento necessario per trovare la vera gioia. La veragioia viene dallo Spirito e la vera lode a Dio, anch'essa ha bisogno dello Spirito. È quello chetroviamo nell'inizio del nostro brano quando Gesù a�erma: ��Ti rendo lode, o Padre,Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e aidotti e le hai rivelate ai piccoli��2.

Con questo messaggio Gesù manifesta che Dio predilige i piccoli e entra in comunionecon loro, donando la vera gioia. Perché ciò avvenga ci deve essere la condizione del cuoreumile e semplice, tale da accogliere, comprendere e riconoscere il Figlio di Dio. Non quindicome i dotti e i sapienti che credono di possedere la conoscenza religiosa e morale, senzaaccettare di mettersi in discussione o di rivedere le proprie convinzioni.

La prima domanda che ci si pone davanti è quindi: qual è il mio atteggiamento davantial Signore? È quello del semplice che con �ducia e gratitudine accoglie l'amore di Dio eil suo progetto o è quello del presuntuoso che si �da solamente della propria intelligenza edelle proprie convinzioni?

Tornando al brano ed alla lode di Gesù, abbiamo come egli esulti nello Spirito e con�diai suoi discepoli il privilegio del quale godono, così come già in precedenza aveva loro

1Lc 10, 21 2Lc 10, 21b

256 3.20. Luca 11, 1�13

rivelato: ��A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solocon parabole, a�nché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano��3.

L'insegnamento che Gesù lascia ai suoi discepoli è ancora più vero e vivo per noi,soprattutto per quello che è il cammino comunitario che conduciamo, un cammino daprivilegiati perché a noi è dato conoscere. Attraverso la conoscenza di Gesù possiamogiungere al Padre e alla partecipazione al suo regno. Fondamentale è l'insegnamento cheGesù ci lascia: ��Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è ilFiglio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figliovorrà rivelarlo��4. La nostra beatitudine la ritroviamo anche in un brano di Matteo:��Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciòche voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non loascoltarono!��5. È questa la nostra posizione di privilegio: Gesù attraverso il camminocomunitario ci mostra il Padre. Non noi abbiamo scelto lui, è lui che ha scelto noi. A noidecidere se accettare e mettere in pratica la sua scelta.

Il brano prosegue con un ulteriore insegnamento, il grande comandamento dell'amorein risposta al dottore della legge: ��Maestro, nella Legge, qual è il grande coman-damento?�. Gli rispose: �Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,

con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primocomandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come

te stesso.Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti��6.Proviamo ad analizzare nel dettaglio la domanda e la risposta. Innanzitutto nel parallelodi Marco Gesù aggiunge: ��Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signo-

re��7. Questo sgombra subito qualunque dubbio sull'unico obiettivo verso il quale devetendere la nostra vita, soprattutto quella che noi viviamo dove le tentazioni e il rischio dideviare dal percorso che Dio ci ha disegnato è altissimo.

La domanda posta dal dottore della legge pone una richiesta su quale sia la condottadi vita più importante, soprattutto in un contesto quale quello ebraico permeato da mi-gliaia di norme e precetti. Pertanto, seppure la domanda sembra posta per mettere allaprova il maestro, è comunque una domanda lecita. Altrettanto spiazzante è la rispostanella sua semplicità e autorevolezza. In primo luogo viene l'amore verso Dio, così comesancito nel Deuteronomio: ��Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore,con tutta l'anima e con tutte le forze��8. Non un amore semplice, ma devastantee onnicomprensivo. Gesù dice di amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima econ tutte le forze: in sostanza con tutti noi stessi, senza risparmio, senza remore, senzadubbi, con tutta la forza che è in noi, e questo amore deve essere al primo posto. L'amoredi Dio così come è proposto nel Deuteronomio, non è una scelta, ma un comando. Questoamore, che corrisponde all'amore di Dio per il suo popolo, include il timore di Dio, l'obbligodel suo servizio e l'osservanza dei suoi precetti. Se riusciamo in questo, tutto deriverà diconseguenza. Come si potrebbe non fare del bene, non amare il prossimo e tutto ciò checi circonda senza aver amato prima il Signore. Come potremmo non amare il prossimosenza aver prima sperimentato tutto quello che di bello, di profondo e immenso ci giungedall'amore verso Dio, e dopo aver sperimentato l'amore di Dio per noi. Quante volte nellanostra vita, abbiamo fatto del bene, carichi del bene e dell'amore ricevuto da Dio? Questovale anche come esperienza personale. Nella mia vita ho fatto del bene verso gli altri,

3Lc 8, 104Lc 10, 225Mt 13, 16-17

6Mt 22, 36-407Mc 12, 29b8Dt 6, 5

Capitolo 3. Vangelo secondo Luca 257

soprattutto nei momenti in cui mi sono sentito amato e abbracciato da Dio. Sono riuscitoa restituire amore, per grazia dell'amore ricevuto.

Gesù conclude: ��Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge ei Profeti��9. Come potrebbe essere diversamente? Una volta amato Dio e amato ilprossimo, tutto deriverà di conseguenza. La ricompensa sarà molto semplice e alta, cosìcome descritto nel Levitico: ��Osserverete dunque le mie leggi e le mie prescrizioni,mediante le quali chiunque le metterà in pratica vivrà. Io sono il Signore��10.

Per non lasciare equivoci su chi sia il nostro prossimo, Gesù racconta quindi la paraboladel buon samaritano. Non importa chi tu sia, o cosa tu faccia, il prossimo sarà sempre coluiche il Signore ti pone davanti in quel momento, colui che avrà bisogno delle tue cure, deltuo aiuto, della tua sussistenza, in una parola del tuo amore, quello stesso che daresti se tisi ponesse davanti il Signore in persona. Non è importante chi si considera come prossimo,ma colui verso il quale si agisce come tale.

Nella parabola la premura amorevole del samaritano è descritta minuziosamente: inter-rompe il viaggio senza considerare la perdita di tempo e di danaro, si avvicina, gli prestasoccorso, lo carica sul suo cavallo, lo porta in albergo e si prende cura di lui. Fa tutto ciòche è in suo potere per alleviare la sua so�erenza. Perché fa tutto ciò? Perché, ci diceGesù, ne ebbe compassione. Noi nella vita di tutti i giorni sappiamo farci prossimo deinostri fratelli? La nostra coscienza sa dirci chi è il nostro prossimo? Non è sempre facilemettere al primo posto il fratello, piuttosto ci risulta più facile pensare ai poveri o ai malatidei paesi lontani, ma è molto meno facile quando è necessario farsi prossimo di chi vive inprossimità del nostro egoismo.

In�ne, nel brano ci vengono poste davanti le due �gure di Marta e Maria, la prima tuttainda�arata a svolgere i servizi casalinghi e la seconda incentrata ad ascoltare le parole delSignore. Anche questo è un episodio non troppo lontano dalla nostra vita quotidiana.Quante volte mi sono lasciato prendere dalle vicende quotidiane? Quante volte in unaintera giornata preso dagli impegni e dalla stanchezza non ho rivolto un pensiero a Dio?Quante volte ho rinunciato a lui per dedicarmi ad altro all'apparenza magari più pratico eutile, ma e�mero e vuoto dal punto di vista spirituale. In un parola quante volte mi sonocomportato come Marta? Maria invece si siede ai piedi di Gesù, in segno di riverenza, dirispetto, di ascolto e di preghiera, quello che deve essere l'atteggiamento del discepolo inunione con il Signore. Gesù ancora una volta coglie questo atteggiamento per indicarci lastrada da seguire. In Matteo leggiamo: ��Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio ela sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta��11. E in Giovanni:��Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane perla vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà��12. Inutile quindi darsi da fare perrincorrere quello che la vita quotidiana ci propone, quando la risposta è scritta e presentedavanti a noi, in quello che oggi Gesù ci sta donando con questo brano. Ricordiamociquindi la nostra posizione di privilegiati. Non tutti conoscono o hanno conosciuto Gesùsemplicemente perché Gesù non li ha scelti. Noi invece siamo stati scelti e ora ciò che contaè la nostra risposta alla sua chiamata.

Quale immagine ho di Dio Padre? Nell'arco della giornata, trovo dei momenti in cui sono a tu pertu con Lui, lo ascolto? Cosa suscita in me l'espressione `regno di Dio'? Mi lascio condurre nellapreghiera e nella vita dalla forza dello Spirito Santo?

9Mt 22, 4010Lv 18, 5

11Mt 6, 3312Gv , 27a