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It ritorno al Padre diBnzo Bianchi * Voglio proporvi la lettura di un solcr brano dc1 Vangclo, cl-re significativa- mente i Padri della Chiesa chiama- vano il uVangelo r-iel Var-rgelL)», pcr- ché coglievano in esso la sintcsj dcl messaggio dc11'annuncio fatto cla Cristo su Dio. Dio è i1 padre di Gesù c i1 paclrc c1i trrtti noi uomini, ma i1 Vangclo dclinca il volto cli cluestcr plJre irr rnillc prrole c rlreggiamcrr- ti Ji Cesir, che lrtrvrìrì() urìiì:irrtcsi nella parabola cler dr-re figli o, comc c'lovrcbbc csscrc chiamata, clel "Pa- clrc miscricorclioso" (capitolo 15 cli Luca), chc or:r lcggo. Un uouro :u,r'r,a cluc' figli. Il piir giorranc drssc irl paclrc: Prtlrc, dmrmì Ì:L pirrtc t1cì p;luirnorio chc nri s1-rcttir E rì padre eltvi- sc tr:ì lorr) lc so,.tu'rzc. Dopo non nroìtì gìorrr, il tiuììo piir giovaLte, raccoìre Ie srre cosc, plrrtì fcr-rn Lrircse lontano c sper- però Ic sLrc sostan:e vivcnclo cla dissolLr to. Qrrelrlo e bbc speso tr.rtto, i1l clucl p:rcsc vcrìrìc nrìa gralclc clrcstia ccl cgJi cornin- cio r trov:ìrsj rrcl bisogno. Allora endò e si misc a servi.io cli rrno rlegli abitanti rfi quelÌa regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi c.rn ìc carrubc che manqiavano i purcil ma nessuno gÌiene dava. Allora rientrcì in se stesso e disse: Quanti salariati in casa c1i mio padre hanno panc ir-r abbondanza c io qui muoio di famel Mi leverò e andrò da mio padre c gli dirò: Padre, ho pecca- to contro il Ciclo e contro di tel non so- no pitì degno di essere chiamato tuo fi- glio. Trrtrarri come uno Jei luoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Qttando era ancora lontano il padle 1cr vide e commosso g1i corse incontlo, gli si gettò a1 coilo c 1o baciò. 11 figlio g1i disse: Padrc, ho pcccato contro il Cielo e con- tro di tc; non soro più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma rl paclre clisse ar servi: Presto, portate qui r1 vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anelkr al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e faccia- mo festa, perché cluesto mio figlio cra morto ed è tornato rn vita, era perduto ed è stato ntrovato. E corninciarono a far festir. 11 figlio maggiore si trovava nei campi. A1 * priore della Comunità di Bose. Gsto non rivisto dall'Autore della conferenza tenuta a Brescia nella chlesa della Pace I'1 1 marzo 1999 su invito della Ccdc e del Segretariato Oratori 59 ARGOMENTI

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It ritorno al Padre

diBnzo Bianchi *

Voglio proporvi la lettura di un solcr

brano dc1 Vangclo, cl-re significativa-mente i Padri della Chiesa chiama-vano il uVangelo r-iel Var-rgelL)», pcr-ché coglievano in esso la sintcsj dclmessaggio dc11'annuncio fatto cla

Cristo su Dio. Dio è i1 padre di Gesùc i1 paclrc c1i trrtti noi uomini, ma i1

Vangclo dclinca il volto cli cluestcr

plJre irr rnillc prrole c rlreggiamcrr-ti Ji Cesir, che lrtrvrìrì() urìiì:irrtcsinella parabola cler dr-re figli o, comcc'lovrcbbc csscrc chiamata, clel "Pa-clrc miscricorclioso" (capitolo 15 cliLuca), chc or:r lcggo.

Un uouro :u,r'r,a cluc' figli. Il piir giorranc

drssc irl paclrc: Prtlrc, dmrmì Ì:L pirrtc t1cì

p;luirnorio chc nri s1-rcttir E rì padre eltvi-

sc tr:ì lorr) lc so,.tu'rzc. Dopo non nroìtì

gìorrr, il tiuììo piir giovaLte, raccoìre Ie srre

cosc, plrrtì fcr-rn Lrircse lontano c là sper-

però Ic sLrc sostan:e vivcnclo cla dissolLr to.

Qrrelrlo e bbc speso tr.rtto, i1l clucl p:rcsc

vcrìrìc nrìa gralclc clrcstia ccl cgJi cornin-

cio r trov:ìrsj rrcl bisogno. Allora endò e

si misc a servi.io cli rrno rlegli abitanti rfi

quelÌa regione, che lo mandò nei campi a

pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi

c.rn ìc carrubc che manqiavano i purcil

ma nessuno gÌiene dava. Allora rientrcì in

se stesso e disse: Quanti salariati in casa

c1i mio padre hanno panc ir-r abbondanza

c io qui muoio di famel Mi leverò e andrò

da mio padre c gli dirò: Padre, ho pecca-

to contro il Ciclo e contro di tel non so-

no pitì degno di essere chiamato tuo fi-

glio. Trrtrarri come uno Jei luoi garzoni.

Partì e si incamminò verso suo padre.

Qttando era ancora lontano il padle 1cr

vide e commosso g1i corse incontlo, gli si

gettò a1 coilo c 1o baciò. 11 figlio g1i disse:

Padrc, ho pcccato contro il Cielo e con-

tro di tc; non soro più degno di essere

chiamato tuo figlio. Ma rl paclre clisse ar

servi: Presto, portate qui r1 vestito più

bello e rivestitelo, mettetegli l'anelkr al

dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello

grasso, ammazzatelo, mangiamo e faccia-

mo festa, perché cluesto mio figlio cra

morto ed è tornato rn vita, era perduto

ed è stato ntrovato. E corninciarono a far

festir.

11 figlio maggiore si trovava nei campi. A1

* priore della Comunità di Bose. Gsto non rivisto dall'Autore della conferenza tenuta a Brescia nella chlesa dellaPace I'1 1 marzo 1999 su invito della Ccdc e del Segretariato Oratori

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ARGOMENTI

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ritorllo, Lllriìndo fu vicino a casa, rrcl I:r

music:r c Ic danze; cbiarnò il scrvrt e c'[o-

manclò che cosa itrssc tutro ciò. IL servcr

gli rispose: È t,:,.,-,,,to tuo fì-atclìo e il p:r-

,'lrc he latto i:rrnnlazzire il vircllo grasso,

pcrché lo ir:r riavtrto sano c salvo. Egli si

arrabbiò, e norr r.oleva entrarc. Iì padrc

allora uscì a preg:rrìo. Ma lur rispose a suo

pacL'c: Iicco, io ti sen,o diì tiìnti anni c

nor ho rrai tr asgredito un tuo comando,

( ltr tì,ìn rrri lr.,i,l rt,' nì ri lilr \ ll't\.il,, lrCt

tar fcsla con i mici anrici, Me ora che

(llrcsto tno frglio cìrc hl dir«rrato i ttroi a-

veri con lc prostitu[c ò tor]li.tto, ])cr lUi

Iui amruruz:rro iI r,itcl]o grasso. Clì rspo-.L tl l.a.lr.: Frqli,,, rrr :ui..rrt['r', (,,Il nì\' (.

tutto cia) chc ò mio è tuo; r.nl bisognala

àr festa c ralìegrarsi, pcrcìté cSrestit trro

ti.rtc'l1o cra rnorto cLl ò tornilto in vitir, e-

I:r pLLlllr,, trl r'.1 ll,, llll,,\:11,,.

Cesir, ctrlllr' rrpoi cbrctr, Ilvcva im1.x-r:ìto rì chiamare Dio n:lvinu», .Paclrenostro», c, cluanc{o predica\ra 1a buo-na notizi:ì, ne parlavrì confurmando1':rnnuncio già contenuto nell'Anti-c() Tòst:ìmento. Dio è un p:rdre pcr(rqni crcJentc, pcr ()glli uont(ì, un pt-dre che chiama alla vita, che educa e

guida i suoi figli con amore fcdele,visceralc. Però Gcsù non si ò limita-to a parlarc della patcrnità di Dio co-me i profeti e i rabbini. Gesr.ì, inrealtà, aveva una missionc unica:quclla Ji rivelarc, 5piegare , narrar('qucl Dio invisibile, che nessuno avc-va mai visto e che lui chiamava conaudacia non solo Padre Nostro, maanche "Abbàr, ossia papà caro, bab-bo amato. Un termine che :ìpparte-neva al linguaggio dell'inrimità fami-liarc c chc mai ncssuno avcva mai o-

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sato applicare a Dio.Ricorclatc qr-rel che dice Giovanni al-la fine c1el prologo del Vangclo: Dio,nessuno l'ha mai visto, ncssllno puòveclerlo senzlr. morire, mil ì1 figlio,Gesù, cc ne ha f:rtto la spicgazione,ia narrazione, ha mostrato il volto cliquel Dio che non si può vcclcre sen-za morire. E qucsta narrazione ci ò

stata data attraverso la slra vita, ilslro modo c1i vivere quotidiano, lLì

sua parola.Ebbene, r-rcl capitolo 15 del Vangeloc1i Luca, dovc è nvelata la qualità p:r-terna di Dio, c'è proprio un'azione,un comportamento di Gcsi'r e instc-me un suo lnscgnamel-ìto: una par2l-bola - potremmo clire anche tre p:ì-rabole - clrc nlostr:lno i1 volto cliDio. È una pagina in cui noi possiLr-

mo sperimclltare com'ò vera c1uc11a

p:ìrola c{etta cla Gesrì a Filippo: "Chlha uisto nte, lut visto il Padre". L-r clue-sta parabola è molto imporranre f i-nizio, il contesto, perché sono parolcche incluadrano l'atteggramento cli

Gcstì c il suo insegnamcnto. «Gli sltruuicinarono ttttti i pubblicani e i pec-catori per uscolt,l11,,. .

Gesù frequcnta dunque i peccatori,non lascia che la gcnte malcdetta claDio e clagli uomini resti 1à dov'è, e-sclusa da ogni contatto. Lui s:rpevache c'crano uomini e donne esclusidagli uomini religiosi, dagli uominigiusti; ed ecco, invecc, che Gestì liaccoglie con premura, con simpatia,fino r starc con loro c a mettcrsi incomunione con loro, condividendoqualcosa di serio, di determinante: 1a

tavola.Tutti i Vangeli ci testimoniano chc

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Gesù non è mai stato imbarazzaloJall'incontlo con fcccrìttrri, mcr)trcha sempre sentito fastidio cluando glisi avvicinavirr-ro i religiosi. Questo e-ra il stro atteggiamento usuale, comequ:rndo si era messo in fila per rice-vere il Battesimo da Giovanni: mo-strandosi in pubblico per la primavolta, si eramescolato aun gruppo dipeccatori, soli-dale con 1oro,dalla parte diquelli che era-no lontani daDio.Di conseguen-za gli uominireligiosi 1o di-sprezzavano e

il Vangelo cidice che 1o

chiamavanomangione,beone, amicodei pubblicani,cioè di quelliche facevanoun mestieredisonorevole,amico dei pec-catori e delleprostitute.CcsÌr pirì voltc ha preso i'ir"riziativa cli

and:lre a cerc:ìre Llrlest:ì rrmanit:ì.Aclclirittura gli evangelisti ci infor-mano che era and::lto acl irlloggiareprcsso c1i loro, de sta.ndo scandalo.Potrcmmo clirc cl-rc Ccstì distruggc lareligione piùr di Giobbe e, rnescolan-closi con i pccc:rtori c lc prostitutc,

rivela innanzitutto la sua capacità disimpatia con chi è lontano, con chi èpercluto. Mostra di sentirsi colui chcè venuto a chramarc non i giusti, mai peccatori, colui chc sa chc sono i

malati ad avcrc bisogno dcl mcclico,c-omc dicc il Vangclo.Con il suo attcggian-ìcnto, Gcsù nar-

ra anchc il Pa-dre. Come di-mentlcare ln-fatti che,quando il Pa-dre lo ha vistcr1n mezzo a

qLrella fila dipcccatori chcandavano daGiovanni a

chiedere ilBattesimo, gliclice: "Ti,i scl llmio Figlio uma-torr, CIOè micompiaccio c1i

tc, di qucstc)tuo amore cheti spinge tra iperclr.r ti.Torn:rnclo alcapitolo di Lu-ca, 1'evirngeli-sta nota chc vi

crano mormoraziclni: "Clr.rsrul riceue ipcccautri c mdngia con loro,,. Ccsr.ì n-sponde al processo intentatogli cla

alcuni scribi e farisei, dunque dall'ln-telligentia religiosa, con un:ì parabolain tre similitr-rdini' la parabola dallapecora perduta, della clracma pcrdu-ta e, infine, qr.rella dei due figli.Ve le ricordo, la prima narra cli un

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pastore, chc abbandona tlrtto il greg-ge per andare dictro ad una pccorasola, fino a quando non la trova,quindi si rallegra e fa festa; la secon-da parla di una donna che si dà c1a

farc pcr trovare una dracma smarritac, quando la trova, fa festa con le a-michc. Gcsrì conclucle che in Dio c'èun uguale :rtteggiamento verso chi èperduto, l'atteggiamento di quel pa-store che ha trovato la pecora e diquella clonna chc l-ra trovato la drac-ma: quindi Dio si rallegra quando c'èconversione, c'ò il ritorno di cl-ri crasmarrlto.Poi c'è la terza similitudine, la no-stra, che perrì è incompiuta, non c'èun finale gioioso come nelle altredue, percl-ré, a difl'crcnza dcllc primcdue, dove i'attenzione cra richiama-ta sul pastore e sulla donna, qui in-vece c'è un padrc che ha a che farecon due figli c la conclusione non di-pcncle solo dal padre, ma anche daidue figli, due uomini che vivono inlibertà. Questo padre, pur avendo ilcuore di quel pastore e la gioia diquella donna, tuttavia non può fartrlttO.Ci troviamo di fronte ad una parabo-la apcrta, in atto, un racconto che ciimmcttc in un conflitto fra tre puntidi vista: cluello del figllo andato via e

ritornato, quello clel figllo restato a

casa e qrrello del padre.Luca con questa terza parabola vuo-le intrigare il lcttorc, vuole comuni-carci come la conclusione dipendaanchc da noi stessi. Devi deciderti,suggerisce Luca, con la stnrttura e laretorica del tcsto: con chi stai? Qualè la tua posizione? Che cosa stai fa-

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cendo perché questa parabola in at-to, non ancorà conclus:r, possa final-mente compiersi? Ogntino di r-roi si

deve interrogare clove collocarsi:stiamo andando arìcora lontano daDio, stiamo tornando a lui poco con-vinti e, soprattutto, conosciamo dav-vero il volto cli Dio, che è un voltcrpaterno? Quando dicjamo chc Dio è

Padrc, cosa mcttiamo in qLlcsta paro-la, in qucsto attributo? Chc tipo dipadre è Dio? Luca ci chiede se cisentiamo forse di ciar ragione al figllochc è restato sempre :,Ì cas2ì e qualeatteggiamento abbiamo di fronte alfratello perduto. Ci sono clomanclcinfinite che la parabola sollcva, a cuiè impossibilc sottrarvisi.

A scoltiamo bcnc qrresra :imrli-A tuJine: -Ltn uomo avera Jue Ji-

I \gii , ecl è proprio ulucstt) u(ìrnoil protagonista, che dà unità alle duescene, la prima lcgata al figlio chc sc

ne va, la seconda al figlio chc ò scm-pre rimasto a casa. Forsc qualcuno sisarà chicsto pcrché non è rnenziona-ta la madrc. Molto sbrigativamentealcuni commentatori afTermano chela madre non appare perché, a queltempo, la donna non contava nulla;altri, invece, dicono che era impor-tante che centrale fosse la figura delpaclre. Può darsi, ma io credo che an-chc il non clctto abbia il suo signifi-cato, ci ponga degli interrogativi.Lassenza della madre suggerisce chel'esistenza in quella famiglia era feri-ta, non idilliaca, ed è in questa realtàche si situ:r, ad un certo punto, larottura del figlio minore. Solo chi ha

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provato l'assenza di una madre nellacrcscita sa cosa sia questa ferita chcbrucia c che comunquc continuerà a

sanguinarc, una ferita chc tocca an-che la stcssa relazione con il padre.Ll priml 5ccna, Jrrnquc, mctte in c-videnza la vicenda tr:r padrc c fìglicrrninorc, ma non vuolc dirci che pri-ma le cosc andavano benc c poi han-no cominciato acl andare malc. Laparabola afferma scmplicementc chcil figlio rninore, ad un certo puntodella crcscita, vuole ritagliarsi la suapartc di vita e dlrnquc reclama la sua

parte cli credità per clispon-re comple-tamente: "Dammi la parte del putri-mrnio che mi spetta,,.

Ccrto, il comportarrìento clel figlio è

ingiurioso, agisce comc se il padrcfossc mortcr, percl-ré la legge prevedc-va che l'eredità andasse divisa allascomparsa del padre. Il figlio non a-

veva dunque la facoltà cli disporneprima della morte. Di fattc-r, ciò che ilfiglio fa, equivalc a desiderarc lamorte del padrc, perché è come a-

vcrgli dettor "Padre, non posso aspet-

tare che tu muoia>>.

Pcrmcttctenti dr csscrc preciso su

questo punto ln quanto certe cose

n(ìn si pcrccpiscon() sc noll si cr''no-sce il testo originale. Il figlio chiede ilpatrimonio, ,,Lrsìa, in greco, ma poi iltesto originalc clice che il padre divi-se tra i due figli *ton bìon,, lctteral-mcnte "la vita".È l'unica volta che nel Vangelo que-sto termine allude ai mczzi cli sussi-

stenza, alle ricchezze cl-re scaturiscc'r-no dall'eredità. 11 clono dclla vita clel

padre è preteso dal figlio che, propriocon questa prctesa, rifiuta la pater-

nità, sentendo il suo legame comc u-na schiavitrì, un limite :illa propria li-bcrtà. La casa in cui è vissr.rti'r ò pcr-ccpita come prigionc, dalla quale oc-corre andare via presto e conosccrcl'indiper-rclenza.Chi non ha provato in sé, ad un cer-to punto della sua crescita, il bisogncrdi cvadere? Chi non ha sognato ncl-la sua adolescenza qucsta libertà,quando non riusciva più a vedere ildono che gli veniva dalla famiglia?Comunclre, chc noi 1o sappiamo o

r-ro, si tratta del nostro vissuto conDio. Gesù parla dcl rapporto tra fi-glio minore e padrc pcr dire: "Letto-re, questo è il rapporto trd te e Dio".fupeto di nuovo: la parabola non ciclice che prima della partenza tuttoandava benc tra padre e figlio; la sto-ria di quel1a famiglia era prcsurnibil-mente già dolorosa, segnata dallasofTerenza chc la fuga del figlio svelae rcnde manifesta.Così è la nostra storia con Dio. Dasemprc sentiamo in noi 1a difTicoltà ariconosccre Dio comc Padre, coluiche il salmo dice: "Cl ha formuto nelsegreto, ci lu tessuto nell'utero di nostramd.dre,,. Prima o poi , Dio è scntittrcomc una volontà che urta con lanostra, Llna prescnza che ponc cla-

van[i a noi un limitc, perché ci ricor-da che nessuno cli noi è solo, chc al-tri sono accanto a me, che io nonposso avcrc tutto e subito. Ci chiededi tenere conto della nostra condi-zione di creatlrra, cli uomo tra uomi-ni c ncssuntr l1 n(ri, pltrtroppo, sa

quanJ,, si è introdotta in noi qtìcstasotTerenza con Dio Padre. Possiamocercare indietro nclla nostra vita, ma

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non dcordiamo il giorno in cui per laprima volta abbiamo dctto di no a

Dio.Nei confror-rti di Dio abbiamo avutouna rivolta, siamo stati capaci di unacontraddizione, l:r su:ì presenza ci è

diventata opprcssiva, magari addirit-tura ossessionantc. Più tardi abbla-mo capito chc cravamo tentati dalm:rlc, più tardi 1o abbi:rmo chiamatopeccato. Di fatto, però, abbialno co-minciato :r tradire la sua volontà, a

sentire il legame con llLi come unvincolo insopportabilc, 1'ascoltarlocome un'oppressionc.Si può clire cl-rc noi abbiamo volutcrucciderc Dio nclla misura in cui ab-biamo voluto dimenticarlo, fare a

meno di lui e, come il figlio, cammi-niamo senza un traguardo, ci bast:randare lontano, Siamo assaliti datanti dubbi, collÌe Aclamo, comc E-v:1, pensian-io che il lin'rirc posto daDio si:r ingilrsto, sia clovuto all:r su:rgckrsi:r r-rci nostri confronti, Ci po-niamo 1a stcssr,r ,,lom:rnda dei nostriI.l'()g("llitr,t'i: pe ftllt lt( ìl) p(riii.ìm(r ('\-scrc comc lui?Già clcntro di noi si:rmo poco .lis;ro-sti:r chiamare Dio cor-i il nomc dl pa-Jt'c, m,r ;l rlu('stiì sc:rrsrì propetìsi(ìtìcsi lqpitrttqc 5( rv('lttc ull[ì t rìl tivlr trJ-smissionc dclf inrm:rgine paterna cli

Dio cla partc dci gcnitori e tli rnolti e-duciltori, anchc ccclesiali. Pensatequantc volte, a fin cli bene, abbiamosentito dire o abbiarno dctto: "Dio tictma se tu sei buonc\ se sel cattiuo Dionon ti ama ptù".Crediamo in qucsto modo di dare unprincipio di etica ai figli, ma in rcaltàesprimiamo la nostra difficoltà a

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pensare a Dio come Padre, in quan-to crediamo chc il suo amore siacondizionato. Ci ama se siamo buo-ni, altrimcnti - si diceva ai miei tem-pi - ci castiga. Oggi, per fortuna, nonsi ha più il coraggio di allermarlo, main qualche misura Dio non ci amapiù se siamo cattivi. Così, questctmeccanismo trasmesso da istituzionircligiose, crea in noi l'immaginc diun Dio paclre - paclrone, che ci amaal condizionale, ci ama sc.

Ma qr-resto è un Dio c1a poco, rispet-to al quale siamo comc il figiio chefuggc c imhoeca un cammino lrtrtti-fero. Lc nostre sostanza, i doni cl-re

Dio ci ha ftrtt(), \'cng()n() 5pcrpcrati,appare la sofierenza, 1a degraclazionc,l:r perilita r1i quel chc noi siamo. Latuga intrapres:r si mostra ron solosterile, m:r illusori:r e mcnzogncra e)

siccome siamo noi stcssi ad aver scel-to quella stracla, non vogli:lmo subi-to ricorrosccrc la rìostr:ì responsabi-1itl.

T\t'r.lr[ Di,, 11,-,1i lìl f('rmlìto llr tt.,-

lJt,rr itrgrt.' I'crchc ci Irrr Irrstinti.L t;ì,lcre lrt'l pcet'rrtr.r.'Sì, jl pltlrc

della p:rrabola non ha costretto il fi-glio a restarc a casa) non gli ha rm-posto nrLlla, 1o ha lasciaro andare li-bero, anchc sc s:ìpev:r che la sua sof-ferenza sarcbbc stata grancie e avreb-bc toccattr anche lui comc paclrc.N()l) s() se ci avr't( mli pt'nslto. mrsolo il Dio degli cbrci c dei cristianiha creato ur-r Lromo che può negarlo,contradclirlo, dcsiclerare la stia morteed essere ateo.

Questa ò la grandezza del nostro

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Dio. Guai affermare che Dio ci casti-ga: è una bestemmia, che ha creatopiù atei di certe filosofie dell'800 sucui abbiamo scaricato la colpa dell'a-teismo militante e dell'indifferet\zaattuale. I cristiani, con f immagine diun Dio che va in collera, di un Padreche era peggiore e più esigente deipadri umani, hanno creato il rifiutodi Dio-in molti. Dio ci ha amato e ciama a tal punto che ci lascia andarvia da lui e, se prendiamo una stradache ci porta alla morte, la morte lascegliamo noi, non è Dio che viene a

castigarci,Nel libro Vita e destino di DavidGrossman, un autore ebreo,che ri-corda sovente il messaggio rabbini-co, un personaggio dice: "Chissa se

Dio può fare una montdgnd così akache nemmeno lui può scdldre>>. Non èuna domanda paradossale. La rispo-sta è: questa montagna è l'uomo.Dio, creando il mondo, ha voluto di-nanzi a sé una presenza libera, capa-ce di dlrgli no, una presenza che luinon può costringere, cioè l'uomo è lamontagna che Dio non può più sca-lare.Ecco perché non può esserci rivalitàtra il nostro Dio vivente e l'uomo,ecco perché il nostro Dio, nella suaonnipotenza, ha voluto l'uomo comepartner nella sua alleanza. Ha volutoun vero figlio che crescendo può ac-coglierlo o rifiutarlo.Il figlio andato via da casa è la nostrastoria di peccato. Se non siamo ca-paci di vederci dentro questa storia,è solo perché abbiamo una tale pre-sunzione di sentirci giusti, che siamoesattamente uguali a quei giusti per i

quali Gesù non è venuto.I1 Vangelo continua dicendo chequel figlio partito di casa cominciò a

sentirsi nel bisogno: fame, penuria,persino la comunionc con i porci,che erano considerati animali impu-ri dagli ebrei.La descrizione che fa Gesù è finissi-ma: «Ac./rebbe uoluto saziarsi con le

carrube che mangtavano i porci", ma iltesto dice, con finezza psicologica,che nessuno gliene dava. I1 testo faintendere che non si può vivere solosfamandosi allo stesso modo dei por-ci. A noi, per vivere, non basta in-goiare cibo. Abbiamo bisogno dimangiare con gli altri, perché la ma-niera più elementare di dire a qual-cuno «io ti clmor, senza parlare, è far-gh da mangiare. 11 figlio minore hanecessità del gesto che indica la co-municazione, la comunione, i rap-port1.Io amo parafrasare la parola di Gesù:

"Iluomo non uiq.te di solo pane, mcl cm-

che di ogni parola che esce dalla boccadi Dio.. Per noi uomini qucsta liaseva accompagnata ad un'altra: "Ilbambino non uiue di solo lcfite, ma an-che di ogni parola che esce dalla boccadella madre". Per far cresccre unbambino non ci vuole solo un bibe-ron con del latte, ma, ac1 un certopunto, la mamma deve accompagna-re il mangiare con la parola.Il bisogno c la sofferenza non sonoscmpre buoni mresrri, possono cssc-re anche cattivi maestri e, nclla soÉferenza e nel brsogno, la persona puòdiventare pitr cattiva. ilesito non è

assicutato. Tuttavia è vcro che,quando uno ò nclle ditficoltà, perlo-

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meno è invitato a pensarc c qucl fi-glio inizia a riflettere.ll rcsto Jice ..rierrtro in se stcsso. c, SC

ll vulgara, con il SUo ..)"r'{,c).sum in sc

ipsum,,, interpreta già qucsto comeun cammino cli convcrsione, nel gre-co significa solamente che cominciòa parlare con sc stcsso.Starc malc prodrrce interrogativi e

qtrel figlio comincia a farsi domande,inizia un processo in cui legge ciò cheha fatto come un fallimento. Si trat-ta di un itincrario psicologico lungo,cli un processo faticoso, carico di sof-ferenza, pcrché uno deve arrivare po-co a poco a riconoscere la caduta,I'errore [atto. N,ri riusciamo a capircche ciò che abbiamo fatto è male, so-lo a partire dal malc che ci siamo fat-ti, e voi tutti sapetc chc ci vuolc mol-to tempo per comprcndcrlo.Sovcnte i nostri peccati, proprio per-ché sono frutto di seduzione, appaio-no piacevoli. Gide parla della terribi-le perseveranza del vizio c, se volctecapire cos'è 1a perseveranza, guarda-te i viziosi. E' ditTicilc pcrscvcrare nelbene, ma ncl male e nei vizi siamoportati ad essere perseveranti e soloalla lunga scopriamo che siamo statipreda dell'illusione.

I figlio perduto comincia significa-tivamentc a pensare al risultatodelle sue scelte e quindi, vedendo-

ne il fallimento, pensa al contrariodella sua situazione, lo star bcnc. Al-lora il suo pcnsiero va ai servi, ai sa-lariati di casa sua, che "hanno paneinabbondanza», ftrertre lui ha fame e

deperisce. Come ciascuno di noi, do-

po il peccato e dopo aver raccolto ilfrutto del peccato che è sofTerenza,male, sente un sordo senso di colpache lo abita, un male oscuro. Non è

però il riconoscimento del male fattcragli altri e all'Altro.Nella parabola il figlio sente un disa-gio psicologico, perché il peccatoconìmesso non lo ha soddisfatto, loha lasciato deluso, cd è a questopunto che il proccsso dello rientr:rrein sé può continlrare o può arrestar-si. Molti, infatti, continuano ad erra-re in queste zone di deserto e di pe-nombra e non hanno il coraggio difare il cammino di convcrsionc. Nel-la nostra parabola, invece, questoproccsso continua e il figho arrivaaddirittura a capire che ha rotto unarelazione con il padre, si afTaccia allalettura dl clO che è avvenuto comeallontanamento dal padre. Però nonsi converte ancora, come secondof interpretazione tradizionale. Già iPadri della Chiesa leggevano la para-bola come ora io la leggo e come di-ce il testo.Il figllo non vuole tornare a casa perritornare nel rapporto paclre figlioautentico, ma scmplicemente perchéha fame ed ha fatto un calcolo astu-to, furbo. Ecco il suo vero pensiero, ilmcccanismo che lo mette in movi-mento con il quale rivela il suo spiri-to: per tornare a casa a star meglio,intende ofTrire al padre un baratto:

"Io ti chiedo perdono, md tu mi rendiun salariato". Vuole ancora dare or-dini e suggerire al padre lo scambio.Non è convertito, però il movimentoin avanti acconsente comunque il ri-conoscimento del suo fallimento,

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della contraddizionc vissuta versosuo padre e verso la lcgge di Dio("Padre, ho peccato contro di te e con-tro iI Cielo").Ma il Vangelo prosegue dicendo che«erd (7ncor(l lontctno,', che in greco si-gnifica sempre lontano da Dio, nelpassato, nella non - fede. Ebbene,pur essendo lontano, il padre lo vicie,si commosse fino allc viscerc, gli cor-se in contro, si gettò al collo c conti-nuava a baciarlo. Ma il figlio non è

in graclo di capire ed è pronto acl agi-rc sccondo una logica da schiavo,dettando le condizioni al patlre. Inlui c'è la logica della giustizia rctri-butiva.Questo è lo scandalo, che coglie so-prattutto gli uomini che si sentonopiùr girrsti e religiosi, perché soncr

proprio loro che vogliono che in Diirvi sia una giustizia retributiva, esat-tamenre come il figlio. Ma di fronteal figlio sta il padre, chc 1o attcndevacla quando cra partito e che mostradi amarlo anche quando era cattivo.Qucsto è clifficile. S. Basilio dice:

"Chi non capisce che Dio ci ama men-tre noi siamo cattitti, costui non ha an-cord conosciuto il Dio dei cristiani".Dio non ci ama scllo quando siarnobuoni, ma scmprc.Di conscguenza il padre pensa il fi-glio anche quando è lontano, lo a-spetta e appena ne percepisce la sa-

goma all'orrzzonte è colpito da com-mozione, da tcnerczza, addirittura -dice la tracluzione greca - in un sus-sulto uterino. Quindi si mette a cor-rere, gli si getta al collo, lo bacia a

lungo.Ecco la rivelazione dell'amore di Dio,

amore preveniente, che previene il fi-glio prima che questo si metta ad a-mare il padre, amore sempre fedele,che non viene meno quanclo mancal'amore di contraccambio, amorcnon reciproco, non simmctrico.Questo è 1o sconvolgcnte messaggioriguarclo all'amore di Dio Padrc, co-me ce 1o ha spicgato GesÌr, come celo ha spiegato san Paolo. GiovanniCrisostomo afTerma che il migliorcommento alla parabola lo efTettuasan Paolo nel capitolo 5 dclla Lettc-ra ai Romani. Dice san Paolo chc<<mentt'e noi erauamo peccatori, Crisromorì per gli empi nel tempo stabilito"(Rom.5, 6).La simultaneità è qlresta: peccato,empietà, inimicizia da parte nostra;amore, riconciliazione, pcrdono daparte di Dio. Qui c'è qucl Dio che simanif'csta in Gesù sulla croce quan-do, riccvcndo la morte dai carnefici,dice "Padre, perdona ktro, perché nonsdnno quello che fdnno"; mcntrc i car-nefici lo ammazzano, Cristo contcm-poraneamente li ama.I1 padre bacia a lungo quel figlio cheer:r perduto c in quell'abbraccio il fi-glio rinasce. Agostino dice: "Se nonerd conuertito, quando iI padre lo haabbracciato, l'ctmore del padre lo haconuertito,,. La convcrsione è fruttodella misericordia, dell'amore visce-rale di Dio, non di una giustizia re-tributiva che lui non conosce.Il figlio, quando sente l'abbraccio pa-terno, si converte perché ha capitoche il padre lo ha amato mentre lui e-ra cattivo. Infatti l'abbraccio è awe-nuto prima che il figlio parlasse, primache cercasse di spiegargli qualcosa.

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Ogni volta che abbiamo attribuito a

Dio un tipo di giustizia retributiva,abbiamo bestemmiato il Dio dei cri-stiani. È ,r-, ..."sso di amore checonverte ilfiglio: in quel momento ilpadre come fantasma è morto nel fi-glio e lui ha conosciuto e abbraccia-to la verità del padre.Il padre 1o accoglie dopo la confes-sione sincetai «Ho peccato contro ilCielo e contro di te, non sono più degnodi essere chiamato tuo figlio", ma non1o rimprovera, non recrimina sul pas-sato, non pone al figlio delle condi-zioni, non gli lascia dire nemmenoquelle parole che si era preparato:

"Trattami come uno dei tuoi garTaoni,'.

Le parole di scambio non sono piùdette perché il padre, con il suo amo-re preveniente, ha attirato a sé il fi-glio. Il suo ritorno era un andare ver-so chi 1o chiamava, chi gli aveva con-tinuato a dire come al primo uomocaduto in peccato: ..Doue sellr. Il pa-dre allora vuole che si faccia festaperché chi ..era perduto è stato ritroua-to», chi era morto, ora è resuscitato.E più importante capire che Dio ci a-ma che noi dobbiamo amare Dio. Senoi dicessimo più spesso che Dio ciama, con ogni probabilità, avremmopiù gente che conosce Dio. Può a-mare Dio colui che ha conosciuto diessere stato amato da Dio prima, co-me amore preveniente. Diventanocosì comprensibili quelle parole diGesù: "Non croi auete dmdto me, io hodmdto uoi e ui ho amato per primo".La casa era sempre dmasta aperta inattesa del ritorno del figlio, ora di-venta il luogo del perdono e della fe-sta: il vestito più bello è dato al figlio,

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l'anello gli è messo al dito, gli sonoportate le calzature perché non sia apiedi nudi come i servi, viene uccisoil vitello più bello.Il padre dice: opresr6r,, c'è una conci-tazione, l'urgenza della festa, la gioiadeve esplodere perché il peccato è

cancellato, il padre non 1o ricordapiù e i servi 1o aiutano nella celebra-zione. Secondo me i servi che prepa-rano la festa sono la Chiesa, che de-ve preparare la festa tra chi è perdu-to e si è ritrovato. Che compito ha laChiesa, se non fare in modo che lacasa sia il luogo del perdono e dellafesta?

La parabola sarebbe finita qui se Gesùavesse voluto terminarla come Ie altredue similitudini, che si chiudono conla festa del pastore e della donna. In-vece si riapre un altro quadro.Appare il figlio maggiore, colui che e-ra restato sempre a casa, colui che a-veva servito il padre per tanti anni,quel figlio che dei padri ebeti deside-rerebbero avere con loro in famiglia.

Questo figlio, dl fronte al tornare invita del fratello, prova una reazione digelosia, non può tollerare il nome del-la giustizia retributiva che quel suofratello sia causa di gioia e di festa.Mentre lui è restato a casa, ha ubbi-dito al padre, ha lavorato, ha tiratoavanti con fatica l'azienda, il fratelloha sperperato il denaro vivendo inmaniera indegna. Non vuole entrarea far festa.I1 padre interuiene ancora, chiededov'è questo figlio e che gli ubbidi-sca. La parabola dice che il padre u-scì fuori di casa e cominciò ad im-

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pkrrarlo insistentemente perché en-trasse. Ma il figlio, restato a casa, co-mincia a recriminare, vanta una fe-clcltà, gli rinfacci:r senza chiamarloConrr' pxq{;q': ..Du r.inri unnl ti scrur. ,

gli mcttc dar,:rnti 1a sua gir-rstizia:«nc)n hc) mai disubbidito a un tuo co-rndndo,. Sccglic lc stcssc parolc cl-re

userà in scgtrito il farisco, i1 qualcringrazi:r Dio per non averlo f:rttocome gli :iltri.I1 Vangclo ci testimonia che clue-st'uomo cra, sì, vissuto a casa, nìasc nr 1',1 iq.'m('l'l t c comc r r ll m('rL('n I ri o,

1a su:r ubbirlicnza cra scmpliccnìcntcschiavitù. Er:r vissuto nei confrontitlel p:rclre corrìe Lu-r salariato, e finiscedi atlcrmarc chc i1 paclrc ha mancatoverso di lui: "Non mi hai dato mai unLdprL'tto ptr fn f.'sta corr i mir'i amit'i.Ma ora che questo ttLo figlio che ha di-uordto i tuoi dueri con le prostitute è

tornuto, per lui hai ammaz.Zato il uitello

$]'dSSO».C'è de] riscntimcnto, c'ò una protc-sta, un'acclrsa prccisa vcrscl il paclrc.In quel molnento sta am.mazzando ilp:lclre, come :ìveva fatto il primo conIa sua fuga.Ncl Var-rgclo cli Giovanni (8, 35) si

trova il commcnto adatto: "Lo schia-uo non restu per sempre nella casa, mail figlio ui restd sempre». Si ptrcì viverca lrrng,, nclllr Chiesr, c()mc crrstilni,c()mc su()rc, frrti, tnottltci, preti, mtvjvcrc da sc-l-u:rvi. Giungc prima cr

poi il giorno in cui uno sc nc va.Chi sl sente schiavo, chi non agisccper amore, sl sente rn pngrone; mLì-

gari esegue rurri gli obblighl punrlral-mente, ubbidisce alla legge, ma forscpcrché ha solo una grande angoscia

di essere costretto a farlo. Vedete,cluesto figlio er:r rimasto sempre a ca-sa, miì non era mai st:rto nella casa

clel padre, nella conoscenza del pa-c{re. Non è dunque cliverso da chi se

lle era anclato.Tlrtti c dLrc i figli non hanno vissutola relazione paterna, non hanno co-nosciuto l'amorc dcl paclrc; allora i1

paclre gli dice: "Flgllo, tu sei semprecorL me e tutto ciò che è mio è ruo". Sitratta delle stessa pregl-riera cli Gesùnc11'ultima ccna: «Padre, tutto clò c/re

è mio è tuo e tutto ciò che è tuo è mio".Sc avcssc vissuto da figlio, i1 caprct-to se 1o sarebbe preso, m:l ha vissutoda mercenario, ha visto in lui il pa-Jrr.' PStlrtrne, si è ctrstrttittr rlllcstaimmaginc pcrvcrsa.I1 paclrc, anche in cluesto caso, non1o rimprovcra, ma chicdc, prega, cli

accogliere 1a risurrezione dcl fiatellotorn:ìto. Acldirittura il figlio gli dicc:

"Ora che questo tuo figlio"; notate, è illir-rguaggio usato da noi quando sia-mo in collera c non vogliamo ricono-sccrc un rapporto cl-rc abbi:rmo conlrn altro.Chi non riconosce pitì suo fiatcllo?Andandosene era l'altro, il minore,chc non 1'aveva riconosciuto, aclesso

è lui che non lo riconosce.

a p:rrabola si chiuclc così, r-roi

r-ron sappiamo, pensateci benc,sc il figlio è entrato tl no a far fe-

sta pcr 1'altro ritrovato, non sappia-mo neanchc sc il padrc ò cntrato a

far festa o sc continua a star fuori c achicdcrc al figlio di rientrare. Co-munque sia, quella festa è ferita, pcr-

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ché la fcsta è per uno chc ò ritorna-to, mentrc l'altro non si rallcgra delritorno e sta fuori.È ,r-ro parabola non conclusa, chetrovcrà termine alla finc dei tempi.Gcstì 1:r lascia apcrta e ci interpelladirettamente: tll cristi:rnrt, tu discc-polo, prima cli tutto ti riconosci nelfiglio perduto cl-rc ha bisogno di con-versionc?

Questa ò Ia vera domanda che Gesùe i ripctc: sei Jisp,,:ttl I rjctrnoscerccl-re devi convcrtirci ancora? inoltrcci chiede anche un:l volta che scitornato a casa, ti sei convertito c laChiesrr hr lrtto ll fcsrr sc sci crr-pace ad aspctt:ìre gli altri chc devo-no ancor:Ì tornarcJ Sci disposto a

sperare cl-re Lutti gli uomini entrincrnel banchetto, o la tua immaginc digiustizia retributiva rifiut:i la possibi-lità per i pcccatori di arriv:rrc ncl re-gnct?

Gcsù ci interpella e dom:rnda che i-

dea abbiamo cli Dio quando lo chia-miamo Padre. È il Uu dclla parabolao ò il Dio dei benpcnsanti, di quelliche si sentono giusti? Che immagincabbiamo dl Dio Padre quando dicia-mo il Padre nostro?Gesù pone il quesito a ciascuno clinoi ed a ciascuno cli noi spetta la ri-sposta nel suo cuore, lucicla, vcra, au-tentica, non menzogncra. In ogni ca-so, non dev'essere la risposta di quel-l'uomo religioso chc, salito al tempio,pregava tra sé: nO Dio, ti ringt'a7io clrcnon sono «tme gli akri uomini,ladri, in-giusti, adukcrl», ma piuttosto cluellaclel pubblicano che, battcndosi il pet-to in fondo al tempio, diceva: "Dloabbi pietà di me peccatore,,.

Gesù conclude che qucst'ultimo.<tornò d cLtsct sua §ustificato, a dtfleren-zu dell'ahro" (Lc. 18, 9-14). Ripcto, a

ciascur-ro di noi la domanda, ma o-glìllll() JCvc t rOVàrc tttla riSposliì tl( )lì

ipocrita nel segrcto dc1 suo cì-lore.

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