Libro bianco su Bologna

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«LIBRO BIANCO SU BOLOGNA» Giuseppe Dossetti e le elezioni amministrative del 1956 A cura di Gianni Boselli «LIBRO BIANCO SU BOLOGNA» DIABASIS DIABASIS A cura di GIANNI BOSELLI Gianni Boselli (1969), giornalista, si occupa di comunica- zione istituzionale e politica. È fondatore e coordinatore di «Fermenti – Pensieri al Futuro», rivista on line di informazione e approfondimento dei cattolici democratici e popolari. Per Diabasis ha curato (con Mattia Morandi) I cattolici democra- tici e il nuovo partito. Da Chianciano al manifesto del PD. Luigi Giorgi (1973), laureato in Lettere, Master in Coope- razione internazionale, Diritti umani e Politiche dell’Unione Europea, è socio della Società Italiana per lo Studio della Storia contemporanea. Ha pubblicato diversi saggi e volumi sulla vicenda politica di Giuseppe Dossetti e di «Cronache Sociali», e sulle vicende dell’Italia del dopoguerra. Collabora con «Il Margine», «Il Giornale di storia contemporanea» e il quotidiano «Europa». Attualmente svolge la sua attività presso la Camera dei Deputati. Luigi Pedrazzi fa parte dalle origini del gruppo del Mulino. È stato direttore della rivista, presidente dell’omonima So- cietà editrice, presidente dell’Istituto Cattaneo. Vicesindaco di Bologna dal 1995 al 1999, fu in consiglio comunale, dal 1956 al 1960, eletto nella lista capeggiata da Dossetti. Con il Mulino ha pubblicato di recente Sette giorni a Sovere (2002) e Resistenza cattolica (2004). Attualmente è pre- sidente dell’Associazione il Mulino. Paolo Pombeni (1948), insegna Storia dei sistemi politi- ci europei e Storia dell’ordine internazionale alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna. Dirige il “Centro Studi per il progetto Europeo” e il suo sito internet di analisi dell’opinione pubblica europea (www.europressresearch. eu). È direttore scientifico dell’edizione critica degli Scritti e discorsi politici di Alcide De Gasperi (2006-2009) e mem- bro dell’editorial board del «Journal of Political Ideologies». Tra le sue opere più recenti: Il primo De Gasperi. La forma- zione di un leader politico, Bologna 2007; e a sua cura, L’Europa di carta. Stampa e opinione pubblica in Europa nel 2008, Bologna 2009. Alle elezioni amministrative del 1956 per il Comune di Bologna, il cardinale Lercaro “chiese” a Giuseppe Dossetti, che aveva già lasciato la vita politica e aveva già maturato in sé la scelta di farsi sacerdote, di gui- dare la lista della DC contro il comunista Dozza. Dossetti visse come “uno sfregio” questo essere ribut- tato nell’arena politica, da cui si era già ritratto; ma, servo obbediente al suo Vescovo, accettò. E ne venne uno straordinario, indimenticabile esempio di parte- cipazione a una battaglia politica: il gruppo di lavoro, che fu un’autentica scuola di formazione, la concre- tezza positiva delle proposte, la passione civile e la serietà culturale, il dialogo cercato con la viva città... Un campione ricreato in loco di ciò che fu il lavoro della redazione di «Cronache Sociali»: partecipare a costruire la città degli uomini con l’intelligenza e con il cuore, con l’anima. I MURI BIANCHI 18,00 Con saggi di Luigi Pedrazzi Paolo Pombeni Luigi Giorgi

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Alle elezioni amministrative del 1956 per il Comune di Bologna, il cardinale Lercaro "chiese" a Giuseppe Dossetti, che aveva già lasciato la vita politica ed era già sacerdote nel suo petto, di guidare la lista della DC contro il comunista Dozza. Dossetti visse come "uno sfregio" questo essere ributtato nell'arena politica, da cui si era già ritratto; ma, servo obbediente del suo Vescovo, accettò. E ne venne uno straordinario, indimenticabile, esempio di partecipazione a una battaglia politica: il gruppo di lavoro, che fu un'autentica scuola di formazione, la concretezza positiva delle proposte, la passione civile e la serietà culturale, il vivo dialogo cercato con la viva città...

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«LIBRO BIANCO SU BOLOGNA»Giuseppe Dossetti e le elezioni amministrative del 1956

A cura di Gianni Boselli

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Gianni Boselli (1969), giornalista, si occupa di comunica-zione istituzionale e politica. È fondatore e coordinatore di «Fermenti – Pensieri al Futuro», rivista on line di informazione e approfondimento dei cattolici democratici e popolari. Per Diabasis ha curato (con Mattia Morandi) I cattolici democra-tici e il nuovo partito. Da Chianciano al manifesto del PD.

Luigi Giorgi (1973), laureato in Lettere, Master in Coope-razione internazionale, Diritti umani e Politiche dell’Unione Europea, è socio della Società Italiana per lo Studio della Storia contemporanea. Ha pubblicato diversi saggi e volumi sulla vicenda politica di Giuseppe Dossetti e di «Cronache Sociali», e sulle vicende dell’Italia del dopoguerra. Collabora con «Il Margine», «Il Giornale di storia contemporanea» e il quotidiano «Europa». Attualmente svolge la sua attività presso la Camera dei Deputati.

Luigi Pedrazzi fa parte dalle origini del gruppo del Mulino. È stato direttore della rivista, presidente dell’omonima So-cietà editrice, presidente dell’Istituto Cattaneo. Vicesindaco di Bologna dal 1995 al 1999, fu in consiglio comunale, dal 1956 al 1960, eletto nella lista capeggiata da Dossetti. Con il Mulino ha pubblicato di recente Sette giorni a Sovere (2002) e Resistenza cattolica (2004). Attualmente è pre-sidente dell’Associazione il Mulino.

Paolo Pombeni (1948), insegna Storia dei sistemi politi-ci europei e Storia dell’ordine internazionale alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna. Dirige il “Centro Studi per il progetto Europeo” e il suo sito internet di analisi dell’opinione pubblica europea (www.europressresearch.eu). È direttore scientifi co dell’edizione critica degli Scritti e discorsi politici di Alcide De Gasperi (2006-2009) e mem-bro dell’editorial board del «Journal of Political Ideologies». Tra le sue opere più recenti: Il primo De Gasperi. La forma-zione di un leader politico, Bologna 2007; e a sua cura, L’Europa di carta. Stampa e opinione pubblica in Europa nel 2008, Bologna 2009.

Alle elezioni amministrative del 1956 per il Comune di Bologna, il cardinale Lercaro “chiese” a Giuseppe Dossetti, che aveva già lasciato la vita politica e aveva già maturato in sé la scelta di farsi sacerdote, di gui-dare la lista della DC contro il comunista Dozza.Dossetti visse come “uno sfregio” questo essere ribut-tato nell’arena politica, da cui si era già ritratto; ma, servo obbediente al suo Vescovo, accettò. E ne venne uno straordinario, indimenticabile esempio di parte-cipazione a una battaglia politica: il gruppo di lavoro, che fu un’autentica scuola di formazione, la concre-tezza positiva delle proposte, la passione civile e la serietà culturale, il dialogo cercato con la viva città...Un campione ricreato in loco di ciò che fu il lavoro della redazione di «Cronache Sociali»: partecipare a costruire la città degli uomini con l’intelligenza e con il cuore, con l’anima.

I MURI BIANCHI

€ 18,00

Con saggi di Luigi Pedrazzi Paolo Pombeni Luigi Giorgi

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I m u r i b i a n c h i

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In copertinaComizio di Giuseppe Dossetti, candidato sindaco, primi di aprile 1956

Progetto grafico e copertinaBosioAssociati, Savigliano (CN)

ISBN 978 88 8103 635 6

© 2009 Edizioni Diabasisvia Emilia S. Stefano 54 I-42100 Reggio Emilia Italiatelefono 0039.0522.432727 fax 0039.0522.434047

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«Libro bianco su Bologna»Giuseppe Dossetti

e le elezioni amministrative del 1956

A cura di Gianni Boselli

Saggi diLuigi Pedrazzi Paolo Pombeni Luigi Giorgi

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Un ringraziamento a Carla Bassi che ha contribuito fattivamente e con pa-zienza alla sistemazione dei testi. Un grazie anche a Paolo Giuliani che miha guidato nell’approfondimento dei contenuti.

La fotografia di copertina proviene dal volume A. Ardigò, Giuseppe Dossetti e ilLibro bianco su Bologna, Edizioni Dehoniane, Bologna 2003.

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«Libro bianco su Bologna»Giuseppe Dossetti e le elezioni amministrative del 1956

A cura di Gianni Boselli

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PrefazioneLe ragioni di questo libro, Gianni Boselli

Per una città con l’anima, Luigi Pedrazzi

Il 1956 di Giuseppe Dossetti, Paolo Pombeni

Dossetti, Bologna e la cura della città, Luigi Giorgi

LIBRO BIANCO SU BOLOGNA

Prefazione

Parte prima. Conoscere per deliberareSezione prima. Conoscere la cittàSezione seconda. Come i cittadini possono collaborarealla formazione del programma annuo di attività comunale

Parte seconda. Rianimare il volto spirituale della cittàSezione prima. I «fondamenti»Sezione seconda. I grandi problemi da risolvereSezione terza. Curare le nuove generazioniSezione quarta. Manifestare la gratitudine della città

per le persone anzianeSezione quinta. Migliore l’accoglienza agli immigrati

nuovi residentiSezione sesta. Esprimere meglio l’amore della città

per i sofferenti e gli esclusi

Parte terza. Condizioni e prospettive per una nuovacoraggiosa e responsabile amministrazione civica

Premessa. Condizioni e prospettive per una nuova,coraggiosa e responsabile amministrazione del Comune

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Sezione prima. Dallo sviluppo disorganico o mancatodell’ultimo decennio alle nuove prospettive

Sezione seconda. Le riforme nell’organizzazione del Comune

Sezione terza. La politica di bilancio e degli investimentiproduttivi

Sezione quarta. La politica tributaria comunale

Sezione quinta. Le opere pubbliche con particolare riguardoall’edilizia popolare

Sezione sesta. Obiettivi di riassetto e di espansionedelle Aziende municipalizzate

Sezione settima. Riassetto e riforme delle strutturedell’assistenza comunale e dell’ECA

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PrefazioneLe ragioni di questo libro

Gianni Boselli

La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo;ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi.

Salmo 117

Diverse volte mi sono interrogato sulla opportunità e sulla uti-lità, a distanza di 53 anni dalla sua pubblicazione, di riproporrela ristampa integrale del Libro bianco su Bologna. Questa inizia-tiva editoriale nasce da motivazioni diverse. Per un verso legateagli affetti (anche perduti), per l’altro al lavoro di riflessione, af-frontato nell’arco di questi ultimi anni, su Giuseppe Dossetti po-litico, nel periodo che va dalla fine dei lavori della AssembleaCostituente alla sua uscita di scena dalla vita politica italiana, nel1958. In particolare ricordo il convegno a dieci anni dalla scom-parsa di Dossetti, tenutosi presso la Camera dei Deputati il 5 di-cembre 2006, nonché gli ultimi approfondimenti in occasionedella pubblicazione del reprint di Cronache sociali.

Questa nuova edizione del Libro bianco su Bologna, ora, pro-segue nel solco del lavoro già avviato nel 2003 dallo scomparsomaestro Achille Ardigò, il quale, con il volume Giuseppe Dosset-ti e il libro bianco su Bologna, realizzò una rilettura attualizzata,fornendoci un’analisi testuale e contenutista originale della reda-zione del programma elettorale del 1956. Un’opera che solo Ar-digò poteva del resto realizzare: lui che fu reale protagonista diquel periodo e, a fianco di Dossetti, partecipò all’elaborazionefattiva e stesura del programma elettorale.

Il libro che presentiamo ora costituisce un gesto di amoreverso Bologna, verso gli interpreti di quella «stagione bologne-se» e verso chi, negli anni, ha continuato a studiare e ad ap-profondire quel periodo. E rappresenta anche un contributoper facilitare l’accesso a un importante documento storico, oggipressoché introvabile. Sono rare, infatti, le copie ancora recu-

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perabili di quell’edizione originale (edita dalla Democrazia Cri-stiana bolognese e stampata presso la “S.p.A. Poligrafici Il Re-sto del Carlino” nel maggio 1956 a Bologna), fatta di ben 170pagine, con una copertina interamente occupata dalla foto cheritrae Dossetti, venduta a 600 lire.

Siamo consapevoli che Il Libro bianco su Bologna parla di unacittà che non c’è più, ma che per certi aspetti non c’è ancora. Diuna città che forse ha già perso la spinta immessa nel suo tessu-to socio-politico da chi diventerà il «monaco di Monte Sole»,che ritenne nessun ardire e nessun guardare «oltre» essere diper se stesso una utopia.

La sua analisi appartiene, senza dubbio, a un’altra epoca, aun’altra organizzazione dei rapporti sociali e comunitari all’in-terno della città. Su tutto non c’è, e non può più esserci, quelparticolarissimo rapporto tra Bologna e il suo Arcivescovo. Fuquel rapporto a rendere accettabile, a Giuseppe Dossetti, l’invi-to a candidarsi a Sindaco della città, che il Cardinal Lercaro glirivolse su indicazione dell’onorevole Angelo Salizzoni.

Eppure il messaggio di fondo rimane straordinariamente at-tuale, e ci interroga in profondità sul senso attuale della politicaamministrativa locale e nazionale. Per Dossetti la politica hal’obbligo di condurre i cittadini, e non di rincorrere i loro umo-ri (a suon di sondaggi, come accade spesso oggi): la politica de-ve scommettere sulle idee migliori, anche a costo, talvolta, diperdere. Una lezione che, in quella vicenda bolognese, Dossettiha saputo impartire in prima persona. Così come, per fare poli-tica – o, quanto meno, per occuparsi della cosa pubblica con so-brietà e serietà – occorre informarsi, studiare e alzare lo sguar-do oltre il proprio «particolare» (finanche nel contesto ammini-strativo).

Il Libro bianco su Bologna ci dimostra che è possibile l’incon-tro tra fede e politica, tra le convinzioni alte e le particolaritàamministrative della realtà locale; ma, soprattutto, che è possi-bile il dialogo tra credenti e laici, in una collaborazione posta alservizio della comunità: perché questo fu il risultato finale,quando le idee di un cattolico, di solidissimi radici, furono ac-cettate e fatte proprie da chi militava su ben diverse ispirazioniideali. Inoltre, non sempre, e non solamente, essere cattolici e/ocristiani ha significato praticare politiche moderate; ma anche

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avere la forza di una proposta strategica e tattica di lungo respi-ro. Ci insegna, inoltre, che il «pubblico» può avere un ruolo, elo può esercitare, soltanto se ha uno sguardo e una prospettivaben precisa sul compito dello Stato e sulle sue funzioni.

Un aspetto affascinante del Libro bianco su Bologna è rap-presentato dalla comunicazione, nel metodo e nei contenuti,che dimostra come quel documento fu innovativo e in grado diprecorrere i tempi: uno strumento programmatico-elettoraleche guardò avanti diversi decenni.

Se lo si analizza solo per quel che era, un programma elettora-le, ecco che diviene una straordinaria cartina di tornasole su quan-to è cambiata, più in generale, la politica. E non solo a Bologna.

Oggi (all’atto di consegnare la pubblicazione in tipografia) citroviamo, come nel 1956, alla vigilia delle elezioni amministrati-ve a Bologna. I programmi elettorali odierni son ben altra cosa.I mezzi di comunicazione hanno cambiato le relazioni e la velo-cità nello scambio delle informazioni, gli spazi fisici sono sosti-tuiti, sempre di più, da quelli virtuali della rete: il door to doordei militanti e sostenitori è rimpiazzato dalle dinamiche relazio-nali delle social network su internet. I siti e i blog elettorali sonoconsiderati oggi giorno − con i loro messaggi spot − gli autenti-ci luoghi di incontro con la comunità di elettori. I ripetuti − e tal-volta interminabili − comizi elettorali di un tempo, hanno fattospazio ai messaggi su Youtube della durata di qualche minuto.

Soprattutto è evidente che oggi non c’è cittadinanza e inte-resse per programmi di oltre 170 cartelle fondati su analisi so-cio-economiche e con livelli di fattibilità (anche finanziaria) ri-gorosamente e analiticamente dimostrati. Inoltre, ritengo oggiimproponibile l’ipotesi di far acquistare agli elettori un pro-gramma elettorale. Ora la sfida è sulla sintesi delle nuove paro-le d’ordine, affidata ai siti internet dei candidati. E il confrontorimane confinato a quattro, cinque temi dettati – sempre trop-po frequentemente – più dalla agenda dei media che dalle aspet-tative e dalle necessità dei cittadini. Questa «messa on line» diprogrammi poco ci dice sui livelli di partecipazione alla loro for-mazione, fatta eccezione per quei pochi candidati che affidanoalla rete, e ai contributi che arriveranno dagli internauti, la ste-sura dei propri programmi (il caso del Libro Verde per la Pro-vincia di Modena, è un caso più unico che raro).

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Il programma elettorale espresso con il Libro bianco su Bolo-gna racchiude sostanzialmente linee di lavoro difficilmente rin-tracciabili insieme. Esprime la sintesi di una elaborazione scien-tifica attivata sui temi amministrativi più importanti della Bolo-gna di allora. Una proiezione profetica di come la città potevaevolversi, dopo gli anni del conservatorismo comunista, sempresecondo Dossetti, con una costruzione dal basso fatta con citta-dini. «[…] è già una prima promessa adempiuta: un esempio – silegge nella presentazione del volume del ’56 – di metodo e di co-stume che fissa tutto un indirizzo e che anticipa realizzazioni ancorpiù impegnative per il futuro. Forse è la prima volta che una cam-pagna elettorale non è solo una occasione di propaganda, ma di-venta ragione di un complesso di analisi e di studi condotti con ri-gore, si tramuta cioè in un atto, a un tempo, di conoscenza scienti-fica e di magistero, rivolto a centinaia di cittadini».

È questa la dimostrazione della possibilità di un confrontopositivo e costruttivo con le comunità locali in un ottica di rela-zione e partnership, dove il cittadino è protagonista dei proces-si decisionali ed è inquadrato come soggetto partecipe dei pro-cessi storici più generali. Infatti, oltre il contributo di esperti, lasottolineatura forte di Dossetti è tutta per i bolognesi, perché«in un certo senso essi hanno dato il più e il meglio di questo li-bro, con i loro interventi negli incontri». Partecipazione, dun-que, come chiave preziosa per accedere e contribuire diretta-mente alla vita democratica.

La suggestione maggiore che si trova nel libro – e che carat-terizza l’insieme – sta proprio in quella novità tra il politico,l’amministrativo e il sogno, rappresentato dall’articolazione del-la città di Bologna in quartieri. Una proposta inattesa, del tuttonuova nello scenario delle città italiane, ma capace di mobilita-re la politica, perché si facesse carico di offrire ai vecchi e nuo-vi abitanti di Bologna – in particolare a chi si insediava nellenuove periferie, venendo dalla campagna o dalla montagna –una occasione per contribuire a costruire una nuova comunità.L’aver tolto dall’anonimato un numero altissimo di bolognesi –che si avvicinarono ed anche entusiasmarono alla competizioneelettorale del 1956 – è forse il merito più grande ascrivibile aDossetti perché ha indicato ai suoi compagni di viaggio di allo-

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ra che è possibile essere protagonisti della politica cioè dellescelte per il raggiungimento del bene comune.

La parabola di quel testo echeggiò in città per molti anni e laforza metodologica che propose divenne un modello per tutto ilpanorama politico nazionale. Molte proposte contenute nel Li-bro bianco su Bologna furono in seguito realizzate. E lo furonoproprio con il sostegno di coloro che quelle elezioni le avevanovinte, e che seppero poi raccogliere il testimone di alcune ideepreziose di chi, invece, quelle elezioni le aveva perdute. Il che ciconsegna l’ultima metafora, dolce, di quella alta politica che noivorremo fosse sempre possibile. La matematica elettorale, nellavita democratica di una nazione, ci racconta nei numeri solo chivince e chi perde. Felice però è il Paese, in cui le buone idee tro-vano sempre cittadinanza.

La ristampa del Libro bianco su Bologna, come si potrà legge-re nelle pagine che seguono, è accompagnata da tre saggi che in-sieme costituiscono, in maniera complementare, una valida bus-sola per orientarsi nel tempo, nella storia e nella politica di allora.

Il primo si deve al professor Luigi Pedrazzi; il secondo al pro-fessor Paolo Pombeni e il terzo al giovane ricercatore LuigiGiorgi. Tutti e tre i saggi introduttivi sono utili, poiché inqua-drano il contesto storico e politico, nel quale maturarono sia lacandidatura di Giuseppe Dossetti a Palazzo D’Accursio, sia larealizzazione del programma elettorale toccando il prima e il do-po di quella “vicenda bolognese”.

Pedrazzi realizza una sorta di racconto storico-emozionale, lacui originalità è data anche dal fatto che di quella vicenda, ben-ché giovanissimo, fu diretto protagonista. Quindi, da una pro-spettiva privilegiata e con la sensibilità di un cattolico impegna-to in politica, il professor Luigi Pedrazzi, trasmette – senza ri-nunciare al rigore scientifico – umori, dinamiche ed equilibri so-cio-politici di una Bologna e di una Italia lontane ormai più dimezzo secolo. Un contributo di inquadramento storico straordi-nariamente utile, a chi è in procinto di avventurarsi nella letturadel Libro bianco su Bologna.

Paolo Pombeni disegna, con la solita raffinatezza di storico edi studioso del pensiero politico contemporaneo, il contesto e il

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clima, a livello internazionale e interno, nel quale Dossetti si tro-va a operare nel 1956. Affronta, inoltre, le idee guida del pen-siero dossettiano, soprattutto, come scrive lo stesso Pombeni,nell’ottica dell’impegno e della testimonianza dell’evento cri-stiano nella storia, realizzata attraverso la consacrazione alla lo-gica della Rivelazione.

Luigi Giorgi – da sempre impegnato nello studio del Giu-seppe Dossetti politico – intrecciando diverse fonti dell’epoca epassando in rassegna gran parte degli studi storico-politici suquegli anni, ci restituisce il «sentire» di quel periodo, che filtrasia da coloro che furono i protagonisti principali, sia da chi diquell’esperienza, a diverso titolo, fu solo spettatore. Nella con-clusione del saggio, Giorgi introduce alcuni aspetti relativi alperiodo in cui Dossetti sedette sui banchi dell’opposizione inConsiglio Comunale a Bologna, fino alla sua definitiva uscitadalla scena politica nel 1958.

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Parte seconda

RIANIMARE IL VOLTO SPIRITUALE

DELLA CITTÀ

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Sezione IV.

MANIFESTARE LA GRATITUDINE DELLA CITTÀPER LE PERSONE ANZIANE

Col crescere della popolazione in età adulta, entrano in crisi leattrezzature ed i metodi con cui l’Amministrazione civica male fi-nora ha provveduto a questa parte non esigua del suo elettorato.

Quattro punti a questo riguardo:1) Istituzione e centri di ritrovo e di lettura comunali, aperti

di sera, riscaldati d’inverno, in ogni quartiere, specie per le per-sone anziane (pensionati, persone anziane sole, vecchi poveri).

2) Per i vecchi inabili, il Comune ha l’obbligo del manteni-mento per legge. Ma di fatto: l’attuale Amministrazione non cor-risponde che a pochissimi degli inabili poveri la pur misera quo-ta per l’asilo notturno. Così molte persone anziane povere e solesono a carico dell’ECA che ha risorse del tutto inadeguate. Que-sto compito: almeno di garantire l’asilo notturno gratuito allepersone anziane povere deve essere assunto dal Comune.

3) Inoltre, prima di accogliere nel ricovero comunale un vec-chio, il Comune dovrà cercare in tutti i modi di aiutare la fami-glia – se degna – del vecchio e mantenerlo. La retta che il Co-mune deve sostenere per il ricovero di un vecchio povero dovràessere piuttosto corrisposta alla famiglia o a parente del vecchiostesso quando i familiari e i parenti diano sufficienti garanzie dimoralità e di igiene, di capacità di assistenza. Nell’assegnazionedi alloggi popolari, potranno essere segnalate le famiglie con vec-chi inabili a carico: l’assistente sociale di quartiere dovrà provve-dere ad integrare la cura delle famiglie stesse a riguardo.

4) Quanto all’attuale Istituto del Ricovero, è pensabile che, at-tuando alcuni dei provvedimenti sopra detti, potranno essere re-stituiti alla famiglia o a qualche parente numerosi vecchi ospita-ti. Comunque occorre una radicale trasformazione di tale Istitu-to che consenta di non disunire vecchi coniugi nel periodo in cuiil loro mutuo aiuto è più necessario e dia una ragione di vivere a

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tutti i ricoverati con lo sviluppo di attività ricreative e di passa-tempo, con un maggior legame tra loro e l’ambiente familiare edi quartiere donde sono venuti.

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Sezione V.

MIGLIORARE L’ACCOGLIENZA AGLI IMMIGRATINUOVI RESIDENTI

Gli immigrati formano l’unico canale attraverso cui la popo-lazione di Bologna aumenta. Specie per le famiglie di lavoratorimanuali che provengono dalla provincia con un tasso di natalitàpiù alto di quello delle famiglie cittadine andranno stabilite al-l’atto della concessione della residenza alcune provvidenze che fa-voriscano da parte dei nuovi cittadini la presa di conoscenza deiloro diritti e doveri e da parte dell’Amministrazione comunale laconoscenza delle necessità più impellenti di tali famiglie e la cu-ra di provvedervi per quanto è possibile (consegna ufficiale deicertificati di residenza a gruppi di nuovi cittadini, in giorno fe-stivo, visita di tutti gli uffici e servizi comunali di cui le famigliepotranno avere bisogno, visita alla città, donativi ai più poveri, li-bri sulla storia di Bologna alle persone immigrate non povere,ecc.). Particolari iniziative potranno essere prese per gli immi-grati dal Segretariato per le tradizioni bolognesi.

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Sezione VI.

ESPRIMERE MEGLIO L’AMORE DELLA CITTÀPER I SOFFERENTI E GLI ESCLUSI

L’assistenza e la beneficenza della cittadinanza (e quindi anzi-tutto dell’Amministrazione civica) verso i poveri deve essere an-zitutto liberata da ogni discriminazione politica e da ogni buro-cratismo per divenire il più possibile solidarietà umana, rappor-to di personale generosità, moderna concezione di criteri e dimezzi d’applicazione.

Dobbiamo ribadire a noi stessi che l’assistenza non può ri-dursi al sussidio di poche centinaia di lire al mese, al buono dipochi viveri, al poco di carbone, al dono di un tubetto di aspi-rina e neppure all’oneroso carico delle spese di spedalità per ipoveri.

La prima assistenza è quella di aiutare almeno un membro va-lido di famiglia povera a trovare lavoro; se giovane a divenirequalificato e specializzato, frequentando corsi severi, mantenutoin tutto o in parte dal Comune: di qui il coordinamento necessa-rio dell’assistenza con l’addestramento professionale.

La seconda assistenza è quella sociale, cioè fatta da personeesperte (da educatori come da assistenti sociali) che sappiano ri-dare tono e armonia a una famiglia, liberare le energie mortifica-te e deluse. Poi vengono le assistenze specifiche (sanitaria, ospe-daliera, farmaceutica, scolastica, economica, ecc.).

Principi fondamentali per noi devono essere:1) Ogni povero o disoccupato, se non inabile, deve essere po-

sto in grado di fare qualcosa, di dare qualcosa alla società che loassiste a reinserirsi nel lavoro.

Il Comune deve dare in cambio aiuti che stimolino e non de-primano la responsabilità e l’iniziativa degli assistiti.

2) Occorre concentrare il massimo sforzo per garantire le con-dizioni essenziali di vita umana a quelle 4000 persone ricono-sciute dagli uffici dell’ECA in condizioni di più grave miseria, ol-

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tre che a migliorare l’assistenza alle altre famiglie con il librettodell’ECA.

3) Ogni assistenza (da potenziare quella agli sfrattati oggi ma-le assistiti dal Comune) deve essere rivolta non a disunire la fa-miglia (come ora avviene per l’asilo notturno e il ricovero) ma adunirla sia come sede di convivenza che come forma di aiuto.

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Parte terza

CONDIZIONI E PROSPETTIVE PER UNA NUOVA, CORAGGIOSA

E RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE CIVICA

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Premessa

CONDIZIONI E PROSPETTIVE PER UNA NUOVA, CORAGGIOSA E RESPONSABILE

AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE

Se è vero, come da più parti si va dicendo, che il Comune nondeve né può essere un semplice esattore di tributi in cambio ditradizionali servizi, ma organo di coordinamento, direzione e sti-molo di tutta la vita civica entro i limiti fissati dalla legge, un pro-gramma finanziario, tributario, di opere da compiere o da inte-grare non può essere valido se non poggiato su una valutazionedella complessa realtà sociale del Comune e delle condizioni eprospettive maggiori di essa. E ciò soprattutto in merito:

a) alla popolazione e alle risorse di lavoro secondo ritmi e viedi prevedibile incremento;

b) all’organizzazione e occupazione industriale, settore decisi-vo per l’espansione economica;

c) all’organizzazione dei mercati, dei commerci e dei servizi diogni genere a ciò necessari;

d) alla evoluzione del modo di vivere e di pensare della popo-lazione intesa come comunità territoriale con dati tipi di insedia-mento, rapporti sociali, tradizioni, modi di occupare il tempo li-bero, in una parola con una data civiltà del gruppo urbano.

Fare previsioni circa un costante aumento tributario di un mi-liardo di lire all’anno per gli anni futuri – come è stato fatto insede di discussione dell’ultimo bilancio preventivo da parte diun consigliere di maggioranza – senza un’analisi della situazionedemografica ed economica locale e generale, è per contro unmodo miope ed illusorio di direzione amministrativa.

Di qui l’importanza di un esame, da parte nostra, dei princi-pali punti soprariferiti.

La popolazione di Bologna ha registrato, nel corso dell’ultimodecennio, un aumento quasi tutto dovuto al saldo attivo tra im-migrati ed emigrati. L’incremento naturale (differenza tra nasci-te e morti) che è stato nel decennio di appena 119 persone an-

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La provincia rappresenta dunque la grande riserva di aumen-to della popolazione di Bologna. Essa contava, escluso ovvia-mente il capoluogo, nel 1951 una popolazione residente di circa

nue contro una media annua totale di aumento di 6.608 persone,tende a scomparire. Negli ultimi cinque anni il numero dei mor-ti ha superato quello dei nati di ben 161 persone all’anno. AncheBologna tende in questo campo ad allinearsi al non invidiabile li-vello di altre grandi città del Nord, nella riduzione delle nascitemale compensate dall’allungarsi della durata media della vita.Una ripresa di natalità nell’ultimo quinquennio (del 17% in piùrispetto al 1950) sembra aprire qualche speranza. Comunquel’incremento sociale (frutto di migrazioni) resta decisivo e contendenza a crescere. La media annua d’aumento nell’ultimoquinquennio è stata di 7.811 persone residenti in più, di cui4.817 per migrazioni tra la città e la provincia (vedi tab. 1).

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Anni

Saldonaturale

(nati±morti)

(a)

Saldoattivo dellemigrazioniProvincia-Comune

(b)

Saldoattivo ditutte le

migrazioni

(c)

%di (b) su (c)

Popolaz.residentealla fine

dell’anno

1946194719481949195019511952195319541955

+ 755+ 319+ 273– 276+ 928– 285– 500– 300+ 10+ 270

2.0642.3551.7677.7684.3103.2652.1064.1807.8196.719

2.9754.1242.798

11.0556.5974.8814.6677.631

12.1299.751

69,3757,1063,1570,2665,3366,8945,1254,7764,4668,90

317.141321.584324.655335.434341.773340.427344.594351.925364.064374.085

Totale + 1.194 42.353 66.608 63,58

TAB. 1 – Incremento naturale e sociale della popolazioneresidente nel Comune di Bologna.

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il 25% superiore in numero a quella di Bologna. Per contro, i di-soccupati iscritti agli Uffici del lavoro erano (vedi tab. 2 e 3) nelperiodo di minima (giugno) circa due volte e mezzo i disoccupatiiscritti di Bologna, e nel periodo di massima (dicembre) quasi quat-tro volte quelli di Bologna (3,86; Bologna = 1).

TAB. 2 – Disoccupati (M + F) nel Comune di Bolognadi tutte le cinque classi.

Ramidi attività

economica

30 Giugno 1954 31 Dicembre 1954

N. % N. %

AgricolturaIndustriaTrasporti e C.Commercio e serviziImpiegatiMano d’opera generica

4747.762

2511.3161.6262.814

3,3254,50

1,779,24

11,4119,76

1.4367.446

2651.2791.5122.512

9,9351,52

1,838,86

10,4717,39

Totale 14.243 100,00 14.450 100,00

TAB. 3 – Disoccupati (M + F) nella Provincia di Bologna (1954)di tutte le cinque classi.

Zone dellaProvincia

di Bologna

Disoccup.al

30-6-1954(a)

Disoccup.al

31-12-1954(b)

Popolaz.presentenel 1951

(c)

(a)/(c) (b)/(c)

Comune diBolognaComuni dellaPianuraComuni dellaCollinaComuni dellaMontagna

14.243

17.046

11.384

8.362

14.450

33.071

13.809

8.988

350.676

181.327

142.940

95.920

4,06

9,40

7,96

8,71

4,12

18,23

9,66

9,37

Totale 51.035 70.318 770.863 6,62 9,12

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Dall’analisi del carico fiscale globale – relativamente più pesoin provincia per contribuente – risulta che nel 1953 (dati con-suntivi) con una popolazione superiore a quella del capoluogo,tutti gli altri Comuni della provincia non arrivavano al 65% delcarico fiscale di questo.

L’esodo dal paese in città, che è in maggior parte esodo rura-le, è inevitabile aumento col ritmo di espansione della vita pro-duttiva bolognese. Infatti questa massa di immigrandi può dive-nire da potenziale a reale con una velocità superiore a quella de-gli anni scorsi se le si offrono possibilità di lavoro. Questa consi-derazione va tenuta presente ad ogni effetto, nell’impostare unprogramma di sviluppo cittadino. Basteranno nuovi posti di la-voro nelle industrie, basteranno i lavori per la costruzione delleprogettate autostrade nazionali che a Bologna si prevede abbia-no massimo sviluppo di raccordi, per far confluire attorno allacittà una popolazione di immigrati, che tenderà a rimanere a Bo-logna anche al termine dei lavori. Tale maggior aumento (per mi-grazioni) della popolazione bolognese (in rate ben superiori aquelle previste dal Piano Regolatore) costituisce dunque la va-riabile più massiccia di un programma d’espansione.

La disoccupazione in città, pure se grave, non costituisce unfenomeno allarmante fin che non aumenti la rata d’immigrazio-ne di popolazione povera. Ma poiché tale eventualità è tutt’al-tro che improbabile il problema diviene degno di particolarestudio e di intervento anche da parte di una Amministrazionecomunale che preferisca spendere i denari di tutti, prevenendo,piuttosto che doverli impiegare in ben maggiore misura in assi-stenze sanitarie, ospedaliere, farmaceutiche, economiche purnecessarie.

La disoccupazione attuale riflette soprattutto, come si vedràpiù avanti, da un lato la crisi di certi settori industriali cittadini(anche in seguito alla riconversione e relativa smobilitazione del-l’unica grande azienda industriale bolognese nel periodo prebel-lico: la Ducati) e dall’altro la mancanza di qualificazione e spe-cializzazione di molta parte delle nuove leve giovanili di lavoro.Sono queste leve, insieme ad immigrati della provincia, cherinforzano le cifre della disoccupazione di manovalanza generi-ca. Analogo discorso vale per i disoccupati iscritti nella categoriaimpiegatizia.

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Sul problema dei giovani che si presentano ogni anno alla le-va del lavoro è necessario – come s’è detto – un impegno, orga-nico e coordinato, di tutte le energie cittadine. È questo uno deisettori dove l’opera di stimolo dell’Amministrazione comunale ein particolare del Sindaco, per promuovere nuove iniziative, di-rettamente o meno, è più valida e meritoria.

Le forze del lavoro, specie le giovani, sono infatti la prima par-te di ricchezza di una società, e quindi della società cittadina. Pervalorizzare tali energie occorre tuttavia non solo e non tanto unaumento comunque di posti di lavoro ma una selezione e una va-lorizzazione delle attitudini dei singoli in vista delle esigenzeespansive del mercato.

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Luogo concreto

e modello di amore

per la città degli uomini

alla dissolvenza ormai consumata

fra Dossetti politico e il sacerdote

questo libro

viene stampato

nel carattere Simoncini Garamond

su carta Arcoprint

delle cartiere Fedrigoni

dalla tipografia Sograte di Città di Castello

per conto di Diabasis

nel maggio dell’anno

duemila

nove

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I muri bianchi

Il teatro della politica. Tocqueville tra democrazia e rivoluzione,a cura di Federico Mioni

Federico Mioni, Thomas Jefferson e la scommessa dell’autogoverno.Virtù, popolo e “ward system” nel pensiero di Thomas Jefferson

Franco Morganti, 1945-1995. Una vita impolitica

Alessandro Galante Garrone, Piccoli discorsi sulla libertà

Guido Calogero, Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo,a cura di Thomas Casadei, postfazione di Norberto Bobbio

Rossella Ardenti, Giovanni Battista La Sala,La maternità possibile. I vissuti delle coppie sterili,la fede e la procreazione assistita, introduzione di Antonio Balletto

Guido Calogero,La scuola dell’uomo, a cura di Paolo Bagnoli,con una testimonianza di Aldo Visalberghi

Ferruccio Andolfi,Lavoro e libertà. Marx, Marcuse, Arendt

Giuseppe Armani,Un’idea di progresso. Da Beccaria a Galante Garrone

Luigi Cavazzoli, Stefano Siliberti, La sete di pace. Clero e fedeli della diocesi di Mantovanella seconda guerra mondiale

«Popolo se m’ascolti...» Per le vittime dell’eccidio del Paduledi Fucecchio 23 agosto 1944, scritti di Adriano Prosperi e Bruno Schacherl, a cura di Marco Folin

Ottosettembre 1943. Le storie e le storiografie,a cura di Alberto Melloni

Nuovo Welfare e impresa sociale, a cura del CGM

Maria Bacchi, Costanza Bertolotti, Sara Cazzoli, Tania Righi, Maria Zuccati,Mi sono messa di nome Yurika. Donne, Resistenza e politicaa Mantova 1943-1945

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Page 31: Libro bianco su Bologna

Paola Bianchini, Laura dalla Ragione,Il cuscino di Viola. Dal corpo nemico al corpo consapevole,introduzione di Erri de Luca

Pierluigi Castagnetti, La Costituzione offesa

Eduardo Lourenço,Il labirinto della saudade. Portogallo come destino

Islam e diritti umani: un (falso?) problema,a cura di Mario Nordio e Giorgio Vercellin

Massimo Quaini,L’ombra del paesaggio. Orizzonti di un’utopia conviviale

Bruno Rossi, Mario Tommasini. Eretico per amore

Paolo Bagnoli, L’idea dell’Italia (1815-1861)

Paulo Barone, Spensierarsi. Raimon Panikkare la macchina per cinguettare

Governare la televisione? Politica e tv in Europa negli anni Cinquanta-Sessanta, a cura di Giulia Guazzaloca, prefazione di Paolo Pombeni

Mario G. Losano, Il movimento Sem Terra del Brasile. Funzione sociale della proprietà e latifondi occupati

Governance globale e diritti dell’uomo,a cura di Mario Nordio e Vittorio Possenti

Paolo Veziano,Sanremo. Una nuova comunità ebraica nell’Italia fascista 1937-1945,introduzione di Alberto Cavaglion

Luigi Covatta, La legge di Tocqueville. Come nacque e morì la riforma della prima Repubblica italiana

Pierluigi Castagnetti, La nuova tenda

Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile

Boaventura de Sousa Santos e altriAtlantico periferico. Il postcolonialismo portoghese,a cura di Roberto Vecchi, Margarida Calafate Ribeiroe Vincenzo Russo

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Page 32: Libro bianco su Bologna

Ruggero Orfei,Il gioco dell’oca. Rapporto sul movimento cattolico

Leopoldo Elia. Costituzionalista e uomo politico rigoroso e innovatore,testi di Giampaolo D’Andrea, Franco Marini, Sergio Mattarella,Marco Olivetti, Franco Pizzetti, Paolo Ridola, Achille Silvestrini

Ripensare la solidarietà, a cura di Franco Riva

Violenza: la politica e il sacro, a cura di Adriano Fabrise Kenneth Seeskin

Creare soggetti. Dialoghi con Bepi Tomai, a cura di Massimo Campedelli

Le «Cronache sociali» di Giuseppe Dossetti 1947-1951. La giovane sinistra cattolicae la rifondazionedella Democrazia Cristiana, edizione anastatica

Le «Cronache sociali» di Giuseppe Dossetti, a cura di Luigi Giorgi, con un saggio di Paolo Pombeni,antologia

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