LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I … · le sue idee e i suoi progetti...

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LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I LIBRI L’intervista di Stefano Lorenzetto al titolare di Grafica Veneta (ANSA) - ROMA, 16 SET - Nel Nordest vive e lavora un italiano che ha cominciato a fare il tipografo a 4 anni. Fabio Franceschi, prima di diventare il titolare della Grafica Veneta di Trebaseleghe, la più grande azienda che produce libri in Italia con più di 500 tonnellate di carta consumate quotidianamente e 200 milioni di copie stampate l’anno, è stato un bambino che fino ai 6 anni ha mangiato una sola volta al giorno, sempre «risi col late», e che a 19 si è dovuto improvvisare imprenditore dopo la morte del padre. La sua storia, le sue idee e i suoi progetti vengono raccontati in un libro intervista di Stefano Lorenzetto, in uscita domani. S’intitola «L’Italia che vorrei» (Marsilio, 176 pagine, 14 euro), sottotitolo «Il manifesto civile dell’uomo che fa i libri». I diritti d’autore saranno devoluti all’Ong Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari). Franceschi è un uomo di lavoro e buonsenso, ed è da questo punto di vista, prima che da quello dell’industriale di successo, che esprime le sue opinioni sulla situazione italiana, con un linguaggio diretto e senza giri di parole. Il suo è un manifesto civile in cui non lesina giudizi sferzanti e non ha paura di indicare soluzioni precise: Franceschi fa nomi e cognomi, e parla con le cifre. Berlusconi per esempio: «Era mio cliente. Entrò in politica per salvare le sue aziende ma ci ha provato a cambiare le cose. Si è circondato di persone sbagliate». A Renzi: «Bravo ragazzo. Glielo leggi in faccia che non ha mai rubato. Ma crede di poter governare l’Italia a colpi di tweet. Il suo presunto trionfo elettorale alle europee è stato in realtà sancito da appena 20 italiani su 100. Gli altri stanno aspettando progetti seri per tornare afidarsi della politica». Dalle riforme, alla corruzione, passando per l’iniquità del sistema fiscale, la burocrazia, la disoccupazione, il fisco, la difesa dello stato sociale e del welfare aziendale Lorenzetto e Franceschi vanno a toccare tutti i temi scottanti dell’Italia in crisi. Ne scaturisce un programma civile e politico che sembrerebbe preludere a una discesa in campo, ma è lo stesso Franceschi a chiarire: «Ci ho pensato varie volte. Non nego di sentire dentro questo richiamo, ma lo farei solo se fossi sicuro di riuscire a combinare qualcosa. Sarebbe una lotta contro i mulini a vento, mi sembra che in Italia ci sia una barriera piuttosto alta per le persone oneste desiderose di entrare in politica». (ANSA). I07 16-SET-14 14:28 NNNN

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LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I LIBRI

L’intervista di Stefano Lorenzetto al titolare di Grafica Veneta

(ANSA) - ROMA, 16 SET - Nel Nordest vive e lavora un italiano che ha cominciato

a fare il tipografo a 4 anni. Fabio Franceschi, prima di diventare il titolare

della Grafica Veneta di Trebaseleghe, la più grande azienda che produce

libri in Italia con più di 500 tonnellate di carta consumate quotidianamente

e 200 milioni di copie stampate l’anno, è stato un bambino che fino ai 6 anni

ha mangiato una sola volta al giorno, sempre «risi col late», e che a 19

si è dovuto improvvisare imprenditore dopo la morte del padre. La sua storia,

le sue idee e i suoi progetti vengono raccontati in un libro intervista

di Stefano Lorenzetto, in uscita domani.

S’intitola «L’Italia che vorrei» (Marsilio, 176 pagine, 14 euro), sottotitolo «Il

manifesto civile dell’uomo che fa i libri». I diritti d’autore saranno devoluti all’Ong

Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari).

Franceschi è un uomo di lavoro e buonsenso, ed è da questo punto di vista,

prima che da quello dell’industriale di successo, che esprime le sue opinioni

sulla situazione italiana, con un linguaggio diretto e senza giri di parole.

Il suo è un manifesto civile in cui non lesina giudizi sferzanti e non ha

paura di indicare soluzioni precise: Franceschi fa nomi e cognomi, e parla con

le cifre. Berlusconi per esempio: «Era mio cliente. Entrò in politica per

salvare le sue aziende ma ci ha provato a cambiare le cose. Si è circondato di

persone sbagliate». A Renzi: «Bravo ragazzo. Glielo leggi in faccia che non ha

mai rubato. Ma crede di poter governare l’Italia a colpi di tweet. Il suo presunto

trionfo elettorale alle europee è stato in realtà sancito da appena 20 italiani su

100. Gli altri stanno aspettando progetti seri per tornare afidarsi della politica».

Dalle riforme, alla corruzione, passando per l’iniquità del sistema fiscale,

la burocrazia, la disoccupazione, il fisco, la difesa dello stato sociale e

del welfare aziendale Lorenzetto e Franceschi vanno a toccare tutti i temi

scottanti dell’Italia in crisi. Ne scaturisce un programma civile e politico

che sembrerebbe preludere a una discesa in campo, ma è lo stesso Franceschi a

chiarire: «Ci ho pensato varie volte. Non nego di sentire dentro questo

richiamo, ma lo farei solo se fossi sicuro di riuscire a combinare qualcosa.

Sarebbe una lotta contro i mulini a vento, mi sembra che in Italia ci sia una

barriera piuttosto alta per le persone oneste desiderose di entrare in

politica». (ANSA).

I07 16-SET-14 14:28 NNNN

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LIBRI: IL MANIFESTO DELL’IMPRENDITORE FRANCESCHI

IN “L’ITALIA CHE VORREI”

In uscita il saggio-intervista realizzato con Stefano Lorenzetto

Roma, 12 set. (Adnkronos) - Si intitola “L’Italia che vorrei - Il manifesto civile dell’uomo

che fa i libri”, (Marsilio, 176 pagine, 14 euro) il saggio-intervista, in uscita

mercoledì 17 settembre, dedicato da Stefano Lorenzetto a Fabio Franceschi,

titolare della Grafica Veneta di Trebaseleghe (Padova). I diritti d’autore saranno

devoluti all’Ong Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti

medici missionari), che ha sede a Padova.

Franceschi vive e lavora in quel Nordest che per lungo tempo ha trainato

l’economia nazionale; ha cominciato a fare il tipografo a 4 anni, sotto il tavolo

di cucina; fino ai 6 ha mangiato una sola volta al giorno, sempre lo stesso

piatto, «risi col late»; a 19 è stato costretto dalla morte del padre a

improvvisarsi imprenditore. Il suo vanto è di avere innovato come nessun

altro un prodotto eguale a sé stesso da più di mezzo millennio: il libro. C’è

riuscito costruendo l’unica impresa al mondo in grado di stampare, rilegare e

consegnare un volume in meno di 24 ore, copertina inclusa, e di regalare

l’intera tiratura qualora non ci riesca entro il termine concordato. (segue)

(Spe/Adnkronos) 12-SET-14 19:05 NNN

LIBRI: IL MANIFESTO DELL’IMPRENDITORE FRANCESCHI

IN “L’ITALIA CHE VORREI” (2)

Del Paese di oggi «non mi piacciono l’inerzia e il ladrocinio»

Da cittadino innamorato del suo Paese, adesso l’uomo che fa i libri presenta un

manifesto civile per ridare all’Italia la speranza, l’orgoglio, l’efficienza, la

giustizia sociale e per restituirle il posto che le compete nel mondo.

Applicando la più elementare delle ricette: tanto lavoro, tanta onestà e

soprattutto tanto buonsenso. Nel libro “L’Italia che vorrei”, Franceschi affronta

con linguaggio chiaro e diretto i mali nazionali e presenta le sue soluzioni.

«Dell’Italia di oggi non mi piacciono l’inerzia e il ladrocinio. Qui non funziona

un cazzo», afferma Franceschi secondo il quale «il 50 per cento di tutti i

corrotti del Vecchio Continente alloggia da noi: su 120 miliardi di malaffare

europeo, 60 sono rappresentati da tangenti italiane. La stima è della Corte dei

conti. Aggiunga 150 miliardi di riciclaggio, un flusso di denaro illecito che

supera il 10 per cento del Prodotto interno lordo. Ogni anno l’Irpef evasa

ammonta a 150 miliardi e l’Iva a 100, lo attesta la Banca d’Italia. L’economia

sommersa vale da sola 400 miliardi: se finisse domattina nel Pil, il debito

pubblico scenderebbe come per incanto dal 133 al 97 per cento, facendoci

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diventare la seconda potenza d’Europa dopo la Germania».

Quanto alle soluzioni, «io vorrei solo un Paese governato da una persona

competente, intelligente, che non aspiri al premio Nobel per l’economia. Mi

basta un ragionier Brambilla che non voglia diventare un mostro del piccolo

schermo con otto ore di esposizione al giorno, un contabile sicuro del fatto

che 1 più 1 fa 2, mai 3, il quale va giù a Roma e gestisce i conti dell’Italia con il

buonsenso e la diligenza del buon padre di famiglia, per usare un’espressione

cara al codice civile mutuata da quel bonus pater familias che nella Roma

antica designava un modello d’uomo, retto, libero, provvisto di sui iuris, cioè

della piena capacità di condurre i propri affari, consapevole dell’importanza

della sua posizione e delle sue azioni, in grado di porsi a capo di una comunità

di persone».

(Spe/Adnkronos) 12-SET-14 19:07 NNN

LIBRI: IL MANIFESTO DELL’IMPRENDITORE FRANCESCHI

IN “L’ITALIA CHE VORREI” (3)

La Grafica Veneta è la più importante azienda produttrice di libri in Italia

A sostegno delle opinioni di Franceschi ci sono i numeri della sua

attività: La Grafica Veneta è la più importante azienda produttrice di libri in Italia

(20 milioni di copie solo per la saga di Harry Potter) e la prima d’Europa per

redditività. Serve oltre 200 case editrici, fra cui le francesi Hachette e

Flammarion, la News corporation del magnate australiano Rupert Murdoch, le

statunitensi Time Warner e Random house.

In Italia escono dalle rotative di Franceschi i libri della galassia

Rizzoli-Corriere della Sera (Rizzoli, Bompiani, Marsilio, Adelphi, Sonzogno, Bur)

e di altri 150 clienti: i più importanti sono Mondadori, De Agostini, Zanichelli,

Vallardi, Feltrinelli, Giunti, Longanesi, Garzanti, Salani, Chiarelettere, Aliberti,

Class, Piemme, San Paolo, Skira, Cairo, Sperling & Kupfer, Hoepli, Bollati

Boringhieri, Fazi, Paravia, Guanda, Tea, Il Saggiatore, Baldini & Castoldi,

Mursia, Corbaccio, Boroli, Gribaudo, Ponte alle Grazie, Neri Pozza.

Ma la Grafica Veneta si è specializzata anche nei libri allegati ai quotidiani

Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, La Gazzetta dello Sport, La Stampa, Il

Giornale, Libero, Il Fatto Quotidiano, Il Secolo XIX, Il Gazzettino, L’Unione

Sarda, Il Mattino di Padova. E poi The New York Times, Le Monde, Le Figaro, El

País, El Mundo, La Vanguardia, La Razón, Ouest-France, il gruppo editoriale

francese Express Roularta che edita fra l’altro L’Express e L’Expansion e

quello spagnolo Vocento che pubblica Abc, El Correo e Qué!. (segue)

(Spe/Adnkronos) 12-SET-14 19:08 NNN

LIBRI: IL MANIFESTO DELL’IMPRENDITORE FRANCESCHI

IN “L’ITALIA CHE VORREI” (4)

A dispetto della crisi nera che ha colpito con durezza il comparto

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editoriale, dal 2001 a oggi la Grafica Veneta ha aumentato di quasi 200 volte il

fatturato, raggiungendo lo scorso anno i 150 milioni di euro. L’imprenditore

padovano è riuscito ad ampliare il suo business con audacia e fantasia: è

diventato monopolista degli elenchi telefonici in Albania, Costa d’Avorio,

Senegal, Ciad, Camerun, Malawi, Togo e Burkina Faso; ha stampato il Corano

per l’Arabia saudita; ha fatto aggiornare e ha stampato l’Enciclopedia

universale russa, che ha venduto 40 milioni di copie; ha inventato il libro

ecologico e quello profumato; ha creato una linea di bloc-notes e di matite

chiamate perpetuer, alle quali non occorre fare la punta perché non si

consumano mai.

Franceschi consuma quotidianamente 500 tonnellate di carta e stampa in

media 40 titoli, per un totale di 200 milioni di copie l’anno. Ogni giorno dallo

stabilimento di Trebaseleghe escono 50 autotreni carichi di libri: 10 diretti nel

Regno Unito, 8 in Francia, 5 in Russia, 4 in Germania, i rimanenti in Italia e nel

resto d’Europa.

L’aspetto più incredibile è che tutto questo avviene senza bisogno di

acquistare energia elettrica. Sul tetto della Grafica Veneta sono stati infatti

installati 39.000 pannelli fotovoltaici, per un totale di 100.000 metri quadrati,

l’equivalente di 20 campi di calcio, che ne fanno il primo stabilimento italiano

carbon free, totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico. In estate

il surplus di produzione consente addirittura di soddisfare il fabbisogno di

elettricità delle famiglie residenti nei quattro-cinque Comuni del circondario.

(Spe/Adnkronos) 12-SET-14 19:09 NNN

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«LL’ITALIA CHE VORREI” LIBRO-MANIFESTO DEL PATRON GRAFICA VENETA

I diritti saranno devoluti all’Ong Medici con l’Africa Cuamm

Attualità - 17/09/14 16:22

(ASCA) - Padova, 17 set 2014 - Nel Nordest che per lungo tempo ha trainato

l’economia nazionale, vive e lavora un italiano che ha cominciato a fare il

tipografo a 4 anni, sotto il tavolo di cucina; che fino ai 6 ha mangiato una sola

volta al giorno, sempre lo stesso piatto, «risi col late”; che a 19 è stato costretto

dalla morte del padre a improvvisarsi imprenditore; che ha saputo innovare come

nessun altro un prodotto eguale a sé stesso da più di mezzo millennio: il libro. C’è

riuscito costruendo l’unica impresa al mondo in grado di stampare, rilegare e

consegnare un volume in meno di 24 ore, copertina inclusa (e di regalare l’intera

tiratura qualora non ci riesca entro il termine concordato).

S’intitola L’Italia che vorrei (Marsilio, 176 pagine, 14 euro), sottotitolo Il manifesto civile dell’uomo che fa i libri, il saggio-intervista - in uscita oggi - dedicato da

Stefano Lorenzetto a Fabio Franceschi, titolare della Grafica Veneta di

Trebaseleghe (Padova). I diritti d’autore saranno devoluti all’Ong Medici con

l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari), che ha sede a

Padova.

La Grafica Veneta è la più importante azienda produttrice di libri in Italia (20

milioni di copie solo per la saga di Harry Potter) e la prima d’Europa per

redditività. Serve oltre 200 case editrici, fra cui le francesi Hachette e Flammarion,

la News corporation del magnate australiano Rupert Murdoch, le statunitensi

Time Warner e Random house. In Italia escono dalle rotative di Franceschi i libri

della galassia Rizzoli-Corriere della Sera.

(Bnz)

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Salendo sul tetto, centomila metri quadrati di un blu elettrico balu-ginano al sole in mezzo alla verde campagna di Trebaseleghe, nel padovano. Pannelli solari, 33

milioni di euro d’investimento tre anni fa: ma producono tutta l’energia necessaria a stampare 200 milioni di libri l’anno, d’e-state anche ad alimentare la rete di cinque Paesi intorno. Nell’era di Internet e del digitale, escono da qui, sede e stabilimento di Grafica Veneta, più di mezzo milione di volumi al dì, 50 tir carichi di carta stampa-ta diretti in Italia, in Europa fino al Circolo polare, ai porti d’imbarco per l’Africa, per duecento editori di mezzo mondo: Stieg Larsson in dodici lingue, Harry Potter e il Papa, il Corano per l’Arabia Saudita e i manga, le guide telefoniche d’Etiopia e di altre dieci nazioni, Lonely Planet, romanzi rosa profumati al ciclamino e libri biode-

gradabili per l’ecomaniaco mercato scan-dinavo. Fino all’Enciclopedia universale russa, 32 volumi per 40 milioni di copie e altre 25 in vista con l’editore moscovita Ast, e alle collezioni di insetti, veri, che comprano in Cina e vendono in Russia, centomila a settimana.

Dietro questa sfilza di numeri mirabo-lanti (un altro per sovrammercato: quasi un miliardo di volumi allegati ai quotidiani in 13 Paesi, la sua fortuna a metà del decennio scorso) c’è un signore di 45 anni, Fabio Franceschi. Che non sopporta il riso con il latte perché fino ai 6 anni era tutto ciò che in casa c’era da mangiare, oltre a un frutto a mezzogiorno. Che come unici giocattoli aveva le righe di piombo dategli dal padre perché le rifondesse, linotype nella stanza accanto a quella dove lui dormiva. Che a 15 anni si mette in proprio a stampare an-nunci di matrimonio. E a 30, siamo nel

2001, eredita metà, e con soldi a prestito rileva dallo zio l’altra metà, della Grafica Veneta, una sola rotativa, unico cliente il Bollettino della Regione Veneto, pagamen-ti a sei mesi quando va bene. Roba da chiudere e cambiare mestiere. Invece si mette a stampare libri, i primi quasi li rega-la per farsi un nome, e nel giro di dieci anni il suo diventa il terzo gruppo in Europa nel settore, primo per margine operativo lordo, al 32 per cento, 60 milioni di fatturato nel 2013 (carta esclusa, gliela danno gli editori, se no sarebbe tre volte tanto), in crescita in barba alla crisi e alla digitalizzazione. E quotazione in Borsa prevista fra due anni. Chiave del successo: «Io un libro te lo stampo in qualunque tiratura in 24 ore e se sforo i tempi te lo consegno gratis. È suc-cesso un paio di volte; non era colpa nostra ma ho rispettato l’impegno». Reputazione, si chiama: e vale un tesoro. Altri 90 milioni

Che futuro, la cartaRitratto di Fabio Franceschi, terzo stampatore d’Europa. Forte di un’azienda modello e molte idee. Anche politiche. Ora in un libroDI ROBERTO DI CARO

Economia PERSONAGGI

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li fattura sul mercato russo, ma li tiene scorporati perché «il grosso lo stampiamo lì in impianti altrui, quel business oggi c’è domani chissà. Meglio essere una bella azienda con i numeri giusti che una grande azienda con numeri banali».

Più che un’accortezza contabile, è che Franceschi è di quei veneti abituati a ragio-nare col cervello connesso alle mani, il tipo che tra il dire e il fare c’è di mezzo giusto la decisione di procedere, uno che considera davvero suo solo quello che vede e tocca e s’è fatto da sé. Ti fa passare le dita sulle pagine e ti racconta gli inchiostri, piccola spesa perché «quanta ne sporchi di carta con un chilo!», ma per lui che c’è cresciuto in mezzo sono un pezzo di vita: persino la Ferrari se l’è comprata nero inchiostro. E lo stabilimento se l’è disegnato lui: «Prima di rilevare Grafica Veneta ho fatto per un po’ il costruttore, m’è rimasto il gusto del calcestruzzo». Luce naturale, spazi enormi, poca gente. Dove stanno i 300 dipendenti qua al lavoro a turni 24 ore su 24, se l’uni-co gruppo compatto di venti persone è una cooperativa sociale che fa lavoretti tipo infilare segnalibri tra le pagine? «Fanno quasi tutto le macchine: questa lunga 35 metri l’ho progettata io, scarica vibrazioni e rumore nella carta, sembra ferma invece gira a 50 mila copie l’ora». Gli ha fruttato una laurea honoris causa in Ingegneria meccanica all’Università di Padova. Un po’ di operai alla fine li vedi, età media 34 anni, turnover prossimo allo zero, paga base più incentivo dai 150 euro. I sindacati invece non li vedi: «Niente contro, sono una risor-sa, ma se un lavoratore ha un problema viene su da me e una quadra la troviamo, un aiuto, un prestito, quel che gli serve: cosa vuole che siano 50 mila euro in un anno per avere con me gente che lavora più serena?» Profondo Veneto, modernissimo e arcaico, diretto, immediato nel senso proprio, meno mediazioni ci sono, sinda-cato incluso, e più corre veloce, giusto o sbagliato che sia.

Per filo e per segno, la storia di Franeschi la racconta lui stesso nella prima parte del libro-intervista di Stefano Lorenzetto, scrittore ex-vicedirettore vicario al “Gior-nale”, in uscita per Marsilio editore. “L’I-talia che vorrei. Il manifesto civile dell’uo-mo che fa i libri”, s’intitola: perché la se-conda parte è tutto un ragionare senza peli sulla lingua sullo stato comatoso dell’I-talia d’oggi e i rimedi magari urticanti ma

auspicabili (un fior da fiore nel riquadro a fianco). Ossignore, che voglia anche lui scendere in campo? «Ci ho pensato varie volte. Ma ho sempre dovuto amaramente concludere che sareb-be una lotta contro i mulini a vento».

In realtà la storia è un po’ più aggrovi-gliata. Berlusconi (di Silvio e Marina, sua cliente, parla bene tuttora) gli piaceva parecchio, e anche Forza Italia, dove spe-rava di mettere nero su bianco un bel programma di risanamento del Paese. Ma non gli va giù la volta che a tavola, un paio d’anni fa, dice: «Silvio, 60 miliardi l’anno persi per la corruzione, 120 per l’evasione, 150 per il riciclaggio, così il Paese va a fondo. Ci vogliono leggi duris-sime, chi corrompe va in galera e gli seque-strano l’azienda». L’allora Cavaliere nic-chia e fa melina: dai, non è poi così grave. Franceschi capisce che in quel partito non c’è trippa per gatti. Contrappasso, ancor-ché abbastanza casuale perché nasce da un cambio-merce con l’editore Aliberti, da quest’anno lo ritroviamo tra gli azionisti del “Fatto quotidiano”, col 4 per cento. Nient’affatto casuali, invece, i contatti a febbraio per entrare come ministro nel governo Renzi: non è chiaro se non se l’è sentita per sfiducia nel nascituro esecutivo o se, come spiega, in quel periodo aveva qualche guaio di salute. D’altra parte, dietro quel suo viso bonaccione e l’abitua-le sorriso all’insù non è che Franceschi sia uno tanto facile: in Confindustria Veneta è stato per due anni responsabile Innova-zione, voleva cancellare i contribuiti a pioggia alle imprese e dirottarli su Univer-sità e formazione, l’hanno bloccato, lui ha lasciato, ora è probabile che esca dall’as-sociazione degli industriali.

Intanto, piccoli Franceschi crescono. Nicola, 23 anni, ha la sua linea di quader-ni e borse anche col pannellino solare per ricaricare il cellulare. Alberto, 22, produce e vende su internet scarpe a colori inter-cambiabili, buone per l’ufficio e la disco-teca. Gianfranco, 17, è già in azienda come consulente in produzione «e mette il naso dappertutto». Un dubbio: ma la carta stampata non è un prodotto obsoleto, in via di estinzione? «La Rete è uno strumen-to ancora troppo confuso e non regola-mentato. Passeranno decenni prima che la carta muoia». Q

Alcuni brani dal libro “L’Italia che vorrei” di Fabio Franceschi, scritto con il giornalista Stefano Lorenzetto.Italia. 60 miliardi di malaffare, 150 di riciclaggio, 180 di Irpef evasa ogni anno e 100 di Iva. E invece di affondare le mani in questa melma che cosa fanno i nostri politici? Perdono mesi ad abolire il Senato.Corruzione. La nostra vergogna, una lebbra dilagante. Quindici anni è la pena, da scontarsi senza se e senza ma, prevista dal Code of laws negli Usa. Più una sanzione pari al triplo delle somme estorte o rubate.Falso in bilancio. Che vergogna quando il governo Berlusconi lo depenalizzò! Io ti sbatto dentro per dieci anni se trucchi la contabilità aziendale!Politici disonesti. Alla prima condanna l’amministratore pubblico deve decadere da qualsiasi carica e in sei mesi bisogna arrivare al terzo grado di giudizio.Tasse. L’aliquota fiscale giusta? Un quarto del tuo ricavo.Evasione fiscale. Dovremmo portare l’Iva al 45 per cento e abolire tutte le altre tasse. La semplicità è controllabile. La complicazione genera corruzione. Denaro. Non è possibile che tanta parte dell’umanità non produca nulla e sia dedito unicamente alla manutenzione del denaro.Burocrazia. La madre di tutte le tangenti. Per sradicarla, alla base di tutto deve esserci il buonsenso, non la normativa.Dipendenti pubblici. Un milione di statali in esubero vengano collocati sul mercato e assunti dall’industria privata, pagati per 4 anni dallo Stato.Giustizia. Una grande civiltà ha pochi giudici e poche leggi.Federalismo. Io non ci credo. Non è che suddividendo l’Italia in 21 conti correnti le spese cambierebbero. Ci vorrebbe solo un po’ di buongoverno.Aiuti alle imprese. Gli incentivi a fondo perduto e i piani di sviluppo, inventati da esperti ben retribuiti che non saprebbero gestire neppure un condominio, sono del tutto inutili.Matteo Renzi. Bravo ragazzo, pulito, glielo leggi in faccia che non ha mai rubato. Uno spaccamontagne che crede di poter governare l’Italia a colpi di tweet. alle 6 di mattina. Ma il sistema Paese è assai più complesso.

“L’Italia che vorrei”

“L’ITALIA CHE VORREI”, DI FABIO FRANCESCHI CON STEFANO LORENZETTO. A SINISTRA: FABIO FRANCESCHI NEL SUO STABILIMENTO DI TREBASELEGHE, NEL PADOVANO

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FABIO FRANCESCHI, IMPRENDITORE VENETO PARTITO DAL NULLA, RACCONTA LA SUA STORIA

MANGIAVA SOLO RISOL’UOMO DEI LIBRI di Rossana Linguini

Se non avete mai sentito parlare di Fabio Franceschi, l’uomo che “fa i libri”, forse è perché lui, nato a Camposampiero provin-cia di Padova 45 anni fa, è uno

di quei veneti che, come diceva il suo concittadino Feliciano Benvenuti, i vòl savér far, prima di far savér, vogliono saper fare, prima di far sapere. Certo, fosse ve-ro, la sua storia dovrebbe essere nota da un pezzo: almeno da quando la Grafica Veneta di Trebaseleghe, l’azienda in cui lui ha trasformato la tipografia di fami-glia, è diventata la prima impresa pro-duttrice di libri in Italia. Quella con il più alto indice di redditività in Europa. L’unica in grado di stampare, rilegare e consegnare un volume in meno di 24

HA AVUTO UN’INFANZIA POVERISSIMA: UN PASTO AL GIORNO. OGGI È IL RE DELLE ROTATIVE. E PROPONE LA SUA RICETTA CONTRO I MALI DEL PAESE

PAGINEDA... ASCOLTARE Esce il 17 settembre L’Italia che vorrei, scritto da Stefano Lorenzetto con Fabio Franceschi (Marsilio, 176 pagine). È un racconto-intervista pieno di idee per uscire dalla crisi.

PROFUMO DI CARTATrebaseleghe (Padova). Fabio Franceschi, 45 anni, titolare della prima azienda stampatrice di libri d’Italia, su un trono di titoli pronti per la spedizione.

ore, copertina inclusa: o di regalare l’in-tera tiratura, in caso di mancato rispet-to degli accordi.

D’altra parte, a fare il tipografo Franceschi ha cominciato presto, pre-stissimo: a 4 anni, sotto il tavolo della cucina, come racconta Stefano Loren-zetto nel saggio-intervista L’Italia che vorrei, Il manifesto civile dell’uomo che fa i libri (Marsilio, 176 pagine, in uscita il 17 settembre). Un’infanzia poverissima, il sogno di riscatto di suo padre Rino tut-to in una linotype acquistata assieme allo zio Sergio, uni-ca sede la stanza attigua alla cucina della stamberga in cui vivevano a Lo-reggia, nel Padova-

no. Un solo pasto al giorno, “risi col late”, riso cotto nel latte zuccherato; le figu-racce ogni volta che si doveva andare a fare la spesa a credito; il primo bagno in casa a 7 anni; la prima volta con il mare davanti a 15, a Jesolo. Poi, una domenica mattina del 1988, papà Rino muore a soli 42 anni, stroncato da un malore im-provviso, e Fabio Franceschi, figlio uni-co, a 19 anni diventa grande. «L’unica prospettiva sensata sarebbe stata chiu-dere baracca e burattini, dichiarando fallimento. Ma non me la sentii di lascia-re sul lastrico otto dipendenti. Sarebbe stato come licenziare otto familiari», si

20 MILIONI DI COPIE

SOLO PER LA SAGA

DI HARRY POTTER

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NEL SUO REGNO IL SOLE MUOVE TUTTOLa veduta dall’alto della Grafica Veneta di Franceschi: lo stabilimento, grazie a 39 mila pannelli solari sul tetto, è autosufficiente dal punto di vista energetico.

I SUOI CAPOLAVORIFranceschi con la moglie Fiorella Masiero e i figli: in piedi, Nicola, 22; seduti, Alberto, 23, e Gianmarco, 17.

legge in L’Italia che vorrei, i cui proventi sono devoluti all’Ong Medici con l’Afri-ca Cuamm (Collegio universitario aspi-ranti medici missionari), di Padova. Ha funzionato, visto che oggi la Grafica Ve-neta, 20 milioni di copie stampate solo per la saga di Harry Potter e tutte le più importanti case editrici del mondo per clienti, fattura 150 milioni di euro, con un giro d’affari cresciuto di 200 volte rispetto al 2001. Ogni giorno dallo sta-bilimento di Trebaseleghe, che consu-ma quotidianamente 500 tonnellate di carta, escono 50 autotreni carichi di li-bri. Però l’azienda risparmia sull’ener-gia, grazie ai 39 mila pannelli fotovol-taici sistemati sul tetto, un’ampiezza, per farsi un’idea, pari a 20 campi di cal-

cio, che rendono lo stabilimento carbon free: il primo in Italia totalmente auto-sufficiente dal punto di vista energeti-co. Il che consente, d’estate, di usare il surplus di produzione per soddisfare il fabbisogno di elettricità delle famiglie residenti nei comuni del circondario. Eppure Franceschi, sposato da 24 anni con Fiorella Masiero, e papà di tre ra-gazzi («D’estate sono sempre venuti a sgobbare alla catena di produzione», di-ce a Lorenzetto orgogliosamente Fabio Franceschi), non si considera ricco, solo un povero con i soldi, come diceva Ga-briel García Márquez, che oggi può spiegare, lo fa nel libro, quali sono i mali di questo Paese e proporre il suo per-corso per farlo guarire e ripartire.

Per guadagnare tempo “l’uomo dei libri” si sposta con il suo elicottero Agusta A109, ma non riesce a non pensare che con un pieno da una ton-nellata non copre neppure quattro ore di volo. «Ogni volta non posso non pensare a che cosa riuscirebbe a fare la Caritas con tutti quei soldi», confes-sa. «E provo disagio». ●

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SCENARI_ECONOMIA

24 Panorama | 8 ottobre 2014

Privatizzazioni e dismissioni? A To-

rino la ricetta Cottarelli funziona

a singhiozzo. Il tesoretto di azioni

Sitaf (la società che gestisce l’au-

tostrada Torino-Bardonecchia e il

traforo del Frejus) di proprietà del

Comune di Torino (10,6 per cento)

e della Provincia (8,7) non sarà privatizza-

to come sicuramente l’uomo della spen-

ding review avrebbe raccomandato. Da

tempo comune e provincia hanno deciso

di vendere partecipazioni non considerate

strategiche per dare una boccata d’ossige-

no ai loro bilanci e il sindaco Piero Fassino

aveva già dato istruzioni agli uffici comu-

nali di preparare il bando di gara destinato

a investitori privati, ma pochi giorni fa Ro-

ma ha intimato la retromarcia. A comprare

non saranno investitori privati ma l’Anas,

che è già azionista di Sitaf, gode di una

sorta di prelazione e diventerà padrona

di oltre il 51 per cento. L’operazione con-

sentirà di conservare in mani pubbliche la

società, ma costringerà l’Anas a sborsare

una piccola fortuna. Le azioni di comune

e provincia valgono rispettivamente 28 e

23 milioni e a questi soldi bisognerà entro

fine anno aggiungerne altri, per condurre

in porto la ricapitalizzazione necessaria a

realizzare la seconda canna del traforo del

Frejus. A Pietro Ciucci, presidente Anas,

serviranno 100 milioni. Lo Stato, insomma,

venderà con la mano destra e ricomprerà

con la sinistra.

Resta da capire cosa ha convinto Anas

a impegnarsi in un’acquisizione così one-

rosa. Un motivo certo importante è la sa-

lute economica di Sitaf che sotto la guida

di Gianni Luciani ha chiuso il 2013 con un

utile di oltre 26 milioni. Il secondo motivo

è l’incapacità degli azionisti di trovare la

maggioranza necessaria a modificare lo

statuto Sitaf che impone il controllo pub-

blico. Ma non tutti sotto la Mole vedono di

buon occhio la vendita all’Anas delle azio-

ni Sitaf, che se fossero messe sul mercato

avrebbero probabilmente consentito agli

enti locali di incassare qualche milione in

più. E non manca chi sospetta che la ven-

dita spoglierà Torino del peso decisionale

all’interno della società. (Gianni Pintus)

MESSAGGIO «LOW-TECH»PER LA CAMPAGNAWIND SUI SOCIAL

Boom di contatti sui social network per la quarta campagna istituzionale di Wind. Nel cortometraggio di Giuseppe Capotondi, intitolato Papà, il protagonista si mette in viaggio e torna sui luoghi della sua infanzia per parlare con il padre che non vede

da tempo. Non basta telefonarsi, e se lo dice Wind... Maximo Ibarra, amministratore delegato (foto), sostiene che «il tema al centro del cortometraggio è universale» e riguarda proprio la pervasività della tecnologia.

ANTONINO LIGRESTI TORNAIN ITALIA?

L’imprenditore della sanità Antonino Ligresti ha perso la battaglia di Francia ma non si arrende e punta sull’Italia. Costretto a lasciare la Générale de Santé dopo l’ingresso dell’australiana Ramsay, Ligresti, incassati circa 200 milioni, punterebbe ad acquisire una struttura ospedaliera in Lombardia. Si parla del gruppo Città studi di Milano, degli eredi Pipitone.

Fino a 6 anni mangiava una sola volta al giorno. A 19 anni è stato costretto dalla morte del padre a inventarsi imprenditore. Oggi guida l’unica impresa al mondo capace di stampare intere tirature di libri in meno di 24 ore. Il suo nome è Fabio Franceschi, proprietario della Grafica Veneta, e nel libro L’Italia che vorrei racconta com’è riuscito a far crescere il fatturato di quasi 200 volte dal 2001 a oggi (di Stefano Lorenzetto, Marsilio, 14 euro).

LA STORIA DELL’UOMO CHE

HA REINVENTATO IL LIBRO

Il sindaco Piero Fassino

preparava la cessione ai privati.

Ma Roma ha dato lo stop.

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Comune e Provincia di Torino cedono la loro quota nell’autostrada. Ma invece di fare una privatizzazione, devono vendere allo Stato...

Frejus ai privati? No, all’Anas

24 Panorama | 8 ottobre 2014

Fino a 6 anni mangiava una sola volta al giorno. A 19 anni èstato costretto dalla morte del padre a inventarsiimprenditore. Oggi guida l’unica impresa al mondo capacedi stampare intere tirature di libri in meno di 24 ore. Il suonome è Fabio Franceschi, proprietario della GraficaVeneta, e nel libro L’Italia che vorrei racconta com’èiriuscito a far crescere il fatturato di quasi 200 volte dal2001 a oggi (di Stefano Lorenzetto, Marsilio, 14 euro).

LA STORIA DELL’UOMO CHE

HA REINVENTATO IL LIBRO

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Sabato 13 settembre 2014 ilGiornale

diStefano Lorenzetto

L’ uomoche fa i librihacominciato a lavora-recometipografoa4anni,sottoiltavolodi

cucina.IlpadreRinoelozioSer-gio gli davano le righe metalli-che difettose uscite dalla li-notype, quelle che presentava-nounasbavatura, egli insegna-vanocomerifilarleconunaspaz-zolina di ferro, unicomodo perpoter farle entrare allineate neltelaiodellapaginadastampare.Lacompositrice,unmostroan-

tidiluviano che sbuffava vaporitossici di piombo, antimonio estagno per non meno di 18-20orealgiorno,eracollocatainunastanzettaattiguaallacamerado-vel’apprendistatipografofinoai6annidormì inun lettinoa fian-codel talamodeigenitori, culla-to dal frastuonodel-lematricideicaratte-ri fatte cadereunadiseguito all’altra daltastierista. (...) For-nello,credenzaesec-chiaio occupavanoun’altramezzastan-za, direttamente co-municanteconilces-so, che misurava 70centimetriper90.Ca-sa e bottega. Tuttoqui.Nient’altro. (...)Finoacinqueanni

fa, non sapevo nulladi Fabio Franceschi,l’uomo che fa i libri,nonostante dal 2000ne avesse stampatigià sette firmati dame per Marsilio. Fuproprio il mio edito-re,CesareDeMiche-lis, a parlarmeneperprimo: «Dovresti co-noscere il proprieta-rio della Grafica Ve-neta. Sarebbe il can-didato ideale per latuaserieTipi italianisul Giornale». Vitto-rio Feltri, tornato daunpaiodi settimanea dirigere per la se-condavoltailquotidianodellafa-miglia Berlusconi, pochi giorniprimamiavevaraccomandatodiseguireconparticolareattenzio-neipersonaggiemergentidelTri-veneto, un bacino di lettura chegli è sempre statomoltoacuore.Qualemiglioroccasione?(...)Una settimana dopo il nostro

incontro comparve dunque sulGiornalelapaginatadell’intervi-staconFranceschi.Feltri decisediannunciarlaconunalocandi-na,chefumandatanellesoleedi-coledellaprovinciadiresidenzadell’intervistato,dovevenneov-viamente rinforzata la distribu-zione.Equiaccaddeunfattostra-no, addirittura inspiegabile se-condoGianniDi Giore, all’epo-ca direttore generale del quoti-dianomilanese:900copieinpiùdi venduto. Che, tenuto contodell’ordinariadiffusionedellate-stata nel Padovano, erano daconsiderarsiundatostratosferi-co.Lìmisiacceseunaspiarossa.Perché tanto interesse per l’uo-mochefai libri, iqualisonopro-dotti elitari per eccellenza? Per-chélasuastoriaavevaavutotan-tapresasulgrandepubblico?Trascorseroalcunianni.Mili-

mitavoatenered’occhioleusci-te di Franceschi soprattutto in

ambito confindustriale, trovan-dolesemprepertinenti.Siespri-mevasuitemicrucialiinmodoef-ficace,senzainutiliperifrasiocu-riali cautele. In sintesi, parlavachiaro.Unasera,capitatoperca-sosuRai3, riconobbi ilsuovoltofragliospitidiBallaròconvocatidal conduttore Giovanni Floris.Miparvel’unicoaproprioagio,esoprattutto sicuro del fatto suo,in mezzo ai cinque o sei perdi-giornoacculatisuitronidicarto-ne.Incuriositopiùchemai,stettiad ascoltarlo. Sentivo parlare ilbuonsenso dei miei padri. (...)Finché Franceschi non prorup-peinunappellochemilasciòba-sito:«Ilgovernodovrebbealzarele tasseame, chepossopagarle,eabbassarleinveceaimieidipen-denti,chenonarrivanoafineme-se».Unitalianocheesigevadipa-garepiù imposte!E lopretende-vaafindibene!(...)Nerimasital-mentecolpitochequalche tem-podopomipermisidi suggerirealmioamicoBrunoVespad’invi-tareallaprimaoccasioneFrance-schiaPortaaporta.Portachetro-vainonaperta:spalancata.Ean-che lì, seduto sulle candide pol-tronediquellachepassaperesse-relaterzaCamera,l’uomochefailibrinondeluselemieaspettati-

ve.Andavadrittoalnocciolodel-lecose.Sapevaunirelaprodutti-vità all’umanesimo, l’idealità alpragmatismo.Parlavaallamen-tenonmenochealcuore. (...)L’indomanisentii ilbisognodi

cercarlo per metterlo a parte diquestemieimpressioniepercon-gratularmi. Fu lieto di sentirmi.E, senza rendersi conto che mistavadandounanotizia,allafinedellaconversazionebuttò lì: «MihaappenatelefonatomonsignorLiberio Andreatta, amministra-toredelegatodell’Operaromanapellegrinaggi.Mihariferitoche imieidiscorsiaPorta aportaafa-voredeicetipiùdebolisonomol-to piaciuti oltre le mura leoni-ne...».Unimpegnodiriservatez-zam’impediscediaggiungereal-tro.Mafuaquelpuntochelaspiarossa, accesasi anniprima,nellamiamente cominciò a lampeg-giare senza sosta. Se l’uomochefa i libriavevasuscitato interessepersinonella Città del Vaticano,governata dall’autorità morale

piùimportantedelpianeta,forseeravenutoilmomentodiandareoltrele13.500battutechegliave-vodedicatosulGiornaleedifarloconoscereaunaplateapiùvasta.Ecome,senonconunlibro?Perciòtornaiatrovarlo.Difuo-

ri, la sede della Grafica Venetasembrava quella di sempre.Manellafotoaereaappesaaunapa-retedell’ufficiodirappresentan-za aveva cambiato completa-menteaspetto:sembravaun’im-mensacellasolare.«Perl’esattez-za sono39.000pannelli fotovol-taici,peruntotaledi100.000me-triquadrati,pariaunterzodellasuperficietotaledelnostroinse-diamento», mi spiegò France-schi. «L’equivalentedi20campidicalcio». (...)Voidovete imma-ginareunatipografiaincuirotati-ve,rilegatrici,cucitrici,brossura-trici,incassatrici,fustellatricieal-trimacchinari,nonchéimpiantidicondizionamentodell’aria,il-luminazione,ascensori,compu-ter,monitor,scanner,stampan-ti, aspiratori, frigoriferi, in unaparola tutte le cose che abbiso-gnano di energia, continuereb-beroa funzionareregolarmenteall’infinitoeinmodopulito,sen-za emissioni nocive di alcun ti-po,anchenellamalaugurataipo-

tesi incuidovessero smetterediesisterelecentralinucleari,idro-elettriche,acarbone,apetrolioeagas.All’uomochefailibribastala luce del sole, che è gratuita,per mantenere funzionanti 24oresu24 la fabbricaegliuffici.Al che viene spontaneo do-

mandarsi:mase chist’è ’o paesed’’osole,comemaiinostripoli-ticinonhannofattoinmodoches’installasseroobbligatoriamen-te impianti analoghi non dicosuitettidellecaseneicentristori-cidiFirenzeoVenezia,maalme-no sui falansteri dei quartieriZen di Palermo progettati daquel genio dell’architetto Vitto-rio Gregotti, sui palazzoni Iacpdel Corviale e sui dormitori diTorBellaMonaca,delLaurenti-noediGrottaperfetta aRoma, epiùingeneralesuognialtroinse-diamentodiediliziaeconomico-

popolare, e sulle vil-lette a schiera tiratesuinognidovedale-gioni di geometri fintroppo solerti? Per-ché l’Italia continuaa pagare l’energiaelettrica più cara(conpunte fra il 30 eil 43 per cento) diqualsiasi altroPaesed’Europa, eccettua-ta l’isola di Cipro?Perché la nostra di-pendenza dall’este-ro supera l’80 percento del consumointernolordodipro-dottienergetici? (...)P.S. Quando ho

proposto a France-schidiricavareunli-brodallenostrecon-versazioni, è rima-sto per un attimo insilenzio. Poi ha esa-lato: «Sì, a condizio-ne che l’intero rica-vato vada in benefi-cenza, al Cuamm».L’acronimo sta perCollegio universita-rio aspiranti medicimissionari. Fu fon-datonel1950aPado-

vaperiniziativadelvescovocap-puccino Girolamo Bortignon edel medico vicentino France-scoCanova, che prestò a lungolapropria operacomevolonta-rio in Palestina e in Africa. Lì,nel Continente nero, France-schista facendomoltiottimiaf-fari (...). Solo che li fa a modosuo,piùcomepartnerdiproget-ti umanitari che come impren-ditore dedito solo al business.Ognisuocontrattocommercia-le,peresempio,tienecontodel-la percentuale di analfabeti, didonne, di vecchi e di bambinipresenti nel Paese dove appro-da. È contento se gli offrono dastampare gli elenchi telefoniciper l’Etiopia,maancordipiùseriesceapiazzareun’enciclope-diamedicainAngola.«Dellibroche lei scriverà, venderemo500.000 copie», s’è infervorato.GlihochiestosepercasoavessepresouncolpodisoleduranteilsuoultimoviaggioadAddisAbe-ba.Ha replicato: «Scommettia-mo?Guardicheconinumeridisolitociazzecco.Mettiamolaco-sì: se arriveremo a 500.000 co-pie,leilavoreràgratisallaGrafi-caVenetaperunanno».Nonhoavutoilcoraggiodiaccettare.Citengoalmiomestiere.

INGHILTERRA

«L’Italia che vorrei» (Marsi-lio), saggio-intervista cheStefanoLorenzettohadedi-cato a Fabio Franceschi,usciràmercoledìprossimo.

ÈpartitainInghilterraunaraccoltadifondiconl’obiettivodiraggiungerequota520mi-lasterline(oltre600milaeuro)peracquistareesalvarelacasasimbolodelpoetaepitto-reWilliamBlake(1757-1827). IlcottagesitrovasullacostadelSussex.Gliattualipro-prietaridellacasahannodecisoperlaprimavoltadimetterlasulmercatodal1928per650milasterline.LaBlakeSocietyhaavviatounnegoziatoedèriuscitaaspuntare lacifradi520milasterline,cheperòvannotrovateentroil31ottobre.

STORIA ESEMPLAREUn brano del volumescritto insieme al nostroStefano Lorenzetto

Escemercoledì17 settembreL’Italiache vorrei (Marsilio, pagg. 176, euro14),sottotitolo Ilmanifestociviledel-l’uomochefailibri,unsaggio-intervi-stacheStefanoLorenzettohadedica-to a Fabio Franceschi. L’imprendito-

repadovanoserveoltre200dellemag-gioricaseeditricidelmondoedèl’uni-co in grado di stampare, rilegare econsegnareun volume inmenodi 24ore, copertina inclusa. Nel volume,Franceschi compieun’analisi impie-

tosa dei mali nazionali e detta la suapersonale ricetta per curarli. Conuna solamedicina: il buonsenso. Pergentile concessionediMarsilio, pub-blichiamoalcunistralcidell’introdu-zionediLorenzetto.

ANTICIPAZIONE La ricetta di Fabio Franceschi per risollevare il Paese

L’uomo che stampa tutti i libriper questa Italia è un refusoHa detto in tv di volere pagare più tasse per abbassarle ai dipendenti. Fa le edizionidi pregiomaanche l’elenco telefonico etiope. E ha creato la tipografia immortale...

In libreriada mercoledì

Raccolta fondi per salvare

la casa di William Blake

Fabio Franceschinello stabilimentodi stampadella GraficaVeneta

Album

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Corriere della Sera Sabato 13 Settembre 2014 Cronache 27

Sudoku Diabolico

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Come si giocaBisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9

LA SOLUZIONE DI IERI

Altri giochi su www.corriere.it

La storia La Regione si difende: a quel progetto ha detto no anche la Sovrintendenza, violava il piano paesaggisticoIl libro di Lorenzetto

Franceschi,dalla povertà alla più grandeazienda graficaitalianaL’uomo che stampa 200 milioni di volumi all’anno è diventato protagonista di un libro. E ne ha per tutti. Per i politici. Per i suoi colleghi, gli imprenditori. Per gli italiani. Anche se non smette di amare il suo Paese, a cui lascia un piccolo «manifesto» per la rinascita fatto di tre punti: «Tanto lavoro, tanta onestà, tanto buonsenso». Gli stessi che applica nel suo lavoro. Lui si chiama Fabio Franceschi, è padovano, ha 45 anni, ed è il protagonista del saggio-intervista (scritto con Stefano Lorenzetto, giornalista del Giornale e di Panorama) «L’Italia che vorrei — Il manifesto civile dell’uomo che fa i libri» (Marsilio, 176 pagine, 14 euro) in uscita mercoledì 17 settembre (nella foto la campagna

promozionale con la copertina e lo stesso Franceschi) e i cui diritti d’autore saranno devoluti all’ong «Medici con l’Africa Cuamm». «Questo libro è un elogio del popolo veneto — spiega Lorenzetto, nato a Verona —, gente che viene dalla miseria e che si è sempre ammazzata di lavoro». Come Franceschi. «Uno che fino a sei anni ha mangiato una sola volta al giorno lo stesso piatto, “risi col late”» (riso bollito con latte zuccherato, ndr). E ora è titolare della Grafica Veneta, «la più importante azienda produttrice di libri in Italia, prima in Europa per redditività, l’unica al mondo in grado di stampare, rilegare e consegnare un volume in meno di 24 ore e di operare senza ricorrere all’energia elettrica, grazie ai suoi 39 mila pannelli fotovoltaici installati sul tetto». Dalla corruzione ai politici, dall’evasione fiscale alla giustizia, passando per la burocrazia, gli immigrati, la Chiesa e la famiglia sono tanti i temi toccati. «Io non sono un eroe — diceFranceschi —, sono solo uno che per il 95% ha avuto fortuna». E scendere in politica? «Ci ho pensato, ma lo farei solo se fossi sicuro di riuscire a combinare qualcosa. Però, riflettendoci, ogni volta ho dovuto concludere che sarebbe una lotta contro i mulini a vento».

Leonard Berberi© RIPRODUZIONE RISERVATA

La vicenda

Il raccontoSulle pagine del «Corriere della Sera» di ieri (sopra) Alison Deighton, manager americana,racconta di quando voleva investire 70 milioni per un resortin PugliaGli intoppiIl progetto si è arenato, sostiene Deighton, per la troppa burocrazia del sistema italiano

Il colpo assestato dalla manager ame-ricana è durissimo. «In Puglia non c’èsolo la mancanza di certezze nell’iterburocratico, che per l’imprenditore è lamorte. Un’altra cosa frustrante è la man-canza di interesse. Come se un progettoda 70 milioni non interessasse alla Re-gione». Il progetto è quello di un resortdi lusso, la Regione è quella guidata daNichi Vendola. Che ieri mattina non hapreso bene l’intervista ad Alison Dei-ghton sul Corriere della Sera. E ha regitocon altrettanto veleno: «È una vicendaopaca sulla cui storia è bene che dia unosguardo la Procura della Repubblica diLecce, alla quale consegneremo un dos-sier».

Il governatore si è presentato in con-

ferenza stampa con l’assessore all’Urba-nistica, Angela Barbanente, e la plani-metria dell’area. «Nel rendering gli ulivisono più alti delle villette. Peccato che lepalazzine sono di sette metri e mezzo eulivi così in Puglia non li abbiamo... »,sibila l’assessore Barbanente.

Non è soltanto una questione di com-patibilità ambientale, il (mancato) vil-laggio turistico di Nardò è l’eterna me-tafora del conflitto tra impresa e territo-rio. Materia che non solo divide investi-tori stranieri e politici locali, ma apre anche una frattura tra Bari e Roma. IeriFederica Guidi, ministro dello Sviluppoeconomico, ha chiamato a Londra l’im-mobiliarista Deighton, nata oltre Atlan-

tico e che porta il cognome del marito,Lord Paul, sottosegretario al Tesoro bri-tannico. Le ha chiesto di avere tutta la documentazione e ha commentato: «Èuna vicenda assurda, sulla quale vogliocercare di dare il mio contributo persbloccare gli ostacoli che si sono creati».

Tutto ha inizio sei anni fa, quandoAlison Deighton e il suo socio Jan Taylor, magnate del petrolio, si innamo-rano di quel paradiso nel Salento, l’in-contaminata contrada Sarparea-DeNoha a Sant’Isidoro di Nardò, ulivi se-colari a guardia di un mare cristallino. Secondo il piano regolatore è zona«C5», ovvero turistica, destinata ad al-berghi e resort. I due imprenditori fiuta-no l’affare, un paio di mesi dopo hannogià acquistato 30 ettari e pensano in grande: l’«Oasi Sarparea» avrà 250 vil-lette, comfort e lusso, persino una scuo-la di cucina. Il progetto è affidato alloStudio Gensler, architetti esperti in«biocompatibilità», una chiave per su-perare anche le resistenze ambientali-ste.

Solo un dettaglio gli sfugge o sotto-valutano. Tutta l’area è sottoposta a vin-colo paesaggistico, che risale addirittu-ra al 1975, poi ribadito nel 2001. Il go-vernatore Vendola è chiaro: «Noi siamocontenti quando sul nostro territorio siportano quattrini, ma questo non signi-fica che possiamo o dobbiamo svendereil territorio». E ancora più esplicito:«Non abbiamo gli anelli al naso, abbia-mo avuto riconoscimenti da tutti per gliinvestimenti, siamo ritenuti interlocu-tori credibili e non accettiamo la fintalezione che la politica possa decidere inspregio alla normativa vigente».

Gli dà sostegno, con le carte in mano,l’assessore Barbanente: «È una lottizza-zione incompatibile con la tutela del pa-esaggio. L’uliveto ha un impianto quat-trocentesco, è impossibile realizzare delle costruzioni senza danneggiarequel patrimonio». Per questo la RegionePuglia ha negato il via libera, per questoha rifiutato un investimento da 70 mi-lioni e rinunciato a un centinaio di nuo-vi posti di lavoro. Gli amministratori si

sentono sicuri: «La legge —continua l’assessore —prevede l’invio di un pre-avviso di diniego a chi hapresentato il progetto, pereventuali controdeduzio-ni. Nel caso in questione

c’è stato il preavviso, non lehanno fatte sul piano tecni-

co». Barbanente ricorda diaver avuto due incontri con la

signora Deighton, e in un uno erapresente anche il governatore Ven-

dola: «Le è stato detto che è vero chequell’area era edificabile, ma in base adun vecchio Piano regolatore non ade-guato al Piano paesaggistico. Nel 2010 laSovrintendenza ha espresso parere sfa-vorevole, al quale è seguito quello dellaRegione. Insomma, anche con il nostroassenso era impossibile andare avanti».

Gli imprendi-tori hanno co-munque fatto ri-corso al Tar, chegli ha dato ragio-ne. E adesso siattende che i lConsiglio di Sta-to. «Ho investitotroppa passioneper chiudere deltutto la porta —h a d e t t o d u egiorni l’impren-ditrice america-na — Ma quandol’incertezza siprolunga, per un

investitore è me-glio cambiare, il mondo è gran-

de». Ieri però è arrivata la telefonata delministro Guidi, la stessa che con il pianoper il made in Italy conta di recuperare20 miliardi di investimenti esteri. Così,tanto per iniziare, prova a non perderequesti primi 70. La signora Deighton ètornata a sperare: «Ho apprezzato moltola chiamata, ho sentito che c’era un sin-cero interessamento per il nostro caso. Ilministro ha dimostrato vera preoccupa-zione per le conseguenze economichedi un iter burocratico che impedisce uninvestimento valido».

Il governo si muoverà, ma anche Ven-dola non sta fermo. E porterà le sue car-te ai pm.

Riccardo Bruno© RIPRODUZIONE RISERVATA

LECCE

Copertino

Galatone

Mar Ionio

P U G L I A

Nardò

ar nio

P U G L

Oasi di Sarparea

Il progetto La ricostruzione al pcsu come dovrebbe essere alla fine

dei lavori l’oasi Sarparea, il resort a cinquestelle, a Nardò (Lecce). A destra, la zona di

campagna dove doveva sorgere il resort

I protagonisti

Il governatore Nichi Vendola, 56 anni

Il ministro Federica Guidi, 45 anni

L’imprenditriceAlison Deighton

La telefonataLa titolare dello Sviluppo chiama l’imprenditrice americana: proverò a sbloccare la situazione

A Cremona

Uno Stradivari festival per il primo anno del museo del violinoUn anno di attività. Che per i gestori del Museo del Violino di Cremona merita di essere ricordato. E celebrato. Così domani andrà in onda un’anteprima di STRADIVARIfestival, che dal 27 settembre al 12 ottobre farà suonare per diciassette giorni — attraverso 40 eventi e 400 ore di musica — l’autunno cremonese in una formula inedita e firmata dalla direzione artistica di Francesca Colombo. «Un Festival che vuole

valorizzare la forte identità culturale della città di Cremona, la sua storia e il suo presente, riconosciuto dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità, capace ancora oggi di suscitare l’ammirazione del mondo»spiega Colombo. In occasione della manifestazione dedicata agli strumenti ad arco e a pizzico (Cremona è capitale mondiale della liuteria e patrimonio immateriale dell’Unesco per l’arte liutaria) in città si esibiranno musicisti come

Pavel Vernikov, Natalia Gutman, Salvatore Accardo, il Quartetto di Cremona, lo Stradivari Quartett, il Quartetto Matamoe, Luigi Attademo, Avi Avital (ma ci saranno anche interpreti di generi musicali alternativi come Viktoria Mullova e Regina Carter). Gli artisti suoneranno anche gli esemplari della collezione del Museo. L’anteprima inizia con l’apertura di tre mostre sulla liuteria Italiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

inglio cambiare

de». Ieri però è arrivat

Sul palco Il museo del vio-lino di Cremona (a sinistra) e la direttrice del festival Fran-cesca Colombo

Guidi: vicenda assurda. Vendola: vado dai pm

La Puglia e i 70 milionidi investimenti sfumatiInterviene il ministro

italia: 525349505656

Il libro di Lorenzetto

Franceschi,dalla povertà alla più grandeazienda graficaitalianaL’uomo che stampa 200 milioni divolumi all’anno è diventato protagonista di un libro. E ne ha per tutti. Per i politici. Per i suoi colleghi, gli imprenditori. Per gliitaliani. Anche se non smette diamare il suo Paese, a cui lascia unpiccolo «manifesto» per la rinascita fatto di tre punti: «Tanto lavoro, tanta onestà, tanto buonsenso». Gli stessi che applica nel suo lavoro. Lui si chiama Fabio Franceschi, èpadovano, ha 45 anni, ed è ilprotagonista del saggio-intervista (scritto con Stefano Lorenzetto,giornalista del Giornale e di Panorama) «L’Italia che vorrei — Ilmanifesto civile dell’uomo che fa ilibri» (Marsilio, 176 pagine, 14 euro) in uscita mercoledì 17 settembre (nella foto la campagna

promozionale con la copertina e lostesso Franceschi) e i cui dirittid’autore saranno devoluti all’ong «Medici con l’Africa Cuamm».«Questo libro è un elogio del popolo veneto — spiega Lorenzetto, nato a Verona —, gente che viene dalla miseria e che si è sempreammazzata di lavoro». ComeFranceschi. «Uno che fino a sei anni ha mangiato una sola volta al giornolo stesso piatto, “risi col late”» (riso bollito con latte zuccherato, ndr). E ora è titolare della Grafica Veneta, «la più importante azienda produttrice di libri in Italia, prima in Europa per redditività, l’unica almondo in grado di stampare, rilegare e consegnare un volume inmeno di 24 ore e di operare senza ricorrere all’energia elettrica, grazie ai suoi 39 mila pannelli fotovoltaiciinstallati sul tetto». Dalla corruzione ai politici, dall’evasione fiscale alla giustizia, passando per la burocrazia, gli immigrati, la Chiesa e la famiglia sono tanti i temi toccati. «Io non sono un eroe — diceFranceschi —, sono solo uno che per il 95% ha avuto fortuna». E scendere in politica? «Ci ho pensato, ma lo farei solo se fossi sicuro diriuscire a combinare qualcosa. Però,riflettendoci, ogni volta ho dovutoconcludere che sarebbe una lotta contro i mulini a vento».

Leonard Berberi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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ANNOXLIXNUMERO217EURO1,40*

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Marò, umiliato il governo. Che ringrazia

diFRANCESCOBORGONOVO a pagina 7

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Prepara l’intervento di oggi a Mirabello

di MASSIMODE’MANZONI

È vero, purtroppo, che tutti igiornivengonoucciseetortu-rate delle povere bestie sen-zache igiornali seneoccupi-nominimamente. Ed è purevero che la pratica di narco-tizzare (...)

segue a pagina 15

di FILIPPOFACCI

Damesi seguo la stampa lo-cale (per varie ragioni) e cer-tononmièsfuggita lagiustifi-cata attenzione che in pro-vinciaèdataaglianimali:ca-ni,gatti,orsi,cerbiatti,camo-sci, daini, cervi, (...)

segue a pagina 15

MaancheFini haqualcosa in testa

di MARIAG.MAGLIE

Cercasi urgentemente psi-chiatra per commentare ilsenso profondo del giubilodel premier Matteo Renzi

dopo che nell’ordine 1) tor-na in Italia per soli quattromesi Massimiliano Latorredopo che gli è venuto uncoccolone serio (...)

segue a pagina 6

Matteoha gettato viail successo delle Europee

di GIANCARLOPERNA

Perfino andando in Corea delNord, il leghista Matteo Salvini,ha dato un’interpretazione lom-bardo-ticineseallasuavisita.Mat-teoècapitatonellapenisolaasiati-caquindicigiorni fa inviaggiod’i-struzioneconilsenatorediFi,An-tonio Razzi (quello di Crozza),che diquei luoghi è patito. (...)

segue a pagina 8

Elezioni nella primavera 2015?

Renzi ha una sola idea: votareL’economia continuaapeggiorare,Ue e Bce lo incalzano,nel Pd i nemiciaffilano le armi: prima che il calo di popolaritàdiventi un crollo il premier vuole andare all’incasso,approfittandodell’assenzadi veri avversari. E accelera sull’Italicum

diMAURIZIOBELPIETRO

Qualche giorno fa il presidente delConsiglioha fatto saperedinonavereintenzione di schiodare da PalazzoChigi prima del 2018. Per cambiarel’Italia, ha detto, servonomille giorni.Aqualcuno, anzi a quasi tutti, è parsounmodo per allungare la vita del go-verno, spostando in là nel tempo ilraggiungimento degli obiettivi pro-messi. In realtà, come l’esperienzadeiprimimesidiMatteoRenzi inver-sione premier dovrebbe insegnare,non si deve dare troppo peso al pro-posito di durare altri tre anni. E nongiàperchéilcapodell’esecutivomedi-ti il ritiro per potersene tornare a Ri-gnano,ma perché non è escluso chesemessocon lespallealmuro il rotta-matore rottami il Parlamento perchiedere leelezioni.Forse l’ipotesipo-trà stupire i più disattenti,ma coloro iqualihannosensibilitàpercertipicco-li segnali comincianoacredere che lastrategia del presidente del consigliosi possa sintetizzare in una parola eunadata: elezioni e 2015.Ilprimoadessereconvintoaquan-

to pare è il più strenuo difensore diRenzi, ossia SilvioBerlusconi, il qualenonpotendosi per ilmomento (...)

segue a pagina 5

Ritratto

Il paradosso di Salvinileghista comunista

che vola con la Le Pen

Chepalle l’orsaraccontatain salsa disneyana

Peròquellamorteciparla dinoie dellamalapolitica

Le lezioni della sentenza Pistorius

Come ammazzare la fidanzata e farla (quasi) franca

Gianfranco Finisorpresoda Novella 2000sulla spiaggiadi Sabaudiacon un cerchiettorosa in testa

di CHIARAGIANNINI

Ilpericolo Jihadarrivadalma-re.Nonsi scherzapiù,perchéil terrorismo è davvero alleportedell’Italia.A lanciare l’al-larme è l’Interpol tunisina,che ha inviato un telegram-ma alla corrispettiva italianaallertando (...)

segue a pagina 10

Latorre a casa conmille vincoli

Allarme dell’Interpol di Tunisi dopo il giallo al porto di Trieste

Barchini kamikaze contro le navi italiane

Così sistemiamo i dipendenti pubblicidi STEFANOLORENZETTO

...Senta, comprendo la suadelusione, che e anche lamia. Pero, raccogliamo l’in-vito di Cazzullo e, prima diabbandonarci a un piagni-

steo senza fine e senza co-strutto, vediamodi sistema-tizzare lemagagnedicuisof-fre il Paese per capire qual eilmodello di Italia che lei hainmente. Partirei (...)

segue a pagina 25

di SELVAGGIA LUCARELLI

Sei maschio? Ne hai la scatolepiene della fidanzata libertina odella moglie opprimente? Haidecisoche ildivorzio ti costereb-be troppo? Ritieni che lasciarlavorrebbedirebuttarla tra lebrac-cia di qualcun altro e il pensieroti disturba? Sei un po’ fumanti-no e avresti voglia (...)

segue a pagina 17

di GIANLUIGI PARAGONE

Com’era quella storia per cui il suc-cesso di Renzi alle Europee avrebbedato il colpodi grazia alle politichediausterity? O quell’altra per cui con lanuova commissione europea si co-minciavano altre politiche politico-economiche? Panzane. Il recente in-tervento della Bce e l’impostazionedellasquadradiJunckerrappresenta-no plasticamente la linea del rigorecostiquelchecosti.Altrochemaggio-re flessibilità.Siamosempreeancoranello spirito della famosa lettera-commissariamento scritta (...)

segue a pagina 2

Il libro di Lorenzetto e Franceschi

Il caso Daniza

In edicola con damartedì 16 settembre a soli euro 4.70 + il prezzo del quotidianoAttivo darete fissaL’ARTE DELLA GUERRA di Sun Tzu

Sabato 13 settembre 2014

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«Per salvare l’Italia lo Statomettai dipendentinelle aziendeprivate»Dal saggio del giornalista con l’imprenditore di GraficaVeneta una propostache sfoltirebbe la PA e riattiverebbe il ciclo virtuoso della nostra economia

::: segue dalla prima

STEFANOLORENZETTO

(...)dai costi faraonicidellamacchina statale. Che so-luzione suggerisce?«Vorreifareunapremessa-

messa doverosa. Uno deimiei collaboratori piu bravi,Antonio Dicensi, capo dellasegreteria e della divisioneenergie rinnovabili, inprecedenza era un di-pendente dello Stato,anzi un servitore, comesi usa dire: proviene in-fattidall'Armadeicarabi-nieri. Preparatissimo.Questo per sottolineareche non è affatto vera lavulgatasecondocuigli sta-tali sarebbero scansafati-che incompetenti dediti alfurtodello stipendiomensi-le. Sono semmai demotiva-ti, perché non riescono nep-pureacapire il sensodimol-tiatticheglivengonocoman-dati e vedono il loro lavoroimmiserito da incrostazioniburocratiche risalenti addi-rittura al Regno d'Italia. So-prattutto non ripongono al-cunafiducianellaclassepoli-tica chedovrebbe guidarli. Ilvero guaio e che, compliceun clientelismo sfrenato cheperdecenniha favorito leas-sunzioni facili in cambio divoti, ora abbiamo all'incirca3,5 milioni di dipendentipubblici, sei volte piu degliStati Uniti in rapporto al nu-mero degli abitanti.Mi limi-to alle aziende statali, giac-ché con le controllate la cifrasalediparecchio, sieperso ilconto, nessuno riesce a cal-colare quanti siano con pre-cisione. Si sa che rappresen-tanofraunquartoeunquin-to dell'intera forza lavoro eche ci costano intornoai 160miliardi di euro l'anno, valeadireoltre il 10per centodelProdotto interno lordo. Puravendo da amministrare 83milioni di abitanti e un terri-torio del 18per cento più va-stodelnostro,nel2009 loSta-to tedesco ha sborsato 177miliardi per gli stipendi deipropri dipendenti, cioè il 6percentodelPil: circa lame-

ta dell'Italia. Sei punti di Pilequivalgono a 90 miliardi dieuro, una somma superiorediunadecinadimiliardi allaspesa che l'Italia ha affronta-to ogni anno, dal 2010 al2013, per pagare gli interessisul proprio debito pubblico.Dunque, uniformare gli or-ganicistataliagli standard te-deschi significherebbe azze-raredicolpoglieffettidelpiùmostruosodeinostriproble-mi, quel deficit arrivato a li-velli insostenibili, quasi 2,2miliardi, che ci sta tirando afondo».Sì,ma come arrivarci?«Tanto per cominciare io

non credo per nulla ai rime-di indicati nella bozza per lariforma della pubblica am-ministrazione presentatadalgovernoRenzi,conquel-la genialata della mobilitaobbligatoria, per cui i dipen-dentipubblicipotrebberoes-sere spostati senza assensoin un ufficio diverso entro i100chilometrie lediversese-didilavoroverrebberoconsi-derate stessa unità produtti-va entro i 50».Strano. Anche per Fla-

vio Tosi, lamobilita nazio-nale è la panacea. Il sinda-

co leghista di Verona siaspettava che fosse intro-dottagiàdalgoverno tecni-co di Mario Monti: “Ioquest'anno devo assume-re in Comune dieci perso-ne?Me lemanda unmini-stero di Roma, dove ci so-no centinaia di passacarteche si girano i pollici damaneasera.Sidirà:maco-sì non è giusto perché rubiil posto ai veronesi. Ci di-mentichiamo che il perso-nale in esubero nella capi-tale o altrove già lo stiamopagando per non fare nul-la”. Gli ho obiettato che intal modo pero si spianta-no le famiglie. “Pazienza”,harisposto.“Meglioun tra-slocooppure il suicidiodelcapofamiglia schiacciatodalle tasse che servono so-lo amantenere i fannullo-ni?”«Non sono d'accordo. La

mobilità selvaggia è troppotraumatica. E non sarebbeneppure giusta. Lo Stato de-ve dare esempio di equili-brio.Qui si tratterebbedi co-stringerlo a trasformarsi all'improvviso da mamma inkiller. Assurdo. Se ha assun-to una persona a Sondrio,

non puo costringerla a emi-grareaRagusa.Sonoconvin-tochedallacattiverianonna-sca alcun beneficio. Avevopiuttosto suggerito a Qua-gliariello che il Nuovo cen-trodestra, con i suoiministripresenti nel governo Renzi,si facesse promotore di unaleggediversa:1milionedidi-pendenti statali in esuberovenganocollocatisulmerca-to per essere assunti dall'in-dustriaprivata.Peraltriquat-tro anni continua a pagarlilo Stato. Poi provvederà ilnuovo datore di lavoro a sti-pendiarli. La gente prepara-ta,mi creda,un imprendito-re se la tiene stretta. Non cirimetteremmo nulla. Tantosonoillicenziabilie lostipen-dio a fine mese glielo deviversarecomunque,comedi-ce Tosi, sia che si rendanoutiliesiachesigrattino ipen-dagli. Il vantaggio e che un'azienda, se si ritrovasse conun tot di lavoratori in più re-tribuiti da Roma, potrebbegeneraremoltopiù redditoequindipagaremolte piu tas-se. Sarebbe l'inizio di un ci-clo virtuoso e un segnale in-ternazionale di grande cam-biamento, con rilevante ri-

torno in termini di credibili-ta. In capo a meno di un lu-stro ci ritroveremmo con ilpersonaledellapubblicaam-ministrazione sfoltito di un30 per cento abbondante.“Accidenti, che bella idea, lamettiamo senz'altro dentro

la legge di stabilità”, s'èentusiasmato Quaglia-riello.Leihavistocheab-biano fatto qualcosa?Niente».Come al solito.«Un'altradecisioneco-

raggiosapotrebbe esserequella di tassare i redditiin misura inversamenteproporzionale al rischiodiperdere ilpostodilavo-ro. Siccome è molto piùfacile rimanere disoccu-patinelleaziendeprivateche non nel settore pub-blico, dove nessuno vie-ne mandato a casa senonper intervenutopen-sionamento, sa che fac-ciamo?Aidipendentista-tali mettiamo tasse piùelevate. Questo rende-rebbe assai meno allet-tanti le assunzioni a vitae indurrebbe i giovani,oggi attratti dai ruoli im-piegatizi,apuntaresul la-voroautonomo,sull'arti-gianato, sull'agricoltura,sui mestieri manuali. Va

resa vantaggiosa l'aperturadi una partita Iva. Ci vuole ilcoraggiodidireaidipenden-ti pubblici in eccesso: signo-ri,nell'amministrazionedel-lo Stato voi non servite piùperché sono stati aboliti lapenna d'oca, il calamaio, glischedari, le mezzemaniche,i faldoni con la ceralacca eun solo computer può fare illavoro che mezzo secolo faveniva svolto da 100 di voi.Punto. Bisogna semplificarele procedure, smaterializza-re i documenti dello Stato,passare completamente aldigitale, gestire tutto online,e sto parlando contro lamiastessastoria,vistoche laGra-fica Veneta ha campato peranni stampandogli atti deglienti pubblici. Finché avre-mo anche un solo passacar-tealqualerivolgerciperchie-dereundocumento impres-so su un foglio, ci sarannosempre 60 miliardi di eurodi corruzione. E’ la burocra-zia che genera le ruberie.Chi di noi infatti non sareb-bepronto a sborsare 100 eu-ro pur di ottenere il sospira-to papello o di essere assisti-to in una pratica della qualenon capisce un'acca?»

::: GLIAUTORI

Pubblichiamo un estrat-to del libro L’Italia chevorrei (Marsilio pp 176,euro 14) di Stefano Lo-renzetto e Fabio France-schi in libreria dal 17 set-tembre. I diritti d’autoresaranno devoluti all’Ong«Medici con l’AfricaCuamm»di Padova.

FRANCESCHI & LORENZETTO

L’imprenditore Fabio Franceschi, tra i libri, nei magazzini della sua Grafica Veneta. A sinistra, la copertina del libro

Biciclette di campagna edi città

STEFANO LORENZETTOGiornalista e scrittore ha oltre40 anni di giornalismo allespalle; ha lavorato a L’Arenadi Verona e alGiornale dove èstato vicedirettore vicario; èstato anche autore tv per laRai. Attualmente è editoriali-sta del Giornale e dei periodiciPanorama eMonsieur.

FABIO FRANCESCHIÈ titolare di Grafica Veneta lapiù importante azienda pro-duttrice di libri in Italia, la pri-ma d’Europa per produttività.Serve 200 editori, fra cui Ha-chette e Random house

Vengonotuttedalla«Romagnasola-tìa»: sono le biciclette che servivano achifaceva i«mestieridistrada».Dall'ar-rotinoalgelataio,passandoper ilbirra-io, il norcino, lo spazzacamino, l'acca-lappiacani, il barbiere, il sarto, lo spaz-

zino, il veterinario. AMontélparo, pic-coloborgonel fermano, ce ne sonodavedere più di cinquanta fra bi e tricicli,fatti a seconda dell'ingombro dei ferridelmestiere, che raccontanodiperso-nepronteapercorreredecinedichilo-

metri, recandosi di persona da chi ne-cessitassedel loro lavoro,nellecampa-gne come nei paesi o nelle città. Fratutte,c'èun'unicabiciclettapiccolapic-cola: è quella del lustrascarpe, con ilregolamentareombrello alla carrettie-

rae lamiseradotazionediattrezzi.È labicicletta di un bambino, forse il figliodel calzolaio, che mostrava ai clientiquanto potesse splendere, una voltalucidato a dovere, il lavoro del genito-re…

Mondo piccolo di EGIDIO BANDINI

CULTURA 25__Sabato 13 settembre 2014__

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34 Commenti e inchiesteIl Sole 24 Ore

Venerdì 19 Settembre 2014 - N.257

DIRETTORE RESPONSABILE

Roberto NapoletanoVICEDIRETTORI:

Edoardo De Biasi (VICARIO), AlbertoOrioli,SalvatorePadula, AlessandroPlateroti,FabrizioForquet (redazione romana)

SUPERDESK CARTA-DIGITAL:

Caporedattori responsabili:MarinaMacellonieGuidoPalmieriUfficio centrale:DanieleBellasio(socialmediaeditor),FrancescoBenucci,GiuseppeChiellino,FrancaDeponti,FedericoMomoli,AntonioQuaglio,GiorgioSantilli,AlfredoSessa,AlbertoTrevissoi (vice)Segretario di redazione:MarcoMarianiINFORMAZIONE NORMATIVA E LUNEDI:MauroMeazzaUFFICIO GRAFICO CENTRALE:AdrianoAttus(creativedirector)eFrancescoNarracci (artdirector)RESPONSABILI DI SETTORE:LucaBenecchi,PaolaBottelli, LucaDeBiase, JeanMarieDelBo,AttilioGeroni,LauraLaPosta,ChristianMartino,ArmandoMassarenti,LelloNaso,ChristianRocca,FernandaRoggero,GiovanniUggeri,PaoloZucca

PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole24OreS.p.A.PRESIDENTE:BenitoBenediniAMMINISTRATORE DELEGATO:DonatellaTreu

RAPPORTOASSTEL

L’ECONOMIA DELLATRASPARENZA Vito Lops

di Antonio Patuelli

Ha preso il via la nuova e origi-nale iniezione di liquidità daparte della Bce alle banched’Europa ed è bene evitare

da principio ogni equivoco e chiarirecheessaèlaprimaimmissionedi liqui-dità specificamente ed esclusivamen-te finalizzata alle imprese, mentrequelle del 2011-2012 rispondevanoall’"emergenza del debito sovrano" ederanotral’altroindirizzateallapossibi-leacquisizione di titoli deldebito pub-blico per ridurre lo "spread", una mis-sione che è stata efficace.

OralanuovaTltrointeressaalleban-che operanti in Italia per molteplici ra-gioni e vede da subito le banche impe-gnateperquestanuovafaseindirizzataalla ripresa dello sviluppo attraverso ilfinanziamento di trasparenti investi-mentidelleimprese.Lebanchesonoin-teressate doppiamente, sia in terminigenerali, sia perché la ripresa degli in-vestimenti potrà avere anche indiretti

effettipositivipureperleaziendeindif-ficoltà che potranno più facilmente ri-tornare ad essere debitori più puntualiecorrettiverso lebanche.

Ma l’applicazione della Tltro non ècosì semplice come la "lista di attesa"degli aeroporti: nel mondo del credi-to e delle imprese non esistono "listedi attesa" per gli investitori. Le ban-che operanti in Italia sono impegnatea favorire un nuovo clima costruttivodi fiducia per le imprese, per buonipiani industriali e di investimento,nella trasparenza degli obblighi in-nanzituttotributari dapartediciascu-na impresa. Sia chiaro: i regolamentidiBasilea e lo stessodiritto penale ita-liano impongono piena correttezza etrasparenza anche tributaria per leimpresecomepresupposto del"meri-to creditizio". I piani industriali persani esolidi investimentihanno gran-di possibilità di essere finanziati dabanche che sono in concorrenza fralorocomedimostranoanchegli incre-menti dei mutui in questo 2014, sia

per i nuovi mutui, sia per le surroghe,cioè per i trasferimenti dei mutui dauna ad altra banca con condizioni mi-gliori per il cliente.

Siainoltrechiarochenonèintenzio-nedellebancheoperanti inItaliadirot-tarelanuovaliquiditàdellaTltrointito-lidiStato; lasituazioneèbendiversadaquelladel2011edel2012: laBceeleban-che centrali nazionali come la Bancad’Italia vigileranno sulla destinazionedellanuovaliquidità.

Del resto i tassi d’interesse sui titolideldebito pubblico con durata inferio-readueanni(comeè,delresto, ladura-tamassimadel primo periododellaTl-tro), sono bassissimi e sostanzialmen-te non remunerativi rispetto al costodella Tltro. Molto più remunerativiper le banche saranno gli investimentiproduttivi, ancorché ai bassissimi tassidi mercato di queste settimane, i piùbassi in assoluto in oltre un secolo emezzodistoria dell’Italiaunita.

Sia, quindi, evitato l’equivoco sullapossibilitàche i fondiadue annipossa-

no essere investiti innanzitutto in BTpla cui anticipata vendita produrrebbeuna più che prevedibile minusvalenzaincasodivenditaal secondoanno.

Occorre, quindi, più fiducia verso lepossibilitàdiripresadell’Italianeipros-simi mesi e anche più fiducia verso lebanche operanti in Italia che in questimesidel2014,conicospicuiaumentidicapitale e la ripresa dei mutui, stannodimostrando l’impegno costruttivoper laripresa.

Occorreanchepiùvolontàdiinvesti-mentodapartedelleimpresediognidi-mensioneanonrinviareibuoniinvesti-mentieapreparare"carteinregola"perchiederesaninuoviprestitibancari.

Infinele impresesarebberoagevola-te nella possibilità di vedersi ricono-sciuto il "meritocreditizio"ediottene-re nuovi prestiti dall’ampliamento, cheauspichiamo,dellegaranziepubbliche,anche parziali, magari tramite l’inter-ventodellaCassa DepositiePrestiti.L’autore è Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana

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Business e ricette nei nuovi

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Dal 23 al 25 ottobre, 7a edizionedi TriestEspresso; dal 14 ottobreprende il via Asiago Lab perprofessionisti della ristorazione

CRISIERIPRESA

IRLANDA,+7,7%PILSECONDOTRIMESTRE

Purconricaviincalo-quasi9miliardidieuronegliultimi cinque anni - quello delle Tlc è un setto-reche valecirca 45 miliardi (il 2,3%del Pil), che

investe, che conta su buone relazioni sindacali eche dal 2006 al 2013 è stato in grado di abilitare circa10miliardidieurodibusiness inmercati "dipenden-ti" (eCommerce, contenuti digitali, pagamenti digita-li, digital advertising). Una filiera strategica, dun-que, che necessiterebbe di maggiore attenzione daipartedel Governo.

«Siamo una filiera certamente in difficoltà, ma checontinua a investire», ha spiegato il presidente di As-sotelecomunicazioni-CesareAvenia.Einumeri inef-fetti lomostrano:nel2013gli investimentisisonoatte-statisui5,6miliardidieuro.«PuntiamoafarpassarealPaese, al Governo, al Parlamento un messaggio: se lafilieravamaleilproblemaèdituttoilPaese».Unmes-saggioche nondeve rimanere inascoltato.

uContinua da pagina 1

El’ha agganciata a una condizionebenprecisa: se labancanonutilizzail prestito per aumentare le eroga-zioni alle piccole e medie imprese

nonfinanziarie,dovràrestituirel’interoam-montare entro due anni. Una condizione"tagliola",questa,volutaespressamentedal-lostessoMarioDraghiperscoraggiare il ri-corso ai prestiti di Francoforte solo per poiacquistaretitolidiStato: «Iprestiti -hadet-to a chiare lettere Draghi - devono esserecontrattisoloperfinanziarel’economiarea-le».Sel’intenzioneegliobiettividell’opera-zione erano (e sono) dunque buoni - in In-ghilterra la ripresa del credito si deve pro-prio a una manovra analoga lanciata dallaBankofEngland(loanforlending)-restadacapire perchè le banche dell’Eurozona nonsi siano presentate in massa allo sportello.Anche se conclusioni più certe e definitivesulla partecipazione delle banche al pro-grammaper lepmisi avrannonon primadidicembre,quandoscatterà laseconda delle6 aste Tltro programmate dalla Bce per untotaledi400miliardi,l’esitodell’assegnazio-ne di ieri non è stata del tutto una sorpresanemmeno a Francoforte: non solo perchèl’astaècadutaproprioallavigiliadellapub-blicazionedeglistresstestsuibilancibanca-ri - un esame che mette in tensione le ban-cheelespingeallaprudenza-masoprattut-to perchè è ormai da tempo che la stessaBancacentraleeuropeavaripetendoche lemanovresullaliquiditàservonoastabilizza-re il mercato finanziario, ma possono farepocoonullaperrilanciarel’economiaeuro-pea e soprattutto quella dei paesi perifericidell’Eurozonalacuiripresa(ancheintermi-nidiinvestimentiesteriedifiduciadeimer-cati)moltodipendedalleriformestruttura-li, dal varo di efficaci politiche industriali esoprattuttodallacapacitàdellaclassepoliti-ca europea di rispondere con nuove politi-chedibilancio più flessibilialle sfidediunacrisichenonsipuòpiùnemmenodefinireamacchiadileopardo.

Il non aver affrontato per tempo la crisiindustriale e occupazionale in Paesi chiavedell’Unione Europea - come per esempiol’Italia-hageneratoinfattiunasortadieffet-to-domino sulle economie circostanti, finoa ostacolare la ripresa in paesi-guida comelaGermaniaoa peggioraresituazionigià inbilicocomequella francese.Orachelostal-lo dell’economia europea è chiaro a tutti -come confermano i recenti allarmi di tutteleorganizzazionieconomiche e finanziarieinternazionali,dall’Fmiall’Ocsefinoall’Eu-rotowerdiMarioDraghi-ilveronododellaquestioneèchecosafaràBruxellessulfron-tepoliticoperdarepeso,sostanzaeprospet-tive alla manovra di stimolo monetario ap-penaavviatadaFrancoforte.Quinonsitrat-tapiùsolodidiscutereimarginidiflessibili-tàfiscalecheogniPaesehaildirittodiavereperfronteggiareunacrisieconomica,madifare almeno tre passi in più: dare un ruoloalla Commissione nel decidere piani di in-terventodisostegnostraordinariopericasidi crisi industriale più acuta a livello nazio-naleoregionale,aumentareilbilanciodellaUeper dotarlo di risorse ad hocda utilizza-renelsostegnodell’occupazioneladdovelecrisi industriali hanno superato il livello diguardia. Non ultimo, rivedere il sistema diregole sulla stabilità del mercato finanzia-rio e dell’industria bancaria per ridurre, senon temperare, quelle norme chiaramentepro-cicliche che hanno costretto le banchediognitipoedimensioneastringereilcredi-to per sostenere (o evitare) drastici inter-venti di ricapitalizzazione e pulizia dei bi-lanci. Oggi per una banca è estremamenteoneroso non solo detenere partecipazioniazionarie nelle aziende - fenomeno tipicodeimercaticomeilnostro incui il ruolodelmercatodeicapitalièstatotradizionalmen-tesvoltodalsettorebancario-maancheero-gare credito alle piccole e medie imprese,chesononon a caso lepiù colpite dalcreditcrunch. Secondo i parametri di Basilea 3, labancacheprestasoldiaunapiccolaaziendala cui solidità o patrimonializzazione non èeccellente (e quale Pmi non si trova oggi inquesta situazione?) è costretta a effettuareaccontamenti che si avvicinano ormai allastessa entità del prestito: a che serve alloradotarsidiliquiditàaggiuntiva?Inconclusio-ne, il flop dell’asta Tltro è in realtà un mes-saggiomoltochiarolanciatodallebancheaigoverniealle istituzionieuropee: laliquidi-tà è utile per sostenere il mercato finanzia-rio,perusciredallospettrodelladeflazioneeperrafforzareilpatrimoniodelsettorecre-ditizio attraverso gli acquistidi titoli diSta-to. Ma se l’obiettivo è quello di rilanciarel’economia,servemoltodipiùdeldenarofa-cile: servono politiche industriali per indi-rizzare gli investimenti delle imprese, ser-ve un’Europa più consapevole dell’interdi-pendenzachelegaidestini -eleeconomie-deisuoistatimembri.

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I NUOVI PRESTITI DELLA BCE

«Pronti a dare liquidità alle imprese»Il presidente dell’Abi: le aziende si preparino agli investimenti

LeistituzionieuropeepremonoaffinchéiPaesidellaUefaccianoriformeeinvestimentinecessarialla,

maasestessenonassegnanouncompitosimilenell’economiarealequalecomplementodellapoliticamonetaria.MancaunadeguatoprogrammadiinvestimentiproduttividellaUeinsettorivitaliqualiricercaeinfrastruttureeuropeedafinanziareampliandoilbilanciodellaComunitàcondenarofrescochenonrischierebbedicreareinflazione.

Lettera firmataRoma

Caro lettore, le istituzioni europee posso-no poco quando i Governi remano control’europeizzazionedicertepolitiche.Inpri-misun piano di investimenti Ue per rilan-ciare la crescita economica, quello da 300miliardiipotizzatodalprossimopresiden-te della Commissione, Jean-Claude Junc-ker. Naturalmente se ne è parlato alla riu-nione dei ministri finanziari Ue nelweekend a Milano. Ma solo per precisarechequei300miliardinonverrannosenonin minima parte da denaro fresco. Nientedallecassedeibilancinazionali.Lerisorsedelbilancioeuropeesaranno,salvoimpro-babilisorprese,quelleattuali.Inparolepo-

vere,sipuntaaunmigliorutilizzodegliat-tuali fondi strutturali Ue da vincolare allarealizzazionedi precisi progetti, sotto l’at-tenta sorveglianza di Bruxelles. E natural-mente in cambio delle famose riformestrutturalicherestano,nelleintenzionideinostri partner, il vero motore della futuracrescita nei singoli Stati membri. Quantoaglistanziamenti inricercaeinnovazione,nonvogliodeprimerlamanellanuovaboz-zadibilancioUeindiscussioneperilpros-simo anno, quegli stanziamenti non sonoaumentati bensì diminuiti. Questo, pur-troppo, è quello che al momento passa ilconventoeuropeo.

PrecompilazionedelModello730Ognitantoc’èqualcuno,incampofiscale,chesiinventaqualcosaperrenderepiùcomplessoilsistema.Accadeancheoggiconildecretolegislativosull’invioaicontribuenti,dalprossimoanno,delMod.730precompilatodagliufficifinanziari.Idestinataridell’iniziativapotrebberoessere30milionidicontribuentimentreiMod.730presentatinel2013sonostaticirca19milioni.Perchécompilareeinviare11milionididichiarazioniinpiù?Passiamoallatempistica.Entroil7marzodiogniannoisostitutidiimposta,banche,assicurazioniedentiprevidenziali

dovrannoinviareagliufficifinanziariiModelliCudeidocumentiperonerideducibiliodetraibilidopocheglistessidocumentisarannogiàstatirilasciatiaisingolicontribuentientroilprecedente28febbraio.Quindiunduplicecaricodilavoroeadempimentipersostituti,entiesocietà.Arriviamoallemodalitàdiconsegna.Lefinanze,entroil15aprilediognianno,metterannoadisposizionedeicontribuentiinformatoelettronicoilmodelloprecompilatoconsultabilepressoilpropriosostitutod’imposta,pressoiCaafopressoprofessionistiabilitati.Ilcontribuentedevericordarsicheentroquelladatadeverecarsiinunadellesuddettesediechiederedivisionarelapropriadichiarazione.Pensatecosaaccadrebbeseipensionatisidovesserorecareall’Inpspervisionareecorreggereladichiarazione.Nelprimoannodisperimentazione,circail70%delledichiarazionisaràsoggettoavariazioniperviadellespesesanitarieinpossessodelcontribuente.Questi,conidocumentisirecheràdalproprioCaafodalproprioprofessionistaperfarsicorreggereilMod730.Achecosasaràservitoillavorodegliufficifinanziari?Chipotràtrarrevantaggiodalcastellochesivuolecostruire?Nontrarràvantaggioilfiscoperchéimpegneràunamoltitudinedidipendentiperrendereuninutileservizio;nontrarràvantaggioilcontribuenteperchésaràcostrettoarivolgersiasoggettiterzipersistemareladichiarazione.Cuiprodest?

Stefano CaragnanoDottore commercialista

Mottola (TA)

Dalle «cure» della Troikaa una crescita «da Cina»

Nel secondo trimestre dell’anno, mentre l’economiadell’Eurozonarestavastagnante,l’Irlandaècresciu-ta dell’1,5% congiunturale, più di qualunque altro

Paesedell’area. Sepoi siguarda al datoannuale, il ritmo dicrescita - +7,7% - è addirittura "cinese", tanto da far affer-mare al ministro delle Finanze Michael Noonan chenell’intero2014 il Pilpotrebbe superare il4 percento.

Certo, cautela e distinguo sono doverosi per un’econo-mia piccola e fortemente influenzata dalle oscillazionidell’export,cheharegistrato ineffettiunacrescita del 13%rispetto al secondo trimestre del 2013 grazie alla robustaripresa della Gran Bretagna, partner commerciale di pri-mo piano. Non bisogna tuttavia dimenticare che questo èunPaeseuscitoappenaadicembredaunpianodisalvatag-gio di aiuti internazionali da 67,5 miliardi, varato nel 2010dopo che le finanze irlandesi rischiavano il collasso in se-guito alla gravissima crisi immobiliare e bancaria; un Pae-sedunquecostretto, sotto l’occhiovigile della troika,ava-rare un rigoroso percorso di risanamento (sette manovrefinanziarieda30miliardi)chestariportandoicontiinordi-ne (il deficit scenderà sotto il 3% nel 2015, mentre il debitoresta ancora oltre il 120%). Nonostante ciò la crescita nonsièazzerataeancheladisoccupazionehainiziatoacalare.

Laricetta?Unfiscovantaggiosoperleimprese,acomin-ciaredalla corporate tax al 12,5%, ma ancheuna accresciu-ta competitività grazie alla riduzione del costo del lavoro.E ora, insieme all’export, cominciano a crescere anche iconsumi.

Il credito ripartequandoc’è crescita

PENALIZZAZIONIFISCALIPERPOCHI

Per le banche italiane prestiti

per 23 miliardi da T-Ltro

Per 15 banche italiane23 miliardi dalla Bcecome finanziamento T-Ltro(prestito a 4 anni allo 0,15%)

Per la Pioner rientra in gioco

il Santander di Ana Botin

Il gruppo iberico, col proprioadvisor Ubs, avrebbe cercato diinserirsi nel testa a testa in corsofra i private equity Advent e Cvc

IL CIELO SOPRA SAN MARCO Barbara Ganz

La filiera delle Tlcchiede più attenzione

INSIDER CarloFesta

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Sulle società in perditatroppe complicazioni

LeriformenellaUesono il veromotoredel ritorno alla crescita

diAlessandro Plateroti

Tantorumoreper(quasi)nulla.Latantotemutarego-lasullesocietàinperditaperpiùannidiseguito,allafine,hariguardatoappena13milasoggetti. Idatidel-

la relazione del Governo al decreto sulle semplificazionidimostrano come, talvolta, il Fisco sappia complicarsi ecomplicarelavitaacontribuentieprofessionisticheliassi-stono.Senzasoffermarsisuirisultatieffettividigettito(co-munque sotto le attese), resta la necessità di riflettere at-tentamente sulla portata di leggi che vengono introdotteinchiaveantievasionemapoirichiedonosforziinterpreta-tivi all’amministrazione finanziaria e ai professionisticompletamente sproporzionati rispetto all’obiettivo ini-ziale. E forse, per evitare anche altre complicazioni e con-tenziosi, infuturosarebbeilcasodiaboliredefinitivamen-te una disposizione come quella sulle società in perdita,piuttosto che mantenerla in vita (con l’allungamento datreacinqueannidelperiodoinrossochefascattareilregi-medellesocietà dicomodo)per appena millesocietà.

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Le risposteai lettori

Il libro-intervista di Stefano Lorenzetto al titolare di Grafica Veneta

Domenico Rosa

MARTEDÌ Gianfranco FabiMERCOLEDÌ Fabrizio GalimbertiGIOVEDÌ Guido GentiliVENERDÌ Adriana CerretelliSABATO Salvatore Carrubba

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Altra magagna dell’Italia: la disoccu-pazionegiovanile.

«Con3,5milionidipersonesenzalavo-roeuntassodidisoccupazioneintornoal13%,chenelprimotrimestredel2014èsali-toal46%nellafasciadietàdai15ai24anni,che cosa può esservi per i giovani, se nonlebriciolechecadonodallatavoladiunPa-eseinretromarcia,semprepiùpovero,do-ve fino a ieri s’è sperperato e fatto baldo-ria? Ilmiopiùgranderammaricoèche la-sceremo ai nostri figli – e soprattutto aquelli del Sud, dove 61 su 100 dei ragazzisotto i 25 anni non troveranno mai lavoro–un’Italia peggiore della nostra, che pure

venivafuoridall’apocalissedellasecondaguerramondiale.Un’Italiachenonhapiùstimoli,opportunità,speranze:hasolode-biti. E guardi che sono giovani eccellenti,culturalmente preparati, pieni di buonavolontà.Liammazziamoprim’ancorachesiapranoallavita.Eabbiamopureilcorag-gio di avvilirli, di sputargli in faccia, d’in-fliggerglilapaternale:eh,peròaimieitem-piciimpegnavamodipiù...Maaimieitem-picosa?Questiqui,poveracci,sistannofa-cendounculoacapanna,esconodall’uni-versitàcon110elode,potrebberoscinder-til’atomoatempopersoeinvecesiaccon-tentanodiqualchestagea500euroalme-se, quando va bene. La mia fortuna sono igiovani,gentecomel’amministratore de-legatodellaGraficaVeneta,chehasolo36anniedèunfenomeno,nonc’èpersonaalmondoinquestomomentodicui iomi fi-di di più. Gente onesta! Vi sfido, vecchibabbioni, a trovarmi un ragazzo che si siamacchiato delle ruberie che avete com-piutovoi findaquandoavevate lasuaetà.

È una questione antropologica, persinogenetica,credo:glianzianivenivanofuoridalletragediedelperiodobellico,quandosidovevasgraffignareperpotersopravvi-vere, ma i giovani di oggi non hanno que-staparentesineranel loroanimo,nonve-dovoracitànellaloroindole».

Celebra un bel funerale di prima classeperun’interagenerazione,senerendecon-to?Contantodibarainradica.Masempre

dicassadamorto,sitratta.«Ha ragione, non è questa l’Italia che

vorrei, che voglio: listata a lutto. Ma unaricetta contro la disoccupazione giovani-leoranoncel’hanessuno.Percarità,pos-siamoraccontarci che sarebbe un grandepassoavantiladetassazionecompletasul-lenuoveassunzioni,cosìcomeladerego-lamentazione del lavoro in entrata e inuscita o la detassazione degli utili reinve-stiti e degli straordinari. O i rimborsidell’Ivaneitempicommerciali,da60a90giorni, per non sottrarre liquidità alle im-prese,ol’obbligodiversarel’impostasolodopol’avvenuto incassodelle fatture,pernonpenalizzareulteriormenteleaziendegià alle prese con la clientela insolvente.Matemochequestononbasti.Servirebbeprimaun’iniezionedifiducia.Civorrebbel’avviodiuncircoloeconomicocherimet-tesse in movimento quegli 8,5 miliardi dirisparmioprivatoferminellebanche,chenonrendonoquasinullaerappresentanol’indicedellanostrapauradavantial futu-ro. Se la gente cominciasse a spenderneunaparte,salterebbefuoriil lavoroancheperigiovani».

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Pubblichiamounostralciodel libro,editodaMarsilio,«L’Italia chevorrei -Ilmanifestociviledell’uomoche fa ilibri»,volumediStefanoLorenzettocheintervistaFabioFranceschi, il titolarediGraficaVenetadiTrebaseleghe. Idirittid’autoresarannodevolutiall’OngMedicicon l’AfricaCuamm.

L’Italia che Franceschi vuole per i giovani

FabioFranceschieStefanoLorenzetto,L’ItaliachevorreiIlmanifestodell’uomochefailibri,Marsilio,14€

343434 Commenti e inchiesteCommenti e inchiesteCommenti e inchiesteIl Sole 24 Ore

Venerdì 19 Settembre 2014 - N.257Venerdì 19 Settembre 2014 N.257e e d 9 Sette b e 4 57

DIRETTORE RESPONSABILE

Roberto NapoletanoVICEDIRETTORI:

Edoardo De Biasi (VICARIO), AlbertoOrioli,SalvatorePadula, AlessandroPlateroti,FabrizioForquet (redazione romana)

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RAPPORTOASSTEL

L’ECONOMIA DELLATRASPARENZA Vito Lops

di Antonio Patuelli

Ha preso il via la nuova e origi-nale iniezione di liquidità daparte della Bce alle banched’Europa ed è bene evitare

da principio ogni equivoco e chiarirecheessaèlaprimaimmissionedi liqui-dità specificamente ed esclusivamen-te finalizzata alle imprese, mentrequelle del 2011-2012 rispondevanoall’"emergenza del debito sovrano" ederanotral’altroindirizzateallapossibi-leacquisizione di titoli deldebito pub-blico per ridurre lo "spread", una mis-sione che è stata efficace.

OralanuovaTltrointeressaalleban-che operanti in Italia per molteplici ra-gioni e vede da subito le banche impe-gnateperquestanuovafaseindirizzataalla ripresa dello sviluppo attraverso ilfinanziamento di trasparenti investi-mentidelleimprese.Lebanchesonoin-teressate doppiamente, sia in terminigenerali, sia perché la ripresa degli in-vestimenti potrà avere anche indiretti

effettipositivipureperleaziendeindif-ficoltà che potranno più facilmente ri-tornare ad essere debitori più puntualiecorrettiverso lebanche.

Ma l’applicazione della Tltro non ècosì semplice come la "lista di attesa"degli aeroporti: nel mondo del credi-to e delle imprese non esistono "listedi attesa" per gli investitori. Le ban-che operanti in Italia sono impegnatea favorire un nuovo clima costruttivodi fiducia per le imprese, per buonipiani industriali e di investimento,nella trasparenza degli obblighi in-nanzituttotributari dapartediciascu-na impresa. Sia chiaro: i regolamentidiBasilea e lo stessodiritto penale ita-liano impongono piena correttezza etrasparenza anche tributaria per leimpresecomepresupposto del"meri-to creditizio". I piani industriali persani esolidi investimentihanno gran-di possibilità di essere finanziati dabanche che sono in concorrenza fralorocomedimostranoanchegli incre-menti dei mutui in questo 2014, sia

per i nuovi mutui, sia per le surroghe,cioè per i trasferimenti dei mutui dauna ad altra banca con condizioni mi-gliori per il cliente.

Siainoltrechiarochenonèintenzio-nedellebancheoperanti inItaliadirot-tarelanuovaliquiditàdellaTltrointito-lidiStato; lasituazioneèbendiversadaquelladel2011edel2012: laBceeleban-che centrali nazionali come la Bancad’Italia vigileranno sulla destinazionedellanuovaliquidità.

Del resto i tassi d’interesse sui titolideldebito pubblico con durata inferio-readueanni(comeè,delresto, ladura-tamassimadel primo periododellaTl-tro), sono bassissimi e sostanzialmen-te non remunerativi rispetto al costodella Tltro. Molto più remunerativiper le banche saranno gli investimentiproduttivi, ancorché ai bassissimi tassidi mercato di queste settimane, i piùbassi in assoluto in oltre un secolo emezzodistoria dell’Italiaunita.

Sia, quindi, evitato l’equivoco sullapossibilitàche i fondiadue annipossa-

no essere investiti innanzitutto in BTpla cui anticipata vendita produrrebbeuna più che prevedibile minusvalenzaincasodivenditaal secondoanno.

Occorre, quindi, più fiducia verso lepossibilitàdiripresadell’Italianeipros-simi mesi e anche più fiducia verso lebanche operanti in Italia che in questimesidel2014,conicospicuiaumentidicapitale e la ripresa dei mutui, stannodimostrando l’impegno costruttivoper laripresa.

Occorreanchepiùvolontàdiinvesti-mentodapartedelleimpresediognidi-mensioneanonrinviareibuoniinvesti-mentieapreparare"carteinregola"perchiederesaninuoviprestitibancari.

Infinele impresesarebberoagevola-te nella possibilità di vedersi ricono-sciuto il "meritocreditizio"ediottene-re nuovi prestiti dall’ampliamento, cheauspichiamo,dellegaranziepubbliche,anche parziali, magari tramite l’inter-ventodellaCassa DepositiePrestiti.L’autore è Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana

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Business e ricette nei nuovi

corsi per imprenditori

Dal 23 al 25 ottobre, 7a edizionedi TriestEspresso; dal 14 ottobreprende il via Asiago Lab perprofessionisti della ristorazione

CRISIERIPRESA

IRLANDA,+7,7%PILSECONDOTRIMESTRE

Purconricaviincalo-quasi9miliardidieuronegliultimi cinque anni - quello delle Tlc è un setto-reche valecirca 45 miliardi (il 2,3%del Pil), che

investe, che conta su buone relazioni sindacali eche dal 2006 al 2013 è stato in grado di abilitare circa10miliardidieurodibusiness inmercati "dipenden-ti" (eCommerce, contenuti digitali, pagamenti digita-li, digital advertising). Una filiera strategica, dun-que, che necessiterebbe di maggiore attenzione daipartedel Governo.

«Siamo una filiera certamente in difficoltà, ma checontinua a investire», ha spiegato il presidente di As-sotelecomunicazioni-CesareAvenia.Einumeri inef-fetti lomostrano:nel2013gli investimentisisonoatte-statisui5,6miliardidieuro.«PuntiamoafarpassarealPaese, al Governo, al Parlamento un messaggio: se lafilieravamaleilproblemaèdituttoilPaese».Unmes-saggioche nondeve rimanere inascoltato.

uContinua da pagina 1

El’ha agganciata a una condizionebenprecisa: se labancanonutilizzail prestito per aumentare le eroga-zioni alle piccole e medie imprese

nonfinanziarie,dovràrestituirel’interoam-montare entro due anni. Una condizione"tagliola",questa,volutaespressamentedal-lostessoMarioDraghiperscoraggiare il ri-corso ai prestiti di Francoforte solo per poiacquistaretitolidiStato: «Iprestiti -hadet-to a chiare lettere Draghi - devono esserecontrattisoloperfinanziarel’economiarea-le».Sel’intenzioneegliobiettividell’opera-zione erano (e sono) dunque buoni - in In-ghilterra la ripresa del credito si deve pro-prio a una manovra analoga lanciata dallaBankofEngland(loanforlending)-restadacapire perchè le banche dell’Eurozona nonsi siano presentate in massa allo sportello.Anche se conclusioni più certe e definitiveAsulla partecipazione delle banche al pro-grammaper lepmisi avrannonon primadidicembre,quandoscatterà laseconda delle6 aste Tltro programmate dalla Bce per untotaledi400miliardi,l’esitodell’assegnazio-ne di ieri non è stata del tutto una sorpresanemmeno a Francoforte: non solo perchèl’astaècadutaproprioallavigiliadellapub-blicazionedeglistresstestsuibilancibanca-bri - un esame che mette in tensione le ban-cheelespingeallaprudenza-masoprattut-to perchè è ormai da tempo che la stessaBancacentraleeuropeavaripetendoche lemanovresullaliquiditàservonoastabilizza-re il mercato finanziario, ma possono farepocoonullaperrilanciarel’economiaeuro-pea e soprattutto quella dei paesi perifericidell’Eurozonalacuiripresa(ancheintermi-nidiinvestimentiesteriedifiduciadeimer-cati)moltodipendedalleriformestruttura-li, dal varo di efficaci politiche industriali esoprattuttodallacapacitàdellaclassepoliti-ca europea di rispondere con nuove politi-chedibilancio più flessibilialle sfidediunacrisichenonsipuòpiùnemmenodefinireamacchiadileopardo.

Il non aver affrontato per tempo la crisiindustriale e occupazionale in Paesi chiavedell’Unione Europea - come per esempiol’Italia-hageneratoinfattiunasortadieffet-to-domino sulle economie circostanti, finoa ostacolare la ripresa in paesi-guida comelaGermaniaoa peggioraresituazionigià inbilicocomequella francese.Orachelostal-blo dell’economia europea è chiaro a tutti -come confermano i recenti allarmi di tutteleorganizzazionieconomiche e finanziarieinternazionali,dall’Fmiall’Ocsefinoall’Eu-rotowerdiMarioDraghi-ilveronododellaquestioneèchecosafaràBruxellessulfron-tepoliticoperdarepeso,sostanzaeprospet-tive alla manovra di stimolo monetario ap-penaavviatadaFrancoforte.Quinonsitrat-tapiùsolodidiscutereimarginidiflessibili-tàfiscalecheogniPaesehaildirittodiavereperfronteggiareunacrisieconomica,madifare almeno tre passi in più: dare un ruoloalla Commissione nel decidere piani di in-terventodisostegnostraordinariopericasidi crisi industriale più acuta a livello nazio-naleoregionale,aumentareilbilanciodellaUeper dotarlo di risorse ad hocda utilizza-renelsostegnodell’occupazioneladdovelecrisi industriali hanno superato il livello diguardia. Non ultimo, rivedere il sistema diregole sulla stabilità del mercato finanzia-rio e dell’industria bancaria per ridurre, senon temperare, quelle norme chiaramentepro-cicliche che hanno costretto le banchediognitipoedimensioneastringereilcredi-to per sostenere (o evitare) drastici inter-venti di ricapitalizzazione e pulizia dei bi-vlanci. Oggi per una banca è estremamenteoneroso non solo detenere partecipazioniazionarie nelle aziende - fenomeno tipicodeimercaticomeilnostro incui il ruolodelmercatodeicapitalièstatotradizionalmen-tesvoltodalsettorebancario-maancheero-gare credito alle piccole e medie imprese,chesononon a caso lepiù colpite dalcreditcrunch. Secondo i parametri di Basilea 3, labancacheprestasoldiaunapiccolaaziendabla cui solidità o patrimonializzazione non èeccellente (e quale Pmi non si trova oggi inquesta situazione?) è costretta a effettuareaccontamenti che si avvicinano ormai allastessa entità del prestito: a che serve alloradotarsidiliquiditàaggiuntiva?Inconclusio-ne, il flop dell’asta Tltro è in realtà un mes-saggiomoltochiarolanciatodallebancheaigoverniealle istituzionieuropee: laliquidi-tà è utile per sostenere il mercato finanzia-rio,perusciredallospettrodelladeflazioneeperrafforzareilpatrimoniodelsettorecre-ditizio attraverso gli acquistidi titoli diSta-to. Ma se l’obiettivo è quello di rilanciarel’economia,servemoltodipiùdeldenarofa-cile: servono politiche industriali per indi-rizzare gli investimenti delle imprese, ser-ve un’Europa più consapevole dell’interdi-vpendenzachelegaidestini -eleeconomie-deisuoistatimembri.

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I NUOVI PRESTITI DELLA BCE

«Pronti a dare liquidità alle imprese»Il presidente dell’Abi: le aziende si preparino agli investimenti

LeistituzionieuropeepremonoLLaffinchéiPaesidellaUefaccianoLLriformeeinvestimentinecessarialla,LLmaasestessenonassegnanouncompitosimilenell’economiarealequalecomplementodellapoliticamonetaria.MancaunadeguatoprogrammadiinvestimentiproduttividellaUeinsettorivitaliqualiricercaeinfrastruttureeuropeedafinanziareampliandoilbilanciodellaComunitàcondenarofrescochenonrischierebbedicreareinflazione.

Lettera firmataRoma

Caro lettore, le istituzioni europee posso-no poco quando i Governi remano control’europeizzazionedicertepolitiche.Inpri-misun piano di investimenti Ue per rilan-ciare la crescita economica, quello da 300miliardiipotizzatodalprossimopresiden-te della Commissione, Jean-Claude Junc-ker. Naturalmente se ne è parlato alla riu-nione dei ministri finanziari Ue nelweekend a Milano. Ma solo per precisarechequei300miliardinonverrannosenonin minima parte da denaro fresco. Nientedallecassedeibilancinazionali.Lerisorsedelbilancioeuropeesaranno,salvoimpro-babilisorprese,quelleattuali.Inparolepo-

vere,sipuntaaunmigliorutilizzodegliat-tuali fondi strutturali Ue da vincolare allarealizzazionedi precisi progetti, sotto l’at-tenta sorveglianza di Bruxelles. E natural-mente in cambio delle famose riformestrutturalicherestano,nelleintenzionideinostri partner, il vero motore della futuracrescita nei singoli Stati membri. Quantoaglistanziamenti inricercaeinnovazione,nonvogliodeprimerlamanellanuovaboz-zadibilancioUeindiscussioneperilpros-simo anno, quegli stanziamenti non sonoaumentati bensì diminuiti. Questo, pur-troppo, è quello che al momento passa ilconventoeuropeo.

PrecompilazionedelModello730Ognitantoc’èqualcuno,incampofiscale,chesiinventaqualcosaperrenderepiùcomplessoilsistema.Accadeancheoggiconildecretolegislativosull’invioaicontribuenti,dalprossimoanno,delMod.730precompilatodagliufficifinanziari.Idestinataridell’iniziativapotrebberoessere30milionidicontribuentimentreiMod.730presentatinel2013sonostaticirca19milioni.Perchécompilareeinviare11milionididichiarazioniinpiù?Passiamoallatempistica.Entroil7marzodiogniannoisostitutidiimposta,banche,assicurazioniedentiprevidenziali

dovrannoinviareagliufficifinanziariiModelliCudeidocumentiperonerideducibiliodetraibilidopocheglistessidocumentisarannogiàstatirilasciatiaisingolicontribuentientroilprecedente28febbraio.Quindiunduplicecaricodilavoroeadempimentipersostituti,entiesocietà.Arriviamoallemodalitàdiconsegna.Lefinanze,entroil15aprilediognianno,metterannoadisposizionedeicontribuentiinformatoelettronicoilmodelloprecompilatoconsultabilepressoilpropriosostitutod’imposta,pressoiCaafopressoprofessionistiabilitati.Ilcontribuentedevericordarsicheentroquelladatadeverecarsiinunadellesuddettesediechiederedivisionarelapropriadichiarazione.Pensatecosaaccadrebbeseipensionatisidovesserorecareall’Inpspervisionareecorreggereladichiarazione.Nelprimoannodisperimentazione,circail70%delledichiarazionisaràsoggettoavariazioniperviadellespesesanitarieinpossessodelcontribuente.Questi,conidocumentisirecheràdalproprioCaafodalproprioprofessionistaperfarsicorreggereilMod730.Achecosasaràservitoillavorodegliufficifinanziari?Chipotràtrarrevantaggiodalcastellochesivuolecostruire?Nontrarràvantaggioilfiscoperchéimpegneràunamoltitudinedidipendentiperrendereuninutileservizio;nontrarràvantaggioilcontribuenteperchésaràcostrettoarivolgersiasoggettiterzipersistemareladichiarazione.Cuiprodest?

Stefano CaragnanoDottore commercialista

Mottola (TA)

Dalle «cure» della Troikaaa una crescita «da Cina»

Nel secondo trimestre dell’anno, mentre l’economiadell’Eurozonarestavastagnante,l’Irlandaècresciu-ta dell’1,5% congiunturale, più di qualunque altro

Paesedell’area. Sepoi siguarda al datoannuale, il ritmo dicrescita - +7,7% - è addirittura "cinese", tanto da far affer-mare al ministro delle Finanze Michael Noonan chenell’intero2014 il Pilpotrebbe superare il4 percento.

Certo, cautela e distinguo sono doverosi per un’econo-mia piccola e fortemente influenzata dalle oscillazionidell’export,cheharegistrato ineffettiunacrescita del 13%rispetto al secondo trimestre del 2013 grazie alla robustaripresa della Gran Bretagna, partner commerciale di pri-mo piano. Non bisogna tuttavia dimenticare che questo èunPaeseuscitoappenaadicembredaunpianodisalvatag-gio di aiuti internazionali da 67,5 miliardi, varato nel 2010dopo che le finanze irlandesi rischiavano il collasso in se-guito alla gravissima crisi immobiliare e bancaria; un Pae-sedunquecostretto, sotto l’occhiovigile della troika,ava-rare un rigoroso percorso di risanamento (sette manovrefinanziarieda30miliardi)chestariportandoicontiinordi-ne (il deficit scenderà sotto il 3% nel 2015, mentre il debitoresta ancora oltre il 120%). Nonostante ciò la crescita nonsièazzerataeancheladisoccupazionehainiziatoacalare.

Laricetta?Unfiscovantaggiosoperleimprese,acomin-ciaredalla corporate tax al 12,5%, ma ancheuna accresciu-ta competitività grazie alla riduzione del costo del lavoro.E ora, insieme all’export, cominciano a crescere anche iconsumi.

Il credito riparteIquandoc’è crescita

PENALIZZAZIONIFISCALIPERPOCHI

Per le banche italiane prestiti

per 23 miliardi da T-Ltro

Per 15 banche italiane23 miliardi dalla Bcecome finanziamento T-Ltro(prestito a 4 anni allo 0,15%)

Per la Pioner rientra in gioco

il Santander di Ana Botin

Il gruppo iberico, col proprioadvisor Ubs, avrebbe cercato diinserirsi nel testa a testa in corsofra i private equity Advent e Cvc

IL CIELO SOPRA SAN MARCO Barbara Ganz

La filiera delle Tlcchiede più attenzione

INSIDER CarloFesta

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Sulle società in perditaatroppe complicazioni

LeriformenellaUesono il veromotoredel ritorno alla crescita

diAlessandro Plateroti

Tantorumoreper(quasi)nulla.Latantotemutarego-lasullesocietàinperditaperpiùannidiseguito,allafine,hariguardatoappena13milasoggetti. Idatidel-

la relazione del Governo al decreto sulle semplificazionidimostrano come, talvolta, il Fisco sappia complicarsi ecomplicarelavitaacontribuentieprofessionisticheliassi-stono.Senzasoffermarsisuirisultatieffettividigettito(co-munque sotto le attese), resta la necessità di riflettere at-tentamente sulla portata di leggi che vengono introdotteinchiaveantievasionemapoirichiedonosforziinterpreta-tivi all’amministrazione finanziaria e ai professionisticompletamente sproporzionati rispetto all’obiettivo ini-ziale. E forse, per evitare anche altre complicazioni e con-tenziosi, infuturosarebbeilcasodiaboliredefinitivamen-te una disposizione come quella sulle società in perdita,piuttosto che mantenerla in vita (con l’allungamento datreacinqueannidelperiodoinrossochefascattareilregi-medellesocietà dicomodo)per appena millesocietà.

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Le risposteai lettori

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MARTEDÌ Gianfranco FabiMERCOLEDÌ Fabrizio GalimbertiGIOVEDÌ Guido GentiliVENERDÌ Adriana CerretelliSABATO Salvatore Carrubba

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Il libro-intervista di Stefano Lorenzetto al titolare di Grafica Veneta

Altra magagna dell’Italia: la disoccu-pazionegiovanile.p

«Con3,5milionidipersonesenzalavo-roeuntassodidisoccupazioneintornoal13%,chenelprimotrimestredel2014èsali-toal46%nellafasciadietàdai15ai24anni,che cosa può esservi per i giovani, se nonlebriciolechecadonodallatavoladiunPa-eseinretromarcia,semprepiùpovero,do-ve fino a ieri s’è sperperato e fatto baldo-ria? Ilmiopiùgranderammaricoèche la-sceremo ai nostri figli – e soprattutto aquelli del Sud, dove 61 su 100 dei ragazzisotto i 25 anni non troveranno mai lavoro–un’Italia peggiore della nostra, che pure

venivafuoridall’apocalissedellasecondaguerramondiale.Un’Italiachenonhapiùstimoli,opportunità,speranze:hasolode-biti. E guardi che sono giovani eccellenti,culturalmente preparati, pieni di buonavolontà.Liammazziamoprim’ancorachesiapranoallavita.Eabbiamopureilcorag-gio di avvilirli, di sputargli in faccia, d’in-fliggerglilapaternale:eh,peròaimieitem-piciimpegnavamodipiù...Maaimieitem-picosa?Questiqui,poveracci,sistannofa-cendounculoacapanna,esconodall’uni-versitàcon110elode,potrebberoscinder-til’atomoatempopersoeinvecesiaccon-tentanodiqualchestagea500euroalme-se, quando va bene. La mia fortuna sono igiovani,gentecomel’amministratore de-legatodellaGraficaVeneta,chehasolo36anniedèunfenomeno,nonc’èpersonaalmondoinquestomomentodicui iomi fi-di di più. Gente onesta! Vi sfido, vecchibabbioni, a trovarmi un ragazzo che si siamacchiato delle ruberie che avete com-piutovoi findaquandoavevate lasuaetà.

È una questione antropologica, persinogenetica,credo:glianzianivenivanofuoridalletragediedelperiodobellico,quandosidovevasgraffignareperpotersopravvi-vere, ma i giovani di oggi non hanno que-staparentesineranel loroanimo,nonve-dovoracitànellaloroindole».

Celebra un bel funerale di prima classeperun’interagenerazione,senerendecon-to?Contantodibarainradica.Masempre

dicassadamorto,sitratta.«Ha ragione, non è questa l’Italia che

vorrei, che voglio: listata a lutto. Ma unaaricetta contro la disoccupazione giovani-leoranoncel’hanessuno.Percarità,pos-siamoraccontarci che sarebbe un grandepassoavantiladetassazionecompletasul-lenuoveassunzioni,cosìcomeladerego-lamentazione del lavoro in entrata e innuscita o la detassazione degli utili reinve-stiti e degli straordinari. O i rimborsiidell’Ivaneitempicommerciali,da60a90giorni, per non sottrarre liquidità alle im-prese,ol’obbligodiversarel’impostasolodopol’avvenuto incassodelle fatture,perrnonpenalizzareulteriormenteleaziendegià alle prese con la clientela insolvente.Matemochequestononbasti.Servirebbeprimaun’iniezionedifiducia.Civorrebbel’avviodiuncircoloeconomicocherimet-tesse in movimento quegli 8,5 miliardi diirisparmioprivatoferminellebanche,chenonrendonoquasinullaerappresentanol’indicedellanostrapauradavantial futu-ro. Se la gente cominciasse a spenderneunaparte,salterebbefuoriil lavoroancheperigiovani».

© RIPRODUZIONE RISERVATAA

Pubblichiamounostralciodel libro,editodaMarsilio,«L’Italia chevorrei -Ilmanifestociviledell’uomoche fa ilibri»,volumediStefanoLorenzettocheintervistaFabioFranceschi, il titolarediGraficaVenetadiTrebaseleghe. Idirittid’autoresarannodevolutiall’OngMedicicon l’AfricaCuamm.

L’Italia che Franceschi vuole per i giovani

FabioFranceschieStefanoLorenzetto,L’ItaliachevorreiIlmanifestodell’uomochefailibri,Marsilio,14€

Page 15: LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I … · le sue idee e i suoi progetti vengono raccontati in un libro intervista di Stefano Lorenzetto, in uscita domani. ...

22 MERCOLEDÌ 17 SETTEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano

esattamente come il Csm fa

l’occhiolino a Montesquieu

per la divisione dei poteri. La

dimostrazione di ciò che ba-

nalmente dico è presto data.

A gennaio la Corte costituzio-

nale esprime un parere di in-

costituzionalità sulla nostra

legge elettorale, l’orrendo Por-

cellum che invita il legislatore

a “d e s u i n i zza re ” (copyright di

un promotore del ricorso, l’ av -

vocato Emilio Zecca). È giudi-

cata tale per tre aspetti, dopo

tre elezioni fatte indebitamen-

te con questa legge (peraltro

ricopiata dalla legge della Re-

gione Toscana, non so se ren-

do l’idea) nel 2006, nel 2008 e

nel 2013, anche se tali elezioni

sono in un’affermazione colle-

gata della Corte “un fatto

co m p i u to”, quindi ci teniamo

Pubblichiamo un’anticipazionede “L’Italia che vorrei. Ilmanifesto civile dell’uomo che fai libri” (Marsilio) libro-intervistadell’imprenditore FabioFranceschi (azionista anche delFatto Quotidiano) scrittoinsieme a Stefano Lorenzetto

di Fabio Franceschie Stefano Lorenzetto

La corruzione è il pro-blema dei problemi,la nostra vergognaagli occhi del mondo,

una lebbra dilagante. Mi sonodivertito a leggere il rimedio cheil Grande Tangentaro del Mose,alias Piergiorgio Baita, ex nu-mero uno dell’impresa di co-struzioni Mantovani, primo so-cio del Consorzio Venezia nuo-va, ha suggerito in un’intervistaconcessa a Gian Antonio Stelladel Corriere della Sera: “Deve es-sere cambiato il contratto: nonti do un solo centesimo finché ilavori non sono finiti. Ti pagosolo se finiscil’opera e fun-ziona comedico io. Sel’opera non èfinita vale ze-ro. Il Mose inquesto mo-mento vale ze-ro. Zero. Allo-ra finisci il la-voro, mi fai vedere se funziona ese è in grado di svolgere le fun-zioni che ti ho chiesto e poi tipago. Così ritorni a fare anchel’imprenditore, perché un im-prenditore che non rischia inproprio non è un imprenditore.Io faccio l’orto. So che se vienegiù una grandinata perdo i mieipomodori, la mia insalata, lemie zucchine. Chi lavora per loStato sa che se vien giù la gran-dinata paga lo Stato. Non puoandare avanti così. Cosa siamostati, tutti noi, in questi anni?Dei diffusori di spese. Che nondovevano rendere conto a nes-suno, praticamente, sui risulta-ti. Ma è finita. Finita. Devonotornar fuori gli imprenditori,quelli che investano il loro”. Be’,io avrei da proporre un antidotoassai piu potente, ma capiscoche Baita non potesse offrirlo aStella...Ci o è ?

Quindici anni di galera. È quellala pena sicura, cioè da scontarsisenza se e senza ma, prevista dalCode of laws of the United States ofA m e r i ca , noto anche come UsCo d e , benché la disciplina varida Stato a Stato. Più una sanzio-ne pari al triplo delle sommeestorte o rubate. Inoltre negliUsa chi denuncia un illecito hadiritto a ricevere fino al 30 percento di quanto lo Stato recu-pera. Si chiama w h i s t l e b l owe r . Èquel soggetto che segnala aipropri superiori, a organismi dicontrollo interni o esterni,all’autorità giudiziaria, e persi-no ai mass media, fatti che si ri-velino dannosi per l’ente pub-blico o per l’azienda privata incui lavora. E così che gli StatiUniti hanno recuperato oltre 24miliardi di dollari fra il 1988 e il2012. Invece in Italia non vi è

alcuna certezza che le condannedetentive vengano effettiva-mente scontate, anzi non avvie-ne quasi mai, e non esiste alcunincentivo né tantomeno alcunatutela per coloro che denuncia-no un illecito. Guardi che cos’ècapitato a Giorgio Orsoni, sin-daco di Venezia, per le tangentidel Mose. Dapprima è stato po-sto comodamente agli arrestidomiciliari. Poi ha presentatouna richiesta di patteggiamentoa 9 mesi, che sono stati ridotti a4 con il rito abbreviato, piu15.000 euro di multa. Dopodi-ché è tornato almeno per ungiorno a fare il sindaco. Ha ras-segnato le dimissioni soltantoquando una nota del vicesegre-tario nazionale del Pd lo ha difatto sfiduciato. Una reazioneche egli ha giudicato “opportu -nistica e ipocrita”. È evidenteche lui si considerava ancorauna persona onesta e pulita, conil solo torto di aver commessoun piccolo, trascurabile errore:riscuotere tangenti per contodel suo partito. Eh no, amicomio, tu sei un delinquente, per-ché hai commesso un reato, edovresti ben saperlo, dal mo-mento che fai pure l’avvocato.Ma come? Sei un insigne giuri-sta, docente ordinario di Dirittoamministrativo all’Universitàdi Ca’ Foscari, come hai potutoaccettare che il Pd, in cambiodella tua candidatura a sindacodi Venezia, ti mandasse a ri-scuotere le mazzette da Giovan-ni Mazzacurati, deus ex machinadel Consorzio Venezia nuovache costruisce il Mose? Non losapevi che una società pubblicaper legge non puo finanziare néi partiti né i singoli uomini po-litici, né in nero né in chiaro néin chiaroscuro? Ti era ben notoche stavi commettendo un rea-to. E allora basta con le due pac-che sulle spalle, il perdono ga-

rantito e la raccomandazione dirito a comportarsi bene in fu-turo. Ai tempi dell’antica Romaeravamo i padroni del mondo,gli uomini che esportavano laciviltà, la culla del diritto, eguardi come ci siamo ridotti:uno dei Paesi piu sfigati del pia-neta, al 69° posto nella classificastilata da Transparency inter-national (...)Tutto chiaro. Lei è per il pugno di

fe r ro.

Come sarebbe a dire che il falsoin bilancio non è piu reato? Chevergogna quando il governoBerlusconi lo depenalizzò! Io tisbatto dentro per dieci anni setrucchi la contabilità aziendale,altro che storie. La corruzionepesa per 1.000 euro su ogni ita-liano, lattanti compresi. In unnucleo di cinque persone doveentrano 30.000 euro l’anno distipendio significa che gli staifregando quasi il 20 per centodel reddito. E infatti sono le fa-sce deboli a essere massacrateper colpa dei furfanti.

IL LIBRO

SECONDO TEMPO

PIOVONO PIETRE

Sulla Co n s u l t a m a ga r iconsultiamoci un po’

IL BADANTE

INDULGENZE

La corruzione è la nostra

vera emergenza nazionale,

basta con il perdono

garantito, i disonesti

devono pagare, come

accade in tutti i Paesi

NOMINE

È incredibile che l’idea

di un’autonomia reale

di un organo di

controllo fondamentale

per la democrazia paia

remota anni luce

Un’immagine dell’installazione della prima paratoia del Mose Ansa

di Oliviero Beha

n EBBENE SÌ, non mi fa tanto

effetto la coppia mentre scrivo

invotabile per la Corte costitu-

zionale Violante-Bruno. Non

disdegno affatto la rivisitazio-

ne sul web del discorso del

2003 dell’ex magistrato ed ex

presidente della Camera,

quando rinfacciò con uno

straordinario vigore tutto

quello che “avevamo fatto (il

Partito, prima Pds e poi Ds,

ndr)” per Berlusconi nel ’94 ,

garantendogli questo mondo

e quell’altro, conflitto d’inte -

ressi compreso: è altamente

istruttivo per capire come sia-

mo arrivati al patto del Naza-

reno. Né guardo troppo per il

sottile, conoscendolo abba-

stanza bene, alla successiva

disponibilità ecumenica dello

stesso Violante, in improbabi-

le odore di candidatura al Col-

le, nei confronti della contro-

parte di destra, quando am-

miccando a Fini avrebbe potu-

to sostenere senza sorridere

che in fondo “Hitler era poco

più che un simpatico imbian-

chino austriaco”.

E vogliamo mettere in discus-

sione la socievolezza di Dona-

to Bruno, nei salotti romani,

nei Palazzi, intorno a essi, in tv

dove ha sempre inalberato la

sua “tendenza Previti”? Ma vi-

va la faccia, due figure chiare e

chiave nell’orizzonte odierno,

comprensibili pedine di una

scacchiera su cui giocano Ren-

zi trimane e Berlusconi con

una mano sola (a quanto pare

più che sufficiente).

No, quello che mi impressiona

è l’assoluto disinteresse per la

presentabilità e l’indipenden -

za dell’istituzione cui sono

candidati. Un’istituzione deci-

siva per i cosiddetti pesi e con-

trappesi della democrazia,

senatori e deputati anche se

eletti incostituzionalmente.

Per ora, come sapete, la rifor-

ma di tale legge elettorale

“p o rc a t a ” non c’è stata, pur ri-

petutamente annunciata an-

che su stentorea sollecitazio-

ne del capo dello Stato. Anzi,

Calderoli, che ne è un primo

motore, è tornato buono an-

che per la Riforma del Senato,

dunque l’allevatore leghista è

stato casomai gratificato inve-

ce che penalizzato dalla sua

l ex suina.

n MA METTIAMO che il duo

Violante-Bruno, emerso con i

soliti criteri spartitori che han-

no fatto infuriare il cittadino a

5 stelle Grillo, fosse stato nella

squadra della Consulta

all’epoca chiamata a giudicare

della costituzionalità della leg-

ge. Con che qualità professio-

nale e soprattutto con che tas-

so di autonomia e di indipen-

denza avrebbe potuto dare il

suo voto tale duo? È questo

aspetto che mi colpisce più di

ogni altro, al di là delle perso-

ne: ovvero il fatto che l’idea di

un’autonomia reale di un im-

portantissimo organo di con-

trollo da consultare per ogni

incertezza della nostra demo-

crazia paia remota anni luce

dalla situazione attuale. Si è

“i n ge n u i ” (alla lettera “nati li-

beri”) a porre la questione in

questi termini? Eppure il pre-

mier ripete a ogni pie’ s o s p i n to

che vuole “cambiare verso” e

lo twitta in continuazione ver-

so il mondo intero. Gli sembra

che sia un’autentica “n ov i t à ”

questo modo di agire (se c’è

un patto con Silvio questi ac-

cordi ne sono i terminali)?

Davvero? Non è un’u l te r i o re

spinta per la scesa (della Con-

sulta, della democrazia, del

Pa e s e ) ?

Regola italiana:corrotti e contenti

di Alessandro Robecchi

Sembra passato un secolo (magari ci sia-mo distratti ed è veramente passato un

secolo) da quando Silvio buonanima face-va il diavolo a quattro sull’Imu. Per toglierel’Imu, che di colpo sembrava una cosa peg-gio di ebola, si decise di aumentare l’Iva.Così si tolse l’Imu, bene, ma si bloccarono itrasferimenti ai comuni, male. Così si disseai comuni che dovevano pensarci loro,male, fissando però un tetto massimo, be-ne. E in caso di tetto massimo (3,3 per mil-le, male), almeno lo 0,8 per mille dev’esseredestinato alle detrazioni per le fasce menoabbienti, bene. E questa sarebbe la Tasi.Tutto chiaro? Beati voi.Per complicare un po’ le cose, ecco dunquele scadenze: qualcuno ha scelto il 16 set-tembre, altri il 16 ottobre, in certi casi sipagherà in novembre e in alcuni comuniprima di Natale. Nei Comuni della provin-cia di Rieti si pagherà solo nei giorni dipioggia, in Trentino non prima delle pri-me nevicate, a Macerata i cittadini verran-no chiamati agli sportelli in ordine alfabe-tico. Interessante il caso del comune vicinoa Nuoro in cui si pagherà per sorteggio: ilfortunato vincitore pagherà la Tasi per tut-ti e poi girerà casa per casa a farsi ridare isoldi. In provincia di Sondrio sarà esentatochi trova più funghi in un pomeriggio, adAgrigento chi sa sbucciare i fichi d’india a

mani nude. Tutto chia-ro? Benissimo.Poi ci sono le detrazioni,e qui la cosa si fa diver-tente, perché ogni co-mune si inventa le sue(per dire: Modena haundici diverse misure didetrazione, Asti nove) equesto scatena una entu-siasmante creatività. Pa-gherà meno in generalechi ha due figli, uno deiquali si chiama Ferdi-nando e va male a scuola. Chi ha solo figliefemmine pagherà il due per mille in meno,al contrario di chi ha un cane di taglia me-dia. Ci sono comuni che prevedono esen-zioni sulla Tasi le l’immobile è occupato dafamigliari, altri che prevedono riduzionisu quando nonna fa il ragù riesce a diffon-dere un delizioso profumo per le scale con-dominiali, altre ancora per chi non ha ilcitofono e chiama i congiunti dalla strada,alle sei del mattino svegliando tutti.

I COGNATI biondi del padrone dell’immo -bile potranno detrarre il due per mille solose ciechi da un occhio. Poi ci sono gli im-mobili di lusso, quelli normali, quelli scrau-si, quelli crollati perché c’era la frana e quel-li abusivi, che non esistono e quindi la Tasinon la pagano per niente. Poi ci sono le ra-

teazioni, ovvio. Sempre aseconda del comune doveabita, uno può pagare tut-to subito, oppure metàsubito e metà a Natale,oppure un terzo subito,un terzo giovedì e un ter-zo domenica mattina, masolo se non va a messa, nelqual caso la scadenza saràlunedì. Poi ci sono comu-ni che ti mandano a casa ilbollettino già compilato,che è una comodità, altri

che ti spediscono un modulo F24, così faitutto col computer e altri che scrivono l’im -porto sul tovagliolo di carta del bar, col di-to, usando come inchiostro il ripieno dellapasta. Insomma, la Tasi si prospetta comeuna grande festa italiana, un’occasione perdispiegare la fantasia per cui siamo famosinel mondo. In tutto questo, forse un giornosi saprà quanto abbiamo pagato. C’è chi di-ce (l’Anci) che più o meno si pagherà quan-to si pagava di Imu, ma divertendosi unmondo, e chi (Confedilizia) dice che si pa-gherà di più. Vai a sapere, mica è una scien-za esatta, no? In ogni caso, bisogna apprez-zare il fatto che non c’è più l’Imu, ovvio. Masì, dai, l’Imu, ricordate? Quella tassa sullacasa che abbiamo scambiato per un puntoin più di Iva…

@AlRobecchi

FANTASIA ITALIANA

Ogni Comune ha stabilito

chi e quanto: a Nuoro

si paga per sorteggio,

a Sondrio risparmia chi

trova più funghi. Previste

detrazioni per il ragù

Nei giorni pari o quando pioveLa Ta s i non è una scienza esatta

L’ITALIA CHE VORREIF. Franceschi con S. LorenzettoM a rs i l i opagg. 173, 11,90 ¤

Luciano Violante Ansa

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Ne «L’Italia che vorrei» Stefano Lorenzetto intervista Fabio Franceschi, fondatore della Grafica Veneta

L’odissea dell’uomo che ha reinventato l’editoria

Omnibus

Copertina«L’Italia chevorrei e (sotto)StefanoLorenzetto

Già a 4 anni il padre e lo zio gli davanodarifilarelerigheuscitedifettosedal-la linotype piazzata in uno stanzino

accanto alla cucina. Fino ai 6 ha mangiatosolo una volta al giorno, sempre lo stessopiatto: riso bollito nel latte. Rimasto orfanoa 19 anni, ha dovuto abbandonare gli studie improvvisarsi imprenditore. Oggi la suaGrafica Veneta, con sede a Trebaseleghe(Padova), è la più importante azienda pro-duttrice di libri in Italia (20 milioni di copiesolo per la saga di Harry Potter), la primad’Europaper redditività el’unica tipografiaal mondo in grado di stampare un libro inmeno di 24 ore, regalando l’intera tiraturaqualora non ci riesca entro il termine con-cordato.

Si legge come un romanzo «L’Italia chevorrei» (Marsilio, 176 pagine, 14 euro), ilsaggio-intervista che Stefano Lorenzettoha dedicato a Fabio Franceschi, proprieta-rio della Grafica Veneta, in libreria da oggi.

Il sottotitolo, «Il manifesto civile dell’uomoche fa i libri», giustifica gli sferzanti giudizicheilprotagonistadiquestaincredibilesto-ria di fame e di successo esprime sui malinazionali e sui protagonisti della politica, acominciare dal premier Matteo Renzi:«Com’è possibile che la Repubblica pensidi mettersi in salvo affidandosi al baby sin-daco di Firenze, un trottolino amoroso chemascheralasuainadeguatezzaconl’iperat-tivismo e le smorfie alla mister Bean, unospaccamontagne che non ha mai lavoratoin vita sua? Lui crede di poter governarel’Italiaacolpiditweetdigitatialle6di matti-na sul suo smartphone, ma il sistema Paeseè assai più complesso».

Dal 2001 a oggi Franceschi ha aumentatodi 200 volte il fatturato: un incremento parial 19.262 per cento. Ha 300 dipendenti (40assuntinell’ultimoanno,nonostante lacri-si) e serve oltre 200 case editrici, fra cui lefrancesi Hachette e Flammarion, la News

corporation del magnate australiano Ru-pert Murdoch, le statunitensi Time Warnere Random house. In Italia escono dalle suerotative i libri della galassia Rizzoli-Corrie-re della Sera (Rizzoli, Bompiani, Marsilio,Adelphi, Sonzogno, Bur) e di altri 150 clien-ti, fracuiMondadori,DeAgostini,Zanichel-li,Feltrinelli, Longanesi,Garzanti, San Pao-lo, Cairo, Hoepli. La Grafica Veneta consu-ma quotidianamente 500 tonnellate di car-ta e stampa in media 40 titoli, per un totaledi 200 milioni di copie l’anno. Ogni giornodallo stabilimento di Trebaseleghe escono50 autotreni carichi di libri.

Franceschi si è specializzato anche neivolumiallegatiaiquotidianidi mezzomon-do: dal «Corriere della Sera» al «Sole 24Ore», dal «New York Times» a «Le Monde»,dalla «Komsomól’skaja Pravda» a «O Glo-bo».Èmonopolistanellastampadeglielen-chi telefonici per i Paesi in via di sviluppo(Albania,Costad’Avorio,Senegal,Ciad,Ca-

merun, Malawi, Togo, Burkina Faso). Hafattoaggiornareehastampatol’«Enciclope-diauniversalerussa»,chehavenduto40mi-lioni di copie. Ha inventato il libro ecologi-co e quello profumato.

La sua tipografia funziona interamenteconl’energiasolare,graziea39milapannel-li fotovoltaici installati sultetto,peruntota-le di 100mila metri quadrati (pari a 20 cam-pi di calcio), ed è in grado di alimentare cin-que paesi del circondario con l’elettricitàprodotta in eccedenza.

Franceschi è uscito dalla Confindustria,che reputa inutile (del presidente GiorgioSquinzi nel libro dice: «A volte ho l’impres-sionecheuntromboglisiaarrivatoalcervel-lo»),dirottandoaMediciconl’Africalaquo-ta associativa che versava ogni anno all’as-sociazione degli imprenditori. Alla stessaOng vanno anche i diritti d’autore del libro«L’Italia che vorrei».

Dorina Mori

CULTURA ● SPETTACOL IART I V IS IVE ● C INEMA

>AI:BED Mercoledì 17 settembre 201416

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11Mercoledì 17 Settembre 2014Mercoledì 17 SettembrP R I M O P I A N ONuovo libro-intervista di Lorenzetto: l’Italia vista da Franceschi, il «Signore dei libri»

Diffido dai Nobel di economiaMi basterebbe poter contare su un signor Brambilla serio

DI LUIGI CHIARELLO

S tefano Lorenzetto non sbaglia un colpo. Le sue interviste si bevono di getto come

un bicchier d’acqua fresca di fonte. E non solo per la sagacia dell’intervistatore, ma perché parlano del paese reale alla pancia del paese.

I suoi personaggi stupiscono perché sono frutto di attenta selezione. Come se, con un monocolo, Lorenzetto ne misu-rasse spigolature e luminosi-tà prima di intervistarli. E ne scegliesse tra tanti solo alcuni, in base al ritmo di pensieri e parole. Proprio come fa un gio-ielliere con le sue pietre.

Fabio Franceschi è uno di

questi preziosi. Leggere la sua storia incastonata nel libro L’Italia Che Vorrei (Marsilio, in vendita da domani), vale più di mille seminari forma-tivi di qualunque ateneo del Paese.

Padovano, 45 anni, di fami-glia poverissima, fi no ai 6 anni Franceschi mangiava solo una volta al giorno. E sempre lo stesso piatto: «risi col late».

Orfano a 19 anni, ha do-vuto lasciare gli studi e darsi all’impresa. Salva la Grafi ca Veneta fondata dal padre, si butta anima e corpo sulla stampa dei libri. Oggi la sua azienda è leader in Italia e prima d’Europa nel setto-re per redditività. Fattura 150 mln l’anno, serve oltre 200 case editrici. Ha 300 di-pendenti, di cui 40 assunti nell’ultimo anno. Crisi o non crisi.

Insomma, Franceschi è come un unguento sulle ma-cilente ferite dell’Italia in declino. Perché è uno che da speranza. Ma l’uomo è an-che altro: una severa cartina di tornasole. La sua narra-zione misura la distanza siderale tra la logica di chi rischia del suo e il pantano di un sistema sclerotizzato. Sequestrato dai burocrati.

«Io vorrei solo un Paese governato da una persona competente, intelligente, che non aspiri al Nobel per l’eco-nomia», dice a Lorenzetto. «Mi basta un ragionier Brambilla che non voglia diventare un mostro del piccolo schermo con otto ore di esposizione al giorno».

La stoccata è per Matteo Renzi, ma la stroncatura boccia l’intera classe diri-

gente: «Non si vedono in giro leader degni di tale nome. Solo mezze calzette, comprimari, controfigure. Gente fru fru, tutta teatro e lustrini. Invece abbiamo bisogno di uno con le balle quadrate che parli poco e lavori tanto».

Di Giorgio Napolitano dice «talvolta è stato di parte». Grillo, invece, gli ricorda «Ca-ligola che nominò senatore il suo cavallo».

Ma è sul Matteo na-zionale che s c a r i c a l a frustrazione: « D a l l ’ o s s e -quioso Enri-co Letta sia-mo passati a uno spaccamontagne che non ha mai lavorato in vita sua. Che crede di poter governare l’Italia a colpi di tweet digitati alle 6 di mattina sul suo smar-tphone. E che ha investito 10 mld di euro, non suoi, nostri,

nella campagna elet-torale più cara del secolo: gli 80 euro».

Almeno ne è val-sa la pena? Macché: i suoi ministri «sono ostaggio di un apparato bu-rocratico che sta lì dal 1946, inamovibile, formato da con-siglieri di Stato, magistrati della Corte dei conti, capi di

g a b i n e t t o , c o n s i g l i e -ri giuridici, cons ig l ier i legislativi , cons ig l ier i militari, un esercito di bo-iardi che ha già seppellito

26 presidenti del Consiglio, prima di Renzi».

Al leader Pd non riconosce nulla di Machiavelli se non l’ansia del Principe nel voler sopravvivere a se stesso: è «un trottolino amoroso che ma-

schera la sua inadeguatezza con l’iperattivismo e le smorfi e alla mister Bean».

Il Rottamatore, dunque, e la burocrazia: «la madre di tutte le tangenti», sbotta.Per Franceschi sembra siano due costanti, quasi iconiche del malessere del Paese: la malattia e la terapia pallia-tiva. L’una a legittimare l’esi-stenza dell’altro e viceversa. Senza illusioni. Per noi ide-alisti, insomma, la penna di Lorenzetto è un bisturi. Non da vie di fuga, non consente alibi. Politicamente il «suo» Franceschi non è nostalgico e il passato non ci offre né para-digmi né eroi.

Per cominciare, non nominategli Mario Monti. Di lui dice: «Ha insegnato per una vita il modo per far funzionare le economie, ma non le ha mai fatte funzionare». E anche al «suo amico» Berlusconi non lesina rimbrotti: «Quando nel 1994 scese in politica, lo fece per salvare le sue aziende, non per salvare l’Italia».

Del resto, «è circondato da una corte di lacchè che lavorano unicamente per mantenere i loro privile-gi».

Solo una persona convince davvero Fran-ceschi. A tal punto da con-fessare l’indicibile: «Io per una dittatura morbida di

Sergio Marchionne ci metterei la fi rma subito. Oltretutto è figlio di un carabiniere. Ed è tacitur-

no quanto basta». Il silenzio, una dote. Che non riconosce a Giorgio Squinzi. Il capo di Confi ndustria gli fa saltare i gangheri: «A chiacchiere, ben pochi possono competere con lui. Ma nei fatti è un disastro». Sbaam!

Insomma, il «Signore dei li-bri» ne ha per tutti. Ma allora, com’è questo benedetto Paese che Franceschi vorrebbe? È semplicemente un’Italia sem-plice, ma attenta al sociale. Si

chiede: «È mai possibile che in Italia vi siano ben 8.057 co-muni, quasi la metà di quelli Usa che hanno un territorio 33 volte più vasto?». E le ma-ledette tasse (che saranno pure belle, però…)?

La ricetta dell’imprendi-tore è chiara: La giusta ali-quota fi scale dovrebbe essere «un quarto omnicomprensivo del ricavo. Più che altro», ag-giunge, «bisogna trovare una formula affi nché sia un quar-to uguale per tutti».

Insomma Franceschi vuol tassare solo il 25% del red-dito, ma niente furbi. Contro gli evasori, dice a Lorenzetto, «dovremmo avere il coraggio di portare l’Iva al 45% e di abolire tutte le altre tasse. Pagando giorno per giorno, i controlli diventerebbero estremamente più facili. Come fai a sentirti in regola in un Paese dove ogni mat-tina ti puoi dimenticare un balzello?»

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La copertina del libro L’Italia che vorrei

chiede: «È mai possibile che

«Il mio amico Silvio è sceso in politica per salvare le sue

aziende, non l’Italia. Si circonda di lacchè»

Stefano Lorenzetto

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26 presidenti de

Squinzi? A chiac-chiere, ben pochi

possono competere con lui. Ma nei fatti è

molto deludente

questi preziosi. Leggere la sua

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I ministri del Gover-no sono ostaggio di un apparato buro-

cratico che sta lì dal 1946, inamovibile

DI GIULIANO CAZZOLA

Come defi nire il «ritorno a scuola» del ministri del governo Renzi? Un volgare atto di strumentalizzazione politica o sol-tanto una pagliacciata ?

* * *Presto vedremo il ministro Maurizio

Lupi appostato nei pressi di un casello ferroviario a controllare l’orario dei tre-ni, mentre Maurizio Martina si farà ri-prendere a torso nudo a mietere il grano. Beatrice Lorenzin farà volontariato al Policlinico e Gian Luca Galletti verrà fo-tografato mentre innaffi a le piante del ter-razzo. Angelino Alfano dirigerà il traffi -co in Piazza Venezia. Pier Carlo Padoan curerà i conti del condominio. E Pier Mat-teo Renzi? Proverà a moltiplicare i pani e i pesci. O a camminare sull’acqua.

* * *Ricordate, negli anni ’30 del secolo scor-

so, il «Dio stramaledica gli inglesi» e la po-lemica contro «le inique sanzioni»? Ormai, dopo il verdetto dell’Ocse che conferma le preoccupazioni della Ue e della Bce, il nostro capataz riesce soltanto a profferire confuse minacce. La caduta del pil è inversamente proporzionale all’aumento della prosopopea del premier.

* * *Quando saremo chiamati a consegnare la

fede alla Patria per evitare il crollo di questo povero paese ?

* * *«A questo punto Napolitano non può che

aggirare l’ostacolo con un’iniziativa diversa. La mattina successiva – il 9 novembre – alza il telefono e chiama l’ex commissario europeo e rettore della Bocconi Mario Monti….. “La nomino senatore a vita, che ne pensa?”….. Che la nomina a Palazzo Madama sia solo l’antipasto della decisione di incaricarlo di formare un governo quattro giorni dopo è sotto gli occhi di tutti. E infatti il giorno suc-cessivo Napolitano spiega a Monti le proprie intenzioni a quattrocchi al Quirinale». Così nel saggio di Alessandro Barbera e Stefa-ni Feltri «La lunga notte dell’euro» (Rizzoli). E adesso ? Sono davvero silenti in questi giorni i centralini del Quirinale?

* * *Dalla rubrica di Aldo Grasso sul Corriere

della Sera: «Giorni fa a Cernobbio quei due lumaconi di Toti e Vespa esibivano sul cel-lulare le foto della Ros (la nota badante di Berlusconi, ndr) in bikini. Lei ha fi nto di pro-vare sconcerto». Che dire? De gustibus…..

Formiche. net

PUNTURE DI SPILLO

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SABATO 20 SETTEMBRE 2014 SPETTACOLI E SOCIETA’ XXI ••

di GIAN MARCO WALCH— MILANO —

MATTEO RENZI? “Com’è pos-sibile che la Repubblica pensi dimettersi in salvo affidandosi al ba-by sindaco di Firenze, un trottoli-no amoroso che maschera la suainadeguatezza con l’iperattivismoe le smorfie alla mister Bean?”.Meglio affidarsi all’usato (più omeno) sicuro, allora, fare resusci-tare Silvio Berlusconi? “QuandoBerlusconi nel 1994 scese in poli-tica, lo fece per salvare le sueaziende, non per salvare l’Italia,su questo penso che non sussista-no dubbi residui neppure per me,che pure sono suo amico. Il Cava-liere è un uomo tutto marketing,capace come nessun altro negli af-fari, ma al Paese ha dato poco oniente”.E tentare con la terza via, i penta-stellati? “Per carità! Beppe Grilloha ottenuto grandiosi risultati sol-tanto grazie all’inconsistenza deisuoi avversari. Uno che fa elegge-re senatrice una Sara Paglini con-vinta che in Cile sia esistito un talPino Chet”.

Anche se abituale frequentatoredei rissosi talk show televisivi, Fa-bio Franceschi, proprietario dellaGrafica Veneta, un colosso che, aTrebaseleghe, Veneto profondo,fattura, in tempi di crisi, 150 mi-lioni di euro, con un balzo dal2001 da otto a trecento dipenden-ti, non ha scordato le buone ma-niere, anche se i suoi giudizi suipolitici nostrani sono sferzanti.

COME NON li ha nascosti a Ste-fano Lorenzetto (nella foto sonoinsieme, l’industriale è a sinistra)recordman del giornalismo ad al-to livello con le sinora oltre 700maxi-interviste settimanali appar-se ininterrottamente sul Giorna-le.“Il manifesto civile dell’uomo chefa i libri”: questo il sottotitolo deL’Italia che vorrei, la lunga con-fessione, oltre 170 pagine, in cui,per Marsilio, Franceschi ha rac-

contato a Lorenzetto la sua vita,poca privata, quasi tutta di lavoro.Insieme ai suoi sacrifici, i proget-ti, le speranze. E la difficoltà di vi-vere e lavorare in un Paese che si

ostina a rifiutare il buonsenso: “Oce la caviamo tutti insieme o af-fondiamo tutti insieme”.“Non c’è più la politica”: senzamezzi termini, Franceschi. Quan-

do c’è, poi, dà una mano a chi lavede irrimediabilmente sporca oinetta.

NAPOLITANO? “Un presiden-te che talvolta è stato di parte”.Per non parlare dei tecnici: “Mon-ti ha insegnato per una vita il mo-do per far funzionare le econo-mie, ma non le ha mai fatte fun-zionare”. Quanto ai colleghi indu-striali… “Quattro gatti che miago-lano attorno a un tavolo che il go-verno deve darsi una mossa”. Pre-sieduti da Giorgio Squinzi:“Gran buonuomo. Ma, vivaddio,a volte ho l’impressione che untrombo gli sia arrivato al cervel-lo”.Stampatore di venti milioni di co-pie del magico Harry Potter, conle sue rotative lunghe sino a 65metri, Franceschi è in grado diprodurre un libro in meno di ses-santa minuti. Anche se sono oc-corse tre ore per stampare l’in-stant book di Barack Obama incorsa nel 2008. E un giorno per in-viarlo alla Grande Mela. Mitten-te: Grafica Veneta, Trebaseleghe,Veneto, Italia.

LA RECENSIONE «L’ITALIA CHE VORREI» DI STEFANO LORENZETTO

Confessioni dal Veneto. Profondo

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SU SILVIO BERLUSCONI

«Èun amico,ma al Paese ha datopoco o niente,ha galleggiato»

SU MATTEO RENZI

«Imille giorniper riformare l’Italia?Il respiro di un tisicoin debito di ossigeno»

«Fabio Franceschi, padovano,45 anni. Fino ai 6 anni hamangiato solo una volta al gior-no, alle 18, sempre lo stessopiatto: “risi col late” (riso bolli-to nel latte). Rimasto orfano, a19 anni deve abbandonare glistudi e improvvisarsi imprendi-tore. Salva la Grafica Venetafondata dal padre. Oggi è la piùimportante azienda produttri-ce di libri in Italia con 150milioni di fatturato». Così lopresenta Stefano Lorenzettonel suo libro. Eccone alcuniestratti con i giudizi di France-schi, per soggetto.MATTEO RENZI. «Non so,

mi pare improbabile che Renziriesca a combinare qualcosafinché si affida a personaggicome Emma Marcegaglia, chefra l’altro ha continuato a gira-re con la scorta anche dopoaver abbandonato la presiden-za della Confindustria, e MariaLuisa Todini, cioè a quanto dipiù obsoleto e opaco sia spunta-to dalla commistione fra politi-ca e impresa; addirittura sirifiuta di dimettersi dal cdadella Rai. Sarebbe questo ilrinnovamento?». «Si procedecome indicato, ma con il respi-

ro di un “arco di tempo ampio”,fa sapere il premier, proponen-do “1.000 giorni per riformareil Paese”. Che sarebbero i pri-mi 100 giorni “più o menoscoppiettanti”, parole sue,mol-

tiplicati per 10. Tre anni. Ame,se devo essere sincero, pare ilrespiro di un tisico in debito diossigeno».SILVIO BERLUSCONI

«Quando Berlusconi nel 1994

scese in politica, lo fece persalvare le sue aziende, non persalvare l’Italia, su questo pen-so che non sussistano dubbiresidui neppure per me, chepure sono suo amico. Il Cavalie-re è un uomo tutto marketing,capace come nessun altro negliaffari, ma al Paese ha datopoco o niente. Ha cercato didare, questo sì. Però fin dasubito è stato costretto a lavora-re soltanto per difendersidall’assalto giudiziario, si è do-vuto esercitare nell’arte delgalleggiamento».SERGIO MARCHIONNE.

«Arrivati a questo punto, io peruna dittatura morbida di Mar-chionne – guardi che cosa arri-vo a dire – ci metterei la firmasubito. Oltretutto è figlio di uncarabiniere. Ed è taciturnoquanto basta.Mi piace».ENRICO LETTA. «Dieci

giorni prima che Renzi glifacesse le scarpe, ero a cenacon Enrico Letta a Roma, in unristorante vicino a Montecito-rio. Ho detto al premier: guar-da che per uscire da questo

bordello devi prendere una de-cisione di pancia, coraggiosa,per esempio tagliare un 6% ditasse alle prime due fasce direddito, le più deboli, e carica-re quel peso fiscale sulle spalledei più ricchi, come me, che lopossono sopportare. “Sì, hairagione”, mi ha risposto. Manon l’ha fatto. Nulla, non hafatto nulla di nulla. E poi tilamenti che ti abbiano sfilato lapoltrona da sotto il sedere?».GIORGIO SQUINZI. «Se ti

danno una delega in Confindu-stria, puoi chiacchierare e ba-sta. Quanto a chiacchiere, benpochi possono competere con ilpresidente nazionale, GiorgioSquinzi. Ma, vivaddio, a volteho l’impressione che un trom-bo gli sia arrivato al cervello».PAPAFRANCESCO. «Di cri-

stianesimo se n’è visto troppopoco, talvolta, persino fra glistessi preti. E per fortuna che èarrivato questo sant’uomo “pre-so alla fine del mondo”, che listamettendo tutti in riga».

Il librodell’"uomodei libri"«Ecco l’Italia chevorrei»

IL PERSONAGGIO Fabio Franceschi, patron di Grafica Veneta, si racconta a Stefano Lorenzetto

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ECONOMIA& FINANZA

S’intitola "L’Italia che vorrei" (Marsilio, 176 pagine, 14 euro),sottotitolo "Il manifesto civile dell’uomo che fa i libri", ilsaggio-intervista – in uscita mercoledì 17 settembre – dedicatoda Stefano Lorenzetto a Fabio Franceschi, titolare della GraficaVeneta di Trebaseleghe (Padova). I diritti d’autore sarannodevoluti all’Ong Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universi-tario aspirantimedicimissionari), che ha sede a Padova.

LIBRO FabioFranceschi

PG 23Sabato 13 settembre 2014

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Fabio FranceschiStefano Lorenzetto

Io vorrei solo un Paese gover-nato da una persona compe-tente, intelligente, che nonaspiri al premio Nobel per l’e-conomia. Mi basta un ragio-nier Brambilla che non vogliadiventareunmostrodelpicco-lo schermo con otto ore diesposizione al giorno, un con-tabile sicurodel fatto che 1più1 fa 2, mai 3, il quale va giù aRomaegestisceicontidell’Ita-lia con il buonsenso e la dili-genza del buon padre di fami-glia, per usare un’espressionecara al codice civile mutuatada quel bonus pater familiaschenellaRomaanticadesigna-va un modello d’uomo, retto,libero, provvisto di sui iuris,cioè della piena capacità dicondurreipropriaffari,consa-pevole dell’importanza dellasua posizione e delle sue azio-ni, in grado di porsi a capo diuna comunità di persone. Ser-vono riforme profonde dellaCostituzione. È mai possibileche in Italia vi sianoben 8.057Comuni,quasi lametàdiquel-li degli Stati Uniti che peròhanno un territorio 33 voltepiùvasto?

CORRUZIONEÈ il problemadeiproblemi, la nostra vergognaagli occhi delmondo, una leb-bra dilagante. Quindici annidigalera.Èquellalapenasicu-

ra, cioè da scontarsi senza se esenzama, prevista dal Code oflaws of the United States ofAmerica, noto anche comeUsCode,benché ladisciplinavarida Stato a Stato. Più una san-zione pari al triplo delle som-meestorteorubate.Inoltrene-gli Usa chi denuncia un illeci-to ha diritto a ricevere fino al30percentodiquanto loStatorecupera. Si chiama whistle-blower.Èquel soggetto chese-gnala ai propri superiori, a or-ganismi di controllo interni oesterni, all’autorità giudizia-ria, e persino ai mass media,fatti che si rivelino dannosiper l’ente pubblico o per l’a-zienda privata in cui lavora. Ècosì che gli Stati Uniti hannorecuperatooltre24miliardididollarifrail1988eil2012.Inve-ce in Italianonvi è alcuna cer-tezzache le condannedetenti-ve vengano effettivamentescontate, anzi non avvienequasi mai, e non esiste alcunincentivo né tantomeno alcu-natutelapercolorochedenun-cianoun illecito».

FALSOINBILANCIOComesareb-beadireche il falso inbilanciononèpiù reato?Chevergognaquando il governo Berlusconilo depenalizzò! Io ti sbattodentro per dieci anni se truc-chi lacontabilitàaziendale, al-tro che storie. La corruzionepesaper1.000eurosuogniita-liano, lattanti compresi. Suuna famiglia come la mia,

5.000 euro sarebbero anchesopportabili. Ma in un nucleodi cinque persone dove entra-no 30.000 euro l’anno di sti-pendiosignificacheglistai fre-gandoquasi il 20per centodelreddito. E infatti sono le fascedeboli aesseremassacratepercolpadei furfanti.

POLITICI DISONESTIAlla primacondanna l’amministratorepubblico deve decadere daqualsiasi carica e nel giro diseimesibisognaarrivarealter-zo grado di giudizio, in mododa accertare in via definitiva,senza ombra di dubbio, se c’e-ravamoaffidatiaungalantuo-mo o a un bandito. Sei mesi,non un giorno di più. Ovvia-mente ai reati di tipo ammini-strativo o chedestano allarmesociale andrebbe riservata u-nacorsiaprioritaria,preferen-ziale. Nonpossiamo, come ac-cade oggi, concederci il lusso,o,meglio, lo scandalo, di tene-re all’infinito 17 giunte regio-nali su 20 sotto inchiesta, conben 300 consiglieri inquisitipermalversazioni sui rimbor-si. E non parliamo di sindaci,assessorieconsigliericomuna-li. Vogliamo renderci contoche l’Italia da sola raggiungeuna mole di reati corruttiviche Germania, Francia, Re-gnoUnito eBelgionon riesco-no, tutti insieme, a compiere?Se riuscissimo a mostrare almondo che siamo in grado difare pulizia, assisteremmo alritorno delle multinazionalinel Belpaese e questo signifi-cherebbenuovi posti di lavoroe recuperodella credibilità.

TASSE Quale dovrebbe esserel’aliquota fiscale giusta? Unquarto omnicomprensivo deltuo ricavo sarebbemolto con-gruo.Piùchealtrobisognatro-vare una formula affinché siaun quarto uguale per tutti. In-vece si dà per scontato che inItalia le tasse vengano pagatesoltantodaoperaie impiegati.Gli imprenditori si limitano aversarequellochelorostessiri-tengonogiusto.Questononvabene.Dobbiamoavereilcorag-gio di dircelo in faccia: un in-dustrialedisonestodisponedimille scappatoie. Il 25percen-todi tassazionedeveandarbe-ne per il lavoratore dipenden-te,per laFiat,per leCoopean-che per la media e la piccolaazienda.Dieci giorni prima cheRenzi

gli facesse le scarpe, eroa cenacon Enrico Letta a Roma, inunristorantevicinoaMonteci-torio.Allostessotavolosedeva-no Angelino Alfano, GaetanoQuagliarielloealtriparlamen-tari.Hodettoalpremier:guar-da che per uscire da questobordellodeviprendereunade-cisione di pancia, coraggiosa,per esempio tagliare un 6 percento di tasse alle prime duefascedireddito, lepiùdeboli, ecaricarequel peso fiscale sullespalle dei più ricchi, comeme,che lo possono sopportare; tipresenti inConsigliodeimini-stri e annunci che da domanisi fa così, punto e basta, senzacontrattare con nessuno. «Sì,hai ragione», mi ha risposto.Ma non l’ha fatto. E poi ti la-menti che ti abbiano sfilato lapoltronada sotto il sedere? •

ANTEPRIMA.L’imprenditore-prodigioe lesuericette peril Paese

DALIBROSTAMPATO

MauroCorona

Dipinti, olii e sculture di DinoFormaggio saranno inmostraaTeolo,suiColliEuganeidiPa-dova, dal 20 settembreal2no-vembre, nel centenario dallanascitadel filosofo,mortoa Il-lasi (Verona) nel 2008. Intelli-genza eclettica, critico d’arte eartista egli stesso, Dino For-maggio è stato interprete eprotagonista della cultura ita-liana del Novecento: amicodella poetessa Antonia Pozzi(il carteggio tra i due è statoscoperto a Illasi e pubblicatodaAlbaPratalia), partigiano e

nel dopoguerra docente alleuniversitàdiMilanoePadova.Traisuoiallievi,MassimoCac-ciari.Amava l’arte e lapratica-va, sperimentando tecniche emateriali cercati dai ferrivec-chi enelle officine. I suoi scrit-ti più significativi:Fenomeno-logia della tecnica artistica;L’ideadiartisticità.Alcunideisuoi lavori, meno conosciuti,più intimi e domestici, saran-no presentati al pubblico alMuseodiarte contemporaneacheproprioil filosofoharealiz-zatoaTeoloechegliè statode-

dicato:i suoiricordidell’infan-zia,negliacquerellideipaesag-gi di Marzio o Borgio Verezzi,nei ritratti degli alunni allascuolaelementarediMottaVi-sconti (la suaprimacattedra);le memorie del suo percorsopersonale, operaio a 12 anni;le figuresimbolichedelsuoiti-nerario filosofico, come ilPro-meteoo ilDonChisciotte.Formaggio arriva a Padova,

daPavia,nel1963qualeprofes-soreordinariodi esteticadive-nendo preside della facoltà dimagistero e prorettore fino al

1979, quando torna a Milano,allaStatale.Giornatedi studioorganizzate con l’Universitàdi Padova vedranno relatoriElioFranzini, StefanoZecchieGiorgio Tinazzi (il 29 a Pado-va,alBo);SergioGioratoeSte-fanoAnnibaletto(alMacdiTe-olo, 16 ottobre); Gabriele Sca-ramuzzaeAndreaPinotti (Ab-baziadiPraglia,Teolo,25otto-bre);MassimoCacciari,Oddo-neLongoeGiorgioPasqualot-to (Padova,Bo, 31 ottobre).•

La natura nella sua bellezza eferocia raccontata da MauroCorona, la lotta al terrorismopolitico nella Milano anni Ot-tanta di Giorgio Fontana, i to-talitarismi di ieri e di oggi diGiorgioFalco.Ilbambinoorfa-no, figlio di una prostituta diMicheleMariepoi lamisterio-sa biografia di un pittore delSeicento di Fausta Garavini.Sono molto diversi per temi,stile e riferimenti letterari, icinqueromanzifinalistialPre-mioCampiello2014, fra iqualiil vincitore sarà annunciatostaseraalGranTeatroLaFeni-cediVenezia.Impossibile fare pronostici

suchi sia il favorito fraLavocedegli uomini freddi (Monda-dori) di Mauro Corona,Mortedi un uomo felice (Sellerio) diGiorgio Fontana, La gemellaH (Einaudi) di Giorgio Falco,Roderick Duddle (Einaudi) diMichele Mari — il più votatotralagiuriadei letteratichehaselezionato la cinquina finali-sta— e Le vite diMonsù Desi-derio(Bompiani)diFaustaGa-ravini: la scelta finale è infattiaffidata al voto di 300 lettori,anonimafinoastasera,ciascu-nodeiqualihasceltopersonal-mente.«Il mio modello per Roderi-

cknonpotevanonessere l’Oli-verTwistdiDickense,nellase-condaparte,Stevenson»,spie-ga Michele Mari, che nel rac-contarelastoriadiquestoorfa-no, inseguito da adulti cattivichevoglionoimpadronirsidel-la fortuna nascosta nel meda-glione che porta al collo, co-struisce un raffinato gioco let-terario. «È un libro più cere-brale e intellettuale rispetto aiprecedenti. Ho voluto che fos-se la trama a ripensarsi» ag-giunge lo scrittore.Mauro Corona si dice certo

di essere«unodei quattro chenonvincerà il Campielloma»,aggiung, «sono già onorato diessere qui. Raccontare storiemi fa sentirebene. Ilmiomae-stro?Mario Rigoni Stern». Lasuaèunastoria coraledai toni

fiabeschi, di un popolo che vi-ve in una terra in cui nevicasempre, gli uomini sono chiu-si, le parole congelate in boc-ca. Sotto scorre una tragedia,quelladelVajont.Giorgio Fontana parla inve-

cedi«Milanocomeprotagoni-sta a tutti gli effetti» nel suoMortediunuomofelice.«Mila-no è una città respingente chenasconde angoli di bellezzasorprendenteeattendediesse-re raccontata in modo diver-so».Fausta Garavini, studiosa di

letteratura francese, spiegache per raccontare Le vite mi-steriose di Monsù Desiderio edella sua pittura «catastrofi-sta»nellaNapolidel ’600,«haricostruito la corrente di pen-sierodaGiordanoBruno, bru-ciatoaCampodeiFiori,aTom-maso Campanella in prigioneaCasteldell’Ovo».GiorgioFal-coattraversolastoriadi trege-nerazioni della famiglia Hin-ner ha voluto, infine, «trasci-nare la memoria del passatonelle nostre vicende contem-poranee» dalla Germania diHitler aoggi.Alla vigilia della serata fina-

le, ai cinque finalisti scelti dal-lagiuriadei letteratipresiedu-ta inquestaedizionedaMoni-ca Guerritore, è stato conse-gnato il premio selezione giu-ria dei letterati, in una serataal casinò municipale di Vene-zia. Stamattina viene invecepresentatoilpremiofondazio-ne Campiello, assegnato que-st’annoaClaudioMagris,ean-nunciato il vincitore del Cam-piello giovani2014.•

SAGGIO-INTERVISTALaGraficaVeneta è lapiùimportanteaziendaproduttricedilibri inItalia(20milionidi copiesoloperHarryPotter). Serveoltre200 caseeditrici, fracuilaNewscorporation diRupertMurdoch, laTimeWarner eRandomHouse.L’Italiache vorreiè unsaggiointervista diStefano Lorenzetto conFabioFranceschi,titolaredellastamperia dallecuirotativeesconoilibri dellaRizzoli-Corrieredella Seraedi altri150 editori —dallaMondadori allaDeAgostini,dalla LonganesiallaNeriPozza —ma anchelibriallegatiai giornali,glielenchi telefoniciperl’Africa, ilCorano perl’ArabiaSauditael’EnciclopediaUniversaleRussa(40milioni dicopie).Ognigiorno dallostabilimento,alimentatoda39mila pannellifotovoltaici, escono50autotrenicarichi di libri.

CENTENARIO.MostrasuiColliEuganei,incontriall’UniversitàdiPadova

IlfilosofochefuancheartistaTeoloonoraDinoFormaggio

DinoFormaggio faLoscriba

LETTERATURA.Finaledel premio aVenezia

Campiello,staserailverdetto.Corona:«Manonvincoio»

FabioFranceschie StefanoLorenzetto trai libriallaGraficaVeneta

Illibro

Mariilpiù votato daiselezionatorimadecidonoi 300 giuratianonimi

Mercoledì uscirà L’Italia che vorrei (Marsilio, 176 pagine,14 euro), sottotitolo Il manifesto civile dell’uomo che fa i libri, il libroscritto da Stefano Lorenzetto, giornalista veronese, con FabioFranceschi, titolare della stamperia Grafica Veneta di Trebaseleghe(Padova). I diritti d’autore andranno a Medici con l’Africa Cuamm(Collegio universitario aspiranti medici missionari) di Padova,a cui Franceschi devolve già quanto versava alla Confindustria, daquando non è più nell’associazione degli industriali. Per concessionedell’editore, anticipiamo in questa pagina un estratto dal libro.

Parlachiaro come stampaFabio Franceschi, l’unicocapacediconsegnare ovunque nelmondo in24 orel’interatiraturadiun volume.Edell’Italia diceche...

FabioFranceschiincopertina

CULTURA&SPETTACOLITelefono 045.9600.111 Fax 045.9600.840 | E-mail: [email protected]

di

inaugurazione

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13settembre

16:00sabatox

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L'ARENASabato 13 Settembre 201456

Page 21: LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I … · le sue idee e i suoi progetti vengono raccontati in un libro intervista di Stefano Lorenzetto, in uscita domani. ...

Corriere del Veneto Sabato 13 Settembre 2014 Primo Piano 3VE

Volumi d’impresa Lo scrittore Lorenzetto racconta Fabio Franceschi, l’imprenditore che ha fatto di Grafica Veneta la più importante azienda italiana del settore

PADOVA — «Gli uomini conla schiena dritta sono tutti figlidi libri, creature di carta le cuivite rimandano a milioni di pa-gine. E a infiniti profili: pochimeritano un titolo, molti no».Ne era convinto il premio NobelJosè Saramago. I profili (e le vi-te) di Stefano Lorenzetto, gior-nalista, scrittore e Fabio France-schi, stampatore di libri e pa-tròn di Grafica Veneta, meritanoun titolo su sette colonne. Sce-glietelo pure voi. Sappiate soloche entrambi sono figli di quelVeneto che s’è fatto da solo: san-gue, sudore e lacrime. Figli digenitori il cui Dna era scolpito inuna parola elevata all’ennesimapotenza: lavoro. Il risultato nonpoteva che essere un saggio-in-tervista ma è talmente crudo,vero e appassionato, che si leggecome un romanzo: «L’Italia chevorrei. Il manifesto civile del-l’uomo che fa i libri» (Marsilio).I diritti d’autore saranno devo-luti all’Ong «Medici con l’AfricaCuamm» di Padova.

Due «tipi» veneti senza pelisulla lingua, che s’incontrano, siconoscono e pubblicano un li-bro. Che rimane. Uno di Verona,l’altro di Trebaseleghe, Loren-zetto e Franceschi non dialoga-no. Piuttosto, ripercorrono sulfilo della memoria i loro mondie seppure da prospettive diver-se, riannodano insieme i fili diesistenze che hanno molto incomune. Oggi Lorenzetto arrivaa quota 719 dei «Tipi italiani», iritratti che dal 1998 a oggi glihanno spalancato per quattrovolte le porte del Guinnes deiprimati, praticamente un recordimbattibile. La firma de «Il Gior-nale» confessa: «Se Franceschiracconta che da bambino man-giava una volta al giorno, io, fi-glio di un calzolaio, ero più for-tunato: mangiavo tre volte. Quelcibo era una benedizione del la-voro di mio padre. E’ vero. Misono commosso ad ascoltare e ascrivere la storia di Franceschi.

C’è molto della mia vita nel suoracconto. Una volta mio padre sitrinciò un dito mentre lavorava.All’epoca non c’era la mutua: senon lavoravi, non si mangiava.Lui si ricucì il dito da solo, comefosse una scarpa. E’ stato ungrande uomo e ne sono orgo-glioso”. Anche l’uomo in gradodi stampare un libro in 24 ore (e

di regalare tutta la tiratura qua-lora non ci riesca) ha un vissutoche non si dimentica facilmen-te. Si chiama Fabio Franceschi,ha 45 anni, è padovano, già a 4rifilava le righe difettose della li-notype ricavata in uno stanzinovicino alla cucina, la stessa dovefino ai 6 anni, mangiava semprelo stesso piatto una volta al gior-no: «Risi col late», riso bollitonel latte. Oggi la Grafica Venetaè la più importante aziendastampatrice di libri in Italia (20milioni di copie solo per la sagadi Harry Potter) e la prima a li-vello europeo per redditività,150 milioni di euro l’anno. An-cora: la sua tipografia funziona interamente con l’energia sola-re, consuma quotidianamente500 tonnellate di carta, stampa

200 milioni di copie all’anno(tra cui il Corano per l’ArabiaSaudita) e ogni giorno dallo sta-bilimento di Trebaseleghe par-tono 50 autotreni di libri. A furiadi stampare libri per oltre 200case editrici italiane ed europee,Fabio Franceschi ha sviluppatocon romanzi e saggi un rapportoquasi filiale, una sorta di cordo-ne ombelicale. Pagine e pagine.A migliaia. Idee, trame, emozio-ni. E passioni. Ecco «L’Italia chevorrei. Il manifesto civile del-l’uomo che fa i libri».

Utile (e illuminante) la lettu-ra. Incalzato dalle domande edagli spunti di Lorenzetto, FabioFranceschi offre al lettore unavisione di uomini e cose del no-stre tempo senza pregiudizi. Apartire dal presidente del consi-glio Matteo Renzi: «Bravo ragaz-zo, pulito, glielo leggi in facciache non ha mai rubato. Solo chedall’ossequioso Enrico Letta sia-mo passati a un grillo parlante,con la ‘g’ minuscola, che crededi poter governare l’Italia a colpidi tweet», a Silvio Berlusconi:«L’ho conosciuto dieci anni fa.Ma già prima era mio clientecon la Mondadori. L’ho semprechiamato Il Capo (…) Come sa-rebbe a dire che il falso in bilan-cio non è più reato? Che vergo-gna quando il Governo Berlu-sconi lo depenalizzò». Ecco ilPapa: «Ora che il Papa si chiamaFrancesco, come il poverellod’Assisi, io vorrei più Chiesa,non meno Chiesa, nella socie-tà». Franceschi è un fiume inpiena che rompe ogni argine.Nel suo racconto con Lorenzet-to, affronta i temi di maggioreattualità. «Dell’Italia di oggi, -confessa - non mi piaccionol’inerzia e il ladrocinio. Il 50% ditutti i corrotti del Vecchio Conti-nente alloggia da noi». E poi glisprechi della «casta», il nodotasse, l’evasione fiscale. Sostie-ne Franceschi: «Dall’inizio del2014, sono rientrate tasse e im-poste non pagare per appena 3,7miliardi di euro. Basterebbe bo-nificare davvero questo settore el’Italia diventerebbe florida quanto la Svizzera». L’immigra-zione? «Considero gli stranieriche arrivano in Italia, - ammetteFranceschi – una grandissimarisorsa. Ne ho assunti oltre200(…) Senza questa gente, laGrafica Veneta avrebbe dei gros-si problemi». Non solo. Anchetutta l’Italia.

Massimiliano Melilli© RIPRODUZIONE RISERVATA

��Fabio FranceschiConsidero gli stranieri che arrivano in Italia unagrandissima risorsa

GraficaVenetaFabio Fran-ceschi con Stefano Lo-renzetto in azienda

Summit a Padova

Il libro dell’uomo che fa i libri«Dell’Italia detesto l’inerzia,gli evasori e le ruberie»

Page 22: LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I … · le sue idee e i suoi progetti vengono raccontati in un libro intervista di Stefano Lorenzetto, in uscita domani. ...

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Alle 19.30 alla Galleria dell'Ombra in via Nino Bixio, 14,verrà inaugurata la mostra«CineticGames», giochi e re-portages cinetici on the roaddell'artistaPaoloMucciarelli.L’azionediMucciarelli, come

raccontalostessoautore,pun-taatrasformarel’immaginefo-tografica ottenuta con una re-flex da statica a cinetica. L’in-tento è quello di restituire ilmovimento che lo scatto foto-graficoha interrotto.Daquestaricercanascequel-

lo che l’autore definisce «bas-sorilievo fotografico» che si-mula la tridimensionalità sti-

molando l’occhio che la ripar-tisce,all’internodelnervootti-co, e la fa arrivare al cervello.Commenta Mucciarelli: «È

riapparso così il cinetismo, hopensato che i livelli mi avreb-bero aiutato e, con la loro so-vrapposizione,avreipotuto ri-trovare un movimento inven-tato, per poter poi tornare aldinamismo interrotto. Dopounprimoeserciziosulleimma-gini classiche dell’arte cineti-ca, per capirne le strutture,misono approcciato a una sortadi reportage esterno che mipermette di fermare immagi-ni nella strada e nella natura

perpoi,attraversoun’atmosfe-ra insita nello scatto stesso,trasformarle in unamia dina-mica personale provenientedall’emozione creatrice.Bresciano, 65 anni. Paolo

Mucciarelli dal 1970 è profes-sionista nella comunicazionepubblicitaria,dal1980parteci-pa amanifestazioni artistichein ambito europeo. Segue unaserie di progetti per installa-zioninellanatura.Un’anteprimadellamostra è

stata vista durante la festa diRadioOnda d’Urto all’internodella Libreria del Gatto Nerodovesi èpotuto incontrarean-che l’autore.L‘esposizione nella galleria

diviaBixiosiconcluderàsaba-to 4ottobre con il finissage in-serito nell’ambito della nottedella cultura.•

MOSTRE. Inaugura alla Galleriadell’Ombra

Eccoi«CineticGames»diPaoloMucciarelli

Fabio FranceschiStefano Lorenzetto

Io vorrei solo un Paese gover-nato da una persona compe-tente, intelligente, che nonaspiri al premio Nobel per l’e-conomia. Mi basta un ragio-nier Brambilla che non vogliadiventareunmostrodelpicco-lo schermo con otto ore diesposizione al giorno, un con-tabile sicurodel fatto che 1più1 fa 2, mai 3, il quale va giù aRomaegestisceicontidell’Ita-lia con il buonsenso e la dili-genza del buon padre di fami-glia, per usare un’espressionecara al codice civile mutuatada quel bonus pater familiaschenellaRomaanticadesigna-va un modello d’uomo, retto,libero, provvisto di sui iuris,cioè della piena capacità dicondurreipropriaffari,consa-pevole dell’importanza dellasua posizione e delle sue azio-ni, in grado di porsi a capo diuna comunità di persone. Ser-vono riforme profonde dellaCostituzione. È mai possibileche in Italia vi sianoben 8.057Comuni,quasi lametàdiquel-li degli Stati Uniti che peròhanno un territorio 33 voltepiùvasto?

CORRUZIONEÈ il problemadeiproblemi, la nostra vergognaagli occhi delmondo, una leb-bra dilagante. Quindici annidigalera.Èquellalapenasicu-

ra, cioè da scontarsi senza se esenzama, prevista dal Code oflaws of the United States ofAmerica, noto anche comeUsCode,benché ladisciplinavarida Stato a Stato. Più una san-zione pari al triplo delle som-meestorteorubate.Inoltrene-gli Usa chi denuncia un illeci-to ha diritto a ricevere fino al30percentodiquanto loStatorecupera. Si chiama whistle-blower.Èquel soggetto chese-gnala ai propri superiori, a or-ganismi di controllo interni oesterni, all’autorità giudizia-ria, e persino ai mass media,fatti che si rivelino dannosiper l’ente pubblico o per l’a-zienda privata in cui lavora. Ècosì che gli Stati Uniti hannorecuperatooltre24miliardididollarifrail1988eil2012.Inve-ce in Italianonvi è alcuna cer-tezzache le condannedetenti-ve vengano effettivamentescontate, anzi non avvienequasi mai, e non esiste alcunincentivo né tantomeno alcu-natutelapercolorochedenun-cianoun illecito».

FALSOINBILANCIOComesareb-beadireche il falso inbilanciononèpiù reato?Chevergognaquando il governo Berlusconilo depenalizzò! Io ti sbattodentro per dieci anni se truc-chi lacontabilitàaziendale, al-tro che storie. La corruzionepesaper1.000eurosuogniita-liano, lattanti compresi. Suuna famiglia come la mia,

5.000 euro sarebbero anchesopportabili. Ma in un nucleodi cinque persone dove entra-no 30.000 euro l’anno di sti-pendiosignificacheglistai fre-gandoquasi il 20per centodelreddito. E infatti sono le fascedeboli aesseremassacratepercolpadei furfanti.

POLITICI DISONESTIAlla primacondanna l’amministratorepubblico deve decadere daqualsiasi carica e nel giro diseimesibisognaarrivarealter-zo grado di giudizio, in mododa accertare in via definitiva,senza ombra di dubbio, se c’e-ravamoaffidatiaungalantuo-mo o a un bandito. Sei mesi,non un giorno di più. Ovvia-mente ai reati di tipo ammini-strativo o chedestano allarmesociale andrebbe riservata u-nacorsiaprioritaria,preferen-ziale. Nonpossiamo, come ac-cade oggi, concederci il lusso,o,meglio, lo scandalo, di tene-re all’infinito 17 giunte regio-nali su 20 sotto inchiesta, conben 300 consiglieri inquisitipermalversazioni sui rimbor-si. E non parliamo di sindaci,assessorieconsigliericomuna-li. Vogliamo renderci contoche l’Italia da sola raggiungeuna mole di reati corruttiviche Germania, Francia, Re-gnoUnito eBelgionon riesco-no, tutti insieme, a compiere?Se riuscissimo a mostrare almondo che siamo in grado difare pulizia, assisteremmo alritorno delle multinazionalinel Belpaese e questo signifi-cherebbenuovi posti di lavoroe recuperodella credibilità.

TASSE Quale dovrebbe esserel’aliquota fiscale giusta? Unquarto omnicomprensivo deltuo ricavo sarebbemolto con-gruo.Piùchealtrobisognatro-vare una formula affinché siaun quarto uguale per tutti. In-vece si dà per scontato che inItalia le tasse vengano pagatesoltantodaoperaie impiegati.Gli imprenditori si limitano aversarequellochelorostessiri-tengonogiusto.Questononvabene.Dobbiamoavereilcorag-gio di dircelo in faccia: un in-dustrialedisonestodisponedimille scappatoie. Il 25percen-todi tassazionedeveandarbe-ne per il lavoratore dipenden-te,per laFiat,per leCoopean-che per la media e la piccolaazienda.Dieci giorni prima cheRenzi

gli facesse le scarpe, eroa cenacon Enrico Letta a Roma, inunristorantevicinoaMonteci-torio.Allostessotavolosedeva-no Angelino Alfano, GaetanoQuagliarielloealtriparlamen-tari.Hodettoalpremier:guar-da che per uscire da questobordellodeviprendereunade-cisione di pancia, coraggiosa,per esempio tagliare un 6 percento di tasse alle prime duefascedireddito, lepiùdeboli, ecaricarequel peso fiscale sullespalle dei più ricchi, comeme,che lo possono sopportare; tipresenti inConsigliodeimini-stri e annunci che da domanisi fa così, punto e basta, senzacontrattare con nessuno. «Sì,hai ragione», mi ha risposto.Ma non l’ha fatto. E poi ti la-menti che ti abbiano sfilato lapoltronada sotto il sedere? •

ANTEPRIMA.L’imprenditore-prodigioe lesuericette peril Paese

DALIBROSTAMPATO

MauroCorona

Dipinti, olii e sculture di DinoFormaggio saranno inmostraaTeolo,suiColliEuganeidiPa-dova, dal 20 settembreal2no-vembre, nel centenario dallanascitadel filosofo,mortoa Il-lasi (Verona) nel 2008. Intelli-genza eclettica, critico d’arte eartista egli stesso, Dino For-maggio è stato interprete eprotagonista della cultura ita-liana del Novecento: amicodella poetessa Antonia Pozzi(il carteggio tra i due è statoscoperto a Illasi e pubblicatodaAlbaPratalia), partigiano e

nel dopoguerra docente alleuniversitàdiMilanoePadova.Traisuoiallievi,MassimoCac-ciari.Amava l’arte e lapratica-va, sperimentando tecniche emateriali cercati dai ferrivec-chi enelle officine. I suoi scrit-ti più significativi:Fenomeno-logia della tecnica artistica;L’ideadiartisticità.Alcunideisuoi lavori, meno conosciuti,più intimi e domestici, saran-no presentati al pubblico alMuseodiarte contemporaneacheproprioil filosofoharealiz-zatoaTeoloechegliè statode-

dicato:i suoiricordidell’infan-zia,negliacquerellideipaesag-gi di Marzio o Borgio Verezzi,nei ritratti degli alunni allascuolaelementarediMottaVi-sconti (la suaprimacattedra);le memorie del suo percorsopersonale, operaio a 12 anni;le figuresimbolichedelsuoiti-nerario filosofico, come ilPro-meteoo ilDonChisciotte.Formaggio arriva a Padova,

daPavia,nel1963qualeprofes-soreordinariodi esteticadive-nendo preside della facoltà dimagistero e prorettore fino al

1979, quando torna a Milano,allaStatale.Giornatedi studioorganizzate con l’Universitàdi Padova vedranno relatoriElioFranzini, StefanoZecchieGiorgio Tinazzi (il 29 a Pado-va,alBo);SergioGioratoeSte-fanoAnnibaletto(alMacdiTe-olo, 16 ottobre); Gabriele Sca-ramuzzaeAndreaPinotti (Ab-baziadiPraglia,Teolo,25otto-bre);MassimoCacciari,Oddo-neLongoeGiorgioPasqualot-to (Padova,Bo, 31 ottobre).•

La natura nella sua bellezza eferocia raccontata da MauroCorona, la lotta al terrorismopolitico nella Milano anni Ot-tanta di Giorgio Fontana, i to-talitarismi di ieri e di oggi diGiorgioFalco.Ilbambinoorfa-no, figlio di una prostituta diMicheleMariepoi lamisterio-sa biografia di un pittore delSeicento di Fausta Garavini.Sono molto diversi per temi,stile e riferimenti letterari, icinqueromanzifinalistialPre-mioCampiello2014, fra iqualiil vincitore sarà annunciatostaseraalGranTeatroLaFeni-cediVenezia.Impossibile fare pronostici

suchi sia il favorito fraLavocedegli uomini freddi (Monda-dori) di Mauro Corona,Mortedi un uomo felice (Sellerio) diGiorgio Fontana, La gemellaH (Einaudi) di Giorgio Falco,Roderick Duddle (Einaudi) diMichele Mari — il più votatotralagiuriadei letteratichehaselezionato la cinquina finali-sta— e Le vite diMonsù Desi-derio(Bompiani)diFaustaGa-ravini: la scelta finale è infattiaffidata al voto di 300 lettori,anonimafinoastasera,ciascu-nodeiqualihasceltopersonal-mente.«Il mio modello per Roderi-

cknonpotevanonessere l’Oli-verTwistdiDickense,nellase-condaparte,Stevenson»,spie-ga Michele Mari, che nel rac-contarelastoriadiquestoorfa-no, inseguito da adulti cattivichevoglionoimpadronirsidel-la fortuna nascosta nel meda-glione che porta al collo, co-struisce un raffinato gioco let-terario. «È un libro più cere-brale e intellettuale rispetto aiprecedenti. Ho voluto che fos-se la trama a ripensarsi» ag-giunge lo scrittore.Mauro Corona si dice certo

di essere«unodei quattro chenonvincerà il Campielloma»,aggiung, «sono già onorato diessere qui. Raccontare storiemi fa sentirebene. Ilmiomae-stro?Mario Rigoni Stern». Lasuaèunastoria coraledai toni

fiabeschi, di un popolo che vi-ve in una terra in cui nevicasempre, gli uomini sono chiu-si, le parole congelate in boc-ca. Sotto scorre una tragedia,quelladelVajont.Giorgio Fontana parla inve-

cedi«Milanocomeprotagoni-sta a tutti gli effetti» nel suoMortediunuomofelice.«Mila-no è una città respingente chenasconde angoli di bellezzasorprendenteeattendediesse-re raccontata in modo diver-so».Fausta Garavini, studiosa di

letteratura francese, spiegache per raccontare Le vite mi-steriose di Monsù Desiderio edella sua pittura «catastrofi-sta»nellaNapolidel ’600,«haricostruito la corrente di pen-sierodaGiordanoBruno, bru-ciatoaCampodeiFiori,aTom-maso Campanella in prigioneaCasteldell’Ovo».GiorgioFal-coattraversolastoriadi trege-nerazioni della famiglia Hin-ner ha voluto, infine, «trasci-nare la memoria del passatonelle nostre vicende contem-poranee» dalla Germania diHitler aoggi.Alla vigilia della serata fina-

le, ai cinque finalisti scelti dal-lagiuriadei letteratipresiedu-ta inquestaedizionedaMoni-ca Guerritore, è stato conse-gnato il premio selezione giu-ria dei letterati, in una serataal casinò municipale di Vene-zia. Stamattina viene invecepresentatoilpremiofondazio-ne Campiello, assegnato que-st’annoaClaudioMagris,ean-nunciato il vincitore del Cam-piello giovani2014.•

SAGGIO-INTERVISTALaGraficaVeneta è lapiùimportanteaziendaproduttricedilibri inItalia(20milionidi copiesoloperHarryPotter). Serveoltre200 caseeditrici, fracuilaNewscorporation diRupertMurdoch, laTimeWarner eRandomHouse.L’Italiache vorreiè unsaggiointervista diStefano Lorenzetto conFabioFranceschi,titolaredellastamperia dallecuirotativeesconoilibri dellaRizzoli-Corrieredella Seraedi altri150 editori —dallaMondadori allaDeAgostini,dalla LonganesiallaNeriPozza —ma anchelibriallegatiai giornali,glielenchi telefoniciperl’Africa, ilCorano perl’ArabiaSauditael’EnciclopediaUniversaleRussa(40milioni dicopie).Ognigiorno dallostabilimento,alimentatoda39mila pannellifotovoltaici, escono50autotrenicarichi di libri.

CENTENARIO.MostrasuiColliEuganei,incontriall’UniversitàdiPadova

IlfilosofochefuancheartistaTeoloonoraDinoFormaggio

DinoFormaggio faLoscriba

LETTERATURA.Finaledel premio aVenezia

Campiello,staserailverdetto.Corona:«Manonvincoio»

FabioFranceschie StefanoLorenzetto trai libriallaGraficaVeneta

Illibro

Mariilpiù votato daiselezionatorimadecidonoi 300 giuratianonimi

Mercoledì uscirà L’Italia che vorrei (Marsilio, 176 pagine,14 euro), sottotitolo Il manifesto civile dell’uomo che fa i libri, il libroscritto da Stefano Lorenzetto, giornalista veronese, con FabioFranceschi, titolare della stamperia Grafica Veneta di Trebaseleghe(Padova). I diritti d’autore andranno a Medici con l’Africa Cuamm(Collegio universitario aspiranti medici missionari) di Padova,a cui Franceschi devolve già quanto versava alla Confindustria, daquando non è più nell’associazione degli industriali. Per concessionedell’editore, anticipiamo in questa pagina un estratto dal libro.

Parlachiaro come stampaFabio Franceschi, l’unicocapacediconsegnare ovunque nelmondo in24 orel’interatiraturadiun volume.Edell’Italia diceche...

FabioFranceschiincopertina

BRESCIAOGGISabato 13 Settembre 2014 43

Page 23: LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I … · le sue idee e i suoi progetti vengono raccontati in un libro intervista di Stefano Lorenzetto, in uscita domani. ...

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 15-16 settembre 2014 pagina 5

Inviato a incontrare «l’uomo che fa i libri»

L’intervista

Manifesto civile

Anticipiamo l’incipit dell’intro duzionedel libro intervista di Stefano Lorenzetto conlo stampatore Fabio Franceschiin uscita con il titolo L’Italia che vorrei. Ilmanifesto civile dell’uomo che fa i libri ( Ve n e z i a ,Marsilio, 2014, pagine 176, euro 14).I diritti del libro andranno a Medicicon l’Africa, ong del Collegio universitarioaspiranti medici missionaridella diocesi di Padova.

Cento anni fa nasceva Pietro Germi

Lente deformantee acuta

Lectio magistralis del cardinale Gianfranco Ravasi alla Sagra musicale umbra

Ogni creatura ama le sue catene

di MARCELLO FILOTEI

«Dai la libertà all’uomo debole, ed eglisi legherà e te la riporterà. Per il cuoredebole la libertà non ha senso». Lo scri-ve Dostoevskij ne L’affittacamere parago-nando in sostanza una persona imprepa-rata a decidere su se stessa a quei caniche riportano ogni volta al padrone il

Non è vero infatti che ci sia una natu-rale aspirazione all’indipendenza, e nonè vero nemmeno che tutti desiderano es-sere liberati dal male. Ogni creaturaama le sue catene e i potenti spesso neapprofittano, concedendo la sicurezza incambio della libertà. È un rischio socia-le, politico, ma fonda le sue radici inuna questione legata alla coscienza.

Del resto quello che porta verso lapossibilità di decidere della propria esi-stenza è un processo pericoloso e maiconcluso completamente, perché «la sta-tua della libertà non è ancora fusa, ilforno è rovente e tutti possiamo ancorascottarci le dita», come gridava il prota-gonista della Morte di Danton di GeorgBüchner. Proprio per questo il concetto

davanti a te la vita e il bene, la morte eil male» (D e u t e ro n o m i o , 30, 15), ma poisei tu a dover scegliere, in solitudine. Lascelta, nella tradizione occidentale, av-viene sotto l’albero della conoscenza.Ma il problema è proprio questo, sostie-ne Ravasi: «La possibilità di scelta esi-ste, ma l’albero si è seccato».

Duro e severo il monito del cardinale,nato dall’analisi del Pater noster, da luistesso scelto come testo da mettere inmusica nella seconda edizione del Con-corso internazionale di composizione sa-cra «Francesco Siciliani». La serata fina-le, che si è svolta nella Basilica Superio-re di San Francesco ad Assisi, ha visto ilSt. Jacob’s Choir di Stoccolma eseguire,nell’ambito di un ampio programma, itre brani finalisti, selezionati tra le 146partiture arrivate dai cinque continenti.La giuria, presieduta da Ennio Morrico-ne, era composta dal direttore di coro ed’orchestra Filippo Maria Bressan, daAlberto Batisti, direttore artistico dellaSagra Musicale Umbra, da monsignorVincenzo De Gregorio, preside del Pon-tificio Istituto di Musica Sacra, e da Ga-ry Graden, cha ha diretto il concerto. Ilpremio della giuria è andato ad AndreaVenturini. Quelli del pubblico e dellacritica specializzata, assegnati dopol’esecuzione grazie a una votazione in-formatica, sono andati entrambi a Leo-nardo Schiavo, classe 1983. Lunghi ap-plausi hanno accolto anche il lavoro delterzo finalista, Federico Zattera.

di ST E FA N O LORENZETTO

L’uomo che fa i libri ha co-minciato a lavorare cometipografo a quattro anni,sotto il tavolo di cucina. Ilpadre Rino e lo zio Sergio

gli davano le righe metalliche difettoseuscite dalla linotype, quelle che presenta-vano una sbavatura, e gli insegnavanocome rifilarle con una spazzolina di ferro,unico modo per poter farle entrare alli-neate nel telaio della pagina da stampare.

70 centimetri per 90. Casa e bottega. Tut-to qui. Nient’a l t ro .

Fino a cinque anni fa, non sapevo nul-la di Fabio Franceschi, l’uomo che fa i li-bri, nonostante dal 2000 ne avesse stam-pati gia sette firmati da me per Marsilio.Fu proprio il mio editore, Cesare De Mi-chelis, a parlarmene per primo: «Dovresticonoscere il proprietario della Grafica Ve-neta. Sarebbe il candidato ideale per latua serie Tipi italiani sul “Giornale”».Vittorio Feltri, tornato da un paio di set-timane a dirigere per la seconda volta il

La compositrice, un mostro antidiluvianoche sbuffava vapori tossici di piombo,antimonio e stagno per non meno di 18-20 ore al giorno, era collocata in unastanzetta attigua alla camera dove l’ap-prendista tipografo fino ai sei anni dormìin un lettino a fianco del talamo dei ge-nitori, cullato dal frastuono delle matricidei caratteri fatte cadere una di seguitoall’altra dal tastierista, ripescate dopo lafusione dagli ingranaggi che le riportava-no nel magazzino.

Altro che Casina delle api della Chiccocon il suo svenevole carillon. Senza quel-la ninna nanna industriale, non c’era ver-so che il pargolo prendesse sonno. E sic-come papà e zio erano impegnati a lavo-rare fino alle 2 o alle 3, il riposo notturnodel piccolo Fabio veniva sempre assicura-to. Fornello, credenza e secchiaio occupa-vano un’altra mezza stanza, direttamentecomunicante con il cesso, che misurava

mia provincia, prima di aprire una tipo-grafia a Venezia. Sarà che sono nato invia Gerolamo dai Libri. Sarà che sonocresciuto nella strada che conduce alleOfficine grafiche Mondadori. Sarà cheho frequentato una scuola media a due-cento metri dalla Mondadori e ho impa-rato a distinguere la direzione del ventodall’odore di carta essiccata che uscivadalle ciminiere della stamperia.

Sarà che in campeggio estivo a Molve-no dormivo in una tenda piantata suicaucciù delle rotative offset regalati allaparrocchia dalle Officine grafiche del fuArnoldo. Sarà deformazione professiona-le. Sarà che stravedo per i font tipograficial punto da collezionarli (sono arrivato asuperare i 40.000). Sarà che carta stam-pata e odore d’inchiostro mi tengonocompagnia fin dall’infanzia.

Fatto sta che mi attendeva uno degliincontri piu interessanti della mia vita.

quotidiano della famiglia Ber-lusconi, pochi giorni prima miaveva raccomandato di seguirecon particolare attenzione ipersonaggi emergenti del Trive-neto, un bacino di lettura chegli è sempre stato molto a cuo-re. Quale miglior occasione?

Andai. La data, 8 settembre,non era foriera di buoni auspi-ci. E invece. Sarà che il libro fuinventato cinquecento anni fanella forma che ancor oggi co-nosciamo — copertina, fronte-spizio, capitoli, indice — da Al-do Manuzio, capostipite deglieditori moderni che aveva stu-diato il latino con Gasparinoda Verona e Domizio Calderinie il greco con Guarino da Vero-na, tre umanisti originari della

di EMILIO RA N Z AT O

La critica italiana soprattuttodel passato, attenta sino al-lo zelo nel tracciare i confi-ni di ipotetiche gerarchie,ha sempre sistemato il no-

me di Pietro Germi in una nebulosa“seconda fascia”. Un territorio dove lepretese del cinema d’autore si arresta-no di fronte ai limiti di quello popola-re. Ciò che appare più chiaro oggi, èche assieme ad altri registi della suagenerazione, come De Santis e Castel-lani, Germi — nato a Genova centoanni fa, il 14 settembre 1914 — ha cer-cato un’altra via espressiva alla rap-presentazione della realtà rispetto agliimperanti stilemi neorealisti. Puntan-do a tal fine — come e più dei colleghisopracitati — a un compromesso con ilcinema americano, riconoscibile so-prattutto nella minuziosa costruzionedell’inquadratura. In una forza figura-tiva e plastica che subisce in particola-re l’influenza del cinema di JohnFo rd .

Ma questo apparato espressivo —che pure in certi momenti risulta insi-stito e manierato — non è disgiuntoda uno sguardo sul reale che tieneconto dei precoci cambiamenti dellasocietà italiana del dopoguerra. Nellaloro tensione figurativa, infatti, le ce-sellate inquadrature germiane raccon-tano di un personaggio che si sentegià in contrasto con l’ambiente circo-stante. Non più inserito in un conte-sto storico e sociologico che lo deter-mina ma in un certo senso anche lorassicura, il protagonista dei film diGermi si porta dietro le inquietudinidi un nuovo individualismo.

Già il suo film d’esordio traccia unsolco rispetto alle tematiche neoreali-ste. Il testimone (1946), caso giudizia-rio trattato un po’ come noir america-

no ma soprattutto come dramma esi-stenziale che sfocia in territori metafi-sici non lontani da quelli che sarannodel cinema di Antonioni. E a contenu-ti simili il regista torna nel successivoGioventù perduta (1948).

Con In nome della legge (1949), sto-ria di un magistrato che arriva in unaprovincia siciliana scontrandosi con lamentalità mafiosa, inizia la collabora-zione con il grande direttore della fo-tografia Leonida Barboni. Assieme idue mettono a punto quello stile fattodi inquadrature straordinariamentecomposte che permette al regista direalizzare un cinema narrativo basatoperò su ellissi e momenti folgoranti,più che su sceneggiature particolar-mente strutturate.

Con Il cammino della speranza(1950), suo capolavoro drammatico,Germi dimostra fra l’altro di saper al-zare lo sguardo. Se la sua analisi dellarealtà sociale può apparire poco credi-bile, riesce però a infondere un respiroquasi biblico a questo esodo di prole-tari e sottoproletari che attraversaun’Italia che non li vuole più. Mentreuno splendore figurativo già più gra-tuito ma sempre narrativamente incisi-vo informa il risorgimentale Il brigantedi Tacca del lupo (1952) e il letterarioGelosia (1953), da Capuana.

Con i melodrammi familiari Il ferro-v i e re (1956) e L’uomo di paglia (1958)lo stile si fa meno aggressivo e piùmaturo, il gusto del racconto più ar-monico, ma risulta più evidente quelripiegamento piccolo borghese e unp o’ qualunquista che molta critica la-menterà.

L’influenza del cinema americano sifa sentire anche nella propensione aigeneri. Propensione grazie alla quale

Germi inaugura il giallo italiano conUn maledetto imbroglio (1959), trattomolto liberamente da Gadda, così co-me con La città si difende (1951) avevaanticipato molte caratteristiche diquello che sarà il cosiddetto “p oliziot-tesco”.

Ma è con un’improvvisa virata ver-so la commedia che il regista troverà ilsuo terreno forse più congeniale. Sicu-ramente quello di maggior successo.Con l’inarrivabile dittico siciliano Di-vorzio all’italiana (1961) e Sedotta e ab-bandonata (1964) non soltanto fa ride-re con una lente deformante costante-mente sul crinale del grottesco, madelinea un acuto studio antropologicosulle arretratezze culturali dell’Italiaintera. Studio che proseguirà con leipocrisie della ricca borghesia venetadi Signore e signori (1966). Dopo unacarriera dalla costanza impressionante,negli ultimi anni il regista perderà im-provvisamente la capacità di graffiaree la felicità del racconto. Poteva ritro-varle con Amici miei (1975), che peròriuscì soltanto a ideare.

Il pittore delle montagne

Segantini mai vistoa Milano

A Giovanni Segantini (1858-1899), artistadi grande notorietà in vita, dimenticato epoi riscoperto dalla critica italiana einternazionale in varie fasi delNovecento, è dedicata la mostra aPalazzo Reale di Milano che saràinaugurata il 18 settembre e resteràaperta fino al 18 gennaio. La cittàlombarda è centrale nella breve e intensavicenda dell’artista che, nato ad Arco diTrento nel 1858, allora “terra irredenta”posta sotto il dominio dell’imp eroasburgico, muore quarantunenne inEngadina. Curata da Annie-Paule

Quinsac, autrice del catalogo ragionato— edito da Skira — e da Diana Segantini,pronipote dell’artista e già curatricedell’esposizione tenutasi alla FondazioneBeyeler nel 2011, la mostra presenta perla prima volta nel capoluogo lombardooltre centoventi opere di musei ecollezioni private europee e statunitensi,divise in otto sezioni, ciascuna dellequali dedicata a un singolo aspettodell’arte di Segantini e rappresentata daalcuni dei maggiori capolavori delpittore, di cui molti mai esposti in Italiao esposti oltre un secolo fa.

L’uomo è chiamato a prendere decisioniPuò rifiutarsi di farlo e rimanere schiavoo alzare la testae chiedere conto alla propria coscienza

bastone che gli viene lanciato. Così«l’uomo debole» rimanda al mittente ilproprio libero arbitrio, del quale non sacosa fare. Nella sua lectio magistralis, te-nuta il 13 settembre all’Università deglistranieri di Perugia nell’ambito della Sa-gra Musicale Umbra, il cardinale Gian-franco Ravasi, presidente del PontificioConsiglio della Cultura, ha disegnato unitinerario «in due movimenti», che se dauna parte apre decisamente alla speran-za, dall’altra impone un senso di consa-pevolezza profondo e necessario per af-francarsi da ogni dipendenza.

di autonomia intellettuale,sociale, fisica è per sua na-tura creativo, in perennemovimento, chiede di esse-re sottoposto continua-mente a nuove prove,l’unico percorso che con-sente di affrancarsi dalledipendenze. Si tratta distaccarsi dal seno materno,processo difficile, penoso,doloroso. Necessario. L’at-to di amore di una madre,in quel caso, non è dare alfiglio ciò che continua avolere, ma negarglielo.

Ma, e qui attacca il se-condo movimento, la li-bertà ha anche un aspettoindividualista. L’uomo èchiamato a prendere deci-sioni. Può rifiutarsi di far-lo e rimanere schiavo, o al-zare la testa e chiedereconto alla propria coscien-za. «Vedi, io pongo oggi

Il regista genovese

Marcello Mastroianniin «Divorzio all’italiana» (1961)

Sadao Watanabe, «Adamo, Eva e l’albero» (1980)

Giovanni Segantini, «Mezzogiorno sulle Alpi» (1891)

Inviato a incontrare «l’uomo che fa i libri»

L’intervista

Manifesto civile

Anticipiamo l’incipit dell’intro duzionedel libro intervista di Stefano Lorenzetto conlo stampatore Fabio Franceschiin uscita con il titolo L’Italia che vorrei. Ilmanifesto civile dell’uomo che fa i libri ( Ve n e z i a ,Marsilio, 2014, pagine 176, euro 14).I diritti del libro andranno a Medicicon l’Africa, ong del Collegio universitarioaspiranti medici missionaridella diocesi di Padova.

di ST E FA N O LORENZETTO

L’uomo che fa i libri ha co-minciato a lavorare cometipografo a quattro anni,sotto il tavolo di cucina. Ilpadre Rino e lo zio Sergio

gli davano le righe metalliche difettoseuscite dalla linotype, quelle che presenta-vano una sbavatura, e gli insegnavanocome rifilarle con una spazzolina di ferro,unico modo per poter farle entrare alli-neate nel telaio della pagina da stampare.

70 centimetri per 90. Casa e bottega. Tut-to qui. Nient’a l t ro .

Fino a cinque anni fa, non sapevo nul-la di Fabio Franceschi, l’uomo che fa i li-bri, nonostante dal 2000 ne avesse stam-pati gia sette firmati da me per Marsilio.Fu proprio il mio editore, Cesare De Mi-chelis, a parlarmene per primo: «Dovresticonoscere il proprietario della Grafica Ve-neta. Sarebbe il candidato ideale per latua serie Tipi italiani sul “Giornale”».Vittorio Feltri, tornato da un paio di set-timane a dirigere per la seconda volta il

La compositrice, un mostro antidiluvianoche sbuffava vapori tossici di piombo,antimonio e stagno per non meno di 18-20 ore al giorno, era collocata in unastanzetta attigua alla camera dove l’ap-prendista tipografo fino ai sei anni dormìin un lettino a fianco del talamo dei ge-nitori, cullato dal frastuono delle matricidei caratteri fatte cadere una di seguitoall’altra dal tastierista, ripescate dopo lafusione dagli ingranaggi che le riportava-no nel magazzino.

Altro che Casina delle api della Chiccocon il suo svenevole carillon. Senza quel-la ninna nanna industriale, non c’era ver-so che il pargolo prendesse sonno. E sic-come papà e zio erano impegnati a lavo-rare fino alle 2 o alle 3, il riposo notturnodel piccolo Fabio veniva sempre assicura-to. Fornello, credenza e secchiaio occupa-vano un’altra mezza stanza, direttamentecomunicante con il cesso, che misurava

mia provincia, prima di aprire una tipo-grafia a Venezia. Sarà che sono nato invia Gerolamo dai Libri. Sarà che sonocresciuto nella strada che conduce alleOfficine grafiche Mondadori. Sarà cheho frequentato una scuola media a due-cento metri dalla Mondadori e ho impa-rato a distinguere la direzione del ventodall’odore di carta essiccata che uscivadalle ciminiere della stamperia.

Sarà che in campeggio estivo a Molve-no dormivo in una tenda piantata suicaucciù delle rotative offset regalati allaparrocchia dalle Officine grafiche del fuArnoldo. Sarà deformazione professiona-le. Sarà che stravedo per i font tipograficial punto da collezionarli (sono arrivato asuperare i 40.000). Sarà che carta stam-pata e odore d’inchiostro mi tengonocompagnia fin dall’infanzia.

Fatto sta che mi attendeva uno degliincontri piu interessanti della mia vita.

quotidiano della famiglia Ber-lusconi, pochi giorni prima miaveva raccomandato di seguirecon particolare attenzione ipersonaggi emergenti del Trive-neto, un bacino di lettura chegli è sempre stato molto a cuo-re. Quale miglior occasione?

Andai. La data, 8 settembre,non era foriera di buoni auspi-ci. E invece. Sarà che il libro fuinventato cinquecento anni fanella forma che ancor oggi co-nosciamo — copertina, fronte-spizio, capitoli, indice — da Al-do Manuzio, capostipite deglieditori moderni che aveva stu-diato il latino con Gasparinoda Verona e Domizio Calderinie il greco con Guarino da Vero-na, tre umanisti originari della

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L’Italia vista da FranceschiLibro-intervista dell’industriale: «Quando mangiavo “risi col late”»

◗ PADOVA

Padovano, 45 anni, di famigliapoverissima. Lo ricorda lui stes-so che oggi, per lavoro si spostacon un elicottero Agusta A109 asei posti. Già a quattro anni ilpadre e lo zio gli danno da rifila-re le righe uscite difettose dallalinotype piazzata in uno stanzi-no accanto alla cucina. «Fino ai6 anni ho mangiato solo unavolta al giorno, alle ore 18, sem-pre lo stesso piatto: «risi col la-te». Fabio Franceschi, l’uomodel fenomeno Grafica Veneta(la più importante azienda pro-duttrice di libri in Italia con 20milioni di copie solo per la sagadi Harry Potter), questa volta ol-tre a stamparlo il libro l’ha scrit-to.

“L’Italia che vorrei” (Marsi-lio, 176 pagine, 14 euro), sottoti-tolo “Il manifesto civile dell’uo-mo che fa i libri”, è il saggio-in-tervista in uscita mercoledìprossimo che Stefano Lorenzet-to ha dedicato al “fenomeno”Franceschi. Imprenditore disuccesso affascinato dalla poli-tica e confindustriale di passag-gio, il titolare della Grafica Ve-neta racconta sé e l’Italia chevorrebbe. Senza risparmiarenessuno. «Com’è possibile» di-ce a Lorenzetto «che la Repub-blica pensi di mettersi in salvoaffidandosi al baby sindaco diFirenze, un trottolino amorosoche maschera la sua inadegua-tezza con l’iperattivismo e lesmorfie alla mister Bean? Sia-mo specialisti mondiali nelprendere sempre la decisionesbagliata al momento giusto.Bravo ragazzo. Pulito. Glieloleggi in faccia che non ha mairubato. Solo che dall’ossequio-so Enrico Letta siamo passati aun grillo parlante, con la “g” mi-nuscola, uno spaccamontagneche non ha mai lavorato in vitasua, un ragazzino che negli ulti-mi dieci anni aveva gestito solouna piccola provincia e poi una

città d’arte».I diritti d’autore saranno de-

voluti all’Ong Medici con l’Afri-ca Cuamm. Così come, dopol’uscita dalla Confindustria,che reputa inutile, ha dirottatoalla stessa Ong la quota associa-tiva che versava ogni annoall’associazione degli impren-ditori padovana. Non è un ca-so, forse, che due dei passaggipiù taglienti Franceschi li dedi-chi proprio ai vertici (passati eattuali) dell’aquilotto di vialedell’Astronomia. «Non so, mipare improbabile che Renzi rie-sca a combinare qualcosa fin-ché si affida a personaggi comeEmma Marcegaglia, che fra l’al-tro ha continuato a girare conla scorta anche dopo aver ab-bandonato la presidenza dellaConfindustria» dice al giornali-sta e scrittore che lavora per IlGiornale e Panorama. Quantoa Giorgio Squinzi è ancora piùduro. «Se ti danno una delegain Confindustria, puoi chiac-chierare e basta. Quanto a

chiacchiere, ben pochi posso-no competere con il presidentenazionale, Giorgio Squinzi.Ma, vivaddio, a volte ho l’im-pressione che un trombo gli siaarrivato al cervello». Parago-nandolo poi al Massimo Catala-no di “Quelli della notte”. Di Sil-vio Berlusconi, «che scese in

politica per salvare le sue azien-de» si dice amico. «Ma come sa-rebbe a dire che il falso in bilan-cio non è più reato? Che vergo-gna quando il governo Berlu-sconi lo depenalizzò. Io ti sbat-to dentro per dieci anni se truc-chi la contabilità aziendale, al-tro che storie». (m.mar.)

IL PERSONAGGIO

Fabio Franceschi con i tre figli e la moglie

SABATO 13 SETTEMBRE 2014 IL MATTINO Veneto economia 17

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L’Italia vista da FranceschiLibro-intervista dell’industriale: «Quando mangiavo “risi col late”»

◗ PADOVA

Padovano, 45 anni, di famigliapoverissima. Lo ricorda lui stes-so che oggi, per lavoro si spostacon un elicottero Agusta A109 asei posti. Già a quattro anni ilpadre e lo zio gli danno da rifila-re le righe uscite difettose dallalinotype piazzata in uno stanzi-no accanto alla cucina. «Fino ai6 anni ho mangiato solo unavolta al giorno, alle ore 18, sem-pre lo stesso piatto: «risi col la-te». Fabio Franceschi, l’uomodel fenomeno Grafica Veneta(la più importante azienda pro-duttrice di libri in Italia con 20milioni di copie solo per la sagadi Harry Potter), questa volta ol-tre a stamparlo il libro l’ha scrit-to.

“L’Italia che vorrei” (Marsi-lio, 176 pagine, 14 euro), sottoti-tolo “Il manifesto civile dell’uo-mo che fa i libri”, è il saggio-in-tervista in uscita mercoledìprossimo che Stefano Lorenzet-to ha dedicato al “fenomeno”Franceschi. Imprenditore disuccesso affascinato dalla poli-tica e confindustriale di passag-gio, il titolare della Grafica Ve-neta racconta sé e l’Italia chevorrebbe. Senza risparmiarenessuno. «Com’è possibile» di-ce a Lorenzetto «che la Repub-blica pensi di mettersi in salvoaffidandosi al baby sindaco diFirenze, un trottolino amorosoche maschera la sua inadegua-tezza con l’iperattivismo e lesmorfie alla mister Bean? Sia-mo specialisti mondiali nelprendere sempre la decisionesbagliata al momento giusto.Bravo ragazzo. Pulito. Glieloleggi in faccia che non ha mairubato. Solo che dall’ossequio-so Enrico Letta siamo passati aun grillo parlante, con la “g” mi-nuscola, uno spaccamontagneche non ha mai lavorato in vitasua, un ragazzino che negli ulti-mi dieci anni aveva gestito solouna piccola provincia e poi una

città d’arte».I diritti d’autore saranno de-

voluti all’Ong Medici con l’Afri-ca Cuamm. Così come, dopol’uscita dalla Confindustria,che reputa inutile, ha dirottatoalla stessa Ong la quota associa-tiva che versava ogni annoall’associazione degli impren-ditori padovana. Non è un ca-so, forse, che due dei passaggipiù taglienti Franceschi li dedi-chi proprio ai vertici (passati eattuali) dell’aquilotto di vialedell’Astronomia. «Non so, mipare improbabile che Renzi rie-sca a combinare qualcosa fin-ché si affida a personaggi comeEmma Marcegaglia, che fra l’al-tro ha continuato a girare conla scorta anche dopo aver ab-bandonato la presidenza dellaConfindustria» dice al giornali-sta e scrittore che lavora per IlGiornale e Panorama. Quantoa Giorgio Squinzi è ancora piùduro. «Se ti danno una delegain Confindustria, puoi chiac-chierare e basta. Quanto a

chiacchiere, ben pochi posso-no competere con il presidentenazionale, Giorgio Squinzi.Ma, vivaddio, a volte ho l’im-pressione che un trombo gli siaarrivato al cervello». Parago-nandolo poi al Massimo Catala-no di “Quelli della notte”. Di Sil-vio Berlusconi, «che scese in

politica per salvare le sue azien-de» si dice amico. «Ma come sa-rebbe a dire che il falso in bilan-cio non è più reato? Che vergo-gna quando il governo Berlu-sconi lo depenalizzò. Io ti sbat-to dentro per dieci anni se truc-chi la contabilità aziendale, al-tro che storie». (m.mar.)

IL PERSONAGGIO

Fabio Franceschi con i tre figli e la moglie

SABATO 13 SETTEMBRE 2014 CORRIERE DELLE ALPI Veneto economia 15

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PAOLO GHEZZItwitter: @GoodTwRetweets

stremo epigono cartaceo dell’homofaber-sapiens, l’homo imprimens piùimpressionante d’Italia, forse delmondo, insomma lo Stampatore pereccellenza, ha un nome e cognome

normali, suona meno fine di Bodoni e Manu-zio, meno eloquente di Gutenberg, ma è l’in-carnazione dell’arte tipografica oggi. E pa-zienza se anche lui, Fabio Franceschi, vienedal Nordest (che non è più quello di una vol-ta, ma in lui sopravvive come miracolo incontrotendenza, tocchiamo piombo), comeil giornalista (anche lui fertilissimo di stam-pe) che lo intervista, l’ormai classico Loren-zetto. Questo è un libro che, alla faccia della coper-tina che sembra il poster di un nuovo parti-to, si è stampato in un’ora e in un’ora si leg-ge perché racconta - nello stile scoppiettan-te del veronese - l’incredibile avventura diun gran padovano di Trebaseleghe che nonsolo ha stampato 20 milioni di Harry Potterma - quando il New York Times gli ha chiesto10mila copie di un instant book di BarackObama in 36 ore inclusa spedizione - gliel’haconfezionato e inviato in America in antici-po sui tempi, grazie a una squadra di 60 per-sone al lavoro H24: «tutti centometristi», spie-ga lui.E se non fosse, questo padovano, anche ci-

Eno-giappo-mericàn come testa, voglia e rit-mi di lavoro, non sarebbe oggi un industria-le che inonda le librerie del mondo (quelleche non hanno ancora chiuso) con 10-15mi-la titoli all’anno, per 200-250 milioni di copie.E questo lo fa, il Franceschi, con quasi fran-cescan sorriso, pagando un sacco di straor-dinari ai dipendenti (troppi, secondo la Cgil,gli extra rispetto alla paga base), e sostenen-do in tv che Renzi dovrebbe aumentare letasse agli industriali e calarle ai lavoratori(ai quali - se hanno bisogno - concede presti-ti aziendali in 24 ore) e poi comprando unaquota del 4% del Fatto Quotidiano e nel con-tempo ammirando i cerchiobottisti (aggetti-vo nostro, ndr) Floris e Vespa, ed esaltandoDe Gasperi come il più grande statista italia-no (bontà sua), ed amando una sola donnaal mondo (Fiorella) che gli ha tirato su tresplendidi figlioli, di cui due già in ditta. E in-fine destinando i proventi del libro - da séstesso stampato, e ci mancherebbe - per imedici missionari del Cuamm.San Fabio stampadòr da Trebaseleghe? La-sciamo la responsabilità dell’eventuale bea-tificazione a Lorenzetto, che sarà chiamatoa deporre nella causa canonica, e intanto am-miriamo questo ragazzo del 17 maggio 1969,segno del toro, che a 19 anni - morto il papà- ha preso in mano l’azienda di famiglia e l’-ha trasformata in un miracolo italiano, e rac-conta che come unico giocattolo ha avutouna pachera di plastica. Ma a 4 anni lavora-va come tipografo sotto il tavolo di cucina:

«Il padre Rino e lo zio Sergiogli davano le righe metalli-che difettose uscite dalla li-notype (un mostro antidilu-viano che sbuffava vaporitossici di piombo), e gli in-segnavano come rifilarlecon uno spazzolino di fer-ro».Un libro da cui si impara unsacco: sulla vita e sul lavo-ro, sul Veneto e sull’Italia,sull’economia e sulla politi-ca, sui tipografi ricchi e su-gli editori poveri: e su «quelmistero senza fine bello» cheè il libro, mica solo la don-na, Gozzano ci scusi.P.S. Dimenticavo: tra i pregidi Fabio Patavinus Impres-sor (cuore di centrodestra,azionista di un quotiodianocontro tutti, stampatore pertutti), c’è l’esprimersi in mo-do politicamente ruvidetto, alla Lorenzetto,non da libro stampato. La Confindustria? Nonserve a nulla, «tutta fuffa».L’Italia? «Inerzia e ladrocinio. Qui non funzio-na un cazzo». Renzi? «Dall’ossequioso Lettasiamo passati a un grillo parlante, uno spac-camontagne che non ha mai lavorato in vitasua». E le sue ragazze-ministre? «La loro gra-zia non basta». Corrotti e corruttori in poli-tica? «Quindici anni di galera come in Ame-

GENI ITALIANI | Appassionante libro-intervista di Lorenzetto con il re-tipografo della Grafica Veneta: 40 titoli al giorno, 250 milioni di copie l’anno

Franceschi, l’uomo che stampa. Tutto e subitorica». L’evasione fiscale? «Itedeschi sono più birichinidegli italiani, soprattuttoquelli dell’Est. Sono i ma-gliari d’Europa».La riforma delle tasse? «Conla Tasi pago 40mila euro almese allo Stato per starenello stabilimento che mi ècostato 80 milioni solo dimuri. Portate l’Iva al 45% eabolite tutte le altre».Ha detto ai Berlusconi co-me rifare la Mondadori, aLetta come rifare l’Italia.Dunque è pronto per Palaz-zo Chigi, e non nega l’ideadi una «discesa in campo».Ma non crede più in ForzaItalia, sta studiando Passe-ra (sicuro?!) e mette la fir-ma per una «dittatura mor-bida di Marchionne».Speriamo che Lorenzetto lo

convinca a restare a stampare a Trebasele-ghe. Tanto c’ha l’elicottero. E a Roma ci ar-riva in un batter di libro.

Fabio Franceschi con Stefano Lorenzetto: «L’Ita-lia che vorrei - Il manifesto civile dell’uomo chefa i libri», (Marsilio, 174 pp., 14 euro).I diritti d’autore del libro sono devoluti all’OngMedici con l’Africa Ciamm (Collegio universi-tario aspiranti medici missionari) di Padova

l'Adige10 martedì 21 ottobre 2014 Cultura e Società

Page 27: LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I … · le sue idee e i suoi progetti vengono raccontati in un libro intervista di Stefano Lorenzetto, in uscita domani. ...

Precipita scattandouna fotoMuore sul Catinaccio il noto medico di Egna Luis Thurner ■ A PAGINA 14

L’EVENTO

■ A PAGINA 24Tanta gente ieri alla sinagoga di Merano

la giornata europea a merano TRAGEDIA A DOBBIACO

Il fungaiolotrovatomortonel dirupo

una domenica speciale

motomondiale ■ A PAGINA 27

HOCKEY ebel ■ ALLE PAGINE 40-41

UCCIDEREORSIPERPAURADELLANATURA

■ DE PELLEGRIN A PAGINA 14

VIRACCONTO«L’ITALIACHEVORREI»

SCUOLA LANGERE’ LASOCIETÀCHECAMBIA

la storia

Il primo fattorino dell’UpimRino Giarin, 90 anni, ne aveva 15 quando venne assunto

LaComunità ebraica“apre” la SinagogaTolleranza e dialogo È stato trovato moto in un di-

rupo Peter Paul Tenker, il fun-gaiolo scomparso da venerdì.

■■ E chi se l’aspettava, una giornata del genere, dopo un’estate che più bagnata di così non si poteva? E anche il cielo, ierimattina alle 9 e 30, non prometteva niente di buono, per non parlare della temperatura. E invece, ne è uscita una ventesi-ma edizione magnifica, Oltre 5 mila persone entusiaste hanno partecipato a Bolzanoinbici, ■ PASQUALI ALLE PAGINE 16-17

Bolzanoinbici, in 5 mila sui pedali nella città senz’auto

ValentinoRossitorna a vincerenel gp di casa

Valentino Rossi ha trionfato a Misano

Bolzano battutoal Palaondadal Villach

di Michil Costa

U ccidere orsi. Per incom-petenza bestiale. Perpaura della natura. Ne

abbiamo paura perché non piùnatura. Non lo siamo più da unpezzo. Non siamo più cacciato-ri, nonostante si pratichi ancoralacacciaconarmiassolutamen-

■ SEGUEAPAGINA9

LE NOSTRE RUBRICHE DEL LUNEDì»Motori,AnimalHousee iLibri

mamma mia!

di Alessandra Limetti

B enché le vacanze ab-biano ormai preso fis-sadimoranelricordo,i

bambininon sonoancoraen-trati nella piena delle attività;iniziato gradualmente que-stonuovoannoscolastico

■ SEGUEAPAGINA9

di Stefano Lorenzetto

L ’uomo che fa i libri ha co-minciato a lavorare cometipografo a 4 anni, sotto il

tavolo di cucina. Il padre Rino elo zio Sergio gli davano le righemetalliche difettose uscite dallalinotype, quelle che presentava-nounasbavatura,

■ SEGUEAPAGINA9

di Paolo Campostrini

La scuola siamo noi. Nel sensoche è uno specchio in cui si ri-flette tutto quello che le accadeintorno. Va avanti a singhioz-zo, come quasi sempre accadenella vita. Spinge verso il biso-gno di cambiamento ma riflet-te anche la paura di cambiare.

■ SEGUEAPAGINA8

BOLZANO

La “periferia” del Centro«Stanchi di essere cenerentola»

■ SANZOVO A PAGINA 20

A BOLZANO

La nuova piscina comunalecon i sensori anti-annegamento

■ PASQUALI A PAGINA 18

LUNEDI

■ MATTIOLI A PAGINA 19

la scoperta

A settembrei nostri figlici guidanonei boschi

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LUNEDÌ 15 SETTEMBRE 2014 QUOTIDIANOFONDATONEL1945DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE:VIA ALESSANDRO VOLTA 10 ■ 39100 BOLZANO ■ TEL: 0471/904111 [email protected] ■ www.altoadige.itTRENTINO

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Copia di 5fdd5a98e5b49079ef5c1edab50a6195

VIRACCONTO«L’ITALIACHEVORREI»

■ SEGUEAPAGINA9

di Stefano Lorenzetto

L ’uomo che fa i libri ha co-minciato a lavorare cometipografo a 4 anni, sotto il

tavolo di cucina. Il padre Rino elo zio Sergio gli davano le righemetalliche difettose uscite dallalinotype, quelle che presentava-nounasbavatura,

■ SEGUEAPAGINA9

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VIRACCONTO«L’ITALIACHEVORREI»e gli insegnavano come rifilar-le con una spazzolina di ferro,unico modo per poter farle en-trare allineate nel telaio dellapagina da stampare. (...) Finoa cinque anni fa, non sapevonulla di Fabio Franceschi, l’uo-mo che fa i libri, nonostantedal 2000 ne avesse stampatigià sette firmati da me perMarsilio. Fu proprio il mio edi-tore, Cesare De Michelis, aparlarmene per primo: «Do-vresti conoscere il proprieta-rio della Grafica Veneta». (...)

Intervistare Franceschi fuun po’ una seduta di autoana-lisi. Era come se stesse parlan-do di me, oltre che di sé. Lavo-ro, lavoro, lavoro. Nella sua vi-ta c’era stato – c’è – solo que-sto. (...) Nel racconto dell’uo-mo che fa i libri trovavo com-pendiata la massima che ilsuo concittadino FelicianoBenvenuti, giurista morto aVenezia dove fu presidente diPalazzo Grassi e della Fonda-zione Giorgio Cini, attribuivaagli abitanti di questa regione:«I veneti i vól savér far, primade far savér», i veneti voglionosaper fare, prima di farlo sape-re. Franceschi aveva imparatoa fare da solo e ora lo faceva sa-pere al mondo, unico stampa-tore dell’orbe terracqueo ingrado di stampare migliaia dicopie d’un libro in meno di 24ore.

Scoprii che, per riuscirci, la-vorava dalle 8 alle 23, settegiorni su sette. Ma il suo stabi-limento non si fermava mai,girava a ciclo continuo e ingo-iava ogni giorno 500 tonnella-te di carta. (...)

Ero entrato, senza render-mene conto, nel primo stabili-

mento italiano, forse d’Euro-pa (o addirittura nell’unico, dicerto il più grande), totalmen-te autosufficiente dal punto divista energetico. Mai visto nelnostro Paese, e neppure nelcontinente, un “tetto” fotovol-taico così grande, inteso comesuperficie architettonica uni-ca senza soluzione di continui-tà. L’espressione “carbonfree”, usata dagli ambientali-sti cólti per definire un im-pianto di questo tipo, non ren-de affatto l’idea.

Voi dovete immaginare unatipografia in cui rotative, rile-gatrici, cucitrici, brossuratrici,incassatrici, fustellatrici e altrimacchinari, nonché impiantidi condizionamento dell’aria,illuminazione, ascensori,computer, monitor, scanner,stampanti, aspiratori, frigori-feri, in una parola tutte le coseche abbisognano di energia,continuerebbero a funzionareregolarmente all’infinito e inmodo pulito, senza emissioninocive di alcun tipo, anchenella malaugurata ipotesi incui dovessero smettere di esi-stere le centrali nucleari, idro-elettriche, a carbone, a petro-lio e a gas. All’uomo che fa i li-bri basta la luce del sole, che ègratuita, per mantenere fun-zionanti 24 ore su 24 la fabbri-ca e gli uffici.

Con un investimento da 33milioni di euro, che s’è ripaga-to da solo nel giro di tre anni,Franceschi ricava dall’energiasolare una potenza di 10 me-gawattora, pari a 10.000 ki-lowattora. In estate producetre-quattro volte il fabbisognogiornaliero della Grafica Vene-ta. Ciò significa che, tra giu-gno e settembre, 1 megawattserve per mandare avanti lasua azienda, mentre gli altri livende al Gse (Gestore servizienergetici), che in questo mo-do riesce a soddisfare i consu-

mi delle famiglie residenti neiquattro-cinque Comuni circo-stanti. Il tutto senza bisognodi un solo addetto che gestiscal’intero ambaradan.

Al che viene spontaneo do-mandarsi: ma se “chist’è ’o pa-ese d’ ’o sole”, come mai i no-stri politici non hanno fatto inmodo che s’installassero ob-bligatoriamente impianti ana-loghi non dico sui tetti dellecase nei centri storici di Firen-ze o Venezia, ma almeno suifalansteri dei quartieri Zen diPalermo progettati da quel ge-nio dell’architetto VittorioGregotti, sui palazzoni Iacpdel Corviale e sui dormitori diTor Bella Monaca, del Lauren-tino e di Grottaperfetta a Ro-ma, e più in generale su ognialtro insediamento di ediliziaeconomico-popolare, e sullevillette a schiera tirate su inogni dove da legioni di geome-tri fin troppo solerti?

Perché l’Italia continua a pa-gare l’energia elettrica più ca-ra (con punte fra il 30 e il 43per cento) di qualsiasi altro Pa-ese d’Europa, eccettuata l’iso-la di Cipro? Perché la nostra di-pendenza dall’estero superal’80 per cento del consumo in-terno lordo di prodotti energe-tici?

Ecco, quest’idea che un im-prenditore di provincia avesserisolto in casa sua, con il sem-plice intuito di Bertoldo, unodei grandi dilemmi nazionali,che fosse riuscito a tagliareper sempre, da solo, il laccioche era stato stretto attorno alpiede della sua competitivitàdall’imprevidente insipienzadei 63 governi succedutisi dal1945 a oggi, mi ha definitiva-mente convinto della necessi-tà di saperne molto di più sulsuo conto.

Stefano Lorenzetto(da “L’Italia che vorrei”, Marsilio

editore, da oggi in libreria)

SEGUE DALLA PRIMA

LUNEDÌ 15 SETTEMBRE 2014 ALTO ADIGE Lettere e Commenti 9

Da mercoledìnelle librerieEsce mercoledì 17 settembre“L’Italia che vorrei” (Marsilio, 176pagine, 14 euro), saggio intervistadedicato da Stefano Lorenzetto aFabio Franceschi, un imprenditoreche serve oltre 200 case editrici edè l’unico in grado di stampare,rilegare e consegnare un volume inmeno di 24 ore. Nel volume,Franceschi si sofferma conun’analisi impietosa sui malinazionali e detta la sua ricetta. Conuna sola medicina: il buonsenso.

il saggio

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la morte di daniza

Aveva preso la motoslittadel Comune per fare deicontrolli ad una centralinaidroelettrica, ma il motores’è fuso e la Corte dei Contil’ha condannato a pagare idanni. Lui è Giorgio Tret-tel, politico di Ziano diFiemme, condannato auna spesa di 2.433 euro.Per i giudici, quel viaggio èstato «scriteriato».

■ ILSERVIZIOAPAGINA20

il capoluogo si tinge di sport

■■ Grande spettacolo ieri a Trento per la Maratona del Concilio: una manifestazione sportiva ma anche un grandeshow popolare, con numerose famiglie che hanno approfittato dell’occasione per vedere il capoluogo sotto un’al-tra angolazione. Tranne quella commerciale: molti negozi sono rimasti chius. ■ ALLE PAGINE 19, 50 E 51

Che spettacolo a Trento per la Maratona del Concilio

ragione e sentimento

proteste in strada

ziano di fiemme

Lamotoslitta? Paga l’assessoreLa Corte dei Conti lo condanna: è stato lui a fondere il motore

■ LUCA MAROGNOLI ED ETTORE ZINI ALLE PAGINE 14 E 15

Tensione a Pinzologli animalistiinsultano i residenti

La protesta degli animalisti a Pinzolo

PrecipitaperscattareunafotoVolomortalesulCatinaccio, lavittimaèunnotomedico ■ DEIMICHEIAPAGINA17

motomondiale

di Stefano Lorenzetto

L’ uomo che fa i libri ha co-minciato a lavorare co-me tipografo a quattro

anni, sotto il tavolo di cucina. Ilpadre Rino e lo zio Sergio gli da-vanolerighemetallichedifettoseuscite dalla linotype, quelle chepresentavano una sbavatura, egli insegnavanocomerifilarle

■ SEGUEAPAGINA11

VIRACCONTO«L’ITALIACHEVORREI»

■ GIULIANO LOTT A PAGINA 13

le pene d’amore

I ritornidi fiamma?No, grazieio non ci credo

potere non «rosa»

I cda trentinidove le donnesono un tabù

AMisanotrionfa un superValentinoRossi

In serieDsolo ilMorisorride ametà

calcio

LE NOSTRE RUBRICHE»Libri,Università,AnimalHouseeTrentino inclasse ■ PAG. 12, 21, 23 E 30

l’atteso progetto

Rovereto, c’è il via liberaper la ciclabile lungo il Leno

■ LUCA MARSILLI A PAGINA 24 ■ PAOLO PIFFER A PAGINA 18

La giunta camerale composta dasoli uomini è l’ultimo esempio:tanti i cda trentini non «rosa».

Valentino Rossi raggiante sul podio

di Andrea Makner

I ritorni di fiamma in amo-re? No, grazie, io non cicredo. Quando si decide

di chiudere una porta, magariaddirittura con un divorzio, sispera che vi sia a monte unascelta dettata da qualcosa dipiùgravediuncapriccio.

■ APAGINA10

di Michil Costa

U ccidere orsi. Per incom-petenzabestiale.Per pau-radella natura.Ne abbia-

mopauraperchénonpiùnatura.Non lo siamo più da un pezzo.Non siamo più cacciatori, nono-stante si pratichi ancora la cacciacon armi assolutamente impari,bensìanimaliprividinatura.

■ SEGUEAPAGINA11

UCCIDEREORSIPERPAURADELLANATURA

di Luigi Sandri

N on sarà una passeggiatail Sinodo dei vescoviche, in ottobre (5-19), di-

scuterà della famiglia, un temache implica una discussione sutemi caldi, come l’ammissioneall’Eucaristia di persone divor-ziate e risposate, e il giudiziomoralesullacontraccezione.

■ SEGUEAPAGINA11

IL SINODODEIVESCOVIELAFAMIGLIA

omaggio a duchamp a trento

Trenta scacchiere in centroper ricordare Paolo Dorigatti

LUNEDI

LUNEDÌ 15 SETTEMBRE 2014 QUOTIDIANOFONDATONEL1945DIREZIONE REDAZIONE:VIA SANSEVERINO 29 ■ 38122 TRENTO ■ TEL: 0461/885111 [email protected] ■ www.giornaletrentino.itALTO ADIGE

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PVdi Stefano Lorenzetto

L’ uomo che fa i libri ha co-minciato a lavorare co-me tipografo a quattro

anni, sotto il tavolo di cucina. Ilpadre Rino e lo zio Sergio gli da-vanolerighemetallichedifettoseuscite dalla linotype, quelle chepresentavano una sbavatura, egli insegnavanocomerifilarle

■ SEGUEAPAGINA11

VIRACCONTO«L’ITALIACHEVORREI»

C

PV

Page 30: LIBRI: L’ITALIA DI FABIO FRANCESCHI, L’UOMO CHE FA I … · le sue idee e i suoi progetti vengono raccontati in un libro intervista di Stefano Lorenzetto, in uscita domani. ...

con una spazzolina di ferro,unico modo per poter farle en-trare allineate nel telaio dellapagina da stampare. (...) Fino acinque anni fa, non sapevo nul-la di Fabio Franceschi, l’uomoche fa i libri, nonostante dal2000 ne avesse stampati già set-te firmati da me per Marsilio.Fu proprio il mio editore, Cesa-re De Michelis, a parlarmeneper primo: «Dovresti conosce-re il proprietario della GraficaVeneta». (...)

Intervistare Franceschi fuun po’ una seduta di autoanali-si. Era come se stesse parlandodi me, oltre che di sé. Lavoro,lavoro, lavoro. Nella sua vitac’era stato – c’è – solo questo.(...) Nel racconto dell’uomoche fa i libri trovavo compen-diata la massima che il suo con-cittadino Feliciano Benvenuti,giurista morto a Venezia dovefu presidente di Palazzo Grassi

e della Fondazione Giorgio Ci-ni, attribuiva agli abitanti diquesta regione: «I veneti i vólsavér far, prima de far savér», iveneti vogliono saper fare, pri-ma di farlo sapere. Franceschiaveva imparato a fare da solo eora lo faceva sapere al mondo,unico stampatore dell’orbe ter-racqueo in grado di stamparemigliaia di copie d’un libro inmeno di 24 ore. Scoprii che,per riuscirci, lavorava dalle 8 al-le 23, sette giorni su sette. Ma ilsuo stabilimento non si ferma-va mai, girava a ciclo continuoe ingoiava ogni giorno 500 ton-nellate di carta. (...)

Ero entrato, senza render-mene conto, nel primo stabili-mento italiano, forse d’Europa(o addirittura nell’unico, di cer-to il più grande), totalmenteautosufficiente dal punto di vi-sta energetico. Mai visto nelnostro Paese, e neppure nelcontinente, un “tetto” fotovol-taico così grande, inteso comesuperficie architettonica unicasenza soluzione di continuità.L’espressione “carbon free”,usata dagli ambientalisti cólti

per definire un impianto diquesto tipo, non rende affattol’idea. Voi dovete immaginareuna tipografia in cui rotative,rilegatrici, cucitrici, brossura-trici, incassatrici, fustellatrici ealtri macchinari, nonché im-pianti di condizionamentodell’aria, illuminazione, ascen-sori, computer, monitor, scan-ner, stampanti, aspiratori, fri-goriferi, in una parola tutte lecose che abbisognano di ener-gia, continuerebbero a funzio-nare regolarmente all’infinitoe in modo pulito, senza emis-sioni nocive di alcun tipo, an-che nella malaugurata ipotesiin cui dovessero smettere diesistere le centrali nucleari,idroelettriche, a carbone, a pe-trolio e a gas. All’uomo che fa ilibri basta la luce del sole, che ègratuita, per mantenere funzio-nanti 24 ore su 24 la fabbrica egli uffici.

Con un investimento da 33milioni di euro, che s’è ripaga-to da solo nel giro di tre anni,Franceschi ricava dall’energiasolare una potenza di 10 me-gawattora, pari a 10.000 ki-

lowattora. In estate producetre-quattro volte il fabbisognogiornaliero della Grafica Vene-ta. Ciò significa che, tra giugnoe settembre, 1 megawatt serveper mandare avanti la suaazienda, mentre gli altri li ven-de al Gse (Gestore servizi ener-getici), che in questo modo rie-sce a soddisfare i consumi del-le famiglie residenti nei quat-tro-cinque Comuni circostan-ti. Il tutto senza bisogno di unsolo addetto che gestisca l’inte-ro ambaradan.

Al che viene spontaneo do-mandarsi: ma se “chist’è ’o pa-ese d’ ’o sole”, come mai i no-stri politici non hanno fatto inmodo che s’installassero obbli-gatoriamente impianti analo-ghi non dico sui tetti delle casenei centri storici di Firenze oVenezia, ma almeno sui falan-steri dei quartieri Zen di Paler-mo progettati da quel geniodell’architetto Vittorio Gregot-ti, sui palazzoni Iacp del Cor-viale e sui dormitori di Tor Bel-la Monaca, del Laurentino e diGrottaperfetta a Roma, e più ingenerale su ogni altro insedia-

mento di edilizia economi-co-popolare, e sulle villette aschiera tirate su in ogni doveda legioni di geometri fin trop-po solerti? Perché l’Italia conti-nua a pagare l’energia elettricapiù cara (con punte fra il 30 e il43 per cento) di qualsiasi altroPaese d’Europa, eccettuatal’isola di Cipro? Perché la no-stra dipendenza dall’estero su-pera l’80 per cento del consu-mo interno lordo di prodottienergetici?

Ecco, quest’idea che un im-prenditore di provincia avesserisolto in casa sua, con il sem-plice intuito di Bertoldo, unodei grandi dilemmi nazionali,che fosse riuscito a tagliare persempre, da solo, il laccio cheera stato stretto attorno al pie-de della sua competitivitàdall’imprevidente insipienzadei 63 governi succedutisi dal1945 a oggi, mi ha definitiva-mente convinto della necessi-tà di saperne molto di più sulsuo conto.

Stefano Lorenzetto(da “L’Italia che vorrei”,

Marsilio editore)

Da mercoledìnelle librerie

VIRACCONTO«L’ITALIACHEVORREI»

segue dalla prima pagina / stefano lorenzetto

Esce mercoledì 17 settembre“L’Italia che vorrei” (Marsilio, 176pagine, 14 euro), saggio intervistadedicato da Stefano Lorenzetto aFabio Franceschi, un imprenditoreche serve oltre 200 case editrici edè l’unico in grado di stampare,rilegare e consegnare un volume inmeno di 24 ore. Nel volume,Franceschi si sofferma conun’analisi impietosa sui malinazionali e detta la sua ricetta. Conuna sola medicina: il buonsenso.

il saggio

LUNEDÌ 15 SETTEMBRE 2014 TRENTINO Lettere e Commenti 11

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48 L’ECO DI BERGAMOVENERDÌ 19 SETTEMBRE 2014

Mussolini alla Marcia su Roma con i suoi gerarchi; si riconoscono a sinistra Emilio De Bono e a destra Italo Balbo e Cesare Maria De Vecchi

ROBERTO CHIARINI

Nessuno più di Giampa-olo Pansa ha contribuito in questiultimi anni a movimentare, quasia terremotare, lo stato dell’arte storiografica a proposito del no-stro passato più scottante, a par-tire dalla lotta di liberazione finoa risalire al fascismo delle origini.La sua forza argomentativa si è sempre fondata su un’informa-zione, forse non rispettosa dei canoni accademici ma sempre ineccepibile tanto che, a fronte ormai di migliaia di pagine scrittee di altrettante puntuali rivela-zioni effettuate su vicende sca-brose inedite o messe sotto silen-zio di quella tormentata stagionedella nostra vita nazionale, nonsi è mai registrata una sola con-troreplica che lo cogliesse in fallodocumentando un errore o anchesolo un’imprecisione o un frain-tendimento.

Torna a graffiare sui luoghicomuni e sui giudizi consolidati,questa volta non più a propositodella storia dei vinti e dei vincitoridel 1943-45 ma direttamente sulventennio, con una nuova opera:EIA EIA ALALA’. Controstoria del Fascismo, Rizzoli, 378 pagine,euro 19,90.

Controstoria lo è in un doppiosenso, nella tesi sostenuta e nelmodulo narrativo adottato. Per quanto il libro si distenda sull’in-tera parabola tracciata dalla dit-tatura mussoliniana, il punto cruciale su cui si appunta l’atten-zione dell’autore sono le originio, meglio, il merito delle respon-sabilità politiche della sua rapidae apparentemente irresistibile affermazione. La tesi che Pansapropone e che sottende l’interoracconto è esplicitato nella prefa-zione. Se le camicie nere ebberofacile gioco nell’affossare la de-mocrazia, questo fu possibile nonsolo perché le sue basi erano fra-gili e, dopo la terrificante provadella guerra mondiale, ulterior-mente infragilite, ma anche per-

ché socialisti e comunisti ci mise-ro del loro. «I rossi cianciavanodi rivoluzione, i neri costruironocon i fatti la reazione a tante chiacchiere». In altre parole, la sinistra del tempo sottovalutò lacontromobilitazione che nel pae-se fece scattare la loro predicazio-ne rivoluzionaria resa ancor piùcredibile da un’irresponsabile pratica di violenze, certo non pre-ordinate secondo un piano medi-tato, ma pur sempre esercitate adanno di una borghesia, grandee minuta, che individuò nelle ca-micie nere il braccio armato concui sferrare la controffensiva.

Pansa può vantare autori che,prima di lui, hanno abbozzato oespressamente argomentato questa tesi. Lui stesso cita l’operadi Luigi Fabbri che già a ridosso

dell’ avvenimenti definì l’offensi-va fascista «La controrivoluzionepreventiva». Ma autocritiche alproposito non mancarono, e in tempi precoci, anche da parte diesponenti di prima grandezza delmovimento operaio. Gramscistesso riconobbe che la scissioneche diede vita nel 1921 al PCd’I era stata espressamente «il più grande regalo fatto alla reazione»e Nenni, di rincalzo, si dichiarò convinto che «a Livorno [era] co-minciata la tragedia del proleta-riato italiano». Del resto la sini-stra italiana non era stata nuovaa farsi del male da sola e a sottova-lutare gli inconvenienti e i veri epropri pericoli cui esponeva la democrazia ancora con forti limi-ti classisti di un’Italia appena unificatasi ma pur sempre libera-

«La sinistra favorì l’avventura fascista»È la tesi del nuovo libro-provocazione di Giampaolo Pansa «Eiaeiaalalà», quasi un romanzoLe azioni di socialisti e comunisti avrebbero favorito lo sviluppo di una reazione controrivoluzionaria

le. Pericoli che - a detta dell’auto-re - incombono tuttora sulla no-stra Repubblica, al punto che sichiede se non sia da mettere in conto, all’alba del nuovo millen-nio, la possibilità di «un regimeautoritario non molto diverso dalregime fascista».

Il merito maggiore di Pansa inquesto suo nuovo lavoro non è, quindi, nella tesi sostenuta ma nella capacità di rendere la sua una storia vera, convincente e soprattutto palpitante. Rispettoalle sue opere precedenti, l’illu-stre firma di Libero mostra di aver deposto l’ascia da guerra concui aveva battagliato con i «sacer-doti dello storiograficamente corretto» e nello stesso tempo diessersi svestito dei panni ufficialidello storico per indossare quellipiù intriganti del vero scrittore.Ne è uscito, più che una ricostru-zione storica, un vero romanzo storico.

Facendo tesoro delle sue pre-cedenti ricerche condotte sul te-ma e di testimonianze raccolte sul campo, Pansa imbastisce unracconto incentrato su un perso-naggio - immaginario ma esem-plare - di agrario padrone di unatenuta tra il Monferrato e la Lo-mellina che, per quanto defilatoe col tempo sempre più disincan-tato, resta un sostenitore/com-plice di un regime sorto nel nomedi un ordine da salvaguardare econsolidatosi poi con la costru-zione di un «nuovo ordine» intes-suto di soprusi, violenze, sopraf-fazioni e corruzione fino metterein scena l’orrore della persecu-zione antisemita che il nostro personaggio scopre e vive diretta-mente nella sua terra. Una storiaavvincente e amara che invita ariflettere sulla codardia, debita-mente ammantata di buoni pro-positi, dei più. Parliamo dell’Ita-lia degli anni Quaranta, ma siamosicuri che l’Italia d’oggi sia moltocambiata?

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L’autore

Dopo il 2000la svoltadei contrasti

Giampaolo Pansa, giornalista

Giampaolo Pansa è nato a Casale

Monferrato 79 anni fa. Ha comincia-

to a fare il giornalista per La Stampa

nel 1961, passò poi al Giorno, quindi

tornò a La Stampa, fece l’inviato per

Il Corriere della Sera e passò nel

1977 a Repubblica come inviato

speciale: l’anno successivo venne

nominato vicedirettore. La sua tesi

di laurea fu dedicata alla guerra par-

tigiana tra Genova e il Po, interesse

storiografico che riprese a partire

dal 2000 quando scrisse «Le notti

dei fuochi» sul periodo 1919-1922.

Iniziò nel 2002 la serie dirompente

di libri sulle violenze compiute dai

partigiani nei riguardi dei fascisti;

tra gli altri volumi «Il sangue dei

vinti». I libri di Pansa hanno suscita-

to polemiche, il giornalista è stato

anche accusato di «revisionismo».

Lorenzetto racconta

l’Italia vista dal Nord-Est

«Dell’Italia di oggi non mi

piacciono l’inerzia e il ladrocinio. Qui non

funziona niente. Il 50 per cento di tutti i

corrotti del Vecchio Continente alloggia

da noi».

Parole con cui è difficile non con-sentire. Che hanno un peso speci-fico speciale, pronunciate da un uomo che ha portato la sua azien-da a una dimensione mondiale. Fabio Franceschi, nato in provin-cia di Padova nel 1969, è presiden-te della Grafica Veneta. Un colosso

editoriale nel Nord Est del secon-do miracolo italiano, sopravvissu-to e cresciuto persino ai venti geli-di della crisi. Ora il Franceschi-pensiero è stato coniugato nel sag-gio intervista «L’Italia che vorrei»(Marsilio, pagine 176, euro 14), uscito mercoledì scorso: il «mani-festo civile dell’uomo che fa i li-bri». Interlocutore di Franceschie autore del libro Stefano Loren-zetto, già vicedirettore e oggi edi-torialista de «Il Giornale» e di «Pa-

sicuro del fatto suo, in mezzo ai cinque o sei perdigiorno acculatisui troni di cartone». L’unico capa-ce di parlare con «il buonsenso deimiei padri». È Lorenzetto a sugge-rire a Vespa d’invitare Franceschia Porta a porta. E, anche lì, l’uomoche fa i libri mostra di «andare dritto al nocciolo delle cose, saperunire la produttività all’umanesi-mo, l’idealità al pragmatismo». Daqui l’idea del libro. Ove Franceschiaffronta i mali che strangolano ilpaese, e propone le sue ricette percombatterli, basate su valori comebuonsenso, onestà, lavoro, dili-genza del buon padre di famiglia.Qualche esempio? Portare a gallal’economia sommersa, che da sola«vale 400 miliardi: se finisse nel Pil, il debito pubblico scenderebbeal 97 per cento, facendoci diventa-

norama». Uno specialista delle in-terviste, tanto più a veneti notevo-li. Il volto di Franceschi non è sco-nosciuto al pubblico italiano. Hapartecipato ai talk show più popo-lari, quali «Ballarò» o «Porta a por-ta». Proprio lì scocca la scintilla. Già in ambito confindustriale Lo-renzetto nota che l’imprenditore«parla chiaro», si esprime sui temicruciali «senza inutili perifrasi ocuriali cautele». Nel salotto di Flo-ris, Franceschi gli pare «l’unico

Fabio Franceschi, imprenditore

padovano

re la seconda potenza d’Europa».Incassare i crediti fiscali dai con-tribuenti (475 miliardi). Da inizioanno, sono rientrate tasse e san-zioni non pagate per soli 3,7 mi-liardi. «Basterebbe bonificare questo letamaio e l’Italia diverreb-be florida quanto la Svizzera». E invece cosa fanno i politici? «Per-dono mesi» per la trasformazionedel Senato: un risparmio, even-tuale, «da 20 milioni al massimo».Grafica Veneta è il più importanteproduttore di libri in Italia e primoin Europa per redditività. Serve oltre duecento case editrici, tra cuila News Corporation di Murdoch,le statunitensi Tim Warner e Ran-dom House, le italiane Rizzoli, Mondadori, Feltrinelli. Vincenzo Guercio

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Molte fedi: Caraccioloquesta sera al Donizetti

Lucio Caracciolo alle 20,45 al Teatro Donizetti apreMolte fedi sotto uno stesso cielo con la lectio magi-stralis «Tracce di speranza per l’uomo di oggi».

Lorenzetto racconta

l’Italia vista dal Nord-Est

«Dell’Italia di oggi non mi

piacciono l’inerzia e il ladrocinio. Qui non

funziona niente. Il 50 per cento di tutti i

corrotti del Vecchio Continente alloggia

da noi».

Parole con cui è difficile non con-sentire. Che hanno un peso speci-fico speciale, pronunciate da un uomo che ha portato la sua azien-da a una dimensione mondiale.Fabio Franceschi, nato in provin-cia di Padova nel 1969, è presiden-te della Grafica Veneta. Un colossote della Grafica Veneta. Un colosso

editoriale nel Nord Est del secon-do miracolo italiano, sopravvissu-to e cresciuto persino ai venti geli-di della crisi. Ora il Franceschi-pensiero è stato coniugato nel sag-gio intervista «L’Italia che vorrei»(Marsilio, pagine 176, euro 14),uscito mercoledì scorso: il «mani-festo civile dell’uomo che fa i li-bri». Interlocutore di Franceschie autore del libro Stefano Loren-zetto, già vicedirettore e oggi edi-torialista de Il Giornale e di Patorialista de «Il Giornale» e di «Pa-

sicuro del fatto suo, in mezzo ai cinque o sei perdigiorno acculatisui troni di cartone». L’unico capa-ce di parlare con «il buonsenso deimiei padri». È Lorenzetto a sugge-

p

rire a Vespa d’invitare Franceschia Porta a porta. E, anche lì, l’uomoche fa i libri mostra di «andare dritto al nocciolo delle cose, saperunire la produttività all’umanesi-mo, l’idealità al pragmatismo». Daqui l’idea del libro. Ove Franceschiaffronta i mali che strangolano ilpaese, e propone le sue ricette percombatterli, basate su valori comebuonsenso, onestà, lavoro, dili-genza del buon padre di famiglia.Qualche esempio? Portare a gallal’economia sommersa, che da sola«vale 400 miliardi: se finisse nel Pil, il debito pubblico scenderebbeal 97 per cento, facendoci diventaal 97 per cento, facendoci diventa-

norama». Uno specialista delle in-terviste, tanto più a veneti notevo-li. Il volto di Franceschi non è sco-nosciuto al pubblico italiano. Hapartecipato ai talk show più popo-lari, quali «Ballarò» o «Porta a por-ta». Proprio lì scocca la scintilla.Già in ambito confindustriale Lo-renzetto nota che l’imprenditore«parla chiaro», si esprime sui temicruciali «senza inutili perifrasi ocuriali cautele». Nel salotto di Flo-ris, Franceschi gli pare l unico ris, Franceschi gli pare «l’unico

Fabio Franceschi, imprenditore

padovanopadovano

re la seconda potenza d’Europa».Incassare i crediti fiscali dai con-tribuenti (475 miliardi). Da inizioanno, sono rientrate tasse e san-zioni non pagate per soli 3,7 mi-liardi. «Basterebbe bonificare questo letamaio e l’Italia diverreb-be florida quanto la Svizzera». Einvece cosa fanno i politici? «Per-dono mesi» per la trasformazionedel Senato: un risparmio, even-tuale, «da 20 milioni al massimo».Grafica Veneta è il più importanteproduttore di libri in Italia e primoin Europa per redditività. Serveoltre duecento case editrici, tra cuila News Corporation di Murdoch,le statunitensi Tim Warner e Ran-dom House, le italiane Rizzoli,Mondadori, Feltrinelli.Vincenzo Guercio

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◗ UDINE

Il Friuli si riscopre ancora unavolta terra di campioni con il“Moret d’Aur” che per l’edizio-ne numero 37 rende onore peri risultati sportivi a SimoneScuffet, talentuoso portierecresciuto nelle file dell’Udine-se Calcio e già finito nelle miredi grandi club, a cominciaredall’Atletico Madrid, e ad Ales-sandro De Marchi, ciclista diSan Daniele che ha recente-mente conquistato il premio“Combattività” del Tour deFrance e la settima tappa dellaVuelta a España, arrivando ter-zo nella sedicesima, e, in cam-po artistico e culturale, allaTucker Film, società di distri-buzione cinematografica, cheha prodotto “Thermae Ro-mae” di Hideki Takeuchi, inuscita a novembre nelle sale ci-nematografiche giapponesi, e“Class Enemy” di Rok Bicek, re-centemente candidato al Lux,il premio del Parlamento Euro-peo, e già incoronato alla 70ªMostra del Cinema di Venezia.

La cerimonia di premiazio-ne si terrà durante una cena digala in programma lunedì 6 ot-tobre al ristorante Là di Moret,a Udine, che vedrà alla ribaltaanche altri personaggi delmondo dello sport e dello spet-tacolo che nel corso dell’annotrascorso si sono distinti perl’impegno, la dedizione, l’intui-to e la bravura. E visto che lastagione ha celebrato numero-si protagonisti, la qualificatagiuria di giornalisti non ha po-tuto fare a meno che assegnarenumerosi ex equo. Tre, infatti, ipremi riservati agli

“Emergenti”. Andranno adAlex Meret, talento udinese,portiere titolare della naziona-le giovanile under 17, a Virgi-nia Elena Carta, provetta golfi-sta, del Golf Club Udine, cheha da poco conquistato il bron-zo alle Olimpiadi in Giappone,e alla Scimmia Nuda, il gruppoche durante l’ultimo anno ha

saputo appassionare giovani enon al mondo della musicajazz, attraverso i loro spettacolie jam sassion aperte al pubbli-co. Come tradizione, alla“Notte delle stelle” non poteva-no mancare i Premi Moret allacarriera. Sono stati assegnatiad Ariedo Braida per lo sport ealla Scuola Danza Ceron per lo

spettacolo. Ariedo Braida si èaggiudicato il premio in virtùdel passato da calciatore e piùrecentemente da dirigentesportivo del Milan, la ScuolaDanza Ceron di Udine, per i 50anni di attività di insegnamen-to dell’arte coreutica sul territo-rio. A Beppe Marotta va il pre-mio Speciale per lo Sport, per i

tre scudetti consecutivi vinticon la Juve, e ad Andro Merkùquello per gli spettacoli per ilsuo successo in qualità di imi-tatore e giornalista radio-televi-sivo.

Ma non è tutto. È stato con-ferito il “Moret per l’Industria”ai fratelli Fantoni, della presti-giosa ditta omonima, per l’im-portante ruolo nell’industriafriulana, mentre a Gigi Nardiniè stato assegnato il premio“Friuli Genuino”, per la simpa-tia in qualità di imitatore delpersonaggio Pavarotti e perl’apprezzata produzione dimiele. Concludiamo ricordan-do che ci sono ancora alcuniposti disponibili per partecipa-re alla cena di Gala di premia-zione che avrà inizio alle 20 esarà presentata da Monica Ber-tarelli e che avrà come ospiti lamodella greca Christina Stefa-nidi con il compagno il centro-campista dell’Udinese e dellaNazionale greca Panagiotis Ko-ne. Per ulteriori informazioni eprenotazioni, telefonare allo0432 545096.

◗ TOLMEZZO

Si terranno oggi e domani, nellasala conferenze della Comunitàmontana della Carnia le manife-stazioni conclusive di Leggimon-tagna, il premio indettodall’Asca, Associazione delle se-zioni montane del Cai.

Il programma della “due gior-ni”, che sabato 6 settembre haavuto l’ouverture di un omaggioa Walter Bonatti (con la proiezio-ne, in prima regionale di “W co-me Walter”), s’inizierà alle 10.30di oggi con la premiazione e laproiezione degli audiovisivi rea-lizzati dalle scuole; seguirà, alle17.30, un incontro con RobertoMantovani, autore del libro Lascoperta dell’alta quota, e conLuca Calzolari, direttore della ri-vista del CAI Montagne 360 .̊ Inserata alle 21, la premiazione deifilm, con proiezione di estrattidei vincitori.

Domani, sabato, alle 10, con-fronto di idee sul tema L’univer-sità per la montagna, con la par-tecipazione di Alberto De Tonirettore dell’Università di Udinee di altri docenti di materie lega-te alle terre alte: Elena D’Orlan-do, Laura Rizzi, Donata Levi, Mi-chele Morgante, Antonio Massa-rutto, Mauro Pascolini, AndreaTabarroni, Andrea Zannini, Ma-nuela Croatto. Alle 12 verrà poiconsegnato un riconoscimentoai volontari del Soccorso alpinodelle aree contermini di Slove-nia, Austria e Friuli Venezia Giu-lia. Nel pomeriggio, alle 15, sa-ranno proclamati i vincitori delpremio letterario per le sezioniNarrativa, Saggistica e Inediti.La cerimonia si concluderà alle17.30, con un concerto del coro“Monte Canin” di Resia. Nellaprospettiva di una presenza me-no episodica sul territorio, Leggi-montagna avrà poi altri due ap-puntamenti, sempre alla Comu-nità montana. Sabato 27 settem-bre alle 10 ci sarà un incontro in-ternazionale su Fonti energeti-che rinnovabili e sviluppo soste-nibile: quadro normativo e poli-tiche pubbliche in prospettivacomparata ed europea, cui pren-deranno parte studiosi di varieparti d’Italia, dell’Austria e dellaSlovenia; mentre sabato 18 otto-bre, alle 15.30 si parlerà di Dolo-miti, paesaggio e vivibilita? atti-va in un patrimonio Unesco,con esperti provenienti dall’uni-versità del Friuli e da altri atenei.

Luciano Santin©RIPRODUZIONERISERVATA

LEGGIMONTAGNA

Il festival chiudeconCalzolarieDeTonie i premi letterari

Stefano Lorenzetto, giornalista escrittore che da tempo raccontal’Italia e il Nord-Est con le suepreoccupazioni e le sue speranze,è di nuovo in libreria questa voltacon “L’Italia che vorrei”, edito daMarsilio, 176 pagine 14 euro. Nelsottotitolo “Il manifesto civiledell’uomo che fa libri” è benchiarito l’intento dell’autore, chefirma il saggio insieme con FabioFranceschi, protagonista,appunto, del libro. Si tratta,infatti, della storia

dell’imprenditore che riesce astampare un libro in meno di 24ore. «La sua analisi impietosa deimali nazionali», come sottolineaLorenzetto nel retro di copertina,è al centro della riflessione.«Accompagnata dalla ricetta percurarli», precisa Lorenzetto. «Conuna sola medicina: il buonsenso»,sottolinea ancora fornendoci unachiave di lettura e unincoraggiamento come italiani inun tempo difficile di una crisi chepare insuperabile.

Lorenzetto racconta “L’Italia che vorrei”

Moretd’Aur aScuffetDeMarchi eTucker filmTra i premiati, anche gli “emergenti” Meret, Carta e il gruppo La Scimmia NudaE tante altre stelle illumineranno la cena di gala il 6 ottobre Là di Moret

I Moret d’Aur,da sinistra,Simone Scuffete AlessandroDe Marchi;sotto, ThomasBertacchie SabrinaBaracetti,animedella Tucherfilm,che sarannopremiatiil 6 ottobreLà di Moret

Stefano Lorenzetto

dialogo con franceschi l’uomo dei libri

VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2014 MESSAGGERO VENETO Cultura e Spettacoli 51

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Mferiai fgioporfriuè s“Frtiaperl’apmiedoposre azionsarà

Stefano Lorenzetto, giornalista escrittore che da tempo raccontal’Italia e il Nord-Est con le suepreoccupazioni e le sue speranze,è di nuovo in libreria questa voltacon “L’Italia che vorrei”, edito daMarsilio, 176 pagine 14 euro. Nelsottotitolo “Il manifesto civiledell’uomo che fa libri” è benchiarito l’intento dell’autore, chefirma il saggio insieme con FabioFranceschi, protagonista,appunto, del libro. Si tratta,infatti, della storia

dell’imprenditore che riesce astampare un libro in meno di 24ore. «La sua analisi impietosa deimali nazionali», come sottolineaLorenzetto nel retro di copertina,è al centro della riflessione.«Accompagnata dalla ricetta percurarli», precisa Lorenzetto. «Conuna sola medicina: il buonsenso»,sottolinea ancora fornendoci unachiave di lettura e unincoraggiamento come italiani inun tempo difficile di una crisi chepare insuperabile.

Lorenzetto racconta “L’Italia che vorrei”

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Quotidiano di Barimercoledì 8 ottobre 20148 Cultura&Spettacoli

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{ Libri } “L’Italia che vorrei” della Marsilio

A mezzo millennio da Gu-tenberg, il tipografo Fabio Franceschi, sollecitato dalle domande di Stefano Lorenzet-to, scrive con lui, per Marsilio, “L’Italia che vorrei. Il manife-sto civile dell’uomo che fa i li-bri”. Lo stampatore, nel volu-me di 180 pagine, non si limi-ta a raccontare delle proprie capacità tecniche e imprendi-toriali (in 13 anni ha aumen-tato di quasi 200 volte il fattu-rato) ma, attraverso una serie di giudizi sugli italiani nostri contemporanei, prospetta del-le soluzioni ai mali del Belpae-

se. Franceschi, con la sua Gra-fica Veneta spa, a Trebasele-ghe (Padova), è capace di con-fezionare e stampare un libro in meno di 24 ore. Pubblica 40 titoli al giorno, per un totale di 200 milioni di copie l’anno, con una tipografia di 100.000 metri quadrati. Lo stabilimento fun-ziona con l’energia solare ed eolica, con pale ubicate anche a Deliceto e a Casalnuovo Mon-terotaro (l’imprenditore vene-to è convinto che la “politica dovrebbe capire che in Sicilia, in Puglia, in Basilicata le nuo-ve aziende energetiche sono

l’unico ‘business’, quello che sta tenendo in piedi l’economia del Sud”). Il Padovano è parti-colarmente illuminato a giudi-care da queste sue parole: “Io non conosco altre vie che que-ste - produttività, profitto, fles-

sibilità, efficienza - per crea-re attraverso salari, stipendi, oneri fiscali e contributivi le ri-sorse pubbliche destinate a fi-nalità sociali o di utilità collet-tiva”. Ma non tutto fila liscio, se si pensa agli ostacoli frapposti dagli stessi veneti. “La trage-dia del Veneto è l’ignorantaggi-ne intrinseca di molti impren-ditori. Tutto ciò che si svilup-pa, acquista importanza, crea bellezza, ai loro occhi diven-ta ostacolo, gelosia, pericolo”. Assolve i greci (“vedo nei greci una forza, una letizia, una vo-glia di riscatto”) e condanna i politici italiani (le “frasi robo-anti di Nichi Vendola”). A livel-lo nazionale, invece, condanna l’”inerzia e il ladrocinio”. Il suo idolo è Corrado Passera: “’Ires subito al 20 per cento’, ha chie-

sto Passera. Il che significa ab-battere drasticamente i costi per fare impresa nel nostro Pa-ese”. A proposito della corru-zione l’intervistato esclama: “Come sarebbe a dire che il falso in bilancio non è più rea-to? Che vergogna quando il go-verno Berlusconi lo depenaliz-zò! Io ti sbatto dentro per die-ci anni se trucchi la contabili-tà aziendale, altro che storie”. E’ agghiacciante leggere che, nel Sud, “61 su 100 dei ragaz-zi sotto i 25 anni non troveran-no mai lavoro”. Per gli immi-grati propone che questi dia-no i soldi da loro risparmiati non ai “mercanti di carne uma-na” ma “allo Stato italiano dal quale riceveranno la prima ac-coglienza”. Divertente è il con-trasto che Franceschi descrive

tra l’”intellighenzia nostrana” (“i mattoni di Umberto Eco”) e “noi industriali”. Passera al governo, direbbe lo stampato-re, e Giovanni Toti, “nuovo ‘le-ader’ del centrodestra al posto di Berlusconi”. E Renzi? “Se la famiglia Agnelli, che regna in-contrastata sull’Italia dal 1899, nel momento più difficile del-la sua storia è andata a pren-dersi Marchionne, com’è pos-sibile che la Repubblica pensi di mettersi in salvo affidando-si al ‘baby’ sindaco di Firenze, un trottolino amoroso che ma-schera la sua inadeguatezza con l’iperattivismo e le smorfie alla mister Bean? Siamo spe-cialisti mondiali nel prendere sempre la decisione sbagliata al momento giusto”.

Gaetano D’Elia

Il manifesto civile di un grande stampatore

{ Storia } Langue nel porto di Taranto, un incrociatore lanciamissili che fu nave ammiraglia della M.M.

Da otto anni quella che fu nave ammiraglia della nostra Marina Militare non si muove più dal porto di Taranto. L’in-crociatore lanciamissili Vit-torio Veneto è in disarmo dal 2006. Le ragioni della manca-ta demolizione stanno nel con-trapporsi di due ben distin-ti progetti. Inizialmente si era pensato di trasformare entro il 2010 il Vittorio Veneto in un Museo Militare Galleggiante.

I costi proibitivi dell’opera-zione indussero il Parlamento a considerare un’altra idea : affondare l’incrociatore insie-me ad altre 18 navi in acque appena profonde per creare aree di ripopolamento ittico e motivo di attrazione per i turi-sti subacquei.

Ma come mandare a fondo una nave così piena di amian-to? In precedenza persino Ba-gnolifutura, un colosso della bonifica, aveva declinato l’of-ferta di ripulire la nave in vi-sta della svolta museale. Sic-ché la nave languisce, coper-ta di ruggine. Formalmente è ancora iscritta al quadro na-viglio della M.M., ma in quale domani può sperare? La rotta-

mazione è l’unica prospettiva concreta, peraltro affatto vici-na. Si è visto cosa è successo

per il relitto della Costa Con-cordia. E’ dovuto passare un anno di litigi fra portuali no-

strani prima che a spuntar-la fossero i turchi. Chissà per il Vittorio Veneto. Immaginia-

mo interrogazioni parlamen-tari, polemiche roventi sui me-dia, maestranze italiane che sgomitano per accaparrar-si l’affare fino a che non ar-riva lo straniero di turno che mette d’accordo i litiganti di casa nostra (“meglio allo sco-nosciuto che al mio diretto ri-vale”).

Che tristezza. Invece di un progetto nobile, prima l’alter-nativa di un autoaffondamen-to senza gloria, infine la me-stizia della fiamma ossidri-ca in un qualunque cimite-ro navale. Destino amaro di un nome. Forse che la celebre

nave da battaglia che portò lo stesso nome nei giorni del-la guerra conobbe la grandeur

dell’essere colata a picco dai colpi del nemico? Costretta a consegnarsi ai britannici e a guerra finita restituita quasi in elemosina alla nostra Ma-rina, dovette patire l’oltrag-gio del taglio dei calibri da 381 (vedi foto) prima della definiti-va rottamazione.

Ma, almeno, finché fece sventolare la bandiera da combattimento meritò il ri-spetto di tutti.

Il suo erede, l’omonimo in-crociatore lanciamissili, verrà ricordato soprattutto all’este-ro dagli eterni denigratori dell’Italia come la nave che

nel 1997, nel corso dell’opera-zione Alba, si incagliò nei fon-dali di Valona.

{ Ambiente } Non è infrequente nelle nostre campagne imbattersi nella vipera, rettile la cui pericolosità va ridimensionata

Mai demonizzare l’aspide

Relativamente pericolosa, la vipera viene facilmente demoniz-zata. Di norma, fugge l’uomo, a meno che non si attaccata o non si creda tale. In questo caso può mordere anche ‘a secco’, cioè sen-za inoculare veleno che invece ri-serva, non potendo sprecarlo stan-te la sua laboriosa riproduzione, alle specie di cui si nutre (topi, pic-coli uccelli e lucertole). Ciò spie-ga come in Italia nei circa 250 casi all’anno di morsicatura da vipera solo uno in media sia mortale ; a ri-schio sono solo i bambini, i cardio-patici e chi soffre di qualche malat-tia debilitante. Con un po’ di fred-dezza, anche in assenza di soccor-so, si può uscire brillantemente dai problemi causati da questo rettile. Esemplare il caso di quell’agricol-tore che domenica scorsa uscen-do dalla sua casa nelle campagne di Grottaglie è stato morsicato ad una mano da un esemplare di vipe-

ra aspis. Mantenendo tutto il suo sangue freddo, l’uomo ha afferra-to l’animale e dopo averlo ficcato in una busta l’ha portato con sé al pronto soccorso di Taranto (può essere importante per i sanitari individuare la specie responsabi-le del morso perché ciò consente di individuare il giusto antidoto). Per fortuna della vittima quell’ospe-dale disponeva del siero antivipe-ra. E la vipera? Al momento è nel-le mani delle guardie zoofile che la

stanno tenendo in ‘osservazione’ nella prospettiva di liberarla a bre-ve. E qui l’uomo della strada s’in-digna : Come, si rimette in liber-tà una minaccia mortale per bam-bini e anziani?... Ebbene sì, lo esi-gono l’equilibrio delle specie e la salvaguardia della biodiversità. Tra l’altro l’antropizzazione in au-mento minaccia di estinzione an-che questo rettile, cosa che inve-ce non accade con altre e più te-mibili creature come i ratti e i ran- dagi in branco. Se proprio dobbia-

mo preoccuparci di serpenti nelle nostre campagne, allora conside-riamo un’ipotesi ai limiti della leg-genda metropolitana : Grossi ret-tili estranei al nostro ambiente e ben più fatali di un aspide libera-ti nei boschi e nelle zone umide da incauti amanti dell’esotico... In ef-fetti esistono persone che eleggo-no pitoni e anaconde ad animali da compagnia. Quando queste bestie diventano troppo grandi per terra-ri, gabbie e teche, i loro irrespon-sabili ‘padroni’ le reimmettono in natura senza andare troppo per il

sottile se esse sono da giungla o da deserto. A proposito di leggen-de metropolitane ce n’è un’altra a riguardo delle vipere e che si dif-fuse nei primi anni settanta : Am-bientalisti estremi, intenzionati a salvare la vipera dall’estinzione, di notte e con l’uso di un elicottero, avrebbero fatto scendere centina-ia di aspidi nei boschi dentro ovu-li paracadutati che al contatto col terreno si aprivano... La leggenda precedente ci pare meno inverosi-mile. Dopotutto di pazzi in giro ce n’è una morra. Nel confronto, la vi-pera aspis ne esce vincente.

Italo Interesse

Italo Interesse

Vittorio Veneto, mancato museo galleggiante

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nima testata tedesca edita da Hu-bert Burda Media.

In edicola dal 1° settembre, 96pagine, Slowly Veggie! (lentamentevegetariano la traduzione italiana,che riprende la filosofia di slowfood) è un prodotto raffinato, subella carta, che fornisce informa-zioni sui prodotti bio e naturali, in-terviste a chef italiani sul tema delvegetarismo, e soprattutto tante ri-

cette, suddi-vise tra vege-tariane e ve-gane, rac-contate inmodo sem-plice e detta-gliato congrandi foto-grafie a cor-redo. “L’ideaè quella dir i v o l g e r c icon un pro-

dotto di qualità al pubblico dei ve-getariani, soprattutto donne, maanche a chi vuole provare ad avvi-cinarsi a questo mondo”, spiegaRaffaella Naggi, coordinatrice edi-toriale delle Edizioni Raffi che giàeditano in Italia il famoso mensileBurda Style e i suoi cugini, il trime-strale Burda Maglia, il bimestraleBurda Vivere la Casa, oltre al sitoInternet Burdafashion.com.

Tirata in 80mila copie e distri-buita da Pieroni a 4,90 euro, diret-tore Andrea Naggi che per la partegrafica si appoggia al service Luna-sia Edizioni, Slowly Veggie! con ilsuo pubblico colto e alto spenden-te punta a essere un magazine in-teressante anche per gli investitoripubblicitari di cui si occupa inesclusiva Publimaster.

Nei prossimi mesi sarà on line ilsito Slowlyveggie.it, mentre è giàattiva e con 4mila like raccolti inun paio di settimane la pagina Fa-cebook ufficiale.

Il supertipografo Franceschi“Sapevo chi era ma è stato prima

Vittorio Feltri a spingere perché mioccupassi di personaggi del Veneto(dove Il Giornale va forte) e poi Ce-sare De Michelis a farmi incontrareFabio Franceschi”. Stefano Loren-zetto, firma del Giornale e scrittoredi successo, spiega come è nato‘L’Italia che vorrei - Il manifesto ci-vile dell’uomo che fa i libri’ (Marsi-lio), summa del Franceschi pensieroche, senza tanti complimenti o giridi parole, analizza e commenta unPaese (il nostro) “che non funziona”

per via “dell’inerzia e del latrocinio”.Un Paese dove, per dirla come la di-ce lui, “non funziona un cazzo”.

La biografia di Franceschi è mi-tica e come tutti i miti ha un che diincredibile: cresciuto in una fami-glia poverissima del Nordest, rie-sce, mattone dopo mattone, a met-ter su un gigante della stampa,quella Grafica Veneta che oggi è lapiù importante azienda produttri-ce di libri in Italia e la prima inEuropa per redditività. Il suo par-co clienti conta, tra i tantissimi,Mondadori e Rizzoli, De Agostini eAdelphi. In tutto 200 case editrici,fra cui anche le francesi Hachette eFlammarion, la News Corp diMurdoch, Time Warner e RandomHouse. E tra i suoi atout ha anchequello di stampare i libri allegati aiquotidiani, garantendo la stampa,la rilegatura e la consegna in 24ore, altrimenti non paghi nemme-no un centesimo.

La crisi? Franceschi non sa nem-meno cosa sia, almeno dal suo

punto di vista industriale. Franceschi è uomo di pensiero

veloce, esplicito, e poco badaall’ipocrisia politica. Dice quel chepensa e fa quel che dice. Anche so-lo a spizzicare qua e là le pagine diquesto tambureggiante j’accuseche non lascia prigionieri (se laprende, tanto per dire, con Renzi econ Berlusconi, con chi ha volutodepenalizzare il falso in bilancio econ gli evasori fiscali, con i buro-crati e i dipendenti pubblici), si ri-mane senza fiato. La sua è una vo-ce potente, fredda alle lusinghe emolto attenta a ciò che gli capitaattorno. Noto anche al grande pub-blico per essere stato ospite di ‘Bal-larò’ e ‘Porta a porta’, Franceschi è,tra le tante cose, anche azionistadel Fatto Quotidiano (che, guardacaso, è l’unico successo editorialedegli ultimi anni). Ha fatto parte diConfindustria e ne dice tutto il ma-le possibile.

PRIMA/SETTEMBRE 2014 - 27

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Fabio Franceschi (a sinistra) con Ste-fano Lorenzetto.

Il primo numero diSlowly Veggie!

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