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Martedì12

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7:30

  

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8:00/ 

8:45

  

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9:00

  

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9:30

  

 

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“Maestro 

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della fragilità”  

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Migatti 

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 10

:30 

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Sistem

azione

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Lavori di grupp

o Lavori di grupp

12:30 

Pranzo 

Pranzo 

Pranzo 

Pranzo 

Pranzo 

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15:30 

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Pomeriggio 

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Pomeriggio 

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17.30 

Lancio 

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18.30 

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S. M

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Cena

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20:45 

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(Draghi) 

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bambini 

 

Passeggiata 

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del paese 

FESTA 

(tutti) 

22:00 

Compieta 

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Compieta 

Compieta 

Compieta 

Compieta 

Compieta 

22:30 

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DOMENICA 10 AGOSTO Festa di San Lorenzo Diacono e Martire Liturgia della Parola XIX domenica del TO 

 Dal primo libro dei Re (1 Re 19,9a.11‐13a) In quei giorni, Elia, essendo giunto al monte di Dio,  l’Oreb, entrò  in una caverna per passarvi  la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».  Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel  terremoto. Dopo  il  terremoto, un  fuoco, ma  il Signore non era nel  fuoco. Dopo  il fuoco,  il sussurro di una brezza  leggera. Come  l’udì, Elia si coprì  il volto con  il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.  

Dal Salmo 84:  Mostraci, Signore, la tua misericordia.  

1  Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli. Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra. 

  3 Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.   

         

2  Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo. 

     

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 9, 1‐5) Fratelli, dico  la  verità  in Cristo, non mento,  e  la mia  coscienza me ne dà  testimonianza nello  Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.  Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo  la  carne. Essi  sono  Israeliti e hanno  l’adozione  a  figli,  la  gloria,  le  alleanze,  la  legislazione,  il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.   

Alleluia, alleluia Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola. Alleluia, alleluia  

 Dal vangelo secondo Matteo (Mt 14, 22‐33) Dopo  che  la  folla ebbe mangiato,  subito Gesù  costrinse  i discepoli a  salire  sulla barca e a precederlo sull’altra  riva,  finché non  avesse  congedato  la  folla. Congedata  la  folla,  salì  sul monte,  in disparte,  a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed  era  agitata  dalle  onde:  il  vento  infatti  era  contrario.  Sul  finire  della  notte  egli  andò  verso  di  loro camminando  sul mare. Vedendolo  camminare  sul mare,  i discepoli  furono  sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, 

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vedendo  che  il  vento  era  forte,  s’impaurì  e,  cominciando  ad  affondare,  gridò:  «Signore,  salvami!».  E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».  Appena  saliti  sulla  barca,  il  vento  cessò.  Quelli  che  erano  sulla  barca  si  prostrarono  davanti  a  lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».   

LUNEDI 11 AGOSTO Festa di Santa Chiara di Assisi 

“ I luoghi della casa” La porta Luogo di accoglienza 

 PREGHIERA DEL MATTINO 

Canto iniziale  

P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN  

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv. 10,1‐8) 1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.  3Il guardiano gli apre e  le pecore ascoltano  la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da  lui, perché non conoscono  la voce degli estranei".  6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.  

T: riflessione  

P: Benedizione della giornata:  La pace di Cristo regni nei nostri cuori  e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere,  possiamo compierla nel nome del Signore.      TUTTI: AMEN  

Canto finale  e consegna segno  

LECTIO Maestro dove abiti? La fragilità. 

 Dal Vangelo secondo Marco (Mc.1, 16‐20) 16Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. 18E subito,  lasciate  le  reti,  lo  seguirono.  19  Andando  un  poco  oltre,  vide  sulla  barca  anche  Giacomo  di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.   Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14, 22‐32) 22Subito dopo ordinò ai discepoli di  salire  sulla barca e di precederlo  sull’altra  sponda, mentre egli 

avrebbe congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se 

ne stava ancora solo lassù. 24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle 

onde, a causa del vento contrario. 25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul 

mare. 26I  discepoli,  a  vederlo  camminare  sul mare,  furono  turbati  e  dissero:  “È  un  fantasma”  e  si 

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misero a gridare dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò  loro: “Coraggio, sono  io, non abbiate paura”. 

28 

Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. 29Ed egli disse: “Vieni! ”. 

Pietro,  scendendo  dalla  barca,  si mise  a  camminare  sulle  acque  e  andò  verso Gesù. 30 Ma  per  la 

violenza  del  vento,  s’impaurì  e,  cominciando  ad  affondare,  gridò:  “Signore,  salvami!  ”. 31  E  subito 

Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato? ”. 32Appena saliti 

sulla barca,  il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu 

sei veramente il Figlio di Dio! ”.                         

DALLA SANTITÀ DESIDERATA ALLA POVERTÀ OFFERTA‐ 1^parte Sergio Stevan1  

Nella Novo Millennio  Ineunte, Giovanni  Paolo  II  ha  esortato  la Chiesa,  in  tutte  le  sue  componenti,  a "prendere il largo" nel cammino di santificazione. Resta vero il fatto che il cammino di ognuno è unico e irripetibile,  e  che  le  vie  della  santificazione  personale  sono  diverse.  Tuttavia  a  ognuno  è  chiesto  di affrontare queste vie nella verità di un cammino graduale, che conosce  le sue  tappe e  le accetta con pace:  tappe  che  aiutano  ad  aprirsi  a  una  disponibilità  sempre  più  profonda  attraverso  l'opera  dello Spirito in noi. Ci lasciamo condurre, nella nostra riflessione, anzitutto dal cammino di vita di Pietro, così come emerge dalle pagine della Scrittura; e poi da un testo di padre Michel Rondet s.j., apparso diversi anni fa su una rivista  francese.2    Il senso del nostro  itinerario è così sintetizzato dall'autore: «Se si volesse descrivere 

                                                            1 (1957), sacerdote dell'arcidiocesi di Milano, è parroco e formatore.  2 Michel Rondet, De la sainteté désirée à la pauvreté offerte, in Christus, n. 137, Janvier 1988. 

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con una formula  il percorso globale della crescita spirituale, si potrebbe dire che essa va sempre dalla santità desiderata alla povertà offerta».3   Cominciando dalla Galilea. Il desiderio di essere santi L'inizio  del  nostro  cammino  nasce  dall'invito  che  troviamo  nella  Scrittura:  «Siate  santi  perché  io  il Signore, Dio vostro, sono santo»4; «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»5. La vocazione alla santità, dono che ognuno di noi ha ricevuto, è  la meta di ogni credente: appartenere radicalmente, in una sempre più intima conformazione, al Signore. Ci  sembra  improrogabile  la  richiesta di Giovanni Paolo  II: «È ora di  riproporre a  tutti con convinzione questa "misura alta" della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione»6. Chi parte nutre, in genere, l'entusiasmo di sentirsi pronto a qualunque sacrificio, disposto ad affrontare qualunque  impresa. Ed è giusto  che  sia  così. È  l'ora dell'innamoramento, del desiderio  infuocato  che spinge ad affrontare il cammino, anche senza avere certezze sul come il Signore voglia condurvi. «Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono»7.  Ci aiuta in questo senso l'esperienza di Pietro che, pieno di fiducia nella Parola, non ha esitato neppure un minuto a prendere il largo e a buttare le reti per la pesca, nonostante la fatica di aver lavorato tutta la notte e la frustrazione di non aver pescato nulla. Pietro  incontra  la parola di Gesù, ne  sperimenta  tutta  la potenza  avvolto dal  suo  fulgore.  In  forza di questa esperienza, il pescatore di Galilea è pronto a lasciare tutto per seguire Gesù e assomigliare un po' a  lui. E né affetti, né  lavoro, né prospettive  lo  trattengono da questo  slancio generoso:  lo Spirito del Signore è capace di farci superare delle tappe che noi mai avremmo pensato di poter superare. «Se  la  nostra  fede  non  ha  trasportato  le montagne,  ci  ha  fatto  però  vivere  delle  scelte  generose. Qualcosa della novità evangelica  si è manifestata  in noi. Una primavera di grazia e  libertà ci ha  fatto credere  che  potremo  procedere  senza  tener  conto  della  fatica  e  della  polvere  dei  cammini, dell'incertezza di vie sconosciute, di orizzonti avvolti nella nebbia»8.  Agli  inizi della chiamata troviamo tutto  l'entusiasmo di chi ha bene  in mente dove arrivare e cosa fare, anche perché  il Signore  indica  la sua meta a chi vuole sinceramente seguirlo.  In questa "stagione della vita", si ha  l'impressione che  la chiarezza nell'ideale da perseguire sia  la garanzia della riuscita  in cui  la buona volontà e la grazia di Dio saranno gli strumenti infallibili della realizzazione dell'ideale. Se Dio mi vuole così (e io so bene come Dio mi vuole!), Egli saprà anche rendermi tale. .. e io, che so con certezza a quale  ideale  sono  chiamato  a  tendere,  non mi  potrò  sbagliare. Non  che  tutto  il  cammino  che  si  ha davanti  sia perfettamente  chiaro  in ogni  suo passo, naturalmente. È  chiara  la mèta. È nitido  l'ideale, limpido il valore in gioco: quello di diventare discepoli dell'unico vero Maestro. Sarebbe come vedere da lontano  una  cima  da  scalare,   ma  sconosciuto  il  sentiero  che  si  dovrà  percorrere.  Tuttavia  non  c'è incertezza  che  trattenga  chi  è  spinto  dal  desiderio  della  sequela:  sia  come  sia,  il  percorso  sarà coraggiosamente compiuto e la vetta felicemente raggiunta. Prendiamo l'esempio del giovane Francesco d'Assisi: da poco incamminatosi sulla via del Vangelo, gli capita di leggere il passo in cui Gesù invia i suoi discepoli  a  predicare,  spogli  di  ogni  sicurezza materiale,  nutriti  solo  di  povertà  radicale.  Affascinato, conquistato da questa prospettiva, che sente risuonare nel profondo di sé, può esclamare «con l'anima inebriata d'ineffabile letizia: "Questo io desidero, questo è ciò che io bramo di fare con tutto il cuore!"»9.  Infatti, senza pensare ad altro che alla meta, senza altro considerare che  i passi del Maestro, «si toglie 

                                                            3 Michel Rondet, op. cit. 4 Levitico 19, 2b. 5 Vangelo secondo Matteo, 5, 48.  6 Novo Millennio Ineunte, n. 31. 7 Vangelo secondo Luca, 5, 11.  8 Michel Rondet, op. cit. 9 Bonaventura (1263), Vita di san Francesco. Legenda Maior, III, 1, Paoline Editoriale Libri, Milano, 2006. 

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immediatamente i calzari dai piedi, lascia il bastone, getta con disprezzo la borsa e il denaro e, contento d'una  sola  tunica, butta via anche  la  cintura, prendendo per  cingolo una  fune»10. Francesco desidera essere  tutto di Cristo.  La paura e  la prospettata durezza del  cammino non  trovano posto  in  lui dove mettere le radici.   Salire a Gerusalemme. La scoperta della realtà La vicenda di Pietro prosegue e passa attraverso quel  sano  realismo che  lo denuda di ogni  idealismo senza  radici  e  di  ogni  illusione  di  perfezione:  egli  arriva  a  constatare  che,  in  lui,  ci  sono  fragilità  e debolezze insospettate. E magari difficilmente superabili. «Dopo averlo preso,  lo  condussero via e  lo  fecero entrare nella  casa del  sommo  sacerdote. Pietro  lo seguiva  da  lontano.  Siccome  avevano  acceso  un  fuoco  in mezzo  al  cortile  e  si  erano  seduti  attorno, anche Pietro si sedette  in mezzo a  loro. Vedutolo seduto presso  la fiamma, una serva fissandolo disse: ''Anche questi era con lui". Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!". Poco dopo un altro lo vide e disse:  ''Anche  tu  sei di  loro!". Ma Pietro  rispose:  "No, non  lo  sono!". Passata  circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo". Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E  in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora  il Signore, voltato  si, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi  rinnegherai  tre  volte".  E,  uscito,  pianse  amaramente»11.    Pietro  non  si  ritrova  più  nel  sogno  e nell'entusiasmo degli inizi. Le sue tre risposte sono una graduale resa alla propria dolorosa sconfitta e alla consapevolezza della crisi profonda che attraversa la sua identità. «Non lo conosco!»: non è questi il Gesù che ha scelto di seguire, non lo avrebbe seguito se avesse saputo che a questo sarebbe arrivato. «Non lo sono!»: se Gesù non è colui che ha scelto di seguire, Pietro non è più se stesso, e la sua identità non  è  piùormai  quella  di  prima.  Anche  l'ideale  che  ha  coltivato  in  precedenza,  di  essere  simile  al Maestro, non  lascia  traccia  in  lui. Pietro non è più  l'uomo di prima, né  il suo  ideale corrisponde più a quello  di  prima.  «Non  so  quello  che  dici»,  perché,  non  sapendo  più  chi  sia,  egli  non  può  in  verità mettersi  in  relazione con gli altri. Pietro  si  ritrova a non essere quell'uomo  che pensava di essere.  In effetti non lo sarà mai. In fondo l'ambiguità è in ogni uomo ed è vero che «noi facciamo il male che non vorremmo e non facciamo il bene che vorremmo»12.  La  tentazione  a  questo  punto  subentra  insidiosa:  tornare  indietro.  Pensare,  con  una  certa  amarezza  scoraggiamento, che si è andati in cerca di cose superiori alle proprie forze.  «Abbiamo sognato, ci siamo sbagliati, dobbiamo riconoscerlo umilmente, non guardare più le vette che non  sono  alla  nostra  portata  ed  accontentarci  di  gestire  al meglio  le  nostre  debolezze  e  le  nostre fragilità, ormai ben conosciute!»13.  Eravamo  convinti di  camminare per  salire  le alte vette della  santità e ci accorgiamo di essere ancora fermi,  di  non  essere  ancora  partiti.  «Spesso  Dio  avrà  permesso  che  il  peccato  ci  apra  gli  occhi: un'infedeltà più  forte, un ripiegamento egoista sono venuti a rompere  l'immagine troppo positiva che noi ci eravamo costruiti di noi stessi»14.  Il nostro castello interiore, sontuosamente costruito sul nostro ideale di sequela, segretamente convinto di  impeccabilità, crolla e va  in rovina sotto  i colpi devastanti dell'ormai evidente debolezza. E non si tratta dell'esperienza di un momento soltanto. Pietro aveva già dovuto  fare  i  conti  con  la  sua  reale  distanza  dall'ideale  evangelico  quando,  nei  pressi  di  Cesarea  di Filippo,  aveva dovuto  sentirsi  rivolgere da Gesù quella  tremenda  ingiunzione:  «Lungi da me,  Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»15.   Si può, dunque essere  in cammino per  le 

                                                            10 Bonaventura, op. cit. 11 Vangelo secondo Luca, 22, 54‐62. 12 Cfr. Lettera ai Romani Rm 7, 19. 127 Cfr. Salmo 130. 13 Michel Rondet, op. cit. 14 Michel Rondet, op. cit. 15 Vangelo secondo Marco, 8, 33 

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vie del Regno e nel cuore appartenere ancora al mondo. Forse che generosità ed entusiasmo non siano sufficienti a «rinascere dall'alto?»16.  L'aver ricevuto  lo spirito del Risorto non metterà Pietro al riparo da ricadute dolorose a causa dei suoi limiti: anche dopo la Passione di Gesù e la sua glorificazione rimane timoroso e in soggezione davanti a una parte della Chiesa di Gerusalemme,  lasciandosene  condizionare  fino al punto da  scordare  la vita dell'autentico Vangelo17.  Non è forse il solito Pietro? Sempre di nuovo costretto a fare i conti con la sua umanità claudicante e non pienamente trasfigurata dallo Spirito.  Proposta di un itinerario spirituale Dio ci aspetta nell'oggi C'è  una  forte  tentazione  nella  vita  di  ognuno:  quella  di  rifuggire  dalla  quotidianità  per  attendere l'eccezionale. «Attendiamo  l'eccezionale per convertirci e talvolta ce  la prendiamo con Dio per  il  fatto che non ce ne offre nella nostra vita, persuasi che altrove o domani saremo diversi. È oggi che Dio ci aspetta,  che  Egli  si  presenta  alle  nostre  esistenze,  con  una  presenza  umile  e  discreta  che  dobbiamo imparare a riconoscere»18.  Se abbiamo il coraggio di rileggere la nostra vita ci accorgiamo che Dio lo abbiamo incontrato o ritrovato proprio là dove non ce lo aspettavamo affatto. È stato così anche per i Santi che «hanno riconosciuto le loro debolezze e fragilità ma più ancora Dio presente sul loro cammino e questo quotidiano che pareva loro banale ha assunto una dimensione nuova»19.  Di Antonio, il padre dei Padri del deserto, gli antichi dicevano che «aveva gli occhi degli angeli, attraverso cui si vede Dio e si coglie la sua luce», (145) ma è proprio nella quotidianità più ordinaria  che  il Signore  chiede di essere  cercato. «Va',  rimani nella  tua cella, e la tua cella ti insegnerà ogni cosa», diceva un altro padre del deserto20.   • Rileggiamo  la nostra  vita:  sicuramente nel  cammino della nostra  comunità  abbiamo  vissuto momenti di grande entusiasmo, in cui ci siamo sentiti chiamati a dire il nostro sì con entusiasmo nella certezza di  riuscire a “fare grandi cose”.   A  tuo parere quando  la nostra comunità si è sentita così? Quando hai respirato questo clima?  Incontrare il Dio assente La nostra preghiera conosce prima o poi la notte, l'impotenza. «Dio non lo si incontra veramente se non attraverso  la sua assenza»21. Anche Gesù ha  fatto, nella sua vita  terrena, questa esperienza e noi che vogliamo essere suoi discepoli, cioè coloro che ripercorrono le sue tracce, non possiamo certo evitarla. Su  un  graffito  ritrovato  sul muro  di  una  cantina  di  Colonia,  dove  erano  rimasti  nascosti  alcuni  ebrei durante  l'ultima guerra mondiale, si  leggeva: «Credo nel Sole, anche quando non splende, credo nell' Amore, anche quando non lo sento, credo in Dio, anche quando tace». Anche nella notte ci è chiesto di camminare: aggrappandoci alla Croce di Gesù, che diventa  la nostra forza, fonte di luce e consolazione nella notte. Dobbiamo  augurarci  continuamente  ciò  che  l'inno  ambrosiano,  il  Christe  cunctorum,  ci  fa  cantare: «Siano  i  giorni  lieti  e  calme  le  notti».  È  un  invito  ad  avere  una  fiducia  grande  nel  Signore  perché custodisca i nostri cuori nella sua pace, preservandoci dal male, dalla paura, dalla tentazione. «Talvolta  il cuore dell'uccellino è assalito dalla tempesta: gli sembra di non credere che esista altro se non le nubi che lo avvolgono. È quello il momento della gioia perfetta per il povero debole esserino. Che 

                                                            16 Vangelo secondo Giovanni, 3, 7.  17 Cfr. Lettera ai Galati, 2, 11‐14. 18 Michel Rondet, op. cit.  19 Michel Rondet, op. cit. 20 Vita e detti dei padri del deserto, op. cit., p. 325. 21 Michel Rondet, op. cit. 

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felicità per  lui  restare  là ugualmente,  fissare  la  luce  invisibile  che  si nasconde alla  sua  fede!!!..  .»22.  I giorni e le notti del nostro spirito devono essere vissuti con la certezza del salmista: «Tuo è il giorno, Tua è la notte»23.  È Lui il Signore di ogni istante e di ogni avvenimento della nostra vita. Siamo forse capaci di gestire molte cose, di avere in mano molte situazioni, ma nella preghiera tutto questo è impossibile. Nella preghiera occorre solo riconoscere che tutto viene da Dio. «Se vogliamo essere fedeli alla chiamata evangelica a perseverare nella preghiera, a fare delle nostre esistenze una supplica incessante, una lode ed un'azione di grazie continue, scopriamo presto che dobbiamo rimetterci totalmente allo Spirito che, solo, può pregare in noi la preghiera di Gesù ben al di là di ciò che noi possiamo dire o fare» Accade così che  lo Spirito del Signore ci fa sperimentare  la verità di queste parole: «I periodi di aridità non sono infruttuosi, perché in quei momenti la preghiera tende a essere meno egoista, più incentrata in Dio.  Stiamo  imparando,  come  diceva  Teresa  d'Avila,  a  cercare  il Dio  della  consolazione,  e  non  le consolazioni di Dio. [...]  L'aridità purifica  la nostra  fede e  il nostro  amore,  anzi  scopriamo, perseverando nella preghiera,  che l'aridità  è  la  condizione migliore  per  consentire  al  Signore  di  trasformarci,  di modellarci  secondo  il modello di Gesù»24. Non conta più ciò che sento, conta anzitutto ciò che credo. Conta prima di tutto Colui a cui mi affido. Il Signore c'è; la mia fede è il luogo dell'incontro con Lui. La mia fede, non il mio sentire: la mia donazione a Lui, scelta e riscelta, non la mia sensibilità immediata. Chiederò con umiltà e determinazione che  la mia sensibilità sia gradualmente modellata dalla  fede, e non viceversa: abitare nel buio attendendo la luce e scrutandone le tracce che mi tengano desto.   • Rileggiamo  la  nostra  vita:  nel  cammino  della  nostra  comunità  riusciamo  ad  individuare momenti di  fragilità,  in cui ci siamo  sentiti aridi e abbiamo  sperimentato  l’assenza di Dio, abbiamo abitato nel buio dell’incertezza e del dubbio?   A  tuo parere quando  la nostra comunità si è sentita così? Quando hai respirato e respiri questo clima?  Deserto  Ora vorrei dirti una cosa molto  importante sul modo di rendere visibile  la presenza di Dio nella nostra vita. Peccato che l'ho scoperto troppo tardi!Io ho fatto come colui che cerca il tesoro percorrendo mari e monti per  trovarlo. Poi  stanco  ritorna a  casa e  scopre  con  sorpresa che  il  tesoro era proprio  In  casa. Ecco: Dio è  in casa. Nella mia casa, nella tua casa, nella casa di Madre Teresa di Calcutta, nella casa di Luther King, nella casa dell'Abbé Schultz, nella casa di Follereau. Essendo un Dio nascosto nessuno  lo vede, però tutti  lo cercano perché  in tutti c'è un gran desiderio di vederlo. È troppo interessante la faccenda!  Ma mentre io mi metto a pensare e tu a studiare sul modo migliore di scoprire Dio, di vedere Dio, Madre Teresa esce sulla strada e vede un moribondo che muore senza aiuto. Non ragiona su Dio, non fa piani quinquennali o teorie sull'uomo. Solleva il moribondo, si fa aiutare per portarlo a casa, gli dà un bicchiere d'acqua, lo pettina, gli asciuga il sudore della morte e pensa tra sé con dolcezza: "Voglio che muoia sentendo vicino una mano amica". Il programma  non  è  per  nulla  ambizioso,  nessuna  rivoluzione  nel  suo  gesto ma  solo  un  fatto  vero  di amore.  Fratelli, davanti  a Madre  Teresa  il mondo  si  arrestò per un momento:  vide Dio passare  sulla strada di Calcutta. Dio si rivela là dove c'è chi rispetta la vita, vuole la Luce, cerca di amare. Tutte le volte che tu dilati la vita, fai la verità, ami, Dio scaturisce dalla tua azione. È come se tu creassi il tuo Dio. 

                                                            22 Teresa di Lisieux, Opere complete, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1997, p.227. 23 Salmo 74, 16. 24 Carlo Maria Martini, Notti e giorni del cuore, In Dialogo, Milano, 2002, p. 26. 

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È per questo che dicevo che Dio è dentro  le cose, dentro gli avvenimenti, dentro  il tuo gesto d'amore. Facendo le cose come le farebbe Gesù, come le farebbe Dio, tu liberi Dio dai veli dell'invisibile e lo rendi visibile sul cammino degli uomini. La fede è un fatto non una serie di chiacchiere.  La speranza è un gesto di luce, non un pio sentimento. La carità è un avvenimento, non una preghierina devota. 

C. Carretto, Il deserto nella città                          

 SANTA MESSA 

 Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 1,2‐5.24‐28) Il  cinque del mese — era  l'anno quinto della deportazione del  re  Ioiachin —  la parola del Signore  fu rivolta al sacerdote Ezechièle figlio di Buzi, nel paese dei Caldèi, lungo  il canale Chebar. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.  Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di  fuoco, che splendeva tutto  intorno, e  in mezzo si scorgeva come un balenare di elèttro incandescente.  Al  centro  apparve  la  figura di quattro esseri  animati  che  avevano  sembianza umana. Quando essi si muovevano,  io udivo  il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come  il tuono dell'Onnipotente, come  il  fragore della tempesta, come  il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano,  ripiegavano  le  ali.  Ci  fu  un  rumore  al  di  sopra  del  firmamento  che  era  sulle  loro  teste.  Sopra  il  firmamento che era sulle  loro teste apparve come una pietra di zaffìro  in  forma di trono e su 

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questa  specie  di  trono,  in  alto,  una  figura  dalle  sembianze  umane. Da  ciò  che  sembrava  essere  dai fianchi  in su, mi apparve splendido come  l'elèttro e da ciò che sembrava dai fianchi  in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore  il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra.      Salmo 148: I cieli e la terra cantano la gloria del Signore.  1  Lodate il Signore dai cieli,  

lodatelo nell'alto dei cieli.  Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,  lodatelo, voi tutte, sue schiere.  

2 I re della terra e i popoli tutti,  i governanti e i giudici della terra,  i giovani e le fanciulle,  i vecchi insieme ai bambini  lodino il nome del Signore. 

       

3  Solo il suo nome è sublime,  la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli.  Egli ha sollevato la potenza del suo popolo.  

4 E  canto  di  lode  per  tutti  i  suoi  fedeli, per  i  figli  di  Israele,  popolo  che  egli  ama.        

  Alleluia, alleluia. Dio ci ha scelti come primizia per la salvezza, chiamandoci a condividere la passione e la gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Alleluia, alleluia.  

 Dal vangelo secondo Matteo (Mt 17, 21‐26) In quel tempo, mentre si trovavano  insieme  in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.  Venuti a Cafàrnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?».  Rispose: «Sì».  Mentre entrava  in casa, Gesù  lo prevenne dicendo: «Che cosa  ti pare, Simone?  I  re di questa  terra  da  chi  riscuotono  le  tasse  e  i  tributi?  Dai  propri  figli  o  dagli  altri?».  Rispose:  «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo  pesce  che  viene  prendilo,  aprigli  la  bocca  e  vi  troverai  una  moneta  d'argento.  Prendila  e consegnala a loro per me e per te».   

MARTEDI 12 AGOSTO “ I luoghi della casa” La cucina Luogo del ringraziamento 

 PREGHIERA DEL MATTINO 

 

Canto iniziale   

P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN  

Dal vangelo secondo Matteo (Mt. 26,26‐29) 26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo". 27Poi prese il calice e, dopo aver reso 

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grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. 29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".  

T: riflessione  

P: Benedizione della giornata:  La pace di Cristo regni nei nostri cuori  e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere,  possiamo compierla nel nome del Signore.          TUTTI: AMEN  

Canto finale e consegna del segno    

CONDIVISIONE COMUNITARIA                              

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 SANTA MESSA 

 

Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 2,8 ‐3,4) Così dice il Signore: «Tu, figlio dell'uomo, ascolta ciò che ti dico e non esser ribelle come questa genìa di ribelli; apri la bocca e mangia ciò che io ti do'».  Io guardai ed ecco, una mano  tesa verso di me  teneva un  rotolo. Lo  spiegò davanti a me; era  scritto all'interno e all'esterno e vi erano scritti lamenti, pianti e guai.  Mi disse: «Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi và e parla alla casa d'Israele».  Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: «Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e  riempi  le viscere con questo  rotolo che  ti porgo».  Io  lo mangiai e  fu per  la mia bocca dolce come il miele.  Poi egli mi disse: «Figlio dell'uomo, va', rècati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole».  

dal Salmo 118: Le tue parole, Signore, mi colmano di gioia.  

1  Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia  più che in ogni altro bene.  Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,  miei consiglieri i tuoi precetti. 

3   Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,  sono essi la gioia del mio cuore.  Apro anelante la bocca,  perché desidero i tuoi comandamenti.    

   

2  La legge della tua bocca mi è preziosa  più di mille pezzi d'oro e d'argento.  Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:  più del miele per la mia bocca.  

 

 

Alleluia, alleluia. Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, dice il Signore, non entrerà in esso. Alleluia, alleluia.  

 Dal vangelo secondo Matteo (Mt 18,1‐5.10.12‐14) In quel momento  i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è  il più grande nel regno dei cieli?».  Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete  e  non  diventerete  come  i  bambini,  non  entrerete  nel  regno  dei  cieli.  Perciò  chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.   Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che  i  loro angeli nel cielo vedono sempre  l  faccia  del  Padre mio  che  è  nei  cieli.   Che  ve  ne  pare?  Se  un  uomo  ha  cento  pecore  e  ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla,  in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per  le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli». 

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MERCOLEDI 13 AGOSTO “ I luoghi della casa” La sala Luogo della pazienza 

 PREGHIERA DEL MATTINO 

 

Canto iniziale  

P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN  

Dal vangelo secondo Luca (Lc. 10,38‐40) 38Mentre erano  in  cammino, entrò  in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. 39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; 40Marta invece era tutta presa dai molti servizi.  

T: riflessione  

P: Benedizione della giornata:  La pace di Cristo regni nei nostri cuori  e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere,  possiamo compierla nel nome del Signore.            TUTTI: AMEN  

Canto finale e consegna del segno  

SANTA MESSA  Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 9, 1‐7; 10, 18‐22) Una  voce potente  gridò  ai miei orecchi:  «Avvicinatevi,  voi  che dovete punire  la  città, ognuno  con  lo strumento di  sterminio  in mano».  Ecco  sei uomini giungere dalla direzione della porta  superiore che guarda a settentrione, ciascuno con  lo strumento di sterminio  in mano.  In mezzo a  loro c'era un altro uomo, vestito di lino, con una borsa da scriba al fianco. Appena giunti, si fermarono accanto all'altare di bronzo.  La gloria del Dio di Israele, dal cherubino sul quale si posava si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l'uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba.  Il Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un "tau" sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono».  Agli altri disse, in modo che io sentissi: «Seguìtelo attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il " tau" in fronte; cominciate dal mio santuario!».  Incominciarono dagli  anziani  che erano davanti  al  tempio. Disse  loro: «Profanate pure  il santuario, riempite di cadaveri i cortili. Uscite!». Quelli uscirono e fecero strage nella città.  La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini.   I cherubini spiegarono  le ali e si sollevarono da terra sotto  i miei occhi; anche  le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.  Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebar e riconobbi che erano cherubini. Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani  d'uomo  sotto  le  ali.  Il  loro  sembiante  era  il medesimo  che  avevo  visto  lungo  il  canale Chebar. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé.  

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dal Salmo 112: Lode a te, Signore, per la tua gloria immensa.  

1  Lodate, servi del Signore,  lodate il nome del Signore.  Sia benedetto il nome del Signore,  ora e sempre.  

3  Chi è pari al Signore nostro Dio  che siede nell'alto  e si china a guardare  nei cieli e sulla terra?  

   

2  Dal sorgere del sole al suo tramonto  sia lodato il nome del Signore.  Su tutti i popoli eccelso è il Signore,  più alta dei cieli è la sua gloria.  

   

 

Alleluia, alleluia. Dio  ha  riconciliato  a  sé  il  mondo  in  Cristo,  affidando  a  noi  la  parola  della  riconciliazione.  Alleluia, alleluia.  

 Dal vangelo secondo Matteo (Mt 18, 15‐20) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.  Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche  l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.  In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra  la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa,  il Padre mio che è nei cieli ve  la concederà. Perché dove sono due o  tre riuniti nel mio nome,  io sono  in mezzo a  loro».   GIOVEDI 14 AGOSTO MEMORIA DI SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE LITURGIA DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA 

“ I luoghi della casa”  La camera da letto   Luogo dell’affetto 

 PREGHIERA DEL MATTINO 

 

Canto iniziale   

P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo  TUTTI: AMEN  

Dal vangelo secondo Matteo (Mt. 6,5‐6) 5Quando pregate, non siate simili agli  ipocriti che amano pregare stando ritti  nelle  sinagoghe  e  negli  angoli  delle  piazze,  per  essere  visti  dagli uomini.  In  verità  vi  dico:  hanno  già  ricevuto  la  loro  ricompensa.  6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.  

T: riflessione    

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P: Benedizione della giornata:  La pace di Cristo regni nei nostri cuori  e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere,  possiamo compierla nel nome del Signore.            TUTTI: AMEN  Canto finale  e consegna del segno   

LECTIO Maestro dove abiti? La forza della fragilità. 

 Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21, 15‐19) 15Quand’ebbero mangiato,  Gesù  disse  a  Simon  Pietro:  “Simone  di  Giovanni, mi  vuoi  bene  tu  più  di 

costoro? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. 16Gli 

disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse:  “Pasci  le mie pecorelle”. 

17Gli disse per  la  terza  volta:  “Simone di Giovanni, mi  vuoi 

bene? ”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene? , e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci  le mie pecorelle. 

18  In verità,  in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi  la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. 

19Questo gli disse per 

indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.   Dalla seconda lettera di s.Paolo apostolo ai Corinzi  (2Cor.4, 5‐18) Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. 

6E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere 

la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.  7Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. 

8Siamo  infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non 

disperati; 9perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 

10portando sempre e dovunque nel 

nostro  corpo  la morte di Gesù, perché anche  la vita di Gesù  si manifesti nel nostro  corpo. 11 Sempre 

infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. 

12 Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.  13Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche 

noi crediamo e perciò parliamo, 14convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche 

noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. 15Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più 

abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l’inno di lode alla gloria di Dio. 16Per questo non 

ci  scoraggiamo, ma  se  anche  il nostro uomo esteriore  si  va disfacendo, quello  interiore  si  rinnova di giorno in giorno. 

17Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità 

smisurata  ed  eterna  di  gloria, 18perché  noi  non  fissiamo  lo  sguardo  sulle  cose  visibili, ma  su  quelle 

invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne.   

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DALLA SANTITÀ DESIDERATA ALLA POVERTÀ OFFERTA‐ 2^parte Sergio Stevan25  

Ritornare in Galilea. La seconda chiamata Eppure Gesù Risorto si era trovato davanti un Pietro completamente rinnovato. «Talvolta  ci  sembra  che Dio  ci attenda nelle nostre  sofferenze e nei nostri  fallimenti.  In  realtà molto spesso sono questi i soli mezzi che gli lasciamo per proporsi a noi, le sole fessure nella muraglia costruita intorno al nostro essere, l'unica possibilità che gli diamo, dopo il crollo dei nostri progetti e programmi, di condurci a ritrovare noi stessi di fronte al desiderio di essere pienamente e di vivere intensamente».26  La misericordia di Dio attendeva Pietro nella casa del sommo sacerdote dove ‐ dopo un pianto amaro ‐ il pescatore  sa accogliere con umiltà  la  rivelazione della  sua  infedeltà;  la  tenerezza di Dio gli apre degli orizzonti più grandi e più belli del suo iniziale entusiasmo e dei suoi stessi sogni. «Quand'ebbero mangiato,  Gesù  disse  a  Simon  Pietro:  "Simone  di  Giovanni, mi  vuoi  bene  tu  più  di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu  lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci  i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu  lo sai che ti voglio bene". Gli  disse:  "Pasci  le mie  pecorelle". Gli  disse  per  la  terza  volta:  "Simone  di Giovanni, mi  vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene".  Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando  eri  più  giovane  ti  cingevi  la  veste  da  solo,  e  andavi  dove  volevi; ma  quando  sarai  vecchio tenderai  le tue mani, e un altro ti cingerà  la veste e ti porterà dove tu non vuoi". Questo gli disse per indicare  con  quale  morte  egli  avrebbe  glorificato  Dio.  E  detto  questo  aggiunse:  "Seguimi"»27. Nell'espressione di Pietro: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene», è nascosta tutta  la grande scoperta  della  sua  vita  interiore:  non  sarà  mai  il  perfetto  discepolo,  che  forse  aveva  sognato  di diventare, ma potrà per grazia di Dio diventare quel povero che non ha da offrire a Dio che le sue mani vuote. Come Teresa di Lisieux: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere»28.  A questo punto si tocca nella nostra vita che veramente «nulla è impossibile a Dio»29.  Quando Pietro accetta la sua povertà e riscopre un nuovo volto di Dio, avviene nella sua vita una sorta di seconda chiamata: non per nulla Gesù lo chiama con il nome di un tempo (Simone, non Pietro). Come a dire: oggi si ricomincia, si torna in Galilea, a quella prima pesca straordinaria, al termine della quale mi sei venuto dietro; si torna al nome che avevi allora, e che io stesso poi ti avrei cambiato. Ora che ti sei conosciuto per quel che sei, e non per quel che vorresti essere, puoi davvero cominciare a seguirmi. «Seconda chiamata: chiamata a scoprire la tenerezza e la gratuità dell' amore di Dio per quei peccatori che siamo noi. Chiamata ad accogliere  la potenza dello Spirito che  trionfa nella nostra debolezza, che non è soltanto quella del credente esiliato in un mondo ostile, ma anche quella del peccatore che scopre in se stesso fragilità e consenso dinanzi alla tentazione»30.  Ed ora che Pietro non può dire più nulla e non si azzarda, alla luce della sua povera storia, a promettere qualcosa  al  Signore,  questi  lo  riconferma  nella  sua missione  e  gli  rivolge  ancora  una  volta  l'invito: «Seguimi».Pietro, con umiltà, riparte dalla consapevolezza che la santità non consiste nello sforzo teso a essere quel discepolo che aveva sognato di diventare fin dagli  inizi, bensì nel  lasciarsi condurre, ormai, da un Altro. «È nella scoperta e nell'umile accettazione del suo essere peccatore che troverà la forza di diventare per i suoi fratelli la "pietra" su cui la loro fede potrà appoggiarsi»31.  La tensione a misurare da sé  la propria giustizia o  il  livello del proprio peccato conduce  l'anima a raggomitolarsi su se stessa. La 

                                                            25 (1957), sacerdote dell'arcidiocesi di Milano, è parroco e formatore.  26 Benoit Garceau, La via del desiderio, Cittadella Editrice, Assisi (PGJ, 2000, pp. 31‐32.  27 Vangelo secondo Giovanni, 21, 15‐19. 28 Teresa di Lisieux, Opere complete, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1997, p.943. 29 Vangelo secondo Luca, 1,37. 30 Michel Rondet, op. cit. 31 Miche! Rondet, op. cit. 

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grazia spinge  invece ad accettare con serenità e  libertà  la propria condizione di  limite e di  innegabile distanza dall'ideale un tempo coltivato: il povero, che si offre a Dio nella lucida e serena consapevolezza della propria povertà, manifesta il dinamismo dello Spirito del Risorto. Così dice Teresa del Bambino Gesù a questo proposito: «All'inizio della mia vita spirituale, verso l'età dai tredici ai quattordici anni, mi chiedevo ciò che più tardi avrei avuto da acquistare perché credevo che mi fosse  impossibile capire meglio  la perfezione; ho riconosciuto ben presto che, più si va avanti su quel cammino, più ci crediamo lontani dalla meta, così ora mi rassegno a vedermi sempre imperfetta, e trovo in ciò la mia gioia»32.  E, tra i padri del deserto, il grande Matoes era solito dire: «Quanto più l'uomo si avvicina a Dio, tanto più si vede peccatore... Quand' ero giovane, dicevo  fra me:  "Forse  faccio qualcosa di buono. Ma ora  che sono invecchiato, vedo che non ho in me nessuna opera buona"»33.  Anche Francesco d'Assisi è condotto dallo Spirito del Signore per le vie durissime dell'accettazione della sua povertà: «Anch'io per lungo tempo non ho capito. Mi son dibattuto nel buio come un povero uccello nella pania. Ma il Signore ha avuto pietà di me e mi ha rivelato che la più alta attività dell'uomo e la sua maturità consistono anziché nella ricerca di un ideale, per quanto nobile e santo, nell'accettare con gioia la  realtà,  tutta  la  realtà.  L'uomo  che  vagheggia  il  suo  ideale,  rimane  chiuso  in  se  stesso.  Egli  non comunica  veramente  con  gli  altri,  né  prende  conoscenza  dell'universo.  Gli  mancano  il  silenzio,  la profondità e la pace. La profondità dell'uomo non è altro che la sua disposizione ad accogliere il mondo. [...] Penso che è difficile accettare la realtà. In verità, nessuno l'accetta in blocco. Noi aspiriamo sempre ad aggiungere, in qualche modo, una spanna alla nostra statura. È questo il fine di quasi tutte le nostre azioni. Anche quando si crede di operare per il Regno di Dio, non cerchiamo che di farci più grandi, fino al giorno in cui, sconfitti, non ci rimane che questa sola smisurata realtà: Dio esiste. Allora scopriamo che Lui solo è Onnipotente, che Lui solo è santo, che Lui solo è buono. L'uomo che accetta questa realtà e se ne compiace, trova in cuor suo la serenità. Dio esiste, ed è tutto»34.  La  tua  cella,  la  tua  vita  più  ordinaria,  feriale,  nelle  sue  ripetitività  e  consuetudini  più  radicate,  nelle relazioni più  scontate, nelle azioni e nei compiti più normali. La  tua cella:  il  tuo cuore,  la  tua  identità profonda così come è, non come vorresti che fosse, non come ti intestardisci a sognarlo o a pretenderlo. Così come è, come gradualmente, con meraviglia e con amarezza, lo scopri di giorno in giorno.  Proposta di un itinerario spirituale La Comunità ha il nostro volto  Partiti con  il desiderio di amare e servire  la Chiesa quale corpo di Cristo risorto attraverso  l’esperienza della comunità, abbiamo sperimentato un’ «inestricabile mescolanza di santità e peccato»35.  La gioia di cercare Dio ha lasciato il posto all'amarezza della constatazione della sua distanza dallo splendore delle nostre attese a suo riguardo. Accettare il mistero che Dio parla attraverso le nostre debolezze.  Lasciare che lo Spirito conformi il nostro cuore insicuro a quello di Dio, volontà d'amore che non ci rinnega mai. «Dio non partecipa i nostri timori, né la nostra fierezza, né la nostra impazienza. Egli sa aspettare come Dio  solo  sa  aspettare.  Come  sa  farIo  soltanto  un  padre  infinitamente  buono.  Egli  è  longanime  e misericordioso. Nutre  sempre  qualche  speranza,  fino  alla  fine.  Poco  gli  importa  che mucchi  di  rifiuti invadano il suo campo e che non sia bello a vedersi, se poi, alla fine gli sarà dato di raccogliere, più grano che  zizzania...  Dio  sa  di  poter  trasformare  col  tempo  della  sua  misericordia,  il  cuore  stesso  degli uomini»36.   

                                                            32 Teresa di Lisieux, op. cit., p. 194. 33 Vita e detti dei padri del deserto, Città Nuova, Roma, 1999, p. 332. 34 ] Éloi Leclerc, La sapienza di un povero, Biblioteca Francescana, Milano, 2000, pp. 144‐145. 35 Michel Rondet, op. cit.  36 Éloi Leclerc, op. cit., p. 63. 

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• La nostra comunità, come abbiamo visto, ha vissuto svariate e differenti esperienze di fragilità: è    riuscita  a  viverle  come  risorsa  per  la  propria  crescita  nella  fede?  Se  in  passato  sono  diventate un’opportunità per  rispondere meglio alla  chiamata di Dio,  come possiamo affrontare  le debolezze dell’oggi? • Crediamo  che  quanto  stiamo  sperimentando  in  termini  di  incertezza  del  cammino  sia “provvidenziale”? “Se la strada non c’è, bisogna aprirla”: in quale direzione? Con quali strumenti?  Riflessione personale e lavoro di gruppo                                    

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CONCLUSIONE INSIEME  

Un fragile vaso  

Mi hai fatto senza fine questa è la tua volontà.  

Questo fragile vaso continuamente tu vuoti continuamente lo riempi di una vita sempre nuova.  

Questo piccolo flauto di canna hai portato per valli e colline: attraverso di esso hai soffiato melodie eternamente nuove.  

Quando mi sfiorano le tue mani immortali questo piccolo cuore si perde in una gioia senza confini e canta melodie ineffabili.  

Su queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età, e tu continui a versare,  e ancora c'è spazio da riempire. 

Rabindranath Tagore  

MESSA VESPERTINA DELLA VIGILIA  Dal primo libro delle Cronache (1 Cr 15, 3‐4. 15‐16; 16, 1‐2) In quei giorni, Davide convocò  tutto  Israele a Gerusalemme, per  far salire  l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i levìti.  I  figli dei  levìti sollevarono  l’arca di Dio sulle  loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei levìti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché,  levando  la  loro voce, facessero udire  i suoni di gioia.  Introdussero dunque  l’arca di Dio e  la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa;  offrirono  olocausti  e  sacrifici  di  comunione  davanti  a  Dio.    Quando  ebbe  finito  di  offrire  gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.  

dal Salmo 131: Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.   

1  Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata, l’abbiamo trovata nei campi di Iàar. Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi. 

3  Sì, il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza: “Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l’ho voluto”  

   

2  I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia ed esultino i tuoi fedeli. Per amore di Davide, tuo servo, non respingere il volto del tuo consacrato. 

   

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 Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1 Cor 15, 54‐57) Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!  

Alleluia, alleluia. Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. Alleluia, alleluia.  

 Dal vangelo secondo Luca (Lc 11,27‐28) In quel  tempo, mentre Gesù parlava alle  folle, una donna dalla  folla alzò  la voce e gli disse: «Beato  il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».  Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».  

VENERDI 15 AGOSTO ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA 

“ I luoghi della casa” Il bagno Luogo della pazienza 

 PREGHIERA DEL MATTINO 

 

Canto iniziale   

P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN  

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv. 9,1‐11) 1Passando  vide  un  uomo  cieco  dalla  nascita  2e  i  suoi  discepoli  lo interrogarono:  "Rabbì,  chi  ha  peccato,  lui  o  i  suoi  genitori,  perché  egli nascesse cieco?".  3Rispose Gesù: "né  lui ha peccato né  i  suoi genitori, ma è così perché  si manifestassero  in  lui  le opere di Dio.  4Dobbiamo compiere  le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. 5Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". 6Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò  il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: "Va' a  lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché  era  un mendicante,  dicevano:  "Non  è  egli  quello  che  stava  seduto  a  chiedere  l'elemosina?". 9Alcuni dicevano: "È  lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono  io!".  10Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?". 11Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del  fango, mi ha  spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a  Sìloe e  lavati!  Io  sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista".  

T: riflessione  

P: Benedizione della giornata:  La pace di Cristo regni nei nostri cuori  e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere,  possiamo compierla nel nome del Signore.            TUTTI: AMEN  

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Canto finale e consegna del segno   

CONDIVISIONE COMUNITARIA                                        

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Preghiera insieme  Facci vivere l’avventura, Signore. Vorremmo che la nostra vita fosse una strada sempre nuova, che non ci fossero parole ripetute, che non ci fossero soste, che non ci fossero momenti bui. Fa’ che gli altri siano per noi Una continua scoperta. Fa’ che sappiamo rompere il silenzio, la diffidenza, la noia, la consuetudine. Fa’ che sappiamo trovare negli altri parole vere.   

Dacci il coraggio di essere liberi, il coraggio di provare, di sbagliare, di riprovare ancora. Il coraggio di andare portando con noi i nostri entusiasmi e le nostre fragilità. Il coraggio di prenderci cura degli altri con amore.  

Facci vivere quest’avventura,  Signore. Fa’ che possiamo portarti in mezzo alla gente per arrivare un giorno a portarti  insieme alla gente. Facci vivere quest’avventura di sincerità, di semplicità, di amore.  Guidaci su strade nuove,  Signore. 

 

SABATO 16 AGOSTO LITURGIA DELLA XX DOMENICA DEL TO 

“ I luoghi della casa” La finestra Luogo della speranza 

 PREGHIERA DEL MATTINO 

 

Canto iniziale  

P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN  

dagli Atti degli apostoli (Atti 2,1‐4) 1Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.  

T: riflessione  

P: Benedizione della giornata:  La pace di Cristo regni nei nostri cuori  e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere,  possiamo compierla nel nome del Signore.            TUTTI: AMEN  Canto finale e consegna del segno  

SANTA MESSA VESPERTINA DELLA XX DOMENICA DEL TO  

Dal libro del profeta Isaia (Is 56, 1.6‐7) Così dice il Signore: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia 

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alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».  

Dal Salmo 66: Popoli tutti, lodate il Signore.  

1  Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti.  

3 Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.  

   

2  Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine,governi le nazioni sulla terra. 

   

 Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 11, 13‐15.29‐32) Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di  suscitare  la  gelosia di quelli del mio  sangue  e di  salvarne  alcuni.  Se  infatti  il  loro  essere rifiutati è stata una  riconciliazione del mondo, che cosa sarà  la  loro  riammissione se non una vita dai morti? Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!  Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio  e  ora  avete  ottenuto  misericordia  a  motivo  della  loro  disobbedienza,  così  anch’essi  ora  sono diventati  disobbedienti  a  motivo  della  misericordia  da  voi  ricevuta,  perché  anch’essi  ottengano misericordia.   Dio  infatti ha  rinchiuso  tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso  tutti!   

Alleluia, alleluia. Gesù  predicava  la  buona  novella  del  Regno  e  curava  ogni  sorta  di  infermità  nel  popolo. Alleluia, alleluia.  

 Dal vangelo secondo Matteo (Mt 15, 21‐28) In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non  le  rivolse neppure una parola.   Allora  i  suoi discepoli gli  si avvicinarono e  lo  implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato  se  non  alle  pecore  perdute  della  casa  d’Israele».   Ma  quella  si  avvicinò  e  si  prostrò dinanzi  a  lui,  dicendo:  «Signore,  aiutami».  Ed  egli  rispose:  «Non  è  bene  prendere  il  pane  dei  figli  e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse  la donna –, eppure  i cagnolini mangiano  le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».  Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.  

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CANTI  1. Vieni e seguimi Lascia che il mondo vada per la sua strada.  Lascia che l’uomo ritorni alla sua casa.  Lascia che la gente accumuli la sua fortuna;  ma tu, tu vieni e seguimi, tu vieni e seguimi. Lascia che la barca in mare spieghi la vela.  Lascia che trovi affetto chi segue il cuore. Lascia che dall’albero cadano i frutti maturi;  ma tu, tu vieni e seguimi, tu vieni e seguimi.  E sarai luce per gli uomini e sarai sale della terra e nel mondo deserto aprirai una strada nuova. (2v.)   E per questa strada va,  va e non voltarti indietro, va e non voltarti indietro 

  2. È bello lodarti  È bello cantare il tuo amore, è bello lodare il tuo nome. È bello cantare il tuo amore, è bello lodarti Signore, è bello cantare a te. (2v)  Tu che sei l’Amore infinito, che neppure il cielo può contenere,  ti sei fatto uomo, tu sei venuto qui ad abitare in mezzo a noi, allora...          Rit.  Tu, che conti tutte le stelle e le chiami una ad una per nome, da mille sentieri ci hai radunati qui, ci hai chiamati figli tuoi, allora...             Rit. 

     3. CANTIAMO TE  Cantiamo Te Signore della vita  il nome  tuo è grande sulla terra tutto parla di Te e canta la tua gloria,  grande Tu sei e compi meraviglie Tu sei Dio.   Cantiamo Te, Signore Gesù Cristo,  Figlio di Dio, venuto sulla terra fatto uomo per noi nel grembo di Maria.  Dolce Gesù, risorto dalla morte sei con noi.  Cantiamo Te, amore senza fine,  Tu che sei Dio, lo Spirito del Padre vivi dentro di noi e guida i nostri passi,  accendi in noi il fuoco dell'eterna carità. 

  4. COLUI CHE COSTRUISCE  Colui che costruisce la sua casa sulla roccia  non dovrà temere il vento che verrà; io sarò suo scudo, sua fortezza e sua speranza,  ed avrà in dono una grande eredità; lo prenderò nel mio Regno accanto a me:  io sarò un amico e lui non morirà. Colui che costruisce la sua casa sulla roccia  non dovrà temere il vento che verrà; luisarà mio scudo, mia fortezza e mia speranza,  ed avrò in dono una grande eredità; Mi prenderà nel suo Regno accanto a sé:  lui sarà un amico ed io non morirò.  lui sarà lo scudo, la fortezza e la speranza,  ed avremo in dono una grande eredità; ci prenderà nel suo Regno accanto a sé,  lui sarà un amico e non ci lascerà... per l'eternità. 

 

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 5. DIO APRIRA’ UNA VIA  Dio aprirà una via, dove sembra non ci sia, come opera non so, ma una nuova via vedrò,  Dio mi guiderà, mi terrà vicino a sé,  per ogni giorno, amore e forza, Lui mi donerà, una via aprirà (2V)  Traccerà una strada nel deserto, fiumi d’acqua viva io vedrò, se tutto passerà, la sua parola resterà,  una cosa nuova Lui farà. 

  6. CHI CI SEPARERA’  Chi ci separerà dal suo amore,  la tribolazione, forse la spada ?  Né morte o vita ci separerà  dall'amore in Cristo Signore.     Chi ci separerà dalla sua pace  la persecuzione, forse il dolore ?  Nessun potere ci separerà  da Colui che è morto per noi.     Chi ci separerà dalla sua gioia  chi potrà strapparci il suo perdono ?  Nessuno al mondo ci allontanerà  dalla vita in Cristo Signore. 

     7. IL SIGNORE E’ VICINO   Il Signore è vicino (4v)  Non angustiatevi per nulla ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere suppliche e ringraziamenti.  E la pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.  Tutto quello che è vero e nobile giusto, puro amabile e onorato quello che è virtù e merita lode tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri  E il Dio della pace sarà con voi. (4v) 

  8. MAGNIFICAT  Dio ha fatto in me cose grandi, Lui che guarda l'umile servo e disperde i superbi nell'orgoglio del cuore.  Rit. L'anima mia esulta in Dio mio salvatore (2V) la sua salvezza canterò.  Lui Onnipotente e Santo, Lui abbatte i grandi dai troni e solleva dal fango il suo umile servo.        Rit.  Lui misericordia infinita, Lui che rende povero il ricco e ricolma di beni chi si affida al suo amore.   Rit.  Lui amore sempre fedele, Lui guida il suo servo Israele e ricorda il suo patto stabilito per sempre.   Rit 

 

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 9. CANZONE DELLA SPERANZA  Canto di pace di serenità di chi ha fiducia nella sua bontà Per la promessa che non morirà Crediamo in Cristo vivo Che cammina ogni momento accanto a noi E che perdona chi vive col cuore in umiltà.  Canto di gioia di felicità Di chi ha scoperto nella sua bontà Una sorgente che non morirà, sorgente di speranza nel mistero della vita vivo in Lui.  E non è più la fantasia che ci porta a sognare,  che ci porta a sperare nella vita del cielo dono per l’eternità.  Rit. 

Vieni a cantare la gioia di credere Vieni a scoprire che la resurrezione È la speranza che ci rende liberi, è la certezza di chi non muore mai 

 Canto di festa per l’umanità, per la salvezza nella sua bontà, festa di un mondo che non morirà un mondo di speranza nel mistero della vita vivo in Lui. E non è più la fantasia che ci porta a sognare,  che ci porta a sperare nella vita del cielo dono per l’eternità. Rit. 

  10. L’UNICO MAESTRO  Le mie mani, con le tue, possono fare meraviglie, possono stringere, perdonare e costruire cattedrali. Possono dare da mangiare e far fiorire una preghiera    Rit. Perché Tu, solo tu, solo tu sei il mio Maestro, e insegnami ad amare come hai fatto tu con me. Se lo vuoi, io lo grido a tutto il mondo che Tu sei, l’unico maestro sei per me.  Questi piedi , con i tuoi, possono fare strade nuove, possono correre,  riposare, sentirsi a casa in questo mondo. Possono mettere radici e passo a passo camminare. Rit.   Questi occhi, con i tuoi, potran vedere meraviglie, potranno piangere, luccicare, guardare oltre ogni frontiera. Potranno amare più di ieri se sanno insieme a te sognare.  Rit.   Tu sei il  corpo, noi le membra: noi siamo un’unica preghiera. Tu sei il Maestro, noi i testimoni della parola del Vangelo. Possiamo vivere felici, in questa Chiesa che rinasce. Rit. 

 

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  11. PADRE MIO  Padre mio, mi abbandono a Te, di me  fa quello che ti piace Grazie di ciò che fa per me, spero solamente in Te.  Purchè si compia il tuo volere in me e in tutti i miei fratelli niente desidero di più fare quello che vuoi Tu.  Rit. Dammi che ti riconosca dammi che ti possa amare sempre più, dammi che ti resti accanto, dammi d'essere l’amor  Fra le tue mani depongo la mia anima con tutto l'Amore del mio cuore, mio Dio, la dono a Te, perchè ti amo immensamente.   Si ho bisogno di donarmi a Te, senza misura  affidarmi alle tue mani, perchè se il Padre mio, perchè sei il Padre mio.                                    Rit. 

  12. LO SPIRITO DEL SIGNORE   Rit. Lo Spirito del Signore è su di me lo Spirito del Signore mi ha consacrato. Lo Spirito del Signore mi ha inviato a portare il lieto annunzio ai poveri.  A fasciare le piaghe dei cuori spezzati a proclamare la libertà degli schiavi, a promulgare l'anno di grazia del Signore e per consolare tutti gli afflitti dando loro una corona, olio di gioia, canto di lode invece di lutto e di dolore. Rit.  Essi si chiameranno querce di giustizia, la piantagione gradita al Signore, segno per tutti della sua gloria. E ricostruiranno le antiche rovine, rialzeranno gli antichi ruderi, restaureranno città desolate e devastate da più generazioni. Rit.  Ed essi saranno chiamati sacerdoti del Signore, saranno detti ministri del nostro Dio e dalle nazioni saranno serviti. Ed essi godranno le loro ricchezze, trarranno vanto dai loro beni, avranno gioia e non vergogna, grida di gioia e non di oppressione. Rit.  Poichè io sono il Signore che ama la giustizia, darò loro fedelmente il giusto salario, concluderò con loro un'alleanza e saranno famosi tra tutti i popoli, la loro stirpe tra le nazioni. Chi li vedrà ne avrà stima perchè sono benedetti da Dio. 

 13. NEL TUO SILENZIO  Nel tuo silenzio accolgo il mistero venuto a vivere dentro di me. Sei tu che vieni, o forse è più vero Che tu mi accogli in te, Gesù.    Sorgente viva che nasce nel cuore, È questo dono che abita in me. La tua presenza è un Fuoco d’amore Che avvolge l’anima mia, Gesù.  Ora il tuo Spirito in me dice: “Padre”, non sono io a parlare, sei tu. Nel infinito oceano di pace Tu vivi in me, io in te, Gesù.      

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14. LA GIOIA  Ascolta il rumore delle onde del mare ed il canto notturno di mille pensieri dell'umanità. Che riposa dopo il traffico di questo giorno E la sera si canta davanti al tramonto che il sole gli da'. Respira e da un soffio di vento raccogli  il profumo dei fiori che non hanno chiesto che un po' di umiltà. E se vuoi puoi cantare, e cantare che hai voglia di dare, e cantare che ancora nascosta può esistere la felicità:   Rit. Perché lo vuoi perché tu puoi riconquistare un sorriso e puoi cantare e puoi giocare, perché ti han detto bugie, ti han raccontato che l'hanno uccisa, che han calpestato la gioia ,perché la gioia, perché la gioia, perché la gioia é con te: E magari fosse un attimo, vivila ti prego e magari a denti stretti non farla morire anche immersa nel frastuono, tu falla sentire hai bisogno di gioia come me. La La La  Ancora, é già tardi ma rimani ancora a gustare ancor per poco quest'aria scoperta stasera.  E domani ritorna tra la gente che cerca e dispera, e saprai che nascosta nel cuore può esistere la felicità.  Rit. 

  15. BEATITUDINE  Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro, pregherò con loro, amerò con loro perchè il mondo venga a Te, o Padre conoscere il tuo amore e avere vita con te. Voi che siete luce della terra, miei amici risplendete sempre della vera luce perchè il mondo creda nell'amore che c'è in voi o Padre, consacrali per sempre e diano gloria a Te.   Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno se sarete uniti, se sarete pace se sarete puri perchè voi vedrete Dio che è Padre in Lui la vostra vita gioia piena sarà.  Voi che ora siete miei discepoli nel mondo siate testimoni di un amore immenso date prova di quella speranza che c'è in voi coraggio, vi guiderò per sempre io rimango con voi.   Spirito che animi la chiesa e la rinnovi donale fortezza fa che sia fedele come Cristo che muore e risorge perchè il regno del Padre si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in Lui si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in Lui.  

  

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 16. COME FUOCO VIVO  Rit. Come fuoco vivo si accende in noi un'immensa felicità, che mai più nessuno ci toglierà perché tu sei ritornato. Chi potrà tacere,da ora in poi, che sei tu in cammino con noi, che la morte è vinta per sempre, che ci hai ridonato la vita?  Spezzi il pane davanti a noi mentre il sole è al tramonto. Ora gli occhi ti vedono, sei Tu! Resta con noi.                           Rit.  E per sempre ti mostrerai in quel gesto d'amore: mani che ancora spezzano, pane d'eternità.                       Rit. 

  17. CHI E’ COSTEI  Chi è costei che sorge come aurora, fulgida come il sole ? L’han vista le giovani e l’han detta beata, ne hanno intessuto le lodi. Quanto bella, quanto sei graziosa,  splendida come la luna tu, perfetta, unica colomba del Signore, piena di grazia, Maria.  Av‐‐e, terra tutta santa, vergine dolce Maria ; av‐‐e madre del Signore, tu hai generato il germoglio. Verga, frutto di salvezza che doni il pane di vita ; fonte d’acqua vi‐va, olio di esultanza,  nostra immortale letizia.  Av‐‐e, madre del Signore, umile ancella di Dio ; av‐‐e, fonte del perdono, per i tuoi figli salvezza. Tu‐‐u, splendore di purezza, tu delle valli rugiada, fiume sei di pa‐ce, di misericordia, tu indulgente e pietosa.  Av‐‐e te che i cherubini  cantano e gli angeli acclamano ; av‐‐e, tu che sei la pace, gioia del genere umano, tu giardino di delizie. Ave, o legno di vita, fonte della grazia, splendore della Chiesa, a te lode e onore in eterno. 

 18. MARIA TU SEI  Maria tu sei la vita per me, sei la speranza, la gioia, l'amore, tutto sei. Maria tu sai quello che vuoi, sai con che forza d'amore in cielo mi porterai  Rit. Maria ti do, il mio cuore per sempre se vuoi, tu dammi l’amore che non passa mai, rimani con me, e andiamo nel mondo insieme, la tua presenza sarà, goccia di paradiso per l’umanità.  Maria con te, sempre vivrò, in ogni momento giocando, cantando, ti amerò. Seguendo i tuoi passi, con te io avrò, la luce che illumina i giorni e le notti, dell'anima.        Rit.   

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 19. PADRE MIO Padre mio, corro ad abbracciarti, come aquila che alza il volo corro verso Te, e la roccia del Tuo amore è sempre là, che mi aspetta, là, dove questa lunga corsa finirà, è sempre là, che mi chiama, là, dove ogni mia risposta in Te vivrà.   

Padre mio, corro ad incontrarti, dall'oriente all'occidente canto forte insieme a Te, e riconosco ad ogni istante che per me, Tu sei grande, Tu sei la fonte presso cui maturerà, il mio seme, la mia pianta,Tu, verso cui protendo i rami, Dio mio.  

Padre mio, come ringraziarti, Tu rinnovi la mia vita e certo non appassirà, questo fiore il cui profumo sale a te, che fai crescere, Tu, che moltiplichi la mia capacità, di portare ai fratelli, ciò, che il Tuo amore a piene mani ha dato a me.   

Padre mio, Dio onnipotente, Tu, Signore e l'uomo, piccola creatura in mano Tua, si ribella e cerca un Dio che non sei Tu, si fa idoli, poi, fa di essi la sua immagine perché, sente il vuoto che trafigge dentro, poi, si allontana e perde la sua identità.   

Padre mio, ecco io ritorno a Te, ho il Tuo volto che mi dice: Vieni! Entra! E' casa tua! e rivedo la mia storia senza Te: io, una nullità, Tu: il perdono che ridona dignità, che mi accoglie e mi da pace:Tu, sei tenace nell'amore, Dio mio!    

Padre mio, Tu sei il mio Signore, è il Tuo Spirito che grida e geme forte dentro me, e ripeto "o Padre mio" in umiltà, Tu sei luce, Tu, che irrompi nella notte del mio io, Tu rinnovi il mio mattino,Tu, luminoso giorno che mai finirà,Tu, luminoso giorno in cui camminerò, Tu, luminoso giorno in cui ti troverò, io, corro questo giorno in cui ti abbraccerò.  Padre Mio ! 

  20. FRUTTO DELLA NOSTRA TERRA  Frutto della nostra terra,del lavoro di ogni uomo: pane della nostra vita, cibo della quotidianità. Tu che lo prendevi un giorno, lo spezzavi per i tuoi,oggi vieni in questo pane,  cibo vero dell’umanità.  E sarò pane, e sarò vino, nella mia vita, nelle tue mani, ti accoglierò dentro di me, farò di me un’offerta viva, un sacrificio, gradito a te.   Frutto della nostra terra, del lavoro di ogni uomo:  vino delle nostre vigne sulla mensa dei fratelli tuoi.Tu che lo prendevi un giorno, lo bevevi con i tuoi,oggi vieni in questo vino e ti doni per la vita mia.  Rit.