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DOMENICA 10 AGOSTO Festa di San Lorenzo Diacono e Martire Liturgia della Parola XIX domenica del TO
Dal primo libro dei Re (1 Re 19,9a.11‐13a) In quei giorni, Elia, essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb, entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
Dal Salmo 84: Mostraci, Signore, la tua misericordia.
1 Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli. Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.
3 Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.
2 Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 9, 1‐5) Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
Alleluia, alleluia Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola. Alleluia, alleluia
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 14, 22‐33) Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma,
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vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
LUNEDI 11 AGOSTO Festa di Santa Chiara di Assisi
“ I luoghi della casa” La porta Luogo di accoglienza
PREGHIERA DEL MATTINO
Canto iniziale
P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv. 10,1‐8) 1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". 6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
T: riflessione
P: Benedizione della giornata: La pace di Cristo regni nei nostri cuori e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere, possiamo compierla nel nome del Signore. TUTTI: AMEN
Canto finale e consegna segno
LECTIO Maestro dove abiti? La fragilità.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc.1, 16‐20) 16Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. 18E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14, 22‐32) 22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli
avrebbe congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se
ne stava ancora solo lassù. 24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle
onde, a causa del vento contrario. 25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul
mare. 26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: “È un fantasma” e si
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misero a gridare dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”.
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Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. 29Ed egli disse: “Vieni! ”.
Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma per la
violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami! ”. 31 E subito
Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato? ”. 32Appena saliti
sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu
sei veramente il Figlio di Dio! ”.
DALLA SANTITÀ DESIDERATA ALLA POVERTÀ OFFERTA‐ 1^parte Sergio Stevan1
Nella Novo Millennio Ineunte, Giovanni Paolo II ha esortato la Chiesa, in tutte le sue componenti, a "prendere il largo" nel cammino di santificazione. Resta vero il fatto che il cammino di ognuno è unico e irripetibile, e che le vie della santificazione personale sono diverse. Tuttavia a ognuno è chiesto di affrontare queste vie nella verità di un cammino graduale, che conosce le sue tappe e le accetta con pace: tappe che aiutano ad aprirsi a una disponibilità sempre più profonda attraverso l'opera dello Spirito in noi. Ci lasciamo condurre, nella nostra riflessione, anzitutto dal cammino di vita di Pietro, così come emerge dalle pagine della Scrittura; e poi da un testo di padre Michel Rondet s.j., apparso diversi anni fa su una rivista francese.2 Il senso del nostro itinerario è così sintetizzato dall'autore: «Se si volesse descrivere
1 (1957), sacerdote dell'arcidiocesi di Milano, è parroco e formatore. 2 Michel Rondet, De la sainteté désirée à la pauvreté offerte, in Christus, n. 137, Janvier 1988.
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con una formula il percorso globale della crescita spirituale, si potrebbe dire che essa va sempre dalla santità desiderata alla povertà offerta».3 Cominciando dalla Galilea. Il desiderio di essere santi L'inizio del nostro cammino nasce dall'invito che troviamo nella Scrittura: «Siate santi perché io il Signore, Dio vostro, sono santo»4; «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»5. La vocazione alla santità, dono che ognuno di noi ha ricevuto, è la meta di ogni credente: appartenere radicalmente, in una sempre più intima conformazione, al Signore. Ci sembra improrogabile la richiesta di Giovanni Paolo II: «È ora di riproporre a tutti con convinzione questa "misura alta" della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione»6. Chi parte nutre, in genere, l'entusiasmo di sentirsi pronto a qualunque sacrificio, disposto ad affrontare qualunque impresa. Ed è giusto che sia così. È l'ora dell'innamoramento, del desiderio infuocato che spinge ad affrontare il cammino, anche senza avere certezze sul come il Signore voglia condurvi. «Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono»7. Ci aiuta in questo senso l'esperienza di Pietro che, pieno di fiducia nella Parola, non ha esitato neppure un minuto a prendere il largo e a buttare le reti per la pesca, nonostante la fatica di aver lavorato tutta la notte e la frustrazione di non aver pescato nulla. Pietro incontra la parola di Gesù, ne sperimenta tutta la potenza avvolto dal suo fulgore. In forza di questa esperienza, il pescatore di Galilea è pronto a lasciare tutto per seguire Gesù e assomigliare un po' a lui. E né affetti, né lavoro, né prospettive lo trattengono da questo slancio generoso: lo Spirito del Signore è capace di farci superare delle tappe che noi mai avremmo pensato di poter superare. «Se la nostra fede non ha trasportato le montagne, ci ha fatto però vivere delle scelte generose. Qualcosa della novità evangelica si è manifestata in noi. Una primavera di grazia e libertà ci ha fatto credere che potremo procedere senza tener conto della fatica e della polvere dei cammini, dell'incertezza di vie sconosciute, di orizzonti avvolti nella nebbia»8. Agli inizi della chiamata troviamo tutto l'entusiasmo di chi ha bene in mente dove arrivare e cosa fare, anche perché il Signore indica la sua meta a chi vuole sinceramente seguirlo. In questa "stagione della vita", si ha l'impressione che la chiarezza nell'ideale da perseguire sia la garanzia della riuscita in cui la buona volontà e la grazia di Dio saranno gli strumenti infallibili della realizzazione dell'ideale. Se Dio mi vuole così (e io so bene come Dio mi vuole!), Egli saprà anche rendermi tale. .. e io, che so con certezza a quale ideale sono chiamato a tendere, non mi potrò sbagliare. Non che tutto il cammino che si ha davanti sia perfettamente chiaro in ogni suo passo, naturalmente. È chiara la mèta. È nitido l'ideale, limpido il valore in gioco: quello di diventare discepoli dell'unico vero Maestro. Sarebbe come vedere da lontano una cima da scalare, ma sconosciuto il sentiero che si dovrà percorrere. Tuttavia non c'è incertezza che trattenga chi è spinto dal desiderio della sequela: sia come sia, il percorso sarà coraggiosamente compiuto e la vetta felicemente raggiunta. Prendiamo l'esempio del giovane Francesco d'Assisi: da poco incamminatosi sulla via del Vangelo, gli capita di leggere il passo in cui Gesù invia i suoi discepoli a predicare, spogli di ogni sicurezza materiale, nutriti solo di povertà radicale. Affascinato, conquistato da questa prospettiva, che sente risuonare nel profondo di sé, può esclamare «con l'anima inebriata d'ineffabile letizia: "Questo io desidero, questo è ciò che io bramo di fare con tutto il cuore!"»9. Infatti, senza pensare ad altro che alla meta, senza altro considerare che i passi del Maestro, «si toglie
3 Michel Rondet, op. cit. 4 Levitico 19, 2b. 5 Vangelo secondo Matteo, 5, 48. 6 Novo Millennio Ineunte, n. 31. 7 Vangelo secondo Luca, 5, 11. 8 Michel Rondet, op. cit. 9 Bonaventura (1263), Vita di san Francesco. Legenda Maior, III, 1, Paoline Editoriale Libri, Milano, 2006.
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immediatamente i calzari dai piedi, lascia il bastone, getta con disprezzo la borsa e il denaro e, contento d'una sola tunica, butta via anche la cintura, prendendo per cingolo una fune»10. Francesco desidera essere tutto di Cristo. La paura e la prospettata durezza del cammino non trovano posto in lui dove mettere le radici. Salire a Gerusalemme. La scoperta della realtà La vicenda di Pietro prosegue e passa attraverso quel sano realismo che lo denuda di ogni idealismo senza radici e di ogni illusione di perfezione: egli arriva a constatare che, in lui, ci sono fragilità e debolezze insospettate. E magari difficilmente superabili. «Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: ''Anche questi era con lui". Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!". Poco dopo un altro lo vide e disse: ''Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!". Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo". Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltato si, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". E, uscito, pianse amaramente»11. Pietro non si ritrova più nel sogno e nell'entusiasmo degli inizi. Le sue tre risposte sono una graduale resa alla propria dolorosa sconfitta e alla consapevolezza della crisi profonda che attraversa la sua identità. «Non lo conosco!»: non è questi il Gesù che ha scelto di seguire, non lo avrebbe seguito se avesse saputo che a questo sarebbe arrivato. «Non lo sono!»: se Gesù non è colui che ha scelto di seguire, Pietro non è più se stesso, e la sua identità non è piùormai quella di prima. Anche l'ideale che ha coltivato in precedenza, di essere simile al Maestro, non lascia traccia in lui. Pietro non è più l'uomo di prima, né il suo ideale corrisponde più a quello di prima. «Non so quello che dici», perché, non sapendo più chi sia, egli non può in verità mettersi in relazione con gli altri. Pietro si ritrova a non essere quell'uomo che pensava di essere. In effetti non lo sarà mai. In fondo l'ambiguità è in ogni uomo ed è vero che «noi facciamo il male che non vorremmo e non facciamo il bene che vorremmo»12. La tentazione a questo punto subentra insidiosa: tornare indietro. Pensare, con una certa amarezza scoraggiamento, che si è andati in cerca di cose superiori alle proprie forze. «Abbiamo sognato, ci siamo sbagliati, dobbiamo riconoscerlo umilmente, non guardare più le vette che non sono alla nostra portata ed accontentarci di gestire al meglio le nostre debolezze e le nostre fragilità, ormai ben conosciute!»13. Eravamo convinti di camminare per salire le alte vette della santità e ci accorgiamo di essere ancora fermi, di non essere ancora partiti. «Spesso Dio avrà permesso che il peccato ci apra gli occhi: un'infedeltà più forte, un ripiegamento egoista sono venuti a rompere l'immagine troppo positiva che noi ci eravamo costruiti di noi stessi»14. Il nostro castello interiore, sontuosamente costruito sul nostro ideale di sequela, segretamente convinto di impeccabilità, crolla e va in rovina sotto i colpi devastanti dell'ormai evidente debolezza. E non si tratta dell'esperienza di un momento soltanto. Pietro aveva già dovuto fare i conti con la sua reale distanza dall'ideale evangelico quando, nei pressi di Cesarea di Filippo, aveva dovuto sentirsi rivolgere da Gesù quella tremenda ingiunzione: «Lungi da me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»15. Si può, dunque essere in cammino per le
10 Bonaventura, op. cit. 11 Vangelo secondo Luca, 22, 54‐62. 12 Cfr. Lettera ai Romani Rm 7, 19. 127 Cfr. Salmo 130. 13 Michel Rondet, op. cit. 14 Michel Rondet, op. cit. 15 Vangelo secondo Marco, 8, 33
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vie del Regno e nel cuore appartenere ancora al mondo. Forse che generosità ed entusiasmo non siano sufficienti a «rinascere dall'alto?»16. L'aver ricevuto lo spirito del Risorto non metterà Pietro al riparo da ricadute dolorose a causa dei suoi limiti: anche dopo la Passione di Gesù e la sua glorificazione rimane timoroso e in soggezione davanti a una parte della Chiesa di Gerusalemme, lasciandosene condizionare fino al punto da scordare la vita dell'autentico Vangelo17. Non è forse il solito Pietro? Sempre di nuovo costretto a fare i conti con la sua umanità claudicante e non pienamente trasfigurata dallo Spirito. Proposta di un itinerario spirituale Dio ci aspetta nell'oggi C'è una forte tentazione nella vita di ognuno: quella di rifuggire dalla quotidianità per attendere l'eccezionale. «Attendiamo l'eccezionale per convertirci e talvolta ce la prendiamo con Dio per il fatto che non ce ne offre nella nostra vita, persuasi che altrove o domani saremo diversi. È oggi che Dio ci aspetta, che Egli si presenta alle nostre esistenze, con una presenza umile e discreta che dobbiamo imparare a riconoscere»18. Se abbiamo il coraggio di rileggere la nostra vita ci accorgiamo che Dio lo abbiamo incontrato o ritrovato proprio là dove non ce lo aspettavamo affatto. È stato così anche per i Santi che «hanno riconosciuto le loro debolezze e fragilità ma più ancora Dio presente sul loro cammino e questo quotidiano che pareva loro banale ha assunto una dimensione nuova»19. Di Antonio, il padre dei Padri del deserto, gli antichi dicevano che «aveva gli occhi degli angeli, attraverso cui si vede Dio e si coglie la sua luce», (145) ma è proprio nella quotidianità più ordinaria che il Signore chiede di essere cercato. «Va', rimani nella tua cella, e la tua cella ti insegnerà ogni cosa», diceva un altro padre del deserto20. • Rileggiamo la nostra vita: sicuramente nel cammino della nostra comunità abbiamo vissuto momenti di grande entusiasmo, in cui ci siamo sentiti chiamati a dire il nostro sì con entusiasmo nella certezza di riuscire a “fare grandi cose”. A tuo parere quando la nostra comunità si è sentita così? Quando hai respirato questo clima? Incontrare il Dio assente La nostra preghiera conosce prima o poi la notte, l'impotenza. «Dio non lo si incontra veramente se non attraverso la sua assenza»21. Anche Gesù ha fatto, nella sua vita terrena, questa esperienza e noi che vogliamo essere suoi discepoli, cioè coloro che ripercorrono le sue tracce, non possiamo certo evitarla. Su un graffito ritrovato sul muro di una cantina di Colonia, dove erano rimasti nascosti alcuni ebrei durante l'ultima guerra mondiale, si leggeva: «Credo nel Sole, anche quando non splende, credo nell' Amore, anche quando non lo sento, credo in Dio, anche quando tace». Anche nella notte ci è chiesto di camminare: aggrappandoci alla Croce di Gesù, che diventa la nostra forza, fonte di luce e consolazione nella notte. Dobbiamo augurarci continuamente ciò che l'inno ambrosiano, il Christe cunctorum, ci fa cantare: «Siano i giorni lieti e calme le notti». È un invito ad avere una fiducia grande nel Signore perché custodisca i nostri cuori nella sua pace, preservandoci dal male, dalla paura, dalla tentazione. «Talvolta il cuore dell'uccellino è assalito dalla tempesta: gli sembra di non credere che esista altro se non le nubi che lo avvolgono. È quello il momento della gioia perfetta per il povero debole esserino. Che
16 Vangelo secondo Giovanni, 3, 7. 17 Cfr. Lettera ai Galati, 2, 11‐14. 18 Michel Rondet, op. cit. 19 Michel Rondet, op. cit. 20 Vita e detti dei padri del deserto, op. cit., p. 325. 21 Michel Rondet, op. cit.
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felicità per lui restare là ugualmente, fissare la luce invisibile che si nasconde alla sua fede!!!.. .»22. I giorni e le notti del nostro spirito devono essere vissuti con la certezza del salmista: «Tuo è il giorno, Tua è la notte»23. È Lui il Signore di ogni istante e di ogni avvenimento della nostra vita. Siamo forse capaci di gestire molte cose, di avere in mano molte situazioni, ma nella preghiera tutto questo è impossibile. Nella preghiera occorre solo riconoscere che tutto viene da Dio. «Se vogliamo essere fedeli alla chiamata evangelica a perseverare nella preghiera, a fare delle nostre esistenze una supplica incessante, una lode ed un'azione di grazie continue, scopriamo presto che dobbiamo rimetterci totalmente allo Spirito che, solo, può pregare in noi la preghiera di Gesù ben al di là di ciò che noi possiamo dire o fare» Accade così che lo Spirito del Signore ci fa sperimentare la verità di queste parole: «I periodi di aridità non sono infruttuosi, perché in quei momenti la preghiera tende a essere meno egoista, più incentrata in Dio. Stiamo imparando, come diceva Teresa d'Avila, a cercare il Dio della consolazione, e non le consolazioni di Dio. [...] L'aridità purifica la nostra fede e il nostro amore, anzi scopriamo, perseverando nella preghiera, che l'aridità è la condizione migliore per consentire al Signore di trasformarci, di modellarci secondo il modello di Gesù»24. Non conta più ciò che sento, conta anzitutto ciò che credo. Conta prima di tutto Colui a cui mi affido. Il Signore c'è; la mia fede è il luogo dell'incontro con Lui. La mia fede, non il mio sentire: la mia donazione a Lui, scelta e riscelta, non la mia sensibilità immediata. Chiederò con umiltà e determinazione che la mia sensibilità sia gradualmente modellata dalla fede, e non viceversa: abitare nel buio attendendo la luce e scrutandone le tracce che mi tengano desto. • Rileggiamo la nostra vita: nel cammino della nostra comunità riusciamo ad individuare momenti di fragilità, in cui ci siamo sentiti aridi e abbiamo sperimentato l’assenza di Dio, abbiamo abitato nel buio dell’incertezza e del dubbio? A tuo parere quando la nostra comunità si è sentita così? Quando hai respirato e respiri questo clima? Deserto Ora vorrei dirti una cosa molto importante sul modo di rendere visibile la presenza di Dio nella nostra vita. Peccato che l'ho scoperto troppo tardi!Io ho fatto come colui che cerca il tesoro percorrendo mari e monti per trovarlo. Poi stanco ritorna a casa e scopre con sorpresa che il tesoro era proprio In casa. Ecco: Dio è in casa. Nella mia casa, nella tua casa, nella casa di Madre Teresa di Calcutta, nella casa di Luther King, nella casa dell'Abbé Schultz, nella casa di Follereau. Essendo un Dio nascosto nessuno lo vede, però tutti lo cercano perché in tutti c'è un gran desiderio di vederlo. È troppo interessante la faccenda! Ma mentre io mi metto a pensare e tu a studiare sul modo migliore di scoprire Dio, di vedere Dio, Madre Teresa esce sulla strada e vede un moribondo che muore senza aiuto. Non ragiona su Dio, non fa piani quinquennali o teorie sull'uomo. Solleva il moribondo, si fa aiutare per portarlo a casa, gli dà un bicchiere d'acqua, lo pettina, gli asciuga il sudore della morte e pensa tra sé con dolcezza: "Voglio che muoia sentendo vicino una mano amica". Il programma non è per nulla ambizioso, nessuna rivoluzione nel suo gesto ma solo un fatto vero di amore. Fratelli, davanti a Madre Teresa il mondo si arrestò per un momento: vide Dio passare sulla strada di Calcutta. Dio si rivela là dove c'è chi rispetta la vita, vuole la Luce, cerca di amare. Tutte le volte che tu dilati la vita, fai la verità, ami, Dio scaturisce dalla tua azione. È come se tu creassi il tuo Dio.
22 Teresa di Lisieux, Opere complete, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1997, p.227. 23 Salmo 74, 16. 24 Carlo Maria Martini, Notti e giorni del cuore, In Dialogo, Milano, 2002, p. 26.
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È per questo che dicevo che Dio è dentro le cose, dentro gli avvenimenti, dentro il tuo gesto d'amore. Facendo le cose come le farebbe Gesù, come le farebbe Dio, tu liberi Dio dai veli dell'invisibile e lo rendi visibile sul cammino degli uomini. La fede è un fatto non una serie di chiacchiere. La speranza è un gesto di luce, non un pio sentimento. La carità è un avvenimento, non una preghierina devota.
C. Carretto, Il deserto nella città
SANTA MESSA
Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 1,2‐5.24‐28) Il cinque del mese — era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachin — la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechièle figlio di Buzi, nel paese dei Caldèi, lungo il canale Chebar. Qui fu sopra di lui la mano del Signore. Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elèttro incandescente. Al centro apparve la figura di quattro esseri animati che avevano sembianza umana. Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali. Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste. Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffìro in forma di trono e su
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questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elèttro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra. Salmo 148: I cieli e la terra cantano la gloria del Signore. 1 Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell'alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, lodatelo, voi tutte, sue schiere.
2 I re della terra e i popoli tutti, i governanti e i giudici della terra, i giovani e le fanciulle, i vecchi insieme ai bambini lodino il nome del Signore.
3 Solo il suo nome è sublime, la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli. Egli ha sollevato la potenza del suo popolo.
4 E canto di lode per tutti i suoi fedeli, per i figli di Israele, popolo che egli ama.
Alleluia, alleluia. Dio ci ha scelti come primizia per la salvezza, chiamandoci a condividere la passione e la gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Alleluia, alleluia.
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 17, 21‐26) In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Venuti a Cafàrnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».
MARTEDI 12 AGOSTO “ I luoghi della casa” La cucina Luogo del ringraziamento
PREGHIERA DEL MATTINO
Canto iniziale
P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN
Dal vangelo secondo Matteo (Mt. 26,26‐29) 26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo". 27Poi prese il calice e, dopo aver reso
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grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. 29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".
T: riflessione
P: Benedizione della giornata: La pace di Cristo regni nei nostri cuori e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere, possiamo compierla nel nome del Signore. TUTTI: AMEN
Canto finale e consegna del segno
CONDIVISIONE COMUNITARIA
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SANTA MESSA
Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 2,8 ‐3,4) Così dice il Signore: «Tu, figlio dell'uomo, ascolta ciò che ti dico e non esser ribelle come questa genìa di ribelli; apri la bocca e mangia ciò che io ti do'». Io guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto all'interno e all'esterno e vi erano scritti lamenti, pianti e guai. Mi disse: «Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi và e parla alla casa d'Israele». Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: «Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo». Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele. Poi egli mi disse: «Figlio dell'uomo, va', rècati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole».
dal Salmo 118: Le tue parole, Signore, mi colmano di gioia.
1 Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia più che in ogni altro bene. Anche i tuoi ordini sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti.
3 Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. Apro anelante la bocca, perché desidero i tuoi comandamenti.
2 La legge della tua bocca mi è preziosa più di mille pezzi d'oro e d'argento. Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca.
Alleluia, alleluia. Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, dice il Signore, non entrerà in esso. Alleluia, alleluia.
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 18,1‐5.10.12‐14) In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre l faccia del Padre mio che è nei cieli. Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli».
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MERCOLEDI 13 AGOSTO “ I luoghi della casa” La sala Luogo della pazienza
PREGHIERA DEL MATTINO
Canto iniziale
P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN
Dal vangelo secondo Luca (Lc. 10,38‐40) 38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. 39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; 40Marta invece era tutta presa dai molti servizi.
T: riflessione
P: Benedizione della giornata: La pace di Cristo regni nei nostri cuori e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere, possiamo compierla nel nome del Signore. TUTTI: AMEN
Canto finale e consegna del segno
SANTA MESSA Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 9, 1‐7; 10, 18‐22) Una voce potente gridò ai miei orecchi: «Avvicinatevi, voi che dovete punire la città, ognuno con lo strumento di sterminio in mano». Ecco sei uomini giungere dalla direzione della porta superiore che guarda a settentrione, ciascuno con lo strumento di sterminio in mano. In mezzo a loro c'era un altro uomo, vestito di lino, con una borsa da scriba al fianco. Appena giunti, si fermarono accanto all'altare di bronzo. La gloria del Dio di Israele, dal cherubino sul quale si posava si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l'uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba. Il Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un "tau" sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono». Agli altri disse, in modo che io sentissi: «Seguìtelo attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il " tau" in fronte; cominciate dal mio santuario!». Incominciarono dagli anziani che erano davanti al tempio. Disse loro: «Profanate pure il santuario, riempite di cadaveri i cortili. Uscite!». Quelli uscirono e fecero strage nella città. La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini. I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro. Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebar e riconobbi che erano cherubini. Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali. Il loro sembiante era il medesimo che avevo visto lungo il canale Chebar. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé.
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dal Salmo 112: Lode a te, Signore, per la tua gloria immensa.
1 Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre.
3 Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra?
2 Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore. Su tutti i popoli eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria.
Alleluia, alleluia. Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. Alleluia, alleluia.
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 18, 15‐20) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». GIOVEDI 14 AGOSTO MEMORIA DI SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE LITURGIA DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
“ I luoghi della casa” La camera da letto Luogo dell’affetto
PREGHIERA DEL MATTINO
Canto iniziale
P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN
Dal vangelo secondo Matteo (Mt. 6,5‐6) 5Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
T: riflessione
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P: Benedizione della giornata: La pace di Cristo regni nei nostri cuori e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere, possiamo compierla nel nome del Signore. TUTTI: AMEN Canto finale e consegna del segno
LECTIO Maestro dove abiti? La forza della fragilità.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21, 15‐19) 15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di
costoro? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. 16Gli
disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”.
17Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi
bene? ”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene? , e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle.
18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”.
19Questo gli disse per
indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Dalla seconda lettera di s.Paolo apostolo ai Corinzi (2Cor.4, 5‐18) Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù.
6E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere
la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. 7Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi.
8Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non
disperati; 9perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi,
10portando sempre e dovunque nel
nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11 Sempre
infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale.
12 Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. 13Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche
noi crediamo e perciò parliamo, 14convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche
noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. 15Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più
abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l’inno di lode alla gloria di Dio. 16Per questo non
ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno.
17Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità
smisurata ed eterna di gloria, 18perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle
invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne.
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DALLA SANTITÀ DESIDERATA ALLA POVERTÀ OFFERTA‐ 2^parte Sergio Stevan25
Ritornare in Galilea. La seconda chiamata Eppure Gesù Risorto si era trovato davanti un Pietro completamente rinnovato. «Talvolta ci sembra che Dio ci attenda nelle nostre sofferenze e nei nostri fallimenti. In realtà molto spesso sono questi i soli mezzi che gli lasciamo per proporsi a noi, le sole fessure nella muraglia costruita intorno al nostro essere, l'unica possibilità che gli diamo, dopo il crollo dei nostri progetti e programmi, di condurci a ritrovare noi stessi di fronte al desiderio di essere pienamente e di vivere intensamente».26 La misericordia di Dio attendeva Pietro nella casa del sommo sacerdote dove ‐ dopo un pianto amaro ‐ il pescatore sa accogliere con umiltà la rivelazione della sua infedeltà; la tenerezza di Dio gli apre degli orizzonti più grandi e più belli del suo iniziale entusiasmo e dei suoi stessi sogni. «Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi". Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi"»27. Nell'espressione di Pietro: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene», è nascosta tutta la grande scoperta della sua vita interiore: non sarà mai il perfetto discepolo, che forse aveva sognato di diventare, ma potrà per grazia di Dio diventare quel povero che non ha da offrire a Dio che le sue mani vuote. Come Teresa di Lisieux: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere»28. A questo punto si tocca nella nostra vita che veramente «nulla è impossibile a Dio»29. Quando Pietro accetta la sua povertà e riscopre un nuovo volto di Dio, avviene nella sua vita una sorta di seconda chiamata: non per nulla Gesù lo chiama con il nome di un tempo (Simone, non Pietro). Come a dire: oggi si ricomincia, si torna in Galilea, a quella prima pesca straordinaria, al termine della quale mi sei venuto dietro; si torna al nome che avevi allora, e che io stesso poi ti avrei cambiato. Ora che ti sei conosciuto per quel che sei, e non per quel che vorresti essere, puoi davvero cominciare a seguirmi. «Seconda chiamata: chiamata a scoprire la tenerezza e la gratuità dell' amore di Dio per quei peccatori che siamo noi. Chiamata ad accogliere la potenza dello Spirito che trionfa nella nostra debolezza, che non è soltanto quella del credente esiliato in un mondo ostile, ma anche quella del peccatore che scopre in se stesso fragilità e consenso dinanzi alla tentazione»30. Ed ora che Pietro non può dire più nulla e non si azzarda, alla luce della sua povera storia, a promettere qualcosa al Signore, questi lo riconferma nella sua missione e gli rivolge ancora una volta l'invito: «Seguimi».Pietro, con umiltà, riparte dalla consapevolezza che la santità non consiste nello sforzo teso a essere quel discepolo che aveva sognato di diventare fin dagli inizi, bensì nel lasciarsi condurre, ormai, da un Altro. «È nella scoperta e nell'umile accettazione del suo essere peccatore che troverà la forza di diventare per i suoi fratelli la "pietra" su cui la loro fede potrà appoggiarsi»31. La tensione a misurare da sé la propria giustizia o il livello del proprio peccato conduce l'anima a raggomitolarsi su se stessa. La
25 (1957), sacerdote dell'arcidiocesi di Milano, è parroco e formatore. 26 Benoit Garceau, La via del desiderio, Cittadella Editrice, Assisi (PGJ, 2000, pp. 31‐32. 27 Vangelo secondo Giovanni, 21, 15‐19. 28 Teresa di Lisieux, Opere complete, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1997, p.943. 29 Vangelo secondo Luca, 1,37. 30 Michel Rondet, op. cit. 31 Miche! Rondet, op. cit.
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grazia spinge invece ad accettare con serenità e libertà la propria condizione di limite e di innegabile distanza dall'ideale un tempo coltivato: il povero, che si offre a Dio nella lucida e serena consapevolezza della propria povertà, manifesta il dinamismo dello Spirito del Risorto. Così dice Teresa del Bambino Gesù a questo proposito: «All'inizio della mia vita spirituale, verso l'età dai tredici ai quattordici anni, mi chiedevo ciò che più tardi avrei avuto da acquistare perché credevo che mi fosse impossibile capire meglio la perfezione; ho riconosciuto ben presto che, più si va avanti su quel cammino, più ci crediamo lontani dalla meta, così ora mi rassegno a vedermi sempre imperfetta, e trovo in ciò la mia gioia»32. E, tra i padri del deserto, il grande Matoes era solito dire: «Quanto più l'uomo si avvicina a Dio, tanto più si vede peccatore... Quand' ero giovane, dicevo fra me: "Forse faccio qualcosa di buono. Ma ora che sono invecchiato, vedo che non ho in me nessuna opera buona"»33. Anche Francesco d'Assisi è condotto dallo Spirito del Signore per le vie durissime dell'accettazione della sua povertà: «Anch'io per lungo tempo non ho capito. Mi son dibattuto nel buio come un povero uccello nella pania. Ma il Signore ha avuto pietà di me e mi ha rivelato che la più alta attività dell'uomo e la sua maturità consistono anziché nella ricerca di un ideale, per quanto nobile e santo, nell'accettare con gioia la realtà, tutta la realtà. L'uomo che vagheggia il suo ideale, rimane chiuso in se stesso. Egli non comunica veramente con gli altri, né prende conoscenza dell'universo. Gli mancano il silenzio, la profondità e la pace. La profondità dell'uomo non è altro che la sua disposizione ad accogliere il mondo. [...] Penso che è difficile accettare la realtà. In verità, nessuno l'accetta in blocco. Noi aspiriamo sempre ad aggiungere, in qualche modo, una spanna alla nostra statura. È questo il fine di quasi tutte le nostre azioni. Anche quando si crede di operare per il Regno di Dio, non cerchiamo che di farci più grandi, fino al giorno in cui, sconfitti, non ci rimane che questa sola smisurata realtà: Dio esiste. Allora scopriamo che Lui solo è Onnipotente, che Lui solo è santo, che Lui solo è buono. L'uomo che accetta questa realtà e se ne compiace, trova in cuor suo la serenità. Dio esiste, ed è tutto»34. La tua cella, la tua vita più ordinaria, feriale, nelle sue ripetitività e consuetudini più radicate, nelle relazioni più scontate, nelle azioni e nei compiti più normali. La tua cella: il tuo cuore, la tua identità profonda così come è, non come vorresti che fosse, non come ti intestardisci a sognarlo o a pretenderlo. Così come è, come gradualmente, con meraviglia e con amarezza, lo scopri di giorno in giorno. Proposta di un itinerario spirituale La Comunità ha il nostro volto Partiti con il desiderio di amare e servire la Chiesa quale corpo di Cristo risorto attraverso l’esperienza della comunità, abbiamo sperimentato un’ «inestricabile mescolanza di santità e peccato»35. La gioia di cercare Dio ha lasciato il posto all'amarezza della constatazione della sua distanza dallo splendore delle nostre attese a suo riguardo. Accettare il mistero che Dio parla attraverso le nostre debolezze. Lasciare che lo Spirito conformi il nostro cuore insicuro a quello di Dio, volontà d'amore che non ci rinnega mai. «Dio non partecipa i nostri timori, né la nostra fierezza, né la nostra impazienza. Egli sa aspettare come Dio solo sa aspettare. Come sa farIo soltanto un padre infinitamente buono. Egli è longanime e misericordioso. Nutre sempre qualche speranza, fino alla fine. Poco gli importa che mucchi di rifiuti invadano il suo campo e che non sia bello a vedersi, se poi, alla fine gli sarà dato di raccogliere, più grano che zizzania... Dio sa di poter trasformare col tempo della sua misericordia, il cuore stesso degli uomini»36.
32 Teresa di Lisieux, op. cit., p. 194. 33 Vita e detti dei padri del deserto, Città Nuova, Roma, 1999, p. 332. 34 ] Éloi Leclerc, La sapienza di un povero, Biblioteca Francescana, Milano, 2000, pp. 144‐145. 35 Michel Rondet, op. cit. 36 Éloi Leclerc, op. cit., p. 63.
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• La nostra comunità, come abbiamo visto, ha vissuto svariate e differenti esperienze di fragilità: è riuscita a viverle come risorsa per la propria crescita nella fede? Se in passato sono diventate un’opportunità per rispondere meglio alla chiamata di Dio, come possiamo affrontare le debolezze dell’oggi? • Crediamo che quanto stiamo sperimentando in termini di incertezza del cammino sia “provvidenziale”? “Se la strada non c’è, bisogna aprirla”: in quale direzione? Con quali strumenti? Riflessione personale e lavoro di gruppo
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CONCLUSIONE INSIEME
Un fragile vaso
Mi hai fatto senza fine questa è la tua volontà.
Questo fragile vaso continuamente tu vuoti continuamente lo riempi di una vita sempre nuova.
Questo piccolo flauto di canna hai portato per valli e colline: attraverso di esso hai soffiato melodie eternamente nuove.
Quando mi sfiorano le tue mani immortali questo piccolo cuore si perde in una gioia senza confini e canta melodie ineffabili.
Su queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età, e tu continui a versare, e ancora c'è spazio da riempire.
Rabindranath Tagore
MESSA VESPERTINA DELLA VIGILIA Dal primo libro delle Cronache (1 Cr 15, 3‐4. 15‐16; 16, 1‐2) In quei giorni, Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i levìti. I figli dei levìti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei levìti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia. Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio. Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.
dal Salmo 131: Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.
1 Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata, l’abbiamo trovata nei campi di Iàar. Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.
3 Sì, il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza: “Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l’ho voluto”
2 I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia ed esultino i tuoi fedeli. Per amore di Davide, tuo servo, non respingere il volto del tuo consacrato.
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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1 Cor 15, 54‐57) Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Alleluia, alleluia. Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. Alleluia, alleluia.
Dal vangelo secondo Luca (Lc 11,27‐28) In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
VENERDI 15 AGOSTO ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
“ I luoghi della casa” Il bagno Luogo della pazienza
PREGHIERA DEL MATTINO
Canto iniziale
P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv. 9,1‐11) 1Passando vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?". 3Rispose Gesù: "né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. 4Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. 5Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". 6Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?". 9Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!". 10Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?". 11Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista".
T: riflessione
P: Benedizione della giornata: La pace di Cristo regni nei nostri cuori e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere, possiamo compierla nel nome del Signore. TUTTI: AMEN
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Canto finale e consegna del segno
CONDIVISIONE COMUNITARIA
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Preghiera insieme Facci vivere l’avventura, Signore. Vorremmo che la nostra vita fosse una strada sempre nuova, che non ci fossero parole ripetute, che non ci fossero soste, che non ci fossero momenti bui. Fa’ che gli altri siano per noi Una continua scoperta. Fa’ che sappiamo rompere il silenzio, la diffidenza, la noia, la consuetudine. Fa’ che sappiamo trovare negli altri parole vere.
Dacci il coraggio di essere liberi, il coraggio di provare, di sbagliare, di riprovare ancora. Il coraggio di andare portando con noi i nostri entusiasmi e le nostre fragilità. Il coraggio di prenderci cura degli altri con amore.
Facci vivere quest’avventura, Signore. Fa’ che possiamo portarti in mezzo alla gente per arrivare un giorno a portarti insieme alla gente. Facci vivere quest’avventura di sincerità, di semplicità, di amore. Guidaci su strade nuove, Signore.
SABATO 16 AGOSTO LITURGIA DELLA XX DOMENICA DEL TO
“ I luoghi della casa” La finestra Luogo della speranza
PREGHIERA DEL MATTINO
Canto iniziale
P: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo TUTTI: AMEN
dagli Atti degli apostoli (Atti 2,1‐4) 1Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
T: riflessione
P: Benedizione della giornata: La pace di Cristo regni nei nostri cuori e la sua parola dimori abbondantemente in noi, perché qualunque cosa oggi facciamo in parole e in opere, possiamo compierla nel nome del Signore. TUTTI: AMEN Canto finale e consegna del segno
SANTA MESSA VESPERTINA DELLA XX DOMENICA DEL TO
Dal libro del profeta Isaia (Is 56, 1.6‐7) Così dice il Signore: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia
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alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».
Dal Salmo 66: Popoli tutti, lodate il Signore.
1 Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti.
3 Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
2 Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine,governi le nazioni sulla terra.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 11, 13‐15.29‐32) Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti? Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
Alleluia, alleluia. Gesù predicava la buona novella del Regno e curava ogni sorta di infermità nel popolo. Alleluia, alleluia.
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 15, 21‐28) In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
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CANTI 1. Vieni e seguimi Lascia che il mondo vada per la sua strada. Lascia che l’uomo ritorni alla sua casa. Lascia che la gente accumuli la sua fortuna; ma tu, tu vieni e seguimi, tu vieni e seguimi. Lascia che la barca in mare spieghi la vela. Lascia che trovi affetto chi segue il cuore. Lascia che dall’albero cadano i frutti maturi; ma tu, tu vieni e seguimi, tu vieni e seguimi. E sarai luce per gli uomini e sarai sale della terra e nel mondo deserto aprirai una strada nuova. (2v.) E per questa strada va, va e non voltarti indietro, va e non voltarti indietro
2. È bello lodarti È bello cantare il tuo amore, è bello lodare il tuo nome. È bello cantare il tuo amore, è bello lodarti Signore, è bello cantare a te. (2v) Tu che sei l’Amore infinito, che neppure il cielo può contenere, ti sei fatto uomo, tu sei venuto qui ad abitare in mezzo a noi, allora... Rit. Tu, che conti tutte le stelle e le chiami una ad una per nome, da mille sentieri ci hai radunati qui, ci hai chiamati figli tuoi, allora... Rit.
3. CANTIAMO TE Cantiamo Te Signore della vita il nome tuo è grande sulla terra tutto parla di Te e canta la tua gloria, grande Tu sei e compi meraviglie Tu sei Dio. Cantiamo Te, Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, venuto sulla terra fatto uomo per noi nel grembo di Maria. Dolce Gesù, risorto dalla morte sei con noi. Cantiamo Te, amore senza fine, Tu che sei Dio, lo Spirito del Padre vivi dentro di noi e guida i nostri passi, accendi in noi il fuoco dell'eterna carità.
4. COLUI CHE COSTRUISCE Colui che costruisce la sua casa sulla roccia non dovrà temere il vento che verrà; io sarò suo scudo, sua fortezza e sua speranza, ed avrà in dono una grande eredità; lo prenderò nel mio Regno accanto a me: io sarò un amico e lui non morirà. Colui che costruisce la sua casa sulla roccia non dovrà temere il vento che verrà; luisarà mio scudo, mia fortezza e mia speranza, ed avrò in dono una grande eredità; Mi prenderà nel suo Regno accanto a sé: lui sarà un amico ed io non morirò. lui sarà lo scudo, la fortezza e la speranza, ed avremo in dono una grande eredità; ci prenderà nel suo Regno accanto a sé, lui sarà un amico e non ci lascerà... per l'eternità.
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5. DIO APRIRA’ UNA VIA Dio aprirà una via, dove sembra non ci sia, come opera non so, ma una nuova via vedrò, Dio mi guiderà, mi terrà vicino a sé, per ogni giorno, amore e forza, Lui mi donerà, una via aprirà (2V) Traccerà una strada nel deserto, fiumi d’acqua viva io vedrò, se tutto passerà, la sua parola resterà, una cosa nuova Lui farà.
6. CHI CI SEPARERA’ Chi ci separerà dal suo amore, la tribolazione, forse la spada ? Né morte o vita ci separerà dall'amore in Cristo Signore. Chi ci separerà dalla sua pace la persecuzione, forse il dolore ? Nessun potere ci separerà da Colui che è morto per noi. Chi ci separerà dalla sua gioia chi potrà strapparci il suo perdono ? Nessuno al mondo ci allontanerà dalla vita in Cristo Signore.
7. IL SIGNORE E’ VICINO Il Signore è vicino (4v) Non angustiatevi per nulla ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Tutto quello che è vero e nobile giusto, puro amabile e onorato quello che è virtù e merita lode tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri E il Dio della pace sarà con voi. (4v)
8. MAGNIFICAT Dio ha fatto in me cose grandi, Lui che guarda l'umile servo e disperde i superbi nell'orgoglio del cuore. Rit. L'anima mia esulta in Dio mio salvatore (2V) la sua salvezza canterò. Lui Onnipotente e Santo, Lui abbatte i grandi dai troni e solleva dal fango il suo umile servo. Rit. Lui misericordia infinita, Lui che rende povero il ricco e ricolma di beni chi si affida al suo amore. Rit. Lui amore sempre fedele, Lui guida il suo servo Israele e ricorda il suo patto stabilito per sempre. Rit
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9. CANZONE DELLA SPERANZA Canto di pace di serenità di chi ha fiducia nella sua bontà Per la promessa che non morirà Crediamo in Cristo vivo Che cammina ogni momento accanto a noi E che perdona chi vive col cuore in umiltà. Canto di gioia di felicità Di chi ha scoperto nella sua bontà Una sorgente che non morirà, sorgente di speranza nel mistero della vita vivo in Lui. E non è più la fantasia che ci porta a sognare, che ci porta a sperare nella vita del cielo dono per l’eternità. Rit.
Vieni a cantare la gioia di credere Vieni a scoprire che la resurrezione È la speranza che ci rende liberi, è la certezza di chi non muore mai
Canto di festa per l’umanità, per la salvezza nella sua bontà, festa di un mondo che non morirà un mondo di speranza nel mistero della vita vivo in Lui. E non è più la fantasia che ci porta a sognare, che ci porta a sperare nella vita del cielo dono per l’eternità. Rit.
10. L’UNICO MAESTRO Le mie mani, con le tue, possono fare meraviglie, possono stringere, perdonare e costruire cattedrali. Possono dare da mangiare e far fiorire una preghiera Rit. Perché Tu, solo tu, solo tu sei il mio Maestro, e insegnami ad amare come hai fatto tu con me. Se lo vuoi, io lo grido a tutto il mondo che Tu sei, l’unico maestro sei per me. Questi piedi , con i tuoi, possono fare strade nuove, possono correre, riposare, sentirsi a casa in questo mondo. Possono mettere radici e passo a passo camminare. Rit. Questi occhi, con i tuoi, potran vedere meraviglie, potranno piangere, luccicare, guardare oltre ogni frontiera. Potranno amare più di ieri se sanno insieme a te sognare. Rit. Tu sei il corpo, noi le membra: noi siamo un’unica preghiera. Tu sei il Maestro, noi i testimoni della parola del Vangelo. Possiamo vivere felici, in questa Chiesa che rinasce. Rit.
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11. PADRE MIO Padre mio, mi abbandono a Te, di me fa quello che ti piace Grazie di ciò che fa per me, spero solamente in Te. Purchè si compia il tuo volere in me e in tutti i miei fratelli niente desidero di più fare quello che vuoi Tu. Rit. Dammi che ti riconosca dammi che ti possa amare sempre più, dammi che ti resti accanto, dammi d'essere l’amor Fra le tue mani depongo la mia anima con tutto l'Amore del mio cuore, mio Dio, la dono a Te, perchè ti amo immensamente. Si ho bisogno di donarmi a Te, senza misura affidarmi alle tue mani, perchè se il Padre mio, perchè sei il Padre mio. Rit.
12. LO SPIRITO DEL SIGNORE Rit. Lo Spirito del Signore è su di me lo Spirito del Signore mi ha consacrato. Lo Spirito del Signore mi ha inviato a portare il lieto annunzio ai poveri. A fasciare le piaghe dei cuori spezzati a proclamare la libertà degli schiavi, a promulgare l'anno di grazia del Signore e per consolare tutti gli afflitti dando loro una corona, olio di gioia, canto di lode invece di lutto e di dolore. Rit. Essi si chiameranno querce di giustizia, la piantagione gradita al Signore, segno per tutti della sua gloria. E ricostruiranno le antiche rovine, rialzeranno gli antichi ruderi, restaureranno città desolate e devastate da più generazioni. Rit. Ed essi saranno chiamati sacerdoti del Signore, saranno detti ministri del nostro Dio e dalle nazioni saranno serviti. Ed essi godranno le loro ricchezze, trarranno vanto dai loro beni, avranno gioia e non vergogna, grida di gioia e non di oppressione. Rit. Poichè io sono il Signore che ama la giustizia, darò loro fedelmente il giusto salario, concluderò con loro un'alleanza e saranno famosi tra tutti i popoli, la loro stirpe tra le nazioni. Chi li vedrà ne avrà stima perchè sono benedetti da Dio.
13. NEL TUO SILENZIO Nel tuo silenzio accolgo il mistero venuto a vivere dentro di me. Sei tu che vieni, o forse è più vero Che tu mi accogli in te, Gesù. Sorgente viva che nasce nel cuore, È questo dono che abita in me. La tua presenza è un Fuoco d’amore Che avvolge l’anima mia, Gesù. Ora il tuo Spirito in me dice: “Padre”, non sono io a parlare, sei tu. Nel infinito oceano di pace Tu vivi in me, io in te, Gesù.
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14. LA GIOIA Ascolta il rumore delle onde del mare ed il canto notturno di mille pensieri dell'umanità. Che riposa dopo il traffico di questo giorno E la sera si canta davanti al tramonto che il sole gli da'. Respira e da un soffio di vento raccogli il profumo dei fiori che non hanno chiesto che un po' di umiltà. E se vuoi puoi cantare, e cantare che hai voglia di dare, e cantare che ancora nascosta può esistere la felicità: Rit. Perché lo vuoi perché tu puoi riconquistare un sorriso e puoi cantare e puoi giocare, perché ti han detto bugie, ti han raccontato che l'hanno uccisa, che han calpestato la gioia ,perché la gioia, perché la gioia, perché la gioia é con te: E magari fosse un attimo, vivila ti prego e magari a denti stretti non farla morire anche immersa nel frastuono, tu falla sentire hai bisogno di gioia come me. La La La Ancora, é già tardi ma rimani ancora a gustare ancor per poco quest'aria scoperta stasera. E domani ritorna tra la gente che cerca e dispera, e saprai che nascosta nel cuore può esistere la felicità. Rit.
15. BEATITUDINE Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro, pregherò con loro, amerò con loro perchè il mondo venga a Te, o Padre conoscere il tuo amore e avere vita con te. Voi che siete luce della terra, miei amici risplendete sempre della vera luce perchè il mondo creda nell'amore che c'è in voi o Padre, consacrali per sempre e diano gloria a Te. Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno se sarete uniti, se sarete pace se sarete puri perchè voi vedrete Dio che è Padre in Lui la vostra vita gioia piena sarà. Voi che ora siete miei discepoli nel mondo siate testimoni di un amore immenso date prova di quella speranza che c'è in voi coraggio, vi guiderò per sempre io rimango con voi. Spirito che animi la chiesa e la rinnovi donale fortezza fa che sia fedele come Cristo che muore e risorge perchè il regno del Padre si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in Lui si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in Lui.
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16. COME FUOCO VIVO Rit. Come fuoco vivo si accende in noi un'immensa felicità, che mai più nessuno ci toglierà perché tu sei ritornato. Chi potrà tacere,da ora in poi, che sei tu in cammino con noi, che la morte è vinta per sempre, che ci hai ridonato la vita? Spezzi il pane davanti a noi mentre il sole è al tramonto. Ora gli occhi ti vedono, sei Tu! Resta con noi. Rit. E per sempre ti mostrerai in quel gesto d'amore: mani che ancora spezzano, pane d'eternità. Rit.
17. CHI E’ COSTEI Chi è costei che sorge come aurora, fulgida come il sole ? L’han vista le giovani e l’han detta beata, ne hanno intessuto le lodi. Quanto bella, quanto sei graziosa, splendida come la luna tu, perfetta, unica colomba del Signore, piena di grazia, Maria. Av‐‐e, terra tutta santa, vergine dolce Maria ; av‐‐e madre del Signore, tu hai generato il germoglio. Verga, frutto di salvezza che doni il pane di vita ; fonte d’acqua vi‐va, olio di esultanza, nostra immortale letizia. Av‐‐e, madre del Signore, umile ancella di Dio ; av‐‐e, fonte del perdono, per i tuoi figli salvezza. Tu‐‐u, splendore di purezza, tu delle valli rugiada, fiume sei di pa‐ce, di misericordia, tu indulgente e pietosa. Av‐‐e te che i cherubini cantano e gli angeli acclamano ; av‐‐e, tu che sei la pace, gioia del genere umano, tu giardino di delizie. Ave, o legno di vita, fonte della grazia, splendore della Chiesa, a te lode e onore in eterno.
18. MARIA TU SEI Maria tu sei la vita per me, sei la speranza, la gioia, l'amore, tutto sei. Maria tu sai quello che vuoi, sai con che forza d'amore in cielo mi porterai Rit. Maria ti do, il mio cuore per sempre se vuoi, tu dammi l’amore che non passa mai, rimani con me, e andiamo nel mondo insieme, la tua presenza sarà, goccia di paradiso per l’umanità. Maria con te, sempre vivrò, in ogni momento giocando, cantando, ti amerò. Seguendo i tuoi passi, con te io avrò, la luce che illumina i giorni e le notti, dell'anima. Rit.
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19. PADRE MIO Padre mio, corro ad abbracciarti, come aquila che alza il volo corro verso Te, e la roccia del Tuo amore è sempre là, che mi aspetta, là, dove questa lunga corsa finirà, è sempre là, che mi chiama, là, dove ogni mia risposta in Te vivrà.
Padre mio, corro ad incontrarti, dall'oriente all'occidente canto forte insieme a Te, e riconosco ad ogni istante che per me, Tu sei grande, Tu sei la fonte presso cui maturerà, il mio seme, la mia pianta,Tu, verso cui protendo i rami, Dio mio.
Padre mio, come ringraziarti, Tu rinnovi la mia vita e certo non appassirà, questo fiore il cui profumo sale a te, che fai crescere, Tu, che moltiplichi la mia capacità, di portare ai fratelli, ciò, che il Tuo amore a piene mani ha dato a me.
Padre mio, Dio onnipotente, Tu, Signore e l'uomo, piccola creatura in mano Tua, si ribella e cerca un Dio che non sei Tu, si fa idoli, poi, fa di essi la sua immagine perché, sente il vuoto che trafigge dentro, poi, si allontana e perde la sua identità.
Padre mio, ecco io ritorno a Te, ho il Tuo volto che mi dice: Vieni! Entra! E' casa tua! e rivedo la mia storia senza Te: io, una nullità, Tu: il perdono che ridona dignità, che mi accoglie e mi da pace:Tu, sei tenace nell'amore, Dio mio!
Padre mio, Tu sei il mio Signore, è il Tuo Spirito che grida e geme forte dentro me, e ripeto "o Padre mio" in umiltà, Tu sei luce, Tu, che irrompi nella notte del mio io, Tu rinnovi il mio mattino,Tu, luminoso giorno che mai finirà,Tu, luminoso giorno in cui camminerò, Tu, luminoso giorno in cui ti troverò, io, corro questo giorno in cui ti abbraccerò. Padre Mio !
20. FRUTTO DELLA NOSTRA TERRA Frutto della nostra terra,del lavoro di ogni uomo: pane della nostra vita, cibo della quotidianità. Tu che lo prendevi un giorno, lo spezzavi per i tuoi,oggi vieni in questo pane, cibo vero dell’umanità. E sarò pane, e sarò vino, nella mia vita, nelle tue mani, ti accoglierò dentro di me, farò di me un’offerta viva, un sacrificio, gradito a te. Frutto della nostra terra, del lavoro di ogni uomo: vino delle nostre vigne sulla mensa dei fratelli tuoi.Tu che lo prendevi un giorno, lo bevevi con i tuoi,oggi vieni in questo vino e ti doni per la vita mia. Rit.