Questo povero grida e il Signore lo ascolta · Abbiamo chiamato così il campo itinerante...

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gennaio-febbraio 2012 anno XLIII 1 animazione missionaria MISSIONARIE SECOLARI COMBONIANE Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamen- to Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza In caso di mancato recapito rinviare al mittente: “Ani- mazione Missionaria”, 36100 Vicenza CPO 6 novembre-dicembre 2018 anno XLIX Ci prepariamo a celebrare la II Giornata Mondiale dei Poveri, la domenica 18 novembre 2018. P apa Francesco nel suo messaggio per l’occasio- ne ci invita “ad un serio esame di coscienza per capire se siamo davvero capaci di ascoltare i poveri”. Questa Giornata – scrive il Papa – “intende essere una piccola risposta che dalla Chiesa intera, sparsa per tutto il mondo, si rivolge ai poveri di ogni tipo e di ogni terra perché non pensino che il loro grido sia caduto nel vuoto”. Nella Bibbia scopriamo un Dio che ascolta il grido del povero, ma se guardiamo al dilagare delle situa- zioni di povertà nel mondo potremmo pensare che Dio abbia smesso di ascoltare il grido dei poveri. In realtà siamo noi ad essere in causa e non Lui, perché il suo ascolto passa attraverso il nostro ascolto. Da quando Dio ha preso la nostra carne in Gesù e si è fatto piccolo, l’ultimo degli ultimi, il più povero dei poveri, perché questo era l’unico modo per manife- starci il solo amore capace di tirarci fuori dalla nostra perdizione, la questione dei poveri non è più mar- ginale, riservata a pochi cuori generosi e sensibili. Ci riguarda tutti in quanto esseri umani segnati noi stessi da un’essenziale limitatezza e povertà, per quanto cerchiamo di nasconderla o di mimetizzarla. Di fronte alle tante forme di povertà che sembrano allargarsi a fasce di popolazione sempre più ampie, dovremmo indignarci, ha scritto Papa Francesco nel- la Laudato si’ (90): “Ci dovrebbero indignare so- prattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi, perché continuiamo a tollerare che alcuni si considerino più degni di altri. Non ci accorgiamo più che alcuni si trascinano in una miseria degra- dante, senza reali possibilità di miglioramento, men- tre altri non sanno nemmeno che farsene di ciò che possiedono, ostentano con vanità una pretesa su- periorità e lasciano dietro di sé un livello di spreco tale che sarebbe impossibile generalizzarlo senza di- struggere il pianeta. Continuiamo nei fatti ad am- mettere che alcuni si sentano più umani di altri, co- me se fossero nati con maggiori diritti”. E l’indignazione non può ridursi a parole vuote, ma deve toccare il nostro stile di vita provocando un impegno che oltrepassa la soglia del privato, per in- cidere sul nostro modo di vivere da cittadini, mem- bri di una comunità umana. Non possiamo rimanere indifferenti e non sentire su di noi le ferite inferte ai nostri fratelli, perché sono parte di noi, carne della nostra carne. Riconosciamo i tanti i segni di bene che fioriscono dappertutto, ma non possiamo ignorare i venti con- trari che oggi sembrano soffiare sempre di più forti. Si alzano muri di pietra, di filo spinato, muri ideo- logici che vogliono farci vedere il diverso, il povero come un nemico che attenta alla nostra sicurezza, al nostro benessere. Un pericolo da allontanare, an- ziché una risorsa di umanità. Allora ci possono essere modi diversi di accostarsi al povero: quello di chi lo guarda dall’alto in basso; tutt’al più gli serve per mettersi la coscienza a posto nel dargli qualcosa del proprio superfluo, oppure lo emargina alzando muri per non vederlo: sarebbe uno specchio di se stesso troppo scomodo da guardare. L’altro è il modo di chi riconosce il povero come fratello e ha nei suoi confronti lo stesso atteggia- mento di Gesù, l’Uomo per eccellenza: l’unico at- teggiamento veramente umano capace di cambiare il mondo. L’essere sordi al grido del povero finisce per ritorcersi contro noi stessi; vuol dire rifiutare una verità ineludibile: come esseri umani siamo tutti legati gli uni agli altri. O ci salviamo tutti insieme o periamo tutti insieme. Anna Maria Menin Questo povero grida e il Signore lo ascolta (Sal 34,7) C’è da tornare bambini C'è da smetterla di fare i "maestri" che credono di conoscere la strada dentro la foresta della vita e poi pretendono di indicarla agli altri. Anche noi missionari dobbiamo diventare semplici mendicanti che sanno mettersi al fianco di altri mendicanti per cercare insieme il pane di cui abbiamo bisogno. C'è da trovare nel buio un sentiero di luce,nella morte un sentiero di vita, nel rifiuto un sentiero di accoglienza, nella menzogna un sentiero di verità. C'è da tornare bambini. E finirla di perdersi d'animo dentro le foreste della nostra vita. E avere i loro occhi per vedere sempre la luce al di là delle ombre. Con gli occhi dei bambini scopro un mondo nuovo: lo slancio generoso di tanti giovani che lavorano per la giustizia e la pace;i gesti di perdono e riconciliazione di chi ha scelto di rinunciare a rivalse e vendette. Donaci, Padre Buono, di diventare missionari del vangelo, mendicanti che vanno a dire ad altri mendicanti dove insieme potremo trovare il pane della vita. Gabriele Pipinato (già missionario fidei donum in Kenya) 18 NOVEMBRE 2018 GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

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gennaio-febbraio 2012 anno XLIII1animazione missionaria

MISSIONARIE SECOLARI COMBONIANE

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamen-to Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza In caso di mancato recapito rinviare al mittente: “Ani-mazione Missionaria”, 36100 Vicenza CPO

6novembre-dicembre 2018 anno XLIX

Ci prepariamo a celebrare la II Giornata Mondiale dei Poveri, la domenica 18 novembre 2018.

Papa Francesco nel suo messaggio per l’occasio-ne ci invita “ad un serio esame di coscienza per

capire se siamo davvero capaci di ascoltare i poveri”. Questa Giornata – scrive il Papa – “intende essere una piccola risposta che dalla Chiesa intera, sparsa per tutto il mondo, si rivolge ai poveri di ogni tipo e di ogni terra perché non pensino che il loro grido sia caduto nel vuoto”. Nella Bibbia scopriamo un Dio che ascolta il grido del povero, ma se guardiamo al dilagare delle situa-zioni di povertà nel mondo potremmo pensare che Dio abbia smesso di ascoltare il grido dei poveri. In realtà siamo noi ad essere in causa e non Lui, perché il suo ascolto passa attraverso il nostro ascolto. Da quando Dio ha preso la nostra carne in Gesù e si è fatto piccolo, l’ultimo degli ultimi, il più povero dei poveri, perché questo era l’unico modo per manife-starci il solo amore capace di tirarci fuori dalla nostra perdizione, la questione dei poveri non è più mar-ginale, riservata a pochi cuori generosi e sensibili. Ci riguarda tutti in quanto esseri umani segnati noi stessi da un’essenziale limitatezza e povertà, per quanto cerchiamo di nasconderla o di mimetizzarla. Di fronte alle tante forme di povertà che sembrano allargarsi a fasce di popolazione sempre più ampie,

dovremmo indignarci, ha scritto Papa Francesco nel-la Laudato si’ (90): “Ci dovrebbero indignare so-prattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi, perché continuiamo a tollerare che alcuni si considerino più degni di altri. Non ci accorgiamo più che alcuni si trascinano in una miseria degra-dante, senza reali possibilità di miglioramento, men-tre altri non sanno nemmeno che farsene di ciò che possiedono, ostentano con vanità una pretesa su-periorità e lasciano dietro di sé un livello di spreco tale che sarebbe impossibile generalizzarlo senza di-struggere il pianeta. Continuiamo nei fatti ad am-mettere che alcuni si sentano più umani di altri, co-me se fossero nati con maggiori diritti”. E l’indignazione non può ridursi a parole vuote, ma deve toccare il nostro stile di vita provocando un impegno che oltrepassa la soglia del privato, per in-cidere sul nostro modo di vivere da cittadini, mem-bri di una comunità umana. Non possiamo rimanere indifferenti e non sentire su di noi le ferite inferte ai nostri fratelli, perché sono parte di noi, carne della nostra carne. Riconosciamo i tanti i segni di bene che fioriscono dappertutto, ma non possiamo ignorare i venti con-trari che oggi sembrano soffiare sempre di più forti. Si alzano muri di pietra, di filo spinato, muri ideo-logici che vogliono farci vedere il diverso, il povero come un nemico che attenta alla nostra sicurezza, al nostro benessere. Un pericolo da allontanare, an-ziché una risorsa di umanità. Allora ci possono essere modi diversi di accostarsi al povero: quello di chi lo guarda dall’alto in basso; tutt’al più gli serve per mettersi la coscienza a posto nel dargli qualcosa del proprio superfluo, oppure lo emargina alzando muri per non vederlo: sarebbe uno specchio di se stesso troppo scomodo da guardare. L’altro è il modo di chi riconosce il povero come fratello e ha nei suoi confronti lo stesso atteggia-mento di Gesù, l’Uomo per eccellenza: l’unico at-teggiamento veramente umano capace di cambiare il mondo. L’essere sordi al grido del povero finisce per ritorcersi contro noi stessi; vuol dire rifiutare una verità ineludibile: come esseri umani siamo tutti legati gli uni agli altri. O ci salviamo tutti insieme o periamo tutti insieme. Anna Maria Menin

Questo povero grida e il Signore lo ascolta (Sal 34,7)

C’è da tornare bambini C'è da smetterla di fare i "maestri" che credono di conoscere la strada dentro la foresta della vita e poi pretendono di indicarla agli altri. Anche noi missionari dobbiamo diventare semplici mendicanti che sanno mettersi al fianco di altri mendicanti per cercare insieme il pane di cui abbiamo bisogno. C'è da trovare nel buio un sentiero di luce,nella morte un sentiero di vita, nel rifiuto un sentiero di accoglienza, nella menzogna un sentiero di verità. C'è da tornare bambini. E finirla di perdersi d'animo dentro le foreste della nostra vita. E avere i loro occhi per vedere sempre la luce al di là delle ombre. Con gli occhi dei bambini scopro un mondo nuovo: lo slancio generoso di tanti giovani che lavorano per la giustizia e la pace;i gesti di perdono e riconciliazione di chi ha scelto di rinunciare a rivalse e vendette. Donaci, Padre Buono, di diventare missionari del vangelo, mendicanti che vanno a dire ad altri mendicanti dove insieme potremo trovare il pane della vita.

Gabriele Pipinato (già missionario fidei donum in Kenya)

18 NOVEMBRE 2018 GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

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Abbiamo chiamato così il campo itinerante programmato con il Gim e assunto da noi Missionarie secolari comboniane insieme ai comboniani. Obiettivo: offrire ai giovani spunti per crescere nella consapevolezza della propria responsabilità in rapporto al mondo, a partire dalla relazione con Dio e con se stessi, avendo come riferimento il commento alle Beatitudini di Papa Francesco nella «Gaudete et exultate» e la «Laudato si’».

ni, come il lavoro al mercatino, dove si recupera di tutto: vestiti, mobili e oggetti di ogni tipo. Fan-no un gran lavoro, sono organizzatissimi, proprio come una grande famiglia, così come l’ha voluta l’Abbé Pierre, col desiderio di lavorare con gli altri e per gli ultimi. Lui stesso diceva: “Ogni volta che qualcuno ci incontra ci ridà significato”. È stato così anche per noi: abbiamo ricevuto molti stimoli e motivazioni a partire da Lidia e Marco e dalle loro scelte, fino ad Antonio Vermigli della Rete Radiè Resch che ci ha dato un forte scossone sul-l’importanza di denunciare, di non restare in si-lenzio, di prendere posizione, di scegliere. Il 9 agosto: partenza verso l’ultima tappa, Monte-sole (Bologna), con una piccola sosta a Porretta Terme. Abbiamo percorso 6 km a piedi sulle colline bolognesi. Nonostante la stanchezza e il caldo, ad allietare la nostra salita c’erano, di tanto in tanto, la frescura del bosco e le squisite more, ... e poi “insieme è più bello”, se anche la fatica è condivisa. Il panorama visto dall’alto era bello e rendeva pia-cevole il camminare insieme che ci dava anche la possibilità di conoscerci meglio e di raccontarci pezzi di vita. Un accogliente rifugio e un’ottima ce-na preparata da Lucia e Nadia, ci attendevano al nostro arrivo. La stanchezza non ci ha tolto la voglia

di conoscere la storia di quella terra. Accompagnati da Elena Monticelli della scuola di Pace, il giorno seguente abbiamo “toccato” i luoghi del genocidio della seconda guerra mondiale – la famosa strage di Marzabotto, gli eccidi di Monte Sole e di altri 115 luoghi – attraverso il racconto di chi li ha vissuti ed è stato segnato da tanta violenza, che ha visto sotto i suoi occhi morire i propri cari. È stata una giornata molto toccante per tutti, segnata dal ri-cordo rispettoso di quei luoghi “sacri” che, nel si-lenzio, continuano a parlare. Questa tappa è stata segnata anche dall’incontro con i Fratelli e le Sorelle della Piccola Famiglia del-l’Annunziata, fondata da don Giuseppe Dossetti. La loro presenza a Monte Sole, sui luoghi dell’ec-cidio, è stata voluta come una presenza di preghiera per tutta l’umanità, perché la pace non sia un’uto-pia e si possa realizzare tra tutti i popoli. Don Dos-setti ha lasciato un segno nella nostra storia italiana anche per aver fatto parte dell’Assemblea Costi-tuente occupandosi personalmente dell’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra”, arti-colo che oggi pare piuttosto disatteso. Sono grata al Signore per questa esperienza che è stata davvero unica, anche grazie agli amici di cammino. Ognuno si è fatto compagno di viaggio per l’altro e con ciascuno ho condiviso “passi nuo-vi”. Ringrazio tutti di cuore: dalle missionarie se-colari comboniane che ci hanno accompagnato fisicamente e con la preghiera, a padre Antonio, missionario comboniano e tutti i ragazzi: Katia, Michela, Giorgia, Sabrina, Nicola, Francesco, Mau-rizio, Cristian, Blaise. Caterina Fiorino

“Nuovi stili di vita, itineranza, comunità, insieme più umanità, mani...”: ecco le

parole d’ordine che ci hanno accompagnato nel campo itinerante, dal 3 al 12 agosto, e che defini-scono appunto uno “stile di vita”. Il 3 agosto, a Carraia (Lucca), è iniziata la prima tappa della nostra itineranza, che si è rivelata an-che interiore: un camminare dentro noi stessi alla ricerca di ciò che siamo, del nostro stile di vita verso un cambiamento necessario. Lungo questo percorso abbiamo vissuto incontri importanti, con persone che ci hanno testimonia-to il loro forte impegno di vita, come Francuccio Gesualdi che ci ha guidati in una presa di coscien-za della situazione attuale stimolandoci sulla ne-cessità di scelte consapevoli e responsabili verso il nostro pianeta! Molto bello anche l’incontro con Donatella Turri, responsabile Caritas di Lucca. Ci ha fatto capire l’importanza di essere testimoni credibili essendo testimoni felici, capaci di contagiare uno stile di vita unico, quello delle Beatitudini! Come farlo? “Insieme!”. Parola rivoluzionaria, perché non esi-stono stili di vita per costruire una comunità di-versa, senza gli altri! “Noi siamo il popolo del se-me, che attende l’albero” e dobbiamo farlo con gioia perché la vera rivoluzione, oggi, è proprio la gioia. È tempo di resistere, di rimanere umani, di scegliere in che umanità vogliamo credere. Il 6 agosto siamo partiti per la seconda tappa, di-rezione Quarrata (Pistoia), Comunità Emmaus: 2 km e mezzo a piedi..., una passeggiata e siamo a destinazione. Ad accoglierci i responsabili della Comunità, Marco e Lidia con alcuni ospiti, perso-ne che vivono differenti forme di difficoltà. Ab-biamo condiviso parte della loro vita per tre gior-

“STILNOVO” PER LA VITA

Intenzioni di preghiera

Per i giovani, perché sappiano rispondere con generosità alla propria vocazione, considerando seriamente anche la possibilità di consacrarsi al Signore nel sacerdozio o nella vita consacrata.

Intenzioni di preghiera

giovanianimazione missionaria

Perché le persone impegnate nel servizio della trasmissione della fede trovino un linguaggio adatto all’oggi, nel dialogo con le culture.

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animazione missionaria testimonianze

L’unico miracolo possibileSiamo noi l'unico miracolo possibile perché il buon Dio possa finalmente essere vicino ai suoi poveri e ridare loro la vita.

Tra le tante persone che vanno e vengono, qualche giorno fa si è seduto davanti a me un papà che ha pianto tutto il pomeriggio mentre mi rac-

contava di come le aveva provate proprio tutte con quel suo figliolo. All’inizio beveva soltanto, ma ormai era diventato un vero delinquente. Sconsolato, mi confidava che non gli restava altro da fare che piangere, pregare e sperare. Quella sera me ne sono tornato a casa a piedi, meditando il mistero di im-potenza del nostro Dio onnipotente. Come quel povero papà, Dio soffre e non può fare nulla per tanti suoi figli, persi per le strade dell'abbandono e della miseria qui a Nyahururu (Kenya) e in ogni luogo dove la gente soffre. È il mistero del Natale: un Dio bambino che non fa nessun miracolo e nessun prodigio e si affida a due persone semplici come Maria e Giuseppe che non riescono nemmeno a trovargli una casa per nascere. Un Dio debo-lissimo e povero che non può far nulla per sé e non può far nulla per tutti quei bambini innocenti dei quali fa strage il delirio di onnipotenza di Erode. Anche al nostro Dio non resta altro che piangere e pregare. Dio non ha potuto far nulla per i tanti amici malati che abbiamo lasciato mo-rire perché le cure necessarie costavano troppo, e non ha potuto fare nulla per i ragazzi di strada di Nyahururu che sono morti: nulla per Kariuki, vittima di un linciaggio per aver rubato del cibo; nulla per Charles, ucciso a bastonate dalle guardie carcerarie; e nulla per Wanjiku, violentata e strangolata. Non è vero che Dio è vicino ai suoi poveri. Non c'è nessun miracolo che piove dal cielo e Dio rimane lontano dai suoi poveri, ma ne soffre e piange, prega e spera. Spera che nei giorni santi del Natale sapremo fermare il silenzio e ascoltare il sussurro del bambino. Ci scoppierà il cuore quando sapremo proprio da Gesù bambino che ci sono ancora miracoli dal cielo, anzi c'è un solo grande miracolo e non cambia la vita dei poveri, ma cambia il nostro cuore.

Solo noi possiamo prenderci cura di chi soffre a Nyahururu e occuparci di tutte le nuove stragi di innocenti. Madre Teresa ce la ricordiamo tutti: lei ha lasciato che il buon Dio la trasformasse in quel miracolo che sappiamo. Solo attraverso di lei Dio poteva incontrare i suoi figli disperati sulle strade di Calcutta. Siamo noi l'unico miracolo possibile perché il buon Dio possa finalmente essere vicino ai suoi poveri e ridare loro la vita. «lo sono la vita del mondo... Sono venuto perché abbiano la vita. E abbiano vita in abbondanza» (Gv 10,7). Dio vuole solo questo: che abbiamo vita in abbondanza. Tutti. Generare vale ben poco. È dare la vita a un figliolo la missione più difficile. Quante mamme di ragazzi di strada incontro ogni giorno. Hanno generato, ma non hanno potuto dare vita ai loro figli. Poveri figlioli che sono andati a mendicare la vita per le strade senza mai sapere davvero cosa cercavano. Po-vere mamme, donne spesso mai amate da nessuno, rifugiate nell'alcol che non le consola, ma almeno le tiene lontane da loro stesse e dall'insopportabile sensazione di fallimento. Amate solo da Dio, senza averlo saputo mai. Spesso non riusciamo ad aiutare queste donne troppo stanche e sfinite dalla vita per provare a ricominciare, ma ci piacerebbe che almeno i loro figli sapessero di essere amati. La notte di Natale faremo il giro per le strade della città a raccogliere i ragazzi e celebreremo assieme la messa di mezzanotte dietro il mercato, dove i più grandi si scaldano attorno al fuoco. Ascolteremo la storia santa delle strade di Betlemme e ci racconteremo la storia santa delle strade di Nyahururu. E io dirò delle lontane strade di Auschwitz, dove una donna, ebrea e giovane come Maria, teneva un diario: «Tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te e difendere fino all'ultimo la tua casa in noi» (E. Hillesum). Tocca a noi preparare una casa per il Dio della strada e difenderla fino al-l'ultimo. Dal Natale in poi Dio non abita più nei cieli, ma abita nei cuori. I cuori di tutti. Siamo tutti casa dell'altissimo Dio e piccolissimo bambino e vale la pena perdere i sonni, perdere tutte le forze e perfino perdere la vita per dare vita anche a uno solo di questi bambini e difendere fino all'ultimo la sua casa. Preparare una casa per il bambino di Betlemme e per quelli di Nyahururu consola il pianto di Dio e lo fa finalmente felice. E non ci sembrerà vero: ogni volta che vedremo uno dei nostri bambini sorridere sarà una lacrima in meno sul volto di Dio. Gabriele Pipinato da “L’infinito bambino - Vangeli dall’Africa”

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“Si tratta di un piccolo sogno che coltivavamo da anni e che, grazie ad alcune fortunate coincidenze, e all’aiuto di diverse persone, siamo finalmente riusciti a realizzare. Se c’è un Paese da costruire,

perché non provare a produrre mattoni? Mattoni veri, mattoni nuovi, mattoni forti, più forti della guerra” scrive p. Federico Trinchero, missionario carmelitano a Bangui, presentando il piccolo cantiere per la fab-bricazione di mattoni avviato presso il suo Carmelo. “Che il Centrafrica, dopo ormai cinque anni di guerra

e molti di più di malgoverno, sia un Paese da ricostruire – o, più onestamente, da costruire per la prima volta – lo dicono tutti. Sul come questa ricostruzione debba iniziare, e da dove sia meglio partire, le opinioni si sprecano. C’è poi chi si ostina a continuare la guerra, distrug-gendo quel poco che si era costruito in quasi sessant’anni di indipendenza. Per fortuna c’è anche chi si ostina a credere che il Paese non sia condannato alla guerra e che sia possibile, discretamente e con determinazione, costruire piccoli cantieri di pace e di speranza. Il nostro primo cliente è stato addirittura Papa

Francesco. Da alcuni mesi – in seguito ad un esplicito desiderio del Papa, dopo la sua visita in Centrafrica nel 2015 – è in corso a Bangui la costruzione di un centro per i malnutriti. Quest’attività è un piccolo ma concreto contributo nell’opera di ricostruzione del Paese, attraverso la crea-zione di luoghi di formazione, come il cantiere di produzione dei mattoni e la scuola agricola. Inoltre, la maggior parte degli operai che hanno partecipato alla formazione – e ora producono mattoni o lavorano sul cantiere – sono ex-profughi del Carmelo”. (Agenzia Fides)

Le Missionarie secolari comboniane sono un Istituto secolare di diritto pontificio e vivono la spiritualità di San Daniele Comboni. Il loro fine specifico è la cooperazione missionaria nell’animazione della Chiesa locale e nel servizio in missione.

Sede centrale: 55012 Carraia (Lu), Via di Carraia 192, tel. 0583.980158 e-mail: [email protected] www.secolaricomboniane.it Sono presenti in Europa, America Latina, Africa.

Pubblicazione dell’Istituto Secolare Missionarie Comboniane. “Animazione Missionaria” c.p. 151 36016 Thiene (VI), ccp 10681369 Direttore responsabile: Danilo Restiglian

Autorizzazione Tribunale di Vicenza n. 268 del 14/5/1971 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza Stampa: La Grafica e Stampa via dell’Economia 78 - 36100 Vicenza Grafica: Orione. Cultura, lavoro e comunicazione Via Soldini 4 - 25124 Brescia

animazione missionaria dal mondo

AFRICA / CENTRAFRICA

«Il primo ‘cliente’ dei nostri mattoni è stato Papa Francesco»

Un marinaio con lo sguardo all’orizzonte e la mano al timone. Un marinaio vestito di nero. E, infatti, non si tratta di un marinaio, ma di un missionario, anche se il suo mestiere non è diverso da quello di chi scruta le stelle per condurre la barca in porto. Un missionario – o un marinaio – che dopo sessant’anni di ser-vizio tra le coste del Pacifico e gli altipiani andini tira le somme, e si chiede qual è il futuro della missione. Annusata l’aria che tira, il missionario decide che è il momento delle provocazioni. Provocazioni secche, di quelle che non risparmiano nessuno, perché provocare è un verbo cristiano. Gesù ha sempre provo-cato, a cominciare da Betlemme, e se il cristiano non fosse un provocatore, non sarebbe un cristiano vero. «Andate da tutte le genti, portate la buona notizia fino agli estre-mi confini della terra», un mandato che non è facoltativo. Ma quanti oggi lo mettono in pratica? E chi parte verso quei confini, non è forse lasciato troppo solo? E allora provochiamo, con ri-spetto, con prudenza, con amore, per ridare essenza al mandato di Gesù. Facciamo perdere il sonno, lanciamo sfide, mettiamo in crisi le coscienze. Attenzione, però: provocare comprende anche accettare noi stessi le provocazioni, quelle che ci vengono diret-tamente dal Vangelo. Costi quello che costi.

RECENSIONI

Provocazioni missionarie Per dare umanità al futuro

RECENSIONI

Agenda biblica e missionaria 2019 Nell’ottobre del prossimo anno si celebrerà il Sinodo speciale per l’Amazzonia. Da qui il tema scelto per l’agenda 2019. Contiene: z i riferimenti litur-gici del giorno; z un commento quotidiano alla Parola di Dio a cu-ra del cardinal Óscar Maradiaga; z alcune curiosità sull’Amazzonia curate da Marco Dal Corso; z le Giornate internazionali più si-gnificative; z un ampio spazio per appunti. AGENDA BIBLICA MISSIONARIA 2019 Editrice: EMI, Bologna Prezzo promozionale: € 8,00 più spese di spedizione Può essere richiesta a: Centro Animazione Missionaria Carraia (LU) - tel. 0583.980158 e-mail: [email protected]

Natale Basso nasce nel 1929 a Vicenza ed è ordinato sacerdote nel 1954. Missionario comboniano, nel 1959 parte per l’America Latina, dove resterà una dozzina d’anni fra gli altipiani dell’Ecuador e le Ande Centrali del Perù, condividendo le difficoltà degli indios che vivono a 4400 metri. Nel 1970 è chiamato in Italia a seguire la formazione dell’Istituto Secolare Missionarie Comboniane; ne approfitta per organizzare campi di lavoro e corsi vocazionali per i giovani. Nel 1978, tornato in Ecuador, fonda l’editrice missionaria Sin Fronteras, che diffonderà libri e riviste in tutto il continente; in parallelo organizza attività di animazione di gruppi missionari giovanili, a cui dedica numerose pubblicazioni. Nel 1983 p. Basso si sposta a Cali, in Colombia. Risale a quel periodo la creazione de “La ruta de la Biblia”, un grande gioco da tavolo che verrà tra-dotto e diffuso anche in Italia (“Il Cammino della Bibbia”). Dal 1996, per una decina d’anni, svolge animazione missionaria in Sicilia, fondando i gruppi Goccia dopo goccia. Dal 2006 torna stabilmente in Ecuador, riprendendo l’impegno con l’editrice Sin Fronteras.

Autore: P. NATALE BASSO Ed. EMI - Euro 10,00