Libretto 2° Festival del Cinema Kurdo

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2° Festival del Cinema Kurdo dedicato a Tom Benetollo L'Associazione Europa Levante presenta HÈVIYA AZADIYÈ SPERANZA DI LIBERTÀ

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Film festival Kurdo 2009

Transcript of Libretto 2° Festival del Cinema Kurdo

2° Festival del Cinema Kurdodedicato a Tom Benetollo

L'Associazione Europa Levante presenta

HÈVIYA AZADIYÈSPERANZA DI LIBERTÀ

HÈVIYA AZADIYÈ Secondo Festival del Cinema Kurdo a RomaDedicato alla memoria di Tom Benetollo

L’Associazione “Europa-Levante”, che si è costituita nel 2001, si propone di favo-rire la cooperazione e la solidarietà fra i popoli, e lo scambio fra le culture. Consa-pevole della storica sensibilità della società italiana e in specifico della cittadinanzaromana nei confronti delle iniziative volte alla conoscenza di nuove realtà socio-cul-turali, l’Associazione “Europa-Levante” intende elaborare progetti a Roma e nellealtre città italiane per la realizzazione di eventi culturali che favoriscano e sosten-gano la diffusione delle diverse forme culturali della Mesopotamia. In particolare,nel 2004, ha realizzato con successo a Roma il 1° Festival del Cinema Kurdo, Hè-viya Azadiyè. La manifestazione era stata realizzata grazie al sostegno enti ed altrerealtà istituzionali locali. Nel ricordo della precedente edizione, che vide fin dalleprime fasi l’appoggio e il sostegno di Tom Benetollo, prematuramente scomparsoalla vigilia dell’apertura, la seconda edizione intende essere dedicata alla sua me-moria. Il presente Progetto, inoltre, ha già ottenuto il Patrocinio del Master uni-versitario in politiche dell'incontro e mediazione culturale in contesto migratoriodell’Università degli Studi di Roma Tre.

Il Festival rappresenta l’edizione italiana di un’esperienza già consolidata a livellointernazionale (ricordiamo, tra gli esempi più significativi, quelli di Gran Bretagna,Francia, Germania edAustria), che ha già riscontrato una vasta partecipazione e ri-scosso ampi consensi. Esso si propone di realizzare sul territorio cittadino un eventoculturale di ampio respiro, che riunisca le molteplici forme dell’espressione arti-stica e culturale: musica, fotografia, cinema e gastronomia. È questo un progettoambizioso e significativo, che mira alla conoscenza e alla divulgazione di produzionifilmiche, letterarie ed artistiche che, nonostante la loro alta qualità e rilevanza cul-turale, non sono ancora entrate a far parte di grandi circuiti divulgativi all’internodel panorama culturale occidentale.Il fenomeno migratorio kurdo in Italia interessa oltre cinquemila esuli provenientida ogni parte del Kurdistan che vivono, lavorano ed interagiscono a Roma, come inmolte altre città italiane, collocandosi nell’emergente scenario multiculturale carat-teristico della nuova Europa.

Le ragioni e gli obiettivi del progettoLa Mesopotamia, culla della civiltà ha visto nel corso del suo sviluppo storico unmoltiplicarsi di culture, frutto del suo essere luogo di scambio e di transito fra l’oc-cidente e l’oriente, è stata il luogo d’origine e sviluppo fra gli altri del popolo kurdo.Il 2. Film festival del cinema kurdo, legato a Planet-K, evento collaterale della 53.

Edizione della Biennale di Venezia, ne riprende i temi centrali: identità, confini, lin-gua così come sono interpretati dal popolo kurdo in questo inizio di nuovomillennio.Identità. Lo sforzo degli intellettuali kurdi va nella direzione di un’identità che ri-flette l’esperienza dalla guerra, dell’esilio, della migrazione forzata, ma che è anchecapace di guardare oltre. Uno sforzo che parte dall’identità negata (in particolare inTurchia dove lo stato perseguita sistematicamente l’identità kurda), e dall’identitàintima che migliaia di kurdi vivono quotidianamente dall’esilio, verso una riappro-priazione di una cultura viva. Identità come memoria, dialogo, confronto.

Confini. Il Kurdistan è una regione divisa da confini, piuttosto che delimitata al-l’interno di essi. Una regione territorialmente collocata in quattro realtà nazionali di-verse i cui confini vengono attraversati ogni giorno da migliaia di persone in fugadalla guerra, da persecuzioni e dalla povertà. I confini sono barriere, linguistiche,culturali, ma anche barriere individuali incontrate nei paesi “ospiti” che spesso si ri-velano ben poco accoglienti. I confini metaforicamente sono anche quelli che ancorarelegano in molte zone le donne a una posizione di cittadini di seconda classe.

Lingua. La lingua è una forma di resistenza, soprattutto negli stati, tra cui la Turchia,nei quali è tuttora una lingua proibita e perseguita. La lingua è il veicolo di un nuovomessaggio per il futuro, significa essere in grado di esprimere se stessi e le proprieidee liberamente. Poter comunicare il proprio passato per riuscire a definire un av-venire costruito su basi salde, facendo delle diversità una risorsa piuttosto che unascomoda eredità.

La definizione del cinema kurdo è oggetto di serrato dibattito, non certo perché ilpatrimonio filmico di e su questo popolo sia irrilevante per ampiezza e qualità, maa causa della complessità del quadro in cui esso si colloca. Si possono distingueretre tipi di produzioni cinematografiche: 1. di registi kurdi che vivono operano inKurdistan; 2. di registi kurdi espatriati o della diaspora; 3. di registi non kurdi cheraccontano storie di ambientazione kurda.

Il Festival del CinemaKurdo di Roma intende presentare la vita, la cultura e il drammadel popolo kurdo attraverso le immagini e costruire così l’occasione per una ‘nuova’conoscenza - mediata e resa “viva” dallo schermo – che aiuta l’incontro tra il popoloitaliano e quello kurdo. Presentare le opere dei cineasti kurdi e di altri autori che hannotrattato questa tematica assume un particolare significato anche perché la produzionedi questi lavori è stata spesso resa problematica da difficili condizioni contingenti.

The “Europa-Levante” association was created in 2001 with the aim of supportingcooperation and solidarity between different peoples and exchanges between theircultures. Aware of the traditional attention shown by Italian society, and specifi-cally by the people of Rome, for any cultural initiative aimed at spreading kno-wledge of new social and cultural phenomena, the Association “Europa-Levante”is involved in developing projects for cultural events enhancing and strengtheningthe presentation of the diverse Mesopotamian cultures in Rome and other Italian ci-ties. In particular, in 2004, it organized the First Festival of Kurdish Cinema, Hè-viya Azadiyè, in collaboration with several local institutions and associations. Dueto the special commitment of Tom Benetollo, the former ARCI President, who pre-maturely passed away at the eve of the opening of the First edition, this year the Fe-stival is dedicated to him. This project is also sponsored by the Master course inContact Policies and Cultural Mediation in a Migratory Context run by the Uni-versità Roma Tre in Rome.

This Festival is an Italian edition of some long-established events on an interna-tional scale (a special mention goes to the British, the German, and the Austrian fe-stivals). These events have attracted a broad consensus and a large audience. TheSecond Festival of Kurdish Cinema, Hèviya Azadiyè wants to set up a diversifiedevent in our city, creating a blend of several artistic and cultural elements such asmusic, photography, cinema as well as cooking. This ambitious project aims at sha-ring knowledge and disseminating cinematic, literary, and artistic products which,in spite of their significant cultural worth, are not part of Western cultural scene yet.The Kurdish migratory phenomenon in Italy is made of about five thousand mi-grants coming from all parts of Kurdistan. They now live in Rome and interact withits society, like in many other Italian towns, and have thus become a part of the bur-geoning multicultural scenario which characterises the new Europe.

Aims and ObjectivesOver the centuries, Mesopotamia, the cradle of civilization, saw a proliferation ofcultures, as a result of its being a crucial node of exchanges and transit between theWest and the East. There, the Kurdish people originated and developed.

The Second Kurdish Film Festival in Rome, linked to the Planet-K exhibition, a col-lateral event of the 53rd Edition of the Venice Biennale, focuses on its main themes:identity, borders, and language, as they are interpreted by the Kurdish people at thebeginning of this new millennium.

Identity. The effort of Kurdish intellectuals goes in the direction of an identity whichreflects the experience of war, exile, and forced migration, but which is also able tosee beyond all that. This effort starts from a denied identity (in particular in Turkey,where the state systematically clamps down on expressions of Kurdish identity) andfrom the intimate identity felt by thousands of exiled Kurds, with the ultimate aspi-ration to claim back a living identity. Here, identity becomes memory, dialogue, andexchange.

Borders. Kurdistan is a region which is divided by its borders rather than being en-closed by them. This area is divided into four different national entities whose bor-ders are crossed every day by thousands of people escaping war, persecution, andpoverty. Borders are barriers, be them linguistic, cultural, or even individual bar-riers found in ‘host’ countries, which are often inhospitable. Borders are also me-taphors that still confine women into a position of second-class citizens.Language. In the process of building Planet K, we were actually communicating inseven languages: Sorani, Kurmanci, Turkish, Italian, English, French, and Ger-man. Language is a form of resistance, especially in states like Turkey, where Kur-dish is still a forbidden and persecuted language. Language is the vehicle of a newmessage for the future; it means being able to express one’s own ideas freely. Beingable to communicate one’s own past is vital in order to lay a solid foundation forone’s future. Wihin this framework, diversity becomes an asset rather than an un-comfortable legacy.

The definition of Kurdish cinema is the subject of a hot debate; this is not connec-ted to controversies on the quantity or the quality of the films by and about this peo-ple, but, on the contrary, to the complexity of the framework within which Kurdishcinema itself is placed. There are three different types of film productions: 1. filmsby Kurdish directors who live and work in Kurdistan; 2. films by exiled or DiasporaKurdish directors; 3. films by non Kurdish directors who tell stories that are placedwithin a Kurdish setting.

The First Kurdish Film Festival in Rome intends to present the life, the culture andthe plight of the Kurdish people through images, thereby creating the occasion to geta ‘new’ knowledge, which passes and “comes to life” through the silver screen. Inthis way, it facilitates exchanges between the Italian and the Kurdish peoples. Pre-senting the works of Kurdish film-makers and of all those who took part to theirrealisation holds special significance, since the very production of these works wasoften quite problematic, due to difficult contingent situations.

HÈVIYA AZADIYÈ Second Kurdish Film Festival in RomeDedicated to the memory of Tom Benetollo

Ispirato da una storia vera: un moderno Romeo e Giulietta; una“speziata e romantica commedia” sulle scintille che scoppianoquando un ebreo e una musulmana si innamorano a New York.David, conduttore tv di “Sesso e felicità”, perde la testa per lavoluttuosa Layla, una misteriosa e sensuale ballerina. Layla si ri-vela essere una rifugiata curda. Preso in giro con superficialisuggerimenti dal suo ironico cameraman francese, David è fol-lemente coinvolto da Layla. Ciò innesca uno scherzoso giocodi similitudini e contrasti tra le rispettive antiche culture dei due.Il desiderio di David diventa amore quando lui scopre nella fa-volosa Layla una sensibile e intelligente ragazza, scampata allaguerra e con un'antica e ricca cultura che riecheggia nella pro-pria. Messa di fronte all'espulsione dal Paese Layla deve sce-gliere: un musulmano americano, il dottor Ahmad, o l'ebreoamericano David? David e Layla seguiranno i loro cuori met-tendo da parte secoli di animosità religiosa?Selezionato in diversi festival di cinema in Europa e negli StatiUniti, David e Layla è un film dalle nobili intenzioni: ravvivarel'identità culturale curda, la sua storia, così come le difficoltàdelle comunità immigrate. Valutato tra le dieci maggiori produ-zioni cinematografiche curde

MARTEDÌ 29 SETTEMBRE 2009

David e Layladi Jay JonroyCommedia, durata 106 min - USA 2006

HÈVIYA AZADIYÈ Secondo Festival del Cinema Kurdo a Roma

Inspired by a true story, sparks fly when aJew and a Muslim fall in love in NewYork. David (David Moscow), TV host of"Sex & Happiness", becomes smitten withthe voluptuous Layla (Shiva Rose) - a my-sterious, sensual dancer who turns out tobe a refugee. David's reckless pursuit ofLayla sets off an unveiling of the similari-ties and contrasts of their ancient cultu-res. His lust grows into love as hediscovers in stunning Layla a sensitive,intelligent war survivor with a rich cul-ture that echoes his own. But their fami-lies are dead set against their unlikelyromance. Faced with deportation, Laylamust choose: David or Dr. Ahmad? WillDavid and Layla follow their hearts andblast through centuries of religious ani-mosity? This heart-felt romantic comedyalso stars Callie Thorne in a hilariousrole as David's bipolar fiancée and WillJanowitz (The Sopranos) stealing everyscene he's in as David's cool, gay brother.Winner of the Audience Award at MonsInternational Festival of Love Films, andboth the Spirit of the Independent (JayJonroy) and Best Breakthrough Perfor-mance (Shiva Rose) at Ft. Lauderdale In-ternational Film Festival.

Jay JonroyNato nel Kurdistan iracheno. Apolide e in esiliofin da adolescente, ha studiato e lavorato a Lon-dra, San Francisco, Los Angeles, Rio, Parigi eNew York. Due membri della sua famiglia – unfratello minore e un cognato – risultavano scom-parsi o assassinati in Iraq. Più tardi, i loro restifurono ritrovati nelle fosse comuni dei ba'atisti edi Saddam. Così fu obbligato ad abbandonare ilsuo progetto di un film per aiutare la sua fami-glia in fuga dalle campagne di genocidio di Sad-dam contro i curdi. Alcuni di quegli orrori siriflettono nel suo primo lungometraggio David& Layla. Per il suo debutto cinematograficoJonroy ha ricevuto lo Spirit of the IndependentAward. Nel 2007 David & Layla ha vinto l'Au-dience Award durante la settimana di San Valen-tino in Europa.

He was born in Southern Kurdistan (Iraq).Made stateless and in exile since he was teena-ger, he has studied and worked in London, SanFrancisco, Los Angeles, Rio, Paris and NewYork. Two members of his family – a youngerbrother and a brother-in-law – went missing ormurdered in Iraq. Later, their remains werefound in Ba'athists and Saddam's mass graves.He was obliged to abandon his film projects un-finished for about ten years to help his familyescape Saddam's genocide campaigns againstKurds. Some of those horrors reflected in hisfirst feature film David & Layla. He received theSpirit of the Independent Award for his debut.David & Layla won the Audience Award (2007)during Valentine week in Europe.

MERCOLEDÌ 30 SETTEMBRE 2009

Phone Storydi Binevsa BerivanBelgio 2009, 16 min (Corto/Short)

Bahoz/Tempestadi Kazim ÖzTurchia/Turkey, 155 min (Film/Movie)

Il film si svolge in Belgio in un call center gestito da unragazzo curdo che risiede da un po' di tempo a Bruxelles.Lui è giovane e ancora non si è innamorato, né sposato.Una ragazza che va lì quasi ogni giorno a telefonare a suamadre, rimasta in Kurdistan, attira la sua attenzione. Ilcorto racconta dell’innamoramento del proprietario delcall center per una giovane richiedente asilo politico cheha una vita molto difficile da gestire, lontano dal proprioPaese.

The film takes place in Belgium in a call-center run by aKurdish boy, living in Bruxelles. He’s young and he’s nei-ther fallen in love yet, nor married. A girl, going to thisshop almost every day to call her mother, still in Kurdi-stan, catches his attention. The short tells about the fal-ling in love of the owner of a call-center for a ladyseeking for political asylum, whose life, far from home,is very difficult.

Il film, ambientato in Turchia, ripercorre la fine delXX secolo e la vita di un ragazzo curdo che da stu-dente ad Istanbul incontra la sua identità e si trovaa conoscere il movimento curdo. Il film descrivele attività di mobilitazione fra gli studenti, la mili-tanza dei giovani curdi, fino alla partecipazionealla lotta di liberazione e alla guerriglia. Cemal, cheha aspettato il test di ammissione all’università congrande eccitazione, passa l’esame e giunge dal suopiccolo paese a Istanbul. La sua desolazione nellafolla di una grande città approda ad una fine attra-verso un gruppo rivoluzionario anti-sistema che in-contra dopo mesi. Il disaccordo tra lui ed Helin,uno dei pioneri del gruppo menzionato, diventa unpunto di partenza per lui per realizzare la sua iden-tità. Il fuoco che si accende nel suo cuore e nel suospirito lo porta a leggere, cercare e scoprire la suaidentità man mano che il tempo passa. Rojda eOrhan, che hanno provato lo stesso processo, ini-ziano a cambiare col tempo e ognuno diventa unmembro attivo di quel gruppo. Queste giovani per-sone, che hanno ancora 18 o 19 anni, incomincianoa vivere nel sogno di cambiare un immensomondo. L’idea di “rivoluzione” si unisce alla giovanee dinamica energia e si trasforma in azione. Questoprogetto racconta il repentino processo di cambia-mento che Cemal, Rojda ed Orhan provano e gli av-venimenti che capitano a questo gruppo di studenti.

Binevsa BerivanBinevsa Berivan è originaria del Kur-distan del Nord (Turchia), ed è nataad Istanbul. Ha vissuto in Belgiocome rifugiata politica dal 1997. Hastudiato cinema alla Scuola di cinemaINRACI a Bruxelles, il suo primocortometraggio “Go on and you willbe free” risale al 2003. L’anno se-guente il suo cortometraggio “Themelody of the petit chateau” ha vintopremi in diversi festival cinematogra-fici. Nel 2006 ha filmato il suo primodocumentario “Traces, the people ofthe peacock”.

Binevsa Berivan is of Kurdish originfrom North Kurdistan (Turkey) andwas born in Istanbul. She has lived inBelgium as a political refugee since1997. She studied film at the FilmSchool INRACI in Bruxelles andmade her first short film “Go on andyou will be free” in 2003. The follo-wing year her short film “The melodyof the petit chateau” won awards atseveral film festivals. In 2006 she shother first documentary: “Traces, thepeople of the peacock”.

HÈVIYA AZADIYÈ Secondo Festival del Cinema Kurdo a Roma

The movie set in Turkey retraces the end of the XX century and the life of aKurdish boy, student in Istanbul, who meets his identity and knows the Kurdishmovement. The movie describes the mobilization activity among the students,the militancy of young Kurds, the participation to the liberation fight and tothe guerrilla warfare. Cemal who had been waiting for the university entranceexam with a great excitement passes the exam and comes from his small vil-lage to Istanbul. His desolation in the crowd of a big city comes to an endthrough an anti-system revolutionary group met some months later. The disa-greement between him and Helin, one of the pioneers of the aforementionedgroup, becomes a starting point for him to realize his own identity.The fire that takes up in his heart and spirit leads him to reading, searchingand discovering his identity as the time passes. Rojda and Orhan, who expe-rience the similar process, start changing and each of them becomes activemembers of that group.These young people, who are still at the age of 18 or19, start living within the dreams of changing the huge world. The idea of “re-volution” joins the youthful and dynamic energy and turns into action. Thisproject tells the speedy changing process that Cemal, Rojda and Orhan expe-rienced and what happens to this group of students.

Kasim ÖzE' nato nel 1973 a Dersim (Turchia). Durante isuoi studi universitari ha lavorato con TeatraJiyana Nû (New Life Theatre), nei settori dellarecitazione e della regia per quattro anni a partiredal 1992. Dal 1996, ha lavorato nel Centro Cultu-rale della Mesopotamia, Dipartimento Cinema,ora conosciuto come Collettivo Cinematograficodella Mesopotamia. Il suo primo cortometraggio“AX” (Terra) è stato ben accolto dal pubblico enell’ambiente cinematografico internazionale. Haterminato il suo primo film “Fotograf” nel 2001,pellicola che ha ricevuto diversi premi ed eranelle sale nell’inverno 2002. Il suo ultimo lavoro,un film documentario di 74 minuti, dal titolo“Dur” (La distanza), ha vinto il premio come Mi-glior documentario nel Turkey & DeutschlandFilmfestival, a Norimberga nel 2004. Il film èprodotto con il supporto del fondo Jan Vrijmandell’IDFA ed è stato comprato da ARTE-France.

He was born in 1973 in Dersim. During his uni-versity studies, he had worked with Teatra JiyanaNû (New Life Theatre), on the branches of actingand directing for 4 years, starting from 1992.Since 1996, he has been working in MesopotamiaCulture Center, Cinema Department; currentlyknow as Mesopotamia Cinema Collective. Hisfirst short film AX (the land) was well taken in thepublic and in international cinema environment.He finished his first long feature Fotograf in2001. The film achieved several prizes, and wasin cinemas in winter 2002. His last work, a fea-ture documentary of 74 minutes, with the titleDûr (the distant), is awarded “the best documen-tary” in Turkey & Deutschland Filmfestival, Nür-nberg 2004. The film is produced with thesupport of Jan Vrijman fund of IDFA, and waspurchased by ARTE-France.

E' il racconto preso da una storia tramandata da undengbej (un cantastorie), parla di due ragazzi inna-morati, Hasan e Siydar. Il film è una storia di amoreche viene raccontata a voce. Hasan e Sidar sono dueragazzi innamorati che vivono nello stesso paese.Per far vivere per sempre il fuoco del loro amore,dalla donna anziana e saggia del paese si fanno faredei tatuaggi sulle mani. Anche da piccoli Hasan eSidar furono tatuati dall'anziana donna per voleredei rispettivi genitori. I tatuaggi scacciavano unamaledizione che aveva portato alla morte i loro fra-telli.

The narration is taken by a story handed down bya dengbej (a storyteller), talks about two guys fal-len in love, Hasan and Siydar. The movie is a lovestory told by voice. Hasan and Siysar are two guysthat live in the same town. In order to make the fireof their eternal love, from the town old sage womanthey let her make some tattoo on their hands. As achild too Hasan and Siydar got tattooed from theold woman for want of their respective parents. Thetattoos chased away a curse that killed their bro-thers.

Gitmek/Andaredi Hüseyin KarabeyTurchia/Turkey 2008, 92 min (Film/Movie)

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

Be Si Be Dar/Senza ombra e senza alberodi Ilhan BakirTurchia/Turkey, 33 min (Corto/Short)

Ilhan BakirIlhan Bakir è nato nel 1968. Si è laureatoalla facoltà di Lettere nel 1989. Più tardiha studiato cinema. Ha insegnato Lettera-tura in diversi licei. Ha cominciato a docu-mentare le attività del Centro CulturaleDella Mesopotamia. Ha al suo attivo tredocumentari e quattro cortometraggi.Scrive sia le storie che le sceneggiature. Lesue storie hanno ricevuto premi in vari fe-stival. “Winter Gate” (Cancello d'inverno)è arrivato primo al concorso “Hüseyin Çe-lebi”. Sta lavorando al film “Project”. At-tualmente, vive ad Izmir, si occupa elavora nel campo del cinema presso il Cen-tro Culturale della Mesopotamia.

Ilhan Bakır was born in 1968. He gradua-ted from the faculty of Literature in 1989.Then he studied cinema. He taught litera-ture at several high schools. He started ci-nema activities at the MesopotamiaCultural Center. He has produced threedocumentary films and four short films. Hewrites the story and screenplay. Some ofhis stories received awards in competi-tions.His story “Winter Gate” was first in thehistory competition entitled to “HüseyinÇelebi”. He is working on new cinema film“Project”. Nowadays he lives in Izmir andworks on cinema at the Mesopotamia Cul-tural Center.

HÈVIYA AZADIYÈ Secondo Festival del Cinema Kurdo a Roma

Ayça è un'attrice turca e vive ad Istanbul. Sul set diun film girato nella Turchia Occidentale incontral'attore curdo Hama Ali. Tra i due inizia una rela-zione. Una volta finite le riprese, ognuno torna nelproprio paese: Ali nel Kurdistan iracheno ed Ayçaad Istanbul. Ma lei non riesce a sostenere la distanzae decide di intraprendere da sola un viaggio sfian-cante e pericoloso verso il nord Iraq, un paese inguerra, per raggiungerlo, attraversa paesaggi mera-vigliosi e chiede passaggi a sconosciuti. Tre anni fai due attori si sono realmente incontrati su un set.Dopo le riprese Ali le mandò dei messaggi d'amoreregistrati con la sua videocamera che sono montatiall'interno del film e testimoniano la forza di questodifficile legame. Ayça recita il ruolo di se stessa.

Ayça is a Turkish actress and she lives in Istanbul.On a film set in the West of Turkey, she meets HamaAli, a Kurdish actor. The two fall in love while shoo-ting a film. After the shoot, Ayça returns to Istanbuland Hama has to go back to his home, Suleymaniyein northern Iraq. But Ayça can no longer bear thedistance between them and decides to travel to nor-thern Iraq. However getting into a country at warturns out to be just as difficult as getting out. Thejourney takes her through breathtaking landscapes,strange encounters and traumatic times. Three yearsago, in real-life, Hama Ali met Ayca on a film-set.Hama Ali sent Ayca charming love video-letters,which he filmed with his handy-cam. Ayca plays her-self in this powerful story, which uses material fromthe real video letters as a thread through the film.

Huseyn KarabeyHuseyn Karabey è riconosciuto come unodei giovani talenti del cinema turco contem-poraneo in un momento in cui il cinematurco inizia ad essere internazionalmente ap-prezzato e distribuito. Dal 1996 dirige docu-mentari su diversi aspetti della Turchiacontemporanea, occupandosi tra le altre cosedella comunità curda, dei crimini d'onore,delle condizioni all'interno delle carceri.“Gitmek: My Marlon and Brando” è il suoprimo lungometraggio, presentato e pre-miato in diversi festival internazionali: in se-lezione ufficiale a Rotterdam (2008),Istanbul FF (2008, Migliore attrice), al Tri-beca (2008, Miglior regia).

Huseyin Karabey, is regarded as one of Tur-key’s new directing talents at a time whenthe independent film scene in Turkey is star-ting to gain global attention and Turkishfilms are receiving a wider distribution wor-ldwide. He works on documentaries, whosetopic is the contemporary Turkey since1996, dealing with Kurdish community, ho-nour killings, brutality inside the Turkishjails. “Gitmek: My Marlon and Brando” ishis first feature film, presented and grantedin many international Festivals: Official Se-lection in Rotterdam (2008), Istanbul FF(2008, Best actress), Tribeca (2008, Best di-rector).

E’ la storia di due ragazzini curdi, un fratello e una sorella, testimonidell’uccisione dei genitori. Da soli, sono dei bambini di strada che im-parano a sopravvivere, e arrivano fino ad avere la possibilità di vendi-care la morte degli amati genitori.

This is the story of two Kurdish boys, brother and sister, witnesses totheir parents' murder. Alone, they are street boys that are learning tosurvive, and they come to have the possibility to revenge their belovedparents’ death.

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009

Giornata dedicata ai bambini

Min Dit/Ho vistodiMiraz BezarTurchia/Turkey (kurdo-turco), 90 min. (Film/ Movie)

Miraz BezarRegista, sceneggiatore e produttore, MirazBezar è nato nel 1971 ad Ankara. Di originecurda, ora vive a Berlino. Ho visto (Min Dit) è illungometraggio di debutto. Il dramma, intensoeppure delicatamente diretto, parla di un con-flitto negli anni 90, visto dalla prospettiva di unagiovane coppia di fratello e sorella, che combat-tono per la sopravvivenza nella più grande me-tropoli curda, Diyarbakir, dopo il brutaleomicidio dei loro genitori. Fatih Akin e KlausMaeck sono co-produttori della Bezar Film.

Director, scriptwriter and producer, MirazBezar was born in 1971 in Ankara, of Kurdishdescent, he lives in Berlin. “Before my eyes”(Min dit) is the feature film debut. The intense,though light-handedly directed drama tells of aconflict in the 1990s, seen from the perspectiveof a young sibling couple, fighting for survivalin the biggest Kurdish metropolis Diyarbakirfollowing the brutal murder of their parents.Fatih Akin and Klaus Maeck are co-producersof Bezar Film.

HÈVIYA AZADIYÈ Secondo Festival del Cinema Kurdo a Roma

13 colpi per Ugur Kaymaza cura del Comune di Baglaredited by theMunicipality of BaglarTurchia/Turkey , 6 min. (Corto/Short)

E' la storia di un bambino di 12 anni che è stato ucciso dai militari turchi mentre salu-tava davanti alla propria casa il padre camionista appena rientrato dal lavoro. Ispiratoad un orribile omicidio, perpetrato dai militari turchi nel 2004 a Kiziltepe.

It’s the story of a 12-year-old child that has been killed by Turkish soldiers while gree-ting his father, truck driver, just come back home. This short is inspired by a homicideperpetrated by Turkish soldiers in 2004, in Kiziltepe.

Piç/Bastardodi Ilhan BakirTurchia/Turkey , 12 min (Corto/ Short)

E' la storia di un bambino di 10 anni, che vive per strada. Inuna giornata di pioggia si ripara in un cinema grazie all'aiutodel macchinista che lo fa entrare, lo asciuga e gli mostra vec-chi film. Il bambino, che per la prima volta entra in un ci-nema, ne resta affascinato. Mentre cammina per stradaincontra degli studenti che girano un film. Gli studenti si ac-corgono di lui e gli insegnano ad usare la telecamera. Così ilragazzino per realizzare il suo personale film ruba una tele-camera e una cassetta da un negozio. Riprende bambini comese stesso e i luoghi che vive. Quando decide di mostrare almacchinista del cinema ciò che ripreso, si accorge che la po-lizia lo cerca per il furto. Mentre scappa seguito dalla poliziala telecamera gli cade dalle mani, lo colpisce sulla testa, uc-cidendolo. La telecamera caduta riprende la morte del bam-bino.

It is the story of a 12-year-old kid, who lives in a street. In arainy day he shelters in a cinema thanks to the help of thestagehand. The stagehand lets him getting in, dries him andlets him see some old movies. The kid, entering for the firsttime in a cinema, remains charmed. While walking in the stre-ets he meets some students shooting a film. These studentsnotice him and teach him how to use a camcorder. Then thekid, in order to shoot his own film, steals a camcorder and acassette from a shop. He shoots other street kids and theirplaces. When he decides to show to the stagehand what heshot, he notices that the police is looking for him as a conse-quence of the theft. While running away form the police thecamcorder drops from his hands, hits his head and kills him.The camcorder shoots the death of the boy.

SABATO 3 OTTOBRE 2009

Giornata dedicata alle donne

Sterkên welatê min/Le stelle del mio Paesedi Shirin JihaniIraq, 76 min (Film/Movie)

E' un esempio di riscatto e di denuncia. Diretto dall’unica registairachena. È un’accusa agli abusi perpetrati contro le donne nellecarceri durante il regime di Saddam Hussein. Shirin Jihani incon-trando il pubblico ha affermato di aver avuto difficoltà a girare ilfilm, nonostante il sostegno del governo regionale curdo, e diaverlo sentito quasi come un’autobiografia. La regista, infatti, havissuto in prigione dall’età di cinque anni. Un film duro, ma moltosemplice nella struttura, che evidenzia un enorme problema, untema purtroppo estremamente attuale.

This is an example of redemption and denunciation. Directed bythe only Iraqi female director, it’s an accusation to the abusesagainst women in the jails under the regime of Saddam Hussein.Shirin Jihani met the audience and he affirmed that he had somedifficulties to shoot the film, though the support the local Kurdishgovernment, and that he felt it like an autobiography. The director,in fact, lived in prison since the age of five. A hard movie, but withvery simple structure, that puts in evidence a huge problem, atheme extremely current, unfortunately.

HÈVIYA AZADIYÈ Secondo Festival del Cinema Kurdo a Roma

Ya umut da biterseSe anche la speranza finisseprodotto dalla Cooperativa delle donne contro la violenza di Baglar - Diyarbakirproduced by theWomen co-operative against the violence of Baglar - DiyarbakirTurchia/Turkey, 20 min (Documentario/Documentary)

Il documentario racconta i “delitti d’onore” e i “suicidi delle donne” curdea causa della società feudale e la guerra che si vive ogni giorno in Kurdistan.

The documentary tells about “honour crimes” and Kurdish “women suici-des” due to the feudal society system and the war experienced day by dayin Kurdistan.

Shirin JihaniShirin Jihani, ventinove anni, l'unica regista curdadel Nord Iraq, si salva insieme a sua madre e sua so-rella dal genocidio conosciuto come “Anfal”. Havissuto il confino in prigione quando era piccola:aveva cinque anni quando sua madre, incinta di ottomesi, fu arrestata e suo padre impiccato. Poi, cadutoil regime di Saddam, si trasferisce in città e intra-prende gli studi per diventare regista. Sposa IsaMerkedef, produttore cinematografico, insieme de-cidono di lavorare a questo progetto. Il governo delKurdistan finanzia il film con 42 mila dollari, manon era abbastanza, così decidono di vendere la pro-pria casa e l’auto per ultimarlo. Il film ha già parte-cipato al Festival del Cinema del Cairo e ha ricevutoil “Premio speciale della giuria” al Calabria FilmFestival 2008.

Shirin Jihani, 29 years old, the only Kurdish femaledirector of North Iraq, she survived together withher mother and sister from the genocide campaignknown as “Anfal”. She lived the confinement in pri-son during her childhood, she was five when hermother, eight months pregnant, was arrested and herfather hanged. When, Saddam’s regime fallen, shemoved in city and attended courses to become direc-tor. She married Isa Merkedef, movie producer, andtogether they decided to work on this project. Kurdi-stan government financed the movie with 42thou-sand dollars, but it was not enough, so they decidedto sell their house and car to finish it. The movie al-ready took part in the Cairo Film Festival and it re-ceived the “Jury special prize” at the Calabria FilmFestival 2008.

Tom Benetollo nasce a Vigonza (PD) il 22 febbraio del1951. Tra il ’77 e il ’78 decide di fare della sua pas-sione politica una scelta di vita. Nell’81 si trasferisce aRoma come responsabile esteri della FGCI nazionale.Padova negli anni '70 era il crocevia della strategiadella tensione. Cominciò da lì il percorso verso la nonviolenza ed il pacifismo di Tom, che cercava sempredi comprendere le ragioni profonde di quanto accadevae non dare mai, di fronte ai problemi nuovi, rispostescontate. Ed a Roma, dal 1981, occupandosi di politicaestera, Tom comincerà a lavorare su questioni che nonsmetterà mai più di frequentare. Nel 1983 diventa re-sponsabile pace per l’Ufficio esteri del PCI.Quella di quegli anni fu innanzi tutto l'occasione di ungrande rinnovamento e di una grande apertura, a per-sone e temi nuovi. Ne citiamo solo alcuni: Salaam ra-gazzi dell'Ulivo, la prima grande campagna diadozione a distanza, Time for Peace a Gerusalemme epoi a Sarajevo, le grandi mobilitazioni contro il razzi-smo e per avere una legge civile sull'immigrazione, maanche i campi di prima accoglienza di Villa Literno,l'impegno per la libertà dell'informazione e quello peruna robusta vita democratica basata su un associazio-nismo diffuso e protagonista nel territorio. Partecipasin dall’inizio al movimento contro il liberismo o al-tromondista. E’ a Genova nei giorni del G8 del 2001,a Firenze e a Parigi per il Forum Sociale Europeo, aPortoAlegre e aMumbay per il Forum sociale mondiale.Fa della difesa dei diritti una delle sue bandiere, di tuttii diritti, da quelli del mondo del lavoro a quelli dei gaye di tutte le minoranze. E’ a fianco degli immigrati, perla chiusura dei Centri di Permanenza Temporanea, cit-tadinanza di residenza, il diritto d’asilo.Un protagonista, generoso e appassionato, del nostrotempo.

Tom Benetollo was born in Vigonza (Pd) in 1951. Bet-ween’77 and ’78 he decided to transform his politicalpassion to a choice of life. In 1981 he moved to Romeas foreign affairs manager of the National FGCI (Fe-deration of Italian Youth Communists).In the ‘70s Padova was the crossroads of the strategyof tension. After that Tom’s journey towards non-vio-lence and pacifism started. He always tried to under-stand the reasons of what was happening and to givenot expected answers in front of new problems. Then,in Rome, starting from 1981, dealing with foreign po-litics, Tom started to work on questions that he hadnever left aside. In 1983, Benetollo becomes Peace ma-nager for the Foreign Affairs Bureau of the Pci (theItalian Communist Party).Those years expressed the possibility of a great rene-wal and opening. We would like to quote just some ofthe most important experiences “Salaam ragazzi del-l’Ulivo”, the first big campaign of adoption at di-stance; “Time for Peace” in Jerusalem and Sarajevo;a great mobilization against racism and for a civil im-migration law, but also welcome centers based on as-sociationism. He participates from the beginning in themovement against the free trade. Benetollo is in Ge-nova in the days of the G8 of 2001, in Florence and inParis for the European Social Forum, in Porto Alegreand in Mumbay for World Social forum.He made the defence of any rights one of his flags: la-bour rights, gays and lesbian rights and the rights ofall the minorities. He was with the immigrates, for theclosure of the Centers of temporary detention, for theresidence citizenship, the asylum right.A generous and passional protagonist of our time

Tom BenetolloUn protagonista, generoso e appassionato, del nostro tempo

PLANET Kurdistan (parte di Krossing) è un laboratorio d’idee, proposte eprogetti con l’obiettivo di contribuire alla discussione sulla identità culturalekurda. È un processo di immaginazione collettiva in grado di rappresentare tuttele complessità e diversità di questo popolo e a stimolarne un futuro condiviso.PLANET K è una piattaforma virtuale, attraverso il suo sito www.planetk.org,e un luogo fisico ospitato all’interno della 53. Esposizione Internazionale d’ArteBiennale di Venezia nello spazio polivalente di San Leonardo a Venezia.

La Biennale d’Arte di Venezia è uno dei più prestigiosi palcoscenici per l’artecontemporanea e anche il luogo dove si intrecciano in maniera più articolata lecomplesse relazioni tra arte e rappresentazione nazionale. Ogni paese scegliequali artisti possono meglio interpretare i suoi progressi artistici, la sua ampiezzadi vedute e le sue aspirazioni. In questo contesto, rappresentare l’arte di un po-polo senza nazione è l’apertura ad un percorso di auto determinazione di pre-supposti comuni e condivisi. L’arte non intesa come strumento dispettacolarizzazione, ma come stimolo ad un processo di identificazione.

Quanti sono interessati alla definizione di questo processo di immaginazionecollettiva si sono confrontati su tre temi fondamentali, sintesi delle potenzialitàfuture del popolo kurdo: Identity, Borders, Language.

IdentityLo sforzo degli intellettuali kurdi va nella direzione di una identità che riflettel’esperienza dalla guerra, dell’esilio, della migrazione forzata, ma che è anchecapace di guardare oltre. Uno sforzo che parte dall’identità negata (in partico-lare in Turchia dove lo stato perseguita sistematicamente l’identità kurda), e dal-l’identità intima che migliaia di kurdi vivono quotidianamente dall’esilio, versouna riappropriazione di una cultura viva. Identità come memoria, dialogo, con-fronto.

BordersIl Kurdistan è una regione divisa da confini, piuttosto che delimitata all’internodi essi. Una regione territorialmente collocata in quattro realtà nazionali diversei cui confini vengono attraversati ogni giorno da migliaia di persone in fugadalla guerra, da persecuzioni e dalla povertà. I confini sono barriere, linguisti-che, culturali, ma anche barriere individuali incontrate nei paesi “ospiti” chespesso si rivelano ben poco accoglienti. I confini metaforicamente sono anchequelli che ancora relegano in molte zone le donne a una posizione di cittadini diseconda classe.

LanguageNel percorso di costruzione di Planet K abbiamo usato ben 7 lingue: sorani, kur-manci, italiano, inglese, francese, turco e tedesco. La lingua è una forma di re-sistenza, soprattutto negli stati, tra cui la Turchia, nei quali è tuttora una linguaproibita e perseguita. La lingua è il veicolo di un nuovo messaggio per il futuro,significa essere in grado di esprimere se stessi e le proprie idee liberamente.Poter comunicare il proprio passato per riuscire a definire un avvenire costruitosu basi salde, facendo delle diversità una risorsa piuttosto che una scomoda ere-dità.

La 53. Esposizione Internazionale d’Arte con il titolo Fare Mondi ispira questoprocesso di appartenenza. Non l’appartenenza a una cultura ufficiale, di stato,ma un’appartenenza inclusiva, in costante definizione, aperta agli influssi e allepossibilità di sviluppo futuro. PLANET K è molto più di una rappresentazionenazionale di arte, è pensare un luogo comune dove fare abitare la nostra imma-ginazione, le nostre aspirazioni, e le nostre idee. È’ un nuovo pianeta.

CURATORIBahman Ghobadi, Leyla Zana Ali Can, Bengin Aksu , Orsola Casagrande, Emiliano Gan-dolfi, Baykar Sivazliyan, Alexander Römer, Marina Nebbiolo, Gonzague Lacombe, VictorNebbiolo Di Castri, Lele Rizzo

con il contributo di

Hevi Dilara, direttore artistico

Il Festival è stato possibile grazie alla collaborazione di:Antonella De Biasi, Arturo Salerni, Cristiano Rea,Fabio Testasecca, Francesca Anzelmo, Francesca Gianfelici,Irene Forcella, Mehmet Yuksel

Grafica: Cristiano Rea - illustrazione: Rebwar Saeed

Associazione Europa LevanteSede legale: Viale Carso, 23 - 00195 RomaTel. +39 06 97845557 Fax. +39 0697845547Email: [email protected]