Libertà per le donne afgane

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Poste Italiane spa - Spedizione in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in l. 27/02 2004 n. 46 art. 1, comma 1 - DCB Pc Pubblicità inferiore al 45% - Contiene IP www.corrierepadano.it SETTIMANALE DI INFORMAZIONE FONDATO NEL 1983 GIOVEDÌ 9 SETTEMBRE 2021 - ANNO 39 N. 10 - EURO 0,20 Loc. Maglio di Roncovero - 29021 BETTOLA (PC) Tel. 0523.900008 - Cell. 335.5621236 - [email protected] CONDIZIONAMENTO TERMOIDRAUILICA ARREDO BAGNO INSTALLAZIONE E MANUTENZIONE IMPIANTI GAS E TECNOLOGICI A PAGINA 3 "Libertà per le donne afgane" Le Donne in Nero sono tornate in piazza “La guerra non è mai la soluzione” è il messaggio lanciato durante il sit-in Un ritorno nello stesso luogo che le vide protagoniste alla fine degli anni 80 Le feste ripartono in sicurezza con il Green Pass Settembre andiamo... è tempo di feste ALLE PAGINE 5, 6, 7, 8 Vita da Curdi a Piacenza Casa, kebab e politica La maggior parte dei Curdi “piacentini” proviene dalla Turchia Una presenza che passa inosservata A PAGINA 2 CONTINUA A PAGINA 4 DI ANTONELLA LENTI Da anni ci sono cose che non capisco e continuo a non capire. Sono le cose piacentine. Negli ultimi quattro decenni di cui ho memoria la città e i suoi interpreti pro tempore hanno ciascuno coltivato sogni di riscatto. Quei sogni, che altrove sono diventati realtà lasciando il posto ad altri so- gni, qui, tra le mura farnesiane, restano irraggiungi- bili. E’ il destino ingrato che ci tiranneggia? Al di là dei limiti personali - certamente giocano un ruolo serio e ne prendo atto - non so quale sia quel tarlo tenace che rode le radici e non muore mai. Sarà il tarlo che impedisce di concretizzare i sogni? Anche le giustificazioni si ripetono: fondi esigui, destino geo-politico che penalizza Piacenza a favo- re di altri territori ecc. Dagli anni Ottanta in poi la litania è sempre questa. Di rado è cambiata. Sarà il tarlo sconosciuto che lavora in sordina a cre- are la staticità? O cos’altro? Speranzosa, con sempre tanta voglia di cambiamen- to, mi chiedo quali siano i progetti che guardano ai prossimi 20 anni. Spererei di trovarli. Progetti con- creti che abbiano come timone una virata ambien- tale. Alle viste il nulla. Che raccordo con altre città? Ci si confronta? Si trae spunto dagli esempi positivi? Il percorso verso la salute ambientale non riconosce confini. Basta farlo. Si sentono di tanto in tanto piccoli belati a denun- ciare la deriva, ma le idee dove sono? Mi convinco che il tarlo che lavora alacremente e fa di Piacenza una città ferma, immobile (forse anche contenta di esserlo) va giù oltre la superficie, è profondo, scava nelle radici e nasce da lontano. Quel tarlo si veste di volta in volta di tante fisionomie ma sempre tarlo resta. C’è la demografia ostile, più stoccaggio che produzione, il lavoro che in 20 anni si è fatto de- qualificato (in discussione diritti basilari altro che smart), investimenti che non salgono… Un tarlo rode Piacenza senza morire mai CONTINUA A PAGINA 4 Pini: "Snellire La Ricci Oddi per parlare a tutti" La Ricci Oddi ha una nuova persona a capo delle operazioni. A gestire il timone della galleria di arte moderna piacentina sarà la milanese Lucia Pini. L’esperta neo direttrice vanta una carriera quasi ventennale al museo Bagatti Valsecchi e ha deciso di venire a vivere a Piacenza per entrare più in simbiosi con la città. Il Valtidone Wine Fest festeggia a Ziano A PAGINA 8

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CONDIZIONAMENTO TERMOIDRAUILICAARREDO BAGNO INSTALLAZIONE E

MANUTENZIONE IMPIANTI GAS E TECNOLOGICI

A PAGINA 3

"Libertà per le donne afgane" Le Donne in Nero sono tornate in piazza“La guerra non è mai la soluzione” è il messaggio lanciato durante il sit-in

Un ritorno nello stesso luogo che le vide protagoniste alla fine degli anni 80

Le feste ripartono in sicurezza con il Green Pass

Settembre andiamo... è tempo di feste

ALLE PAGINE 5, 6, 7, 8

Vita da Curdi a Piacenza Casa, kebab e politicaLa maggior parte dei Curdi “piacentini” proviene dalla TurchiaUna presenza che passa inosservata A PAGINA 2

CONTINUA A PAGINA 4

DI ANTONELLA LENTI

Da anni ci sono cose che non capisco e continuo a non capire. Sono le cose piacentine. Negli ultimi quattro decenni di cui ho memoria la città e i suoi interpreti pro tempore hanno ciascuno coltivato sogni di riscatto. Quei sogni, che altrove sono diventati realtà lasciando il posto ad altri so-gni, qui, tra le mura farnesiane, restano irraggiungi-bili. E’ il destino ingrato che ci tiranneggia? Al di là dei limiti personali - certamente giocano un ruolo serio e ne prendo atto - non so quale sia quel tarlo tenace che rode le radici e non muore mai. Sarà il tarlo che impedisce di concretizzare i sogni? Anche le giustificazioni si ripetono: fondi esigui, destino geo-politico che penalizza Piacenza a favo-re di altri territori ecc. Dagli anni Ottanta in poi la litania è sempre questa. Di rado è cambiata.

Sarà il tarlo sconosciuto che lavora in sordina a cre-are la staticità? O cos’altro?Speranzosa, con sempre tanta voglia di cambiamen-to, mi chiedo quali siano i progetti che guardano ai prossimi 20 anni. Spererei di trovarli. Progetti con-creti che abbiano come timone una virata ambien-tale. Alle viste il nulla. Che raccordo con altre città? Ci si confronta? Si trae spunto dagli esempi positivi? Il percorso verso la salute ambientale non riconosce confini. Basta farlo.Si sentono di tanto in tanto piccoli belati a denun-ciare la deriva, ma le idee dove sono? Mi convinco che il tarlo che lavora alacremente e fa di Piacenza una città ferma, immobile (forse anche contenta di esserlo) va giù oltre la superficie, è profondo, scava nelle radici e nasce da lontano. Quel tarlo si veste di volta in volta di tante fisionomie ma sempre tarlo resta. C’è la demografia ostile, più stoccaggio che produzione, il lavoro che in 20 anni si è fatto de-qualificato (in discussione diritti basilari altro che smart), investimenti che non salgono…

Un tarlo rode Piacenza senza morire mai

CONTINUA A PAGINA 4

Pini: "SnellireLa Ricci Oddi

per parlare a tutti"La Ricci Oddi ha una nuova persona a capo delle operazioni. A gestire il timone della galleria di arte moderna piacentina sarà la milanese Lucia Pini. L’esperta neo direttrice vanta una carriera quasi ventennale al museo Bagatti Valsecchi e ha deciso di venire a vivere a Piacenza per entrare più in simbiosi con la città.

Il ValtidoneWine Festfesteggiaa Ziano

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Corriere Padano 9 Settembre 2021

2 PRIMO PIANO

Vita da Curdi a Piacenza:casa, kebab e politicaGran parte dei Curdi emigrati a Piacenza proviene dalla Turchia. La ridotta consistenza ne fa una presenza che passa inosservata.Chi vi prepara il kebab non è un turco ma un curdo. Non lo sape-te? E’ normale. Sono gli stessi Curdi a qualificare le propria at-tività come “Turche”.Nessuna delle 30 rosticcerie che preparano kebab a Piacen-za e Provincia si presenta infatti come “curda”.

“Il 70% dei locali a kebab è di proprietà di cittadini di origi-ne curda. Non vogliamo crea-re confusione nel cliente, è un piatto che esiste in tutto il Medio Oriente ma in Europa è un “mar-chio” della comunità turca, e l’Oriente per il piacentino medio si ferma a Istanbul”, spiega Fatih Arslanlar del ristorante “Oscar Kebab” in via Taverna. Nel nostro territorio abitano un centinaio di Curdi. Sono stime, perché non esiste uno Stato cur-do riconosciuto a livello interna-zionale e i censimenti ufficiali si basano sulla nazionalità dei mi-granti. I Curdi vengono annove-rati come “Turchi”, o “Siriani”, o “Iracheni”, oppure “Iraniani”.

La maggioranza dei Curdi emi-grati a Piacenza proviene dalla Turchia. Si tratta di una catena migratoria di stampo regiona-le riconducibile alla regione di Diyarbakir, nel sud-est dell’A-natolia. Con il 20% di residenti di origine straniera, a Piacenza e Provincia, la presenza curda pas-sa senz’altro inosservata. Da qui

deriva però il fascino di questa piccola comunità “sommersa”, nascosta, che ci serve il kebab e la coca-cola agli angoli delle strade.

Popolo dall’identità forte, non araba né turca o persiana, i Cur-di rappresentano la nazione più numerosa al mondo senza uno Stato. 50 milioni di persone con una lingua e cultura definita in un territorio vasto virtualmente quanto la Francia che si esten-de dalle pianure turche fino ai monti Zagros in Iran. La Storia è stata inclemente con i Curdi:

”In nessuno Stato in cui siamo presenza etnica ci concedono quei diritti indispensabili volti a proteggere la nostra identità: la nostra è una storia di persecuzio-ni, di lotte per la sopravvivenza e di esperimenti politici di autogo-verno”, specifica un altro ristora-tore curdo.

Eravamo partiti con l’intenzio-ne di fare un focus sulle rostic-cerie orientali e siamo finiti per scoprire che queste ultime, sono quasi tutte gestite da cittadini di origine curda. Con loro abbiamo parlato di “Lotta dei popoli” e di

conflitti dimenticati.

Alcuni Curdi con cui abbiamo parlato hanno preferito rimanere anonimi. Non è il caso di Alì. “La Turchia non è un paese democratico che garantisce il pluralismo e la li-bertà di espressione. Molti di noi hanno parenti che abitano in Anatolia e temono ritorsioni da parte del governo turco se sospettati di sostenere la causa curda”. Dal canto suo, la Turchia ritiene intollerabili le pretese curde di formare una regione au-tonoma all’interno delle proprie

frontiere, considerandole come un attentato all’integrità dello Stato.

Alì, 25 anni, lavora nella ro-sticceria “Istanbul Markaz” di via Veneto. Discutere con lui evitando di parlare di politica è impossibile. Alì denuncia l’iso-lamento politico e militare del suo popolo, dopo il sacrificio dei Curdi nella guerra contro l’Isis. .“I Curdi hanno combattuto in prima linea contro i jihadisti e li hanno sconfitti. Abbiamo libe-rato intere città e provincie dal Califfato nero. Ci siamo fatti massacrare in Siria affinché i macellai non raggiungessero l’Europa. Ci sentiamo ora ab-bandonati da tutti ma la nostra indole è resiliente e combattiva”, aggiunge Ali fra una boccata di sigaretta e un sorso di caffè.

Ali cucina, prende gli ordini e pulisce i tavoli Talvolta è assor-to, i suoi pensieri sono altrove. Forse in Turchia, dove parte del-la sua famiglia abita. “Non posso tornare senza rischiare l’arresto per diserzione, per non aver ri-sposto al servizio militare turco. Oggi sono un rifugiato politico, un esiliato”. Non sono pochi i Curdi di Pia-cenza che confermano questa dura scelta. Una vita in esilio oppure affrontare dei rischi tor-nando in Turchia: “Il governo

turco controlla con particolare zelo i Curdi che arrivano dall’E-stero. Vagliano le attività che svolgono anche sui social me-dia. Possiamo essere trattenuti per una semplice fotografia di gruppo con la bandiera curda alle spalle o con quella del no-stro leader”, precisa Alì.

Il leader a cui si riferisce Alì si chiama Abdullah Ocalan, fonda-tore del Pkk, un’organizzazione armata sorta negli anni ’80 fra le montagne del Curdistan tur-co. Per alcuni Curdi, Ocalan, è un eroe che ha difeso il proprio popolo dalla repressione dell’e-sercito turco e dai tentativi di assimilazione forzata. Per gli Stati Uniti e l’Ue, la formazione è considerata una banda armata, un gruppo terrorista. Così come per la Turchia che ha condanna-to all’ergastolo l’ideologo della causa curda, tutt’ora rinchiuso in un carcere di massima sicurezza.

A partire dal 2014, in piena guer-ra siriana, alcuni italiani hanno preso le armi a favore della cau-sa curda. Hanno lasciato gli abiti da civili per diventare soldati, inseriti militarmente nelle SDF (Syrian Democratic Forces), una colazione multietnica a guida curda in lotta contro l’Isis.

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Alla clinica Sant’Antonino un repartoper i malati Covid meno graviLa clinica Sant’Antonino ha inaugurato un nuovo reparto de-stinato ai malati Covid “a bassa complessità”. Sono quaranta i posti letto messi a disposizione di questi soggetti non gravi, per i quali è comunque necessario il ricovero. La soluzione è stata pensata allo scopo di alleggerire il carico delle ospedalizzazioni nella struttura di via Guglielmo da Saliceto, che da ora accoglie-rà solamente i soggetti colpiti in maniera più grave. L’annuncio è arrivato dal diret-tore generale Luca Baldino, che ha colto l’occasione per ringra-ziare i vertici della clinica per lo sforzo messo in atto e per la disponibilità. Lo stesso Baldino

ha tuttavia ribadito come la si-tuazione pandemica sia ben lon-tana dall’essere stata superata. Al momento a Piacenza sono 45 i soggetti affetti da Covid ospe-dalizzati; e la media giornaliera per quanto concerne le ospeda-lizzazioni si attesta attorno ai 7 pazienti.

La media dei contagiati ha subi-to un calo del 5,8%, ma bisogna stare attenti a non abbassare la guardia. Baldino ha ammonito la popolazione sull’importanza del vaccino: “Abbiamo visto un drastico calo delle prenotazio-ni. Entro la prossima settimana dovremmo arrivare all’80% per quanto riguarda i vaccinati con

almeno una dose”. Le fasce più scoperte sono due, quella che va dai 30 ai 39 anni, e quella dai 12 ai 19, anche se quest’ultima sta registrando un’importante im-pennata nelle prenotazioni (dal 20% ai primi di agosto al 65% di oggi). Sempre in tema di vac-cinazioni Baldino ha ricordato come sia da oggi possibile ot-tenere il vaccino nelle farmacie aderenti. La lotta a Coronavirus non è ancora terminata, la media setti-manale dei positivi a Piacenza è di 250 individui e, nonostante la situazione sia al momento sotto controllo, come ha sottolineato lo stesso Baldino, non si può ab-bassare la guardia.

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9 Settembre 2021

3Corriere Padano

ATTUALITà

Via Gusano, 16 Gusano di Gropparello (PC) Tel.0523 856123

"Libertà per le donne afgane" Le Donne in Nero sono tornate in piazza

“La guerra non è mai la soluzione” il messaggio lanciato durante il sit-in davanti alla chiesa di San FrancescoDI ANTONELLE LENTI

“Gentili signori, vent’anni di guerra in Afghanistan, e gli oc-cidentali se ne vanno lasciando il paese nel caos e le donne al burqa. Il nostro primo pensiero è che la guerra è sempre il pro-blema, non la soluzione. Come avrebbero potuto essere spesi quei miliardi senza le armi e sen-za gli eserciti, per la popolazione civile, la pace e la libertà delle donne?” Spinte da queste considerazioni le Donne in Nero sono tornate in piazza con convinzione, an-che a Piacenza, e chiedono che “la guerra diventi un tabù come l’incesto”. Parole forti e le sottolinea Ste-fania Cherchi animatrice del gruppo piacentino che venerdì 3 e sabato 4 hanno manifestato davanti alla chiesa di San Fran-cesco. Un ritorno nello stesso luogo che tra la fine degli ‘80 e l’inizio degli ‘90 (era il tempo della prima intifada che contrap-poneva palestinesi e israeliani) le vide protagoniste sempre per mettere in evidenza, in un mon-do sempre più distratto, la forza delle istanze di pace.

Un ritorno alla protesta attiva dopo vent’anni, c’è un filo tem-porale tra i due periodi? “Il movimento c’è ed è presente nonostante tutto e i nostri punti caldi restano sempre gli stessi: il tema dei palestinesi, la pace e le donne. Sono il cuore del nostro operare e del nostro sentire. In questi anni ci siamo sempre mobilitate con una certa conti-nuità anche se va sottolineato c’è un elemento biografico che cer-tamente pesa. Oggi torniamo in piazza per mettere l’accento sul-la gravità della situazione afgana e sul disastro che ha prodotto la guerra”.

Fuori la guerra dalla storia. La politica, gli stati e gli interessi delle nazioni sembrano non co-gliere questo grido. Una piat-taforma irraggiungibile?“Non ci stancheremo mai di andare in piazza su questo ar-gomento e lo abbiamo fatto con-tro tutte le guerre come quella dell’Iraq e quella dell’ex Jugo-slavia. Guerra voluta dalla sini-stra. Anche quella guerra è parte del problema che portiamo oggi in piazza. E’ stato il momento in cui si è creduto di fare la guerra pensando e dicendo che si porta-va la pace”.

In che rapporti state con la si-nistra? Mi sembra di cogliere distanza…“E’ drammatica l’incapacità manifesta della sinistra nel dise-gnare una prospettiva propria. E’ spinta sul sentiero dell’omologa-zione qui e in Europa. L’Italia? Beh, il Pd per esempio è sem-pre più monopolizzato dalla sua componente democristiana. Del resto la sinistra pesca consensi nei centri storici, non nelle fasce popolari. Lo si vede da anni”.

Ora che fare di fronte a pro-blemi internazionali che spin-gono all’uscio di casa?“Sono molto pessimista. Lo stesso Gino Strada che ha sem-pre sottolineato la guerra come problema principale ha detto di non credere alla volontà politi-ca di superarla come strumen-to di soluzione dei conflitti. La centralità, oggi come ieri, resta quello delle spese militari, e que-sto comporta un intervento tanto profondo che dovrebbe portare a una ristrutturazione generale degli stati. Improbabile. Cosa ci si deve aspettare ora? Credo che gli americani risponderanno nel modo di sempre quando si sono trovati in difficoltà: faranno una guerra.

Contro l’Afghanistan?“Hanno sempre reagito così. Spero fortemente di essere smentita”.

Il movimento delle Donne in Nero è rimasto un’espressione un po’ elitaria. Perché?“Non si deve dimenticare l’ori-gine. Le Donne in nero nacquero da alcune donne israeliane per chiedere pacificamente, durante la prima Intifada, la fine dell’oc-cupazione. Non nascono da po-sizioni radicali contro una parte o l’altra, che sarebbe la cosa più facile, ed è un fatto che per

esempio in tante formazioni di sinistra con piattaforme molto semplificate non abbiamo mol-to seguito. Accanto a questo va considerato che viviamo in un periodo di stanchezza, con un sistema politico impermeabile a questo tipo di istanze. Faccio un esempio. Negli anni Ottanta in diversi mettevano in atto l’o-biezione alle spese militari: ora a voler attivare questa forma di protesta pacifista si va incontro a difficoltà burocratiche tali che è diventato impossibile raggiun-gere l’obiettivo”.

La questione afgana pone il tema delle donne diventate corpi da governare e manovra-re. Questo dovrebbe impegna-re direttamente l’Occidente o no?“Dovrebbe, certo, perché quello che sta avvenendo è un dramma enorme. Ricordo che in Iran con il ritorno dello stato confessio-nale il tasso di suicidi di donne salì alle stelle. Ora in Afghani-stan tante hanno coltivato se non la libertà, almeno la speranza di poterla raggiungere per sé e per le loro figlie. Ma ora…si torna punto e a capo e noi che faccia-mo?”

Tutti sembrano adoperarsi per le donne afgane, però l’impres-sione è di un doppio binario:

da un lato la pietà: “povere donne…” poi se si parla di ospitarle…“Sì, è così. Diciamolo, il salvi-nismo ha vinto. Vince il “Pur-ché non vengano a casa mia”. Su questo tema l’Italia è molto indietro rispetto ad altre zone d’Europa penso a Parigi, a Lon-dra dove la multiculturalità si tocca con mano. Da noi i livel-li per discutere sono due. Uno ideologico e l’altro economico e politico che considera l’idea di

aiutarli sì, ma guardando al Pa-kistan come paese designato per farlo. E mi chiedo come possia-mo noi decidere quello che deve fare un altro stato? Il Pakistan farà la sua parte, ma anche noi dobbiamo fare la nostra”.

Sono avviate anche raccolte di fondi finalizzate ad aiutare le donne afgane: in un grande magazzino in questi giorni ho sentito l’annuncio che un euro della spesa fatta sarebbe stato

devoluto a quella causa… Che dire?“Già, succede. Posso aggiunge-re una cosa? Mi piacerebbe che qualcuno in Italia facesse qual-cosa per le donne che vengono ammazzate nel nostro paese. Mi chiedo, qualcuno sta facendo qualcosa? Quanto alla raccol-ta di fondi, meritorio sarebbe finalizzarla ad aiutare i centri antiviolenza che stanno chiuden-do perché non hanno più soste-gni…”.

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Corriere Padano 9 Settembre 2021

4 ATTUALITà

Pini: "Snellire la Ricci Oddiper parlare ai visitatori"La nuova direttrice vuole ammodernare la galleria e potenziare il digitale. “Possibili anche delle rotazioni”

La Ricci Oddi ha una nuova per-sona a capo delle operazioni. A gestire il timone della galleria di arte moderna piacentina sarà la milanese Lucia Pini. L’esperta neo direttrice vanta una carriera quasi ventennale al museo Ba-gatti Valsecchi e ha deciso di ve-nire a vivere a Piacenza per en-trare più in simbiosi con la città.

Da subito la Pini si è detta im-pressionata dalla bellezza della nostra città: “Non la conoscevo ancora benissimo, ma posso sen-tirla come mia essendo ferrarese d’origine. È una città davvero molto bella e ho avuto modo di apprezzarne i giardini e i corti-li interni. Ho preso la decisione di trasferirmi a Piacenza perché ritengo che il ruolo che andrò a

ricoprire necessiti di vivere la città dall’interno, di respirarla”.

La neo direttrice ha poi sotto-lineato quelli che sono i punti su cui lavorare maggiormente. In primo luogo ciò che balza all’occhio, stando alla Pini, è la mancanza di una persona che si sia dedicata da tanto tempo alla cura della galleria. “Ci sono cose nell’arredamento un po’ appas-site” – ha sottolineato la futura direttrice – “A dover essere am-modernati sono innanzitutto gli apparati didattici. Il visitatore va accolto e accompagnato. Il no-stro obiettivo deve essere quello di parlare a tutti. Non deve esse-re possibile far sentire inadegua-to un visitatore; se ciò accade la colpa è da imputare totalmente a

noi”.

Lucia Pini ha palesato l’inten-zione di voler “svecchiare” la galleria. Questo sarà possibile anche snellendo la mostra, al-leggerendo il carico delle opere esposte. “Esporre troppo è una tentazione dalla quale bisogna stare in guardia. L’architettura del palazzo che ci ospita è ariosa, si dovrebbe allestire delle espo-sizioni coerenti con la struttura di Arata. Bisogna esporre il ne-cessario a sviluppare un discorso coerente. Non posso escludere a priori anche l’invitante ipotesi di effettuare delle rotazioni, mante-nendo ovviamente sempre espo-ste le opere più caratterizzanti”.

Il dialogo e le collaborazioni con

le realtà e i lavoratori già pre-senti nel territorio è al centro del processo di rinnovamento auspi-cato dalla Pini. La stessa neo di-rettrice ha affermato di non ave-re alcuna preclusione in merito a collaborazioni con il palazzo Xnl, che espone arte contempo-ranea. Tuttavia ha sottolineato che questi tipi di collaborazio-ni vanno gestiti con particolare attenzione: “Purtroppo spesso accade che questi tipi di inter-sezioni siano semplicemente un pretesto, ma che finiscano con lo svilire sia la modernità che la contemporaneità”.

Non si deve tuttavia confondere questo rinnovamento con una difesa a spada tratta delle piatta-forme digitali in toto. La Pini ha infatti evidenziato come il rap-porto con l’opera fisica sia im-prescindibile, specie nell’epoca della riproducibilità tecnica il valore dell’originale è sempre più vacillante. “La multimedia-lità va assolutamente integrata, è comodissima dal punto di vista didattico, salvo che non diventi una mera esibizione di un “gio-chino” tecnologico”.

Non si poteva evitare l’argomen-to del travagliatissimo Klimt. In merito all’opera si è espressa la Pini, affermando che alcune situazioni allestitive verranno gestite con maggiore attenzione. “La volontà è quella di valoriz-zare il quadro, come è logico che sia. Effettivamente a mio avviso l’allestimento è molto pesante, peccato perché è in una bellissi-ma sala e, come avrete ormai ca-pito, a me gli allestimenti piac-ciono leggeri. Non disdegnerei una composizione in cui l’opera tornasse a dialogare con il resto della collezione, dopo le tribola-te vicende che ne hanno fatto da corollario per anni”.

Per tradurre in fatti le idee però servono finanziamenti e, in tal senso, la Pini si è detta favore-vole agli aiuti derivanti dai me-cenati locali. “Ce n’è bisogno” – ha affermato la futura direttri-ce – “Molto banalmente bisogna cambiare i tessuti che ricoprono le pareti e investire nel poten-ziamento del supporto digitale. Ogni aiuto è ben accetto”.

Nella foto Lucia Pini neo diret-trice della galleria Ricci Oddi

Un tarlo rode Piacenzasenza morire maiPROSEGUE DALLA PRIMA

Attenzione il tarlo mi sembra co-minci a prendere una certa forma. O no?Nodo cruciale ora è quello am-bientale: è lì che si svolta verso il nuovo se lo si vuole affrontare, è lì che resti alla deriva se non lo si vuole. “Nulla sarà più come pri-ma” ci si pavoneggiava durante la fase dura della pandemia era solo retorica? Parlare di ambiente come nuova dimensione delle società signifi-ca incidere su tutti i tasselli che compongono la società stessa e cambiarne direzione. Produzione agricola e industria-le, qualità urbana liberata dalle polveri sottili, colpo di reni per un sistema di mobilità sostenibile micro e macro, capacità proget-tuale per convertire i sistemi di collegamento, ma all’ambiente si collega anche il modo di pro-durre quello che mangiamo e la sua distribuzione, c’è il sistema territoriale coperto di un coltre di bitume e di cemento che non respira, la necessità di compren-dere che il verde è essenziale per l’esistenza umana e nessuna altra opzione può sostituirlo. Sarebbe necessaria una consapevolezza al di là dei propositi parolai che talvolta con tono contrito, talvolta con tono sferzante si raccolgono a ogni stagione quando si avvici-na il turno elettorale. E’ su queste cose che nulla dovrà essere come prima se no stiamo giocando an-cora sull’ipocrita palleggiamento tra il dire e il fare.Le ragioni per affrancarsi da un destino che vuole la pianura padana tra le aree più inquinate d’Europa ci sarebbero, eccome se ci sarebbero. Non ultimo il ricordo di quanto avvenuto nel 2015 in provincia di Piacenza quando dalla Valnu-re la bomba d’acqua colpì anche la città e tolse vite umane. Tutto si tiene. Quello che a Piacenza è avvenuto nel 2015 lo abbiamo visto con sconcerto andare sugli schermi televisivi qualche setti-mana fa scorrendo il disastro che

ha colpito la Germania.Invece si tace o se ne parla tra po-chi adepti. Anzi siamo ancora alla prese con una città (forse l’unica nel circondario) che non ha fatto nulla sul traffico, ha autobus che sparano cannoni di fumo verso il cielo e strade che a fatica conten-gono parcheggio laterale traffico a due corsie e piste ciclabili (si fa per dire) tutte insieme col risulta-to caotico che ne consegue. E così nella giaculatoria infini-ta delle occasioni che ho sentito ripetere in questi anni (tornano sempre nello stesso formato) ab-bondano le elencazioni di poten-zialità che il buon dio ha affidato a questa città con tante vocazioni tra cui la vicinanza di Milano e via di seguito... Occasioni appunto e tali sono ri-maste se ancora oggi nel 2021 si è alle prese con gli stessi temi di sempre. C’è però uno spazio in cui Piacen-za osa e alza la testa. E’ quando la vicina Parma avanza rivendica-zioni per opere importanti che si “teme” potrà realizzare. L’ultima è una fermata della linea di alta velocità sul suo territorio. Perché non anche noi? E’ il grido partito da qui per segnalare l’ingiustizia per il supposto favoritismo che si compirebbe se la proposta fosse accolta.In queste situazioni il tarlo va in letargo. Sulla ribalta il desiderio di un protagonismo dal sapore stantio. Troppo poco.Elementi che si concretizzano con l’invecchiamento costante e senza scampo, una distanza materiale concreta tra il corpo cittadino e le università che re-stano un suffisso esterno alla vita locale, la tendenza autocelebra-tiva della capacità di risparmio di una popolazione che mette da parte pensando esclusivamente al proprio “giorno dopo” senza progettare un futuro per le nuo-ve generazioni perché quello che sembra contare è il qui ed ora e tutto quello che può far crescere la rendita (anche di posizione per ciascuno) che è stata accumulata.

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9 Settembre 2021

5Corriere Padano

Fin dalla sua nascita, il cinema ha avuto un rapporto simbiotico con la musica, di cui non può fare a Senza perdere nemmeno una battuta, viene confermata anche l’edizione 2021 del Piacenza Jazz Fest. Edizione ancor più specia-le, perché segna il passaggio alla maggiore età di un festival che da un lato ha arricchito l’offer-ta musicale del territorio con un parterre di artisti internazionali e nazionali di assoluto rilievo e, al contempo, vanta il primato di aver fatto risuonare la musica ovunque, non solo nei teatri, ma anche per le strade e nelle piazze, nelle scuole come nelle attività commerciali.Ideato e organizzato dall’asso-ciazione culturale Piacenza Jazz Club, con la direzione artistica di Gianni Azzali, la manifestazione può contare sull’apporto deter-minante di un gruppo di volontari che si spendono con passione per garantire il successo di ogni spet-tacolo.La manifestazione si avvale del determinante sostegno della Fon-dazione di Piacenza e Vigevano, con il supporto della Regione Emilia-Romagna, si fregia del pa-trocinio del Ministero della Cultu-ra e del supporto di alcune realtà istituzionali e imprenditoriali del territorio.

IL CARTELLONE PRINCIPALEIl programma del cartellone prin-cipale vedrà importanti nomi di musicisti italiani insieme ad artisti del panorama internazionale. In questa scelta, che anche quest’an-no presenta un certo rischio, è implicito l’intento per il Piacenza Jazz Fest 2021, nonostante le dif-ficoltà dovute al prorogarsi della situazione emergenziale, di man-tenere intatta tutta la sua ricchezza artistica e l’inclusività, che sono anche tra i suoi marchi più impor-tanti e identitari.Saranno ben tredici le serate in programma, ospitate negli spazi che sono stati ritenuti più idonei a ospitare concerti nel più rigoroso rispetto di tutte le normative e le ordinanze relative alla sicurezza degli spettacoli dal vivo, compre-sa l’applicazione della distanza tra gli spettatori, in seguito alla quale i posti disponibili saranno limitati. Per ovviare a questa diminuzione, diversi appuntamenti prevedono un doppio spettacolo. Per l’inaugurazione di sabato 18 settembre allo Spazio Rotative, finalmente si corona un sogno che l’associazione insegue da tempo, quello di avere la presenza di Ca-mille Bertault, uno dei talenti più sfavillanti del canto jazz. Il poten-ziale canoro di Camille, dallo stile dolce, libero e sfrenato, porta con sé note di freschezza nell’universo del Jazz in un modo del tutto ac-cattivante; il suo è uno stile musi-cale personalissimo, fatto di ritmi e note frizzanti, ma soprattutto di parole che si riflettono nei suoi te-sti scanzonati.Il 2021 è ricco di ricorrenze spe-ciali per il mondo del Jazz e nel corso dell’anno l’associazione ha cercato di dare adeguato spazio a ciascuna, non poteva quindi mancare di festeggiare gli 80 anni di un simbolo come il pianista Franco D’Andrea, il cui stile inconfondibile ha segnato un’in-fluenza decisiva su tanta musica improvvisata, qui in Italia come all’estero. D’Andrea si esibirà in concerto in piano solo giovedì 23 settembre nell’Auditorium del

Conservatorio “Nicolini”.Un felice ritorno da assoluto pro-tagonista sarà quello che vedrà il guru del mondo delle percussioni e della batteria Trilok Gurtu (già al fianco di Jan Garbarek in uno storico evento al Teatro Munici-pale di qualche anno fa) sul palco del Teatro President domenica 26 settembre in un concerto dal titolo suggestivo come “God is a drummer”. Il riferimento è al suo ultimo album di recente uscita per l’etichetta “Jazzline”, un brillan-te caleidoscopio di musiche che intrecciano anime e radici appa-rentemente molto lontane tra loro, con un effetto di brillantezza ed estro rari.

Giovedì 30 settembre sarà la volta del primo dei due concerti in programma nella Basilica di San Savino. Scelta per la ricchez-za della sua storia e per l’aura di spiritualità che vi si respira, la Basilica sarà il luogo ideale dove ascoltare “Mingus World”, che vede affiancati la viola di Maria Vicentini e il violoncello di Sal-vatore Maiore. Il repertorio è in-teramente dedicato alla figura del grande compositore e contrabbas-sista Charles Mingus, una ricerca attraverso gli innumerevoli colori della sua musica in una formazio-ne inusuale, ma affine alla scrittu-ra dell’autore.meno e la musica, dal canto suo, ha attinto dall’immaginario cine-matografico nuova linfa, creando dei veri capolavori. Una rilettura creativa e immaginifica sarà quel-la che caratterizzerà il weekend del 2 e 3 ottobre presso la Sala degli Arazzi della Galleria Al-beroni grazie all’estro di Mauro Ottolini coi suoi Sousaphonix. Il gruppo diretto dal trombonista, compositore e arrangiatore, mu-sicherà in tempo reale due film molto diversi per storia e nascita, ma che hanno segnato entrambi, a modo loro, la storia del cinema muto. Si inizierà nella serata di sa-bato con la pellicola del 1911 “In-ferno” di Francesco Bertolini, basato sulla prima Cantica della Divina Commedia, molto calzan-te proprio in questo 2021 in cui si ricorda l’anniversario dei 700 anni dalla morte del poeta. Domenica invece si cambierà completamen-te registro e si passerà a “Buster Kluster”; in questo caso il gruppo guidato da Ottolini farà da colon-na sonora a uno dei capolavori del muto, “Seven Chances” che Buster Keaton realizzò nel 1925; una pellicola dal ritmo incalzante, che procede a velocità mozzafiato di gag in gag.

Mercoledì 6 ottobre all’Au-ditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano un duo a dir poco speciale e innovativo, composto dal trombonista Gian-luca Petrella e dal vibrafonista

Pasquale Mirra. Sul palco quin-di si intrecceranno il suono del trombone con l’elettronica, che si mescoleranno con vibrafono, ma-rimba e altre percussioni, creando un insieme molto particolare. Un duo atipico in un gioco di equili-bri tra melodia, ritmo, armonia ed elettronica.

Venerdì 8 ottobre sempre all’Au-ditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano invece spazio alle nuove generazioni del Jazz italiano che si stanno distin-guendo nel panorama nazionale. A suonare saranno i musicisti del trio del pianista cremasco Fran-cesco Orio col loro ultimo pro-getto dal titolo “OS”. I tre stanno portando avanti da diversi anni un discorso musicale originale, alla ricerca della dimensione essenzia-le del suono.Una delle caratteristiche ricorrenti del Piacenza Jazz Fest è quella di poter vedere dal vivo alcuni dei musicisti più leggendari della sto-ria del Jazz, memori di quell’av-vio fulminante di 18 anni orsono, quando il Jazz Fest ospitò uno storico concerto di Wayne Shorter.

Quest’anno, domenica 10 otto-bre, sarà la presenza di Billy Hart col suo quartetto ad allacciare tutti gli spettatori alla storia del Jazz. Nella sua musica si sentiranno gli echi di McCoy Tyner, Stan Getz, Miles Davis, Wes Montgomery e di tutti gli altri giganti con cui que-sto incredibile batterista ha suona-to nella sua carriera.

Sempre nella Basilica di San Savi-no, giovedì 14 ottobre, si esibirà in solo in un concerto di grande fascino il clarinettista Marco Co-lonna; un musicista molto attento alla ricerca sul suono, liberato da qualsiasi maschera stilistica e al di là di ogni limite tecnico e fisico.

Domenica 17 ottobre al Teatro President due tra le più interes-santi orchestre nate a Milano negli ultimi dieci anni, veri e propri la-boratori musicali di innovazione e ricerca, quali l’Artchipel Orche-stra e l’Orchestra di via Pado-va, proporranno il repertorio che li ha visti collaborare per dare vita a “Batik Africana Suite”. La sera-ta è organizzata in co-produzione con la nota rassegna emiliana “Crossroads”.

Chiusura in grande stile alla Sala degli Arazzi della Galleria Albe-roni dove domenica 24 ottobre si esibiranno i divini John Sco-field e Dave Holland. Non solo due punti di riferimento e autorità assolute, ciascuno per il proprio strumento – chitarra e contrabbas-so – ma ancora capaci di tracciare nuove strade e di inventare nuovi percorsi musicali. Un vero evento da non lasciarsi scappare.

ATTUALITà

Piacenza Jazz FestLa grande musica

continua a PiacenzaJohn Scofield in duo con Dave Holland, Trilok Gurtu,

Billy Hart, Franco D’Andrea, Mauro Ottolini e i Sousaphonix, Artchipel Orchestra e molti altri

Antica Fiera di Bettola No a esposizione bestiameSi mercatini e prodotti tipici Il 13 settembre fa il suo ritor-no la tanto attesa Antica Fiera di Bettola dopo l’anno di stop imposto, più che dalla pande-mia, dalle divisioni registratesi in Giunta circa l’opportunità di dare seguito al programma confezionato dal sindaco Paolo Negri: rinuncia all’esposizione del bestiame, mercatini a cura di Mercatini & Curiosità (organiz-zazione milanese), mercato di prodotti agricoli a cura di Cam-pagna Amica ed altri prodotti locali, per finire nelle degusta-zioni di vini a cura di Comu-nità Val Nure. Di conseguenza anche i bettolesi si divisero in due “tifoserie” pro e contro lo svolgimento della Fiera. I primi sostenevano che sul filo del suc-cesso che stavano registrando i Venerdi bettolesi si sarebbe po-tuto replicare la formula per la Fiera sacrificando l’esposizione del bestiame al Foro boario; i secondi, invece, assolutamente convinti che “senza l’esposizio-ne del bestiame l’Antica Fiera non sa da fare”.

Il sindaco fece buon viso a cat-tivo gioco e dichiarò: “Non c’ho

dormito, ma non poteva essere altrimenti, no ad assolutamente ad una crisi di Giunta… “

L’edizione 2021 dell’Antica Fiera di Bettola si terrà come sempre nella splendida corni-ce di Piazza Colombo: saranno tanti gli stand e i mercatini che troveranno spazio per la gioia di tutti, dai più grandi ai più picci-ni. Il mercato si snoderà anche in Borgo Sant’Ambrogio e in Via 24 Maggio. Questa edizione non si articolerà più su due giorni ma

avrà luogo solamente lunedì 13 settembre.

A differenza delle altre edizioni, mancherà il consueto mercato del bestiame, che ha da semprecaratterizzato la Fiera di Bettola.

Al suo posto potrebbe prendere posto un’esposizione di trattori antichi e di mezzi agricoli d’e-poca ma, per ora, il condizionale è d’obbligo.

Lunedì mattina, alle ore 10:30, ci sarà l’inaugurazione dell’An-tica Fiera alla presenza delle au-torità locali. L’intero evento si svolgerà nel pieno rispetto delle normative anti-pandemia. Sia per l’accesso all’area fieristica, che verrà recintata, sia per l’u-tilizzo delle giostre: sarà neces-sario esibire il green pass se ri-chiesto dai tanti addetti deputati al controllo del green pass e del distanziamento sociale.

Nella foto il sindaco di Bettola Paolo Negri

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Corriere Padano 9 Settembre 2021

6 PONTENURE

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Avis, una storia d'amore che è iniziata 50 anni faIn equilibrio fra memoria e rinnovamento, celebra mezzo secolo di vita con una grande festa il 19 settembre. “Nonostantela pandemia abbiamo mantenuto i numeri degli anni precedenti”.50 anni al servizio della colletti-vità. Avis nei territori si occupa di fare comunità e informazione, di organizzare manifestazioni sportive e feste sociali per ani-mare i paesi. “Riusciamo sempre a coinvolgere i residenti nelle nostre attività, siamo un punto di riferimento per la cittadinanza”, spiega Alberto Loschi, neo-pre-sidente di Avis Pontenure.

Loschi è diventato presidente di Sezione lo scorso maggio. Pre-siede un Consiglio composto da figure storiche e nuove leve. “Vogliamo garantire il ricambio generazionale. Ci sono molti giovani alla prima esperienza da consiglieri, ragazzi che possono crescere e contare sull’esperien-za dei più anziani ”, dice Loschi .L’Associazione è in buona sa-lute. Conta 300 soci donatori. Anche nell’anno difficile della pandemia (2020), Avis Pontenu-re è riuscita a mantenere i nume-ri degli anni precedenti con 420 donazioni fra sangue e plasma e 25 nuovi donatori. Questi ultimi rappresentano il futuro dell’As-sociazione.

Avis è stata fondata nel 1971 da un gruppo di 23 pontenuresi. Nel tempo si costituisce in Sezio-ne, con una sede fisica e con lo scopo di fare promozione per la causa.

Guido Frati, storico volontario e attuale segretario di Sezione, è la memoria storica di Avis Pon-tenure. Una dimensione di pro-vincia, a misura d’uomo, fatta di piazzetta e campanile, di bar e osterie in cui tutti si conoscono.Un tempo il valore della dona-zione si trasmetteva con il passa-parola davanti a un caffè, intorno a un tavolo di briscola. Non c’e-rano ancora i mezzi informatici di adesso e nelle piccole comu-

nità di luogo, donare sangue era una gara di coraggio, una sfida fra amici.

“E’ con la presidenza di Ra-nunzio Groppi, negli anni ‘80 che Avis fa il salto di qualità”, ricorda Frati. Oggi Groppi è presidente onorario. “Il giorno prima della donazione – prose-gue Guido Frati – Groppi girava in macchina con il megafono per le strade del paese promuovendo

l’Associazione e chiamando a raccolta tutta la popolazione”. Oggi il futuro ha il volto di Gaia Badini e Alessandro Berté, ri-spettivamente consigliera e vice-presidente.

Entrambe hanno meno di 30 anni e le idee chiare su come proseguire l’attività di Avis Pon-tenure che in paese rima con feste sociali come la polentata d’autunno o le manifestazioni sportive come la Marcia di Avis che si tiene ogni anno nel mese di giugno.

Nella foto un gruppo di ade-renti alla sezione AVIS di Pon-tenure

Festa dell'AsinoMercatino dell'usato

no stand gastronomiciDopo la battuta d’arresto detta-ta dalla pandemia fa il suo ri-torno a Pontenure la tanto ama-ta festa dell’asino. “Purtroppo le normative di penalizzeran-no non poco” – ha affermato Franco Villa, presidente della Pro Loco – “Saremo costretti a declinare la classica offerta di prodotti gastronomici. Non ci saranno gli stand con il preliba-to stracotto, la piccola di carne d’asino e lo spezzatino prepa-rate a regola d’arte dalle nostre cuoche. Tuttavia gli stessi piatti si potranno gustare nei tanti ri-storanti del paese”.A saltare saranno anche le tra-dizionali kermesse di ballo al centro polisportivo, poiché in contrasto con le normative vi-genti. Ma lo stesso Villa rassi-cura: “Abbiamo pronte alterna-tive di livello per far divertire tutti”.La manifestazione andrà in scena il 10 settembre e si apri-rà con la tradizionale Marcia dell’asino. La camminata par-tirà da Piazza Falcone e si svol-gerà su due percorsi distinti, uno della lunghezza di 6 km, l’altro di 11km nella bellezza della campagna pontenurese.Sabato 11 settembre, invece,

sarà la volta di Daniele Cor-dani e della sua orchestra che si esibiranno fra il verde del Parco Reggio. A questo even-to, sempre per la prevenzione del diffondersi della pandemia, si potrà assister solo seduti. “A conferma del grande cuore della Pro Loco, l’incasso della serata sarà interamente devolu-to all’hospice Casa di Iris” ha sottolineato lo stesso Villa. Per l’evento è anche previsto un servizio bar per i possessori di green pass.Domenica 12 settembre sarà la volta del tradizionale mercati-no d’antiquariato nel centro del paese. In serata, alle ore 21, an-drà invece in scena un concerto nella cornice di Piazza Amato Re. Ad esibirsi sarà l’orchestra di Matteo Bensi. Villa ha con-cluso con un augurio: “Questa serata è completamente gratu-ita, come Pro Loco vogliamo che possa essere un’occasione di festa per cercare di metter-si alle spalle le difficoltà degli scorsi mesi. Noi stessi siamo stati duramente colpiti dalla pandemia ma ci stiamo rimet-tendo in piedi per offrire mo-menti di aggregazione e svago a tutti i pontenuresi”.

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9 Settembre 2021

7Corriere Padano

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Caorso a misura di Covidper la Festa di fine EstateA Caorso si cerca di tornare alla “solita vita”, seppur con cautela,e non si rinuncia alla FESTA DI FINE ESTATE.

La Proloco, con il sostegno dell’amministrazione comunale, ha infatti organizzato una “festa a misura di Covid” che rispetti ledistanze ma non faccia perdere la voglia di stare insieme. Perl’occasione quindi, domenica 12 settembre le strade di Caorsovengono chiuse al traffico e si ri-empiono delle bancarelle firmateMercanti di Qualità, il consorzio nato a Piacenza nel 2007 che è diventato ormai sinonimo di pro-dotti affidabili e ben fatti.

Mentre la Proloco gestirà un piccolo stand di cibo da aspor-to in cui si potranno acquistare spiedini, panini con le salamelle,

crespelle e patatine fritte.Per i più piccolo, ma non solo vi saranno anche le giostre.Ma non è tutto, benché la festa sia di FINE ESTATE a Caorso continueranno però i consueti appuntamenti mensili con la mo-stra mercato “Ricordi del Pas-sato”, temporaneamente gestita dall’Assessore Carla Trabucchi.

Dopo essersi resi conto della re-lativa “semplicità” di gestire unmercato in tempo di Covid, l’am-ministrazione comunale, nella persona appunto di Carla Tra-bucchi, ha deciso di assumersi la responsabilità di portare avanti il mercatino di hobbistica che per tanti anni è stato gestito dal signor Raimondi. “La sicurezza è la nostra priorità”, sottolinea Trabucchi, “ma non vogliamoperdere completamente il piace-

re di stare insieme e condividere,così abbiamo deciso di metterci in gioco nel pieno rispetto delle normative. e devo dire che la pri-ma prova di agosto è statamolto positiva.

Il regolamento regionale per gli ambulanti prevede la licenzao in alternativa un tesserino rila-sciato dal comune di provenien-za.

Ottenendo così una sorta di “porta di sbarramento” che ga-rantisce anche la qualità dei par-tecipanti.Insomma, a Caorso c’è la vo-lontà di tenere alta la testa nono-stante le difficoltà, e per farlo in totale sicurezza è fondamentaleil lavoro dei vigili urbani e della protezione civile sempre presen-ti durante il mercato.

65^ Festa dell'Uva"Tra il ribollir dei tini"A Gropparello si fa festa tra le uve e i vini

della val Vezzeno: ortrugo, malvasia, besegano bianco verdigo, barbera e bonarda.

Il 12 settembre, nella splendida cornice di Gropparello, andrà in scena la sessantacinquesima edizione della festa dell’uva. L’evento intitolato “Tra il ribol-lir dei tini” è stato organizzato grazie alla collaborazione del Comune di Gropparello e dalla Pro Loco Giovani.

La festa sarà l’opportunità per congedare una bellissima estate, che ci ha abbracciati con il suo Sole e con il canto delle cicale, e di accogliere l’autunno ormai alle porte, con tutti i sapori ti-pici che accompagnano questi mesi più freschi. La protagoni-sta indiscussa di questa sessan-tacinquesima edizione è l’uva e l’amatissimo vino. A farla da protagonisti saranno l’ortrugo, la malvasia, il besegano bianco verdigo, la barbera e la bonarda.

Quest’anno la manifestazione si aprirà alle ore 10 e la prima fase si incentrerà sull’esposi-zione delle uve e dei prodotti tipici locali che rendono unico ed inimitabile il piacentino. Un assortimento variegato di preli-batezze che si potranno degusta-re ed acquistare. Alle ore 11 sarà poi il momento del saluto delle Autorità locali. Si prosegue poi fino alle ore 16 con l’attesissima premiazione dei vincitori e delle uve migliori.

Alle 17, invece, sarà il turno di uno spettacolo con accompa-gnamento musicale; sarà infatti la volta dell’esibizione di Athos Bassissi, di Stefania Rava e di Luca Savazzi.

L’evento tanto atteso sarà l’oc-casione per ritrovarsi tutti insie-me davanti a un buon calice di vino, scambiare due chiacchiere cordiali accompagnate, perché no, dai buonissimi piatti della tradizione piacentina e rivivere la normalità tanto desiderata in questi mesi così scuri e ingrigiti dalla pandemia.

L’intero evento, come lo scorso anno, vedrà il suo successo solo grazie alla collaborazione di tut-ti in particolar modo nel rispetto delle normative vigenti in merito alla prevenzione della diffusione del Covid.

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Corriere Padano 9 Settembre 2021

8 SOCIETà

A Ziano rivive la Festa dell'uva

Busker Festival Divino

Il 12 settembre a Ziano andrà in scena la 69esima edizione della Festa dell’uva. La fortunata ma-nifestazione fa parte del Valtido-ne Wine Fest, un poker di eventi incentrati su un grande protago-nista: il vino piacentino. La pri-ma tappa di questo Festival si è tenuta a Borgonovo ed è stata un grande successo. Il paese è si è riempito di cittadini curiosi e amanti del vino, sia piacentini che giunti da fuori. A Ziano spet-ta il duro compito di mantenere alta l’asticella con il secondo e attesissimo appuntamento.

Quindi appuntamento nel comu-ne per densità più vitato d’Eu-ropa, dove insieme alla storica festa dell’uva, i banchi degusta-zione del Valtidone Wine Fest animeranno le vie del paese, proponendo Malvasia di Candia Aromatica in tutte le sue decli-nazioni. “Saranno proposti tanti abbinamenti con i prodotti del territorio, a partire dai nostri sa-lumi – ha sottolineato il Sindaco Manuel Ghilardelli ringraziando anche l’Associazione 7 Colli e la Pro Loco – E non mancheranno le occasioni di intratteni-mento per tutte le età”.

Il titolo della manifestazione è “Busker Festival Divino”, e non potrebbe essere altrimenti se a farla da protagonista saranno i vini piacentini e, in modo parti-colare, la Malvasia. L’inaugura-zione dell’evento avrà luogo alle ore 10 alla Fontana di piazzale Matteotti. Si proseguirà poi per tutta la giornata con la presenza degli stand del Valtidone Wine Fest e di quelli della Pro Loco disseminati lungo la splendida cornice del centro storico di Zia-no. Non si berrà però a stomaco vuoto; lungo tutte le vie del cen-tro di Ziano saranno infatti pre-senti vari banchi di street food

con prodotti locali. Il momento della degustazione sarà a cura del Consorzio Vini Doc Colli Piacentini e unirà sapientemente i calici piacentini agli eccellenti prodotti del territorio.Ci sarà anche spazio per la cul-tura e per il divertimento. Verrà infatti allestita una mostra foto-grafica de laValtidone e, rispet-tivamente alle 12:30, alle 17 e alle 19, andranno in scena tre spettacoli di cucina dal vivo nel-la cornice dei Giardini Pubblici. Il compito di riempire di gioia la giornata, oltre che ai i vini pia-centini, spetterà ai tanti artisti di strada, musicisti e giocolieri che performeranno negli spazi della festa. Inoltre la Biblioteca Car-la Carloni rimarrà aperta tutto il giorno; potrebbe essere l’oc-casione per degustare un calice mentre si legge un bel libro. In via Roma saranno inoltre pre-senti numerosi banchi che espor-ranno prodotti d’artigianato.Unanime il riconoscimento agli sponsor senza il quale la rasse-gna non sa-rebbe possibile, a partire dalla Banca di Piacenza e dalle cantine sociali della valle, Cantina Valtidone (presente il consigliere Dionisio Genesi) e Cantina di Vicobarone (presente il responsabile commerciale Pa-trizio Zambruni), che “dimostra-no – hanno sottolineato in coro gli amministratori – il grande at-taccamento al territorio, so-stenendo con generosità questi eventi di promo-zione e di valo-rizzazione”.

L’intero evento si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti Covid. Per accedere alla Festa dell’uva sarà infatti obbligatorio esibire il green pass o il risultato di un tampone antigenico valido effettuato nelle 48 ore preceden-ti.

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