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TERZA LEZIONE LUTE. APPARATO RESPIRATORIO.
Da un punto di vista generale, l’apparato respiratorio può essere distinto in:
1) vie aeree superiori, rappresentate da tutte le strutture poste a monte della
trachea;
2)sistema di conduzione o distribuzione del gas all’interno del polmone, costituito
dalla trachea e dalle diverse ramificazioni bronchiali e bronchiolari non provviste
di alveoli;
3) zona propriamente respiratoria, rappresentata dalle strutture periferiche
caratterizzate dalla presenza di alveoli.
4)il complesso osseo- articolare e muscolare che comprende le strutture della
gabbia toracica (vertebre, coste e sterno)-rivestita dalle sierose pleuriche
delimitanti le cavità pleuriche, il mediastino e i muscoli respiratori;
5)un insieme di strutture nervose che presiede alla regolazione del respiro.
Le vie aeree superiori comprendono le cavità nasali con i seni paranasali, il faringe e
la laringe.
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Le cavità nasali si aprono anteriormente con le narici e sono separate dal setto
nasale, (slide n. 1). Il setto nasale è costituito da parti ossee e da parti cartilaginee.
Le parti ossee del setto sono formate, posteriormente e in basso,dal vomere,
posteriormente e in alto dalla lamina perpendicolare dell’etmoide. Le parti
cartilaginee occupano la parte anteriore del setto e sono costituite dalla cartilagine
del setto e dalla cartilagine dell’ala del naso. In alto la volta nasale è formata dalla
lamina orizzontale dell’osso etmoidale, detta lamina cribrosa in quanto è crivellata
di forellini attraverso cui passano i nervi oftalmici . La parete laterale delle fosse
nasali è costituita dalla faccia mediale (nasale) del labirinto etmoidale che è una
massa ossea la quale separa le cavità orbitali da quelle nasali e che è costituita da un
sistema di piccole cavità(cellule etmoidali) in comunicazione con le fosse nasali.
Dalla faccia nasale delle masse laterali dell’etmoide muovono due lamine ossee
(cornetti o turbinati superiore e medio) dalla struttura convoluta . Il cornetto
inferiore, presente, in basso, sulla parete laterale delle fosse nasali, è una lamina
ossea che si stacca, invece, dalla faccia nasale della mascella: la presenza dei
cornetti o turbinati determina un marcato aumento della superficie esposta al flusso
aereo , ma anche una riduzione dell’area della sezione trasversa delle ossa nasali.,
come ben si vede nella figura in basso della slide n.1. Lo spazio compreso fra i
turbinati e la parete laterale del naso prende il nome di meato e assume il nome del
turbinato che lo sovrasta. Abbiamo, così, il meato inferiore, il meato medio, il meato
superiore e il recesso sfeno-etmoidale. Nel meato inferiore sbocca il canale naso-
lacrimale, negli altri meati sboccano gli orifizi dei seni paranasali. I seni paranasali,
come ben si vede nella slide n. 1, sono delle cavità che si sviluppano per
pneumatizzazione delle ossa del massiccio facciale e che- occorre ripeterlo!- si
mantengono in comunicazione con le cavità nasali attraverso degli orifizi situati in
corrispondenza dei meati medio e superiore . Essi sono rappresentati dai seni
mascellari destro e sinistro , dai seni frontali, dal seno sfenoidale, scavati,
rispettivamente, nelle ossa mascellari, nell’osso frontale e nello sfenoidale . Questi
seni paranasali e i loro rispettivi orifizi sono visibili nella slide n. 1: osservando la
figura inferiore, è visibile il seno mascellare destro in una sezione frontale della fossa
nasale destra, mentre lo sbocco del suo orifizio nel meato medio è visibile nella
figura di mezzo nella quale, in alto, si possono anche osservare il seno frontale e il
suo sbocco nella parte alta del meato medio. Nella stessa figura, in dietro e in alto, è
visibile il seno sfenoidale dietro il quale è visibile la sella turcica in cui è contenuta
l’ipofisi. Le pareti dei seni paranasali sono, come quelle delle cavità nasali,
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tappezzate da epitelio cilindrico ciliato e muco-secernente. Le fosse nasali
comunicano, posteriormente , attraverso le coane, con il faringe .
Il faringe( slide n. 2) è un condotto muscolo- membranoso,privo della maggior
parte della parete anteriore, a causa del fatto che si aprono in esso sul davanti le
fosse nasali destra e sinistra (coane) e le cavità buccale e laringea. Dalla base del
cranio si estende fino al margine inferiore della cartilagine cricoidea della laringe , a
livello del margine inferiore della sesta vertebra cervicale, dove esso si continua con
l’esofago. Superiormente e posteriormente è congiunto alla base dell’osso occipitale
del cranio, lateralmente ad altre strutture ossee del cranio. In base alle aperture
nelle sue pareti anteriori, si divide in rinofaringe, orofaringe e laringo- faringe,
chiamato anche ipofaringe
. Il rinofaringe normalmente ha una funzione esclusivamente respiratoria. La parete
anteriore è occupata dalle coane (narici posteriori ); la volta è occupata dalla tonsilla
faringea (adenoidi ) dovuta ad accumulo di tessuto linfoide fra le pieghe della
mucosa, molto sviluppato nei bambini, atrofizzato negli adulti. Il pavimento,
incompleto, del rinofaringe è formato dalla superficie postero- superiore del palato
molle(slide n.2, con vista dal di dietro e slide.n.3, in proiezione laterale ).
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Sulla parete laterale del rinofaringe sbocca l’orifizio della tuba di Eustachio (nella
slide n. 3 è visibile l’orificio faringeo della tuba, mentre nelle slide n.4 e 4a, figure in
alto e in basso, è visibile l’orifizio presente nell’orecchio medio ) che mette in
comunicazione il naso con l’orecchio medio. Per darvi meglio l’idea di quanto detto
è opportuno che mostrarVi(oltre alla slide n. 4 e 4a anche la slide 5), nelle quali è
ben evidenziata la morfologia dell’orecchio esterno, medio ed interno. Più
distalmente del faringe è posta la laringe. Essa è una struttura complessa, situata al
centro del collo e del torace
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- La laringe è formata da uno scheletro cartilagineo il quale è mantenuto in
posizione dalla muscolatura intrinseca ed estrinseca e da numerosi ligamenti fibrosi
ed è ricoperto all’interno da una mucosa che forma delle pliche caratteristiche, le
corde vocali vere (glottide ) e le corde vocali false. Queste cartilagini sono: la
cartilagine tiroide, la cartilagine cricoide, le cartilagini aritenoidi e le cartilagini
cornicolate.
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La cartilagine tiroide è l’elemento più importante dello scheletro cartilagineo della
laringe: essa delimita la laringe anteriormente e lateralmente e si compone di due
lamine o ali (slide n.6, Vista d’avanti): anteriormente, queste divergono in alto dove
è presente l’incisura mediana e si riuniscono sotto di essa a formare la prominenza
laringea, detta pomo di Adamo. Dal margine posteriore di ciascuna delle due ali
della cartilagine tiroide (visibili oltre che nella slide n.6 anche nella slide n. 7,) si
dipartono due corni, uno superiore diretto in alto e l’altro inferiore che si articolano,
in basso, con la cartilagine cricoide la quale assicura alla laringe un anello completo
sotto le corde vocali. Essa ha, infatti, (come si vede nella slide n. 6,figura in mezzo)
la forma di un anello pastorale con la parte larga, (castone), indietro e la parte
ristretta in avanti. Le cartilagini aritenoidi hanno forma di piramidi triangolari con la
base inferiore e si articolano con la cartilagine cricoide. La base di ogni cartilagine
aritenoide presenta due apofisi (sporgenze), una rivolta verso l’esterno che dà
attacco ai muscoli crico-aritenoidei laterali e posteriori (slide n6., figura centrale e
slide n.7, fig. in basso e a destra), l’altra rivolta verso l’interno che prende il none di
apofisi vocale perché dà attacco alla corda vocale la quale è costituita dai muscoli
tiro- aritenoidei e dai muscoli vocali-( slide n. 6 , figura in mezzo,e slide n7 , fig. in
basso a destra) i quali sono rivestiti da mucosa. I muscoli tiro-aritenoidei fissano o
tendono le corde vocali quando si contraggono insieme al loro antagonista ( il
muscolo crico-tiroideo- cfr. slide n.7 a, fig. in basso a destra), mentre le accorciano
quando si contraggono da soli( cfr. slide n.7, fig. in basso a destra).
Nella slide n. 8, in mezzo a sinistra si può osservare come la contrazione dei muscoli
cricoaritenoidei posteriori produce l’abduzione delle corde vocali, mentre la
contrazione dei muscoli crico- aritenoidei laterali(in mezzo a destra) produce
l’adduzione delle corde vocali. Le cartilagini tiroide e cricoidi, come si vede nella
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slide n. 6 in alto a sinistra e in basso a sinistra sono unite anteriormente da un
ligamento (ligamento crico- tiroideo) che può essere perforato con scarso pericolo di
emorragia quando bisogna praticare d’urgenza una tracheotomia. Facendo
astrazione da tutti i dettagli che fin qui presi in esame, si può, in estrema sintesi,
dire che un complesso meccanismo di contrazione e/o rilassamento dei muscoli
intrinseci ed estrinseci della laringe, sulla cui nomenclatura si può sorvolare, è alla
base dei movimenti delle corde vocali, della loro abduzione e adduzione (apertura e
chiusura della glottide- corde vocali-) e, quindi del meccanismo della fonazione .
Pochi mm al di sopra delle corde vocali vere stanno le corde vocali false, inserite
anteriormente sulla cartilagine tiroide e posteriormente sulle aritenoidi. Le fibre
muscolari contenute nelle false corde vocali, anch’esse rivestite, come tutta la
laringe, da mucosa, abitualmente non si contraggono durante la fonazione(queste
sono visibili nella slide n. 9, figura in basso a sinistra, mentre nella slide n. slide n.8,
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figure in mezzo , si possono osservare i muscoli intrinseci della laringe che entrano
in gioco nel meccanismo di apertura e di chiusura della glottide e, quindi, della
fonazione.
Nella slide n. 10 si può osservare la posizione della laringe e della trachea nel collo e
i mezzi legamentosi e muscolari di fissazione. Altra cartilagine laringea è
l’epiglottide che, partendo dall’angolo rientrante della cartilagine tiroide (slide n. 6,
seconda figura in alto a destra-visione dall’indietro- e seconda figura in basso a
destra- sezione sagittale-; in quest’ultima figura si vede anche che essa è diretta in
alto e in dietro ed è connessa mediante un ligamento all’osso ioide del quale segue
gli spostamenti ) . L’epiglottide, abbassandosi durante la deglutizione, provoca la
chiusura dell’imbocco laringeo e impedisce la penetrazione di alimenti nell’albero
respiratorio.(slide n. 9, tavola V, figura in mezzo a sinistra).
Ho ritenuto opportuno dilungarmi su questi aspetti anatomici per consentire al
dott. Orlando di affrontare il tema delle riniti, delle otiti, dei disturbi del labirinto ,
nonché il tema specifico del meccanismo della fonazione che altrimenti sarebbero
incomprensibili.
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Sul piano funzionale, le strutture delle vie aeree superiori svolgono un ruolo
rilevante ai fini della respirazione: ne è testimonianza il fatto che, nonostante la
respirazione nasale incontri una resistenza pari al doppio di quella offerta per via
orale, essa venga soggettivamente avvertita come più facile e confortevole. Tale
sensazione deriva dal fatto che , durante il passaggio attraverso le fosse nasali, l’aria
subisce modificazioni importanti ai fini della ottimizzazione della funzione
respiratoria: essa, infatti, esposta alla vasta e tortuosa superficie della mucosa
nasale ben vascolarizzata, viene depurata della maggior parte degli inquinanti, ( sia
in forma particellare che in forma gassosa idrosolubile) che si depositano e vengono,
quindi trasportati verso il faringe attraverso il tappeto discontinuo del muco che
ricopre la mucosa e che è reso mobile dal battito delle ciglia vibratili. Oltre a questa
funzione di clearance, l’epitelio nasale funge anche da condizionatore dell’aria
inspirata (riscaldamento ed umificazione).
Così condizionata, l’aria viene diretta verso la trachea attraverso le strutture faringo-
laringee. Il mantenimento della beanza di questi condotti- ed in particolare del
faringe anche nelle posizioni declivi è assicurato dal tono dei muscoli che ne
costituiscono la parete (slide n. 2 e 3), Ciò assume importanza in considerazione del
fatto che durante il riposo notturno, per l’ipotonia muscolare connessa con il sonno,
si determina una ostruzione la cui manifestazione clinica più frequente è il
russamento che, ove si prolunghi troppo può dare crisi di apnea. La laringe svolge,
quindi, complessivamente, oltre che la funzione fonatoria e quella di passaggio del
flusso aereo, anche una funzione di valvola per la presenza dell’epiglottide ( slide
n.2 ,vista dal di dietro e slide n.3, vista in laterale) . In questa ultima slide in cui
l’epiglottide è vista in proiezione laterale, è meglio comprensibile come il
movimento verso il basso dell’epiglottide consente di indirizzare il bolo alimentare
verso l’esofago e lo stomaco e di prevenirne l’aspirazione. La chiusura della glottide
permette, inoltre, di produrre quegli aumenti di pressione intratoracica ed intra-
addominale necessari per la realizzazione della tosse e del vomito.
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Le vie aeree di conduzione. Sono costituite da una serie di condotti provvisti di
supporto muscolo- cartilagineo, Nella slide n. 11 si osserva la trachea, con la sua
struttura muscolo- cartilaginea . Essa è costituita da 16-20 semianelli cartilaginei
elastici che ne formano la struttura anteriore e danno una certa rigidità; il muscolo
completa, posteriormente, l’anello e diminuisce il lume tracheale nell’espirazione
forzata e negli accessi di tosse). La trachea si divide in un grosso bronco principale di
destra e in un grosso bronco principale sinistro, extrapolmonari, destinati, uno al
polmone destro e l’altro al polmone sinistro. Come si può osservare nella slide n.12,
ciascun polmone ha grossolanamente la forma di un semicono con la superficie
laterale curva che si adatta alla parete toracica e la faccia mediale appiattita; la
base del polmone poggia sull’emidiaframma corrispondente, la sua sommità o apice
emerge dall’apertura superiore della gabbia toracica. La faccia mediale, presenta al
centro una zona ovale depressa che è l’ilo del polmone, attraverso cui penetrano ed
escono dal polmone vasi sanguigni e nervi . In questa regione vi sono pure diversi
gruppi di linfonodi (linfonodi ilari) La pleura viscerale che riveste il polmone penetra
fra un lobo e l’altro(scissure interlobari) a rivestirne le rispettive superfici. Ogni lobo
è formato da zone o segmenti. Come si può rilevare dalla slide n. 11, a loro volta, i
bronchi principali dx e sn. si dividono in bronchi lobari , tanti quanti sono i lobi
polmonari. I bronchi lobari , (slide n.12) si suddividono ulteriormente in bronchi
segmentari, tanti quanti sono i segmenti polmonari (10 a destra, 8 a sinistra-slide n.
12).
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La zona respiratoria. Man mano che progrediscono distalmente, i bronchi si
suddividono in rami sempre più piccoli : prima bronchioli maggiori, del diametro di
1,5 mm, poi bronchioli terminali ; questi, a loro volta si dividono in bronchioli
respiratori su cui sono presenti in modo sparso alcuni alveoli e che costituiscono la
cosiddetta zona di transizione. Ciascun bronchiolo respiratorio dà, poi, origine a a
un numero variabile (da 2 a 11 ) di condotti a forma di cono( dotti alveolari) sulla cui
circonferenza si aprono gli alveoli. Gli alveoli polmonari altro non sono che dei
grappoli di estroflessione delle pareti dei dotti alveolari ( slide n.13,).
Gli alveoli superano i 400 milioni nei due polmoni. La parete alveolare , o membrana
alveolo capillare, è la superficie attraverso cui si compiono gli scambi gassosi fra aria
e sangue. Nell’adulto gli alveoli hanno una superficie di 80 mq, ed analoga superficie
hanno i capillari che li avvolgono. Come si vede nella slide 14, questa fitta rete
capillare attorno ai sacchi alveolari rappresenta le diramazioni a livello dei
bronchioli respiratori dei rami terminali delle arterie polmonari. Dopo lo scambio
gassoso, si diramano in una fitta rete di capillari venosi che finiscono con il confluire
nelle vene polmonari le quali (due per ogni polmone), fuoruscendo dai polmoni
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attraverso l’ilo polmonare vanno a sboccare nell’atrio sinistro del cuore. La
superficie della parete alveolare è rivestita da cellule epiteliali piatte: pneumociti di
primo e secondo ordine; ad opera di questi ultimi avviene la sintesi del surfattante
alveolare(fosfolipide legato a proteine) il quale ha la funzione di ridurre la tensione
superficiale a livello dell’interfaccia aria- liquido degli alveoli, prevenendone in tal
modo il collasso a bassi volumi di riempimento alveolare. - Parete alveolare e
parete capillare sono a contatto quasi diretto con l’interposizione di un tessuto
interstiziale costituito da fibre elastiche e reticolari che ha il compito di permettere
la massima elasticità e di prevenire lo sfiancamento degli alveoli. Gli alveoli
presentano piccolissimi pori che consentono all’aria di passare tra un alveolo e
l’altro. La presenza di aria nei polmoni che hanno respirato fa sì che pezzetti di
polmone che ha respirato, quando vengono messi in acqua, galleggino. I pezzetti di
polmone del neonato che non ha respirato non galleggiano e vanno al fondo. Ciò ha
molta importanza in medicina legale (docimasia idrostatica)
Da quanto fin’ora detto risulta evidente che la funzione respiratoria è la funzione
con la quale l’organismo riceve costantemente l’ossigeno necessario alle sue
esigenze metaboliche e nello stesso tempo si sbarazza dei prodotti gassosi che
rappresentano parte dei rifiuti della sua attività nutritiva (vapore acqueo, anidride
carbonica ). La funzione respiratoria comprende le seguenti due fasi:
-la respirazione esterna o polmonare con la quale si verificano gli scambi gassosi a
livello polmonare;
la respirazione interna o tissutale la quale consiste, invece, negli scambi gassosi che
avvengono quando il sangue, ossigenatosi a livello degli alveoli polmonari, giunge a
contatto delle cellule dei tessuti dei vari organi. Il sangue, dunque, è l’intermediario
fra i tessuti e l’ambiente aereo esterno.
Scambi gassosi a livello alveolare (respirazione esterna o polmonare)
L’aria che noi respiriamo è un miscuglio di gas costituito da circa 79 parti di azoto,
circa 21% di O2, piccole quantità di argon e di una piccolissima quantità di CO2
(0,03% ) .
La domanda che sorge spontanea è la seguente: con quale meccanismo l’ossigeno
passa dall’aria alveolare al sangue e viceversa la CO2 dal sangue all’aria alveolare?
La risposta è che gli scambi gassosi sono dovuti alla differenza di pressione, al
gradiente di pressione parziale, dei due gas fra l’aria alveolare e il sangue.
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L’ossigeno ha, nell’aria alveolare, una pressione parziale di circa 100 mm di Hg, nei
capillari polmonari di 40 mm di Hg: esiste, quindi, un gradiente di pressione di 60
mm di Hg che fa spostare l’ossigeno dall’aria alveolare al sangue. All’interno degli
alveoli polmonari la pressione parziale della CO2 è di 40 mm di Hg, mentre nel
sangue è di 46 mm di Hg. Nonostante che per la CO2 il gradiente pressorio sia di soli
6 mm di Hg, la diffusione di essa negli alveoli polmonari avviene più velocemente di
quanto non avvenga per l’O2 in senso inverso in quanto la diffusione di un gas
dipende anche dalla solubilità di esso e la solubilità dell’anidride carbonica è 25
volte maggiore di quella dell’ossigeno. In presenza di una normale quantità di Hb
(15gr.% ml), il contenuto di ossigeno nel sistema arterioso è di circa 20 ml/100 ml di
sangue, dato che ogni grammo di Hb può trasportare 1,34 ml di ossigeno ( una
molecola di gas per ogni atomo di Fe ). La quantità di ossigeno disciolta fisicamente
nel plasma è trascurabile: 0,3%. Alla normale gittata cardiaca(5-5,5 litri di sangue al
minuto), circa 1000 ml di ossigeno vengono trasportati dal sangue ai tessuti legato
all’Hb, a causa della elevata affinità dell’Hb per l’O2; la quantità di O2 sciolto
fisicamente nel plasma è, invece, assai trascurabile.
RESPIRAZIONE INTERNA O CELLULARE O TESSUTALE
Anche alla periferia, nei tessuti, gli scambi gassosi avvengono per il gradiente
pressorio fra i singoli gas. Il sangue che scorre nei capillari arteriosi contiene 20
volumi di ossigeno % con una PaO2 di circa 100 mm di Hg, mentre questa, nei tessuti
a riposo è di circa 40 mm di Hg. Per questo gradiente pressorio l’O2 lascia il sangue e
diffonde nei tessuti. Nel sangue che abbandona i tessuti, laPaO2 si riduce attorno ai
40 mm di Hg e il contenuto in ossigeno scende attorno ai 14-15 volumi%.L’opposto
si verifica per laCO2. Essa si forma nelle cellule dei tessuti da dove diffonde nei
liquidi interstiziali e quindi nel sangue attraverso il quale raggiunge gli alveoli
polmonari . Bisogna subito dire che, mentre l’ossigeno è caricato quasi
esclusivamente nei globuli rossi e solo in misura trascurabile nel plasma,per
l’anidride carbonica si verifica l’opposto: il plasma ne trasporta la quantità maggiore
(100ml di sangue alla PaCO2 è di 46 mm. di Hg. contengono circa 54 volumi di
CO2%. Nel sangue la CO2 viaggia sotto diverse forme: 1) fisicamente disciolta; 2)
come acido carbonico; 3)in maggiore quantità (65% )come bicarbonato; 4) legata
alle proteine plasmatiche e alla Hb dei G.R. Un soggetto sano adulto a riposo
consuma 250 ml di O2 al minuto e produce 200 ml di CO2 al minuto. L o scambio
gassoso che avviene a livello polmonare, per quanto detto, si svolge negli alveoli
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con le modalità che sono state illustrate , parlando della respirazione esterna o
polmonare
A conclusione della trattazione degli scambi gassosi a livello polmonare e tessutale
mi piace accennare ad alcune situazioni determinate nell’uomo da alterata
composizione dell’aria respiratoria, qual è quella della presenza di CO, un gas tossico
che non è normalmente presente nell’aria e che si produce nelle combustioni
incomplete del carbonio: è presente in quantità variabile nel gas illuminante e nei
gas eliminati dai motori a scoppio. L’ossido di carbonio può riuscire rapidamente
mortale trasformando l’Hb in carbossiemoglobina (HbCO3), a causa della elevata
affinità per l’Hb che è di 210 volte maggiore di quella dell’ossigeno per l’Hb. In
completa assenza di O2, basta una pressione parziale di 0,5 mm di CO perché esso
si leghi a circa il 98% dei punti della molecola di Hb che dovrebbero legarsi all’O2 per
provocare la “dolce morte”.Il meccanismo con cui si verifica è l’ipossia arteriosa in
grado di danneggiare gravemente le cellule nervose e le fibrocellule del miocardio.
Grandezze respiratorie. Queste sono costituite dai seguenti parametri:
1)Frequenza respiratoria: è il numero di atti respiratori al minuto primo. L’uomo
adulto compie 13-16 atti respiratori al minuto; il bambino alla nascita 35-40; man
mano che cresce la frequenza diminuisce fino a raggiungere , dopo i 14 anni quella
dell’adulto.
2)Ritmo: è la successione degli atti respiratori. Il respiro è ritmico quando fra un
respiro, il precedente e il successivo l’intervallo è uguale.
A seconda del ritmo e/o frequenza della respirazione si può avere : eupnea (
respirazione normale); apnea (assenza di atti respiratori); polipnea(aumento della
frequenza e profondità degli atti respiratori, tachipnea (aumento della frequenza
degli atti respiratori, senza aumento della profondità); bradipnea (diminuzione degli
atti respiratori); dispnea (, sensazione soggettiva di respirazione difficile, in cui la
funzione ventilatoria(nelle sue componenti- frequenza, profondità e durata- in ed
espiratoria, pause), a mezzo delle afferenze sensoriali, raggiunge il livello di
coscienza.
3)volume o aria corrente: è la quantità di aria che entra nell’apparato respiratorio in
ogni inspirazione ed esce ad ogni espirazione ed è di 350-500 ml.
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4)riserva inspiratoria: è la quantità massima di aria che dopo una inspirazione
normale può essere introdotta nei polmoni con una inspirazione forzata ed è
attorno a 2000-3000 ml. Viene denominata anche aria complementare.
5)volume o aria di riserva espiratoria o aria supplementare: è la quantità massima di
aria che, con una espirazione forzata, si riesce ad espellere dopo una espirazione
normale: 1000-1500 ml.
6)capacità vitale: è la somma del volume corrente, di quello della riserva inspiratoria
e di quello della riserva espiratoria ed è compresa fra 3500- 5000 ml (è maggiore nei
soggetti robusti che praticano sport).
7)aria residua o volume residuo: è l’aria che resta nell’apparato respiratorio anche
dopo una espirazione forzata.
8)Capacità totale: è data dalla capacità vitale più l’aria residua: circa 6000 ml.
9)capacità inspiratoria:è il volume massimo di aria che il soggetto può inspirare
partendo dalla posizione espiratoria di riposo.
10) VEMS è la massima quantità di aria espirata in un secondo mediante una rapida
espirazione preceduta da rapida e profonda inspirazione;
11) ventilazione polmonare: è data dalla frequenza respiratoria per il volume
corrente
11) Spazio morto respiratorio: dei 500 ml di aria corrente (quella che con un atto
inspiratorio normalmente entrano nel nostro apparato respiratorio) , circa i 2/3
pervengono agli alveoli e partecipano agli scambi gassosi: la rimanente quota non
arriva negli alveoli polmonari e va a riempire le vie aeree superiori che costituiscono
lo spazio morto respiratorio, cioè le cavità nasali e paranasali, il faringe, la laringe, i
bronchi di grosso e medio calibro e i bronchioli terminali, tutte le vie respiratorie,
cioè, che non possiedono alveoli. La misurazione delle diverse componenti
volumetriche si esegue con l’ausilio di un determinato apparecchio che è lo
spirografo che può registrare questi parametri (spirogramma): è quanto si fa per
valutare la funzionalità respiratoria.
Meccanica respiratoria
Il ciclo respiratorio completo è costituito dalla inspirazione e dalla espirazione.
Esso è reso possibile dai particolari rapporti esistenti fra gabbia toracica da una
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parte e polmoni dall’altra. La gabbia toracica è costituita da una struttura semirigida
provvista di muscolatura scheletrica (diaframma, muscoli intercostali, muscoli
respiratori accessori). All’interno della gabbia toracica il polmone è sospeso all’ilo
come una struttura deformabile, disposta in maniera da aderire perfettamente alle
pareti del contenitore. Intimi rapporti fra le due strutture sono assicurati dalla
pleura che, dopo avere tappezzato internamente la parete della gabbia toracica
(pleura parietale), si riflette sulla superficie polmonare (pleura viscerale), creando
una solidarietà fra le due strutture (torace e polmone ) che è la condizione per il
determinarsi di influenze reciproche fra i differenti comparti elastici del polmone e
della gabbia toracica. Normalmente, in condizioni fisiologiche, la forza elastica della
gabbia toracica si estrinseca verso l’esterno, quella del polmone verso l’interno. . Fra
le due pleure esiste uno spazio(spazio pleurico) il quale è, però, virtuale: esso ha una
grande importanza ai fini fisiologici in quanto il sottile strato liquido in esso
presente (circa 2 ml ) adempie a due importanti funzioni: 1)fa sì che i due polmoni
possano agevolmente scorrere sulle pareti della gabbia toracica 2) stabilisce
un’adesione fra polmone e parete interna della gabbia toracica. Grazie all’esile film
liquido che bagna le loro superfici, la superficie del polmone e quella della gabbia
toracica si mantengono a contatto, nonostante abbiano tendenza a distaccarsi per la
forza elastica dei differenti comparti elastici: la forza elastica del polmone che –
ripeto!- si estrinseca verso l’interno ( il polmone, cioè, tende a retrarsi, a collassare),
quella della gabbia toracica che si estrinseca all’esterno e tende, quindi, a dilatarsi.
Dalla grandezza di queste due forze opposte dipenderà l’entità della pressione
esistente fra i due foglietti pleurici, detta pressione intrapleurica. Nella respirazione
tranquilla la pressione intrapleurica è negativa(6-7 mm. di Hg inferiore a quella
atmosferica, nella espirazione si riduce a 3-4 mm. diHg, nella inspirazione forzata
può scendere fino a meno 30 mm. di Hg , nella espirazione forzata diventa positiva,
cioè, supera quella atmosferica di 5-10 mm di Hg. Esiste un livello di volume del
sistema al quale le forze elastiche delle due componenti risultano in equilibrio,
poiché uguali in valore assoluto e differenti per segno: tale volume prende il nome
di capacità funzionale residua ( CFR ). Essa, in altri termini, rappresenta la quantità
di aria che rimane nei polmoni a livello respiratorio di riposo, alla fine
dell’espirazione normale Quindi, è l’espirazione che costituisce la condizione di
riposo dell’apparato respiratorio, il momento in cui le forze elastiche opposte della
gabbia toracica e del polmone si equivalgono; essa è, quindi, la condizione che
può essere mantenuta, per brevi istanti, in assenza di forze applicate dall’esterno,
cioè in condizioni di rilasciamento dei muscoli respiratori
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Qualsiasi spostamento da questa condizione di riposo (CFR ), non può essere
realizzato che per effetto di forze esterne, rappresentate dalla contrazione dei
muscoli respiratori . Ciò provoca un aumento dei diametri dorso- ventrali,
trasversale e verticale che si traduce in un aumento della capacità della gabbia
toracica e, conseguentemente, in una diminuzione della pressione dell’aria al suo
interno rispetto alla pressione dell’aria atmosferica. Tale differenza di pressione
(gradiente pressorio)provoca l’inspirazione,l’ingresso, cioè, nell’albero respiratorio
di aria atmosferica, dove la pressione è più alta. Nella espirazione si verifica il
fenomeno opposto. Le modificazioni del volume del torace sono, quindi,
responsabili dei movimenti respiratori. Essi sono dovuti essenzialmente all’influenza
di forze esterne. Le forze agenti in tal senso sono rappresentate dai muscoli
respiratori. Questi muscoli vengono distinti in muscoli inspiratori e muscoli
espiratori. . I più importanti muscoli respiratori sono il diaframma, gli intercostali e
gli addominali. Il diaframma, contraendosi, si abbassa, provocando:1)l’innalzamento
e lo spostamento in fuori delle coste, con conseguente espansione ed aumento di
volume della gabbia toracica. Azione di elevazione delle coste svolgono anche i
muscoli intercostali esterni, rappresentando, quindi, muscoli inspiratori, dei quali il
più importante è- occorre ripeterlo! - il diaframma che nella respirazione tranquilla
con la sua contrazione contribuisce all’aria corrente e alla capacità vitale per circa
2/3. La espirazione è un fenomeno in massima parte passivo, legato alla elasticità
polmonare e toracica che tendono a riportare il torace alla situazione
corrispondente al termine di una espirazione normale, cioè, alla condizione di riposo
( CFR ); quali muscoli espiratori intervengono gli intercostali interni e i muscoli della
parete addominale i quali, contraendosi, spingono i visceri verso il diaframma e
quest’ultimo verso l’alto.
Altri muscoli striati che si inseriscono sul torace possono contrarsi nella
respirazione forzata: si chiamano accessori in quanto il loro intervento è finalizzato a
potenziare la normale attività del diaframma e degli intercostali. Si distinguono in
accessori inspiratori (sternocleidomastoideo, pettorali, scaleno, grande dorsale
(parte inf.) dentato posteriore superiore) e accessori espiratori(grande dorsale,
dentato posteriore inferiore, quadrato dei lombi). Prescindendo dai muscoli toracici
ed addominali ve ne sono altri che entrano in gioco nella respirazione tranquilla e
sono i muscoli laringei: essi sono gli adduttori e gli abduttori delle corde vocali. Nella
inspirazione forzata, come avviene durante uno sforzo muscolare o in condizioni di
dispnea per cause patologiche, oltre ai muscoli respiratori accessori prima ricordati,
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intervengono anche alcuni muscoli mimici, come il dilatatore delle narici, e si
dilatano la bocca e le fauci.
Le escursioni respiratorie mostrano peculiarità in rapporto al sesso e all’età.
Nella donna la respirazione è di tipo costale: le escursioni della gabbia toracica sono
predominanti rispetto a quelle dell’addome. Nell’uomo la respirazione è di tipo
costale inferiore o prevalentemente addominale:le escursioni dell’addome sono
prevalenti su quelle della gabbia toracica. Nel bambino durante l’inspirazione
l’addome si dilata molto e così pure la parte inferiore del torace:respiro di tipo
addominale.
REGOLAZIONE DEL RESPIRO L’apparato respiratorio si caratterizza per la possibilità di
adeguare rapidamente il suo funzionamento alle esigenze proposte dall’attività
dell’organismo (esercizio muscolare, sonno, cambiamenti di postura, fonazione ecc.)
così da assicurare sempre l’efficienza degli scambi gassosi. Ciò è possibile per
l’esistenza di un complesso sistema di controllo integrato al quale afferiscono
stimoli provenienti dalle seguenti strutture:
Chemocettori periferici, rappresentati dal glomo carotideo e aortico, sensibili alla
variazione della PaCO2 e della PaO2 del plasma e in misura più limitata a quella del
Ph del plasma. LA diminuzione della pressioe parziale di O2 nel sangue arterioso e in
particolare un aumento della CO2 stimolano questi recettori che inviano stimoli
nervosi al centro respiratorio, facendo aumentare la ventilazione polmonare.
Chemocettori centrali, situati nel SNC, nell’encefalo e precisamente nel ponte, i
quali agiscono con lo stesso meccanismo
I pressocettori periferici relativi al polmone(da stiramento, da irritazione iuxta-
capillare)e alla gabbia toracica (fusi neuromuscolari ed organi tendinei), sensibili alle
sollecitazioni meccaniche di diversa natura;
4)complesso di centri nervosi e vie nervose, . I centri nervosi del respiro hanno,
alcuni, sede bulbare: sono i centri inspiratori ed espiratori. Altri hanno sede nel
ponte, parte dell’encefalo al di sopra del midollo allungato in cui il bulbo è situato.
Nel ponte sono situati il centro pneumotassico, deputato a controllare le modalità
del respiro, collaborando a regolare il momento nel quale interrompere
l’inspirazione ed avviare la espirazione e il centro apneustico il quale facilita
l’inspirazione.