Lezione N.15 “I nomi di Dio” -...

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Lezione N.15 “I nomi di Dio”

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Lezione N.15 “I nomi di Dio”

percorsi

• 1 La ricerca dell’Assoluto

• 2 L’Essere di Dio

• 3. Dio Creatore

• 4. Il Logos di Dio

obiettivi

• Partendo da celebri pagine filosofiche e rileggendo alcuni brani dei testi sacri del monoteismo ebraico e cristiano, vogliamo riflettere sulle principali denominazioni della trascendenza in un’ottica di confronto tra ricerca filosofica e fede confessionale.

1. La ricerca dell’Assoluto

Blaise Pascal (1623-1662)

«Pochi giorni dopo la morte del signor Pascal un servo di casa notò per

caso che nella fodera della giacca dell’illustre scomparso c’era a un punto come un’ingrossatura. Scucì in quel punto, per vedere cosa fosse e vi trovò una piccola pergamena, piegata e scritta di mano dal signor Pascal; e in questa pergamena un foglio scritto dalla stessa mano. Quest’ultimo era una fedele copia del primo. Pergamena e foglio furono consegnati subito alla signora Périer (la sorella). Essa li fece esaminare da alcuni amici intimi di Pascal. Tutti furono concordi nell’affermare che questa pergamena, scritta con tanta cura, e stesa in modo così singolare, rappresentava una specie di memoriale, che egli custodiva con molta cura allo scopo di tener viva la memoria per una cosa, che voleva saper presente, in ogni tempo, ai suoi occhi e al suo spirito; così si era dato per otto anni premura di cucirla e di toglierla tutte le volte che si faceva fare un vestito nuovo».

<<L’anno di grazia 1654>>

• II foglio porta in alto una croce circondata di raggi. Sotto vi si legge quanto segue:

«L’ANNO DI GRAZIA 1654

Lunedì, 23 novembre, giorno di S. Clemente papa e martire, e d’altri del martirologio romano. Vigilia di S. Crisogono martire, e d’altri. Dalle dieci e mezza, circa, di sera, fino a mezzanotte e mezza circa.

FUOCO. Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei dotti.

Certezza. Certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo.

Deum meum et Deum vestrum.

«Il tuo Dio sarà il mio Dio».

Oblio del mondo e di tutto, tranne Dio.

Non lo si trova che per le vie insegnate dal Vangelo. Grandezza dell’anima umana.

«Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto».

<<ch’essi ti conoscano solo vero Dio>>

Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia.

Io me ne sono separato;

Dereliquerunt me fontem aquae vivae.

Dio mio, mi abbandonerete?

Che io non ne sia separato in eterno.

«Questa è la vita eterna, ch’essi ti conoscano solo vero Dio, e Colui che tu hai mandato, Gesù Cristo». Gesù Cristo. Gesù Cristo.

Io me ne sono separato: l’ho fuggito, rinnegato, crocifisso. Ch’io non ne sia mai separato.

Non lo si conserva che per le vie insegnate dal Vangelo. Rinuncia totale e dolce.

Sommissione totale a Gesù Cristo e al mio direttore. Eternamente in gioia per un giorno di prova sulla terra. Non obliviscar sermones tuos. Amen».

la passione della conoscenza

<<Dev’essersi dato pena per raggiungere quello che vuol indicare sant’Anselmo d’Aosta quando dice che conoscere significa vedere che una cosa non può essere diversamente da come viene capita. Deve aver esperimentato l’impazienza della passione del conoscere, la quale ammette come conoscenza soltanto quella dell’Assoluto e dell’Eterno. In questo modo di sentire e di pensare, oggi spesso con assai dubbia attendibilità respinto, è da ravvisare una grande tradizione del pensiero occidentale. Quell’uomo deve aver almeno compreso come si possa credere che la matematica, con la sua rigorosa necessità, sia essa sola propriamente reale conoscenza ... Qualcosa di tutto questo deve realizzarsi perché uno possa avvertire la misura della paradossalità implicita in questa concezione cristiana di un filosofo e matematico: non essere Iddio il «Dio dei filosofi e dei dotti», ma «il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe».

il Dio dei filosofi

Che cosa mai significa questo?

• Quale sarebbe dunque il «Dio dei filosofi»? Quello che s’intende con l’idea dell’Assoluto, quale si può raggiungere attraverso la speculazione sulla realtà esterna, o l’analisi dell’esperienza interiore, o la riflessione sul mondo della logica e dei valori, o in qual si voglia altro modo. Dunque «Causa prima», «Essere supremo», «Idea assoluta», «Legge eterna» o «Valore assoluto» ecc. La caratteristica di questo modo di definire Dio è che lo si cerca di concepire in assoluta incondizionatezza; libero da tutto ciò che può significare in un senso qualsiasi limitazione o finitizzazione, mondanizzamento, antropomorfizzamento. Questo Dio non si può mai pensare assoluto abbastanza.

• E in che consiste dunque questa sconcertante scoperta di Pascal? Che cosa gli dà questa gioia balbettante? Pascal sa valutare che cosa significa il lottare per un’autentica comprensione del concetto di Dio. A lui è estranea la sensiblerie moderna, che sente minacciato il ‘religioso’, quando venga elaborato in concetti. Non è credente sul fondamento dell’esperienza vissuta, nel senso moderno dei termini. Ma è la sua esperienza che gli ha mostrato che Dio è «Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti», che Egli è il «Dio di Gesù Cristo». Ciò significa innanzitutto: Dio è Persona>>.

R. Guardini

2. L’Essere di Dio

Esodo 3,1-15

1 Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di

Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. 2 L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3 Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». 4 Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». 5 Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». 6 E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.

Il Signore disse

7 Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. 8 Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo. 9 Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. 10 Ora va'! Io ti mando dal faraone. Fa' uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». 11 Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall'Egitto gli Israeliti?». 12 Rispose: «Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte».

<<Io sono colui che sono!>>

13 Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro:

Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?». 14 Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». 15 Dio aggiunse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.

3. Dio creatore

Genesi 2

1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2 Allora Dio, nel

settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. 4 Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, 5 nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo 6 e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo -; 7 allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 8 Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9 Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. 10 Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. 11 Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro 12 e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice. 13 Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia. 14 Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate.

nel giardino dell’Eden

15 Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo

custodisse.

16 Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». 18 Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.

<<allora l’uomo disse>>

21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23 Allora l'uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta».

4. Il Logos di Dio

nel Principio

1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. 5 La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.

<<Nessuno ha mai visto Dio>>

14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra

di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. 15 Giovanni gli ha reso testimonianza, esclamando: «Era di lui che io dicevo: "Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me. 16 Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia"». 17 Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. 18 Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.