LEZIONE 3 CARATTERI AUTOSOMICI DOMINANTI

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© 2014 - Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Accademia Nazionale di Medicina LEZIONE 3 CARATTERI AUTOSOMICI DOMINANTI Corso FAD: Genetica Medica generale Bruno Dallapiccola (Roma)

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LEZIONE 3 CARATTERI AUTOSOMICI DOMINANTI

Corso FAD: Genetica Medica generale

Bruno Dallapiccola (Roma)

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Lezione 3: Caratteri autosomici dominanti

Quadrato di Punnett

Matrimonio tra un soggetto a genotipo selvatico, non affetto (aa),

con un eterozigote affetto da una malattia autosomica dominante (Aa).

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a G

en

ito

re a

ffet

to (

Aa)

A Aa Aa

a aa aa

Aa Aa

Genitore non affetto (aa)

a

In rosso è indicato il gene mutato dominante.

I soggetti affetti di solito sono eterozigoti per la mutazione.

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Lezione 3: Caratteri autosomici dominanti

Segregazione autosomica dominante

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a a

a a

A a

A a

A a a a

a a

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Albero genealogico di una famiglia nella quale segrega l’ipercolesterolemia familiare

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Caratteri autosomici dominanti

Segregano da una persona affetta, in media al 50% dei figli indipendentemente dal sesso del genitore e del figlio

La trasmissione nella famiglia è “verticale”

Le persone affette hanno di solito un genitore affetto

Di regola, chi non eredita la mutazione, non la trasmette ai figli

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Esempi di malattie autosomiche dominanti a diversa frequenza nella popolazione

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Xantomatosi tendinea da ipercolesterolemia familiare

Rene policistico tipo adulto

Fibrodisplasia ossificante progressiva

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Malattia del QT lungo

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Le malattie autosomiche dominanti possono anche essere sporadiche nella famiglia

Meccanismi:

Nuova mutazione

Mosaicismo germinale

Difetto di penetranza/espressione variabile

Non-paternità biologica

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Età in anni

Tasso d

i m

uta

zio

ni

att

eso in

funzio

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ell’e

Mutazioni da altre cause

Le nuove mutazioni hanno più spesso un’origine paterna (x 3,3)

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L’età paterna avanzata al momento del concepimento è un fattore di rischio

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Idoneità biologica o fitness

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È la capacità di contribuire con i propri gameti alle generazioni future. Ciò implica che tanto più è svantaggiosa una mutazione, tanto più è probabile chi la porta sia originato da nuova mutazione.

Fitness normale Fitness ridotta

Epidermolisi bollosa giunzionale distrofica

Telangectasia ereditaria benigna

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Frequenza alla nascita, idoneità biologica e frequenza di nuove mutazioni di alcune malattie autosomiche dominanti

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Malattia Frequenza Idoneità biologica

Nuove mutazioni (%)

Neurofibromatosi tipo 1 1/4.000 0,4 25

Corea di Huntington 1/18.000 0,8 1

Acondroplasia 1/26.000 0,2 80

Sindrome di Marfan 1/66.000 0,4 15

Miosite ossificante 1/1.000.000 0,01 99

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Sono mutazioni che portano a morte (prenatale, perinatale, postnatale) la persona, che perciò non si riproduce e non è in grado di trasmettere la mutazione alle generazioni future. Di conseguenza, tutte queste mutazioni originano “de novo”.

Mutazioni letali

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Displasia tanatofora

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mos

Mosaicismo germinale

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Un ipotetico gene-malattia, nella sua espressione completa, causa i sintomi A+B+C; in singoli pazienti può causare solo due sintomi in diversa combinazione o addirittura uno solo.

A

B

A +B A +C

A +B+C

B+C

C

Espressione variabile

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Espressione variabile nella sindrome di Waardenbug

1. Sordità

2. Sordità + eterocromia dell’iride

3. Sordità + eterocromia dell’iride + frezza bianca nei capelli

4. Frezza bianca nei capelli + incanutimento precoce

5. Sordità + frezza bianca nei capelli

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1

2

3 3

4 5

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Espressione variabile

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Interazione con altri geni (Sindrome di Waardenburg)

Eterogeneità allelica (Sindrome Noonan/Sindrome LEOPARD)

Mutazioni somatiche (Sindrome di Gorlin)

Effetto dell'ambiente (Osteogenesi impefetta tipo 1)

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Espressione variabile nella distrofia miotonica da mutazioni dinamiche

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I:1 I:2

II:1 II:2 II:3 II:4 II:5II:6

III:1 III:2 III:3

II:7

III:4 III:5

II:8

III:6

II:9

III:7 III:8

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Anticipazione

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È il fenomeno in base al quale una malattia caratteristicamente dell’adulto, con il passare delle generazioni, presenta un esordio clinico sempre più precoce e un quadro clinico sempre più grave.

45

18

4

amplificazione della tripletta

GTG

Esempio di distrofia miotonica (malattia di Steinert)

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Difetto di penetranza di una mutazione autosomica dominante

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Esempio di retinoblastoma

Contributo delle mutazioni somatiche al fenotipo: cosiddetta eredità “paradominante”

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Effetto delle mutazioni somatiche sul fenotipo

Esempio di sclerosi tuberosa

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adenoma sebaceo infiltrato di Shagreen macchie ipocromiche fibromi ungueali

angiomiolipoma renale

noduli periventricolari

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Fenotipi originati da mutazioni trans-eterozigoti

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PKD1 16p13.12-q13.3

PKD2 4q21-23

Esempio di rene policistico tipo adulto

fenotipo selvatico

fenotipo eterozigote (per es. PKD1 +/- )

fenotipo transeterozigote (per es. PKD1+/- costituzionale e PKD2 +/- somatico, nelle cisti)

PKD1 PKD2

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Pleiotropismo

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lussazione del cristallino

Sindrome di Marfan

aracnodattilia con iperestensione delle articolazioni

aneurisma dell’aorta

noduli di Lisch sull’iride

Neurofibromatosi tipo 1

macchie cutanee caffè-latte

glioma del nervo ottico neurofibromi cutanei

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Alcune malattie autosomiche dominanti hanno un’insorgenza tardiva. In questi casi può essere difficile o impossibile individuare, solo su base clinica, le persone destinate ad ammalare, quando sono nella fase presintomatica. La diagnosi presintomatica di molte di queste malattie è tuttavia possibile con le analisi molecolari (test presintomatico).

Esempio di Corea di Huntington

Atrofia del corpo caudato, dilatazione dei ventricoli laterali

Età di esordio variabile

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Patologie autosomiche dominanti: fenotipi eterozigoti e omozigoti

Fenotipi omozigoti più gravi rispetto a quelli eterozigoti (dominanza incompleta)

acondroplasia

ipercolesterolemia familiare

malattia di Charcot-Marie-Tooth

sindrome di Waardenburg, tipo 3

talassemia

telangectasia emorragica familiare

Fenotipi omozigoti simili a quelli degli eterozigoti (dominanza completa)

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cheratosi palmo-plantare

corea di Huntington

distrofia miotonica

epidermolisi bollosa semplice

neoplasie endocrine multiple

polineuropatia amiloide

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AB

Riguarda il rapporto degli alleli di un gene: si parla di codominanza quando il contributo al fenotipo di entrambi gli alleli è visibile e l’uno non sopraffa l’altro.

Eredità codominante

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Esempio gruppo sanguigno AB0

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Eredità codominante

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Basi biologiche della trasfusione di sangue per il gruppo AB0

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Basi biologiche del sistema Rh

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eritrociti

Rh negativi

eritrociti

Rh positivi

anticorpi

Incompatibilità materno-fetale nella malattia emolitica del neonato

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Si estende per 4x106 nucleotidi

Le molecole di classe I restringono la funzione dei T linfociti CD8+ citotossici e mediano la risposta immune contro gli antigeni endogeni e i bersagli infettivi virali.

Le molecole di classe II presentano gli antigeni esogeni ai linfociti T helper.

Le molecole di classe III codificano per proteine non coinvolte nell’immunità cellulo-mediata, che tuttavia modulano o regolano la risposta immune, compreso il tumor necrosis factor (TNF), le proteine dello shock termico (Hsps) e le proteine del complemento (C2, C4).

Regione HLA

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