LeV Ragazzi n.4

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Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi 30 novembre 2014 - Anno II - N° 4 Parola di vescovo Supplemento a “Luce e Vita” n.39 del 30 novembre 2014 «Chi accoglie voi, accoglie Me» Le parole della CARITÀ “A ccoglienza” è una parola importante oggi, si po- trebbe dire “di moda”. Non sempre, però, si comprende il pieno significato di essa. Il vocabolario italiano spiega che accoglienza è l’azione e il modo con cui si riceve un visitatore o un ospite. C’è, dunque, uno stretto legame tra accoglienza e ospitali- tà. Ora, sappiamo bene che in quasi tutte le civiltà antiche si attribuiva grande importanza all’ospitalità. Così che l’ospite era considerato sacro. Nella Sacra Scrittura accogliere significa aprire la porta allo straniero o al viandante, farlo entrare in casa propria, invitarlo a pranzo e mettersi al suo servizio. Il primo grande esempio di accoglienza nella Bibbia è quel- lo di Abramo, il quale accoglie “tre uomini”, tre sconosciu- ti viandanti, alle Querce di Mamre (Gn 18). Ma è nel Vangelo soprattutto che troviamo indimenticabi- li e luminosi esempi di ospitalità. Tra di essi spicca l’ospi- talità di Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, in casa delle quali s p e s s o Gesù veniva accolto. Molto nota è pure l’ospitalità di Zaccheo, il quale, “pieno di gioia”, accolse in casa sua il divino Maestro, ricevendo in contraccambio la gratificazione del perdono per il male com- messo. Comprendiamo bene, allo- ra, che l’ospitalità, già sacra, c o m e dicevamo, in tante civiltà an- tiche è una caratteristica fondamen- tale del cristiano. Gesù, infatti, dice nel Vangelo: “Chi accoglie voi, accoglie me” (Mt 10, 40). E poi, immedesiman- dosi nella vita di tutte le persone, in particolare dei pove- ri, aggiunge: «Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt 25, 40). Accogliere gli altri, dunque, è accoglie- re lo stesso Gesù. Non dobbiamo dimenticare, però, che non deve essere un’accoglienza passiva, soppor- tata, tollerata, bensì un’accoglienza vera, attiva, gioiosa, che porta a fare spazio all’al- tro nel proprio ambiente vitale, fino a farlo diventare parte di noi. innanzi TUTTO Innanzi tutto «Non permettete che qualcuno venga a voi e se ne vada senza essere felice». Ognuno ha bisogno di amore. Ognuno deve sapere di essere desiderato, di essere amato, e di essere importante per Dio. Madre Teresa di Calcutta ACCOGLIENZA E ccoci qua, cari ragazzi! Riprendiamo il nostro cammino di reciproca conoscen- za e accoglienza nel segno della gratuità e della gioia nella grande famiglia Luce e Vita Ragazzi! E tutto questo sapete perché? Perché siete nel nostro cuore! QuEST’ANNO INSIEmE A VOI VOGLIAmO SCO- PRIRE, CAPIRE, CONOSCERE I dIVERSI VOLTI dELLA PAROLA “CARITà” come: accoglienza, fraternità, solidarietà, amore. Iniziamo dall’accoglienza! È molto bello sentirsi pensati, accolti e amati a casa, a scuola, dagli amici, nei luoghi di la- voro. Ma è vero anche che spesso facciamo fatica ad accogliere l’altro così come è. “La freccia dell’accoglienza - direbbe don Tonino Bello - è una deviazione difficile, che richiede abilità di manovra. ACCOGLIERE IL FRATELLO COME UN DONO E NON COME UN RIVALE. Un pretenzioso che vuole scavalcar- mi. Un possibile concorrente da tenere sotto controllo perché non mi faccia le scarpe. Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, compreso il bagaglio più difficile da far passare alla dogana del nostro egoismo: la sua carta d’iden- tità!” E forse questo potrebbe essere per noi un bel pro- gramma nell’attesa della nascita del Salvatore. “NON dImENTICATE L’OSPITALITà. ALCuNI, PRATI- CANdOLA, SENZA SAPERLO hANNO ACCOLTO DEGLI ANGELI” (Eb 13,2). Questo può accadere anche a noi se spalanchiamo le porte del nostro cuore, lasciando- ci sorprendere dalla forza dell’amore! BuON AVVENTO...ACCOGLIENTE! “Fare spazio all’altro nel proprio ambiente vitale, fino a farlo diventare parte di noi” di Sr.M. Orsola Zelazko + don Gino, Vescovo

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30 novembre 2014- anno I Parola chiave "Accoglienza"

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Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi

30 novembre 2014 - Anno II - N° 4

Parola di vescovo

Supplemento a “Luce e Vita” n.39 del 30 novembre 2014

«Chi accoglie voi, accoglie Me»

Le parole della Carità“Accoglienza” è una parola importante oggi, si po-trebbe dire “di moda”. Non sempre, però, si comprende il pieno significato di essa.

Il vocabolario italiano spiega che accoglienza è l’azione e il modo con cui si riceve un visitatore o un ospite. C’è, dunque, uno stretto legame tra accoglienza e ospitali-tà. Ora, sappiamo bene che in quasi tutte le civiltà antiche si attribuiva grande importanza all’ospitalità. Così che l’ospite era considerato sacro. Nella Sacra Scrittura accogliere significa aprire la porta allo straniero o al viandante, farlo entrare in casa propria, invitarlo a pranzo e mettersi al suo servizio. Il primo grande esempio di accoglienza nella Bibbia è quel-lo di Abramo, il quale accoglie “tre uomini”, tre sconosciu-ti viandanti, alle Querce di Mamre (Gn 18). Ma è nel Vangelo soprattutto che troviamo indimenticabi-li e luminosi esempi di ospitalità. Tra di essi spicca l’ospi-talità di Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, in casa delle q u a l i s p e s s o Gesù veniva accolto. Molto nota è pure

l’ospitalità di Zaccheo, il quale, “pieno d i gioia”, accolse in casa sua il

divino Maestro, ricevendo in contraccambio la gratificazione

del perdono per il male com-messo. Comprendiamo bene, allo-

ra, che l’ospitalità, già sacra, c o m e dicevamo, in tante civiltà an-tiche è una caratteristica fondamen-

tale del cristiano. Gesù, infatti, dice nel Vangelo: “Chi accoglie voi, accoglie me” (Mt 10, 40). E poi, immedesiman-dosi nella vita di tutte le persone, in particolare dei pove-ri, aggiunge: «Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt 25, 40). Accogliere gli altri, dunque, è accoglie-re lo stesso Gesù.Non dobbiamo dimenticare, però, che non deve essere un’accoglienza passiva, soppor-tata, tollerata, bensì un’accoglienza vera, attiva, gioiosa, che porta a fare spazio all’al-tro nel proprio ambiente vitale, fino a farlo diventare parte di noi.

innanziTUTTOInnanzitutto

«Non permettete che qualcuno venga a voi e se ne vada senza essere felice».

Ognuno ha bisogno di amore. Ognuno deve sapere di essere desiderato,

di essere amato, e di essere importante per Dio.Madre Teresa di Calcutta

ACCOGLIENZA

Eccoci qua, cari ragazzi! Riprendiamo il nostro cammino di reciproca conoscen-za e accoglienza nel segno della gratuità e della

gioia nella grande famiglia Luce e Vita Ragazzi! E tutto questo sapete perché? Perché siete nel nostro cuore! QuEST’ANNO INSIEmE A VOI VOGLIAmO SCO-PRIRE, CAPIRE, CONOSCERE I dIVERSI VOLTI dELLA PAROLA “CARITà” come: accoglienza, fraternità, solidarietà, amore. Iniziamo dall’accoglienza!è molto bello sentirsi pensati, accolti e amati a casa, a scuola, dagli amici, nei luoghi di la-voro. Ma è vero anche che spesso facciamo fatica ad accogliere l’altro così come è. “La freccia dell’accoglienza - direbbe don Tonino Bello - è una deviazione difficile, che richiede abilità di manovra. ACCOGLiERE iL fRATELLO COME uN DONO E NON COME uN RiVALE. un pretenzioso che vuole scavalcar-mi. un possibile concorrente da tenere sotto controllo perché non mi faccia le scarpe. Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, compreso il bagaglio più difficile da far passare alla dogana del nostro egoismo: la sua carta d’iden-tità!” E forse questo potrebbe essere per noi un bel pro-gramma nell’attesa della nascita del Salvatore. “NON dImENTICATE L’OSPITALITà. ALCuNI, PRATI-CANdOLA, SENZA SAPERLO hANNO ACCOLTO DEGLi ANGELi” (Eb 13,2). Questo può accadere anche a noi se spalanchiamo le porte del nostro cuore, lasciando-ci sorprendere dalla forza dell’amore!BuON AVVENTO...ACCOGLIENTE!

“Fare spazio all’altro nel proprio ambiente

vitale, fino a farlo diventare

parte di noi”

di Sr.M. Orsola Zelazko

+ don Gino, Vescovo

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ragazzi

Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi Pagina II

Dalla prima elementare in classe con noi c’è una bellissima bambina con due treccine nere e gli occhi a

mandorla con un nome particolare: Yunyi. Ora, in terza, abbiamo voluto capire se è vero che stiamo tanto bene insieme e abbiamo giocato a intervistarci. Le risposte raccontano la nostra espe-rienza di bambini che vivono un’amicizia

“GRANDE COME iL MONDO”.Yunyi chiede ai compagni:Cosa avete pensato di me quando mi avete visto per la prima volta?

La prima volta abbiamo pensato che fossi un po’ strana e timida perché eri sempre vicina a tuo fratello.Mi volevate prendere in giro?No, non volevamo farlo perché volevamo diventare tuoi amici.E quando gli altri bambini mi dicono “la cinesina” voi cosa pensate?Noi pensiamo che non sia giusto, che sono molto scorretti nei tuoi confronti.

Siccome noi ti abbiamo accolto ti vogliamo difendere sempre.Siete contenti di avermi in classe con voi? Sì, siamo stati molto contenti di averti in classe. Se non ci fossi stata tu noi non avremmo mai visto il documentario sulla Cina, non avremmo imparato il saluto cinese e tu non ci avresti mostrato i numeri cinesi alla LiM... Ma di tutto questo, soprattutto ci piaci tu quando sorridi, quando piangi, quando giochi con noi: sembri una principessa. E quando piangi disperata le lacrime escono dagli occhi come fontanelle, oppure quando ridi, le tue guanciotte si gonfiano come due palloncini. Anche per questo noi ti vogliamo bene!i compagni chiedono a Yunyi:Come mai frequenti la scuola a Ruvo? Perché i miei genitori hanno trovato lavoro qui.Da dove vieni? da Treviso, quindi sono nata in italia.Quando sei arrivata in prima elementa-re, stavi bene con noi? Beh, il primo giorno di scuola ero timida.

Perché spesso sei triste e piangi? Non so dire perché, ci sono tanti motivi.Ti senti male quando ti dicono “la cinesina”? Sì, chiunque sarebbe triste. Se una bambina italiana andasse in Cina anche lei si sentirebbe triste se qualcuno le dirà che è italiana.Ma da noi ti senti accolta?diciamo di sì perché non so cosa possono

pensare veramente di meÈ stato difficile imparare l’italiano?

No, io certe parole le capivo perché sono nata in italia.C’è qualcuno che ti aiuta nei compiti? No perché i miei genitori si riposano o vanno a lavorare quando faccio i

compiti.Quando finisci i compiti, cosa fai?

Resto da sola in casa e faccio tante cose: recito, canto, ballo, disegno, leggo e guardo la tv.Ti senti più italiana o cinese?É una domanda difficile perché non lo decido io e perché non so dire qual è il mio paese preferito.Sei felice di stare con noi? Sì, perché non lo so, ma io sono felice con i miei compagni.

Un’ amicizia grande come il mondoQuando l’aula si apre ad Oriente

Carissimi ragazzi, il tempo dell’Avvento e del Natale che ogni anno viviamo ci aiuta a rendere più concreta la dimen-sione dell’Amore. L’atteggiamento più adatto è quello

dell’accoglienza.Cosa siamo chiamati ad accogliere in questo tempo dell’Avvento e del Natale? Vogliamo fare abitare Gesù! Questo si-gnifica che il nostro cuore deve diventare come la mangiatoia di Betlemme, dove il piccolo Gesù fu adagia-to in quella bellissima notte di più di duemila anni fa. In quella notte dio si è donato e quel gesto vuole continua-re a realizzarlo ancora oggi in ciascuno di noi. Ma come può il nostro cuore continuare ad essere mangiatoia? Dobbiamo renderci disponibili a realizzare nella nostra vita quell’attenzione nei confronti degli altri e delle situazioni che ci circondano. Maria può darci una mano attraverso il suo Sì gioioso alla chiamata che dio le ha rivolto. Questo significa che dobbiamo allontanare

quella superficialità e quella pigrizia che spesso può portarci a mettere da parte il bene. Il bene è dio stesso, per questo mo-tivo Amare significa allenarsi nell’essere accoglienti, ed essere accoglienti significa essere attenti. Se in questi giorni, come negli altri, ci impegneremo a fare

tutto questo regaleremo a noi e agli altri il più bel dono da scartare il giorno di Natale. La prima forma per accogliere Gesù è sapere che ogni domenica devo nutrirmi di Lui durante la Santa Messa, devo vivere la partecipazione ai Sacramenti per lasciar-mi abbracciare dalla sua presenza, devo compiere le azioni buone per farlo vivere in me, negli altri e nei luoghi che frequento: la parrocchia, la famiglia, la scuo-la gli ambienti dove mi incontro e mi relaziono con i miei amici. In questo tempo bello entusiasmiamoci nell’im-parare da Gesù ad essere come Lui, segno e presenza di Amore in un mondo spesso indifferente.

accogliere: il nostro cuore come la mangiatoia

messa

FUOCOA

Mi chiamo Naike e ho 11 anni. Voglio raccontarvi la storia della non accoglienza nella mia espe-

rienza scolastica.Quando iniziai la prima elementare pensavo sarebbero stati tutti miei amici. E invece no. La classe si divise in due gruppi, i “vip” e gli “ignoranti”. io pur-troppo facevo parte del secondo gruppo. Ero ogni giorno molto triste e allo stesso tempo arrabbiata perché loro non solo ci deridevano, ma ci mettevano nei guai. il capo dei “vip” era una ragazza seguita da altre tre e da tutti gli altri compagni.

io non venivo ac-colta da nessuna parte, neanche ai compleanni. fortunatamente non ero sola, in-fatti ero affian-cata da coloro che si possono definire le mie uniche tre amiche. Loro dicevano che era più importante l’amicizia che vendicarsi, e su questo ero e sono d’accordo anch’io. Provavo molta collera, però per noi era

indifferente perché ci accoglievamo l’un l’altra.

Alla fine delle elemen-tari mi sentivo libera, come se mi fossi tolta un grosso peso,

mi sentivo bene. Ora frequento la prima

media e ho già molti amici.Quell’esperienza mi ha la-

sciato un segno profondo, però mi ha fat-to reagire e mi farà reagire accogliendo tutti coloro che vorranno essere accolti.

parole

GESTI eSegni

ViP e ignorantiNon sempre

accoglienti a scuoladi Naike Pisani, 11 anni

di don Silvio Bruno

a cura della Classe 3E “G.Bovio” - Ruvo

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Dopo 25 anni la Casa di Accoglienza “Don Tonino Bello”, a molfetta, voluta dall’ omonimo Vescovo, è ancora pronta ad accogliere i bisognosi.

Ogni giorno arrivano in media 25 persone in difficoltà (fino a una quarantina) e trovano un pasto caldo, servizi igienici e un posto dove dormire, anche se al momento questo servizio non è garantito per la mancanza di volontari duran-te la notte. Tra le persone che frequentano la Casa ci sono molti molfettesi in cerca di lavoro e tanti stranieri che si

spostano in italia in cerca di un’ occupazione, prove-nienti soprattutto dalla Tunisia e dal Marocco. In questo momento la maggior parte di loro dorme nelle campagne tra Terlizzi e Ruvo per la raccolta delle olive.A volte la Casa accoglie

anche i bambini provenienti da famiglie Rom: sono molto più educati di quello che si pensa e sono molto contenti della loro vita. difficilmente si fermano a pranzo e fanno diver-tire i volontari con le loro acrobazie. Lo scopo della Casa di Accoglienza è aiutare le persone in difficoltà e sostenerle nei loro momenti di sconforto. il “carburante” per far andare avanti i volontari è il sorriso, l’ affetto e la fiducia che i poveri dimostrano. Tutti possiamo vivere la carità se impariamo ad amare i bisognosi, contribuendo al loro benessere e dando loro la nostra amicizia. Come ha ribadito Mimmo: “il povero vuole essere ricono-sciuto nella sua dignità di uomo e amico, anche se ha commesso degli errori. Non dobbiamo condannarlo!”

aggiungi un posto...intervista a Mimmo Pisani, responsabile della Casa di accoglienza “don tonino Bello“

C’era una volta Luca con l’aGESCiSe le barriere cadono e accogliere significa amare

ragazzi

Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi Pagina III

vitaGRUPP

Odi

Ricordo ancora il giorno in cui mamma e papà mi hanno detto che nel

mondo ci sono bambini che hanno bisogno di una famiglia e che quella famiglia sarebbe stata la nostra. Ricordo ancora il giorno in cui il sig. Roberto, prendendomi in braccio mi svelò il nome della mia sorellina; solo un nome, Mahlet, e già le volevo bene. Abbia-mo aspetta-to tanto, a volte mi sembrava un’ attesa infinita, anche se ogni mese ci inviava-no le sue foto e i suoi buffi filmati. Era uno scricciolo con due guance paffute e mi chiede-vo quando avrei potuto abbracciarla. Avevo 5 anni, non capivo i tempi della burocrazia e spesso dubitavo che questa sorellina esistes-se davvero. 11/09/2008,

finalmente atterriamo ad Addis Abeba, è l’alba, un pullman ci accompagna al villaggio Madonna della Vita, un centinaio di bambini ci accolgono con canti e danze,

un bambino prende la mano della mia mamma e ci porta fino ad una stanza enorme dove almeno 40 bambini piccoli reclamavano coccole. Ero emozionata e guardavo nella stessa direzio-ne di quel bambino, fino a che la tata prese

da un lettino una bimba, si avvicinò a me e la affidò alle mie braccia. Non dimenti-cherò mai quel momento... era lei, era davvero lei in carne ed ossa, la mia sorelli-na speciale Mahlet.

Mahlet è tra noiQuando la famiglia si allarga

Sono già trascorsi un po’ di anni e ricordo ancora quel giorno.Durante una riunione i capi ci

presentarono un ragazzo sorridente di nome Luca. Lui non era in piedi come noi, bensì seduto su una sedia a rotelle, costret-to dalle difficoltà della vita a poterci scorgere tutti quanti come ombre, un po’ sfocati.Eppure sorrideva, quasi fosse lui ad accogliere noi nella sua vita e a dire: “Toc, toc, potete fare ingresso nel mio mondo!” Già…complicato entrare in punta di piedi nella vita di un dicianno-venne, allora sedicenne, nostro coeta-neo, ancor più se non sai nemmeno come approcciarti, se qualcosa o qualche parola può dargli fastidio. Se…quanti se e quant’è grande la paura di sentirsi inadeguati!

Eppure, ripeto, lui sorrideva e di fronte al nostro imbarazzo Luca quella sera iniziò a raccontare di sé, la sua storia, le sue passioni per la musica, per Laura Pausini, per gli studi di pianoforte e non smetteva di parlare! Noi tutti zitti ad ascoltare, ammutoliti, estasiati da tanta naturalezza e parole di forza, speranza nel futuro, miste a una frizzante autoironia che ci lasciava piacevolmente disarmati.A turno, in cerchio, tutti uniti e sempre più vicini, ci siamo raccontati anche noi e da quel giorno è stato lui ad accoglierci e noi a farci spazio nella sua vita. Lunghe passeggiate, chiac-chierate per andare insieme a messa, incontri di preparazione alle riunioni, uscite di gruppo in cui Luca ci regalava idee, parole, risate…in una sola parola, affetto. Questo splendido ragazzo, per

la società diverso perché vive un disagio fisico, è l’esempio lampante della caduta dei luoghi comuni, delle barriere mentali che possono indurre chiunque a pensare che un giovane in carrozzina sia solo e viva la difficoltà di non avere amici su cui contare o con cui confrontarsi. L’amicizia nata nel nido dell’AGESCI è il simbolo più semplice e vero di acco-glienza che ci possa essere tra ragazzi che cercano di essere non diversamen-te abili, ma diversamente sensibili, pro-tagonisti e custodi gelosi di esperienze sincere di comunità.É stato Luca quel novembre 2011 ad aprirci la porta e a sceglierci… e noi non possiamo che ringraziarlo. GRAZIE LuCA!

di Michele de Candia e Valeria Allegretta, 10 anni di Chiara Paparella, 12 anni

di Claudia Serrone

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ragazzi

Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi Pagina IV

Una canzone un film un libro il figlio dell’altra(L. Lévy-2013)

Joseph, israeliano, scopre che alla

nascita è stato scambiato con Yacine, palestinese. La vita di entrambi è sconvolta, ma saranno gli unici a superare le barriere e gli ostacoli dei due

popoli in perenne guerra. Nel dialogo e negli incontri, i ragazzi cerche-ranno e troveran-no le loro vite e la

loro terra; al loro fianco le madri, che, accogliendo il figlio dell’altra, indiche-ranno l’amore come unica via d’uscita da una condizione paradossale.

Nemmeno un giorno(a. Ferrara, G. Sgardoli- 2014 )

in rapida successione, gli eventi, le emozioni,

i chilometri, la musica, i ricordi accompa-gnano Leon, tredici anni, rumeno, in fuga verso la sua città natale alla ricerca di sua sorella. Dato in affido a una famiglia italiana,

attenta e amorevole, si sente fuori posto, solo, inadeguato e diverso. un giorno la decisione estrema di rubare l’auto del padre adottivo nel tentativo di raggiungere la sua casa di origine, unico compagno di viaggio un cane randagio trovato lungo la via. Poi, strada facendo, la certezza di essere amato e accolto prende il posto della rabbia e del rifiuto.

Questa è la mia casa(Jovanotti - 1997)

Luoghi e oggetti sacri ingabbiano il nostro

dio, ma non è l’unico posto in cui trovarlo, parlargli, ascoltarlo. La Sua casa è negli incontri, nelle voci e negli occhi, nei gesti, nella disponibi-lità, dentro il mondo intero, in noi. è negli alti e bassi della vita, è nei passi. Solo spalancando porte e finestre del nostro cuore, superando barriere e confini possiamo trovare rifugio e prote-zione. “La casa è dove posso stare in pace con te”.

multiMEDIA ragazzi

puntaPENN

Adi

accoglienzaAccoglienzaverso chi soffre,verso i profughi.Porgi la mano,lo tieni tranquillo,lo aiuti.A chi ha bisogno,a chi è malato,doni consolazionee senza barrierelo stringi a tein un abbraccio fraterno.L’accoglienza è,soprattutto,condivisione dell’amoreattraverso piccoli gestiquotidiani.

di Rossana De Santoli,13 anni

a cura di Valeria Allegretta

e due poesie

Accoglienza è amaresenza farsi ripagare.Se accogli una persona con sinceritàil suo sorrisoti ripagherà.Accoglienza ènon creare barrierecon genti straniereE tendereuna mano A chi ti chiedeAmore.Se l’accoglienza nel mondofosse maggioreil mondo sarebbe migliore.

di Rossana De Ruvo e Francesca de Palma, 13 anni

a cura di Maria Rosaria Nappi

Il cuore dell’accoglienza

allenaMENTE

Trova (in ogni direzione) le parole dell’accoglienza:amore, amicizie, fedeltà, accoglienza, rispetto, gratitudine, felicità, vita, differenze, diritto, reciprocità, abbraccio, gioia, commozione, famiglia, pace, dignità.

Ed ora rispondi: chi ci insegna a vivere tutte queste “parole”?(penultimo rigo:____________)

Attenzione: c’è anche una parola segreta. Se la trovi comunicala via mail a [email protected] tutti i vincitori ne saranno estratti 10 che riceveranno la penna serigrafata di “Luce e Vita”

É Nataleè Natale ogni volta

che sorridi a un fratelloe gli tendi la mano.è Natale ogni volta

che rimani in silenzioper ascoltare l’altro.

è Natale ogni voltache non accetti

quei principiche relegano gli oppressiai margini della società.

è Natale ogni voltache speri con quelli

che disperanonella povertà fisica

e spirituale.è Natale ogni volta

che riconosci con umiltài tuoi limiti

e la tua debolezza.

Madre Teresa di Calcutta

Buon Natale!(un po’ in anticipo...)

La redazioneBruno don Silvio, Capurso m. Alessandro (Grafico), de Candia Susanna, Iurilli Angelica, Nappi maria Rosaria, Prisciandaro Flora, Serrone Claudia, Sparapano Luigi, Zelazko Suor maria Orsola e con la collaborazione di martella don Gino, (Vescovo), Allegretta Valeria, de Candia michele, Paparella maria, Pisani Naike, Scardigno Angelica (Illustratrice), Alunni della 3E “G. Bovio“ Ruvo di Puglia. Volete condividere le vostre esperienze? Scriveteci!

Luce & Vita ragazzi

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Tel e Fax 080 3355088

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