LeV Giovani n.100

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18 ott 2015 - Pubblicato il n° 100 del mensile Luce e Vita Giovani, a cura del Servizio diocesano di Pastorale giovanile. Accanto ai servizi per il centesimo numero, spazio al ricordo del Vescovo Mons. Martella e di don Mimmo Amato

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Cari giovani, cari amici, lo scorso giugno sognavo un numero 100 diverso. Sognavo un numero più celebrativo e carico di

emozioni, immaginavo un’estate diversa!Ma quella del 2015, col suo carico di calore, ha segnato indelebilmente i solchi della nostra storia diocesana, rendendola più secca del previsto e bruciando molti sogni. Molte parole non dette sono andate via col caro don Gino, improvvisamente strappato alla vita di Padre e Pastore della nostra diocesi.La mattina del 7 luglio, all’alba, tutti attoniti abbiamo dovuto buttare giù la notizia: un infarto la sera precedente aveva portato

via il Vescovo. Avremmo voluto mettere indietro le lancette del tempo e fermarlo, perché quel giorno non piovesse su tutti come tragico, inenarrabile e improvviso. Tanta gente si è affrettata in episcopio quella mattina, nella sua casa, per vederlo, pregare e lasciargli le

ultime confidenze, rabbiosi nei confronti di quella “sorella morte”, che si era presentata feroce e, come al solito, senza appuntamento. Dopo la chiusura della bara, intorno alle 15 tutti giù in cattedrale a vegliarlo. Indimenticabili i canti della veglia in serata, animata dai giovani, amici di cui spesso voleva sentir parlare.Punto e daccapo…si riparte! Ma verso dove?Le prime sollecitazioni ci vengono da don Mimmo, già vicario generale e nominato amministratore diocesano, traghettatore fino al nuovo Vescovo. Subito attento a prendere le redini della situazione, con discrezione e in punta di piedi, ci suggerisce la rotta, sulle indicazioni che già don Gino aveva fornito. Ma sembra che questa brutta storia non termini ancora! Chiudiamo questo numero, con animo profondamente rattristato e con un senso grande di impotenza, mentre proviamo a prendere confidenza con un altro evento: l’ischemia celebrale si è portato via il caro don Mimmo. Sembra tutto così surreale, tutto così assurdo…Signore dove sei, ci viene di gridare!Punto e daccapo, si riprende? Si, dal 100, come se quell’uno non ci fosse prima dello zero, come se dovessimo scrivere il primo numero… ma in realtà ci portiamo dentro gratitudine per chi ci ha impiegato tempo - e tanto -, sacrifici, per permettere a tanti altri giovani e a me – ultimo arrivato – di poter scrivere all’interno della grande casa di “Luce e Vita Giovani”. Personalmente, mi scuso se non ho dato il giusto tono di celebrità a questo editoriale o non potrò mai sussurrare il più corretto grazie ai redattori del passato, ma affido ai lettori le righe e le pagine che vengono, confidando sempre in quel Dio che, come ricordava J. Bossuet, scrive dritto sulle nostre righe storte, perché Lui è Via, Vita e Resurrezione!Donaci giorni di pace, Signore!

don Massimiliano FascianoIncaricato diocesanodel Servizio per laPastorale Giovanile

“...l’estate del 2015 col suo carico di calore, ha segnato indelebilmente i solchi della nostra storia diocesana, rendendola più secca del previsto e bruciando molti sogni.”

E ora? Punto e daccapo!Io sono la Via, la Vita e la Resurrezione

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Il coraggio e la determinazionedi una scelta

Alla scoperta del proprio io

Avere radici in se stessi aiuta la costruzione del futuro.Attenzione, concentrazione, capacità di pensare ed anche giudizio, volontà, azione sono la risorsa per rapportarci alla realtà futura.I navigatori antichi quando si sono avventurati in mare aperto non avevano radar o satelliti, ma si orientavano osservando il cielo. Hanno inventato il sestante che consente di determinare il punto in cui ci si trovava.Così sono riusciti a navigare per il mondo e ad allargare i loro orizzonti.La Regola di Vita è il nostro sestante: ci orienta, ci aiuta a riconoscere i punti di riferimento su cui basare il nostro grande viaggio alla ricerca di Gesù e del senso della nostra vita. Ciò non vuol dire navigare sempre in mari tranquilli, ma significa avere la possibilità di ritrovare la rotta e di riprendere il cammino.L’importante è avere voglia di lasciare gli ormeggi che ci ancorano alla terra, certi che in questa avventura non siamo soli.Ci attende un cammino lungo e faticoso ma anche esaltante, da affrontare con coraggio, umiltà e pazienza. È solo camminando che si apre il cammino.

Don Michele BernardiAnimatore Seminario Regionale

e Assistente unitario Ac diocesano

Bill Gates così dichiara «Mi manca il tempo! Ai ragazzi direi di passare molto tempo con i

libri: aiutano a scoprire il mondo e a mettere a fuoco la propria vita. È molto importante trovare anche il tempo per riflettere: una volta all’anno mi ritiro in solitudine... e quasi sempre mi viene qualche buona idea». L’oracolo di Delfi ancora oggi suggerisce «Conosci te stesso!» ispirando interiorità per giungere, accettando l’enigma che ci abita, ad interpretarci. Le domande: Chi sono? Da dove vengo? Devono abitare la nostra coscienza per aprirci a senso e speranza.Se a volte abbiamo bisogno di fermarci e di pensare, obbediamo ad un appello che sorge dal nostro profondo.La vita interiore è un mandato. «È difficile», scrive Galimberti, «pensare di governare la propria vita senza un’adeguata conoscenza di sé».Secondo un testo chassidico, Sussja esclamò in punto di morte: «Nel mondo futuro non mi si chiederà: “Perché non sei stato Mosè?; mi si chiederà invece: “Perché non sei stato Sussja?”».Siamo chiamati ad essere il nostro nome e il nostro volto, a realizzare la nostra unicità.Un viaggio più difficile e duro di quelli terreni. Occorrono umiltà, sete e perseveranza per compiere questo “ritorno al cuore”. Il coraggio di scandagliare la propria interiorità porta saldezza e profondità.

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L’improvvisa scomparsa del nostro Vescovo all’inizio dello scorso luglio ha lasciato a

dir poco attoniti tutti. Indimenticabili i canti animati dai tanti giovani provenienti dalle quattro città della diocesi e presenti alla Veglia funebre del 7 sera. Un unico coro per dirgli “Grazie” col canto, un’armonia di voci per Lui, voce sempre presente agli appuntamenti coi giovani. Abbiamo chiesto a tre di loro di raccontarci di Lui, di offrirci qualche confidenza, di condividere un tratto del loro cammino insieme al Vescovo. Tre scorci diversi, tre pennellate del suo ricordo: Cesare da sacerdote, Katia da giovane animatrice e vice presidente Ac del settore Giovani e Michele, giovane confratello. Vogliamo ricordarlo così, con il sorriso fiducioso e quella discrezione che lo accompagnava. Certi non di esaurire il suo ricordo, ma di riservargli qualche riga in più del solito, soprattutto perché è stato tra i primi a sostenere e promuovere questo giornale.

TESTIMONIANZADI UN SACERDOTE

L’esperienza più significativa vissuta con il vescovo risale

al mio primo incontro con lui quando, dopo avere concluso il cammino formativo presso il seminario vescovile, ho chiesto di poter entrare nel Seminario Regionale per poter valutare la chiamata che il Signore stava sussurrando al mio cuore. Ricordo quanta emozione e gioia ho provato nell’incontrare il nuovo Pastore, da poco insediatosi nella nostra diocesi.Mi chiese di raccontarmi, di fidarmi di lui. Ricordo che gli raccontavo della mia sofferenza dopo la perdita del mio papà quand’ero ancora bambino. Allora condivise il mio stesso dolore, quello che un tempo aveva vissuto lui, ma esaltandolo nella possibilità di vivere quella sofferenza come via preferenziale per sentire la mano paterna di Dio.

Pennellate su don Gino

Io Sono il Buon Pastore

Raccontaci la tua esperienza più significativa...

(legata ad un incontro anche personale)

Cosa ti ha lasciato nel cuore?

Cosa avresti voluto dirgli?

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Gli ho chiesto come concretamente potessi sentire questa attenzione di Dio su di me, cosi mi ha risposto che si impegnava ad aiutarmi in questa scoperta poichè entrambi figli di Dio ed ha aggiunto che proprio Lui, avrebbe lasciato il più possibile via libera manifestando la sua paternità con la sua presenza nella nostraChiesa diocesana.Nel mio cuore conservo quell’abbraccio di pace che ci siamo scambiati il giorno della mia ordinazione presbiterale; in quel momento ho sentito che quella promessa, fatta un po’ di anni prima, nel tempo si era concretizzata.Più che dirgli qualcosa, avrei voluto vederlo come ai tempi delle esperienze con i sacerdoti giovani, più sorridente e contento di stare con noi,e, chissà, mentre ascoltava una delleimitazioni in cui mi dilettavo.

Don Cesare PisaniParroco San Gioacchino, Terlizzi

TESTIMONIANZA DI UNA GIOVANE ANIMATRICE

Don Gino? Siamo noi, noi dell’AC, è permesso?”...

Ricordo quella sera vividamente. Eravamo andati da lui per parlargli del grande evento targato AC che sarebbe stato ospitato nella nostra bella Molfetta nello scorso Agosto.Gli comunicammo del campo nazionale, tagliato per giovani e “studenti in movimento”, con entusiasmo ed orgoglio. Come non essere fieri di ospitare in casa propria l’intera Italia giovane?L’avvenimento non lasciò indifferente nemmeno lui, sempre contento di mettersi a disposizione per un saluto, una celebrazione o un intervento. Ma non fu questo a stupirmi - del resto don Gino ci teneva sempre ad essere presente quando si trattava di giovani -, quanto l’evidente desiderio di intrattenerci lìda lui il più possibile. Aveva chiaramente voglia di chiacchierare, di conoscere di noi, delle nostre vite, delle nostre città di appartenenza e dei nostri coetanei. Aveva chiaramente voglia di non mollarci finché non fosse stato necessario. Tre divanetti, qualche cioccolatino, chiacchiere confidenziali: come non stampare nella mente un momento così intimo, niente di meno che con un Vescovo?!Il mio cuore oggi parla di lui come di un uomo. Semplicemente un uomo, con la sua timidezza, il suo rigore, la sua passione per la lettura, la sua devozione alla Madonna, il suo impegno per la causa di Dio. Un uomo quadrato, le cui scelte ponderate a volte ho anche fatto fatica a comprendere.Ancora oggi non è semplice pensare alla nostra diocesi senza don Gino; avremmo forse potuto tutti essergli più vicini? Avremmo tutti potuto farlo sentire meno solo? E per la serie “cogli l’attimo”, avrei voluto ringraziarlo più vigorosamente per la vicinanza spirituale e fisica a tutti i giovani della nostra diocesi, per nulla scontata e mai improvvisata.Ognuno di noi solleva la sua preghiera al Cielo per lui, certi dell’abbraccio di non più uno,ma ben due vescovi lì dall’alto.

Katia LamarcaVice presidente diocesana Ac

settore Giovanisegue a pag. 6

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TESTIMONIANZA DI UN GIOVANE CONFRATELLO

Il primo ricordo che affiora alla mia mente è

il giorno in cui ricevetti il sacramento della Confermazione. Come ogni ragazzo, ero molto emozionato e teso, intimorito dalla presenza del Vescovo.Ben presto questo timore svanì:il suo sorriso bonario riuscì a rasserenarmi. Quel sorriso che valse più di mille parole, da allora rimase impresso nella mia mente. Qualche anno più tardi ebbi modo di incontrarlo nel giorno della Esaltazione della Croce, la festa della quale la mia parrocchia porta il nome. Il priore della confraternita Maria SS.ma di Sovereto, di cui mi accingevo a diventare confratello, mi presentò al Vescovo. Ero emozionato e nello stringere la sua mano subito ricordai il suo sorriso nel giorno della Cresima. Ricordo che don Gino con molta premura si accinse a chiedermi se avessi fatto il giusto percorso di fede, necessario per approdare ad una tappa così importante.

Nasce a Depressa frazione di Tricase (Le) il 9 marzo 1948. Entra da ragazzo nel

Seminario della sua diocesi, percorre il

curriculum scolastico fino alla maturità classica. Studia

nel Seminario di Treviso e Posillipo, ricevendo l’ordinazione

presbiterale il 10 aprile 1977, incardinandosi nella Arcidiocesi di Otranto.

Consegue la licenza e il dottorato in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana in Roma. Dal 1979 è rettore del Santuario “Madonna del Rosario” in Castro e dal 1986 primo parroco della stessa chiesa eretta a parrocchia.

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Dopo essersi accertato del mio cammino di preparazione, sorrise e mi diede una pacca sulla spalla, per mostrarmi la sua approvazione. Seppur pochi e brevi siano stati i miei incontri con don Gino, molto hanno lasciato dentro di me. Uomo mite e introverso, sempre pronto a regalare sorrisi e sguardi fiduciosi. La sua fede incrollabile lo ha reso più forte anche nei momenti più difficili o diffamanti. Poneva Cristo al centro nelle sue omelie, ci indicava la via per giungere a Lui.L’affetto verso la Madonna era palpabile.Era sempre contento di essere a Terlizzi.Caro don Gino, sei stato un Pastore buono,con la tua fede e la tua mitezza hai saputofar fronte ad ogni esigenza parrocchiale.Vorrei semplicemente dirti “grazie”per aver incarnato il Vangelo nel quotidiano. Ti chiedo anche scusa se non sempre ho condiviso le tue scelte. Hai saputo prendere in mano con umiltà le redini della diocesi e guidarla per 14 anni, il ricordo di Te ha valore inestimabile.

Michele AngaranoConfratello Santa Maria di Sovereto,

Terlizzi

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Tra gli incarichi si ricordano: assistente diocesano dell’Ufficio Famiglia di Azione Cattolica e per alcuni anni anche assistente regionale dello stesso ufficio; docente di Religione Cattolica nel liceo-ginnasio di Maglie dal 1979 al 1994; docente di Teologia Morale nell’Istituto di Scienze Religiose di Otranto; docente di Etica professionale presso la Scuola allievi infermieri dell’ospedale di Tricase; fa parte del Comitato Etico dello stesso Ospedale.Dal 1994 è chiamato a svolgere l’ufficio di Direttore Spirituale nel Seminario Regionale di Molfetta. Eletto Vescovo di Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi il 13 dicembre 2000 è ordinato Vescovo il 10 marzo 2001, ingresso in diocesi il 17 marzo 2001.Diviene assistente del Delegato per i Seminari d’Italia. Dall’ottobre 2013 è nominato Commissario Apostolico per la Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza.Muore la sera del 6 luglio 2015 a causa di un infarto nel suo Episcopio.

Cenni biografici di

S. E. Mons.Luigi Martella

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Circa un Italiano su otto svolge attività gratuite a beneficio di altri o della comunità.

Questi, alcuni dati elaborati dall’Istat, CSVnet (Rete di Centri di Servizio per il Volontariato) e Fondazione Volontariato e Partecipazione.Nello specifico possiamo constatare come in Italia il numero di volontari è stimato in 6,63 milioni di persone (tasso di volontariato totale pari al 12,6%). Sono 4,14 milioni i cittadini che svolgono la loro attività in un gruppo o in un’organizzazione (tasso di volontariato individuale pari al 5,8%).Considerando la condizione occupazionale, i più attivi risultano gli occupati (14,8%) e gli studenti (12,9%). La partecipazione è massima tra i componenti di famiglie agiate (23,4%) e minima tra i componenti di famiglie con risorse assolutamente insufficienti (9,7%).Ma cosa spinge un giovane a dedicareparte della sua estate al volontariato?Tra le motivazioni principali che spingonoi ragazzi a partecipare alle iniziative di volontariato ci sono:

Volontariato!Una percentuale importante

Punto Cracovia

- il bisogno di sentirsi parte di un gruppo (21%), condividere, dunque, un’esperienza importante; - lo spirito di solidarietà verso gli altri e la gratificazione di sentirsi utili (16%); - i desideri di sentirsi impegnati in progetti nobili e di autorealizzazione (13%); - la voglia di impegnare il proprio tempo in attività alternative e costruttive (12%). I dati sono estremamente positivi e incoraggianti in una società spesso caratterizzata dal profondo individualismo. Volontari?! Avanti cosi! Il mondo ha bisogno anche della nostra buona volontà.

Nicoletta Minervini

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Mancano meno di 300 giorni all’evento internazionale e il cammino di preparazione

alla GMG di Cracovia è iniziato.La nostra diocesi ha ufficializzato il programma, sia col gemellaggio sia per l’opzione della sola settimana a Cracovia. Saremo gemellati con la diocesi Bielsko-Żywiec e i costi non sono per niente alti. Chiedi informazioni al tuo referente parrocchiale, ai coordinatori cittadinio direttamente all’ufficio di PG.Intanto tutti i giovani della diocesi sono invitati giovedì 22 ottobre, memoria di san GiovanniPaolo II, presso la parrocchia Santa Famiglia in Ruvo alle ore 20, per dare inizio all’anno di Pastorale Giovanile.

countdown: - 281 DAYS

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La meta: la relazione autentica tra i giovani che genera l’incontro fino alla consegna reciproca delle loro esistenze. Se il giovane lettore - scriveva - dal Luce e Vita Giovani riceverà messaggi che generano riflessione, interrogativi le cui risposte contribuiranno alla realizzazione della sua individualità, si potrà dire sommessamente: ce l’abbiamo fatta!”E sempre in quel primo numero intitolatoIl silenzio e la speranza, S. E. Mons. Luigi Martella scriveva: “Un piccolo spazio per raccontare il complesso mondo giovanile; uno strumento per comunicare; agili fogli per dire e per ripetere: ci siamo!” E in effetti a distanza di tredici anni “ci siamo ancora!” Tredici anni in cui il Luce e Vita Giovani è mutato. È cambiato in generale dalla copertina all’ultima pagina… piccole rivoluzioni grafiche per essere sempre “appetibile” anche agli occhi, e può lanciare una selezione di altri titoli. Come da consuetudine è presente il logo della testata e le foto, sempre pronto a dare quel

Per una rilettura della nostra storia

Numero? …100!

È già pronto un altro articolo. È già pronto un altro numero. Stavolta è il numero 100. 100

come le copertine, 100 come gli editoriali, 100 come gli inserti di Luce e Vita Giovani che sono stati distribuiti da quel lontano 24 novembre 2002. A testimonianza che la storia molto spesso decide di intrecciare i suoi paragrafi con i pensieri, le idee, le considerazioni, le valutazioni, le immagini sul reale vissuto dei più giovani. Carattere, interlinea, capolettera, fotografie, didascalie, titoli, sono gli elementi per costruire le pagine di una pubblicazione. Ogni periodico ha la sua ricetta grafica: dinamica, pronta a cambiare nel tempo, ad innovarsi, a rifarsi quel look che è fondamentale per stare al passo coi tempi. E di tempo dal 2002 ne è passato. “Finalmente la parola ai giovani!” - scriveva don Vincenzo Di Palo nel primo editoriale del 2002 denominato Trenta Righe - “Nasce questo inserto al giornale diocesano e chiari sono l’identità, il camminoe la meta.

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LUCE E VITAGiovani“Finalmentela parola ai giovani!”

tocco di originalità che mai stona con il contenuto degli articoli. Cambia la grafica e si rimodulano i contenuti, il giornale si arricchisce di nuove rubriche per rispondere alle sollecitazioni dei lettori giovani. Dal lontano novembre 2002 un gruppo di giovani, tra cui Vincenzo Bini, Michele Bruno, Gigi Copertino, Gian Paolo De Pinto, Luca Leone, Giuseppe Mancini, Fedele Marrano, Anna Montaruli e Raffaella Scarongella, accompagnati da don Vincenzo Di Palo in qualità di responsabile e dal suo vice don Nicola Felice Abbattista, si sono riuniti come prima redazione intorno ad un tavolo per interrogarsi su quali temi potessero affliggere, spaventare, creare, ansie e gioie nei giovani della Diocesi. Tra le loro prime proposte editoriali ricordiamo “Pi@net@ Giovani Wazzup!”, “Vangelogiovani”, “Chatting with Art”, “Musicmaniacs” e “The Observer”. In seguito, non possiamo dimenticare, ma soprattutto ringraziare tutti coloro che, laici e sacerdoti, si sono avvicendati.

I loro sacrifici, le notti di impaginazione, le redazioni, la scelta dell’articolo, dell’argomento o della foto giusta, il taglio editoriale, gli aggiornamenti, le fatiche per la distribuzione, hanno condotto il giornale fino ai nostri giorni. Già nel giugno 2006, nel numero 35, prima di augurare una buona pausa estiva il Vescovo si congratulava per il lavoro fino a quel momento posto in essere, e scriveva: “Luce e Vita Giovani al termine un’altra stagione. Con il cuore e la mente sono con voi per dirvi ancora GRAZIE! È stata una scommessa vincente aver aperto questo “spazio di libertà” per i giovani all’interno del nostro settimanale diocesano”. Il 2007 verrà ricordato come un anno di cambiamenti grafici, ad esempio il logo diventa prima a colori, successivamente cambia completamente forma. Tra i numeri pubblicati nel 2008 ne troviamo uno celebrativo, nel mese di febbraio, che ricorda la cinquantesima pubblicazione. Dal 2010 i numeri diventano completamente a colori.

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Nel novembre 2002 nasce

Luce e Vita Giovani, branca del Luce e Vita settimanale, di cui prende

parte del nome per la registrazione

in tribunale. Responsabile era

don Vincenzo Di Palo, all’epoca direttore del

Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile insieme al suo

vice don Nicola Felice Abbattista. Il giornale è a tutti gli effetti voce della Pastorale Giovanile. Si susseguono i direttori del Servizio diocesano, tra cui, ricordiamo e ringraziamo,

don Francesco de Lucia e don Roberto de Bartolo (2006-2011) e responsabile fino al 2010 rimane don Vincenzo di Palo. Nel febbraio 2011 direttore di Pastorale Giovanile e di Luce e Vita settimanale diventa don Nico Tempesta, il quale lavora alacremente per dare nuovi stimoli alla redazione e al Servizio diocesano.Da settembre 2013 direttore del Servizio diocesano è don Massimiliano Fasciano.La pubblicazione viene sospesa fino a gennaio 2015, riprendendo con nuove forze, reimpaginazione e obiettivi.Nella sua breve storia Luce e Vita Giovani è diventata voce autorevole tra le pubblicazioni della diocesi grazie al sacrificio degli innumerevoli redattori e grafici, che ringraziamo di cuore per il tempo, la dedizione e la serietà con cui hanno servito la Pastorale Giovanile.

STORIA DEL GIORNALE

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Il progetto editoriale, dunque, è in continua evoluzione, segno che i giovani sono operosi e desiderosi di fare sempre del loro meglio per offrire un prodotto coinvolgente.Così, dopo un anno di pausa, dall’ottobre 2014 si riparte, ci si rimette a tavolino. La squadra redazionale - laboratorio di idee, così come piace definirci -si arricchisce da una rappresentanza di giovanidi tutte le associazioni e città della diocesi.Il nuovo progetto che vuole entrare nelle tasche dei giovani, è pubblicato dal 1° febbraio 2015. Quindi si pensa ad un nuovo formato, ad una grafica più avvincente, a temi attuali che possano toccare il cuore dei ragazzi. Si chiede loro di essere protagonisti e di raccontarsi in prima persona, perché il Luce e Vita Giovani ha la voglia di continuare a catturare storie ed esperienze personali per poter dedicare articoli e rubriche ai temi più importanti. “Oggi di carta stampata siamo sommersi,” - scriveva il Vescovo nel 2006 - “ma non sempre essa è veicolo di messaggi positivi. Anzi. C’è purtroppo chi usa questo antico e indispensabile mezzo di comunicazione per confondere le menti e disorientare le coscienze.Una bella sfida, dunque, la vostra,ma anche un’entusiasmante avventura”.Il futuro? È tutto da scrivere! Andrea Teofrasto,

Marianna Camporealee Nicoletta Minervini

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Si, ma non solo!

Un’estate al mare?

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L’anno scorso, appena ho saputo che la mia partecipazione al Jamboree in Giappone era stata confermata, non ho potuto fare a meno di raccontare al mondo di questa avventura che stavo per vivere. Ma cosa fosse davvero il Jamboree, prima di parteciparvi non lo sapevo bene nemmeno io! È un evento che avviene ogni 4 anni in un luogo diverso. È il ritrovo mondiale degli scout, una sorta di Expo dove si condivide il modo di fare scoutismo e dove ognuno è partecipante e spettatore. Quest’anno si è tenuto in Giappone, a Kirarahama.I primi tre giorni siamo stati ospitati da famiglie giapponesi per scoprire la vita e la cultura di questo strano paese. Eravamo in 33.800 persone provenienti da 150 paesi, tra cui 750 italiani,me compresa. Non sapevo davvero cosa aspettarmi; l’ansia cresceva insieme alla felicità e alla consapevolezza di aver avuto un grande onore. Per me adesso il Jamboree è vita, fratellanza, gioia di stare insieme. Scoprire culture nuove, non aver paura di essere giudicati, salutare gente in tutte le lingue,

Molti sono i giovani che in estatesi distinguono dalla massa.

Non esistono solo mare, passeggiate, pizze, focacciate e grigliate di pesce. Estate non fa rima solo con musica, disco, mojito e caipiroska, ma anche con giovani che si mettono al servizio per gli altri, e anche per se stessi. Avventura, ricerca di silenzio, cammino - non solo interiore -, servizio ai più poveri, scambio culturale… ecco uno spaccato di alcuni giovani della nostra diocesi che, al di là del solito camposcuola parrocchiale, si sono concessi un’esperienza “diversa”.

Jamboree: il sogno di ogni scout!

Due nostre conterranee, Sara e Renata, ci offrono la loro testimonianza estiva, per niente scontata! Hanno rappresentato Molfetta in Giappone, durante il raduno mondiale degli scout. Così Sara si racconta. Quando sono tornata a scuola quest’anno ero sicura che le storie da raccontare sull’estate non mi sarebbero mancate.

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comunicare in qualsiasi modo, divertirsi, fare nuove amicizie con l’orgoglio di essere italiani. Le molte attività cui ho partecipato durante il campo sono state dirette a farci scoprire l’importanza della pace, le bellezze della cultura giapponese, la vita dall’altra parte del mondo, il divertimento senza confini di lingua o religione. La cosa più bella per me è stata il sentimento di fratellanza e fiducia negli altri, sapendo che, qualunque sia il modo in cui lo viviamo, siamo tutti scout, seguendo tutti la legge di Baden Powell.Per Renata il Jamboree è stato un sogno realizzato dal 27 luglio al 9 agosto.È andata a conoscere il mondo, le diverse culture, fatte anche dei diversi modi divivere lo scoutismo, e le diverse religioni.Tanti sorrisi, infinite emozioni, altre esperienze, nuovi volti e tanti nuovi amici, tutti radunati in Giappone per condividere una dimensione unica, indimenticabile ed irripetibile, una dimensione che accomunatanta gente diversa ma accomunata dallastessa passione, quella per lo scoutismo. Renata ci racconta di aver cercato di vivere questa esperienza al meglio, partecipando a tutte le attività senza risparmiarsi in nulla, scambiando con il mondo parole e distintivi, porgendo inviti a cena per proporre assaggi delle prelibatezze pugliesi e insegnando alcune rime del nostro amatissimo Caparezza.Dice che è stato bello vedere il loro sguardo illuminarsi rispondendo alla domanda“Where are you from?” con “Italy!”. Nessuno rimaneva indifferente a tale risposta, esclamavano “Beautiful, Italy, I love pizza and pasta!” Renata non dimentica di ringraziare vivamente il suo gruppo il Molfetta 1 ed i suoi genitori per averla supportata in questa avventura fuori dagli schemi e per aver condiviso il sogno che aveva sin da coccinella. Il Jamboree non finisce qui… see you at Nord America!

Sara Tridente (Molfetta 1) eRenata de Gennaro (Molfetta 4)

#unMSACcobello

Dal 4 al 9 agosto 2015, il Seminario Regionale di Molfetta ha ospitato il Campo Nazionale del MSAC (Movimento Studenti Azione Cattolica) e del Settore Giovani. Miriam Minervini, giovane

molfettese che vi ha partecipato, ne parla come di un’occasione rivoluzionante: lei, come altri, non conosceva affatto il Msac ed ha accolto l’invito a partecipare all’esperienza senza sapere precisamente di cosa si trattasse. L’incontro con gente proveniente da tutta Italia e le attività del Msac, che incalzando quotidianamente le hanno permesso di costruire giorno per giorno un’idea più precisa di cosa fosse il Movimento, sono riusciti a lasciare il segno. Tant’è che - ci racconta Miriam - alla fine del Campo Nazionale, si torna a casa sì un po’ scombussolati dal carico di novità, ma soprattutto arricchiti: dalle amicizie, dai momenti di preghiera e di incontro, dalla consapevolezza che, da ora in poi, si guarderà alla scuola con occhi diversi. Tema di quest’anno: “Diritti al futuro”. Le attività formative, infatti, giostravano attorno alle aspettative di ciascuno sul proprio domani e offrivano spunti riflessivi su come costruirlo in modo consapevole. Il MSAC insegna un approccio diverso nei confronti della scuola e apre gli occhi sul mondo che ci circonda e che siamo chiamati a proteggere: l’invito, rivolto a tutti gli studenti, è quello di aderire al Movimento, o almeno a conoscerne la proposta.Sarà difficile pentirsene!

Miriam de Gennaro, Molfetta

Dalla fine al Cuore dell’Europa: l’ultimo tratto della Via Leucadensis

Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole risplenda caldo sul tuo viso,

e la pioggia calda dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, possa Dio

proteggerti nel palmo della sua mano.(Patrizio di Armagh).

Destinazione assoluto, destinazione Santa Maria de Finibus Terrae! Ha sempre un fascino il cammino. Qualunque esso sia, ti lascia una calma interiore che scaccia i dubbi e le paure per raggiungere la meta agognata, incurante della stanchezza. Io e tanti altri, giovani e adulti, l’abbiamo raggiunta a sud della Puglia, sulla Via Leucadensis, l’antica via della perdonanza che, sin dal Medioevo, pellegrini di ogni dove percorrevano attraversando la penisola salentina da Alessano a Santa Maria di Leuca.

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È stata un’esperienza mozzafiato, un cammino in notturna di 12,6 km circa, rigorosamente a piedi, in compagnia delle proprie forze e preoccupazioni e si è svolta la notte tra il 13 e 14 agosto scorso, organizzata dalla Diocesi di Ugento - Santa Maria di Leuca.Camminare per i giovani dovrebbe fornire un duplice strumento: uscire da se stessi, per rompere quell’involucro che ci tiene legati con il nostro io, così da poterci aprire al mondo e all’umanità con occhi attenti, spianare la mente alle idee, soprattutto a quelle contrarie. Dall’altra dovrebbe essere un modo per ricercare se stessi, per orientarsi, poiché durante la nostra vita siamo consapevoli che abbiamo necessità di una guida, una bussola. Come ci insegna Hélder Pessoa Camara: “È possibile viaggiare da soli, ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni.” Uno di questi compagni, a mio avviso, è proprio Dio. La Via Leucadensis quindi ha offerto questo: momenti di preghiera e di silenzi durante la notte, camminando e tastando le fatiche della strada e soprattutto del buio.

Non è importante cosa si ha nello zaino o quanta forza nelle gambe, ma è importante la volontà e sono importanti le esperienze della vita che ci portiamo dentro e che durante il percorso condividiamo con gli altri. Il percorso di quest’anno inoltre è stato molto speciale. E’ stata la prima tappa di un cammino che ci porterà fino a Cracovia 2016, per la Giornata Mondiale della Gioventù con il Santo Padre, dove pregheremo, condivideremo la nostra vita attorno alla croce di Cristo e sopratutto conosceremo meglio la Chiesa e la cultura dell’est Europa. Europa che deve essere unita da Oriente a Occidente, coraggiosa nell’affrontare le sfide odierne come la forte immigrazione. Il Vescovo della Diocesi, Mons. Angiuli, ha camminato con noi ed al termine del percorso ha celebrato la Santa Eucarestia. Ha ricordato che Capo Santa Maria de Finibus Terrae dev’essere un approdo sicuro, un luogo di accoglienza e non di rifiuto di vite umane. “Dalla fine, al cuore dell’Europa”, così come era denominato il tema del cammino, per accogliere su questa terra dimenticata, il sud, e accompagnare i fratelli in difficoltà nel percorso della vita.

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Il cammino dell’esistenza infatti non è solo il proprio, ma è anche intrecciato con altre vite.Al termine dell’esperienza, stremati e assonnati, ma completamente pieni di Spirito e di forza interiore, abbiamo riposto negli zaini le nostre meditazioni ed i nostri silenzi per ritornare alla nostra semplice vita. Non potevano mancare le visite alle tombe di don Tonino Bello e don Gino Martella che hanno lasciato nella storia della nostra Diocesi dei segni evidenti di Gesù. Questa terra, il Salento, ce li ha regalati ed ora è diventata meta di pellegrini in preghiera.Ogni cammino è armonia, ogni cammino è ricerca e dono. Termina il Cammino, inizia una nuova storia, una storia eterna con Lui.

Vito Scarongella, Ruvo

Marcia Francescana

Il “Perdono di Assisi” non è solo una celebrazione liturgica col privilegio di

indulgenza concessa alla Chiesa della Porziuncola in Assisi, ma esso rappresentala meta di un cammino di 145km, da Orvieto ad Assisi.

La marcia francescana, tenutasi dal 25 luglio al 4 agosto, questa’anno è arrivata alla 35^ edizione ed è stata organizzata dai Frati Minori di Umbria e Sardegna. Il 2 Agosto siamo entrati in Porziuncola per rivivere e ricevere il perdono voluto da San Francesco nel 1216 per tutti coloro che, dopo essersi confessati, fossero passati da questa Terra benedetta.Stupore, gioia e commozione per la manifestazione dell’infinita misericordia di Dio: sono queste alcune delle indescrivibiliemozioni provate nel varcare l’entrata dellaPorziuncola, momento in cui ognuno dei marciatori ha riposto nel Signore una domanda piena di speranza per il futuro, ma ancorataal presente con l’offerta del proprio vissuto.Ho deciso di partecipare alla Marcia Francescana in accordo con la mia guida spirituale,in quanto tappa fondamentale di un cammino intrapreso con i frati minori francescani.L’esperienza è servita a cercare ericonoscere il volto del Signore in ogni attimo e situazione vissuti e ad offrire il proprio corpo come dono di sé in risposta alle fatichefisiche del cammino.

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Don Massimiliano Fasciano (Responsabile inserto LeV Giovani), Maurizia Mongelli, Nicoletta Minervini, Margherita Salvemini, Andrea Teofrasto, Simona Boccanegra, Emanuela Maldarella, Angelica Iannone, Marianna Camporeale, Sara de Bartolo, Teresa Giancaspro, Francesco Ricci, Teresa de Sario, Miky Altamura, Dario Prudente, Antonio Carlucci, Michele Martinelli, Antonella la Forgia (grafico pubblicitario), Beppe Modugno (fotografo).

GIOV

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la REDAZIONE

Direttore responsabileLuigi Sparapano

Stampa“La Nuova Mezzina” Molfetta

GraficaAntonella la Forgia

Reg. Tribunale di Tranin.230 del 29/10/88

Ho avuto anche la possibilità di scoprire il valore della fraternità, rivelato nella condivisione dei momenti difficili e gioiosi e nei volti dei fratelli che il Signore mi ha fatto incontrare, perché senza il loro aiuto la meta sarebbe stato un miraggio. Camminare sulle orme di San Francesco non è stato solo un pio desiderio, ma un “andare verso” e riconoscermi ancora una volta pellegrino su questa Terra.Il silenzio e la pace dei sentieri percorsi hanno permesso l’allontanamento dal “chiasso” della vita quotidiana che distrae e dalla fretta che stordisce, mentre la fatica fisica ha facilitato l’abbattimento delle mie difese razionali, facendomi abbandonare alla logica misericordiosa del Signore. L’insegnamento più grande di questo pellegrinaggio che porto nel mio cuore è che voglio vivere la mia vita affidandomi e abbandonandomi al Signore, perché so che mai mi deluderà e sceglierà sempre il meglio per me.

Francesco Sorice, Ruvo

Cittadella della Carità“Santa Giacinta”:quando servire è dono ricevuto

Qualcuno si è lasciato crescere la barba incolta. Qualcun altro ha indossato un vecchio cappellino, così come jeans vecchi e strappati. Il tutto sotto gli occhi dei volontari dell’Ostello

“Don Luigi Di Liegro” della “Cittadella della Carità - Santa Giacinta” (Roma).Una meta non del tutto banale, visto che l’Ostello di via Marsala, gestito dalla Caritas diocesana di Roma, ospiterà la «Porta Santa della carità» il prossimo 8 dicembre.Ad aprirla sarà lo stesso Papa Francesco.Nell’agosto scorso invece i giovani della Parrocchia Sacro Cuore di Gesùsono partiti da Molfetta per vivere lì, a Roma, cinque giorni con i «nuovi poveri», con quelli comunemente chiamati «barboni», o più elegantemente «clochard», e per capiredavvero chi sono queste persone. Tutti alla mensa della Caritas, tutti pronti a sporcarsi le mani. È lì che i giovani del Sacro Cuorehanno trovato “svitati”, senza patria,ma soprattutto uomini e donne comuniche da tempo, hanno perso tuttoo gran parte di esso.Gente normale che fino a poco fa aveva un lavoro, una famiglia, una casa. Persone che la crisi ha precipitato nell’indigenza.Ci sono gli anziani senza una casa di proprietà o che hanno subito un incidente.Ci sono i cinquantenni ridotti sul lastrico da una separazione e costretti a mangiare in mensa. È un mondo incredibile, impensabile ed irraccontabile se non si ha la fortuna, perché di fortuna si tratta, di far amicizia e condividerei loro affanni.

Andrea Teofrasto

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ANI

(la parola twitter di Papa Francesco)

CI RIVEDIAMOL’8 NOVEMBRE

Dio predilige gli umili.Quando viviamo con umiltà,

Egli trasforma i nostri piccoli sforzie fa cose grandi.

Pastorale Giovanile Diocesi Molfetta