LeV Giovani n.105

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Nessuno si salva da solo!Il nuovo stile della Pasqua

Mettendo ordine alla libreria di casa, vedo incastrato tra i tanti libri sulla mensola di quelli da leggere, uno il cui

titolo mi richiama subito qualcosa: “Nessuno si salva da solo!” Ricordo d’averlo acquistato dopo la visione dell’intervista in Tv all’autrice Mazzantini, ma non ricordo come mai non l’avessi ancora letto. Quel titolo, inoltre, richiama alla memoria non solo un po’ di studi teologici, ma i tanti pastori e papi che spesso usano quest’immagine mutuata da san Paolo, come monito alla comunità ad essere ciò cui è chiamata. Proprio

Papa Francesco nella sua Evangelii Gaudium, afferma: “Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze. Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che comporta la vita in una comunità umana”. (n .113) Che bello pensare ad un Dio che entra nelle

nostre “dinamiche popolari”! Che bello pensare e gustare la sua presenza nelle trame delle nostre relazioni! Ma se nel libro della Mazzantini si narra di una coppia già separata che, ritrovandosi per una cena, ripercorre la propria vita matrimoniale con dei flashback, per noi a ridosso della Pasqua, mi sovviene che con quel Qualcuno che tutti cercano, da tempo abbiamo deciso di separarci forse perché non ne abbiamo bisogno! Sarà arrivato il momento di rispondere sì all’ennesimo invito a cena del Risorto? …È maturo il tempo in cui possiamo farci lavare i piedi da Lui, immersi nella sua Misericordia? Forse per rispondere è necessario fermarci e chiederci se e dove abita la risurrezione nel nostro cuore. Fare anche noi con Lui dei flashback sulla vita, come nel libro!

In questo numero tra i giovani che sognano la visita di istruzione, quelli che fanno scelte di vita a servizio della Misericordia, coloro che inseguono tenacemente i propri sogni professionali per realizzarsi e coloro che hanno vissuto la grande GMG di Roma nel 2000, forse abbiamo un motivo in più per credere che da soli non si va da nessuna parte e che solo con gli altri scopriamo quanto Gesù ami salvarci insieme! …Il tutto corollato dall’intricata etica del film Irrational Man di W. Allen, che, nonostante ci spinga a credere che il male alcune volte sia necessario, solo col sole in faccia del Risorto, possiamo virare dritti a vele spiegate verso la vita nuova in Lui.

Buona Pasqua a tutti!

don Massimiliano Fasciano

“…Sarà arrivato il momento di rispondere sì all’ennesimo invito a cena del Risorto?”

Incaricato diocesano del Servizio per la Pastorale Giovanile

Video intervista a Margaret Mazzantini

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Io sono con voi tutti i giorniRiflessione sulla Pasqua

sacerdoti, catechisti ed educatori che non si limitino a parlare di Dio, ma diventino persone in cui Dio si racconta; operatori pastorali non preoccupati delle attività da fare, ma innamorati del Maestro e Signore, della Comunità e della propria vocazione; giovani che non siano solo frequentatori della Chiesa, ma che abbiano la gioia di osare la speranza, di sognare le vette dell’amore vero e fedele; sposi che non si accontentino di non tradirsi, ma che puntino su una gratuità totale; politici che non solo non pensino ai loro affari di bottega, ma si preoccupino innanzitutto del bene comune e si spendano per la solidarietà verso i più poveri; economisti e finanzieri capaci di mostrare che con la fede le generazioni future non saranno mai povere, ma senza la fede non saranno mai veramente ricche. Non occorrono delle persone buone, ma delle persone nuove, capaci di parlare la lingua del Vangelo con la vita come Cristo: a mani aperte e a braccia spalancate per essere «misericordiosi come il Padre» (Lc 6,36). Auguri di Buona Pasqua.

don Pasquale RubiniDirettore Ufficio per la Pastorale Scolastica

Tutto era finito quando Gesù di Nazareth «dando un forte grido, spirò» (Mc 15,37)?

In realtà il suo non è il rantolo del moribondo, ma il grido del neonato: mentre muore alla vita terrena, Cristo rinasce alla vita nuova e diviene «spirito datore di vita» (1Cor 15,45). A quello del Venerdì Santo fa eco il grido del mattino di Pasqua: «È risorto, non è qui» (Mc 16,6). Ed ora, lui sta con noi più di prima. Proprio perché è risorto non ci lascia più: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20) senza più i limiti del tempo e i condizionamenti dello spazio, divenendo contemporaneo ad ogni avvenimento, compagno di viaggio di ogni cammino, interlocutore di ogni esistenza. La grazia della Pasqua è di risorgere con lui, di morire al peccato e di non vivere più per se stessi. Ormai la contraddizione per i cristiani non è più tra la vita e la morte, ma tra il vivere per il Signore e il vivere per se stessi. Vivere per se stessi è il nuovo nome della morte. Pertanto non basta per i discepoli di Gesù avere un comportamento “equo e solidale”, ma occorre un amore capace di vincere ogni giorno la forza di gravità del proprio egoismo:

Pasqua cristiana: origine e significato

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Quali ignudi vestire?

La Misericordia in opera al centro Caritas

Con lo scorso 8 dicembre, il Santo Padre ha dato inizio al Giubileo Straordinario della

Misericordia, invitando noi fedeli a riprendere in mano le opere di Misericordia corporale e spirituale. Tra le prime ce n’è una che recita: “Vestire gli ignudi”. Ma esistono davvero oggi degli ignudi da vestire? Chi sono? Abbiamo chiesto ai volontari in Servizio Civile della Casa di Accoglienza “don Tonino Bello” di Molfetta di aiutarci in questa riflessione. A primo impatto verrebbe spontaneo pensare a tutte quelle persone che effettivamente non hanno indumenti da indossare, quelli che ogni tanto incrociamo ai semafori della nostra città o vediamo dormire sulle panchine della stazione a notte fonda… italiani e stranieri senza un soldo in tasca. Ignudi: senza vestiti firmati, ma spesso sporchi di fango… giovani e soli, con in tasca qualche foto che ricorda la famiglia lontana e la terra che hanno lasciato.

Gli immigrati che ogni giorno nei mesi della raccolta delle olive si rivolgono a noi dopo essere andati a lavorare nelle campagne della zona per pochi euro al giorno. Ignudi: senza casa… uomini e donne che stanno vivendo il dramma dell’essere sfrattati, che si sentono soli e non apprezzati dalla società che li circonda, che hanno perso il sorriso o ancor peggio la famiglia, che sono alla ricerca di un tetto. Ignudi: i disoccupati… giovani ma anche adulti, alla ricerca disperata del lavoro che possa permettergli di essere indipendenti… con tanti sogni, ma con poche speranze… Quotidianamente, noi volontari della Casa d’A ccoglienza “Don Tonino Bello” di Molfetta, abbiamo modo di incontrare e ascoltare le richieste degli “ignudi” della società. Quelli che ogni tanto incrociamo per strada e non abbiamo il coraggio di guardare negli occhi… quelli che ci chiedono di “essere vestiti” con qualcosa di diverso rispetto al semplice abito. Ma di che cosa hanno davvero bisogno gli ignudi dei nostri

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giorni? Ascolto, compagnia, un pasto caldo, un tetto sotto cui ripararsi, o hanno bisogno di amore incondizionato, di rispetto, di dignità? Ci piace pensare che nel nostro piccolo anche noi siamo riusciti a “vestire” qualche ignudo. Abbiamo “vestito di un bel ricordo” D., un uomo separato dalla sua famiglia, disoccupato, con un’abitazione precaria, quando, in occasione della festa di San Martino, abbiamo condiviso con lui e tutti gli ospiti le tradizionali frittelle molfettesi, riportando alla mente i momenti vissuti in famiglia. Oppure quando abbiamo “vestito d’allegria” N., una donna di oltre 70 anni che vive sola con suo figlio in una casa fatiscente,nel giorno del suo compleanno, quando lei neanche si ricordava che giorno fosse e noi le abbiamo preparato una buonissima torta di compleanno. Ma anche quando, in occasione della marcia della pace dello scorso 31 dicembre, le oltre 5000 persone che sono passate dinanzi alla Casa d’Accoglienza hanno

“vestito di importanza” gli ospiti, regalando momenti di commozione generale. Non meno importante è stato il celebrare tutti insieme la nascita del Bambin Gesù con un momento di preghiera interreligioso, nel quale sia gli ospiti che noi volontari abbiamo indossato gli “abiti” della fratellanza. Ultimamente siamo riusciti a “vestire di sicurezza” G., un giovane ragazzo che ha finalmente iniziato a muovere i primi passi in maniera autonoma per essere protagonista del proprio futuro. Queste, e le tante altre esperienze che ogni giorno viviamo ci hanno dato una nuova consapevolezza: il “vestire gli ignudi” è un’opera che non è circoscritta solo al povero “lontano da noi” e oggettivamente in difficoltà, è un’attenzione costante a chi spesso ci cammina accanto, non è il donare abiti fuori moda usati, spesso strappati che ingombrano i nostri armadi, “vestire gli ignudi” è donare tempo, amicizia e vicinanza.

Ambra, Cristina, Martino e Raffaella

La Casa di Accoglienzadi MolfettaIl 9 febbraio 1989, il Servo di Dio mons. Antonio Bello inaugurò a Molfetta la Casa d’Accoglienza, destinata ad ospitare le persone in difficoltà. La Casa nasce innanzitutto, per rispondere alle emergenze del territorio ed ha visto nel corso degli anni trasformare continuamente la tipologia di utenti. Famiglie vittime di sfratti, senza fissa dimora, uomini e donne soli con problemi economici, vittime della disoccupazione, dell’alcool e della solitudine. Ha spalancato nel corso degli anni le sue porte durante le tante emergenze che si sono susseguite, accogliendo immigrati provenienti dall’Albania dopo la caduta del regime comunista, dall’ex-Jugoslavia, dal Kossovo e dall’Iraq in guerra, dalla Tunisia durante la “primavera araba” fino ai nord-Africani arrivati a Lampedusa in fuga dalla Libia. Il Campo di intervento è l’accoglienza e il sostegno al disagio adulto. In particolar modo a uomini e donne disoccupati, anziani soli e con problemi economici, separati, senza fissa dimora, immigrati, rifugiati politici e richiedenti asilo.

Dettagli sulla Casa di Accoglienza

pagina Facebook Casa di Accoglienza di Molfetta

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Crederci sempre,soprattutto se giovani!

Ciak… si balla!

Continua la “caccia ai talenti” nascosti della nostra diocesi: ragazzi che hanno scelto di

cavalcare l’onda delle loro passioni e crederci, soprattutto nei momenti in cui non si avrebbe avuto neanche un motivo per farlo. Sono le storie dei giovani che hanno voluto vivere i propri talenti fino in fondo, cercando di impedire che le difficoltà, sempre dietro l’angolo, potessero logorare il loro insaziabile desiderio di imparare. Francesco Garofalo, ruvese, classe 94, è un ragazzo come tutti gli altri: timido, vivace al punto giusto, sereno con tutti. All’età di 6 anni, inizia ad osservare con un interesse sempre più speciale i suoi zii e suo fratello e nota come riuscissero a trasmettergli una passione sfrenata per le danze latino-americane. Francesco si butta a capofitto in questa nuova esperienza ed inizia a coltivare quello che considera ormai il suo sogno. E mentre le prime vette da raggiungere si profilano all’orizzonte, la strada si rivela inevitabilmente impervia: i sacrifici necessari a volte lo costringono a mettere in

secondo piano le amicizie, gli ostacoli a cui è sottoposto un ballerino sono molti più del previsto e, dopo un breve periodo di tentennamento, Francesco è risoluto verso la sua meta. Rappresenta l’Italia all’europeo e nel 2012 al mondiale e poi, fa una scelta che lo segnerà per sempre: rinuncia a un sistema corrotto per confrontarsi con i migliori ballerini al mondo ed è sicuro che è questa la strada giusta per coronare il suo sogno di diventare il primo ballerino al mondo nelle danze latino-americane. Francesco rivolge il suo grazie continuamente a chi lo assiste nel suo percorso: i suoi genitori, la sua ragazza, suo nonno, il suo padre biologico, il Signore, che gli dona sempre determinazione e forza. Ed è a lui e alla sua famiglia che rivolge le sue preghiere, che sono anche la condivisione degli insegnamenti che la vita e il ballo gli hanno lasciato e che continua, assieme a suo fratello, a trasmettere a chiunque voglia avvicinarsi a questa splendida disciplina. Originario di Molfetta e classe 1982,

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Giulio Mastromauro consegue nel 2008 a Bari la Laurea Magistrale in Giurisprudenza con una tesi in Diritto Romano. Nel 2009 si trasferisce a Roma in seguito all’ammissione al corso propedeutico di produzione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Fonda la casa di produzione Zen Movie e produce il suo primo cortometraggio, “Amor Taciuto”. Definisce il corto una sintesi perfetta del pensiero di un autore di cinema. Si potrebbe dire che ogni grande regista ha cominciato con un corto esprimendo il punto di partenza della carriera che vuole intraprendere. Ma il salto di qualità arriva con i due cortometraggi dal titolo “Carlo a Clara” e “Nuvola”. Sono due storie a cui il regista è molto legato e che gli hanno dato tanto. Sono due piccoli ma significativi tasselli nel suo percorso di ricerca artistica. Diciamo che tutto il suo lavoro ruota intorno a una “ossessione”: la ricerca del senso della vita. Con “Carlo e Clara” voleva urlare a gran voce alla gente di tornare a stupirsi della vita e gioire di ogni singolo istante.

Il corto parla di rinascita, in un momento storico in cui tutti noi ci sentiamo un tantino vittime impaurite del futuro e del domani. Anche “Nuvola” è una riflessione sulla vita e sulla morte, e di come ci si possa rialzare dopo un momento di difficoltà. È una metafora sui momenti no della vita, che però vede ottimisticamente come delle nuvole … di passaggio. Ci confida che a febbraio ha girato il suo nuovo corto e nelle sue parole traspare la soddisfazione di aver fatto un ottimo lavoro, forse il più bel lavoro realizzato finora di cui però mantiene il massimo riserbo. I tempi sono maturi anche per il suo primo film, che crede di girare il prossimo anno. Sembra ieri quando ha lasciato Molfetta, città con la quale sente un legame speciale come un nodo che lo tiene stretto stretto ai luoghi, alle persone, al mare. Infine, consiglia ai giovani di studiare tanto, di viaggiare tanto, di amare tanto. Di coltivare le proprie passioni, di sbagliare con la propria testa e di seguire e le proprie inclinazioni.

Angelica Iannone e Nicoletta Minervini

Giulio

Francesco

Matsromauro

Garofalo

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Motivazioni a confronto sulle visite di istruzione scolastica

Questo periodo dell’anno scolastico è sicuramente quello più amato dagli studenti,

in quanto si attende con grande emozione il viaggio d’istruzione, o meglio conosciuto come l’indimenticabile “gita scolastica”. Un momento da vivere con i propri coetanei, visitando bellissime mete in Italia o all’estero, conoscendo nuove abitudini e nuove tradizioni, insomma un evento che gli studenti attendono per tutto l’anno, soprattutto perché considerato momento di svago.Un’idea diversa viene condivisa dai docenti,in quanto questa dovrebbe essere parte integrante del sistema scolastico.Non bisogna dimenticare però le grandi responsabilità che un docente si assumenel tutelare i suoi studenti.Abbiamo distribuito dei sondaggi a tre persone diverse, con ruoli differenti, per capire quali sono le idee generali che si hanno al riguardo ad uno

studente, a un genitore e infine a un dirigente scolastico abbiamo chiesto:

1. Qual è lo scopo primario di una visitadi istruzione?Preside: A norma di Circolare Ministeriale una visita d’istruzione può avere il seguente scopo primario, in base alla tipologia. Si distinguono in “viaggi di integrazione culturale in Italia”, per una migliore conoscenza del paese nei suoi aspetti paesaggistici, monumentali, culturali e folkloristici o per partecipare a manifestazioni culturali. Ci sono anche i “viaggi effettuati all’estero”, con lo scopo di constatare la realtà sociale, economica, tecnologica, artistica di un altro paese, specie dei paesi aderenti alla UE. I “viaggi di integrazione della preparazione di indirizzo”, sono essenzialmente finalizzati alle acquisizioni di esperienze tecnico-scientifiche attraverso visite, in Italia come all’estero,

Praga, Berlino, Lisbona o Mantova, Torino o Roma?

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in aziende, unità di produzione o mostre,nonché la partecipazione a manifestazioninelle quali gli studenti possano entrare in contatto con le realtà economiche e produttive attinenti ai rispettivi indirizzi di studio.Le “visite guidate” che si effettuano,nell’arco di una sola giornata, presso complessi aziendali, mostre, monumenti, musei,gallerie, località d’interesse storico-artistico, parchi naturali. In ultimo, ma non meno importanti, i “viaggi connessi ad attività sportiva”.Genitore: È quello di approfondire qualche argomento di studi trattato durante l’anno scolastico, attraverso la visita di luoghi,la conoscenza di tradizioni e culture.Alunno: È quello di approfondireargomenti affrontati nelle ore scolastiche o argomenti che sistudieranno in seguito.

2.Qual è il criterio di scelta dei luoghi da visitare?Preside: di solito si parte dalle proposte dei docenti con mete legate ai propri ambiti di competenze. All’ultimo anno di scuola superiore inoltre, è consuetudine che si debba scegliereun itinerario al di fuori dell’Italia e il più delle volte prevalgono motivazioni di svago e di curiosità.Genitore: gli argomenti di maggiore importanza che saranno affrontati dagli alunni.Alunno: il punto di vista storico, artistico e magari naturalistico.

3.Quali elementi spinge una scuola avisitare una città dell’Unione Europeapiuttosto che una dell’Italia?Preside: In buona parte accade per le classi dell’ultimo anno di scuola superiore che come consuetudine scelgono un itinerario al di fuori dell’Italia.

Le mete piùambite del 2015Per quanto riguarda l’Italia,le mete più ambite sono sicuramente le città d’arte, tra lequali il primo posto bisogna riservarlo a Roma.La capitale, in effetti, è molto apprezzata dalle direzioni scolastiche poiché offre la possibilità di visitare attrazioni culturali appartenenti alle diverse epoche che hanno attraversato la storia dell’umanità: Colosseo, Fori Imperiali e Pantheon e le antiche catacombe. Altra città italiana è sicuramente Firenze.Culla del patrimonio rinascimentale, anche in questo caso gli studenti intraprendono un percorso prettamente culturale e artistico, accompagnato però, anche dalla tradizione gastronomica locale, elemento imprescindibile quando si vuole conoscere a fondo un paese o località. Se poi quello che si ricerca è l’unicità dei panorami e della conformazione urbana cittadina, Venezia è senz’altro una meta irrinunciabile. Con i suoi canali e la grandiosa maestosità di Piazza San Marco, la città lascia incantati. Quando si tratta di classi quarte e quinte le capitali estere sono le mete più ambite, con Barcellona e Parigi in vetta alla classifica delle mete più gettonate, ma oggi comincianoa suscitare grande interesse anchePraga e Berlino. (fonte: web)

Trailer del Film “Immaturi - il viaggio”

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Non mancano tra le varie motivazioni anche quelle di svago e di curiosità.Genitore: sia perche molti ragazzi con le proprie famiglie ha già visitato i luoghi di maggiore interesse italiani, sia per conoscere e confrontare stili di vita, tradizioni e culture diversi dalla propria. Non si dimentichi che oggi si sono abbattute molte frontiere con lo sviluppodella rete internet.Alunno: La ragione sta nel fatto che per uno studente, senza l’organizzazione scolastica,ci sono meno possibilità di visitare città straniere piuttosto che città italiane.

4. Nell’ultimo decennio molte 5^ classi vivono la propria visita di istruzione in una città europea, come mai è così aumentato questo processo di europeizzazione? Preside: L’Unione Europea finanzia molte attività scolastiche, per cui è aumentata la coscienza di essere cittadini europei con possibilità di studio, di svago e di lavoro aldi fuori dei confini nazionali.Genitore: sia perché i ragazzi sono più maturia quella età, sia per un futuro percorsodi studi universitario in una nazione europea.Alunno: perché si possono conoscerenuove culture.

5. Negli ultimi anni è aumentata la disponibilità delle famiglie a vivere con voli low cost visite all’estero, quale differenza sussiste tra questo tipo di visite e quelle scolastiche?Preside: Il viaggio d’istruzione scolastico è effettuato in un ambito emotivo assolutamente

diverso da quello familiare. Di certo durante il viaggio con i compagni di scuola i ragazzi non si annoiano; il risvolto negativo è che spesso costituisce occasione unica per “trasgredire”.Genitore: La visita scolastica resta semprenella mente e nel cuore di ogni alunno sia perché vissuta con i coetanei e senza i controlli della famiglia ma con la propria responsabilità, sia perché è un modo diverso anche per sentirsi liberi. La visita, o meglio direi la vacanza con i genitori, è piuttosto un modo per riunire la famiglia e viversi il momento ma nonspesso il luogo. Alunno: tra noi ci si diverte diversamenteche coi propri genitori.

6. Qual è l’apporto delle famiglie per l’organizzazione delle visite? Preside: In genere vengono coinvolti quandoil viaggio è in fase organizzativa, comunicando le mete nei consigli di classe allargati alla rappresentanza genitoriale. In seguito devono firmare l’autorizzazione e pagare le quote di partecipazione.Genitore: Sin dal primo momento siamo messi al corrente delle proposte dei docenti e sui costi. Sempre disponibili a far vivere questi momenti ai propri figli limitatamente alleproprie capacità economiche.Alunno: sono informati da noi stessi appena abbiamo notizie dai docenti e poi ci seguono con i social da quando partiamo a quando torniamo, come se non ci fossimo mai allontanati da casa!

Alla luce di queste risposte, a primo impatto è interessante notare il dialogo che si crea tra le scuole e i genitori, segno di un’attenzione sempre crescente tra queste due agenzie educative, che possono segnare il cuore dei ragazzi solo alleandosi. Lasciando a voi ulteriori considerazioni, resta il fatto che la visita scolastica rimarrà sempre nella mente e nel cuore di ogni ragazzo, a prescindere dalla meta e della durata dei giorni, poiché vissuta con i coetanei, senza controllo della famiglia, basandosi solo sulle proprie responsabilità,è un modo diverso per sentirsi liberi.A tutti i ragazzi di scuola superiore auguriamo un sano divertimento e una proficua visita di istruzione, “con l’apostrofo”!

Teresa De Sario

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Per dieci minutiLibro di Chiara Gamberale

Punto CracoviaMeno di 4 mesi all’evento

A volte capita di perdere le certezze della propria vita e di sentirsi sprofondare.

È proprio quello che succede a Chiara, protagonista di questo romanzo, che improvvisamente perde il suo lavoro, è costretta a lasciare la casa in cui è cresciuta e viene abbandonata da suo marito. Eppure, mentre si trascina da una stanza all’altra senza trovare la forza di reagire, la sua psicoterapeuta ha un’idea: ogni giorno, per un mese, Chiara deve dedicare dieci minuti del suo tempo a fare una cosa nuova, mai fatta prima. E così Chiara si ritrova un giorno a camminare all’indietro in città, un altro giorno a cucinare dei pancake, e poi ancora a ricamare, mettere uno smalto fucsia, ballare l’hip-hop, consegnare il cellulare ad uno sconosciuto. Di dieci minuti in dieci minuti Chiara arriva a riscoprire che la sua vita, nonostante la solitudine e i brutti momenti, può cambiare e ci sono ancora tante interessanti esperienze che l’aspettano. Perché non è mai troppo tardi per ricominciare e tornare a vivere, a volte bisogna solo guardare il mondo da un’altra prospettiva.

Margherita Salvemini

Mancano poco meno di 120 giorni all’inizio fatidico della GMG di Cracovia.La nostra diocesi conta circa 110 iscritti e ci sono ancora posti disponibili per parteciparvi sia per vivere il gemellaggio a Bielsko, sia per la sola settimana a Cracovia. Intanto in questi giorni è stato pubblicato il programma della visita del Papa in Polonia, che trovate nel qr code accanto. Aumenta l’attesa, le diocesi stanno iscrivendo i propri giovani, si hanno già prime notizie sui kit dei partecipanti. Non mancheremo di darvi ulteriori dettagli in seguito.

Seguici su Facebook:Pastorale Giovanile Diocesi Molfetta.

Intervista all’autrice

Programma del Papa a Cracovia

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La GMG di Roma 2000:si gioca in casa!

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Nel nostro percorso verso Cracovia 2016 in questo numero guardiamo alla XV

internazionale. La GMG nel 2000 sbarca in Italia, in un anno particolare, l’anno del Giubileo. “Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” è il tema lanciato da Giovanni Paolo II nel messaggio preparatorio, ma è anche la bussola per orientare i giovani nel nuovo millennio. Dal 15 al 20 agosto i giorni “caldi” con i grandi eventi, preceduti dall’iniziativa del “gemellaggio” con gli stranieri ospiti in Italia. Il giorno di Ferragosto a Roma ci sono oltre 700 mila giovani, che riempiono le strade da San Giovanni Laterano a Piazza San Pietro, per la cerimonia di apertura. Nella prima piazza Karol Wojtyla mette l’accento sulla ricerca della vera felicità e dice: “Accogliete la voce del Signore per rinvigorire la vostra fede e testimoniarla senza paura, sapendo di essere eredi di un grande passato”. In piazza San Pietro ai 400 mila “papaboys” degli altri continenti, il Papa chiede: “Che cosa siete venuti a cercare? […]

la risposta non può essere una ed una sola! Siete venuti a cercare Gesù Cristo!”. A conclusione della prima giornata poi lancia un monito: “Cari giovani e ragazze non permettete che il tempo che il Signore vi dona trascorra come se tutto fosse un caso”. Nello stesso giorno si celebra la messa nelle parrocchie della capitale dove ciascun parroco lava i piedi a 12 ospiti come il Giovedì Santo. Le giornate sono molto intense e ricche d’emozioni, tutti i giornalisti restano meravigliati dal fascino di questa giovane folla. Un’immagine forte è quella del Circo Massimo allestito come un grande confessionale, per i giovani che cercano il sacramento della riconciliazione. Venerdì 18 agosto va in scena la grande Via Crucis, con i giovani da ogni angolo del mondo protagonisti in ogni stazione, dal tedesco al filippino e dal palestinese allo statunitense che commentano ogni tappa con la realtà attuale del 2000. Momento suggestivo è l’incontro dell’allora Presidente della Repubblica italiana Ciampi con i 200 ragazzi del Forum Internazionale. “Grazie!

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Con i vostri volti sinceri portate con voi una ventata di speranza e fiducia nel domani”, dice il Presidente Ciampi. Sabato 19 agosto è il giorno della veglia a Tor Vergata, per i circa 2 milioni di partecipanti. Si era andati a piedi da tutti gli alloggi di una Roma particolarmente deserta. Si dice che in quei giorni caldi di agosto i romani, in vista dell’invasione dei giovani, abbiano volutamente lasciato la città. I lunghi viali che di solito contengono il subbuglio del traffico romano, cedono posto ai piedi di giovani festanti, con bandiere e chitarre in cammino verso la periferia sud della capitale, appunto Tor Vergata. E lì il pontefice afferma: “Ricevete la luce di Cristo… vedo in voi le sentinelle del mattino in quest’alba del terzo millennio. Nel secolo appena concluso i giovani venivano convocati per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri… oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione difenderete

la pace. […]Non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia per rendere questa terrà sempre più abitabile per tutti”. Durante la messa conclusiva della domenica li definisce “il cuore della Chiesa”. E affida loro un mandato: “Andate in tutto il mondo e portate la pace”. Abbiamo chiesto al nostro caro amico Gigi di Molfetta alcuni ricordi della GMG di Roma. Ce ne parla con cuore emozionato: “Dopo Roma mi porto dentro, anzi accanto, la mia “ragazza magica”: Francesca, che da quasi due anni è anche mia moglie e che presto sarà madre di mio figlio! Non dimenticherò mai la Veglia a Tor Vergata, il chiasso dei giovani festanti, e quella voce che mi diceva che potevo rendere il mondo un posto migliore col mio impegno, inseguendo quel sogno di famiglia, che oggi è realtà!”

Miky Altamura

Racconto dellaGMG di Roma

Le parole delPapa a Tor Vergata

I numeri della GMGdel 2000Due milioni i giovani a Tor Vergata da 160 Paesi. 300 giovani provenienti da 27 Paesi in guerra. 5000 i disabili. 12 le diocesi limitrofe a Roma coinvolte per l’accoglienza, 310 le segreterie parrocchiali attivate, 2741 gli alloggi predisposti presso parrocchie, istituti religiosi, scuole, famiglie, alberghi, enti pubblici, collegi e grandi strutture. Presentato come “l’evento degli eventi” dell’anno giubilare del 2000, i giovani avevano come punto di riferimento 780 gazebo, gestiti da 2200 scout d’Europa e da 300 giovani della Comunità di S. Ilario di Reggio Emilia e del Rinnovamento nello Spirito. Lì hanno potuto ricevere informazioni sulla GMG e acquistare, a prezzi calmierati panini, bibite e gadget. I pasti sono stati distribuiti in 350 ristoranti mobili dislocati nella città, vicino ai 160 luoghi di catechesi impartite da 323 vescovi in 32 lingue. 2000 sacerdoti impegnati nelle confessioni al Circo Massimo. E poi 280 eventi tra concerti, incontri e feste programmati in ogni punto di Roma e in provincia. A testimoniare la solidarietà dell’incontro è stato anche ricordato che molti giovani con un contributo volontario di 10 $ hanno raccolto oltre 7 miliardi di lire destinati a finanziare la partecipazione di giovani provenienti da Paesi poveri. Durante la loro permanenza romana vi era assistenza da 25.000 volontari di 40 paesi. 2.000 i giornalisti accreditati per quello che è stato uno dei più grandi raduni di cattolici mai organizzato fino al 2000! (fonte web)

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Quando le tue sceltehanno risvolti imprevedibili

Con “Irrational man” Woody Allen è tornato al cinema lo scorso dicembre, tenendo non

solo incollati molti spettatori col fiato sospeso, ma anche le nostre coscienze di fronte a forti decisioni della vita. Abe Lucas - un inquietante Joaquin Phoenix - è un professore di filosofia alcolizzato, depresso e con manie suicide, che si trasferisce nel Rhode Island per lavorare nel college Brailyn. Il brillante ma dannato professore irrompe nella vita di Rita, insegnante di chimica, e della studentessa Jill - l’affascinante Emma Stone - che, a modo loro, si innamorano di lui tentando di sbloccarlo dalla crisi nichilistica in cui è precipitato. Secondo Abe la vita non ha senso e, per cercare di attribuirgliene uno o almeno per non ricordarselo troppo spesso, è necessario “distrarsi”, ma in che modo? Uno di questi potrebbe essere la filosofia di Kant, di Kierkegaard e di tutti i pensatori che con abilità illustra ai suoi studenti. Il problema consiste

però nel far aderire la teoria alla realtà. Che fare allora quando tutto ti appare come ormai privo di valore tanto da non temere una roulette russa? Abe ha dietro di sé anche una serie di esperienze in materia di attività umanitarie che gli hanno comunque lasciato il vuoto dentro perché gli sembra non abbiano portato a un vero cambiamento. Il suo bisogno di lasciare un segno lo accompagna in fondo da sempre. Tutto il resto gli appare come superficiale. La svolta avviene per caso: in una tavola calda Abe e Jill ascoltano fortuitamente la storia di una donna sul punto di perdere l’affidamento dei figli per colpa di un giudice corrotto. Ecco la scintilla che serviva per dare un senso alla sua vita insignificante: Abe decide di architettare il delitto perfetto e fare giustizia una volta per tutte. Il nostro “eroe” riesce nell’impresa e ritrova per incanto tutta l’energia e la voglia di vivere, grazie anche all’amore per Jill.

L’etica del filmIrrational Man

Trailer del Film

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Don Massimiliano Fasciano (Responsabile inserto LeV Giovani), Maurizia Mongelli, Nicoletta Minervini, Margherita Salvemini, Andrea Teofrasto, Simona Boccanegra, Emanuela Maldarella, Angelica Iannone, Marianna Camporeale, Sara de Bartolo, Teresa Giancaspro, Teresa De Sario, Miky Altamura, Dario Prudente, Michele Martinelli, Vito Scarongella, Dario di Domenico, Angelica de Nicolo, Antonella la Forgia (grafico pubblicitario), Beppe Modugno (fotografo).

GIOV

ANI

la REDAZIONE

Direttore responsabileLuigi Sparapano

Stampa“La Nuova Mezzina” Molfetta

GraficaAntonella la Forgia

Reg. Tribunale di Tranin.230 del 29/10/88

Tuttavia la verità sembra riemergere in modo lento ma implacabile. Quando la ragazza scopre l’identità dell’assassino, il ricorso ad un nuovo omicidio si propone come una conclusione logica ed inevitabile... l’intera narrazione quindi si intreccia attorno a due paradossi morali critici e fondamentali: l’omicidio visto come un atto di affermazione vitale dato che l’assassino dà un senso alla vita attraverso la morte e la morte come estrema possibilità per liberarsi o liberare altri dai problemi. Abe dimostra un comportamento così convincente in riferimento alla sua dichiarata insoddisfazione che lo spettatore, in una prima fase, è portato a giudicarlo in modo coerente e comprensibile.

Ma la vita è un divenire imprevedibile di situazioni con effetti a catena imprevedibili.Una rivincita, una scelta, potrà “illuminare”una soluzione efficace di salvezza?Il confine tra la vita e la morte, e il riscatto morale è rappresentato da un’irrilevante torcia,vinta per caso in un Luna Park, che deciderà la sorte dei due protagonisti? L’abilità di Allenporta a riflettere sul problema della responsabilità di ogni azione umana.Ogni azione, morale o immorale che sia, condiziona la nostra vita. Anche la più piccola decisione implica responsabilità e modifica il nostro mondo, ma il punto è: ne siamo tutti davvero consapevoli?

Teresa Giancaspro

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