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L’EUROPA ITALIANA Conferenza stampa Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri On. Maria Elena Boschi Sottosegretario alle Politiche e agli Affari Europei On. Sandro Gozi 31 luglio 2017 - Palazzo Chigi Schede descrittive delle singole slide

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L’EUROPA ITALIANA

Conferenza stampa

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri On. Maria Elena Boschi

Sottosegretario alle Politiche e agli Affari Europei On. Sandro Gozi

31 luglio 2017 - Palazzo Chigi

Schede descrittive delle singole slide

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Schede descrittive delle singole slide

DEFINIZIONI UTILI

Procedura di infrazione

• La procedura d’infrazione è volta a far accertare e a porre rimedio ad eventuali

violazioni del diritto dell’Unione europea (UE) da parte di uno Stato membro. La

decisione relativa al suo avvio è di competenza esclusiva della Commissione

europea, la quale vigila sul comportamento degli Stati membri e utilizza la

procedura d'infrazione come strumento per garantire il rispetto degli obblighi

derivanti dalla partecipazione all’UE.

• La procedura di infrazione si articola in due fasi successive: una fase

precontenziosa di natura amministrativa e una fase contenziosa dinanzi alla Corte

di Giustizia dell’UE. Quest’ultima può sfociare, persistendo la violazione, nella

comminazione di sanzioni pecuniarie (somma forfettaria e penalità di mora) da

parte della Corte.

• La violazione è sempre imputabile allo Stato, anche nel caso in cui sia commessa

da regioni o enti territoriali, e può riguardare la mancata trasposizione di una

direttiva UE entro i termini o la non corretta applicazione del diritto dell’Unione.

• Le procedure di infrazione avviate dalla Commissione e le conseguenti, eventuali,

sentenze della Corte UE non mirano, però, tanto a "sanzionare" uno Stato

membro, quanto a ripristinare la corretta applicazione del diritto dell’UE. Ciò è

nell’interesse precipuo dei cittadini europei e delle imprese, che così possono

usufruire al meglio dei vantaggi derivanti dalla partecipazione all’UE.

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Aiuti di Stato

• Trasferimento di risorse pubbliche ad imprese che ne conseguono un vantaggio

economico «selettivo», falsando o rischiando di falsare la concorrenza

Recupero degli aiuti

• Accertata la concessione di aiuti di stato incompatibili, la Commissione impone

allo Stato membro di adottare tutte le misure necessarie per recuperare l’aiuto

dalle imprese beneficiarie entro una certa data (in media 4 mesi dalla decisione)

Se il recupero non viene completato nei termini previsti, lo Stato viene dichiarato

inadempiente. La procedura che ne segue può portare a sanzioni anche elevate

Slide 2:

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Slide n. 3:

Il grafico mostra l’andamento delle procedure d’infrazione per l’Italia dal febbraio

2014 ad oggi ed evidenzia i progressi realizzati grazie all’impegno del Governo per la

loro riduzione.

Alla data del 20 febbraio 2014, le procedure pendenti nei confronti dell’Italia erano

120.

Già ad inizio del 2015 il numero complessivo era sceso a 89 (con una riduzione di

circa il 26%). L’ulteriore sforzo condotto nel corso del 2016 ha consentito di

ulteriormente ridurre il numero a 70 casi (inizio 2017), per arrivare a luglio di

quest’anno a sole 65 procedure (poco più della metà delle procedure pendenti alla

data dell’insediamento del Governo Renzi).

L’Italia è così giunta molto vicina alla media UE (59 procedure per l’anno 2016),

peraltro condizionata dal bassissimo numero di procedure in capo agli Stati membri

molto piccoli, la cui situazione è chiaramente del tutto disomogenea rispetto a

quella dei grandi Stati.

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Slide n. 4:

La slide mostra la ripartizione delle procedure contro l’Italia distinte per settore.

Riguardo il primato dell’ambiente, è opportuno fare alcune considerazioni:

- in primo luogo, a differenza degli altri settori, l’ambiente comprende vari

comparti (rifiuti, acqua, aria, protezione natura) ciascuno dei quali per

ampiezza e complessità è paragonabile agli altri settori riportati nel grafico;

- tale considerazione è avvalorata dal fatto che il primato negativo

dell’ambiente non riguarda solo l’Italia, ma la UE nel suo complesso;

- si tratta per lo più di procedure risalenti nel tempo e imputabili a

responsabilità di molti Governi precedenti;

- le procedure in materia ambientale derivano da violazioni il cui rimedio

richiede importanti interventi strutturali attinenti a competenze dirette delle

Regioni ed Enti locali, che non sempre dispongono delle necessarie risorse

gestionali (si pensi alla bonifica delle discariche abusive e alla realizzazione

della capacità impiantistica necessaria a garantire l’autosufficienza regionale

nella gestione dei rifiuti urbani);

- per la ragione di cui sopra, l’impegno delle Amministrazioni centrali, sia in

termini di coordinamento sia di supporto tecnico offerto agli enti locali, non

consente sempre risultati in tempi brevi.

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Slide n. 5

La slide pone a confronto l’andamento delle procedure di infrazione per l’Italia con

quello dei principali Stati membri per il periodo 2014-2017. Il confronto è stato fatto

tra i tradizionali “grandi Stati”, ad eccezione del Regno Unito, per evidenti ragioni di

omogeneità.

Sono evidenti i progressi realizzati dal nostro Paese che al 30 giugno 2017 risulta

essere quello con il minor numero di procedure pendenti (66 a fronte delle 76 della

Francia, e delle 85 di Germania e Spagna).

Il dato al 30 giugno 2016 non tiene conto delle decisioni assunte nella sessione del

Collegio dei Commissari del 13 luglio u.s., pertanto, come illustrato nelle precedenti

slide, ad oggi il numero delle infrazioni per l’Italia è sceso a 65.

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Frodi e irregolarita’

L’Unione europea e gli Stati membri sono chiamati - ora più che mai - a combattere

insieme contro le attività illegali che ledono gli interessi finanziari dell’Unione stessa

mediante misure dissuasive ed efficaci.

Del resto, è proprio una norma fondamentale, ovvero l’art. 325 TFUE (Trattato sul

funzionamento dell’Unione Europea), che individua una precisa area di

responsabilità condivisa tra l’Unione europea e tutti gli Stati membri, sancendo il

coordinamento dell'azione antifrode tra l’Unione europea e le Autorità nazionali e

la conseguente necessità che il Parlamento europeo e il Consiglio assumano ogni

pertinente iniziativa in quest’area vitale per l’Unione europea, per assicurare una

protezione efficace ed equivalente del budget europeo in tutti gli Stati membri.

Non possiamo, infatti, permettere che neanche 1 euro di spesa pubblica vada perso,

specie nell’attuale contesto di complessa congiuntura economica mondiale

Ma da cosa siamo chiamati a tutelare il budget europeo?

Certamente dai casi di IRREGOLARITÀ ovvero dalle violazioni che hanno o possono

avere come conseguenza un pregiudizio derivante dall’imputazione di spese

indebite al budget dell’Unione.

Ma - direi soprattutto - occorre tutelare il budget europeo dai fenomeni di

volontaria ed illecita captazione di risorse pubbliche connessi (come è facile intuire)

ai casi di FRODE.

In merito, tuttavia, l’esame dei dati e delle notizie riferiti al settore della tutela degli

interessi finanziari dell’U.E. continua ad evidenziare - a livello europeo - singolare

complessità e “non uniforme” livello di salvaguardia. Non siamo Noi a dirlo ma sono

il Parlamento europeo e la Commissione che nei propri Report annuali sulle frodi

evidenziano ancora moltissimi aspetti di criticità nella lotta antifrode “europea”.

In uno scenario di perdurante e sostanziale difformità nella lotta antifrode posta in

essere dai vari Paesi, l’elevato livello di tutela del budget Ue garantito dall’Italia è

immediatamente e facilmente rilevabile dai dati statistici inseriti nei rapporti annuali

della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, i quali dimostrano come il

nostro Paese disponga di Amministrazioni particolarmente preparate ed attrezzate

sul fronte della lotta alle frodi.

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In merito, infatti, nel il 2016 le numerose iniziative promosse dal Governo volte ad

implementare al massimo la fase della prevenzione, hanno continuato a far

registrare importanti e tendenziali decrementi delle indebite erogazioni riferite, in

particolare, al settore dei fondi strutturali.

Slide n. 6

Anzi, possiamo affermare con grande orgoglio di aver raggiunto nel 2016 un

risultato storico in termini di abbattimento degli importi afferenti casi di

irregolarità/frode, avendo registrato una diminuzione, rispetto al 2015, pari a ben

- 62% e, in termini assoluti, di oltre - 183 milioni di euro.

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Slide n.7

A questo importante risultato derivante in primis dal potenziamento delle attività di

prevenzione e di coordinamento governativo, va aggiunto quello connesso alla

sempre più stretta e puntiforme azione di regìa volta alla chiusura, in accordo con la

Commissione europea, dei più risalenti casi di irregolarità/frode comunicati dal

nostro Paese.

Come noto, infatti, se le somme di denaro afferenti i “vecchi” casi di

irregolarità/frode non vengono recuperate in tempi ragionevoli, la Commissione ha

il diritto di addebitarle (a compensazione) sulle successive erogazioni di fondi UE,

con ciò potendo determinare, quindi, un ulteriore e gravoso danno economico per il

Budget nazionale!

Ebbene, l’attività svolta dal Governo ha consentito la chiusura - nell’ultimo biennio -

di ben 161 vecchi dossier, con ciò evitando che la Commissione medesima

addebitasse all’Italia una somma pari ad oltre 37,8 mln di euro.

In tutto, quindi, un risparmio di oltre 220 milioni di euro tra diminuzione dei casi di

frode e chiusura dei vecchi dossier.

Direi un gran bel risultato garantito alla collettività.

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Slide n. 8

Inoltre, come è facile evincere dalla slide, in relazione al numero dei casi di FRODE, l’Italia è passata dal 4° posto dell’anno 2015, con 67 segnalazioni…

Slide n. 9

… al ben più “virtuoso” 10° posto dell’anno 2016, con appena 20 segnalazioni di frode il che equivale ad un grande e sostanziale passo in avanti, in termini di prestigio e credibilità per il nostro Paese, agli occhi dell’Unione europea.

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Linee strategiche d’azione antifrode

Ambito DOMESTICO

Lotta alle frodi: cabine di regia

- Cabina di regia nazionale: da settembre 2017, ogni mese una regione diversa

- Cabina di regia internazionale «cooperation project 2»: da dicembre 2017, 26

paesi in Italia per aggiornarsi sulle migliori tecniche investigative

- Coinvolti dip. politiche coesione, ministero giustizia, corte dei conti, autorita’

nazionale anticorruzione

Ma non ci fermeremo certo qui.

A livello prettamente domestico, elemento chiave delle linee d’azione futura del

Governo è rappresentato dalla necessità di stimolare sempre più da un lato le

attività volte alla prevenzione dei fenomeni illeciti e, dall’altro, quelle finalizzate al

più celere recupero dei fondi indebitamente erogati.

L’esperienza maturata negli ultimi anni dimostra che è assolutamente necessario

“intercettare” i possibili comportamenti illeciti fin dalle prime fasi del procedimento

di erogazione dei finanziamenti onde evitare lunghe, gravose e spesso infruttuose

operazioni di recupero.

Per far questo occorre innanzitutto un’opera di costante formazione e supporto del

personale delle Pubbliche amministrazioni e, in generale, di tutti gli “attori”

competenti nella gestione e nel controllo delle provvidenze europee, nonché di

circolazione delle casistiche più frequenti di errore, delle metodologie criminali ma

anche delle buone prassi di controllo e recupero dei fondi.

Ed è proprio per questo che per il secondo semestre 2017 abbiamo già messo in

cantiere l’avvio di un’azione specifica a livello regionale - che non a caso abbiamo

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denominato “pacchetto antifrode” - che consisterà in tavoli tecnici permanenti di

approfondimento con tutte le Autorità di gestione di fondi europei e che vedranno

la partecipazione oltreché di tecnici del COLAF, del Dipartimento della Coesione

territoriale della PCM, dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione e della Guardia di

Finanza, anche di Magistrati del Ministero della Giustizia e della Corte dei Conti.

Il tutto con il fine specifico di discutere ed approfondire tutti gli aspetti di comune

interesse non solo in termini di prevenzione e contrasto delle indebite/illecite

captazioni di risorse europee ma anche con riferimento alle azioni di più celere ed

efficace recupero delle somme indebitamente erogate.

Ambito EUROPEO

Per quanto invece concerne il livello europeo d’azione, l’Italia non solo è in prima

linea ma rappresenta ormai il vero e proprio motore di traino per tutti gli altri Paesi.

Non a caso, infatti, le future d’attività del Governo sono orientate a promuovere la

necessaria e pratica omogeneizzazione delle azioni antifrode in tutta l’Unione,

anche attraverso l’utilizzo del peculiare know how in possesso dei principali

Organismi investigativi nazionali.

Saranno, pertanto, ulteriormente rafforzate le attività di partenariato volte alla

condivisione e allo scambio di esperienze operative e buone prassi con tutti quei

Paesi che avanzeranno richiesta di collaborazione al COLAF la quali saranno volte, in

particolare, a promuovere le “buone pratiche” italiane.

Già nel 2016 abbiamo continuato ad assicurare pieno supporto alle numerose

richieste di assistenza che ci sono pervenute dagli Organismi antifrode di altri Paesi

e, in particolare, quelle dei partner greci, serbi e rumeni, anche attraverso lo

svolgimento di apposite “missioni formative” presso alcune sedi estere.

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Specifica attenzione è stata, altresì, rivolta a supportare i partners dei Paesi in c.d.

fase di pre-adesione dell’area balcanica con incontri ad hoc svolti a Dubrovnik

(Croazia), Mostar (Bosnia Erzegovina) e Tirana (Albania). Questi Paesi, infatti,

hanno appena avviato (o devono ancora avviare) le fasi di istituzione ed

implementazione di cc.dd. “Servizi centrali di coordinamento antifrode” (AFCOS) e

guardano all’Italia quale vero e proprio modello e punto di riferimento.

Pertanto, sempre in relazione al secondo semestre dell’anno in corso ed anche

cogliendo l’occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, abbiamo

deciso di lanciare una nuova progettualità che non a caso abbiano deciso di

denominare: «Cooperation Project 2» proprio per evocare un’azione che si pone in

linea - e rilancia ulteriormente - quanto fatto nell’ultimo biennio.

Ebbene, è con grande orgoglio che annuncio come già, ad oggi, ci risultano

pervenute le adesioni di ben 24 Paesi “area Ue”, ovvero: Albania,

Bosnia/Herzegovina, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania,

Grecia, Lettonia, Lussemburgo, Lituania, Macedonia, Malta, Montenegro, Olanda,

Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Ungheria.

Hanno, inoltre, manifestato il proprio interesse a partecipare al Progetto anche 2

Stati del c.d. settore “politiche di vicinato” dell’Unione - ovvero Ucraina e Georgia.

In tutto, quindi, 26 Paesi (!) che, nei fatti, attribuiscono all’Italia un ruolo leader

nell’azione antifrode su tutto il territorio europeo ma direi anche oltre i suoi confini

se consideriamo anche le predette adesioni di Ucraina e Georgia.

Di questi tempi, permettetemi, un risultato di grande importanza ed enorme

prestigio per il nostro Paese.

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La slide (riportata al centro della pagina) fornisce una sintetica descrizione degli

elementi essenziali che connotano l’aiuto di Stato e il recupero degli aiuti

incompatibili.

Aiuto di Stato: nozione

Un aiuto di Stato è un’agevolazione concessa (sotto qualsiasi forma) senza

corrispettivo, dallo Stato o mediante risorse comunque pubbliche, a soggetti che

svolgono attività economica su un determinato mercato, conferendo loro un

vantaggio in grado di incidere sugli scambi e di falsare o minacciare di falsare la

concorrenza.

In linea di principio gli aiuti di Stato sono vietati in quanto incompatibili con il

mercato interno. Tale divieto non è tuttavia assoluto, ma ammette deroghe per

gli aiuti che perseguono determinati obiettivi.

Le regole relative agli aiuti concessi dagli Stati sono volte appunto a garantire che la concorrenza tra imprese non sia falsata da aiuti che avvantaggino indebitamente talune imprese o talune produzioni rispetto alle loro concorrenti.

Recupero degli aiuti di Stato: nozione e procedura

Quando la Commissione europea accerti che uno Stato membro ha concesso alle

imprese aiuti in violazione della disciplina UE in materia, e siano dunque

incompatibili con il mercato interno, essa adotta nei confronti dello Stato

membro una decisione formale di recupero con cui impone allo Stato di

assumere tutte le misure necessarie per recuperare l’aiuto dalle imprese

beneficiarie.

La decisione viene notificata allo Stato membro e da quel momento inizia a

decorrere il termine per l’attuazione del recupero che la Commissione, nella

stessa decisione, indica solitamente in 4 mesi.

Competente a dare esecuzione alla decisione e quindi ad attuare il recupero

presso le imprese è l’amministrazione che ha concesso l’aiuto ovvero, in caso di

più amministrazioni concedenti, un Commissario straordinario nominato a tale

scopo.

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L’Amministrazione, in primo luogo, deve provvedere alla quantificazione degli

importi esatti da recuperare e a comunicarli tempestivamente alla Commissione.

La quantificazione deve tener conto, oltre che delle somme effettivamente

erogate alle imprese, anche di tutti gli interessi che decorrono dal momento in

cui l’aiuto è stato percepito e richiede, pertanto, un costante aggiornamento fino

alla completa restituzione degli importi accertati. L’impresa non è tenuta a

restituire solo ove questa sia sottoposta ad una procedura di liquidazione e,

all’esito, cancellata dal registro delle imprese.

Quando l’amministrazione competente non riesce a completare il recupero nei

termini previsti, si apre un contenzioso dinanzi alla Corte di giustizia, all’esito del

quale lo Stato membro viene dichiarato inadempiente e può subire una

condanna al pagamento di pesanti sanzioni e penalità di mora.

Slide n. 10

Il grafico (riportato per comodità al centro della pagina) illustra l’andamento dei casi

di recupero aiuti di Stato in Italia, negli anni 2014-2017.

In particolare viene evidenziato il costante trend in diminuzione, con un numero

iniziale di procedure aperte pari a 22 (agli inizi del 2014) e un numero attuale di 8

procedure ancora pendenti. Nel corso del primo anno (dal 1/1/2014 al 31/12/2014 )

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si è passati a 17 casi di recupero, con una progressiva e pressoché regolare riduzione

negli anni successivi sino ad arrivare al numero attuale di 8.

Di questi 8 recuperi formalmente ancora aperti, in realtà 4 sono sostanzialmente

completati e si è solo in attesa di ricevere una comunicazione da parte della

Commissione europea che ne disponga la chiusura. Pertanto, nel grafico, è stato

evidenziato anche questo dato, scorporando dalla colonnina del 2017 i 4 casi in via

di chiusura ed arrivando, in definitiva, a dimezzare il risultato finale (da 8 a 4).

La chiusura, anche formale, del recupero è molto importante perché, a seguito della

relativa comunicazione da parte della Commissione europea, le imprese che hanno

restituito potranno essere nuovamente ammesse a beneficiare di nuove forme di

incentivazione pubblica, dalle quali sono escluse finché non abbiano rimborsato tutti

gli aiuti precedentemente percepiti, oggetto di una decisione di recupero.

Il grafico (riportato per comodità al centro della pagina) fornisce il colpo d’occhio sui

macro-settori merceologici interessati dalle 13 procedure di recupero di aiuti di

Stato che sono state chiuse nell’ultimo triennio.

E’ infatti possibile ricondurre e accorpare nei 4 settori indicati le imprese che, negli

anni 2014-2017, hanno restituito gli aiuti oggetto di una decisione di recupero della

Commissione europea.

All’interno di ciascuna “fetta” del grafico a torta è riportato il numero delle imprese,

operanti in quel settore, nei cui confronti sono stati recuperati gli aiuti incompatibili

a suo tempo erogati.

I 4 settori sono differenziati per colore.

1) Trasporti (trasporto pubblico locale, servizi aeroportuali) - n.5 imprese

2) Bancario/assicurativo – n. 2 imprese

3) Metallurgico/siderurgico (acciaio) – n. 3 imprese

4) Manifatturiero (in particolare tessile e produzione di macchine tecnologiche)

– n. 4 imprese

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Slide n. 11

Si può notare che, per quanto riguarda il numero delle imprese interessate dalle

procedure di recupero, tra i vari settori c’è un sostanziale equilibrio, mentre le

differenze più significative si riscontrano negli importi che le autorità pubbliche

hanno recuperato, con una schiacciante prevalenza del settore bancario-assicurativo

(oltre 352 Mln euro) e del settore siderurgico (oltre 337 Mln euro) rispetto agli altri

due. Ciò evidentemente è dovuto alla differente consistenza delle misure di aiuto a

suo tempo erogate. È comunque doveroso precisare che tutti gli importi rimborsati,

per tutti i settori considerati, tengono conto, oltre che della quota capitale

corrispondente all’aiuto a suo tempo erogato, anche di tutti gli interessi maturati

dalla data in cui l’aiuto è stato percepito alla data della restituzione.

In aggiunta ai singoli importi distinti per settore merceologico, è stato indicato, per

completezza di informazione, l’ammontare complessivo, pari a circa 770 Mln euro,

di tutti gli aiuti recuperati dalle autorità pubbliche, dal 2014 ad oggi, presso le

imprese beneficiarie.