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Condizioni di vita e occupazionali dei lavoratori domestici di origine straniera in Puglia RAPPORTO DI RICERCA A CURA DI GIUSEPPE GABRIELLI (*) E ANNA PATERNO (**) (*) UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II (**) UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO Indagine svolta all’interno del progetto Network – Rete antidiscriminazione e finanziato con fondi FAMI 2014- 2020 OBIETTIVO SPECIFICO 2.Integrazione / Migrazione legale OBIETTIVO NAZIONALE 3. Capacity building – lett.l) Contrasto alle discriminazioni.

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Indagine su:

Condizioni di vita e occupazionali

dei lavoratori domestici di origine straniera

in Puglia

RAPPORTO DI RICERCA

A CURA DI GIUSEPPE GABRIELLI(*) E ANNA PATERNO(**)

(*) UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

(**) UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO

Indagine svolta all’interno del progetto Network – Rete antidiscriminazione e finanziato con fondi FAMI 2014-

2020 OBIETTIVO SPECIFICO 2.Integrazione / Migrazione legale OBIETTIVO NAZIONALE 3. Capacity building –

lett.l) Contrasto alle discriminazioni.

1

Indice

Introduzione ......................................................................... pag. 2 Il contesto dei dati dell’INPS sui lavoratori domestici in Italia e in Puglia ................................................................................ pag. 4

DINAMICA DEL LAVORO DOMESTICO IN ITALIA .......................................... PAG. 4

CARATTERISTICHE ATTUALI DEL LAVORO DOMESTICO IN ITALIA ...................... PAG. 9 EVOLUZIONE, CARATTERISTICHE E DISTRIBUZIONE TERRITORIALE IN PUGLIA ...... PAG.13

L’indagine campionaria sulle “condizioni di vita e occupazionali dei lavoratori domestici di origine straniera in Puglia” .................................................................................. pag.19

QUESTIONARIO ................................................................................ PAG.19 METODO DI CAMPIONAMENTO E SCELTE OPERATIVE .................................. PAG.21 RILEVAZIONE SUL CAMPO.................................................................... PAG.23

I risultati dell’indagine campionaria: evidenze sui lavoratori domestici in Puglia .............................................................. pag.26

CARATTERISTICHE INDIVIDUALI ............................................................. PAG.26 RELAZIONE DI COPPIA, FAMIGLIA E CONDIZIONE ABITATIVA .......................... PAG.33 LAVORO E REDDITO ........................................................................... PAG.36 DISCRIMINAZIONE: LAVORO, RICERCA DEL LAVORO, IN ALTRE OCCASIONI ......... PAG.43 MOLESTIE, VIOLENZE, ACCUSE INGIUSTIFICATE, RICATTI E UMILIAZIONI............ PAG.47

2

Riferimenti bibliografici essenziali .................................... pag.52

3

Introduzione

Il lavoro in ambito domestico è un settore dell’economia spesso trascurato, ma

certo non trascurabile. Si tratta di un lavoro che porta il lavoratore a stretto contatto

con la vita privata del datore di lavoro, che implica una varietà di scelte fiduciarie

minute, che cancella la distinzione tra luogo di lavoro e abitazione e che comporta

complicati processi di adattamento reciproco tra aspettative molto diverse

(Catanzaro e Colombo, 2009).

Per studiare adeguatamente le caratteristiche, le dinamiche e le relazioni di

tale fenomeno con i flussi migratori è necessario disporre di informazioni adeguate.

Nei fatti, gli studiosi del lavoro domestico straniero si trovano di fronte a un campo

che presenta seri problemi di reperimento delle informazioni: alle ben note difficoltà

di ottenere dati adeguati sui sistemi migratori si aggiunge quella di conoscere la

struttura e gli andamenti di un mercato del lavoro con una significativa componente

irregolare o semi-irregolare.

Colmare almeno in parte queste lacune è uno degli obiettivi della ricerca di cui

si presentano in questo rapporto i principali risultati empirici definendo, nello

specifico, tipologia e condizione lavorativa in un determinato contesto regionale. Un

secondo obiettivo è quello stimare il numero di persone che hanno subito

esperienze negative, con particolare riferimento a quelle verificatesi nel contesto

lavorativo (distinto in “ricerca di lavoro” e “attività lavorativa”), descrivendone

caratteristiche e circostanze.

4

Alla base della ricerca è l’indagine campionaria sui cittadini stranieri in Puglia

realizzata nell’ambito del progetto Network – Rete antidiscriminazione (FAMI 2014-

2020) e coordinato da Cidis Onlus. L’indagine in Puglia è stata coordinata da

Giuseppe Gabrielli e Anna Paterno in collaborazione con Francisca Mahawasala.

Hanno partecipato alla somministrazione del questionario gli intervistatori e

mediatori Albourini Karim, Bakashvili Maia, Bekele Seifro Kassaye, E Syed Rehan UD

Din, Kasareli Teona, Radu Irina Anca, Spinelli Antonia, Vita Skop. La codifica delle

risposte su supporto elettronico è stata effettuata anche con Bakary Coulibaly e

Freya Serna Cobo.

Questo rapporto è suddiviso in tre parti. Nella prima, utilizzando

essenzialmente i dati provenienti dall’osservatorio INPS, si analizzano le dinamiche

temporali e le principali caratteristiche del lavoro domestico relativamente al

contesto nazionale e a quello locale di riferimento. Nella seconda parte vengono

introdotti nello specifico gli obiettivi ed i contenuti informativi della ricerca sul

campo, descrivendo il metodo di campionamento e le scelte operative. Infine nella

terza parte sono presentati i risultati descrittivi più significativi della ricerca

riguardanti: le caratteristiche individuali, le relazioni di coppia, la condizione

lavorativa, abitativa e familiare, gli episodi di discriminazione, molestie/violenze,

accuse ingiustificate, ricatti e umiliazioni subite.

5

Il contesto dei dati dell’INPS sui lavoratori domestici in Italia e in Puglia

DINAMICA DEL LAVORO DOMESTICO IN ITALIA

Le caratteristiche e l’evoluzione del lavoro domestico straniero costituiscono

un argomento di analisi indispensabile per comprendere alcune peculiarità sia della

società in cui questo si inserisce, sia della presenza di immigrati provenienti

dall’estero. Durante gli ultimi decenni tale tema è stato piuttosto trascurato negli

studi nazionali, anche a causa del ridotto utilizzo, nel passato, di addetti al servizio

domestico da parte delle famiglie e della convinzione che questo fosse un segmento

residuale del mercato del lavoro.

Tuttavia, in anni più recenti il lavoro domestico straniero sta provocando

conseguenze importanti sugli stili di vita delle famiglie. Ciò con riferimento sia ai loro

modelli riproduttivi e alla propensione verso la fecondità, sia sulla possibilità di cura

dei componenti più anziani, non autosufficienti o afflitti da patologie.

L’intento di tracciare una sintetica panoramica della dinamica verificatasi negli

ultimi decenni nel lavoro domestico di italiani e stranieri si scontra con notevoli

difficoltà di reperire informazioni quantitative attendibili, a causa dell’ampia

diffusione della presenza irregolare o semi-irregolare in questo comparto del

mercato del lavoro. I pochi dati disponibili, che per gli anni 1951-1991 sono di fonte

censuaria, mostrano che tale periodo è stato caratterizzato da un trend discendente,

che ha ridotto i lavoratori domestici, nella quasi totalità autoctoni, a circa 200.000

6

alla fine del periodo. In questo ambito, la presenza di lavoratori stranieri era

costituita da immigrati in prevalenza provenienti da ambiti territoriali vicini all’Italia

e con progetti di permanenza di durata modesta.

A partire dagli anni Settanta, sono iniziati un lento incremento numerico e

soprattutto un progressivo cambiamento delle caratteristiche degli immigrati, che

ha assunto rilevanza durante gli anni Novanta, contemporaneamente alla riduzione

dei lavoratori italiani.

Secondo autorevoli studi sul tema (Colombo e Caponio 2005), l’incremento dei

lavoratori stranieri, e soprattutto delle lavoratrici, ha comportato anche una rapida

crescita dell’offerta di impiego da parte delle famiglie autoctone. Il trend crescente

della presenza straniera in questo settore, pertanto, è stato considerato sia come

prodotto, sia come causa di cambiamenti della struttura sociale e del mercato del

lavoro, ampliando, anche grazie alla sua flessibilità, spazi precedentemente più

ristretti.

A seguito della sanatoria Dini del 1995, che ha regolarizzato la posizione di

poco meno di 250.000 stranieri presenti in Italia che lavoravano senza contratto, nel

1996 l’ammontare degli stranieri impiegati come domestici (poco più di 126.000)

per la prima volta ha superato quello degli italiani (poco più di 124.000). Nel 2002,

la sanatoria collegata alla legge “Bossi-Fini”, dovuta soprattutto alla richiesta, da

parte dei sindacati e delle istituzioni cattoliche, di regolarizzare la posizione delle

lavoratrici domestiche impiegate presso le famiglie italiane, parzialmente destinata

proprio ai lavoratori domestici e successivamente estesa agli altri lavoratori

dipendenti ha fatto incrementare al 76% la quota di stranieri sul totale degli addetti

(420.000 su 552.000). Infine, il “decreto flussi” del 2006 ha provocato un ulteriore

aumento di tale proporzione, che però è difficilmente quantificabile.

In questo contesto, la programmazione dei flussi di ingresso è stata

determinata esplicitamente dalla volontà di realizzare un orientamento attivo e

7

selettivo favorevole all’ingresso e al reclutamento di lavoratrici domestiche,

progressivamente sempre più esplicito. La richiesta di lavoratori e di lavoratrici

collocati nei segmenti più dequalificati del mercato del lavoro rispondeva alla

volontà di mantenere stabile un modello di welfare connotato dai cambiamenti

socio-demografici e fondato sul ruolo determinante svolto dalle famiglie.

Successivamente, la crisi iniziata nel 2008 ha indotto a formulare

un’interpretazione secondo la quale le donne italiane, costrette dalla recessione a

ripiegare sull’occupazione di colf e badante in mancanza di prospettive migliori,

sarebbero entrate in competizione con le straniere in un comparto che, nonostante

la recessione, ha continuato a richiedere manodopera (Catanzaro e Colombo, 2009).

I dati rilevati e pubblicati dall’INPS mediante l’Osservatorio sui Lavoratori

domestici, che contabilizza il numero di coloro che hanno ricevuto almeno un

versamento contributivo nel corso dell’anno o del trimestre osservato, evidenziano

innanzitutto il picco di lavoratori registrato nel 2012 per effetto della sanatoria

riguardante i lavoratori extracomunitari irregolari (D. Lgs. n.109 del 16 luglio 2012).

Gli anni successivi (2013-2016) sono invece stati caratterizzati da un trend in discesa,

che, nell’ultimo anno, ha portato il numero di lavoratori domestici a quasi 870.00

(Fig. 1).

La composizione per genere di tali lavoratori evidenzia, indipendentemente

dallo status di italiani o stranieri, che alla compagine maschile corrispondono in tutti

gli anni proporzioni modeste. Queste si innalzano considerando esclusivamente gli

immigrati, ma solo per alcune specifiche nazionalità (in primis Bangladesh, India, Sri

Lanka e Filippine).

8

Fig. 1. Lavoratori domestici in Italia per cittadinanza, 2007-2016. Valori assoluti.

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italiani Stranieri Totale

Ciò induce a ipotizzare la presenza di peculiari strategie di ingresso nel mercato

del lavoro da parte degli immigrati di tali nazionalità, soprattutto al fine di garantirsi

un primo inserimento occupazionale e/o talvolta volta di aggirare i vincoli in entrata

facendosi assumere anche fittiziamente come lavoratori domestici in attesa, in molti

casi, di opportunità migliori.

Questa ipotesi viene confermata dalla circostanza secondo la quale, dopo le

sanatorie, il personale di sesso maschile iscritto all’INPS diminuisce più rapidamente

rispetto a quello femminile (Fig. 2).

9

Fig. 2. Lavoratori domestici in Italia per genere, 2007-2016. Valori assoluti.

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Maschi Femmine Totale

In questo contesto, disaggregando i dati disponibili in base alla qualifica di

“colf” e “badante”, si nota che il trend verificatosi tra il 2007 e il 2016 appare

decisamente opposto, diminuendo soprattutto a partire dal 2012 per la prima

categoria e aumentando rapidamente fino a tale anno, per poi ridurre il ritmo di

crescita, per la seconda (Fig. 3). In generale, questa situazione si verifica

indipendentemente dalla nazionalità dei lavoratori, tranne che per quelli provenienti

dall’Europa dell’Est e dall’Asia Medio Orientale.

10

Fig. 3. Lavoratori domestici in Italia per tipo di occupazione, 2007-2016. Numeri indici (base=2007).

0,0

50,0

100,0

150,0

200,0

250,0

300,0

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Badante Colf

CARATTERISTICHE ATTUALI DEL LAVORO DOMESTICO IN ITALIA

I dati di fonte INPS sugli occupati indipendentemente dalla loro nazionalità

evidenzia che, al 2016, poco più di 866.318 persone svolge un lavoro domestico in

Italia. Il 56,2% di queste è occupato come colf, ossia come collaboratori e, molto più

spesso, collaboratrici familiari. Il 43,7% lavora invece come badante, assistendo

persone anziane o disabili. Ciò è dovuto soprattutto all’ampia presenza tra le

famiglie, comprese quelle unipersonali, di uno o più frequentemente una

ultrasettantacinquenne. La quota corrispondente alle altre occupazioni (soprattutto

baby sitter) è invece quasi del tutto nulla.

11

All’interno del valore totale, una netta prevalenza, sempre superiore all’80%

corrisponde al genere femminile che ha raggiunto nel 2016 il valore massimo degli

ultimi sei anni, pari all’88,1%.

In questo contesto, gli stranieri sono 650.358. I dati riguardanti la loro

distribuzione per età mettono in luce che gli individui in età compresa tra i 45 e i 49

raggiungono la maggior frequenza, pari al 16,9%, mentre quelli di età pari o

superiore ai 60 anni corrispondono al 12,4% e i minori di 25 anni superano di

pochissimo il 2%. Uomini e donne assumono profili per età leggermente diversi tra

loro. Infatti, mentre per i primi le classe più rappresentata è quella compresa tra i 35

e il 39 anni, seguita dalle due adiacenti (40-44 anni e 30-34 anni), per le donne si

rileva un profilo più “anziano”, con la proporzione di lavoratrici 45-49enni che

prevale sulle altre due maggiormente diffuse, ossia quelle delle 50-54enni e quella

delle 55-59enni (Fig. 4).

La distribuzione territoriale dei lavoratori domestici stranieri in base al luogo di

lavoro nell’anno 2016, disaggregata per le 5 macroaree in cui generalmente si

suddivide la nostra penisola, evidenzia, secondo dati INPS qui non riportati, che il

Nord-ovest e il Centro sono le aree che si distinguono per il maggior numero di

occupati (207.240), seguite dal Nord-est e, a grande distanza, dal Sud (72.076 unità)

e dalle Isole (31.412 individui). Disaggregando tali dati per regione si evince che

quelle che fanno registrare i maggiori valori sono la Lombardia (131.198 persone), il

Lazio (111.253), l’Emilia Romagna (65.488) e la Toscana (57.376 persone). In queste

quattro regioni si concentra più della metà dei lavoratori domestici in Italia, mentre

la Puglia raggiunge solo 15.319 individui.

12

Fig. 4. Lavoratori domestici stranieri in Italia per genere e classe di età, 2016. Valori percentuali.

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

18%

20%

15-19 20 - 24 25 - 29 30 - 34 35 - 39 40 - 44 45 - 49 50 - 54 55 - 59 60 - 64 65+

Maschi Femmine

Disaggregando gli immigrati per paese di nazionalità, si rileva un’evidentissima

maggioranza di quanti provengono dall’Europa Orientale, che raggiungono il 60%

(Fig. 5). Molto inferiori sono i valori corrispondenti alle altre nazionalità, tra le quali

spiccano i Filippini (11,2%) e i provenienti dall’America centro-meridionale (10,8%).

Pertanto, la maggioranza dei lavoratori che si prende cura degli ambienti

domestici, degli anziani o dei disabili, e talvolta dei bambini, proviene da un numero

ristretto di paesi e in molti casi questi non coincidono con quelli che forniscono le

proporzioni più elevate per quanto riguarda le presenze in ambito generale.

Questo processo di contemporanea etnicizzazione e segmentazione del

mercato del lavoro tende ad autoalimentarsi, probabilmente a causa di strategie

adottate dei lavoratori, e soprattutto delle lavoratrici, e/o dalle famiglie. Rilevante

appare, in questo contesto, anche il ruolo del lavoro coresidente, meno appetibile

13

ma per il quale vi è una maggiore offerta di impiego, soprattutto per le mansioni di

badanti, che spesso condividono l’abitazione con la persona di cui si prendono cura.

Fig. 5. Lavoratori domestici stranieri in Italia per nazionalità, 2016. Valori percentuali.

Europa Est

60%

America

Centro-meridionale

11%

Resto Asia

2%

Asia:

Filippine11%

Asia

Orientale7%

Africa

Nord5%

Africa

Centro-Sud3%

Altro

1%

14

EVOLUZIONE, CARATTERISTICHE E DISTRIBUZIONE TERRITORIALE IN PUGLIA

I lavoratori domestici in Puglia evidenziano un deciso incremento negli ultimi

anni, essendo passati dalle 15.402 unità del 2007 alle 26.729 del 2016 (+73,5%).

Distinguendo tali valori per nazionalità, si nota che tale risultato è il prodotto di un

incremento degli italiani, passati da 7.852 a 11.410 (+51,1%), ma soprattutto degli

immigrati, passati da 7.852 a 15.319 (+95,1%), nonostante una contrazione rilevata

nell’ultimo quinquennio (al 2012 erano 19.783 individui). Come conseguenza di tali

tendenze, la prevalenza della componente proveniente dall’estero è aumentata, con

quote che, nel decennio, sono passate dal 51,0% al 57,3%.

Questa predominanza, insieme agli scopi dell’indagine realizzata, inducono a

concentrare l’attenzione sugli stranieri, che al 2016 risultano nell’89,3% dei casi di

genere femminile.

Con riferimento alla professione svolta, gli immigrati si distribuiscono

abbastanza equamente tra quella di badante (53,7%) e quella di colf (46,3%).

La distribuzione per età è simile a quella che caratterizza l’intera nazione, con la

prevalenza delle classi meno giovani tra quelle adulte e soprattutto, tra le donne, di

quella composta dalle persone in età compresa tra i 45 e i 49 anni, seguita dalle due

classi successive (50-54 e 55-59). Tra gli uomini, la fascia più consistente è costituita

dai 35-39enni, seguiti dai 30-34enni. Per entrambi i generi, molto scarsa, soprattutto

tra le donne, è la presenza di persone di età inferiore ai 25 anni (Fig. 6).

15

Fig. 6. Lavoratori domestici stranieri in Puglia per genere e classe di età, 2016. Valori percentuali.

0%

5%

10%

15%

20%

25%

15-19 20 - 24 25 - 29 30 - 34 35 - 39 40 - 44 45 - 49 50 - 54 55 - 59 60 - 64 65+

Maschi Femmine

Stratificando gli immigrati per paese di provenienza si conferma, come per

l’Italia, una netta predominanza delle persone originarie dell’Europa orientale, che

raggiungono il 60,2% del totale. Notevole nella regione è pure la presenza degli

asiatici, che raggiunge complessivamente il 26,6%. Al loro interno si evidenziano,

oltre ai filippini, soprattutto i georgiani, nella quasi totalità rappresentati da donne.

Anche nel contesto pugliese, come in quello nazionale, la presenza di africani è

minore del 10%. Decisamente meno consistente rispetto al resto del Paese (dove

raggiunge l’11,2%) è la componente che proviene dall’America Latina, che è minore

del 2% (Fig. 7).

La dislocazione dei lavoratori domestici stranieri nei cinque ambiti geografici in

cui l’INPS suddivide il territorio regionale (Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto) non

ha subito, nel corso dell’ultimo decennio, variazioni di rilievo, confermando la netta

preponderanza della quota di individui che lavorano nell’ambito barese, seguita de

16

quello leccese e, a distanza, dagli altri tre. Per ognuno di essi il trend verificatosi tra

il 2007 e il 2016 è abbastanza simile, evidenziando soprattutto, da un lato, aumenti

del contingente numerico nel 2008 e nel 2011 e, dall’altro, diminuzioni nel 2009-

2010 e dal 2012 in poi, in linea con l’evoluzione nazionale già descritta.

Fig. 7. Lavoratori domestici stranieri in Puglia per nazionalità, 2016. Valori percentuali.

Europa Est

61%

America

Centro-meridionale

2%

Resto Asia

16%

Asia:

Filippine6%

Asia

Orientale5%

Africa

Nord5%

Africa

Centro-Sud4%

Altro

1%

I dati più aggiornati, relativi al 2016, dimostrano che, dei 15.319 lavoratori

domestici in Puglia, ben il 42,6% si trova nel barese e il 29,3% nel leccese, mentre

17

ciascuna delle proporzioni corrispondenti al tarantino e al foggiano supera poco il

10% e il brindisino raggiunge il 6,9% (Fig. 8).

Fig. 8. Lavoratori domestici stranieri in Puglia per ambito territoriale di presenza, 2007-2016. Valori assoluti.

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

10.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto

In quattro ambiti su cinque l’ammontare numerico di quanti esercitano

l’occupazione di badanti supera quello di quanti svolgono il lavoro di colf. Si discosta

da questo quadro il contesto barese, dove la presenza della prima categoria di

lavoratori e soprattutto lavoratrici supera le 3.400 unità, mentre gli occupati come

badanti sono leggermente inferiori a 3.100 persone (Fig. 9).

18

Fig. 9. Lavoratori domestici stranieri in Puglia per ambito territoriale di presenza e tipo di occupazione, 2016. Valori assoluti.

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto

Badante Colf

Infine, considerando i paesi di nazionalità dei lavoratori domestici in ciascuno

degli ambiti in cui risultano presenti, si nota la predominanza degli individui originari

dell’Europa orientale, che varia tra il 72,4% del leccese all’82,2% del foggiano. La

provenienza asiatica contraddistingue pochissimi lavoratori nel foggiano, e una

proporzione inferiore al 20% negli altri ambiti. In questo panorama, due aree si

contraddistinguono per differenti peculiarità. La prima corrisponde alla presenza di

poco più di 2.800 persone di origine asiatica nel barese, nella quasi totalità dei casi

donne di nazionalità georgiana, e la seconda a quella di 811 persone venute

dall’Africa e che vivono e lavorano nel leccese (Fig. 10).

19

Fig. 10. Lavoratori domestici stranieri in Puglia per ambito territoriale di presenza e nazionalità, 2016. Valori assoluti.

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto

Europa Est Asia Medio Orientale Altro Asia Africa Altro

20

L’indagine campionaria sulle “condizioni di vita e occupazionali dei lavoratori domestici di origine straniera in Puglia”

QUESTIONARIO

L’indagine campionaria dal titolo “Condizioni di vita e occupazionali dei

lavoratori domestici di origine straniera in Puglia” raccoglie numerose informazioni

attraverso un questionario strutturato con circa 100 domande a risposta chiusa

somministrate con intervista diretta (o faccia a faccia).

L’obiettivo principale è stato quello di definire le esperienze di discriminazione

vissute dagli intervistati, con particolare riferimento a quelle subite nel contesto

lavorativo (distinto in “ricerca di lavoro” e “attività lavorativa”). In aggiunta, una

batteria di quesiti ha riguardato anche le molestie, le violenze, le accuse

ingiustificate, i ricatti e le umiliazioni. Nello specifico, circa 20 domande concernono

gli aspetti sin qui elencati per definire tipologie, motivazioni, luoghi, numerosità

degli eventi e attori. Tali quesiti sono stati strutturati prendendo come riferimento

le informazioni raccolte dall’indagine su “Condizione e integrazione sociale dei

cittadini stranieri” effettuata dall’Istat nel periodo 2011-2013 e inserita nel

Programma Statistico Nazionale (IST- 02066). Tale indagine è stata eseguita su un

campione teorico di circa 12 mila famiglie con stranieri, residenti in circa 800 comuni

Italiani di diversa ampiezza demografica. Il confronto tra le due indagini potrà

permettere in futuro di svolgere analisi comparative tra i risultati conseguiti e di

21

inserire lo studio condotto sui lavoratori domestici in Puglia in un contesto più

ampio.

Al fine di meglio definire le caratteristiche ed il profilo degli intervistati, ulteriori

quesiti riguardano le principali caratteristiche individuali (genere, anno di nascita,

luogo di nascita, cittadinanza, anno dell’arrivo in Italia, iscrizione all’anagrafe,

numero di anni di studio, titolo di studio, religione, condizione giuridico-

amministrativa, conoscenza dell’italiano, uso dell’italiano, relazioni personali),

aspetti della vita familiare e di coppia (condizione affettiva, cittadinanza e luogo di

presenza partner, numero di figli, composizione nucleo familiare in Italia, persone

conviventi) e la condizione abitativa (tipologia dell’abitazione, numero di stanze,

opinioni sulla condizione abitativa). Una sezione è dedicata alle opinioni: condizione

dei lavoratori stranieri in Italia rispetto agli autoctoni, difficoltà riscontrate presso gli

uffici pubblici, senso di appartenenza all’Italia e gradimento della vita in Italia.

Infine, distinguendo i lavoratori domestici e i disoccupati che hanno svolto in

passato un lavoro domestico, una ampia parte del questionario è dedicata alla

tipologia e alla condizione lavorativa nel paese d’origine e attuale: tipo di lavoro

domestico, numero di datori di lavoro, numero di ore di lavoro, regolarità delle ore

di lavoro, reddito mensile, anno di inizio, relazioni con il datore di lavoro, relazioni

con altre persone per le quali lavora, diritti riconosciuti, numero di persone con cui

lavora, soddisfazione del lavoro, intenzione di cambiare lavoro, opinioni sulla

condizione lavorativa e stipendiale, ultimo lavoro svolto per i non occupati che

hanno svolto in passato un lavoro domestico, motivo per cui non lavora, ricerca di

lavoro, motivi per cui non trova lavoro, motivo per cui non cerca lavoro.

22

METODO DI CAMPIONAMENTO E SCELTE OPERATIVE

Nella rilevazione sul campo si è cercato innanzitutto di tenere in considerazione

la pluralità dei lavoratori domestici immigrati presenti sul territorio pugliese

provenienti da contesti di provenienza molto diversificati per lingua, percorso

migratorio, condizioni lavorative e di vita. Per tale motivo, sulla base delle

informazioni ufficiali esistenti, sono stati individuati vari intervistatori, diversificati

per origine di provenienza, in base alla numerosità delle diverse collettività presenti

in Puglia.

Riguardo al metodo di campionamento utilizzato, si è innanzitutto tenuto conto

che, come è stato già ampiamente descritto in letteratura, “nel caso dei lavoratori

domestici stranieri, il principale problema è l’impossibilità di costruire un campione

rappresentativo estraendo casualmente i nominativi da una lista che realisticamente

coprisse l’universo di indagine” (Catanzaro e Colombo, 2009: 37).

In modo analogo a quanto fatto in precedenza, la soluzione adottata è stata,

dunque, quella di procedere a un disegno di campionamento che vincolasse gli

intervistatori, restringendo i loro margini di autonomia. Si è così scelto di introdurre

– partendo dai dati dell’"Osservatorio sui lavoratori domestici" forniti dall’Istituto

Nazionale Previdenza Sociale (INPS) – un insieme di vincoli che facesse sì che le

interviste da raccogliere si distribuissero in modo equilibrato nelle tre province che,

in base ai dati precedentemente descritti (vd. pagg. 15 e seguenti), mostrano i

valori più elevati di presenze di tali lavoratori (Bari, Lecce e Foggia), per sesso e per

macro-area di provenienza (Europa dell’Est, Asia, Africa).

Tali vincoli hanno consentito di formare una banca dati che garantisse una

varietà strutturata delle informazioni raccolte e che fornisse uno strumento di

23

conoscenza adeguato all’importanza e alla complessità del fenomeno che si voleva

studiare.

L’elaborazione e l’applicazione di un sistema di pesi ha poi consentito di

correggere ex-post le distorsioni esistenti del campione effettivamente intervistato,

riportandolo alla distribuzione dell’universo di riferimento.

Inoltre, attraverso incontri e riunioni prima e durante la fase di rilevazione, si è

voluta orientare, attraverso criteri comuni, l’individuazione degli intervistati da parte

degli intervistatori in modo omogeneo, al fine di evitare l’emergere di distorsioni

difficilmente controllabili. In primo luogo, è stato chiesto agli intervistatori di

utilizzare, per contattare gli intervistati, canali diversi e differenziati, evitando così

che le interviste venissero svolte con lavoratori domestici stranieri appartenenti,

vista l’identità del contatto utilizzato, sempre alle stesse reti.

Il canale utilizzato per individuare l’intervistato è stato registrato tra le

informazioni che accompagnano ogni intervista e può quindi essere utilizzato per

ogni tipo di controllo che dovesse sembrare necessario.

Dalle interviste effettuate risulta che tutti i luoghi di rilevazione

preliminarmente individuati sono stati utilizzati dagli intervistatori: centri servizi,

centri di formazione, centri culturali, luoghi di culto, luoghi di svago, negozi e centri

commerciali, mercati, luoghi di ritrovo, luoghi di lavoro, abitazioni private. In

particolare, il 34,3% delle interviste sono state effettuate in abitazioni private, il

19,9% in luoghi di ritrovo all’aperto, il 7,2% in luoghi di svago, mentre i luoghi nei

quali sono state svolte meno interviste sono stati i centri commerciali (0,5%), i

negozi etnici (1,2%) e i luoghi di culto (1,9%).

Una seconda istruzione data agli intervistatori è stata relativa alla disponibilità

e alle competenze linguistiche dell’intervistato. Data la complessità dell’intervista (la

durata di somministrazione del questionario è stata stimata in circa 50 minuti), si è

scelto di richiedere che i lavoratori domestici contattati avessero una competenza

24

linguistica sufficiente in italiano (o in un’altra lingua che l’intervistatore fosse in

grado di maneggiare e tradurre in modo competente). L’intervistatore doveva

inoltre accertarsi che l’intervistato fosse disponibile a dedicare all’intervista un

tempo sufficiente e individuare un luogo che fosse abbastanza piacevole e riservato

così da non ostacolare il racconto dell’intervistato.

Grazie alla mediazione degli intervistatori, il questionario è stato somministrato

utilizzando 15 diverse lingue: oltre all’Italiano, tre lingue dell’Unione Europea

(Inglese, Francese, Rumeno), quattro lingue dell’ex-federazione russa (Russo,

Ucraino, Moldavo, Georgiano), l’Arabo, tre lingue asiatiche (Pashtu, Urdu, Hindi,

Tamil) e due lingue africane (Amarico, Creolo).

Ciò ha consentito di raccogliere informazioni adeguate con un numero sempre

contenuto di risposte mancanti su un numero rilevante di lavoratori stranieri.

RILEVAZIONE SUL CAMPO

Tra il mese di Aprile ed il mese di Novembre del 2017 sono state raccolte in 40

Comuni pugliesi 1.005 interviste rivolte a lavoratrici e lavoratori di 15 anni e più con

cittadinanza alla nascita non-italiana inseriti al momento dell’intervista o in passato

nel settore domestico in qualità essenzialmente di colf, baby-sitter e badanti. Dal

campione sono stati, poi eliminati 50 individui che non possedevano le

caratteristiche necessarie per far parte della popolazione osservata. Dei 955

individui intervistati, 474 sono stati rilevati nella Provincia di Bari (di cui 366 nel

Comune capoluogo), 358 nella Provincia di Lecce (di cui 333 nel Comune capoluogo)

e 123 nella Provincia di Foggia (Tab.1).

25

Tab. 1. Interviste per Provincia. Valori assoluti e percentuali.

Provincia Val. assoluti Val. percentuali Bari 474 49,6 di cui: capoluogo di Provincia (366) (77,2)

Lecce 358 37,5 di cui: capoluogo di Provincia (333) (93,0)

Foggia 123 12,9 Totale 955 100,0

Tra le 46 diverse cittadinanze alla nascita presenti nel campione, le principali,

con più di 50 intervistati, sono (Fig.11): Georgia (332 individui), Romania (88 ind.),

Sri Lanka (73 ind.), Etiopia (70 ind.), Albania (60 ind.), Filippine (60 ind.), Ucraina (51

ind.). Ciò mostra quanto la grande eterogeneità delle provenienze sia stata

rispettata nel campione intervistato.

Fig. 11. Interviste per le principali cittadinanze alla nascita. Valori assoluti.

Nel campione inoltre risultano 84 intervistati con partner italiano e 66

intervistati che hanno acquisito la cittadinanza italiana, provenendo da 21 paesi

26

differenti (28 nuovi italiani hanno il partner italiano, 16 provengono dall’Albania, 9

dallo Sri Lanka, 5 dalla Romania).

Infine, nella valutazione degli intervistatori sul grado di padronanza dell’Italiano

da parte dei rispondenti al questionario (Tab.2), si nota una distribuzione generale

più che positiva, che evidenzia che solo il 17,7% del campione intervistato raggiunge

un punteggio insufficiente o mediocre. La competenza linguistica almeno sufficiente

in italiano, riscontrata nella larga maggioranza del campione, ha permesso in

generale un buon grado di comprensione del questionario fornendo una certa

tranquillità sul grado di attendibilità delle risposte fornite.

Tab. 2. Intervistati per grado di padronanza dell’Italiano. Valori assoluti e percentuali.

Provincia Val. assoluti Val. percentuali Insufficiente 11 1,0 Mediocre 160 16,7 Sufficiente 519 54,5 Discreto 201 21,1 Ottimo 64 6,7 Totale 955 100,0

27

I risultati dell’indagine campionaria: evidenze sui lavoratori domestici in Puglia

CARATTERISTICHE INDIVIDUALI

Le caratteristiche dei lavoratori domestici intervistati in Puglia delineano un

profilo generale piuttosto definito e circonstanziato, seppure siano ben evidenti

eccezioni anche marcate e significative. I risultati dell’indagine di seguito presentati

sono stati pesati per rendere il campione rappresentativo dell’universo osservato

per genere, nazionalità e provincia di riferimento.

Per tale motivo la percentuale di donne (89,3% nella Fig.12) risulta in linea con

quanto già mostrato nel capitolo sui dati di contesto prodotti dall’INPS. La

componente maschile dunque risulta sicuramente numericamente minoritaria, ma

non per questo poco significativa. Tale componente riguarda innanzitutto gli

intervistati provenienti dalla Georgia (18.0% del totale sono uomini), dalle Filippine

(13,1%) dall’Etiopia (10.6%), dall’Albania (8,8%) e dall’India (8,2%).

Fig. 12. Lavoratori domestici in Puglia per genere. Valori percentuali.

28

La figura 13 mostra invece la distribuzione per cittadinanza alla nascita

dell’intero collettivo intervistato, espressione, in massima parte, della componente

femminile (per semplicità si continuerà a parlare di lavoratori, senza distinzione di

sesso, piuttosto che di lavoratrici). L’analisi dell’area di provenienza dei lavoratori

domestici in Puglia (già evidenziata attraverso i dati pubblicati dall’INPS) delinea un

preciso percorso migratorio esistente tra i lavoratori domestici in Puglia. Dalla figura

si evidenzia come la presenza straniera nel lavoro domestico abbia origini da paesi

dell’ex-blocco sovietico o dell’Europa dell’Est. Oltre alla importante presenza

georgiana (17%) collocata nella quasi totalità di casi nella provincia barese, il 29%

proviene da paesi dell’Est appartenenti all’Unione Europea ed il 33% da altri paesi

dell’Est-Europa.

Fig. 13. Lavoratori domestici in Puglia per cittadinanza. Valori percentuali.

Vista la provenienza osservata, non sorprende nella distribuzione riportata in

figura 14 che il 60,6% degli intervistati sia di religione cristiano-ortodossa e che solo

circa il 20% sia di altra religione (di cui 10,5% mussulmana).

29

Fig. 14. Lavoratori domestici in Puglia per religione. Valori percentuali.

La distribuzione per età (Fig.15) mostra un elevato livello di eterogeneità dei

lavoratori domestici intervistati, con la percentuale maggioritaria in età 40-49 anni

all’intervista (27,4%) e una età media di oltre 42 anni. Si tratta, anche in questo caso,

di una caratteristica piuttosto specifica della categoria osservata, già nota in

letteratura, consistente in una età piuttosto avanzata rispetto alla media della

presenza straniera: basti pensare che quasi il 30% (oltre uno su quattro individui)

supera i 50 anni.

Fig. 15. Lavoratori domestici in Puglia per età. Valori percentuali.

Tale contingente è formato essenzialmente da primo migranti (donne) arrivate

in maggioranza solo da meno di 10 anni (il 68,3% è arrivato dopo il 2006). Tale dato

30

(Fig.16) è espressione di una migrazione piuttosto recente che potrebbe dipendere

da un suo specifico carattere di temporaneità in questa regione del Sud Italia. E’

noto in letteratura quanto il percorso migratorio in Italia sia spesso associato ad un

primo insediamento nelle regioni del mezzogiorno (attraverso il quale si hanno le

prime esperienze lavorative e si inizia a conoscere la lingua, il mercato di lavoro e le

condizioni di vita), seguito da un processo di stabilizzazione nelle regioni centro-

settentrionali.

Fig. 17. Lavoratori domestici in Puglia per anno di arrivo. Valori percentuali.

Anche il motivo del permesso di soggiorno per i cittadini extra-UE (Fig.18)

avvalora quanto sin qui evidenziato con una percentuale maggioritaria di individui

presenti in Italia per lavoro (51,5%) e una percentuale piuttosto esigua, rispetto ad

altre collettività ed ad altri contesti, di soggiorni per ricongiungimento (19,2%).

Fig. 18. Motivo del permesso di soggiorno. Valori percentuali.

La distribuzione per titolo di studio (Fig.19), mostra un livello d’istruzione tra i

lavoratori domestici piuttosto elevato rispetto ad altri contesti lavorativi e alla

31

media della presenza straniera in Italia: oltre la metà ha un titolo di diploma di

scuola superiore di secondo grado (52,1%) e uno su quattro ha un titolo perfino

superiore (25,9%). Gli intervistati dichiarano in media di avere studiato 13 anni

nell’arco della loro vita. Tale dato evidenzia quanto i lavoratori domestici svolgano in

larga parte mansioni meno qualificate rispetto al livello di istruzione conseguito

(essenzialmente nel paese d’origine) e come il lavoro attualmente svolto risulti un

adattamento alla domanda di lavoro piuttosto che ad una realizzazione delle

aspirazioni personali.

Fig. 19. Lavoratori domestici in Puglia per titolo di studio. Valori percentuali.

La condizione giuridica della presenza è in larga parte regolare (Fig.20) con solo

l’8% di intervistati in possesso di un permesso di soggiorno in fase di rinnovo o

scaduto e solo 9,4% senza alcun titolo di soggiorno. Le numerose regolarizzazioni

messe in atto negli anni, in particolare la cosiddetta sanatoria sulle badanti (L.

102/2009), ma anche il più recente d.lgs.109/2012, sembra abbiano praticamente

sanato la condizione giuridica dei lavoratori domestici in Puglia. Ciò ha permesso

altresì di avere una larga quota di lavoratori domestici che hanno la residenza in

Italia (Fig. 21).

32

Fig. 20. Lavoratori domestici in Puglia per condizione giuridica. Valori percentuali.

Fig. 21. Lavoratori domestici in Puglia per residenza. Valori percentuali.

Ulteriori caratteristiche, utili a comprendere il grado di inserimento nella

società ospitante, sono costituite dall’auto-percezione del grado di conoscenza e

utilizzo della lingua italiana e dalle frequentazioni esistenti distinte per nazionalità.

L’auto-percezione del livello di conoscenza della lingua italiana è stata definita

sulla base di quattro indicatori: capire, parlare, leggere e scrivere. Il valore sintetico

medio (Fig.22) mostra dei buoni livelli, nonostante si osservino percentuali non

sempre in linea a quelle espresse dagli intervistatori sul grado di padronanza

dell’Italiano da parte dei rispondenti (Tab. 2).

33

Fig. 22. Auto-percezione sul grado di conoscenza della lingua italiana. Valori percentuali.

Tuttavia, il buon grado di conoscenza auto-percepito viene fondamentalmente

utilizzato in ambito lavorativo (63,2% usa sempre l’italiano al lavoro) e mai (35,3%) o

raramente (25,3%) in famiglia (Fig.23). Tale risultato mostra un grado di

inserimento, tipico dei primo migranti, ancora molto funzionale all’attività lavorativa

che poco coinvolge la sfera privata.

Fig. 23. Utilizzo della lingua Italiana al lavoro e in famiglia. Valori percentuali.

Anche per quanto riguarda le frequentazioni, la distribuzione riportata in figura

24 evidenzia uno squilibrio verso altri stranieri (essenzialmente connazionali)

piuttosto che verso gli italiani. Ciò sembra essere indice non solo di un difficile

inserimento nella società d’accoglienza, ma anche di una preoccupante

segregazione in atto. Nondimeno significative sono le quote di quanti dichiarano di

34

avere frequentazioni paritarie tra stranieri e italiani (29,6%), piuttosto che solo con

italiani (21,8%).

Fig. 24. Frequentazioni per nazionalità. Valori percentuali.

RELAZIONE DI COPPIA, FAMIGLIA E CONDIZIONE ABITATIVA

Pochi sono i celibi o le nubili che svolgono lavori domestici in Puglia (fig.25).

Solo il 9,6% si dichiara single all’intervista, mentre il 32,0% ha vissuto un matrimonio

in passato. Si tratta di individui che spesso stanno vivendo in Italia una seconda fase,

alle volte anche affettiva e sentimentale, della loro vita. La maggior parte degli

intervistati ha attualmente una relazione di coppia formale (46,0%) o informale

(12,4%).

Fig. 25. Tipo di relazione di coppia attuale dei lavoratori domestici in Puglia. Valori percentuali.

35

Indipendentemente dalla relazione affettiva, dalla figura 26 emerge che oltre

un individuo su tre vive attualmente solo (35,3%), mentre il 37,1% insieme ad un

partner senza (9,3%) o con figli (22,0%) o con figli e parenti (5,8%).

Fig. 26. Persone con cui vivono i lavoratori domestici in Puglia. Valori percentuali.

Tale risultato mostra l’esistenza di almeno due distinti modelli familiari tra i

lavoratori domestici: da un lato quelli che, single o in coppia, vivono in Puglia

fondamentalmente per lavoro; dall’altro coloro che oltre il lavoro stanno realizzando

una vita affettiva e familiare.

36

Questo binomio viene confermato anche osservando il titolo di godimento

della abitazione e le persone con cui si vive (Fig.27). Da un lato il 40,9% vive o sul

luogo di lavoro (29,0%) o in affitto con persone senza vincoli di parentela (11,9%),

dall’altro il 40,4% degli intervistati vive in una casa in affitto con la propria famiglia.

E’ interessante notare anche che solo l’11,0% ha una casa di proprietà, segno di un

legame al territorio ancora molto variabile in base, probabilmente, alle opportunità

di lavoro.

Fig. 27. Tipo di abitazione in cui vivono i lavoratori domestici in Puglia. Valori percentuali.

In questo senso, interessanti appaiono anche le opinioni relative al senso di

radicamento sul territorio (Fig.28). L’80% si dichiara soddisfatto della propria

soluzione abitativa, ma oltre la metà degli intervistati (53%) prova un senso di

isolamento, sintono di una certa condizione di disagio. Ancora inferiore è la

percentuale di coloro che mostrano un certo legame di appartenenza alla società

d’accoglienza (44%). Secondo quando già osservato riguardo alle caratteristiche

individuali, si tratta di primo migranti giunti in Italia e in Puglia, per la maggior parte

da meno di 10 anni, che sono in una fase ancora piuttosto iniziale nel percorso

migratorio.

37

Fig. 28. Auto-percezione sulle condizioni di vita dei lavoratori domestici in Puglia. Valori percentuali.

Ciò nonostante, se si fa riferimento in generale alla presenza in Italia (Fig.30), il

69,8% dichiara di trovarsi abbastanza o molto bene, dimostrando un progressivo

senso di adattamento alle nuove condizioni di vita e lavorative rispetto a quanto

lasciato nel paese d’origine.

Fig. 30. Gradimento della presenza in Italia per i lavoratori domestici in Puglia. Valori percentuali.

38

LAVORO E REDDITO

Il 69,2% degli intervistati risulta attualmente occupato in un lavoro domestico,

mentre il 30,8% dichiara di essere disoccupato o inattivo, ma di avere svolto un

lavoro domestico in passato (Fig.31). A tal proposito, si ricorda che la scelta del

campione è stata vincolata allo studio dei fenomeni discriminatori tra i lavoratori in

ambito domestico e per tale motivo sono compresi unicamente coloro che svolgono

attualmente o hanno svolto in passato un tale tipo di mansione.

Fig. 31. Condizione lavorativa attuale. Valori percentuali.

Coloro che sono attualmente occupati, nella maggior parte dei casi svolgono

lavori a tempo pieno, con o senza contratto (rispettivamente 32,6% e 30,7%). Come

già noto, alta è la quota di lavoro irregolare tra i lavoratori domestici.

Fig. 32. Tipologia di occupazione attuale. Valori percentuali.

39

I dati riguardanti la tipologia del lavoro domestico svolto (Fig.33), sono stati

rilevati considerando le diverse categorie in modo indipendente l’una dall’altra. In

altre parole, ciascun lavoratore ha potuto dichiarare di svolgere una o più mansioni

tra quelle elencate.

Il 57,3% svolge la mansione di badante e il 44,6% svolge (anche o

esclusivamente) la mansione di colf. De tutto marginale risulta invece la quota di

coloro che svolgono il compito più “nobile” tra le mansioni domestiche (11,8% fa da

baby-sitter) o altri lavori domestici (12,2% di chiarano di essere governanti,

camerieri, cuochi ecc.). Tale dato è in linea con i dati pubblicati dall’INPS e

riguardante sia l’intera nazione, sia la regione Puglia. Inoltre, anche dai risultati della

indagine multiscopo sulle famiglie «Aspetti della vita quotidiana» dell’Istat si rileva

come la quota di italiane e italiani sia di gran lunga preponderante su quella di

straniere e stranieri nel caso delle baby-sitter. Le famiglie che assumono baby-sitter

italiane sono tre volte e mezzo in più di quelle che assumono straniere.

Fig. 33. Tipologia di lavoro domestico attuale. Valori percentuali.

40

Ciò risulta meno evidente considerando coloro che risultano attualmente

disoccupati (Fig.34). Tra le mansioni svolte nel lavoro domestico, la percentuale più

alta è quella di coloro che dichiarano di avere svolto in passato le mansioni di baby-

sitter (46,2%). Molto simile è la percentuale di coloro che dichiarano di essere stati

badanti (45,4%), mentre solo un intervistato su quattro dichiara di avere avuto

esperienze lavorative come colf (23,6%).

Fig. 34. Tipologia di lavoro domestico svolto in passato per chi attualmente è disoccupato. Valori percentuali.

Le informazioni concernenti le ore settimanali effettivamente svolte

disaggregate in base alla tipologia di lavoro domestico evidenziano le differenze

degne di nota. Considerando i valori medi (Fig.35), si nota che le badanti svolgono il

41

maggior numero di ore (45 ore in media alla settimana), mentre le baby-sitter

lavorano in media 8 ore in meno alla settimana (32 ore in media alla settimana).

Fig. 35. Ore settimanali per tipologia di lavoro domestico attuale. Valori medi.

Tali ore solo nel 21,9% dei casi sono effettivamente dichiarate (Fig.36). In

particolare, tale quota sale a 43,3% tra coloro che hanno un lavoro a tempo pieno

formalmente dichiarato. Risulta, dunque, molto ampio il numero di lavoratori

domestici, anche con contratto, che svolgono un numero di ore superiore a quelle

effettivamente dichiarate.

Fig.36. Ore effettivamente dichiarate nel lavoro domestico svolto. Valori percentuali.

Il salario medio mensile personale percepito (Fig.37) si aggira, nella

maggioranza dei casi, tra i 400 e gli 800 euro (69,7%), mentre circa il 23,5%

percepisce uno stipendio anche superiore, però rimane al di sotto dei 1.200 euro.

Fig. 37. Reddito medio mensile personale nel lavoro domestico attuale. Valori percentuali.

42

Con riferimento ai diritti lavorativi maggiormente riconosciuti dai datori di

lavoro presso i quali sono occupati gli intervistati (Fig. 38), i risultati evidenziano gli

straordinari pagati (76,1%) e il giorno di riposo (73,0%), mentre la copertura

assicurativa (55,5%) e le ferie pagate (56,7%) sono i diritti meno concessi.

Fig. 38. Diritti riconosciuti nel lavoro domestico attuale. Valori percentuali.

43

Passando ad analizzare gli aspetti di carattere maggiormente soggettivo nel

rapporto di lavoro, si osserva un discreto grado di soddisfazione, sia in generale

(Fig.39) nei confronti della retribuzione (Fig.40).

Il 63,3% dichiara di essere molto o abbastanza soddisfatto del tipo di lavoro

svolto. Solo il 3,5% di chiara di non essere per nulla soddisfatto

Fig. 39. Grado di soddisfazione del lavoro domestico svolto. Valori percentuali.

Per quanto invece riguarda lo stipendio, il 41,4% dichiara di ricevere una

retribuzione adeguata al lavoro svolto; tale percentuale è superiore rispetto a quella

di coloro che dichiaratamente non sono soddisfatti (39,6%), mentre la percentuale

di quanti preferiscono non esprimere una posizione esplicita su questo raggiunge il

19,0% degli intervistati.

Fig. 40. Adeguatezza della retribuzione percepita nel lavoro domestico svolto. Valori percentuali.

Nonostante si rilevi un significativo grado di accettazione del lavoro svolto e

della retribuzione percepita, la percentuale di coloro che vorrebbero esplicitamente

cambiare lavoro raggiunge ben il 47,3%, mentre la quota di coloro che preferiscono

non dichiarare una esplicita posizione su questo è pari al 27,2%. Da una sintesi dei

risultati sulla percezione soggettiva nelle condizioni di lavoro sin qui mostrati,

44

emergerebbe dunque un certo grado di adattamento alle possibilità esistenti, che

non esclude però la speranza di miglioramenti futuri, casomai anche mediante il

raggiungimento di situazioni occupazionali più adeguate alle capacità dei singoli.

Fig. 41. Intenzione a voler cambiare lavoro. Valori percentuali.

L’ultima batteria di domande sul lavoro riguarda alcune opinioni espresse dai

rispondenti (Fig.42). I risultati ottenuti sono esposti in un ordine basato sul livello di

riscontro tra gli intervistati (ossia, partendo da quelle in cui hanno espresso

maggiore consenso per poi giungere a quelle in cui esprimono maggiore disaccordo).

Innanzitutto, dall’alto grado di adesione alla prima affermazione “meglio un lavoro

senza contratto che rimanere senza lavoro” emerge la necessità per i rispondenti di

avere una occupazione, anche se irregolare (il 60% è molto o totalmente d’accordo

in questo). Quello che conta maggiormente è la retribuzione, relativamente alla

quale solo un quarto degli intervistati è disposto ad “avere un lavoro pagato male,

piuttosto che non lavorare” (25% è molto o totalmente d’accordo).

“Conoscere la lingua italiana” assume, tra i rispondenti, ampia rilevanza per

trovare lavoro (58% sono molto o totalmente d’accordo). La più ampia variabilità

nelle risposte emerge considerando le differenze di trattamento tra italiani e

stranieri.

Fig. 42. Grado di adesione ad alcune affermazioni sul lavoro. Valori percentuali.

45

I dati raccolti evidenziano la percezione dell’esistenza di una discriminazione,

non necessariamente reale, che i lavoratori domestici di origine straniera dichiarano

di subire, sentendosi in tal modo in una situazione di inferiorità nel trattamento

rispetto agli italiani. Tale percezione riguarda spesso, in primo luogo, il trattamento

retributivo: infatti, il 44% degli intervistati dichiara di essere molto o totalmente

d’accordo con l’affermazione che “a parità di lavoro, gli stranieri sono pagati meno

degli italiani”. Il 40% si dichiara poi anche molto o totalmente d’accordo sul fatto

che “gli stranieri svolgono lavori peggiori degli italiani”. Meno condivise sono invece

le differenze percepite tra italiani e stranieri nel trattamento lavorativo e nella

ricerca del lavoro. Il 33% dichiara di essere poco o per nulla d’accordo sul fatto che

al lavoro “gli stranieri sono trattati peggio degli italiani” e il 31% che “gli italiani

trovano più facilmente lavoro degli stranieri”.

46

DISCRIMINAZIONE: LAVORO, RICERCA DEL LAVORO, IN ALTRE OCCASIONI

Il tema della “discriminazione” è stato affrontato nell’intervista facendo

riferimento a episodi che il rispondente potrebbe aver subito nel corso della propria

vita, durante l’attività lavorativa, oppure mentre era alla ricerca di un lavoro, oppure

in altre situazioni. La parola “discriminato” è stata definita come: “essere trattato in

maniera meno favorevole di altri per una o più caratteristiche personali che in sé

non sono rilevanti ai fini dell’attività da svolgere o della situazione di contesto”.

Nella figura 43 si osserva come i maggiori episodi di discriminazione siano stati

segnalati dai rispondenti soprattutto durante l’attività lavorativa (40,4%) o mentre si

era alla ricerca di un lavoro (46,4%). Nonostante i contesti in cui sono stati subiti

maggiormente gli episodi di discriminazione siano gli stessi di quelli evidenziati con

riferimento a tutta la popolazione in Italia, le percentuali riscontrate tra i lavoratori

domestici di origine straniera in Puglia risultano nettamente superiori alla media.

Infatti, secondo l'indagine sulle “Discriminazioni in base al genere, all'orientamento

sessuale e all'appartenenza etnica” condotta dall’Istat nel 2011, il 9,5% della

popolazione in Italia afferma di essere stata discriminata durante lo svolgimento di

una attività lavorativa e il 9,6% mentre era alla ricerca di un lavoro. Anche

considerando la sola compagine straniera nel contesto nazionale si rilevano valori

inferiori quelli riscontrati in Puglia per i lavoratori domestici. Inoltre, i dati

provenienti dall’indagine Istat su “Condizione e integrazione sociale dei cittadini

stranieri. Anno 2011-2012” evidenziano che il 19,2% degli stranieri ha subito in Italia

un trattamento meno favorevole mentre lavorava o cercava lavoro (16,9% sul lavoro

e il 9,3% nella ricerca del lavoro).

47

Fig. 43. Se. Episodi di discriminazione per determinati contesti. Valori percentuali.

Le ragioni riportate dalle vittime come probabili cause della discriminazione

subìta in questi due ambiti sono varie (Fig.44). Le prime due tra quelle prevalenti

corrispondono, sia con riferimento alle discriminazioni subite al lavoro che a quelle

sperimentate nella ricerca di un lavoro, a motivazioni strettamente legate alla

provenienza: il fatto di essere di origine straniera (rispettivamente 22,2% e 26,3%) e

il modo di parlare in italiano (12.6% e 19,3%). Tali motivazioni risultano sicuramente

più importanti di altre caratteristiche come il genere o l’età che, insieme all’aspetto

esteriore, ricoprono una maggiore importanza nella ricerca del lavoro piuttosto che

al lavoro. Viste le caratteristiche individuali, precedentemente descritte, dei

lavoratori domestici in Puglia, episodi di discriminazione dovuti al il colore della pelle

o alla religione professata sono meno diffusi.

Fig. 44. Motivi di discriminazione al lavoro e durante la ricerca di un lavoro. Valori percentuali.

48

Tra le discriminazioni subìte al lavoro (Fig. 45), quella dichiarata più

frequentemente è il non mancato rispetto delle normali regole di assunzione e/o

licenziamento (30,1%), seguita nell’ordine da: non avere avuto aumenti di

stipendio/straordinari/premi economici etc. meritati (29,3%); vedersi affidati carichi

di lavoro penalizzanti (27,5%); avere una retribuzione inferiore a quella adeguata

per la mansione svolta (18,7%); essere stato forzatamente licenziato, prepensionato,

messo in cassa integrazione o in condizione di lasciare il lavoro a seguito di proprie

dimissioni (13,7%); vedere sminuite le proprie capacità e risultati raggiunti (12,6%);

vivere in un clima ostile nei propri confronti da parte di colleghi e superiori (10,8%).

Fig. 45. Episodi di discriminazione al lavoro. Valori percentuali.

49

I principali attori delle discriminazioni perpetuate al lavoro sono, nel 32,2% dei

casi, i datori di lavoro e nel 12,0% altri italiani (Fig.46).

Fig. 46. Attori degli episodi di discriminazione al lavoro. Valori percentuali.

MOLESTIE, VIOLENZE, ACCUSE INGIUSTIFICATE, RICATTI E UMILIAZIONI

Un ultimo aspetto analizzato mediante l’indagine condotta in Puglia riguarda le

molestie e/o violenze subite (Fig.47). La maggiore quota rilevata riguarda quelle

50

psicologiche (15,7%), seguita da quelle fisiche (7,8%), mentre solo il 2,9% si riferisce

a molestie/violenze a sfondo sessuale. Tali valori risultano in linea con il valore

medio nazionale emerso dall'indagine Istat sulla “Sicurezza dei cittadini” condotta

nel 2016, che ha stimato il numero delle donne che, nel corso della loro vita e nei tre

anni precedenti all’indagine, sono state vittime di un'altra forma specifica della

violenza di genere: le molestie e i ricatti sessuali in ambito lavorativo. In particolare,

in Italia sono 1.404.000 le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito

molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l'8,9% per cento

delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione.

Fig. 47. Molestie/violenze subite per tipologia. Valori percentuali.

Come per le discriminazioni, il principale luogo in cui gli intervistati dichiarano

di avere subito molestie e/o violenze è quello lavorativo: osservando la figura 48 si

evince che il 54,4% degli intervistati ha subito molestie/violenze nel luogo di lavoro.

Circa un quarto ha però anche subito tali episodi nella propria abitazione (24,8%) e il

16,7% in altri contesti (locali, negozi, uffici postali, ospedale ecc.).

Fig. 48. Molestie/violenze subite per luogo. Valori percentuali.

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Anche in questo caso, come per le discriminazioni, il principale attore risulta il

datore di lavoro: il 50,7% degli intervistati ha subito molestie/violenze da

quest’ultimo, mentre il 30,3% da altri italiani e il 25,4% da connazionali (Fig. 49).

Fig. 49. Molestie/violenze subite per attore. Valori percentuali.

Inoltre, come mostrato nella figura 50, un quarto del campione intervistato ha

subito accuse ingiustificate, ricatti o umiliazioni (26%).

Fig. 50. Accuse ingiustificate, ricatti, umiliazioni subite. Valori percentuali.

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Tre quarti del campione (Fig. 51) indica il luogo di lavoro come principale

contesto in cui è stato vittima di soprusi (74,3%), mentre ciò è avvenuto in misura

minore, pari al 40%, in altri contesti (come locali, negozi, uffici postali, ospedale

ecc.). Solo il 10% ed il 13% dichiarano che tali episodi si sono verificati

rispettivamente nella propria abitazione per strada o in autobus.

Fig. 51. Accuse ingiustificate, ricatti, umiliazioni subite per luogo. Valori percentuali.

Interessante, in ultimo, è notare che le persone che le persone che hanno più

frequentemente rivolto accuse ingiustificate, ricatti o umiliazioni agli stranieri

intervistati sono costituite nel 58% dei casi da persone italiane, diverse dal datore di

lavoro, mentre questi solo nel 47% dei casi sono indicati come attori di tali episodi.

Fig. 52. Accuse ingiustificate, ricatti, umiliazioni subite per attore. Valori percentuali.

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Riferimenti bibliografici essenziali Catanzaro R., Colombo A. (a cura) (2009), Badanti & Co. Il lavoro domestico straniero

in Italia, Il Mulino, Bologna.

Colombo A., Caponio, T. (a cura) (2005), Migrazioni globali, integrazioni locali.

Stranieri in Italia, Il Mulino, Bologna.

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http://www.condicio.it/allegati/298/Stat_In_Breve_LavDom_2017.pdf, visto il

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Istat (2013), Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere. Anno 2011, on-line

https://www.istat.it/it/archivio/106292, visto il 22/02/2018.

Istat (2014), Percezioni dei cittadini stranieri: soddisfazione, fiducia e

discriminazione. Anni 2011-2012, on-line https://www.istat.it/it/archivio/136691,

visto il 22/02/2018.

Istat (2018), Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro. Anni 2015-2016, statistiche

report, 13 febbraio, on-line https://www.istat.it/it/archivio/209107, visto il

22/02/2018.