L'eta' anziana

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Prof. Carmelo Scaffidi L’ETÀ ANZIANA

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Prof. Carmelo Scaffidi

L’ETÀ ANZIANA

1 DI CHE COSA SI PARLA

1.1 Quale età anziana

1.2 Gli aspett i demografici della vecchiaia

1.3 Cambiamenti f isici

1.4 Sistema nervoso

1.5 Cambiamenti cognit ivi

1.6 L’affett ività e la personalità

1.7 Cambiamenti sociali

1.8 Quale vecchiaia oggi

Sommario

2 TIPOLOGIE DI DISAGIO

2.1 La malatt ia dell ’anziano

2.2 Malatt ia e disabil i tà nell ’anziano

2.3 Gli aspett i sociali della non autosuff icienza

2.4 Le demenze

2.5 La confusione mentale

2.6 I l morbo di Parkinson

2.7 I l malato terminale

2.8 Disturbi psichiatr ici in età anziana

Sommario

3 INDICAZIONI DI LAVORO

3.1 Assistenza domicil iare, assistenza domicil iare integrata, ospedalizzazione a domicil io

3.2 Day Hospital geriatr ico

3.3 Centro diurno per anziani

3.4 Strutture residenziali

3.5 Case albergo

3.6 Casa di riposo

3.7 Residenze sanitarie assistenziali

3.8 Resisdenze protette e strutture protette per non autosufficienti

Sommario

1.1 Quale età anzianaINVECCHIAMENTO

Non strettamente legato all’avanzare dell’età

Ci sono sessantenni provati dalle malattie o che si collocano in posizioni marginali

Ci sono ottantenni arzilli e che rivestono

ruoli altamente significativi

Si parla allora di ETEROCRONIA dell’invecchiamento: ci sono variazioni da individuo a individuo e, nello stesso individuo, gli

organi e le funzioni non invecchiano uniformemente

1.1 Quale età anzianaDovendo usare degli indicatori è meglio riferirsi alle situazioni della persona e non all’età anagrafica

L’accesso alla pensione

Il momento in cui si

manifesta il decadimento psico-fisico

L’autopercezione della qualità della vita che dipende

dal ruolo dell’affettività

Il pericolo più grande per l’anziano è

l’isolamento affettivoindice

1.2 Gli aspetti demografici della vecchiaia

L’ISTAT definisce “popolazione anziana”

la popolazione di 65 anni e più

con la “popolazione attiva” compresa tra i

15 e i 64 anni

ciò pone un confine tra lavoratore e

pensionato

in contrapposizione

1.2 Gli aspetti demografici della vecchiaia

L’invecchiamento della popolazione costituisce il fenomeno demografico di maggior rilievo delle società a sviluppo avanzato ed è il risultato delle tendenze della

fecondità e della mortalità

La durata della vita media si è allungata grazie ai progressi della medicina e alle

migliori condizioni di vita

La fecondità si è ridotta

Nel 2010 le persone con più di 65 anni saranno il 20% della popolazione totale

emancipazione femminile;controllo delle nascite; modifiche alla

struttura familiare

1.2 Gli aspetti demografici della vecchiaia

Le conseguenze di ciò

in un futuro prossimo la popolazione

potrebbe essere dominata da anziani

saranno necessari interventi legislativi e

assistenziali per fronteggiare i problemi

assistenziali

forse bisognerà rivedere i modelli di pensionamento

bisognerà diversificare le risposte assistenziali per gli

anziani autosufficienti (servizi per la gestione del

tempo libero) e per quelli non autosufficienti

nuclei familiari ridotti non potranno far fronte al carico assistenziale

bisognerà dare supporto, incentivi

economici, agevolazioni fiscali volti a facilitare la

permanenza dell’anziano in

famigliaindice

1.3 Cambiamenti fisiciI cambiamenti fisici si riscontrano già nell’età adulta però

sono facilmente compensati

I cambiamenti fisici che interessano maggiormente sono quelli da cui può derivare una situazione di disabilità come

quelli che interessano il cervello o l’apparato cardio-respiratorio

apparato sensoriale

apparato cardio vascolaree e respiratorio

sistema muscolo scheletricoindice

1.3 Apparato sensoriale

La vistaL’uso di occhiali compensa bene la presbiopia

Per la cataratta è necessaria la sostituzione del cristallino

L’udito Gli anziani che hanno bisogno di compensare la perdita dell’udito con apparecchi acustici è molto

meno degli anziani che hanno bisogno degli occhiali

Quando la perdita è consistente vi possono esser problemi nella comunicazione verbale e conseguenze psicologiche e sociali (isolamento)

Gusto e

olfatto

La quantità di stimolazione deve essere superiore per poter essere recepita (odore del gas, odori

sgradevoli ecc)

1.3 Apparato cardio vascolare e e respiratorio

Le pareti vascolari sono meno elastiche e si verifica una diminuzione della portata cardiaca. L’apparato respiratorio ha un’efficienza ridotta e per questo si verifica una diminuita ossigenazione e ventilazione polmonare durante lo sforzo

scarsa tolleranza allo sforzo

1.3 Sistema muscolo scheletrico

Le articolazioni si irrigidiscono a causa dell’osteoartrosi e con molta frequenza, soprattutto nelle donne si verifica una riduzione della mineralizzazione ossea (osteoporosi)

Ridotta mobilità e alterazioni della postura

1.4 Sistema nervosoSi assiste alla perdita del numero di neuroni e di densità dentritica

Diminuzione dei tempi di reazione

indice

La capacità di stabilire connessioni sinaptiche è in funzione della capacità di coinvolgimento emotivo e intellettuale

È importante quindi coltivare la curiosità

1.5 Cambiamenti cognitiviLe capacità cognitive vanno incontro a un progressivo processo di decadimento in relazione alle modificazioni fisiologiche del sistema

nervoso centrale

Tuttavia le funzioni mentali possono mantenersi integre nel tempo con un esercizio fisico e mentale che attivi la funzionalità delle connessioni

neurali

indice

attenzione

percezione

memoria

pensiero eintelligenza

1.5 AttenzioneGli anziani dimostrano difficoltà quando devono affrontare compiti di

attenzione distributiva

Quando cioè devono eseguire contemporaneamente due compiti è necessario “distribuire” la propria attenzione e, negli anziani, si verifica

un netto peggioramento

Prestare attenzione a due conversazioni

1.5 PercezioneLa percezione presuppone la contemporanea attivazione degli organi

di senso e di processi di elaborazione

La vecchiaia è caratterizzata da difficoltà sensoriali che influenzano la capacità di ricevere stimolazioni dall’esterno

1.5 MemoriaLa capacità di rievocazione risente dell’età soprattutto la memoria a

breve termine

La conoscenze dichiarative vengono perse prima della conoscenze procedurarli

Si perdono prima i significati culturali che le modalità d’uso di oggetti

1.5 Pensiero e intelligenzaIl declino delle capacità intellettive si manifesta con più evidenza

intorno ai 75 anni, solo per le attività che implicano maggiore velocità di elaborazione si osserva un declino in età precedenti

Cattell parla di intelligenza cristallizzata riferita a quando si elaborano conoscenze che sono già state immagazzinate e che rimane nel

complesso stabile

E di intelligenza fluida che sarebbe legata allo sviluppo neuronale che è alla base dei processi di trattamento delle informazioni. Questa

intelligenza decresce comportando una minore capacità di risolvere problemi logici e di ragionare in termini astratti

1.6 L’affettività e la personalitàLa teoria del disimpegno

Negli anni '60 Cumming e Henry propongono una teoria secondo la quale gli anziani tendono a convincersi che il proprio benessere sia in relazione con l’abbandono delle aspirazioni e dei traguardi che si erano posti in età adulta e a un rivolgersi verso la propria interiorità

Tale teoria contrappone la produttività della vita lavorativa a un desangagement sociale che può condurre a delle distorsioni sul piano

dell’intervento e della gestione dei servizi

1.6 L’affettività e la personalitàLa teoria dell’impegno

Havighurst (1969) ritiene che il morale della persona anziana si mantenga elevato nella misura in cui egli riesce ad essere attivo, malgrado la contrazione dei ruoli a cui va incontro. In questo caso l’operosità nel lavoro, si estende per l’intero corso dell’esistenza.

Anche questa teoria presenta dei limiti perché non tiene conto dei bisogni della singola persona: il desiderio di impegnarsi o non

impegnarsi deve essere il risultato di una libera scelta personale. Una spinta sociale verso l’impegno o il disimpegno rischia di creare nuovi

disadattamenti

1.6 L’affettività e la personalitàTendenze centripede

Un elemento sottolineato da molte ricerche empiriche è la tendenza a rivolgersi verso il proprio interno (tendenze

centripede) che si verifica nella vecchiaia e che appare in contrapposizione con le tendenze definite “centrifughe”

(che portano l’individuo verso l’esterno) tipiche della maturità

1.6 L’affettività e la personalitàProblemi legati all’affettività

L’anziano cerca di colmare le proprie insicurezze con attaccamenti esclusivi ai propri famigliari, alla propria abitazione ecc. come se

attaccarsi alle cose fosse un segno di attaccamento alla vita.

Si può manifestare un’eccessiva dipendenza da qualcun altro ad es. in anziani rimasti soli o con disabilità

Una nuova convivenza o un matrimonio per fuggire la solitudine sono spesso contrastati dai figli

1.6 L’affettività e la personalitàProblemi legati all’affettività

La vita affettiva ed emotiva incide anche sul piano della vita sessuale. In età senile vi è un progressivo disinvestimento affettivo ed è

anche diffuso lo stereotipo dell’anziano asessuato invece la sessualità è espressione dell’intimità che esiste tra due persone e la vicinanza del

corpo dell’altro è rassicurante è indice di tenerezza e comprensione

Spesso l’anziano ha più attenzione per le parti del corpo malate che per quelle sane e usa la malattia come elemento attorno al quale far

ruotare le relazioni

Difficoltà di relazione sono prodotte anche dalle alterazioni a carico degli organi di senso come la vista e l’udito

indice

1.7 Cambiamenti socialiL’anziano deve confrontarsi con stereotipi negativi e pregiudizi

sociali collegati alla vecchiaia che incidono sul concetto di sé e sulla propria autostima. Tali stereotipi incidono sulle possibilità dell’anziano di ricercare una nuova identità: se le persone che gli stanno intorno

gli rimandano un’immagine di “malato”, “incapace”, “brutto”, egli tenderà ad adeguarsi ad essa

L’anziano può far fronte a questo sviluppando attività individuali e creative in grado di farlo sentire soddisfatto di sé e riconosciuto dal

gruppo sociale di appartenenza

indice

1.8 Quale vecchiaia oggiÈ possibile pensare ad una progettualità per gli anziani

Attività di formazione aiutano a liberare dalle dipendenze e a usare il senso critico: si può coniugare la voglia di conoscere e capire con il

piacere di stare insieme con glia altri

Il viaggio riesce a coniugare sia il desiderio di nuove esperienze sia momenti di condivisione

Incoraggiare il gioco, il ballo può essere utile per stimolare la capacità di risoluzione di problemi e l’attività fisica

Il coinvolgimento in attività socialmente utili può essere utile a soddisfare il desiderio di assumere un ruolo

indice

2.1 La malattia dell’anzianoL’adulto vive la malattia come un incidente di percorso mentre

l’anziano un evento connaturato con l’invecchiamento

si innescano quindi atteggiamenti di rinuncia rispetto alle possibilità di guarigione

indice

Nell’anziano sono presenti patologie specifiche dell’età (es. la demenza senile) e problemi tipici dell’età (cadute a terra,

incontinenza…). Il problema principale è quello dell’autosufficienza

occorre sollecitare al massimo le funzioni residue perché egli non perda l’autosufficienza, cioè l’autonomia nelle

attività della vita quotidiana

2.2 Malattia e disabilità nell’anzianoLo stato di salute funzionale viene definito sulla base dei seguenti

parametri di valutazione:

indice

BADL

Basic Activities of Daily Living = Attività di base della

vita quotidiana

IADL

(Instrumental Activities of

Daily Living = Attività

strumentali della vita

quotidiana

AADL

Advanced Activities of Daily Living=Attività avanzate della vita quotidiana

2.2 BADL Basic Activities of Daily Living

Indicano le attività quotidiane connesse alla cura della persona:

Capacità di vestirsi

Capacità di fare il bagno

Capacità di spostarsi

Capacità di alimentarsi

Capacità di recarsi ai servizi igienici

Continenza sfinterica

ecc.

2.2 IADL Instrumental Activities of Daily Living

Capacità di attivare e portare a termine attività essenziali per mantenere l’indipendenza e che possono prevedere l’uso di

strumenti tecnologici:

Capacità usare il telefono

Fare acquisti

Preparare pasti

Lavori domestici

Capacità fare il bucato

Uso dei mezzi di trasporto

Responsabilità nell’uso dei medicinali

Capacità di maneggiare il denaro

2.2 AADL Advanced Activities of Daily Living

Capacità di intraprendere attività sociali o fisiche e che non sono indispensabili per una vita autonoma:

Hobby

Sport

Interessi culturali

2.3 Gli aspetti sociali della non autosufficienza

Il rischio di non autosufficienza sembra correlato a due ordini di fattori sociali

indice

Il grado di povertà La riduzione numerica del nucleo familiare

Dopo il pensionamento diminuisce il reddito

Maggior probabilità di istituzionalizzazione

Abitazione

All’aumentare dell’età corrisponde una

maggiore probabilità di vivere soli

2.4 Le demenzeMALATTIA ORGANICA LEGATA A PROCESSI DI DEGENERAZIONE DEL CERVELLO

CONSEGUENZE

• PERDITA DELLE FACOLTÀ INTELLETTIVE (progressivo deterioramento delle funzioni mentali)

• DISINTEGRAZIONE DELLA PERSONALITÀ

SONO IL RISULTATO DI UNA DEGENERAZIONE DEL TESSUTO CEREBRALE (morbo di Alzheimer (60% delle demenze); demenza che evolve dal morbo di Parkinson…)

2.4 DEMENZE PRIMARIE

DIPENDONO DA LESIONI ISCHEMICHE (diminuzione o soppressione della circolazione sanguigna in un organo o territorio dell’organismo) CHE HANNO DISTRUTTO PARTE DEL TESSUTO CEREBRALE. Frequentemente associate ad aterosclerosi.

2.4 DEMENZE VASCOLARI O SECONDARIE

1. DECADIMENTO PIÙ O MENO RAPIDO DELLA MEMORIA E DELLE FUNZIONI COGNITIVE

2. MODIFICAZIONI A LIVELLO DELLA PERSONALITÀ

3. ALTERAZIONE DEL COMPORTAMENTO NELLE NORMALI ATTIVITÀ QUOTIDIANE

2.4 SINTOMATOLOGIA

• PERDITA GLOBALE DELLA MEMORIA RECENTE (il soggetto non riesce a convogliare informazioni verso la memoria a lungo termine) E PREVALENZA DELLA MEMORIA REMOTA

• LA PERDITA DELLA MEMORIA INCIDE ANCHE SULLA CAPACITÀ DI ORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPORALE (Non si riconoscono i luoghi familiari; si dimenticano il giorno, il mese, l’anno; si confonde il giorno con la notte…)

2.4 SINTOMATOLOGIA

• DIFFICOLTÀ AD AFFRONTARE COMPITI NUOVI (DIVENTA DIFFICILE: RIASSUMERE UN BRANO DI GIORNALE; DEFINIRE CONCETTI; DEFICIT DEL PENSIERO ASTRATTO…)

• INCAPACITÀ DI GIUDIZIO che impedisce una valutazione corretta della situazione e di AUTOCONTROLLO relativamente al proprio comportamento (passeggiare in pigiama; uso sconveniete del linguaggio…)

• IL LINGUAGGIO È PARTICOLARMENTE COMPROMESSO NELLA COMPRENSIONE E NELLA PRODUZIONE, A SECONDA DELLE AREE CORTICALI DANNEGGIATE

2.4 SINTOMATOLOGIA

• AFASIADisturbo nella COMPRENSIONE e nella FORMULAZIONE DI MESSAGGI VERBALI come conseguenza di disfunzioni corticali

• APRASSIA INCAPACITÀ DI ESEGUIRE MOVIMENTI FINALIZZATI AD UNO SCOPO ANCHE SE LA MOTRICITÀ È INTEGRA (abbottonarsi; allacciarsi gli indumenti; ordinare la sequenza dei gesti per vestirsi…)

•AGNOSIA INCAPACITÀ DI DARE UN SIGNIFICATO AGLI STIMOLI PROVENIENTI DALL’ESTERNO (non si riconosce la funzione degli oggetti; i volti delle persone; i suoni…)

2.4 SINTOMATOLOGIA

• CAMBIAMENTO DELLE CARATTERISTICHE TIPICHE DELLA PERSONA (Persone attive e piene di interessi/apatiche, senza interessi; persone tranquille/trasgressive, apprensive, linguaggio volgare; persone ordinate e pulite/trascurate nell’igiene e nell’abbigliamento; ecc.)

• ACCENTUAZIONE DI CERTI ASPETTI DEL COMPORTAMENTO (una persona sospettosa dopo la malattia può avere deliri di persecuzione; ecc)

• DEFICIT DELL’AUTOCONTROLLO ( a causa della distruzione delle cellule neurali)

2.4 SINTOMATOLOGIA

• INIZIALMENTE I DEFICIT SONO RILEVABILI NELLE ATTIVITÀ CHE RICHIEDO COMPETENZE far compere;

utilizzare il denaro; prepararsi i cibi; accudire alla casa; ecc.(Funzioni che richiedono l’utilizzo della memoria; della capacità di interpretazione e risoluzione di problemi)

• IN SEGUITO EMERGONO DIFFICOLTÀ NELLE ATTIVITÀ DI BASE (Lavarsi; vestirsi; andare in bagno; mangiare; ecc.)

• FASE DI TOTALE DIPENDENZA

2.4 SINTOMATOLOGIA

INTERVENTI FINALIZZATI AL RAGGIUNGIMENTO DEI SEGUENTI OBIETTIVI:

1. CONTENERE LE CONSEGUENZE DELLA PROGRESSIVA PERDITA DELLA MEMORIA E DELLE FUNZIONI COGNITIVE

2. LIMITARE LE CONSEGUENZE DELLE ALTERAZIONI DELLA PERSONALITÀ

3. FAVORIRE IL MANTENIMENTO DELL’AUTOSUFFICIENZA AL PIÙ ALTO LIVELLO FUNZIONALE POSSIBILE

2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA

SOLLECITARE, STIMOLARE il demente PER ATTIVARE I PROCESSI DI MEMORIA GRAZIE ANCHE AL SUSSIDIO DI ELEMENTI CHE LO AIUTINO A RIEVOCARE E RICONOSCERE

• Elenchi (nomi di persone, numeri di telefoni, cose da fare durante la giornata...)

• Calendari, orologi

• Etichette e immagini per favorire il riconoscimento degli spazi

• Strisce sul pavimento per aiutare l’orientamento spaziale

• Fotografie...

• Lasciare inalterato l’ambiente di vita

2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA

R.O.T. (Reality Orientation Therapy) TECNICA CHE SERVE A POTENZIARE E CONSERVARE LE FUNZIONI GOGNITIVE E PARTICOLARMENTE IL GRADO DI ORIENTAMENTO. CONSISTE IN UNA STIMOLAZIONE CONTINUA DI MOLTEPLICI FUNZIONI QUALI L’ATTENZIONE, L’ORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPORALE, LA MEMORIA E LE CAPACITÀ COGNITIVE

T.O. (Tearapia Occupazionale)

SERVE A RECUPERARE E POTENZIARE IL PIÙ A LUNGO POSSIBILE LE CAPACITÀ E LE ABILITÀ FUNZIONALI (ATTIVITÀ DOMESTICHE, MESTIERI, ...)

2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA

• Comportamenti strani, instabilità dell’umore, manifestazioni aggressive possono essere contenuti se l’anziano si trova in un ambiente sufficientemente stabile (routine) e rassicurante

• Le limitate capacità cognitive limitano la capacità di interpretare una situazione e di calibrare una risposta adeguata quindi sono frequenti le “reazioni catastrofiche” cioè sproporzionate ad un insuccesso, un cambiamento, un evento. Occorre non richiedere prestazioni troppo difficoltose o impossibili e tollerare tempi di reazione lunghi di fronte a queste reazioni occorre mantenere la calma e distrarre il paziente. Non discutere, né rimproverano, né trattenerlo con forza, Ma parlargli con calma, rassicurarlo e spostare l’attenzione verso altro.

2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA

• Nel caso di COMPORTAMENTI SOSPETTOSI O ACCUSATORI non occorre discutere ma cercare di recuperare gli oggetti scomparsi.

• Di fronte all’ANSIA e alla DEPRESSIONE, spesso presenti all’inizio della malattia, come reazione ad un senso di perdita è opportuno rispondere in modo affettuoso, è inutile cercare di capire cosa lo affligge e di spiegare l’inutilità delle sensazioni.

• L’AGGRESSIVITÀ è una manifestazione della malattia (non si controlla più la situazione), bisogna dimenticare l’episodio e cercare di distrarre il paziente con qualcosa che gli piace.

2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA

• All’INIZIO della malattia stimolare la persona a condurre una vita il più normale possibile. Nell’area della cura della persona e nelle attività domestiche l’operatore si deve porre come supervisore non come diretto esecutore.

• Con l’AVANZARE della malattia la guida dovrà essere attenta e continua (sequenza delle operazioni, ambiente adatto da predisporre...)

• Nella FASE TERMINALE intervento massiccio dell’operatore e dei familiari

2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA

• Per i familiari trovarsi con un parente che si trasforma comporta un riadattamento completo del rapporto•Le emozioni che vengono più facilmente sperimentate sono:

2.4 La famiglia del demente

depressione rabbia imbarazzo

solitudinesenso di colpa

indice

2.4 La famiglia del demente: depressione

La persona che sta accanto a noi (marito, moglie, padre, madre..) cambia

progressivamente fino a giungere al punto di non riconoscerci più. Si ritorna allora con la memoria a com’era la persona prima della

malattia e si rimpiange quel tempo

2.4 La famiglia del demente: rabbia

Verso il familiare malato, verso se stessi, verso la situazione in generale

2.4 La famiglia del demente: imbarazzo

A causa dei comportamenti che il malato manifesta: reazioni esagerate e inappropriate

quando si hanno ospiti in casa, urla, grida che possono far sospettare i vicini di

trattamenti violenti, esibizioni sessuali ecc.

2.4 La famiglia del demente: solitudine

Il malato ha sempre bisogno di assistenza è facile quindi allentare i contatti sociali per

stanchezza o per imbarazzo

2.4 La famiglia del demente: senso di colpa

Per il fatto di provare rabbia o imbarazzo nei confronti del malato e, quando si ricorre

all’istituzionalizzazione, per aver “tradito” il congiunto.

2.5 La confusione mentaleÈ una sindrome diffusa negli anziani causata

dall’invecchiamento delle strutture cerebrali, dalla presenza di malattie croniche, dalla difficoltà di

equilibrio nell’assimilazione di farmaci ecc.

I sintomi sono simili a quelli della demenza (compromissione della memoria recente,

disorientamento spazio temporale, alterazioni comportamentali…

indice

2.6 Il morbo di parkinsonÈ una patologia degenerativa che intacca i neuroni dopaminacei, colpisce i soggetti intorno ai 50 anni

per cause ancora sconosciute

Il parkinsonismo secondario invece ha sintomatologia simile al morbo di parkinson ma cause accertate (vascolari,

arteriosclerosi, uso prolungato ed eccessivo di sedativi o antipsicotici)

È la prima malattia neurologia a patogenesi neurotrasmettitoriale imputabile a squilibri dei

neurotrasmettitori per una marcata diminuzione di uno di essi: la dopamina

2.6 Il morbo di parkinsonLa sintomatologia è essenzialmente riferibile

all’area motoria:

rigidità

alterazioni posturali

bradicinesia

tremori a riposo

2.6 Il morbo di parkinson: rigidità

Quando si cerca di far piegare un arto in modo passivo si osserva rigidità

muscolare

2.6 Il morbo di parkinson: bradicinesia

La traduzione dal greco significa “movimento lento”

I movimenti vengono eseguiti come a rallentatore

2.6 Il morbo di parkinson: tremori a riposo

Gli arti (soprattutto superiori) presentano un tremore lento che si manifesta quando l’arto è a riposo,

tende a scomparire con il movimento ed è assente nel sonno

Le mani assumono il tipico movimento di chi sta “contando i soldi”

2.6 Il morbo di parkinson: alterazioni posturali

Il paziente cammina portando il tronco in avanti (perché ha la

tendenza a cadere all’indietro) con le braccia addotte e i gomiti lievemente

flessi

Ciò porta ad alterazioni della postura che sfociano in un quadro di grave

artrosi

2.6 Il morbo di parkinsonLa terapia non riduce la progressione della

malattia ma svolge solo una funzione sintomatica

La riabilitazione consiste nell’aiutare l’ammalato a conoscere e gestire gli effetti meccanici del proprio

deficit e migliorare le proprie capacità motorie

2.6 Il morbo di parkinson: i bisogni psicologici

BISOGNO DI ELABORARE COGNITIVAMENTE E AFFETTIVAMENTE LA MALATTIA

Il malato di parkinson non ha problemi cognitivi (a volte solo nelle fasi avanzate della malattia) ed è quindi

consapevole della gravità della malattia

Ha bisogno allora di elaborare la malattia per accettarla emotivamente

2.6 Il morbo di parkinson: i bisogni psicologici

BISOGNO DI RUOLO E DI SUPPORTO SOCIALE

È importante che la persona abbia un ruolo e dei compiti da svolgere per rinforzare la sua autostima

indice

2.7 Il malato terminaleCi si riferisce a tutte quelle persone che non

hanno possibilità di guarigione e la cui evoluzione della malattia porterà alla morte nel

giro di alcuni giorni, di mesi o anche di anni

La psichiatra Kϋbler Ross ritiene sia per il morente sia per chi lo assiste che si debba comunicare

esplicitamente la prognosi della malattia

2.7 Il malato terminale

Nel processo che conduce all’accettazione del momento finale si possono rintracciare alcune fasi la cui conoscenza

aiuta operatori e familiari a comprendere meglio i vari momenti

I fase:rifiuto

IV fase: depressione

II fase: collera

V fase: accettazione

III fase: contrattazione

indice

2.7 Il malato terminale: rifiuto

Il rifiuto ansioso iniziale, secondo la Kϋbler Ross, è più marcato nei pazienti ai quali la diagnosi è stata comunicata

con modalità sbagliate

In questa fase occorre dimostrare disponibilità e interesse nello stare accanto a queste persone

Ascoltarle per comunicare fiducia

Dare la sensazione che ci si sta occupando di loro

2.7 Il malato terminale: collera

La collera è un modo per scaricare un peso insostenibile ed è molto difficile da gestire sia per i famigliari sia per gli

operatori

Il malato diviene lamentoso, poco disponibile, carico di risentimento

Gli operatori tendono ad evitarlo ad essere indispettiti per le sue manifestazioni e può emergere la tendenza a

rispondere con altrettanta aggressività

Occorre invece avere maggior autocrontrollo

2.7 Il malato terminale: contrattazione

Il malato pensa di raggiungere un compromesso con l’evoluzione della malattia invece di affrontare la propria

fine da soli e facendo il vuoto attorno a sé

La Kϋbler Ross paragona questa situazione a quella dei bambini che dopo aver manifestato la propria rabbia

patteggiano la pace con gli adulti riconoscendo che non è conveniente continuare ad agire in un certo modo

2.7 Il malato terminale: depressione

La depressione consente al malato di preparasi alla perdita delle cose più care

È inutile che gli operatori incoraggino o minimizzino la situazione ma è opportuno lasciare esprimere il dolore al

malato

2.7 Il malato terminale: accettazione

È il momento in cui la persona rinuncia alla lotta considerata l’inutilità di essa come se si trattasse di un

momento di riposo prima di un lungo viaggio

È un momento di vuoto di sentimenti

Il malato vuole solo alcune persone accanto a sé

Per l’operatore deve prevalere la comunicazione non verbale

L’operatore e i famigliari hanno il compito di trasmettere al morente l’idea che la sua esistenza ha avuto un significato e qualcosa di sé è

stato lasciato a quelli che rimangono

Si può definire come uno stato di allerta o di eccessiva preoccupazione per qualcosa o qualcuno (preoccupazione per un

nuovo lavoro, una relazione affettiva).

I motivi di preoccupazione per gli anziani riguardano l’insorgenza di malattie, la percezione del proprio deterioramento, la scarsa

sicurezza finanziaria, l’isolamento sociale, ecc.

2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: l’ansia

Assume caratteristiche psicopatologiche quando appare

Sproporzionata rispetto alla situazione

Fonte di notevole sofferenza soggettiva

Persistente nel tempo

Con sintomi così gravi da compromettere in misura rilevante le relazioni sociali

I sintomi sono:

Preoccupazione eccessiva, Difficoltà a concentrarsi e vuoti di memoria, Tensione muscolare, Stato di irritabilità o agitazione, Facile

affaticabilità, Disturbi del sonno, Respirazione difficoltosa, Tachicardia, Sudorazione fredda

2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: l’ansia

L’eccessiva preoccupazione può condurre all’ipocondria

Cioè alla convinzione erronea di soffrire di una malattia non diagnosticata

È un disturbo del tono dell’umore cioè dello stato d’animo che ci accompagna per tutto il giorno

2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione

L’umore può essere stabile o variare (anche nella stessa giornata) perché influenzato positivamente o

negativamente dall’ambiente esterno e dalle situazioni incontrate

Si parla di depressione come vera malattia quando il tono dell’umore è rivolto marcatamente verso il basso

SINTOMI FISICIDisturbi del sonno con insonnia o ipersonnia

Scarso appetito o perdita di peso o incremento dell’appetito e del peso corporeo

Mancanza di energia e affaticamento eccessivo

2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione

SINTOMI PSICOLOGICIPerdita di interesse per le attività quotidiane

Incapacità di provare piacereScarsa stima di sé con autosvalutazione e sensi di colpa

Difficoltà di concentrazioneMancanza di volontà, apatia

Tendenza a isolarsi dalla società e dalla famigliaPensieri di morte e tentativi di suicidio (casi gravi)

Nell’anziano la depressione si esprime con due modalità

2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione

Declino delle facoltà cognitive:

Impoverimento del pensiero e del

linguaggioDifficoltà

psicomotorieRidotta capacità di

gestire la propria vita quotidiana

Accentuazione dei disturbi somatici:

Dolori agli artiDolori gastro-

intestinalicefalee

indice

3 INDICAZIONI DI LAVORO

L’art. 32 della Costituzione

afferma il diritto alla salute individuale

Come conciliare il diritto alla salute e il concetto di benessere con gli inevitabili deficit

e malattie legati al processo di invecchiamento?

L’OMS ha ridefinito il concetto di salute non come assenza di

patologie ma come uno stato di benessere fisico, psichico, sociale a cui ognuno deve

tendere

3 INDICAZIONI DI LAVORO

Occorre far riferimento al concetto di prevenzione primaria, secondaria e terziaria

La prevenzione primaria è relativa all’insieme di misure finalizzate alla prevenzione

della comparsa di eventi morbosi

La prevenzione secondaria è relativa agli interventi orientati a fare in modo che un evento morboso in corso non dia

esiti invalidanti o a ridurre il livello di gravità

La prevenzione terziaria si occupa di correggere gli esiti negativi, già evidenti, di eventi morbosi

3 INDICAZIONI DI LAVORO

È la prevenzione soprattutto primaria il mezzo principale per permettere alle persone anziane un livello adeguato di

benessere che spetta loro di diritto

Fra i vari interventi di prevenzione primaria e secondaria possiamo ricordare

I servizi di telesoccorso, telecontrollo, teleassistenza che garantiscono sostegno psicologico e tranquillità

Iniziative riguardanti la gestione del tempo libero, le vacanze, le attività culturali, l’attività fisica visti come

elementi essenziali di una politica di prevenzione e di tutela del benessere psicofisico

3 INDICAZIONI DI LAVORO

Gli enti locali possono facilitare:

Tutela abitativa per evitare sradicamenti

Sostegno economico alle famiglie per evitare l’istituzionalizzazione

Facilitazione all’accesso ai servizi sanitari

Agevolazioni nell’uso dei servizi telefonici, mezzi di trasporto, cinema e teatri

Incentivazione di forme di volontariato e di associazionismo tra anziani

3 INDICAZIONI DI LAVORO

Quando esiste già una condizione di patologia e l’obiettivo è intervenire per ridurre le conseguenze sul piano personale gli interventi possono essere

suddivisi in

Interventi che possono essere resi a domicilio o in strutture semiresidenziali

Interventi in strutture residenziali

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3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata, ospedalizzazione a domicilio

ASSISTENZA DOMICILARE

Insieme di prestazioni di tipo socio assistenziale erogate (spesso) dal Comune a domicilio dell’utente con i

seguenti obiettivi:

Mantenere a domicilio l’utente

Sostenere i familiari nel processo di cura dell’anziano

Ridurre i costi sociali dati dall’istituzionalizzazione

3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata, ospedalizzazione a domicilio

ASSISTENZA DOMICILARE INTEGRATA

Quando, accanto ai bisogni assistenziali, compaiono anche bisogni relativi alla cura di patologie, soprattutto croniche o terminali, si fa ricorso all’assistenza integrata

con personale dell’ASL che possiede competenze specifiche in materia sanitaria

3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata, ospedalizzazione a domicilio

OSPEDALIZZAZIONE A DOMICILIO

È un servizio di diretta competenza dell’ASL che è funzionale al mantenimento al proprio domicilio

di pazienti, solitamente malati terminali, che hanno bisogno di cura, ma per i quali non si ritiene

più opportuno continuare il ricovero

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3.2 Day Hospital geriatrico

Il termine sta ad indicare una particolare forma di ricovero in ospedale limitato a un giorno o

porzioni di giornata, evitando gli sprechi connessi alla degenza durante le ore notturne, le festività e

nei giorni in cui non sono previsti interventi di diagnosi o di riabilitazione

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3.3 Centro diurno per anziani

È una struttura che eroga servizi di assistenza ed è rivolto ad un’utenza sufficientemente

autonoma o con limitate compromissioni

Si presenta come un luogo di incontro, svago e aggregazione sociale

Può svolgere anche funzioni assistenziali: mensa, lavanderia, riattivazione funzionale (attività

motoria)

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3.4 Strutture residenziali

A volte è necessario il ricovero in strutture residenziali per anziani con patologie

gravemente invalidanti e con scarso supporto familiare

A volte anziani autosufficienti si rivolgono ai servizi per non pesare sulla famiglia

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3.5 Case albergo

Destinate ad un’utenza anziana autosufficiente o con deboli limitazioni, ma che per diverse ragioni (mancanza di

supporto familiare) desidera avere un supporto assistenziale.

Si tratta di piccoli appartamenti dotati di ogni servizio in cui gli anziani possono organizzare la vita a loro piacimento

e di un insieme di servizi comuni (mensa, lavanderia, portineria, sala riunioni, ambulatorio, ecc.) a cui l’anziano

può accedere

In futuro queste realizzazioni potranno avere maggior espansione (adesso sono costose e riservate a pochi)

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3.6 Casa di riposo

Sono la risposta più tradizionale a un bisogno di assistenza continua

Accolgono persone non totalmente autosufficienti o con problemi tali da non poter far conto sull’assistenza dei

familiari

Gli ospiti sono ricoverati per periodi lunghi e se le condizioni peggiorano si fa ricorso ai servizi come le RSA o

le residenze protette per non autosufficienti

Gli obiettivi delle case di riposo sono: conservare le residue capacità di autonomia e promuovere lo sviluppo di

capacità residue

Contrastare il processo di decadimento psicofisicoindice

3.7 Residenze sanitarie assistenziali

Le RSA ospitano soggetti che hanno bisogno di interventi terapeutici, riabilitativi e di

mantenimento, di tipo prevalentemente sanitario, non erogabili a domicilio o nei centri diurni

L’obiettivo è quello di ridurre le compromissioni funzionali riportate

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3.8 Resisdenze protette e strutture protette per non autosufficienti

Accolgono persone in situazione di accentuata non autosufficienza con gravi deficit soprattutto di tipo psichico che necessitano di un elevato carico assistenziale e di un

ambiente protetto

L’obiettivo è quello del mantenimento delle capacità residue dell’anziano che tuttavia è scarsamente partecipe e

collaborativo

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