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a cura di Gianna Zamaro Ufficio di Progetto OMS - Città Sane UDINE Il profilo di salute della popolazione anziana

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a cura di Gianna ZamaroUfficio di Progetto OMS - Città Sane

UDINEIl profilo di salute

della popolazione anziana

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Progetto O.M.S. “Città Sane”Ufficio Integrato di Promozione della SaluteComune di Udine - Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”Via Sottomonte, 34 - 33100 UDINETel. 0432 271384 / 387 / 389 Fax 0432 271386e-mail: [email protected]

Volume a cura di:Gianna ZamaroCoordinatore Tecnico Scientifico Progetto O.M.S. “Città Sane”

Hanno collaborato:Stefania Pascut, Enrico Chiavon, Sonia Lavarone, Riccardo RivaUfficio di Progetto O.M.S. “Città Sane”Chiara GalloDirettore Dipartimento Politiche Sociali Educative e Culturali, Comune di UdineAlessio FornasinDipartimento di Scienze Statistiche, Università degli Studi di UdineMiriam TotisIstituto Regionale per gli Studi di Servizio Sociale (IRSSeS)

Foto di copertina di Ezio RomanoCollaborazione Grafica e Foto a cura di Anna Del Fabbro, Luisa Messinese

Giugno 2008

ISBN 978-88-902675-0-5

Stampa Arti Grafiche Friulane / Imoco spa - Tavagnacco UD

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UDINEIl profilo di salute

della popolazione anziana

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Riferimenti fotografici:

Pag. V Duomo, particolarePag. IX Palazzo Veneziano particolarePag. X Piazza Libertà

Pag. 1 “Madonna col Bambino”- Loggia del LionelloPag. 7 Loggia del Lionello particolarePag. 17 Angelo della chiesa di Santa Maria in CastelloPag. 35 Torre dell’orologio particolarePag. 115 Loggia del Lionello porticatoPag. 169 Torre dell’orologio particolarePag. 177 Palazzo del Monte di Pietà particolare

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RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano tutte le persone che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione del“Profilo di salute della popolazione anziana” della città di Udine.

Si ringraziano in particolare:• l’Ufficio Europeo per la Governance e la Salute Urbana e i componenti del sub-network“Healthy Ageing” dell’OMS per il supporto nell’elaborazione delle linee guida che hannopermesso la stesura del profilo e in particolar modo il Prof. Geoff Green;• tutti gli enti e le istituzioni che hanno fornito i dati e ne hanno facilitato la raccolta e l’a-nalisi;• l’Istituto Regionale per gli Studi di Servizio Sociale (IRSSeS) per il supporto nellaconduzione dei focus group e il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Universitàdegli Studi di Udine per l’attività di ricerca condotta sulle dinamiche demografiche dellapopolazione;• le associazioni di volontariato e i singoli cittadini che hanno contribuito in modosignificativo ad una più completa fotografia dei bisogni degli anziani in città.

Infine, un ringraziamento particolare è rivolto al Prof. Ezio Romano, “maestro e guida dasempre”, per i preziosi consigli e il contributo offerto nella revisione del documento.

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VII

INDICE

Presentazione pag. IX

Prefazione » X

1. L’invecchiamento della popolazione » 3

1.1. La situazione in Europa » 31.2. Il quadro epidemiologico. Evoluzione demografica

e dei bisogni » 51.3. Invecchiare in salute » 6

2. Una panoramica sulla popolazione anziana in città » 7

2.1. Il contesto demografico » 9

3. Il profilo di salute degli anziani » 17

3.1. Una guida per il profilo » 193.2. Il principio ispiratore: l’equità » 213.3. Gli indicatori del profilo » 223.4. Sezione A. Profilo demografico » 233.5. Sezione B. Accessibilità ai servizi socio-sanitari » 263.6. Sezione C. Il quadro sociale: debolezze e punti di forza » 29

4. Il profilo della città di Udine » 35

4.1. Struttura della popolazione » 374.2. Distribuzione per circoscrizione » 424.3. Speranza di vita » 474.4. Proiezioni della popolazione » 484.5. L’indice di dipendenza » 524.6. Stato civile » 554.7. Mortalità per causa, età e genere » 584.8. Morbilità » 644.9. Salute mentale » 664.10. Disabilità » 684.11. Comportamenti » 71

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4.12. Valori » 834.13. Sviluppo dei servizi » 844.14. Responsabilità dell’assistenza socio-sanitaria » 894.15. Status economico » 904.16. Entrate » 964.17. Istruzione » 994.18. Possesso dell’abitazione » 1024.19. Sicurezza » 1044.20. Accesso ai trasporti » 1074.21. Processi di partecipazione della popolazione anziana » 1114.22. Influenza nella comunità » 113

5. Percezioni e suggerimenti dei cittadini anziani » 115

5.1. L’empowerment dei cittadini anziani » 1175.2. Il protocollo di Vancouver e l’indagine sull’ambiente urbano » 1195.3. Le città coinvolte » 1215.4. I risultati dell’indagine » 1225.5. Come le persone anziane residenti “vivono Udine” » 167

6. Risultati del sondaggio telefonico » 169

6.1. Indagine telefonica » 171

Conclusioni » 177

Bibliografia » 181

Glossario » 185

VIII

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PRESENTAZIONE

Gli anziani, in Europa, in Italia e a Udine in particolare, rappresentano una fascia sempre piùimportante della popolazione. E se da un lato necessitano di maggiori protezioni sanitarie esociali, dall’altro però rappresentano un patrimonio civile, per tanti aspetti ancora inesplorato,anche se decisivo per lo sviluppo sostenibile e responsabile della società.

Come amministratori, ma anche come operatori sociali e sanitari, dobbiamo agiresempre di più secondo quella rivoluzione copernicana che pone il cittadino al centro delsistema, invece degli erogatori di servizio. Dobbiamo sempre di più porci come obiettivoquello di garantire i diritti dei cittadini invece di limitarci a rispondere alle loro richiestedi bisogno.

Nei confronti degli anziani, questo significa che dobbiamo garantire equità sociale esanitaria e assicurare un invecchiamento dignitoso e sano, promuovendo un’educazionealla salute sia cognitiva che fisica. Per fare questo dobbiamo coinvolgere attivamente glianziani, farli partecipare non solo alle decisioni e alle azioni che riguardano loro, ma allavita di tutta la società.

In primo luogo dobbiamo quindi non solo essere consapevoli delle loro condizioni divita, ma anche scoprire cosa le determina, senza dimenticare – aspetto molto importante –il modo in cui essi le percepiscono.

La vera equità è garantire pari opportunità non in astratto, ma pari opportunità di sceltanella possibilità di realizzare le proprie aspirazioni concretamente.

La società ha una natura dinamica, si trasforma incessantemente e in modo sempre piùrapido, e con essa la nostra percezione di questo cambiamento. Ma non sempre questedue dimensioni sono coerenti. La nostra consapevolezza ha dunque un bisogno sempremaggiore di informazioni organizzate, ovvero di conoscenza.

Questo documento, che traccia il “Profilo di salute della popolazione anziana di Udine”,è un contributo preziosissimo, indispensabile, per raggiungere gli obiettivi strategici cheabbiamo descritto. Mi congratulo vivamente con tutti coloro che operano nell’ambito delProgetto “Città Sane”, promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per averloredatto, e in particolare con la dott.ssa Gianna Zamaro che dirige tale progetto.

Voglio anche sottolineare l’importanza del fatto che la città di Udine, grazie a questoprogetto, è stata inserita nel circuito mondiale di eccellenza nella progettazione e nellosviluppo di attività che rendono le città e i loro cittadini sempre più sani e consapevoli.

Concludo, raccomandando la lettura di questo documento, così ricco di informazioni,considerazioni e spunti a più cittadini possibile.

Perché una città può essere veramente sana solo se è una città veramente solidale!

Prof. Furio HonsellSindaco di Udine

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PREFAZIONE

Il XXI secolo è caratterizzato da due tendenze globali: l’invecchiamento e l’inurbamentodella popolazione (circa il 75% degli abitanti del pianeta vive nelle città).

L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno complesso nel quale intervengono- interagendo tra loro - molteplici fattori: sociali, economici, ambientali e personali. Inol-tre, la miglior qualità della vita e il progresso della scienza medica, conquiste degli ultimidecenni, hanno aumentato l’aspettativa di vita alla nascita favorendo un quadro epide-miologico caratterizzato dalla netta diminuzione della mortalità per malattie acute e da unprogressivo aumento delle malattie cronico-degenerative. Per questi motivi nei prossimianni la società sarà formata da un numero sempre crescente di persone anziane. Negli ul-timi 50 anni il numero di anziani in Europa è triplicato e le previsioni indicano che taletendenza è in costante aumento anche per i prossimi 50. Oltre a quanto già affermato, lapopolazione anziana va radicalmente mutando perché il numero di persone con più di 80anni (IV età) diventa sempre più consistente.

Nel Libro Verde “Cambiamenti demografici a confronto: una solidarietà nuova tra legenerazioni” pubblicato nel 2005, la Commissione Europea ha individuato tre fattori re-sponsabili del progressivo “invecchiamento demografico” del continente: la bassa natalità,l’invecchiamento della forza lavoro e la crescente longevità.

Inoltre, nell’ambito dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico(OCSE) e dell’Unione Europea (UE) cresce la preoccupazione per l’impatto che l’invec-chiamento della popolazione avrà sullo sviluppo economico sostenibile e sulla domandadi servizi socio-assistenziali e sanitari.

Date queste premesse è indispensabile per le città avere una conoscenza dettagliatadella condizione degli anziani per poter sviluppare politiche e strategie che promuovanostili di vita corretti e un invecchiamento in salute dei cittadini. Disponendo di questo stru-mento è possibile adottare programmi specifici a favore delle persone anziane, ripensaree riorganizzare - se necessario - i servizi socio-sanitari.

Per questo motivo l’Ufficio Europeo per la Governance e la Salute Urbana dell’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità ritiene indispensabile che le città appartenenti al Progetto“Città Sane” producano ciascuna un profilo di salute dei cittadini anziani che possa for-nire una guida e un supporto alle decisioni dei politici locali.

Il fine di questo documento è quello di fornire una fotografia quanto più dettagliatapossibile della situazione degli anziani a Udine. E’ il frutto di un’analisi attenta delle con-dizioni di vita della popolazione ultrasessantacinquenne realizzata attraverso la raccolta el’analisi dei dati a disposizione e delle testimonianze e dei suggerimenti proposti dai cit-tadini coinvolti.

Il Profilo della popolazione anziana della città sviluppa tre tematiche: l’evoluzione

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demografica, l’analisi di specifici indicatori, l’opinione sulla qualità della vita in città deglianziani e di coloro che li assistono.

Si articola in sei capitoli di cui il primo è introduttivo e illustra il quadro demograficoeuropeo, l’evoluzione dei bisogni e gli obiettivi del Progetto “Città Sane”. Il secondoprende in considerazione le dinamiche demografiche che si sono sviluppate a Udine nelcorso degli anni; il terzo è un’introduzione e una guida alla raccolta e all’analisi degli in-dicatori così come stabilito dall’OMS; il quarto illustra e analizza i 22 indicatori. Il penul-timo capitolo riguarda l’analisi dei bisogni percepiti dai cittadini residenti, rilevati attraversoun’indagine condotta sulla base del protocollo di Vancouver. Le persone che hanno par-tecipato all’indagine hanno sottolineato gli aspetti positivi e negativi del vivere a Udine ehanno dato molti suggerimenti utili per la programmazione. L’indagine è stata integrata daun sondaggio telefonico condotto su un campione di anziani udinesi i cui risultati sonoillustrati nel sesto e ultimo capitolo.

Il documento, frutto di quattro anni di lavoro appassionato che ha coinvolto non soloi tecnici e gli operatori dei servizi pubblici e privati ma anche le associazioni di volonta-riato e i cittadini, vuole essere uno strumento di riflessione a disposizione di tutti, singolicittadini, esperti e politici che sono chiamati a occuparsi dell’amministrazione e del futurodella città di Udine.

Dal Profilo nasce la consapevolezza che le dinamiche demografiche, così come le tra-sformazioni urbane e socio-economiche già in atto nella città, muteranno le aspettativedegli abitanti, i loro bisogni, i rapporti tra le generazioni e le relazioni sociali.

Gianna Zamaro

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1.1 LA SITUAZIONE IN EUROPA

I dati forniti dal Dipartimento statistico dell’Unione Europea (EUROSTAT) dicono che inEuropa la popolazione è cresciuta del 6% tra il 1975 e il 1995; negli anni compresi tra il1995 e il 2025 la crescita si attesterà attorno al 3,7%. Tra il 1995 e il 2015 la popolazionedi età compresa tra i 20 e i 29 anni diminuirà di circa 11 milioni (-20%); quella di età com-presa tra i 50 e i 64 anni crescerà di 16,5 milioni (+25%); i soggetti in età pensionabile (oltrei 65 anni) appartenenti alla III e IV età aumenteranno di 17 milioni; in particolare, le per-sone con più di 80 anni, aumenteranno di 5,5 milioni. Tra il 2000 e il 2050 la spesa sani-taria potrebbe aumentare, in percentuale sul PIL, dello 0,7-2,3%.

L’aspettativa di vita, che nel 2000 era di 74,7 anni per gli uomini e di 81,1 anni per ledonne, nel 2050 aumenterà a 79,7 anni per gli uomini e a 85,1 anni per le donne (Fig. 1.1).

ASPETTATIVA DI VITA: % FEMMINE

81,1

85,1

79

80

81

82

83

84

85

86

2000 2050

ANNO

ASPETTATIVA DI VITA: % MASCHI

74,7

79,7

72

73

74

75

76

77

78

79

80

81

2000 2050

ANNO

FEMMINEFEMMINE

MASCHIMASCHI

Figura 1.1 – Modificazioni dell’aspettativa di vita dei maschi (in basso, a sinistra) e dellefemmine (in alto, a destra) tra il 2000 e il 2050.

Le previsioni di EUROSTAT indicano inoltre che nell’arco di tempo compreso tra il2000 e il 2050 la percentuale di soggetti di età superiore a 65 anni aumenterà dal 16,1%al 27,5 %; e quella di soggetti di età superiore a 80 anni, dal 3,6% al 10% (Fig.1.2).

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Nel nostro continente inoltre le forze di lavoro sono in tendenziale diminuzione nonsolo per effetto di una “demografia debole”, per citare il titolo di un articolo di MassimoLivi Bacci pubblicato sul quotidiano La Repubblica nel gennaio 2006, “ma per altri tre fat-tori: i giovani cominciano a lavorare tardi; le persone mature smettono troppo presto; ledonne stanno nel mercato del lavoro assai meno degli uomini”.

ULTRASESSANTACINQUENNI

ULTRAOTTANTENNI

Figura 1.2 – Incremento della percentuale di soggetti di età >65 anni (in alto, a destra) e >80anni (in basso, a sinistra) nel periodo compreso tra il 2000 e il 2050.

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1.2 IL QUADRO EPIDEMIOLOGICO.EVOLUZIONE DEMOGRAFICA E DEI BISOGNI

La scienza medica, che dispone oggi di tecnologie diagnostiche sempre più raffinate, ditecniche chirurgiche meno invasive e di farmaci ad azione sempre più selettiva, permettel’allungamento della vita ma non è in grado di arrestare il fisiologico processo di invec-chiamento che è caratterizzato, come si è detto nell’introduzione, dal prevalere delle ma-lattie cronico-degenerative su quelle acute.

Cresce di conseguenza il numero di persone che richiede un’elevata protezione sani-taria e sociale e, parimenti, cresce la necessità di una forte integrazione tra le istituzioniche erogano questi servizi, per rispondere in modo adeguato ai bisogni di salute.

Nel contesto locale assumono grande importanza, ai fini della programmazione e dellapianificazione delle politiche di welfare:1. la scelta di un approccio olistico alla salute;2. l’adozione di un metodo di lavoro integrato e condiviso tra istituzioni, terzo settore e

volontariato;3. il miglioramento della qualità della vita degli anziani attraverso l’estensione dei pro-

grammi di prevenzione e di promozione della salute (invecchiamento in salute);4. lo stimolo al dibattito sui problemi degli anziani e del loro ruolo nella società;5. la sensibilizzazione di Enti e di singoli cittadini sugli aspetti positivi dell'invecchiamento

in salute;6. l’adesione al “Programma di Lisbona” che prevede, tra numerose politiche, la moder-

nizzazione dei sistemi di previdenza sociale, lo slittamento in avanti dell’età pensio-nabile, l’aumento del tasso di occupazione femminile.

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1.3 INVECCHIARE IN SALUTE

Poiché l’invecchiamento della popolazione è una tendenza che si riscontra non solo in Eu-ropa ma in tutto il mondo, questo tema è considerato di fondamentale importanza nel-l’ambito delle priorità e degli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).Sulla base di queste premesse l’OMS, nell’ambito del Progetto “Città Sane”, al quale affe-risce anche la città di Udine, ha individuato l’invecchiamento in salute come uno dei quat-tro temi chiave dell’attuale Fase IV e ha istituito un sub-network europeo specificodenominato “Healthy Ageing” (Invecchiare in Salute), al quale hanno aderito le città diStoccolma, Arezzo, Belfast, Brighton & Hove, Brno, Celje, Eskisehir-Tepebasi, Gyor, Ge-rusalemme, Liège, Newcastle, Padova, Rijeka, Stirling, Sunderland, Udine e Vienna.

Gli obiettivi generali che si prefigge il sub-network sono quelli di promuovere il piùpossibile la partecipazione degli anziani alla vita della città, di valorizzare il contributo so-ciale delle associazioni di volontariato e il ruolo della popolazione anziana (capitale so-ciale), di sviluppare iniziative intergenerazionali, attività educative e culturali che aiutinole persone anziane a rimanere attive mentalmente, fisicamente e socialmente. Il ruolo delsub-network è quello di far sì che le città europee che lo compongono collaborino as-sieme, condividendo principi, metodi e strumenti, per lo sviluppo di un nuovo approccioall’invecchiamento e promuovano strategie e azioni da poter condividere e applicare intutte le altre città della rete europea.

Il sub-network ha quattro obiettivi specifici:1. accrescere la consapevolezza e creare una visione comune del concetto di “invecchiare

in salute”, stimolando l’attenzione alle problematiche dell’invecchiamento e il dibattitosu programmi e politiche per migliorare la salute degli anziani;

2. impegnare e coinvolgere attivamente gli anziani affinché possano contribuire ai pro-cessi decisionali e valutativi di progetti e iniziative promossi dalle politiche specifichedi settore (empowerment);

3. creare ambienti favorevoli alla salute che siano sostenibili, accessibili e sicuri, tenendoconto delle prestazioni funzionali della persona anziana o di gruppi svantaggiati;

4. promuovere servizi socio-sanitari accessibili che garantiscano l’indipendenza della per-sona quanto più a lungo possibile fornendo, laddove necessario, assistenza e supportoagli anziani e alle loro famiglie.

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Capitolo 2UNA PANORAMICA SULLA

POPOLAZIONE ANZIANAIN CITTÀ

Alessio Fornasin, Enrico Chiavon, Gianna Zamaro

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2.1 IL CONTESTO DEMOGRAFICO

Le dinamiche demografiche sono fenomeni che influiscono sullo sviluppo socio-econo-mico e culturale di una comunità. E’ dalla riflessione sui risultati delle analisi e delle pre-visioni demografiche, non solo in Europa ma anche in Italia e nelle nostre città, chedevono nascere, da parte dei politici, le proposte di programmi efficaci in grado di darele risposte adeguate ai bisogni dei cittadini sia autoctoni sia immigrati.

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2.1 IL CONTESTO DEMOGRAFICO

Le dinamiche demografiche sono fenomeni che influiscono sullo sviluppo socio-economico e culturale di una comunit�. EÕ dalla riflessione sui risultati delle analisi edelle previsioni demografiche, non solo in Europa ma anche in Italia e nelle nostrecitt�, che devono nascere, da parte dei politici, le proposte di programmi efficaci ingrado di dare le risposte adeguate ai bisogni dei cittadini sia autoctoni sia immigrati.

29.630

32.020

37.942

46.916

53.635

63.712

63.098

72.908

86.188

100.794 102.021 99.189

95.030

0

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

18711881

18911901

19111921

19311941

19511961

19711981

19912001

Figura 2.1 - LÕevoluzione demografica della citt� di Udine.

Le prime notizie riguardo allÕammontare della popolazione udinese fannoriferimento al 1350, anno in cui la citt� faceva parte del Patriarcato dÕAquileia econtava circa 6.000 abitanti. Nel 1548, lo storico dellÕepoca Belloni calcolava un

numero di 14.579 abitanti. Dal 1871 i dati sulla popolazione vengono rilevati

regolarmente a cadenza decennale (dati censuari) (Fig. 2.1).

Figura 2.1 - L’evoluzione demografica della città di Udine.

Le prime notizie riguardo alla consistenza numerica della popolazione udinese fannoriferimento al 1350, anno in cui la città faceva parte del Patriarcato d’Aquileia e contavacirca 6.000 abitanti. Nel 1548, lo storico dell’epoca Belloni calcolava un numero di 14.579abitanti. Dal 1871 i dati sulla popolazione vengono rilevati regolarmente a cadenza de-cennale (dati censuari) (Fig. 2.1).

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21

6 4 2 0 2 4 6 0-4 5-9

10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90-94 95-99 100-

M - F

Fonte: Istat.

Figura 2.3 - Struttura della popolazione (Udine, censimento 1936). Le classi di età sonoespresse come percentuale della popolazione totale.

Le Fig. 2.3 e 2.4 rappresentano la distribuzione della popolazione udinese perclassi di età in base ai censimenti della popolazione condotti nel 1936 (Fig. 2.3) e nel2001 (Fig. 2.4). I due grafici descrivono la trasformazione avvenuta nella strutturadella popolazione udinese in 65 anni. La prima distribuzione mantiene la forma di unapiramide, con un’incisura dovuta al calo delle nascite susseguente alla prima guerramondiale. La seconda, invece, presenta un forte assottigliamento delle classi di età inferiori ai 30 anni dovuto alla diminuzione della fecondità degli ultimi decenni. Leclassi d’età centrali sono quelle numericamente più consistenti, sia per l’effetto delcosiddetto “baby boom” un luogo da cui si emigra, ma è diventato luogo d’immigrazione.

Nel 1871 si registrava una prevalenza del genere maschile su quello femminile nelleclassi più giovani d’età, con un’inversione della situazione a partire dai 30 anni. Gli effettidella mortalità cominciavano ad “erodere” la piramide e l’assottigliamento dei contingentiera molto rapido: i casi di persone con più di 70 anni erano pochi, e rari quelli di personeoltre gli 80 (Fig. 2.2).

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Fonte: Istat.

Figura 2.2 - Struttura della popolazione udinese nel 1871; le classi di età sono espresse comepercentuale della popolazione totale.

Nel 1871 si registrava una prevalenza del genere maschile su quello femminilenelle classi più giovani d’età, con un’inversione della situazione a partire dai 30 anni.Gli effetti della mortalità cominciavano ad “erodere” la piramide e l’assottigliamento

dei contingenti era molto rapido: i casi di persone con più di 70 anni erano pochi, e

rari quelli di persone oltre gli 80 (Fig. 2.2).

Figura 2.2 - Struttura della popolazione udinese (censimento 1871); le classi di età sonoespresse come percentuale della popolazione totale.

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6 4 2 0 2 4 6 0-4 5-9

10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90-94 95-99 100-

M - F

Fonte: Istat.

Figura 2.3 - Struttura della popolazione (Udine, censimento 1936). Le classi di età sonoespresse come percentuale della popolazione totale.

Le Fig. 2.3 e 2.4 rappresentano la distribuzione della popolazione udinese perclassi di età in base ai censimenti della popolazione condotti nel 1936 (Fig. 2.3) e nel2001 (Fig. 2.4). I due grafici descrivono la trasformazione avvenuta nella strutturadella popolazione udinese in 65 anni. La prima distribuzione mantiene la forma di unapiramide, con un’incisura dovuta al calo delle nascite susseguente alla prima guerramondiale. La seconda, invece, presenta un forte assottigliamento delle classi di età inferiori ai 30 anni dovuto alla diminuzione della fecondità degli ultimi decenni. Leclassi d’età centrali sono quelle numericamente più consistenti, sia per l’effetto delcosiddetto “baby boom” un luogo da cui si emigra, ma è diventato luogo d’immigrazione.

Fonte: ISTAT.

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Le Fig. 2.3 e 2.4 rappresentano la distribuzione della popolazione udinese per classi dietà in base ai censimenti della popolazione condotti nel 1936 (Fig. 2.3) e nel 2001 (Fig.2.4). I due grafici descrivono la trasformazione avvenuta nella struttura della popolazioneudinese in 65 anni. La prima distribuzione mantiene la forma di una piramide, con un’in-cisura dovuta al calo delle nascite susseguente alla prima guerra mondiale. La seconda, in-vece, presenta un forte assottigliamento delle classi di età inferiori ai 30 anni dovuto alladiminuzione della fecondità degli ultimi decenni. Le classi d’età centrali sono quelle nu-mericamente più consistenti, sia per l’effetto del cosiddetto “baby boom”, sia perché nelfrattempo Udine, come tutta l’Italia, non è più un luogo da cui si emigra, ma è diventatoluogo d’immigrazione.

21

6 4 2 0 2 4 6 0-4 5-9

10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90-94 95-99 100-

M - F

Fonte: Istat.

Figura 2.3 - Struttura della popolazione (Udine, censimento 1936). Le classi di età sonoespresse come percentuale della popolazione totale.

Le Fig. 2.3 e 2.4 rappresentano la distribuzione della popolazione udinese perclassi di età in base ai censimenti della popolazione condotti nel 1936 (Fig. 2.3) e nel2001 (Fig. 2.4). I due grafici descrivono la trasformazione avvenuta nella strutturadella popolazione udinese in 65 anni. La prima distribuzione mantiene la forma di unapiramide, con un’incisura dovuta al calo delle nascite susseguente alla prima guerramondiale. La seconda, invece, presenta un forte assottigliamento delle classi di età inferiori ai 30 anni dovuto alla diminuzione della fecondità degli ultimi decenni. Leclassi d’età centrali sono quelle numericamente più consistenti, sia per l’effetto delcosiddetto “baby boom” un luogo da cui si emigra, ma è diventato luogo d’immigrazione.

Figura 2.3 - Struttura della popolazione udinese (censimento 1936); le classi di età sonoespresse come percentuale della popolazione totale.

Fonte: ISTAT.

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12

In entrambe le figure la linea orizzontale divide la popolazione in corrispondenza dell’etàdi 65 anni che, per convenzione, si ritiene rappresentare la soglia di ingresso nell’età anziana.E’ evidente che la proporzione di anziani è assai maggiore oggi che 70 anni fa.

La Figura 2.5 riporta l’andamento delle componenti naturali della popolazione, nata-lità e mortalità, in termini assoluti, dal 1968 al 2006. Quando il numero dei nati superaquello dei morti allora il movimento naturale della popolazione produce un saldo natu-rale positivo; se il numero dei morti supera quello dei nati il movimento naturale produceun saldo naturale negativo. Dal grafico si può osservare come fino al 1975 tale saldo fossepositivo, per poi restare costantemente negativo fino al 2006.

22

6 4 2 0 2 4 6 0-4 5-9

10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90-94 95-99 100-

M - F

Fonte: Istat.

Figura 2.4 - Struttura della popolazione, Udine Censimento 2001; classi di et� espresse comepercentuale della popolazione totale.

In entrambe le figure la linea orizzontale divide la popolazione in corrispondenzadellÕet� di 65 anni che, per convenzione, si ritiene rappresentare la soglia di ingressonellÕet� anziana. EÕ evidente che la proporzione di anziani � assai maggiore oggi chenon 70 anni fa.

La Figura 2.5 riporta lÕandamento delle componenti naturali della popolazione,natalit� e mortalit�, in termini assoluti, dal 1968 al 2006. Quando il numero dei natisupera quello dei morti allora il movimento naturale della popolazione produce unsaldo naturale positivo; se il numero dei morti supera quello dei nati il movimento

1975 tale saldo fosse positivo, per poi restare costantemente negativo fino al 2006.

Figura 2.4 - Struttura della popolazione udinese (censimento 2001); le classi di età sonoespresse come percentuale della popolazione totale.

Fonte: ISTAT.

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28,79%

18,18%

45,65%

0,00%5,00%

10,00%15,00%20,00%25,00%30,00%35,00%40,00%45,00%50,00%

Area A Area B Area C

13

Fonte: Annuario Statistico Comune di Udine.

Figura 2.5 - Movimento naturale della popolazione udinese.

Figura 2.6 - Rapporto tra gli immigrati e la popolazione residente espresso in valore percentuale.

Fatto

ri di stili di vita individuali

Condizioni generali socio-economiche, culturali e ambientali

Reti sociali

Agric

oltu

ra

Educ

azio

ne

Ambiente

Disoccu-

Acqua e

Assistenza

Qualtà di vita e lavoro

Alloggi

igiene

pazione

d

i lavo

ro

e pr

oduz

ione

cibo Età, sesso e

fattori ereditari

alla salute

MOVIMENTO NATURALE(PERIODO 1968-2006)

nati morti

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

4,2

Giovane etàCrescita esviluppo

Età adultaMantenere il più alto livellodi funzionalità

Età anzianaMantenere l’indipendenza eprevenire la disabilità

Variazione dellafunzionalità negli individui

Età

Capa

cità

funz

iona

li

Soglia di disabilità

RESIDENZEPER ANZIANI

CASE DIRIPOSO

HOSPICE

OSPEDALI

CUREPRIMARIE

CENTRIDIURNI

CUREDOMICILIARI

PASTI ADOMICILIO

CASEALBERGO

CASA

Ambientale Economico

Sociale

Sostenibile

Realizzabile

EquoVivibile

La Fig. 2.6 illustra il rapporto tra gli immigrati e la popolazione residente; il valore nel1995 era del 2,5% mentre nel 2006 è del 4,2%.

Fonte: Annuario Statistico Comune di Udine.

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14

La Fig. 2.7 illustra la densità abitativa nel comune di Udine. Ciascun settore della pla-nimetria rappresenta una sezione censuaria. La diversa intensità del colore indica la dif-ferente densità della popolazione nelle sezioni censuarie: essa è maggiore nel centrocittadino e lungo i principali assi viari. Le aree prive di colore corrispondono ad aree verdio a zone dove si concentrano servizi di pubblica utilità.

24

Fonte: Anagrafe del Comune di Udine.

Figura 2.7 - Densità della popolazione nel Comune di Udine (2007).

La Fig. 2.7 illustra la densità abitativa nel comune di Udine. Ciascun settore dellaplanimetria rappresenta una sezione censuaria. La diversa intensità del colore indica ladifferente densità della popolazione nelle sezioni censuarie. La densità dellapopolazione è maggiore nel centro cittadino e lungo i principali assi viari. Le aree

pubblica utilità.

Densità popolazione (ab./kmq)Udine 2007

10.000 - 34.000 (106)5.000 - 10.000 (218)2.000 - 5.000 (251)

0 - 2.000 (226)

24

Fonte: Anagrafe del Comune di Udine.

Figura 2.7 - Densità della popolazione nel Comune di Udine (2007).

La Fig. 2.7 illustra la densità abitativa nel comune di Udine. Ciascun settore dellaplanimetria rappresenta una sezione censuaria. La diversa intensità del colore indica ladifferente densità della popolazione nelle sezioni censuarie. La densità dellapopolazione è maggiore nel centro cittadino e lungo i principali assi viari. Le aree

pubblica utilità.

Densità popolazione (ab./kmq)Udine 2007

10.000 - 34.000 (106)5.000 - 10.000 (218)2.000 - 5.000 (251)

0 - 2.000 (226)

Fonte: Anagrafe Comune di Udine.

Figura 2.7 - Densità della popolazione nel Comune di Udine (2007).

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A Udine la popolazione anziana è consistente: quasi un cittadino su 4 ha più di 65 annid’età (gli anziani rappresentano il 24,6% dei residenti in città, rispetto al 21% del restodella provincia). Sono distribuiti in modo abbastanza uniforme su tutto il territorio comu-nale. Tuttavia le percentuali più basse, a parte qualche eccezione, si riscontrano in mag-gioranza nelle aree periferiche (Fig. 2.8).

25

Fonte: Anagrafe del Comune di Udine.

Figura 2.8 – Percentuale di residenti con età superiore ai 65 anni (Udine 2007).

A Udine la popolazione anziana è consistente: quasi un cittadino su 4 ha più di65 anni d’età (gli anziani rappresentano il 24,6% dei residenti in città, rispetto al 21%del resto della provincia). Sono distribuiti in modo abbastanza uniforme in tutto il

riscontrano in maggioranza nelle aree periferiche (Fig. 2.8).

% 65enni e più sul totale degli abitantiUdine 2007

più del 60 (14)40 - 60 (72)20 - 40 (443)

0 - 20 (251)

25

Fonte: Anagrafe del Comune di Udine.

Figura 2.8 – Percentuale di residenti con età superiore ai 65 anni (Udine 2007).

A Udine la popolazione anziana è consistente: quasi un cittadino su 4 ha più di65 anni d’età (gli anziani rappresentano il 24,6% dei residenti in città, rispetto al 21%del resto della provincia). Sono distribuiti in modo abbastanza uniforme in tutto il

riscontrano in maggioranza nelle aree periferiche (Fig. 2.8).

% 65enni e più sul totale degli abitantiUdine 2007

più del 60 (14)40 - 60 (72)20 - 40 (443)

0 - 20 (251)

Fonte: Anagrafe Comune di Udine.

Figura 2.8 – Percentuale di residenti con età superiore ai 65 anni (Udine 2007).

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Le considerazioni fatte sulle persone di età maggiore a 65 anni valgono anche perquelle che superano gli ottanta. A Udine, ogni 100 abitanti ci sono più di 7 ultraottantenni,mentre nel resto della provincia sono meno di 6. Risiedono soprattutto in centro città (Fig. 2.9).

26

Fonte: Anagrafe del Comune di Udine.

Figura 2.9 – Percentuale di residenti con età superiore agli 80 anni (Udine 2007).

Le considerazioni fatte sulle persone di età maggiore a 65 anni valgono anche perquelle che superano gli ottanta. A Udine, ogni 100 abitanti ci sono più di 7

in centro città (Fig. 2.9).

% 80enni e più sul totale degli abitantiUdine 2007

più del 20 (44)10 - 20 (185)

5 - 10 (288)0 - 5 (207)

26

Fonte: Anagrafe del Comune di Udine.

Figura 2.9 – Percentuale di residenti con età superiore agli 80 anni (Udine 2007).

Le considerazioni fatte sulle persone di età maggiore a 65 anni valgono anche perquelle che superano gli ottanta. A Udine, ogni 100 abitanti ci sono più di 7

in centro città (Fig. 2.9).

% 80enni e più sul totale degli abitantiUdine 2007

più del 20 (44)10 - 20 (185)

5 - 10 (288)0 - 5 (207)

Fonte: Anagrafe Comune di Udine.

Figura 2.9 – Percentuale di residenti con età superiore agli 80 anni (Udine 2007).

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Capitolo 3 IL PROFILO DI SALUTE

DEGLI ANZIANI

Gianna Zamaro, Stefania Pascut

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3.1 UNA GUIDA PER IL PROFILO

Con il termine profilo di salute di una città si intende “una descrizione quali-quantitativadella salute dei cittadini e dei fattori che la influenzano (determinanti della salute); taledescrizione permette di identificare problemi, proporre aree di intervento e promuoverestrategie di intervento locali”. Questa definizione è contenuta nel manuale “City Health Pro-files: How to Report on Health in your City”* pubblicato nel 1995 dall’Ufficio Regionale Eu-ropeo. In esso viene sottolineata l’importanza del profilo di salute che viene classificatocome uno dei prodotti più significativi del movimento “Città Sane”, poiché rappresental’impegno a promuovere la salute a livello locale, contribuisce a creare preziose oppor-tunità di collaborazioni intersettoriali e interistituzionali, promuove il processo di parteci-pazione dei cittadini e costituisce il background per la definizione delle priorità diintervento.

Ne consegue che, nell’ambito della politica sull’Invecchiamento in Salute prevista dal-l’OMS, la prima azione concordata nel sub-network è stata la predisposizione e la stesuradi un profilo di salute della popolazione anziana. Il profilo di salute degli anziani è statorealizzato analizzando dati sia qualitativi che quantitativi e si propone di fornire una de-scrizione completa della popolazione anziana della città di Udine.

Nella sua prima stesura il documento è stato organizzato avendo come riferimento ilmodello proposto dalla città di Belfast, presentato e discusso durante il primo incontrodelle città aderenti al sub-network tenutosi a Stoccolma nel mese di giugno 2005. Questaprima versione comprendeva 75 indicatori, suddivisi in tre sezioni: demografica (sez. A),socio-sanitaria (sez. B), sociale (sez. C). Viste le difficoltà incontrate nel reperire tutti i 75indicatori (Fig. 3.1), si è provveduto a individuare un insieme di indicatori chiave scelti trai 75 iniziali e a predisporre una guida contenente la descrizione di ogni singolo indicatoree il metodo di calcolo di ciascuno.

La nuova guida, considerata documento dell’OMS, dal titolo “Guidance for completingthe Healthy Ageing Profile” è stata curata da Gianna Zamaro (Ufficio di Progetto OMS CittàSane – ASS n. 4 “Medio Friuli”, Udine), Geoff Green (Hallam Sheffield University, Shef-field), Lena Känstrom e Claes Sjöstedt (Stockholm WHO Healthy City Office, Stoccolma)e pubblicata nel sito ufficiale dell’OMS (www.who.int). Il documento mantiene la strutturadel modello originale suddiviso in tre sezioni: demografica – chi sono e dove vivono glianziani; socio-sanitaria; sociale – che mette a fuoco, in particolare, i determinanti della sa-lute (reddito, stato sociale, spazi abitativi, ambiente di vita, trasporti, ecc.) e comprende22 indicatori.

* “Il profilo di salute: come analizzare la salute della propria città”.

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Figura 3.1 – Percentuale di indicatori a cui non è stata data risposta, suddivisi per area.

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21

3.2 IL PRINCIPIO ISPIRATORE: L’EQUITÀ

Nonostante esistano principi etici particolarmente importanti per le persone anziane, essirientrano comunque nel concetto di equità che si applica alla popolazione in generale eche ispira anche il presente documento (Fig. 3.2). La Dichiarazione di Toronto sostieneche: “L’equità in salute è un principio fondamentale del benessere individuale, collettivo,civile e internazionale. Essa si costruisce consentendo alle persone di avere accesso alle ri-sorse, opportunità e possibilità di agire sugli aspetti della propria vita che in qualche mododeterminano la salute. I governi e le organizzazioni internazionali devono quindi svi-luppare politiche e programmi che mirino non solo a consentire pari accessibilità e pre-stazioni nelle cure primarie ma anche ad agire sui determinanti di salute sociali,economici e ambientali.” (Dichiarazione di Toronto sull’Equità in Salute, 2002).

Alcuni tra i 22 indicatori della guida (Tab. 3.1) fanno esplicito riferimento al concettodi equità; nella sezione B, ad esempio, l’indicatore 15 include l’equità tra i principi ispi-ratori che indicano gli obiettivi e l’orientamento dei servizi socio-sanitari. Infatti:“Equità si-gnifica fornire servizi adeguati ed equamente accessibili ad anziani o a qualsiasi altrogruppo sociale. Il concetto di equità è fondamentalmente legato all’idea più generale di‘giustizia sociale’.” (Christina Victor, OMS, luglio 2006).

Come ribadisce la Dichiarazione di Toronto, equità significa anche sviluppare un “am-biente urbano sostenibile” che faciliti le persone anziane nelle loro attività quotidiane.Nella Sezione C, ad esempio, l’indicatore 19 riguardante il senso di sicurezza e protezionesottolinea come gli anziani, in particolare le donne, temano la criminalità in misura moltomaggiore rispetto alle persone più giovani e come questo timore, causato da ambientiurbani ostili, sia spesso associato a livelli bassi di salute mentale.

Figura 3.2 – Un sistema per l’equità.

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22

3.3 GLI INDICATORI DEL PROFILO

Nella Tabella 3.1 vengono elencati i 22 indicatori suddivisi nelle tre sezioni.

Tabella 3.1 – Gli indicatori del profilo.

SEZIONE A PROFILO DEMOGRAFICO

1 Struttura della popolazione2 Distribuzione per area di residenza3 Aspettativa di vita4 Dinamiche della popolazione5 Indice di dipendenza6 Stato di famiglia7 Mortalità per causa, età e genere8 Morbidità9 Salute mentale

10 Disabilità11 Stili di vita

SEZIONE B ACCESSIBILITÀ AI SERVIZI SOCIO-SANITARI

12 Principi ispiratori in tema di salute13 Sistema di offerta dei servizi in città14 Responsabilità dell’assistenza socio-sanitaria

SEZIONE C IL QUADRO SOCIALE: DEBOLEZZE E PUNTI DI FORZA

C1. Occupazione, reddito e posizione sociale15 Status economico16 Reddito17 Istruzione

C2. Abitazioni e ambiente18 Proprietà dell’abitazione19 Sicurezza in casa e nel quartiere20 Accesso ai trasporti

C3. Partecipazione ed ‘Empowerment’21 Partecipazione al processo decisionale22 Influenza nella comunità

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3.4 SEZIONE A. PROFILO DEMOGRAFICO

La presente sezione contiene sei indicatori riguardanti le dinamiche della popolazionedella città e cinque indicatori riguardanti lo stato di salute (Tab. 3.2). Un profilo demo-grafico è importante perché fornisce informazioni utili sul rapporto tra la popolazione an-ziana e quella in età lavorativa e sulla capacità delle città e dei Paesi di fornire agli anzianiun sistema pensionistico e un’assistenza socio-sanitaria adeguati. Indicatori fondamentaliin tal senso sono l’aspettativa di vita, la mortalità e la morbilità, perché aiutano a costruiredelle previsioni e a promuovere e implementare interventi preventivi che riducano l’inci-denza della malattia, della disabilità e della dipendenza nella III e IV età.

Tabella 3.2 – Sezione A: elenco degli indicatori.

SEZIONE A PROFILO DEMOGRAFICO

1 Struttura della popolazione2 Distribuzione per area di residenza3 Aspettativa di vita4 Dinamiche della popolazione5 Indice di dipendenza6 Stato di famiglia7 Mortalità per causa, età e genere8 Morbidità9 Salute mentale

10 Disabilità11 Stili di vita

1. STRUTTURA DELLA POPOLAZIONEQuesto primo indicatore fornisce una fotografia della popolazione della città, tenendo

conto di tutte le fasce d’età, per: (a) fornire un contesto in cui inserire gli anziani, (b) fa-cilitare la costruzione di un indice di dipendenza (v. indicatore n. 5).

2. DISTRIBUZIONE PER AREA DI RESIDENZALo scopo di questo indicatore è stabilire la distribuzione spaziale della popolazione per

consentire alle città una migliore dislocazione delle risorse e dei servizi. Questi dati risul-tano particolarmente importanti per le grandi città che devono gestire un maggior numerodi distretti.

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3. ASPETTATIVA DI VITAUn’aspettativa di vita relativamente bassa potrebbe essere sintomo di gravi problema-

tiche di salute della popolazione, mentre quando è vero il contrario (aspettativa di vita ele-vata), lo stato di salute è buono. Nella maggior parte delle città europee le persone vivonosempre più a lungo, fenomeno che alimenta il dibattito su questioni quali l’innalzamentodell’età pensionabile o il diverso orientamento dei servizi socio-sanitari per rispondere aibisogni di un numero sempre crescente di persone anziane, soprattutto donne.

4. DINAMICHE DELLA POPOLAZIONEI politici che devono decidere quali sono le strategie da adottare, in pratica, sono interessati

a conoscere le previsioni e le proiezioni di molti dati, per pianificare i servizi e interveniresui fattori che alterano le dinamiche di una popolazione. In molte città europee si riscontranofenomeni di: diminuzione delle nascite, crescente longevità e immigrazione. Tutti questi fe-nomeni si intrecciano, provocando aumento o diminuzione della popolazione, con conse-guente necessità di orientare diversamente le politiche per poter sostenere l’economia egarantire l’erogazione di servizi socio-sanitari, soprattutto alle persone anziane.

5. INDICE DI DIPENDENZAL’indice di dipendenza è il rapporto tra i segmenti “dipendenti” e quelli “produttivi”

(ossia in età lavorativa) della popolazione; esprime, in sostanza, il bisogno potenziale disupporto sociale in rapporto alle risorse disponibili. Tale definizione si basa tuttavia sulpresupposto che tutte le persone in età lavorativa possano effettivamente fornire supportodiretto o indiretto alle persone che non fanno parte della forza lavoro. L’obiettivo delle cittàpotrebbe essere quello di agire sull’indice di dipendenza riconoscendo alle persone an-ziane un ruolo di risorsa per la comunità.

6. STATO DI FAMIGLIAL’obiettivo è conoscere il numero e la percentuale di persone con più di 65 anni che

vivono da sole, perché è probabile che queste abbiano maggiore necessità di supporto daparte dei servizi sociali.

7. MORTALITÀ PER CAUSA, ETÀ E GENERELa conoscenza dell’evoluzione tendenziale della mortalità per causa, età e genere è utile

per la programmazione dei servizi, in particolare per stimare il numero di posti letto ne-cessari e la loro distribuzione nelle strutture sanitarie e socio-assistenziali. Dai profili dellecittà aderenti alla rete europea risulta che le malattie dell’apparato cardio-circolatorio e leneoplasie sono le principali cause di morte; sono tutte malattie non trasmissibili, legate siaa determinanti prossimali, quali gli stili di vita, sia a determinanti distali, quali l’abitazionee l’ambiente. E’ importante investire nella prevenzione primaria per diminuire l’incidenzadi queste patologie.

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8. MORBILITÀLa conoscenza della prevalenza delle malattie presenti nella popolazione di una città

aiuta a capire quali possano essere le connessioni esistenti tra età e salute e a orientare inmodo diverso politiche e programmi.

9. SALUTE MENTALE La salute mentale è un presupposto fondamentale per una vita sana e ben integrata in

famiglia, nella professione e, più in generale, nella propria comunità. Una salute mentaleprecaria è una delle principali cause di esclusione dal mercato del lavoro per le personecon più di 50 anni. A ciò si aggiunge il fatto che quanto più a lungo le persone conser-vano le proprie facoltà mentali, tanto più possono contribuire attivamente alla vita dellacomunità: purtroppo questo potenziale non riceve adeguato riconoscimento. Una piccolaparte di popolazione, tuttavia, soffre di malattie cronico-degenerative che conducono allademenza e richiedono quindi assistenza da parte dei servizi socio-sanitari.

10. DISABILITÀQuesto indicatore include tutti i livelli di disabilità fisica, dalla completa mancanza di

autosufficienza alla parziale limitazione del movimento (es., difficoltà ad allacciarsi lescarpe). Il disabile con più di 50 anni di età stenta a trovare lavoro (v. Sezione C). Quandocolpisce l’età avanzata, la disabilità fa lievitare la domanda di erogazione di servizi sani-tari e socio-sanitari. Di qui l’importanza di fare una stima dell’entità del problema in vec-chiaia, in modo da poter pianificare e programmare il livello e l’equa erogazione diassistenza socio-sanitaria e valutare i tassi di prevalenza nelle fasce di età giovanili, peragire in modo preventivo.

11. COMPORTAMENTINel corso del XX secolo si è verificata una ‘transizione epidemiologica’, per cui le ma-

lattie non trasmissibili (che costituiscono oggi la principale causa di disabilità e morte)hanno preso il sopravvento su quelle trasmissibili. Gli stili di vita non salutari quali: l’abi-tudine al fumo, la malnutrizione, l’abuso di alcol e droghe, la mancanza di attività fisica,sono tutti fattori che possono provocare l’insorgere di svariate patologie (es., neoplasie,diabete, malattie respiratorie e cardio-vascolari) che nel tempo portano alla disabilità, alladipendenza e infine alla morte. Una corretta politica di intervento deve agire sia sui de-terminanti prossimali sia sui determinanti distali della salute.

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3.5 SEZIONE B. ACCESSIBILITÀ AI SERVIZI SOCIOSANITARI

Uno dei quattro obiettivi principali del sub-network è “promuovere servizi socio-sanitariaccessibili che garantiscano l’indipendenza della persona quanto più a lungo possibile, for-nendo, laddove necessario, assistenza e supporto agli anziani e alle famiglie”. La sezioneB raccoglie informazioni sui servizi socio-sanitari che erogano assistenza alle persone an-ziane con disabilità. La Fig. 3.3, concepita nell’ambito della politica di promozione del-l’Invecchiamento in Salute (Healthy Ageing) dell’OMS, mostra come le abilità fisichesubiscano, a partire dall’età adulta, un notevole decadimento nel corso della vita.

La sezione (C) descrive gli interventi che, introdotti nel corso della vita di una per-

Fatto

ri di stili di vita individuali

Condizioni generali socio-economiche, culturali e ambientali

Reti sociali

Agric

oltu

ra

Educ

azio

ne

Ambiente

Disoccu-

Acqua e

Assistenza

Qualtà di vita e lavoro

Alloggi

igiene

pazione

d

i lavo

ro

e pr

oduz

ione

cibo Età, sesso e

fattori ereditari

alla salute

MOVIMENTO NATURALE(PERIODO 1968-2006)

nati morti

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

4,2

Giovane etàCrescita esviluppo

Età adultaMantenere il più alto livellodi funzionalità

Età anzianaMantenere l’indipendenza eprevenire la disabilità

Variazione dellafunzionalità negli individui

Età

Capa

cità

funz

iona

li

Soglia di disabilità

RESIDENZEPER ANZIANI

CASE DIRIPOSO

HOSPICE

OSPEDALI

CUREPRIMARIE

CENTRIDIURNI

CUREDOMICILIARI

PASTI ADOMICILIO

CASEALBERGO

CASA

Ambientale Economico

Sociale

Sostenibile

Realizzabile

EquoVivibile

Figura 3.3 - Capacità funzionali nel corso della vita.

sona, possono aiutare a rallentare il decadimento delle abilità funzionali. La sezione (B)si concentra invece sulle persone anziane le cui abilità funzionali si sono già ridotte finoalla soglia della disabilità. Al primo incontro del sub-network, nel giugno 2005, sono statiidentificati tre livelli diversi di assistenza socio-sanitaria, corrispondenti a tre gradi diffe-renti di disabilità, come illustrato dalla Fig. 3.4 (piramide di Kaiser Permanente).

Adattato da: Kalache & Kickbusch, 1997

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Questo e altri modelli simili raggruppano i pazienti in condizione di disabilità cronicain tre diversi gruppi sulla base del grado di assistenza di cui hanno bisogno: il Livello 1,che interessa circa l’80% della popolazione, è di fatto autosufficiente.

Infine, uno degli elementi considerati fondamentali è la descrizione del sistema socio-sanitario di ogni città (Tab. 3.3), indipendentemente dal fatto che sia frutto di linee di in-dirizzo comunali, regionali o nazionali. Il primo è una descrizione dei principi, obiettivie orientamento dei servizi socio-sanitari nella città; il secondo è un riepilogo dei prin-cipali componenti del sistema socio-sanitario e dei movimenti di persone e servizi al-l’interno di esso; il terzo infine è un’analisi del budget di ogni componente del sistema,che comprende anche la suddivisione di responsabilità tra comune, azienda e altre or-ganizzazioni.

Tabella 3.3 – Sezione B: elenco degli indicatori.

SEZIONE B ACCESSIBILITÀ AI SERVIZI SOCIO-SANITARI

12 Principi ispiratori in tema di salute13 Sistema di offerta dei servizi in città14 Responsabilità dell’assistenza socio-sanitaria

Figura 3.4 – Erogazione dell’assistenza.

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12. PRINCIPI ISPIRATORI IN TEMA DI SALUTEQuesto indicatore descrive gli obiettivi e l’orientamento dei servizi in tema di salute e

sanità e delinea i principi ispiratori del sistema socio-sanitario. Può infatti fare riferimentoa principi universali quali la salute intesa come diritto umano o il rispetto e la dignità chemeritano le persone anziane nel momento in cui si affidano ai servizi pubblici. Rifletteresu questi principi, che sono alla base di un adeguato ed equo accesso ai servizi socio-sa-nitari, può contribuire in qualche modo a combattere le discriminazioni legate all’età.

13. SISTEMA DI OFFERTA DEI SERVIZI IN CITTÀLa politica di promozione dell’Invecchiamento in Salute (Active Ageing - OMS, 2002)

raccomanda alle città di “sviluppare e dare continuità a un sistema di servizi efficienti, ac-cessibili, anche economicamente, e solidali (age-friendly), ovvero che rispondano in ma-niera adeguata ai bisogni degli uomini e delle donne, man mano che essi invecchiano”.Il modello rappresentato nella Fig. 3.4 individua differenti livelli di assistenza in base a di-versi gradi e tipologie di bisogni. Questo indicatore fornisce una panoramica sul modo incui ogni città organizza le proprie strutture per rispondere ai bisogni dei cittadini malati,anziani e affetti da disabilità.

14. RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIAQuesto indicatore descrive il modo in cui le responsabilità di servizi e strutture sono

ripartite tra comune e altre aziende pubbliche o private, afferenti al settore della sanità.Ciò consente alle città di tenere sotto controllo i principali centri di spesa e di governareil processo cercando di erogare i servizi in modo integrato attraverso il giusto equilibriotra la presa in carico degli utenti da parte delle strutture pubbliche e l’affidamento delleprestazioni da erogare ad aziende partner (esternalizzazione).

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3.6 SEZIONE C. IL QUADRO SOCIALE: DEBOLEZZE E PUNTI DI FORZA

Questa terza sezione tratta il “quadro sociale”, ovvero i determinanti distali della salute(es., il reddito, la posizione sociale, l’abitazione e l’ambiente, ecc.) e in che modo essi pos-sono agire nel corso della vita delle persone. I determinanti chiave sono rappresentatinella Fig. 3.5 che illustra il modello di Dahlgren e Whitehead.

Adattato da: Dahlgren e Whitehead (1991).

Figura 3.5 – I determinanti della salute.

Le città dovrebbero considerare anche gli aspetti positivi dell’invecchiamento. La buonasalute degli anziani non solo migliora la qualità della loro vita, ma consente loro di par-tecipare attivamente alla vita familiare e cittadina, di rappresentare in definitiva una ri-sorsa per la comunità (capitale sociale).

Per questa sezione sono stati individuati 8 indicatori (Tab. 3.4).

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Tabella 3.4 – Sezione C: elenco degli indicatori.

SEZIONE C IL QUADRO SOCIALE: DEBOLEZZE E PUNTI DI FORZA

C1. Occupazione, reddito e posizione sociale15 Status economico16 Reddito17 Istruzione

C2. Abitazioni e ambiente18 Proprietà dell’abitazione19 Sicurezza in casa e nel quartiere20 Accesso ai trasporti

C3. Partecipazione ed ‘Empowerment’21 Partecipazione al processo decisionale22 Influenza nella comunità

C1. OCCUPAZIONE, REDDITO E POSIZIONE SOCIALEQuesta sezione valorizza l’anziano come risorsa (Fig. 3.6), come capitale umano e socialeimportante per la società grazie alle competenze educative e professionali che ha accu-mulato nell’arco della sua vita. Tale contributo si può espletare, in concreto, nel paga-mento delle tasse o nella prestazione d’opera nell’economia di tipo formale, ma anchenell’aiuto finanziario o nel lavoro non retribuito (capitale sociale) prestato ai familiari, agliamici o alla comunità in generale.

Figura 3.6 – Gli anziani come risorsa.

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Il valore effettivo di queste risorse rispetto all’economia globale è difficile da stimarema nella guida si consiglia alle città di prendere in considerazione l’aiuto non retribuitoche gli anziani possono fornire alla famiglia (es., il prendersi cura dei bambini mentre igenitori lavorano) e la loro partecipazione volontaria a organizzazioni non governative oa organi rappresentativi come i consigli comunali, dove mettono a disposizione tempo edenaro. La capacità dell’anziano di mettere a frutto queste risorse può essere misurata at-traverso indicatori formali; dal modello guida originale ne sono stati scelti tre che pare-vano i più significativi.

Questi indicatori quantitativi possono essere integrati con analisi di tipo qualitativosulle discriminazioni, in base all’età, subite nell’ambiente di lavoro, sulle possibilità diistruzione e professionalizzazione a lungo termine, sulla preparazione al pensionamento(politiche del lavoro), ecc.

15. STATUS ECONOMICOL’entità di risorse finanziarie di cui dispongono gli anziani sono principalmente il ri-

sultato del loro rapporto, concluso o in atto, con il mercato del lavoro. Un numero sem-pre maggiore di persone oltre i 50 anni tende, per scelta, discriminazione o malattia, avenirne escluso man mano che si avvicina all’età pensionabile (che di norma è posta alcompimento del 65° anno d’età, ma in prospettiva potrebbe essere portata al 67°). A li-vello sia nazionale che locale, i governi dovrebbero cercare di incoraggiare una maggiorpartecipazione nell’ambito del mercato del lavoro, così da poter migliorare la produttivitàe ridurre gli anni effettivi di pensionamento.

16. REDDITONormalmente, nel momento in cui le persone vanno in pensione, si registra una di-

minuzione del reddito che è spesso inferiore alla metà del reddito di coloro che lavorano.È tuttora molto acceso in Europa il dibattito politico in merito all’idoneità delle pensioni,alle diverse forme previdenziali (schemi pensionistici privati, statali o dipendenti dal da-tore di lavoro) e all’equità intergenerazionale (Martin J. Live longer, Work longer. OECD,2005).

17. ISTRUZIONEL’istruzione e la formazione, oltre a contribuire al mantenimento di una buona salute,

sono anche una risorsa che permette alle persone con più di 50 anni di rimanere attivenell’ambiente di lavoro fino al pensionamento e di mantenere inalterato il proprio redditopro capite (Martin J. Live longer, Work longer. OECD, 2005). Inoltre gli anziani possono uti-lizzare le proprie capacità e la propria esperienza come risorse preziose da mettere a di-sposizione dell’intera società.

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C2. ABITAZIONE E AMBIENTEQuesta sezione è divisa in due parti: la prima si concentra sulla proprietà e sulle infrastrut-ture dell’alloggio mentre la seconda è una descrizione dell’ambiente fisico in senso più ge-nerale, qui inteso come assetto urbano che può essere migliorato attraverso un’adeguatapianificazione. Tra abitazione e ambiente esiste un legame molto complesso dal momento chepiù contesti e fattori influiscono sulla salute e sul benessere degli anziani (Fig. 3.7).

Figura 3.7 – Abitazione e ambiente.

La prima parte è dedicata all’abitazione, mentre la seconda all’accessibilità. Altri due indi-catori consigliati riguardano il senso di sicurezza e l’accesso ai trasporti.

18. PROPRIETÀ DELL’ABITAZIONEEssere proprietari della casa in cui si abita influenza in modo significativo le opportu-

nità e il bilancio di coloro che la occupano. I pensionati, in generale, sono proprietaridella casa dove abitano; ciò consente loro costi di vita ridotti ma, allo stesso tempo, li ob-bliga a far fronte alle spese di manutenzione e riparazione dell’immobile. Ci sono d’al-tronde molti anziani che vivono nelle case popolari, dove continuano a pagare l’affitto maricevono sussidi per il basso reddito e maggior protezione rispetto agli altri inquilini chelavorano. Alcuni Comuni mettono a disposizione, per esigenze particolari, anche case-al-bergo (indicatore n.13, sezione B).

19. SICUREZZA IN CASA E NEL QUARTIERELa sensazione di sicurezza e protezione è un tema che interessa molto le persone an-

ziane, perché strettamente legata al grado di salute mentale e di benessere fisico. Eventispiacevoli inaspettati o la paura di essere oggetto di atti criminosi minano il senso di fi-ducia e di identità.

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20. ACCESSO AI TRASPORTI“Progettare una città per gli anziani significa progettarne una adatta a chiunque.” Le per-

sone anziane devono infatti avere facile accesso a tutti i servizi per poter partecipare alla vitaeconomica, culturale e sociale della città e per condurre una vita più sana e gratificante.

C3: PARTECIPAZIONE ED EMPOWERMENTLa sezione C3, ultima parte del profilo, ha come tema l’anziano considerato per la città

una risorsa preziosa, in grado di contribuire alla vita civile poiché mette a disposizione lapropria capacità ed esperienza. Studi europei e indagini sulla popolazione dimostranocome gli anziani siano molto disponibili ad impegnarsi in attività civili e sociali. Lo scopodi questa sezione, composta da due soli indicatori, è quello di segnalare questo contributoe misurarne l’influenza.

21. PARTECIPAZIONE AL PROCESSO DECISIONALEMettendo a disposizione le proprie capacità e la propria esperienza, gli anziani contri-

buiscono alla vita della città e della comunità locale, agendo come volontari o partecipandoad organizzazioni di vario tipo, all’interno delle quali non influenzano le decisioni. Questoindicatore cerca invece di valutare la partecipazione delle persone anziane al processo deci-sionale su temi politici, economici e sociali importanti per la città. Organizzazioni di questotipo si trovano all’estremità destra dello schema rappresentato di seguito (Fig. 3.8).

22. INFLUENZA NELLA COMUNITÀI Comuni rivestono un ruolo importante nell’erogare i servizi fondamentali alla persona

e nel determinare il futuro sviluppo delle città. Poiché i consiglieri comunali sono deci-sori chiave in tal senso, il fatto che essi siano persone anziane ha una duplice valenza: daun lato essi possono usare le proprie capacità e l’esperienza maturata negli anni per in-tervenire su un’ampia gamma di tematiche; dall’altro possono prestare maggior attenzionealle problematiche degli anziani.

44

19. SICUREZZA IN CASA E NEL QUARTIERELa sensazione di sicurezza e protezione è un tema che interessa molto le personeanziane, perché strettamente legata al grado di salute mentale e di benessere fisico.Eventi spiacevoli inaspettati o la paura di essere oggetto di atti criminosi minano ilsenso di fiducia e di identità.

20. ACCESSO AI TRASPORTI“Progettare una città per gli anziani significa progettarne una adatta a chiunque.” Lepersone anziane devono infatti avere facile accesso a tutti i servizi per poterpartecipare alla vita economica, culturale e sociale della città e per condurre una vitapiù sana e gratificante.

C3: PARTECIPAZIONE ED EMPOWERMENTLa sezione C3, ultima parte del profilo, ha come tema l’anziano considerato per lacittà una preziosa risorsa, in grado di contribuire alla vita civile poiché mette adisposizione la propria capacità ed esperienza. Studi europei e indagini sullapopolazione dimostrano come gli anziani siano molto disponibili ad impegnarsi inattività civili e sociali. Lo scopo di questa sezione, composta da due soli indicatori, è quello di segnalare questo contributo e misurarne l’influenza.

21. PARTECIPAZIONE AL PROCESSO DECISIONALEMettendo a disposizione le proprie capacità e la propria esperienza, gli anzianicontribuiscono alla vita della città e della comunità locale, agendo come volontari opartecipando ad organizzazioni di vario tipo, all’interno delle quali non influenzano ledecisioni. Questo indicatore cerca invece di valutare la partecipazione delle personeanziane al processo decisionale su temi politici, economici e sociali importanti per la

città. Organizzazioni di questo tipo si trovano all’estremità destra dello schema

rappresentato di seguito (Fig. 3.8).

Il processo di empowerment della comunità

Azione personale

Gruppi di auto mutuo aiuto

Associazioni locali

Collaborazioni Azione politica e sociale

Figura 3.8 - Empowerment della comunità.Figura 3.8 – Empowerment della comunità.

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Capitolo 4 IL PROFILO DELLA

CITTÀ DI UDINE

Gianna Zamaro, Enrico Chiavon, Stefania Pascut, Sonia Lavarone

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4.1 STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE

Lo studio dei fenomeni, statici e dinamici, riguardanti la popolazione consente di com-prendere le complesse trasformazioni sociali ed economiche di un determinato territorioin uno specifico arco temporale.

Le elaborazioni di seguito presentate si riferiscono alla composizione della popola-zione, suddivisa per sesso e classi d’età, residente nel Comune di Udine alla data del 1 gen-naio 2006 (Fig. 4.1).

La popolazione presente è composta da 96.678 persone, di cui 45.295 maschi (46,85%)e 51.383 femmine (53,15%). La popolazione tra 0 e 14 anni costituisce l’11,21% della po-polazione; i soggetti ultrasessantacinquenni sono il 23,94% e la popolazione attiva, com-presa tra i 15 e i 64 anni, costituisce il restante 64,85%.

49

4.1. STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE

Lo studio dei fenomeni, statici e dinamici, riguardanti la popolazione consente dicomprendere le complesse trasformazioni sociali ed economiche di un determinatoterritorio in uno specifico arco temporale.

Le elaborazioni di seguito presentate si riferiscono alla composizione dellapopolazione, suddivisa per sesso e classi d’età, residente nel Comune di Udine, alladata del 1 gennaio 2006 (Fig. 4.1).

La popolazione presente è composta da 96.678 persone, di cui 45.295 maschi(46,85%) e 51.383 femmine (53,15%). La popolazione tra 0 e 14 anni costituiscel’11,21% della popolazione; i soggetti ultra sessantacinquenni sono il 23,94% e lapopolazione attiva, compresa tra i 15 ed i 64 anni, costituisce il restante 64,85%.

1999180416981872

22162852

366340674022

339029073123

28752805

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18551778170717531913

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34543209

367934633465

294228642792

1282752

34208

5000 4000 3000 2000 1000 0 1000 2000 3000 4000 5000

0-45-9

10-1415-1920-2425-2930-3435-3940-4445-4950-5455-5960-6465-6970-7475-7980-8485-8990-9495-99100+

Femmine Maschi

Figura 4.1 - Popolazione per classe d'età.

La Fig. 4.1 illustra lo sviluppo piramidale delle classi di età degli abitanti dellacittà di Udine; il termine “piramide” non è del tutto appropriato in quanto non vi è il

Figura 4.1 - Popolazione per classe d'età.

La Fig. 4.1 illustra lo sviluppo piramidale delle classi di età degli abitanti della città diUdine; il termine “piramide” non è del tutto appropriato in quanto non vi è il previsto re-stringimento progressivo dalla base al vertice, ma piuttosto una dilatazione in corrispon-

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denza delle classi di età centrali e più avanzate, espressione tipica di una società matura.La progressiva asimmetria dell’apice della piramide è dovuta alla maggiore longevità delledonne rispetto agli uomini. Il consistente peso delle fasce di età tra i 25 e i 44 anni è daattribuirsi a due fenomeni: l’immigrazione per i soggetti di età ≤40 anni; il baby boom, cheha interessato gli anni ’60 nel secolo scorso, per i soggetti appartenenti alla classe di età40-44 anni (Fig. 4.2).

50

in corrispondenza delle classi di età centrali e più avanzate, espressione tipica di unasocietà matura La progressiva asimmetria dell’apice della piramide è da attribuire allamaggiore longevità delle donne rispetto agli uomini. Il consistente peso delle fasce dietà tra i 25 e i 44 anni è da attribuire a due fenomeni: l’immigrazione per i soggetti dietà ≤ 40 anni; il baby boom, che ha interessato gli anni ’60 nel secolo scorso, per isoggetti appartenenti alla classe di età 40-44 anni (Fig. 4.2).

0

1000

2000

3000

4000

50000-4

5-910-14

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45-4950-5455-59

60-64

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75-79

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90-94

95-99100+ M

F

Figura 4.2 - Popolazione per genere e classe d'età.

Se si guarda alla popolazione anziana appare evidente che nella città di Udine lapercentuale di soggetti di età >65 anni (23,94%) è di gran lunga superiore alla mediaeuropea (15,7%). Esaminando più nel dettaglio il settore della piramide checomprende le persone di età _50 anni, si evince che quelle di età _65 annirappresentano il 23,94%, e quelle di età _75 anni rappresenta il 12,21% del totale (Fig.4.3)

Gli anziani possono essere convenzionalmente classificati in: anziani giovani(young old: 65-74 anni); anziani propriamente detti (old old: 75-84 anni) e moltoanziani (old oldest: >84 anni). A Udine la percentuale di anziani giovani è dell’11,73% sul totale della popolazione (49,01% sul totale degli ultra 65enni); lapercentuale degli anziani pr.d. è del 9,02% (37,68% sul totale degli ultra 65enni);

degli ultra 65enni) (Fig. 4.4).

Figura 4.2 - Popolazione per genere e classe d'età.

Se si guarda alla popolazione anziana appare evidente che nella città di Udine la per-centuale di soggetti di età >65 anni (23,94%) è di gran lunga superiore alla media euro-pea (15,7%). Esaminando più nel dettaglio il settore della piramide che comprende lepersone di età ≥50 anni, si evince che quelle di età ≥65 anni rappresentano il 23,94% equelle di età ≥75 anni rappresenta il 12,21% del totale (Fig. 4.3).

Gli anziani possono essere convenzionalmente classificati in: anziani giovani (youngold: 65-74 anni); anziani propriamente detti (old old: 75-84 anni) e molto anziani (oldoldest: >84 anni). A Udine la percentuale di anziani giovani è dell’11,73% sul totale dellapopolazione (49,01% sul totale degli ultra 65enni); la percentuale degli anziani pr.d. è del9,02% (37,68% sul totale degli ultra 65enni); infine la percentuale di persone molto anzianerappresenta il 3,19% (13,31% sul totale degli ultra 65enni) (Fig. 4.4).

50

in corrispondenza delle classi di età centrali e più avanzate, espressione tipica di unasocietà matura La progressiva asimmetria dell’apice della piramide è da attribuire allamaggiore longevità delle donne rispetto agli uomini. Il consistente peso delle fasce dietà tra i 25 e i 44 anni è da attribuire a due fenomeni: l’immigrazione per i soggetti dietà ≤ 40 anni; il baby boom, che ha interessato gli anni ’60 nel secolo scorso, per isoggetti appartenenti alla classe di età 40-44 anni (Fig. 4.2).

0

1000

2000

3000

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50000-4

5-910-14

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20-24

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75-79

80-84

85-89

90-94

95-99100+ M

F

Figura 4.2 - Popolazione per genere e classe d'età.

Se si guarda alla popolazione anziana appare evidente che nella città di Udine lapercentuale di soggetti di età >65 anni (23,94%) è di gran lunga superiore alla mediaeuropea (15,7%). Esaminando più nel dettaglio il settore della piramide checomprende le persone di età _50 anni, si evince che quelle di età _65 annirappresentano il 23,94%, e quelle di età _75 anni rappresenta il 12,21% del totale (Fig.4.3)

Gli anziani possono essere convenzionalmente classificati in: anziani giovani(young old: 65-74 anni); anziani propriamente detti (old old: 75-84 anni) e moltoanziani (old oldest: >84 anni). A Udine la percentuale di anziani giovani è dell’11,73% sul totale della popolazione (49,01% sul totale degli ultra 65enni); lapercentuale degli anziani pr.d. è del 9,02% (37,68% sul totale degli ultra 65enni);

degli ultra 65enni) (Fig. 4.4).

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3951

29073123

28752805

21321722

1343527

237401

3209367934633465

294228642792

1282752

20834

4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 5000 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 450050-5455-5960-6465-6970-7475-7980-8485-8990-9495-99100+

Femmine Maschi

Figura 4.3 - Popolazione di età superiore a 50 anni, suddivisa per classe d'età.

0

1000

2000

3000

400050-54

55-59

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75-7980-84

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100+M

F

Figura 4.4 - Popolazione di età superiore a 50 anni, suddivisa per genere e classe d’età.

51

2907

3123

2875

2805

2132

1722

1343

527

237

40

1

3209

3679

3463

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2942

2864

2792

1282

752

208

34

4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500

50-54

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95-99

100+

Femmine Maschi

Figura 4.3 - Popolazione di età superiore a 50 anni, suddivisa per classe d'età.

0

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100+M

F

Figura 4.4 - Popolazione di età superiore a 50 anni, suddivisa per genere e classe d’età.

Figura 4.3 - Popolazione di età superiore a 50 anni, suddivisa per classe d'età.

Figura 4.4 - Popolazione di età superiore a 50 anni, suddivisa per genere e classe d’età.

51

2907

3123

2875

2805

2132

1722

1343

527

237

40

1

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3679

3463

3465

2942

2864

2792

1282

752

208

34

4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500

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Femmine Maschi

Figura 4.3 - Popolazione di età superiore a 50 anni, suddivisa per classe d'età.

0

1000

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3000

400050-54

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60-64

65-69

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75-7980-84

85-89

90-94

95-99

100+M

F

Figura 4.4 - Popolazione di età superiore a 50 anni, suddivisa per genere e classe d’età.

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4052

0,910,85 0,83 0,81

0,72

0,60

0,480,41

0,32

0,19

0,030,00

0,10

0,20

0,30

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0,50

0,60

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0,90

1,00

50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90-94 95-99 100+

Figura 4.5 – Popolazione Over 50; rapporto di mascolinità per classe d’età.

302 556 588 660 8101142

1449

755 515168 33

6978

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

50-5

4

55-5

9

60-6

4

65-6

9

70-7

4

75-7

9

80-8

4

85-8

9

90-9

4

95-9

9

100+

TOTA

LEO

VE

R 5

0

Figura 4.6 per classe d’età.

52

0,910,85 0,83 0,81

0,72

0,60

0,480,41

0,32

0,19

0,030,00

0,10

0,20

0,30

0,40

0,50

0,60

0,70

0,80

0,90

1,00

50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90-94 95-99 100+

Figura 4.5 – Popolazione Over 50; rapporto di mascolinità per classe d’età.

302 556 588 660 8101142

1449

755 515168 33

6978

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

50-5

4

55-5

9

60-6

4

65-6

9

70-7

4

75-7

9

80-8

4

85-8

9

90-9

4

95-9

9

100+

TOTA

LEO

VE

R 5

0

Figura 4.6 per classe d’età.Figura 4.6 – Popolazione di età superiore a 50 anni; differenziale di genere (femmine-maschi)per classe d’età.

Figura 4.5 – Popolazione di età superiore a 50 anni; rapporto di mascolinità per classe d’età.

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41

Il rapporto di mascolinità per i soggetti di età ≥50 anni, calcolato come rapporto tra lapopolazione maschile posta al nominatore e quella femminile al denominatore, è di 0.72.Il rapporto di mascolinità diminuisce al crescere dell’età, a dimostrazione della maggiorelongevità dei soggetti di sesso femminile (Fig. 4.5).

Il differenziale (∆) di genere, ovvero la differenza in termini assoluti tra il numero dellefemmine e quello dei maschi, statisticamente favorevole a quest’ultimi alla nascita e nelleetà più giovani, è nettamente a favore delle prime se si considera la popolazione che haormai superato i 50 anni d’età, e aumenta man mano che ci si avvicina alle età estreme(Fig. 4.6).

L’analisi demografica della terza (tra 65 e 84 anni) e quarta età (oltre gli 85 anni) for-nisce una fotografia interessante della condizione degli anziani, permette di valutare l’i-doneità dei servizi socio-assistenziali e sanitari erogati e consente di programmare politichee strategie adeguate.

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42

4.2. DISTRIBUZIONE PER CIRCOSCRIZIONE

A partire dal 1995 la città di Udine è stata suddivisa in 7 circoscrizioni. La Fig. 4.7 illu-stra la distribuzione della popolazione secondo il genere e la circoscrizione di appar-tenenza.

54

4.2. DISTRIBUZIONE PER CIRCOSCRIZIONE

A partire dal 1995 la città di Udine è stata suddivisa in 7 circoscrizioni. La Fig. 4.7illustra la distribuzione della popolazione secondo il genere e la circoscrizione diappartenenza.

8.458

9.983

6.830

4.411

2.601 2.489

10.57410.526

12.307

18.984

20.901

14.367

9.251

22.881

10.918

7.537

4.840

2.616 2.660

5.217 5.149

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7

MFTOT

Figura 4.7 - Popolazione per genere e circoscrizione.

Il “baricentro residenziale” è situato a nord della città: il 45,25 % degli udinesi hastabilito la propria dimora abituale nella VII Circoscrizione – Udine Nord (ab. 22.881)e nella II Circoscrizione – Rizzi, S.Domenico, Cormor, S.Rocco (ab. 20.901), mentrela VI Circoscrizione – S. Osvaldo, S. Paolo presenta il minor numero di abitanti (ab.5.149). Il progressivo sviluppo demografico dell’area sud della città di questi ultimianni controbilancia la perdita di residenti nel perimetro del centro cittadino (Icircoscrizione). In particolare, dal 1995, la IV Circoscrizione – Udine Sud ha subito unincremento del 15% (anno di riferimento 1995) del numero di abitanti, con 1.206nuove iscrizioni. Saldi positivi presentano anche la V Circoscrizione – Cussignacco(+10,6%), la VII Circoscrizione – Chiavris, Paderno (+3,4%) e la VI Circoscrizione – S.Paolo, S.Osvaldo (+2,9%). Costante è invece l’esodo dalla I Circoscrizione – Udine

Figura 4.7 - Popolazione per genere e circoscrizione.

Il “baricentro residenziale” è situato a nord della città: il 45,25 % degli udinesi ha sta-bilito la propria dimora abituale nella VII Circoscrizione – Udine Nord (ab. 22.881) e nellaII Circoscrizione – Rizzi, S.Domenico, Cormor, S.Rocco (ab. 20.901), mentre la VI Circo-scrizione – S. Osvaldo, S. Paolo presenta il minor numero di abitanti (ab. 5.149). Il pro-gressivo sviluppo demografico dell’area sud della città di questi ultimi anni controbilanciala perdita di residenti nel perimetro del centro cittadino (I circoscrizione). In particolare,dal 1995, la IV Circoscrizione – Udine Sud ha subito un incremento del 15% (anno di ri-ferimento 1995) del numero di abitanti, con 1.206 nuove iscrizioni. Saldi positivi presen-tano anche la V Circoscrizione – Cussignacco (+10,6%), la VII Circoscrizione – Chiavris,Paderno (+3,4%) e la VI Circoscrizione – S.Paolo, S.Osvaldo (+2,9%). Costante è invece l’e-

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43

sodo dalla I Circoscrizione – Udine Centro: la perdita percentuale rispetto al 1995 è del3,9%, ma in termini assoluti si parla di 777 cittadini in meno, di cui 289 hanno lasciato lacircoscrizione tra il primo gennaio 2005 e il primo gennaio 2006. Le circoscrizioni II –Rizzi, S. Domenico, Cormôr, S.Rocco, e III – Laipacco, S. Gottardo, pur in declino rispettoal 1995 (-1,7% e -0,5%, rispettivamente) hanno registrato un seppur lieve incremento trail primo gennaio 2005 e il primo gennaio 2006 (+0,7% e +0,8%, rispettivamente), ma gliordini di grandezza delle variazioni assolute (145 e 111, rispettivamente) su base annualedevono ritenersi entro i limiti della sostanziale stabilità, se considerate in rapporto al nu-mero totale di abitanti delle rispettive circoscrizioni (20.901 e 14.367).

55

parla di 777 cittadini in meno, di cui 289 hanno lasciato la circoscrizione tra il primogennaio 2005 ed il primo gennaio 2006. Le circoscrizioni II – Rizzi, S. Domenico,Cormô r e S.Rocco”, e III – Laipacco, S. Gottardo, pur in declino rispetto al 1995 (-1,7% e -0,5%, rispettivamente) hanno registrato un seppur lieve incremento tra ilprimo gennaio 2005 ed il primo gennaio 2006 (+0,7% e +0,8%, rispettivamente), magli ordini di grandezza delle variazioni assolute (145 e 111, rispettivamente) su baseannuale devono ritenersi entro i limiti della sostanziale stabilità, se considerate inrapporto al numero totale di abitanti delle rispettive circoscrizioni (20.901 e 14.367).

44,6

47,8 47,5 47,749,9

48,346,2

55,4

52,2 52,5 52,353,8

46,9

53,151,750,1

0

10

20

30

40

50

60

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7 Udine

M

F

Figura 4.8 - Composizione Percentuale per Genere.

Per quanto attiene la distribuzione della popolazione dell’intera città rispetto algenere, il 53,13% è costituito da femmine, mentre il restante 46,87% da maschi(Fig.4.8). All’interno delle singole circoscrizioni le distribuzioni per genere sonoessenzialmente allineate con il dato complessivo, tuttavia in alcune emergono dellelievi differenze. La circoscrizione con il maggior numero di femmine è la ICircoscrizione – Udine Centro, con un valore che si attesta al 55,45%; la VCircoscrizione – Cussignacco, invece, vede sostanzialmente bilanciarsi i due sessi, con

Figura 4.8 - Composizione percentuale per genere.

Per quanto attiene la distribuzione della popolazione dell’intera città rispetto al genere,il 53,13% è costituito da femmine, mentre il restante 46,87% da maschi (Fig.4.8). All’internodelle singole circoscrizioni le distribuzioni per genere sono essenzialmente allineate conil dato complessivo, tuttavia in alcune emergono delle lievi differenze. La circoscrizionecon il maggior numero di femmine è la I Circoscrizione – Udine Centro, con un valore chesi attesta al 55,45%; la V Circoscrizione – Cussignacco, invece, vede sostanzialmente bi-lanciarsi i due sessi, con una differenza a favore delle femmine di poco superiore a unquarto di punto percentuale: 50,14% rispetto al 49,86% dei maschi. La Fig. 4.9 illustra il rap-porto di mascolinità per circoscrizione.

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44

La distribuzione sul territorio comunale della popolazione ultrasessantacinquenne dif-ferisce leggermente da quella rilevata per la popolazione totale (Fig. 4.10). La I Circoscri-zione – Udine Centro presenta la percentuale di anziani maggiore (il 28,36% dellapopolazione), seguita dalla VII Circoscrizione – Chiavris, Paderno, (25,84%), dalla II Cir-coscrizione – Rizzi, S. Domenico, Cormôr, S.Rocco (23,35%), e così via a scalare fino allaV Circoscrizione – Cussignacco, che è l’unica ad avere una percentuale di anziani nel suoterritorio inferiore al 20% (18,50%).

56

percentuale: 50,14% rispetto al 49,86% dei maschi. La Fig. 4.9 illustra il rapporto dimascolinità per circoscrizione.

80,491,4 90,6 91,1

99,493,6

85,9 88,2

0

20

40

60

80

100

120

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7 Udine

Figura 4.9 - Rapporto di Mascolinità per Circoscrizione.

La distribuzione sul territorio comunale della popolazione ultra-sessantacinquenne differisce leggermente da quella rilevata per la popolazione totale(Fig. 4.10). La I Circoscrizione – Udine Centro presenta la percentuale di anzianimaggiore (il 28,36% della popolazione), seguita dalla VII Circoscrizione – Chiavris,Paderno, (25,84%), dalla II Circoscrizione – Rizzi, S. Domenico, Cormô r, S.Rocco

(23,35%), e così via a scalare fino alla V Circoscrizione – Cussignacco, che è l’unica

ad avere una percentuale di anziani nel suo territorio inferiore al 20% (18,50%).

Figura 4.9 - Rapporto di mascolinità per circoscrizione, espresso in percentuale.

57

28,4

23,3 22,921,4

18,5

21,5

25,824,3

0

5

10

15

20

25

30

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7 Udine

Figura 4.10 - Percentuale di soggetti di età superiore a 65 anni sulla popolazione totale dellacircoscrizione.

Quanto al rapporto di mascolinità (riferito alla popolazione con età superiore ai65 anni), la circoscrizione con la percentuale più bassa di maschi è la I Circoscrizione– Udine Centro con il 48,88%, mentre la percentuale più alta si colloca nella VCircoscrizione – Cussignacco, con il 74,5% (Fig. 4.11).

48,9

65,969,2

65,2

74,5

64,3 64,7 62,0

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7 Udine

Figura 4.11 – Soggetti di età superiore a 65 anni: rapporto di mascolinità per circoscrizione.

La distribuzione degli anziani nel territorio cittadino è un dato estremamente

Figura 4.10 - Percentuale di soggetti di età superiore a 65 anni sulla popolazione circoscrizionale.

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45

Quanto al rapporto di mascolinità (riferito alla popolazione con età superiore ai 65anni), la circoscrizione con la percentuale più bassa di maschi è la I Circoscrizione – UdineCentro con il 48,88%, mentre la percentuale più alta si colloca nella V Circoscrizione –Cussignacco, con il 74,5% (Fig. 4.11).

57

28,4

23,3 22,921,4

18,5

21,5

25,824,3

0

5

10

15

20

25

30

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7 Udine

Figura 4.10 - Percentuale di soggetti di età superiore a 65 anni sulla popolazione totale dellacircoscrizione.

Quanto al rapporto di mascolinità (riferito alla popolazione con età superiore ai65 anni), la circoscrizione con la percentuale più bassa di maschi è la I Circoscrizione– Udine Centro con il 48,88%, mentre la percentuale più alta si colloca nella VCircoscrizione – Cussignacco, con il 74,5% (Fig. 4.11).

48,9

65,969,2

65,2

74,5

64,3 64,7 62,0

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7 Udine

Figura 4.11 – Soggetti di età superiore a 65 anni: rapporto di mascolinità per circoscrizione.

La distribuzione degli anziani nel territorio cittadino è un dato estremamente

Figura 4.11 – Soggetti di età superiore a 65 anni: rapporto di mascolinità per circoscrizione,espresso in percentuale.

58

organizzazione dei servizi, e per facilitare il loro accesso e la loro fruibilità (Figg.4.12- 4.14).

1.768

2.323

3.617

1.944

3.590

4.880

3.290

5.913

412

780

1.938

1.346

434

1.196

553 675

2.942

1.976

965 1.109

5.385

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7

M

F

TOT

Figura 4.12 – Popolazione di soggetti di età superiore a 65anni, suddivisi per circoscrizione egenere.

32,8

39,7 40,9 39,542,7

39,1 39,3

67,2

60,3 59,1 60,557,3

60,9 60,7

38,3

61,7

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7 Udine

M

F

Figura 4.13 anni nelle diverse circoscrizioni.

Figura 4.12 – Soggetti di età superiore a 65 anni, suddivisi per circoscrizione e genere.

La distribuzione degli anziani nel territorio cittadino è un dato estremamente importanteche deve essere tenuto in considerazione per la pianificazione e organizzazione dei ser-vizi, e per facilitare il loro accesso e la loro fruibilità (Figg. 4.12- 4.14).

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58

organizzazione dei servizi, e per facilitare il loro accesso e la loro fruibilità (Figg.4.12- 4.14).

1.768

2.323

3.617

1.944

3.590

4.880

3.290

5.913

412

780

1.938

1.346

434

1.196

553 675

2.942

1.976

965 1.109

5.385

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7

M

F

TOT

Figura 4.12 – Popolazione di soggetti di età superiore a 65anni, suddivisi per circoscrizione egenere.

32,8

39,7 40,9 39,542,7

39,1 39,3

67,2

60,3 59,1 60,557,3

60,9 60,7

38,3

61,7

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7 Udine

M

F

Figura 4.13 anni nelle diverse circoscrizioni.Figura 4.13 – Composizione percentuale per genere della popolazione di età superiore a 65anni nelle diverse circoscrizioni.

59

10,7

11,9

9,9 9,8

10,5

12,7

8,2

7,47,8

6,0

7,4

8,9

4,5

2,1 2,12,4

1,6

2,6 2,8

11,3

11,2

0

2

4

6

8

10

12

14

Circ.1 Circ.2 Circ.3 Circ.4 Circ.5 Circ.6 Circ.7

65-74

75-84

85+

Figura 4.14 – Peso percentuale delle classi di età sulla popolazione circoscrizionale.Figura 4.14 – Peso percentuale delle classi di età sulla popolazione circoscrizionale.

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47

4.3 SPERANZA DI VITA

La speranza di vita < ex > all’età ‘x’ (chiamata anche aspettativa residua di vita) esprimeil numero medio di anni che restano da vivere ad una persona di quella età. L’aspettativadi vita alla nascita per i maschi è di 77,5 anni mentre per le femmine è di 83,3 (Tab. 4.1).

Tabella 4.1 – Speranza di vita.

2004 2030

M F M FETÀ x ex ex ex ex

0 77,47 83,34 82,43 88,755 72,70 78,61 77,75 83,9810 67,74 73,65 72,78 79,0115 62,78 68,69 67,81 74,0420 57,96 63,76 62,96 69,0825 53,22 58,82 58,18 64,1430 48,42 53,93 53,32 59,2035 43,61 49,01 48,48 54,2540 38,79 44,11 43,62 49,3345 34,09 39,29 38,88 44,4750 29,44 34,56 34,18 39,6655 25,08 29,92 29,66 34,9260 20,89 25,48 25,21 30,2365 16,97 21,16 20,97 25,5670 13,45 17,13 16,96 21,0675 10,29 13,32 13,24 16,7180 7,70 9,84 9,88 12,5785 5,46 7,01 6,73 8,8090 4,26 4,68 4,39 5,7395 3,14 3,32 2,88 3,64100 2,19 2,31 2,02 2,35105 1,49 1,60 1,71 1,75110 1,04 1,14 1,50 1,50

Fonte dati: ISTAT.

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48

4.4 PROIEZIONI DELLA POPOLAZIONE

Le proiezioni di popolazione eseguite con il metodo coorte-componente sono state cal-colate a partire dal 2005 (Fig. 4.15). Tale metodo prevede che si segua ciascuna genera-zione nel corso della sua vita, applicando ad essa i parametri di mortalità, natalità emigrazione osservati. Le proiezioni non si preoccupano di modificare alcun parametro,come accade nelle previsioni; esse dicono solo “come saremmo se continuassimo così”.

Figura 4.15 – Proiezionidella popolazione di Udine: 2005 vs 2015.

Il grafico precedente confronta la consistenza della popolazione udinese al primo gen-naio 2005, rappresentata dall’area azzurra, con la proiezione della medesima popolazioneal primo gennaio 2015, identificata dalla linea blu. È evidente la traslazione verso destradella curva, che sta a indicare l’invecchiamento di tutta la popolazione. Le smussature del-l’area sulla destra rappresentano l’erosione provocata dalla mortalità: con i tassi attuali cisarebbe un aumento rispetto ad ora nel numero degli old oldest, cioè delle persone conpiù di 85 anni. Le classi di età più numerose, quelle dei baby boomers, risultano più con-sistenti rispetto ad oggi per effetto di una bassissima mortalità e di un’incidenza importantedell’immigrazione. Anche le classi d’età più giovani risultano beneficiare dell’apporto di

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49

nuovi residenti. Il lieve aumento del livello di fecondità registrato negli ultimi anni non ètuttavia sufficiente a innalzare significativamente il numero delle nascite, in quanto il con-tingente delle potenziali mamme, con l’uscita delle baby boomers dall’età feconda, risultanotevolmente diminuito.

La “piramide della popolazione” ha ormai perso la forma tipica da cui questo graficoprende il nome (Fig. 4.16). La struttura è quella di un fuso, con le classi di età centrali net-tamente più numerose rispetto alle classi giovani (in basso) e alle classi anziane (in alto).In soli 10 anni la struttura non può cambiare forma, a meno che non si verifichino deglieventi imprevedibili. Pertanto la piramide del 2015 (colori rosso e blu) ricalca sostanzialmentequella del 2005, con l’effetto di traslazione verso l’alto di 10 classi di età (corrispondenti, evi-dentemente, ai 10 anni che intercorrono tra il 2005 e il 2015). Rimane un’asimmetria dovutaalla prevalenza del sesso femminile nelle classi di età avanzate e centrali.

In base alle proiezioni la popolazione del Comune di Udine aumenterà dagli attuali(01/01/2005) 96.402 abitanti a 103.405 (01/01/2015).

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

età

6000 4000 2000 0 2000 4000 6000

0-45-9

10-1415-1920-2425-2930-3435-3940-4445-4950-5455-5960-6465-6970-7475-7980-8485-8990-9495-99

100-104105-109

110+

F2015M2015

6000 4000 2000 0 2000 4000 6000

0-45-9

10-1415-1920-2425-2930-3435-3940-4445-4950-5455-5960-6465-6970-7475-7980-8485-8990-9495-99

100-104105-109

110+

F2005

M2005

F2015

M2015

Figura 4.16 – Proiezione della popolazione per genere: 2005 vs 2015.

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50

Considerando attentamente la piramide del 2015, senza raffronti con quella attuale(Fig. 4.17), si notano le caratteristiche precedentemente descritte: la forma a fuso spostail suo baricentro verso l’alto, innalzando quindi l’età media della popolazione. Resta an-cora evidente l’effetto del calo delle nascite nei periodi difficili legati alla seconda guerramondiale, nelle classi d’età attorno al settantesimo anno. La natalità in quegli anni fu peròsolo rinviata, come si vede dalla successiva espansione delle classi tra i 65 e i 69 anni. Talefenomeno è noto come recupero di natalità. Del tutto perso, a livello grafico, è l’effettoanalogo prodotto dal primo conflitto mondiale, che, come l’effetto della campagna de-mografica fascista, ha già subito l’erosione della mortalità. Ben visibili, invece, sono lacontrazione delle nascite degli anni 50 del ventesimo secolo, conseguente alla crescita delpiù immediato dopoguerra, e il grosso effetto del baby boom degli anni 60. Alle classid’età interessate da quest’ultimo va aggiunto l’effetto delle migrazioni. Il passaggio defi-nitivo da zona di emigrazione a luogo di attrazione per l’immigrazione è avvenuto in cor-rispondenza dell’ingresso nell’età lavorativa di queste classi. Di conseguenza i primicontingenti consistenti di immigrati stabilmente radicati nel territorio si trovano in questefasce d’età. L’effetto delle immigrazioni influenza anche le generazioni successive, quelle

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

età

6000 4000 2000 0 2000 4000 6000

0-45-9

10-1415-1920-2425-2930-3435-3940-4445-4950-5455-5960-6465-6970-7475-7980-8485-8990-9495-99

100-104105-109

110+

F2015M2015

6000 4000 2000 0 2000 4000 6000

0-45-9

10-1415-1920-2425-2930-3435-3940-4445-4950-5455-5960-6465-6970-7475-7980-8485-8990-9495-99

100-104105-109

110+

F2005

M2005

F2015

M2015

Figura 4.17 – Struttura della popolazione: proiezioni 2015, Udine.

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51

che costituiscono l’esile base del fuso, allargandole. Il rafforzamento è dovuto sia al flussomigratorio che all’aumento della natalità.

64

l’esile base del fuso, allargandole. Il rafforzamento è dovuto sia al flusso migratorioche all’aumento della natalità.

Stockholm Vs Udine (per Singola Classe di Et�: Percentuale sulla Popolazione Totale)

0,00%

0,50%

1,00%

1,50%

2,00%

2,50%

0 4 8 12 16 20 24 28 32 36 40 44 48 52 56 60 64 68 72 76 80 84 88 92 96100+

Sthlm_2005UD_2005Sthlm_2015UD_2015

Figura 4.18 – Proiezioni 2015, confronto Udine-Stoccolma.

L’ultimo grafico di questa sezione (Fig. 4.18) confronta la composizionepercentuale per classi di età di Udine con quella di Stoccolma: viene presa in esame lasituazione nel 2005 (aree colorate) e la proiezione al 2015 (punti unite dalle linee). Ilconfronto tra valori assoluti non sarebbe stato possibile, in quanto Stoccolma conta più di 30 volte gli abitanti di Udine, per cui il grafico è stato realizzato tenendo conto delpeso percentuale di ciascuna classe sul totale della popolazione.

Si possono apprezzare significative differenze. La prima differenza consiste nelfatto che la popolazione svedese, che non ha partecipato alla seconda guerra mondiale,non presenta gli effetti di natalità posticipata come l’Italia. La seconda differenza stanell’effetto del baby boom, che a Udine è molto più marcato rispetto a Stoccolma. Laterza differenza mostra che a Udine, a partire dagli anni 70 del ventesimo secolo, eraed è ancora presente il fenomeno della denatalità, mentre a Stoccolma, pur essendocistata una forte diminuzione delle nascite con picco negli anni ‘90, il fenomenomantiene un andamento ciclico, come nel più naturale dei casi. La quarta differenza

sta nel maggiore peso delle classi di età più anziane a Udine piuttosto che a

Stoccolma; un effetto che persisterà anche in futuro.

Figura 4.18 – Proiezioni 2015, confronto Udine-Stoccolma.

L’ultimo grafico di questa sezione (Fig. 4.18) confronta la composizione percentuale perclassi di età di Udine con quella di Stoccolma: viene presa in esame la situazione nel 2005(aree colorate) e la proiezione al 2015 (punti unite dalle linee). Il confronto tra valori as-soluti non sarebbe stato possibile, in quanto Stoccolma conta più di 30 volte gli abitantidi Udine, per cui il grafico è stato realizzato tenendo conto del peso percentuale di cia-scuna classe sul totale della popolazione.

Si possono apprezzare significative differenze. La prima differenza consiste nel fatto chela popolazione svedese, che non ha partecipato alla seconda guerra mondiale, non pre-senta gli effetti di natalità posticipata come l’Italia. La seconda differenza sta nell’effetto delbaby boom, che a Udine è molto più marcato rispetto a Stoccolma. La terza differenzamostra che a Udine, a partire dagli anni 70 del ventesimo secolo, era ed è ancora pre-sente il fenomeno della denatalità, mentre a Stoccolma, pur essendoci stata una fortediminuzione delle nascite con picco negli anni ’90, il fenomeno mantiene un anda-mento ciclico, come nel più naturale dei casi. La quarta differenza sta nel maggiorepeso delle classi di età più anziane a Udine piuttosto che a Stoccolma, effetto che per-sisterà anche in futuro.

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52

4.5 L’INDICE DI DIPENDENZA

Il rapporto tra la popolazione attiva e quella non attiva e i dati sulla dipendenza senile egiovanile permettono di delineare un quadro sintetico delle potenzialità produttive dellapopolazione presente nel contesto cittadino; tutto ciò riveste grande importanza per ladefinizione di politiche sociali ed economiche. La Tab. 4.2 mostra i valori di alcuni indi-catori demografici della popolazione residente nel comune di Udine.

65

4.5 L’INDICE DI DIPENDENZA

Il rapporto tra la popolazione attiva e quella non attiva, e i dati sulla dipendenza senilee giovanile permettono di delineare un quadro sintetico delle potenzialità produttivedella popolazione presente nel contesto cittadino; tutto ciò riveste grande importanzaper la definizione di politiche sociali ed economiche. La Tab. 4.2 mostra i valori dialcuni indicatori demografici della popolazione residente nel comune di Udine.

Tabella 4.2 – Indici demografici, 2006. Regione Friuli-Venezia Giulia: comune di Udine.

Indici 2006 Regione FVG Udine

Indice Dip. Giovanile6515

15

<≤ <

età età

Indice Dip. Senile6515

65

<≤ ≥

età età

Indice Popol. Attiva4015

6540

<≤ <≤

età età

Indice di Carico4515

4

<≤ ≤

etàFemmetà

Indice di Dipendenza6515

6515

<≤ ≥ +<

età età età

Tasso Grezzo diFecondità 4515

0

<≤ =

etàFemmetà

Indice di Vecchiaia1565

<≥

età età

Indice di Sostituzione6560

2015

<≤ <≤

età età

Uno degli aspetti più significativi che emerge dai dati relativi alle classi d’età,riguarda l’invecchiamento della popolazione che, mantenendo le attuali prospettive diincremento, unitamente al rapporto elevato rispetto alla popolazione attiva, implicache si debbano adottare in futuro importanti cambiamenti nella strategia dei serviziassistenziali tradizionali.

L’indice di vecchiaia non ferma la sua lenta crescita: il dato relativo al 2005,

alla Regione Friuli Venezia Giulia del 2001 era di 1,85.

Tabella 4.2 – Indici demografici, 2006. Regione Friuli Venezia Giulia: Comune di Udine.

Indici 2006 Regione FVG Udine

Indice Dip. Giovanile 0,19 0,17

Indice Dip. Senile 0,35 0,37

Indice Popol. Attiva 1,20 1,21

Indice di Carico 0,23 0,22

Indice di Dipendenza 0,54 0,54

Tasso Grezzo di Fecondità 0,05 0,05

Indice di Vecchiaia 1,88 2,14

Indice di Sostituzione 0,60 0,57

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Uno degli aspetti più significativi che emerge dai dati relativi alle classi d’età riguardal’invecchiamento della popolazione che, mantenendo le attuali prospettive di incremento,unitamente al rapporto elevato rispetto alla popolazione attiva, implica che si debbanoadottare in futuro importanti cambiamenti nella strategia dei servizi assistenziali tradizio-nali.

L’indice di vecchiaia non ferma la sua lenta crescita: il dato relativo al 2005, riferito alComune di Udine era di 2,13; 2,14 quello del 2006; 1,85 quello relativo alla Regione FriuliVenezia Giulia del 2001.

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L’indice di dipendenza, utilizzato come misura del carico economico della popolazione“inattiva” (bambini e anziani) in una società, è in città in costante crescita (dal 2001 segueun ritmo stabile di circa un centesimo di punto in più all’anno): nel 2005 era 0,53, nel 20060,54 (Fig. 4.19). L’indice di dipendenza giovanile è 0,17, inferiore di due centesimi per-centuali di punto rispetto al valore regionale.L’indice di dipendenza senile nel 2005 era0,36, nel 2006 è salito a 0,37.

Il contesto generale, attraverso la cui lente sarebbe opportuno leggere i dati, vede unsaldo naturale della popolazione costantemente negativo dal 1976 (il numero dei morti su-pera il numero dei nati). Il saldo migratorio è invece costantemente positivo dal 1996.

66

0,00

0,10

0,20

0,30

0,40

0,50

0,60

Indice Dipendenza 0,54

Indice Dipendenza Senile: 0,37

Indice Dipendenza Giovanile: 0,17

Figura 4.19 – Composizione Indice di Dipendenza.

L’indice di dipendenza, utilizzato come misura del carico economico dellapopolazione “inattiva” (bambini e anziani) in una società, è, in città, in costantecrescita (dal 2001 segue un ritmo stabile di circa un centesimo di punto in più all’anno): nel 2005 era 0,53, nel 2006 0,54 (Fig. 4.19).

L’indice di dipendenza giovanile è 0,17, inferiore di due centesimi percentuali dipunto rispetto al valore regionale.

L’indice di dipendenza senile nel 2005 era 0,36, nel 2006 è salito a 0,37.Il contesto generale, attraverso la cui lente sarebbe opportuno leggere i dati, vede

un saldo naturale della popolazione costantemente negativo dal 1976 (il numero dei

morti supera il numero dei nati). Il saldo migratorio è invece costantemente positivo

dal 1996.

Figura 4.19 – Composizione indice di dipendenza.

67

0,37

0,18

0,14

0,05

0,00

0,05

0,10

0,15

0,20

0,25

0,30

0,35

0,40

65-ω 65-74 75-84 85-ω

Figura 4.20 – Indice di dipendenza senile e sue componenti.

L’indice di dipendenza senile rilevato nella città di Udine, ovvero il rapporto trala popolazione ultrassessantaciquenne e quella attiva, è pari al 37% (Fig. 4.20).Suddividendo la popolazione anziana in tre fasce d’età “young old” (65-74 anni), “oldold” (75-84 anni), “old oldest” (85-ω) è rispettivamente 0,18, 0,14 e 0,05 (Fig. 5.5.4).

Tutto questo evidenzia come nella nostra città vi siano sempre più anziani,

sempre più longevi, e che il ricambio naturale sia insufficiente a garantire un adeguato

livello di sostituzione.

Figura 4.20 – Indice di dipendenza senile e sue componenti.

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La Fig. 4.21 illustra gli indici di dipendenza nelle 16 città europee appartenenti alsub-network OMS “Healthy Ageing” a cui anche Udine appartiene. Spicca l’elevato valoredi Gerusalemme, dovuto a una struttura della popolazione in cui è preponderante la partegiovanile, tipica di una popolazione in transizione demografica. Le altre città con valorisuperiori allo 0,5 devono questa situazione alla componente senile.

0,520,47

0,42 0,42

0,75

0,4

0,54

0,47

0,53

0,45

0,520,48

0,53 0,53 0,53

0,43

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

AR

EZZ

O

BR

IGH

TON

BR

NO

CE

LJE

JER

US

ALE

M

GY

OR

LIEG

E

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W C

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CK

HO

LM

SU

ND

ER

LAN

D

TOR

INO

UD

INE

WIE

N

Figura 4.21 – Indice di dipendenza (2005) nelle 16 città europee del sub-network OMS

L’indice di dipendenza senile rilevato nella città di Udine, ovvero il rapporto tra la po-polazione ultrasessantaciquenne e quella attiva, è pari a 0,37 (Fig. 4.20). Suddividendo lapopolazione anziana in tre fasce d’età young old (65-74 anni), old old (75-84 anni), oldoldest (85-ω) è rispettivamente 0,18, 0,14 e 0,05 (Fig. 4.20).

Tutto questo evidenzia come nella nostra città vi siano sempre più anziani, semprepiù longevi, e come il ricambio naturale sia insufficiente a garantire un adeguato livellodi sostituzione.

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4.6 STATO CIVILE

Lo stato civile è una delle variabili che maggiormente incidono sulle condizioni di vita dellepersone anziane e anche sulla loro percezione di sicurezza e di tutela. Il contesto fami-liare, infatti, così come le condizioni economiche, il livello di istruzione, i rapporti di vi-cinato, hanno un ruolo fondamentale sul benessere dei cittadini, specialmente quelli piùfragili.

In Italia, al 1° gennaio 2006, la popolazione per stato civile era così suddivisa: 50,4%sposati, 40,5% celibi/nubili, 7,7% vedovi, 1,5% divorziati (Tab. 4.3).

Tabella 4.3 – Stato civile della popolazione italiana per classe d’età e genere, valori percen-tuali.

Stato Civileetà 18-39 età 40-64 età 65+ Totale

M F TOT M F TOT M F TOT M F TOT

Single 68,7 55,3 62,1 13,6 10,3 12 7 8,9 8,1 44,6 36,5 40,5

Sposati 30,8 43,5 37,1 82,5 80,0 81,3 79,9 42,6 58,1 51,7 49,1 50,4

Divorziati 0,4 0,9 0,7 2,6 2,6 3,1 1,1 1,3 1,2 1,2 1,7 1,5

Vedovi 0 0,3 0,2 1,2 1,2 3,7 12 47,2 32,5 2,4 12,6 7,7

Fonte: ISTAT.

Analizzando i dati della popolazione per stato civile, secondo il genere, si evidenzianosostanziali differenze: tra i maschi è più alta la percentuale di coloro che non hanno an-cora acquisito un legame coniugale (44,6% contro 36,5%), mentre è più bassa la quota deidivorziati (1,2% contro 1,7%) anche per maggior propensione a risposarsi; la percentualedi vedove è cinque volte superiore a quella dei vedovi perchè le donne sopravvivono,nella maggior parte dei casi, al coniuge.

Diversità ed asimmetrie di genere sono ancora più evidenti considerando la popolazioneper stato civile distribuita per grandi classi d’età. Ad esempio, nella classe d’età 16-39 anni, latendenza a posticipare l’inizio della vita coniugale è più evidente tra i maschi, per i quali siriscontra un 68,7% di celibi ed un 30,8% di coniugati, rispetto al 55,3% di nubili e al 43,5% diconiugate. Nella classe d’età 40-64 anni la percentuale di celibi è superiore a quella delle nu-bili (13,6% e 10,3%) mentre i coniugati superano le coniugate (82,5% e 80%).

Rapportando i dati di Udine a quelli nazionali, si può osservare come le proporzionisiano sostanzialmente rispettate (Tab. 4.3 e Fig. 4.22).

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56

Nel 2006 erano iscritti presso l’anagrafe comunale 46.603 nuclei familiari. Il numeromedio di componenti per famiglia supera di poco le 2 unità (2,074). La distribuzione dellapopolazione del Comune di Udine secondo lo stato civile è la seguente: il 39,18% è ce-libe o nubile, il 47,66% è coniugato, il 3,33% è divorziato, mentre i vedovi/e costituisconoil 9,82% della popolazione (Fig. 4.22).

70

DIVORZIATI

3%

SPOSATI 48%

VEDOVI 10%

SINGLE 39%

Nel 2006 erano iscritti presso l’Anagrafe comunale 46.603 nuclei familiari. Ilnumero medio di componenti per famiglia supera di poco le 2 unità (2,074). Ladistribuzione della popolazione del Comune di Udine secondo lo stato civile è la

mentre i vedovi/e costituiscono il 9,82% della popolazione (Fig. 4.22).

43,8

15,9

2,9

50,6

2,7

35,1

45,1

3,9

0 10 20 30 40 50 60

SINGLE

SPOSATI

DIVORZIATI

VEDOVI

F

M

Figura 4.23 – Composizione percentuale della popolazione per genere e stato civile.

Figura 4.22 – Composizione popolazione per stato civile

70

DIVORZIATI

3%

SPOSATI 48%

VEDOVI 10%

SINGLE 39%

Nel 2006 erano iscritti presso l’Anagrafe comunale 46.603 nuclei familiari. Ilnumero medio di componenti per famiglia supera di poco le 2 unità (2,074). Ladistribuzione della popolazione del Comune di Udine secondo lo stato civile è la

mentre i vedovi/e costituiscono il 9,82% della popolazione (Fig. 4.22).

43,8

15,9

2,9

50,6

2,7

35,1

45,1

3,9

0 10 20 30 40 50 60

SINGLE

SPOSATI

DIVORZIATI

VEDOVI

F

M

Figura 4.23 – Composizione percentuale della popolazione per genere e stato civile.Figura 4.23 – Composizione percentuale della popolazione per genere e stato civile.

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Si riscontrano significative differenze di genere: in particolare il 15,94% delle donne nonpuò contare sull’aiuto, in caso di necessità, del proprio coniuge perchè deceduto. Questapercentuale scende al 2,87% nella popolazione maschile (Fig. 4.23).

L’incremento delle famiglie “monoparentali” e di quelle composte da soli anziani pon-gono in discussione non solo l'organizzazione, la gestione e i rapporti di relazione della fa-miglia tradizionale, ma anche lo stesso sistema di sicurezza sociale del quale, per secoli,l'istituzione famiglia, assieme alla rete di solidarietà parentale che era in grado di generare,è stata il perno e il garante della mutualità fra le diverse generazioni, nelle comunità locali.

Un dato è ormai certo: sono le persone sole, soprattutto anziane, che maggiormenterischiano, in caso di difficoltà, ricoveri o istituzionalizzazioni improprie; tali rischi sono for-temente influenzati, tra l'altro, dalle caratteristiche, dalle tipologie e dall’organizzazione deiservizi presenti sul territorio.

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58

4.7 MORTALITÀ PER CAUSA, ETÀ E GENERE

Analizzando i dati ufficiali dell’anno 2006 sulla mortalità generale, si osservano 1.078 de-cessi, di cui 584 di sesso femminile e 494 di sesso maschile (Fig. 4.24).

Il tasso di mortalità standardizzato, applicando come popolazione standard quella re-gionale, per la città di Udine è pari a 1.018,31 morti ogni 100.000 abitanti. Il tasso gene-rico di mortalità regionale, direttamente confrontabile con quello standardizzato comunale,è pari a 1.115,10 morti ogni 100.000 abitanti. Anche nel 2005 il confronto fra tassi era statofavorevole al Comune di Udine, con un livello di 1.045,20 morti per 100.000 abitanti con-tro i 1.133 morti per 100.000 abitanti della Regione Friuli Venezia Giulia.

La distribuzione per età del numero dei decessi nel Comune di Udine seguel’andamento tipico di una popolazione matura. Nelle classi di età più giovani le mortisono un evento rarissimo. La loro incidenza è maggiore durante la prima infanzia, con-centrandosi soprattutto nei primi tre mesi di vita: l’evidenza dei dati osservati conferma

72

4.7 MORTALITÀ PER CAUSA, ETÀ E GENERE

Analizzando i dati ufficiali dell’anno 2006 sulla mortalità generale, si osservano 1.078decessi, di cui 584 di sesso femminile e 494 di sesso maschile (Fig. 4.24).

Il tasso di mortalità standardizzato, applicando come popolazione standard quellaregionale, per la città di Udine è pari a 1.018,31 morti ogni 100.000 abitanti.. Il tassogenerico di mortalità regionale, direttamente confrontabile con quello standardizzatocomunale, è pari a 1.115,10 morti ogni 100.000 abitanti. Anche nel 2005 il confrontofra tassi era stato favorevole al Comune di Udine, con un livello di 1.045,20 morti per100.000 abitanti contro i 1.133 morti per 100.000 abitanti della Regione FriuliVenezia Giulia.

52

306

1 1 2 1 11

95

2 1 2 2

345

1 0 0 1

34

810

172

126

2658

173

432

147

92

19 36

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

500

00-04 05-14 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65-74 75-84 85+

Femmine Maschi Totale

Figura 4.24 – Mortalità: distribuzione per classe d’età e genere.

La distribuzione per età del numero dei decessi nel Comune di Udine seguel’andamento tipico di una popolazione matura. Nelle classi di età più giovani le mortisono un evento rarissimo. La loro incidenza è maggiore durante la prima infanzia,

72

4.7 MORTALITÀ PER CAUSA, ETÀ E GENERE

Analizzando i dati ufficiali dell’anno 2006 sulla mortalità generale, si osservano 1.078decessi, di cui 584 di sesso femminile e 494 di sesso maschile (Fig. 4.24).

Il tasso di mortalità standardizzato, applicando come popolazione standard quellaregionale, per la città di Udine è pari a 1.018,31 morti ogni 100.000 abitanti.. Il tassogenerico di mortalità regionale, direttamente confrontabile con quello standardizzatocomunale, è pari a 1.115,10 morti ogni 100.000 abitanti. Anche nel 2005 il confrontofra tassi era stato favorevole al Comune di Udine, con un livello di 1.045,20 morti per100.000 abitanti contro i 1.133 morti per 100.000 abitanti della Regione FriuliVenezia Giulia.

52

306

1 1 2 1 11

95

2 1 2 2

345

1 0 0 1

34

810

172

126

2658

173

432

147

92

19 36

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

500

00-04 05-14 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65-74 75-84 85+

Femmine Maschi Totale

Figura 4.24 – Mortalità: distribuzione per classe d’età e genere.

La distribuzione per età del numero dei decessi nel Comune di Udine seguel’andamento tipico di una popolazione matura. Nelle classi di età più giovani le mortisono un evento rarissimo. La loro incidenza è maggiore durante la prima infanzia,

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.24 – Mortalità: distribuzione per classe d’età e genere.

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59

questa struttura. Nelle classi d’età successive, dalla fanciullezza alla prima età matura, pas-sando attraverso l’adolescenza e la giovinezza, la mortalità ha incidenze praticamente tra-scurabili e interessa soprattutto il genere maschile. A partire dai 35 anni di età il numeroassoluto degli eventi comincia a crescere in modo esponenziale. Per il genere femminilela crescita è continua fino alle classi di età oltre gli 85 anni. Per il genere maschile la cre-scita si ferma alle classi di età comprese tra i 75 e gli 84 anni; successivamente il numeroassoluto di decessi decresce a causa della diminuzione del numero dei sopravviventi.

Osservando l’andamento dei tassi specifici di mortalità, a partire dall’età di 50 anni, èevidente la crescita esponenziale (Fig. 4.25). Mentre fino ai 64 anni le curve relative aidue generi sostanzialmente coincidono con quella relativa all’intera popolazione, a par-tire dai 65 anni la curva del genere maschile cresce molto più rapidamente rispetto aquella del genere femminile. I dati relativi ai tassi specifici per età del Comune di Udinesono perfettamente in linea con la situazione tipica di una popolazione matura di tipooccidentale.

73

conferma questa struttura. Nelle classi d’età successive, dalla fanciullezza alla primaetà matura, passando attraverso l’adolescenza e la giovinezza, la mortalità haincidenze praticamente trascurabili e interessa soprattutto il genere maschile. A partiredai 35 anni di età il numero assoluto degli eventi comincia a crescere in modoesponenziale. Per il genere femminile la crescita è continua fino alle classi di età oltregli 85 anni. Per il genere maschile la crescita si ferma alle classi di età comprese tra i75 e gli 84 anni. Successivamente il numero assoluto di decessi decresce a causa delladiminuzione del numero dei sopravviventi.

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

16000

50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85+

Femmine Maschi Totale

Figura 4.25 – Tassi di mortalità specifici (_ 100.000) per genere e classe d’età.

Osservando l’andamento dei tassi specifici di mortalità, a partire dall’età di 50anni, è evidente la crescita esponenziale (Fig. 4.27). Mentre fino ai 64 anni le curverelative ai due generi sostanzialmente coincidono con quella relativa all’interapopolazione, a partire dai 65 anni la curva del genere maschile cresce molto più rapidamente rispetto a quella del genere femminile. I dati relativi ai tassi specifici per

popolazione matura di tipo occidentale.

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.25 – Tassi di mortalità specifici (×× 100.000) per genere e classe d’età.

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60

I decessi vengono classificati secondo dei codici internazionali, detti ICD, fissati dal-l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Riguardo all’intera popolazione del Comune diUdine, le cause di morte con incidenza maggiore sono quelle relative alle “Malattie del Si-stema Cardiocircolatorio” e ai “Tumori” (Fig. 4.26). Sui 1.078 decessi totali avvenuti nel2006, ben 726 (pari al 67,35% del totale) sono da imputare a queste categorie di cause. Laterza categoria in ordine di frequenza è la cosiddetta “Sintomo Mal Definiti”, che rag-gruppa tutte quelle morti per i quali i sintomi non erano chiari, con evidenze clinicheanormali, o che non erano classificabili in altre categorie. La categoria “Non Definiti”, in-vece, contiene tutti i decessi per cui non è stata definita una causa o la definizione dellacausa non era possibile; fortunatamente a questa categoria è stato assegnato un soloevento nel 2006. Le altre categorie con un impatto sensibile riguardano le “Malattie del-l’Apparato Digerente”, le “Malattie dell’Apparato Respiratorio”, i “Traumatismi e Avvele-namenti”, i “Disturbi Psichici” e le “Malattie del Sistema Nervoso”. Meno frequenti i decessiascrivibili alle altre categorie.

74

375

351

91

54

49

46

41

31

15

10

7

4

2

1

1

0 50 100 150 200 250 300 350 400

MALATTIE SISTEMA CARDIOCIRCOLATORIO

TUMORI

SINTOMO MAL DEFINITI

MALATTIE APPARATO DIGERENTE

MALATTIE APPARATO RESPIRATORIO

TRAUMATISMI E AVVELENAMENTI

DISTURBI PSICHICI

MALATTIE SISTEMA NERVOSO

MALATTIE GHIANDOLE ENDOCRINE

MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE

MALATTIE APPARATO GENITOURINARIO

MALATTIE DELLA PELLE

MALATTIE DEL SANGUE

MALATTIE DEL SISTEMA OSTEOMUSCOLARE

NON DEFINITI

Figura 4.26 – Cause di morte (Udine 2006).

I decessi vengono classificati secondo dei codici internazionali, detti ICD, fissatidall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Riguardo all’intera popolazione delComune di Udine, le cause di morte con incidenza maggiore sono quelle relative allemalattie del sistema cardiocircolatorio e ai tumori (Fig. 4.26). Sui 1.078 decessi totaliavvenuti nel 2006, ben 726 (pari al 67,35% sul totale) sono da imputare a questecategorie di cause. La terza categoria in ordine di frequenza è la cosiddetta “SintomoMal Definiti”, che raggruppa tutte quelle morti per i quali i sintomi non erano chiari,con evidenze cliniche anormali, o che non erano classificabili in altre categorie. Lacategoria “Non Definiti”, invece, contiene tutti i decessi per cui non è stata definitauna causa o la definizione della causa non era possibile. Fortunatamente a questacategoria è stato assegnato un solo evento nel 2006. Le altre categorie con un impattosensibile sono quelle delle “Malattie dell’Apparato Digerente”, delle “Malattiedell’Apparato Respiratorio”, dei “Traumatismi ed Avvelenamenti”, dei “Disturbi

alle altre categorie.

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.26 – Cause di morte (Udine 2006).

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61

Se si considera solo la fascia di popolazione che ha già compiuto i 65 anni, il computodei decessi del 2006 raggiunge quota 924, ovvero l’85,71% dei decessi totali del Comune.Questa percentuale è indicativa: ormai il fenomeno della mortalità è quasi esclusivamentecircoscritto ai soggetti di età superiore a 65 anni.

Le principali cause di morte, per questa fascia di età, restano le “Malattie del SistemaCardiocircolatorio” e i “Tumori”. Rilevanti anche le categorie “Sintomo Mal Definiti”, “Ma-lattie Apparato Respiratorio”, “Disturbi Psichici”, “Malattie Apparato Digerente”, “Trauma-tismi e Avvelenamenti” e “Malattie Sistema Nervoso” (Fig. 4.27).

Se si scorpora la classe di età superiore ai 65 anni nelle tre classi definite dall’OMS,quella dai 65 ai 74 anni (young old), quella dai 75 agli 84 anni (old old) e quella sopragli 85 anni (old oldest), si può notare come il numero assoluto degli eventi morte sia cosìdistribuito: 147 decessi nella fascia 65-74, 345 nella fascia 75-84, 432 nella classe che vadagli 85 in su.

75

346

277

87

38

48

27

40

26

14

9

7

4

1

0 50 100 150 200 250 300 350 400

MALATTIE SISTEMA CARDIOCIRCOLATORIO

TUMORI

SINTOMO MAL DEFINITI

MALATTIE APPARATO DIGERENTE

MALATTIE APPARATO RESPIRATORIO

TRAUMATISMI ED AVVELENAMENTI

DISTURBI PSICHICI

MALATTIE SISTEMA NERVOSO

MALATTIE GHIANDOLE ENDOCRINE

MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE

MALATTIE APPARATO GENITOURINARIO

MALATTIE DELLA PELLE

MALATTIE DEL SANGUE

Figura 4.27 – Cause di morte, popolazione di età superiore a 65 anni.

Se si considera solo la fascia di popolazione che ha già compiuto i 65 anni, ilcomputo dei decessi del 2006 raggiunge quota 924, ovvero l’85,71% dei decessi totalidel Comune. Questa percentuale è indicativa: ormai il fenomeno della mortalità è quasi esclusivamente circoscritto ai soggetti di età superiore a 65 anni.

Le principali cause di morte, per questa fascia di età, restano le “Malattie delSistema Cardiocircolatorio” ed i “Tumori”. Rilevanti anche le categorie “Sintomo MalDefiniti”, “Malattie Apparato Respiratorio”, “Disturbi Psichici”, “Malattie ApparatoDigerente”, “Traumatismi ed Avvelenamenti” e “Malattie Sistema Nervoso” (Fig.4.29).

Se si scorpora la classe di età sopra i 65 anni nelle tre classi definite dall’O.M.S.,quella dai 65 ai 74 anni (young old), quella dai 75 agli 84 anni (old old) e quella sopragli 85 anni (old oldest), si può notare come il numero assoluto degli eventi morte sia

così distribuito: 147 decessi nella fascia 65-74, 345 nella fascia 75-84, 432 nella classe

che va dagli 85 in su.

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.27 – Cause di morte, popolazione di età superiore a 65 anni.

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L’incidenza percentuale delle diverse cause di morte sul totale dei decessi cambia alvariare della fascia di età considerata (Fig. 4.28). Balza all’occhio immediatamente che l’in-cidenza delle morti causate da tumore diminuisce all’avanzare dell’età: si passa da quasiil 55% della fascia 65-74, al 38% della fascia 75-84, a poco più del 15% per i soggetti dietà >85 anni. Se l’incidenza della mortalità dovuta a neoplasie decresce con l’avanzaredell’età, cresce quella dovuta alle malattie del sistema cardiocircolatorio: nella classe 65-74 si attesta sul 23%, la percentuale sale al 36% per la classe 75-84 e al 44% per i soggettidi età >85 anni. I decessi per cui la causa è ascritta alla categoria “Sintomo Mal Definiti”rappresentano circa il 5% per le classi di età 65-74 e 75-84, mentre salgono fino quasi al15% per i soggetti di età >85 anni. Rilevante anche la differenza nell’incidenza della cate-goria “Traumatismi ed Avvelenamenti”: ad essa viene ascritto il 5% dei decessi nella fascia65-74, mentre per le fasce 75-84 e >85 anni la percentuale è compresa tra il 2 e il 3%. In-fine, si denota un’assenza di decessi imputabili a disturbi psichici nella classe d’età 65-74,

76

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

YOUNG OLD (65-74)

OLD OLD (75-84)

OLD OLDEST (85+)

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.28 – Incidenza percentuale delle cause di morte per classe d’età.

L’incidenza percentuale delle diverse cause di morte sul totale dei decessi cambiaal variare della fascia di età considerata (Fig. 4.28). Balza all’occhio immediatamenteche l’incidenza delle morti causate da tumore diminuisce all’avanzare dell’età: si passada quasi il 55% della fascia 65-74, al 38% della fascia 75-84, a poco più del 15% per isoggetti di età >85 anni. Se l’incidenza della mortalità dovuta a neoplasie decresce conl’avanzare dell’età, cresce quella dovuta alle malattie del sistema cardiocircolatorio:nella classe 65-74 si attesta sul 23%, la percentuale sale al 36% per la classe 75-84 e al44% per i soggetti di età >85 anni. I decessi per cui la causa è ascritta nella categoria“Sintomo Mal Definiti” rappresentano circa il 5% per le classi di età 65-74 e 75-84,

Figura 4.28 – Incidenza percentuale delle cause di morte per classe d’età.

MAL

ATTIE SIST

EMA

CAR

DIOCIRCOLATO

RIO

TUMORI

SINTO

MO M

AL DEF

INITI

MAL

ATTIE AP

PARATO

DIGER

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MAL

ATTIE AP

PARATO

RES

PIRATORIO

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ENTI

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SICHICI

MAL

ATTIE SIST

EMA

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MAL

ATTIE GHIANDOLE

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MAL

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MAL

ATTIE AP

PARATO

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ITOURINAR

IO

MAL

ATTIE DEL

LA PEL

LE

MAL

ATTIE DEL

SAN

GUE

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

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mentre questa categoria rappresenta il 4% delle cause di morte per la classe 75-84 e il 6%per la classe delle persone con oltre 85 anni.

Queste differenze nella mortalità sono riconducibili ad un diverso grado di invecchia-mento: nella fascia 65-74, con un numero assoluto di decessi relativamente basso rispettoalle altre due classi, prevale la mortalità per tumori, che, pur non scostandosi in terminiassoluti dai valori delle altre fasce d’età causa più di una morte ogni due. L’incidenza mag-giore dei decessi dovuti a traumi e avvelenamenti è imputabile a uno stile di vita più at-tivo rispetto alle classi d’età superiore. In questa fascia d’età generalmente non sono ancorapresenti in forma grave i disturbi psichici che possono svilupparsi successivamente. Allostesso modo, la mortalità per malattie del sistema cardiocircolatorio aumenta con il cre-scere dell’età e con il progressivo indebolimento della resistenza fisica; con l’età aumentaanche il numero di decessi per arresto cardiaco. Le complicazioni e le situazioni clinica-mente anormali aumentano più che proporzionalmente dopo la soglia degli 85 anni, cosìcome i decessi ascrivibili alla categoria “Sintomo Mal Definiti”.

Tutte le cause sono correlate sia a fattori legati agli stili di vita sia a fattori strutturali,quali l’ambiente, il lavoro, lo stress, l’inquinamento, ecc. Diviene quindi di primaria im-portanza agire sulla prevenzione e, dunque, puntare all’adozione di un corretto approc-cio agli stili di vita, che possono avere un’influenza positiva sul manifestarsi di patologieo il determinarsi di situazioni a rischio.

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4.8 MORBILITÀ

L'incidenza di patologie croniche è uno dei principali indicatori per valutare lo stato di sa-lute di una popolazione anziana sia in termini di rischio di mortalità, sia in termini di peg-gioramento della qualità di vita. Le persone anziane, infatti, sono colpite dalle patologiecroniche in larga misura e spesso ne subiscono le conseguenze in termini di riduzione o,nei casi più gravi, di perdita di autonomia nelle abituali attività della vita quotidiana. Inol-tre, chi è affetto da patologie croniche gravi spesso necessita di cure costanti e di controlliperiodici, ragioni per cui è più predisposto ad un bisogno frequente di servizi e di tuttele forme di assistenza sanitaria: di base, specialistica, ospedaliera e di riabilitazione.

Un altro indicatore della morbilità, misurabile su scala provinciale, è il tasso di ospeda-lizzazione, suddiviso per le diverse MDC, acronimo di Main Diagnostic Categories, ovverole 24 classi in cui vengono raggruppati i ricoveri, in base alla tipologia (Fig. 4.29).

78

4.8 MORBILITÀ

L'incidenza di patologie croniche è uno dei principali indicatori per valutare lo stato disalute di una popolazione anziana; questo sia in termini di rischio di mortalità, sia intermini di peggioramento della qualità di vita. Le persone anziane, infatti, sono colpitedalle patologie croniche in larga misura e spesso ne subiscono le conseguenze intermini di riduzione o, nei casi più gravi, di perdita di autonomia nelle abituali attivitàdella vita quotidiana. Inoltre, chi è affetto da patologie croniche gravi spesso necessitadi cure costanti e di controlli periodici, ragioni per cui è più predisposto ad unconsumo frequente di servizi e di tutte le forme di assistenza sanitaria: di base,specialistica, ospedaliera e di riabilitazione.

Un altro indicatore della morbilità, misurabile su scala provinciale, è il tasso diospedalizzazione, suddiviso per diverso MDC. Le MDC, acronimo di Main DiagnosticCategories, sono le 24 classi in cui vengono raggruppati i ricoveri, in base allatipologia (Fig. 4.29).

694,8

369,4

326,9

314,4

257

165

108

130,1

139,7

111,1

0 100 200 300 400 500 600 700 800

[05] MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATOCARDIOCIRCOLATORIO

[08] MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATOMUSCOLOSCHELETRICO E DEL TESSUTO CONNETTIVO

[04] MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO RESPIRATORIO

[06] MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO DIGERENTE

[01] MALATTIE E DISTURBI DEL SISTEMA NERVOSO

[11] MALATTIE E DISTURBI DEL RENE E DELLE VIE URINARIE

[02] MALATTIE E DISTURBI DELL'OCCHIO

[07] MALATTIE E DISTURBI EPATOBILIARI E DEL PANCREAS

[09] MALATTIE E DISTURBI DELLA PELLE, DEL TESSUTOSOTTOCUTANEO E DELLA MAMMELLA

[17] MALATTIE E DISTURBI MIELOPROLIFERATIVI ENEOPLASIE SCARSAMENTE DIFFERENZIATE

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.29di dimissione da ospedale per i principali MDC.

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.29 – Provincia di Udine, popolazione di età superiore a 65 anni, tassi grezzi (×× 10.000)di dimissione da ospedale per le principali MDC.

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Per quanto riguarda la Provincia di Udine, ovvero l’aggregato più piccolo per cui sonodisponibili i dati, nonché quello più assimilabile al Comune di Udine, la principale MDCdi dimissione dei ricoverati con più di 65 anni è la 05, che fa riferimento alle “Malattie eai Disturbi dell’Apparato Cardiocircolatorio” (Fig. 4.30). C’è dunque una prevedibile iden-tificazione tra la principale categoria diagnostica riferita alle dimissioni e la principalecausa di morte. L’alta incidenza di problemi gravi all’apparato cardiocircolatorio è unaspia che indica stili di vita poco salutari: il fumo, il consumo di cibi ad alto contenuto digrassi, lo stress e una vita troppo sedentaria sono fattori che sicuramente contribuisconoall’insorgenza di questo tipo di patologie.

79

Per quanto riguarda la Provincia di Udine, ovvero l’aggregato più piccolo per cuisono disponibili i dati, nonché quello più assimilabile al Comune di Udine, laprincipale MDC di dimissione dei ricoverati con più di 65 anni è la 05, che fariferimento alle malattie e ai disturbi dell’apparato cardiocircolatorio (Fig. 4.30). C’èdunque una prevedibile identificazione tra la principale categoria diagnostica riferitaalle dimissioni e la principale causa di morte. L’alta incidenza di problemi graviall’apparato cardiocircolatorio è una spia che indica stili di vita poco salutari: il fumo,il consumo di cibi ad alto contenuto di grassi, lo stress e una vita troppo sedentariasono fattori che sicuramente contribuiscono all’insorgenza di questo tipo di patologie.

716,9

401

364,1

310,8

257,8

699,9

371,1

330,6

259,4

316,6

0 100 200 300 400 500 600 700 800

[05] MALATTIE E DISTURBIDELL'APPARATO

CARDIOCIRCOLATORIO

[08] MALATTIE E DISTURBIDELL'APPARATO

MUSCOLOSCHELETRICO E DELTESSUTO CONNETTIVO

[04] MALATTIE E DISTURBIDELL'APPARATORESPIRATORIO

[06] MALATTIE E DISTURBIDELL'APPARATO DIGERENTE

[01] MALATTIE E DISTURBIDEL SISTEMA NERVOSO UDINE

PROVINCIA

[REGIONEFVG]

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.30 – Tassi standardizzati (_10.000) di dimissione ospedaliera: confronto Provincia diUdine-Regione FVG per i principali MDC.

Le successive quattro categorie con incidenza maggiore sono, nell’ordine, lemalattie e i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo,dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente e del sistema nervoso. Tutte leprime cinque categorie, se si considerano i tassi standardizzati, e dunque confrontabilisu base regionale, non presentano scostamenti significativi dai tassi standardizzatiregionali. Ciò implica una sostanziale uniformità territoriale del fenomeno. A livelloprovinciale si incontrano incidenze superiori all’1% anche per le malattie del rene edelle vie urinarie, dell’occhio, della pelle, del tessuto sottocutaneo e della mammella,del pancreas ed epatobiliari e per i disturbi scarsamente differenziate.

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Figura 4.30 – Tassi standardizzati (×× 10.000) di dimissione ospedaliera: confronto Provinciadi Udine-Regione FVG per le principali MDC.

Le successive quattro categorie con incidenza maggiore sono, nell’ordine, le malattiee i disturbi dell’apparato muscoloscheletrico e del tessuto connettivo, dell’apparato respi-ratorio, dell’apparato digerente e del sistema nervoso. Tutte le prime cinque categorie, sesi considerano i tassi standardizzati, e dunque confrontabili su base regionale, non pre-sentano scostamenti significativi da quelli regionali. Ciò implica una sostanziale unifor-mità territoriale del fenomeno. A livello provinciale si incontrano incidenze superiori all’1%anche per le malattie del rene e delle vie urinarie, dell’occhio, della pelle, del tessuto sot-tocutaneo e della mammella, del pancreas ed epatobiliari e per i disturbi mieloprolifera-tivi e le neoplasie scarsamente differenziate.

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4.9 SALUTE MENTALE

Nelle persone anziane la perdita del ruolo sociale, le malattie croniche, il lutto, la vedo-vanza, le difficoltà finanziarie, la solitudine, la mancanza di supporto sociale possono cau-sare isolamento, depressione e malattia.

Un recente studio eseguito in una circoscrizione cittadina ha rilevato che il 60-70%delle demenze è imputabile al Morbo di Alzheimer mentre il restante 30% è riconducibilead altre patologie, quali la depressione, le malattie metaboliche extracerebrali, i traumi.

La depressione e la demenza sono due patologie che colpiscono la popolazione an-ziana; spesso vengono sottostimate, con il rischio che le persone affette non vengano tem-pestivamente segnalate ai servizi socio-sanitari e quindi curate in modo adeguato.

Per questo motivo è importante che la rete dei servizi territoriali sia efficiente e inte-grata con le associazioni di volontariato e le famiglie, al fine di prevenire o fornire sup-porto alle situazioni di disagio. La protezione sociale, sanitaria e del volontariato è presentenel territorio. Il lavoro integrato e di rete si sta consolidando tra gli operatori dei serviziche intervengono congiuntamente nelle Unità di Valutazione multidisciplinare (UVD) enella realizzazione dei progetti assistenziali individuali previsti dal Fondo per l’AutonomiaPossibile.

Un altro importante nodo della rete territoriale che assicura la tutela della salute men-tale dei cittadini è rappresentato dal Dipartimento di Salute Mentale (DSM) dell’Aziendaper i Servizi Sanitari n. 4 "Medio Friuli". I servizi di tale dipartimento comprendono inUdine due centri di salute mentale (CSM Udine Nord e Sud), un servizio ospedaliero psi-chiatrico di diagnosi e cura presso l’Azienda ospedaliera (SOPDC), un ambulatorio per idisturbi del comportamento alimentare e diverse Strutture Residenziali dislocate su tuttol'ambito territoriale dell'Azienda, al fine di salvaguardare e mantenere uno stretto rapportofra la persona in cura e il proprio luogo di origine, pur nella specificità delle misure tera-peutiche.

Nel corso del 2006 sono state ricoverate 286 persone presso il SOPDC, di queste sola-mente 9 di età maggiore ai 65 anni: 5 femmine e 4 maschi.

I due centri di salute mentale servono un bacino di 153.000 abitanti. Le persone seguitenel 2006 sono state 1.358. Le persone seguite, con età maggiore o uguale a 65 anni, sonostate 231 di cui 165 donne e 66 maschi (Tab. 4.4).

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67

Tabella 4.4 – Persone seguite dai centri di salute mentale.

CSM Udine Sud CSM Udine Nord Totale

Bacino Servito 60.000 90.000 150.000

Persone Seguite 482 876 1.358

Seguiti 65+ 77 154 231

65+ Femmine 53 112 165

65+ Maschi 24 42 66

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”.

Le persone inserite nelle Strutture Residenziali nel comune di Udine sono 46 di cui 8anziane (1 maschio e 7 femmine). Nelle comunità interne del DSM sono inserite 27 per-sone lungodegenti, già ricoverate nell’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale. Di queste per-sone, tutte con residenza nel Comune di Udine, 10 appartengono alla classe degliultrasessantacinquenni.

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4.10 DISABILITÀ

La disabilità, a seconda della sfera di autonomia funzionale compromessa, può riguardareil “confinamento” della persona (a letto oppure su una sedia o nella sua abitazione permotivi fisici o psichici), la difficoltà nel movimento, la difficoltà nello svolgimento dellefunzioni della vita quotidiana e le difficoltà di comunicazione (secondo la ClassificazioneInternazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute-ICF)*.

Quasi tutte le persone anziane hanno delle limitazioni sia nelle attività elementari della lorovita quotidiana (es., mangiare, lavarsi, vestirsi) che in quelle strumentali (es., preparare i pasti,fare il bucato). Tali limitazioni sono dovute a processi degenerativi fisiologici naturali, e dun-que tipici del processo di invecchiamento, e le cause sono prevalentemente riferibili a pro-blemi osteo-articolari, cardiovascolari, respiratori, a traumatismi, scompensi mentali, ecc. Èevidente che limitazioni quali, ad esempio, la sordità, la riduzione dell’acuità visiva, la deam-bulazione incerta influiscono non poco sulla vita di relazione, sulla comunicazione con il ri-schio di isolamento sociale, sul vissuto, ma anche sulla fruibilità dei servizi.

In base alle stime ottenute dall’indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizisanitari del 2004-2005, emerge che, in Italia, le persone con disabilità sono 2 milioni e 600mila. Considerando anche le 190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giungead una stima complessiva di poco meno di 2 milioni e 800 mila persone con disabilità. AUdine i dati indicano che i valori più elevati si registrano per gli “Handicap Seri”, in par-ticolare modo per quelli che comportano anche disabilità motorie (Fig. 4.31).

82

4.10 DISABILITÀ

La disabilità, a seconda della sfera di autonomia funzionale compromessa, può riguardare il “ confinamento” della persona (a letto oppure su una sedia o nella suaabitazione per motivi fisici o psichici), la difficoltà nel movimento, la difficoltà nellosvolgimento delle funzioni della vita quotidiana e le difficoltà nella comunicazione(classificazione ICF).

Quasi tutte le persone anziane hanno delle limitazioni sia nelle attività elementaridella loro vita quotidiana (es., mangiare, lavarsi, vestirsi) che in quelle strumentali(es., preparare i pasti, fare il bucato). Tali limitazioni sono dovute a processidegenerativi fisiologici naturali, e dunque tipici del processo di invecchiamento, e lecause sono prevalentemente riferibili a problemi osteo-articolari, cardiovascolari,respiratori, a traumatismi, scompensi mentali, ecc. È evidente che limitazioni quali, adesempio, la sordità, la riduzione dell’acuità visiva, la deambulazione incertainfluiscono non poco sulla vita di relazione, sulla comunicazione con il rischio diisolamento sociale, sul vissuto, ma anche sulla fruibilità dei servizi.

In base alle stime ottenute dall’indagine sulle condizioni di salute e il ricorso aiservizi sanitari del 2004-2005, emerge che, in Italia, le persone con disabilità sono 2milioni e 600 mila. Considerando anche le 190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge ad una stima complessiva di poco meno di 2 milioni e 800 milapersone con disabilità. A Udine i dati indicano che i valori più elevati si registrano pergli “Handicap Seri”, in particolare modo per quelli che comportano anche disabilità motorie (Fig. 4.31).

249

163

27

50

0 50 100 150 200 250 300

Handicap Serio con Disabilità Motoria

Handicap Serio

Handicap Medio-Leggero con Disabilità Motoria

Handicap Medio-Leggero

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.31 – Tipologia delle disabilità (2005).

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.31 – Tipologia delle disabilità (2005).

* ICF - International Classification of Functioning, Disability and Health: è uno strumento sviluppato dall’OMSnel 2001 e adottato da 191 Paesi tra cui l’Italia per misurare e classificare le disabilità, intese come “conse-guenze di salute derivate dai fattori multidimensionali che limitano le abilità, l’autonomia e la partecipazione”(rappresenta in tal senso un cambio radicale rispetto alla Classificazione Internazionale delle Menomazioni,delle Disabilità e degli Handicap-ICIDH del 1980).

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69

I grafici in Figg. 4.32, 4.33 e 4.34 illustrano il grado di disabilità relativo alla popola-zione di età superiore ai 55 anni secondo la definizione prevista dalla L.104/92 art. 3 e se-condo i codici della classificazione di invalidità civile 05;06.

83

I grafici in Fig. 4.32, Fig. 4.33 e Fig. 4.34 illustrano il grado di disabilità relativo

L.104/92 art. 3 e secondo la classificazione invalidità civile 05 06.

69

43

53

73

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Et� 55-64 Et� 65-74

M

F

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.32 – Grado di disabilità seria (2005).

36

21

28

18

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Et� 55-64 Et� 65-74

M

F

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.33 – Disabilità media (2005).

83

I grafici in Fig. 4.32, Fig. 4.33 e Fig. 4.34 illustrano il grado di disabilità relativo

L.104/92 art. 3 e secondo la classificazione invalidità civile 05 06.

69

43

53

73

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Et� 55-64 Et� 65-74

M

F

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.32 – Grado di disabilità seria (2005).

36

21

28

18

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Et� 55-64 Et� 65-74

M

F

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.33 – Disabilità media (2005).

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.32 – Grado di disabilità seria (2005).

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.33 – Grado di disabilità media (2005).

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70

Il grafico in Fig. 4.35 evidenzia la tipologia di aiuto richiesto dalle persone disabili: lamaggior parte necessita di un aiuto di tipo assistenziale per la cura di sé (76,08%), men-tre il 23,92% dichiara la necessità di un aiuto per aver garantita la mobilità.

84

111

191

119

261

0

50

100

150

200

250

300

Et� 55-64 Et� 65-74

M

F

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.34 – Disabilità leggera (2005).

Il grafico in Fig. 4.35 evidenzia la tipologia di aiuto richiesto dalle personedisabili: la maggior parte necessita di un aiuto di tipo assistenziale per la cura di sé

(76,08%), mentre il 23,92% dichiara di avere bisogno di un aiuto per aver garantita la mobilità.

1676

527

0 500 1000 1500 2000

Persone Disabili con Assistenza per la

Mobilità

Persone Disabili con Assistenza

Figura 4.35 – Tipo di assistenza necessaria.

84

111

191

119

261

0

50

100

150

200

250

300

Età 55-64 Età 65-74

M

F

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.34 – Disabilità leggera (2005).

Il grafico in Fig. 4.35 evidenzia la tipologia di aiuto richiesto dalle personedisabili: la maggior parte necessita di un aiuto di tipo assistenziale per la cura di sé

(76,08%), mentre il 23,92% dichiara di avere bisogno di un aiuto per aver garantita lamobilità.

1676

527

0 500 1000 1500 2000

Persone Disabili con Assistenza per la

Mobilità

Persone Disabili con Assistenza

Figura 4.35 – Tipo di assistenza necessaria.

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.34 – Grado di disabilità leggera (2005).

Fonte dati: Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”, Medicina Legale.

Figura 4.35 – Tipo di assistenza necessaria.

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71

4.11 COMPORTAMENTI

L’adozione di corretti stili di vita costituisce un’ottima prevenzione e promuove un invec-chiamento in salute.

Di seguito vengono riportati alcuni dati relativi a un’indagine, condotta su un cam-pione di 110 soggetti anziani residenti a Udine, in merito ad abitudini e comportamentiquali: fumo, consumo di alcool, movimento, attività ludiche, spostamento in città e fuoricittà, sonno, necessità d’aiuto.

Gli italiani hanno il duplice primato di essere il popolo che, in Europa, consuma piùacqua per usi domestici, ma anche di essere quello che ne beve di meno, preferendo leacque minerali.

Secondo l’ISTAT il 71% degli italiani ha un consumo rilevante di acque minerali, con

85

4.11 COMPORTAMENTI

L’adozione di corretti stili di vita costituisce un’ottima prevenzione e promuove uninvecchiamento in salute.

Di seguito vengono riportati alcuni dati relativi a una indagine, condotta in uncampione di 110 soggetti anziani residenti a Udine, su abitudini e comportamentiquali: fumo, uso di alcool, movimento, attività ludiche, spostamento in città e fuoricittà, sonno, necessità d’aiuto.

70,60%

60,20%

29,40%

39,80%

50,90%49,10%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

Femmine Maschi Totale

% d

el C

ampi

one

Almeno 1 Lt al Giorno Meno di 1 Lt al Giorno

Figura 4.36 – Percentuale di persone che bevono almeno un litro d’acqua al giorno.

Gli italiani hanno il duplice primato di essere il popolo che, in Europa, consumapiù acqua per usi domestici, ma anche di essere quello che ne beve di meno,preferendo le acque minerali.

Secondo l’ISTAT il 71% degli italiani ha un consumo rilevante di acque

Figura 4.36 – Percentuale di persone che bevono almeno un litro d’acqua al giorno.

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72

oltre 1/2 litro giornaliero. I consumi massimi si registrano nella fascia d’età tra i 24-35anni, mentre la fascia d’età con più di 65 anni è quella che presenta i consumi più bassi.

Nel caso specifico di Udine, il 60,20% del campione intervistato afferma di bere al-meno un litro di acqua al giorno: i maschi (il 70,60% degli intervistati) sono più attenti aquesta necessità rispetto alle femmine (risponde positivamente solo il 50,90%) (Fig. 4.36).

Riguardo alla condizione familiare del campione intervistato, la maggioranza delle per-sone vive con il coniuge; la percentuale delle persone che vivono sole è superiore tra lefemmine rispetto ai maschi, a causa di una maggiore incidenza della vedovanza nel ge-nere femminile (Fig. 4.37).

86

d’età tra i 24-35 anni, mentre la fascia d’età con più di 65 anni è quella che presenta iconsumi più bassi.

Nel caso specifico di Udine, il 60,20% del campione intervistato afferma di berealmeno un litro di acqua al giorno: i maschi (il 70,60% degli intervistati) sono più attenti a questa necessità rispetto alle femmine (risponde positivamente solo il50,90%) (Fig. 4.36).

29,82%

13,73%

22,22%

59,65%

80,39%

69,44%

10,53%5,88% 8,33%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

Femmine Maschi Totale

% d

el C

ampi

one

Vive Solo Vive con il Coniuge Vive con Altri

Figura 4.37 – Condizione familiare.

Riguardo alla condizione familiare del campione intervistato, la maggioranzadelle persone vive con il coniuge; la percentuale delle persone che vivono sole è

superiore tra le femmine rispetto ai maschi, a causa di una maggiore incidenza della

vedovanza nel genere femminile (Fig. 4.37).

Figura 4.37 – Condizione familiare.

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73

Le attività che coinvolgono maggiormente il campione intervistato durante il tempo li-bero sono: il giardinaggio, la tv, la lettura, l’esercizio fisico (il campione è stato intervistatonel corso di un progetto di promozione dell’attività fisica) e la compagnia di genitori, pa-renti e amici (Fig. 4.38).

Per quanto riguarda le attività che sono proprie esclusivamente del genere femminile,prevalgono il ricamo e il cucito, rispetto al lavoro a maglia. La lettura, il cinema, il teatroe le attività di volontariato hanno una diffusione significativamente maggiore presso il ge-nere femminile. Significativi vantaggi a favore del genere maschile si registrano nel giar-dinaggio e nel bricolage mentre le restanti attività vedono una sostanziale uguaglianza trale preferenze maschili e quelle femminili.

87

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

lettu

ra

giar

dina

ggio

lavo

ro a

mag

lia

cine

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teat

ro

attiv

ità d

ivo

lont

aria

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cito

eser

cizi

o fis

ico

geni

tori-

pare

nti-

amic

i altro

% d

el C

ampi

one

F

M

Tot

Figura 4.38 – Tempo libero.

Le attività che coinvolgono maggiormente il campione intervistato durante iltempo libero sono: il giardinaggio, la tv, la lettura, l’esercizio fisico (il campione èstato intervistato nel corso di un progetto di promozione dell’attività fisica) e lacompagnia di genitori, parenti e amici (Fig. 4.38).

Per quanto riguarda le attività che sono proprie esclusivamente del generefemminile, prevalgono il ricamo e il cucito, rispetto al lavoro a maglia. La lettura, ilcinema e il teatro, le attività di volontariato hanno una diffusione significativamentemaggiore presso il genere femminile. Significativi vantaggi a favore del genere

maschile si registrano nel giardinaggio e nel bricolage. Le restanti attività vedono una

sostanziale uguaglianza tra le preferenze maschili e quelle femminili.

Figura 4.38 – Tempo libero.

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74

Poco più della metà delle persone intervistate si sposta fuori città almeno una volta allasettimana o quotidianamente; di contro, quasi il 27,7% lo fa solo occasionalmente. Il 21,6%,invece esce con frequenze di una o più volte al mese, ma meno di una volta alla settimana(Fig. 4.39).

88

4,80%

9,60%

22,90%

7,20%

2,40%

27,70%

25,30%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

Men

silm

ente

Più

di u

na v

olta

al

mes

e

Più

di u

na v

olta

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ttim

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Ogn

i 15

gior

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Gio

rnal

men

te

Occ

asio

nalm

ente

Set

timan

alm

ente

% d

el C

ampi

one

Figura 4.39 – Frequenza delle uscite fuori città.

Poco più della metà delle persone intervistate si sposta fuori città almeno unavolta alla settimana o quotidianamente. Di contro, quasi il 27,7% lo fa solooccasionalmente. Il 21,6%, invece esce con frequenze di una o più volte

al mese, ma

meno di una volta alla settimana (Fig. 4.39).

Figura 4.39 – Frequenza delle uscite fuori città.

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75

Per quanto riguarda gli spostamenti all’interno della propria circoscrizione di residenza,gli intervistati preferiscono muoversi a piedi o, eventualmente, in bicicletta. L’automobileviene preferita da poco più del 20% degli intervistati, mentre solo una piccolissima per-centuale usa il servizio pubblico; gli utenti di quest’ultimo sono tutti di genere femminile.Inoltre, tra le femmine aumenta la percentuale di coloro che preferiscono muoversi apiedi, a discapito della bicicletta (Fig. 4.40). Questi risultati sono dovuti al fatto che gli spo-stamenti presi in esame sono costituiti da tragitti brevi, compresi all’interno di una singolacircoscrizione.

89

48,48%

44,35%

27,27%

32,26%

3,03%0,00%

1,61%

21,21% 22,41% 21,77%

39,66%

37,93%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

F M Tot

% d

el C

ampi

one

A Piedi In Bicicletta Trasporto Pubblico Propria Auto

Figura 4.40 – Spostamenti all’interno della circoscrizione.

Per quanto riguarda gli spostamenti all’interno della propria circoscrizione diresidenza, gli intervistati preferiscono muoversi a piedi o, eventualmente, in bicicletta.L’automobile viene preferita da poco più del 20% degli intervistati, mentre solo unapiccolissima percentuale usa il servizio pubblico. Gli utenti di quest’ultimo sono tuttidi genere femminile. Inoltre, tra le femmine aumenta la percentuale di coloro chepreferiscono muoversi a piedi, a discapito della bicicletta (Fig. 4.40). Questi risultati

compresi all’interno di una singola circoscrizione.

Figura 4.40 – Spostamenti all’interno della circoscrizione.

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76

La maggior parte degli intervistati di genere maschile dorme tra le 6 e le 8 ore a notte(30%); quelli di genere femminile tra le 6 (26%) e le 7 ore (Fig. 4.41).

90

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

3 ore 4 ore 5 ore 6 ore 7 ore 8 ore 9 ore 10 ore

% d

el C

ampi

one

femmine maschi totale

Figura 4.41 – Numero medio di ore dormite a notte.

6 e le 8 ore a

notte (30%) quelli di genere femminile tra le 6 (26%) e le 7 ore (Fig. 4.41).

31,58%

9,80%

19,30%16,67%

57,89%

80,39%

68,52%

0,00%

6,48%

21,30%

13,73% 13,73%

0%

10%20%

30%40%

50%60%

70%80%

90%

Femmine Maschi Totale

% d

el C

ampi

one

Mai Raramente Durante i Pasti Tra i Pasti

Figura 4.42 – Consumo di alcolici.

Figura 4.41 – Numero medio di ore dormite a notte.

90

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

3 ore 4 ore 5 ore 6 ore 7 ore 8 ore 9 ore 10 ore

% d

el C

ampi

one

femmine maschi totale

Figura 4.41 – Numero medio di ore dormite a notte.

6 e le 8 ore a

notte (30%) quelli di genere femminile tra le 6 (26%) e le 7 ore (Fig. 4.41).

31,58%

9,80%

19,30%16,67%

57,89%

80,39%

68,52%

0,00%

6,48%

21,30%

13,73% 13,73%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

Femmine Maschi Totale

% d

el C

ampi

one

Mai Raramente Durante i Pasti Tra i Pasti

Figura 4.42 – Consumo di alcolici.Figura 4.42 – Consumo di alcolici.

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77

Il consumo di alcolici è più diffuso presso il campione maschile, sia per quanto ri-guarda l’assunzione durante i pasti (80,39% dei maschi contro il 57,89% delle femmine),sia per quanto riguarda l’assunzione fuori dai pasti (13,73% dei maschi e nessuna femmina)(Fig. 4.42).

Riguardo le quantità assunte, la maggior parte degli intervistati dichiara di bere alco-lici in quantità moderata (1 o 2 unità), sia durante che fuori dai pasti. Nessuno dichiara diassumere più di 3 unità fuori dai pasti, mentre durante i pasti il numero massimo di unitàsale a 8 (presumibilmente una bottiglia di vino), pur con frequenze estremamente basse(Fig.4.43). In generale, quindi, si può dire che nel campione intervistato il consumo di be-vande alcoliche è moderato.

91

35,10%

56,80%

5,40%1,40% 1,40%

71,40%

14,30%

14,30%

0,00%0,00%0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

1 2 3 4 8

% d

el C

ampi

one

Durante i Pasti Fuori dai Pasti

Figura 4.43 – Unità di alcol consumate durante i pasti e tra i pasti.

Il consumo di alcolici è più diffuso presso il campione maschile, sia per quantoriguarda l’assunzione durante i pasti (80,39% dei maschi contro il 57,89% dellefemmine), sia per quanto riguarda l’assunzione fuori dai pasti (13,73% dei maschi enessuna femmina) (Fig. 4.42).

Riguardo le quantità assunte, la maggior parte degli intervistati dichiara di berealcolici in quantità moderata (1 o 2 unità), sia durante i pasti che fuori dai pasti. Fuoridai pasti nessuno dichiara di assumere più di 3 unità, mentre durante i pasti il numeromassimo di unità sale a 8 (presumibilmente una bottiglia di vino), pur con frequenzeestremamente basse (Fig.4.43). In generale, quindi, si può

dire che nel campione

intervistato il consumo di bevande alcoliche è moderato.

Figura 4.43 – Unità di alcol consumate durante e tra i pasti.

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78

Intervistando il campione sul tempo che si passa in posizione seduta nell’arco di unagiornata-tipo emerge il seguente quadro: più della metà degli interpellati dichiara di pas-sare seduta 3 ore al giorno, circa un terzo dichiara di stare seduto per 5 ore al giorno; ingenere, le femmine dichiarano di passare sedute meno tempo rispetto ai maschi (Fig.4.44).

Complessivamente le risposte ricevute disegnano un quadro in cui le persone dichia-rano di stare in posizione seduta molto meno tempo rispetto a quanto ci si potrebbe aspet-tare da una persona anziana.

92

59,60%

51,00%

55,60%

29,80%

37,30%

33,30%

3,50%5,90%

4,60%7,00%

5,90% 6,50%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

Femmine Maschi Totale

% d

el C

amp

ion

e

3 ore 5 ore 8 ore altro orario

Figura 4.44 – Tempo passato in posizione seduta.

Intervistando il campione riguardo al tempo che viene passato in posizioneseduta nell’arco di una giornata-tipo emerge il seguente quadro: più della metà degliinterpellati dichiara di passare seduto 3 ore al giorno, circa un terzo dichiara di stareseduto per 5 ore al giorno. In genere, le femmine dichiarano di stare sedute menotempo rispetto ai maschi (Fig. 4.44).

Complessivamente le risposte ricevute disegnano un quadro in cui le persone

dichiarano di stare in posizione seduta molto meno tempo rispetto a quanto ci si

potrebbe aspettare da una persona anziana.

Figura 4.44 – Tempo passato in posizione seduta.

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79

In caso di bisogno le persone su cui gli intervistati possono contare maggiormentesono i parenti. Nel caso delle femmine, il 49,12% può contare sui parenti conviventi e il54,39% su parenti che vivono fuori casa; nel caso dei maschi le percentuali diventano del70,59% e del 45,10%. Gli aiuti vengono poi, nell’ordine, da vicini e amici, da persone pa-gate e da volontari. Una percentuale del 3,51% delle femmine e dell’1,96% dei maschi ri-ferisce di non poter contare su nessuno in caso di bisogno (Fig. 4.45).

Figura 4.45 – Aiuto in caso di bisogno.

93

49,12%

70,59%

59,26%

3,51%1,96% 2,78%

54,39%

45,10%

50,00%

12,28%

0,00%1,96% 0,93%

9,26%10,19%

7,84%

5,88%

12,28%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

Femmine Maschi Totale

% d

el C

ampi

one

parente convivente nessuno altro parenteamico/vicino volontario persona pagata

Figura 4.45 – Aiuto in caso di bisogno.

In caso di bisogno le persone su cui gli intervistati possono contaremaggiormente sono i parenti. Nel caso delle femmine, il 49,12% può contare suiparenti conviventi e il 54,39% su parenti che vivono fuori casa; nel caso dei maschi lepercentuali diventano del 70,59% e del 45,10%. Gli aiuti vengono poi, nell’ordine, davicini e amici, da persone pagate e da volontari. Una percentuale del 3,51% dellefemmine e del 1,96% dei maschi riferisce

di non poter contare su nessuno per ottenere

aiuto (Fig. 4.45).

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80

Per quanto riguarda il tipo di aiuto necessario, il 76,85% del campione riporta di nonaver bisogno di nessun aiuto: questa risposta è più frequente fra i maschi (80,39%) chetra le femmine (73,68%). Secondo queste ultime, il tipo di aiuto che sarebbe più necessa-rio riguarda senza dubbio i lavori domestici (12,28%). Tra i maschi emerge un bisogno dicompagnia per il 7,84%, seguito da un 5,88% che gradirebbe aiuto per le piccole ripara-zioni domestiche (Fig. 4.46).

94

73,68%

80,39%76,85%

7,84% 5,56%

3,51% 3,92% 3,70%5,88%

4,63%

3,92%

8,33%12,28%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

Femmine Maschi Totale

% d

el Ca

mpi

one

Nessuno CompagniaSpesa/Commissioni Accompagnare dal MedicoRiparazioni Domestiche Lavori Domestici

Per quanto riguarda il tipo di aiuto di cui il campione intervistato ritiene di averebisogno, il 76,85% riporta di non aver bisogno di nessun aiuto: questa risposta è piùfrequente fra i maschi (80,39%) che tra le femmine (73,68%). Secondo queste ultime,il tipo di aiuto che sarebbe più necessario riguarda senza dubbio i lavori domestici(12,28%). Tra i maschi emerge un bisogno di compagnia per il 7,5,88% che gradirebbe aiuto per le piccole riparazioni domestiche (Fig. 4.46).

Figura 4.46 – Tipo di aiuto necessario.

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59,60%56,90% 58,30%

40,40%43,10% 41,70%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

Femmine Maschi Totale

% d

el C

ampi

one

Interessata/o Non Interessata/o

Figura 4.47 – Interesse per attività organizzate.

38,60%

26,32%

29,82%

19,61%

31,48%

21,30%

25,00%

1,75%

14,04%

1,75%

23,53%

15,69%

3,92%

5,88%

17,65%

15,74%

3,70% 2,78%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

Incontri Culturali

Incontri sulla Salute

Giochi di Società

Ballare Altre Attività Attività Hobbistico- Artistiche

% de

l Cam

pione

Femmine Maschi Totale

95

59,60%56,90% 58,30%

40,40%43,10% 41,70%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

Femmine Maschi Totale

% d

el C

ampi

one

Interessata/o Non Interessata/o

Figura 4.47 – Interesse per attività organizzate.

38,60%

26,32%

29,82%

19,61%

31,48%

21,30%

25,00%

1,75%

14,04%

1,75%

23,53%

15,69%

3,92%

5,88%

17,65%

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3,70% 2,78%

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5%

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35%

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45%

Incontri Culturali

Incontri sulla Salute

Giochi di Società

Ballare Altre Attività Attività Hobbistico- Artistiche

% de

l Cam

pione

Femmine Maschi Totale

Figura 4.47 – Interesse per attività organizzate.

Figura 4.48 – Attività di interesse.

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Il 58,3% degli intervistati si dichiara interessato ad attività organizzate. L’interesse è leg-germente più diffuso presso il genere femminile rispetto a quello maschile, con una per-centuale del 59,6% contro il 56,9% (Fig. 4.47).

Il tipo di attività a cui il campione intervistato è più interessato sono gli incontri cul-turali, che interessano il 31,48% del totale. Il secondo tipo di attività preferita è il ballo,che è stato indicato da una persona su quattro. Seguono, nell’ordine, gli incontri sulla sa-lute (21,3%), le attività hobbistico-artistiche (15,74%), i giochi di società (3,7%). Altre atti-vità, nel complesso, interessano al 2,78% del campione. In genere, gli intervistati di sessofemminile sono più interessati alle attività organizzate. Le sole attività in cui l’interessemaschile prevale sono quelle hobbistico-artistiche e i giochi di società (Fig. 4.48).

Le conclusioni a cui è possibile arrivare da questa indagine campionaria lasciano in-travedere una popolazione anziana abbastanza attenta ad adeguati e corretti stili di vita,alla propria salute e che desidera mantenere buone relazioni sociali.

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4.12 VALORI

La Regione Friuli Venezia Giulia ha ribadito, nella recente legge di riforma del sistema in-tegrato di interventi e servizi per la promozione dei diritti di cittadinanza sociale (LR6/2006), la promozione di politiche per le persone anziane atte a garantire l’autonomia,l’autosufficienza e la partecipazione sociale, con particolare riguardo alle condizioni deglianziani totalmente non autosufficienti.

La Regione sottolinea l’importanza di valorizzare il ruolo delle persone anziane, qualirisorse positive all'interno delle famiglie e della società e di promuovere un sistema di in-terventi e servizi diversificati in relazione ai bisogni. Vengono sottolineati come valori eobiettivi da perseguire la permanenza a domicilio delle persone anziane, la vita di rela-zione e la loro partecipazione attiva nella comunità locale. Gli interventi devono essererivolti a:a) favorire le attività di volontariato, compresi i servizi civici volontari e il ruolo attivo

degli anziani nella società;b) sostenere lo sviluppo di servizi e strutture, quali centri sociali, centri diurni polifun-

zionali e laboratori, idonei a consentire scambi relazionali, anche intergenerazionali;c) sostenere la realizzazione di alloggi autonomi e unità abitative di dimensioni adeguate,

collegati con un servizio di assistenza continua e garantita di carattere sanitario, do-mestico e sociale, per singoli o più anziani, rispondenti alle esigenze di inclusione edi autosufficienza;

d) promuovere iniziative per assicurare, nelle strutture residenziali, il pieno rispetto dellariservatezza degli ospiti, il libero accesso di parenti e conoscenti, l'osservanza dei nor-mali ritmi di vita e la qualità delle prestazioni erogate.Nella stessa legge viene attivato il Fondo per l’Autonomia Possibile e per l’assistenza a

lungo termine rivolta alle persone che, per la loro condizione di non autosufficienza, nonpossono provvedere alla cura della propria persona e mantenere una normale vita di re-lazione senza l’aiuto determinante di altri. Le modalità di attuazione di tale fondo si ba-sano sulla valutazione integrata del bisogno da parte degli operatori sanitari e sociali(Medico di Medicina Generale, Infermiere di Comunità, Assistente Sociale, Medico del Di-stretto Sanitario) e sulla stesura di un progetto di vita individuale condiviso con la personaanziana e i suoi familiari.

Attualmente, per quanto riguarda l’accesso ai servizi, il sistema sanitario differisce daquello sociale: infatti, il primo prevede che le persone accedano ai servizi sanitari in formagratuita, mentre nel secondo vale il principio del cosiddetto universalismo selettivo, percui viene data priorità alle situazioni economicamente fragili o svantaggiate e l’accesso èarticolato in base al reddito.

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4.13 SVILUPPO DEI SERVIZI

La Fig. 4.49 e la Tab. 4.5 descrivono lo sviluppo dei servizi dedicati alla terza e quarta etànella città di Udine. Vengono descritti i servizi sociali, socio-sanitari e sanitari, eviden-ziando le risposte che vengono garantite per sostenere la permanenza a domicilio dellapersona anziana.

Promuovere la permanenza a domicilio non coincide e non si esaurisce con la diffu-sione di servizi di assistenza domiciliare, ma è un obiettivo, un progetto culturale e poli-tico, che richiama un’idea attorno a cui sviluppare una prospettiva di sviluppo e disolidarietà sociale.

Figura 4.49 – Sviluppo dei servizi.

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In questa sezione vengono descritti i servizi a favore delle persone anziane che pre-sentano situazioni di fragilità e che possono essere seguite sia dai servizi sanitari conpersonale infermieristico e riabilitativo a domicilio, sia dai servizi socio-assistenzialicon personale sociale e sociosanitario. ASSISTENZA DOMICILIARE: è un servizio che offre interventi di assistenza diretta alla curadella persona, aiuto domestico per il governo della casa, prestazioni igienico-sani-tarie, aiuti diversi quali accompagnamenti, disbrigo pratiche, ecc., allo scopo di man-tenere le persone nel loro ambiente di vita, agevolare le dimissioni da ospedali eistituti, evitare ricoveri impropri.I servizi domiciliari di base si esplicano in:- servizi alla persona (alzata e messa a letto, igiene personale, vestizione, aiuto al-l'assunzione dei pasti);

- attività inerenti il governo della casa (pulizia ordinaria degli ambienti, rifacimentoletti, preparazione e cottura pasti, lavaggio e stiratura biancheria, ecc.);

- attività riferite al contesto di vita del beneficiario (acquisto generi alimentari, di-sbrigo pratiche, stimolo alla socializzazione, ecc.).

SERVIZIO INFERMIERISTICO E RIABILITATIVO DOMICILIARE: è rivolto alle persone con scarsaautonomia o difficoltà ad accedere alle strutture sanitarie e garantisce prestazioni in-fermieristiche e trattamenti di rieducazione motoria, su richiesta del Medico di Me-dicina Generale, al fine di consentire alla persona il mantenimento o il recuperodell’autonomia.Vengono forniti presidi ed erogate tutte quelle prestazioni che possono essere ef-fettuate anche al di fuori dell’ambiente ospedaliero (ad esempio: prelievi, medica-zioni, terapia infusiva, attività di prevenzione e di educazione sanitaria). Si insegnanoai familiari le modalità per fornire in autonomia e sicurezza le cure necessarie.ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA: è un servizio che fornisce oltre a prestazioni socio-assistenziali, un'insieme di cure mediche, infermieristiche, riabilitative a domiciliodell'utente attraverso un protocollo di lavoro concordato dai familiari con il Distrettosanitario (Medici di Medicina Generale e operatori sanitari). Le prestazioni erogate, secondo un programma assistenziale personalizzato defi-nito dall'Unità di Valutazione Distrettuale (U.V.D.) possono prevedere:- assistenza del medico di medicina generale; - assistenza infermieristica;- assistenza medica specialistica (fisiatrica e altre specialità);- assistenza dietetica e nutrizione a domicilio;- assistenza protesica;- assistenza farmaceutica integrativa regionale;- assistenza sociale;- assistenza domiciliare.SERVIZI DI PROSSIMITÀ: è un servizio garantito da alcune associazioni di volontariatoin partnership con l’amministrazione comunale e si pone come obiettivo quello di fa-vorire la domiciliarità rispondendo ai bisogni “semplici” degli anziani come l’infor-mazione sui servizi, ritiro e consegna dei medicinali, piccole commissioni, trasporto,interventi di riparazione domestica, consegna libri e spesa, consulenza legale e com-pagnia a domicilio. Sono prevalentemente rivolti ad anziani che vivono soli, privi direti familiari di sostegno e con diversi gradi di fragilità dovuti a stati di indigenza o asituazioni socioeconomiche complesse. Sono attivi 3 sportelli distribuiti su tutto il territorio comunale ed è disponibile ancheun numero verde attivo tutti i giorni.

CURE DOMICILIARI:assicurano, tramiteun sistemaintegrato,interventi adomicilio dimedicina generale,di medicinaspecialistica,infermieristici e diriabilitazione,nonché, tramite gliAmbiti, prestazionidi natura socio-assistenziale.

Tabella 4.5 –Sviluppo dei servizi.

SERVIZIO DESCRIZIONE

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PASTI A DOMICILIO:servizio di trasporto econsegna di pasticaldi a domicilio

CURE PRIMARIE:servizio di assistenza,a domicilio e inambulatorio, pergarantire la continuitàassistenziale.

CENTRI DIURNI:strutture che offronoattività diintrattenimento eanimazione per glianziani.

RESIDENZEPOLIFUNZIONALI:residenze per anzianicon fornitura disupporto assistenzialeCASE ALBERGO: strutture di proprietàcomunale perautosufficientiRESIDENZE PROTETTE:strutture residenzialiper anziani confornitura di assi stenzasocio- sanitaria

Il servizio, spesso attivato ad integrazione del servizio di assistenza domiciliare, halo scopo di salvaguardare l’indipendenza di persone non in grado di provvedere dasole alle proprie necessità alimentari.Si rivolge in particolare a persone anziane parzialmente autosufficienti o disabili chevivono sole e sono prive di sostegni familiari, non in grado di prepararsi i pasti au-tonomamente. Il servizio è attivo sia nei giorni feriali che festivi.Le cure primarie vengono garantite in modo particolare dal Distretto Sanitario (Areadegli adulti, degli anziani e delle Cure Primarie), struttura operativa complessa del-l’azienda sanitaria destinata a:- individuare i bisogni di salute della popolazione residente;- assicurare una risposta sanitaria coordinata e continuativa, promuovendo l’inte-

grazione tra ospedale e territorio e con i servizi sociali dei Comuni dell’Ambitoanche tramite il Protocollo delle Dimissioni Protette.

Il servizio promuove l’assistenza e la continuità assistenziale, attraverso il necessariocoordinamento e l’approccio multidisciplinare, a domicilio e in ambulatorio, tra i medicidi medicina generale, i servizi di continuità assistenziale notturna e festiva e gli specia-listi ambulatoriali, al fine di assicurare all’utenza la reale copertura medica sulle 24 ore.In città ci sono tre strutture di questo tipo: una dedicata ad anziani autosufficienti,“Salotto d’Argento”, e due per anziani parzialmente o non autosufficienti, “Micesio”e “Solimai”. Il primo accoglie persone anziane ultrasessantacinquenni o pensionatidi qualsiasi età autosufficienti residenti nel Comune di Udine o in uno dei Comuni del-l'Ambito socio-assistenziale. Sono previste attività di tipo ricreativo culturali, coor-dinate da un animatore quali: conferenze, corsi, gite, giochi di società, lettura digiornali, ecc. e volte a prevenire tra gli anziani situazioni di emarginazione e solitu-dine. Il centro è aperto tutti i giorni della settimana.Gli altri due centri diurni per anziani non autosufficienti accolgono invece persone an-ziane non autosufficienti che desiderano uscire dalla routine quotidiana tramite unmomento di aggregazione e di scambio di esperienze e ricordi.E' adatto a chi ha necessità dell'attenzione di professionisti che assistano e tutelinola salute e le condizioni generali dell'anziano, nel rispetto dell' identità e delle abitu-dini personali.Offre un sostegno alla famiglia senza il distacco dal nucleo familiare e dalle abitudinidomestiche; assicura assistenza continuativa, anche riabilitativa, garantita da per-sonale qualificato professionalmente formato ed esperto; gestisce attività ricreative,motorie e di socializzazione.In città sono presenti varie strutture di questo tipo (“S. Chiara”, “Sereni Orizzonti P.leCella”, “Sereni Orizzonti Viale XXIII Marzo”, “Sereni Orizzonti Via Podgora”) che pre-vedono servizi di supporto residenziale permanente, assicurando anche l’assistenzasocio-sanitaria, oltre a quella tutelare e alberghiera.

Nella realtà cittadina è presente una struttura di questo genere, “I Faggi”, che ac-coglie persone autosufficienti, mettendo a disposizione una serie di appartamenti eluoghi comuni per la distribuzione dei pasti e per attività ricreative e culturali, voltea promuovere la socializzazione tra le persone anziane.Il servizio si propone di accogliere gli anziani o inabili in condizioni di non autosuffi-cienza in strutture idonee, qualora non sia più possibile la permanenza a casa. Offreun’assistenza globale e continuativa, sia con prestazioni di tipo alberghiero sia conprestazioni di carattere sanitario e riabilitativo.

SERVIZIO DESCRIZIONE

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RESIDENZA SANITARIAASSISTENZIALE:struttura di ricoveroper la fornitura diassistenza sanitaria,riabilitativa e sociale

ALTRI SERVIZI

È una struttura di ricovero finalizzata a fornire assistenza sanitaria, riabilitativa e so-ciale per persone non autosufficienti o temporaneamente tali per breve periodo. L'o-biettivo primario della R.S.A. è di consentire alla persona il suo reinserimento adomicilio. Si rivolge a: - persone in situazione di temporanea non autosufficienza con necessità di un ele-vato livello di assistenza infermieristica e/o riabilitativa;

- persone con gravi problemi di non autosufficienza i cui familiari necessitano di unperiodo di sollievo dall'assistenza al congiunto.

Le due strutture presenti a Udine offrono prestazioni di tipo infermieristico e riabili-tativo, accompagnate da un alto livello di assistenza tutelare alberghiera; dispongonorispettivamente di 60 e 24 posti letto; nel primo caso,il servizio viene gestito attra-verso una convenzione tra l'Azienda per i Servizi Sanitari e l'Azienda per i Servizi allaPersona (ASP) “La Quiete”, nel secondo è gestito direttamente dal Distretto di Udine.

Si segnala che negli ultimi anni è in aumento, invece, il ricorso da parte dei familiaria personale privato (badanti) che garantisce un supporto assistenziale nelle 24 ore,permettendo così la permanenza a domicilio dell’anziano. Sono previsti contributi allefamiglie in cui vi è la necessità di assumere una badante.

CENTRI ESTIVI: il servizio offre alle persone autosufficienti ultrasessantacinquenni (si pre-scinde dal requisito dell'età in caso di coppie in cui almeno uno dei partecipanti abbial'età richiesta; i fratelli e le sorelle conviventi sono equiparati alle coppie) una vacanzadi due settimane in località marine, montane o termali. Scopo del servizio è favorire l'in-tegrazione e la socializzazione dei partecipanti, nonché il loro benessere psico-fisico.I soggiorni sono organizzati nel periodo maggio-settembre e viene garantita la presenzadi un animatore, il trasporto in pullman nel luogo di soggiorno e rientro, trattamento dipensione completa, utilizzo del materiale da spiaggia e attività ricreative collaterali. Lo stesso servizio è attivo anche per le persone non-autosufficienti, adulti o anziani,residenti nel Comune di Udine e nei comuni facenti parte dell'Ambito socio-assisten-ziale. Il soggiorno prevede il trasporto nella località prescelta, con mezzo attrezzato, conprelevamento della persona direttamente dalla propria abitazione. La permanenza av-viene presso strutture alberghiere adeguate ossia prive di barriere architettoniche; èprevisto il trattamento in pensione completa e l'utilizzo del materiale da spiaggia.Considerate le esigenze dei partecipanti, viene garantita la presenza di accompa-gnatori specializzati con il compito di aiuto personale per tutte le necessità quoti-diane. Il numero degli accompagnatori è proporzionale ai partecipanti.

SERVIZIO DI LAVANDERIA: Il servizio di lavaggio e stiratura della biancheria (personale epiana) è spesso attivato ad integrazione del servizio di assistenza domiciliare. Ha loscopo di salvaguardare l’indipendenza di persone o nuclei familiari che si trovanonell’impossibilità (anche temporanea) di provvedervi autonomamente.Consiste nella concessione di “buoni” dal valore nominale predeterminato spendibilipresso le lavanderie convenzionate con il Comune di Udine. In alcuni casi viene as-sicurata la raccolta il lavaggio e la riconsegna della biancheria al domicilio dell’utente.

ASSEGNO DI CURA: È un contributo economico finalizzato a favorire la permanenza adomicilio di persone non autosufficienti o con ridotta autonomia residua e che sonoa grave rischio di ricovero in istituto. Questo incentivo economico viene erogato inbase ai redditi dei richiedenti e alle condizioni di non autosufficienza accertata dalmedico curante.

SERVIZIO DESCRIZIONE

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ASSISTENZA ECONOMICA: Si tratta di interventi economici corrisposti alle persone cheper età o inabilità permanente dovuta ad handicap o malattie gravi, sono sprovvistedi reddito sufficiente a soddisfare bisogni fondamentali di vita. Si considerano biso-gni fondamentali quelli relativi all’alimentazione, all’abbigliamento, alla salute, all’i-giene della persona e della casa, all’affitto e al riscaldamento.Sia per l’assistenza economica continuativa che per l’assistenza economica tem-poranea viene erogato un contributo pari alla differenza tra il reddito effettivo e l’im-porto del minimo vitale fissato con atto della Giunta Comunale. Il Minimo Vitale è parialla pensione minima Inps per i lavoratori dipendenti aggiornata annualmente e rap-portata alla composizione del nucleo familiare. Si tiene conto anche delle spese dilocazione e delle spese di riscaldamento fino ad un massimo predeterminato.

CONTRIBUTI PER AFFITTI: Si tratta di interventI previsti da leggi nazionali e regionali afavore di famiglie che si trovano nell’impossibilità di sostenere l’onere del pagamentodel canone di locazione (esclusi gli oneri accessori) di alloggio di proprietà sia pub-blica che privata. Viene erogato un contributo commisurato all’incidenza del canonedi locazione sul reddito ed eventuale patrimonio immobiliare complessivo del nucleofamiliare.

TELE SOCCORSO: È un sistema di assistenza telematica a domicilio, che consente allapersona, per mezzo di un piccolo apparecchio portatile collegato al telefono di casa,di inviare una richiesta d'aiuto in caso d'urgenza. La centrale operativa del Telesoc-corso è attiva 24 ore su 24. Ricevuto il segnale, gli operatori attivano immediata-mente l'intervento sanitario o sociale necessario. Oltre a soddisfare i bisogni urgenti,il sistema di controllo realizza anche un ricorrente contatto telefonico con l'utente.Sono presenti due realtà che gestiscono questo servizio: una a livello regionale (Te-santelevita) e una locale tramite l’associazione di volontariato Pro-Senectute Onlusin convenzione con il Comune di Udine.

SERVIZIO DESCRIZIONE

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4.14 RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA

Tutta la normativa in materia socio-sanitaria sottolinea l’importanza di promuovere un si-stema integrato di prestazioni e servizi tra le diverse agenzie presenti in un determinatoterritorio.

L’obiettivo è quello di produrre relazioni generative tra i servizi e le diverse risorse inun’ottica di sussidiarietà, al fine di incentivare e regolare al meglio la molteplicità delle re-lazioni verso un benessere percepito e perseguito. La Tab. 4.6 descrive le diverse re-sponsabilità nell’attuazione dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali presenti nella cittàdi Udine, e mette in evidenza le collaborazioni e gli affidamenti in atto con altre agenzie.

Tabella 4.6 – Ripartizione delle attività svolte in proprio (P) e terziarizzate (T).

RESPONSABILITÀ SERVIZI COMUNE AZIENDA ALTROSANITARIA

P T P T P T

Cure domiciliari Assistenza domiciliare v vServizio infermieristico ve riabilitativo

Assistenza domiciliare integrata v vServizi di prossimità v

Residenze per anzianiCentri diurni v

Pasti a domicilio v vCase albergo v

Case di riposo v v

RSA v vOspedale v v v

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Tabella 4.7 – Tasso di disoccupazione medio annuo: provincia di Udine.

Provincia di Udine

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Maschi 2,5 % 2,1 % 2,2 % 2,7 % 2,1 % 2,4 % 2,5 %Femmine 7,2 % 6,8 % 6,2 % 6,6 % 5,6 % 4,4 % 4,6 %Totale 4,4 % 4,0 % 3,9 % 4,3 % 3,5 % 3,3 % 3,4 %

Fonte: ISTAT, Rilevazione continua sulle forze lavoro.

Tabella 4.8 – Tasso di disoccupazione medio annuo: Regione Friuli Venezia Giulia.

Regione Friuli Venezia Giulia

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Maschi 2,4 % 2,3 % 2,3 % 2,7 % 2,6 % 3,2 % 2,5 %Femmine 7,5 % 6,4 % 5,6 % 5,6 % 5,8 % 5,3 % 4,9 %Totale 4,6 % 4,0 % 3,7 % 3,9 % 3,9 % 4,1 % 3,5 %

Fonte: ISTAT, Rilevazione continua sulle forze lavoro.

90

4.15 STATUS ECONOMICO

I dati relativi allo status economico degli anziani, così come richiesti dalla guida dell’OMSsecondo le 4 categorie degli occupati, disoccupati, pensionati ed economicamente inattivi,sono “dati sensibili” e risultano quindi di difficile reperimento.

Si riportano, pertanto, solo i dati relativi al tasso di disoccupazione medio presentenella Provincia di Udine e in Regione e alcuni dati emersi da precedenti indagini effettuate.

Il tasso di disoccupazione si presenta più basso di circa un punto percentuale rispettoal livello del 2000, sia nel contesto provinciale, sia nel contesto regionale. Attualmente ledue aree presentano valori simili, pur se negli anni scorsi c’erano stati dei leggeri scosta-menti. Il miglioramento nel tasso di disoccupazione generale è dovuto ad una nettissimadiminuzione della disoccupazione femminile: sia a livello provinciale che a livello regio-nale il tasso relativo è sceso da oltre il 7% a meno del 5%, con valori leggermente miglioriper la Provincia di Udine rispetto all’aggregato regionale. Stabile l’andamento del tasso didisoccupazione maschile, con valori che oscillano attorno al 2,5% lungo tutto l’arco tem-porale considerato (Tab. 4.7 e 4.8).

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Per comprendere meglio il contesto risulta interessante avere una visione più globalesui tassi di partecipazione dei lavoratori “maturi” in Italia e in Europa.

La Tab. 4.9 mostra i tassi di occupazione delle persone di età compresa tra 55 e 64 anni,aggregati per regione. Il dato interessante che emerge è che i tassi di partecipazione deilavoratori maturi sono maggiori nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali: ivalori più elevati si registrano in Calabria (37,7%), in Molise (37,4%), in Basilicata (36,5%),in Abruzzo (35,8%) e in Lazio (35,8%). I valori più bassi, invece, sono quelli di Friuli Ve-nezia Giulia (26,4%), Veneto (27,4%), Puglia (unica eccezione tra le regione meridionali,col 27,7%), Piemonte (28,1%) e Lombardia (28,8%). Il Friuli Venezia Giulia è quindi, a li-vello nazionale, la regione in cui si registra il tasso più basso; questo è un indice di bassainclusione nel mercato del lavoro della fascia di popolazione tra i 55 e i 64 anni, ma èanche indice di un mercato del lavoro che richiede sempre più una preparazione speci-fica e un aggiornamento continuo per rimanere competitivi sul mercato.

A questo proposito è di fondamentale importanza: a) impostare corrette politiche dellavoro; b) creare e sviluppare strutture che permettano la formazione continua dei lavo-ratori, in modo da migliorarne le capacità e favorire la loro permanenza sul mercato dellavoro riducendo gli anni di pensionamento.

Anche considerando la serie storica dal 1999 al 2005, il Friuli Venezia Giulia si confermasempre tra le ultime posizioni in Italia; se invece si considera il trend di crescita percen-tuale su base 1999 si vede come il miglioramento sia stato superiore a quello registrato alivello nazionale, con un +18% regionale a fronte di un +14% nazionale.

Le regioni che hanno registrato un margine maggiore di miglioramento sono state laValle d’Aosta (+32%), la Toscana (+29%), l’Umbria (+26%), il Piemonte (+25%) e la Lom-bardia (+24%).

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Tabella 4.9 – Tassi di occupazione della popolazione di età 55-64 anni (valori percentuali).

Anno 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Variazioni1999-2005

Piemonte 22,4 22,9 23,0 23,3 26,2 26,9 28,1 125

Valle d'Aosta 23,5 27,8 29,1 28,1 29,2 32,0 31,1 132

Liguria 25,3 24,6 26,8 26,5 27,0 28,3 29,9 118

Lombardia 23,3 22,3 22,6 24,2 25,7 28,3 28,8 124

Trentino Alto Adige 29,0 29,4 29,9 30,0 30,7 32,4 32,0 110

Veneto 24,2 25,7 24,9 26,1 27,8 28,1 27,4 113

Friuli Venezia Giulia 22,4 23,3 23,4 23,5 24,2 26,5 26,4 118

Emilia Romagna 30,1 29,0 28,1 29,4 31,6 32,1 33,4 111

Toscana 27,5 27,6 28,9 30,3 31,6 32,2 35,5 129

Umbria 26,2 25,4 26,3 27,8 29,5 31,0 33,0 126

Marche 28,7 27,6 29,4 29,4 30,1 32,7 32,7 114

Lazio 34,4 34,2 33,4 34,2 36,3 35,1 35,8 104

Abruzzo 32,5 34,7 33,7 33,8 35,8 34,4 35,8 110

Molise 32,0 34,0 32,7 35,4 37,2 34,1 37,4 117

Campania 32,2 32,9 33,6 33,9 34,4 32,3 32,4 101

Puglia 29,7 30,4 30,8 31,4 31,8 28,5 27,7 93

Basilicata 31,6 32,3 30,7 31,3 31,5 34,8 36,5 115

Calabria 32,3 31,3 34,0 34,3 36,1 38,2 37,7 117

Sicilia 27,4 28,6 29,9 31,5 31,7 30,1 33,0 121

Sardegna 28,6 27,2 26,4 28,6 27,3 29,3 31,3 109

ITALIA 27,6 27,7 28,0 28,9 30,3 30,5 31,4 114

Fonte: Eurostat.

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Confrontando i tassi di occupazione dei lavoratori della fascia d’età 55-64 anni nei di-versi paesi dell’Unione Europea (Tab. 4.10), è evidente che l’Italia occupa una delle ultimeposizioni; solo il 31,4% delle persone tra i 55 e i 64 anni è ancora inserito nel mondo dellavoro: è il dato peggiore dell’Europa a 15, mentre, considerando l’Europa a 25, valoripeggiori si riscontrano in Polonia (27,2%), Slovacchia (30,3%), Slovenia (30,7%) e Malta(30,8%).

Se si considera la crescita percentuale facendo riferimento all’anno 1994, limitatamenteai paesi dell’Europa a 15, si può facilmente calcolare un incremento per l’Italia del 7,17%,rispetto ad un miglioramento globale dell’EU15 del 23,53%.

Il paese che ha registrato il maggiore incremento nell’occupazione delle persone tra i55 e i 64 anni è la Spagna: nell’arco di tempo 1994-2005 ha fatto registrare un +99,54%,raddoppiando il numero di occupati. Passi da gigante sono stati fatti anche nei Paesi Bassi,con una crescita del 58,42%, e in Finlandia, che con un +58,73% è riuscita ad occuparepiù della metà della popolazione nella fascia d’età considerata. Nell’Europa dei 25 statimembri, merita menzione l’Ungheria, che ha registrato una crescita dell’86,44% su base1996; da segnalare anche la Slovenia, +60,73% su base 1996.

Valori così diversi sono conseguenza di politiche di inclusione sociale diverse da paesea paese, di politiche pensionistiche non uniformi, di diversi gradi di investimento nella for-mazione continua dei lavoratori. Inoltre gli effetti pratici, valutabili in termini numerici,delle decisioni politiche in questi campi, sono difficilmente riscontrabili nel breve termine.

Facendo propri gli obiettivi di Lisbona in termini di politica pensionistica, i paesi ade-renti all’UE si stanno muovendo tutti nella stessa direzione, ma bisognerà aspettare qual-che anno affinché le diverse strategie adottate da ciascuna nazione portino ad unaconvergenza dei risultati.

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Tabella 4.10 – Tassi di occupazione della popolazione 55-64 anni nei paesi UE15 e UE25 (va-lori percentuali).

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Austria 27,2 29,7 29,1 28,3 28,4 29,7 28,8 28,9 29,1 30,3 28,8 31,8Belgio 22,5 22,9 21,9 22,1 22,9 24,6 26,3 25,1 26,6 28,1 30,0 31,8Danimarica 50,9 49,8 49,1 51,7 52,0 54,5 55,7 58,0 57,9 60,2 60,3 59,5Germania 36,6 37,7 37,9 38,1 37,7 37,8 37,6 37,9 38,9 39,9 41,8 45,4Grecia 40,1 41,0 41,2 41,0 39,0 39,3 39,0 38,2 39,2 41,3 39,4 41,6Finlandia 33,2 34,4 35,4 35,6 36,2 39,0 41,6 45,7 47,8 29,6 50,9 52,7Francia 29,6 29,6 29,4 29,0 28,3 28,8 29,9 31,9 34,7 36,8 37,3 37,9Irlanda 38,8 39,2 29,7 40,4 41,7 43,7 45,3 46,8 48,0 49,0 49,5 52,6

Italia 29,3 28,4 28,6 27,9 27,7 27,6 27,7 28,0 28,9 30,3 30,5 31,4

Lussemburgo 23,5 23,7 22,9 23,9 25,1 26,4 26,7 25,6 28,1 30,3 30,4 31,7Paesi Bassi 29,1 28,9 30,5 32,0 33,9 36,4 38,2 39,6 42,3 44,6 45,2 46,1Portogallo 46,8 46,0 47,3 48,5 49,6 50,1 50,7 50,2 51,4 51,6 50,3 50,5Regno Unito 47,4 47,5 47,7 48,3 49,0 49,6 50,7 52,2 53,4 55,4 56,2 56,9Spagna 21,6 32,3 33,2 34,1 35,1 35,0 37,0 39,2 39,6 40,7 41,3 43,1Svezia 62,0 62,0 63,4 62,6 63,0 63,9 64,9 66,7 68,0 68,6 69,1 69,4

UE 15 35,7 36,0 36,3 36,4 36,6 37,1 37,8 38,8 40,2 41,7 42,5 44,1

Cipro - - - - 49,4 49,1 49,4 50,4 49,9 50,6Lettonia - - - - 36,3 36,3 36,0 36,9 41,7 44,1 47,9 49,5Lituania - - - - 39,5 40,9 40,4 38,9 41,6 44,7 47,1 49,2Ungheria - - 17,7 17,7 17,3 29,4 22,2 23,5 25,6 28,9 31,3 33,0Malta - - - - 28,5 29,4 30,1 32,5 31,5 30,8Polonia - - - 33,9 32,1 31,9 28,4 27,4 26,1 26,9 26,2 27,2Estonia - - - - 50,2 47,5 46,3 48,5 51,6 52,3 52,4 56,1Repubblica Ceca - - - - 37,1 37,5 36,3 37,1 40,8 42,3 42,7 44,5Slovenia - - 19,1 21,8 23,9 22,0 22,7 27,5 24,5 23,5 29,0 30,7Slovacchia - - - - 22,8 22,3 21,3 22,4 22,8 24,6 26,8 30,3

UE 25 - - - 35,7 35,8 36,2 36,6 37,5 38,7 40,2 41,0

Fonte: Eurostat.

Questa sezione dovrebbe illustrare il ruolo degli anziani quale risorsa a livello econo-mico e sociale nella comunità d’appartenenza. Tuttavia, sia i dati sul reddito che quelli ri-guardanti l’impiego delle persone anziane sono difficilmente reperibili per vari motivi tracui la legge sulla privacy, pertanto si cercherà di rispondere a questa sezione avvalendosi

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principalmente di due indagini.La prima, effettuata da AGENDA 21 LOCALE nel 2003, aveva come obiettivo quello di

verificare il livello di soddisfazione dei cittadini rispetto ad alcuni aspetti della città diUdine. I dati sono stati raccolti tramite la somministrazione di un questionario strutturatocon interviste telefoniche ad un campione casuale di 1000 residenti nella città di Udine,stratificato per sesso, età e circoscrizione di residenza. I dati che verranno presentati si ri-feriscono al campione di soggetti ultrasessantacinquenni (254 cittadini), corrispondenti al25% del totale del campione. La seconda indagine, svolta sempre nel 2003 da Cattarinussie Serra, si è posta come obiettivo quello di analizzare la condizione degli anziani di Udinee di altri otto comuni della provincia in relazione alla composizione familiare, allo statussociale e al grado di risposta delle reti formali e informali. Il campione intervistato era co-stituito da 250 anziani, compresi tra i 65 e gli 80 anni d’età, di cui 50 erano residenti aUdine.

In base ai risultati dell’indagine condotta da AGENDA 21 LOCALE, il 41% degli anzianiintervistati afferma di essere soddisfatto o molto soddisfatto circa le opportunità di lavorodisponibili (Fig. 4.50).

Nella seconda indagine, condotta da Cattarinussi e Serra, solo il 6% degli anziani svol-geva al momento dell’intervista un lavoro retribuito. Gli occupati erano prevalentementemaschi, compresi nella fascia d’età più giovane (66–71 anni), coniugati e in possesso didiploma o di laurea.

109

Udine, in occasione della campagna di rilevazione svoltasi nel corso del 2003. I datisono stati raccolti tramite la somministrazione di un questionario strutturato coninterviste telefoniche ad un campione casuale di 1000 residenti nella città di Udine,stratificato per sesso, età e circoscrizione di residenza. I dati che verranno presentati siriferiscono al campione di soggetti ultrasessantacinquenni (254 cittadini),corrispondenti al 25% del totale del campione. La seconda indagine, svolta sempre nel2003, da Cattarinussi e Serra, si è posta come obiettivo quello di analizzare lacondizione degli anziani di Udine e di altri otto comuni della provincia in relazionealla composizione familiare, allo status sociale e al grado di risposta delle reti formalie informali. Il campione intervistato era costituito da 250 anziani, compresi tra i 65 egli 80 anni d’età, di cui 50 erano residenti a Udine.

In base ai risultati dell’indagine condotta da AGENDA 21 LOCALE, il 41%degli anziani intervistati afferma di essere soddisfatto o molto soddisfatto circa leopportunità di lavoro disponibili (Fig. 4.50).

25

34

41

0

5

10

15

20

25

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35

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45

molto sodd. +soddisfatti

non molto + perniente

non sa

Fonte dati: Indagine Agenda XXI Locale

Figura 4.50 – Livello di soddisfazione: opportunità di lavoro (≥ 65 anni).

Nella seconda indagine, condotta da Cattarinussi e Serra, solo il 6% deglianziani svolgeva al momento dell’intervista un lavoro retribuito. Gli occupati erano

coniugati e in possesso di diploma o di laurea.

Fonte dati: Indagine Agenda XXI Locale.

Figura 4.50 – Livello di soddisfazione: opportunità di lavoro (≥65 anni).

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4.16 ENTRATE

E’ difficile ottenere dati significativi sulle entrate degli anziani in città, in quanto essi rien-trano tra le informazioni considerate “sensibili” e sono quindi di difficile reperimento.

Dal 2004 il comune di Udine collabora con l’ISTAT per una ricerca longitudinale, delladurata di quattro anni, sulle condizioni economiche delle famiglie. Si dovrà attendere lafine dell’indagine per avere un quadro sulle entrate e sulle spese dei cittadini udinesi.

Un dato che certamente riguarda le entrate degli anziani udinesi può essere dedottodal contributo che il Comune di Udine eroga per l’integrazione del reddito al minimo vi-tale. I dati riportati nella Tab. 4.11 si riferiscono all’intera popolazione udinese.

Tabella 4.11 – Contributi per l’integrazione al minimo vitale.

2001 2002 2003 2004 2005

Numero dei contributi erogati dal 161 152 81 68 77

Comune per l’integrazione del

reddito al minimo vitale

Totale della popolazione 95.878 95.799 96.196 96.402 96.678

Percentuale di popolazione 0,17% 0,16% 0,08% 0,07% 0,087%

che percepisce il contributo

La percentuale di popolazione che percepisce il contributo costituisce l’indicatore D4del Profilo di Salute di Udine; l’obiettivo di questo indicatore è quello di valutare il livellodi povertà, ma è stato calcolato in modo diverso rispetto alle indicazioni date dal Progetto«Città Sane» dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevedeva «la percentuale dipersone che hanno un reddito inferiore al reddito medio pro capite». Tale dato non è at-tualmente disponibile su scala comunale.

Neppure le informazioni ottenute dalle periodiche rilevazioni ISTAT sulla spesa per iconsumi consentono di avere il dettaglio su scala comunale relativo al numero di personeche vivono al di sotto delle soglie di povertà relativa e assoluta.

Non si è poi ritenuto opportuno fare riferimento ai dati riguardanti le pensioni e i mec-canismi di integrazione previsti dall’INPS, in quanto non è dato di sapere se chi ha unapensione integrata al minimo viva da solo, in famiglia o con parenti.

Si è scelto di costruire l’indicatore in base al numero di contributi erogati dal Comuneper l’integrazione del reddito al minimo vitale, che, ad esempio, nel 2004 era fissato a

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€ 392,69 mensili. Dal reddito dei beneficiari viene scalato l’importo dell’affitto fino a unmassimo di € 250,00, l’importo risultante viene integrato dal Comune fino al raggiungi-mento della pensione minima INPS. Si tratta quindi di un indicatore che valuta il livellodi povertà in modo indiretto e più restrittivo, ma che ha il vantaggio di essere basato sudati certi e riferiti al Comune di Udine.

Il numero di contributi erogati dal 2000 al 2005 presenta una tendenza alla diminu-zione, salvo per l’ultimo anno dove l’indicatore risulta in crescita.

Altri dati si possono ricavare dalla ricerca condotta da Cattarinussi e Serra: due do-mande del questionario si ponevano l’obiettivo di quantificare il reddito personale e quellocomplessivo del nucleo familiare, mentre un terzo quesito riguardava la percezione del-l’adeguatezza o meno della propria fonte di entrata ai fini della soddisfazione dei bisogni.

Sul campione di 250 anziani, oltre un quinto collocava il proprio reddito fino a 5.000,00euro; oltre un quarto da 5.001,00 a 7.500,00, mentre oltre 10.000,00 euro vengono perce-piti da più del 22%. Generalmente chi percepisce un reddito minimo sono donne, moltoanziane, single, con bassa scolarità e che vivono con familiari o parenti. Inoltre, sono an-cora le donne a dichiarare di non avere un reddito personale. Il 46% degli intervistati hadichiarato una disponibilità discreta di fonti d’entrata dell’intero nucleo familiare (da 10.000a 20.000 euro). Tuttavia il 64,8% del campione ritiene il proprio reddito insufficiente o ap-pena sufficiente, un quarto lo considera sufficiente e poco meno di un decimo lo ritieneadeguato alle proprie esigenze.

Dall’indagine risulta, inoltre, che la percezione di adeguatezza o di sufficienza del pro-prio introito caratterizza soprattutto gli anziani udinesi, rispetto a quelli residenti nel bassoFriuli e nel settore orientale, che lamentano invece un reddito insufficiente.

Il 62, 8% degli intervistati riceve una pensione da lavoro: sono per lo più anziani maschi,più scolarizzati e più giovani d’età. Per le donne le fonti di entrata sono per lo più costituiteda pensioni di anzianità, di invalidità civile e di reversibilità.

Risulta chiaro da questi dati come il tema delle pensioni sia particolarmente delicato(Tab. 4.12). Nel 2004 le condizioni di vita degli anziani risultavano simili a quelle della po-polazione in generale (84%), mentre il rischio di povertà fra gli anziani (23%) era ritenutoleggermente più elevato di quello per la popolazione di età inferiore a 65 anni. Nonostanteun recente aumento, il tasso occupazionale dei lavoratori più anziani (fra i 55 e i 64 anni)rimane basso, registrando nel 2005 un valore del 31,4%.

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Tabella 4.12 – Tipologia di pensione ricevuta.

Tipo di pensione ricevuta Valore assoluto %

Pensione di anzianità 42 16.8

Pensione di invalidità civile 17 6.8

Pensione da lavoro 157 62.8

Pensione di guerra 3 1.2

Pensione di reversibilità 41 16.4

Altri tipi di pensione 5 2.0

Fonte: “Segni del tempo vita quotidiana reti sociali e sentimenti degli anziani in Friuli” di Cattarinussi e Serra.

Nel 1992 l'Italia ha intrapreso una riforma per passare da un regime a prestazione de-finita (sistema retributivo) a un regime a contribuzione definita (sistema contributivo). Lariforma ha creato un legame più stretto fra i contributi e le prestazioni, con la fornitura diincentivi adeguati per permettere agli ultimi arrivati nel mercato del lavoro di lavorare piùa lungo, comportando però un lungo periodo di transizione.

L'incremento dei tassi occupazionali, in particolare per quanto riguarda le donne e i la-voratori più anziani, rimane uno degli aspetti più importanti per rispondere alle sfide delfuturo; proseguire il processo destinato ad armonizzare l'effettiva età del pensionamentoper gli uomini e le donne significherebbe ridurre il divario fra i generi per quanto riguardale prestazioni pensionistiche e favorirebbe un incremento del tasso occupazionale dei la-voratori più anziani. In futuro l'adeguatezza delle pensioni dipenderà anche dalla dispo-nibilità di prestazioni di sicurezza sociale supplementari, trasformando il Trattamento diFine Rapporto o TFR (un sistema obbligatorio aziendale di risparmio a fini pensionisticiper i dipendenti). Il meccanismo per il trasferimento automatico dei contributi TFR versosistemi pensionistici privati (salvo il caso in cui il lavoratore rifiuti di farlo) potrebbe rive-larsi molto utile per sviluppare le pensioni complementari. La possibilità di accumulare di-ritti a partire da fondi diversi per poi avere un'unica pensione e l'aumento dei contributipensionistici per i lavoratori autonomi e i lavoratori atipici, dovrebbero comportare unmiglioramento dei diritti pensionistici per queste ultime due categorie.

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99

4.17 ISTRUZIONE

Il dato riguardante il livello d’istruzione non viene più rilevato a livello anagrafico; nonsono pertanto disponibili dati aggiornati che rispecchino la situazione reale. L’ultima rile-vazione della scolarità è stata effettuata durante il censimento del 2001. La Fig. 4.51 illustra il titolo di studio più alto conseguito dalla popolazione dai sei anni in su, nel Co-mune di Udine.

Il 33% della popolazione ha conseguito il diploma di scuola media superiore, il 27%si è fermato a quello di scuola media inferiore, il 21% alla licenza elementare, il 14% hala laurea e il 5% risulta alfabetizzato ma senza titolo.

113

4.17 ISTRUZIONE

Il dato riguardante il livello d’istruzione non viene più rilevato a livelloanagrafico. Non sono pertanto disponibili dati aggiornati che rispecchino la situazionereale. L’ultima rilevazione della scolarità è stata effettuata durante il censimento del2001. La Fig. 4.51 illustra il titolo di studio più alto conseguito dalla popolazione daisei anni in su, nel Comune di Udine.

0

5

21

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33

14

0

5

10

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25

30

35

analfabeti alfabeti senzatitolo

elementare mediainferiore

diploma laurea

% d

ella

pop

olaz

ione

Fonte dati: ISTAT.

Figura 4.51– Ripartizione della popolazione dai 6 anni in su del Comune di Udine, secondo iltitolo di studio più alto conseguito, anno 2001.

Il 33% della popolazione ha conseguito il diploma di scuola media superiore, il

27% si è fermato a quello di scuola media inferiore, il 21% alla licenza elementare, il

14% ha la laurea e il 5% risulta alfabetizzato ma senza titolo.

Fonte dati: ISTAT.

Figura 4.51– Ripartizione della popolazione dai 6 anni in su del Comune di Udine, secondo iltitolo di studio più alto conseguito, anno 2001.

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La Fig. 4.52 indica la percentuale di soggetti (47,13%) che hanno conseguito il diplomadi scuola media superiore, per la fascia d’età compresa tra i 19 e i 44 anni.

Come si può osservare tale indice presenta valori superiori nella classe d’età compresatra i 19 e i 34 anni rispetto alla fascia immediatamente successiva 35-44: questo suggeri-sce come vi sia una maggiore percentuale di giovani che porta a compimento questo per-corso formativo rispetto al passato, e come le donne abbiano raggiunto e superato il livellodegli uomini.

Per quanto riguarda gli anziani alcune considerazioni possono essere dedotte dall’in-dagine citata prima. Il campione di anziani era rappresentato prevalentemente da soggetticon licenza elementare o senza alcun titolo di studio (67,6%); gli anziani che avevano fre-quentato le scuole medie o avevano ottenuto una qualifica professionale costituivano il17,6%, mentre i diplomati rappresentavano il 9,6% e i laureati il 5,2%. E’ emerso che lemeno scolarizzate sono le donne molto anziane, mentre generalmente i titoli di studiopiù alti appartengono al genere maschile.

114

52,8

66,7

42,4

72,5

59,4

47,1

69,6

60,1 59,8

0

10

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50

60

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80

19 e più 19-34 35-44

% d

ella

pop

olaz

ione

maschi

femmine

totale

Fonte dati: Istat.

Figura 4.52 - Indice del conseguimento della scuola secondaria per sesso e classe d’età – Comune di Udine.

La Fig. 4.52 indica la percentuale dei soggetti (47,13%) che hanno conseguito ildiploma di scuola media superiore, per la fascia d’età compresa tra i 19 e i 44 anni.Come si può osservare tale indice presenta valori superiori nella classe d’età compresatra i 19 e 34 anni rispetto alla fascia immediatamente successiva 35-44: questosuggerisce come vi sia una maggiore percentuale di giovani che porta a compimentoquesto percorso formativo rispetto al passato, e come le donne abbiano raggiunto esuperato il livello degli uomini.

Per quanto riguarda gli anziani alcune considerazioni possono essere dedottedalla indagine citata prima. Il campione di anziani era rappresentato prevalentementeda soggetti con licenza elementare o senza alcun titolo di studio (67,6%), gli anzianiche avevano frequentato le scuole medie o avevano ottenuto una qualificaprofessionale costituivano il 17,6%, mentre i diplomati rappresentavano il 9,6% e ilaureati il 5,2%. E’ emerso che le meno

scolarizzate sono le donne molto anziane,

mentre generalmente i titoli di studio più alti appartengono al genere maschile.

Fonte dati: ISTAT.

Figura 4.52 - Indice di conseguimento della scuola secondaria per sesso e classe d’età -Comune di Udine.

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101

La Tab. 4.13 confronta i dati di Udine con quelli nazionali e delle macroaree subna-zionali.

Tabella 4.13 - Grado di istruzione in Italia, con particolare riferimento alla città di Udine (va-lori percentuali).

Ripartizioni Laurea Diploma Media Elemen- Alfabeti Alfabeti Analfabeti Analfabeti Geografiche Inferiore tare senza senza (65+)

titolotitolo (65+)

Italia Nord- 7,63 26,50 31,69 26,79 6,82 1,87 0,58 0,30Occidentale

Italia Nord- 7,20 26,53 30,27 27,23 8,22 3,23 0,55 0,30Orientale

in particolare: 14,00 33,00 27,00 21,00 5,00 - 0,00 -UDINE

Italia Centrale 9,01 28,39 27,94 24,57 9,21 3,88 0,89 0,62

Italia Meridionale 6,84 24,15 29,59 23,79 12,63 4,50 3,00 2,14

Italia Insulare 6,62 22,63 31,05 24,15 12,95 4,83 2,61 1,76

Tot. Italia 7,51 25,80 30,12 25,41 9,65 3,49 1,45 0,98

Fonte: ISTAT.

Dalla tabella appare evidente come il grado di istruzione del campione udinese os-servato risulti superiore al livello medio nazionale. Il dato più interessante è che Udine,similmente ad altri contesti urbani, possiede un’incidenza elevata di laureati: ben il 14%rispetto a una media nazionale di poco superiore al 7,5%.

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102

4.18 POSSESSO DELL’ABITAZIONE

L'associazione “AeA” (Abitare e Anziani), in collaborazione con l’ISTAT, ha effettuato un'in-dagine statistica sul patrimonio abitativo degli anziani in Italia sulla base dei dati rilevatidall'ultimo censimento.

Da tale ricerca risulta che il 97,8% degli anziani censiti vive in abitazioni (10.414.945);di questi il 77,4% vive nell'alloggio di proprietà, il 14,8% in affitto, un 5,6% vive in abita-zioni "ad altro titolo" (in comodato gratuito o a titolo di prestazione di servizio come il por-tierato); 6.879 anziani vivono in alloggi di fortuna come roulotte, tende, caravan, baracche,rimesse, cantine, ecc.; 727 sono privi di alloggio; il restante 2,1% vive in ospizi, caserme,monasteri, istituti penitenziari, ecc. La grande maggioranza degli anziani occupa abita-zioni di proprietà: sono più di 8 milioni pari al 77,4% del totale. Altri dati emersi sono:– quasi 4 milioni di anziani (il 47,7%) vivono in case costruite prima del 1962;– sono 1.474.860 gli anziani che occupano abitazioni per le quali lo stato di conserva-

zione dell'edificio è stato considerato “mediocre” o “pessimo” e questa situazione ri-guarda prevalentemente (946.205 casi) gli anziani che vivono soli o condividonol'abitazione con altre persone anziane;

– è pari al 78,6% del totale la percentuale degli anziani che vivono in edifici privi diascensore;

– circa 400.000 anziani vivono in abitazioni prive di impianto di riscaldamento;– circa 600.000 anziani vivono in abitazioni nelle quali non vi è una linea telefonica at-

tiva;– sono 11.171 gli anziani che vivono in abitazioni costruite prima del 1946, prive di im-

pianto di riscaldamento, in edifici senza ascensore e in stato di conservazione pes-simo;

– la superficie media delle abitazioni occupate in proprietà da almeno un anziano è di98,7 m2; il numero medio di stanze per abitazione (compresa la cucina) è di 4,4; la su-perficie media per persona residente è di 45,9 m2;

– Il 40% degli anziani che vivono da soli risiedono nei comuni più piccoli; negli stessicomuni è particolarmente alta la percentuale delle abitazioni con un elevato numerodi stanze. Nei comuni sotto i 10.000 abitanti si ritrova il 43,8% degli anziani che vivonoin abitazioni di 6 stanze e più.In relazione al tema “l’accessibilità economica delle abitazioni”, nei grafici seguenti si

vogliono mettere a confronto i vari gradi di soddisfazione a seconda del sesso e delle di-verse classi di età. Indipendentemente dal tipo di aggregazione dei dati, sia essa per ge-nere o per fascia d’età, il messaggio che emerge chiaramente è che la popolazione non èmolto, o per niente, soddisfatta (Figg. 4.53 e 4.54). A motivare tale risultato c’è sicura-mente il fenomeno di generale lievitazione dei prezzi delle abitazioni che in questi ultimianni ha coinvolto non solo Udine, ma l’intera nazione.

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103117

dei prezzi delle abitazioni che in questi ultimi anni ha coinvolto non solo Udine, mal’intera nazione.

2115

18

6770 69

1215 14

uomini donne totale

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.53 - L’accessibilità economica delle abitazione: grado di soddisfazione (valoripercentuali – secondo il sesso).

2217

1519

62

7672

57

16

612

24

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.54

- L’accessibilità economica delle abitazione: grado di soddisfazione (valori

percentuali – secondo l’età).

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale.

Figura 4.53 - L’accessibilità economica delle abitazioni: grado di soddisfazione (valoripercentuali – secondo il sesso).

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dei prezzi delle abitazioni che in questi ultimi anni ha coinvolto non solo Udine, mal’intera nazione.

2115

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6770 69

1215 14

uomini donne totale

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.53 - L’accessibilità economica delle abitazione: grado di soddisfazione (valoripercentuali – secondo il sesso).

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1519

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7672

57

16

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16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.54

- L’accessibilità economica delle abitazione: grado di soddisfazione (valori

percentuali – secondo l’età).

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale.

Figura 4.54 - L’accessibilità economica delle abitazioni: grado di soddisfazione (valoripercentuali – secondo l’età).

118

4.19 SICUREZZA

La sicurezza è un tema importante e centrale nella vita di un anziano: la ridottacapacità di difendersi e di reggere le conseguenze fisiche e psichiche di atti ostili oviolenti, tenuto conto anche delle situazioni legate alla precarietà di salute, al genere ealla condizione di isolamento, rappresentano una costante della dimensione anziana.

Una ricerca condotta dieci anni fa tra gli anziani del centro di Udine evidenziavache un terzo degli intervistati si sentiva perfettamente sicuro passeggiando per ilcentro della città, il 40% abbastanza, mentre un quarto affermava di non sentirsiaffatto sicuro. Questi dati vengono confermati anche da altre due indagini, condotterecentemente sul medesimo argomento per essere inserite nel profilo dellapopolazione anziana, che sono trattate nel capitolo che segue.

Dalla prima indagine emerge che il livello di sicurezza personale percepita è inferiore nei soggetti ultrasessantacinquenni rispetto alle altre classi d’età, attestandosial 62% (Fig. 4.55). Analizzando le risposte in base alla circoscrizione di residenzaemerge un quadro sostanzialmente omogeneo, in cui non ci sono differenze sensibili.La percezione di sicurezza varia tra il 78% della Prima Circoscrizione, “UdineCentro”, ed il 65% della Sesta Circoscrizione, “S. Paolo S. Osvaldo”. Nel centro città c’è comunque una percezione di maggior sicurezza rispetto ad alcune zone periferiche,

78 8071

62

22 1928

37

1 1 1

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.55 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo classi di età).

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4.19 SICUREZZA

La sicurezza è un tema importante e centrale nella vita di un anziano: la ridottacapacità di difendersi e di reggere le conseguenze fisiche e psichiche di atti ostili oviolenti, tenuto conto anche delle situazioni legate alla precarietà di salute, al genere ealla condizione di isolamento, rappresentano una costante della dimensione anziana.

Una ricerca condotta dieci anni fa tra gli anziani del centro di Udine evidenziavache un terzo degli intervistati si sentiva perfettamente sicuro passeggiando per ilcentro della città, il 40% abbastanza, mentre un quarto affermava di non sentirsiaffatto sicuro. Questi dati vengono confermati anche da altre due indagini, condotterecentemente sul medesimo argomento per essere inserite nel profilo dellapopolazione anziana, che sono trattate nel capitolo che segue.

Dalla prima indagine emerge che il livello di sicurezza personale percepita è inferiore nei soggetti ultrasessantacinquenni rispetto alle altre classi d’età, attestandosial 62% (Fig. 4.55). Analizzando le risposte in base alla circoscrizione di residenzaemerge un quadro sostanzialmente omogeneo, in cui non ci sono differenze sensibili.La percezione di sicurezza varia tra il 78% della Prima Circoscrizione, “UdineCentro”, ed il 65% della Sesta Circoscrizione, “S. Paolo S. Osvaldo”. Nel centro città c’è comunque una percezione di maggior sicurezza rispetto ad alcune zone periferiche,

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37

1 1 1

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.55 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo classi di età).

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4.19 SICUREZZA

La sicurezza è un tema importante e centrale nella vita di un anziano: la ridotta capacitàdi difendersi e di reggere le conseguenze fisiche e psichiche di atti ostili o violenti, tenutoconto anche delle situazioni legate alla precarietà di salute, al genere e alla condizione diisolamento, rappresentano una costante della dimensione anziana.

Una ricerca condotta dieci anni fa tra gli anziani del centro di Udine evidenziava cheun terzo degli intervistati si sentiva perfettamente sicuro passeggiando per il centro dellacittà, il 40% abbastanza, mentre un quarto affermava di non sentirsi affatto sicuro. Que-sti dati vengono confermati anche da altre due indagini, condotte recentemente sul me-desimo argomento per essere inserite nel profilo della popolazione anziana, che sonotrattate nel capitolo che segue.

Dalla prima indagine emerge che il livello di sicurezza personale percepita è inferiorenei soggetti ultrasessantacinquenni rispetto alle altre classi d’età, attestandosi al 62% (Fig.4.55). Analizzando le risposte in base alla circoscrizione di residenza emerge un quadrosostanzialmente omogeneo, in cui non ci sono differenze sensibili. La percezione di sicu-rezza varia tra il 78% della Prima Circoscrizione, “Udine Centro”, e il 65% della Sesta Cir-coscrizione, “S. Paolo, S. Osvaldo”. Nel centro città c’è comunque una percezione dimaggior sicurezza rispetto ad alcune zone periferiche, mentre la Seconda Circoscrizionesi attesta su valori simili a quelli della Prima Circoscrizione (Fig. 4.56).

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4.19 SICUREZZA

La sicurezza è un tema importante e centrale nella vita di un anziano: la ridottacapacità di difendersi e di reggere le conseguenze fisiche e psichiche di atti ostili oviolenti, tenuto conto anche delle situazioni legate alla precarietà di salute, al genere ealla condizione di isolamento, rappresentano una costante della dimensione anziana.

Una ricerca condotta dieci anni fa tra gli anziani del centro di Udine evidenziavache un terzo degli intervistati si sentiva perfettamente sicuro passeggiando per ilcentro della città, il 40% abbastanza, mentre un quarto affermava di non sentirsiaffatto sicuro. Questi dati vengono confermati anche da altre due indagini, condotterecentemente sul medesimo argomento per essere inserite nel profilo dellapopolazione anziana, che sono trattate nel capitolo che segue.

Dalla prima indagine emerge che il livello di sicurezza personale percepita è inferiore nei soggetti ultrasessantacinquenni rispetto alle altre classi d’età, attestandosial 62% (Fig. 4.55). Analizzando le risposte in base alla circoscrizione di residenzaemerge un quadro sostanzialmente omogeneo, in cui non ci sono differenze sensibili.La percezione di sicurezza varia tra il 78% della Prima Circoscrizione, “UdineCentro”, ed il 65% della Sesta Circoscrizione, “S. Paolo S. Osvaldo”. Nel centro città c’è comunque una percezione di maggior sicurezza rispetto ad alcune zone periferiche,

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1 1 1

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.55 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo classi di età).

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale.

Figura 4.55 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali- secondo classi di età).

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78 7772

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65 68

22 22 2633

2634 32

1 2

C1 C2 C3 C4 C5 C6 C7

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.56 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo la circoscrizione).

Per quanto riguarda il livello di soddisfazione rispetto alla propria zona diresidenza, si può senz’altro affermare che pur non esistendo un differenziale legatoall’età (la percentuale di chi è soddisfatto o molto soddisfatto supera l’80% in ognifascia d’età considerata) (Fig. 4.58), esiste un differenziale legato al genere cheraggiunge i 12 punti percentuale. Infatti gli intervistati di sesso maschile si dichiaranosoddisfatti o molto soddisfatti per il 79%, mentre quelli di sesso femminile lo sono peril 67% (Fig. 4.57).

81 82 82

18 17 17

1 1 1

uomini donne totale

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.57

- Grado di soddisfazione rispetto alla propria zona di residenza (valori percentuali –

secondo il genere).

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale.

Figura 4.56 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo la circoscrizione).

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molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.56 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo la circoscrizione).

Per quanto riguarda il livello di soddisfazione rispetto alla propria zona diresidenza, si può senz’altro affermare che pur non esistendo un differenziale legatoall’età (la percentuale di chi è soddisfatto o molto soddisfatto supera l’80% in ognifascia d’età considerata) (Fig. 4.58), esiste un differenziale legato al genere cheraggiunge i 12 punti percentuale. Infatti gli intervistati di sesso maschile si dichiaranosoddisfatti o molto soddisfatti per il 79%, mentre quelli di sesso femminile lo sono peril 67% (Fig. 4.57).

81 82 82

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uomini donne totale

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.57

- Grado di soddisfazione rispetto alla propria zona di residenza (valori percentuali –

secondo il genere).

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale.

Figura 4.57 - Grado di soddisfazione rispetto alla propria zona di residenza (valori percentuali– secondo il genere).

Per quanto riguarda il livello di soddisfazione rispetto alla propria zona di residenza,si può senz’altro affermare che pur non esistendo un differenziale legato all’età (la per-centuale di chi è soddisfatto o molto soddisfatto supera l’80% in ogni fascia d’età consi-derata) (Fig. 4.58), esiste un differenziale legato al genere che raggiunge i 12 puntipercentuale. Infatti gli intervistati di sesso maschile si dichiarano soddisfatti o molto sod-disfatti per il 79%, mentre quelli di sesso femminile lo sono per il 67% (Fig. 4.57).

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4.19 SICUREZZA

La sicurezza è un tema importante e centrale nella vita di un anziano: la ridottacapacità di difendersi e di reggere le conseguenze fisiche e psichiche di atti ostili oviolenti, tenuto conto anche delle situazioni legate alla precarietà di salute, al genere ealla condizione di isolamento, rappresentano una costante della dimensione anziana.

Una ricerca condotta dieci anni fa tra gli anziani del centro di Udine evidenziavache un terzo degli intervistati si sentiva perfettamente sicuro passeggiando per ilcentro della città, il 40% abbastanza, mentre un quarto affermava di non sentirsiaffatto sicuro. Questi dati vengono confermati anche da altre due indagini, condotterecentemente sul medesimo argomento per essere inserite nel profilo dellapopolazione anziana, che sono trattate nel capitolo che segue.

Dalla prima indagine emerge che il livello di sicurezza personale percepita è inferiore nei soggetti ultrasessantacinquenni rispetto alle altre classi d’età, attestandosial 62% (Fig. 4.55). Analizzando le risposte in base alla circoscrizione di residenzaemerge un quadro sostanzialmente omogeneo, in cui non ci sono differenze sensibili.La percezione di sicurezza varia tra il 78% della Prima Circoscrizione, “UdineCentro”, ed il 65% della Sesta Circoscrizione, “S. Paolo S. Osvaldo”. Nel centro città c’è comunque una percezione di maggior sicurezza rispetto ad alcune zone periferiche,

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16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.55 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo classi di età).

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4.19 SICUREZZA

La sicurezza è un tema importante e centrale nella vita di un anziano: la ridottacapacità di difendersi e di reggere le conseguenze fisiche e psichiche di atti ostili oviolenti, tenuto conto anche delle situazioni legate alla precarietà di salute, al genere ealla condizione di isolamento, rappresentano una costante della dimensione anziana.

Una ricerca condotta dieci anni fa tra gli anziani del centro di Udine evidenziavache un terzo degli intervistati si sentiva perfettamente sicuro passeggiando per ilcentro della città, il 40% abbastanza, mentre un quarto affermava di non sentirsiaffatto sicuro. Questi dati vengono confermati anche da altre due indagini, condotterecentemente sul medesimo argomento per essere inserite nel profilo dellapopolazione anziana, che sono trattate nel capitolo che segue.

Dalla prima indagine emerge che il livello di sicurezza personale percepita è inferiore nei soggetti ultrasessantacinquenni rispetto alle altre classi d’età, attestandosial 62% (Fig. 4.55). Analizzando le risposte in base alla circoscrizione di residenzaemerge un quadro sostanzialmente omogeneo, in cui non ci sono differenze sensibili.La percezione di sicurezza varia tra il 78% della Prima Circoscrizione, “UdineCentro”, ed il 65% della Sesta Circoscrizione, “S. Paolo S. Osvaldo”. Nel centro città c’è comunque una percezione di maggior sicurezza rispetto ad alcune zone periferiche,

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1 1 1

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.55 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo classi di età).

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Il livello di sicurezza percepito dagli abitanti udinesi è piuttosto buono, considerandoche in molte altre città, come ad esempio Brighton & Hove, l’insoddisfazione raggiungelivelli molto più elevati (Fig.4.59).

120

85 82 82 81

15 17 17 18

1 1 1

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.58 - Grado di soddisfazione rispetto alla propria zona di residenza (valori percentuali – secondo l’età).

Il livello di sicurezza percepito dagli abitanti udinesi è piuttosto buono,considerando che in molte altre città, come ad esempio

Brighton &

Hove,l’insoddisfazione raggiunge livelli molto più elevati (Fig.4.59).

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17

1

67,6

30,1

2,3

0

10

20

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Molto soddisfatto -soddisfatto

Non molto - perniente

Non so

% d

el c

ampi

one

Udine

Brighton&Hove

Figura 4.59 – Udine, Brighton & Hove: Livello di sicurezza personale percepito.

120

85 82 82 81

15 17 17 18

1 1 1

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.58 - Grado di soddisfazione rispetto alla propria zona di residenza (valori percentuali – secondo l’età).

Il livello di sicurezza percepito dagli abitanti udinesi è piuttosto buono,considerando che in molte altre città, come ad esempio

Brighton &

Hove,l’insoddisfazione raggiunge livelli molto più elevati (Fig.4.59).

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Molto soddisfatto -soddisfatto

Non molto - perniente

Non so

% d

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Udine

Brighton&Hove

Figura 4.59 – Udine, Brighton & Hove: Livello di sicurezza personale percepito.

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale.

Figura 4.58 - Grado di soddisfazione rispetto alla propria zona di residenza (valori percentuali– secondo l’età).

Figura 4.59 – Udine, Brighton & Hove: Livello di sicurezza personale percepito.

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4.19 SICUREZZA

La sicurezza è un tema importante e centrale nella vita di un anziano: la ridottacapacità di difendersi e di reggere le conseguenze fisiche e psichiche di atti ostili oviolenti, tenuto conto anche delle situazioni legate alla precarietà di salute, al genere ealla condizione di isolamento, rappresentano una costante della dimensione anziana.

Una ricerca condotta dieci anni fa tra gli anziani del centro di Udine evidenziavache un terzo degli intervistati si sentiva perfettamente sicuro passeggiando per ilcentro della città, il 40% abbastanza, mentre un quarto affermava di non sentirsiaffatto sicuro. Questi dati vengono confermati anche da altre due indagini, condotterecentemente sul medesimo argomento per essere inserite nel profilo dellapopolazione anziana, che sono trattate nel capitolo che segue.

Dalla prima indagine emerge che il livello di sicurezza personale percepita è inferiore nei soggetti ultrasessantacinquenni rispetto alle altre classi d’età, attestandosial 62% (Fig. 4.55). Analizzando le risposte in base alla circoscrizione di residenzaemerge un quadro sostanzialmente omogeneo, in cui non ci sono differenze sensibili.La percezione di sicurezza varia tra il 78% della Prima Circoscrizione, “UdineCentro”, ed il 65% della Sesta Circoscrizione, “S. Paolo S. Osvaldo”. Nel centro città c’è comunque una percezione di maggior sicurezza rispetto ad alcune zone periferiche,

78 8071

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1 1 1

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Fonte dati: Indagine AGENDA 21 LOCALE.

Figura 4.55 - Livello di sicurezza personale percepita: grado di soddisfazione (valori percentuali– secondo classi di età).

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4.20 ACCESSO AI TRASPORTI

Per tutte le fasce di età e trasversalmente a tutto il territorio nazionale, l’automobile rap-presenta il mezzo di spostamento a cui si ricorre nella quasi totalità dei casi. E’ usatadall’89,1% degli intervistati (rapporto ACI CENSIS), mentre soltanto il 27.3% delle personepercorre tratti a piedi. Per gli spostamenti quotidiani i mezzi pubblici urbani e i veicoli adue ruote sono utilizzati all’incirca allo stesso modo e comunque per meno del 20.0% deitrasferimenti ricorrenti. Meno diffuso l’uso di treni e bus extraurbani.

Tabella 4.14 - Mezzi di trasporto utilizzati per gli spostamenti ricorrenti (valori percentuali).

Mezzi di trasportoClassi di età

18-29 30-44 45-64 65+ TOT

Bus/Treno/Metropolitana Urbani 19,7 16,2 20,4 22,4 18,9

Bus/Treno Extraurbani 13,7 9,0 13,4 13,5 12,0

Automobile 96,3 90,3 87,7 80,4 96,5

Moto/Scooter 37,8 20,3 6,6 1,0 17,7

Bici 18,5 16,9 18,0 10,4 17,8

A Piedi 16,5 26,2 33,1 20,3 27,3

Fonte: Rapporto ACI – CENSIS.

Tale stile d’uso, però, presenta connotazioni correlate all’età (Tab. 4.14). Gli automo-bilisti più giovani sono i maggiori utilizzatori della mobilità privata sia su 4 che su 2 ruote.Man mano che si avanza con l’età si assiste ad una contrazione d’uso: si ricorre più fre-quentemente al trasporto pubblico urbano e si cammina più spesso.

È da evidenziare che dai 65 anni in poi si utilizzano di più i mezzi pubblici ma sidiminuisce la frequenza delle passeggiate. Tale contrazione verosimilmente è connessa allepiù o meno compromesse capacità fisiche ma, in ogni caso, si attesta su valori superioria quelli registrati per la fascia di età dai 18 ai 29 anni.

Si può dunque affermare che, con l’avanzare dell’età, l’approccio alla mobilità privata di-venta progressivamente più intermodale, anche se i disagi rispetto al trasporto pubblico man-tengono la medesima intensità; anzi per alcuni aspetti si acuiscono con l’invecchiamento.

In generale, il ricorso ai mezzi pubblici appare decisamente contenuto (Tab. 4.15) siaper lo scarso comfort dei veicoli (39.7%) sia per la carenza dei collegamenti (34.6%). Nontrascurabile è anche la quota di intervistati che lamenta orari delle corse incompatibili conle proprie esigenze (27.3%).

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Tali elementi di disagio si acuiscono nel caso degli utenti più anziani; lo scarso comfortaccomuna il 45.3% dei pareri nella fascia di età dai 65 anni in poi, la carenza dei collega-menti aggrega il 38.0% del disagio (+3.0% rispetto alla media), l’eccessiva distanza dellafermata dalla propria abitazione il 14.7% (+4.0% rispetto alla media).

Va quindi evidenziato che la disponibilità degli anziani rispetto ad un uso intermodaledel trasporto privato in ambito urbano ad oggi non è del tutto valorizzata, anzi rischierebbedi essere “deteriorata” qualora non si procedesse ad un adeguato allineamento dell’offertarispetto alla domanda emergente.

Tabella 4.15 - Motivi dello scarso utilizzo dei mezzi pubblici (valori percentuali).

Motivi Classi di età

18-29 30-44 45-64 65+ TOT

No collegamento diretto 28,2 37,8 36,0 38,0 35,0

Fermate distanti 8,2 10,0 12,5 14,7 10,7

Collegamenti poco frequenti 40,5 29,7 35,8 35,8 34,6

Costi elevati 8,7 5,6 8,5 8,2 7,5

Orario non compatibile 22,6 34,1 24,3 24,3 27,3

Scarso comfort del viaggio 34,9 41,9 40,3 45,3 39,7

Fonte: Rapporto ACI – CENSIS.

La Tab. 4.16 illustra i motivi degli spostamenti quotidiani che sono prevalentemente perlavoro (65.1%) e in misura decisamente più contenuta per fare acquisti (21.5%). L’auto as-sume sempre più la funzione di medium per garantire una continuità tra i luoghi privatie quelli pubblici.

Tabella 4.16 - Motivi degli spostamenti quotidiani (valori percentuali).

Motivi Classi di età

18-29 30-44 45-64 65+ TOT

Lavoro 48,4 80,2 61,3 35,4 65,1

Scuola/Università 38,9 2,3 1,5 0,5 10,1

Amici e/o Parenti 19,9 12,0 9,8 14,3 12,9

Acquisti/Spese/ecc. 12,7 20,9 26,7 35,5 21,5

Affari/Pratiche/P.A. 4,1 8,0 8,1 17,2 7,2

Fonte: Rapporto ACI – CENSIS.

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La Fig. 4.60 presenta il grado di soddisfazione dei cittadini udinesi rispetto al trasportopubblico. Si può affermare che due persone su tre, indipendentemente dal genere, si di-chiarano soddisfatte o molto soddisfatte del servizio che ricevono. Circa una persona suquattro si dichiara, invece, non molto o per niente soddisfatta. Si dichiara indecisa, o nonrisponde, circa una persona su dieci.

Aggregando gli stessi dati per classi di età emergono delle differenze di giudizio (Fig.4.61). Dei cittadini con età >65 anni si dichiarano soddisfatti o molto soddisfatti tre indi-vidui su quattro. Nelle classi d’età precedenti, invece, la soddisfazione presenta un anda-mento decrescente, passando dal 69% nella fascia 16-24 anni, al 66% nella fascia 25-44,fino al 58% nella fascia 45-64. Le percentuali di chi non sa dare un giudizio vanno dall’1%nella fascia più giovane, al 10% nelle due fasce centrali, scendendo al 6% nell’ultima. Que-sto tipo di risposta può essere indicativa per capire in quali classi d’età è meno diffusa l’a-bitudine a usare i mezzi pubblici: è evidente che una persona che non usufruisce di unservizio non si senta in grado di esprimere un giudizio a riguardo. I livelli di insoddisfa-

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La Fig. 4.60 presenta il grado di soddisfazione dei cittadini udinesi rispetto altrasporto pubblico. Si può affermare che due persone su tre, indipendentemente dalgenere, si dichiarano soddisfatte o molto soddisfatte del servizio che ricevono. Circauna persona su quattro si dichiara, invece, non molto o per niente soddisfatta. Sidichiara indecisa, o non risponde, circa una persona su dieci.

66 66 66

24 27 26

10 7 8

uomini donne totale

molto + abbastanza poco + per niente non so

Figura 4.60 - Il trasporto pubblico disponibile: grado di soddisfazione (valori percentuali.-secondo il sesso).

Aggregando gli stessi dati per classi di età emergono delle differenze di giudizio(Fig. 4.61). Dei cittadini con età >65 anni si dichiarano soddisfatti o molto soddisfattitre individui su quattro. Nelle classi d’età precedenti, invece, la soddisfazione presentaun andamento decrescente, passando dal 69% nella fascia 16-24 anni, al 66% nellafascia 25-44, fino al 58% nella fascia 45-64. Le percentuali di chi non sa dare ungiudizio vanno dall’1% nella fascia più giovane, al 10% nelle due fasce centrali,scendendo al 6% nell’ultima. Questo tipo di risposta può essere indicativa per capirein quali classi d’età è meno diffusa l’abitudine a usare i mezzi pubblici: è evidente cheuna persona che non usufruisce di un servizio non si senta in grado di esprimere ungiudizio a riguardo. I livelli di insoddisfazione vanno dal 18% degli

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale

Figura 4.60 - Il trasporto pubblico disponibile: grado di soddisfazione (valori percentuali -secondo il sesso).

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e dal 29% della fascia 16-24. Non si conoscono però le motivazionidell’insoddisfazione.

69 6658

75

2924

32

18

110 10 6

16-24 anni 25-44 anni 45-64 anni 65 anni e oltre

molto + abbastanza poco + per niente non so

Figura 4.61

- Il trasporto pubblico disponibile: grado di soddisfazione (valori percentuali - secondo l’età).

zione vanno dal 18% degli ultrasessantacinquenni, al 32% della fascia 45-64, passando dal24% della fascia 25-44 e dal 29% della fascia 16-24. Non si conoscono però le motivazionidell’insoddisfazione.

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale

Figura 4.61 - Il trasporto pubblico disponibile: grado di soddisfazione (valori percentuali -secondo l’età).

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4.21 PROCESSI DI PARTECIPAZIONE DELLA POPOLAZIONE ANZIANA

Rispetto alla possibilità per una persona anziana di essere coinvolta e partecipare alle de-cisioni locali, la soddisfazione espressa si distribuisce nel modo seguente: il 27% degli in-tervistati si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto, il 21% dice di essere non moltosoddisfatto o per niente soddisfatto, mentre ben il 52% preferisce non rispondere (Fig.4.62).

Questa marcata tendenza a non esprimere un giudizio a riguardo può nascondere unamancanza di conoscenza delle modalità attraverso le quali si possono dare i propri con-tributi in termini di idee e suggerimenti per le decisioni locali; può però essere dovutaanche ad una distanza percepita tra i cittadini e le autorità che induce i primi a credere dinon poter intervenire in alcun modo sulle scelte riguardanti la comunità.

Una prima fase del processo partecipativo si compie a livello istituzionale e comprendele forze politiche agenti sia su scala comunale che su scala circoscrizionale e le organiz-zazioni sindacali che, tramite la loro componente rappresentante i pensionati, possonoesercitare una certa influenza anche a livello locale (coinvolgimento durante le sedutedell’assemblea dei sindaci di Ambito).

Una seconda fase si compie a livello non istituzionale e comprende il terzo settore ele associazioni di volontariato. Tale settore a Udine è molto forte e attivo, e può contaresu persone che danno il loro contributo gratuito nei più svariati contesti, spesso in siner-gia con gli Enti e le Istituzioni. A volte tale contributo in termini di prestazione risulta in-dispensabile per poter erogare un servizio di livello superiore al cittadino. Aderendo a unadelle tante associazioni di volontariato presenti sul territorio comunale, oltre a venire in-seriti in una rete sociale, si partecipa direttamente e indirettamente ai processi di opinionee di scelta che avvengono a livello locale. Ad esempio, alcune persone appartenenti alleorganizzazioni di volontariato sono state chiamate a partecipare ai gruppi di consultazioneper la programmazione socio-sanitaria (Piano di Zona).

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112126

27%

21%

52%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

soddisfatto-moltosoddisfatto

non molto-per niente non so

Fonte dati: Indagine Agenda XXI Locale.

Figura 4.62

- Opportunità di partecipare alle decisioni locali. Livello di soddisfazione (65 anni ed

oltre).

Fonte dati: Indagine Agenda 21 locale

Figura 4.62 - Opportunità di partecipare alle decisioni locali. Livello di soddisfazione (65 annie oltre).

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4.22 INFLUENZA NELLA COMUNITÀ

A livello nazionale i soggetti di età superiore a 65 anni costituiscono una presenza note-vole nei due rami del parlamento italiano, a differenza di altri Paesi europei. Tale ten-denza nella città di Udine, tuttavia, non è confermata, in quanto solo 4 dei consiglierihanno un’età superiore a 65 anni, una componente pari all’8%.

L’età mediana è di 51 anni, 51,38 l’età media. Il consigliere più giovane ha 31 anni, ilpiù vecchio 73 (Figg. 4.63 e 4.64). Come evidenziato dal boxplot (“baffo” inferiore), il 25%più giovane dei consiglieri comunali (primo quartile) ha dai 31 ai 44 anni. Il quarto quar-tile (“baffo” superiore), costituito dal 25% più vecchio dei consiglieri, comprende personedai 58 ai 73 anni.

La metà dei consiglieri comunali, le cui età sono comprese nel secondo e nel terzoquartile (che costituiscono rispettivamente il rettangolo costruito sotto la linea mediana edil rettangolo costruito sopra la mediana del boxplot), è compreso nella fascia che va dai45 ai 57 anni.

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4.22 INFLUENZA NELLA COMUNITÀ

A livello nazionale i soggetti di età superiore a 65 anni costituiscono una presenzanotevole nei due rami del parlamento italiano, a differenza di altri Paesi europei. Taletendenza nella città di Udine, tuttavia, non è confermata, in quanto solo 4 deiconsiglieri ha un età superiore a 65 anni; una componente pari all’8%.

L’età mediana è di 51 anni, 51,38 l’ età media. Il consigliere più giovane ha 31anni, il più vecchio 73 (Figg. 4.63 e 4.64). Come evidenziato dal boxplot (“baffo” inferiore), il 25% più giovane dei consiglieri comunali (primo quartile) ha dai 31 ai 44anni. Il quarto quartile (“baffo” superiore), costituito dal 25% più vecchio deiconsiglieri, comprende persone dai 58 ai 73 anni.

La metà dei consiglieri comunali, le cui età sono comprese nel secondo e nelterzo quartile (che costituiscono rispettivamente il rettangolo costruito sotto la lineamediana ed il rettangolo costruito sopra la mediana del

boxplot), è compreso nella

fascia che va dai 45 ai 57 anni.

Figura 4.63 - Boxplot: età dei Consiglieri comunali.

Figura 4.63 - Boxplot: età dei consiglieri comunali.

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114128

50

64

40

46

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44

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43

47

57

61

73

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51

35

70

61

41

54

575860

4444

47

5152

43

39

46

55

64

31

54

39

646362

5452

55

46

68

57

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Figura 4.64 - Età dei Consiglieri comunali. (verde: primo quartile; rosso: >65).

Figura 4.64 - Età dei consiglieri comunali. (verde: primo quartile; rosso: >65).

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Capitolo 5 PERCEZIONI E SUGGERIMENTI DEI

CITTADINI ANZIANI

Miriam Totis, Stefania Pascut, Gianna Zamaro

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5.1 L’EMPOWERMENT DEI CITTADINI ANZIANI

L’adesione della città di Udine al progetto mondiale “WHO Age-Friendly Cities Project” de-nota la forte volontà dell’amministrazione comunale ad approfondire l’analisi dei bisognipercepiti dalla popolazione e l’impegno a realizzare un contesto urbano sostenibile voltoa garantire il miglioramento della qualità della vita dei propri cittadini.

Questo progetto, gestito dalla sede di Ginevra dell’Organizzazione Mondiale della Sa-nità, coinvolge attualmente 35 città distribuite in 22 nazioni in tutto il mondo (Fig. 5.1);esso mira a sviluppare strategie di pianificazione e riorganizzazione dell’assetto urbano perrendere la città più fruibile e più solidale, ovvero più rispondente alle necessità delle per-sone, in particolare quelle più fragili quali sono gli anziani, i bambini e i disabili.

Fonte: WHO Age-Friendly Cities Guide.

Figura 5.1 - Le città aderenti al progetto “Age-Friendly Cities”.

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Una città “age-friendly” o solidale è di fatto una città che:1. riconosce l’importanza delle persone anziane e ne rispetta le decisioni e le scelte di vita;2. incoraggia la partecipazione e il coinvolgimento attivo degli anziani alla vita della co-

munità;3. anticipa e risponde con adeguatezza e flessibilità alle problematiche e ai bisogni legati

all’invecchiamento;4. promuove ambienti fisici e sociali favorevoli alla salute e ad un “invecchiamento attivo”.

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5.2 IL PROTOCOLLO DI VANCOUVER E L’INDAGINE SULL’AMBIENTE URBANO

Nell’ambito del progetto “Age-Friendly Cities”, è stata svolta un’indagine conoscitiva sui bi-sogni percepiti dai cittadini anziani nella propria città, con riferimento ai vari determinantiambientali, sociali, economici che possono influenzare la loro salute. Particolare atten-zione è stata posta a ciò che gli anziani potevano considerare aspetti positivi oppure osta-coli a una buona qualità della vita e a una città rispondente ai loro bisogni; sono statiinoltre raccolti tutti i suggerimenti e le proposte dei partecipanti per un effettivo miglio-ramento della stato di salute della città.

Il Protocollo di Vancouver* dell’OMS ha permesso non solo l’adozione di un approc-cio partecipativo “bottom-up” che partisse dall’esperienza diretta e quotidiana dei citta-dini, ma anche l’applicazione di una metodologia univoca e appropriata che consentisseun confronto dei dati emersi in ogni città.

L’attività di ricerca, che si è svolta nei mesi da marzo a settembre 2007, ha previsto inuna prima fase la realizzazione di 5 focus group, di cui 4 con anziani e 1 con caregivers,ovvero persone che prestano assistenza di tipo informale agli anziani (parenti, vicini, ba-danti, ecc.).

In una seconda fase, il lavoro è stato integrato con altri 3 focus group, che hanno coin-volto i service providers, ovvero gli erogatori di servizi, appartenenti rispettivamente alsettore pubblico (servizi quali pianificazione urbana, attività culturali, verde pubblico, ser-vizi sociali, azienda sanitaria, trasporti, polizia municipale, ecc.), a quello privato (rap-presentanti delle organizzazioni commerciali, negozianti, farmacisti, parrucchieri, ecc.) eal mondo del volontariato (sindacati, associazioni, organizzazioni senza scopo di lucro,ecc.).

Ciò ha permesso un confronto delle diverse percezioni che i vari membri della comu-nità possono avere nei confronti di uno stesso ambiente e ha messo in evidenza quali sonole problematicità e i bisogni percepiti dai cittadini più anziani.

Per i focus group di anziani è stata richiesta la partecipazione di circa 10-12 personeciascuno, con un rapporto uomini-donne indicativamente di 3 a 5, per garantire nei gruppiuna rappresentanza di genere che rispecchiasse la distribuzione reale della popolazione,mentre per gli altri focus group i partecipanti sono stati indicativamente 6-8 persone. Glianziani sono stati inoltre raggruppati per età (rispettivamente 2 gruppi per la fascia 60-74

* Il Vancouver Protocol (protocollo di ricerca utilizzato) prende il nome dalla città della British Columbia cheha ospitato il primo incontro delle città aderenti al progetto.

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e 2 gruppi per la fascia oltre i 75) e per reddito (essendo un dato soggetto alla legge sullaprivacy, è stata richiesta ai partecipanti un’auto-valutazione del proprio status economico);infine si è cercato di garantire anche un’eguale rappresentatività delle varie circoscrizionidella città.

Il metodo di analisi adottato è stato il seguente: registrazione dei focus group (della du-rata di circa 1.30-2 ore), sbobinatura e trascrizione puntuale delle affermazioni, analisi edelaborazione di tabelle e commenti.

Sono state affrontate 8 tematiche generali riguardanti principalmente l’ambiente ur-bano, le strutture della città, la qualità dei servizi e le politiche di inclusione sociale e par-tecipazione, così da ottenere una fotografia quanto più dettagliata possibile degli aspettipositivi e negativi, delle criticità e dei bisogni percepiti dagli anziani. I temi trattati sonostati i seguenti: gli edifici e gli spazi esterni, i trasporti, le abitazioni, il rispetto e l’integra-zione sociale, la partecipazione alla vita della comunità, l’informazione, il coinvolgimentoe l’impegno civile, l’assistenza socio-sanitaria.

Il lavoro svolto dai cittadini nei gruppi focus ha rappresentato l’inizio di un percorsoteso sia al miglioramento della qualità della vita e del benessere della comunità, sia al-l’acquisizione di una “cultura della compartecipazione e corresponsabilità” delle scelteche riguardano la salute (processo di empowerment).

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5.3 LE CITTÀ COINVOLTE

Le città coinvolte nella ricerca hanno rappresentato uno spaccato della grande varietà discenari urbani contemporanei esistenti, partendo da metropoli quali Tokyo, Mexico City,Nuova Delhi, Shanghai, Rio de Janeiro e Mosca fino alle città di medie dimensioni e ai cen-tri urbani più piccoli, appartenenti tanto ai paesi industrializzati quanto a quelli in via disviluppo (Tab. 5.1).

I risultati di questa indagine sono stati pubblicati, insieme a quelli di tutte le altre cittàche partecipano al progetto, in una guida denominata “Age-Friendly Cities Guide” pre-sentata ufficialmente a Londra il giorno 1 ottobre 2007, in occasione della Giornata Inter-nazionale dell’Anziano.

Tabella 5.1 - Le città aderenti al progetto Age-Friendly Cities.

Amman, Giordania Nairobi, Kenya

Cancún, Messico Nuova Delhi, India

Dundalk, Irlanda Ponce, Porto Rico

Ginevra, Svizzera Portage La Prairie, Canada

Halifax, Canada Portland (Oregon) Stati Uniti d’America

Himeji, Giappone Rio de Janeiro, Brasile

Islamabad, Pakistan Regione della Ruhr, Germania

Instanbul, Turchia Saanich, Canada

Kingston e Montego Bay, Giamaica San José, Costa Rica

La Plata, Argentina Shanghai, Cina

Londra, Regno Unito Sherbrooke, Canada

Mayaguez, Porto Rico Tokyo, Giappone

Melbourne, Australia Tripoli, Libano

Melvilla, Australia Tuymazy, Russia

Città del Messico, Messico Udaipur, India

Mosca, Russia Udine, Italia

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5.4 I RISULTATI DELL’INDAGINE

I risultati illustrati nelle tabelle che seguono elencano gli aspetti positivi, gli ostacoli e i sug-gerimenti per lo sviluppo di una città solidale.

Tabella 5.2a - Edifici e spazi esterni - Gruppo intervistato: anziani.

SICUREZZA: le persone si sentono abbastanza sicure in città.“…non siamo ancora stati truffati come anziani…”“…finora non è mai successo nulla di increscioso…”

VIGILE DI QUARTIERE: la presenza del vigile di quartiere dà sicurezza anche se non è abba-stanza frequente.

SICUREZZA: negli intervistati è evidente qualche timore ad andare in città di sera, a causa discippi o atti di violenza.“…perché la sera non sai chi incontri per strada visto che devo fare quel pezzetto di stradaa piedi…” “…c’è da avere un po’ paura, diciamo che alla sera un anziano non va in centro…”

MARCIAPIEDI: gli anziani denunciano la scarsità dei marciapiedi, la loro cattiva manutenzione,la presenza delle radici degli alberi, della deiezione dei cani e l’eccessiva altezza.“…il marciapiede lascia alquanto a desiderare perché le radici degli alberi vengono fuori edè un problema camminare…”“…uno che va in carrozzina deve camminare nella corsia delle macchine…”

AREE VERDI: scarsa accessibilità in quanto mancano i collegamenti dei mezzi pubblici, scarsaeducazione di chi ci porta gli animali e usa il parco in modo improprio, abbattimento deglialberi e ritardo nella loro sostituzione con problemi di riparo dal sole.

ATTRAVERSAMENTI PEDONALI: viene segnalata la mancanza e la cattiva manutenzione degli at-traversamenti pedonali, soprattutto in prossimità di incroci pericolosi. “…gli attraversamenti dovrebbero essere riverniciati…” “…mancano diversi attraversamenti in Viale Venezia, ce ne sono troppo pochi…”

BARRIERE ARCHITETTONICHE: viene segnalata la presenza di barriere architettoniche ai lati distrade ad alto traffico e quindi pericolose. “…dovrebbero essere abbattute tutte le barriere architettoniche di qua e di là del viale per-ché uno con una carrozzina deve camminare nella corsia delle macchine; c’è uno scalino diquasi 20 cm…”INQUINAMENTO: viene evidenziata la presenza di inquinamento acustico e da traffico veico-lare, soprattutto in alcune zone della città.

SCARSO RISPETTO PER L’AMBIENTE: gli intervistati evidenziano uno scarso rispetto per l’ambiente,soprattutto nelle aree verdi, che vengono rovinate dalla deiezione dei cani. “…non è igienico che un cane faccia i bisogni dove gioca un bambino…”“…vedo gente con più cani che non bambini e lì c’è scritto che è vietato ai cani…”

122

OSTACOLI

ASPETTIPOSITIVI

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Richiesta di maggiore vigilanza, soprattutto in alcune zone della città quali la stazione o il cen-tro e nelle ore notturne.

Proposta di sistemazione e adeguata manutenzione dei marciapiedi nonché di eliminazionedelle barriere architettoniche.

Richiesta di nuovi collegamenti con gli spazi verdi della città, in riferimento soprattutto altrasporto pubblico, e di maggiore attenzione da parte dell’amministrazione alla cura di que-ste aree, per esempio attraverso controlli alle persone che vi passeggiano con i cani. “…bisogna che facciano le multe a quelli che hanno i cani…”

Proposta di creazione di nuovi attraversamenti pedonali e riverniciatura di alcuni già esi-stenti, in particolare in prossimità di incroci pericolosi, per esempio in Via Sabbadini, o distrade ad alto traffico, come Viale Venezia.

Richiesta di maggiore controllo sulla pulizia e sul decoro dei marciapiedi e delle aree verdi(soprattutto nei confronti della gente a passeggio con i cani).

Richiesta di percorsi ciclabili più sicuri, soprattutto in presenza di incroci e intersezioni.

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.2b - Edifici e spazi esterni - Gruppo intervistato: assistenti (caregivers).

SPAZI VERDI: vi è una discreta presenza di parchi, inoltre la maggior parte delle strade sonoben curate e abbellite con fiori e piante.“…in via Castions c’è un parco bellissimo che stanno finendo adesso…”

TRANQUILLITÀ: Udine è considerata una “città a misura d’uomo” perché è abbastanza piccolacon traffico non eccessivo e senza grossi problemi di sicurezza.

BARRIERE ARCHITETTONICHE: viene affermato che le entrate di edifici e negozi sono strutturateabbastanza bene.

BARRIERE ARCHITETTONICHE: alcuni edifici rappresentano ancora dei problemi di accessibilità emobilità per gli anziani non autosufficienti, come scalini, mancanza di ascensori e spazi ri-stretti.“…ci sono anziani che abitano specialmente nelle case popolari senza ascensore e non pos-sono uscire di casa proprio materialmente…”

STRADE: è stato evidenziato come alcune strade siano pericolose per i pedoni per via deltraffico o perché troppo strette.

SPAZI VERDI: viene segnalata la carenza di aree verdi adeguate nelle zone di San Rocco eSant’Osvaldo.

SICUREZZA: Udine viene considerata una città sostanzialmente sicura, ma nonostante ciòqualche problema di sicurezza emerge.“…se un anziano una serata d’estate dovesse andar a fare quattro passi forse qualche insi-curezza ce l’avrebbe e invece non dovrebbe…”

AREA DEL CENTRO STORICO/CASTELLO: anche questo focus group sottolinea come il centro sto-rico sia una zona non accessibile a tutti.

Sarebbe gradita una maggior presenza fisica delle forze dell’ordine.“…vedere un auto della polizia che viaggia per Sant’Osvaldo piuttosto che per via Napoli fada deterrente a certe situazioni; il cittadino si sente più tranquillo e chi vuole perpetrare ildanno ha più perplessità…”

Rendere il Castello di Udine accessibile a tutti utilizzando tecnologie come scale mobili oascensori.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.2c - Edifici e spazi esterni - Gruppo intervistato: volontari.

TRANQUILLITÀ: Udine è reputata una città a misura d’uomo, non tanto grande, tranquilla e, nelcomplesso, molto vivibile.“…la situazione di Udine è buona, la città è sicura, non si sentono episodi drammatici…”

BARRIERE ARCHITETTONICHE: quasi tutti i negozi non presentano problematiche dal punto divista dell’accessibilità.

SPAZI VERDI: il verde pubblico è sempre ben curato, a tal proposito viene fatto un plauso allavoro dei giardinieri.“…adesso abbiamo un giardiniere che sta facendo del verde pubblico veramente piccoli ca-polavori, spartitraffico sono dei piccoli giardini, è incredibile, pianta alberi dappertutto…”

BARRIERE ARCHITETTONICHE: si accenna al fatto che per gli anziani disabili vi sono ancora pro-blemi di “accessibilità”.

VIABILITÀ: alcune strade appaiono pericolose per il traffico o perché in pessime condizioni; lenuove piste ciclabili risultano essere di scarsa utilità; il ciottolato rappresenta un pericolo diinciampare; e molti marciapiedi, infine, sono danneggiati o sconnessi.

SPAZI VERDI: non tutte le zone di Udine dispongono di adeguate aree verdi.“…a parte il giardino di via Carducci, il parco di Piazza I Maggio e il giardino del Castello, man-cano un po’ questi angoli verdi…”

NEGOZI DI QUARTIERE: sono diminuiti in maniera drastica e, in particolare, è emerso il disagiodovuto alla totale assenza di negozi di “abbigliamento per l’anziano”.“…perché comunque vestirsi è un discorso di identità personale…”

Alcuni marciapiedi andrebbero riparati.

Emerge l’esigenza di una maggior distribuzione di panchine nelle aree verdi.

Viene lanciata l’idea di creare dei “giardinetti rionali”.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.2d - Edifici e spazi esterni - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (privati).

SPAZI VERDI: in città le aree verdi esistono e danno la possibilità all’anziano di fare passeggiate;soprattutto nelle periferie la quantità di esse è reputata decisamente soddisfacente.

TRANQUILLITÀ: Udine è considerata una “città a misura di uomo”, soprattutto se confrontatacon altre città decisamente più caotiche.

BARRIERE ARCHITETTONICHE: la situazione generale degli edifici e dei pubblici esercizi a Udinepuò considerarsi accettabile per la persona anziana media.

VILLAGGIO DEL SOLE: questa zona risulta essere decisamente positiva avendo molti parcheggi,un servizio di trasporto pubblico ben servito, aree verdi, marciapiedi, palazzi di dimensioninon altissime e un’ottima viabilità.

NEGOZI DI QUARTIERE: viene evidenziato che la chiusura dei cosiddetti negozi di quartiere portadisagi soprattutto alla popolazione anziana. Inoltre mancano anche negozi la cui offerta coprai bisogni delle persone di età avanzata.“…se prima andare a comprare semplicemente pane e latte richiedeva 50 o 100 metri, adessopotrebbe richiedere qualche centinaio di metri se non addirittura chilometri…”“…ci sono 20 mila negozi di giovani che offrono di tutto e il negozio della persona anzianache si deve o si vuol vestire in un certo modo ormai non c’è più…”

BARRIERE ARCHITETTONICHE: purtroppo per chi non riesce a camminare o necessita dell’ausiliodella carrozzina, vi sono ancora problemi di accessibilità in certi luoghi. Un problema spessosottovalutato sono le aperture delle porte nei locali.“…molto spesso le porte sono molto pesanti…per le carrozzelle non è possibile entrare neinegozi a meno che non si abbia un aiuto…”

SPAZI VERDI: i parchi di fresca costituzione che non hanno ancora alberi rigogliosi risultanopoco praticabili dagli anziani nella bella stagione, quando cioè le temperature sono elevate.

VIABILITÀ: esistono percorsi che sono difficili da praticare per vari motivi: marciapiedi assentio stretti, traffico, strisce pedonali mancanti o non rispettate e “abuso” di rotonde pericolose.

E’ importante che ogni zona della città mantenga perlomeno i negozi per le prime necessità.

Bisogna porre una maggiore attenzione all’anziano per facilitargli certi accessi.

Far maturare ai cittadini una cultura del “vivere la città”, in modo da invogliare le persone acamminare all’esterno per poter apprezzare al meglio le bellezze presenti.

Sarebbero utilissimi servizi di consegna domiciliare per portare la spesa necessaria all’an-ziano.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.2e - Edifici e spazi esterni - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (pubblici).

TRANQUILLITÀ: secondo un indagine campionaria del 2003 su 1000 cittadini udinesi, emergeche a Udine si vive abbastanza bene essendo una città tranquilla.“…è una città non troppo città…”

SPAZI VERDI: gli anziani sono quelli che hanno espresso un maggior gradimento degli spaziverdi.“…c’è stato un elogio pubblico al giardiniere che fa le aiuole della nostra città…”

COMODITÀ: sono viste di buon occhio, dagli anziani, le zone fornite di farmacie, negozi diquartiere, calzolaio e quant’altro (es. zona di Grazzano).

BARRIERE ARCHITETTONICHE: alcuni edifici hanno abolito le barriere architettoniche e, inoltre, lamaggior parte delle strutture pubbliche garantisce un’adeguata accessibilità in termini discivoli, ascensori, ecc.

SPAZI VERDI: c’è stata una critica a seguito del taglio di alberi davanti al cinema Odeon.

BARRIERE ARCHITETTONICHE: molti edifici presentano ancora molti “ostacoli”. Per esempio nelmunicipio di Udine ci sono molte scale e l’Ufficio “Relazioni con il Pubblico” è situato al se-condo piano.

STRADE: ci sono ancora strade dissestate ai limiti dell’impraticabilità, altre, invece, sono pe-ricolose a causa del traffico. Ci sono, infine, delle strade ottime da fare in bici o a piedi ancheper fare jogging, però vengono utilizzate solo da giovani e non dalle persone anziane causaassenza di marciapiedi.“…alcune fino a due mesi fa non avevano neanche le fognature…”“…vi sfido ad attraversare viale Trieste sulle strisce pedonali in un giorno feriale…”

Sarebbe opportuno dare alle periferie quel minimo di strutture per garantire una maggior dif-fusione dei servizi essenziali.

Aumentare l’accoglienza di alcune strutture con uffici di informazione o di relazioni con ilpubblico.“…quello che hanno fatto in ospedale per esempio funziona benissimo…è un problema di ac-cessibilità mentale e psicologico…”

Vigilare più attentamente sui lavori pubblici.“…il privato che ristruttura qualcosa rovina i marciapiedi…”

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Commento alle tabelle 5.2a-e

La città di Udine – come si è già detto – viene considerata da tutti i partecipanti alla ri-cerca fondamentalmente “vivibile”, soprattutto se paragonata ad altre realtà. Gli intervistaticoncordano sull’attenzione posta dalle Istituzioni alle diverse esigenze dei cittadini, anchedi quelli più anziani.

Confrontando le opinioni espresse dai cittadini nel corso dei focus group sugli spazi e gliedifici esterni, questi ricevono un giudizio positivo: sono apprezzati gli spazi verdi, è giudi-cato favorevolmente l’adeguamento degli edifici pubblici e la sicurezza percepita è elevata.Non mancano tuttavia le critiche da parte di persone anziane su alcuni punti specifici:

1. manutenzione e costruzione di marciapiedi e strade. Per una persona con equilibrioprecario e difficoltà di deambulazione un marciapiede con ciottolato, con buche o co-munque dissestato per l’affiorare di radici di alberi, che diviene scivoloso in caso dipioggia, è un fattore di rischio di caduta a terra; allo stesso modo l’assenza di mar-ciapiedi in alcune zone della città è ugualmente pericolosa per un anziano, che è co-stretto a camminare sul ciglio della strada, ancor di più se costretto su una carrozzina.

2. attraversamenti pedonali. Vanno curati, aumentati di numero e forniti di ausili sonorie visivi per consentire l’attraversamento delle strade in condizioni di sicurezza, so-prattutto nelle zone ad alta densità e a veloce scorrimento di traffico.

3. panchine d’attesa. Dato che l’anziano può avere problemi di deambulazione e di sta-zione eretta, il percorrere una strada più o meno lunga senza poter contare su momentidi sosta, o attendere l’arrivo dell’autobus in piedi possono costituire degli ostacoli aduscire di casa e a partecipare alla vita cittadina. Di qui la necessità di aumentare il nu-mero delle panchine e di curare la manutenzione di quelle esistenti.

4. aree verdi. Si deve procedere a una estensione delle aree verdi e a una loro miglioredistribuzione sul territorio cittadino, in modo da stimolare le passeggiate durante labella stagione. Esse andrebbero anche arricchite con alberi ad alto fusto, per garantirela presenza di ampie zone d’ombra e di frescura.

Assistenti, volontari e fornitori pubblici sottolineano la necessità di eliminare, negli edi-fici pubblici e in quelli privati, le barriere architettoniche: anche pochi gradini o un ascen-sore stretto possono rappresentare un serio problema per l’anziano e per chi l’assiste: inmancanza di soluzioni alternative, l’anziano deve restare “confinato” al proprio domicilio.

Il gruppo dei fornitori privati mette in evidenza, inoltre, come la grande distribuzionenon tenga in alcun conto le esigenze delle persone anziane che dovrebbero usare la mac-china o dovrebbero farsi accompagnare: mancando i piccoli negozi di quartiere, deve ri-nunciare a svolgere autonomamente questa attività o deve delegarla ad altri.

Prendiamo, a titolo di esempio, due settori tipici della grande distribuzione: quello ali-mentare e quello dell’abbigliamento. Il primo propone offerte vantaggiose soltanto permaxi confezioni che non si addicono al consumo di una persona sola; il secondo nonoffre risposte adeguate alle esigenze dell’anziano, essendo pressoché esclusivamente ri-volto alla soddisfazione delle richieste di un pubblico giovane.

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Tabella 5.3a – Trasporti - Gruppo intervistato: anziani.

POSSIBILITÀ DI UTILIZZO DELLA BICICLETTA: la bicicletta viene utilizzata, in particolar modo nellezone periferiche.“…questo signore va ancora in bicicletta…”

SPOSTAMENTI A PIEDI: molti anziani comunque si spostano a piedi all’interno dei loro quartieri.“…quel poco che posso camminare, lo faccio qui nei dintorni…”“… allora la bicicletta no, la macchina no, resta la stampella, quel pochetto e dopo la bontàdei figli che ti portano di qua e di là...”

UTILIZZO DEL MEZZO PUBBLICO: soprattutto per gli anziani che non guidano più la macchina,l’autobus rimane il mezzo di spostamento più utilizzato.“...io preferisco prendere l’autobus perchè in bicicletta le macchine ti sfiorano...”

PISTE CICLABILI: pur utilizzando molto la bicicletta, gli anziani denunciano la discontinuità dellepiste ciclabili, soprattutto presso gli incroci.“…le piste ciclabili mi sembrano una gran stupidaggine perché lei fa un pezzettino, poi devescendere per attraversare, fare un altro pezzettino, insomma preferisco l’autobus…”

DIFFICOLTÀ DI ACCESSO AL CENTRO E AD ALCUNI SERVIZI: gli intervistati denotano una mancanza dicollegamenti con il centro città e tra zone periferiche della città, se non attraverso l’utilizzodi più linee di trasporto, soprattutto per raggiungere i servizi sanitari.“…non abbiamo la possibilità di prendere una corriera che vada direttamente lì…”

MANCANZA DI FERMATE: si evidenzia un numero insufficiente di fermate lungo il percorso del-l’autobus.

DIFFICOLTÀ DI ACCESSO AI MEZZI DI TRASPORTO: gli anziani trovano molte difficoltà nel salire escendere dall’autobus a causa degli scalini troppo alti e della disattenzione dimostrata dagliautisti all’arrivo e alla partenza dell’autobus.“...anch’io ho paura a prendere l’autobus perchè quando salgo faccio fatica e poi non sodove tenermi...”

SCARSO UTILIZZO IN ORARI NOTTURNI: molti intervistati non utilizzano i mezzi pubblici di sera siaper gli orari che per motivi di sicurezza.“...ma guai se mi muovo per prendere l’autobus la sera...”

VIABILITÀ E MANCANZA DI PARCHEGGI: gli intervistati sottolineano il traffico caotico che spesso im-pedisce loro di accedere al cuore della città, anche per la mancanza di parcheggi in centroo in prossimità di servizi molto frequentati come il distretto sanitario o gli uffici comunali. “…io guido ma quando vado in centro non vado con la macchina perché non so dove met-terla…”

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

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Tabella 5.3b – Trasporti - Gruppo intervistato: assistenti (caregivers).

BUONI TAXI: l’utilizzo di taxi a prezzi agevolati è considerato un buon servizio per gli anziani.“…avendo il buono taxi chiamiamo e il taxi li porta fino all’ospedale e li riporta. E’ un buonservizio piuttosto che dover andar fino alla fermata dell’autobus, aspettare l’autobus, far fa-tica a salire…”

AUTOBUS: in alcune zone di Udine (via Pozzuolo e via Lumignacco per esempio) in estateviene tolto il servizio autobus. In via Bariglaria invece il servizio non c’è proprio.

PARCHEGGI: si lamenta una carenza di parcheggi liberi in città. Un incentivo a questo pro-blema è lo scarso utilizzo dei parcheggi sotterranei.“…l’automobilista a Udine non usa in modo razionale i parcheggi...”

Per particolari occasioni bisognerebbe garantire dei bus navetta per dare la possibilità a tuttigli anziani di muoversi senza grossi problemi di trasporto.

Garantire tutto l’anno e in tutte le zone di Udine la copertura del servizio di trasporto pub-blico, magari anche mediante l’utilizzo di piccoli pulmini.

Sarebbe l’ideale riservare dei parcheggi non solo per gli handicappati ma anche per le per-sone anziane.

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Proposta di una deviazione di alcune linee di trasporto, con una maggiore frequenza sia perquanto riguarda l’orario che il numero di fermate.”…si potrebbe benissimo fare una deviazione da Piazzale Cella e non ci sarebbe nessuna per-dita per la SAF…”

Proposta di un bus navetta dedicato agli anziani che garantisca gli spostamenti tra un quar-tiere e l’altro e verso il centro o i servizi.“...il bus navetta sarebbe molto utile, per poche persone perchè è inutile un autobus lungoun chilometro per poca gente...”

Proposta di soluzioni al problema degli scalini degli autobus attraverso una pedana per la sa-lita e la discesa o con scalini mobili a discesa.“...bisognerebbe avere degli autobus con degli scalini che si abbassano quando apre la portae si rialzano quando riparte...oppure come in Canada dove l’autobus ha dei pistoni e cala giù,fa salire anche i portatori di handicap, poi si rialza e riparte...”

Proposta di soluzioni per l’accompagnamento, per esempio impegnare dei volontari, comegli anziani in pensione, che accompagnino in auto le persone che ne hanno bisogno pereventuali commissioni, prestazioni mediche, ecc.

SUGGERIMENTI

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.3c – Trasporti - Gruppo intervistato: volontari.

AUTOBUS: la rete degli autobus pare ben servita. Molto gradite, inoltre, le convenzioni che hala SAF con il Comune per avere degli abbonamenti privilegiati per le persone anziane.

RIDUZIONI DI COSTO: si ricordano le possibilità di ottenere “buoni taxi” o, addirittura, il trasportogratuito.“…perché i servizi sociali sanno chi non ha la possibilità di pagare, l’APC su chiamata vienee offre il trasporto gratuitamente…”

AUTOBUS: è segnalato il problema dei gradini troppo alti oltre ad un lasso di tempo troppolungo tra una corsa e un’altra in alcune zone della città.

COSTI DI TRASPORTO: ormai spostarsi comporta anche un cospicuo dispendio economico.

PARCHEGGI: è stata riscontrata una carenza dei parcheggi in centro città, il che costringemolto spesso a far diverse centinaia di metri a piedi e per l’anziano questo rappresenta ungrosso disagio.“…parcheggi in centro non si trovano mai…”“…è un dramma, perché un anziano deve andare a parcheggiare a un chilometro di di-stanza…”

Si richiedono delle pensiline per ripararsi dalla pioggia e una panchina in tutte le fermatedegli autobus.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.3d – Trasporti - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (privati).

SERVIZI DI TRASPORTO: per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, il servizio di trasportoudinese viene reputato sufficiente. Infatti, sono servite quasi tutte le zone della città e, quindi,chi ha la possibilità fisica di salire sull’autobus riesce anche ad avere una risposta in terminidi esigenze e orari.

SICUREZZA: alcune zone di Udine presentano un traffico intenso, creando problemi di sicurezzasoprattutto a chi si muove a piedi o in bicicletta.“…chiunque va in bicicletta secondo me è un incosciente perché è come se avesse un belbersaglio sulla schiena…”

AUTOBUS: risultano decisamente impegnativi i gradini degli autobus e questo rappresenta unpericolo soprattutto per la gente di una certa età.“…una persona cara a me che solo inciampando un po’ sul gradino ha rotto il femore…”

PISTE CICLABILI: risultano essere poco sicure. Alcuni esempi: in viale Ledra è stata creata unapista ciclabile proprio dove si fermano le corriere, mentre in via Marconi passa proprio da-vanti all’uscita delle case.“…piste ciclabili che iniziano in un punto x senza logica e finiscono in un punto y senza al-trettanta logica…”

La viabilità andrebbe gestita con più attenzione in modo particolare per chi è a piedi o in bi-cicletta, indipendentemente dalle zone chiuse al traffico.

Bisognerebbe studiare quali sono i movimenti dei flussi di persone che richiedono delle esi-genze specifiche in modo da adottare interventi sempre più mirati.

L’utilizzo, da parte dei servizi pubblici, di mezzi più piccoli ma più frequenti.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.3e – Trasporti - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (pubblici).

INQUINAMENTO: gli autobus di Udine sono tutti alimentati a metano, non presentano polveri sot-tili immesse da queste macchine e, inoltre, emanano anche meno rumore dei normali auto-bus a gasolio.

MEZZI PUBBLICI: è stata creata la “rete delle linee” per cui per raggiungere un determinatoposto ci sono più linee disponibili ed eventuali “cambi” si possono fare senza dover arrivarenecessariamente fino alla stazione. Anche il tempo di attesa è stato ridotto ed è al massimodi 20-25 minuti anche in periferia. Ulteriore facilitazione è stata l’affissione degli orari detta-gliati in tutte le fermate.

DISABILI: la SAF sta attivando tutta una serie di servizi in relazione al trasporto dei disabili.“…non basta una pedana mobile per l’autobus ma ci vuole ancora qualcosa per la fermatae poi c’è indicazione delle fermate sia per gli audiolesi che per i videolesi…”

VITA NELLE PERIFERIE: non vi è un adeguata copertura dei mezzi pubblici e, inoltre, è presenteil timore di muoversi la sera.“…ho delle amiche che abitano in periferia e non vanno a teatro la sera perché non sannocome muoversi, non hanno la macchina, hanno paura di muoversi…”

MEZZI PUBBLICI: esistono delle zone a Udine con altissima concentrazione di persone anzianedove l’autobus passa, ma non viene mai utilizzato da queste persone. Alcune linee, invece,risultano essere un po’ carenti.

PISTE CICLABILI: molte persone anziane preferirebbero andare in bicicletta per le strade diUdine, ma ci sono delle strade assolutamente chiuse a questa eventualità per la mancanzadi spazi fisici dove andarci.

Bisognerebbe togliere un po’ di macchine dalle strade del centro, così la gente si muove-rebbe meglio e più sicura.

Ci vorrebbero più servizi per garantire anche agli anziani che vivono in periferia di muoversimeglio.

Attuazione di una nuova piantina di Udine in grado di fornire tutta una serie di indicazioniche consentirebbero di vivere meglio la città e di muoversi con maggior facilità.“…è ancora in bozza perché la stiamo definendo…”

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Commento alle tabelle 5.3a-e

Potersi muovere, in modo autonomo o accompagnati, è considerato importante per laqualità di vita della persona anziana, in quanto favorisce le relazioni sociali.

Per muoversi all’interno della città gli anziani intervistati preferiscono la bicicletta e imezzi pubblici. L’automobile è poco usata per i problemi di traffico e di parcheggio inprossimità del centro o dei Servizi molto frequentati (Distretto sanitario, uffici comunali).

Tutti i partecipanti ai focus group hanno ritenuto che la creazione di piste ciclabili al-l’interno della città sia un’iniziativa apprezzabile, anche se presentano qualche elementodi pericolosità (discontinuità, mancanza di una segnaletica adeguata, soprattutto in pros-simità degli incroci).

I volontari sottolineano che l’Amministrazione comunale e le Associazioni di volonta-riato sono attive in città nell’offrire valide soluzioni al problema del trasporto: l’erogazionedi buoni taxi e l’accompagnamento con mezzi idonei (anche al trasporto di carrozzine)rappresentano un aiuto concreto per le persone con problemi di deambulazione. E’ ovvioche un potenziamento del servizio sarebbe auspicabile.

Anziani, assistenti e volontari auspicano il miglioramento e il potenziamento dei Ser-vizi di trasporto urbano mediante: (a) rafforzamento delle linee; (b) aumento del numerodelle fermate; (c) incremento della frequenza di passaggio dei mezzi pubblici per l’interoarco dell’anno; (d) adozione di “minibus” per anziani, affidati ad una guida più “delicata”soprattutto nelle fasi di “fermata” e di “partenza” del mezzo e forniti di “gradini” di accessomeno alti.

I partecipanti erogatori di servizi pubblici e privati ritengono, comunque, la rete di tra-sporto urbana della città di Udine capace di rispondere in modo soddisfacente alle esi-genze dei cittadini, in quanto basata sul modello della “rete di linee”, grazie al quale ilraggiungimento di una prefissata meta è assicurato da più mezzi (linee) di trasporto, contempi di attesa minori, come si può facilmente dedurre dalla consultazione degli orari det-tagliati che sono stati affissi in tutti i punti di fermata.

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Tabella 5.4a – Abitazione - Gruppo intervistato: anziani.

LEGAME AFFETTIVO ALL’ABITAZIONE: gli anziani risultano molto legati, da un punto di vista affet-tivo, alla propria abitazione anche perché il fatto di averci vissuto per molti anni (più di 40 inmolti casi) ha implicato l’instaurarsi di una rete di relazioni, solidarietà e rapporti di buon vi-cinato.“…ci si può aiutare…”“…è venuta sua moglie, che abitava al piano di sopra, a darmi una mano…e lui è una per-sona meravigliosa, ogni volta che va in bar e trova una frase bella, me la porta subito…”

INTERVENTI ZONE RESIDENZIALI: gli intervistati riconoscono che negli ultimi anni ci sia stato un re-cupero delle case in alcune zone della città, soprattutto per quanto riguarda l’edilizia popo-lare.“…le hanno ristrutturate, pitturate, adesso il quartiere si presenta bene…”

SICUREZZA NELL’ABITAZIONE: gli anziani si sentono abbastanza sicuri nelle proprie case.“…non siamo ancora stati truffati come anziani…”

COSTI DELL’ABITAZIONE: in relazione ai costi, non si evidenziano particolari problematiche per-ché la quasi totalità dei partecipanti è proprietaria dell’alloggio in cui vive.

BARRIERE ARCHITETTONICHE: molto spesso le abitazioni, costruite parecchi anni fa, presentanobarriere architettoniche; in particolare si sottolineano la mancanza di ascensori e la presenzadi scale, che ostacolano la mobilità e l’indipendenza degli anziani e contribuiscono al loro iso-lamento, soprattutto se presentano problemi di salute e abitano ai piani sopraelevati.“…quelli che abitano al quarto piano, non so io come potrebbero fare un domani se si rom-pessero una gamba…”

SINTOMI DI DISAGIO SOCIALE: in alcuni contesti popolari viene segnalata la presenza di soggetticon disagio sociale che creano timore e preoccupazione nelle persone anziane.“…hanno avuto certa gente che non andava bene, lì è tutto un disastro per chi abita perchéc’è un po’ di tutto…proprio zingari…” “…abbiamo avuto qualche problemino di droga però come quartiere non è male…”

SCOMPARSA NEGOZI DI QUARTIERE: gli intervistati lamentano la chiusura dei piccoli esercizi/ne-gozi di quartiere che consentivano loro un approvvigionamento veloce e quotidiano dei ge-neri di prima necessità, nonché un rapporto confidenziale e di fiducia con i gestori. “…non abbiamo più il negozietto di quartiere e adesso devo andare al supermercato che èpiù lontano…” “…non c’è più nulla nel quartiere, solo un barbiere e la lavasecco…”

Proposta di inserimento dell’ascensore e abbattimento delle barriere architettoniche nellecase popolari.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.4b – Abitazione - Gruppo intervistato: assistenti (caregivers).

ATER: citato in quanto mette a disposizione svariate abitazioni riservate agli anziani.

SICUREZZA: sono molti i casi riscontrati di furti e truffe fatte proprio a casa degli anziani soli.“…li fanno entrare e per ben 3 volte nel giro di 4 mesi gli hanno portato via la pensione…loroaprono a tutti perché la solitudine…”

COSTI: si registrano molte lamentele sugli aumenti avvenuti, perché prima si basavano sul red-dito, mentre ora si basano sul valore catastale dell’immobile. I prezzi delle case poi sono eleva-tissimi e anche i giovani sono costretti ad acquistare appartamenti molto piccoli. Infine vienemenzionato un rapporto del Censis secondo il quale le spese degli affitti risultano moltiplicate.“…chi pagava 60 euro ne paga 120, chi pagava 120 ora paga 240 e ci sono anziani che hannoil minimo di pensione e anche 10 euro in più gli costano…”

Il Comune o le strutture competenti dovrebbero tutelare la sicurezza del cittadino, e dell’an-ziano in particolare, anche all’interno della propria abitazione.

Vengono richiesti maggiori controlli all’Ater per valutare sia le condizioni delle abitazioni cheil rispetto delle stesse da parte di chi ci vive dentro.“…lei pensa che fuori ci metteranno un chiodo o cosa?…bisogna educarli che se viene unaleggera crepa bisogna essere noi a sistemarle e non che per ogni cretinata mi chiamino l’A-ter, posso capire l’anziano di 90 anni ma giovani sposi…dire ogni due o tre anni vengo a con-trollare e come ti do la casa deve sempre rimanere…”

Tabella 5.4c – Abitazione - Gruppo intervistato: volontari.

ATER: citato in quanto mette a disposizione svariate abitazioni riservate agli anziani.

BARRIERE ARCHITETTONICHE: tanti anziani vivono in case vecchie senza comodità, senza ascen-sori, ecc.

POCA IGIENE: molti appartamenti di anziani risultano sporchi nonostante il Comune mandi per-sone a pulire. Il motivo è che l’anziano preferisce utilizzare queste persone per mandarle afare la spesa o per fare un po’ di conversazione.

Le case famiglia potrebbero essere una soluzione, anche per risolvere problemi di solitu-dine.“…nella nostra regione esistono delle case famiglia a Pradielis piuttosto che in altri posti, chesono una valida alternativa alle case di riposo, le persone ci stanno, sono supportate…”

Creare delle “case protette”, ovvero piccoli condomini dove è possibile conservare la pro-pria privacy ma allo stesso tempo ottenere, da una sorta di portineria, tutta una serie di infor-mazioni che aumentino la protezione e la sicurezza degli abitanti.

Ci vorrebbe un aiuto per le persone che non possono pagare la retta delle case di riposo.

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OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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SUGGERIMENTI

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Tabella 5.4d – Abitazione - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (privati).

SICUREZZA: nonostante la “criminalità percepita” sia elevata anche nella nostra città, il livellodi “criminalità reale” è assolutamente accettabile rispetto ad altre realtà.

VIGILI DI QUARTIERE: anche se in misura esigua, si vedono spesso girare per la città.

ABITAZIONI PER ANZIANI: a Udine il livello di abitazioni per le persone autosufficienti è ritenutomedio-buono.

CRIMINALITÀ: l’anziano è considerato completamente allo scoperto dal rischio di furti o criminianche all’interno della sua abitazione. In modo particolare vi è timore per gli zingari.“…quando rientro sul tardi sto attento quando attraverso la galleria di casa, sto attento sequalcuno arriva da dietro…”

BARRIERE ARCHITETTONICHE: gran parte delle abitazioni non riescono ancora a rispondere alleesigenze di un disabile totale o parziale.

CONTATTI TELEFONICI: molti anziani tendono a lamentarsi in relazione a continue telefonate pro-ponenti promozioni, cambi di gestore telefonico, contratti vari, ecc.

Sia il Comune, che la Polizia e le altre autorità, devono porre la massima attenzione alla sicu-rezza del cittadino, in particolare dei soggetti più a rischio. Si impone qualche deterrente in più!

Sarebbe opportuno aumentare il numero dei “Vigili di quartiere”.“…non può essere una persona per 24 ore, ce ne dovrebbero essere 4…”

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

Tabella 5.4e – Abitazione - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (pubblici).

ATER: gli ultra 65enni possono fare domanda in qualunque momento per ottenere un allog-gio tramite Ater, indipendentemente dall’uscita del bando. Nella zona di Grazzano, per esem-pio, sono stati realizzati mini appartamenti per gli anziani che sono molto appetibili sia perla posizione che per le comodità presenti (macelleria, farmacia, calzolaio, ecc.).

AGEVOLAZIONI: esistono dei “contratti agevolati” per gli anziani.

BARRIERE ARCHITETTONICHE: molto spesso gli anziani vivono in case vecchie con l’assenza, tral’altro, degli ascensori. In altri casi, invece, gli ascensori sono presenti, ma hanno dimen-sioni piccole ed impediscono così l’ingresso alle carrozzine.

ATER: spesso le case Ater vengono assegnate agli extracomunitari anziché agli anziani.

COSTI: i prezzi delle case sono estremamente alti e anche gli affitti sono molto cari.

Tentare un progetto di convivenza dove l’anziano è mixato con lo studente, il che potrebbeportare vantaggi economici e sociali ad ambo le parti.

Rivedere i criteri di formazione delle graduatorie Ater e garantire una maggior trasparenza.“…come funziona sta roba?...le graduatorie sono micidiali…”

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Commento alle tabelle 5.4.a-e

La casa significa sicurezza, luogo di identità e di intimità: la casa ci accoglie, ci contiene,ci delimita, è il “nostro” rifugio e, psicologicamente, ci “appartiene”. Non stupisce che glianziani siano fortemente legati alla propria abitazione e a ciò che rappresenta. Il fatto diaver vissuto per molti anni (più di 40 anni per molti intervistati) nella stessa casa implica,inoltre, l’instaurarsi di una rete di relazioni, di solidarietà e di rapporti di buon vicinato chediventano ancor più importanti nella vecchiaia. Gli anziani intervistati hanno interpretatoquesti aspetti come un valore, al di là dei problemi strutturali, logistici o economici cheun’abitazione può avere. La casa riesce a trasmettere un senso di maggiore sicurezza se ècollocata in un contesto abitativo dove sono presenti alcuni servizi ed esercizi commer-ciali considerati essenziali (es., la farmacia, il negozio di frutta e verdura, la macelleria ecosi via), in quanto facilmente raggiungibili anche per chi ha qualche problema di deam-bulazione.

Gli intervistati riconoscono, inoltre, come negli ultimi anni ci sia stato un notevolesforzo di recupero edilizio (anche popolare) in alcune zone della città: alcuni borghi dellacittà (borgo Grazzano, borgo Lazzaro Moro) risultano particolarmente graditi agli intervi-stati, in quanto le case ristrutturate si trovano in un contesto abitativo a misura di anziano,con presenza di piccoli negozi e servizi essenziali.

Le criticità rilevate riguardano essenzialmente la presenza di barriere architettoniche(presenza di scale, porte troppo strette, mancanza di ascensori e di scivoli) in abitazionivecchie, anche di edilizia popolare, che rischiano di isolare la persona anziana.

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Tabella 5.5a - Rispetto e integrazione sociale - Gruppo intervistato: anziani.

SOLIDARIETÀ E SUPPORTO RECIPROCO TRA PERSONE ANZIANE: si riscontra una buona integrazionedell’anziano a livello di quartiere, dimostrata anche dal forte senso di solidarietà e supportoreciproco nei confronti di altri anziani. “…non so come farò mai a ringraziare tutte le amiche e le persone che mi hanno aiutatoquando mio marito stava male…” “…ci si da una mano…se vedo una persona sola che ha bisogno, mollo tutto e vado un mo-mentino da lei perché dico, magari sta peggio di me…” “…vale più una parola di conforto che avere il portamonete pieno…per me sono come sorelle…”

LEGAME CON LA PROPRIA TERRA: durante il focus emerge anche l’attaccamento degli anzianialla propria terra e identità culturale. “…Grillo ci ha criticato perché parliamo friulano e siamo antiquati. Allora dobbiamo buttar viala nostra lingua?”

SCARSO RISPETTO DEI GIOVANI NEI CONFRONTI DEGLI ANZIANI: gli intervistati lamentano uno scarsorispetto da parte delle giovani generazioni e lo attribuiscono anche alla poca educazione im-partita dai genitori.“…quando mai sali in autobus e c’è una persona giovane che ti cede il posto? Questo è ilprimo sintomo che non c’è rispetto per l’anziano…” “…siamo integrati socialmente tra noi ma facciamo fatica a integrarci con i giovani, parliamodue lingue diverse…”

Maggiore attenzione all’educazione dei giovani: sia da parte della famiglia che della scuola.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.5b - Rispetto e integrazione sociale - Gruppo intervistato: assistenti (caregivers).

SOCIETÀ: viene fatto notare come Udine si sforzi nel venire incontro ai problemi degli anziani.Il Comune e il Distretto Sanitario fanno molto, senza considerare la cospicua presenza diassociazioni di volontariato.

SERVIZI: esistono diversi servizi a favore dell’anziano che vanno dalla pulizia delle case finoalla pedicure.

BADANTI: viene riconosciuta l’utilità di questa figura nell’aiuto alle persone anziane, un aiutosia fisico che psicologico.

SOLITUDINE: si conferma che la solitudine è il maggior problema per le persone in età avan-zata. Questo aspetto risulta essere più accentuato in centro che in periferia.

GIOVANI: viene registrata una totale indifferenza dei giovani nei confronti delle persone an-ziane. Oggi la figura dell’anziano non viene più considerata come una volta e, anzi, tendonoad essere emarginati dalla società. Inoltre è anche difficile trovare giovani che facciano vo-lontariato e, se lo fanno, si occupano di attività più “avventurose” che non assistere un an-ziano.“…cammino per la strada e i ragazzini neanche si sognano di spostarsi se io cammino…”“…non viene considerato più come una volta l’anziano saggio che magari anche per il di-stacco della società che per esempio una volta si crescevano i bambini a casa e l’anziano eraquello che badava ai figli; oggi ci sono gli asili…”

Implementazione dei “Servizi di Prossimità”.

Sarebbe bello mettere a disposizione una badante anche a quegli anziani con difficoltà cheperò non possono permetterselo economicamente.

Offrire agli studenti una specie di “paghetta” per invogliarli a intraprendere attività di volon-tariato rivolte agli anziani.

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OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.5c - Rispetto e integrazione sociale - Gruppo intervistato: volontari.

BADANTI: questa figura può essere di aiuto e di sollievo per l’anziano.“…la badante è il singolo che risolve il suo problema personale…”

SOLITUDINE: come sempre riconosciuta la causa principale di molte problematiche riguardantil’anziano. Questo fattore mette a nudo quella che potrebbe essere la mancanza di una retesociale adeguata all’esigenza degli anziani.

VOLONTARI: è ormai difficile reclutare volontari, soprattutto tra i giovani.

BUROCRAZIA: molte volte le lungaggini e la complicatezza della “burocrazia” impedisce agli an-ziani di usufruire di determinati servizi.

FAMIGLIA: i parenti sono talvolta assenti nella vita dell’anziano, soprattutto una volta inseritoin una casa di riposo.“…solamente il 10% dei parenti va con regolarità a trovare l’anziano, per cui dobbiamo ancheprendere atto di questo grosso disagio…”

SOCIETÀ: la società tende a non considerare i problemi e le opinioni degli anziani, il che portaa una più totale indifferenza.“…ho l’impressione che molte volte il vecchietto dia fastidio e a maggior ragione lo rifiuto,faccio finta che non esista…”“…l’anziano non è ascoltato, se ha qualcosa da dire in famiglia o con i vicini, il suo parere suqualsiasi argomento non conta! Perché tu sei vecchio e non puoi sapere…”

GIOVANI: ormai il dialogo tra giovani e anziani viene a mancare a causa di un cambiamentodella cultura.“…una volta c’era dialogo tra nonno e nipote, adesso non c’è più…”“…i giovani oggi hanno una cultura, una preparazione molto più evoluta rispetto all’anziano…”

C’è la necessità di ringiovanire la schiera dei volontari.“…se continuiamo a pescarli solo tra coloro che vanno in pensione, secondo me sbagliamo,dobbiamo fare corsi per cercare di fare qualcosa per attirare i giovani…”

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Tabella 5.5d - Rispetto e integrazione sociale. Gruppo intervistato: erogatori di servizi (privati).

GIOVANI: la figura dell’anziano, potenzialmente, è considerata molto importante per la cul-tura e l’educazione dei “giovanissimi”.

SOLITUDINE: emerge un disagio sociale, quello della “solitudine” che testimonia come la com-ponente famiglia si sia disgregata con gli anni. “…non c’è più la grande famiglia e quindi naturalmente chi vive solo è in attesa della telefo-nata della figlia o del figlio…”

SOCIETÀ: la società pone poca attenzione e considerazione all’anziano, focalizzando tutte lesue energie solo verso il “cittadino consumatore”.“…l’anziano se l’ha vista magra un po’ di anni fa, non insegna ai giovani a essere consuma-tori, a essere dispendiosi…”

INDIFFERENZA: viene affermato che la comunità non dimostra nei confronti dell’anziano unamancanza di rispetto, quanto una vera e propria indifferenza, che forse è ancora peggio.

GIOVANI: gli anziani vengono tagliati fuori dalle attività dei bambini, i quali incominciano aguardarli come qualcosa di estremamente distante. Le cause vanno ricercate nei genitori, maanche in un nuovo modo dei ragazzini di rapportarsi con il mondo esterno, un modo sem-pre più smaliziato.“…se una persona anziana va a fare un rimprovero a mio figlio a me sinceramente dà fastidio…”

Oltre a mostrare una maggior disponibilità a livello generale (dalle istituzioni ai privati), oc-correrebbe creare qualcosa affinché gli anziani possano trovare una possibilità di sfogo.“…hanno bisogno di questo, di lamentarsi, di dire che i figli non li vanno a trovare, che nonsono contenti dentro…”

Un punto fondamentale è “valorizzare l’anziano” con attività e iniziative che gli consentanodi sentirsi ancora importante per la società.“…che non vuol dire fare tutti i sindaci della città ma vuol dire partecipare anche a cose moltosemplici…”

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Tabella 5.5e - Rispetto e integrazione sociale - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (pubblici).

RISPETTO: secondo i dati in possesso, Udine è considerata una città rispettosa sia per quantoriguarda i cittadini che per i servizi che la città stessa offre.

UFFICI PUBBLICI: negli uffici di viale Duodo viene posta la massima attenzione al rapporto conl’anziano.

UFFICI PUBBLICI: in parecchi uffici pubblici l’anziano non viene considerato adeguatamente,ma, anzi, viene visto come un intralcio.“…non sono così propensi al rapporto con l’anziano perché sono oberati di lavoro perciò di-cono sto qui mi fa perdere tempo…”

EMARGINAZIONE: in taluni casi si delinea una tendenza all’emarginazione degli anziani dovutaa una mancanza di considerazione e di rispetto.

Istituzione di un “segretariato sociale” o “punto unico di accesso”.

Maggior disponibilità degli impiegati a fronte delle persone anziane.“…in due minuti magari l’impiegato può fare una crocetta oppure dire guardi ha dimenticato qui…”

Bisognerebbe mettere assieme l’esperienza dell’anziano con le tecnologie in possesso deigiovani.

Occorre stimolare gli anziani ad intraprendere attività importanti per la loro integrazione so-ciale, come ad esempio corsi di computer. Alla fine di questi corsi sarebbe opportuno darloro anche un riconoscimento o un attestato per valorizzarli.

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Commento alle tabelle 5.5a-e

Gli intervistati sottolineano la solidarietà che è presente tra anziani, in particolar modo tracoloro che abitano nelle frazioni o nei piccoli quartieri della città, dove le relazioni di vi-cinato sono certamente più facili e dove c’è una maggior disponibilità all’aiuto reciprocoe all’ascolto. Con le altre generazioni i rapporti sono più impersonali e distanti. Moltospesso gli anziani non si sentono né ascoltati né accettati: c’è troppa fretta, c’è troppa dif-ferenza nei vissuti e nelle conoscenze, c’è paura e sfiducia nell’altro.

Per quanto riguarda il rapporto intergenerazionale tra giovani e anziani, i pareri sonodiscordi: per lo più gli intervistati pensano che vi sia un certo distacco relazionale, deter-minato da una scarsa educazione al riconoscimento e al rispetto della persona anziana.Mentre ritengono che i giovani attribuiscano alle figure dei “nonni” un significato emo-tivo particolare e positivo, agli “anziani” in genere è riservata indifferenza e scortesia equesto si traduce nella vita quotidiana anche in comportamenti poco rispettosi. Inoltre,sono convinti che la cultura, l’educazione, le innovazioni tecnologiche e più in generalela società individualistica in cui vivono, abbiano contribuito ad allontanare il loro mondoda quello dei giovani: “E’ come se fossero passate quattro – cinque generazioni tra noi eloro!”, “…Siamo integrati socialmente tra noi ma facciamo fatica a integrarci con i gio-vani, parliamo due lingue diverse…”

Altri partecipanti ai focus group sostengono, invece, di avere generalmente buone re-lazioni con i giovani e che la qualità del rapporto dipende dalla reciprocità all’ascolto edalle possibili iniziative educative e culturali che possono favorire l’incontro tra le due ge-nerazioni. Rispetto a queste ultime si citano l’esempio delle scuole primarie dove gli an-ziani sono spesso invitati a partecipare ad alcune lezioni per raccontare le loro esperienzeo per presentare abilità e capacità manuali di mestieri scomparsi, piuttosto che l’espe-rienza di giovani delle scuole superiori che si impegnano ad insegnare le modalità di uti-lizzo del computer a persone anziane.

I gruppi degli assistenti e dei volontari pongono l’accento su un altro aspetto non menorilevante: in generale, il volontariato che opera con gli anziani è anziano esso stesso, nonvi è un ricambio generazionale. Questo andamento viene spiegato in parte con una mi-nore solidarietà presente nella comunità e in parte, per quanto riguarda i giovani, con laminor attrazione e sensibilità verso le problematiche degli anziani, preferendo situazionigiudicate più significative e appaganti (v. volontari per la croce rossa, volontariato all’e-stero…). Un suggerimento emerso è quello di invogliare gli studenti a intraprendere atti-vità rivolte agli anziani, offrendo loro una “paghetta”.

Un’attenta riflessione è stata condotta dal gruppo dei providers che hanno sottolineatocome, anche nella nostra città, vi sia scarsa integrazione sociale degli anziani. In generale,secondo la loro opinione, si pone “poca attenzione e considerazione all’anziano, foca-lizzando tutte le energie solo verso il ‘cittadino consumatore’ ” e si denuncia una comu-

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nità che “non dimostra nei confronti dell’anziano una mancanza di rispetto, quanto unavera e propria indifferenza, che forse è ancora peggio”. I commercianti pongono l’accentosu due aspetti ritenuti fondamentali: da una parte bisogna lavorare per “valorizzare l’an-ziano”, attraverso attività e iniziative che gli garantiscano il senso di appartenenza alla vitasociale e cittadina, dall’altra è opportuno promuovere una disponibilità all’ascolto e allacomunicazione di tutti coloro che vengono in contatto con le persone anziane e sugge-riscono, in tal senso, corsi di preparazione per i propri collaboratori.

L’importanza dell’aspetto relazionale viene, in realtà, sottolineato da tutti gli intervi-stati: gli anziani e i loro assistenti desidererebbero operatori e servizi più disponibili adascoltarli, soprattutto quando sono in condizioni di maggiore fragilità; i responsabili deiservizi sono consapevoli che, spesso, i carichi di lavoro degli operatori e gli aspetti di tipoburocratico impediscono una buona comunicazione con i propri interlocutori.

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Tabella 5.6a – Partecipazione - Gruppo intervistato: anziani.

POSSIBILITÀ DI AGGREGAZIONE: gli intervistati sottolineano la grande utilità delle opportunità diaggregazione che sono offerte loro dalle associazioni, come per esempio la possibilità di ri-trovarsi a giocare a tombola la domenica, o di partecipare alle feste per gli anziani, o di usu-fruire di determinati spazi per attività ricreative.”perché ogni domenica c’è la tombola e partecipano molte persone, e diciamo che è comeun ritorno al passato…””…tre giorni la settimana abbiamo la disponibilità della sala…”

SCARSI PROBLEMI ECONOMICI: gli anziani non sembrano avere difficoltà nel partecipare ad ini-ziative sociali o ricreative. “…stiamo benino, perché giustamente abbiamo tutti una pensione…”

SCOMODA DISLOCAZIONE DELLE ATTIVITÀ: gli intervistati hanno difficoltà a partecipare ad attivitàdi carattere ricreativo o culturale, sia in centro che in altre zone della città, come per esem-pio in Via Micesio, al Salotto d’Argento, perché difficili da raggiungere a piedi o con i mezzipubblici. “…se avessero la possibilità di un mezzo potrebbero partecipare anche gli altri, perché iopiù di 4 in macchina non posso portare…” “…non c’è un mezzo che va ai Faggi e se non c’è l’autobus io non vado da sola lì, e non c’èparcheggio…”

Proposta di maggiore divulgazione dell’offerta di servizi, per esempio fornendo informazionidurante i momenti di ritrovo delle persone anziane.

Richiesta di maggiori collegamenti con i luoghi di incontro per attività culturali o ricreative.

Proposta di organizzazione di un teatro rionale, per esempio in lingua friulana.

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Tabella 5.6b – Partecipazione - Gruppo intervistato: assistenti (caregivers).

PARROCCHIE: sempre in questi ambiti gli anziani dimostrano maggior aggregazione e parteci-pazione a eventi o feste.

ATTIVITÀ RICREATIVE: esistono associazioni (es. Associazione Venezia) o gruppi di persone chesi impegnano per organizzare attività rivolte agli anziani, come la tombola, corsi di ginnastica,ballo, ecc.

AGEVOLAZIONI: esistono delle agevolazioni per quanto riguarda il cinema e il teatro.

LAVORATORE FIERA: viene lodata la festa che il Lavoratore Fiera organizza per Natale, in cui glianziani si ritrovano per un pranzo in compagnia con tanto di musica e regalini.

CARENZA ASSOCIAZIONI: oltre alla parrocchia vi sono associazioni che cercano di creare op-portunità di aggregazione per gli anziani, ma sono in misura decisamente minima.

MUSEI: risultano proibitivi per l’anziano, soprattutto se disabile.

Creare più centri diurni.

Cercare un sistema volto a coinvolgere attivamente l’anziano in una vita sociale dandoglideterminati stimoli.

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Tabella 5.6c – Partecipazione - Gruppo intervistato: volontari.

CENTRI DIURNI: sono considerati un elemento essenziale, il primo aiuto concreto che si puòdare alle famiglie.

ATTIVITÀ DI ANIMAZIONE: sono cosa molto gradita le diverse attività di animazione svolte per lopiù da volontari, come l’animazione della RSA.“…l’animazione non si fa facendo muovere le mani a uno che non ha mai fatto pupazzetti, ani-mazione si fa anche parlando, leggendo i giornali…”

MENTALITÀ CHIUSA: la solitudine a volte è voluta dallo stesso anziano a cui piace stare solo eche pensa di non aver bisogno di nessuno.“…l’anziano vuole star solo, dice che non ha bisogno di nessuno e poi nei momenti magaridi piccola criticità, dice che nessuno gli dà una mano…questa è una peculiarità che secondome è locale, anche tipica dell’età, anche tipica della mentalità friulana…”“…il friulano tende più degli altri a chiudersi,a rifiutare gli aiuti, a far vedere che non ha biso-gno di nessuno…”

Dovrebbero esserci più centri diurni per le persone anziane.“…io credo che il diurno non deve essere solo per non autosufficienti, ma deve essere unaqualche cosa che stimoli anche l’autonomia…”

La città deve occuparsi più da vicino degli anziani, promuovendo e organizzando anche unaserie di attività e iniziative volte alla “socializzazione” di queste persone.“…l’anziano esca con i progetti dei pulmini, eccetera, in modo tale che quel portone pesan-tissimo non si chiuda per sempre dietro di loro…”

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Tabella 5.6d – Partecipazione - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (privati).

UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ: si pone l’attenzione sull’importanza di questa iniziativa che èconsiderata un vero patrimonio forte della nostra società. Infatti vi è una partecipazione deglianziani molto numerosa.

PARROCCHIE: si ha una conferma della funzione di punto d’incontro delle parrocchie. Quila gente, in particolare gli anziani, si riuniscono per affrontare diverse tematiche e ini-ziative.

EVENTI: seppur sporadiche, vengono effettuate attività e manifestazioni interessanti e checoinvolgono la popolazione (es. concerti, cene degli anziani fatte dalle circoscrizioni,ecc.).

ENASCOM: è un patronato che organizza diverse attività ricreative, tipo viaggi, e ottiene unpositivo riscontro in termini di anziani che vi aderiscono.

MENTALITÀ CHIUSA: anche questo focus group evidenzia come il friulano sia tipicamente unapersona chiusa con poca volontà a rapportarsi con gli altri. Questo aspetto sicuramente ne-gativo è più accentuato nelle persone anziane.“…tutta la funzione del friulano è quella di costruire la propria casa per avere un’oasi di pacelì. Non è nostra cultura andare ai concerti, viaggiare…”“…si vive in condominio oggi come oggi ancora un po’ con la vicina nemmeno si salutano…”

CASTELLO: è un posto molto suggestivo e di conseguenza ospita molte attività e iniziative,come ad esempio concerti, però rappresenta un posto difficile da raggiungere per chi hadelle difficoltà nel camminare.

Si propone alle strutture competenti una maggior organizzazione di eventi e iniziative inte-ressanti per gli anziani, anche semplici e non dispendiose dal punto di vista economico.“…hanno bisogno di sentirsi un giorno impegnati, anzi fanno un mese di programmazione perandare a mangiare i crostoli a Faedis…”

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Tabella 5.6e – Partecipazione - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (pubblici).

LUOGHI D’INCONTRO: a Udine sono presenti diversi centri di ritrovo per anziani in cui vengonosvolte attività di animazione, informazione e altro ancora. Alcuni esempi sono il Micesio, il Me-nossi nella 6° circoscrizione, il cineforum di Sant’Osvaldo, ecc.

PARROCCHIE: riescono ad aggregare un gran numero di anziani con attività svariate, che vannodalla tombola fino a incontri su determinate problematiche.

UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ: a Udine funziona benissimo l’Università della Terza Età e, infatti,si attesta come una delle più numerose d’Italia.

MENTALITÀ CHIUSA: a Udine, come del resto in tutto il Friuli, è presente un atteggiamento di chiu-sura nei confronti delle altre persone, di attività culturali e della socializzazione in genere.“…atteggiamento di abitudine ancestrale di non aprirsi, di non condividere, di non andare acercare attività di relazione…”“…che poi magari è una questione di timidezza, insicurezza…”

SPAZI DISPONIBILI: per gli anziani trovare spazi dove poter liberamente parlare non è una que-stione banale.

IL MICESIO: è ormai diventato un centro elitario in cui è presente solo una determinata cate-goria di persone.

Organizzare pulmini per dare la possibilità di portare gli anziani a vedere certi spettacoli.

Esigenza di maggiori centri diurni, anche nelle periferie, dove tanti anziani, anche non auto-sufficienti, possano raggrupparsi.

Occorre far relazionare gli anziani con il resto del mondo.“…se no avremmo creato delle oasi più o meno protette, ma di solitudine…”

Richiesta di luoghi dove la gente può parlare ad altri.“…se creiamo 8 centri di prossimità di ascolto della gente, di qualsiasi tipo di gente, ab-biamo già fatto un’operazione culturale importantissima…”

Sarebbe fondamentale che l’aggregazione avvenisse a livello di Circoscrizione.“…perché insomma non tutti amano andare in parrocchia per idee…”

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Commento alle tabelle 5.6a-e

La città di Udine offre agli anziani, secondo l’opinione degli intervistati, numerose inizia-tive sociali, culturali e ricreative che sono molto frequentate e apprezzate. In particolarmodo riscuotono successo le attività promosse dall’Università della Terza Età e della Li-bera Età che consentono agli iscritti di seguire corsi nei più svariati campi del sapere, diapprendere una lingua, di sperimentare abilità manuali, pittoriche e teatrali. Altrettanto fre-quentate – anche per la loro accessibilità “economica” – sono le iniziative giornaliere pro-mosse dal Centro Diurno e quelle organizzate dal Comune (teatro e cinema per la Terza Età)e dalle singole circoscrizioni comunali (gite, tombole, corsi di ginnastica dolce, ecc.).

In questo settore un ruolo importante è svolto dalle parrocchie, dalle associazioni cul-turali, da quelle di volontariato e di promozione sociale che, attraverso un’offerta diversi-ficata di attività, offrono agli anziani momenti di socializzazione e di incontro.

L’immagine che emerge è quella di una persona anziana che, se in buone o discretecondizioni di salute, cerca di utilizzare il proprio tempo con un atteggiamento attivo, in-teressato e curioso.

Ma insieme a questa immagine, positiva, di un anziano protagonista coesiste quella diun anziano chiuso in se stesso, isolato, poco propenso ad avvalersi delle opportunità of-ferte dalla cultura, dal divertimento e dalla socializzazione; espressione, secondo gli in-tervistati, di una mentalità friulana tutta volta al lavoro e alla casa (“…tutta la funzione delfriulano è quella di costruire la propria casa per avere un’oasi di pace lì. Non è nostracultura andare ai concerti, viaggiare…” ).

Un altro elemento che ostacola la partecipazione delle persone alle diverse iniziativeculturali, ludiche e di socializzazione è rappresentato dalla difficoltà dei trasporti in città:determinati luoghi, seppur d’interesse, risultano difficilmente raggiungibili. I partecipantisuggeriscono, dunque, maggiori collegamenti tra periferia e centro, per permettere al mag-gior numero possibile di anziani di avere accesso alle diverse attività. Un ulteriore sugge-rimento è di creare, presso ogni circoscrizione, dei piccoli centri diurni dove le persone,anche non autosufficienti, possono trascorrere in modo proficuo il proprio tempo e tro-vare spazi dedicati alla socializzazione e all’ascolto.

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Tabella 5.7a – Informazione e comunicazione - Gruppo intervistato: anziani.

ORGANIZZAZIONE DI CONFERENZE INFORMATIVE: l’offerta di informazione su tematiche specifichein città risulta, secondo alcuni degli anziani, molto buona, anche grazie agli incontri e alle con-ferenze che vengono spesso organizzati; la disinformazione è spesso dovuta al disinteressedegli utenti. “…qualche volta è vergognoso da parte degli utenti…le notizie ci sono, ci sono anche i gior-nali, basta leggerli e non interessarsi solo del calcio…”

PREFERENZA PER IL CONTATTO DIRETTO: gli anziani preferiscono un contatto diretto piuttosto chetelefonico con le persone. “…per le informazioni io vado direttamente alla fonte a parlare di persona perché so chequando si telefona la persona è un po’ prevenuta…” “…io comunico personalmente, mi piace vedere l’espressione della persona…”

INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE NEI LUOGHI DI RITROVO: i momenti di ritrovo degli anziani sono unabuona occasione per comunicare e informare attraverso il passaparola. “…la comunicazione non avviene facilmente; ci vuole un buon passaparola…c’è nella chiesa,c’è quando giocano a tombola, c’è in qualche manifestazione varia…”

SCARSA INFORMAZIONE SUI SERVIZI: alcuni degli intervistati ignorano la presenza di servizi socialia cui l’anziano può rivolgersi in caso di bisogno, es. “i servizi di prossimità”. “…il servizio di prossimità non è tanto divulgato negli anziani…” “…bisognerebbe dare il numero agli anziani, magari quando giocano a tombola…”

DIFFICOLTÀ CON LE TECNOLOGIE: gli anziani sembrano avere qualche difficoltà con apparecchitecnologici moderni come computer, telefoni cellulari, ecc.“…il computer? Ma chi lo conosce!” “…adesso è tutto computerizzato, tutto telefonini. Io dico solo, datemi il telefonino che fac-cio il numero…”

L’INFORMAZIONE SU SERVIZI E INTERVENTI NON È FACILMENTE LEGGIBILE: formato e stile di molti librettiinformativi non sono adatti ad un pubblico anziano (scrittura con caratteri piccoli, presenzadi pubblicità…).

L’INFORMAZIONE VIA POSTA, SE PUR LODEVOLE, SPESSO SI CONFONDE CON IL MATERIALE PUBBLICITARIO:gli anziani fanno presente che spesso l’informazione recapitata a domicilio per mezzo postasi “perde” tra tutti gli altri depliant pubblicitari.

L’INFORMAZIONE CHE RIGUARDA L’ANZIANO ANCHE NEI GIORNALI SPESSO NON È FACILMENTE RICONOSCI-BILE: l’anziano fa fatica a trovare le informazioni di suo interesse.

Proposta di inserire nei quotidiani locali una pagina anche settimanale dedicata agli anziani.

L’informazione su servizi e interventi deve essere facilmente leggibile da un pubblico an-ziano.

Alcuni anziani vorrebbero che fossero intensificati i corsi di informatica a loro dedicati.

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Tabella 5.7b - Informazione e comunicazione - Gruppo intervistato: assistenti (caregivers).

MASS MEDIA: televisione, radio e giornali permettono a tutti un’adeguata informazione. In par-ticolare la tv per molti anziani soli è un importante strumento di compagnia e questo gli per-mette di essere sempre aggiornati.

NUMERI VERDI: molte attività e associazioni mettono a disposizione questi numeri per garan-tire un’informazione personalizzata e puntuale. Ovviamente bisogna utilizzarli però…

VOLONTARIATO: nelle attività di comunicazione e informazione rivestono un ruolo importantegruppi di volontari che distribuiscono agli anziani depliant, opuscoli e altro materiale su temicome la sanità, la sicurezza, i servizi offerti da Udine, ecc.

POCA INFORMAZIONE: talvolta i servizi e le attività rivolte alle persone anziane ci sono, ma inpochi sanno della loro esistenza.

Maggior pubblicità delle azioni e associazioni di volontariato.

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Tabella 5.7c -Informazione e comunicazione - Gruppo intervistato: volontari.

NUMERO VERDE: è riconosciuto come uno strumento utilissimo sia agli anziani che ai non an-ziani.“…ci sono una ventina di associazioni di volontari dietro a un numero verde che assolvonoa vari servizi: trasporto, a riparare una finestra…ci sono quelli che fanno compagnia, che por-tano pacchi alimentari…”

MASS MEDIA: l’impatto della televisione, dei giornali e delle radio è considerato notevole dalpunto di vista dell’informazione e della comunicazione. In particolare a livello locale sono dasegnalare il Messaggero Veneto e Telefriuli.

NUOVI PROGETTI: Udine si dimostra attiva su questo problema e, infatti, adesso sta attuandoun progetto per la creazione di una sorta di porta virtuale che garantisca a tutti gli anziani piùdeboli di venir sorvegliati tramite telefono per esempio.

“INFO ANZIANI”: è un mensile ed è ritenuto molto interessante e utile per l’anziano.

SERVIZI NON CONOSCIUTI: talvolta la città offre servizi utilissimi alle persone anziane, ma que-ste non ne vengono a conoscenza un po’ a causa di una loro “pigrizia per l’informazione” oper una scarsa campagna pubblicitaria.“…io mi sono incavolato più volte perché fate un servizio, pubblicizzatelo! Questo servizioverde è attivo da quasi 3 anni e quasi nessuno lo sa…”“…abbiamo a Udine 450 persone ricoverate alla Quiete, però io credo che pochissimi sap-piano che esiste la Quiete…”

OPUSCOLI: è risultato che gli opuscoli sono scarsamente utilizzati dagli anziani per una seriedi motivi: troppo complicati, l’eccessiva pubblicità disorienta l’anziano, scritte in caratteritroppo piccoli, colori devianti, ecc.

E’ importante che chi svolge attività di sportello attui dentro di sé una specie di processo disensibilizzazione che lo induca a portare pazienza e dimostrare gentilezza nei confronti del-l’anziano.

Siccome tante volte l’anziano ha problemi di lettura sarebbe opportuno che si pensasse adun aiuto anche da questo punto di vista per permettergli di essere sempre aggiornato su at-tività, iniziative ed eventi che lo riguardano da vicino.

Creare un Punto Unico di Informazione.

Creare un cartoncino riportante tutti i numeri utili (pronto soccorso, vigili del fuoco, asso-ciazioni di volontariato, ecc.) in modo chiaro, schematico e facilmente leggibile. Occorrerebbe poi pubblicizzare tale iniziativa in modo adeguato o inserire tale cartoncino inallegato negli elenchi telefonici.

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Tabella 5.7d - Informazione e comunicazione - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (privati).

NEGOZI DI QUARTIERE: vengono considerati dagli anziani un punto di riferimento per ottenerele più svariate informazioni. “…chiedono l’aiuto se conosci qualcuno che aggiusta qualcosa, oppure cos’è successo,cosa sta succedendo…”

PASSAPAROLA: tra gli anziani risulta essere ancora il mezzo di informazione più efficace.

MASS MEDIA: si afferma che se la persona è realmente interessata e attenta, i giornali, le radioe le televisioni riescono a dare un servizio di informazione e comunicazione soddisfacente.

PARTECIPAZIONE A GRUPPI SOCIALI: gli anziani che partecipano ad attività della parrocchia, atti-vità della circoscrizione, gruppi culturali e altro, riescono a reperire informazioni e programmisu manifestazioni ed eventi senza difficoltà.

ISOLAMENTO: se un anziano non riesce ad avere una vita sociale perché è chiuso sempre incasa, può ricevere determinate informazioni solo da parenti.

LINGUAGGIO: non sempre i messaggi pubblicizzati vengono correttamente interpretati da tuttele persone anziane a causa di un linguaggio non molto semplice.

Sfruttare i vari negozi di quartiere per portar a conoscenza attività di livello locale.

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Tabella 5.7e - Informazione e comunicazione - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (pubblici).

PASSAPAROLA: è stato riscontrato che il mezzo di comunicazione più efficace tra gli anziani èil “passaparola”.

RADIO: molti anziani ascoltano la radio, in particolare “onde furlane”, che quindi risulta essereun importante strumento di informazione.

CARTA SERVIZI: i servizi sociali hanno distribuito, in collaborazione col Messaggero Veneto, laCarta Servizi sia in formato cartaceo che virtuale su CD.

VOLONTARIATO: esistono gruppi di volontari che svolgono attività di supporto agli anziani, comead esempio la distribuzione di volantini riguardanti determinati eventi o la lettura del giornale,il che permette di tenerli informati e di focalizzare l’attenzione su argomenti, iniziative e pro-getti che li riguardano da vicino.

COMPUTER: grazie a dei fondi regionali parecchi anziani hanno potuto frequentare lo IAL perdei corsi di computer, il che offre a queste persone nuove possibilità di informazione e co-municazione.

COMUNICAZIONE TRADIZIONALE: è emerso che i mezzi tradizionali, come possono essere le lo-candine o le inserzioni sui giornali, non hanno un gran riscontro tra la popolazione anziana.I motivi possono essere la difficoltà a leggere o a interpretare il messaggio.

LINGUAGGIO: un altro elemento di incomprensione risulta essere l’utilizzo di parole particolario espressioni forbite.“…ma siore, tutti dicono welfare, ma cos’è??...”“…rifiuto a non leggere il burocratese…”

Gli assistenti sociali dovrebbero avere anche il compito di informare la popolazione anzianasu determinate iniziative o progetti che possono interessarli.

Utilizzare spazi radio su frequenze come “onde furlane” potrebbe essere una scelta vincenteper comunicare in modo immediato ed efficace con gli anziani.

Lavorare sulle circoscrizioni. Riuscire quindi a creare dei quartieri che abbiano eventi e ini-ziative proprie. In questo modo sarà più facile informare gli interessati e gli anziani avrannosicuramente maggior sicurezza e fiducia.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Commento alle tabelle 5.7a-e

Informazione e comunicazione sono argomenti che hanno suscitato molto interesse e di-battito tra i partecipanti ai focus group. L’anziano ritiene di essere sufficientemente infor-mato e aggiornato sui fatti locali, nazionali e internazionali attraverso la lettura dei giornali(soprattutto la stampa locale), l’ascolto della radio e la visione dei programmi televisivi(con una predilezione per i canali che trasmettono in dialetto friulano).

L’uso del computer non è ancora molto diffuso tra gli anziani ma ci sono esperienzeinteressanti di persone, anche ultra 75enni, che hanno iniziato a frequentare dei corsi sul-l’impiego del computer per impadronirsi delle tecniche e delle opportunità messe a di-sposizione da Internet.

Gli anziani ritengono che il telefono cellulare sia uno strumento efficace che facilita lacomunicazione, soprattutto con i familiari, anche se ne limitano l’impiego alle sole funzionipiù elementari.

Gli anziani intervistati sottolineano l’importanza di avere un ruolo attivo nella ricercadell’informazione: per questo si impegnano nella lettura di opuscoli e giornali, nella par-tecipazione a conferenze a tema, nella conversazione con i numeri verdi, e si rendono di-sponibili per recarsi di persona negli uffici preposti per avere un contatto diretto con glioperatori.

Ma lo strumento considerato più efficace per la comunicazione è il passaparola, con-siderato più affidabile perché basato sulla conoscenza reciproca e sull’esperienza diretta.In questo senso giocano un ruolo importante anche i volontari e i commercianti, ai qualigli anziani spesso si rivolgono per avere informazioni e suggerimenti.

Particolare attenzione si deve riservare alla tecnica della comunicazione, ossia al lin-guaggio, ai contenuti, all’impaginazione e alle modalità di distribuzione dell’informazione.Una comunicazione scritta in carattere piccolo, con linguaggio tecnico, inviata per postaspesso viene confusa con i comuni depliant pubblicitari e quindi “si perde”. Allo stessomodo un articolo di giornale interessante, se non viene messo in adeguata evidenza vieneconfuso con le altre notizie e perde il suo obiettivo informativo.

Gli intervistati, pur riconoscendo che il Comune e il Distretto hanno cercato di fornireinformazioni sui servizi sociali e sanitari in modo capillare, sono convinti che molte per-sone anziane non ne siano a conoscenza: nel momento del bisogno spesso non sanno achi rivolgersi e su quali servizi poter contare. Per questo è stato suggerito di istituire unpunto unico di accesso in grado di fornire risposte ai diversi problemi dell’anziano, conpersonale adeguatamente formato e disponibile all’ascolto; e di utilizzare tutte le possibiliforme di comunicazione e di pubblicizzazione di queste iniziative.

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Tabella 5.8a - Coinvolgimento e impegno civile - Gruppo intervistato: anziani.

CONTRIBUTO SOCIALE DEGLI ANZIANI COME CAREGIVERS: si riscontra un importante contributo so-ciale degli anziani in qualità di caregivers, non solo nei confronti di familiari, principalmentefigli e nipoti, ma anche nei confronti di altre persone anziane. “…io il mio tempo libero lo passo da mia figlia e lì trovo sempre da fare, stirare, lavare la ver-dura, ecc…” “…io non ho mai tempo libero. Ho mio marito che devo vestire dai piedi ai capelli perché nonè autosufficiente…” “…io ho la cura delle piante alla San Giuseppe e poi ho un’amica di 105 anni, un’altra chesta poco bene e vado a fare la spesa per loro…”

CONTRIBUTO SOCIALE DEGLI ANZIANI E IMPEGNO NEL VOLONTARIATO: alcuni degli intervistati parlanodel proprio impegno nell’attività di volontariato, che rappresenta non solo una risorsa im-portantissima per la società ma che nello stesso tempo gratifica gli anziani e ne impediscel’isolamento e l’emarginazione, soprattutto nel momento di passaggio dall’età lavorativa allapensione.

VARIETÀ DELLE ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO: molti degli intervistati sono impegnati in attività di vo-lontariato diverse che rappresentano uno stimolo a fare sempre di più.

SCARSO COINVOLGIMENTO DEGLI ANZIANI IN PENSIONE: molto spesso le competenze e le capacitàdi anziani in pensione non vengono sfruttate a sufficienza. “…io sono infermiera ma adesso non vado più a fare le iniezioni perché è un rischio, ci vuolel’abilitazione…” “…oppure impegnare una persona anziana che non abbia niente da fare e che, pagato o nonpagato, possa portare gli anziani in macchina…”

DISTANZA TRA ISTITUZIONI PUBBLICHE E CITTADINO: gli anziani sentono le istituzioni pubbliche moltolontane e poco rispondenti alle proprie esigenze. “…ma lei da parecchi anni sostiene questo e cosa le rispondono i signori del Palazzo? Diconoche per fare una deviazione di linea c’è troppa burocrazia da risolvere…” ”…non è che noi non abbiamo richiesto, abbiamo richiesto tutte queste cose…”

RINUNCIA AL VOLONTARIATO PER DIFFICOLTÀ DI MOVIMENTO IN CITTÀ: gli anziani trovano spesso difficoltàa muoversi in città e sono costretti a rinunciare anche al proprio impegno nel volontariato.

VOLONTARIATO SEMPRE “PIÙ VECCHIO”: gli anziani che partecipano in qualità di volontari sottoli-neano la difficoltà di reperire nuovi volontari, anche tra i più giovani.

Riconoscere l’utilità del contributo che gli anziani sono in grado di dare anche nel campo delloro “utilizzo” in alcuni servizi pubblici (es. guida musei, vigilanza scuole, accompagnamentobambini a scuola…) e nel volontariato.

Maggiore ascolto delle istituzioni pubbliche nei confronti degli anziani per cercare di rispon-dere ai bisogni effettivi e di accogliere gli input proposti.

Migliorare il trasporto in città per favorire le attività di volontariato.

Promuovere il volontariato anche tra i giovani.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.8b - Coinvolgimento e impegno civile. Gruppo intervistato: assistenti (caregivers).

VOLONTARIATO: gli anziani autosufficienti si prodigano molto spesso in attività di volontariato.

SOCIETÀ: talvolta l’anziano si sente emarginato dalla società odierna e quindi non ha nem-meno gli stimoli a intraprendere attività che gli permetterebbero di rendersi ancora utile.

Occorre valorizzare il ruolo dell’anziano con iniziative e attività che gli permettano di sentirsiancora parte attiva e importante della società.

Tabella 5.8c - Coinvolgimento e impegno civile -Gruppo intervistato: volontari.

UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ: riscuote una grande partecipazione in quanto è un centro cheoffre la possibilità agli anziani di sentirsi ancora realizzati.“…è un centro dove gli anziani che non hanno più un lavoro proprio possono esprimere tuttoquello che esprimevano prima durante la loro occupazione…”

VOLONTARIATO: gli anziani autosufficienti si dimostrano molto attivi nell’intraprendere attività divolontariato.

UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ: da qualcuno è vista come una struttura che toglie risorse al vo-lontariato.

Occorre trovare un sistema di valorizzazione dell’anziano per farlo sentire importante e utileanche in età avanzata. “…tantissimi andando in pensione si trovano spiazzati e cadono in depressione…”

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OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.8d - Coinvolgimento e impegno civile - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (privati).

VOLONTARIATO: gli anziani si confermano in prima linea per diverse iniziative di volontariato.

COMITATO ANZIANI AI RIZZI: ha una discreta partecipazione ed è riuscito a costituire anche unabanda musicale che prende parte a diverse sagre.

COINVOLGIMENTO A VARIE ATTIVITÀ: viene sottolineato come molti anziani si prestino a dare unamano nella realizzazione e organizzazione di attività locali.“…noi facciamo una festa dedicata ai bambini, ogni anno coinvolge nell’organizzazione al-meno una trentina di persone. Di queste 30 persone credo che almeno 25 abbiano più di 70anni…”

SOCIETÀ: si nota che ai giorni nostri la gente è diventata più introversa e scettica nei con-fronti del prossimo. Questo rende più difficile il coinvolgimento delle persone, anziane e non,per qualsiasi genere di iniziativa e, anzi, fa perdere proprio l’entusiasmo a farlo.“…le nonne non possono più fare le torte per portarle all’asilo. Che guai che viene il mal dipancia a un bambino e si va in galera…”

Bisogna creare un sistema di valorizzazione degli anziani, per farli sentire utili alla societàanche con l’avanzare degli anni.“…non vanno in pensione perché fintanto che rimangono in azienda sono Aldo del bar, Tinodel pane e latte. Nel momento in cui viene a spegnersi l’insegna o si ritirano diventano Mariox di cui nessuno si ricorda…”

Tabella 5.8e - Coinvolgimento e impegno civile - Gruppo intervistato: erogatori di servizi (pubblici).

VOLONTARIATO: molte associazioni di volontariato sono fatte da persone anziane.

COLLABORAZIONI SOCIALI: gli anziani autosufficienti spesso si adoperano in collaborazioni ditipo sociale.“…sto pensando all’associazione di ex carabinieri che facevano servizio fuori dalle scuole, ol’Auser che fa alcuni servizi presso i musei…”

COINVOLGIMENTO: per certi servizi le modalità di coinvolgimento per gli anziani sono ancoratutte da inventare.

Creare un sistema di coinvolgimento degli anziani in relazione a servizi in cui possono ren-dersi utili.“…i dottori e le dottoresse che sono in pensione, perché non potrebbero dire: facciamo unconvegno sull’osteoporosi…”

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OSTACOLI

SUGGERIMENTI

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Commento alle tabelle 5.8a-e

Tutti gli intervistati sono concordi nel ribadire l’importanza del coinvolgimento e dell’im-pegno degli anziani nella vita sociale e civile.

Emerge in primo piano la solidarietà degli anziani nel prendersi cura non solo dei pro-pri familiari, sia in qualità di caregivers dei propri congiunti sia nel ruolo significativo dinonni, ma in termini più generali nei confronti di altri anziani o di altre fasce fragili dellapopolazione. Gran parte delle associazioni di volontariato rivolte alla terza età, così comemolte rappresentanze e organismi sociali (ad esempio sindacati dei pensionati, associazionidi categoria…) sono costituite dagli stessi anziani. Il loro apporto in città è significativo inun’ottica di sussidiarietà orizzontale: il loro operato, infatti, si integra con quello dei ser-vizi, offrendo alla popolazione cittadina supporti e interventi promozionali, innovativi eintegrativi.

Si pone nuovamente l’accento sull’importanza di valorizzare le competenze e il ruolodelle persone anziane allo scopo di evitarne l’isolamento e l’emarginazione, soprattutto neldelicato momento di passaggio dall’età lavorativa alla pensione: avere ancora un ruolo at-tivo, occuparsi di chi è in difficoltà, dedicarsi a nuove attività sono azioni che aiutano lapersona a mantenere la sua identità e a proiettarsi verso un futuro ancora ricco di signi-ficati e aspettative personali.

Tra gli aspetti negativi, gli anziani lamentano una certa distanza tra istituzioni pubbli-che e cittadino: spesso non si sentono ascoltati, anche quando fanno delle proposte con-crete volte alla soluzione di problemi specifici (trasporti) che li riguardano o che investonoalcuni aspetti della città.

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Tabella 5.9a - Supporto sociale e servizi sanitari - Gruppo intervistato: anziani.

SERVIZI DI PROSSIMITÀ: gli intervistati che sono a conoscenza dell’esistenza di tale servizio vi-cino alle persone anziane, ne sottolineano l’utilità. “…il servizio di prossimità in via Martignacco si interessa di procurare il mezzo o la personache possa aiutare l’anziano a fare la spesa, andare dal medico, ecc…”

MANCANZA DI SERVIZI SANITARI: le persone denotano la mancanza di un ambulatorio infermieri-stico di quartiere.”…qui manca un ambulatorio ed è più utile quasi della biblioteca…””…si dà molto risalto al ludico, al divertimento ma ci sono anche problemi essenziali, praticie qui serve l’ambulatorio…”

COSTI ELEVATI DI ALCUNE PRESTAZIONI MEDICHE: gli intervistati lamentano il costo di alcuneprestazioni mediche come ad esempio le iniezioni. “…sa cosa costa oggi fare iniezioni? 8-10 euro a iniezione…”

MANCANZA DI TEMPESTIVITÀ DEI SERVIZI: gli anziani lamentano un frequente ritardo da parte deiservizi nella fornitura di assistenti o di attrezzatura in caso di bisogno. “…ho chiesto il letto per mio marito quando è venuto a casa dall’ospedale perché dovevastare immobile per 40 giorni; me l’hanno mandato dopo 10 giorni…

RICHIESTA DI UN AMBULATORIO INFERMIERISTICO di quartiere che assicuri un’assistenza di baseattraverso prestazioni come la misurazione della pressione, le iniezioni, i prelievi, ecc.“…sono anni che chiediamo un piccolo angolino di ambulatorio dove le persone anzianepossano recarsi per un’iniezione, per la misurazione della pressione…”

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Tabella 5.9b - Supporto sociale e servizi sanitari - Gruppo intervistato: assistenti (caregivers).

SUPPORTI AGLI ANZIANI: sono previsti dei sussidi a favore di questa categoria di persone oltread una pluralità di sportelli dove poter ottenere informazioni su determinate problematiche.

ASSOCIAZIONE DELL’ALZHEIMER: risulta fornire un sostegno approssimativo alle famiglie interes-sate da questo problema.“…oltre a dare questo libro sulla malattia non hanno un granché…”

ASSISTENZA DOMICILIARE: si limitano a prendersi cura solo dell’igiene della persona, mentre do-vrebbero fornire un servizio molto più specifico.

TEMPI DI ATTESA: i tempi di aspettativa risultano essere molto lunghi.“…io ho provato con l’eco doppler per mia madre, 7-8 mesi…”

Occorre identificare con precisione le persone che effettivamente hanno maggiori difficoltàper fornire un aiuto sempre più concreto.

Sarebbero opportuni maggiori controlli sulle attività degli assistenti domiciliari.

Per garantire un servizio sempre migliore è indispensabile un capillare inserimento sul terri-torio.

Tabella 5.9c - Supporto sociale e servizi sanitari - Gruppo intervistato: volontari.

ASSOCIAZIONI: esistono diverse realtà che svolgono attività di supporto e assistenza agli an-ziani, come “Centro di ricerca e studi di cure oncologiche territoriali”, Associazione Alzhei-mer Udine, AIR, ecc.

ASSISTENTI DOMICILIARI: viene evidenziato come spesso questo personale non sia preparatonella maniera adeguata. Inoltre in molti casi hanno problemi per spostarsi da una casa all’altrain tempi brevi.“…le assistenti domiciliari hanno un brevissimo lasso di tempo per spostarsi da una casa al-l’altra e quindi o in bicicletta o in macchina la loro ora si riduce a tre quarti d’ora…”

CASE DI RIPOSO: è stata riscontrata una riduzione degli infermieri nelle case di riposo dispo-sta dall’Azienda Sanitaria.

Nelle case di riposo l’assistenza sanitaria e le cure mediche dovrebbero essere tutte a ca-rico dell’Azienda Sanitaria.

Sarebbe importante sviluppare attività di formazione per gli infermieri a livello psicologico peroffrire un supporto migliore agli anziani.

Realizzazione di un progetto di educazione all’anzianità da effettuare con le scuole.

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OSTACOLI

SUGGERIMENTI

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.9d - Supporto sociale e servizi sanitari - Gruppo intervistato: erogatori di servizi(privati).

SERVIZIO DOMICILIARE: l’iniziativa delle farmacie in relazione al servizio domiciliare sta funzio-nando decisamente bene.

OPERATORI SOCIALI: è segnalata una carenza di assistenti domiciliari.“…arriva quella persona mandata dal Comune una volta per settimana quando va bene…”

TEMPI DI ATTESA: sono state riscontrate numerose lamentele su questo punto.“…con mia suocera ogni volta che dobbiamo andar a fare una visita medica in realtà dob-biamo andare a farla privatamente perché c’è sempre da aspettare un mese, due mesi. Ha89 anni e quella dice che muore prima…”

Le persone anziane dovrebbero avere delle priorità in termini di tempi di attesa per visitemediche.

Molti richiedono un altro servizio notturno in aggiunta a quello di piazza Libertà, per far frontein modo migliore a eventuali emergenze.

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OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Tabella 5.9e - Supporto sociale e servizi sanitari - Gruppo intervistato: erogatori di servizi(pubblici).

ASSISTENZA: grazie a una recente convenzione, in casi di particolare necessità o gravità, ven-gono tempestivamente messi a disposizione del “bisognoso” una carrozzina, l’assistenzasanitaria, l’assistenza sociale, il fisiatra a casa e altri servizi.

DISTRETTO SANITARIO: tutto il territorio del Distretto, e non soltanto Udine quindi, può consi-derarsi fortunato perché vi sono servizi che fino a qualche tempo fa non c’erano e tuttoramancano in alcune zone della nostra Regione.

DOMICILIARITÀ: per quanto riguarda la domiciliarità dei servizi socio-sanitari, oggi la situazioneè molto buona.

SERVIZIO SOCIALE DEL COMUNE: gran parte degli utenti (dall’82 all’84%) è molto soddisfatta ditale servizio e si nota anche una notevole professionalizzazione delle assistenti comunali.“…una volta andavano solo a pulir casa, adesso fanno il servizio alla persona…”

ACCESSO AI SERVIZI: i servizi per la “non autosufficienza” presentano ancora problemi legati alle“code megagalattiche”.

INFORMAZIONE: purtroppo molta gente non è ancora a conoscenza della totalità dei servizimessi a loro disposizione per ovviare a difficoltà più o meno serie, a causa di un non ade-guato processo informativo.

Realizzare un processo di informazione che dia la possibilità alla gente di conoscere tutti iservizi offerti o, comunque, di sapere dove andare a rivolgersi, nella maniera più semplicepossibile.

Stabilire un interlocutore unico con cui poter parlare per affrontare la moltitudine di problemisanitari e sociali e da cui ottenere le risposte più congrue.

ASPETTIPOSITIVI

OSTACOLI

SUGGERIMENTI

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Commento alle tabelle 5.9a-e

Il tema dei servizi sociali e sanitari è stato un altro argomento molto dibattuto da tutti gli in-tervistati che, in base al gruppo di appartenenza, hanno sottolineato sfaccettature diverse.

Anziani e assistenti pur confermando positivamente la presenza dei servizi sociali e sa-nitari in città, lamentano numerose lacune del sistema socio-sanitario, in particolare perle situazioni più complesse e/o multiproblematiche, che richiedono assistenza a lungotermine o assistenza a malati con specifiche patologie (demenze, malati terminali…).

Si vorrebbero servizi più tempestivi e capillari, che diano un reale sostegno alle fami-glie, spesso costrette a rivolgersi, con costi economici non indifferenti, al mercato privatonon sempre qualificato (assistenti familiari o badanti). Si vorrebbe una maggiore diversi-ficazione dei servizi territoriali, con particolare attenzione all’istituzione di centri diurni, eprecise agevolazioni economiche alle famiglie (assegni di cura e detrazioni fiscali), al finedi migliorare la qualità di vita degli anziani e delle loro famiglie e di impedire una “pre-coce” istituzionalizzazione dell’anziano.

È indispensabile che i servizi domiciliari escano dall’ottica della mera prestazione tec-nica e dedichino maggiore tempo ai problemi della persona.

I volontari sottolineano, accanto alla presenza dei servizi pubblici, il ruolo importante esussidiario delle associazioni che garantiscono agli anziani della città informazioni, servizi esostegno; mentre indicano come fattori negativi l’insufficienza del personale nei servizi (es.case di riposo) e talora la mancanza di adeguata preparazione professionale degli operatori.

Gli operatori dei servizi sociali e sanitari affermano, invece, come negli ultimi anni l’assi-stenza dedicata a questa fascia della popolazione abbia avuto un notevole incremento, in ter-mini quantitativi e qualitativi. Sono stati realizzati nuovi interventi (centro diurno per nonautosufficienti, pacchetti di assistenza domiciliare a fronte di particolari esigenze della fami-glia, attivazione di ausili e servizi nel momento della dimissione ospedaliera, ecc.) che hannocercato di rispondere ai diversi e complessi bisogni di assistenza. Il problema reale è l’infor-mazione: molto spesso le persone non sono a conoscenza delle opportunità offerte dai ser-vizi e affrontano da sole i delicati momenti della malattia e dell’assistenza a lungo termine.

I commercianti, infine, mettono in luce la presenza di nuovi servizi come le prenota-zioni delle visite mediche tramite le farmacie e le collaborazioni con alcune associazionidi volontariato per il recapito dei farmaci a casa della persona non autosufficiente.

Tutti gli intervistati sono concordi nel promuovere, intensificare e diversificare l’offertadei servizi sociali, sanitari e socio-sanitari, tenuto conto dei molteplici e complessi biso-gni e problemi degli anziani e delle loro famiglie. Si ritiene indispensabile focalizzare l’at-tenzione sull’offerta dei servizi in termini sia quantitativi sia qualitativi, puntando sullaformazione professionale e continua degli operatori e sulla concretizzazione di servizivolti alla relazione e non soltanto alla prestazione.

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5.5 COME LE PERSONE ANZIANE RESIDENTI “VIVONO UDINE”

Gli anziani coinvolti nei focus group ritengono che, pur esistendo alcuni problemi legatialla viabilità e ai trasporti, la loro vita in città sia sostanzialmente accettabile. Udine vieneperciò considerata una città vivibile.

I partecipanti ai focus sottolineano che il concetto generale di ” vivibilità” non è ap-plicabile acriticamente alla categoria degli anziani considerata nel suo complesso, ma chesi debba tener conto di alcune condizioni specifiche. Esistono, infatti, anziani che vivonoda soli e anziani che vivono in famiglia; anziani che dispongono di un buon reddito e altriche vivono ai margini della povertà o che sono realmente poveri; anziani, infine, che “vi-vono in buona salute” e altri che sono afflitti da malattie croniche, spesso gravi.

Ad esempio, l’insorgere di una malattia produce, oltre agli ovvi problemi di caratteresanitario, isolamento e solitudine dell’anziano e delle persone che si prendono cura di lui(caregivers: familiari, badanti, vicini, ecc.). L’anziano si trova, dall’oggi al domani, incapacedi partecipare alla vita sociale della comunità.

Fortunatamente la maggior parte degli intervistati afferma di vivere discretamente per-ché in salute, con sufficienti disponibilità economiche e bene inseriti nella vita socialedella comunità, anche quando si trovano a vivere da soli. Tutti i partecipanti sostengonodi non avere seri problemi di salute, ma di soffrire soltanto di piccoli disturbi legati al-l’invecchiamento: questo non impedisce loro di passeggiare per la città e di vivere bene.Qualcuno degli intervistati afferma di non considerarsi per nulla anziano e di vivere la pro-pria vita con lo spirito di un cinquantenne. L’impressione che si trae da queste intervisteè che gli anziani di Udine riescano a condurre ancora una vita autonoma.

Altri partecipanti ai focus group sostengono che la città di Udine è sicuramente vivi-bile per le persone anziane, ma auspicano una maggiore integrazione delle politiche so-ciali, con particolare riferimento alla viabilità, ai trasporti e all’assistenza socio-sanitaria.

Non va infine sottovalutato il valore sociale degli anziani in salute, che con il loro im-pegno in famiglia, nel volontariato e nelle associazioni offrono un contributo indispensa-bile alla soluzione di talora non facili problemi sociali. Proprio per questo si può affermare,a ragione, che gli anziani in salute costituiscono un vero “capitale sociale”.

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Capitolo 6 RISULTATI DEL

SONDAGGIO TELEFONICO

Alessio Fornasin, Enrico Chiavon, Stefania Pascut, Gianna Zamaro

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6.1 INDAGINE TELEFONICA

A integrazione e supporto dei risultati ottenuti nell’ambito della ricerca sui bisogni perce-piti dai cittadini rispetto all’ambiente urbano e sociale della città, è stata condotta, in col-laborazione con il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Udine,un’indagine telefonica con l’obiettivo di approfondire alcune delle tematiche già affron-tate nei focus group e di particolare interesse per la comunità, facendone emergere leprincipali criticità e punti di forza.

L’indagine telefonica, che è stata condotta tra il mese di dicembre 2007 e il mese di feb-braio 2008, ha coinvolto 201 persone anziane di età superiore ai 65 anni residenti pressole sette circoscrizioni cittadine e individuate con estrazione casuale dall’Anagrafe Comunale.Le interviste sono state realizzate telefonicamente attraverso il sistema CATI (Computer Assi-sted Telephone Interview) , una tecnica di rilevazione che prevede l’impiego di un questio-nario informatizzato; nel corso della telefonata le domande scorrono sul video e le rispostedigitate vengono immesse automaticamente in memoria mentre il computer controlla lo svol-gimento dell’intervista ed effettua controlli di coerenza sulle risposte fornite.

Nonostante il campione sia limitato rispetto all’universo di riferimento, ovvero l’interapopolazione anziana residente a Udine, esso è stato comunque selezionato nel rispettodelle caratteristiche demografiche e di residenza dei rispondenti. Il campione intervistatorispecchia infatti la reale distribuzione della popolazione anziana, sia in termini di età egenere (la componente femminile è infatti più consistente di quella maschile con 125 fem-mine pari al 62% contro 76 maschi pari al 38%), sia in termini di dettaglio circoscrizionale(il numero di elementi selezionati nel campione per ogni circoscrizione è proporzionalealla reale componente anziana presente in quella circoscrizione); è stato scelto un inter-vallo di confidenza del 95% e un margine di errore pari allo 0,07 dovuto al numero limi-tato di elementi nel campione. L’indagine telefonica ha permesso inoltre di indagare illivello di soddisfazione e la qualità percepita rispetto a determinati aspetti dell’ambientedi residenza anche tra le persone anziane che hanno meno possibilità di venire ascoltateperchè non inseriti in un tessuto relazionale e sociale favorevole e consolidato.

La scelta di svolgere l’indagine tramite interviste telefoniche ha escluso a priori dallarilevazione tutta la popolazione priva di utenza telefonica fissa e i residenti con il numerotelefonico non inserito in elenco.

Tuttavia, ciò non ha influito in modo sostanziale sulla validità della ricerca dal mo-mento che numerose indagini CATI già svolte in precedenza hanno dimostrato come l’e-sclusione riguardi in modo particolare i giovani (che spesso dispongono solo del telefonocellulare) o persone in condizioni economico-sociali disagiate. D’altro canto le indagini te-lefoniche presentano alcuni vantaggi rispetto alle interviste personali (face to face): l’eco-nomicità, in termini sia di tempo che di risorse, la tempestività della rilevazione, uncontatto più agevole con gli intervistati e la possibilità di controllo degli intervistatori,anche se permangono i limiti derivanti dall’interazione telefonica.

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Dopo una prima parte generale (domande di tipo anagrafico età, sesso, professione,circoscrizione di residenza), il questionario si componeva di sei quesiti a risposta multi-pla che prevedevano quattro modalità di risposta (è stata adottata la scala di Likert bilan-ciata), due connotate positivamente e due negativamente; si è scelto volontariamente dieliminare la modalità centrale per favorire una distribuzione dicotomica delle risposte.

Di seguito vengono presentati i risultati relativi alle sei domande sul gradimento del-l’ambiente urbano con particolare riferimento alla zona di residenza.

Domanda 1: “Le piace la zona di Udine in cui abita?”

68,7

25,9

1,5 4,0

0

10

20

30

40

50

60

70

138 52 3 8

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

Figura 6.1 – Gradimento della zona di residenza.

Domanda 2: “Le sembra una zona sicura? [dove si può passeggiare tranquillamente anche la sera]”

18,4

65,2

14,4

2,00

10

20

30

40

50

60

70

37 131 29 4

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

Figura 6.2 – Sicurezza della zona di residenza.

Domanda 3: “Da casa sua raggiunge comodamente, a piedi o in bicicletta, i negozi o lestrutture pubbliche che frequenta abitualmente?”

Domanda 1: “Le piace la zona di Udine in cui abita?”

Figura 6.1 – Gradimento della zona di residenza.

Domanda 1: “Le piace la zona di Udine in cui abita?”

68,7

25,9

1,5 4,0

0

10

20

30

40

50

60

70

138 52 3 8

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

Figura 6.1 – Gradimento della zona di residenza.

Domanda 2: “Le sembra una zona sicura? [dove si può passeggiare tranquillamente anche la sera]”

18,4

65,2

14,4

2,00

10

20

30

40

50

60

70

37 131 29 4

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

Figura 6.2 – Sicurezza della zona di residenza.

Domanda 3: “Da casa sua raggiunge comodamente, a piedi o in bicicletta, i negozi o lestrutture pubbliche che frequenta abitualmente?”

Domanda 2: “Le sembra una zona sicura? [dove si può passeggiare tranquillamente anche la sera]”

Figura 6.2 – Sicurezza della zona di residenza.

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173

63,2

25,4

9,5 2,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

127 51 19 4

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

Figura 6.3 – Presenza di servizi nella zona di residenza.

Domanda 4 : “Le capita mai di prendere l’autobus?”

10,4 12,4

32,3

43,3

0

10

20

30

40

50

60

70

21 25 65 87

Ogni giorno o quasi

Almeno una volta alla settimana

Meno di una volta alla settimana

Mai o quasi mai

* Nota: in 3 casi (1,5%) si indica “non sa - non risponde"

Figura 6.4 – Frequenza di utilizzo dei mezzi pubblici.

Domanda 5 : “Quando viaggia in autobus si sente sicuro? [da borseggiatori, piccoli delinquenti...]”

Domanda 3: “Da casa sua raggiunge comodamente, a piedi o in bicicletta, i negozi o le strut-ture pubbliche che frequenta abitualmente?”

Figura 6.3 – Presenza di servizi nella zona di residenza.

63,2

25,4

9,5 2,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

127 51 19 4

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

Figura 6.3 – Presenza di servizi nella zona di residenza.

Domanda 4 : “Le capita mai di prendere l’autobus?”

10,4 12,4

32,3

43,3

0

10

20

30

40

50

60

70

21 25 65 87

Ogni giorno o quasi

Almeno una volta alla settimana

Meno di una volta alla settimana

Mai o quasi mai

* Nota: in 3 casi (1,5%) si indica “non sa - non risponde"

Figura 6.4 – Frequenza di utilizzo dei mezzi pubblici.

Domanda 5 : “Quando viaggia in autobus si sente sicuro? [da borseggiatori, piccoli delinquenti...]”

Domanda 4: “Le capita mai di prendere l’autobus?”

* Nota: in 3 casi (1,5%) si indica “non sa - non risponde"

Figura 6.4 – Frequenza di utilizzo dei mezzi pubblici.

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174

36,0

54,1

9,0 0,9

0

10

20

30

40

50

60

70

40 60 10 1

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

Figura 6.5 – Sicurezza percepita nell’utilizzo dei mezzi pubblici.

Domanda 6 : “In generale è soddisfatto/a del sistema cittadino di trasporti pubblici?”

31,5

53,2

12,6

1,8 0

10

20

30

40

50

60

70

35 59 14 2

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

* Nota: in 1 caso (0,9%) si indica “non sa - non risponde"

Figura 6.6 – Gradimento del trasporto pubblico.

Domanda 5: “Quando viaggia in autobus si sente sicuro? [da borseggiatori, piccoli delin-quenti...]”

Figura 6.5 – Sicurezza percepita nell’utilizzo dei mezzi pubblici.

36,0

54,1

9,0 0,9

0

10

20

30

40

50

60

70

40 60 10 1

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

Figura 6.5 – Sicurezza percepita nell’utilizzo dei mezzi pubblici.

Domanda 6 : “In generale è soddisfatto/a del sistema cittadino di trasporti pubblici?”

31,5

53,2

12,6

1,8 0

10

20

30

40

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60

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35 59 14 2

Molto Abbastanza Poco Per Nulla

* Nota: in 1 caso (0,9%) si indica “non sa - non risponde"

Figura 6.6 – Gradimento del trasporto pubblico.

Domanda 6: “In generale è soddisfatto/a del sistema cittadino di trasporti pubblici?”

* Nota: in 1 caso (0,9%) si indica “non sa - non risponde"

Figura 6.6 – Gradimento del trasporto pubblico.

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Sulla base dei risultati emersi dall’indagine telefonica e illustrati nei grafici precedenti,il quadro generale che si viene a delineare rispetto alla percezione di alcuni aspetti del-l’ambiente urbano da parte dei cittadini anziani risulta nel complesso positivo.

Alla prima domanda posta, “Le piace la zona di Udine in cui abita?” (Fig. 6.1), solo il4% degli intervistati risponde “per nulla” mentre ben il 68,7% risulta molto soddisfattodella zona in cui risiede. Discreto è anche il livello di sicurezza percepito (Fig. 6.2) dal mo-mento che il 65,2% degli intervistati ritiene la zona di residenza abbastanza sicura, tantoda poterci tranquillamente passeggiare anche di sera. Come per il gradimento dell’am-biente urbano, anche l’accessibilità ai servizi risulta molto buona (Fig. 6.3), poichè il 63,2%dei rispondenti dichiara di raggiungere comodamente, a piedi o in bicicletta, i negozi ole strutture pubbliche frequentati abitualmente. Si rileva invece una bassa propensione al-l’utilizzo dei mezzi pubblici (Fig. 6.4); infatti, meno di una persona intervistata su quattrodichiara di prendere l’autobus almeno una volta alla settimana e ben il 43,3% non utilizzaquasi mai il trasporto pubblico. D’altro canto, chi invece viaggia abitualmente sull’autobus(Fig. 6.5) sostiene di sentirsi molto sicuro (36%) o abbastanza sicuro (54,1%) e di esserenel complesso molto soddisfatto (31,5%) o abbastanza soddisfatto (53,2%) del servizio ditrasporto pubblico locale (Fig.6.6).

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Attraverso i dati e le analisi contenuti nel presente volume si è cercato di accrescere la con-sapevolezza e l’informazione sulle problematiche dell’invecchiamento, fornendo una fo-tografia quanto più completa e dettagliata possibile delle condizioni di vita dellapopolazione anziana udinese, non solo in termini di dinamiche demografiche e dati quan-titativi, ma anche e soprattutto attraverso l’espressione e l’analisi dei bisogni dei cittadinie della loro percezione dell’ambiente urbano e sociale in cui quotidianamente vivono.

Il profilo è in un certo senso la continuazione del percorso già iniziato con il Piano diSalute della città di Udine, ovvero un percorso di condivisione degli obiettivi che non di-segni a priori, a un tavolo tecnico, lo stato di salute della città, ma che coinvolga tutti gliattori, in particolar modo i cittadini, nel processo di focalizzazione e analisi dei bisogni edi individuazione di possibili politiche e strategie per il soddisfacimento degli stessi.

Esso si traduce in uno strumento utile per:– la programmazione di politiche e strategie più efficaci e rispondenti ai bisogni dei cit-

tadini e una migliore allocazione delle risorse;– la creazione di ambienti favorevoli attraverso una pianificazione urbana sostenibile che

renda la città “più accessibile” ai gruppi di popolazione vulnerabili;– l’implementazione di reti di sostegno che combattano l’emarginazione e l’esclusione so-

ciale. Il concetto di “invecchiamento attivo”, promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sa-

nità è espressione di un processo culturale, continuo nel tempo, che deve offrire all’an-ziano l’opportunità di sentirsi parte attiva della società nonché produttore e costruttore direlazioni e beni sociali per la propria comunità. Ciò è possibile solamente attraverso lo svi-luppo di una politica della compartecipazione alle scelte e di inclusione sociale a tutti i li-velli della società, senza discriminazioni di genere, età, etnia, ecc.

L’obiettivo fondamentale dovrebbe essere quello di contribuire allo sviluppo di una “so-cietà per tutte le età”, una società che rispetti gli anziani di oggi e di domani, che ne va-lorizzi il ruolo attivo e il contributo sociale, che promuova il benessere e la salute nellaterza età attraverso un approccio preventivo piuttosto che di cura e, infine, che impegnistrumenti e risorse per la promozione dell’educazione alla vecchiaia, intesa come valoree parte integrante dell’intero arco della vita.

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GLOSSARIO

BABY BOOM Improvviso e rapido aumento della natalità: dopo la II guerra mondiale si èverificato un temporaneo baby-boom.

BOTTOM UP Approccio bottom up (dal “basso verso l’alto”): approccio partecipativo chesollecita il parere dei cittadini.

CAREGIVER Colui che si prende cura di una persona anziana o malata. CENSIMENTO Rilevazione statistica condotta per ottenere una serie di dati numerici su un

fenomeno collettivo in un dato momento: rilevazione effettuata sulla popola-zione italiana a cadenza decennale.

DETERMINANTI DELLA SALUTE Fattori che condizionano lo stato di salute. Sono detti prossimali quelli cheineriscono alla persona e al suo stile di vita; distali quelli che ineriscono al suostato socio-culturale, alle sue condizioni socio-economiche e all’ambiente incui vive.

EMPOWERMENT Empowerment dei cittadini: il consentire ai cittadini di acquisire potere e au-torità decisionale.

EPIDEMIOLOGIA Studio della diffusione e della frequenza delle malattie nella popolazione.FOCUS GROUP Si intende una forma di ricerca qualitativa, nella quale un gruppo di persone

è interrogato riguardo all'atteggiamento personale nei confronti di un pro-dotto, di un concetto, di una pubblicità, di un'idea.

INDICATORE Parametro quantitativo e/o qualitativo in grado di rappresentare una situa-zione complessa ed evidenziarne particolari condizioni e anomalie.

INDICE Quoziente, espresso in percentuale, che misura sinteticamente le dimensionidi un fenomeno o il suo andamento nel tempo o nello spazio.

MORBILITÀ Frequenza percentuale di una malattia all’interno di un gruppo.OLISTICO Approccio olistico alla salute: approccio globale ai problemi della salute con-

siderati non solo dal punto di vista organico ma anche psicologico, sociale eambientale.

PIRAMIDE DELL’ETÀ Rappresentazione grafica della popolazione di un determinato territorio in undato anno in relazione all’età.

QUARTA ETÀ Vecchiaia avanzata. Il termine quarta età si riferisce comunemente al periododella vita oltre gli 84 anni.

SALDO NATURALE Nel bilancio demografico è la differenza, calcolata annualmente, tra il numerodelle nascite e quello delle morti.

TERZA ETÀ Vecchiaia. Il termine terza età si riferisce comunemente al periodo della vitacompreso tra i 65 e gli 84 anni.

WELFARE Sistema sociale in cui lo Stato garantisce a tutti i cittadini un livello minimo direddito e l’accesso ai servizi ritenuti socialmente indispensabili.

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“Vecchio”: questa parola, o idea, che noi vecchi attualizziamo è qualcosa dipiù di una parola o di un’idea. È un’immagine fatta di più strati. L’occhio dellamente sa immaginare l’idea di vecchio nell’elefante, nell’albero nodoso, nellaprozia Evelina con la coperta sulle ginocchia, nel vicolo dietro casa primadella riqualificazione del quartiere. Tante immagini salgono spontanee allamente. Ecco perché “vecchio” è la parola giusta per le persone in età avan-zata. Sono dette “vecchie” non solo perché sono invecchiate, ma per il valoreche rivestono come immagini della vecchiezza.

James Hillman “La forza del carattere” Adelphi

ISBN 978-88-902675-0-5