L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

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L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

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MIChAëL VAnnESSE

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo: ilcaso della difesa dell’Italia

Premessa

Vorrei innanzitutto ringraziare gli organizzatori del convegno per aver-mi invitato a questo incontro. L’argomento che mi è stato affidato riguar-da il problema della presenza di barbari nell’esercito romano nel V secoloe, più precisamente, di quella parte dell’esercito di stanza in Italia che, inquel periodo, aveva il compito di difendere la penisola (Tab. ).

La storia politico-militare dell’Italia tardo romana affonda le sue radicinel periodo delle invasioni della seconda metà del III secolo. Conseguenzedi quella crisi furono le prime misure di emergenza di Gallieno a cui fece-ro seguito delle vere e proprie riforme sotto la Tetrarchia e il regno diCostantino. Questi furono anni particolari per l’Italia che, se da una parteperdeva i suoi privilegi perché costretta a partecipare allo sforzo militaredel IV secolo, attraverso l’istituzione dell’Italia Annonaria, dall’altra rice-veva in cambio un periodo di sicurezza e tranquillità sul fronte delle inva-sioni barbariche che durò più di un secolo.

Il primo quarto del V secolo (-)

Il V secolo si apre con Stilicone, vero periodo di transizione per quelloche riguarda il nostro argomento che conobbe le prime invasioni germa-niche sul territorio italiano dall’epoca di Aureliano, addirittura due nel-l’arco di cinque anni. Il generale, di origine vandala, ereditava una situa-

C/o Prof. Y. Le Bohec, Maison de la Recherche, Université Paris IV-Sorbonne. ,rue Serpente, F- Parigi, Francia. Per una bibliografia generale su questi eventi, rimandiamo a F. Sartori, Veronaromana, Storia politica, Economica, Amministrativa, in Verona e il suo territorio.Volume I, Verona, , pp. -; S. Mazzarino, Stilicone. La crisi imperiale dopo

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zione difficile che si era creata, in linea di massima, subito dopo il disa-stro romano di Adrianopoli. La sua opera si inquadra strettamente nellacontinuazione della politica di Teodosio che gli aveva affidato l’incarico diproteggere suo figlio Onorio.

In quel periodo perseguì una politica di arruolamento massiccio di bar-bari – la parola va intesa senza un significato peggiorativo – nell’esercito.I primissimi anni del generale furono consacrati all’impegno in regionilontane dall’Italia con due interventi in Grecia e uno in Africa. E, secon-do le fonti che sono arrivate fino a noi, quella fu l’ultima volta che unaflotta romana occidentale entrò in azione. Sin dal , dopo aver inviatole truppe orientali a Costantinopoli l’anno precedente, consacrò il suoimpegno al rafforzamento del proprio esercito recandosi sul Reno con undoppio scopo: assicurare la stabilità della regione, confermando i trattaticon i popoli barbari, e reclutare nuovi soldati. Ma dal in poi, il rag-gio d’azione di quello che potremmo chiamare l’esercito d’Italia si ridus-se decisivamente. Il problema del reclutamento diventò una questionericorrente per Stilicone e i suoi successori. L’intera reggenza del generalevandalo fu centrata su questo tema al fine di disporre di un esercito all’al-tezza dei problemi dell’epoca. Questo squilibrio creò una grave mancanzanell’ambito della difesa dell’Occidente e anche dell’Italia.

Sappiamo che Stilicone era impegnato in Rezia quando Alarico invasel’Italia nel novembre . La penisola, sguarnita, non oppose una resisten-za valida ed organizzata al re Visigotico. Egli, infatti, incontrò solo unaresistenza sporadica e passiva nelle piazzeforti di Aquileia e di Milano,capitale dell’Impero d’Occidente. Il generalissimo, pur trovandosi in unaregione vicina all’Italia, non fu in grado di intervenire prima di ben quat-tro mesi, essendo costretto a provvedere in gran fretta al rafforzamento delproprio esercito.

Sappiamo della partecipazioni di federati Alani sotto la guida di Saulnella prima battaglia di Pollentia. Dopo aver cacciato Alarico, Stilicone fudi nuovo impegnato al potenziamento del suo esercito attraverso l’emana-zione di numerose leggi nel -. Per questo motivo non ci risultanessuna operazione militare in questo arco di tempo. Il problema si pone

Teodosio, a ed., Milano, ; V. neri, Verso Ravenna capitale: Roma, Ravenna e leresidenze tardoantiche, in Storia di Ravenna. I. L’evo antico, a cura di G. Susini,Ravenna, , p. ; Storia di Roma, , , , Torino, pp. -; Y. Le Bohec,L’armée romaine sous le Bas-Empire, Parigi, . CTh VII, XIII, ( dicembre ); CTh, VII, XVIII, ( febbraio ); CTh, VI,

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di nuovo con l’invasione di Radagaiso alla fine del . La vera risposta diStilicone scattò soltanto durante l’estate successiva e lo portò alla vittoria,nell’agosto del . Di nuovo, il nemico entrò in profondità in territorioromano e fu bloccato solo all’altezza di Firenze. In questo caso, il genera-le si era assicurato l’aiuto di Unni e di Goti sotto la guida dei loro capi.

Il problema strutturale della forza dell’esercito romano e del suo reclu-tamento non venne mai perso di vista da Silicone che anzi “approfittò”anche delle invasioni in Italia per rafforzarsi militarmente. Infatti è piùche probabile che proprio questa fu la ragione principale per assicurarsi ilconcorso di Alarico per le guerre programmate dal generale dopo il .Il Vandalo approfittò anche della sconfitta di Radagaiso per assicurarsinuove reclute dall’esercito ostrogoto nel .

Per conoscere l’esercito di cui disponevano i romani d’Occidente e sape-re di più intorno all’organizzazione della difesa della penisola, disponiamodi due fonti essenziali: la Notitia Dignitatum e le iscrizioni di Concordia

(Tab. ). Per l’Italia, il documento elenca anche sei fabbriche d’armi la

XXVII, (o luglio ); CTh, VII, XVIII, ( luglio ); CTh, VII, XVIII, (ottobre ); CTh, VII, XVIII, ( ottobre ); CTh, VII, V, ( marzo ). Stilicone aveva incaricato Alarico per impadronirsi dell’Illyricum orientale tra il

e il (Sozo., VIII, , - e IX, , -; Zos., V, XXVI, - e XXVII, ) e poi controil ribella Costantino III nel (Zos., V, XXXI, -). Olimp., fr. secondo il quale furono in dodicimila uomini ad arruolarsi nell’esercito distanza in Italia. La cifra è giustamente ridimensionata in P. J. heather, , p. . Per un orientamento bibliografico, rimandiamo a G. Clemente, La notitiaDignitatum, Cagliari, , pp.; Id., La Notitia Dignitatum, in Convegno interna-zionale: Passaggio dal mondo antico al Medio Evo. Da Teodosio a Carlo Magno. Roma, - maggio , Roma, , pp. -; D. hoffmann, Das spätrömische Bewegungsheerund die notitia Dignitatum, Düsseldorf, -, vol. e M. Kulikowski, TheNotitia Dignitatum as a historical source, in Historia, , (), pp. -.Segnaliamo inoltre una nuova edizione del documento: La notitia dignitatum.Nueva edición crítica y comentario histórico, a cura di C. neira Faleiro, Madrid, . D. hoffmann, Die spätrömischen Soldatengrabschriften von Concordia, in MuseumHelveticum, , (), pp. -; Id., -; G. Lettich, Le iscrizioni sepolcrali tar-doantiche di Concordia, Trieste, , pp. e M. Vannesse, La religion dans l’arméeromaine du IVe siècle: l’exemple d’Aquilée et de l’Italie du nord, in corso di stampa() in Actes du ème congrès sur l’armée romaine (Lione, ottobre ). A questo proposito, si è affrontato il problema dell’attendibilità dei dati dellaNotitia riguardo alla situazione dell’Italia. nello stato attuale della ricerca, le infor-mazioni sembrano valide per la penisola nel V secolo. Rimandiamo a G. Clemente,, pp. - e Id., , p. .

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cui ubicazione risponde a motivi sia strategici che pratici e quindiciPrefetture sarmatiche. A questo proposito, se tutti concordano nel valu-tare che l’insediamento di barbari dovesse essere su terre da coltivare e cheavessero l’obbligo di prestare servizio militare, si è molto discusso su laloro dislocazione stessa nella penisola. Vorremmo tornare brevemente sul-l’argomento. Due delle Prefetture sono ubicate nel sud, mentre le altre siconcentrano soprattutto in Italia nord-occidentale. Undici stavano inregioni sprovviste di veri interessi strategici in epoca tardoromana e si tro-vavano lungo percorsi stradali di importanza secondaria. Perciò, nonpensiamo che si tratti di una qualsiasi organizzazione strategica di presi-di militari creati nell’ambito di un piano organico di difesa della peniso-la, ma piuttosto dell’organizzazione, dell’istituzionalizzazione di una pra-tica già diffusa nel IV secolo tramite l’insediamento stabile di barbari sulterritorio italiano. Questa scelta si inquadrava pienamente nella politicadela fine del III secolo della perdita progressiva dei privilegi dell’Italia edella sua messa a contributo nello sforzo militare in Occidente.

La struttura del comando in Occidente va inquadrata nella “politica diRavenna” che consisteva nella scelta di affidare la difesa dell’Occidente(ma vale soprattutto per l’Italia) ad un generale in capo che comandaval’intero esercito e elaborava de facto la politica militare della pars Occidentis.Questo generale era contrapposto ad un imperatore debole sul piano mili-tare, anche se rimaneva teoricamente il capo supremo dell’esercito.

Riguardo agli effettivi dell’esercito di stanza in Italia, abbiamo informa-

Concordiensia sagittaria (Not. Dig. Occ., IX, ): fabbrica di frecce a Concordia;Veronensia scutaria et armorum (Not. Dig. Occ., IX, ): fabbrica di scudi ed armi aVerona; Mantuana loricaria (Not. Dig. Occ., IX, ): fabbrica di corazze a Mantova;Cremonensia scutaria (Not. Dig. Occ., IX, ): fabbrica di scudi a Cremona; Ticenensiaarcuaria (Not. Dig. Occ., IX, ): fabbrica di archi a Pavia e Lucensia spatharia (Not.Dig. Occ., IX, ): fabbrica di spatha a Lucca. Not. Dig. Occ., XLII, (Villa del Foro/Valenza); (Oderzo); (Padova);

(Verona); (Cremona); (Torino); (Acqui Terme e Tortona); (novara);

(Vercelli); (Reggio Emilia); (Bologna); (Verolengo e Ivrea) e (Pollenzo). Una conferma viene da CTh, VII, , ( gennaio ). E. Bianchi, , pp. -; L. Cracco Ruggini, , pp. e ; Id., , p. ; E. Demougeot, , pp.-, nota ; S. Giorcelli Bersani, , pp. -; V. B. Kovalevskaja, ,p. ; A. Marcone, , pp. -; M. Sannazaro, b, p. . Solo due città godendo di un’importanza militare rilevante, Verona e Bologna,ospitavano Prefetture sarmatiche. A. Marcone, , p. ; M. Sannazaro, b, p. .

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zioni precise tramite Zosimo per un episodio datato . In effetti, l’au-tore dice che Stilicone aveva radunato trenta reparti a Pavia per fronteg-giare l’invasione di Radagaiso. C’è da notare che lo scrittore fornisce unquadro dell’esercito regolare e tralascia di far riferimento alle truppe deglialleati barbari che compaiono massicciamente nelle fonti letterarie sindagli ultimi decenni del IV secolo. Ma, più oltre, precisa che gruppi diUnni e di Alani dovevano essere aggiunti all’esercito romano.

Quasi sistematicamente gli autori eseguono una differenza tra le trupperegolari dell’esercito romano e quelle dei federati, respettivamente chia-mate στρατιώται e βαρβάροι dagli autori in lingua greca come Zosimo,Socrate, Teodoreto e Sozomeno. Si trattava di gruppi etnicamente com-patti, di solito sotto la guida del loro capo/re come gli Unni di Uldin e iGoti di Saro che compaiono entrambi nella guerra del e che presta-rono servizio per i Romani per un periodo ben determinato: il tempo diuna guerra. In questo modo, il governo traeva vantaggi, oltre che milita-ri, sia economici che politici.

Per l’Occidente, è all’epoca di Stilicone che si può collocare la nascita deicosiddetti bucellarii, pur ancora allo stato iniziale. All’origine sempliceguardia personale, composta sostanzialmente da soldati barbari dall’epoca

Zos., V, XXVI, . Sull’uso e il significato di questo termine, rimandiamo a A. Chauvot, , pp.-. nell’ambito degli eventi collegati a Gainas (Socr., VI, , -; Sozo., VIII, , e VIII,, -; Teod., V, , ; Zos., V, XIII, ; XVII, ; XVIII, e XX, ), durante la cala-ta di Radagaiso nel (Zos., V, XXVI, ) e anche nel , poco prima della caduta diStilicone (Sozo., IX, , -; Zos., V, XXXI, ; XXXIII, - e XXXIV, -). Entrambi appaiono come capi o re: Iord., Rom., (rex-re); Marc., a. , in Chron.Min., II, p. (rex-re); Oros., VII, , (dux-capo). L’importanza della pratica è confermata da Giovanni Antiocheno (fr. [])all’epoca della guerra che Maioriano preparava contro i Vandali. Dopo il fallimentodella campagna militare, l’autore precisa che l’imperatore congedì in Gallia le trup-pe alleate, fra cui Goti, prima di tornare in Italia. Il primo riferimento a GiovanniAntiocheno viene dall’edizione di R. C. Blockley, The fragmentary classicisingHistorians of the later Roman Empire. Eunapius, Olimpiodorus, Priscus and Malchus,Liverpool, Francis Cairns (-), vol.; il secondo riferimento invece, messo traparentesi quadrate, è quello di U. Roberto, Ioannis Antiocheni Fragmenta ex Historiachronica, Berlino-new York, Walter de Gruyter (). Secondo Olimpiodoro, fr. , il termine è comparso sotto l’imperatore Onorio eincludeva soprattutto barbari a partire da quest’epoca.

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di Onorio, diventarono veri eserciti privati strettamente legati al lorocapo. Per l’Italia nel primo quarto del V secolo, il caso è documentatoper Stilicone e per Saro. Perno tra l’uso dei federati nell’esercito e il raf-forzamento del potere personale, questo fenomeno consacrava il ricorsooramai sempre più importante ai barbari per la difesa dell’Impero.

Ma qual’era la proporzione complessiva dei barbari nella loro partecipa-zione allo sforzo di guerra romana? Disponiamo di alcuni dati per l’eser-cito regolare. Tra le truppe elencate in Italia dalla Notitia, ci sono quaran-tacinque reparti, di cui diciasette portano esplicitamente il nome di unpopolo barbaro (quasi il %) (Tab. e ). La proporzione tra i reparti diHonoriani cresce al %. Se si vuol sapere se alla denominazione corri-sponde un reclutamento su una base germanica, dobbiamo prendere inesame le quanranta iscrizioni militari del “sepolcreto delle milizie” diConcordia, inquadrabili tra la fine del IV e l’inizio del V secolo. Quattrosono i reparti – su un totale di ventidue – a portare un nome barbaro.Questi sono documentati da sedici soldati e tra di essi, ben tredici hannoun nome barbaro, pari a più dell’ %. Inoltre, sulle trentotto epitaffiper cui il gentilizio è conservato, venti sono di stirpe barbara.

Per un orientamento bibliografico sul fenomeno: si veda h.-J. Diesner, , pp.-; D. hoffmann, -, p. (“Privatsöldner” e “persönlichenGefolgschaftskorps”); J. h. W. G. Liebeschuetz, , pp. - (definendo i bucel-larii in pagina come “a body of soldiers enjoying so close a relationship to theircommander that they appear to be members of a private force rather than of theimperial army”); W. Pohl, , p. . I bucellarii del primo erano soprattutto Unni e quelli di Saro Goti, stimabili traduecento e trecento. Si nota la presenza di truppe barbariche fedelissime al capo romano nell’agosto del, che schierandosi apertamente col loro generale contro Onorio, cercarono in vanodi spingere Stilicone ad attacare le truppe romane dopo la rivolta di Pavia. Il Vandalo,fedele alla dinastia teodosiana, e quindi all’imperatore Onorio, preferì essere giusti-ziato da costui piuttosto che ribellarsi e scatenare un’inizio di guerra civile. Cf. Zos.,V, XXXIV, -. Brachiati: AE , (b); CIL V (b) e (b); Eruli: AE , (b),

(b), (b) e CIL V (b); Batavi: AE , (b); (b); CIL V (b), (b), (r), (r), (b) e (r); Bructerorum: CIL V (b). Questo dato concorda sostenzialmente con quanto affermato da M. Buora, , p.; D. hoffmann, -, pp. -; G. Lettich, , p. ; J. h. W. G.Liebeschuetz, , p. ; R. Tomlin, , p. ; C. Zuckerman, , pp. e . M. Vannesse, in corso di stampa ().

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Presenza di gentilizi barbari nei reparti di origine germanica delle iscrizioni diConcordia

Quindi, se cerchiamo di stabilire cifre per quanto riguarda l’esercito distanza in Italia nella seconda parte del periodo stiliconiano, pur con la mas-sima cautela dovuta a queste stime, ci avviciniamo per l’esercito regolare auna cifra stimabile tra i quindici e ventimila uomini con all’incirca la metàdi barbari. Come per Zosimo, la Notitia elenca solo i reparti dell’esercitoregolare e di conseguenza le truppe dei federati non ne fanno parte. Il chepotrebbe spiegare la scarsa presenza di cavalleria (solo sei reparti su quaran-tacinque, pari al %), che molto probabilmente era affidata a truppe bar-

Per una bibliografia esauriente sull’argomento, rimandiamo a M. Vannesse, .

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RIFERIMEnTI GEnTILIZI BARBARI-ROMAnI

Brachiati

AE , Fl(avius) Odiscus Barbaro

CIL V Fl(avius) Andia, Otraustaguta e Ilateuta Barbari

CIL V Fl(avius) Saumae, Alagildus e Evingus Barbari

Eruli

AE , Fl(avius) Sindila Barbaro

AE , Gunthia Barbaro

AE , Fl(avius) Batemodus Barbaro

CIL V Fl(avius) hariso Barbaro

Batavi

AE , Fl(avius) Fasta o Fassa Barbaro

AE , Fl(avius) Abruna Barbaro

CIL V Fl(avius) Carpilio Barbaro

CIL V Fl(avius) Launio Barbaro

CIL V Fl(avius) Savinus Romano

CIL V Fl(avius) Vict[o]rinus Romano

CIL V Vassio e Suandacca Barbari

CIL V Ursacius Romano

Bructerorum

CIL V Manio ? Barbaro

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bariche – ma non esclusivamente. Le informazioni corrispondono conquelle fornite da Zosimo. In questo modo, nei casi eccezionali, si potevasuperare questa percentuale, sin dalla fine del IV secolo ai tempi delle guer-re civili e dall’inizio del V secolo con le invasioni barbariche, l’esercitod’Italia può essere stimato ad un massimo di trenta trentacinquemilauomini. Pertanto se ne può dedurre che all’inizio del V secolo l’esercito eracomposto per metà da barbari, per i reparti regolari, e da circa due terzi ditruppe barbariche con il rinforzo complessivo dei federati.

Questo quadro mostra soprattutto la stretta dipendenza del potereromano dai contingenti barbarici in caso dello scoppio di una guerra, sianell’esercito che con i federati. La rivolta di Pavia dell’agosto segnòuna svolta importante. Da una parte, ebbe l’effetto di stroncare lo StatoMaggiore dell’esercito alla vigilia della seconda invasione di Alarico – equesto spiega almeno in parte la mancanza di reazioni contro l’invasore trail e il . Dall’altra di provocare la diserzione della maggior parte deibarbari federati, compresi quelli di stanza nelle città italiane. Tuttavia,in linea di massima, non si può affermare che l’esercito regolare romanofosse uscito sostanzialmente indebolito da questi eventi.

Il fatto è che non vi furono veri e propri scontri con i Visigoti se si eccet-tua un solo raid, e che arrivarono rinforzi dall’Oriente: circa a quattromi-la uomini. nel -, al servizio di Ravenna c’erano ancora piccolinuclei di barbari, come gli Unni e i Goti di Saro. L’impreparazione e l’in-competenza dei gerarchi romani per fronteggiare l’emergenza si rende evi-dente all’indomani dell’uccisione di Stilicone e dei suoi fedeli. L’esercitonon si ritenne in grado di affrontare i Visigoti scesi nella penisola, néprima né dopo il sacco di Roma. Infatti, il primo intervento di CostanzoIII nel mirò a eliminare l’usurpatore Costantino III in Gallia, compi-to ritenuto più accessibile che sferrare un attacco contro i Goti che stava-no saccheggiando l’Italia meridionale.

Questo quadro è sostanzialmente valido anche per l’esercito regolare

Soprattutto con gli Alani e gli Unni. Cfr. D. hoffmann, -, pp. -; J.h. W. G. Liebeschuetz, , p. . Ibid., p. : “It appears to be a fact that in this period the standing army was notlarge enough to deal with emergencies as they arose […]”. Zos., V, XXXII, -XXXV, . Zos., V, XXXV, -. Zos., V, XLV, e VI, XIII, . Oros., VII, , .

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dell’epoca del comes Costanzo III. Infatti, i quarantacinque reparti elenca-ti dalla Notitia in Italia, nello stato in cui ci è pervenuta, sono ascrivibilial più tardi agli anni . Per quanto riguarda i reparti che portano ilnome di Onorio nella parte occidentale, di cui solo tre si trovano in Italia(contro sei in Gallia), sebbene si consideri generalmente che siano creazio-ni di Stilicone, niente vieta anche che lo siano dal suo successore, CostanzoIII, pure in misura minore. Ammettendo in questo caso che ci siano vereformazioni rispetto al primo periodo stiliconiano, sarebbero da collegareall’attività del generale per rafforzare l’esercito d’Italia. Solo un reparto èsicuramente ascrivibile all’epoca di Valentinano III, perché porta il nomedell’imperatore, che di solito è datato della seconda metà degli anni ,cioè dagli inizi del suo regno.

Al problema strettamente militare ne se aggiunge un’altro di tipo eco-nomico. Infatti, le scorrerie dei Visigoti crearono un problema per tutta laparte centro-meridionale della penisola a causa delle riduzioni delle tassevarate da Onorio e della conseguente mancanza di denaro per il tesoroimperiale: all’indebolimento militare fece seguito l’indebolimento eco-nomico.

Il primo quarto del V secolo si chiude con la morte di Onorio e la rivol-ta di Giovanni, la prima a interessare direttamente l’Italia da tre decennise si esclude l’incursione mancata di Costantino III nell’estate del .nonostante la scarsità delle fonti, emergono chiaramente due elementi: ilruolo di Ravenna come fortezza nella quale il tirano Giovanni si rinchiu-se e l’inadeguatezza dell’esercito d’Italia per fronteggiare una spedizionedell’Impero d’Oriente.

Il periodo aeziano e il secondo sacco di Roma (-)

Dopo il quinquennio -, le fonti si diradano in modo decisivo perla nostra conoscenza dell’esercito romano, specialmente per quello cheriguarda le fonti epigrafiche dato che pochissime iscrizioni militari sonosicuramente ascrivibili al pieno V secolo per la penisola.

L’esercito d’Italia apparve subito debole sin dall’inizio del periodo esa-minato. Infatti, nel -, era sotto il comando di Giovanni e non siritenne in grado di fronteggiare le forze guidate da Aspar e da Ardabur ed

D. hoffmann, -, pp. e . Secondo l’autore, sono almeno (su ) ireparti onoriani ascrivibili all’attività di Stilicone. CTh, XI, XXVIII, (maggio ) e CTh, XI, XXVIII, (novembre ).

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Ezio fu costretto a recarsi dagli Unni per ottenere mercenari. E’ indubbioche questi giocassero un ruolo importante durante l’affermazione del pote-re di Ezio. Se si può ragionevolmente pensare che tenesse con sé una partedegli Unni che portò con lui in Italia nel , il potere di Ezio si rafforzòsoprattutto nel quando poté contare sul sostegno di migliaia di altriUnni dal re Rua.

Lo sviluppo dei bucellarii si registra soprattutto in concomitanza conBonifacio ed Ezio nel nostro caso. Le loro “guardie private” sono stima-bili in migliaia di uomini e furono protagonisti della guerra fra i duegenerali del . Furono anche due bucellarii di Ezio a eliminareValentiniano III nel per vendicare l’uccisione del loro capo dalla manodello stesso imperatore.

L’Africa, prima sfida importante di questo periodo, apparve presto comeil segno della debolezza militare e politica dell’Impero. Il tema del fronteafricano ha inizio con una guerra civile () e finisce con la sconfittaromana di fronte ai Vandali (). Il periodo fa emergere bene i due pro-blemi maggiori e ricorrenti per il V secolo: la debolezza tattica delle trup-pe romane e gli importanti problemi logistici collegati all’invio di un veroesercito sul continente. Sin dall’inizio, Bonifacio non fu in grado di bloc-care i Vandali, nonostante l’aiuto militare fornito dall’Oriente. Lo scaccodell’Occidente si può spiegare con la debolezza degli effettivi dell’eserci-to a sua disposizione e la mancanza di una vera flotta, nonché con la scar-sità dei mezzi mandati.  Tra le forze inviate in Africa prima controBonifacio e poi contro i Vandali tra il e il , ci furono molti Goti.

La conquista dell’Africa non era di poco conto per l’Italia perché modi-ficava in modo irrevocabile il quadro geostrategico della penisola e si trat-tava perciò della modifica più importante avvenuta durante il V secolo.Da una parte, l’Italia perse la principale fonte di approviggionamenti fuoridalla penisola e dalle sue isole. E questo fatto determinò un doppio pro-blema: metteva a repentaglio il rifornimento di Roma in grano e creava

Chron. Gall. a. CCCCLII, , in Chron. Min., I, p. ; P. Diac., Hist. Rom., XIII,; Prosp., . Agost., Ep., , (homines); Possid., Vita S. Aug., XXVIII, (Gothi federati). Addid. ad Prosp., in Chron. Min., I, p. (bucillarius); Cassiod., Chron., (amici);Ida., (familiares); Marc., a. , in Chron. Min., II, p. (satellites); Prosp.,

(amici armigeri). Si veda la nota precedente. Possid., Vita S. Aug., XVII, e XVIII, . L. Cracco Ruggini, ², p. .

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una sfida anche dal punto di vista militare perché il potere romano paga-va spesso truppe barbariche con rifornimenti di grano.

Inoltre, la perdita dell’Africa rompeva il dominio romano sul mare. Mail pericolo vandalo per l’Italia non arrivò prima della conquista diCartagine e del suo porto, avvenuta nel . Data la sua posizione geo-grafica, l’Italia costituiva il primo bersaglio. Ed è proprio sotto la direttaminaccia vandala che si inquadra l’ultimo tentativo di difesa della peniso-la, datato del .

All’inizio di questo decennio, la politica di Ravenna mirava ad assicura-re la difesa dell’Italia affidandola al generale Goto Sigisvulto. Tre novelle(Nov. V, del marzo, VI del marzo e IX del giugno ) consen-tono di vedere che i provvedimenti si articolavano su quattro livelli: il raf-forzamento dell’esercito di stanza nella penisola, la dichiarazione dellostato dell’auto-difesa, lo schieramento di presidi militari (soldati e federa-ti) nelle città della fascia costiera (urbibes ac litora) e la richiesta di rinfor-zi aeziani e orientali. La manovra era strettamente ridotta a misure difen-sive e mostrava un’Italia impreparata di fronte ad una minaccia vandalicache era in atto sulla penisola da un quinquennio. Ma soprattutto mostravala consapevolezza del potere di non essere in grado di avviare una difesa ade-guata. L’iniziativa, l’attacco, spettava a Genserico. Se c’erano già segni del-l’indebolimento della marina militare romana dalla fine del IV secolo,abbiamo la conferma della sua scomparsa a partire dalla conquista vandala.

Se non conosciamo i risultati immediati di questi provvedimenti neiconfronti dell’esercito, possiamo immaginarli come abbastanza scarsi edubitare che un vero rafforzamento delle forze armate di stanza in Italiaebbe effettivamente luogo. Infatti, anche se nel non ci fu un’offensi-va vandala in grande stile sul territorio italiano, Valentiniano III ammisegià dal le difficoltà, se non lo scacco, dell’impresa di difesa della peni-

Si pensi ai negoziati con Alarico (Zos., V, LXVIII, ), agli approviggionamenti chesarebbero stati necessari per l’arrivo di rinforzi Unni sotto Onorio nel (Zos., V,L, ) e al pagamento di seicentomila modi di grano a Vallia in cambio della pace(Olimp., fr. ). L’incursione vandala del in Sicilia, di cui sappiamo solo da Prospero (), ègeneralmente considerata come una prova prima delle grandi mosse di Genserico.Cfr. G. Fasoli, , p. ; F. Giunta, , pp. -. non si tratta quindi di una difesa organizzata al livello delle città e degli horrea-maggazzini (“shores”) come lo pensa n. Christie (, pp. -), basandosi peròsulla traduzione errata del brano di Cl. Pharr del (pagina ). M. Reddé, , pp. -.

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sola per la mancanza strutturale di fondi e l’incapacità di procedere anuovi reclutamenti. Lo stesso imperatore, nel , riconobbe che il tesoroimperiale non bastava (Nov., VI, ) per le ingenti spese militari a difesadella penisola con la conseguenza di notevoli problemi per attrezzarel’esercito regolare (Nov., XV, ). In effetti, i Vandali avevano danneggiatodirettamente il tesoro imperiale a partire dallo loro conquista dell’Africanel ma anche attraverso le loro incursioni in Italia e nelle sue isole. Aquesto si accompagnavano spesso ingenti danni economici e di conse-guenza importanti riduzioni di tasse per le regioni colpite, sul modellodell’invasione visigotica del - nel sud dell’Italia (cfr. sopra). Per cer-care di porre un rimedio al problema, Valentiniano III introdusse unanuova tassa nel , il siliquaticum.

Invece, siamo meglio informati intorno alle misure di difesa del territo-rio in quanto sappiamo che l’apprestamento di soldati nelle città costieresi accompagnò della fortificazione di alcune di esse. Infatti, la Novella V() ordinava il restauro delle mura Aureliane di Roma. Inoltre è attesta-to un terremoto che, verso il , danneggiò la parte meridionale delrecinto della Città. Sembra anche possibile intravedere nell’alzato conser-vato del recinto tracce che potrebbero risalire a quest’epoca secondo le fasiindividuate dalla cronologia relativa. Sappiamo anche da un’iscrizione

Ricorderemo le riduzioni delle tasse varate da Onorio (CTh, XI, XXVIII, di mag-gio e CTh, XI, XXVIII, di novembre ) dopo le devastazioni legate alla pre-senza di un paio di anni dei Visigoti nel sud dell’Italia. Le due leggi elencano le pro-vince del centro-sud della penisola: Campania, Toscana, Picenum (Suburbicario),Samnium, Apulia, Calabria, Lucania e Bruttium per colpa della “vetustatis gravior one-rat adscriptio et post hostium vastavit incursio” (nel caso della Campania). Cfr. la testimonianza di Paolo Diacono (Hist. Rom., XIV, ) secondo la quale lemura di napoli garantirono la sua salvezza ma non ai campi circonstanti che furonosaccheggiati dai Vandali. Nov., I, del per la Sicilia (con numerose città elencate che beneficiarono diprovvedimenti imperiali speciali); Nov., XIII del per le province arficane. Ci fuanche la cancellazione dei privilegi fiscali (Nov., IV del gennaio e X del marzo). Sul problema aggiuntivo dell’indisciplina fiscale dei senatori, rimandiamo a S.Cosentino, , pp. -. Cfr. n. Christie e A. Rushworth, , p. ; Kn.hannestad, , pp. e -. Nov., XV con lo scopo di “robur numerosi exercitus praeparetur”. Il terremoto è attestato sia da alcune iscrizioni (CIL VI -), accenandodel restauro di anfiteatri della città, che da fonti letterarie. Cfr. P. Diac., Hist. Rom.,XIII, ; Fasti Vind., , in Chron. Min., I, p. .

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

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che, nel , si provvide ad interventi sulle mura di napoli. Ed è ancheprobabile che il poderoso recinto della città alta di Terracina risalga a que-sto periodo. Avremmo così lavori di fortificazione su almeno tre cittàmarittime della fascia tirrenica risalenti agli anni .

Il dotare la penisola di difese contro la minaccia vandalica sarebbe quin-di opera da attribuire a Sigisvulto. Lo scopo sarebbe stato quello di appog-giarsi su piazzeforti per fronteggiare la minaccia, sia per il rifugio dellepopolazioni in caso di attacco, sia per difendere il territorio tramite unacontroffensiva. Tuttavia, i problemi del reclutamento e del potenziamentodell’esercito dovettero cancellare in buona parte questo piano di difesa.

A partire da quest’epoca, il crollo della difesa dell’Italia era già effetti-vo. La conferma arrivò un decennio più tardi, con l’invasione di Attila nel e il secondo sacco di Roma nel . Una prima volta Ezio era riuscitoa sconfiggere il re Unno che aveva invaso la Gallia nel . Egli era inter-venuto dopo una lunga preparazione causata da problemi logistici e daglieffettivi. L’esercito che aveva radunato era romano solo di nome perchécomposto quasi esclusivamente da federati al punto che il lato eteroclitonon sfugge a Sidonio Appolinario che disse che non c’era più un sololegionario sotto gli ordini del generale romano. Tuttavia, la secondainvasione Unna, in Italia, colse Ezio di sorpresa. Gli Unni seguironosostanzialmente il percorso di Alarico nel - attraversando le AlpiGiulie al passo del Piro e le sue fortificazioni sguarnite.

I rifacimenti, che sembrano eseguiti dopo il terremoto del , includono un’alter-nanza di mattoni e di pezzi di pepperino (“dirty pozzolana”) e sono concentrati nellaparte meridionale del recinto. Si veda n. Christie, , p. ; Id., , p. ; Id.,, p. ; L. Pani Ermini, , pp. -; M. Quercioli, , pp. -; I. A.Richmond, , pp. , - e ; M. Todd, , pp. -. CIL X . P. Diac., Hist. Rom., XIV, afferma che la città, invece di Capua e dinola, non fu presa dai Vandali perché era prottetta da un recinto. A proposito deilavori sulle mura napoletane risalendo a questo periodo: cfr. n. Christie e A.Rushworth, , pp. e -; n. Christie, , p. ; Id., , p. ; Id., ,p. ; M. napoli, , pp. , e (anche se l’autore, parlando del , pensa chesia Alarico ad aver indotto il rinforzo !). n. Christie e A. Rushworth, , pp. e -; n. Christie, , p. ; Id.,, p. ; G. Ortolani, , pp. - e -. Abbiamo una conferma indiretta da Prisco che spiega che i Vandali attacaronocittà che erano sprovviste da guarnigioni sapendo che i Romani non erano in gradodi intervenire in tutti i posti colpiti. Sid. Appol., Carm., VII, -.

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Se riteniamo di non dover prendere alla lettera la testimonianza a caldodi Prospero, che accenna alla fuga di Ezio di fronte al pericolo attiliano,non possiamo che constatare l’assenza totale di risposta militare coordina-ta per tutta la durata dell’invasione. non è neanche sicuro che la resisten-za di Aquileia non sia stata il frutto di iniziativa locale. La carestia, lapestilenza e la preparazione di un’offensiva sul Danubio da parte dell’im-peratore d’Oriente furono le principali cause che indussero il ritiro diAttila dopo aver sacchegiato Aquileia, Milano e altre città dell’Italia set-tentrionale. Questa calata vide la distruzione delle due città più importan-ti del nord Italia secondo gli equilibri stabiliti dalla Tetrarchia, sia dalpunto di vista militare che politico e religioso.

All’uccisione di Ezio nel da parte di Valentiniano III in persona feceseguito l’anno seguente l’esecuzione dello stesso imperatore dai fedelissi-mi del generale ormai scomparso. Pochi mesi più tardi, l’annuncio dell’ar-rivo di una flotta vandala allo sbocco del Tevere costrinse alla fuga il suc-cessore di Valentiniano III, Massimo, che venne poi subito giustiziato.L’apice della crisi in Italia era oramai raggiunto. I Vandali saccheggiaronoRoma indisturbati per ben due settimane.

Durante questo periodo, si è notato l’avvicinamento tra Ravenna eRoma come residenza imperiale in continuità di una pratica già percepi-

Prosp., e Chron. Gall. a. CCCCLII, , in Chron. Min., I, p. . non sareb-be il primo caso nella storia romana. Si ricordi l’episodio del in cui la popolazio-ne organizzò con successo la resistenza della città di fronte all’invasione di Massiminoe quello dello scacco di Alarico nel prendere la metropoli nel nonostante l’asse-dio delle sue truppe. L’accenno di Iordanes (Rom., XLII, ) della presenza di mili-tari nel centro non esclude a priori che si tratti di un’iniziativa presa da Ezio per ral-lentare gli Unni e comunque deve probabilmente intendersi come una sempliceguarnigione. Cfr. R. Bratož, , pp. - e nota ; Y.-M. Duval, , pp. -. Contra G. Zecchini, , p. . L’episodio non è senza ricordare due sviluppi nell’ambito delle prime invasioni ger-maniche dell’Italia nel V secolo. Per il primo, Claudiano (VI Cons. Hon., -, - e -) accenna che la fame e le malattie hanno duramente colpito l’esercito diAlarico durante la battaglia di Verona nel e che poi fu accerchiato dalle trupperomane. Il secondo evento portò alla sconfitta degli Ostrogoti di Radagaiso nel .Circondati da Stilicone sulle alture di Fiesole, numerosi barbari morirono infatti percolpa della mancanza di cibo e delle malattie. Già a quest’epoca, la tecnica diStilicone (“un grande maestro dell’accerchiamento” secondo S. Mazzarino, ², p.) tradiva le difficoltà di reclutamento (come ben spesso la sua inferiorità numeri-ca) e la volontà del Vandalo di sconfiggere i barbari cercando di evitare al massimo leperdite romane.

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

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bile nella seconda metà del regno di Onorio. Questa politica, maggior-mente seguita sotto Valentiniano III, fa in modo che il secondo sacco diRoma costituisca una sconfitta militare più importante di quella patitadai romani con il primo. Durante gli episodi del e del , si notacome ogni volta in cui è mancata una reazione militare romana, sia inter-venuta, invece, la massima autorità religiosa del momento, nella personadel papa Leone I, allo scopo di arginare al massimo i danni. Tuttavia, eglinon ebbe una vera importanza nel campo militare.

Il periodo si chiude con l’uccisione di colui che possiamo considerarel’uomo forte dell’Occidente da due decenni, dalla morte di ben due impe-ratori e da due pesanti sconfitte senza nessuna reazione romana.

Ricimero e la caduta dell’Impero d’Occidente (-)

Se il periodo precedente era stato condizionato soprattutto dall’insedia-mento dei Vandali in Africa e dall’inizio della minaccia marittima, glianni - sono maggiormente caratterizzati dall’estendersi e dal raffor-zarsi del potere vandalo che raggiunse il suo apice nel Mediterraneo occi-dentale. A questo punto, si tratta dell’ultima vera sfida militare per ilpotere romano in Italia. La penisola, isole incluse, era infatti il territoriopiù colpito dalle razzie vandale con il rischio di carestia e danni moltoingenti. Sin dall’inizio, il nuovo generale in capo, Ricimero dovette subi-to fronteggiare questo problema. Per questo all’inizio i Romani feceroregistrare velocemente i primi successi: nel in Sicilia e in Corsica enel in Campania. Secondo la testimonianza di Sidonio Appolinario,l’episodio in Campania costituì una vittoria facile perché il nemico era

M. Calzolari, , p. . Contra Y.-M. Duval, , p. . Dopo la caduta di Cartagine, ma soprattutto a partire dal , i Vandali sferraronoattachi sulla Sicilia e la Sardegna, principali fonti di approviggionamenti dell’Italiadopo l’annona africana. Salviano, De Gub. Dei, VI, fornisce un’analisi accuratadella situazione accusando i Vandali di essersi impadroniti delle due isole maggiorichiamate granai del fisco (fiscalibus horreis), e di aver di conseguenza tagliato le veneessenziali dell’Impero. Sid. Appol., Ep., I, parla inoltre di un’inizio di carestia aRoma nel e che la popolazione stava aspettando con ansia cinque navi cariche digrano in provenienza da Brindisi. Ida., ; Sid. Appol., Carm., II, . La testimonianza di Sidonio Appolinario (Carm., V, -) lascia intravedere ilmodus operandi dei Vandali per le loro razzie. In questo episodio, erano aiutati daMauri che si occupavano dei saccheggi mentre i Vandali rimanevano nelle loro navi.

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poco numeroso, poco organizzato e non attrezzato per una vera e propriaguerra ma solo per attacchi di tipo piratesco.

Ma, senza un vero piano strategico mirato a colpire i Vandali nel lorocuore, queste vittorie furono soltanto successi tattici e quindi molto tem-poranei. La realtà di questa situazione non sfuggì a Maioriano. In un primotempo, egli mandò Marcellino in Sicilia, nel , con la carica di magistermilitum. Con lui vi erano truppe prevalentemente di origine Unna. Unavolta protetto il fronte siciliano, l’imperatore si preparò a invadere l’Africae a sconfiggere Genserico ripercorrendo il percorso seguito dal re vandalodal . Però la guerra richiese un lungo tempo di preparazione per tremotivi ben precisi. Primo, l’assenza di mezzi navali costrinse l’Augusto acostruire una flotta di trecento navi. Inoltre, fu costretto a recarsi inGallia per reclutare nuovi soldati, soprattutto di stirpe barbara, e dovettedomare una ribellione di soldati barbari del suo esercito durante il passag-gio delle Alpi. In quell’occasione ne approfittò anche per assicurarsi la leal-tà dei federati nel sud del paese. Infine, l’impresa militare richiese ancheuno sforzo economico particolare testimoniato da diverse fonti.

nel suo insieme, questa lunga preparazione, poco meno di un anno emezzo dalla sua partenza dall’Italia, tolse ogni possibilità di sorprendere

È solo quando i Mauri, colti di sorpresa dalle truppe romane, hanno cercato di trova-re riparo che i Vandali sono intervenuti. Si trattava di un piccolo gruppo compostoda uomini che non erano pronti e tutti attrezzati per la guerra, ma la loro forza risie-deva soprattutto nella loro mobilità e la loro velocità a colpire dovunque la costa ita-liana al fine di saccheggiare. Questi particolari spiegano il sopravvento facile deiRomani sui gruppi di pirati. Se l’autore sottolinea la grande vittoria romana, che nonesita a chiamare una prodezza, lo scontro va ridimensionato nel senso che si trattòsolo di un successo tattico su un gruppo di pirati che si inquadra nella sfida più ampiacreata dagli attachi dei Vandali mirati a fare bottino. Per ulteriori sviluppi sulla pre-senza di Mauri al fianco dei Vandali a partire dal sacco di Roma del : cfr. Chr.Courtois, , pp. e ; Y. Modéran, , pp. -. Giov. Ant., fr. []; Prisc., (Exc. De Leg. Gent., ); Sid. Appol., Carm., V, -. Sid. Appol., Carm., V, -. Nov., II del marzo , indirizzata al Prefetto del Pretorio dell’Italia Basilio, con-tiene misure riguardo la fiscalità, di cui l’obbligo di condonare tutte le tasse arretra-te. La ripresa dell’attività della zecca di Ravenna è anche testimoniata sottoMaioriano. Si nota anche l’emissione di monete (con rappresentazioni della Vittoria)di bronzo a Ravenna e a Milano mentre era una prerogativa esclusiva di Roma dopola chiusura della zecca di Aquileia. Queste attività sono da collegare con la prepara-zione della guerra dall’imperatore contro i Vandali e al bisogno sostenziale di nume-rario sottostante. Cfr. F. Panvini Rosati, , pp. -; Id., , p. .

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

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il nemico e fu fatale alla stessa spedizione. Se ci soffermiamo un attimosulla composizione dell’esercito che egli intendeva mandare in Africa,nelle fonti non compaiono più reparti strettamente romani, ma, sulmodello delle truppe di Ezio nel , numerosi barbari federati con quel-lo che sembra essere una prevalenza di Goti e di Unni-Sciri.

L’episodio costituisce una prova chiara che l’Impero d’Occidente non erapiù in grado di intraprendere una guerra schierando ingenti mezzi in ter-ritori lontani, e a maggior ragione in oltremare per il caso dei Vandali cherichiedeva il possesso di una flotta da guerra. Questa situazione è rispec-chiata dalla scelta di aprire il fronte siciliano dal : questo fronte, infat-ti, era ritenuto più facile di quello africano e per questo rese la regionevera protagonista dello scontro armato contro i Vandali. Data la debo-lezza militare romana, lo scenario si basava sulla scelta naturale dell’isolaper un confronto tra Roma e Cartagine in quanto strettamente dettatadalla geografia.

Senza una vera politica, come quella concepita da Maioriano, i successiromani furono effimeri. L’impossibilità di sconfiggere i Vandali, legataall’incapacità romana di portare la guerra in territorio vandalo, costrinse aconcordare la pace con Genserico. I governi sia d’Occidente che d’Orientelo avevano capito bene perché tutti i due cercheranno a loro volta di col-pire direttamente Genserico, ma invano, nel , nel e nel .

Durante l’ultimo ventennio dell’Impero occidentale, non si riscontrauna politica coerente per la difesa dell’Italia. E si può a volte addiritturadubitare che ci fosse ancora questo obiettivo, nonostante il lungo perio-do dell’onnipotente Ricimero. Egli fu più preoccupato a difendere il pro-prio potere che la sicurezza della penisola che era ancora difesa dagli inva-

Genserico ebbe modo di prepararsi avvelenando i pozzi di Mauretania e cercandodi stabilire una pace con Ravenna. Ma di fronte al rifiuto dell’imperatore di concor-dare la pace, egli decise di porre fine alla minaccia d’invasione faccendo distruggerela flotta allestita da Maioriano in Spagna. Cassiod., Chron., ; P. Diac., Hist. Rom., XIV, ; Sid., Carm., VII, - e -. Ida., ; Prisc., (Exc. De Leg. Gent., ); Giov. Ant., fr. []; Sid. Appol.,Carm., V, -, -, -; - e -. La mancanza di una vera flotta romana per fronteggiare i Vandali è esplicitamenteconfermata da Prisc., . Sullo scontro tra Romani e Vandali in Sicilia: Chr. Courtois,, pp. -; F. Giunta, , pp. -; R. J. A. Wilson, , p. . Si pensi all’uccisione di Maioriano nel e agli sforzi di Ricimero per eliminareMarcellino, trascurando di conseguenza la difesa della Sicilia contro gli attachi deiVandali.

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sori solo perché minacciavano il dominio di Ricimero che ci si era insedia-to. È questo il modo in cui dobbiamo interpretare la sua vittoria controAlani a Bergamo nel . Questo periodo si contrappone a quello di Ezioanche dal punto di vista dell’instabilità politica (con cinque imperatori, dicui tre eliminati da Ricimero stesso) alimentata da numerosi scontri inter-ni, con ben due sotto Ricimero: , , e .

Se durante l’epoca stiliconiana non è documentato nessun intervento daCostantinopoli (ma ben il contrario nel e nel ), tra il e il ,ci furono ben sei interventi militari diretti in Occidente. ne emerge chela potenza militare, la stabilità politica e la vitalità economica di questaparte dell’Impero fossero decisivamente superiori a quella dell’Occidentema il segno di questo chiaro contrasto tra le due partes era già percepibilenel IV secolo. Basti pensare che l’imperatore d’Oriente scelse – impose –il suo collega in Occidente per due volte con Antemio e nepos, contri-buendo non poco all’instabilità politico-militare, e che anche i barbariebbero addirittura modo di scegliere i loro candidati (Avito e Olibrio).

Gli ultimi anni trascorsero dunque tra guerre di potere in Italia traRicimero e Leone I e poi fra Oreste e Zenone. Segno del tramonto oramaicompiuto dell’esercito romano d’Italia, per l’ultimo scontro tra Ricimero eAntemio, nel , i due antagonisti furono costretti a chiamare rinforzibarbari: i Burgondi di Gundobaldo, lo Sciro Odoacre e altri barbari perRicimero e i Visigoti di Vidimero per Antemio. Erano barbari che si bat-tevano contro altri barbari. Abbiamo una conferma ulteriore della fine del-l’esercito romano sotto Oreste visto che furono proprio le popolazioni bar-bariche di cui era capo che lo eliminarono e portarono Odoacre al potere.

E fu proprio Odoacre a deporre l’ultimo imperatore occidentale,Romolo, che godeva solo di un potere nominale. Con lui spariva ufficial-mente l’Impero d’Occidente, che nel era già scomparso de facto datempo. Un Impero nel quale i capi militari e le loro truppe barbare non siriconoscevano più. La fine della parte occidentale dell’Impero non fu quin-di opera di un’invasione ma bensì di una rivolta interna dei barbari.

Con le relative carestie a Roma nel e nel -, quest’ultima fecendo segui-to all’assedio di Ricimero. Marc., a. , in Chron. Min., II, p. . P. Diac., Hist. Rom., XV, . Ida., . Giov. Ant., fr.  []; Prisc., Exc. de Leg. Rom., . Procop., B.G., I, , -.

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

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Conclusione

Pratica di antica data, il reclutamento di barbari nell’esercito romanodivenne sempre più diffuso nel corso del IV secolo. Sin dal , i barbarifurono protagonisti in modo decisivo nella difesa dell’Italia sulla qualeStilicone fu costretto a concentrarsi per fronteggiare le prime invasioni delV secolo e cercando in questo modo di rafforzare il proprio esercito attraver-so il reclutamento di barbari, proseguendo ampiamente l’opera teodosiana.

Il fenomeno della barbarizzazione dell’esercito andò avanti conCostanzo III e soprattutto con Ezio la cui forza, come pure quella dei suoigenerali, risiedeva prevalentemente nei suoi alleati Unni. Dopo la metàdel V secolo scompare dalle fonti letterarie ogni testimonianza di trupperomane. Questo non significa che non ci fosse più un solo soldato romanonell’esercito, ma che lo sforzo di sostenere la guerra fosse assicurato per lastragrande maggioranza da guerrieri di stirpe barbara.

In Italia, nel V secolo, abbiamo soprattutto tre personaggi che oscuranola figura dell’imperatore sul piano militare, salvo poche eccezioni, e più

La parola va intesa senza un senso negativo. Questo fenomeno divenne pericolosoper l’esercito romano solo quando ci furono reclute barbariche in proporzioni impor-tanti, specialmente sotto la forma di contingenti di Germani, mai vinti dai Romani,che prestarono servizio sotto i loro capi. A partire da questo momento, le fonti docu-mentano numerosi problemi collegati all’indisciplinà sottostante a tale pratica. InOccidente, i problemi dell’indebolimento dell’esercito romano, incontrati in questasede per il V secolo, traggono i radici nella seconda metà del IV secolo e in modo piùaccentuato nell’ultimo quarto. In questo periodo, la mancanza di soldi, il succedersidi ben due guerre civili in poco meno di un decennio (- e -), accrescen-do la penuria di uomini, il ricorso sempre più importante a barbari, e l’assenza dellaconcezione di una strategia sul lungo termine – nonché la volontà politica – costitui-scono le principali cause ad aver indotto il crollo dell’esercito romano nel V secolo. Citeremo l’esempio degli Unni di Litorio in Gallia nella seconda metà del decen-nio : Cassiod., Chron., ; Ida., ; Isid., ; Prosp., ; P. Diac., Hist. Rom.,XIII, ; Sid. Appol., Carm., VII, -. Sid. Appol., Carm., VII, - (); Giov. Ant., fr. [] (); P. Diac., Hist.Rom., XV, (). A questo proposito, J. M. O’Flynn, , p. nota giustamente che la guerra chevide opporsi Ezio e Bonifacio presso Rimini nel costituisce la prima volta che dueantagonisti si scontrarono non più per diventare Augusto ma ben il generale dell’im-peratore. Questa relazione di causa-effetto è ben percepita da Giov. Ant., fr. [, ].

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generalmente della politica. La scomparsa dei tre generali fu seguita daeventi disastrosi e decisivi per l’Italia: il primo sacco di Roma (primosegno dei problemi militari), il secondo sacco della Città Eterna (simbolodello scacco della strategia romana) e la caduta ufficiale dell’Impero. Dalpunto di vista geostrategico, rispetto alla prevalenza politico-militaredella pianura dell’Italia settentrionale in cui l’asse Milano-Aquileia domi-nò gli altri durante il IV secolo, nel pieno V secolo si assiste ad un impor-tanza rinnovata di Roma, all’apertura di nuovi fronti (isole maggiori ecoste italiane) e al ruolo del porto di Salona come base navale arretratadell’Oriente sia per l’Italia che per l’Africa.

Dopo i primi successi timidi, ma accertati, di Stilicone nel e nel, la difesa italiana crollò totalmente per la prima volta durante laseconda invasione di Alarico. Infatti, dopo il periodo stiliconiano, non siregistrano più veri scontri sul territorio della penisola. Un quarto di seco-lo più tardi, la situazione non cambiò più e i Romani persero le ultimesfide strategiche in Italia. non seppero fronteggiare né la nuova minaccia,dal punto di vista marittimo, portata dai Vandali insediatosi in Africa, néquella più classica del fronte terrestre tramite uno schema che rimaseinvariato dal IV secolo con un’invasione a partire dalle Alpi Giulie. Dopoil primo sacco di Roma, l’assenza di una flotta romana si fece sentire in unmodo molto acuto restringendo il raggio d’azione dell’esercito alla solapenisola e alle sue isole maggiori e compromettendo ogni possibilità diportare la guerra in territorio vandalo anche se il pericolo vandalico siaffacciò veramente su larga scala solo dopo la morte di Valentiniano III.Tutto il Mediterraneo occidentale era allora sottoposto a razzie e incursio-ni. In questo senso, per il potere romano, la guerra d’usura contro i

F. Guidobaldi, , p. . Sull’importanza militare di Salona nell’ambito della storia della Dalmazia nel Vsecolo: J. J. Wilkes, , pp. -; Fr. R. Wozniak, , pp. -. Citeremo l’offensiva di Ardabur e di Aspar nel -: Cassiod., Hist. Trip., XI,XVIII; Filost., XII, ; Giov. Ant., fr. []; Socr., VII, XXIII, -; l’arrivo diAntemio in Italia con un esercito nel con l’aiuto di Marcellino: Ida., e l’of-fensiva navale sferrata da Costantinopoli contro i Vandali nel : Cons. Const., , in Chron. Min., I, p.  ; Ida.,  ; Marc., a. ,  in Chron. Min., II, p.  .L’importanza di Salona, pure come il suo stretto legame con Aquileia in questo perio-do, è documentata dalle fibule a croce latina del tipo Keller rinvenute nei due cen-tri. Cfr. M. Buora, , pp. -; Id., , pp. -.

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

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Vandali fu molto più drammatica dell’assedio di Attila, spettacolare machiaramente circoscritto nel tempo e nello spazio.

In linea di massima, si può notare nel V secolo una continuità con lapolitica di Stilicone che privilegiò la difesa dell’Italia. Questo atteggia-mento pragmatico spiega le numerose iniziative romane, sia con azionimilitari che con trattati, nei riguardi dei Vandali perché l’Italia era laprima regione ad esser direttamente minacciata e pesantemente colpita daloro. L’Italia fu in questo senso l’ultima provincia occidentale che nonebbe una presenza germanica stabile sul proprio territorio. E fu precisa-mente questo elemento, raggiunto nel corso degli anni , che portò allafine dell’Impero.

Tabella 1: presenza di barbari nell’esercito romano di stanza in Italia secondole fonti letterarie dal 400 al 476 d.C.

Michaël Vannesse

DATA ESERCITO-EVEnTO PRESEnZA DI BARBARI RIFERIMEnTI

Inve

rno

-

Esercito di StiliconeBarbari arruolati inRezia.

Claud., Bel. Get., -.

Mar

zo

Esercito di StiliconeBarbari alleati lasciatiindietro.

Claud., VI Cons. hon.,-.

Apr

ile

Esercito di StiliconeAlani di Saul, Goti eUnni contro Alarico aPollentia e poi a Verona.

Claud., Bel. Get., -;VI Cons. hon., -;Oros., VII, , .

Ago

sto

Esercito di StiliconeAlani, Unni di Uldin eGoti di Saro controRadagaiso.

Marc., Chron., a. , ,in Chron. Min., II,p. ; Oros., VII, , ;Zos., V, XXVI, .

Ago

sto

Esercito di StiliconeDodicimila optimatesvinti arruolati.

Olimp., fr. .

Esercito di StiliconeSaro contro CostantinoIII in Gallia.

Sozo., IX, XI, ; Zos.,VI, II, -.

Ago

sto

Rivolta di Pavia Federati a Bologna.Zos., V, XXXIII, -XXXIV, .

Ago

sto

Rivolta di PaviaGuardi del corpo Unnidi Stilicone massacratidai Goti di Saro.

Zos., V, XXXIV, .

Seconda invasione diAlarico

Trecento Unni aRavenna.

Zos., V, XLV, .

Page 23: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

DATA ESERCITO-EVEnTO PRESEnZA DI BARBARI RIFERIMEnTI

Esercito d’ItaliaRinforzo da diecimilaUnni ?

Zos., V, L, .

-

Seconda invasione di Alarico

Saro con ca. trecentoGoti contro Alarico.

Olimp., fr. ; Sozo., IX,IX, ; Zos., VI, XIII, .

-

Esercito di Giovanni Migliaia di barbari. Socr., VII, , .

Rinforzi di Ezio Seimila Unni.

Cassiod., Chron., ;Chron. DXI ; Chron.Gall. a. CCCCLII, ,in Chron. Min., I, p.; Filost., XII, ;Greg. Turon., hist.Franc., II, ; P. Diac.,hist. Rom., XIII, ;Prosp., ; Socr., VII, .

Rivolta di Bonifacio

Felice manda tre genera-li barbari in Africa(Mavo rzio, Sanoece(Unno) e Gal lione).

P. Diac., hist. Rom.,XIII, ; Prosp., .

Rivolta di Bonifacio

Il generale goto Si -gisvulto è inviato controBonifacio in Africa conun esercito di Goti.

Chron. Gall. a.CCCCLII, , in Chron.Min., I, p. ; Possid.,Vita S. Aug., XVII, .

-

Invasione vandala in Africa

Bonifacio fronteggia iVandali con Goti.

Possid., Vita S. Aug.,XVIII, .

-

Esercito di Ezio numerosi Unni.

Chron. Gall. a.CCCCLII, , in Chron.Min., I, p. ; P. Diac.,hist. Rom., XIII, ;Prosp., .

Esercito d’Italia

Schieramento di trupperomane e di federati nellecittà costiere italiane.

nov. IX.

Esercito di Ezio controAttila in Gallia

Romani e barbari di cuisoprattutto Goti, maanche Burgondi, Franchi,Alani e Sarmati.

Cassiod., Chron., ; P.Diac., hist. Rom., XIV,; Sid. Appol., Carm.,VII, - e -.

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Michaël Vannesse

DATA ESERCITO-EVEnTO PRESEnZA DI BARBARI RIFERIMEnTI

-

Alleati federati di Ezio Ad gentes, di cui Svevi. Ida., .

Uccisione di Valentiniano III

I due sicari sono Sciti.Giov. Ant., fr. , [, ].

Esercito d’Italia

Carestia a Roma percolpa della presenzadelle truppe gote diAvito.

Giov. Ant., fr.

[, ].

-

Esercito di Maiorianocontro i Vandali

Federati (ex gentibusaddens); molti barbarifra cui Goti e Unni-Sciridi cui gruppo (probabil-mente Unni) di Tuldilache si ribella.

Giov. Ant., fr. [];Ida., e ; Prisc., (Exc. De Leg. Gent.,); Sid. Appol., Carm.,V, -, -, -, - e -.

-

Esercito di Marcellino inSicilia

Unni-Sciri. Prisc., .

-

Esercito di Ricimerocontro Antemio

Burgondi diGundobaldo, Odoacre(Sciro) e Goti.

Cassiod., Chron., ;Giov. Ant., fr. , []; Malal., Chron.,XIV, -.

-

Esercito di Antemiocontro Ricimero

Barbari: Visigoti diVidimero.

Ennod., V, -.

Esercito di Oreste Sciri, Alani e Goti. Proc., B.G., I, , -.

Esercito di Odoacre

Eruli, Sciri, Turcilingi ealtri barbari.

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Page 25: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

RIFERIMEnTI REPARTITIPO DI REPARTI (secondola Notitia Dignitatum)

AE , numerus Leonumsen(iorum)

auxilia palatini: Leonesseniores 

AE , numerus herul[o]rumsen[i]orum

auxilia palatini: heruliseniores 

AE ,

n(umerus) Brac(chiato-rum) sen(iorum)equit(um)

Vexillatione palatina ecomitatensis: EquitesBracchiati seniores

AE , n(umerus) herulorumauxilia palatini: heruliseniores 

AE , Batavi equ(ites)sen(iores)

vexillatione palatina ecomitatensis: EquitesBatavi seniores 

AE , n(umerus) Erulorumsen(iorum)

auxilia palatini: heruliseniores 

AE , numerus Bata(v)orumseniorum

auxilia palatini: Bataviseniores 

AE , n(umerus) prim(a)eMarti(a)e vic(tricis)

legione palatina e comi-tatensis: Martii e Scholaarmaturarum

AE , numerus armaturarumSchola armaturarumseniorum o iuniorum

AE , numerus octavaDalmata{rum}

vexillatione palatina ecomitatensis: EquitesOctavodalmatae 

AE ,

numer[us] equitu[m] catafractarioru[m]

vexillatione palatina ecomitatensis: Equitescatafractarii seniores 

AE , n(umerus) milit(um)Iovianorum

legione palatina e comi-tatensis: Iovani senioreso iuniores 

Tabella 2: confronto tra i reparti delle iscrizioni di Concordia e quelli elencatidalla Notitia Dignitatum

Page 26: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

Michaël Vannesse

RIFERIMEnTI REPARTITIPO DI REPARTI (secondola Notitia Dignitatum)

CIL V numer[us] Mattiacoru(m) seniorum

auxilia palatini :Mattiaci seniores 

CIL V

CIL V n(umerus) Mattiacorum sen(iorum)

auxilia palatini :Mattiaci seniores 

CIL V numerus Bracchiatorumauxilia palatini: Brac -chiati iuniores o seniores

CIL V num(erus) Bat(avorum)sen(iorum)

auxilia palatini: Bataviseniores 

CIL V

numerus Mat<t>iacorum iunio-rum

auxilia palatini: Mattiaciiuniores 

CIL V n(umerus)[I]b[e]r(or)um

auxilia palatini: hiberi 

CIL V numerus Armigerorum

legione palatina e comi-tatensis: Armigeri pro-pugnatores seniores oiuniores o Armigeridefensores seniores

CIL V

CIL V numerus Er[u]lorum seniorum

auxilia palatini :heruli seniores

CIL V

numerus Mattiacor(um)iunior(um)

auxilia palatini :Mattiaci iuniores

CIL V numerus Bata(v)orum [s]eniorum

auxilia palatini :Batavi seniores 

CIL V Iovii iunioresauxilia palatini: Ioviiiuniores 

CIL V numerus Leonum senio-rum

auxilia palatini: Leonesseniores 

Page 27: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

RIFERIMEnTI REPARTITIPO DI REPARTI (secondola Notitia Dignitatum)

CIL V

equites comit[es] seni(ores) sagit(tarii)

vexillatione palatina ecomitatensis: Comitessagittarii seniores 

CIL V numerus Batavorumsen(iorum)

auxilia palatini: Bataviseniores

CIL V

numerus e[q]ui[t]um Bracchia[t]orum

vexillatione palatina ecomitatensis: EquitesBracchiati seniores 

CIL V n(umerus) Bata(v)orumseniorum

auxilia palatini: Bataviseniores 

CIL V n(umerus) sagit<t>ario-rum ner(viorum)

auxilia palatini:Sagittarii nervii 

CIL V numerus Regi(orum)legione comitatensis:Regii

CIL V numerusBruch[t]er(or)um

auxilia palatini: Bructeri 

CIL V numerus Bata(v)orum sen(iorum)

auxilia palatini: Bataviseniores 

CIL V numerus Bata(v)orum seniorum

auxilia palatini: Bataviseniores 

CIL V numerus e[q]uit(um)VIII Dalm[atarum]

vexillatione palatina ecomitatensis: EquitesOctavodalmatae

ILCV auxiliarii mil(ites) L[at]ovi[c]i ?

limitanei pseudocomita-tenses: Auxiliarii militesLatovici ? 

ILCV

ILCV numerus [F]orten[si]umlegione palatina e comi-tatensis: Fortenses 

ILS Schola armaturarumSchola armaturarumseniorum o iuniorum

Page 28: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

Michaël Vannesse

Tabella 3: elenco dei reparti dislocati in Italia dalla Notitia Dignitatum(“intra Italiam”)

REPARTI TIPO DI REPARTI RIFERIMEnTI

Sotto il magister equitum praesentalis

Comites seniores Vexillationes palatinaenot. Dig. Occ., VI, ;VII,

Equites promoti seniores Vexillationes palatinaenot. Dig. Occ., VI, ;VII,

Equites brachiati senio-res

Vexillationes palatinaenot. Dig. Occ., VI, ;VII,

Equites cornuti seniores Vexillationes palatinaenot. Dig. Occ., VI, ;VII, o

Comites Alani Vexillationes palatinaenot. Dig. Occ., VI, ;VII,

Equites constantesValentinianenses senio-res

Vexillationes palatinaenot. Dig. Occ., VI, ;VII,

Equites Mauri ferocesVexillationes comitaten-ses

not. Dig. Occ., VI, ;VII,

Sotto il magister equitum praesentalis

Ioviani seniores Legiones palatinaenot. Dig. Occ., V, ;VII,

herculiani seniores Legiones palatinaenot. Dig. Occ., V, ;VII,

Divitenses seniores Legiones palatinaenot. Dig. Occ., V, ;VII,

Tungrecani seniores Legiones palatinaenot. Dig. Occ., V, ;VII,

Pannoniciani seniores Legiones palatinaenot. Dig. Occ., V, ;VII,

Moesiaci seniores Legiones palatinaenot. Dig. Occ., V, ;VII,

Octavani (sic) Legiones palatinaenot. Dig. Occ., V, ;VII,

Page 29: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

REPARTI TIPO DI REPARTI RIFERIMEnTI

Thebaei Legiones palatinaenot. Dig. Occ., V, ;VII,

Cornuti seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Brachiati seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Petulantes seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Celtae seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

heruli seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Batavi seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Mattiaci seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Iovii seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Cornuti iuniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Leones iuniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Exculcatores seniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Grati Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Sabini Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Felices iuniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

honoriani Atecottiiuniores

Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Page 30: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

Michaël Vannesse

REPARTI TIPO DI REPARTI RIFERIMEnTI

Brisigavi iuniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

honoriani Mauri iunio-res

Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Galli victores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

Gratianenses iuniores Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, ;VII,

honoriani Marcomanniseniores

Auxilia palatinanot. Dig. Occ., V, o; VII,

Mattiarii iuniores Legiones comitatensesnot. Dig. Occ., V, ;VII,

Septimani iuniores Legiones comitatensesnot. Dig. Occ., V, ;VII,

Regii Legiones comitatensesnot. Dig. Occ., V, ;VII,

Tertia Iulia Alpina Legiones comitatensesnot. Dig. Occ., V, ;VII,

Germaniciani iuniores Legiones comitatensesnot. Dig. Occ., V, ;VII,

Legio Prima IuliaLegiones pseudocomita-tenses

not. Dig. Occ., V, ;VII,

Pontinenses (sic)Legiones pseudocomita-tenses

not. Dig. Occ., V, ;VII,

Victores seniores Sconosciuto not. Dig. Occ., VII,

Placidi Valentinianicifelices

Sconosciuto not. Dig. Occ., VII,

Sotto il magister militum praesentalis a parte peditum

milites iunioresItaliciani

Sconosciuto not. Dig. Occ., XLII,

Page 31: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

Tabella 4: reparti di origine germanica elencati in Italia dalla NotitiaDignitatum

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo

REPARTI GERMAnICI BIBLIOGRAFIA

Equites cornuti seniores D. hoffmann, -, p. ; C. Zuckerman,, p. .

Comites Alani D. hoffmann, -, pp. , , - e II,p. , nota .

Equites Mauri feroces M. J. nicasie, , p. .

Tungrecani senioresA. h. M. Jones, , p. ; J. Rodríguez Gonzàlez,, p. ; M. Sannazaro, a, p. ; C.Zuckerman, , p. .

Cornuti seniores Th. Drew-Bear, , pp. -; D. hoffmann,-, p. ; M. P. Speidel, , pp. -;Id., b, pp. - e nota .

Brachiati seniores D. hoffmann, -, pp. -; M. P. Speidel,, pp. e ; C. Zuckerman, , p. .

Petulantes senioresD. hoffmann, -, p. ; M. P. Speidel,, pp. e .

Celtae seniores cfr. Petulantes seniores

heruli seniores G. Cresci Marrone, , p. ; D. hoffmann, -, pp. e , G. Lettich, , p. ; R. Tom lin,, p. ; C. Zuckerman, , pp. -.

Batavi seniores G. Cresci Marrone, , p. ; D. hoffmann,-, p. ; G. Lettich, , p. ; C.Zuckerman, , pp. -.

Mattiaci seniores G. Cresci Marrone, , p. ; G. Lettich, , p.; C. Zuckerman, , pp. -.

Cornuti iuniores cfr. Cornuti seniores

honoriani Atecotti iunio-res

G. Clemente, , p. ; D. hoffmann, -, pp. , - e -; R. Tomlin, , p. .

Brisigavi iuniores D. hoffmann, -, pp. e ; R. Tomlin,, p. .

honoriani Mauri iunioresG. Clemente, , p. ; D. hoffmann, -, pp. - e -; F. Lot, , p. .

honoriani Marcomanniseniores

G. Clemente, , p. ; D. hoffmann, -, pp. - e -; F. Lot, , p. .

Regii M. P. Speidel, , pp. -. Contra C.Zuckerman, , p. .

Page 32: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

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* Si ringraziano le seguenti persone che ci hanno aiutato durante la preparazione

del saggio tramite la loro disponibilità, i loro suggerimenti, commenti e correzioni:

i Prof. P. Delogu, St. Gasparri, Y. Le Bohec e i dottori G. De Chirico, S. Janniard e

n. nexon. Il testo qui pubblicato riproduce, salvo alcune modifiche, la relazione pre-

sentata all’occasione del convegno tenutosi a Poggibonsi i - ottobre .

Page 37: L’Esercito Romano e i Contingenti Barbarici Nel v Secolo

L’esercito romano e i contingenti barbarici nel V secolo