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L’ERNIA DISCALE LOMBARE.
CONSENSO GENERALE SULL’ERNIA DISCALE LOMBARE.
• Per semplificare, si può dire e scrivere che si tratta di una deformazione del disco
intervertebrale lombare, la cui alterazione spinge il nucleo polposo verso il canale
rachideo. La sua sporgenza esercita, quindi, una pressione sulla radice nervosa che va a
provocare un dolore nel territorio innervato da questo nervo.
• Questa deformazione può essere dovuta a vari fattori: disfunzione del tripode
articolare a livello dell’unità funzionale fra 2 vertebre, degenerazione discale fisica e/o
chimica, e/o ormonale, ecc ...
FREQUENTI ZONE DI ERNIE DISCALI.
IMMAGINI DI ERNIA DISCALE.
IMMAGINE DI ERNIA DISCALE.
IMMAGINE DI ERNIA DISCALE LOMBARE.
DIFFERENTI ERNIE DISCALI.
IMMAGINI ERNIE DISCALI.
INFLUENZA DELLA DEGENERAZIONE DISCALE.
Questa degenerazione è considerata classicamente come una delle cause principali del
dolore lombare. Genera un’instabilità funzionale che, a causa dell’alterazione
legamentosa che crea, influisce sullo schema normale dei movimenti, modificando la
coordinazione muscolare. Questo nuovo disequilibrio esagera a sua volta questa
degenerazione.
INFLUENZA DELLA DEGENERAZIONE DISCALE.
Questo progressivo deterioramento causerà i seguenti fenomeni.
Fissure radiali a livello del terzo esterno del disco, fattore incriminato tanto per il suo
aspetto fisico dovuto alla lesione dell'anello fibroso quanto per il suo aspetto chimico che
provoca una sua reazione all'infiammazione. Queste rotture sono spesso localizzate a
livello dei punti deboli dell’anello sia nella sua parte posteriore-laterale. Studi più
recenti hanno dimostrato che queste rotture portano alla formazione di una
vascolarizzazione intra-discale a partire dai piatti vertebrali.
Il disequilibrio funzionale del tripode articolare (cioè, le due articolazioni posteriori e il
disco) a livello di ciascuno spazio intervertebrale ci sembra essere un fattore
biomeccanico da sottolineare in maniera particolare.
In effetti, la diversa resistenza dei tre elementi costitutivi di questo tripode spiega come
queste alterazioni, frequenti e varie a livello di ciascuno di loro, possano molto facilmente
dar vita a movimenti distorti rispetto alla loro funzione abituale. Questi vanno, in più, ad
alterare il disco la cui costituzione sembra fatta per ripartire in modo
omnidirezionale tutte le forze che vanno a concentrarsi. Queste sollecitazioni
superano le proprie capacità d’adattamento: è evidente allora che il disco sarà sede di
lesioni.
INFLUENZA DELLA DEGENERAZIONE DISCALE.
"I cambiamenti degenerativi più importanti hanno luogo nel nucleo polposo dove si
verifica il declino generale: il numero di condrociti, la concentrazione in proteoglicani, la
diminuzione del contenuto d’acqua. Il tutto è accompagnato da frammentazione degli
aggregati dei proteoglicani. Possono nascere, allora, delle fissure dall'esterno verso
l'interno del disco. Il volume dell'anulus interno tende a crescere a spese del nucleo,
che diventa duro e bianco invece di morbido e traslucido. Tutte queste modificazioni
strutturali contribuiscono ai cambiamenti di volume e di forma del disco sopra citati. In
un’età avanzata, l'intero disco diventa una piastra rigida di fibrocartilagine con poche
cellule viventi "
(S .Campana: Tesi Arti et Mestieri 2004).
CONOSCENZA DELLA ERNIA DISCALE.
I tre tipi di fissure intradiscali (radiali, circonferenziali e periferiche) aumentano la mobilità
discale quando il disco è in carico soprattutto in torsione (aggiungo che questo aspetto
vieta le manipolazioni in "roll"), in relazione diretta con la loro dimensione.
Quest’aumento di mobilità è massimale quando la fissura si trova postero-laterale (E’ il
caso più generale).
A causa di ciò, si instaura un circolo vizioso in quanto queste ultime fissure
presenteranno una tendenza all’auto-aggravazione.
(Modello di Natarajan e dei suoi collaboratori - Congresso ISSLS - Miami - 2009).
TECNICA OSTEOPATICA DI ASSORBIMENTO.
IMMAGINI DI ERNIE DISCALI LOMBARI.
IMMAGINE DI UN’ERNIA DISCALE.
Sezione orizzontale di un disco sottoposto ad una sollecitazione (in vitro).
IMMAGINE DI UN’ERNIA DISCALE.
Disco lombare sezionato alla metà del piano sagittale. Questo disco era stato sottoposto
ad un traumatismo in leggero sovraccarico che aveva danneggiato il piatto superiore e
decompresso il nucleo.
Alcuni dischi sono erniati verticalmente nel corpo vertebrale e le lamelle interne sembrano
collassare nel nucleo.
IMMAGINE DI UN’ERNIA DISCALE.
Lo stesso disco dopo che è stato sottoposto ad una soluzione salina, aumenta del 150%.
ERNIE DISCALI E RADICI NERVOSE.
ERNIA DISCALE LOMBARE.
ELEMENTI RADIOLOGICI CLASSICI DELL’ERNIA DISCALE.
CLASSIFICAZIONE DELLE ERNIE DISCALI.
A seconda della loro posizione, le ernie discali sono classificate in:
- ventrali, situate a livello della parte anteriore del disco,
- dorsali, parte posteriore del disco.
Queste ultime si dividono in:
- postero-mediali o postero-laterali,
- foraminali: l'ernia si trova nel forame di coniugazione,
- extra-foraminali: al di fuori del forame di coniugazione.
CLASSIFICAZIONE DELLE ERNIE DISCALI.
Si può aggiungere la classificazione posizionale fatta dal Michigan State University -
College of Osteopathic Medicine, che divide lo spazio che può essere occupato dall’ernia,
in quadranti.
CLASSIFICAZIONE DELLE ERNIE DISCALI.
QUATTRO RISONANZE MAGNETICHE DI ERNIE DISCALI LOMBARI.
A PROPOSITO DELLA DISCOGRAFIA.
Carragee ed i suoi collaboratori (USA), in uno studio di due gruppi di 75 pazienti che
avevano subito l’uno una discografia e l'altro nulla, mostra che il 35% dei pazienti del
primo gruppo presentava una degenerazione più marcata rispetto all'altro gruppo.
"La discografia causa un’accelerazione progressiva della degenerazione del rachide
lombare?" (Congresso ISSLS-Miami-2009).
TECNICA OSTEOPATICA SPECIFICA DELL’ERNIA DISCALE LOMBARE.
IL DOLORE DELL’ERNIA DISCALE.
ASPETTI CLASSICI DEL DOLORE DELL’ERNIA DISCALE LOMBARE.
La dimensione dell’ernia discale non è un dato caratteristico dell’importanza dell’ernia
discale.
- Acuta,
- Aumenta da seduto e in piedi.
- Aumenta con la tosse e la defecazione.
- Dolore in seguito alla pressione sul legamento comune vertebrale posteriore e
infiammazione sulla radice.
- Irradiazione lineare.
TEST: Paziente seduto, far tendere la gamba:
- L5 deve “partire” in cifosi.
- Se il paziente ha una ernia discale, non può.
ASPETTI CLASSICI DEL DOLORE DELL’ERNIA DISCALE LOMBARE.
Dolore capsulo-legamentoso:
• Appare durante il mantenimento prolungato di una posizione, o quando si sta in una
posizione estrema, vale a dire con un certo tempo di latenza.
Dolore muscolare:
• tipo spasmo. E’ responsabile di un’ischemia, la quale da un dolore profondo che
aumenta durante la contrazione muscolare. Questa contrazione si caratterizza per un
ritorno elastico a seconda del movimento.
Dolore faccettario.
ASPETTI CLASSICI DEL DOLORE DELL’ERNIA DISCALE LOMBARE.
Dolore viscerale:
- durante tutti i movimenti.
- dolore sulla spinosa,
- soprattutto dermalgia riflessa,
- sensazione elastica alla manipolazione,
- dipendente dal ritmo dell’organo (Cistifellea
2/3 h – Fegato 1/2 - Polmoni 24h - Colon 7h ...).
- dolori più frequenti durante la notte.
IL DOLORE DELL’ERNIA DISCALE.
Un'ernia causa strane sensazioni come formicolii, intorpidimenti, contrazioni parassite,
ma senza che vi sia un autentico dolore. Per scatenare un dolore sciatico, bisogna
imperativamente stirare il nervo di almeno il 15-20% cosa che non corrisponde alle
sollecitazioni rilevate nella maggior parte dei casi.
Al contrario, se si mette delicatamente il nervo a contatto con una piccola porzione
di disco, immediatamente il dolore ricompare all’improvviso a livello della radice
nervosa sulla quale ci si appoggia con una forza equivalente a quella di un’ernia.
IL DOLORE DELL’ERNIA DISCALE.
Ciò non risolveva il problema dell’efficacia della mia tecnica specifica sul dolore.
I lavori ai quali abbiamo appena fatto riferimento, dimostrano che non è la deformazione
del nervo che produce il dolore, ma la semplice presenza del disco nelle vicinanze,
mostrando in seguito che questo esercita un'azione deleteria strozzando i vasi
microscopici (venule e arteriole), che, per questo fatto, non possono più garantire la loro
funzione di nutrimento.
IL DOLORE DELL’ERNIA DISCALE.
Il problema non sarà quindi solo patomeccanico ma piuttosto dovuto all'effetto
secondario biochimico prodotto da questa lesione biomeccanica. I ricercatori si
sono allora focalizzati nel cercare la vera causa nella messa in circolo in massa di
sostanze infiammatorie (citochine) che causano una degenerazione nervosa osservabile
dopo appena sette giorni. Ciò che incideva in maniera significativa era il fatto che i
pazienti stressati o depressi avevano più tendenza a soffrire, sapendo che la mente
influenza enormemente la secrezione di sostanze dette pro-infiammatorie.
Ma si dimentica a poco a poco la causa patomeccanica primaria.
Da qui, la mia determinazione nel cercare i collegamenti mancanti nelle diverse fasi di
queste indagini.
LA MIA TECNICA SULL’ERNIA DISCALE.
GLI ANELLI MANCANTI.
GLI ANELLI MANCANTI.
ANELLI MANCANTI PER COMPRENDERE LA GENESI DELLA MIA TECNICA
SPECIFICA SULL’ERNIA DISCALE LOMBARE.
1° - Il ruolo della tensegrità nell'equilibrio delle pressioni all'interno del disco,
nell'unità vertebrale e nel segmento vertebrale che comprende i primi due,
2º - Il ruolo delle pressioni all'interno dei tessuti che costituiscono questi insiemi
nell'equilibrio discale, nella migrazione del suo nucleo, vista come causa della formazione
dell’ernia discale. Così come le pressioni dei tessuti connettivi che circondano l’unità
motrice, extra-vertebrale.
3º - Il ruolo della vascolarizzazione nella genesi del dolore dell’ernia discale.
Alcuni aspetti di questa triade sono conosciuti, ma sembrano a volte dimenticati, benchè
inter-connessi. Essi costituiranno le basi della mia tecnica specifica per l'H.D.
Ciò è quello che ho stabilito, creato, a partire da altri elementi conosciuti piuttosto che da
quelli della pura biomeccanica, i soli evidenziati in modo preferenziale fino ad allora.
L’UNITA’ DEL CORPO E LA TENSEGRITA’.
L'osteopatia, dalle sue origini più lontane, ha sempre sostenuto l'unità del corpo come
una delle sue basi concettuali anche se attualmente questa parola sembra esser stata
sostituita in modo abituale dal termine medicina olistica. Bisogna, tuttavia, dire che le
basi di questa unità sono regolate dall’omeostasi, dal sistema nervoso vegetativo e
somatico, così come dall'attività cerebrale, dagli ormoni con i loro bersagli privilegiati,
elementi di base della pratica medica, che un’eccessiva specializzazione ha, a volte, fatto
dimenticare.
L’UNITA’ DEL CORPO E LA TENSEGRITA’.
Il concetto di tensegrità applicato all’essere umano (sviluppato largamente sotto il nome
di biotensegrità da Stephen Levin), è stato ripreso e approfondito aggiungendo la sua
regola d'oro di sinergia, parola chiave sulla quale insiste il suo creatore l'architetto nord-
americano Bukminster - Fuller. Cioè, le strutture costruite secondo questo principio sono
degli interi sistemi, aggregati e integrati, dei quali non si può prevedere il
comportamento analizzando uno solo dei suoi costituenti separatamente, anche se
è il più importante di questo sistema. Ad esempio, gli elementi rigidi non agiscono in
modo indipendente, ma in associazione con l'insieme della costruzione.
Queste travi si chiudono in maniera simmetrica quando sono staticamente in carico,
avvicinandosi. Poi, nel momento in cui la gravità aumenta, il sistema diventa più forte,
come avviene in campo sportivo quando il sollevatore di pesi si "accovaccia" nel
momento in cui solleva il bilanciere.
ANELLO MANCANTE NUMERO 1.
IL DISCO INTERVERTEBRALE. TRIPLO SISTEMA DI TENSEGRITA’.
IL DISCO INTERVERTEBRALE, SISTEMA NATURALE DI TENSEGRITA’.
La lesione osteopatica si trova a livello del tessuto connettivo (parte fondamentale del
sistema di tensegrità del corpo umano), il quale è sottoposto a tensioni e
rimaneggiamenti costanti. Senza questi tessuti connettivi, nessuna forma, nessuna
tensegrità. Le fibre di collagene che lo costituiscono si trovano immerse in una sostanza
amorfa - un gelcolloide – dalle proprietà semi-fluide.
Una contrazione dei tessuti causerà una loro disidratazione, mentre un loro
stiramento o un loro rilassamento provocherà un richiamo d’acqua.
IL DISCO INTERVERTEBRALE, SISTEMA NATURALE DI TENSEGRITA’.
PRIMO SISTEMA DI TENSEGRITA’ DISCALE:
Il disco intervertebrale contiene lui stesso i principi della tensegrità: se il nucleo polposo
viene sottoposto a delle forze in compressione, l’anello fibroso subisce delle forze
in tensione. Ciò perché le sue lamelle concentriche sono disposte in modo obliquo da
uno strato all’altro secondo un angolo di 30° rispetto al piano del disco e, in più, fra di
loro.
A livello microscopico, l'aumento della porosità del gel colloide permette una migliore
diffusione dell’ossigeno, dei nutrimenti, degli enzimi e delle sostanze derivate dal
metabolismo cellulare.
La cellula è una matrice vivente.
IL DISCO INTERVERTEBRALE, SISTEMA NATURALE DI TENSEGRITA’.
SECONDO SISTEMA DI TENSEGRITA’ DISCALE:
Ciascun soma rappresenta una vera articolazione che costituisce lei stessa una propria
unità funzionale. E’ composta da:
- due elementi rigidi: la parte inferiore della vertebra superiore e la parte superiore della
vertebra inferiore,
- ed, in più, da una parte più flessibile di tessuto connettivo interarticolare: disco inter-
vertebrale, vasi nutritivi, nervi informatori, radici di ciascun dermatomo, miotomo e
viscerotomo.
SECONDO SISTEMA DI TENSEGRITA’ VERTEBRALE.
SISTEMA DI TENSEGRITA’ FRA 2 VERTEBRE.
IL DISCO INTERVERTEBRALE, SISTEMA NATURALE DI TENSEGRITA’.
TERZO SISTEMA DI TENSEGRITA’ :
Ciascuna vertebra è sospesa alla sottostante.
IL DISCO INTERVERTEBRALE, SISTEMA NATURALE DI TENSEGRITA’.
Gli studi di tensegrità sono tutti arrivati alla conclusione che quando i tessuti connettivi
della colonna vertebrale sono sotto adeguata tensione possono mantenere in
sospensione ciascuna vertebra sulla vertebra sottostante. In effetti, i diversi
legamenti vertebrali costituiscono degli involucri che hanno la capacità di sostenere il
peso del corpo e agire da fulcro per le vertebre superiori senza per questo applicare delle
forze compressive nè sulle vertebre nè sui loro rispettivi dischi.
LA TENSEGRITA’ DELLA COLONNA VERTEBRALE.
• E' interessante notare che ciò corrobora l'osservazione fatta in Giappone nell’approccio
Seitai per il morfotipo N°12 (Taiheki).
• Dopo una giornata d’attività, tutte le persone che presentavano questo morfotipo, si
erano elevate, erano cresciute (sapendo utilizzare questa qualità dei legamenti
vertebrali), mentre le persone degli altri morfotipi si erano abbassate sotto il peso della
fatica e delle perdite idriche. Ciò a causa delle sollecitazioni alle quali avevano sottoposto
la propria colonna vertebrale (Haruchika Nogushi).
RISONANZA MAGNETICA DI UN PAZIENTE IN PIEDI.
ANELLO MANCANTE NUMERO 2.
LE PRESSIONI TISSUTALI.
A- INTRA-DISCALI,
B- ALL’INTERNO DEL SOMA,
C- ALL’INTERNO DEL SEGMENTO.
LE PRESSIONI TISSUTALI - LA COMPLIANCE.
In fisica si chiama compliance “l’attitudine di una cavità organica a cambiare di volume
sotto l'influenza di una variazione di pressione."
Nello spazio dell’ernia discale e nello spazio perivertebrale, non c’e’ vuoto. Pertanto,
quando un altro elemento (l’ernia discale) fa irruzione in uno spazio già occupato ed
equilibrato, si verifica un’iperpressione supplementare.
Quindi, oltre a quella pre-esistente, si aggiunge quella della massa che ha fatto
irruzione e quella del liquido reattivo che, eventualmente, l’accompagna.
La mia tecnica sarà, quindi, indispensabile per esercitare una nuova iperpressione
esterna che dovrà essere superiore a quella precedentemente generata dall’ernia
discale, al fine di orientare il segmento erniato verso l'altro lato. La posizione del
paziente e il gesto terapeutico contribuiranno ugualmente a spingere questa massa
erniata verso l’avanti.
LE PRESSIONI TISSUTALI, COMPLIANCE ED ELASTICITA’.
La compliance è in fisica la capacità di riempire ogni spazio libero; agisce, quindi, contro
l'elasticità dei tessuti che delimitano questo spazio ed esercitano una forza di resistenza
alla distensione.
Nel caso dell’ernia discale, la compliance è la forza dinamica fisica, attiva che agisce
contro l'elasticità che è solo una forza passiva di resistenza.
La mia tecnica di soppressione dal lato dell’ernia discale va, quindi, a creare la
compliance necessaria per vincere l'elasticità supplementare creata dall’ernia discale
invadendo questo spazio.
L’ ipopressione creata fisicamente dallo spazio aperto dell'altro lato, favorisce questo
movimento fisico d'iperpressione verso l’ipopressione.
LE PRESSIONI INTRA E PERIDISCALI.
Se gli studi su questo problema m’hanno allertato, significa che questo fattore mi
sembrava trascurato rispetto alle possibilità di risoluzione tecnica delle ernie discali
lombari (soprattutto il loro riassorbimento), visto che la loro genesi era vista
classicamente come un fenomeno di pressioni troppo intense in rapporto alle capacità
intrinseche dei differenti tessuti. La mia intuizione o la mia riflessione sulle basi della
tecnica da costruire sono state confermate, benchè a posteriori, da degli studi attuali su
questa materia (come quelli di H.J. Wike).
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
Esperimenti - studi successivi:
1º Il professor Alf Nachemson in Svezia presso l'Università di Goteborg, dopo essersi
fatto la mano su dei cadaveri, fu il primo ad inserire dei piccoli dispositivi di misura della
pressione nei dischi lombari di persone viventi, senza preoccuparsi per questo di
eventuali conseguenze a lungo termine in quanto propose questo intervento ad alcuni
pazienti che sarebbero stati operati qualche giorno più tardi.
Solo alcuni dei suoi dati e delle sue conclusioni furono parzialmente confermati più tardi
da altri esperimenti che seguirono.
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
Più recentemente un medico tedesco Hans Joachim Wike (Università d’Ulm), rilevò una
discrepanza fra esperienze sul campo ed analisi concettuali. In pratica, constatò:
- che numerosi lombalgici sembravano effettivamente aggravarsi dopo essersi sottoposti
ad una rieducazione classica,
- che alcuni pazienti si sentivano male in piedi e preferivano sedersi,
- che si risvegliavano al mattino completamente piegati, nonostante una notte passata in
un letto molto comodo.
IN PIU’:
- i pazienti che disobbedivano continuando il loro footing non sembrano avere più male
degli altri.
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
Wike si è dunque messo in testa di verificare la loro validità in vivo.
Ha così posizionato a livello del nucleo del disco lombare un micro-sensore di pressione
di due millimetri, prolungato da un tubo in silicone flessibile che girava attorno al canale
midollare e alle apofisi vertebrali per poi uscire dal corpo del paziente e rivelare così le
sue preziose informazioni. Facendo ciò, è riuscito a creare una meraviglia tecnologica,
molto poco invasiva e collegata ad un sistema di telemetria utilizzato per registrare le
pressioni a distanza.
Il soggetto poteva così vivere una vita normale, lasciarsi andare a tutte le sue attività,
dormire, lavorare, portare dei pacchi, ecc. senza essere né condizionato né disturbato
come negli altri esperimenti.
L’ESPERIENZA H.J.WIKE.
Radiografia del micro-sensore impiantato a pelle vicino al centro del disco L4 - L5.
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
Dopo la lettura dei risultati, Wike constatò che non corrispondevano a quelli
precedentemente stabiliti.
- Così, la pressione intra-discale oscilla intorno a 0,1 MegaPascal quando si è sdraiati e
poco importa che si sia sul dorso, sul ventre, sul lato, in un letto duro o su un materasso
morbido.
- In compenso, ci si rende conto che questa pressione aumenta gradualmente durante
una notte di sonno. La mattina è praticamente raddoppiata, fenomeno probabilmente
legato ad un processo notturno di reidratazione. Nella persona supina in sette ore
aumenta esattamente del 240%.
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
- In posizione seduta, la pressione sale a 0,55 MegaPascal se ci si mantiene ben dritti.
- Contro ogni previsione, si abbassa a 0,45 MegaPascal, allorchè si prende appoggio
contro lo schienale della sedia in posizione di relax.
- In piedi, sale a 0,6 MegaPascal e anche fino a 1,1 Mega Pascal se ci si sporge
leggermente in avanti.
Avete notato? Sulla base di questi nuovi dati:
- Il letto importa poco, non più della posizione durante il sonno,
- Ci si può sedere più o meno come si vuole su di una sedia, senza che ciò cambi molto
le cose,
- Le pressioni in posizione seduta sono inferiori rispetto a quando si sta in piedi.
- Se il soggetto si mette in marcia, la pressione diminuisce. Oscilla ormai fra 0,53 e 0,65
MegaPascal. E, se si comincia a correre? Varia tra 0,35 e 0,85. Poco importa il tipo di
scarpe, ammortizzanti o rigide.
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
Spiegazione:
Un disco attinge la sua acqua per mezzo dell’ambiente. Per questo, trae profitto da una
specie di massaggio che si verifica durante una gara podistica. Ad ogni falcata, i due
piatti si separano e si avvicinano in maniera moderata ma, comunque, sufficiente per
assicurare un effetto salutare di "pompaggio".
Siamo molto lontani dall’effetto di assestamento spesso descritto nella letteratura medica
e se qualcuno pensa che la muscolarizzazione sia il rimedio sovrano, potrà
rivedere il contenuto delle sue fonti e aggiornarle.
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
- Chinarsi in avanti, da in piedi o da seduti, aumenta notevolmente la pressione intra-
discale,
- Sollevare un peso con le ginocchia flesse ed il tronco dritto riduce la pressione di circa il
25% rispetto al fatto di farlo a partire da una posizione inclinata in avanti.
- La pressione intra-discale è più bassa in una posizione seduta rilassata piuttosto che in
una posizione rilassata in piedi.
- Questo studio ha mostrato che il fatto di essere seduto con la sensazione di dorso dritto,
come si insegna nella back school, aumenta la pressione intra-discale del 10% rispetto a
quella di una posizione rilassata, probabilmente a causa dell’attività muscolare.
- Si rileva la stessa variazione di pressione quando il soggetto si mette più dritto mentre è
in piedi.
Misurazioni fornite dall’esperienza di H.J. Wike.
Table 1. lntradiscal Pressure Values for Different Positions and Exercises
Position Pressure (MPal
lying supine lying on the s1de lying prone
lying prone,extended back,supporting on elbows laughing heartily,ly1ng laterally
Sneezmg, lying laterally Peaks by tummg around
0.10
0.12
0.11
0.25
0.15
0.38
0.70--0.80
Relaxed standing
Standing, performing vasalva maneuver Standing, bent forward
0.50
0.92
1.10
Ltttmg 20 kg as taught m back school 1 70 Holding 20 kg close to the body 1 10 Holding 20 kg, 60 cm away from the chest 1 80
Sitting relaxed, without backrest Srttmg actively stra1ghtening the back Sirung with max.imum flexion
S1tting bent forward with tight supporting the elbows Sitting slouched into the cha1r
Standing up trom a chair
0.46
0.55
0.83
0.43
0.27
110
Walking barefoot
Walking w1th tennis shoes
0.53--0.65
0.53--0.65
Jogging with hard street shoes Jogging w1th tennis shoes
0.3.95
0.3.85
Chmb1ng sta1rs,one stair at a time Chmbing stairs,two stalfs at a 11me Walktng down stairs,one stair et a time Walk.mg down sta1rs, two stairs at a time
lifting 20 kg,bent over with round back
O.SG--0.70
0.30-1.20
0.38-0.60
0.30-0.90
2.30
Pressure mcrease dunng night (over a period of 7 hr) 0.10--0.24
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
Gli studi sulla tensegrità e soprattutto quelli di Ingber, Wang, etc.
avevano già attirato l'attenzione dei ricercatori sul fatto che le
pressioni verticali si ripartissero in modo omni-direzionale a livello
del disco. Gli studi del ricercatore iraniano Haddad dimostrarono
perfettamente che, a livello di una articolazione, tra due corpi
contigui e verticali, in continuità l’uno con l’altro, quello di sopra non
trasmetteva il carico che supportava a quello di sotto, ma che
quest'ultimo, per il fatto della ripartizione omnidirezionale che passa
a livello del tessuto connettivo dell’articolazione stessa, non aveva
da supportare e trasmettere verticalmente che un carico minore.
A PROPOSITO DI PRESSIONI.
Letteratura medica di riferimento.
D.L. Robbie "Forza tensionale nel corpo umano" (in orthopaedioc
Review Nº6. pagina 45-48 -. 1977).
A.Nachemson "Meccanismi lombari come rivelato da misurazioni
della pressione intradiscale lombare" (1992. In "la colonna lombare
e il mal di schiena" 4ºed. Churchill Livingstone).
Hans Joachim Wike, Ph.D. Peter Neef, Md "Nuove misurazioni in
vivo della pressione nel disco intervertebrale" (in “Daily life spine”.
Vol.24. Numero 2 – pp755-762. 1999).
Hakkak Ferras "La questione del non-contatto osseo
nell’articolazione e specialmente in quella del ginocchio" (BIG
meeting - Saint-Malo - Sept.2009).
LE PRESSIONI TISSUTALI CIRCOSTANTI.
Si noti che tutte queste ricerche si concentrano su ciò che accade
in una parte anatomica precisa, ma nessuna sottolinea, allo
stesso tempo, i suoi risultati in funzione di pressioni esterne
che si esercitano su di essa che, naturalmente, la condizionano.
Interrogate tutti i motori di ricerca delle Scienze Mediche e
constaterete che questi lavoro non esistono quasi per nulla.
Ciò suggerisce immediatamente due aspetti fondamentali:
1º - Si dimentica l’unità funzionale del corpo durante la sua
azione dinamica, pur sottolineandone l'importanza.
2º - (aspetto evidenziato da me) Se si facessero variare le
pressione esterne che si esercitano sui tessuti che circondano
il segmento discale incriminato (o estruso), non riusciremmo a
cambiare, allo stesso tempo, quelle a lungo osservate a livello
del segmento leso?
La risposta è SI, come ci mostra il semplice ragionamento, in
particolare, quello passante per i criteri della tensegrità.
Questo elemento di riflessione fu la base della mia tecnica
osteopatica d’assorbimento delle ernie discali lombari.
ANELLO MANCANTE NUMERO 3.
LA VASCOLARIZZAZIONE DEL SEGMENTO ERNIATO DEL
DISCO.
VASCOLARIZZAZIONE DEL SEGMENTO ERNIATO (I).
La maggior parte dei vasi sanguigni si trovano nei dischi estrusi,
esposti nello spazio epidurale e si ritiene che si siano formati dopo
che l'ernia si sia invaginata. L'invasione del disco intervertebrale da
parte dei vasi sanguigni si rileva in persone di età avanzata, per cui,
è possibile che la loro presenza abbia preceduto la loro estrusione?
L'origine di questi piccoli vasi non è totalmente chiara. Come
detto in precedenza, è possibile che esistessero prima della
protrusione discale ma, bisogna sottolineare, che ciò non è
abituale.
L’opinione attuale è che la vascolarizzazione di questi frammenti
discali sarebbe la caratteristica dell’ernia discale,
l'oggettiverebbe.
VASCOLARIZZAZIONE SEGMENTO ERNIATO.
Al fine di chiarire questa vascolarizzazione, vediamo insieme
quest’altra teoria sull’ernia discale, denominata:
"STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE"
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
Il dolore radicolare origina a livello dell’ernia discale vertebrale. A
partire da questa premessa, restano numerose domande, come per
esempio, perchè alcune ernie discali sono completamente
asintomatiche? Perché alcune di loro, enormi, sono meno dolorose
di altre più piccole...? Questo ha portato alcuni ricercatori a
pensare, nel corso dei loro differenti studi, che esistesse una storia
naturale dell’ernia discale.
Quali sono questi studi?
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
• Lo studio prospettico effettuato da Weber mostra che, dopo
quattro anni, non vi è alcuna differenza nei risultati tra i pazienti
sottoposti a trattamento conservativo e quelli sottoposti a
trattamento chirurgico. Conclusione: esiste sempre una storia
naturale che evolve verso la risoluzione del conflitto disco-
radicolare.
• Weber "Ernia del disco lombare. Uno studio controllato in dieci
anni di osservazione "Spine. 8.2.131 – 149 - 1983).
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
• Un'altra pubblicazione di Bush e collaboratori dimostra che una
grande percentuale di pazienti affetti da sciatica da ernia discale
presentano un recupero soddisfacente con un trattamento
conservativo che, in più, si accompagna ad un riassorbimento
della maggior parte delle ernie discali. In questo studio, solo una
piccola percentuale di pazienti (14%) aveva avuto bisogno di un
trattamento chirurgico.
• Bush e Coll. "La storia naturale di una sciatica associata ad una
patologia discale." (Spine 17.10. - 1992).
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
ALTRE EVIDENZE:
• In Spagna, ad esempio, così come in altri paesi, a causa
dell’organizzazione della sanita’ pubblica, c’è una lista d’attesa
operatoria che può durare diversi mesi. Si è rilevato che molti
pazienti rifiutavano l'operazione, una volta fissata la data, grazie al
miglioramento del quadro algico che si era verificato durante il loro
tempo d’attesa. Anche questo ci fa pensare alla teoria di una storia
naturale benigna che si evolve verso un processo di guarigione
biologica.
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
Per comprendere questo processo, abbiamo bisogno di conoscere
meglio i meccanismi che inducono il dolore e quale sarà, in seguito,
la risposta dell’organismo.
Secondo la medicina convenzionale, esistono due meccanismi
fisio-patologici che possono spiegare il dolore:
• 1 °- deformazione meccanica della radice nervosa o
compressione;
• 2º - attività biologica del tessuto discale sulle radici.
Il primo è stato sempre quello sospettato come causa. Ma le attuali
conoscenze di diagnostica per immagini, mostrano che un’ernia
discale di grandezza ridotta è in grado di produrre gli stessi effetti di
un’ernia discale molto più importante. Ciò fa che questa teoria non
possa giustificare il dolore da ernia discale.
(Dr. Frederric Font Vilà "Ernia discale – Storia naturale" - Post-
Grado Osteopatia - 2001 - Gimbernat - Università Autonoma di
Barcellona).
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
Di fronte a questa evidenza clinica, lo stesso autore pensava che
l'effetto biologico indotto dal nucleo polposo del disco
intervertebrale fosse l'elemento essenziale per comprendere la
fisiopatologia del dolore radicolare.
E, a questo proposito, bisogna analizzare la chimica del disco:
- Il nucleo polposo è costituito da proteoglicani, collagene e cellule.
- Altri studi hanno dimostrato che le cellule del nucleo polposo
possono produrre sostanze come l’interleuchina, le prostaglandine
E, le fosfatasi A.
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
Olmaker ed i suoi collaboratori hanno fatto uno studio (sul maiale),
nel quale dimostrarono che il contatto del nucleo polposo con la
radice nervosa alterava la velocità di conduzione al suo interno e
generava delle variazioni istologiche a livello delle cellule di Swann,
identiche a quelle osservate nell’ernia discale umana.
OIlmaker e Coll. "Autologous nucleus pulposus induce
neurophysiologic and histologic changes in porcine caudal equina
nerve roots" Spine 1987.
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
CONCLUSIONE DELLA CONCLUSIONE.
• Tutti questi esperimenti dimostrano che il contatto del nucleo
polposo con lo spazio epidurale sarebbe responsabile dei
cambiamenti istopatologici che possono giustificare il dolore
radicolare.
• Se applichiamo questo ragionamento nella clinica, in un conflitto
disco-radicolare si verifica una situazione nella quale un tessuto
avascolare come il nucleo polposo o un frammento discale entra in
contatto con un tessuto vascolare come la radice nervosa, tanto
che questa situazione comporta già lei stessa una reazione
infiammatoria.
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
COME RISPONDE L’ORGANISMO A QUESTI EFFETTI
PATOLOGICI?
• E' logico pensare che la guarigione possa solamente
sopraggiungere con la neo-vascolarizzazione del frammento
discale intruso nello spazio peridurale. Questo è ciò che,
effettivamente, mostrano tutti gli studi istopatologici dei frammenti
discali estirpati in modo costante.
• O, certamente, per la cessazione del contatto della parte estrusa
nello spazio epidurale. Questo è ciò che dimostrano i risultati
positivi della mia tecnica, che ha il vantaggio di restituire una
situazione ad integrum superiore (nessuna cicatrice post
operatoria).
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
Inoltre, Komori ed i suoi collaboratori, in uno studio nel corso del
quale praticarono delle RMN seriate al gadolene tra pazienti affetti
da ernia discale, hanno dimostrato che la captazione del contrasto,
segno inequivocabile della neo-vascolarizzazione del
segmento erniato, è un segno di prognosi favorevole.
Questa neo-vascolarizzazione comportava un’attività macrofagica
che sarebbe responsabile della diminuzione della dimensione
dell'ernia, affermazione confermata dallo studio di Yukawa e Kato
nel quale dimostrarono una netta diminuzione del materiale erniato,
durante un controllo su 30 pazienti, mediante delle RMN seriate.
Komori ed i suoi coll. "Constrat – enhanced magnetic resonance
imaging in conservative management of lumbar disc herniation”.
Spine – 1998.
STORIA NATURALE DELL’ERNIA DISCALE.
RIASSUNTO FINALE DELLA STORIA NATURALE DELL’ERNIA
DISCALE.
• Secondo questa teoria, la radicolalgia da ernia discale è data dal
contatto del nucleo polposo, avascolare, con lo spazio epidurale
vascolare.
• Dallo spazio epidurale sorge una neo-vascolarizzazione che farà
in modo che i meccanismi difensivi dell'organismo vadano ad
annullare la neurotossicità del disco intervertebrale. Questo
processo biologico si produce in un periodo compreso fra qualche
settimana e qualche mese, il che spiega la differenza nella durata
del dolore nei pazienti.
• Ciò porta acqua al nostro mulino. Infatti, dato che questa
conoscenza scientifica indica che, nella stragrande maggioranza, i
pazienti che soffrono di H.D. possono essere trattati in modo
conservativo, la tecnica di assorbimento ristabilisce una situazione
funzionale superiore agli altri trattamenti.
A PARTE.
RIFLESSIONE SULLA BIOMECCANICA LOMBARE SECONDO LA
TEORIA GIAPPONESE.
BIOMECCANICA LOMBARE E LOMBO - SACRALE (I).
• Vi è così familiare che sarebbe un insulto voler aggiungere
qualcosa che sia sconosciuto a degli esperti così qualificati.
E voi sapete quanto io sia rispettoso di ciascuno di voi.
• Tuttavia, mi permetto di aggiungere un dettaglio evidenziato da
antichi studi giapponesi nella medicina tradizionale. I giapponesi
sono per me i migliori osservatori del corpo umano. (Al di là di studi
biologici di qualsiasi tipo).
PARTICOLARE BIOMECCANICA DI L4-L5 E L5-S1.
Secondo questi studi specifici fatti in Giappone, questi due dischi
che prendiamo come esempio, effettuano movimenti più specifici di
quelli citati in letteratura medica. Sono i seguenti:
- Per L4 - L5, una maggior partecipazione dinamica durante la
flesso - estensione della colonna lombare,
- Per L5 - S1, questa maggiore partecipazione avviene durante il
movimento d’estasi o di accovacciamento, ripiegamento su sé
stessi (movimento opposto all’estasi).
STABILIRE UNA TECNICA SPECIFICA OSTEOPATICA DI
TRATTAMENTO DELLE ERNIE DISCALI LOMBARI.
In funzione degli elementi che abbiamo appena visto o rivisto, dei
criteri osteopatici e di quelli della tensegrità.
OSSERVAZIONE PRE-MANIPOLATIVA.
TECNICA DIAGNOSTICA SPECIFICA D’ASSORBIMENTO
DELL’ERNIA DISCALE LOMBARE.
OSSERVAZIONE PRE-MANIPOLATIVA.
Se il paziente, affetto da questa ernia discale, non è in uno stadio
acuto o sub-acuto, osserviamo la sua gestualità che comporta un
doppio aspetto:
- L'osservazione della dinamica del paziente, in particolare il suo
modo di camminare, facile da notare, perché rivela dei lapsus di
movimento o dei comportamenti d’evitamento, che vedremo in
maniera più dettagliata più avanti. Così come la partecipazione
dinamica o meno dei differenti segmenti vertebrali a questa sinergia
corporale. Ciò ci permette spesso di localizzare l’origine lesionale,
base dell’installazione progressiva della lesione.
- La conclusione di questa osservazione ci indica il seguito del
protocollo di trattamento che dovremo seguire nel momento in
cui la nostra tecnica specifica d’assorbimento della sua ernia
discale avrà cominciato a dare i suoi frutti.
ESAME PRE-MANIPOLATIVO.
Poi prendiamo in esame il segmento in lesione.
In effetti, i pazienti non ci consultano sempre subito dopo aver
effettuato le loro R.M.N. Questo ci porta nella maggior parte dei
casi ad utilizzare il test diagnostico specifico d’estrusione
dell’ernia discale descritto da Polpe e Griffith (1994) chiamato
anche “Test dei dolori proiettati”.
In effetti, il nostro approccio pratico necessita di varie prese di
contatto e di correzioni gestuali particolari secondo i diversi tipi di
ernia discale.
DIAGNOSI PRE-MANIPOLATIVA.
TEST DEI DOLORI PROIETTATI.
Il paziente in piedi effettua una flessione laterale dal lato dell’ernia
discale, fino all’ottenimento (eventuale) del dolore o del limite
fisiologico della sua mobilità.
L’esaminatore applica allora una pressione supplementare laterale
alla fine del movimento aumentandolo, cosa che ci permette
d’osservare:
- sia il fenomeno benefico di centralizzazione quando il dolore
proiettato scompare. È possibile aggiungere un'estensione statica
o, anche, si fanno effettuare al paziente delle piccole estensioni
auto-passive.
- sia l’aggravamento di un dolore periferico
contemporaneamente alla scomparsa del dolore centrale che
evidenzia il fatto che l’ernia sia esclusa (Ciò va nel senso
dell’elaborazione della mia tecnica).
Referenza. Polpe e H. Griffith "Predicion of a extruded fragment en
lumbar disc patient from clinical presentations" Spine 1994 nº129 -
pagine 156-158.
LA MIA TECNICA SPECIFICA PER LE ERNIE DISCALI.
Come vi avevo detto, vista l’importanza della patologia dell’ernia
discale e dei suoi approcci terapeutici a volte troppo codificati e
difficili da rimettere in questione, ho cercato una tecnica che
rispondesse alle tre esigenze primarie che mi sembrano utili e
necessarie in questo contesto:
- SICUREZZA ASSOLUTA INCONFUTABILE,
- EFFICACITA’ SPECIFICA SUPERIORE.
- SEMPLICITA’ AL FINE DI ESSERE RIPRODUCIBILE.
Vediamo insieme come questa tecnica le rispetti tutte e tre.
LA MIA TECNICA SPECIFICA.
Per la prima volta nella storia dell'osteopatia, cosa insolita per
quello che so, vengono combinate nella stessa tecnica, due tipi di
manipolazioni dai principi differenti.
- Da una parte una manipolazione articolare strutturale,
dall’essenza puramente biomeccanica, che agisce direttamente
sugli elementi ossei (elementi rigidi di tensegrità) e, di
conseguenza, indirettamente sul tessuto connettivo (altro tipo di
connettivo) sollecitato da questo elemento rigido, ma che crea
anche direttamente uno spazio intervertebrale supplementare in
seno all'unità funzionale e, quindi, un vuoto negativo che favorisce
l’assorbimento degli elementi gelatinosi. In tensegrità questa azione
è intermittente e più lenta.
- Dall’altra parte, allo stesso tempo, una manipolazione diretta
degli elementi connettivi, che a causa del loro lavoro permanente in
tensegrità, hanno un tempo di reazione più rapido, esercitando il
loro lavoro di riequilibrio tensionale in modo permanente sugli
elementi in tensione variabile costante (secondo alcuni: miotensivi)
creando direttamente una pressione positiva all'interno del tessuto
connettivo.
LA MIA TECNICA SPECIFICA.
Questa doppia azione diretta sia ossea che connettiva, sollecita
dunque in una sinergia assoluta la totalità del sistema di tensegrità
del corpo umano. Questa sollecitazione sincrona del costante e
dell’intermittente, del rigido e del flessibile, stabilisce un’azione
sinergica unica effettuando un trasferimento degli elementi
gelatinosi del disco dalla pressione positiva (lato della migrazione
frammentaria discale) verso il vuoto creato indirettamente dalla
manipolazione strutturale. Abbiamo visto in precedenza che le
manipolazioni lombari creano un’ipopressione all'interno del disco e
che, in estensione, a questa si aggiunge un gradiente
supplementare sul piano orizzontale, ovvero quello dello spazio
inter-discale dell’ernia.
Inoltre, la posizione adottata dal paziente (iperestensione) aveva
già precedentemente attivato e favorito questo trasferimento antero
- posteriore, creando un vuoto anteriore ed un’iperpressione
posteriore.
Questa doppia azione diretta, che è una sollecitazione spazio-
temporale, è un elemento chiave della tecnica.
LA MIA TECNICA SPECIFICA PER LE ERNIE DISCALI.
Ha tre scopi precisi:
1º - Eseguire una tecnica correttiva della lesione, rispettando
scrupolosamente l'unità del corpo. Fa percorrere al disco il
cammino inverso a quello che ha creato l’ernia discale.
2º - Annullare il processo infiammatorio, conseguenza della lesione.
3º - Invertire il processo fisio-patologico che ha generato la lesione.
Abbiamo studiato il primo, attraverso i criteri della tensegrità e quelli
delle pressioni intra-discali ed extra-discali, nelle pagine precedenti.
Andiamo a studiare ora i 2 altri scopi, prima di affrontare la tecnica
stessa.
LA MIA TECNICA SPECIFICA PER LE ERNIE DISCALI.
Annullare il processo infiammatorio doloroso:
- eliminando, per mezzo della tecnica, la risposta vascolare
provocata dall'intrusione dell'ernia nello spazio epidurale che era
causa di dolore.
- diminuendo l'eventuale pressione sugli elementi nervosi di questo
spazio somatico.
Ciò ci permette di costruire su queste basi una tecnica ed un
protocollo di trattamento che tengano conto delle origini del dolore
qualunque esse siano.
Questa tecnica d’assorbimento delle ernie discali lombari è un
gesto semplice, efficace e che si effettua in posizione di sicurezza
assoluta per il paziente.
LA MIA TECNICA SPECIFICA PER LE ERNIE DISCALI.
Invertire il processo che ha creato l'ernia:
• - indirizzando le iperpressioni patologiche di alcune zone allo
stesso interno del disco verso ipopressioni assorbenti create grazie
alla tecnica. Tutto ciò, con lo scopo di far ripercorrere parzialmente
o totalmente al segmento erniato il cammino patologico
precedentemente effettuato.
• - poi, stabilizzare l’insieme al fine di permettere la cicatrizzazione
in posizione corretta.
• - infine, dare al disco un tempo sufficiente affinché questa si
verifichi. Cioè un protocollo di trattamento che avrà termine in circa
3 mesi (tempo di cicatrizzazione) e anche prima di questo periodo
nella condizione naturale di cicatrizzazione data dalla tecnica.