l'elfo 02/2012

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Trimestrale a cura di TEATRIDITHALIA

Transcript of l'elfo 02/2012

elfo puccinic.so buenos aires 33

biglietteria tel. [email protected] lunedì - sabato 10.30/19.30domenica 14.30/17.30

ufficio promozione e scuoletel. 02.00.66.06.31/33lunedì - venerdì 10.00/13.00 | 15.00/[email protected]

[email protected] www.elfo.org

l’elfo è un trimestrale edito da Teatridithalia Società Cooperativa Teatro dell’Elfo Impresa Socialecorso buenos aires 33 - 20124 milano

direttore responsabile barbara caldarini

redazione flora cucchi, nicola manfredi veronica pitea, diana sartorifederica clemente

progetto grafico plum (plumdesign.it)

registrazione tribunale di milano, n. 5 del 4 gennaio 2010

stampa arti grafiche bianca e voltavia del santuario – 20060 trucazzano (milano)

marzo 2012distribuzione gratuita

al lavoro! Un mese di spettacoli - il mese di maggio - dedicato al lavoro delle e per le nuove generazioni, raccontato dai drammaturghi di oggi, trenta-quarantenni che scrivono per compagnie indipendenti. La scelta di essere teatro d’arte contemporanea ci richiama all’urgenza di testimoniare le tensioni del presente e di promuovere giovani autori, attori e registi - in una parola lavoratori - con gli occhi ben aperti sul futuro. È la filosofia con cui abbiamo programmato Nuove storie, la stagione della sala Bausch. Dal 2 maggio si avvicendano quattro spettacoli - The italian factory, Tu (non) sei il tuo lavoro, Le mattine dieci alle quattro e Brugole - che già dai titoli tracciano i contorni delle storie che vedremo in scena, affrontate con umorismo e leggerezza, con grande incisività e con molto divertimento per il pubblico. Sono storie reali o inventate nelle quali il senso di separazione da sé e di inutilità si salda all’instabilità economica e sociale, che diventa precarietà esistenziale, erompendo nelle vite dei protagonisti. Una riflessione sull’identità di una generazione, che lascia intravedere speranze e progetti, ambizioni e grandi sogni in una società per cui il domani è attesa, ma non si costruisce nulla.

Dal rocambolesco proliferare di avventure e personaggi che anima la gran giostra dell’Orlando Furioso di Ariosto, ho scelto di seguire una sola traccia, quella che permette al poema di dispiegarsi e vivere: le orme che Angelica lascia sul terreno, quella è la traccia da seguire. È un suono che accompagna tutte le storie, un galoppare di cavalli in corsa, in lotta, in inseguimento, in volo. Orlando crede che per il solo fatto che è lui ad amare Angelica, lei debba essere sua, da sempre e per sempre, e non sopporterà che possa essere di un altro... Allora scatta la pazzia, la furia dell’amore non corrisposto, la stessa che riempie le nostre quotidiane cronache. Ma qui gli inseguimenti e la gelosia e la pazzia vengono risolti con la leggerezza della rima, del gioco sonoro di citazioni e assonanze, perché le storie servono sì a parlare del mondo ma anche a renderlo meno terribile.Stefano Accorsi è al contempo molti volti e cuori e multiformi voci e diversificati corpi, ed è il cambio di registro interpretativo o vocale o ritmico a restituire il gioco ariostesco.

Marco Baliani

la pazzia di orlando

Tre appuntamenti per bambini, ragazzi e adulti senza età. Difficile scegliere il 24 marzo tra gli spettacoli proposti. In sala Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn nella versione di Francesco Micheli per la Filarmonica della Scala: non musica “per bambini” ma un gioco, serissimo come tutti i giochi più belli, per esplorare insieme la foresta dei suoni. La sala Fassbinder, per i 40 anni della Libreria dei Ragazzi, accoglie Il circo delle nuvole del grande artista e illustratore Gek Tessaro. È la storia del signor Giuliano, che vorrebbe comprare tutto, anche il cielo! Un libro che si anima, si colora e si racconta nella grande suggestione data dal buio, coinvolgendoci in una vera e propria performance di “teatro disegnato”, capace di incantare piccoli e grandi. Ad aprile Cristina Crippa torna in scena con Il bambino sottovuoto di Christine Nöstlinger. Indossando i panni della strampalata ed eccentrica Signora Bartolotti, ci racconta la favola sorprendente di Marius che, da prodotto di punta di una multinazionale che fabbrica figli liofilizzati, pian piano si conquista il suo essere bambino.

fiabe senza tempo

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fede passione vizio amore e giustizia

i fratelli Karamazov a teatro

In una scena essenziale, abitata solamente da panche, corde, pupazzi e grucce/croci, César Brie affida al corpo degli attori, alla loro fisicità, la creazione di un teatro intensamente poetico. Il regista argentino esalta il lascito etico e spirituale di uno dei capolavori della letteratura russa attraverso una messinscena corale, nata da un impegnativo laboratorio attoriale, che ha dato vita a una partitura di immagini suggestive e condensato il testo in intensi e fulminanti aforismi. Le diverse sfumature dell’animo umano si rispecchiano nel difficile rapporto di un padre con i figli: Alekséj è la bontà e la purezza, Dimitrij la passione e l’istinto, Ivan la ragione e il dubbio, Smerdjakov il risentimento e la vendetta contro la cattiveria, il sentimentalismo, l’egoismo e l’edonismo di Fëdor, il padre. César Brie cerca leggerezza e ironia per rappresentare questa commedia umana, tragica, farsesca e ridicola e per svelare con risate amare la nostra cocciuta idiozia.

La storia, sintetizzata e sublimata in due ore e mezzo di spettacolo, naviga tra le grandi domande sull’esistenza di dio e sul dolore degli uomini, sull’amore e i rapporti tra gli esseri umani, i tradimenti, l’invidia, la rivalsa, il sesso, la morte, la ricerca impossibile della felicità e quella ancor più ardua di un senso.

Massimo Marino, Corriere di Bologna

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fuori programma

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Si può coniugare rigore ed eleganza, scetticismo e passione? La risposta, affermativa, è nell’allestimento del Principe di Homburg di Kleist, curato da Cesare Lievi nel duecentesimo anno della morte dell’autore tedesco. Uno spettacolo che riesce a fare il punto sulla tenuta culturale e poetica di uno tra i più sconvolgenti drammaturghi del passato. E che riesce a raccontare la modernità del dramma di chi è dilaniato tra sentimento e legge, libertà e obbedienza, inconscio e norma.L’attualità della proposta kleistiana è dirompente: da ogni conflitto si esce grazie a un sogno. Non importa se è destinato a cedere e crollare sotto il principio di realtà. Questa non è assoluta: in essa si può annidare un altro sogno in grado di metterla in discussione, e così via all’infinito. Senza sogno, senza la sua forza, non c’è vita.In uno spazio neoclassico, sospeso e irreale, dieci attori danno vita, con la fluidità, la precisione e la vaghezza tipica dei sogni, a questa vicenda drammatica e incalzante, in cui l’immaginazione si presenta come forza fondamentale per decidere la vita, il suo senso e il suo destino.

senza sogno non c’è vita

biglietteria elfo puccinilunedì/sabato 10.30/19.30domenica 14.30/17.30tel. [email protected]

pagamento telefonicoacquisto con carta di credito telefonando alla biglietteria del teatro (senza costi aggiuntivi)

prenotazioni onlinescrivendo a [email protected] compilando il form sul sito www.elfo.org(da ritenersi valide dopo risposta di conferma)

prevendita onlinebiglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito e nei punti vendita Vivaticket

carta regalo2 biglietti utilizzabili senza vincoli per tutti gli spettacoli della stagione(€61)

il teatro a partire da 10 europrezzi stagione

intero €30.50

ridotto €16 <25 anni - >60 anni

convenzioni (feltrinelli, coop, arci)* €27*per ottenere la riduzione è necessario presentare una tessera per biglietto al momento del ritiro.Tutte le convenzioni attive sono indicate sul sito www.elfo.org

martedì posto unico €20

rassegna nuove storie posto unico €15carnet 5 ingressi €40

advance ticketsridotto a €20 per chi acquista i biglietti 15 giorni prima del debutto dello spettacolo

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sala shakespeare 26 marzo ore 21.30

ritratto di michael gordonTimberEnsemble Slagwerk Den Haag

sala fassbinder2 aprile ore 21

ritratto di mark-anthony turnageThree Farewells, Five processionalTwisted blues with twisted ballad, Grazioso! Ensemble Sentieri selvaggidirettore Giovanni Mancuso

sala fassbinder26 aprile 2012 ore 21

ritratto di anna clyneRapture, Roulette, Fits and stars, Paint box, Approach, SteelworksEnsemble Sentieri selvaggi

sentieri selvaggiritratti e paesaggi

Ritratti e paesaggi è la stagione 2012 di Sentieri selvaggi, in scena da marzo a giugno: un cartellone di 7 concerti dedi-cato ad autori e musiche di generazioni e percorsi creativi estremamente differenziati, da Michael Gordon a Franco Donatoni, da Mark-Anthony Turnage a Ludovico Einaudi.

sala shakespeare15 maggio ore 21

ritratto di ludovico einaudiPer vie d’acqua, Ottetto, Corale, Edgar Allan Poe Ensemble Sentieri selvaggi direttore Carlo Boccadorocon la partecipazione di Jonathan Moore

sala fassbinder21 maggio, ore 21

ritratto di franco donatoniFili, Soft, Alamari, Nidi, Arpège Ensemble Sentieri selvaggi direttore Carlo Boccadoro

sala bausch 30 maggio ore 19.30

paesaggio IArmando Gentilucci Gesti e risonanze Luciano Berio Sequenza VIII Nicola Campogrande Istruzioni per il cielo Francesco Antonioni Tre preludi diatonici Carlo Galante Tre gradi dell’invocazione Luca Francesconi Impulse II Ensemble Sentieri selvaggi

sala fassbinder19 giugno ore 21

paesaggio IIFilippo Del Corno Musica profana David Lang Dance/drop Giovanni Mancuso Farsa Italia Lorenzo Ferrero Three simple songsMichael Daugherty Sinatra Shag Carlo Boccadoro Soul Brother n°1 Ensemble Sentieri selvaggi, direttore Carlo Boccadoro

www.sentieriselvaggiprezzi: €16.50, €10, €5

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il teorema dell’ingannola matematica dell’amore

Don Giovanni secondo Latella

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Attore fino al 1997, poi regista di punta della scena italiana, Antonio Latella rilegge la figura archetipica di Don Giovanni: “vampiro della vita che dove vede amore si butta per nutrirsi e vivere, non per amare, ma per innamorarsi di quello slancio di amore ancora incontaminato e possederlo, per poi gettarlo via una voltaposseduto. Linfa, ossigeno, carne fresca da togliere ai denti di altri”.Come fa Don Giovanni ad amare Dio se tutti amano Dio, si chiede Latella. “È come se egli stesso volesse essere quel corpo da venerare, e solo così ottenere la vittoria sulla preda inerme; e fino a quando non avrà vinto non troverà pace. Ma anche se si dispererà, sarà nell’illusione di soffrire pene d’amore. È un teorema spietato sull’inganno e sulla matematica dell’amore e non sul sentimento dell’amore. L’amore è il divino: io credo che nell’amore esista Dio. Nell’amore è racchiusa la possibilità più alta dell’uomo: l’amore è un dono divino che non chiede e non pretende nulla in cambio”. Traspaiono in filigrana tanto Molière quanto Mozart e con loro le innumerevoli variazioni sul tema che attraverso i secoli arrivano fino a noi, fino a questo Don Giovanni, a cenar teco che è anche una riflessione sul teatro e sulla rappresentazione, sul potere delle parole.”

elfo pucciniprogramma2012

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Pittura ed estetica, etica e spiritualità, istinto e percezione, apollineo e dionisiaco, arte effimera e necessaria, quadri come merci e prodotti. Temi importanti, che nel testo di John Logan diventano materia teatrale drammatica e struggente, calata nello scontro umano e concreto tra un allievo e il suo maestro, un giovane alla ricerca di un “padre” e un uomo maturo, costretto a fare i conti con se stesso, emblemi di due generazioni d’artisti. Rosso, inedito in Italia, negli Stati Uniti è stato un caso. Premiato con sei Tony Award nel 2010, ha decretato il successo del suo autore,

ogni pennellata contiene una tragediaritratto di un artista bisbetico

drammaturgo nonché sceneggiatore al fianco dei più importanti registi americani: da Scorsese (The Aviator e Hugo Cabret) a Tim Burton (Sweeney Todd) fino a Spielberg, per cui ha scritto Lincoln con Tony Kushner.Il testo s’ispira alla biografia del pittore americano Mark Rothko, maestro dell’espressionismo astratto, che alla fine degli anni Cinquanta ottenne la più importante commissione della storia dell’arte moderna, una serie di murales per il ristorante Four Season di New York. Ne emerge il ritratto di un uomo ambizioso, egocentrico e vulnerabile, uno dei più grandi artisti-filosofi del ‘900, per il quale “la pittura è quasi interamente pensiero. Metter il colore sulla tela corrisponde al dieci per cento del lavoro. Il resto è attesa”. Per Ferdinando Bruni è l’occasione per una prova d’attore a 360 gradi, in cui il gesto pittorico e quello teatrale si completano e confondono. A dirigerlo Francesco Frongia che già aveva firmato in prima persona una delle sue interpretazioni più applaudite, sdisOré di Giovanni Testori, oltre alle regie a quattro mani della Tempesta di Shakespeare, L’ignorante e il folle e L’ultima recita di Salomé.

ogni pennellata contiene una tragedia

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niente è perduto per sempre

in questo mondo c’è una specie di doloroso progresso

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La versione integrale di Angels in america, una maratona di sette ore rappresentata per la prima volta in occasione dell’inaugurazione dell’Elfo Puccini nel 2010, torna a Milano per poi trasferirsi al Teatros del Canal di Madrid. Chi c’era la ricorda con grande emozione, inevitabile riproporla ancora un’ultima volta “nella regia illuminista, ma anche carica di sentimento, firmata a quattro mani da Bruni e De Capitani”. Lo spettacolo sa coinvolgere profondamente anche chi sceglie di vederlo diviso nelle due “puntate” - Si avvicina il millennio e Perestroika - che intrecciano le vite di uomini semplici e disarmati con quelle di angeli barocchi, di allucinazioni psicotiche e di personaggi della recente storia degli States. Un’umanità che fatica a riconoscersi e accettarsi con consapevolezza e dignità, ma che infine trova, proprio nelle differenze culturali, religiose e sessuali, la strada per un doloroso progresso.Bestseller del teatro americano, pluri-premiato sia nella versione scenica che in quella televisiva, Angels in America di Tony Kushner ha trionfato anche in Italia nell’allestimento del Teatro dell’Elfo vincendo tutti i più importanti riconoscimenti.

È con enorme emozione che si vede e si vive, tra il riso e il pianto, la prima parte di Angels in America, ricreata in uno show di oltre tre ore dal Teatro dell’Elfo. Si sovrappongono le situazioni intime e i dialoghi, in uno spettacolo ricco di fantasia e voglia espressiva che supera i vincoli ambientali, importa fantastiche visioni registrate e ridondanti sonorità. Franco Quadri, la Repubblica

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Il corpo è il luogo delle emozioni umane e ci può mostrare le dinamiche della nostra società: il corpo mostra tutto. Corpo Feroce è un focus di quattro spettacoli ideati da Michela Lucenti e dal suo Balletto Civile, che pone la drammaturgia fisica al centro dell’azione scenica. Il testo-cult di Georg Büchner, qui Woyzeck ricavato dal vuoto, è ricostruito come un dramma a stazioni, una via crucis contemporanea dove le parole e il suono creato dalla voce viva, con la loro portata visionaria, patteggiano con l’urgenza dei corpi, propulsori di ogni riverbero emotivo. La questione generazionale dei trentenni di oggi è al centro di due spettacoli e ci porta nel vivo del lavoro di Balletto Civile. Col sole in fronte, ispirato al delitto Maso, ci catapulta con ironia graffiante in quel buco nero creato dalla filosofia del “produci, consuma, crepa”; e lascia aperto una domanda (già sollevata da Padre Turoldo): e se quei figli, definiti mostri, fossero invece i frutti più logici e coerenti del sistema di cui noi stessi siamo protagonisti? se fossero la spia rossa che segna l’urgenza di un cambiamento? Il Sacro della primavera è un incitamento, inizialmente silenzioso e poi in crescendo, di fisicità bruciante e furiosa, allo stallo di una generazione che invecchia senza sbocciare, che deve riappropriarsi del proprio tempo. Chiude il cerchio L’amore Segreto di Ofelia di Berkoff. La storia d’amore epistolare tra Ofelia e Amleto è interpretata da Lucenti e Maurizio Camilli «in ritmi intrecciati di speciale energia e sensualità, parole e corpi, danza e recitazione fusi insieme nel dire della passione, del dolore della separazione» (Vittoria Ottolenghi).

corpo ferocela danza ribelle di Michela Lucenti

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… finalmente ho aperto la mia scuola a Milano! I’m waiting for you, guys

per gli italiani convinti di essere LORO il problema

sono aperte le iscrizioni!we are on L i m a / P. ta v e n e z i a - w w w. j P s c u o L a . i t - i n f o @ j P s c u o L a . i t

via Boscovich 61 (ang. c.so Buenos aires) 20124 miLano teL 02 20242154

ph. b

y ic

hioc

ciod

rilli.

it

John Peter Sloan, l’insegnante d’inglese più famoso d’Italia, l’autore dei grandi successi editoriali di “Instant English” e dei cofanetti con DVD “Speak Now” e “Speak Now for Work” ha aperto a Milano la sua prima Scuola d’inglese. Dopo aver condotto per anni lezioni d’inglese in ambito azien-dale, John – attore, autore e cantante, originario di Birmingham (UK) - ha sviluppato un proprio metodo di insegnamento pen-sato proprio per gli italiani, in particolare per quelli convinti di essere LORO il problema. Con il metodo Sloan si impara divertendosi ma senza trala-sciare il solido apprendimento della grammatica, grazie all’uti-lizzo dei building blocks. Le regole grammaticali sono infatti spiegate con esempi originali e divertenti, il processo di appren-dimento è facilitato attraverso sketch basati su concrete situa-zioni quotidiane. Da subito i verbi più usati (get, set, let..) – vero incubo per gli italiani – si imparano senza sforzo, mettendoli immediatamente in pratica. I corsi sono disponibili, anche in American English, dal be-ginner all’advanced, con una scelta ampia di giorni e orari, dai corsi di gruppo fino alla più completa personalizzazione: in sede, nelle aziende, presso le scuole o via internet.

www.jpscuola.it Via Boscovich 61, ang.lo c.so Buenos Aires, Milano

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Tre ragazzi di una borgata romana che ogni mattina all’alba aspettano l’autobus che li porterà al lavoro sono i protagonisti di Le mattine dieci alle quattro. Nella nebbiosa e buia strada c’è spazio per un fulmineo quanto struggente innamoramento. Luca De Bei, autore attento ai nodi umani e sociali della contemporaneità, con questo progetto è stato finalista al Premio Riccione, al Premio Enrico Maria Salerno e ha ottenuto il Premio Le Maschere del Teatro 2011. Brugole è la storia di Giulio e Marta, una giovane coppia, e soprattutto della Billy, il mobile che li incatena. Montano la libreria Ikea come oggi si monta la propria vita, senza un progetto preciso, cambiandole forma per evitare di darle un senso definitivo. In scena, trappola e destino dei due protagonisti, lei: 7 assi, 54 viti e 2 brugole. E infinite possibilità.

The Italian Factory, nato nell’ambito di un laboratorio della Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi”, è ispirato alla vicenda degli operai della Mangiarotti Nuclear: un gruppo di attori, drammaturghi e registi ha scelto di incontrarli per raccontare una storia che da particolare oggi sembra diventare universale. Tre metalmeccanici e un camionista innamorato, a due giorni da Ferragosto, combattono per non essere ridotti a esuberi. Dicono di avere il knowhow e rivendicano il loro diritto al lavoro. In Tu (non) sei il tuo lavoro - successo di critica e di pubblico al Napoli Teatro Festival 2010 - va in scena il cortocircuito di una giovane coppia, estremi opposti di una generazione in lotta per il proprio futuro: Lei che è il suo lavoro e Lui che, senza lavoro, rischia di essere “niente”.

vite senza istruzioni certeal lavoro! un festival dedicato alle nuove generazioni

al lavoro! un festival dedicato alle nuove generazioni

Da vecchi bauli di teatranti saltano fuori abiti, accessori e suppellettili che fanno da superficie a quest’isola in cui ognuno è libero di creare e ricreare la propria identità, senza regole, senza barriere. L’isola che non c’è, Peter Pan, il bambino che non vuole crescere mai, Maria Antonietta, impegnata in una stralunata Je ne regrette rien e per ultima Neverland, la casa-parco dei divertimenti della splendente e dolente icona del pop, Michael Jackson... Sono solo alcuni dei luoghi e delle immagini che vedremo in scena. Su quest’isola si dà vita a un’infinita serie di metamorfosi, travestimenti, giochi che fanno da specchio, critico e straniante, all’infantilismo della società dei consumi.Dal lavoro di improvvisazione su tematiche quali l’identità di genere, le relazioni e i miti/prodotti della cultura di massa, i quattro performer del Teatro delle Moire hanno creato la loro visione. Ne emergono figure – buffe, esposte, ferite, arrabbiate, graziose – tutte alla ricerca di un riconoscimento, per quanto effimero, e, in fondo, di un po’ d’amore. Difficile stare al mondo, paiono dirci. In un mondo in corsa che non ammette fragilità.

Padre, figlio e il branco degli amici del figlio: un teatro tutto declinato al maschile dalla compagnia Kronoteatro, ma scritto dalla drammaturga Fiammetta Carena, che indaga il rapporto conflittuale tra generazioni. Il difficile rapporto familiare, in assenza di madre, si consuma tra silenzi, incapacità di comunicare, esplosioni di rabbia, scontri generazionali. Un figlio che rimprovera al padre l’impossibilità economica di essere come il branco. Lo stesso branco che richiama all’omologazione, alla violenza come illusione di soluzione, di contenimento, di estrema semplificazione. Due i registri narrativi: da un lato la realtà scarna e afasica, dall’altra il mondo astratto e onirico di un labirinto, mondo di impulsi, di paure e desideri. I protagonisti esprimono i loro sentimenti tramite la fisicità, unico strumento di comunicazione capace di trasmettere il tentativo represso di autoaffermazione. Un teatro dove il corpo, la musica e la parola si fondono insieme alle immagini per raccontare delle storie che partono da lontano, dal passato, dal mito, per arrivare alla contemporaneità.

Il teatro è quello che ha bisogno di pochi mezzi per raccontare ed evocare grandi emozioni e può fare a meno di quasi tutto, tranne che del talento.

Rita Cirio, L’Espresso29

l’anarchia dell’immaginazione PhoebeZeitgeistTeatro ricorda Fassbinder a trent’anni dalla morte (12 giugno 1982) con un progetto che coinvolge anche la Fondazione Mudima, il Goethe Institut, la Cineteca italiana per una retrospettiva di film e vede la collaborazione di alcuni attori dell’Elfo.

«La didascalia con cui si apre Sangue sul collo del gatto di Fassbinder è già un compendio di tutti i contenuti: Scena da boulevard. Phoebe Zeitgeist siede immobile in una poltrona. Dall’altoparlante una voce maschile: Phoebe Zeitgeist è stata inviata sulla terra da una stella lontana per scrivere un reportage sulla democrazia tra gli uomini. Ma Phoebe Zeitgeist ha qualche difficoltà: non capisce il linguaggio umano benché ne abbia imparato le parole. Questa “aliena-sociologa” ha già nel nome, “spirito del tempo”, un particolare significato simbolico. Giunta sulla terra nuda, patisce il freddo e gli sguardi, a volte pruriginosi e molesti, altre accusatori di coloro che incontra.Nel giugno 2011 abbiamo realizzato cinque happening (o azioni di strada): cinque diversi performer di entrambi i sessi hanno interpretato Phoebe Zeitgeist nella realtà di Milano. Il materiale raccolto in questa prima fase è stato rielaborato fino a divenire una video-foto installazione teatrale abitabile che sarà esposta all’interno dell’opera dell’artista tedesco Wolf Vostell, La Quinta del Sordo, al piano interrato della Fondazione Mudima».

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