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lora leigh

romanzo

ménageproibito

Traduzione dall’inglese di Matteo Diari

Della stessa autrice abbiamo pubblicato:

Il fuoco della tentazioneIstinto animale

Seconda edizione: luglio 2012Prima edizione: gennaio 2011Titolo originale: Forbidden Pleasure© 2007 by Lora LeighEdizione originale pubblicata da St. Martin’s Press© 2011 by Sergio Fanucci Communications S.r.l.Il marchio Leggereditore è di proprietàdella Sergio Fanucci Communications S.r.l.via delle Fornaci, 66 – 00165 Romatel. 06.39366384 – email: info@leggereditore.itIndirizzo internet: www.leggereditore.itProprietà letteraria e artistica riservataStampato in Italia – Printed in ItalyTutti i diritti riservatiProgetto grafico: Grafica Effe

lora leigh

romanzo

ménageproibito

Traduzione dall’inglese di Matteo Diari

Per Lady Susan, per essere rimasta in piedi fino a notte fonda a guardarmi pasticciare con la trama,

e per tutti i tuoi inestimabili consigli e le molte ore di lettura. Il tuo intuito, la tua pazienza e la tua disponibilità ad ascoltare

e a leggere più di una dozzina di versioni diverse hanno fatto la differenza per me.

E per tutti i miei lettori, grazie per i vostri consigli e la vostra pazienza.

Ciò che siete per me va ben oltre la semplice amicizia.

Prologo

Sinclair’s Gentlemen’s ClubAlexandria, Virginia

«Mi sono licenziato.» John ‘Mac’McCoy strinse il suo drink,ne prese un sorso e lasciò che il calore lenitivo del whisky sidiffondesse nel suo corpo.

«Ho sentito.» Il suo migliore amico e ormai ex collega, Je-thro Riggs, si sedette di fronte a lui, dispose con cura la botti-glia di whisky e il bicchiere sul tavolino e si poggiò contro loschienale, prima di volgere lo sguardo fisso verso l’amico eversarsi da bere. «Neanche il tempo di tornare dalla luna dimiele e già ti presenti con la lettera di dimissioni. Potevi dir-melo. Avrei potuto vincere qualche soldo, scommettendo suquanto saresti durato.»

Il sorriso impertinente di Jethro ben si addiceva ai suoi ca-pelli neri troppo lunghi e ai maliziosi occhi azzurri. La barbacorta e trasandata e i baffi attiravano gli sguardi delle donne,ma l’ombra gelida e lugubre nei suoi occhi le teneva comun-que a debita distanza.

Mac era preoccupato per Jethro. Andandosene, sapeva che

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l’altro si sarebbe buttato a capofitto nel lavoro, passando daun caso all’altro senza fermarsi un attimo per godersi la vita.E la vita era fatta per essere goduta.

«Quei soldi mi avrebbero fatto comodo, amico.» Il sorrisodi Jethro era intriso di rimpianto.

Mac sbuffò al pensiero. «Non si vince mai barando, Jethro.»«Già, già, così dicono. Ma allora che farai? Security?»Mac gli fece un largo sorriso. Là fuori non erano molte le

opportunità di lavoro per un ex agente sotto copertura dell’FBI,ma Mac si era sempre curato di lasciarsi una via di scampo.

«Il contadino.»«Il contadino?» Gli occhi di Jethro si strinsero. «Cielo, no.»«Ho ancora la fattoria in North Carolina. E ho risparmiato

abbastanza per provarci. Con il lavoro al computer di Keileye qualche indagine in rete dovremmo cavarcela piuttosto be-ne. Di certo è meglio che rischiare quotidianamente di farsiammazzare.»

Jethro si limitò a scuotere la testa, un lampo di intesa gliriempì gli occhi azzurri.

«E come farai qui con il club?»Quella era la parte più difficile. Mac si guardò intorno, fis-

sando le pareti in legno scuro, l’ampio spazio aperto, il bar aun’estremità di quella che un tempo era stata un’enorme sa-la da ballo e il camino che crepitava all’estremità opposta.

Nel mezzo c’erano due tavoli da biliardo e zone in cui erapossibile sedere su ampie poltrone, provviste di televisori,giornali e tavoli su cui, all’occorrenza, si potevano distendereanche le gambe. Ma non era l’atmosfera del luogo ad attirarei membri del club. Era la possibilità di socializzare con uomi-ni che capivano i loro gusti, li accettavano e li condividevano.

«L’ho detto a Ian poco fa» disse tranquillamente.Sapeva bene di aver appena sganciato una bomba e sape-

va perfettamente che Jethro aspettava con trepidazione ben

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maggiore di tutti gli altri membri del club il giorno in cui Macavrebbe scelto un terzo.

Il club raccoglieva uomini con particolari gusti sessuali. Uo-mini che per i motivi più vari avevano conosciuto il lato oscu-ro del mondo e cercavano la pace nell’atto estremo di condi-videre le loro amanti con altri.

Erano uomini che veneravano il corpo femminile. Convin-ti che il sesso fosse un’avventura e che le avventure fosseromolto più eccitanti, se condivise con qualcun altro. Special-mente con qualcuno in grado di apprezzare i piaceri sofisti-cati che si potevano provare spingendo una donna oltre i suoilimiti sessuali. Dandole più piacere di quanto potesse crede-re possibile.

Mac adorava il club. Enormemente. Ci andava per rilassar-si, per bere, per discutere di ciò che accadeva nel mondo, maanche per scegliere un terzo per la fidanzata del momento o,nel caso, per divenire a sua volta il terzo per l’amante di qual-cun altro.

In passato, quantomeno, andava al club per questo motivo.Dopo sei mesi di matrimonio, però, la pressione comincia-

va a farsi sentire. La consapevolezza che i membri del clubnon aspettavano altro che vedere chi avrebbe scelto per ini-ziare sua moglie alla pratica del ménage stava cominciandoa logorare il suo autocontrollo. E anche la certezza che Jethrofosse ormai sempre più disilluso, sicuro che la donna che gliaveva concesso non avrebbe mai conosciuto il suo tocco, sta-va iniziando a consumare Mac.

Conosceva i sentimenti che Jethro nutriva per Keiley. Pro-prio come sapeva che l’amico non li avrebbe mai assecondati.

«Non gliel’hai ancora detto, vero?» gli domandò quindi Je-thro. «Credevo che lo avresti fatto.»

Aveva incontrato Jethro durante il primo anno a Quantico,dov’erano stati entrambi mandati per un’esercitazione. I mo-

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di più disinvolti e più rilassati di Mac avevano finito lenta-mente per ammorbidire il carattere troppo rigido e troppocupo di Jethro Riggs. Quando poi erano venuti a sapere l’unodall’altro che il ménage era il rapporto sessuale preferito daentrambi, erano divenuti grandi amici.

Non che la loro amicizia fosse stata sempre priva di pro-blemi. Avevano due caratteri dominanti, ed entrambi tende-vano a voler avere il controllo delle situazioni sessuali in cuicoinvolgevano le proprie donne.

Con il tempo, però, avevano imparato che ognuno di loroaveva aree di interesse ben specifiche e distinte che si combi-navano alla perfezione nei loro rapporti. Mac era solito darealle proprie amanti una soddisfazione di natura più emotiva,mentre Jethro le soddisfaceva in un senso ben più fisico.

Per anni lui e Jethro si erano addestrati insieme, avevanolavorato insieme e avevano condiviso le loro donne.

Finché Mac non aveva incontrato Keiley.«Ne ha sentito parlare in giro.» Mac sorseggiò il proprio

drink, ma avrebbe voluto mandarlo giù tutto in una volta,per lasciare che il fuoco ardente del liquore consumasse ilrimpianto che gli stringeva lo stomaco.

«E...?»«E le ho detto che è stato così in passato.» Si guardò di nuo-

vo intorno nella stanza, prima di incrociare lo sguardo di Je-thro. «E resterà nel passato. Per il momento.»

Keiley era entrata da vergine nel suo letto. Fiduciosa. Inno-cente. Non avrebbe mai capito il bisogno del marito di veder-la scopare da un altro uomo, di vedere un altro affondaredentro di lei, né, così pensava, avrebbe mai accettato un mé-nage che coinvolgesse un uomo che non amava.

Keiley avrebbe permesso solo a un uomo che amava di en-trare nel suo letto, benché come terzo. Ma, d’altro canto, Macconosceva anche la curiosità della moglie. L’aveva intravista

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nel lampo di luce che le aveva attraversato gli occhi, quando gliaveva fatto il terzo grado. Sapeva però per certo che in quel mo-mento Keiley non avrebbe accettato di essere iniziata all’ideadi un ménage o al rapporto a tre che lui aveva in mente.

Forse in futuro. Puntava tutto sul futuro, Mac. La sua gio-vane moglie era avventurosa, impetuosa ed estremamentecuriosa. Era la sua giovane età a trattenerla, benché su altredonne essa avesse l’effetto contrario. L’esperienza passata diKeiley con la maldicenza e con la distruzione che essa gene-rava non lasciava spazio per i giochi sessuali e per il legameche Mac avrebbe voluto vederle stringere con sé e con Jethro.

Finché sua moglie non fosse stata più equilibrata, finché lamaturità non le avesse conferito la sicurezza che le serviva persuperare le proprie paure, questo non sarebbe accaduto. Ciònon significava che Mac avrebbe lasciato perdere tutto quan-to. Significava soltanto che per il momento i suoi piani avreb-bero dovuto aspettare.

Trasferirsi con lei nella cittadina in cui era cresciuto, di cer-to, gli sarebbe stato d’aiuto. Keiley doveva imparare a tutti icosti a destreggiarsi tra i pettegolezzi di una piccola città diprovincia. Un ménage non era affatto paragonabile all’infer-no che aveva dovuto sopportare da bambina, ma, finché nonavesse imparato a cavarsela con le chiacchiere, gli appetiti diMac e quelli di Jethro avrebbero dovuto aspettare.

«Non funzionerà, Mac» sospirò allora Jethro.«Io posso farlo funzionare.» Ne era convinto. «Sono riusci-

to a far funzionare questo maledetto lavoro, posso far funzio-nare qualsiasi cosa.»

La mascella di Jethro si irrigidì e, per un attimo, uno scin-tillio cupo e furioso di impazienza e dolore si accese nelle az-zurre profondità dei suoi occhi, prima di scomparire di nuo-vo nel gelo, facendolo tornare a essere l’agente di sempre.

«A proposito di lavoro, sei riuscito a scoprire qualcosa su

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quel maniaco informatico? Il capo era sull’orlo di una crisi dinervi, quando me ne sono andato.»

Mac scosse la testa, accettando il cambio di argomento.«Ho lasciato il caso a Dell Roberts. Conosce i computer me-glio di me e ha appena chiuso un caso di un certo rilievo. Hatutto il tempo per occuparsene. Gli darò una mano in rete, sene avrà bisogno.»

Il caso stava suscitando un enorme interesse. Il maniacotrovava le proprie vittime in rete, le rintracciava, acquisiva leloro informazioni personali e passava mesi interi a terroriz-zarle. Nell’ultimo caso aveva addirittura aggredito la vittima,rischiando quasi di ucciderla. E si stava facendo man manosempre più pericoloso.

«Mi mancherai, amico mio.» Jethro sollevò il drink per unbrindisi. «Ai bei tempi andati.»

«Al futuro» lo corresse Mac, sfiorando il bicchiere di Jethrocon il proprio, poi se lo portò alle labbra, prima di guardarsiintorno nella stanza un’altra volta.

Aveva bevuto in quel posto, riso, vi aveva trovato degliamici. Perbacco, aveva perfino scopato sulla maggior partedei tavoli della sala. Di tanto in tanto era capitato addiritturache un membro sposato del club avesse chiesto e ottenuto ilpermesso di ammettere la moglie per il tempo necessario afarle conoscere coloro che aveva selezionato in qualità di ter-zi. Molte di quelle proposte si erano concluse con la coppiache lasciava il club dopo aver consumato il ménage.

C’erano stati anche due membri donna un tempo. Una diloro si era sposata e aveva lasciato il club, ma di tanto in tan-to il marito se ne tornava a casa portando con sé un amico.

E quella relazione si stava rivelando ben più salda di quan-to Mac avesse mai potuto immaginare. La maggior parte de-gli uomini sposati del club aveva trovato il modo di bilancia-re i propri ambigui appetiti con la donna che amava.

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Eppure, quasi tutti avevano imparato a conoscere i propriappetiti nell’oscurità di un passato di cui raramente parlavano,o in vite vissute nelle fosche pieghe di inganni e menzogne.

Per tutti quanti, gli appetiti che li tormentavano avevanouna causa ben precisa, proprio come per Mac. Ma per lui lafelicità della moglie era ben più importante della soddisfazio-ne degli oscuri spettri che si nascondevano sotto la superficie.

«Teniamoci in contatto, amico» disse Jethro, alzandosi inpiedi. «Non sarà più lo stesso qui senza di te.»

«Sono a portata di telefono.» Mac gli sorrise. «Chiamamiquando vuoi.»

Ma non farmi visita. Almeno per un bel pezzo. Non finché suamoglie non sarebbe stata in grado di accettare l’idea che cifosse un altro uomo nella sua vita.

Jethro annuì, ma il suo sguardo complice era turbato. Sa-peva cosa voleva dire Mac.

Mentre l’amico si allontanava, Mac si sedette di nuovo sul-la poltrona, si guardò intorno e provò a far confluire dentrodi sé quell’atmosfera.

Il sussulto di un sopracciglio gli increspò la fronte. Avrebbedovuto ricordarsi di suggerire a Dell di interrogare di nuovo lavittima dell’ultima aggressione e il marito. C’era qualcosa checontinuava a tormentarlo circa la sua deposizione. Qualcosache la donna aveva omesso. Qualcosa che sapeva che avrebbedovuto chiederle, ma non riusciva a ricordare cosa.

Avrebbe chiamato Dell quella sera stessa, una volta arriva-to a casa, e poi si sarebbe lasciato l’intera vicenda alle spalle.Nel giro di quattro settimane se ne sarebbe andato dalla Vir-ginia per tornare a Scotland Neck. Il North Carolina era lon-tano dai vecchi amici e dai suoi appetiti abbastanza da per-mettergli di tenerli a debita distanza per un po’.

Keiley valeva il sacrificio. Non c’era mai stata altra donnain grado di farlo sentire come lei lo faceva sentire. Keiley lo

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completava e la cosa lo aveva colto del tutto di sorpresa. Findal primo momento in cui l’aveva incontrata, si era reso con-to che c’era qualcosa in lei che scaldava gli spazi gelidi dellasua anima e attenuava l’oscura solitudine che era sempre sta-ta parte integrante della sua personalità.

Nessun uomo avrebbe mai voltato le spalle a una creatura si-mile, indipendentemente dagli ostacoli che avrebbe potuto in-contrare. Quando vedeva il proprio futuro nello sguardo di unadonna, riusciva a trovare il modo di far funzionare ogni aspet-to del loro rapporto. Ed era proprio ciò che stava facendo. Do-veva trovare un modo per far funzionare la cosa per tutti loro.

Soprattutto per Keiley. I suoi desideri naturali e il lato av-venturoso del suo carattere erano stati repressi. I pettegolezzicirca l’appropriazione indebita di cui si era macchiato suo pa-dre a danno della compagnia per cui lavorava l’avevano di-strutta. Adiciassette anni aveva perso la propria casa, il padreera finito in prigione e sua madre si era suicidata.

E per la comunità in cui avevano vissuto non era rimastonessun altro da punire se non Keiley. L’avevano spiata, aveva-no messo in giro voci circa la sua mancanza di morale, predet-to la sua rovina. Se Mac avesse anche solo osato dirle quantodisperato fosse il suo desiderio di vederla tra le braccia di Je-thro in quel momento, ne sarebbe stata terrorizzata. Avrebberigettato all’istante la sua proposta, senza mai più ripensarci.

Mac avrebbe dovuto guidarla dolcemente verso un rappor-to simile. E, quando lei avrebbe ammesso il bisogno di soddi-sfare gli oscuri appetiti che pure il marito vedeva nei suoi oc-chi, allora avrebbe dovuto condurre il nuovo rapporto conaltrettanta dolcezza.

Jethro bramava Keiley. Lui l’aveva vista per primo e l’ave-va spinta verso Mac, nonostante il proprio desiderio. Mac sa-peva come aprirsi un varco nel cuore di una donna, ma cono-sceva anche l’amico. Keiley aveva già rapito il cuore di Jethro.

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Non che Jethro lo avrebbe mai ammesso o avrebbe mai fat-to niente in proposito. Mac lo sapeva bene. Una relazione se-ria era qualcosa che Jethro evitava con la stessa determinazio-ne con cui Keiley evitava i pettegolezzi.

Le sue labbra si contrassero al pensiero. La donna che ama-va e l’amico che era ben più di un fratello per lui. Loro tre in-sieme avrebbero potuto creare una relazione pazzesca. Nonappena Mac fosse riuscito a metterli tutti e tre insieme.

Ma arrivarci sarebbe stata la parte più dura. L’attesa avreb-be spinto al limite la sua pazienza. E se non fosse mai capitato?

Lo avrebbe sopportato. In fin dei conti dipendeva tutto daKeiley. Se lei avesse potuto accettarlo, se avesse potuto amareJethro con la stessa intensità con cui amava Mac, allora avreb-be funzionato.

E se non fosse andata così? Se li avesse perduti entrambi, nesarebbe stato distrutto. Il percorso era irto di ostacoli. Non sa-rebbe stato facile. Ma, se il suo intuito non lo ingannava, allo-ra poteva valere la pena combattere per il futuro che loro treavrebbero potuto condividere. Valeva la pena rischiare.

Condividere sua moglie con qualcun altro era un piacereproibito. E non senza motivo lo si definiva così. Significavainfrangere le regole, superare i confini e affrontare le propriepaure. La paura di perdere. La paura di essere ossessionatodalla propria mania di dominio.

In fin dei conti avrebbero vinto o perso tutti insieme. E Macavrebbe scommesso, pregato per la vittoria.

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Scotland Neck, North CarolinaTre anni dopo

«Mac, hai visto il mio pettine?» gli gridò Keiley dal bagnocon una punta di irritazione nella voce fremente di impa-zienza.

«Ho il mio, Kei» le ricordò lui con lo stesso tono di voce.Keiley uscì dal bagno, nuda come il giorno in cui era nata;

l’acqua le imperlava ancora le spalle, il cappuccio di capelliscuri e scompigliati le avvolgeva il viso, e cominciò a rovista-re sui ripiani del cassettone, della toletta e dei comodini.

Delicata e fragile. Questa era sua moglie. Aventisei anni riu-sciva ancora a incantarlo, a farglielo indurire fino all’inverosi-mile, e guardandola i suoi pensieri correvano alle creature fa-tate di una notte fantastica. Sarebbe potuta essere una fatasexy e sensuale, scintillante di sudore e stretta in mezzo a duecorpi maschili.

Scacciò l’immagine, la frustrazione si insinuò dentro di lui,man mano che il suo autocontrollo si indeboliva.

«Era proprio qui ieri» mormorò lei, mentre Mac si assicu-

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rava la cintura, pur valutando l’opportunità di slacciarla dinuovo con altrettanta rapidità.

Se avesse agito con sufficiente velocità, forse, sarebbe riu-scito a spogliarsi, a gettarla con la schiena sul letto e affonda-re il pene nello stretto calore tra le sue cosce.

Stava allentando la cintura, quando lo sguardo di Keileycorse su di lui.

«Non pensarci neanche.» Gli occhi color nocciola erano an-cora scuri di rabbia residua.

«Sono ancora bandito dalle tue grazie, allora?» Mac le rivol-se un ampio sorriso, tornando a stringere la cintura, prima disedersi ai piedi del letto per infilarsi gli stivali da lavoro rovi-nati che indossava di solito alla fattoria.

Tendeva a lasciarsi andare con Keiley ogniqualvolta l’occa-sione gli si presentava, ma doveva ammettere che c’erano vol-te in cui era tentato di prendersi ben più delle grazie che lei eradisposta a concedergli. I bagliori di competizione e sfida che in-travedeva negli occhi della moglie lo spingevano spesso a la-sciarsi tentare da quello stesso desiderio di dominio che fino aquel momento era riuscito a tenere sotto stretto controllo.

«Vedila come ti pare.» Keiley si chinò per guardare sotto illetto con il culetto delizioso ben teso verso l’alto.

«Continua a puntarmi contro quel culo e ti farò vederequanto sarà breve la mia permanenza fuori dalle tue grazie.»

Gli parve di doverle almeno un avvertimento. In fondo Kei-ley aveva un ottimo motivo per avercela con lui. Darle bucaper una cenetta romantica a casa, completa di candele e tuttoil resto, perché si era lasciato distrarre da una vendita di caval-li, non era stata granché come mossa. Soprattutto dopo che leisi era raccomandata, dicendogli di tornare a casa in tempo. Inrealtà non aveva dimenticato un bel niente, maledizione. So-lo che il suo autocontrollo era un po’instabile al momento. Perquesto non aveva osato presentarsi in orario.

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Lei lo aveva perfino aspettato. Vestita di seta scarlatta, cal-ze autoreggenti e tacchi alti. Lo aveva aspettato sulla porta,gli aveva augurato la buonanotte con una voce dolce come ilmiele e poi se n’era andata a letto.

Gli aveva lasciato la cena nel forno. Le candele si erano ri-dotte a mozziconi. Keiley aveva già mangiato, ovviamente. Elui era riuscito, per una notte ancora, a non parlarle dei desi-deri che lo laceravano.

«Provaci e ti stacco la mano» lo informò, rialzandosi in pie-di e guardandosi intorno nella stanza era confusa. «Era il miopettine preferito, Mac.»

«Hai guardato sotto l’armadietto?»Ci teneva così tante cianfrusaglie tipicamente femminili che

talvolta Mac si chiedeva come riuscisse ogni volta a trovarviciò che cercava.

«Certo che ci ho guardato.» E gli lanciò un’occhiata acciglia-ta come per avvertirlo che avrebbe già dovuto saperlo.

Lui le rivolse un ampio sorriso che, nelle sue intenzioni,avrebbe dovuto avvertirla che vederla andarsene in giro tuttanuda lo stava facendo arrapare a dismisura. Mac avrebbe an-che potuto sedurla. E Keiley avrebbe potuto protestare, finchél’inferno non si fosse congelato, ma entrambi sapevano perfet-tamente che dopo il primo bacio lei sarebbe crollata. Era un da-to di fatto. Lo sapeva lui, lo sapeva lei e lo sapeva il suo cazzo.

Keiley batté frettolosamente in ritirata nel bagno e Mac silasciò andare a un sospiro di sollievo.

«Sai, dovresti darti una regolata» gli disse, costringendolodi nuovo a trattenere il fiato, quando uscì dal bagno qualcheminuto più tardi.

«Quella vita è troppo bassa, accidenti.» La guardò con gliocchi fissi sulle sue adorabili ossa iliache che facevano capoli-no da sopra la fascia elastica degli shorts. E la cosiddetta t-shirtnon era molto meglio. Lasciava intravedere troppo la pancia,

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nonché il piercing all’ombelico. Un piercing che lo aveva fattoletteralmente impazzire negli ultimi mesi.

«Abituati, papino» gli rispose sarcastica e ancora con il bron-cio. «Io mi lamento forse delle magliette attillate che ti fascianoil petto o dei tuoi jeans che lasciano intravedere il culo?»

«I miei jeans almeno non sono tanto bassi da far vedere ilcazzo. Non c’è abbastanza stoffa in quegli shorts per darti unaspetto decente, Keiley.»

Per non parlare di lui. Stava quasi ansimando ora. Le suepalle erano tese. Era pronto per scopare ed era pronto per far-lo subito. Keiley stava davvero tentando un affamato. E lo sa-peva. Nel corso dell’ultimo anno la sua impetuosa moglie eradiventata una potenza sessuale di tutto rispetto.

«Che esagerato. Sono certa che saresti il primo a saperlo, sefosse davvero così.» E lanciò un’occhiata al suo cavallo rigon-fio, prima di tornare a guardarlo in faccia, piena di efferve-scente divertimento. «E anche il primo a essere arrestato, mol-to probabilmente, ma la cosa sarebbe davvero interessante.»

«Cambiati i vestiti.»«Neanche per sogno.»Fece scivolare i piedi in un paio di sandali e uscì tranquil-

lamente dalla camera da letto, con il culetto che si dimenavain quei suoi pantaloncini maledettamente corti; glielo agita-va davanti agli occhi come un torero agita il suo drappo ros-so per il toro furioso.

Lo aveva fatto con una certa frequenza negli ultimi tempi.Lo aveva stuzzicato. Sfidato. Spingendo contro i limiti che luile aveva permesso di porre, quando si erano sposati.

Una parte di lui aveva seguito i progressi di Keiley con l’ac-quolina in bocca. Sapeva cosa sarebbe avvenuto. Sua mogliesi era stancata di aspettare che fosse lui a far sviluppare la suasessualità. Ci avrebbe pensato da sola, ora.

Avrebbe infranto i propri limiti e quelli di lui.

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Aveva davvero intenzione di farsi vedere in pubblico cosìconciata?

Mac si mise la camicia in un attimo e continuò a gingillar-si con i bottoni, avanzando con passo irregolare nel corrido-io e poi giù per le scale, fino alla cucina.

«Dove vai oggi?» le chiese, fermandosi sulla porta a guar-darla, mentre metteva su il caffè.

«Da nessuna parte, a meno che tu non cominci a chiedermidi cambiarmi i vestiti prima di uscire. In tal caso non saprei. Afare shopping a Main Street o, se preferisci, a battere a qualcheincrocio.» E lo guardò, sbattendo le palpebre con un’aria deltutto innocente.

«Furbetta.»«Non cominciare, Mac.» La sua fronte la diceva lunga.«Tanto per cominciare potresti perdonarmi, Keiley» le

suggerì.«Perché mai dovrei fare una cosa tanto stupida?» gli chie-

se incredula. «Sono tre giorni di fila che torni a casa in ritar-do per via di qualche vendita o di qualche incontro. E di so-lito, quando torni, io dormo già da un pezzo. Se lo facessi ate, ti verrebbe un attacco di rabbia.»

«Ti darei una bella sculacciata» mormorò lui.«Non stuzzicarmi, McCoy. Ho ancora la mia mazza da ba-

seball.» Tesa, con gli occhi socchiusi e ora folle di rabbia, lo af-frontava come una piccola fata furiosa. Le mancavano soltan-to un paio di minuscole alette traslucide e frenetiche.

«L’hai trovato il tuo pettine?» Mac fu velocissimo a cam-biare argomento.

Lei non la bevve, ma comunque lasciò correre.«No.» Keiley fece scorrere le proprie dita tra i capelli e il

suo viso assunse di nuovo un’espressione confusa, prima ditornare a volgersi verso la caffettiera per accenderla. «Devoaverlo messo da qualche parte mentre ero sovrappensiero.»

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Che non era una cosa da Keiley. D’altro canto, però, l’atmo-sfera tra di loro era stata piuttosto tesa negli ultimi tempi. Macnon sarebbe dovuto restare fuori fino a tardi, anche se volevaevitare con tutto sé stesso di vedersi allo specchio. Avrebbe do-vuto comunque farlo la mattina seguente. E poi non potevacerto far finta di niente di fronte ai desideri che gli ronzavanoin testa.

Il pettine scomparso gli dava motivo di preoccuparsi, pe-rò. La sua mente si rifiutava di lasciarlo perdere.

«Hai perso nient’altro?»«Non sei più un agente dell’FBI, Mac» gli ricordò Keiley,

prendendo le tazze dall’armadietto. «Sei un contadino ora,nonché un allevatore di cavalli e di bestiame. Ricordi?»

«Sai come si dice, Key, uno può anche uscire dall’Agen-zia.» E fece spallucce.

«Bene, non-agente.» Aprì lo sportello del frigo e prese uo-va, burro e pancetta. «Ho solo messo il pettine nel posto sba-gliato, perché ero sovrappensiero. Tutto qui. Non passeràmolto tempo, prima che lo ritrovi.»

Forse stava davvero esagerando un po’, pensò Mac, masembrava divertente. Keiley non era tipo da perdere le cosecosì. Nonostante tutto il ciarpame da adolescente troppo cre-sciuta che aveva, era talmente ben organizzata che talvolta lostesso Mac non poteva esimersi dall’ammirarla con tutto séstesso.

«Sono un po’ distratta ultimamente» ammise, infine. «Èstato un mese lungo.»

Mac colse la nota di biasimo nella sua voce e provò un leg-gero senso di colpa. E il senso di colpa non era un sentimen-to che gli piaceva provare, quando si trattava del suo matri-monio. Significava che la stava tradendo, che l’aveva ferita. El’ultima cosa che voleva fare era ferire Keiley.

Cielo, le aveva detto che uno poteva uscire dall’Agenzia,

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ma il suo lavoro all’FBI non c’entrava niente. Si trattava dellasua sessualità passata. Un uomo poteva anche uscire dal club,ma il club continuava a sopravvivere in lui. I suoi bisogni co-minciavano a divorarlo vivo. Ma, a meno di non sbagliarsicompletamente, anche quelli di Keiley avevano cominciato aconsumarla.

Tenere a freno il desiderio di dominio che gli torceva le bu-della diventava ogni giorno più difficile. Controllare i propriappetiti sessuali stava diventando impossibile. E ciò potevasuggerire alla sua adorabile mogliettina l’idea che la sua schie-na fosse fatta per essere calpestata dai suoi adorabili piedini.

«Cercherò di non tardare più» le promise, guardando laschiena di Keiley che si irrigidiva, mentre disponeva la pan-cetta nella padella.

«Non è un problema. In fondo mi basterà evitare di prepa-rarti delle sorprese.»

Maledizione, questo faceva male. Mac trasalì. Gli piaceva-no le sorprese di Keiley. Quando gli andava incontro vestitadi seta, con le calze e i tacchi alti e immersa in un delicato pro-fumo di muschio e fragranze floreali, il suo pene cominciavaa pulsare e le sue mani bramavano di toccarla.

Niente più sorprese significava niente più sesso selvaggiosul tavolino del salotto, sul divano o in poltrona. E questo nongli andava affatto giù.

«Ma potrei sempre sorprenderti io» le suggerì.«Potresti» annuì la ragazza. «E potresti iniziare dicendomi

cosa ti abbia tenuto più occupato di uno dei tuoi stalloni du-rante la stagione degli accoppiamenti.»

Keiley gli rivolse un’occhiata rapidissima, che non gli die-de il tempo di controllare la propria reazione. Aveva lasciatol’Agenzia da troppo tempo ormai. Sapeva che lei aveva coltoil bagliore colpevole nei suoi occhi, il sussulto rivelatore nel-la sua espressione. La tensione nelle sue labbra.

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«È stato un mese impegnativo, Kei.» Quella era la sua ver-sione ufficiale e a essa si sarebbe attenuto. Per il momento. Fin-ché non avesse capito con certezza dove volesse arrivare Kei-ley. Negli ultimi tre anni l’aveva vista crescere in sensualità efiducia in sé stessa. Lui le aveva indicato la strada per aiutarlaad affrontare i pettegolezzi e la gente di una comunità in rapi-da crescita e l’aveva guidata verso gli amici che, lo sapeva,l’avrebbero aiutata in questo. Ora Keiley aveva cominciato amuovere i primi passi da sola. Nell’ultimo anno era stata lei afare da traino sia per sé che per lui.

E, a quanto pareva, sembrava iniziare ad aspirare a qual-cosa di ben più alto.

Il suo pene si irrigidì dolorosamente al pensiero, ogni sin-golo muscolo del suo corpo si tese, pregustando ciò che sareb-be potuto accadere.

«Come ti ho detto, ne sarei sorpresa.» Tornò a occuparsidella pancetta, ma le sue spalle erano dritte, la schiena anco-ra tesa.

Per di più quella maledetta maglietta senza maniche le sta-va salendo su per la schiena, lasciando scoperta la pelle. Pel-le che Mac avrebbe potuto baciare in quello stesso momen-to, se non fosse stato tanto stupido. Se gli incubi e i desiderinon avessero infestato i suoi sogni, spingendo la sua tensionesempre più verso il limite. Una tensione che Keiley, natural-mente, interpretava nel modo corretto. E a cui stava comin-ciando a reagire, man mano che il loro matrimonio progre-diva.

Nel corso degli ultimi tre anni Keiley aveva trovato unapropria collocazione all’interno della struttura sociale di Scot-land Neck. Essendo una consulente di programmazione eanalisi computerizzata, era entrata a far parte dell’assembleadegli imprenditori della città. Faceva parte anche di alcunefondazioni benefiche e faceva volontariato per diverse ore al-

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la settimana presso l’associazione locale in difesa delle don-ne. E tutto sembrava andare a gonfie vele. Gli anni passatinell’ombra del sospetto, a causa dell’appropriazione indebi-ta perpetrata dal padre, impiegato in un’importante aziendacontabile di Washington, e della sua successiva carcerazione,seguita dalla sua morte, si stavano lentamente affievolendonella memoria.

Dall’esterno, il loro sembrava un matrimonio perfetto. Eper molti aspetti lo era realmente. Non fosse stato per le oscu-re brame sessuali che ossessionavano Mac, l’innaturale ten-sione che cominciava a delinearsi tra di loro non avrebbe avu-to ragione di esistere.

«Caffè.» Sentì una nota di gratitudine nella voce di Keiley,quando la macchina emise il suo bip per indicare il completa-mento del ciclo di infusione. «Siediti, Mac, mi rendi nervosaquando mi ronzi intorno così.»

In realtà, Mac non le stava davvero ronzando intorno. Sta-va solo tentando di avvicinarsi, valutando l’opportunità diprovare una seconda volta a infilarsi in quegli shorts assolu-tamente indecenti.

Ma poi fece come lei gli aveva suggerito e si sedette al ta-volo della cucina, mentre Keiley continuava a preparare lacolazione. Gli venne in mente che, quando Keiley cucinava lapancetta, era il momento meno indicato per rischiare di farlaalterare. In effetti la cuoceva esclusivamente sulla piastra e, seavesse deciso di usare quest’ultima come arma, Mac sarebbestato davvero nei guai.

Ma, in fondo, non poteva fare niente neanche per contra-stare la brama che gli rodeva le viscere. Negli ultimi tre annisi era trasformato in qualcosa che non era. E ciò cominciavaa lasciargli uno strano retrogusto in bocca.

Era sempre stato un amante estremo. L’oscura sessualitàche lo incalzava era stata parte del suo carattere. Era una del-

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le cose che faceva di lui un buon agente investigativo. Capi-va l’oscurità, le ombre che potevano spingere un uomo adazioni estreme.

Era una parte di sé che nascondeva a Keiley. E, a forza direprimerla, stava cominciando a guardare con crescente dif-fidenza alla morsa d’oscurità nella sua mente.

«Credo che comincino a mancarti gli amici che avevi inVirginia» annunciò Keiley, mettendo la colazione sul tavoloe costringendo Mac a fissarla con un certo sospetto.

Mac aggrottò la fronte, lasciando che la brama che conti-nuava a corroderlo gli deformasse per un attimo la faccia.

Stava iniziando. Riusciva a percepirlo ora; era nell’aria,denso come l’odore della pancetta alla piastra o l’aroma delcaffè che gli salivano nelle narici.

La sfida stava per essere dichiarata. Finalmente.Per anni era rimasto a guardare Keiley affrontare le chiac-

chiere iniziate con il loro arrivo nella sua cittadina natale. Lesedicenti ex di un tempo che la stuzzicavano. Le insinuazioni,i sorrisetti compiaciuti e le balle su ciò che Mac faceva quan-do lei non c’era l’avevano fatta preoccupare in un primo mo-mento, finendo poi per divertirla soltanto.

Adesso Keiley si stava addentrando in un territorio cheaveva lasciato inesplorato quando era fuggita dalla Virginia,e stava affrontando la paura della passata sessualità di Mac.La paura non era curiosità. Nel vedere il bagliore di spaventonegli occhi della ragazza, un fuoco lacerante gli percorse tut-to il corpo, e per la prima volta da quando si era reso conto diciò che Keiley significava per lui, Mac lasciò che esso traspa-risse sul suo volto.

Le labbra di Keiley si dischiusero per la sorpresa, quasi l’ar-roganza e la sensualità di quello sguardo fossero uno shockper lei. E, probabilmente, lo erano davvero.

Erano rari i momenti in cui Mac lasciava aperto uno spira-

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glio nella sua facciata per lasciarle scorgere le ombre che lotormentavano.

Lei si schiarì la voce delicatamente. «Be’, lo sai, tutti queivincoli tra uomini al Sinclair’s Club.»

Keiley sostenne lo sguardo di Mac con assoluta innocen-za. I suoi occhi nocciola erano luminosi e compassionevoli, lasua espressione mostrava comprensione. Come se stesse par-lando di un compagno di baseball o di una serata tra uominial bar del quartiere. Ma Mac riconobbe il fuoco nascosto,quello che bruciava sotto le emozioni più innocue.

«Non c’era nessun vincolo tra uomini, Kei.»«Ti manca?» E inclinò la testa di lato, guardandolo con cu-

riosità.«Lo sai cos’era il club» le ricordò. «E non mi manca di sco-

parmi altre donne, se è questo che vuoi sapere.»Con Keiley era più che soddisfatto sessualmente. Lei sape-

va come stuzzicarlo, come farlo impazzire e, per di più, eraestremamente avventurosa. Ben più fantasiosa di quantonon si rendesse conto.

«Non è questo che ti ho chiesto, Mac.» E fece roteare gli oc-chi, prima di abbassarli sulla colazione. «Fa’finta che non ab-bia detto niente del club.»

Ma non sarebbe andata così.«Ma perché l’hai accennato?»Lei tornò a fissarlo ancora una volta, la sua espressione era

riflessiva. «Perché sei troppo teso. Hai pochissimi amici e, no-nostante gli inviti che riceviamo, non hai mai voglia di socia-lizzare. Non eri così in Virginia.»

«Ho sempre da fare, Kei.»«Ti stai nascondendo» gli disse lei. «E nascondersi non è

mai la cosa migliore da fare. Di certo non funziona con me.Ti mancano i giochetti sessuali che facevi in Virginia, Mac? Èquesto il problema?»

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Avrebbe voluto saltarle addosso. Per un attimo desideròalzarsi e scappare via. Avrebbe voluto poterla evitare.

Ma lei lo fissava con quell’espressione lievemente spaven-tata che aveva mostrato anche la prima volta che gli avevachiesto del club. Gli occhi di Keiley erano pieni di circospe-zione e lui si sentiva un idiota. Un bastardo. Come se la stes-se tradendo. Come se la stesse spingendo via da sé. Cercan-do di sottrarsi allo sguardo della moglie, le permise di vederein anticipo la bugia che le avrebbe rifilato.

«Non mi manca alcun giochetto sessuale.» La menzognagli uscì di bocca con difficoltà. «Ora finisci la tua colazione.»

A quel punto la curiosità divampò negli occhi di lei. Macla stava sfidando, che se ne rendesse conto o meno.

«Com’era?» gli chiese, mentre lui affondava la forchettanelle uova strapazzate che aveva sul piatto e si sforzava dicontrastare l’impazienza che sentiva montare in sé.

«Com’era cosa?» Quelle parole finirono quasi per soffocarlo.«Dividersi una donna con Jethro Riggs? Non ti è mai capi-

tato di esserne geloso, Mac?»Figlio di puttana. Stava quasi per venire nei pantaloni.

Se Keiley non lo avesse fissato di proposito per vedere lasua reazione, si sarebbe persa senz’altro l’espressione che scin-tillò fugacemente sul volto di Mac. Era oscura, carnale, ecci-tante. Un attimo dopo lo sguardo del marito si sollevò lenta-mente dal suo piatto, i tratti del viso si erano addolciti, ma gliocchi, i suoi occhi ora erano come nubi di tempesta che si ad-densavano sotto l’influsso di pericolose correnti aeree.

Keiley vide la reazione di Mac e la percepì dentro di sé. Vi-de l’improvvisa eruzione di desiderio in quegli occhi che con-tinuavano a fissarla, vide la tensione nel corpo del marito chesi levava in aria, vorticando, e le sfiorava la pelle. In tre anni dimatrimonio di rado le era capitato di vedere una simile

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espressione sul volto di Mac, e riusciva quasi, ma solo quasi,a spaventarla. L’avrebbe spaventata, se l’eccitazione che pro-vava non avesse smorzato la paura. Dovette sforzarsi per con-trollare il respiro e per contrastare la sua reazione di fronte almarito. La sua reazione all’idea di un simile atto proibito.

Aveva sospettato che Mac sentisse la mancanza del club edegli atti sessuali cui si lasciava andare con Jethro Riggs. Ru-de, al limite del pericoloso, la sessualità di Jethro attraeva ognidonna che Keiley conoscesse. Perfino lei ne era stata tentataun tempo. Finché non aveva incontrato Mac.

Il pensiero di quegli atti l’aveva terrorizzata la prima voltache aveva incontrato Mac, ma qualcosa di più forte, di piùoscuro, l’aveva spinta verso di lui, l’aveva convinta ad amarlo.

Si era illusa di aver dominato i propri impulsi più irrazio-nali molti anni prima di incontrare Mac. Ma, nel corso del-l’anno appena passato, o forse da più tempo, Keiley si era ri-trovata a essere divorata viva dalla curiosità. Mac non facevamai cenno alla sua passata sessualità con Jethro e al club. Nonne parlava mai e non parlava mai di tornare in Virginia.

Ma l’oscura sessualità che fin dall’inizio aveva spinto Kei-ley verso il marito aveva continuato a crescere in lui, stimo-lando quella di lei. Keiley doveva scoprire a tutti i costi cosalo avesse portato a una simile sessualità. Perché lo aveva fat-to. Per ragioni che lei stessa non riusciva a spiegarsi, il passa-to di Mac tormentava ora anche i suoi sogni e le sue fantasie.

«Perché vuoi saperlo, Kei?» La sua voce era brusca, ma conla promessa di una cupa carezza subito dopo la ruvidità inizia-le. Le parole di Mac le accarezzarono la pelle, ricordandole cheerano passati già alcuni giorni senza che lui la possedesse.

Perché voleva saperlo? Perché l’incognita la stava ucciden-do. Perché negli ultimi tre anni la sua curiosità era cresciuta dipari passo con la sicurezza nella propria sessualità. Inizial-mente l’aveva invasa la paura. La consapevolezza dei pettego-

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lezzi che ne sarebbero potuti scaturire, i sussurri e le maligni-tà devastanti che avrebbero potuto farsi man mano più insi-stenti. Ma, dopo aver trovato la propria collocazione nella cit-tadina natale di Mac e dopo aver visto quest’ultimaingrandirsi ed essere cresciuta a sua volta nel corso degli ulti-mi tre anni, aveva iniziato a farsi qualche domanda.

Perché Mac lo aveva fatto? E gli mancava ora? Era quelloil motivo per cui anche la tensione che albergava dentro di lui,l’oscurità che brillava nel suo sguardo, erano aumentate?

Keiley fece spallucce, era a disagio. «Non ne abbiamo maiparlato. Abbiamo parlato di ogni altro aspetto delle nostre vi-te tranne che di questo.»

Ed era la verità. Con Mac aveva discusso di cose delle qua-li non aveva mai parlato con nessun altro. L’orrore di fronte al-la presa di coscienza che suo padre aveva sottratto del dena-ro alla compagnia per cui lavorava. La paura che l’aveva invasaquando aveva perso la casa, quando suo padre era stato incar-cerato e sua madre si era suicidata. Mac conosceva ogni latodi lei, ma erano ancora così tante le cose che lei non sapeva dilui.

«Non vale la pena parlarne» le disse, e si concentrò di nuo-vo sulla colazione, mentre Keiley lo fissava attentamente.Mac le si nascondeva e ciò non faceva altro che stimolare lasua curiosità.

«Questo non spiega perché tu lo abbia fatto, Mac.» Keileycontinuò a battere sullo stesso argomento, benché il tono del-la voce del marito l’avesse avvisata che quello non era un ar-gomento di cui voleva discutere.

Evitava l’argomento proprio come faceva ogni volta che sitrattava di dare spiegazioni circa le parti oscure, in ombra,della sua anima.

Sposare Mac non era stato del tutto indolore. Era un ma-schio alfa con la Amaiuscola, irritante, orgoglioso, arrogante

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e sfacciato. Mac non conosceva le mezze misure in tutto ciòche faceva e di certo non si prodigava in spiegazioni.

Evitava gli argomenti di cui non voleva discutere e, se leiinsisteva, nella maggior parte dei casi finivano a letto, doveKeiley dimenticava non solo il motivo per cui avevano inco-minciato a discutere, ma perfino il proprio nome, quando luicominciava ad accarezzarla.

L’arroganza di Mac era una sfida continua per l’indipen-denza di Keiley e il compromesso non era mai per lui la scel-ta più ovvia. Keiley aveva come la sensazione che, una voltaaperta la porta che lui le intimava di tener chiusa, non ci sareb-be più stato modo di tornare indietro. C’erano parti di Mac tal-mente avvolte nell’ombra che c’era da chiedersi se anche luinon le guardasse con lo stesso sospetto con cui Keiley avreb-be dovuto guardarle.

Era stanca del sospetto. Era stanca di sapere che una partedel marito le era preclusa. Che una parte della sua stessa vi-ta le veniva tolta, quando lui si faceva quieto e cupo.

Era stanca di avere più paura di perderlo che di conoscer-lo. Quello era l’errore che aveva commesso, quando si eranosposati. Aveva intuito che era ancora troppo presto per ren-dere stabile il loro rapporto. Aveva capito che erano troppe lecose di Mac che non sapeva, ma ora era giunto il tempo discoprire le carte. Era giunta l’ora di conoscere l’uomo che ave-va sposato, che lui fosse d’accordo o meno.

La forchetta di Mac graffiò il piatto, poi l’uomo dispose concura le braccia sul tavolo e ricambiò lo sguardo di Keiley, isuoi occhi grigi erano gonfi come nubi temporalesche.

«Perché ero arrapato» le rispose.«Eri arrapato e per questo ti dividevi le donne con altri uo-

mini?»Keiley sollevò la tazza di caffè e ne bevve un po’, come se

il suo cuore non stesse correndo all’impazzata, come se d’un

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tratto non fosse terribilmente nervosa e talmente eccitata dasentire i propri umori incendiarle la fica.

«Si può riassumere anche così» ringhiò lui.«Quindi le donne che condividevi non erano propriamen-

te le tue amanti? Ma solo quelle di qualcun altro?»I suoi occhi si scurirono. Nei tre anni e mezzo in cui erano

stati sposati lei non aveva mai visto il suo sguardo farsi cosìtorbido a causa di emozioni tanto contrastanti. Rabbia, irrita-zione, desiderio ed eccitazione. Ma accettare i sospetti che permesi si erano addensati in lei le faceva un po’paura e, in fon-do, era ben più difficile.

Negli ultimi mesi era riuscita finalmente a capirlo. L’avevapercepito chiaramente.

Gli ultimi tre anni avevano visto il consolidarsi del loro ma-trimonio, ma avevano segnato anche la nascita di una vagainquietudine. Un’inquietudine che Keiley non aveva scortosoltanto in sé, ma anche in Mac.

Che le stava accadendo? Insistere in quel modo con Macnon era mai una buona idea. Lui era indulgente nella mag-gior parte dei casi, la verità però era che, quando si destava ilsuo desiderio di dominarla, quest’ultimo riusciva a stimola-re la parte di Keiley che desiderava avere sempre di più dailoro rapporti sessuali.

«Talvolta erano mie amanti» ammise, la sua voce si era ab-bassata e si era fatta irta di spine. Sempre più ruvida. «Perfi-no donne di cui ero innamorato. In certi casi molto innamo-rato. E più ne ero innamorato, più mi piaceva.»

Era lui a incalzare Keiley ora, a stuzzicarla. In quell’istanteKeiley si rese conto di aver commesso un grave errore di va-lutazione nei confronti del marito. Si era illusa che fossero gliamici a mancargli, i giochi sessuali, si era illusa che una par-te di Mac desiderasse essere di nuovo in Virginia. Ma adessovedeva chiaramente che Mac se n’era rimasto ad aspettare,

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sapendo perfettamente che sarebbe accaduto ciò che stavasuccedendo.

Era stata lei stavolta a portare la questione in campo aper-to. Aveva varcato i limiti che lei stessa si era posta e, conoscen-do il marito, quale che fosse stata la ragione che lo aveva con-vinto a trattenersi, adesso era del tutto scomparsa.

Mac poteva essere terribilmente spietato. Viveva secondoil proprio codice di norme, e nel corso degli ultimi tre anni emezzo avevano dovuto imparare a regolare la propria rela-zione, a venirsi incontro l’un l’altra e a mantenere vivo e farprogredire il rapporto. Ma Keiley aveva sempre saputo cheMac le nascondeva qualcosa. Lo aveva sempre saputo e sem-pre temuto.

«Ma non le amavi» gli disse speranzosa. «Non come amime.»

Le labbra di lui furono percorse da un fremito. «Non homai amato niente o nessuno come amo te, Keiley» ammise.«Lo sai questo.»

«Allora non ti mancano i tuoi amici? Non ti manca il club?»I suoi occhi crepitarono di eccitazione, pregustando ciò che

sarebbe accaduto. «Non l’ho mai detto. Tu l’hai detto. Ma la-scia che ti metta in guardia, tesoro. Se non vuoi risvegliare ilmostro, non stuzzicarlo. E in questo momento lo stai decisa-mente stuzzicando.»

Keiley sentì dischiudersi le proprie labbra, sentì la boccadiventare secca, sentì d’un tratto farsi più densa la tensioneche aleggiava nell’aria, quasi fino a divenire soffocante sottol’influsso delle correnti sotterranee che avevano cominciato asferzarla.

Riusciva a leggerglielo in volto ora, nei suoi occhi c’era undesiderio che teneva imbrigliato, una fantasia, un appetito,forse un bisogno, che Keiley non riusciva a indovinare com-pletamente. Poi, con la stessa rapidità con cui era venuto,

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scomparve. Mac raccolse la forchetta, riprese a mangiare e la-sciò cadere l’argomento, mentre Keiley cominciava a scontrar-si con le implicazioni che il marito aveva lasciato nel silenzio.

«Smetti di preoccuparti, Keiley.» Anche dopo qualche atti-mo la sua voce suonava ancora troppo scura, troppo ruvida.«Qui nessuno sa che ero membro del club in Virginia. E, infondo, anche lì nessuno sapeva con esattezza cosa fosse il Sin-clair’s Club.»

«Non mi importa delle malelingue, maledizione, né se que-ste ci seguano o meno, Mac. Mi importa del fatto che tu ti ri-fiuti di parlarne, quando so dannatamente bene che è proprioquesto che ti ronza in testa.»

Non le importava minimamente cosa ne pensasse la gen-te. Aveva smesso di preoccuparsi delle maldicenze dopo seimesi circa che si erano trasferiti lì, da quando si era resa con-to che Delia Staten, una delle figure di spicco della contea, erafermamente intenzionata a rendere la sua vita un vero infer-no. E solo perché Keiley aveva Mac e lei no. Delia non avevamai dimenticato che Mac l’aveva rifiutata. Era una cosa infan-tile e stupida. E Keiley aveva imparato molto presto a vede-re i pettegolezzi nella giusta prospettiva. In realtà non le face-va né caldo né freddo il fatto che qualcuno pensasse o menoche fosse coinvolta in uno dei molti maledetti ménage diquella stramaledetta contea.

La turbava, invece, il fatto che le labbra di Mac si fosseroassottigliate a mo’di avvertimento. La faceva incazzare il fat-to che continuasse a ignorare l’argomento.

«Non era un bordello, Kei. Era soltanto un club per soli uo-mini. Un luogo in cui rilassarsi, fare una bevuta insieme e di-vertirsi.»

«E trovare un amico con cui condividere la propria aman-te» aggiunse lei.

«Quello era un extra.» La curva tesa e controllata delle sue

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labbra tratteneva la lussuriosa sensualità che avrebbe potutocolmarle. «Ora devo andare a lavorare. Farò un salto in cittàpiù tardi. Ti serve qualcosa?»

«Solo qualche risposta» sospirò lei. «Dobbiamo parlarneancora, Mac.»

«Parlarne è la cosa peggiore che si possa fare a questo pun-to» le disse. «Dovresti lasciar perdere. Lascia stare, Keiley,proprio come hai fatto prima che ci trasferissimo qui. Non ri-guarda la nostra vita, né ciò che abbiamo qui. E questa è l’uni-ca cosa che conta.»

Oh, sicuramente, gli avrebbe obbedito come una scolara di-ligente.

Detto questo, Mac finì il proprio caffè e si alzò dal tavolo,prima di chinarsi per sfiorarle la guancia con un bacio e in-camminarsi verso la porta sul retro.

«Ti amo, Kei» le disse quando fu dietro di lei.«Ti amo, Mac.» Keiley ricambiò le parole e le emozioni.«Allora sarò di ritorno a pranzo, se fai una pausa» aggiun-

se. «Ne parliamo dopo.»Come no, di tutto, ma non di ciò che Keiley sentiva vibrare

nell’aria in quel preciso istante. Quando Mac se ne fu andato,Keiley digrignò i denti per la frustrazione.

La prima volta che aveva sentito le voci circa la vita sessualepassata di Mac si era ritrovata in preda a una paura che avevaquasi posto fine alla loro relazione. Si era sentita terrorizzatadall’oscurità di un simile atto sessuale e dall’oscurità dell’uomodi cui si stava innamorando.

Era vergine allora. Insicura. Condizionata dalle chiacchie-re della gente e ancora incerta riguardo alla forza del suo de-siderio per Mac. E riguardo all’intensità del proprio interes-se per il migliore amico di Mac, nonché terzo risaputo neisuoi rapporti sessuali.

Aveva incontrato Jethro per la prima volta a un party in uf-

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ficio. Qualche settimana dopo lui le aveva presentato Mac.Mac le aveva rapito il cuore nel giro di qualche giorno.

Non sapeva come comportarsi con Mac, figurarsi con unaltro uomo. Specialmente un uomo deciso e tenebroso comeJethro.

Ma non era più quella ragazzina indifesa. D’altra parte, pe-rò, non era sicura di voler trasformare in realtà la fantasia. Ciòche voleva, ciò di cui aveva bisogno, era avere qualche rispo-sta. E l’unica persona da cui poteva avere le risposte che cer-cava non sembrava decisa a parlare.

Fissò la porta sul retro e sentì aumentare la propria risolu-tezza. Non era più tollerabile. Si trattava di suo marito. Dellasua vita. Mac avrebbe dovuto parlare o avrebbe dovuto subi-re le conseguenze. Lei di certo non lo avrebbe lasciato in pace,finché non avesse parlato.

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