L’EDITORIALE Senato, il caso de Magistris - unisob.na.it · completo su come la città e...

12
Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco anno XVI n.8 21 novembre 2016 Altro che Referendum. Quello di dicembre sarà più di una consul- tazione popolare sui futuri asset- ti istituzionali. Sarà così perché le risposte sopravanzeranno di molto le domande formalmente poste. Beninteso, questo non è un fatto nuovo. Sempre un referen- dum dice di un Paese più di quan- to dovrebbe. Nel ’46, ad esempio, disse non solo che gli elettori ave- vamo preferito la Repubblica alla monarchia, ma anche che l’Italia, seppure ancora divisa tra nord e sud, era ormai pronta a rimuo- vere le macerie della guerra e del fascismo. Così come nel ‘74 e nel ‘81, quando c’era da decidere su divorzio e aborto, i referendum riveleranno l’immagine di un’Ita- lia riunificata dal valore della lai- cità. Quest’anno, però, dalle urne verranno indicazioni ancora più articolate. Sapremo, certo, se gli italiani vorranno archiviare il bi- cameralismo paritario oppure no o se riterranno del tutto finita l’e- sperienza del Cnel. Ma sapremo anche se accetteranno di buon grado forme di democrazia in- diretta, come nel caso di un Se- nato eletto dai consigli regionali. Grazie ai risultati referendari sa- premo anche se in Italia, come in Inghilterra e negli Stati Uniti, lo strumento del sondaggio dovrà ormai ritenersi superato, messo nell’angolo dalla fine delle ideo- logie e dallo sviluppo tecnologico (pare che molto dipenda dal pas- saggio dalla telefonia fissa a quel- la mobile). E sapremo, ancora, se è vero che saranno stati i gio- vani, in modo particolare quelli del Mezzogiorno a determinare la vittoria di uno dei due fronti. Senza contare le nuove gerarchie politiche che si determineranno regione per regione e le imme- diate conseguenze sul governo nazionale. Più risposte che domande L’EDITORIALE Senato, il caso de Magistris Marco Demarco Speciale Referendum: i possibili scenari, i pareri degli esperti, le opinioni degli studenti Con la riforma il sindaco di Napoli non potrebbe essere eletto C’è già un caso de Magi- stris. Se dovesse passare la riforma costituzionale, il sindaco di Napoli non sa- rebbe eletto. Una soluzione potrebbe trovarsi in un pat- to istituzionale con il Pd. InChiostro apre una fi- nestra sulla Napoli che si prepara al referendum del prossimo 4 dicembre, ospi- tando tanti punti di vista. Infrografiche, analisi di ieri Macry: «Napoli, la storia del voto» Parla il politologo Paolo Macry. Divorzio, aborto, nucleare e acqua pubblica: così la città alle urne referendarie. Voccia a pag. 3 L’intervista e di oggi, e poi commen- ti, pareri con le ragioni del Sì e del No. Uno spaccato completo su come la città e l’università cambiano, per una decisione che può mo- dificare equilibri politici, giochi di potere, la vita di tutti noi. Eventi Napoli e Salerno si prepa- rano al Natale. Dopo le po- lemiche sul finanziamento di tre milioni di euro della Regione Campania all’e- vento “Luci d’Artista” saler- nitane, le due città hanno scelto diversi simboli per le festività natalizie: N’Albero a Napoli e una ruota pano- ramica a Salerno. A caccia di turisti. Piu a pag. 8-9 Natale, le “Luci” sulla polemica N’Albero a Napoli, la ruota a Salerno: sfida a colpi di visitatori Uccella, Voccia a pag. 2-3 Marcoaldi, Missione a pag. 4-5 I costituzionalisti Marone per il Sì Villone per il No Sport Due giuristi a confronto sui temi più caldi della riforma: bicameralismo, Senato, ti- tolo V, paura del populismo e della demagogia. Marcoaldi, Missione a pag. 5 Arte Cinema Concerti I musei rilanciati grazie ai manager Hart di via Crispi eventi gourmet Elisa e Litfiba feste in musica Verso le Universiadi è allarme impianti Emergenza sport a Napoli. Il mese scorso sigilli per Pala- Vesuvio e PalaBarbuto. Spi- ragli per il Collana, dopo il quid assegnazione. Più fondi, più visitatori, più iniziative. Alla scoperta delle novità e dei direttori di MANN, Capodimonte e Paesutum. Film, pranzi, musica, cocktail e serate disco: tutto in un unico cartello- ne. Sfida possibile con la ricca offerta del cinema Stelle di fama mondiale il- luminano Napoli. Il 23 no- vembre i Litfiba alla Feltri- nelli, il 4 dicembre Elisa al Palapartenope. La Veglia a pag. 12 Lamorte, Mautone a pag. 6-7 La Veglia a pag.10 La Veglia a pag. 10

Transcript of L’EDITORIALE Senato, il caso de Magistris - unisob.na.it · completo su come la città e...

Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco

anno XVI n.8 21 novembre 2016

Altro che Referendum. Quello di dicembre sarà più di una consul-tazione popolare sui futuri asset-ti istituzionali. Sarà così perché le risposte sopravanzeranno di molto le domande formalmente poste. Beninteso, questo non è un fatto nuovo. Sempre un referen-dum dice di un Paese più di quan-to dovrebbe. Nel ’46, ad esempio, disse non solo che gli elettori ave-vamo preferito la Repubblica alla monarchia, ma anche che l’Italia, seppure ancora divisa tra nord e sud, era ormai pronta a rimuo-vere le macerie della guerra e del fascismo. Così come nel ‘74 e nel ‘81, quando c’era da decidere su divorzio e aborto, i referendum riveleranno l’immagine di un’Ita-lia riunificata dal valore della lai-cità. Quest’anno, però, dalle urne verranno indicazioni ancora più articolate. Sapremo, certo, se gli italiani vorranno archiviare il bi-cameralismo paritario oppure no o se riterranno del tutto finita l’e-sperienza del Cnel. Ma sapremo anche se accetteranno di buon grado forme di democrazia in-diretta, come nel caso di un Se-nato eletto dai consigli regionali. Grazie ai risultati referendari sa-premo anche se in Italia, come in Inghilterra e negli Stati Uniti, lo strumento del sondaggio dovrà ormai ritenersi superato, messo nell’angolo dalla fine delle ideo-logie e dallo sviluppo tecnologico (pare che molto dipenda dal pas-saggio dalla telefonia fissa a quel-la mobile). E sapremo, ancora, se è vero che saranno stati i gio-vani, in modo particolare quelli del Mezzogiorno a determinare la vittoria di uno dei due fronti. Senza contare le nuove gerarchie politiche che si determineranno regione per regione e le imme-diate conseguenze sul governo nazionale.

Più risposte che domande

L’EDITORIALE

Senato, il caso de Magistris Marco Demarco

Speciale Referendum: i possibili scenari, i pareri degli esperti, le opinioni degli studenti

Con la riforma il sindaco di Napoli non potrebbe essere eletto C’è già un caso de Magi-stris. Se dovesse passare la riforma costituzionale, il sindaco di Napoli non sa-rebbe eletto. Una soluzione potrebbe trovarsi in un pat-to istituzionale con il Pd. InChiostro apre una fi-nestra sulla Napoli che si prepara al referendum del prossimo 4 dicembre, ospi-tando tanti punti di vista. Infrografiche, analisi di ieri

Macry: «Napoli, la storia del voto» Parla il politologo Paolo Macry. Divorzio, aborto, nucleare e acqua pubblica: così la città alle urne referendarie.

Voccia a pag. 3

L’intervistae di oggi, e poi commen-ti, pareri con le ragioni del Sì e del No. Uno spaccato completo su come la città e l’università cambiano, per una decisione che può mo-dificare equilibri politici, giochi di potere, la vita di tutti noi.

Eventi

Napoli e Salerno si prepa-rano al Natale. Dopo le po-lemiche sul finanziamento di tre milioni di euro della Regione Campania all’e-vento “Luci d’Artista” saler-nitane, le due città hanno scelto diversi simboli per le festività natalizie: N’Albero a Napoli e una ruota pano-ramica a Salerno. A caccia di turisti.

Piu a pag. 8-9

Natale, le “Luci” sulla polemica N’Albero a Napoli, la ruota a Salerno: sfida a colpi di visitatori

Uccella, Voccia a pag. 2-3 Marcoaldi, Missione a pag. 4-5

I costituzionalistiMarone per il Sì Villone per il No

Sport

Due giuristi a confronto sui temi più caldi della riforma: bicameralismo, Senato, ti-tolo V, paura del populismo e della demagogia.

Marcoaldi, Missione a pag. 5

Arte Cinema Concerti

I musei rilanciati grazie ai manager

Hart di via Crispi eventi gourmet

Elisa e Litfiba feste in musica

Verso le Universiadiè allarme impiantiEmergenza sport a Napoli. Il mese scorso sigilli per Pala-Vesuvio e PalaBarbuto. Spi-ragli per il Collana, dopo il quid assegnazione.

Più fondi, più visitatori, più iniziative. Alla scoperta delle novità e dei direttori di MANN, Capodimonte e Paesutum.

Film, pranzi, musica, cocktail e serate disco: tutto in un unico cartello-ne. Sfida possibile con la ricca offerta del cinema

Stelle di fama mondiale il-luminano Napoli. Il 23 no-vembre i Litfiba alla Feltri-nelli, il 4 dicembre Elisa al Palapartenope.

La Veglia a pag. 12 Lamorte, Mautone a pag. 6-7 La Veglia a pag.10 La Veglia a pag. 10

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 2

Il nuovo Senato:se passa il sìc’è de Magistris?

he siano voti di paglia o di pietra, la Campania conterà su nove mem-

bri del nuovo Senato, vittoria del Sì permettendo. Ma chi sa-ranno? E soprattutto perché? Senza una legge in proposito, si pescherà giocoforza tra sin-daci e consiglieri regionali in carica. Ma il bacino a cui attin-gere sarà in gran parte quello uscito dalle urne il 31 maggio 2015, che hanno visto la vitto-ria di Vincenzo De Luca e del centro sinistra. La maggioran-za che sostiene l’ex Sindaco di Salerno è di 31 consiglieri su 50: 16 per il Partito Demo-cratico, altri 15 “spalmati” tra liste civiche, Area Popolare e partiti minori. Al centrodestra invece toccano 13 consiglieri, otto dei quali in quota Forza Italia, compreso il governatore uscente Stefano Caldoro. C’è

infine il Movimento 5 Stelle, in Aula con sette rappresentanti. Gran parte delle opposizioni e la sinistra Pd sono schierate sulle posizioni del No, mentre centristi e deluchiani di ferro fanno da contrappunto: intan-to circolano già le prime voci, su chi possa avere l’identikit del “senatore 2.0”. Tre gli indi-zi fondamentali: il gruppo di appartenenza, le preferenze raccolte nell’ultima tornata elettorale e l’eventuale ruo-lo istituzionale. Incrociando i tre fattori, si può immaginare che i posti sicuri andranno ai “capi” politici: il Governatore, “zar” nel salernitano, quindi Caldoro - sconfitto un anno fa -, senza dimenticare la capo-gruppo penta-stellata Valeria Ciarambino, infine Pasquale Sommese, assessore al turi-smo uscente ma oggi luogo-tenente di Alfano per il Nuovo centrodestra. Come esponen-te istituzionale il nome in pole è quello di Rosetta d’Amelio, presidente del Consiglio eletto all’unanimità. Irpina, già di-

Posti sicuri per De Luca, Caldoro e la “grillina” Valeria Ciarambino

Davide Uccella

Si passa da 315 a 100 membri, ma in 75 saranno nominati dalle Regioni

Come cambia Palazzo Madama Difficile che si approvi in tempi stretti una legge per dare la parolaai cittadini

i scrive riforma costituzionale,

ma per molti si leg-ge nuovo Senato. Per chi scommette sul Sì, al referendum del prossimo 4 dicem-bre, Palazzo Mada-ma 2.0 sarà il cuore di quel “cambio di pas-so” immaginato dal Governo Renzi: sarà la voce dei territori, il megafono di Regioni e Comuni a Roma, il passaporto verso un sistema con 220 par-lamentari in meno, senza che due Came-re facciano le stesse cose. Sulla sponda del No, invece, i nuo-vi articoli dal 57, 58 e 59 assomigliano in tutto e per tutto a un tranello legalizzato, neanche tanto riu-scito, per costruire

un’autentica “casta nella casta”. Ad oggi, infatti, non esiste ancora una legge che preveda come i cittadini pos-sano votare i futuri inquilini di Palazzo Madama. Vero poi che si passa da 315 a 100 membri, di cui 74 consiglieri regionali e 21 sindaci, uno per Regione. Vero che dopo una lunga bat-taglia parlamentare, è stato inserito nella riforma l’obbligo di agire “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglie-ri”, cioè di tener conto del voto dei cittadini nelle elezioni regio-nali. Vero anche che i nuovi senatori con-serveranno il loro sti-pendio, senza nuove indennità e nuovi costi. Ma viene con-fermata l’immunità: dunque niente per-

ogni gruppo in Con-siglio possa pre-sentare una lista di candidati, composta a sua volta da con-siglieri e sindaci del territorio, ma rigoro-samente “bloccata”, cioè senza la possibi-lità di esprimere pre-ferenze. Ogni con-sigliere potrà votare per una sola lista, i seggi saranno attri-buiti con un sistema proporzionale, ma la lista con più seggi potrà optare tra un sindaco e un consi-gliere, rispettando il tetto di un solo primo cittadino per ogni re-gione. Quanto alla compo-sizione territoriale, la stella polare sarà la distribuzione del-la popolazione se-condo l’ultimo cen-simento, effettuato dall’Istituto Naziona-le di Statistica (Istat) nel 2011. Quindi il

S

Si pensa al Sindaco, possibile “cortesia istituzionale”

rettore socio-sanitario dell’A-SL di Avellino, è stata anche la più votata in provincia con quasi 11mila preferenze, spec-chio di una lunga attività nella sanità e nell’associazionismo. Su Napoli invece sono tre i favoriti. Nome forte quello del capogruppo Mario Casil-lo: ex assessore provinciale e background da ingegnere, farà valere il suo “pacchetto” di oltre 31mila preferenze. Meno voti ma più esperienza per Raffaele Topo. Sindaco di Villaricca dal 2000 al 2010, ma anche consigliere provinciale dal 2000 al 2009, è l’esperto di fondi europei in casa dem: ar-gomento che non a caso sarà

spesso all’ordine del giorno per i futuri senatori. Un “de-luso da consolare” potrebbe essere lo stakanovista Antonio Marciano. Il 90% di presenze non gli ha risparmiato il crollo di voti un anno fa (dai 22mila del 2010 ai 13mila del 2015), se la giocherà fino in fondo con Gianluca Daniele. 16mila voti, passato da sindacalista, è critico verso il decisionismo targato De Luca. La sua scelta eviterebbe malumori nel par-tito, che avrà tra le mani anche il “pallino” per la scelta del sindaco. Gli innovatori spingono per il giovane Sindaco di Ercolano Ciro Bonajuto, già ventilato

numero dei senatori di ciascuna Regione dipende quindi dal peso demografico, con il limite minimo di due per Regione: elemento già visto nel sistema elettora-le “Procellum”, e che

premierà le Regioni molto piccole come la Val d’Aosta oppure il Molise, e danneg-gia le medie come l’ Umbria e le Marche. La più rappresentata sarà la Lombardia, a quota 14, quin-

come possibile traghettatore dopo la disfatta elettorale del Pd a Napoli. Altri scommettono su Cle-mente Mastella, risorto come primo cittadino di Benevento in quota Forza Italia. Ma nes-suno esclude che Luigi de Ma-gistris rappresenti un boccone da mandare giù per ragioni istituzionali. Il leader arancione, senza un maggioranza nel consiglio dell’ex Provincia (oggi Città metropolitana), ha moderato il suo programma e incassato l’astensione da parte dei dem. Ora si potrebbe ricambiare il favore. Dopo tutto, è “solo” il Sindaco di Napoli.

quisizione, intercet-tazione o arresto sen-za l’autorizzazione dell’aula. E se entro il settembre dell’an-no prossimo non si troverà un accordo in Parlamento, i nuo-vi senatori saranno scelti dai Consigli regionali: argomento che fa comodo a chi contesta la riforma, schierandosi di fatto contro un’assemblea di “nominati”, rifugio di amministratori re-gionali e locali spes-so al centro di in-chieste per tangenti e rimborsi. Andando però oltre il dibattito, e oltre la gazzarra che pure coinvolge centinaia di politici e giuristi, cosa accadrà se pas-sa il Si, e quanto con-terà la Campania? Secondo le regole transitorie inserite nei nuovi articoli 39 e 40, si prevede che

C

di la Campania. Le tabelle ufficiali di-cono 8 consiglieri e un sindaco per rap-presentare quasi 5,8 milioni di abitanti, che dovranno venire più spesso a Roma. Sempre più spesso.

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 3

Polo culturale e po-litico, Napoli ha una

relazione particolare con i referendum. Una storia che vede picchi di astensioni-smo insieme ad una decisa tendenza modernizzatrice. Lo storico Paolo Macry traccia il percorso storico dei referendum nel capo-luogo partenopeo.Quando nel 1946 gli italia-ni sono chiamati a sceglie-re la forma istituzionale dello Stato, Napoli sceglie la Monarchia. Perché?Napoli ribalta letteralmen-te il voto nazionale perché aveva una relazione parti-colare con i Savoia, ancora molto forte. Era una città dove si sentiva ancora in maniera decisa il legame con il passato.Al referendum sul di-vorzio del 1974 Napoli si distacca dal resto della Campania, dove invece vince il fronte anti-divor-zista, come mai? « Napoli si stacca in modo netto dal resto della regio-ne. Una città che avrà dagli anni Settanta in poi sempre governi di sinistra o di cen-trosinistra, a parte rarissi-me eccezioni. Mentre nel resto della Campania sono radicate le correnti demo-cristiane. In questo periodo sono già evidenti le crepe del sistema di gavianeo ed emerge la base demitiana. Non si tratta di una tenden-za congiunturale, ma di un dato strutturale. A Napoli in quel periodo sono già in atto i processi di modernizzazione e di urbanizzazione, ma pen-so che dappertutto il dato urbano sia stato più divor-zista rispetto alle aree più rurali. Poi ci sono da considerare anche i cicli della conte-stazione giovanile e i loro effetti sulla società. Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta questo paese ha cambiato letteralmente faccia, poi non è successo più». Quando si vota per la leg-ge 194, Napoli segue la tendenza nazionale, ma la percentuale di astensione è molto più alta che nel re-sto dell’Italia? Perché?«L’astensionismo credo che sia caratteristico di tutta la campagna italiana, non soltanto meridionale, ma

Intervista Parla il politologo Paolo Macry. Divorzio, aborto, nucleare e acqua pubblica: così la città alle urne

«Napoli al voto, una storia a parte»L’analisi dell’affluenza, le tendenze di una metropoli-laboratorio

Erminia Voccia

Nel 1946, quando si sce-glie la forma istituzio-nale dello Stato, Napoli capovolge il voto nazio-nale, preferendo la Mo-narchia alla Repubblica. Il 12 maggio del 1974 invece, in Italia si vota per l’abrogazione della legge sul divorzio. I voti a favore a livello nazionale sono 59,1% contro il 40,9% degli an-tidivorzisti. La Campania è una delle poche regioni in cui pre-vale il fronte contrario al divorzio, ma a Napoli la situazione è diversa. Nel capoluogo vincono i no con il 60,3% delle preferenze sui voti a fa-vore, che invece sono il 39,7%. Il Referendum cambia la geografia elettorale italiana perché nel Me-ridione i sì sono stati meno del previsto. L’11 novembre del 1987, con la consultazione refe-rendaria che prevede un voto anche per il nucle-are, l’astensionismo a Napoli raggiunge il va-lore più alto rispetto al resto della penisola. Gli italiani che sono andati alle urne sono il 65,2%

dell’elettorato, mentre a Napoli va a votare solo il 49,5% degli aventi di-ritto. Ma prima ancora, nel 1981, al voto sull’a-brogazione della Leg-ge 194, la percentuale di affluenza in Italia è molto alta, sfiora l’80% (79,6%). Napoli segue la tenden-za a livello nazionale nazionale e vota no, però si arriva soltanto al 65,7 % di partecipazio-ne. Non riesce a risvegliare lo scarso interesse per i referendum dei napole-tani neanche il sindaco arancione Luigi de Ma-gistris, che nel 2011 fa della battaglia alla pri-vatizzazione dei servizi idrici un proprio cavallo di battaglia. In quel caso infatti si esprime solo il 51,72 % dei cittadini, contro il 57,05% degli italiani..

La tendenzaNegli anni ‘80 inizia il declino del referen-dum, che culmina nel ‘91 con il voto indetto da Craxi.

I dati Nel 1946capovolto voto nazionale

anche del nord, magari con percentuali diverse. Tor-nando al divorzio, quello è stato il classico voto che ha misurato, insieme con le correnti politiche e ide-ologiche, un processo di modificazione culturale e che implicava un giudizio sulla famiglia. Lo stesso per l’aborto, sei anni più avanti, ma in quel caso il voto si in-serisce in un contesto stori-co difficile, perché sono gli anni del terrorismo. Inoltre sul voto per l’interruzione di gravidanza pesa il duro giudizio della Chiesa. Il fat-to che vinca il fronte aborti-sta è però un dato che por-ta con sé con qualcosa di rivoluzionario. Napoli nel 1981 è già nel trend della modernizzazione e rientra nelle metropoli abortiste, ma ci rientra però più a fa-tica rispetto ad altre grandi città». Il referendum sul nuclea-re del 1987 cade a novem-bre e quel giorno a Napoli c’è una fitta pioggia, basta questo a spiegare perché alla città spetta il primato negativo per la bassa af-fluenza?«La Napoli del 1987 è la Na-poli del centrosinistra clas-sico, della formula politica del pentapartito, è la Na-poli dei Vicerè quali Gava, Cirino Pomicino e Scot-ti. Quello fu senz’altro un momento di forza politica

della città perché c’erano fior di ministri napoletani al governo. Al tempo in cui Craxi era molto forte, alla vicesegreteria del partito c’era un napoletano: Giulio Di Donato. Poi ci fu un ministro della Sanità potente come Fran-cesco De Lorenzo, anche lui partenopeo. Era una città filogovernativa alme-no fino al terremoto del ’92 provocato da Mani pulite. Credo che comunque il problema ambientale nell’ Italia degli anni Ottanta non fosse maturo. Non lo era neanche nel nord svi-luppato». Al Referendum acqua pubblica del 2011 l’af-fluenza a Napoli è meno bassa rispetto al resto del Paese. Quanto c’entra de Magistris?«De Magistris ne ha fatto un cavallo di battaglia e ha esercitato una certa leader-ship. Ha egemonizzato il refe-rendum, ma non è riuscito ad aumentare la natura e la qualità della partecipazio-ne. Il sindaco ha un con-senso abbastanza ampio, ma solo per una parte della popolazione. Gestisce solo una parte dei napoletani, ma molti restano fuori e anche nel 2011 siamo sem-pre e comunque al di sotto della partecipazione media a livello nazionale».

Partecipazione ai Referendum: Italia e Napoli a confronto

M

Lo storico Paolo Macry

A Napoli negli anni ‘70 c’erano già in atto processi di modernizzazione

Napoli è stata filogovernativa, almeno fino a Mani Pulite.

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 4 | pagina 4 | pagina 4

i è molto discusso dell’orientamento dei giovani, da molti indi-

cati come il vero ago della bilancia. Voteranno per cambiare la Carta o per conservarla così com’è? Questo lo potremo sapere con certezza solo a scru-tinio completato. Già ora, però, possiamo farci un’i-dea della consapevolezza con cui i giovani andran-no alle urne. Conoscono il nodo del contendere? Han-no studiano le proposte di riforma della Costituzione? Pare proprio di sì. Sanno, ad esempio, che tra le que-stioni di fondo c’è l’aboli-zione del bicameralismo paritario e la riduzione del numero dei parlamentari. Allo stesso modo, dimo-strano di sapere cos’è il Cnel e come sarà composto il nuovo Senato.

A confermare questa ten-denza è un questionario di nove domande sottoposte a un campione di 200 stu-denti di Giurisprudenza equamente divisi tra l’Uni-versità di Napoli Federico II e il Suor Orsola Benincasa.

Gli studenti dimostrano di avere le idee chiare su come cambierà il rapporto

Riforma complessa, tanti i dubbi200 intervistati: ok sul Parlamento, non chiari i poteri delle Regioni

Maurizia Marcoaldi

Il sondaggio InChiostro sul grado di conoscenza dei punti chiave della Riforma Costituzionale. 200 gli studenti intervistati

fiduciario tra parlamenta-ri e governo. Infatti l’80% della Federico II e il 64% del Suor Orsola ritiene a ragione che il nuovo Sena-to non sarà più chiamato a esprimere il voto di fiducia

all’esecutivo.Una buona conoscenza

della riforma emerge anche dalle risposte ad altre quat-tro domande. Ben il 90% del Suor Orsola e l’80% del-la Federico II ha chiara l’i-

dea che con la riforma non si potrà eleggere diretta-mente il capo del governo e sia l’80% del primo ateneo che l’82% del secondo in-dividuano in meno di 1000 il numero attuale dei par-

eferendum, Sì o No?

Si perché dopo tanti anni di alternanza di governi di indirizzo politico diverso, in Italia è stata avviata la stagione del rifor-mismo pieno. Final-mente un governo di unità solidale, perché Pd governa in coalizione anche con il nuovo centro-destra, ha pensato a una riforma che non stravolge i pilastri della costituzione ma rende la nostra Carta al passo con i tempi. Il No non darebbe al-ternative costituzio-nali. Riguardo il testo della riforma, ti è tutto chiaro?C’è una parte della composizione del Senato che mi ha convinto poco ed è quella relativa alla nomina temporanea di 5 senatori da parte del capo dello stato.

Questo perché se il Senato dovrà essere specchio delle auto-nomie regionali non si comprende bene quale territorio po-tranno ricoprire que-sti 5 senatori. Secondo gli ultimi sondaggi, i giovani tra i 18 e i 34 anni sono tra i maggiori promotori del no. Perché?Oggi è in crisi la rap-presentanza politi-ca. C’è sicuramente un’ondata di populi-smo internazionale e inoltre la classe po-litica dirigente degli ultimi anni non ha fornito esempi posi-tivi. Molti voteranno No per antipatia ver-so il governo Renzi, disamore generale verso la classe politi-ca o sull’onda di una

eferendum. Sì o No?

No. Questa riforma crea un ibrido: da un lato si riduce l’auto-nomia delle Regioni, ma allo stesso tempo si dà alle Regioni una maggiore presen-za in Parlamento. Il problema però è che i consiglieri agiran-no a titolo personale, senza alcun vincolo di mandato. Inoltre non credo che l’abo-lizione del bicame-ralismo perfetto si traduca in un iter le-gislativo più rapido. Riguardo il testo della riforma, ti è tutto chiaro?Da studente di giu-risprudenza rico-nosco che ci sono dei punti difficili da capire. Soprattutto riguardo l’art. 70 esi-

stono numerosi pro-blemi interpretativi che credo daranno luogo a conflitti di at-tribuzione. Un esem-pio è l’elezione dei consiglieri regionali. Ci sono troppi punti oscuri nella norma che contribuiscono a rendere il sistema meno chiaro. Secondo gli ultimi sondaggi, i giovani tra i 18 e i 34 anni sono tra i maggiori promotori del no. Perché?Credo che sia dovu-to al fatto che il voto, soprattutto tra i gio-vani, sarà un voto di protesta. Pur essen-do a favore del no, mi rendo conto che, in entrambi i fronti, la maggioranza degli elettori non voterà nel merito della ri-

Adolfo De Santis

Il questionario. Parlano gli studenti delle facoltà di giurisprudenza di Suor Orsola Benincasa e Federico II

Adolfo: «Perché voto sì». Enrico: «Perché dico no»A confronto le ragioni dei ragazzi. Opinioni consapevoli, ma su schieramenti opposti

ExtraLa videoinchiesta da maggio online sul sito di Inchiostro

lamentari italiani. Anche sulla definizione del Cnel poche sono le incertezze con il 78% del Suor Orsola e 76% della Federico II che sanno sciogliere corretta-mente l’acronimo. Chiaro anche l’ultimo quesito con il 76% del Suor Orsola e il 74% della Federico II che individua come maggiore il numero dei consiglieri, rispetto ai sindaci, nel nuo-vo Senato. Naturalmente, sono emerse anche alcune incertezze.

I dubbi maggiori riguar-dano le implicazioni tra la legge elettorale e la rifor-ma costituzionale: infatti, il 51% degli studenti del Suor Orsola Benincasa ritiene, a torto, che il voto del pros-simo 4 dicembre modifi-cherà l’Italicum, il sistema di voto che disciplina l’e-lezione della Camera dei Deputati dal 1 luglio 2016. Stessa perplessità emerge alla Federico II per il 46% degli intervistati.

Anche la riforma del Ti-tolo V rientra tra gli argo-menti meno chiari. In en-trambi gli atenei quasi la metà degli studenti (48%) ritiene erroneamente che, se passasse il Sì, i governi regionali acquisirebbe-ro maggiori competenze. Un’altra risposta che sol-leva dubbi riguarda il nu-mero degli articoli modifi-cati. In entrambi gli atenei è alta la percentuale di chi sbaglia: il 64% del campio-ne del Suor Orsola e il 66% della Federico II ritiene che saranno meno di 30.

forma ma esprimen-do un giudizio sul governo. La colpa in questo senso è dello stesso Renzi che ha personalizzato il re-ferendum. Qual è stata la tua principale fonte di informazione?Ho iniziato a studia-re Diritto costituzio-nale proprio quando è partito il progetto riformatore, quindi l’ho seguito passo dopo passo. Proprio partecipando a di-versi seminari tenuti da costituzionalisti sono riuscito a farmi un’idea chiara. Tra coetanei parla-te del referendum? L’argomento riforma costituzionale è get-tonato, molto più di altri temi politici che hanno occupato il dibattito in passato. Con i colleghi di giu-risprudenza mi ritro-vo spesso a discutere nel merito.

R

Emilia Missione

S

protesta di pancia. Qual è stata la tua principale fonte di informazione?Ho seguito fin dall’i-nizio il dibattito par-lamentare e ho cer-cato di farmi un’idea anche grazie alle di-verse scuole di parti-to. Chi non è iscritto a partiti o sindacati do-vrebbe leggere il te-sto integrale per una visione più oggettiva. È importante anche ascoltare esponenti politici, recuperare materiale su inter-net, partecipare a di-battiti di accademici e professori.Tra i coetanei parla-te del referendum? Se ne parla poco perché noi giovani abbiamo poca con-sapevolezza di quan-to la Costituzione.

ExtraLa videoinchiesta a dicembreonline sul sito di Inchiostro

Enrico Massa

R

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 5

Riforma, 7 domande a Marone e Villone

Perché sì?Il superamento del bicameralismo per-fetto e la razionalizzazione del riparto di competenze tra Stato e Regioni sono modiche condivisibili.La scelta di un sistema bicamerale perfetto da parte dell’Assemblea co-sti¬tuente si giustificava per ragioni storiche che possono dirsi, oggi, supe-rate.Le modifiche del Titolo V correggono alcuni errori della precedente riforma del 2001, che aveva attribuito alle Re-gioni competenze che necessitano, in-vece, di esercizio unitario.Naturalmente si poteva scrivere una riforma migliore, ma non bisogna di-menticare che le leggi di revisione co-stituzionale, come tutte le leggi, sono frutto di una sintesi politica del Parla-mento, non del lavoro di ricerca di sag-gi e costituzionalisti.Abolizione del bicameralismo pari-tario. Il Parlamento legifererà più ra-pidamente?Sì, perché la regola generale è la com-petenza della sola Camera dei deputa-ti.Confrontando l’attuale art. 70 con i sette commi del testo riformato, può esserci l’impressione di una complica-zione ma in realtà, il processo si sem-plifica. Si garantiscono, infatti, tempi certi al procedimento legislativo e si di-stinguono due procedimenti (due soli, non la miriade di cui parlano i critici) che dovrebbero razionalizzare l’eserci-zio della funzione legislativa.È tutto chiaro su chi e come eleggerà i senatori?Questo è senza dubbio un punto criti-co della riforma, poiché la previsione dell’art. 57, secondo cui i senatori sono eletti dai Consigli regionali «in confor-mità alle scelte espresse dagli elettori», avrà bisogno di norme attuative ben ponderate. Si tratta anche qui di un compromesso politico, per cui sarà ne-cessario trovare una soluzione in sede di attuazione legislativa.Titolo V. I rapporti tra Stato e Regioni saranno più semplici?Sicuramente sì, perché la riforma in di-scussione corregge alcuni errori conte-nuti nella legge costituzionale n. 3 del 2001, riportando in sede statale mate-rie che per loro natura mal si prestano a un esercizio non unitario.Nella forma i poteri del premier non cambiano, ma nella sostanza?Quello che cambia è il rapporto tra Governo e Parlamento riguardo all’e-sercizio della funzione legislativa. Si prevede, da un lato, la possibilità per il Governo di incidere sui tempi del pro-cedimento, dall’altro, la limitazione del potere di decretazione d’urgenza, il cui

abuso ha consentito al Governo di diri-gere la politica legislativa in assenza di strumenti formali per orientare l’attivi-tà parlamentare. Secondo i sondaggi il Sì prevale al Nord e tra gli anziani, mentre il No al Sud e tra i giovani. Perché?Premesso che i sondaggi sono sem-pre meno affidabili, e non solo in Ita-lia, credo che questo dato s’inserisca in una più ampia tendenza, nazionale e internazionale, ad una polarizza-zione del confronto politico in termi-ni di contrapposizione tra popolo ed establishment. In questo contesto, il no alla riforma diventa il veicolo della pro-testa, al di là del merito delle questioni che sono forse troppo complesse per essere veramente comprese da tutti.Il voto americano può influenzare e come il voto del 4 dicembre?Il voto americano non credo che possa, in sé, incidere più di tanto sul referen-dum costituzionale, se non nei termini i cui esso rappresenta una possibilità di esprimere un voto di protesta e di stampo populistico.

Bicameralismo, Senato, elezione dei consiglieri regionali, paura del populismo: i temi al giudizio degli esperti

Il dibattito. I due costituzionalisti a confronto sugli aspetti più importanti della riforma

Perché no?È una riforma sbagliata. È stata appro-vata – con molteplici violazioni di pras-si e regolamenti parlamentari – da una maggioranza che non sarebbe esistita senza il premio dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la sent. 1/2014. Nel merito, indebolisce il par-lamento mentre rafforza il governo, non irrobustisce gli istituti di democra-zia diretta, colpisce le autonomie, pun-ta a imbavagliare il dissenso.Abolizione del bicameralismo pari-tario. Il Parlamento legifererà più ra-pidamente?Abbiamo visto leggi approvate anche in pochi giorni, e le statistiche ci dico-no che, soprattutto per l’iniziativa legi-slativa del governo, i tempi sono ragio-nevolmente brevi. Lungaggini e ritardi derivano soprattutto da dissensi inter-ni alla maggioranza, non da comples-sità procedimentali. Poi, nella riforma il bicameralismo paritario è superato solo parzialmente e il procedimento di formazione delle leggi, in ogni caso, si complica, non si semplifica.

È tutto chiaro su chi e come eleggerà i senatori?È chiarissimo che non li eleggono i cit-tadini, ma i consigli regionali nel pro-prio ambito. Poi la riforma richiama per l’elezione il metodo proporzionale, e il rispetto della volontà espressa da-gli elettori nel voto per il consiglio. Ma è impossibile. Dieci regioni e provin-ce eleggono ciascuna due senatori, di cui uno è un sindaco. Quindi i consigli eleggono un solo consigliere senatore. Come si può rispettare il metodo pro-porzionale e il volere degli elettori?Titolo V. I rapporti tra Stato e Regioni saranno più semplici?Nel complesso, la riforma opera un forte accentramento e introduce una clausola di supremazia della legge sta-tale per ragioni di interesse nazionale e di unità giuridica ed economica del-la Repubblica. Diventa così possibile mettere un bavaglio al dissenso delle comunità locali, ad esempio su temi ambientali o su proposte di grandi opere. Nella forma i poteri del premier non cambiano, ma nella sostanza?Con il voto a data certa si consegna al governo il controllo dell’agenda e dei lavori parlamentari. È uno strumento che può essere utilizzato per contene-re e normalizzare il dissenso politico. A ciò si aggiunge la maggioranza blinda-ta di 340 seggi data a un singolo partito, anche minoritario nei consensi reali, dal sistema elettorale.Secondo i sondaggi il Sì prevale al Nord e tra gli anziani, mentre il No al Sud e tra i giovani. Perché?La personalizzazione estrema che Ren-zi ha imposto alla campagna referen-daria e la minaccia di crisi devastanti nel caso di vittoria del NO ha spaven-tato gli anziani, che vedono il sì come un voto per la tranquillità. Il sud è la parte del paese più consapevole del fallimento delle politiche di Renzi. I giovani vedono meglio degli altri che le promesse di Renzi sono gusci vuoti, vi-vendo l’esperienza della disoccupazio-ne, della precarietà, del lavoro in nero e sottopagato. Il voto americano può influenzare e come il voto del 4 dicembre?Non vedo al momento effetti signifi-cativi, e penso che il 4 dicembre Renzi perderà perché ha sbagliato a lanciare un plebiscito su sé stesso mentre era già in calo di consensi, e per di più scom-mettendo su una pessima riforma. Del resto, la propaganda sponsorizzata dal potere economico e finanziario sui ca-taclismi che seguirebbero alla vittoria del NO è stata già così martellante che un argomento in più non credo faccia differenza.

Francesco Marone / SIDocente di diritto costituzionale alla facoltà di giurisprudenza dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Al centro della sua ricerca il contraddittorio nei conflitti di attribuzione tra lo Stato e le Regioni: uno dei punti salienti della Riforma per cui i cittadini voteranno il prossimo 4 dicembre.

Massimo Villone / NODocente emerito di diritto costituzionale alla Facoltà di giurisprudenza dell’ Uni-versità degli Studi di Napoli Federico II. Eletto senatore per la prima volta nel 1994, con il Partito democratico della sinistra. Riconfermato senatore nel 1996, nel 2001 e nel 2006, presiede il Comitato per l’abrogazione dell’“Italicum”.

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 6

numeri parlano chiaro. I musei campani hanno registrato il boom di visi-tatori nel corso del 2016.

A poche settimane dalla fine dell’anno gli ingressi per ogni principale struttura museale hanno già superato i numeri del 2015. Un aumento costante dovuto a maggiori investimenti in cul-tura e turismo e alle nuove ge-stioni che hanno ottimizzato le risorse puntando sulla comu-nicazione. È l’effetto della rifor-ma Franceschini che ha con-cesso autonomia a trenta siti tra musei e parchi archeologici. In Campania questa rivoluzio-ne ha significato soprattutto un cambio ai vertici di quattro siti: Museo Archeologico Nazio-nale, Capodimonte, Reggia di Caserta e Paestum. Oggi quindi è più semplice allentare quei meccanismi burocratici che hanno rallentato per anni i pro-cessi di modernizzazione nella gestione dei beni culturali.E i risultati si vedono. Basti registrare l’entusiasmo che si respira al Museo Archeologi-co Nazionale. Ad ammirare

il mosaico di Alessandro e il Toro Farnese sono arriva-ti quest’anno quasi il 30% di visitatori in più rispetto

al 2015. L’obiettivo è quello di giungere ai 500mila ingressi entro fine anno. Gli incassi su-perano i 2 milioni di euro, la metà dei quali derivanti dalle mostre. La filosofia portata dal nuovo direttore Paolo Giulie-rini è quella del museo aperto, alla gente e alle iniziative. Per dare un’idea, l’anno di dire-zione dell’archeologo toscano specializzato in etruscologia ha restituito al museo le mummie della sezione egizia (la prima in Europa e la seconda per gran-dezza dopo quella di Torino), ma anche ospitato un torneo di Subbuteo, lanciato un nuovo sito web, attivato i social e pro-dotto spot di animazione che accolgono i visitatori all’aero-porto di Capodichino. Il Museo

I

organizza il giovedì sera rasse-gne, reading letterari e concerti nei giardini (riaperti) e manda le sue opere in giro per il mon-do. Relazioni sono state attivate con l’Ermitage di San Pietro-burgo e con il Getty Museum di Los Angeles con l’obiettivo di estendere il brand del Mann oltre che di ricevere altri capo-lavori in cambio. Nella visione del direttore, quello che sorge tra la Sanità e il centro storico, insomma, non è più un palaz-zone austero, ma una struttura osmotica che vive con la città. Lontano dal centro di Napoli è invece il Museo di Capodimon-te, con i suoi 134 ettari di parco visitati da migliaia di persone

che però si tengono spesso a distanza dalle tele del Cara-vaggio e del Masaccio. Una di-stanza che il direttore Sylvain Bellenger ha provato a colma-re promuovendo una navetta che collega il centro storico al museo. Appena arrivato, lo storico dell’arte francese ha la-vorato sul parco (passato con la riforma sotto la gestione del Museo), ha riaperto la sezione contemporanea e organizzato dei concerti con la collabora-zione del conservatorio di San Pietro a Maiella. «Se ci vanno solo 140mila persone all’anno significa che qualcosa non fun-ziona, questo è un luogo strepi-toso», aveva sottolineato in una

visita il premier Matteo Renzi. Eppure negli ultimi dieci mesi gli ingressi sono aumentati del 25% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Numeri di altro calibro sono quelli della Reggia di Caserta, la struttura che, in Campania seconda solo a Pompei, attira la maggior par-te dei turisti: 600.694 i biglietti staccati da gennaio a ottobre 2016. Nonostante i visitatori si-ano aumentati del 21% rispet-to all’intero 2015, lo stato del complesso vanvitelliano lascia scontento più di un visitatore. Numerosi sono gli utenti che affidano alle pagine social del-la Reggia commenti negativi: i pochi bagni sporchi, il parco

Napoli,Caserta e Paestum: 2016 d’oro

L’inchiesta La riforma Franceschini ha rilanciato così l’Archeologico, Capodimonte, la reggia vanvitelliana e i templi del sito cilentano

L’obiettivoIl Museo Archeologi-co punta ai 500 mila ingressi entro la fine dell’anno

La navettaPer raggiungere Capodimonte è stato realizzato un servizio shuttle che accom-pagna i turisti fino al parco

Antonio Lamorte

La riformaTrenta siti culturali italiani sono diventati autonomi

Musei, Campania felix

Carolina Mautone

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 7

a tratti abbandonato e il per-sonale poco qualificato sono i punti critici messi in evidenza dai turisti. Eppure nei primi dodici mesi di gestione, il diret-tore Mauro Felicori, manager bolognese, si è impegnato a ri-lanciare l’immagine della Reg-gia attraverso una vasta opera-zione di marketing. Dalla linea di accessori ispirati alla facciata del monumento all’instancabi-le attività social con l’hashtag #fiduciaCaserta, le attività di promozione sembrano anda-re nella direzione giusta. Una dedizione, quella di Felicori, per la quale è stato addirittura accusato di stacanovismo dai suoi stessi dipendenti. Un se-gnale positivo viene anche da-gli incassi, aumentati del 64% nel mese di ottobre. Tra le ope-razioni di risanamento del sito, il restauro delle facciate era tra le più urgenti. Sono molti, però, i lavori ancora necessari. Non è un caso che tra gli interventi finanziati dal Piano operativo nazionale “Cultura e sviluppo” del Ministero dei beni e delle attività culturali quelli per la Reggia abbiano ricevuto in to-tale più di 64 milioni di euro, la cifra più alta ottenuta da un ente artistico-culturale in Cam-pania.A fare la differenza, negli ultimi mesi, sono stati gli sforzi per migliorare la comunicazione dei musei. Prima dell’arrivo del nuovo direttore, Gabriel Zuchr-tiegel, il Parco archeologico di Paestum non aveva neanche una pagina Facebook. Appena arrivato l’archeologo tedesco ha dovuto risolvere problemi urgenti, come le infiltrazio-ni d’acqua nel museo. I lavori

sono stati possibili solo grazie all’autonomia di gestione e di cassa garantite dalla riforma. È bastato poco per attirare vi-sitatori. Tra le iniziative che hanno riscosso maggiore suc-cesso quella più apprezzata è stata l’apertura del tempio di Nettuno, prima inaccessibile. I numeri hanno premiato le in-tuizioni del direttore: gli introiti sono già aumentati del 49,2% rispetto al 2015, nonostante le tante occasioni per visitare gra-tuitamente scavi e museo. Tra i progetti finanziati grazie ai fon-di ministeriali c’è stata la riqua-lificazione dell’ex stabilimen-to Cirio, che presto diventerà un’area destinata a ospitare eventi e mostre. Nove milioni di euro, poi, sono stati stanziati per migliorare l’offerta turistica e per la creazione di una passe-rella in legno che renda acces-sibili gli scavi anche ai disabili. Assoluta novità, ora attuabile grazie all’introduzione del co-siddetto “Art bonus” voluto da Franceschini, è stata la possi-bilità di ricevere fondi da parte di “mecenati” esterni. A Pae-stum, dove sono stati raccolti circa 80.000 euro in donazioni, grazie a questa novità è stato possibile restaurare la sala che ospita la celebre tomba del Tuf-fatore.Complice una situazione inter-nazionale che favorisce gli spo-stamenti all’interno dei confini nazionali, la stessa che ha reso Napoli una delle mete più get-tonate negli ultimi anni, quello attuale sembra essere un mo-mento particolarmente felice per cultura e turismo.

Gli effetti dell’autonomia: visitatori in crescita, più risorse per marketing e comunicazione, mostre, riaperture e tanti eventi off-topic

a Cortona a Napoli. Il to-scano Paolo Giulierini ha

trasformato il Mann in un la-boratorio eclettico, aperto alla città e disponibile alle conta-minazioni culturali. Può tracciare un bilancio del suo primo anno da direttore?Sicuramente positivo. Sono au-mentate le iniziative e il pubbli-co, quest’ultimo quasi del 30% rispetto allo stesso periodo del 2015. È in atto una rivoluzio-ne di fondo, quella che vuole un museo osmotico, al passo con i tempi e aperto ai cittadini come all’innovazione. Su cosa si deve lavorare?Devono essere migliorati alcuni aspetti relativi alla tecnologia e alla comunicazione interna del museo. Stiamo lavorando per introdurre una rete wireless. Grandi passi in avanti sono già stati fatti con il sito, completa-mente rinnovato, e con l’attività dei social network.Che idea si è fatto di Napoli?La città è uno scrigno di tesori

MarketingLanciata una linea di accessori ispirata alla facciata della residenza borbonica

Art BonusA Paestum raccolti 80mila euro in dona-zioni per finanziare lavori di restauro

Paolo Giulierini/MANN

«In atto una rivoluzione»Il museo si apre a cittadini e iniziative

La parola ai direttori

inesplorati e nascosti. Napoli ha però il vantaggio di possedere un carattere dinamico, oserei dire vulcanico. Tuttavia quello che manca è un programma coerente e razionale. Capita infatti spesso che splendide of-ferte non vengano organizzate o calendarizzate perfettamen-te. Credo si debba lavorare ad una programmazione di lungo periodo attraverso la quale sa-pere che nel 2019 a Napoli ac-cadrà questa cosa o quest’altra. Un progetto di questo tipo po-trebbe rappresentare il salto di qualità.

Napoli già negli anni ’80 e dal 2010 al 2012, lo storico

francese Sylvain Bellenger è di-ventato direttore del Museo di Capodimonte dall’ottobre del 2015. Può tracciare un bilancio di quest’anno di direzione?Sono sembrati dieci anni. E’ stata molto dura, soprattutto per l’organizzazione e la gestio-ne della struttura. A Napoli le cose difficili si fanno facilmen-te, ma le cose necessarie, quo-tidiane, come avere un bagno pulito, un computer o una luce che funziona, si realizzano con

grandissima fatica. Al mio arri-vo c’era il caos.Cosa pensa del rapporto dei napoletani con la città?I napoletani sono molto orgo-gliosi della loro città, ma non la conoscono bene. La conosco meglio io. Capodimonte è per molti solo un nome, irraggiun-gibile, troppo lontano. Ogni giorno incontro gente che mi chiede quando comincerà a viaggiare la navetta, che invece esiste già da sei mesi.Avverte una crescita turistica a Napoli?Certo, ma non coincide con le politiche culturali, è sempli-cemente legata alla situazione mondiale. Napoli, a causa del terrorismo, ha la chance per 3 o 4 anni di sfruttare il fatto di tro-varsi nell’ultimo Paese sicuro nel Mediterraneo. E’ importan-te organizzarsi per trarre il me-glio da questa situazione, che tra l’altro non potrà durare per sempre. La città è eccezionale, ma è troppo disorganizzata.

Sylvain Bellenger/Capodimonte

«Al mio arrivo il caos» Città eccezionale, serve organizzazione

D

A

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 8

Dall’8 dicembre a Rotonda DiazEntro febbraio 100mila visitatori

NapoliRistoranti, area selfie e spazi per bambini. Un biglietto per le attrazioni

cial con i propri amici. Ci sarà tutto questo nella pira-mide a forma di albero. La costruzione è stata pensata soprattutto per le famiglie: ci sarà uno spazio, chiama-to Nuvola d’aria e d’acqua, in cui i più piccoli entreran-no scalzi all’interno e po-tranno immaginare di vo-lare e camminare nel cielo. Una befana con la scopa in mano farà cadere dall’alto fiocchi di neve e coriandoli di stelle per intrattenere e far divertire i piccoli ospiti.Da Nord a Sud tutte le più grandi città italiane si stan-no preparando ad inau-gurare gli alberi di Natale 2016. Se il Christmas Tree in Piazza Duomo a Milano punta sulla qualità, quello sul Lungomare di Napoli mira soltanto alla quantità. Traduzione: fare business. L’albero partenopeo è pro-mozionale e commerciale: per visitarlo bisogna acqui-stare un biglietto di circa 5

euro e tutto, dall’aperitivo alla partecipazione agli eventi culturali, dovrà es-sere pagato. Nella capitale meneghina l’albero natali-zio punta invece su progetti di charity e social network: coinvolgimento dei cit-tadini, programmi di be-neficenza e piccole dona-zioni per acquistare regali ai bambini ospitati nelle case famiglia e alle picco-le vittime del terremoto di Amatrice. L’albero milane-se sembra così guardare al reale spirito natalizio, cioè aiutare chi è in difficoltà.Non va così a Napoli, dove l’unico obiettivo è azzar-dare previsioni. «Speria-mo di riuscire ad arrivare a 100mila visitatori – con-cludono dalla Italstage, la società ideatrice della struttura – Siamo sicuri che il progetto porterà a Napoli migliaia di turisti in più».«Sono molto affascinato da questo albero. Le tante

persone che incontro ogni giorno sono entusiaste di questa idea». Così il sinda-co di Napoli Luigi de Ma-gistris risponde a quanti, intellettuali e non, si sono schierati invece contro questa costruzione, defi-nendola una «strapaesana Torre di Babele». L’ex asses-sore all’Urbanistica Luigi De Falco di “Italia-Nostra Napoli”, insieme a parte della società civile parte-nopea, ha firmato una nota contro la costruzione di questo «Albero della cucca-gna aggiornato». Secondo il gruppo politico-culturale, rovina il paesaggio, andan-do contro i principi sanciti dalla Costituzione Italiana. Proprio per questo l’orga-nizzazione si è rivolta alle autorità competenti per accertare «ogni eventuale responsabilità penale, am-ministrativa ed erariale di tutti i soggetti coinvolti».

In cifreTre terrazze, 40 metri di altezza, un milione e 300mila led che cambieranno colore ogni sera e oltre 3mila piante per le decorazioni. Questi i numeri di N’Albero, che sarà visibile a Ischia e Capri, fino a Sorrento

arà alto quaran-ta metri e dalla Rotonda Diaz sul Lungomare potrà essere ammirato

da Ischia, Capri e Sorren-to. È n’Albero, simbolo del Natale 2016 di Napoli. Un edificio da vivere, dall’alba al tramonto, che cercherà di attrarre cittadini e turi-sti fino al prossimo febbra-io. Questo l’obiettivo della struttura che supererà di 15 metri i palazzi limitrofi: l’edificio sarà illuminato da un milione e trecentomila led che cambieranno colo-re ogni sera. N’Albero avrà tre terrazze: la prima a 6 metri di altezza, la seconda a 18 e la terza a 30. Da qui i visitatori potranno ammi-rare le stelle con i telescopi su una balconata a picco sul mare. Chi non volesse salire a piedi a guardare lo skyline sul golfo di Napoli potrà utilizzare l’ascensore, arrivato direttamente dal-la Norvegia. L’edificio sarà adornato con oltre 3000 piante che saranno poi tra-sferite nei giardini comu-nali della città.Bar e ristoranti sale per mostre, spettacoli e con-certi. Ma anche un’area selfie dove potersi scattare foto e condividerle sui so-

Favorevole

Luigi de MagistrisIl sindaco di Napoli ha dato il via libera alla costruzione sul lungomare

S

Contrario

Luigi de FalcoSecondo l’ex assessore all’urbanistica, N’Albero rovina lo skyline della città

Fausto Egidio Piu

N’albero contro la Ruota Ecco la sfida di Natale

na sfida turistica ma anche politica. Napoli e Salerno

sono pronte ad attrarre visitatori e cittadini in vista del Natale 2016. Nel capoluogo partenopeo l’am-ministrazione comunale ha dato il via libera alla realizzazione di N’Albero, una mega struttura in acciaio alta 40 metri e larga 30. L’ edificio resterà aperto anche

il 31 dicembre, permettendo ai napoletani e ai turisti di festeg-giare l’arrivo del nuovo anno. Dal sushi alla cucina tradizionale: ci sarà tutto questo nella struttura sul lungomare. Proprio il simbo-lo del Natale è stato l’occasione per uno scontro istituzionale tra il sindaco di Napoli Luigi de Magi-stris e il governatore della Regio-

ne Campania Vincenzo De Luca. Oggetto del conflitto i tre milioni di euro stanziati dalla Giunta re-gionale, cioè dallo stesso De Luca, a favore della sua città per l’instal-lazione delle Luci d’Artista e di una ruota panoramica. «Tre milioni per le luci di Salerno sono una ci-fra spropositata. Corrispondono a quanto Napoli ha potuto spendere

ULa polemica

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 9

È il simbolo di “Luci d’artista” per giri panoramici mozzafiato

SalernoLa più alta d’Europa, nelle 28 cabine si può anche cenare in 90 minuti

consumare i pasti.Il mito, il sogno, il tempo e il Natale: sono questi i quattro percorsi tematici delle Luci d’Artista di Sa-lerno. Anche quest’anno l’evento più atteso dai cit-tadini salernitani ha scelto installazioni e personaggi provenienti dalle favole, come draghi, orsi, stelle e vari elementi dell’Univer-so. Tra le 29 installazioni, le più suggestive sono quel-le dell’Aurora Boreale, del Cyrcus, dell’Orso polare tra i ghiacci e de Le Mille e una notte. Proprio quest’ultima installazione è stata allesti-ta in piazza Flavio Gioia, ma è tutta Salerno a essere sta-ta adornata a festa. Lungo il Corso Vittorio Emanuele si possono ammirare Gli Spa-zi Infiniti, una suggestiva cascata di luci e lampadari. La Villa Comunale ospita il Giardino Incantato, ispira-to al mondo delle fiabe, per fare viaggiare con l’imma-

ginazione i piccoli visita-tori. Proprio qui, in mezzo alla ricostruzione di una natura incontaminata, i bambini possono ritrovare i loro beniamini, come Ce-nerentola, Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan o Pinocchio. Sugli scogli del lungomare salernitano sono state disposte statuet-te di pinguini, mentre alla nuova Stazione Marittima, dall’8 dicembre all’8 gen-naio, saranno allestiti pre-sepi di sabbia.Promuovere la cultura del-la sostenibilità e del riciclo. Proprio per questo Le Luci d’Artista sono illuminazio-ni realizzate con materiali di recupero, come bottiglie di plastica. Eventi culturali, spettacoli di teatro e danza, ma anche mercatini natali-zi con prodotti tipici. Ci sarà tutto questo a illuminare Salerno per attrarre cittadi-ni e turisti che decideranno di trascorrere un periodo

magico nella seconda città della Campania.«La ruota permetterà di ammirare il panorama del-la città da un’angolazione privilegiata», commenta il sindaco di Salerno Vincen-zo Napoli. Ma è polemica tra le amministrazioni co-munali di Napoli e Saler-no, le due più importanti città campane. La Regione Campania ha finanziato tre milioni di euro per le Luci d’Artista salernitane, suscitando le ire dell’ex di-rettore del MADRE di Na-poli Eduardo Cycelin, ma soprattutto di Nino Danie-le, assessore alla Cultura del Comune partenopeo. «Su 19 milioni di euro pre-visti in tre anni dalla Regio-ne per le attività di promo-zione culturale, Napoli ne avrà solo quattro – conclu-de Daniele – È Napoli, non Salerno, il traino per il turi-smo in tutta la Campania».

In cifre300 tonnellate di peso, 55 metri di altezza (record nel vecchio continente), per una capienza di 168 persone a giro. Questi i numeri della ruota che offre una vista inedi-ta sul golfo di Salerno

esa 300 tonnella-te, ha 28 cabine semi-chiuse ed è in grado di ospi-tare fino a 168

persone alla volta. È una ruota panoramica il nuovo simbolo di Luci d’Artista, l’iniziativa di esposizioni di opere d’arte luminose che illumina strade, piazze e parchi di Salerno. L’even-to è nato a Torino nel 1998, ma è stato importato nella città salernitana nel 2006. L’installazione della ruota è finita al centro di una pole-mica per un finanziamento milionario della Regione Campania all’amministra-zione comunale di Salerno. L’attrazione panoramica, che è la più alta d’Europa, supera i 55 metri di altezza e proviene da Amsterdam. È stata installata nel Sot-topiazza della Concordia e permette di avere una vista mozzafiato sul golfo. Il prezzo dei biglietti è di 9 euro per gli adulti, 6 euro per i bambini. L’acquisto di un ticket permette di effettuare cinque giri pa-noramici, per una durata di dieci minuti. All’interno delle cabine si può fare co-lazione o organizzare cene tematiche, avendo a dispo-sizione novanta minuti per

Favorevole

Vincenzo Napoli Per il Sindaco di Salerno la ruota attrarrà cittadini e turisti di tutta Italia

P

Contrario

Eduardo CycelinL’ex direttore del MADRE di Napoli ha criticato l’estetica e i costi dell’opera

Fausto Egidio Piu

in cinque anni per la cultura e il tu-rismo», ha dichiarato de Magistris. Secca la risposta di De Luca: «Per Napoli abbiamo sbloccato fior di milioni. E non era obbligatorio». Intanto, la società civile na-poletana si è schierata con-tro N’Albero della discordia. Un gruppo di intellettuali, tra i quali Gerardo Marotta e Aldo Masullo, ha

presentato una denuncia per con-trastare la realizzazione dell’opera. «Non si può assistere in silen-zio - notano gli studiosi - alla spirale di irragionevolezza im-boccata dalla giunta comuna-le». Il gruppo politico - cultura-le accusa l’amministrazione de Magistris, suggerendo piuttosto la realizzazione di un piano di

prevenzione contro le emergen-ze vulcaniche. Ma il sindaco non ha dubbi e taglia corto: «Si farà e resterà almeno fino a febbraio». Nino Daniele, assessore alla Cul-tura del Comune napoletano, ha cercato di calmare le acque. A suo giudizio non c’è concorrenza con altre città, serve anzi un piano strategico per fidelizzare i turisti.

Scontro anche sul numero di turi-sti attesi in Campania nel periodo delle prossime festività natalizie. Se per de Magistris n’Albe-ro attrarrà 100mila persone, il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli vola alto e annuncia al-meno due milioni di visitatori.

Fausto Egidio Piu

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 10

Attesi a Napoli i Litfi-ba, che presenteranno alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri il loro nuo-vo album. A quattro anni da

“Grande Nazione”, ecco “Eutòpia”: testi ironici sorretti da ritmica serra-ta, ben dieci gli inediti. Il disco se-gna un ritorno alle origini, ma sono tanti anche i riferimenti all’attualità: “In nome di Dio” è dedicato alle vit-time del Bataclan, “Maria Coraggio” alla testimone di giustizia Lea Garo-falo e a sua figlia Denise, “Intossi-cato” alla Terra dei Fuochi.

23 novembre, ore 18La Feltrinelli Info: 081 199151173

LitfibaPelù e Renzulli tornanocon l’omaggio al Bataclan

musicaprimo pianocinema

KidsCon il Santa Claus Village riapre l’Edenlandia

“Die Fremde” di Feo Aladag (22 novembre) a “The Dressmaker di Jocelyn Moorhouse (29 novembre) e poi a dicembre il film di ani-

mazione “The little prince” diretto da Mark Osborne. Questi i prossimi appuntamenti del cineforum organizzato dal Centro Linguistico di Ateneo (CLA) dell’Uni-versità Federico II. Al cinema Astra, in via Mezzocannone, ogni martedì proiezioni a ingresso gratuito. L’iniziativa, all’XI edizione, ha come tema la diversità. A ogni proiezione segue un dibattito.

Ogni martedì alle 18Cinema Academy AstraInfo: [email protected]

UniversitariAll’Astra i film del Clain lingua originale

ilm, musica e cibo: è il menu della prima edizio-

ne Start Hart. La settimana tipo inizia con ‘CineClub’ il lunedì e martedì (con proiezioni riser-vate ai soci in abbonamento) e prosegue il mercoledì con ‘Hart Original’, film in lingua origina-le al prezzo speciale di 6 euro, e con ‘Lunch Box’, pausa pranzo con commedie italiane e ame-ricane e menu per vegetariani e vegani. Giovedì musica con la rassegna ‘Offbeat’. Nel weekend concerti e serate in discoteca: il venerdì l’Hart si trasforma nel locale ‘Speakeasy’, con atmosfera anni ’30. Di saba-to cene e serate disco alternati-ve. Hart Kids la domenica alle 16 propone film per bambini. Cucina e cultura s’incontrano poi nella rassegna ‘In Poltrona con lo chef’: cuochi illustri dia-logano con artisti, scrittori e at-tori. Nel prossimo appuntamento, il 1 dicembre, ospite lo chef Anto-nio Pisaniello. E il 24 novembre parte ‘Ubriachi di Cinema’: otto film conditi da degustazioni e cocktail. Si inizia con ‘Susanna’ film del 1938 diretto da Howard Hawks: la lode sarà della scrit-trice Benedetta Gargano.

23 novembreLunch Box: ‘A piedi nudi nel parco’24 novembreUbriachi di cinema: ‘Susanna’30 novembreLunch Box: ‘Il letto racconta’

Cinema Ambasciatori HartVia Francesco Crispi 33Info: 081 7613128ww.hartnapoli.it

Il ritorno di Rocco Hunt in concerto a Napoli

Non solo cinemaEcco Start HartAll’ex Ambasciatori film a pranzo, dialoghi tra chef e scrittori: nel weekend discoteca in stile anni ’30 e animazione per bambini

F

«Lassamme a casa tutt’e guaje cercanne

chell’ ca nun saje». Così i Foja hanno annuncia-to sul loro profilo Face-book che è pronto il loro terzo disco di inediti. Il 4 dicembre, cinque giorni prima dell’uscita, ci sarà l’atteso show case dell’al-bum all’Hart, nell’ambito della rassegna “Offbeat”. In inglese “vetrina” o “trampolino di lancio”, lo show case è una pre-sentazione essenziale, senza grandi scenogra-fie, ma di alta qualità.

Rock, blues e folk sono i generi che si articolano nelle 14 canzoni del di-sco “O treno che va”, ac-quistabile in pre-ordine dal 18 novembre scorso.

I Foja al gran completo

Lo show case della band inserito nella rassegna “Hart Offbeat”

Con “O treno che va” ripartono i FojaÈ

Anteprime, trailer e convention, è il menu delle Giornate Profes-sionali del Cinema di Sorrento. Si inizia lu-nedì 28 novembre con

l’anteprima del film d’animazione ‘Paw Patrol’. A seguire la proiezione de ‘Il mago di Oz’ di Victor Flemin-gin nella versione restaurata in 3D dalla Cineteca di Bologna. Tra le anteprime ‘Lion’, diretto da Garth Davis con Nicole Kidman e Dev Patel, ‘Sing’, film d’animazione prodotto dai creatori di ‘Cattivis-simo me’ e ‘Dog eat dog’ di Paul Schrader con Nicolas Cage e Wil-liem Dafoe. Un’esibizione di Giò Sada, vincitore di X-Factor precederà l’anteprima di “Rock dog, film d’animazione di-retto da Ash Brannon.L’evento è prodotto e organizzato dall’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), in collaborazio-ne con Anem ed Anica. Il 30 novem-bre consegna dei Biglietti d’Oro del cinema italiano, che l’Anec attribui-sce ai maggiori incassi.

Dal 28 novembre al 1 dicembreHilton Sorrento Palace Cinema ArmidaInfo: 06 884731Programma su www.giornatedicinema.it

Le giornateA Sorrento le stardella 39esima edizione

Dal primo album ‘Pi-pes and Flowers’ fino ai più recenti: l’Elisa On Tour, partito a Fi-renze farà tappa a Na-poli. La cantautrice si

esibirà al Palapartenope. Ad aprire la serata Lele Esposito, una delle star finaliste dell’edizione 2015 di Amici. Con i suoi più grandi successi Elisa canterà alcuni brani estratti dal suo ultimo album, tra cui “No Hero” che si è aggiudicato il titolo di canzone italiana più trasmessa in radio nei primi sei mesi del 2016. Intitolato “On”, il disco prende que-sto nome per la sua capacità di “ac-cendere” non solo chi lo ascolta, ma anche la stessa Elisa. Il tour che lo presenterà è iniziato l’11 novembre scorso e sta toccan-do i palazzetti delle principali città italiane. Sul palco anche Andrea Rigonat (chitarra), Curt Schneider (basso), Victor Indrizzo (batteria), Cristian Rigano (tastiere), Jessica Childress e Sharlotte Gibson (cori). 3 dicembre ore 21Teatro PalaPartenopeInfo: 081 5700008www.ticketone.it/palaparteno-pe-napoli

Il tourÈ un dicembre “On”C’è Elisa a Napoli

denlandia riapre i battenti, anche se temporaneamente.

Dal 26 novembre fino al giorno di Santo Stefano sarà allestito il Santa Claus Village, che occuperà le aree già ristrutturate del parco giochi di Agnano. Appuntamento

imperdibile per i più piccoli, ma anche per i grandi che, nostalgi-ci, attendono la riapertura della struttura, chiusa dal gennaio 2013. Oltre 18mila metri quadrati, in cui, per entrare i visitatori avran-no bisogno di un passaporto con

tanto di timbro rilasciato all’in-gresso. Adulti e bambini potran-no vivere l’emozione di visitare la casa, la fabbrica e l’ufficio postale di Babbo Natale, consegnare let-terine e assistere allo spettacolo degli elfi. Altre attrazioni la Santa

Claus Bank, l’ufficio Passaporti, la Dogana e il PharmaClaus, con tutti gli unguenti e le pozioni usa-te dagli elfi. Già pronti il ghiac-ciaio e la stazione del trenino.

26 novembre – 26 dicembreEdenlandia, Viale Kennedy Info: 081 8678369 – 342 5026328http://www.santaclausvillage.it

E

4 dicembre, ore 18.30HartInfo: 081 7613128 Pagine a cura di

Emanuele La Veglia

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettoreMarco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra Origo

Coordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Egidio Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 11

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettore Marco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra OrigoCoordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Egidio Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

L’autunno teatrale ren-de omaggio a De Fi-lippo. Immancabile in prossimità delle feste il grande classico “Na-tale in casa Cupiello”,

fino al 27 al San Ferdinando, rivisi-tato dalla regia di Antonio Latella. Al Diana al Vomero invece, un altro titolo amato dell’opera eduardiana: “Non ti pago”, interpretato da Gian-felice Imparato, Carolina Rosi e dal-la Compagnia Luca De Filippo. Fino al 27 novembreTeatro San FerdinandoInfo: 081 291878www.teatrostabilenapoli.it

Dal 23 novembre al 4 dicembreTeatro DianaInfo: 081 5567527www.teatrodiana.it

De FilippoIl novembre eduardianoin due appuntamenti

teatroprimo pianolibri

Il percorsoVisite alle Fontanelle per sostenere la street art

Dalla tv al fumet-to, la celebre serie “The Walking Dead” si trasforma in “The Walking Rat”. È la parodia proposta

dal disegnatore e sceneggiatore Leo Ortolani. Presentazione martedì 22 novembre alle 18 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri. La sua creatura, Rat Man, sarà cala-ta in un mondo di zombie impaccia-ti che si scattano selfie e riflettono sul senso della vita e della morte. La saga, articolata in tre volumi, mostra come la tecnologia, assor-bendoci del tutto, ci rende morti viventi. L’ingresso è libero, fino a esaurimento posti.

22 novembre ore 18La Feltrinelli Info: 081 199151173

FumettoThe walking ratLa parodia di Ortolani

n costituzionalista, Gu-stavo Zagrebelsky, e un

violoncellista, Mario Brunello, discutono di musica nella sala di un museo. È una delle origi-nali proposte di ‘Fuoriclassico’, ciclo d’incontri organizzati dal Museo Archeologico Naziona-le. Ospiti della rassegna, tra gli altri, il magistrato Raffaele Can-tone, il grecista Mario Vegetti, l’attore Luigi Lo Cascio per of-frire “visuali diverse” su mito e diritto. Dibattiti e concerti si alterneran-no in cornici suggestive come la Sala del Toro Farnese del Mann e la Sala di Astrea della Reggia di Caserta. La kermesse punta ad attualizzare i temi classici greci e latini, così lontani eppure così vicini. “Un museo è realmente contemporaneo se attraverso il passato riesce a far riflettere sull’attualità” spiega il direttore del Mann, Paolo Giulierini. Nel primo appuntamento Gennaro Carillo, docente del Suor Orso-la, collegherà il mito di Atteone alla vicenda di Lady Diana, al Falstaff e al film “Sex and the

City” (appuntamento il 30 no-vembre alle ore 17.30).

3 dicembre, ore 17.30‘Interpretare’ con G. Zagrebelsky e M. Brunello MANN Info: 0814422149museoarcheologiconapoli.it

Il regista Pier-paolo Pasolini e il soprano Maria Callas: due leggen-de sul set di “Medea”

Percorsi al MANNFuoriclassicoZagrebelsky al piano, Cantone commenta la corruzione di Verre Antico e moderno si incontrano al Museo Archeologico Nazionale

U

Dal Metropolitan Mu-seum di New York

sbarca a Napoli ‘La suo-natrice di liuto’, capolavo-ro di Jan Vermeer che sarà esposto al Museo di Capo-dimonte fino al 9 febbraio. Oltre al quadro del mae-stro olandese, dipinto nel 1664, l’allestimento include

anche alcune opere napo-letane, per sottolinearne lo stretto legame con l’arte olandese del ‘600.

Fino al 9 febbraio 2017Museo di CapodimonteInfo: 081 7499111www.museocapodimonte.beniculturali.itJan Vermeer

“La Donna col liuto”

Il capolavoro dell’olandese Jan Vermeer a Napoli fino a febbraio

La suonatrice di liuto a CapodimonteÈ

“Qualcosa arriverà” diventa un libro-o-maggio a Pino Danie-le, che sarà presentato alla Feltrinelli, venerdì 25 dagli autori, Giorgio

Verdelli e Alessandro, figlio di Pino. La pubblicazione ricostruisce la fi-gura del celebre cantautore, morto nel 2015, con fotografie inedite, po-esie e storie di chi l’ha conosciuto. Il titolo riprende l’omonima canzone dell’album del 1988 “Le vie del Si-gnore sono infinite”. Il volume, 256 pagine, si articola in 4 sezioni.

25 novembre ore 18,30la Feltrinelli Info: 081 199151173

L’omaggioQualcosa arriveràil libro su Pino Daniele

Inizia con l’Otello di Rossini la stagione li-rica del San Carlo. La regia dell’israeliano Amos Gitai incontra la scenogra-

fia del premio Oscar Dante Fer-retti. Prima il 30 novembre, poi cinque repliche nei giorni suc-cessivi. A dirigere l’orchestra il maestro Gabriele Ferro, costumi di Gabriella Pescucci. Il debutto dell’ Otello, così rivisitato, vanta interpreti rossiniani di spessore, da Johm Osborn a Nino Machai-dze, da Dmitry Korchak a Franci-sco Gatelli.

Dal 30 novembre al 6 dicembreTeatro San CarloInfo: 081 7972111www.teatrosancarlo.it

La liricaL’Otello di Amos Gitai debutta al San Carlo

l rione Sanità come paradiso della Street-Art: è l’obiettivo del

progetto artistico “Ultravioletto”, curato dall’associazione “Il Faz-zoletto di Perle”, in collaborazione con la Fondazione di Comunità San Gennaro. Le opere murali di

artisti internazionali tra cui Fran-cisco Bosoletti, Tono Cruz, Mono Gonzalez e Matu, saranno finan-ziate con il ricavato di un ciclo di visite guidate al Cimitero delle Fontanelle, nei mesi di novem-bre e dicembre. Ossario antichis-

simo, le “Fontanelle” si snodano per un percorso di 3.000 metri quadrati. “Credenze e apparte-nenze” è il titolo dell’iniziativa. Il tema delle opere di street art che colorerà muri e facciate dei pa-lazzi, sarà quello della diversità.

A questo fine saranno individuati spazi trascurati di cui si studieran-no le caratteristiche, dando nuove speranze al quartiere e alla città. 26 novembre e 3 dicembre Cimitero delle FontanelleVia Fontanelle 80Info: 081 7956160www.cimiterofontanelle.com

I

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE | pagina 12

l Collana al Vomero, il Pala Barbuto di Fuorigrotta e il

Pala Vesuvio a Ponticelli.Sono tra i numerosi impianti sportivi partenopei chiusi o in stato di degrado. Uno scenario preoc-cupante per una città priva dal 1998 del principale palazzetto dello sport, il ‘Mario Argento’ e che si prepara ad ospitare l’U-niversiade nel 2019.Al Vomero si batte per la riscos-sa Sandro Cuomo, ex atleta di scherma oro ad Atlanta 1996 e attuale ct delle nazionali di spa-da. L’Ati Collana Sport Center, da lui presieduta, è l’Associa-zione Temporanea di Impresa aggiudicataria, dal 30 giugno scorso, del bando indetto dalla Regione Campania, proprieta-ria della struttura. Ma solo il 14 novembre il Comune di Napo-li, che gestiva il Collana in co-modato d’uso, ha accettato di restituire le chiavi alla Regione.A breve dunque la palla pas-serà all’Ati di Cuomo, che ge-stirà l’impianto per i prossimi 15 anni. La missione sarà ar-dua perché nello stadio sono frequenti da anni infiltrazioni, allagamenti e cedimenti di cal-cinacci. Chiaro il progetto: «Ab-biamo previsto – afferma l’ex olimpionico - un investimento di 5 milioni di euro includendo la ricostruzione del palazzetto di pallacanestro, crollato nel 2007. Daremo priorità agli in-terventi di messa in sicurezza e, subito dopo, la pista di atletica, campo di calcio e le palestre. In

due anni, senza intoppi, la fase di restyling potrebbe ritenersi completata». Cuomo spiega che nell’Ati con-fluiscono le associazioni che operano da decenni all’inter-no della struttura che sono ol-tre 40, per più di 15 discipline sportive, alcune di livello eccel-lente nel panorama internazio-nale. La città nel 2019 ospiterà la 30esima Universiade, che, rileva Cuomo, «si disputerà in prevalenza su impianti di altre province, per una scelta di di-stribuzione del territorio, ma anche per le difficoltà attuali. La situazione degli impianti in questo momento è drammati-ca, ma i giochi universitari sono per la città una vetrina straordi-naria che non si può sprecare».Lo sport partenopeo più pe-nalizzato dalle difficoltà legate agli impianti è la pallacane-stro: attualmente nessuna delle squadre partenopee gioca in città. La selezione maschile, il Cuore Napoli Basket, che mili-ta in serie B, disputerà partite casalinghe a Casalnuovo alme-no fino al mese prossimo, e si allena in quattro palestre dif-ferenti. La Dike, squadra fem-minile, gioca invece al Palavita di Cercola. Maione, Papalia, Ci-rillo, Calise, Balbi sono alcuni degli imprenditori che si sono avvicendati nel rappresenta-re Napoli in questo sport. I sei fallimenti negli ultimi otto anni denotano una grande difficoltà nel risalire la china. Oltre ai tristi precedenti, il Cuo-re Napoli, ha dovuto fare i con-

Sigilli e degradoImpianti sportivinegati alla città

IEmanuele La Veglia

Sandro Cuomo, na-poletano, 54 anni ha vinto da atleta nella spada a squadre l’o-ro nelle Olimpiadi di Atlanta 1996 e il bron-zo a Los Angeles nel 1984. Come ct della Nazio-nale italiana di spa-da, ha preso parte ai recenti giochi di Rio. Presiede il consorzio che si è aggiudicato la gestione del Collana, in cui allena giovani schermidori.

L’ex atleta

Da Atlanta a Rioora la sfida Collana

5 milioni di euro L’investimento previsto per lo Stadio Collana

Il punto Sandro Cuomo: Universiade vetrina clou

ti, a ottobre, con la chiusura per inagibilità del PalaBarbuto, in cui dal 2003 hanno giocato di-verse rappresentative napole-tane di basket, sia maschili sia femminili, scrivendo pagine importanti e piene di successi. Intitolato al giornalista Lello Barbuto, il Palazzetto fu inau-gurato per sopperire alla triste fine dello storico PalArgento, in disuso dal 1998 e quasi total-mente demolito nel 2005. Nel 1980 la squadra maschile perse a novembre il palazzetto per il terremoto e continuò il cam-pionato in un’altra palestra,

L’Universiade, o Olimpiade Univer-sitaria, è una mani-festazione sportiva a cadenza biennale, in cui concorrono stu-denti di tutte le uni-versità del mondo. Il 5 febbraio 2016 la Federazione Interna-zionale Sport Univer-sitari ha scelto Napoli come sede della XXX edizione, che si svol-gerà nei mesi di luglio e agosto 2019.

L’appuntamento

Nel 2019 a NapoliUniversiade n.30

raggiungendo comunque la promozione in A2. Da ottobre 2016 è sotto sequestro anche il Pala Vesuvio, dove oltre alle cestiste azzurre, si allenavano anche giovani atleti di judo e pallavolo. Per la struttura di via Argine urgono lavori di messa in sicurezza delle uscite d’e-mergenza e dell’impianto elet-trico.L’assessore allo Sport, Ciro Bor-riello, ha annunciato in con-ferenza stampa l’ imminente inizio dei lavori per la messa in sicurezza del PalaBarbuto e il dissequestro del Pala Vesuvio, oltre al restyling del San Paolo. Da Palazzo San Giacomo, inol-tre, si richiede l’inserimento dello Stadio Collana nel pro-gramma ufficiale delle Univer-siadi, che intanto si avvicinano.