Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le...

12
«Con la cultura non si mangia» ha detto una volta l’ex ministro dell’economia Tremonti. Qual- che tempo dopo fu addirittura Obama in una visita ad una fab- brica a sostenere che «con la sto- ria dell’arte non si fanno soldi». Sicuramente la conoscenza non riempie le tasche, non quelle dei turisti, dei visitatori di musei o di siti archeologici, ma noi della redazione di Inchiostro, credia- mo fortemente che sia cibo per le menti e linfa per la crescita, an- che economica. In questo numero cerchiamo, appunto, di mettere a frutto que- sta idea. Si può credere di cono- scere ogni angolo della propria città, ma tanti sono i tesori na- scosti che possono sfuggire an- che all’osservatore più attento. Ne è la prova la scoperta delle sette lastre di marmo bardiglio di Cosimo Fanzago ritrovate all’U- niversità Suor Orsola Benincasa. Lo scultore e architetto vissuto a cavallo tra il 1500 e il 1600, di ori- gine bergamasca ma di adozione napoletana, ha ornato quelli che adesso sono locali amministrati- vi e uffici, ma che al tempo erano sette cappelle di uno spettacolare sito conventuale. Gli studenti della Scuola di Re- stauro dell’Università sono at- tualmente al lavoro per riportare alla luce la ricchezza di incisioni che raccontano storie del Seicen- to, con riferimenti alle più note famiglie napoletane del tempo. Cinema e bullismo. La gio- vinezza è il periodo più feli- ce della vita. Questo è quel- lo che dicono. Non è cosi se diventi il “diverso” della scuola. È nelle sale cinema- tografiche Un Bacio, istan- tanea dolce amara di un periodo di passaggio. Il film Duecento milioni di euro, progetti, iniziative ma non solo. Le Universiadi 2019 a Napoli saranno anche il banco di prova per giovani di belle speran- ze, 100% napoletani, tutti a caccia di una medaglia. Storie di vita, di sport e di primi successi quelle di Enzo Dol- ce e Sara Bocchetti, le promesse della pallanuoto e del basket femminile si Un patrimonio senza fine L’EDITORIALE “Un Bacio” per salvarsi dal bullismo Le sette opere di Fanzago Uccella a pag. 12 A. Buoninsegna a pag. 8 A.Esposito M.Marcoaldi Restaurati al Suor Orsola Benincasa i marmi incisi dallo scultore maestro del barocco Gli storici: «Sono gli stemmi delle famiglie nobili del tempo» A cinema con Ivan Cotroneo e gli studenti napoletani Enzo & Sara: Universiadi generation L’orgoglio di esserci stati, la voglia di esserci ancora Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco anno XVI n.2 8 aprile 2016 Gli esperti sono divisi: la mag- gioranza dei geologi esprime dubbi sull’utilità del referen- dum e dichiara la sua volontà di astenersi. Per i sostenitori del Sì la campagna referen- daria é anche una campagna politica. L’obiettivo: vincere per fare pressione sul gover- no e spingere per le energie rinnovabili. Rinnovare le con- cessioni per l’estrazione di gas e petrolio in mare entro le 12 miglia fino all’esaurimento dei giacimenti o smantellare le piattaforme al termine dei permessi? É questo, in breve, il quesito referendario. Sono 92 le piattaforme interessate, di- vise tra Adriatico, Ionio e cana- le di Sicilia. Il referendum sulle trivelle é l’unico dei sei propo- sti dalle regioni ad essere stato accolto. Trivelle: tutti i dubbi dei geologi Le GoPro, videocamere grandi appena una manciata di centi- metri, sono diventate uno stru- mento indispensabile nella bor- sa di un giornalista. Ottime per le situazioni estreme: di notte o in zone di guerra, hanno permesso di documentare i presunti brogli delle primarie del Pd a Napoli. GoPro, telecamere d’assalto La vita al servizio di Instagram Superati i fashion blogger, i nuovi influencer raccontano la vita quotidiana, opportu- namente selezionata, tagliata e filtrata. Le action cam sono ormai nello zaino di ogni reporter Può un esponente politi- co non napoletano gover- nare a Napoli? In caso di vittoria Matteo Brambil- la, candidato 5 Stelle non sarebbe il primo ne l’u- nico. Vincenzo Palmieri, sindaco dal 1962 al 1964, dimostrò che anche chi non è nato a Napoli può esprimere i sentimenti del popolo. Il sindaco straniero Studente della Scuola di Restauro a lavoro su una delle lastre del seicento Un’action cam Missione a pag. 10 A. Caligiuri a pag. 4 Referendum La Storia G. Di Martino a pag. 4 A. Capasso E. Voccia a pagg. 6-7 Locandina del film Blogger 2.0 Dalla Siria all’Iraq, passando per Napoli, le nuove tecnologie La comunità scientifica divisa tra sì e astensione Il 17 aprile si decide il destino di 64 piattaforme in mare continua a pag.9 svela sofferenze e dolori nascosti dietro un’etichetta, qualunque essa sia. Die- tro la macchina da presa lo scrittore (sopravvissuto ai bulli del liceo) Ivan Cotro- neo. Le emozioni dei giova- ni studenti napoletani. raccontano a Inchiostro, a 360°: dai sa- crifici quotidiani, gli inizi e il lavoro in una città che sa esprimere uno sport di qualità, ai ricordi di un evento vissuto alla grande due anni fa, il tutto accom- pagnato dai sogni di due carriere ap- pena sbocciate, ma che offrono tutti i segnali di un grande futuro. M. Malvestuto a pag. 3

Transcript of Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le...

Page 1: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

«Con la cultura non si mangia» ha detto una volta l’ex ministro dell’economia Tremonti. Qual-che tempo dopo fu addirittura Obama in una visita ad una fab-brica a sostenere che «con la sto-ria dell’arte non si fanno soldi». Sicuramente la conoscenza non riempie le tasche, non quelle dei turisti, dei visitatori di musei o di siti archeologici, ma noi della redazione di Inchiostro, credia-mo fortemente che sia cibo per le menti e linfa per la crescita, an-che economica.

In questo numero cerchiamo, appunto, di mettere a frutto que-sta idea. Si può credere di cono-scere ogni angolo della propria città, ma tanti sono i tesori na-scosti che possono sfuggire an-che all’osservatore più attento. Ne è la prova la scoperta delle sette lastre di marmo bardiglio di Cosimo Fanzago ritrovate all’U-niversità Suor Orsola Benincasa. Lo scultore e architetto vissuto a cavallo tra il 1500 e il 1600, di ori-gine bergamasca ma di adozione napoletana, ha ornato quelli che adesso sono locali amministrati-vi e uffici, ma che al tempo erano sette cappelle di uno spettacolare sito conventuale.

Gli studenti della Scuola di Re-stauro dell’Università sono at-tualmente al lavoro per riportare alla luce la ricchezza di incisioni che raccontano storie del Seicen-to, con riferimenti alle più note famiglie napoletane del tempo.

Cinema e bullismo. La gio-vinezza è il periodo più feli-ce della vita. Questo è quel-lo che dicono. Non è cosi se diventi il “diverso” della scuola. È nelle sale cinema-tografiche Un Bacio, istan-tanea dolce amara di un periodo di passaggio. Il film

Duecento milioni di euro, progetti, iniziative ma non solo. Le Universiadi 2019 a Napoli saranno anche il banco di prova per giovani di belle speran-ze, 100% napoletani, tutti a caccia di una medaglia. Storie di vita, di sport e di primi successi quelle di Enzo Dol-ce e Sara Bocchetti, le promesse della pallanuoto e del basket femminile si

Un patrimonio senza fine

L’EDITORIALE

“Un Bacio” per salvarsi dal bullismo

Le sette opere di Fanzago

Uccella a pag. 12A. Buoninsegna a pag. 8

A.Esposito M.Marcoaldi

Restaurati al Suor Orsola Benincasa i marmi incisi dallo scultore maestro del barocco

Gli storici: «Sono gli stemmi delle famiglie nobili del tempo»

A cinema con Ivan Cotroneo e gli studenti napoletani

Enzo & Sara: Universiadi generationL’orgoglio di esserci stati, la voglia di esserci ancora

Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco

anno XVI n.2 8 aprile 2016

Gli esperti sono divisi: la mag-gioranza dei geologi esprime dubbi sull’utilità del referen-dum e dichiara la sua volontà di astenersi. Per i sostenitori del Sì la campagna referen-daria é anche una campagna politica. L’obiettivo: vincere per fare pressione sul gover-no e spingere per le energie rinnovabili. Rinnovare le con-cessioni per l’estrazione di gas e petrolio in mare entro le 12 miglia fino all’esaurimento dei giacimenti o smantellare le piattaforme al termine dei permessi? É questo, in breve, il quesito referendario. Sono 92 le piattaforme interessate, di-vise tra Adriatico, Ionio e cana-le di Sicilia. Il referendum sulle trivelle é l’unico dei sei propo-sti dalle regioni ad essere stato accolto.

Trivelle: tutti i dubbi dei geologi

Le GoPro, videocamere grandi appena una manciata di centi-metri, sono diventate uno stru-mento indispensabile nella bor-sa di un giornalista. Ottime per le situazioni estreme: di notte o in zone di guerra, hanno permesso di documentare i presunti brogli delle primarie del Pd a Napoli.

GoPro, telecamere d’assalto

La vita al servizio di InstagramSuperati i fashion blogger, i nuovi influencer raccontano la vita quotidiana, opportu-namente selezionata, tagliata e filtrata.

Le action cam sono ormai nello zaino di ogni reporter

Può un esponente politi-co non napoletano gover-nare a Napoli? In caso di vittoria Matteo Brambil-la, candidato 5 Stelle non sarebbe il primo ne l’u-nico. Vincenzo Palmieri, sindaco dal 1962 al 1964, dimostrò che anche chi non è nato a Napoli può esprimere i sentimenti del popolo.

Il sindaco straniero

Studente della Scuola di Restauro a lavoro su una delle lastre del seicento

Un’action cam Missione a pag. 10

A. Caligiuri a pag. 4

Referendum

La Storia

G. Di Martino a pag. 4 A. Capasso E. Voccia a pagg. 6-7

Locandina del film

Blogger 2.0

Dalla Siria all’Iraq, passando per Napoli, le nuove tecnologie

La comunità scientifica divisa tra sì e astensioneIl 17 aprile si decide il destino di 64 piattaforme in mare

continua a pag.9

svela sofferenze e dolori nascosti dietro un’etichetta, qualunque essa sia. Die-tro la macchina da presa lo scrittore (sopravvissuto ai bulli del liceo) Ivan Cotro-neo. Le emozioni dei giova-ni studenti napoletani.

raccontano a Inchiostro, a 360°: dai sa-crifici quotidiani, gli inizi e il lavoro in una città che sa esprimere uno sport di qualità, ai ricordi di un evento vissuto alla grande due anni fa, il tutto accom-pagnato dai sogni di due carriere ap-pena sbocciate, ma che offrono tutti i segnali di un grande futuro.

M. Malvestuto a pag. 3

Page 2: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

n corso di disegno e fumetto nella casa

natale di Ettore Scola. È l’i-dea lanciata dal Sindaco di Trevico Nicolino Rossi, per tenere vivo il ricordo del grande regista scomparso lo scorso 19 gennaio. Tre-vico, poco più di 1000 abi-tanti e ben 1094 metri sul livello del mare, è il borgo che gli ha dato i natali. La casa di famiglia, donata da-gli Scola all’amministrazio-ne comunale nel 2003 e già museo, ospita infatti molti bozzetti di Ettore Scola. I disegni, schizzi preparatori dei film, testimoniano un talento che andava oltre la cinematografia. «Un lato inedito del maestro che è bene valorizzare», sottoli-nea il Sindaco che spera di attivare il corso quanto pri-ma in collaborazione con la Regione Campania e l’Uni-versità Suor Orsola Benin-casa di Napoli.Il legame con Trevico il re-gista lo portava anche nel secondo nome. Si chia-mava Ettore Euplio Scola, come Sant’Euplio, il santo patrono che la comunità di Trevico venera il 12 agosto di ogni anno. In quell’oc-casione negli anni ’40 si organizzavano proiezioni di film nella piazza princi-pale del paese. Fu proprio in circostanze del genere che Scola conobbe il cine-ma e vi si avvicinò. La fa-miglia Scola lasciò Trevico quando Ettore era ancora bambino ma, come ricor-da il Sindaco Rossi, il regi-sta ha sempre dimostrato il suo attaccamento all’intera

U

Casa Scola tra museo e fumettiA Trevico (AV) mostra di bozzetti del regista e cinema in piazza

Carolina Mautone

nche se a vincere il prestigioso Man

Booker International Prize 2016 fosse Storia della bambina perduta di Elena Ferrante, con ogni probabilità, il 16 maggio, a rappresentare la scrittrice napoletana al Victoria and Albert Museum saranno, come sempre, gli editori San-dro e Sandra Ferri. Chi si nasconde dietro lo pseudonimo Ferrante? È un mistero dal 1992. I coniugi Anita Raja e Do-menico Starnone sono solo due delle persona-lità accostate all’identità della scrittrice. Ad oggi, però, ancora nessuno ha fatto “outing”. Gli ele-menti per un vero giallo ci sono tutti. L’ultimo Sherlock Holmes del caso Ferrante è Marco Santagata, finalista al Premio Strega, il quale, come un vero investiga-tore, ha tracciato un suo identikit: Elena Ferran-te è la storica Marcella Marmo. L’interessata e la casa editrice hanno prontamente smentito. Fin qui tutto normale se non fosse per un colpo di scena: l’intervento di un altro personaggio nel giallo. E, non si tratta del classico maggiordomo, bensì di una persona molto vicina alla princi-pale “sospettata”: Arian-na Sacerdoti, figlia della Marmo, che entra in gio-co autoaccusandosi e dichiarando di essere lei Elena Ferrante. La con-fessione, però, sembra dire il contrario. Infatti, approfondendo la vita di Arianna e confron-tandola con quella della figlia romanzata della Ferrante, si scoprono dettagli che, invece di smentire, conferme-rebbero la tesi-ipotesi di Santagata: Arianna è nata nel 1979 e, dun-que, non potrebbe es-sere l’autrice de L’amore molesto, il primo libro con firma Ferrante pub-blicato nel 1992. Arian-na, inoltre, ha studiato a Toronto nel 2005 così come un personaggio de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata ufficialmente e il caso resta aperto.

A

Le ipotesi continuano il giallo restaFilomena Avino

Il marketing culturale rompe gli schemiI musei si attrezzano dopo una Pasqua col vento in poppa

Davide Uccella

on basta avere tesori a porta-

ta di mano: per fare promozione della cultura a Napoli biso-gna sorprendere, con idee che vanno oltre il marketing tradizio-nale. Dal MADRE al MANN i direttori si danno da fare, i pri-mi ad esmpio hanno rotto il ghiaccio con

il “biglietto sospeso”: fino al 31 dicembre si potrà acquistare un biglietto per un visi-tatore sconosciuto, segnalandone la di-sponibilità attraverso Facebook e Twitter utilizzando l’hashtag #bigliettosospeso. Ri-prende così vita una delle più antiche tradizioni di Napo-li che consentiva ai poveri di sfamar-si presso taverne e trattorie grazie alla generosità di clien-

ti più abbienti. Altra idea controcorren-te è , promossa dal Museo Archeologico Nazionale: a partire da giugno, reperti e frammenti “usciran-no fuori” grazie a ri-visitazioni di artisti under 35, “invaden-do” le stazioni della Linea 2 della Metro, ambienti dell’aero-porto e delle stazioni ferroviarie e altri 100 luoghi della città tra università, scuole e alberghi. Spazio infi-

ne all’arte cross-tem-porale: l’ottocentesca Villa Pignatelli anti-cipa la nuova edizio-ne di Napoli Comi-con, che si svolgerà alla Mostra d’Oltre-mare (22-25 aprile), ospitando fino al 2 maggio oltre 240 tra cover, tavole, sketch, pin-up e stampe del-la DC Comics, major statunitense del fu-metto nata 80 anni fa, e da cui sono scaturi-ti miti come Batman e Superman. A tutti i visitatori abbona-mento speciale per il main event di fine mese.

MADREHa lanciato il biglietto sospeso: paghi un biglietto per chi non può

Antico palazzo nel centro storico di Trevico

Il biglietto sospeso “si fa dipinto”

Sei nomination all’Oscar, otto Da-vid di Donatello, la Palma d’oro a Cannes nel 1976

Il successo di Ettore Scola

L’ingresso a Casa Scola è gratui-to. Si può visitare tutti i giorni, ma prenotando al Comune di Trevico

Tra cultura e formazione

Dalla A16 Napoli-Bari prendere l’uscita di Vallata e proseguire sulla statale 91 bis fino a Trevico

Come arrivare a Trevico

N

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 2

Casa Scoladal 2003 è un centro culturale a disposizione della comunità di Trevico

Baronia, la regione dell’Ir-pinia che comprende otto comuni oltre a Trevico. L’idea di trasformare Casa Scola in un centro culturale a disposizione della citta-dinanza fu proprio di Scola che, oltre ai bozzetti, donò alla comunità alcune sue pellicole e un proiettore. Oggi l’edificio ospita anche corsi di formazione e con-vegni. L’ultimo incontro, organizzato in sinergia con il Suor Orsola Benincasa, si è tenuto sul tema Cinema e narrazioni identitarie.A Trevico l’omaggio a Sco-la ripartirà proprio dalla tradizione delle proiezioni di piazza. Dal 10 maggio - data in cui il regista avreb-be compiuto 85 anni - e fino al prossimo 25 agosto, l’amministrazione comu-nale organizzerà un cine-

settimane sarà intitolata al regista la sala del consiglio comunale presso il Muni-cipio del paese. Una scelta non casuale, viste le espe-rienze politiche di Ettore Scola che nel 1979 si can-didò con il PCI alle elezioni europee e nel 1989 fu Mi-nistro della Cultura del go-verno ombra di Occhetto.Regista, disegnatore, uomo politico. A Trevico si ricor-da quindi uno Scola dalle mille sfaccettature e so-prattutto un figlio che la cittadinanza non vuole di-menticare. L’anima di Et-tore Scola, o almeno quella di Ettore Euplio, sembra es-sere rimasta lì, tra il monu-mento dedicato ai caduti e il «maestoso tiglio» che il regista amava citare quan-do parlava della sua città natale.

forum all’aperto. Verranno proiettati circa venti film di Ettore Scola: da Trevico-To-rino - Viaggio nel Fiat-Nam a Ridendo Scherzando, il film documentario sulla vita del maestro realizzato dalle figlie Paola e Silvia. La rassegna sarà arricchita da conferenze con la parteci-pazione di registi amici di Scola. Non solo arte ma anche im-pegno politico, per ricorda-re l’autore di Una giornata particolare. Nelle prossime

Il viaggio Sulle tracce del maestro nato in Irpinia. Tanti eventi per ricordarlo dal 10 maggio al 25 agosto Caso Ferrante

I musei di Napoli si attrezzano con biglietti sospesi e videoproiezioni

Page 3: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 3

mpilati come libri sot-to la polvere. È così che

nel seicentesco complesso del Suor Orsola Benincasa sono stati trovati i sette al-tari dello scultore Cosimo Fanzago, il maestro del ba-rocco napoletano. Si tratta di lastre smontate e spo-state, non si sa quando, che tornano ora alla luce dopo anni di buio e silenzio, “se-polte” in una stanza accan-to al coro della Sala degli Angeli, cuore della citta-della monastica, usata una volta come chiesa. I marmi sono stati conse-gnati agli studenti della scuola di restauro dell’Uni-versità per essere recupera-ti. Ma nel frattempo esper-ti, architetti e ricercatori sono al lavoro per cercare di dare una “carta di iden-tità” a queste opere inedite di Fanzago che, tornando dal passato, raccontano la storia dei luoghi. Secon-do i primi studi, i marmi dovevano trovarsi in sette cappellette commissionate da Pedro Antonio D’Arago-na, viceré a Napoli dal 1661 al 1671. Dopo aver fatto il percorso delle sette chiese a Roma, il vicerè aveva de-ciso di ricreare le sette cap-pelle al Suor Orsola, quasi a rendere omaggio al percor-so di Roma. Nel convento napoletano, dunque, si ri-producevano in piccolo le sette tappe della Passione di Cristo, un pellegrinaggio in cui in ogni chiesa si ve-nerava un altare privilegia-to con speciali indulgenze. Ma oltre ad essere simboli religiosi, i marmi ritrovati portano anche i segni del potere temporale dell’epo-ca. «Su di essi abbiamo ri-trovato gli stemmi delle fa-miglie del tempo: da quello reale di Carlo II, a quelli del viceré D’Aragona e della moglie Anna Fernandez di Cordova» racconta la pro-fessoressa Maria Teresa Como, ricercatrice di storia dell’architettura che ci ha guidati nel percorso di sco-perta delle lastre. Stemmi che dimostrerebbero dun-que l’intervento dello Stato nella costruzione dell’Ere-mo di Suor Orsola Benin-casa nella fase conclusiva terminata nel 1668. Tra le lastre, come spiegato dal-la ricercatrice, ce n’è una che dopo essere stata ta-gliata a metà, è stata usata

Le lastre che raccontano NapoliLe opere dello scultore barocco erano accantola Sala degli Angeli

Marina Malvestuto

agioja non è sem-plicemente l’an-

titesi dell’ espressione giovanile di origine ro-mana “Mai na gioja”, ma è anche l’acronimo di “Napoli Giovani Jam”. Un nome, scelto tra ol-tre cento proposte, per identificare il centro polifunzionale di Soc-cavo, inaugurato il 24 marzo. La struttura, che va ad arricchire la rete dei sette centri giovani-li di Napoli, rafforza il legame con il territorio attraverso attività labo-ratoriali, sale meeting, spazi espostivi e sarà, inoltre, il primo centro di coworking pubblico della città.Ad ideare l’acronimo sono stati due giovanis-simi napoletani, Mario Carosella, studente di psicologia al Suor Orso-la Benincasa, e Andrea Vetrani, studente di me-dicina alla Sapienza. I due si sono aggiudicati il primo posto nel con-corso di idee Naming Centro Polifunzionale di Soccavo, immagina-to proprio per rendere i ragazzi cooprotagonisti del progetto.Nagioja: un nome fuori dagli schemi istituzio-nali. Proprio per questa sua caratteristica, po-trà far conoscere una struttura che correva il rischio di rimanere una cattedrale nel deserto.«Ho trovato il link del concorso su facebook e subito ho chiamato il mio amico Mario», così Andrea Vetrani spiega la decisione di partecipare all’iniziativa. Classe 94, Mario, classe 93, Andrea: «Nagioja è un nome su cui ci siamo trovati su-bito d’accordo; abbiamo pensato che potesse es-sere la giusta sintesi per coinvolgere i giovani», hanno spiegato.All’apertura della strut-tura i due ragazzi sono stati premiati con una medaglia simbolica e con un biglietto per la partita Napoli-Milan.Andrea aggiunge che a breve uscirà il bando per i professionisti che potranno accedere allo spazio di coworking messo a disposizione proprio per i giovani la-voratori che non posso permettersi un posto di lavoro proprio o un af-fitto.

Intervista“Nagioja”per i giovaniMaurizia Marcoaldi

per comporre due altarini ai lati dell’altare maggiore nella Cappella del Sancta Sanctorum accanto al coro. Di forma rettangolare, sono realizzati su una pietra gri-gia molto povera, il marmo bardiglio, che da Genova veniva portato a Napoli attraverso una ben orga-nizzata rete di commercio. «Generalmente usata per le pavimentazioni - continua a raccontare la ricercatrice - la pietra veniva lavorata incidendo sulla superficie il contorno delle figure del disegno e poi lo scultore ra-schiando attorno alle linee con la gradina, riusciva a far emergere il colore più chiaro». Storie e raccon-ti del Seicento emergono grazie all’operato dei re-stauratori che stanno lavo-rando anche nel coro della Sala degli Angeli. Una volta entrati nella stanza, dall’al-to spostando lo sguardo in basso è possibile ammirare un altro lavoro del Fanzago: l’altare rivestito di marmo. Nella struttura emerge il decoro che ricorda le stoffe

e i broccati proprio come desiderava Suor Orsola per la chiesa dell’Eremo nel-le sue memorie. Spostan-do, poi, lo sguardo su una piccola porta si intravede la Cappella del Crocifisso dove sono conservate le tempere su muro di Nicola Russo, del 1693, pittore che faceva parte della cerchia di Luca Giordano. «La cap-pella è stata realizzata in due tempi, prima i dipinti e successivamente l’altare e il pavimento - racconta Gian Giotto Borrelli professore di storia dell’arte - si trat-tava di una cappella peni-tenziaria dove si accedeva da una porta, oggi murata, percorrendo in ginocchio una scala con un significato tutto religioso che si riferiva alla Passione di Cristo». Dal sacro del seicento, la Cap-pella insieme al coro della Sala degli Angeli, saranno trasformate in sala riunio-ni. «Dopo qualche difficol-tà e dopo aver consolidato le strutture portanti del tetto è stata avviata la rico-struzione della volta nella Sala degli Angeli - spiega il direttore architettonico Sergio Prozzillo – succes-sivamente abbiamo reso la sala, più nitida e luminosa e cercato di far emergere la bellezza delle stuccatu-re. Quindi cambia la sua funzione e viene riutilizza-to anche lo spazio che era stato abbandonato». Per la fine dei lavori, in particola-re della Sala degli Angeli e del coro, sempre stando a quanto racconta l’architet-to Prozzillo bisogna aspet-tare qualche settimana.

Il ritrovamentonel complesso architettonico della cittadella monasctica

La lastraParticolare del marmo bardiglio

Torna a brillare il marmo bardiglio, partito il grande restauro promosso dalla Scuola del Suor Orsola

Dal chiostro della Certosa di San Martino passando per la chiesa di San Fer-dinando per poi arrivare a quella dell’Ascensione a Chiaia. Queste sono solo alcune delle opere realiz-zate a Napoli da Cosimo Fanzago, scultore e ar-chitetto nato alla fine del cinquecento. Originario

della provincia di Berga-mo, si trasferisce nel ca-poluogo partenopeo nei primi anni del Seicento, dove resta per la maggior parte della sua vita. Fan-zago è stato uno dei prin-cipali esponenti del ba-rocco napoletano. Muore nel 1678 a Napoli e viene sepolto nella chiesa di Santa Maria d’Ognibene.

Lo scultore-architetto del barocco napoletano

Marina Malvestuto

Ecco chi era Cosimo Fanzago

I

N

Page 4: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

Il referendum:perché i geologi si astengono

lla Federico II il professor Stefano Mazzoli, ordinario

di geologia strutturale, prima di una seduta di laurea, ha invitato gli studenti a non andare a vota-re. Mazzoli non è il solo geologo a schierarsi contro il referendum: la giovane studiosa Michela Co-sta ha elencato, sulla sua pagina Facebook, 8 motivi per astener-si. Le sue tesi sono state riprese e discusse anche da gruppi di ambientalisti. Costa e Mazzoli si concentrano soprattutto sul-la perdita di posti di lavoro che la vittoria del Sì, a loro parere, comporterebbe. Critico, ma per ragioni diverse è anche Vincenzo Amato, assegnista di ricerca pres-so la facoltà di geologia dell’uni-versità del Molise. Nonostante il suo impegno in prima persona nel comitato No Triv Sannio, ha dichiarato che non voterà: «Que-

sto referendum non risolve le trivellazioni nelle aree interne. Non si pone una questione sul-la politica energetica nazionale: se il popolo italiano sia o no sia contrario alle trivellazioni in ge-nerale». Il grosso del fabbisogno di petrolio nazionale viene sod-disfatto con le trivellazioni in Ba-silicata, ha aggiunto. «Nelle aree interne, ad esempio tra l’Irpinia, il Sannio e al confine tra Cilento e Basilicata, insistono richieste di permessi di estrazione petro-lifera, e queste trivellazioni non sono oggetto del referendum», ha spiegato il ricercatore. Ama-to solleva anche una questione politica: «È un referendum che è detto popolare, ma che non na-sce dal basso: lo hanno chiesto i governatori di 9 regioni, non i comitati di base, come quello sull’acqua o sul nucleare». Il geo-logo ha sottolineato anche come una politica energetica incentra-ta sulle fonti fossili, come quella Italiana, sia dannosa per l’am-biente: «Ci sono studi di biologia

Sulla consultazione chiesta da 9 regioni pesano i dubbi degli esperti del settore

Alesseandra Caligiuri

rassegna

«Una questione me-ridionale non esiste più come questione nazionale ma è da tempo diventata una questione europea, del divario crescente tra il Nord e il Sud Europa che rischia di far saltare defi-nitivamente questa precaria costruzione istituzionale che è l’Unione Europea»

Il Manifesto

Tonino Perna

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 4

Il 17 aprile si vota sulle trivelle entro le 12 miglia

marina che testimoniano l’in-quinamento del mare e dei suoi abitanti e i valori più alti sono in provincia di Ravenna. In queste zone si concentrano le estrazio-ni, ci sono, infatti, 70 piattafor-me».Dall’altra parte il movimen-to ambientalista si schiera per il Sì e chiede che il governo sia coerente con gli impegni presi all’ultima conferenza sul clima di Parigi. Vincenzo Forino, coor-

dinatore del comitato referenda-rio di Napoli, pur riconoscendo il quesito referendario insuffi-ciente, sostiene che sia necessa-rio andare a votare: «Una vittoria del Sì servirebbe a dimostrare che il popolo italiano vuole un cambiamento di rotta. La vittoria sarebbe uno strumento per pro-porre politiche energetiche più rispettose dell’ambiente, in que-sto la campagna referendaria è anche una battaglia politica».

«Ancora una volta, il conflitto soppianta la proposta. In questa chiave la vittoria di Boccia (alla presiden-za di Confindustria) chiama alla riflessio-ne e all’autocritica gli imprenditori napole-tani»

La Repubblica - NapoliOttavio Ragone

«Luigi De Magistris ha a cuor un solo de-stino: il suo. Bagnoli è un pretesto, nient’al-tro, per sfidare Renzi sul piano nazionale. L’ex magistrato ha un piano ben preciso: vincere le elezioni per dimostrare di essere l’unico leader della sinistra radicale»

CormezzEnzo d’Errico

«L’astensione è un espediente con cui si evita il reale confron-to democratico tra favorevoli e contrari a una cosa, qualsiasi cosa. Un trucco con cui una delle due parti aggiunge ai propri numeri reali una fetta di elettorato che invece su quella legge non ha alcuna posizione»

L’Espresso

Alessandro Gilioli

«Aleggia da tem-po nei quartieri di Napoli un’atmosfera da neofeudalesimo. Niente a che vedere con vassalli e valvas-sori, ma piuttosto con una voglia di alzare recinti, di chiudersi in un’identità postic-cia, auto(in)sufficien-te, separata dal resto della metropoli»

Il MattinoPietro Treccagnoli

A.Caligiuri G.Di Martino

Una piattaforma nel mare Adriatico

Il sindaco del futuroBrambilla non èil solo candidato non napoletano

Giuseppe Di Martino

a candidatura di Matteo Brambil-

la a sindaco di Napo-li per il Movimento Cinque Stelle apre un nuovo interroga-tivo nell’elettorato in vista delle elezioni amministrative del 5 Giugno. Può un esponente politico non napoletano go-vernare la capitale del Sud? Il caso del brianzolo Brambilla, che ha vinto sorpren-dentemente le pri-marie pentastellate vanta degli illustri precedenti. La storia del medico Vincen-zo Mario Palmieri fu infatti un esempio di retta amministra-zione del capoluogo campano. Medico, professore univer-sitario, Palmieri era nato a Brescia ed è stato sindaco dal 1962 al 1964 e, come

Brambilla, proprio a Napoli riuscì a tro-vare una dimensione prima lavorativa e poi di impegno so-ciale. «Non si piegava alle pressioni di per-sonaggi del mondo politico» ricordava Achille Canfora, già allievo e collaborato-re del sindaco venuto dall’alta Italia. La sto-ria politica di Palmie-ri è stata legata alla Democrazia Cristia-na, e all’Azione Cat-tolica, movimento grazie al quale riuscì a vincere le elezioni battendo il popolare “comandante” Achil-le Lauro. Insediatosi a Palazzo San Gia-

como, il medico sin-daco, salvaguardò i bilanci del Comune spesso in contrasto anche con alcuni compagni di partito, poco avvezzi all’in-corruttibilità politi-ca. Infatti l’establish-ment governativo lo sollevò dall’incarico dopo solo due anni. Durante il periodo di governo nel capoluo-go campano stabilì che i docenti delle scuole elementari potessero accedervi solo per concorso, mentre in preceden-za l’assunzione av-veniva per nomina diretta. La sua breve esperienza politica si

Nella foto in altoil candidato sindacoBrambillaIn basso Palmieri in Commissione Internazionale

L

interruppe dopo soli due anni. Un uomo sempre alla ricerca della ve-rità pronto a sacri-ficare il suo lavoro per il bene della cit-tà e soprattutto dei cittadini. Preceden-temente al suo inca-rico di sindaco, nel 1943, da medico fo-rense tenne duro alle pressioni sovietiche e americane durante le indagini sul mas-sacro nella foresta di Katyn, dove persero la vita oltre ventimi-la cittadini polacchi. «Io non mi rimangio la verità» disse a un alto ufficiale ame-ricano che lo vole-va mettere a tacere. Questo principio fu ispiratore anche del-la sua breve e ocula-ta amministrazione. La storia di Palmie-ri, sciur napoletano, conferma che anche un non partenopeo può rappresentare i sentimenti del popo-lo.

I candidati ai blocchi di partenza per le amministrative di giugno a Napoli

A

Page 5: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

Paola Corona

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 5

Parigi, Istanbul e Bruxelles. Ci siamo abituati, paralizzati davanti agli schermi, all’idea di essere nel mirino di un nemico folle e incontrollabile.

Studenti L’attacco dell’estremismo islamico al cuore dell’Europa non frena il desiderio di confrontarsi con paesi diversi

vevi scelto di par-tire per Bruxelles.

Perché hai cambiato idea?Bruxelles era la mia pri-ma scelta, insieme a Pa-rigi, perché lì avrei potu-to imparare più lingue ma in famiglia tutti mi hanno chiesto di cam-biare meta dopo i fatti del Bataclan. Gli atten-tati dello scorso mese mi hanno convinta di aver fatto la scelta giu-sta.Quali città hai scelto?Digione, Salamanca e Dresda, ho preferito piccoli centri. Non che siano immuni dal pe-

ricolo ma credo siano più sicuri. Andare a Bru-xelles adesso avrebbe significato andarsela a cercare.Eppure non hai rinun-ciato a partire.No. Credo che un at-tentato ti possa colpi-re sempre e ovunque. Non possiamo rinchiu-derci in casa per paura. Certo, se oggi dovessi partire per un weekend con un’amica sarei più prudente e non lo farei a cuor leggero.Temi che il pericolo del terrorismo possa cam-biare la abitudini della tua generazione?

A

Emilia Missione

Melania: ho paura ma non mi fermo

In parte si, ma credo che non possiamo, e non dobbiamo, lasciarci im-mobilizzare dalla pau-ra. Dobbiamo imparare a convivere con questo clima senza dimentica-re che ora abbiamo l’età per conoscere, viaggiare e fare esperienza. Non possiamo rinunciarci. Siamo in guerra ma non è colpa nostra.

ean, quali città hai scelto?

Le mie tre preferenze sono state tutte per uni-versità parigine. Sono per metà francese e non avrei rinunciato ad an-dare a Parigi solo per quello che è successo. Anzi.In che senso?Avendo la doppia na-zionalità, gli attentati a Charlie Hebdo, prima, e al Bataclan, poi, mi hanno colpito molto. Ma questo non mi frena. Anzi, mi spinge ad an-dare lì per vedere da vi-cino cosa succede. Vor-rei capire le dinamiche

interne alla comunità musulmana e cosa ha impedito una sana inte-grazione, perché credo che questo sia il nodo fondamentale.Non ti spaventa la pos-sibilità di nuovi attac-chi?Certo. Puoi trovarti nel luogo sbagliato al mo-mento sbagliato. Ma se resti a casa non capisci nulla e, soprattutto, non risolvi nulla.Credi che la tua gene-razione, la cosiddetta generazione Erasmus, possa lasciarsi frenare dalla paura del terrori-smo?

Credo di no. Viviamo immersi in un mon-do che va velocissimo, grazie a internet che ha annullato le distanze. Questo ci rende cittadi-ni del mondo. In fondo, in quello che sta succe-dendo l’Occidente ha le sue responsabilità. Sia-mo in guerra e la colpa è anche nostra.

Jean: restare a casa non aiuta a capire

Melania Romano Jean Daniel Patierno

Voglia di Erasmus nonostante tutto

«Il terrorismo punta agli Stati falliti»L’analisi del professor Massimo Galluppi sulle prospettive della lotta all’Isis

Paola Corona«Difficile dire se il terrorismo sarà sconfitto, almeno finché continuerà ad esistere lo Stato Islamico». Massimo Galluppi è stato professore ordinario di Storia delle Relazioni Inter-nazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Univer-sità “L’Orientale” di Napoli. Interrogato sui futuri svilup-pi della strategia del terrore, all’indomani dell’attentato che ha insanguinato la capi-tale d’Europa, ammette che il quadro si presenta come un vero e proprio rebus anche per gli esperti in materia. «So però – spiega il professore – che esperti come Lucio Caracciolo, direttore di Limes, sostengono che un intervento di terra sa-rebbe inutile: trasformerebbe il Califfato in un simbolo di martirio, il che rischierebbe di

alimentare all’infinito il terro-rismo».

Tra gli ostacoli che si frap-pongono alla lotta al terro-rismo spiccano, secondo Galluppi, il prevalere dell’in-teresse nazionale su quello generale e la mancanza di una comune strategia internazio-nale. Richiamandosi alla tesi del politologo Gilles Kepel, Galluppi spiega che «gli Stati sono diffidenti, se non restii, a mettere in comune parte del loro potere statuale». «Persino i servizi d’intelligence e la po-lizia - aggiunge - non comuni-cano tra loro a tutto vantaggio dei terroristi che attaccano Sta-ti deboli. Tra questi c’è il Belgio considerato uno “Stato fallito”. Qui, secondo Kepel, sarebbe in atto una guerra civile latente legata alle differenze linguisti-che delle comunità francofona

e fiamminga». Gli “Stati falliti”, incapaci di garantirsi piena so-vranità, sarebbero così il bersa-glio privilegiato della minaccia jihadista.

Esposta al rischio di possibili attentati anche l’Italia, ma con due peculiarità. «Nel nostro Paese - continua Galluppi - le forze di polizia e il potere giu-diziario hanno già l’esperienza della lotta alle Brigate Rosse e un lungo lavoro sui pentiti. Inoltre, secondo un rapporto di non chiara origine, i terroristi non avrebbero interesse a col-pire il tessuto sociale del Sud Italia per la presenza della cri-minalità organizzata». Roma potrebbe, invece, essere più vulnerabile di altre città per la sua forte carica simbolica, qua-le centro della cristianità.

L’insidia del terrorismo di-venta più concreta guardando

al confine di Iraq e Siria, ter-ritori teatro di una guerra non solo religiosa ed ideologica, ma anche geopolitica. «C’è il rischio - avverte Galluppi - di veder coinvolti anche Stati già deboli come Libano e Giorda-nia». La posta in gioco, per le tre principali potenze regionali coinvolte, Iran, Arabia Saudi-ta e Turchia, è volgere a pro-prio vantaggio il vuoto politico creatosi nel cuore del Medio-riente. «All’interno di questo scenario l’opinione pubblica fa fatica a parlare di “scontro di civiltà” tra mondo arabo-i-slamico ed europeo, come teorizzato dal politologo Sa-muel Huntington». La ragione, per il professore universitario, consisterebbe nel rendere più difficile il dialogo con quella parte del mondo islamico che rifiuta il terrorismo. Non deve stupire che emarginazione e frustrazione verso una società che non li accetta realmente siano catalizzatori della meta-morfosi di giovani europei in

militanti dell’Isis. Il passo suc-cessivo è la radicalizzazione, ma «più che di religione – spie-ga Galluppi – si tratta di una mancanza di ideali, a cui dà una risposta il drastico invito a combattere un’Europa che non li ama». «Le differenze - conti-nua - sono abissali, ma anche i giovani italiani negli anni ‘70 sceglievano la lotta armata per un’idea. Perché ora non po-trebbe avvenire lo stesso?»

Massimo Galluppi

J

Un attacco alla vita quotidiana che minaccia di chiudere le frontiere e di cambiare il nostro stile di vita. Melania e Jean studiano Scienze della Comunicazione all’Università

Suor Orsola Benincasa, hanno deciso di aderire al progetto Erasmus. Ma il terrorismo rischia di compromet-tere la mobilità e le aspirazioni di una generazione cosmopolita.

Page 6: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

L’era delle GoProAction cam Nell’era del digitale le telecamere si fanno compatte. Affidabilità e resistenza sono i segreti del loro successo

dell’audio, punto sul quale Ia-varone e Pace sono d’accordo. Le GoPro sono ottime per le riprese in condizioni estreme, come zone di guerra, mani-festazioni pubbliche o con-dizioni di scarsa luminosità, ma si prestano poco a servizi giornalisti tradizionali. Non c’è la possibilità di collegarle ad un microfono esterno e ciò quindi non consente di avere un audio direzionale. Anche la qualità visiva non permette alle GoPro di sostituirsi alle vi-deocamere professionali. «Tut-tavia - sostiene Valerio Bassan, senior editor di Vice News - se

il messaggio veicolato è forte, anche un risultato visivamente meno eccelso può funzionare. L’utilizzo di device maggior-mente portabili è sicuramente una tendenza del giornalismo attuale». Ma le GoPro sono co-munque uno strumento che da solo non basta. «Interessante – riprende Bassan - anche l’uso giornalistico degli smartphone e app sempre più potenti. Mi vengono in mente i video live su Facebook che Vice News ha realizzato nella giungla di Calais, il racconto sui migran-ti fatto su Periscope da Paul Ronzheimer di BILD, oppure

l’utilizzo di Snapchat da parte della BBC».Ma il giornalista che cattura ritagli di vita reale, sotto co-pertura o di nascosto, non può sfuggire alle norme deontolo-giche. Tutta una questione di equilibrio tra il diritto alla pri-vacy e quello all’informazione. Un compromesso difficile e delicato, richiesto ancora di più a chi si serve delle più mo-derne tecnologie per raccon-tare e diffondere fatti, notizie e storie. Fino a che punto dun-que si può spingere il cronista a filmare senza l’autorizzazio-ne dell’interessato?

all’Isis a Bassolino, dalle montagne di Makhoul in Iraq al seggio di Se-

condigliano, da Raqqa a San Giovanni a Teduccio. Dietro le scene del giornalismo 2.0 ci sono sempre le famose GoPro, mini-camere di ultima gene-razione utilizzate dai cronisti d’assalto. È il sito LiveLeak a diffondere le immagini ama-toriali filmate dai militanti del gruppo Stato Islamico mentre combattono contro i curdi dell’YPG o l’esercito iracheno. Si vede e si sente tutto: spari, bombe, mitragliatrici. Non vie-ne trascurato alcun particolare, la stessa morte del jihadista viene ripresa dalla piccola tele-camera montata probabilmen-te sul petto, fino a quando l’in-quadratura finisce sulla sabbia. Ma le GoPro non vantano solo il triste merito di essere uno degli strumenti preferiti dell’I-sis, hanno infatti permesso ai giornalisti di Fanpage Antonio Musella, Peppe Pace e Ales-sio Viscardi di smascherare i presunti brogli delle primarie del Pd a Napoli, video che ha terremotato l’intero partito. In questo caso le action cam sono state usate per documentare il passaggio di denaro nei seggi oggetto dell’inchiesta. «Abbia-mo dovuto lasciare le teleca-mere accese per diverse ore», ha rivelato Pace. L’autonomia delle GoPro ha permesso lun-ghi appostamenti e l’obiettivo grandangolare ha invece con-sentito di ottenere una visuale più ampia. Un altro vantaggio è l’affidabilità, ha spiegato Luca Iavarone, anche lui di Fanpage: «Non si bloccano mai, conti-nuano a funzionare qualsiasi cosa accada. E questa è un’ot-tima garanzia per un servizio giornalistico». «Nella misura in cui il giornalismo si fa sempre più sul campo - ha continua-to Iavarone - queste piccole camere sono dispositivi che il cronista può portare tran-quillamente addosso, senza la necessità di sovrastrutture tec-niche ingombranti, né troupe specializzate». L’unico limite la qualità non proprio eccellente

DA. Capasso E. Voccia

Luca IavaronePuoi portarle addosso senza la necessità di sovrastrutture tecniche ingombranti

Peppe PaceAbbiamo ripresoil passaggio di denaro nei seggi oggetto dell’inchiesta

Dalle onde della California al mercato globale. Quanto costa equipaggiarsiLe action cam sono nate come oggetto di nicchia e diventate sempre più un feno-meno di culto. Piccole telecamere indossa-bili, impermeabili e capaci di riprendere in condizioni estreme. L’invenzione arriva dal cuore della California,

Nick Woodman, surfi-sta americano, allora 25enne, desiderava filmarsi durante le sue cavalcata tra le onde. Ma come poteva una telecamera resistere all’acqua, agli urti e non essere troppo grande da sbilanciarlo sulla tavola da surf?

Così decide di creare da solo la camera dei suoi sogni: la Go Pro, la più famosa action cam al mondo. Con gli anni si sono aggiunti molti altri produttori come Sony e JVC.A renderle uniche sono le ottiche grandango-lari che permettono

un’ampiezza della ripresa dell’immagine fino a 170°. Anche l’audio presenta un’a-vanzata tecnologia di riduzione del rumore. Particolare non da poco: il costo. I prezzi variano dai 100 ai 400 euro per le action cam più professionali.

La tecnologia

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 6

Nuova frontiera del giornalismo

Dal sito Live Leak. Fermo immagine tratto da un video amatoriale dell’Isis filmato con GoPro

Page 7: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

Nate per gli sportivi, le GoPro sono diventate uno strumento fondamentale per i giornalisti d’assalto

Sulla materia è intervenuto il Garante della privacy, che nel 2007 ha accolto il ricorso pre-sentato da due imam intervi-stati da una coppia di giornali-sti di Sky News attraverso delle telecamere nascoste. “Un velo tra noi” era il titolo del servi-zio andato in onda durante la trasmissione Controcorrente. I due giornalisti, fingendosi marito e moglie in cerca di un consulto di natura religiosa, avevano ottenuto un colloquio con l’imam di Varese e un altro con quello di Roma-Centocel-le, e con le due autorità reli-giose avevano parlato dell’uso del velo islamico in Italia, in particolare di quello integrale. Citando gli articoli 11, comma 1, e 2 del Codice di deontolo-gia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, i due religiosi avevano chiesto a Sky Italia S.r.l., la cancellazione dei dati. Richiesta respinta dai vertici dell’emittente che giu-dicarono lecito il servizio alla

luce dell’interesse pubblico ad un’informazione completa, sia in relazione al tema affrontato, sia per quanto previsto dallo stesso art. 2 del Codice, che prevede per il giornalista la possibilità di non dichiararsi tale se ciò compromette la sua sicurezza personale o rende impossibile l’esercizio della funzione informativa, come sarebbe avvenuto nel caso specifico dell’intervista ai due imam. Di fronte alla reazione di Sky, i due religiosi aveva-no fatto appello al Garante, che ha dato loro ragione. Pur riconoscendo la rilevanza giornalistica delle dichiara-zioni delle guide spirituali di due delle maggiori Moschee italiane, il Garante ha ritenuto illecita la modalità di acquisi-zione delle informazioni. Per tutta la durata dei colloqui era stato permesso ai giornalisti di annotare parte delle conversa-zioni, il che dimostra che non ci sarebbe stato alcun ostacolo ad un’intervista trasparente, se

solo i due professionisti l’aves-sero richiesta. Una sentenza che solo appa-rentemente sembra cozzare con il parere del Garante della privacy è quella del 24 feb-braio 2015 emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. I giudici europei hanno consi-derato legittimo l’uso di teleca-mere e microfoni nascosti da parte di due reporter svizzeri che intendevano denunciare le pratiche illegali delle compa-gnie assicurative. Il broker che appariva nel servizio, ripreso a sua insaputa, era stato reso irriconoscibile. I giornalisti ne avevano coperto il volto e camuffato la voce, non vio-lando quindi in alcun modo la privacy dell’interessato, e svolgendo allo stesso tempo un utilissimo servizio al pubbli-co, che in quel modo veniva informato adeguatamente del comportamento spesso scorretto degli assicuratori. Al contrario nel video di Fanpage sulle primarie del PD a Napoli

i volti dei consiglieri comunali, che davano l’euro all’uscita dei seggi, non è stato coperto di proposito. Sulla questione è sempre Pace ha fare chiarezza: «Il diritto alla privacy viene meno se si parla di un perso-naggio pubblico nell’esercizio delle sue funzioni. Abbiamo invece menzionato nomi e co-gnomi di chi in quel momento usava la propria carica per uno scopo illecito, che intendeva-mo denunciare». Un’apertura all’uso delle GoPro anche dal direttore de L’Espresso Luigi Vi-cinanza: «Non sono contrario all’uso di queste telecamere, né in generale alle telecamere nascoste, anche se noi non le usiamo».Il diritto di cronaca sorpassa il diritto alla riserva-tezza, e se vogliamo, lo aggira completamente, solo se c’è la garanzia di tutelare l’interesse generale. Quindi sì, all’infor-mazione con qualsiasi mezzo, se il fine ultimo è informare il cittadino.

Luigi VicinanzaNon sono contrario all’uso di queste telecamere, nè a quelle nascoste

Valerio BassanL’utilizzo di device portabili è una tendenza delgiornalismo attuale

remiato dall’Unione Cronisti Italiani per un

reportage che smascherava le irregolarità agli Esami di Stato per l’accesso all’Ordine degli avvocati, Antonio Crispino, 38 anni, lavora per il «Corriere della Sera». Ecco il suo parere sull’uso delle action cam, il nuovo strumento digitale che sta invadendo anche il mondo giornalistico.Ha mai usato le GoPro per un servizio giornalistico?Occupandomi di video-inchie-ste ho bisogno di una serie di strumenti diversi. Dalla tele-camera tradizionale, a quella nascosta, alle GoPro perché per ogni inchiesta c’è un’esi-genza diversa.Come sceglie i mezzi da utiliz-zare per le diverse inchieste?Puoi avere una Ferrari e usarla bene in un autodromo, ma se quella Ferrari la usi per andare in città a 200km/h avrai pro-blemi. Le telecamere nasco-ste sono uno strumento da usare solo in casi estremi. Nel momento in cui ti trovi dinanzi ad un’ambientazione partico-larmente difficile e nessuna persona vuole rilasciarti una dichiarazione, puoi ricorre-re alla telecamera nascosta. Utilizzarla come strumento di sistema non va bene, perché deve essere un’eccezione e non la regola. Un esempio pratico?Per uno degli ultimi servizi siamo andati a Roma, in una Corte d’Appello, a registrare con una telecamera nascosta in che modo si sostenevano gli

giornalisti che utilizzano le microcamere?Sono stato il primo ad utiliz-zarle per le video-inchieste. Tempo fa ci fu un provvedi-mento di legge che vietava i pagamenti in contanti oltre 999 euro e l’allora direttore del «Corriere della Sera» De Borto-li mi chiese di andare a veri-ficare se le attività commer-ciali veramente rispettavano questa regola. In questo caso, non potevi simulare acquisti presentandoti con una teleca-mera, per cui ci fu un’espressa richiesta del direttore di usare microcamere nascoste.Qual è la differenza tra le Go-Pro e le microcamere?La GoPro è un’action cam, per quanto piccola sia non può essere considerata una mi-crocamera. Sono indossabili, hanno un’ottima risoluzione d’immagine e una discreta qualità di audio. La telecame-ra più piccola che fa la GoPro si chiama “Hero 4 session” è come un cubetto di ghiaccio, ma in certe situazioni può essere addirittura grande. La telecamera nascosta, inve-ce, è la classica microcamera, si camuffa all’interno d’in-dumenti e oggetti, ha un’alta qualità d’immagine e anche l’audio incorporato. Le action cam si stanno diffondendo anche in campo giornalistico?La action cam è un fenomeno recente, degli ultimi 4 anni, invece, la telecamera nascosta è una tecnica che si è sempre fatta da quando ci sono state le telecamere portatili.

re telecamere nascoste?Non è un problema di liceità. È sempre un mezzo che si tratti della action cam, delle micro camere o della telecamera a vista, tutto dipende da come si usano. Per utilizzare la teleca-mera nascosta, ne deve valere la pena. Ci sono molti altri colleghi che la usano solo per scimmiottare quelle che sono “Le Iene” o “Striscia la notizia”, in quel caso si va un po’ nel ridicolo perché non c’è una re-ale necessità di utilizzare quel mezzo. Se le utilizzi per fare lo spione non hanno una valenza giornalistica. È importante che si usino per registrare qualco-sa che altrimenti non saresti riuscito a fare.In redazione, al «Corrie-re della Sera», ci sono altri

esami di stato degli avvocati. In quel caso, già aver supera-to i controlli ed essere entrati con una telecamera addosso era una notizia perché non sarebbe stato possibile fare altrimenti. Al tempo stesso, abbiamo proseguito l’inchiesta e abbiamo verificato in che modo si copiava. Il servizio ha vinto il Premio Cronista dell’anno nonostante fosse girato con una telecamera na-scosta. L’ambiente giornalistico non apprezza molto questo tipo di tecnica, ma d’altron-de anche una GoPro sarebbe stata grande per girare questo reportage. Senza una microca-mera nascosta non saremmo mai riusciti a superare i sistemi di vigilanza.È lecito, secondo lei, utilizza-

PA. Capasso E. Voccia

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 7

Il consiglio: «Colleghi,non scimmiottate Iene e Striscia»

Antonio Crispino

Intervista Parla il giornalista del Corriere della Sera Antonio Crispino

Telecamere nascoste?Eccezione e non regola

Luigi Vicinanza, direttore dell’Espresso

Page 8: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

La verità è che (a volte) nemmeno un film riesce a salvarti la vitaF

l pubblico più affezionato lo ha conosciuto sei anni fa, quando

pubblicò su YouTube il brano “I pariolini di 18 anni”, nascondendo la sua faccia dietro una busta. Con “Il sorprendente album d’esordio de I Cani” Niccolò Contessa canta

il disagio di chi sente di non ap-partenere alla Roma pariolina ric-ca e viziata. Il disco registrato live from Ca-meretta diventò un vero e proprio caso sulle piattaforme musicali online. Il secondo album “Gla-

mour”, del 2013, lanciò Contessa nell’olimpo del panorama pop in-dipendente. Nel suo ultimo lavoro si presenta per la prima volta a volto scoper-to, dall’alto della maturità dei suoi 29 anni. Dalle tastiere Bompiani

a vere e proprie lezioni di piano-forte; ecco come il fondatore della band romana trova un suo nuovo universo. Con “Aurora” Contessa è diventa-to il talent scout della musica in-dipendente romana, I Cani saran-no al Duel Beat venerdi 8 Aprile a Pozzuoli.

EmergentiI Cani, il gruppo indipendente in fuga dai Parioli

I

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 8

Sant’Ignazio per conto della Provincia di Trento, la metà dei giovani italiani ha subito violenze verbali, psicologiche o fisiche. Il 33% ne è vittima ricor-rente. È proprio su questo drammatico fenomeno che Ivan Cotroneo ha scelto di incentrare il suo ultimo lungometraggio Un Bacio. Tratto dall’omonimo libro del regista e sceneggiatore napoletano, il film raccon-ta la storia di tre studenti di una scuola superiore italiana. La scuola: solo un edificio per la maggior parte delle persone, il mondo intero per la vita di un adolescente. È tra quelle pareti che nascono amicizie, amori, gelosie e, a volte, si consumano tragedie. Sullo sfondo del tiepido provincialismo di una piccola cittadina del Nord-Est, è facile sentirsi parte della vita di Loren-zo, di Blu e di Antonio. Il “finocchio”, la “facile”, lo “scemo”, combattono, in maniera differente, contro

le etichette che i compa-gni di classe hanno loro attribuito. Soffrono, ma l’amicizia che li lega riesce a rendere sopportabile il dolore, sviluppando quel senso di famiglia che non è possibile trovare entro le mura domestiche. Ine-vitabile il rovesciamento delle dinamiche dalle quali, però, sarà impossi-bile far ritorno. Non è un messaggio di speranza quello lanciato dal regista. È piuttosto un monito im-posto coercitivamente allo spettatore. L’autore di Un Bacio ha in-contrato gli studenti napo-letani in quella Campania che oggi figura al secondo posto tra le regioni italiane per numero di episodi di bullismo. «Io l’ho scampa-ta» dichiara ad Inchiostro, Cotroneo. «Non ho mai subito episodi di bullismo, ma so cosa vuol dire essere escluso. Sono stato un ado-lescente solitario. Mi senti-vo “diverso” . Nello scrivere questa storia ho sentito

un’ esigenza personale e sociale. Sono un uomo di quarantotto anni, gay e -sottolinea- sereno nel mio orientamento sessuale. Dovevo far qualcosa per evitare si verificasse quello che avviene nel film. Vole-vo evitare che il sentimen-to di paura conducesse alle tragedie di cui leggiamo sulle pagine di cronaca». Cotroneo dichiara di aver scritto la storia ispirandosi all’omicidio di Larry King, un ragazzo di quindici anni ucciso dal compagno di classe di cui si era invaghi-to. «Io sono stato fortunato. Avevo l’obbligo di restituire la mia “fortuna”». Si uni-sce all’applauso dei suoi compagni Luca, mentre sullo schermo scorrono i titoli di coda. Partecipa alle conversazioni con gli occhi di chi nasconde paure più grandi dell’interrogazione di latino. Deve trattenere le lacrime, almeno finché non sarà solo. Avrebbe vo-luto quel lieto fine che ora può solo sognare.

Un BacioUscito nelle sale italiane il 31 marzo

rocio. «È così che mi chiamano. Non so se sia colpa del mio

abbigliamento, della mia voce o semplicemente del mio essere. So solo che ogni giorno torno a casa in lacrime e resto chiuso per ore in camera mia. Sono a pezzi. Piango, piango, finché credo di non poter più piangere. E poi pian-go un altro po’». Luca ha sedici anni, frequenta un liceo di Napoli e mi parla a bassa voce per far sì che i suoi compagni di classe non lo sentano. Siede nella platea del cinema assieme ad un altro centinaio di coetanei per la proiezione del film di Ivan Cotroneo Un Bacio. Spera di ritrova-re sul grande schermo un personaggio con una storia simile alla sua. «Anche se fatto di celluloide - mi confida - aiuterebbe a farmi sentire meno solo». Un adolescente su due in Italia è vittima di bulli-smo come Luca. Persone schernite per il proprio orientamento sessuale, per il loro aspetto fisico, per la loro promiscuità. Secondo un sondaggio realizzato dall’associazione Villa

Gli attori

I tre attori protagonistiRimau Grillo Ritzberger, Va-lentina Romani, Leonardo Pezzagli

Il regista

Ivan Cotroneo48 anni. Regista, scrittore e sceneggiatore

A. Buonansegna

Bullismo

Giuseppe Di Martino

Page 9: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

in da bambino aveva voglia di esternare i propri sentimenti.

Ha tentato con la musica, il canto, la pittura. No, non era soddisfatto, non si sentiva appagato. A 14 anni, prova a recitare con il gruppo della parrocchia. Fabio Balsamo, nato

a Napoli, adesso è attore. Ha 27 anni ed è entusiasta di quello che fa. Quando ancora era un ragazzi-no ha partecipato come compar-sa alla Smorfia di Massimo Troisi. Prima volta da professionista in Via Falcone 19, un’opera teatrale

sulla vita di Paolo Borsellino. La svolta con i The Jackal. In Gli Effet-ti di Gomorra sulla gente è il porta pizza, il barista e il cameriere. Poi la prima apparizione sul grande schermo. Con Maurizio Casagran-de, Balsamo prova l’emozione del

cinema. Ora Fabio, reduce dal cortometraggio L’uomo in mare di Emanuele Palamara, in cui ha condiviso il set con Marco D’amo-re, ha un sogno nel cassetto: lavo-rare con un maestro come Toni Servillo, ma nel frattempo si sta dedicando a Caligo un film speri-mentale di Egidio Carbone.

EmergentiFabio Balsamo, attore per vocazione

S

Nel Palazzo dello SpagnoloTotò torna a casaIl Comune ha già stanziato i fondi che copriranno le spese per i lavori di ristrutturazione del museo

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 9

Patrimonio(dalla prima) A.Esposito M.Marcoaldi

Altra novità la casa-museo di Ettore Scola. A Trevico, comune dell’avelli-nese dove il regista era nato, è stato creato un centro culturale che, grazie alla sinergia tra Regione Campania e Università Suor Orsola Benincasa, sta per diventare anche un percorso professionale per aspiranti disegna-tori e fumettisti. Ma torniamo da dove eravamo parti-ti: con la cultura si mangia? La storia dell’arte, riempie le tasche?Ebbene, stando alle dichiarazioni del sindaco Luigi de Magistris e del presi-dente della Federalberghi Salvatore Naldi, la risposta è: sì. Il weekend di Pasqua e Pasquetta ha registrato un’enorme affluenza di turisti e i primi a beneficiarne sono stati gli albergatori e gli esercizi commerciali. Dati che ci devono far sorridere sen-za cantare vittoria troppo facilmente, ma piuttosto spronarci a cavalcare l’onda del cambiamento. Napoli ha già in serbo tre proposte per sorpren-dere il visitatore ed evitare che l’arte si ripieghi su se stessa: il biglietto sospeso, lanciato dal Museo d’arte contemporanea Donna Regina; Out of Boundaries, promossa dal Museo Archeologico Nazionale e la nuova edizione di Napoli Comicon.In tutti e tre i casi sarà l’arte a cercare il fruitore e non viceversa; un connu-bio tra marketing e originalità.Ma siamo ancora al warm up. Il 2019, anno delle Universiadi, si avvicina e sia Napoli che la Campania non possono farsi trovare impreparate. L’evento raggrupperà più 15mila persone tra atleti e organizzatori e di certo non mancherà il seguito turisti-co e mediatico.

Antonio Esposito

c’è stata un’apertura vera pro-pria. Anzi: ci sono già stati diversi tentativi di inaugurazione, ma una miriade di ostacoli hanno impedito che fosse aperto al pubblico. L’ultimo, superato solo nelle ultime settimane, è quello della costruzione di un ascenso-re, assolutamente necessaria per un luogo aperto al pubblico. Le numerose autorizzazioni sono state conquistate a fatica: solo a marzo è arrivata quella definitiva e indispensabile del condominio, che comunque beneficerebbe dell’impianto.Il Comune di Napoli non vuole farsi sfuggire, ancora una volta, l’opportunità di creare un’at-trazione culturale affascinante. L’impresa sarebbe decisamente meno complessa se riuscisse a sfruttare a pieno il Palazzo dello Spagnolo: un edificio suggestivo, costruito nel Settecento dall’ar-chitetto napoletano Ferdinando Sanfelice, una delle più impor-tanti opere in stile barocco napo-letano. Il pezzo pregiato dell’im-mobile è indubbiamente la scala a doppia rampa, o ad “ali di falco”, che ruba lo sguardo all’in-gresso del cortile interno. Tutta-via, la mancanza di manutenzio-ne ha danneggiato fortemente l’intera struttura e, nonostante le spese già effettuate, altre ristrut-

turazioni sono necessarie.Ultimare i lavori ed aprire uffi-cialmente, una volta per tutte, il museo dedicato al principe De Curtis permetterebbe al Rione Sanità di testimoniare il suo legame con Totò celebrandone la memoria, attraverso i cimeli e tutti gli oggetti personali da esporre all’interno della mostra. Sarebbe un’occasione per contri-buire alla riqualificazione dell’in-tero quartiere, che trarrebbe enormi benefici dalla presenza dei visitatori che il museo acco-glierebbe.

Il cortile interno di Palazzo dello Spagnolo. L’edificio che ospiterà il museo di Totò è stato costruito nel XVIII secolo dall’archi-tetto napoletano Ferdinando Sanfelice.La scala ad “ali di falco” è una peculiarità dello stile barocco napoletano.

Alessandro Cappelli«Ormai ci siamo, il Comune ha trovato gli ultimi accordi neces-sari». Il Consigliere Regionale Francesco Emilio Borrelli parla della tanto attesa inaugurazione del museo di Totò al Rione Sanità di Napoli e manifesta un cauto ottimismo. «Se le informazioni che arrivano da Palazzo San Giacomo sono vere, è possibile che il museo apra entro l’anno», prosegue Borrelli. L’iniziativa dedicata al principe della risata troverà casa al Palaz-zo dello Spagnolo. Un edificio storico che, a dispetto del nome, non ha legami con gli Aragonesi o con i Borbone. Costruito nel Settecento, riporta il sopran-nome del proprietario che lo acquistò all’inizio del XIX secolo: Tommaso Atienza, detto appun-to, Lo Spagnolo.Negli anni la proprietà del palazzo è divenuta ben più frammentata, divisa nei singoli appartamenti. La Regione Cam-pania ne ha acquistati due e nel 2000 ha concesso al Comune di Napoli un comodato d’uso della durata di venticinque anni, per realizzare il museo dedicato al principe De Curtis, che al Rione Sanità è nato e cresciuto. Più della metà del tempo a disposi-zione è trascorso e ancora non

La tendenza

Antonio Lamorte

Il turismo a Napoli corre sui social

Èmateriali e politici. Siamo solo all’inizio di un viaggio entusiasmante che porterà Napoli in testa, ovunque». L’80% delle camere occupate tra il 26 e il 27 marzo stimato dalla Federalberghi confer-ma il successo, ma è stata Pasquetta ad alzare l’asti-cella con un aumento del 3% rispetto al 57% dell’anno scorso. Per Salvatore Naldi, presidente di Federalberghi Napoli «l’aumento di presen-ze in città è anche il frutto di un sistema che sta ricomin-ciando a funzionare. Basti

pensare al miglioramento dei trasporti con le nuove fermate della metropolita-na». Tuttavia alcune criti-cità ostacolano la crescita, come la mancanza di eventi di portata internazionale e l’eccessiva tassazione: «Il Comune dovrebbe rimodu-lare le tariffe dell’imposta sui rifiuti che grava sui bilanci delle strutture alberghiere. Al pagamento dovrebbero essere assoggettabili solo gli spazi che possono produrre spazzatura, escludendo le zone comuni come prevede

la norma generale». Anche per Salvatore Di Matteo, titolare dell’omonimo locale storico di Via dei Tribuna-li, «il periodo pasquale ha goduto di un ottimo afflusso e quella di Pasquetta è stata una giornata molto positiva». Dalle strade del centro anti-co al lungomare, secondo il sindaco «si sta costruendo un nuovo benessere; sta na-scendo la civiltà dell’amore». Per De Magistris il successo si ripeterà anche tra aprile e giugno, a riprova di come Napoli stia godendo di una nuova immagine. Un argo-mento non a caso rilanciato sui social del primo cittadi-no in vista della campagna elettorale.

ormai consuetudine che i social network del

sindaco De Magistris rilanci-no il ritorno di Napoli come destinazione turistica tra le più ambite d’Italia. Una tendenza rivendicata pun-tualmente come un successo dell’amministrazione. «I napoletani hanno vinto la sfida di cancellare la vergo-gna delle immagini dell’e-mergenza rifiuti prodotto della spazzatura politica- ha postato il primo cittadino - Abbiamo spazzato via rifiuti

De Magistris: «Vinta la sfida». Per la Federalbeghi «alcuni ostacoli impediscono la crescita»

Via Toledo invesa dai turisti

Page 10: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

Emilia Missione

Vivere per InstagramL’influencer napoletano Lorenzo De Caro ci racconta i blogger 2.0

di follower. Ogni blogger 2.0, ad esempio, sa bene che la giornata social inizia presto, dalla colazione. Ma guai a fotografare cornet-to e cappuccino! Molto meglio una bella tazza di yoghurt greco, magari insieme a una manciata di bacche di goji, tanto care alle seguaci di Kayla Itsi-nes, la personal trainer con quasi 5 milioni di follower sul social.«Ormai c’è la mania di fotografare il cibo, ma se ti fossilizzi solo su quel-lo rischi di annoiare.» A parlare è Lorenzo De Caro, ventiquattrenne influencer napoletano, che nel 2013 ha creato il suo blog loren-zodecaro.com. Oggi scrive di moda e tendenze per il Corriere della Sera, partecipa alle Fashion Week e collabora con aziende del calibro di Ferrero. Fa parte del-la nuova generazione di blogger, a cui l’aggettivo fashion sta un po’ stretto. «Fashion blogger è un’eti-

chetta superata» racconta, «io preferisco definirmi un lifestyle blogger o influen-cer, rispecchia di più il mio lavoro». Ha iniziato intervistando i volti noti del mondo della cultura e dello spettacolo di Napoli, ma i suoi follower chiede-vano qualcosa di diverso: «mi chiedevano di rac-contare la mia vita, cosa facevo, dove andavo». Così ha lavorato al restyling del suo sito, concentrandosi sul racconto di se stesso e della sua vita, «o meglio, di tutto il bello che mi cir-conda. Cerco la perfezione in ogni foto, i follower se lo aspettano». Ogni foto richiede cura e progetta-zione, un vero e proprio set in cui la scelta dell’ango-lazione e dei colori fanno la differenza. «Sono molto meticoloso e prima di pub-blicare ogni foto ci lavoro a lungo. È importante creare un prodotto attraente e in questo i filtri aiutano tanto. Perché la vita è migliore su Instagram».

n principio fu Chiara Ferragni. Capostipite di una lunga dinastia di fashion blogger,

la Blonde Salad nostrana è diventata in pochi anni una delle personalità più influenti nel mondo della moda, ambitissima dalle maison più esclusive e ca-pace di fatturare oltre 8 mi-lioni di euro l’anno. Ma era il 2009. Quasi un’era geolo-gica nel mondo dei social e di internet. Nel frattempo di fashion blogger si sono riempite le pagine del web, con risultati talvolta discutibili. E così, come succede un po’ per tutte le tendenze, anche questa sta per essere superata. A spingere il pedale dell’ac-celeratore ci ha pensato In-stagram, il social network che parla per immagini, opportunamente tagliate e filtrate. La nuova tenden-za è, appunto, vivere per Instagram: fotografare e fotografarsi per sedurre un numero sempre maggiore

Lifestyle blogger

Lorenzo De Caro

I

EmergentiRico Rennella ricomincia dal teatro Bolivar

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 10

ato a Parigi, vissuto tra Fran-cia e Canada, ma figlio di un

napoletano: ecco la storia di Enri-co Rennella, in scena venerdì 22 aprile al Teatro Bolivar, nel capo-luogo campano con lo spettaco-lo Ricomincio da Napoli. Classe

1982, si ispira a Gigi D’Alessio, di cui ammira testi e semplicità. A legarlo al cantante napoletano un simpatico aneddoto: mentre ve-deva nel 2011 in tv il suo concerto a New York maturò la consapevo-lezza di voler diventare uno show-

man. Fino ad allora Rico aveva fatto i lavori più disparati: dal commesso all’organizzatore di se-rate in discoteca. L’appuntamento sarà al quartiere Materdei alle ore 20. Un’esibizione tra comicità e musica sullo stile di Rosario Fio-

rello per raccontare storie di vita e aneddoti divertenti. Nello spet-tacolo del Teatro Bolivar confron-terà lo stile di vita partenopeo con quello americano. Un tanto atteso ritorno nel capoluogo campano, a cinque anni dall’ultima volta, ricco di emozione, curiosità e pas-sione.

N

Emanuele La Veglia

iak, si gira! Con il mese di aprile sono

iniziate le riprese di Starwarp, la prima web serie realizzata all’inter-no di un ateneo. L’idea, sviluppatasi al Suor Orsola Benincasa, ha riscontra-to interesse anche per il suo aspetto produttivo. Il progetto è stato presentato alla giornata inaugurale del concorso Start Cup Campania, organizzato dalla Scuola Politecnica dell’Università Federico II. Sono quindici gli studenti di Scienze della Comuni-cazione che, superate le se-lezioni, sono stati ammessi al percorso formativo, curato dallo staff tecnico di Starwarp e da alcuni esperti del settore. La for-mazione prevede lezioni di produzione, di sceneg-giatura e di direzione della fotografia. Concluso anche il casting attoriale di cui si è occupata una giuria mista, composta dallo staff della serie, da alcuni giornalisti del Corriere del Mezzogiorno e dagli allievi del Master di Cinema e Te-levisione del Suor Orsola. Sulla valutazione definiti-va ha inciso anche il voto da casa, tramite i social: sulla pagina Facebook di Starwarp sono state pub-blicate le foto degli am-messi alla fase finale e ogni utente ha potuto esprimere una preferenza. Il cast si arricchisce così di quindici nuovi attori, oltre ai due principali, Valerio Esposito e Noemi Belfiore, già pro-tagonisti nella puntata pi-lota, pubblicata sul sito del Corriere. L’organizzazione si riserva comunque di inserire anche alcuni degli esclusi qualora durante le riprese gli sceneggiatori aggiungessero nuovi per-sonaggi nella fiction. Già duecento sono gli studenti coinvolti da quest’espe-rienza: grandi numeri per un format, nato otto mesi fa, che si sta affermando nel panorama audiovisivo, non solo locale.

Starwarp

Iniziate le riprese della web serieEmanuele La Veglia

C

Page 11: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

Alex Britti in concer-to a Napoli al Teatro Augusteo il 27 aprile. Amante del mare napoletano e ispiratosi a Jimi Hendrix, è

considerato uno dei chitarristi più bravi del nostro paese. Nel corso della sua lunga carriera, iniziata alla fine degli anni Ottanta, ha ricevuto numerosi riconoscimenti discografici. Tra le sue canzoni più conosciute La vasca, Mi piaci e 7000 caffè.

27 aprileTeatro Augusteo Piazza Duca D’Aosta, 263Info: 081 414243www.teatroaugusteo.it

Alex BrittiIl cantante romano torna a Napoli

musicaprimo pianoteatro

EmergentiGli scatti di Pietro Masturzo da Sorrento al mondo

Beppe Grillo arriva a Napoli con lo spetta-colo Grillo vs Grillo, in programma al Teatro Augusteo il 12 aprile. Il leader del Movimen-

to Cinque Stelle porta sul palco un duetto tra due alterego: un Grillo Comico e un Grillo Politico. In scena lo show-man si sdoppierà per raccontarsi e confrontarsi con il pubblico presente in sala sui temi e sui problemi che affliggono l’epoca contemporanea. «Se l’è presa con tutti, manca solo lui», è lo slogan del tour iniziato qualche settimana fa e che farà tappa nelle principali città italiane.

12 aprileTeatro AugusteoPiazza duca d’Aosta, 263Info: 081 414243www.grillovsgrillo.it

Grillo VS GrilloIl comico genoveseal Teatro Augusteo

upo Alberto colpito in testa da un mattone lanciato

dall’amico Enrico la Talpa. È questo il manifesto della diciot-tesima edizione del Napoli Co-micon, il Salone Internazionale del fumetto e dell’animazione che quest’anno diventa mag-giorenne: l’evento si tiene dal 22 al 25 aprile presso la Mostra d’Oltremare di Fuorigrotta. Magister dell’iniziativa, che quest’anno indaga il legame tra fumetto e media radio-televisi-vi, è il modenese Guido Silve-stri, in arte Silver. Rassegne, giochi, ma anche attività in cui socializzare: nella più grande sede fieristica del mezzogiorno sono attese mi-gliaia di persone. Tanti gli ospiti che si preparano ad arrivare nel capoluogo campano. Ci sarà Don Rosa, disegnatore ameri-cano specializzato nelle storie riguardanti Zio Paperone e Paperino. Atteso anche Atsushi Kaneka, cartoonist giappone-se, autore di serie di successo come Bambi, Wet Moon e

Deathco.«Napoli Comicon è una parola, uno stato d’animo, un sostanti-vo che si fa passione», afferma Claudio Curcio, patron dell’ini-ziativa fin dalla prima edizione.

22, 23, 24, 25 aprileMostra d’Oltremare di FuorigrottaInfo: 081 4238127www.comicon.it

Il manifesto di Napoli Comicon. È stato realizzato dal fumettista Silver

con magister SilverTorna ComiconAlla Mostra d’Oltremare di Fuorigrotta la diciottesima edizione del fumetto

LFausto Egidio Piu

n concerto gratuito che durerà tutta la

giornata, dalle 8:30 alle 18:30 e che vedrà protago-nista l’orchestra del Con-servatorio di San Pietro a Majella del maestro Sergio Siminovich. Appuntamen-to il 9 aprile in Piazza del Plebiscito, a Napoli, con

LAPIAZZAinCANTATA, raduno di coristi prove-nienti da tutta Italia, che si esibiranno sulle note di Verdi, Mozart e altri autori classici.

9 aprilePiazza del Plebiscitowww.lapiazzaincantata.it

Concerto gratuito con coristi italiani

Plebiscito, la piazza incantata

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettore Marco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra OrigoCoordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

U

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 11

Enzo Moscato sarà al Teatro Bellini dal 12 al 24 aprile per portare in scena Carmen, opera da lui riscritta con la regia di Mario Marto-

ne. Amore e tradimento, libertà e prigionia, felicità e dolore: questi i temi affrontati nello spettacolo interpretato dagli attori protagonisti Iaia Forte e Roberto De Francesco. Am-bientata in una Napoli domina-ta dalle tradizioni popolari, la commedia riprende la famosa rappresentazione teatrale di Bizet. Ma con una differenza: la protagonista, Carmen, non muore.

Dal 12 al 24 aprileTeatro Bellinivia Conte di Ruvo, 14www.teatrobellini.it

Al BelliniLa Carmen di Enzo Moscato

Malika Ayane fa tap-pa a Napoli con il suo concerto #Nai-fClubTour2016. La talentuosa cantante italiana si esibirà il 28 aprile nella Casa della

Musica – Federico I presso il Palapartenope a Fuorigrotta. Scoperta da Caterina Caselli, lo scorso anno si è presentata sul palco dell’Ariston, tra i Big, con Adesso e qui (Nostalgico presen-te), aggiudicandosi il Premio della Critica Mia Martini. Il suo esordio risale al 2009 con il brano Come foglie, risultato uno dei brani più scaricati dell’anno.

28 aprileCasa della musica – Federico ITeatro Palapartenopewww.ticketone.it

Malika AyaneIl #NaifClubTour2016 in giro per l’Italia

ar sorgere una domanda in chi guarda una sua foto, equi-

librando informazione ed emo-zione. L’ obiettivo del sorrentino Pietro Masturzo ha raccontato con semplicità tanti angoli del mondo: Myanmar, Israele, Egitto e

Libia. L’immagine che consacra il suo talento ritrae una donna men-tre urla il suo dissenso dai tetti ira-niani, dove, di notte, si arrampica la protesta popolare post-elezio-ni. “Sui tetti di Teheran” gli vale il primo premio del World Press

Photo 2010 come scatto dell’anno. “Racconta l’inizio di una storia”: la motivazione del riconoscimento coglie il suo interesse per i popoli oppressi. Un nuovo stile di repor-tage che suggestiona senza en-fasi, evoca senza trascendere. La

sua passione, nata collaborando con l’Associated Press Photo, oggi conquista testate nazionali e este-re come The Financial Times e Le Monde. La sua ultima scommessa è Kairos Factory, un collettivo di fotografi documentaristi creato con quattro amici. www.pietromasturzo.com

F

Paola Corona

Page 12: Le sette opere di Fanzago - unisob.na.it · de La figlia oscura, libro del 2006. Nonostante le ultime indiscrezioni e smentite, quindi, l’ipo-tesi Marmo non è stata archiviata

milioni di euro e i proget-ti contano, ma la storia alle

Universiadi la faranno ragazzi come Enzo e Sara. Lui un palla-nuotista, lei una cestista, a suon di sacrifici vogliono ripetere un’esperienza che già hanno vissuto, e che tra tre anni do-vrà essere la loro consacrazio-ne. «Non sono ragazzi come gli altri», ci spiega il delegato del Centro Universitario Sportivo Italiano per Napoli, Maurizio Pupo, «loro saranno i futuri protagonisti delle Olimpiadi: in media ai Giochi c’è il 70% di ex partecipanti alle Universiadi». Una rampa di lancio in realtà ci sarà già il prossimo anno a Taipei, ma per loro c’è un’idea fissa: esserci a Napoli con una medaglia al collo, d’oro possi-bilmente. Pensa per esempio a una Scan-done stracolma Vincenzo Dolce: secondo anno di giuri-sprudenza alla Federico II, è il gioiellino del Posillipo. Classe ’95, cresciuto tra le fila del Cir-colo Nautico prima e della Rari Nantes Salerno poi, ha vinto tutto con le giovanili azzurre, fino all’argento mondiale di quest’estate con l’Italia Under 20 in Kazakistan quest’estate. Ma Vincenzo guarda sempre avanti, e se non lo faè perché c’è una vendetta da sanare. Un esempio? Appena si par-la di Ungheria, non gli sfugge la botta rimediata proprio dai magiari alle ultime Universia-di, lo scorso anno a Gwangju.

«L’esperienza è stata fantasti-ca: conosci il mondo e tanti modi di fare sport, ti alleni in strutture magnifiche, ancora oggi mi sento spesso con alcu-ni colleghi olandesi, francesi e brasiliani», ci spiega Vincenzo. «La cosa bella è che si crea una comunità, conservi rapporti che puoi coltivare, l’unico neo di allora è che perdemmo l’o-ro al supplementare: quando torno con la mente al 14 luglio vedo solo una sconfitta e basta. Sono un vincente, ma so anche che è solo una battaglia:l’anno prossimo ci rifaremo, e a Napo-li centriamo il bis». Inutile dire che non gli manchi la faccia tosta: in fondo i risultati par-lano chiaro, dopo due anni in massima serie con la vittoria in Coppa Len - L’ “Europa League della pallanuoto”-, e le prime convocazioni nel celebre Set-tebello azzurro: «Hanno vinto Mondiali, Europei, Olimpiadi, sono un mito per lo sport ita-liano. E’ una grande respon-sabilità, ma con la crescita che ho avuto qui non ho nessuna paura». Già, nessuna paura: sarà una curiosità, ma sentiamo le stes-se parole da Sara Bocchetti. 22 anni ma ormai irrinuncia-bile nelle rotazioni della Dike Basket Napoli, quest’anno ha giocato sia in A1 Femminile sia in Eurocup, raggiungendo gli ottavi di finale. E dire che il suo amore per la palla a spic-chi sboccia a sei anni, quasi per caso, per imitare il fratello Marco. «Entrambi - ci dice ilca-

Enzo & SaraUniversiadigeneration

IDavide Uccella

Dopo il successo della edizione dello scorso anno, torna il circuito challenger maschile Atp con il primo appuntamen-to europeo su terra battuta della stagio-ne. Tre i top 100 in tabellone, tanti gli italiani in gara.

Fino al 10 aprile Tennis Club NapoliViale Antonio Dohrn, Riviera di Chiaia Info: tennisclubnapoli.it081 7614656

Tennis

Ritorna la “Capri Watch Cup”

13Gli atleti campani alle ultime Universiadi di di Gwangju, in Corea

44Le medaglie conqui-state dalla delegazio-ne italiana (13 nuoto, 6 canottaggio)

LUNEDÌ 8 APRILE | pagina 12

L’orgoglio di esserci stati, la voglia di esserci ancora

pitano - avevamo la necessità di fare sport, lui però soffriva d’asma e la pallacanestro era preferibile al calcio. Giocava-mo a Mugnano e mi cimentavo anche io con i ragazzi. Poi mi ruppi un braccio e rimasi fer-ma due anni, quindi ripresi a giocare: lo ricordo benissimo

Quinta edizione della Walk of life: gara podistica di rilievo nazionale, un forte messaggio di solida-rietà verso le persone che lottano e non si arrendono a una malattia genetica.

10 aprile, ore 12.30 Piazza DanteInfo: www.telethon.it/cosa-puoi-fare/[email protected] 440151

Atletica

Telethon Marathon

perché era l’11 settembre del 2001, ma per me era solo il gior-no in cui tornavo al basket». Da Mugnano però ne è stata fatta di strada, fino ai grandi palco-scenici internazionali, come lo scorso anno in Corea del Sud: «Giocare in Nazionale è mera-viglioso - aggiunge Sara -, so-prattutto quando hai la possibi-lità di indossarla in un contesto del genere. Sono contenta che Napoli abbia una simile op-portunità, abbiamo bisogno di strutture sempre più moderne e di visibilità per chi all’ombra del calcio, fa sport di alto livel-lo». E fa una promessa, tanto per volare bassi: «Nel 2019 avrò 25 anni: lavorerò per esserci da capitano di quella squadra». In bocca al lupo Sara, in gamba Enzo: Napoli vi aspetta.

Nella foto in alto Sara Bocchetti. In basso Enzo Dolce