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Progetto graficoLuana Grato

TestiFrancesco Varricchio

Wikipedia.itcomunitaprovvisoria.wordpress.com

eptavellino.itorticalab.it

Consulenza storicaLina Vella

FotografieEmanuele Lombardi

Google.it

BibliografiaArmando Montefusco, Monografie per la storia di Avellino, Nusco- Lioni ( Av), 2011.

-Andrea Massaro, Palio della Botte di Avellino, Edizione del Comune di Avellino, 2014.-Maria Grazia Cataldi, Andrea Massaro, Avellino, Profilo di una città, Edizione del Comune

di Avellino,Assessorato alla cultura, 1999.-Avellino, Luoghi Memorie Monumenti, Edizione del Comune di Avellino,

Assessorato alla Cultura.

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Cortometraggio promozionale sulla città di Avellino, che partendo dalle radici stori-che del passato, riflette, attraverso alcuni cittadini del presente, sulla costruzione della prospettiva futura del capoluogo irpino.

Una ragazza vaga per Avellino1 con un’aria nervosa. Si fa largo minacciosamente fra un gruppo di ragazzi. Giunge dinanzi ad un obelisco2, sul quale svetta la statua di un bambino3. Si accor-ge che vicino a quell’obelisco vi è una struttura in cantiere, raccoglie un masso con l’intento di lanciarglielo contro. Prima che riesca a compiere quell’atto, un bambino vestito con abiti del ‘600 la blocca e le chiede il motivo di quel suo insano gesto. La ragazza sbalordita gli chiede chi mai egli fosse, il bambino le si presenta come Carlucciello, rivelandole che è la personificazione della statua che lei aveva visto poco prima. Lei ridacchia credendo fosse uno scherzo, lui la invita a rispondere alla domanda che le aveva posto. La ragazza all’inizio non vuole aprirsi, ma poi gli rivela che da poco si è trasferita da Napoli in città, insieme ai suoi genitori, e che da quando è qui non riesce a socializzare con nessuno. In più, Avellino non le piace ed oltretutto si sente inutile. Carlucciello le dice che le mostrerà gli aspetti spesso sconosciuti della città, cominciando col darle informazioni sulla struttura che lei stava per colpire (la Dogana). Successivamente si dirigono verso la fontana di Bellerofonte, dove le racconta del Palio della Botte. Il bambino, mostra poi alla giovane il Palazzo de Conciliis e le racconta della breve permanenza del fa-moso letterato Victor Hugo, allora bambino. In una stradina lì vicino, le fa notare il santuario di Montevergine, informandola di come in svariati punti della città sia possibile ammirarlo.Poi, i due giungono dinanzi al Duomo: vi entrano e si soffermano vicino alla statua del beato Paolo Manna. Carluccio lo presenta come l’avellinese che guidò l’Istituto per le Missioni Este-re (P.I.M.E.) per conto dell’allora Pontefice4. Nell’uscire dalla Cattedrale, i due si dirigono verso il Corso di Avellino dove è possibile ammi-rare anche in lontananza la Torre dell’orologio, che è il simbolo della città.

1 Capoluogo della provincia irpina, città della regione Campania, nel sud d’Italia. 2 Obelisco di Carlo II, realizzato da Cosimo Fanzago, nel 1668. 3 Statua di bronzo rappresenta il piccolo re Carlo II d’Asburgo, succeduto bambino al padre Filippo IV (re di Spa-gna e dell’impero d’oltremare di Spagna, re dei Paesi Bassi spagnoli, di Napoli e Sicilia, Sardegna, duca di Milano e conte palatino di Borgogna) nel 1665, al quale il principe Francesco Marino Caracciolo volle mostrare la sua fedele devozione.4 È stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 4 novembre 2001 in Piazza San Pietro a Roma. È sepolto nella chiesa del Pontificio istituto missione estere a Trentola-Ducenta, in provincia di Caserta. Il 16 gennaio si celebra la sua festività (nacque ad Avellino nel 1872 e concluse la sua vita terrena il 15 settembre del 1952 a Napoli). Il giorno dopo la nascita fu battezzato nella Cattedrale di Avellino e una delle sue prime messe da sacerdote la celebrò nella Chiesa intitolata a un missionario: San Francesco Saverio (conosciuta nella nostra città come chiesa di S. Rita).

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Infine, Carluccio la conduce alla Mensa-dormitorio diocesana5. Qui potrà conoscere persone volenterose con le quali si troverà bene e che tanto bene lì potrà fare! All’inizio ella si mostra restia, ma quando uno dei volontari vedendola lì ferma la sprona ad aiutarli, lei, dopo aver ricevuto un gesto di consenso da parte di Carlucciello, si aggrega a loro. Martina, la giovane protagonista, ha trovato finalmente il suo “adventus!”6, sorridendo con un’aria di speranza sul suo domani e su quello della comunità avellinese.

5 I Servizi: Pranzo: tutti i giorni dalle 12,30 alle 13,30; Accoglienza notturna: tutti i giorni dalle 19,00 alle 21,00 / uscita alle ore 7,30; Servizio doccia: martedì – giovedì dalle 10,00 alle 11,30; Distribuzione vestiti: mercoledì dalle 09,00 alle 11,30; Centro di ascolto “I CARE”: dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 12,006 Parola latina che significa arrivo, venuta. Il temo dell’attesa è finito: il pessimismo e la negatività non posso-no prevalere sulla positività che comunque la vita offre.

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Promotore del cortometraggioFrancesco VarricchioFrancesco Varricchio è un educatore professionale, esperto di life long le-arning. Collabora con la campagna nazionale “Mettiamoci in gioco”, sensi-bilizzando sui rischi del fenomeno del gioco d’azzardo. Dopo aver condotto un programma radiofonico sul sociale (2010), è ideatore dell’associazione civica e cristiana “Pro Vita Sostenibile” (che ha online il laboratorio di ser-vizio educativo).

Sceneggiatura e regiaCarmine GaitaCarmine Gaita è nato ad Avellino il 27/07/1983. Ha studiato cinemato-grafia al Dams di Roma e alla Pigrecoemme di Napoli. La formazione ci-nematografica più consistente, però, è avvenuta con la frequentazione assidua delle sale cinematografiche fin da quando era poco più che un bambino. Ha frequentato l’accademia del Teatro d’Europa di Cesinali (Av). Ha girato vari cortometraggi e scritto una sceneggiatura per un lungometraggio Il venditore di accendini. Questa storia, in un’epistola inviatagli, è stata definita da Pupi Avati una piccola grazia. Ha scritto anche testi per canzoni e numerose poesie.

Operatrice alla macchina e al montaggioTiziana CorrealeTiziana Correale vive ad Avellino, ha 22 anni ed è appassionata di foto-grafia, serie tv, e videomaking. Studia lingue e culture straniere all’uni-versità di Fisciano. L’anno scorso, dopo aver collaborato con il Corriere dell’Irpinia e lavorato con Ottopagine ha partecipato alla Masterclass di Giornalismo del Giffoni film festival ed ha girato e montato buona parte dei video da essa realizzati e pubblicati su Youtube. Precedentemente ha studiato teatro con l’associazione culturale Logopea per circa 7 anni e ha suonato la chitarra elettrica per 5 anni nella band “New Tone” con la quale ha realizzato anche un album.

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CompositoreKristian KarmaCristian D’Amelio, in arte Kristian Karma, nasce il 20 marzo 1986. All’età di 13 anni inizia i suoi studi di pianoforte, completati dallo studio di chitarra, batteria e più tardi di canto e tecniche vocali. Forte degli studi alle spalle inizia a comporre brani inediti all’età di 25 anni, avvalendosi della collaborazione di diversi parolieri. Grazie a Carmine Gaita scopre la passione per la composizione di colonne sonore per cortometraggi.

Consulente storicaLina VellaNata ad Avellino, è diplomata in Arti Applicate - sezione ceramica all’Istituto d’Arte “P. A. de Luca” di Avellino e ha conseguito la laurea in Archeologia e Storia delle Arti presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Attualmente frequenta il biennio spe-cialistico in Storia e Critica d’Arte presso l’Università degli Stu-di di Salerno. Da sempre appassionata di disegno, ceramica, ha all’attivo diverse esperienze nello svolgimento di laboratori arti-stico- didattici per associazioni culturali ed enti pubblici su cui si concentra prevalentemente, insieme all’attività di volontaria per visite guidate ad Avellino e in Irpinia.

TraduttriceLudovica RamponeNata il 15 giugno 1998, Ludovica Rampone frequenta attualmente il li-ceo scientifico “Galileo Galilei” di Benevento. Da sempre coltiva la sua passione per lo studio della lingua inglese, oltre a quella per l’arte, la matematica e la filosofia.

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AttoriLaura IandoliLaura Iandoli, nata il 12.10.96, comincia a 5 anni a frequentare corsi di danza, sia classica e che moderna. Negli anni amplia il suo bagaglio arti-stico affrontando corsi di teatro, canto e danza studiando con insegnanti dalla fama internazionale come Valentina Corrao e Francesco Silvestri.

Paolo VarricchioNato ad Avellino il 16 maggio 2007. A settembre dovrà frequenterà la terza elementare presso la Scuola primaria “ Luigi Perna”. Paolo è un bambino simpatico e sempre allegro. Gli piace giocare a scacchi, ed è molto bravo a disegnare. Nonostante la sua piccola età nel tempo libero si diverte a scrivere racconti di fantasia, realizza fumetti e ama tantissimo leggere.

Bruno BianchinoBruno Bianchino, di origini irpine, studia presso la Facolta’ di Inge-gneria del Politecnico di Milano. Ha conseguito la licenza liceale ad Avellino presso il Liceo “Pietro Colletta”; i suoi hobby sono la mate-matica e la natura; tra i suoi obiettivi conseguire la laurea in Inge-gneria Meccanica al fine di costruire macchine capaci di migliorare la produzione alimentare nelle aree geografiche piu’ arretrate del mondo.

Jessica GratoJessica Grato è nata a Torino il 23/04/1990. Si è diplomata al liceo socio-psicopedagogico “Publio Virgilio Marrone” di Avellino. Per que-sto liceo ha preso parte a vari progetti “Pon” fra i quali quello che la vide rappresentare la propria scuola ad una manifestazione svoltasi presso la”Città Delle Scienze” di Bagnoli. Ha conseguito gli attestati in PNL. Attualmente è iscritta alla facoltà di Sociologia dell’Universi-tà di Fisciano. Ha lavorato come promoter per una nota multinazio-nale. Ha recitato in varie opere audiovisive.

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Fotografo di scenaEmanuele lombardiEmanuele Lombardi nasce a Solofra l’ 11 luglio 1995. Diplomato presso il liceo scientifico tecnologico P. E. Imbriani di Avellino, frequenta diversi corsi PON, tra cui il PLS di fisica. Da sempre coltiva la passione per la musica italiana, la fisica e lo sport, in particolare per la pallavolo.

Graphic designerLuana GratoLuana Grato, amante della computer grafica, nasce a Torino il 26/09/1995. Si diploma presso il Liceo Artistico Paolo Anania De Luca di Avellino in grafica pubblicitaria e fotografia dove frequenta diversi corsi, quali quello di incisione e web design. A soli 17 anni inizia a partecipare a mostre d’arte contemporanea quali “Vuotoci-clo III edizione”, svoltasi a Napoli, Castel dell’Ovo (2012) e alla ma-nifestazione artistica “Domus Talenti Art Festival” svoltasi a Roma (2013); nel 2015 partecipa alla mostra “Museum Factory” svoltasi al Museo Irpino di Avellino e al Premio Ricas 2015 presso La Fabbrica del Vapore, Milano.

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Torre dell’orologio, Avellino

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La doganaFin dal Medioevo è documentata l’esistenza di un’importante Dogana ad Avellino. Aveva un grande ruolo nell’economia cit-tadina, per la consistente mole di merce che vi transitava. L’e-dificio nel corso del sec. XVII fu restaurato e abbellito diven-tando punto di riferimento ed elemento centrale del progetto di ristrutturazione urbanistica voluta dal principe Francesco Marino Caracciolo, affidato a Cosimo Fanzago. L’artista con-centrò il suo lavoro sulla facciata che doveva apparire come una quinta scenografica della Piazza Centrale (oggi Piazza

Amendola), con nicchie nelle quali furono inserite statue classiche, busti marmorei. Nel corso del sec. XIX la decisione di trasferire altrove l’attività della Dogana, determinò il degrado dell’edificio. Agli inizi del sec. XX l’edificio fu acquistato da privati ( famiglia Sarchiola) che trasformò l’antica dogana in sala cinematografica ( Cinema Umberto). Il cinema riuscì a resistere ai bombardamenti che colpirono la città durante le due guerre, e al gravissimo terremoto che colpì l’irpinia nel 1980, ma non ad un gravissimo incendio che lo ha distrutto nel 1992.

La Fontana di BellerofonteIl nome “Fontana di Bellerofonte” deriva dalla piccola statua che un tempo era collocata in posizione centrale nella fontana, raffigurante Bellerofonte nell’atto di uccidere la Chimera. La fontana è conosciuta più popolarmente agli Avellinesi come la “Fontana dei Tre Cannuoli”, per le tre bocche da cui fuoriesce l’acqua che confluisce nella vasca (oggi 2 funzionanti). Fu Francesco Marino ad incaricare il Fanzago di trasformare il rozzo abbeveratoio per animali, in un’elegante fontana con nocchi che ospitavano i busti di un patrizio e di una matrona ro-mana. Restano lo stemma civico e quello dei Caracciolo e due lapidi di epoche diverse che ricordano l’opera voluta dal principe e l’altra gli interventi realizzati nel 1866.

Palazzo de ConciilisCostruito alla fine del sec. XVIII dalla famiglia borghese de Conciliis. Nel 1808 ospitò il piccolo Victor Hugo quando non aveva neanche 6 anni. Il futuro romanziere e poeta visse nel suo amato “palazzo di marmo” per pochissimi mesi, in seguito alla nomina di Governatore della Provincia del padre Col. Leonard Sigisbert su volontà del re di Napoli, Giusep-pe Bonaparte, per combattere il fenomeno del brigantaggio nel Sannio e nell’Irpinia. Ad Avellino il giovane Victor visse momenti di grande serenità e libertà per la ritrovata unione

familiare e per l’ambiente che lo circondava che gli fu assai ospitale e caro alla memoria. In città ebbe i rudimenti di lettere classiche e di matematiche, seguito dal maestro Antonio Preziosi, e nel tempo

luoghi luoghi

libero era solito partecipare coi fratelli a lunghe ‘scorribande’ fra la ricca vegetazione che avvolgeva la collina della terra dove amava soffermarsi a godere della suggestiva visione del borgo medioevale e dell’antico Castello di cui spesso avvertiva nostalgia negli anni successivi. Solo 7 mesi la famiglia Hugo fu ospite del capoluogo, in seguito Victor e i suoi cari lasciarono l’Irpinia per trasferirsi a Madrid dove fu difficile adattarsi ad educatori distaccati e severi e a un mondo così diverso da quello vissuto pochi mesi nella sua breve permanenza ad Avellino. Una targa sulla facciata dell’immobile testimonia l’affetto degli avellinesi per lo scrittore francese e il felice connubio fra la città e il colonnello Hugo.

Il santuario di MontevergineIl complesso monastico mariano del Comune di Mercogliano, è una della sei abbazie territoriali italiane (le altre sono Monte-cassino; Monte Oliveto Maggiore; Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni; Santa Maria di Grottaferrata; Subiaco). Fondato da San Guglielmo da Vercelli, è guidato oggi dai sacerdoti benedettini.

Il DuomoIl Duomo è l’edificio più importante della città ed è dedicata alla Vergine Maria Assunta in cielo. La cattedrale conserva le reliquie dei santi martiri dei primi secoli della cristianità: Modestino, Fio-rentino e Flaviano (patroni della città, festeggiati il 14 febbraio), ritrovate nel 1166.

La torre dell’orologioÈ alta 36 metri, ed è datata intorno al sec. XVIII. La torre fu fornita di orologio a campane e della “ diana” che suonava a martello, ed essendo visibile da ogni parte della città, divenne il simbolo della città. Disputata è l’origine della strut-tura. Stando alla Tradizione la Torre sarebbe stata edificata su di una preesi-stente rocca delle antiche mura di Avellino (precisamente su di una precedente torre di avvistamento a sua volta edificata su un precedente campanile). Invece, recentemente, si è ritenuto che la sua realizzazione avvenne nel XVII secolo, per volontà del principe Francesco Marino Caracciolo. Il principe voleva una struttu-ra che rappresentasse l’idea della nuova città ridisegnata dalla famiglia carac-ciolo e affidò il progetto a Cosimo Fanzago, che si avvalse della collaborazione di Giovan Battista Nauclerio (presente in città all’epoca dell’edificazione).

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La Zeza di Bellizzi

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Il Palio della Botte Da una tradizione orale sappiamo che già nella seconda metà del

‘500 , in Corso Umberto I o Via Costantinopoli, si svolgeva una gara detta “ della Botte”. Via Costantinopoli era una strada ricca di bot-teghe di artigiani, i quali erano soliti decantare la qualità dei propri prodotti attraverso gesti plateali. I Bottai infatti facevano rotolare le loro botti per la lunga strada per dimostrare la solidità della bot-te. Da questa iniziativa spontanea ebbe origine la gara, che inizial-mente era rivolta e ne faceva parte il popolino e i ceti bassi. La gara si svolgeva a partire dalla Chiesa di Monserrato fino alla Fontana dei tre cannuoli. I rappresentati delle 7 contrade della città e mercanti

e artigiani del luogo si sfidavano facendo rotolare in salita una botte di circa 2 quintali, utilizzando esclusivamente un bastone di ferro.

La Zeza La Zeza di Bellizzi Irpino è uno dei momenti più alti del carnevale irpino. Questa manifestazione, di origini napoletane, trova terreno fertile in questo piccolo borgo sulla strada dei Due Principati che collega Avellino a Salerno. La “canzone di “Zeza” ( Lucrezia) va in scena dal ‘600 e da allora è caratterizzata dal fatto che gli attori, anche quelli che occupano ruoli femminili siano solo maschi. Que-sto perchè a quel tempo era improponibile che una donna potesse recitare per strada o nei teatri. Perchè la “Zeza” a Bellizzi Irpino? Perchè anticamente questo luogo era chiamato il Casato delle Bel-

lezze, per la posizione geografica e la bellezza dei luoghi. Infatti qui, in estete, i regnanti napoletani, ospitati dai cugini avellinesi, venivano a trascorrere periodi di vcanze, per sopportare meglio la calura estiva e per dedicarsi alla caccia. Il luogo, era abitato prevalentemente da contadini. L’economia della zona era prettamente agricola, pastorale, silvicola, boschiva. Il corteo reale, si recava nelle campagne dove esisteva la casa di caccia dei principi “Caracciolo” di Avellino ,arricchito da uno sciame di soldati, falconieri, servi e saltimbanchi. Proprio questi ultimi, per allietare le serate inscenavano questa farsa tragi-comica. Al limitare della tenuta, nascosti dal buio della notte, tra gli alberi, i contadini assiste-vano alle esibizioni.

La CandeloraSono due gli appuntamenti al Santuario di Montevergine che conservano forti i segni della storia pagana. Il primo è quello della Candelora, festa della luce che ricorre il 2 febbraio, giorno in cui Maria presenta Gesù al tempio perché non più impura dopo 40 giorni dal parto. In questo giorno per tradizione salgono al santuario molti fedeli che festeggiano la Ma-donna (detta mamma schiavona perché nera, quindi slava) e tra questi

folklore folklore

vi sono molti “femminielli” (così a Napoli vengono detti i travestiti ed i trans). La festa, oltre alla ceri-monia di fede in cui tutti seguono la funzione religiosa ed accendono i ceri benedetti alla Madonna, ha un suo lato folkloristico ereditato dalla tradizione pagana. Sul sagrato e nel cortile del santuario tante “paranze” intonano canti su tamburo e molti devoti ballano la tammurriata. Da dieci anni la Candelora di Montevergine è diventato anche il momento simbolo della lotta per i diritti lgt. Da quando l’abate Tarcizio Nazzaro Cacciò i femminielli dalla chiesa gridando: “Le vostre preghiere non sono gradite e Dio”. Da quel gesto di odio e intolleranza è nato un movimento di inclusione ed amore, in difesa di tutti i diritti, anche quello alla fede. Da sempre Vladimir Luxuria è madrina del Candelora Day.

La jutaNella notte tra l’11 ed il 12 settembre inizia il pellegrinag-gio a piedi verso il santuario di Montevergine. La salita, che in dialetto diventa Juta è una tradizione antica. Si saliva e si sale a piedi per espiare i propri peccati e per donare la propria fatica alla Madonna nel giorno della sua festa. Oggi molti continuano a salire a piedi tagliando la montagna in un percorso ricco di suggestioni (lungo il percorso c’è la sedia della Madonna, un poggio di pietra su cui si dice si fosse fer-

mata a riposarsi la madonna stanca). Da alcuni anni la sera dell’11 si tiene una festa ad Ospedaletto d’Alpinolo (che è lungo il percorso della juta) per ricordare gli antichi fasti dei grandi pellegrinaggi di un tempo.

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