Lectio divina · Noli me tangere . Ascensione dal sensibile al glorioso . Maria ottiene la visione...

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Lectio divina 1 2.a Domenica di Pasqua Anno C Divina Misericordia All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. É amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la Divina Misericordia! (Beato Giovanni Paolo II, 3 aprile 2005) Queste parole del beato Giovanni Paolo II, le ultime che aveva preparato per il giorno successivo alla sera in cui fu chiamato a entrare nell’abbraccio della misericordia, introducono anche noi nel cenacolo con gli apostoli, in quest’ ultimo quadro del Capitolo 20 di Giovanni che è anche una prima conclusione del Vangelo. Precisiamo prima luogo e tempo e poi le azioni che Gesù compie. Si tratta di un luogo dove sono chiusi dentro i discepoli. Non si dice che luogo sia, ciò che interessa all’evangelista è indicare che là era radunata e chiusa la primissima chiesa, e sono chiusi, chiusi dal timore. Il tempo: è la sera, la sera dell’unico giorno della risurrezione la sera di un giorno in cui la luce a mano a mano cresce fino al suo pieno splendore: l’ apparizione del Risorto agli Apostoli è come l o splendore pieno della luce che già è apparsa alla Maddalena, e che si è sottratta alla sua presa, e che qui nuovamente appare, ma non si sottrae, anzi si dona, si offre, si mostra. E’ sera: e spesso nel Vangelo è il tempo di circostanze importanti della vita del Signore: è sera quando portano a lui gli ammalati ed egli li guarisce (Mc, 32) è sera quando Gesù vince la tempesta del mare agitato (Mc 4, 35-41), è sera quando offre se stesso nel pane e nel calice, (Mt 14,15) è sera quando rimane solo a pregare (Mt 14,23) è sera quando cammina sulle acque (Gv 6, 16). E’ l’ora del rendiconto, della conclusione, è la sera del tempo, è il momento della venuta dell’atteso delle nazioni. Stesso significato escatologico ha la parola “giorno” con un esplicito rimando all’Ultimo giorno In

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Lectio divina

1

22..aa DDoommeenniiccaa ddii PPaassqquuaa –– AAnnnnoo CC

Divina Misericordia

All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura,

il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. É

amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di

accogliere la Divina Misericordia! (Beato Giovanni Paolo II, 3 aprile 2005)

Queste parole del beato Giovanni Paolo II, le ultime che aveva preparato per il giorno

successivo alla sera in cui fu chiamato a entrare nell’abbraccio della misericordia,

introducono anche noi nel cenacolo con gli apostoli, in quest’ultimo quadro del Capitolo

20 di Giovanni che è anche una prima conclusione del Vangelo. Precisiamo prima luogo e

tempo e poi le azioni che Gesù compie. Si tratta di un luogo dove sono chiusi dentro i

discepoli. Non si dice che luogo sia, ciò che interessa all’evangelista è indicare che là era

radunata e chiusa la primissima chiesa, e sono chiusi, chiusi dal timore.

Il tempo: è la sera, la sera dell’unico giorno della risurrezione la sera di un giorno in cui la

luce a mano a mano cresce fino al suo pieno splendore: l’apparizione del Risorto agli

Apostoli è come l o splendore pieno della luce che già è apparsa alla Maddalena, e che si è

sottratta alla sua presa, e che qui nuovamente appare, ma non si sottrae, anzi si dona, si

offre, si mostra. E’ sera: e spesso nel Vangelo è il tempo di circostanze importanti della vita

del Signore: è sera quando portano a lui gli ammalati ed egli li guarisce (Mc, 32) è sera

quando Gesù vince la tempesta del mare agitato (Mc 4, 35-41), è sera quando offre se

stesso nel pane e nel calice, (Mt 14,15) è sera quando rimane solo a pregare (Mt 14,23) è

sera quando cammina sulle acque (Gv 6,16). E’ l’ora del rendiconto, della conclusione, è la

sera del tempo, è il momento della venuta dell’atteso delle nazioni. Stesso significato

escatologico ha la parola “giorno” con un esplicito rimando all’Ultimo giorno In

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particolare nel vangelo di Giovanni la sera di questo giorno indica l’adempimento della

promessa solenne del dono dello Spirito Santo. (Gv 7, 37-39)

Gesù sta in mezzo; sta ritto quando grida: Chi ha sete venga a me…Sta in mezzo ai due

malfattori quando viene crocifisso, sta in mezzo quando si mostra alla Chiesa riunita. Ed

entra a porte chiuse: Egli è la Porta e davanti a Lui non esistono chiusure esterne se la

libertà della persona si apre e lo accoglie. I Padri hanno accostato il mistero di questo

entrare senza infrangere i sigilli al mistero dell’Incarnazione nel grembo di Maria, al

mistero del suo dormire nel grembo della terra in un sepolcro nuovo, verginale Gesù

appare la sera di quel giorno in cui è apparso per prima alla Maddalena, in cui Pietro e

Giovanni sono corsi al sepolcro. Compie così un nuovo modo di presenza, compie

quell’essere in mezzo tra cielo e terra che si era reso visibile nel giorno della crocifissione:

Egli è presente in un modo cui solo la fede può aver accesso. Viene e questo venire è come

la venuta del Messia alla fine dei tempi, è, infatti, la fine dei tempi, è iniziato il tempo della

fede nella risurrezione; per due volte ripete il dono della pace. Lo effonde questo dono. Il

verbo usato per esprimere questo viene impiegato solo quattro volte nell’AT: due riferite

alla creazione dell’uomo (Gn 2,7 Sap 15, 11), una alla risurrezione di una persona (1 Re

17,21) e una alla risurrezione di tutto un popolo (Ez 37, 9) e nel NT è presente solo qui. I

passi paralleli indicano l’avvenire di una nuova creazione, dove il dono dello Spirito viene

infuso insieme a tutti gli altri doni, il settenario del Risorto (il cui nome nuovo Kurios,

Signore, viene ripetuto sette volte, un numero che indica la pienezza, la pienezza dei tempi

in cui si inaugura il tempo della missione, il tempo della Chiesa). E questi doni sono:

la pace, segno della presenza dei tempi messianici

l’ostensione delle sue piaghe le mani…e i piedi, no, le mani e il costato, perché

siamo nel racconto di Giovanni che è l’unico a riferire della trafittura del costato da

cui sgorga sangue e acqua, simbolo dell’economia sacramentale; quest’ostensione

significa l’identità tra colui che è stato crocefisso e che essi hanno abbandonato e

Colui che è Risorto e che rimane Presente nella loro vita.

la pace, riconfermata in dono

l’invio in missione, il conferimento di un compito nella storia: uscite dalle porte

chiuse della vostra paura

lo Spirito Santo: non più la vita fisica ma la vita divina comunicata nello Spirito

incorruttibile e vivificante, quella vita che permetterebbe a Maria di toccare il

Risorto, e a Tommaso di riconoscerlo senza toccare

infine la perfezione di tutti i doni, il dono perfetto: il per-dono, a sua volta effetto

del Dono dello Spirito, il conferimento agli Apostoli e alla Chiesa del ministero

della Divina Misericordia

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REGINA CÆLI

Solennità della Divina Misericordia

II Domenica di Pasqua, 3 aprile 2005

Al termine della solenne Celebrazione Eucaristica in suffragio di Sua Santità Giovanni Paolo II, presieduta dall ’Em.mo

Card. Angelo Sodano, il Sostituto della Segreteria di Stato, l’Arcivescovo Leonardo Sandri, prima della recita del Regina

Cæli, dà lettura di un testo che il Santo Padre aveva precedentemente preparato in occasione della solennità della Divina

Misericordia che si celebra la II Domenica di Pasqua.

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Risuona anche oggi il gioioso Alleluja della Pasqua. L’odierna pagina del Vangelo di Giovanni

sottolinea che il Risorto, la sera di quel giorno, apparve agli Apostoli e “mostrò loro le mani e il costato”

(Gv 20,20), cioè i segni della dolorosa passione impressi in modo indelebile sul suo corpo anche dopo la

risurrezione. Quelle piaghe gloriose, che otto giorni dopo fece toccare all’incredulo Tommaso, rivelano

la misericordia di Dio, che “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16).

Questo mistero di amore sta al centro dell’odierna liturgia della Domenica in Albis, dedicata al culto

della Divina Misericordia.

2. All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il

Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. E’

amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere

la Divina Misericordia!

Signore, che con la tua morte e risurrezione riveli l’amore del Padre, noi crediamo in Te e con fiducia ti

ripetiamo quest’oggi: Gesù, confido in Te, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

3. La solennità liturgica dell’Annunciazione, che celebreremo domani, ci spinge a contemplare con gli

occhi di Maria l’immenso mistero di questo amore misericordioso che scaturisce dal Cuore di Cristo.

Aiutati da Lei possiamo comprendere il senso vero della gioia pasquale, che si fonda su questa certezza:

Colui che la Vergine ha portato nel suo grembo, che ha patito ed è morto per noi, è veramente risorto.

Alleluia!

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Giovanni

20 1-10

Al giardino

Maria e i due discepoli al

sepolcro vuoto

Credere senza vedere

11-18

Noli me tangere

Ascensione dal sensibile al

glorioso

Maria ottiene la visione

sensibile

Di Cristo glorioso

19-23

Al cenacolo

Gesù Risorto si mostra

Nella sua umanità glorificata e

nella sua divinità crocifissa

E dona i suoi sette doni

24-29

Metti qui il tuo dito

Discesa dal Glorioso al

sensibile

Tommaso ottiene la fede

toccando il corpo Glorioso

30-31

Queste cose sono state

scritte perché crediate

Credere senza vedere

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I sette doni del

Risorto

1. La pace shalom

2. Ostensione di mani e

costato

3. Gioia

4. La pace shalom

5. La missione

6. Lo spirito santo

7. Il perdono

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All’alba del primo giorno della

settimana

L’alba della Nuova Creazione

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Nel giorno

dopo il

sabato

Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide (blepei) che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.

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Le donne mirofore

• Così voi, o buone donne, perché vi alzate di buon mattino? Per chicomprate aromi e preparate unguenti? Se sapeste quanto siagrande questo morto, che pure è libero tra i morti, che voi andate adungere, forse voi chiedereste piuttosto di essere unte da lui. Nonforse lui il suo Dio ha unto con olio di letizia a preferenza dei suoieguali? Beate sarete voi se, tornando, vi potrete gloriare dicendo:Dalla pienezza di lui anche noi abbiamo ricevuto (Gv 1,16).

• E in realtà è avvenuto così: tornano realmente unte quelle che eranovenute per ungere. Come non unte dalla notizia così lieta dellanuova e odorosa resurrezione? Quanto sono belli i piedi di coloroche recano un lieto annunzio di pace, un lieto annunzio di bene!(Rm 10,15). Mandate dall'Angelo fanno opera di evangeliste, edivenute apostole degli Apostoli, mentre si affrettano ad annunziarenel mattino la misericordia del Signore dicono: Siamo corse all'odoredei tuoi unguenti (Cant 1,4).

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Pietro e Giovanni al sepolcro

[2] Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!".

[3] Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.

[4] Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.

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Vedere e

credere

[5] Chinatosi, vide (blepei) le bende per terra, ma non entrò.

[6] Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide (qewrei) le bende per terra,

[7] e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.

[8] Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide ((eiden) e credette.

[9] Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva ((dei)risuscitare dai morti.

[10] I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.

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Maria e l’Angelo

• [11] Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro

• [12] e vide ((qewrei)due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.

• [13] Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto".

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Maria! Rabbuni!

• [14] Detto questo, si voltò indietro e vide, ( qeorei)Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.

• [15] Le disse Gesù: "Donna,perché piangi? Chi cerchi?". Essa,pensando che fosse il custode delgiardino, gli disse: "Signore, sel'hai portato via tu, dimmi dove lohai posto e io andrò a prenderlo".

• [16] Gesù le disse: "Maria!". Essaallora, voltatasi verso di lui, glidisse in ebraico: "Rabbunì!", chesignifica: Maestro!

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Credere senza vedere:

l’ascesa dal sensibile

al glorioso

• [17] Gesù le disse:"Non mi trattenere,perché non sonoancora salito alPadre; ma và daimiei fratelli e dìloro: Io salgo alPadre mio e Padrevostro, Dio mio eDio vostro".

• [18] Maria diMàgdala andòsubito adannunziare aidiscepoli: "Hovisto (ewraka, ilSignore" e ancheciò che le avevadetto.

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Non sono ancora salito al Padre

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La certezza della fede

9. Viene dunque rimandata alla conoscenza più sicura che viene dallafede; poiché colei che apprende ciò che il senso ignora, fa una esperienza fallace. Non toccarmi (Gv 20, 17) le dice, vale a dire: non fidarti di questo ingannevole senso; appoggiati sulla parola, abituati alla fede.

IV. La fede non può sbagliare, la fede che abbraccia le cose invisibili non sentela povertà del senso e va oltre an­che i confini dell'umana ragione, il corsodella natura e i termini dell'esperienza. Perché interrogare l'occhio per unarealtà a cui esso non arriva? E perché cercare dalla mano ciò che è al disopra di essa? E' troppo scarsa l'informazione che l'uno e l'altra ti possonodare. La fede ti parli di me, essa che può farlo senza sminuire la miamaestà. Impara a cercare la certezza, e a seguire la sicurezza in quello chees­sa ti suggerisce. Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padremio (Gv 20, 17). Quasi che una volta asceso al Padre voglia o possa esseretoccato da lei. E lo potrà veramente, ma con l'affetto, non con la mano; conil desiderio, non con gli occhi; con la fede, non con i sensi.

Bernardo, Sermoni sul Cantico (28,9-10)

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I doni del Risorto • 19] La sera di quello

stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".

• [20] Detto questo, mostròloro le mani e il costato. E idiscepoli gioirono alvedere il Signore.

• [21] Gesù disse loro dinuovo: "Pace a voi! Comeil Padre ha mandato me,anch'io mando voi".

• [22] Dopo aver dettoquesto, alitò su di loro edisse: "Ricevete lo SpiritoSanto;

• [23] a chi rimetterete ipeccati saranno rimessi ea chi non li rimetterete,resteranno non rimessi".

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Con gli Undici

[24] T o mmaso, uno dei

Dodici, chiamato

Dìdimo, non era

con loro quando

venne Gesù.

[25] Gli dissero allora gli

altri discepoli: "Abbiamo

visto il Signore!". Ma

egli disse loro: "Se non

vedo nelle sue mani il

segno dei chiodi e non

metto il dito nel posto

dei chiodi e non metto

la mia mano nel suo

costato, non crederò".

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Otto giorni dopo

• [26] Otto giorni dopo i discepolierano di nuovo in casa e c'eracon loro anche Tommaso. VenneGesù, a porte chiuse, si fermò inmezzo a loro e disse: "Pace avoi!".

• [27] Poi disse a Tommaso: "Mettiqua il tuo dito e guarda le miemani; stendi la tua mano, emettila nel mio costato; e nonessere più incredulo macredente!".

• [28] Rispose Tommaso: "MioSignore e mio Dio!".

• [29] Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!".

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La grandezza della fede

• IV. 8. Ma ormai penso che appaia la figura del grande Padre di famiglia, ossia della regale maestà, a coloro che, penetrando nel profondo del cuore, resi più magnanimi da una maggiore libertà di spirito e purezza di coscienza, osano di solito aspirare a cose più grandi, a penetrare inquieti e curiosi nelle cose più segrete, a raggiungere vette più alte, e mettere mano a cose più perfette, non solo riguardo ai sensi, ma alle virtù. Questi tali, per la grandezza della loro fede sono trovati degni di venire introdotti ad ogni pienezza, e non vi è affatto apoteca della divina sapienza da cui il Signore Dio delle scienze pensi di escludere quelli che sono avidi di verità, non mossi da vanità. Tale era Mose, che osava dire a Dio: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mostra­mi te stesso (Es 33,13). Tale era Filippo, che domandava che venisse mostrato il Padre a sé e ai suoi condiscepoli. Tale anche Tommaso, che ricusava di credere se non avesse toc­cato con la mano le ferite e il fianco squarciato. Piccola fede, ma proveniente in modo mirabile da un animo grande. Tale fu pure Davide, che diceva anche lui a Dio: Di te ha detto il mio cuore: cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco (Sai 26,8). Uomini di tal fatta osano aspirare a cose grandi, perché grandi sono essi stessi; e ottengono quanto osano, secondo la promessa ad essi fatta, che è que­sta: Ogni luogo che il vostro piede avrà calcato sarà vostro (Dt 11,24). Una grande fede infatti, merita grandi cose; e tanto nei beni del Signore avanzerai il piede della fiducia, altrettanto possederai.

• 9. A Mose poi Dio parla bocca a bocca, ed egli merita di vedere il Signore apertamente, non per enigmi, mentre Dio dice di apparire solo in visione agli altri Profeti, oppure in sogno. Anche a Filippo, secondo la richiesta del suo cuore, fu mostrato il Padre nel Figlio, come dimostrano senza dubbio le parole che subito si sentì dire: Filippo, chi vede me vede il Padre, ... perché io sono nel Padre e il Padre è in me (Gv 14,9.10). Ma anche da Tommaso, secondo il de­siderio del suo cuore, si lasciò palpare, e non lasciò insoddisfatto il desiderio che le sue labbra avevano espresso. (Bernardo, Sul Cantico 33,8)

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La pesca sul lago [1] Dopo questi fatti,

Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:

[2] si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.

[3] Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.

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Sul lago di Tiberiade

[4] Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.

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La colazione sul Lago [5] Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli

risposero: "No".

[6] Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.

[7] Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.

[8] Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.

[9] Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.

[10] Disse loro Gesù: "Portate un pò del pesce che avete preso or ora".

[11] Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.

[12] Gesù disse loro: "Venite a mangiare". Enessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore.

[13] Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.

[14] Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

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Gesù e

Pietro • [15] Quand'ebbero mangiato,

Gesù disse a Simon Pietro:"Simone di Giovanni, mi vuoibene tu più di costoro?". Glirispose: "Certo, Signore, tu lo saiche ti voglio bene". Gli disse:"Pasci i miei agnelli".

• [16] Gli disse di nuovo: "Simonedi Giovanni, mi vuoi bene?". Glirispose: "Certo, Signore, tu lo saiche ti voglio bene". Gli disse:"Pasci le mie pecorelle".

• [17] Gli disse per la terza volta:"Simone di Giovanni, mi vuoibene?". Pietro rimase addoloratoche per la terza volta gli dicesse:Mi vuoi bene?, e gli disse:"Signore, tu sai tutto; tu sai che tivoglio bene". Gli rispose Gesù:"Pasci le mie pecorelle.

• [18] In verità, in verità ti dico:quando eri più giovane ti cingevila veste da solo, e andavi dovevolevi; ma quando sarai vecchiotenderai le tue mani, e un altro ticingerà la veste e ti porterà dovetu non vuoi".

• [19] Questo gli disse per indicarecon quale morte egli avrebbeglorificato Dio. E detto questoaggiunse: "Seguimi".

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Apparizione sul monte di Galilea

[25] Visonoancoramolte altrecosecompiuteda Gesù,che, sefosseroscritte unaper una,penso cheil mondostesso nonbasterebbeacontenere ilibri che sidovrebberoscrivere.

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perché crediate 1. Rivelazione di Cristo:assenza (sepolcro

vuoto), presenza non glorificata (noli me

tangere), presenza e doni agli Apostoli-

Presenza glorificata e doni ai successori

(Tommaso e noi)

2. Conversione: pianto – primo riconoscimento

– gioia – atto di fede

3. Testimoni: Maria ai discepoli e Pietro e

Giovanni; Maria ai “miei fratelli”gli angeli

testimoniano a Maria; i discepoli testimoni

oculari; Tommaso non crede ai testimoni;

beatitudine della fede

4. In altre parole: dai principianti, ai

progredienti, agli illuminati, all’unità di spirito

5. Ministeri: della preghiera contempaltiva o del

pianto di purificazione (Maria)Pietro e

Giovanni (Primato e contemplazione, oppure

del martirio e della verginità)

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Cristo Risorto, centro del cosmo e

della storia