L’ECO DI BERGAMO VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2015 Puntidivista...

1
10 L’ECO DI BERGAMO VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2015 Punti di vista Con Samsung «l’Internet delle cose» Smartphone e tablet comanderanno la casa La tv comandata dallo smartphone o dal tablet che segnala anche le previsioni del tempo, lo smartwatch che con la sveglia del buongiorno attiva la macchina del caffè e fa uscire l’auto dal parcheggio, il forno che attraverso un’app ti dice se l’arrosto è cotto al punto giusto. Fanta- scienza? No, è «l’Internet delle cose» secondo Samsung, tecnologia uscita dal campo della sperimentazione e che sta bussando prepoten- temente alle porte delle nostre case. «Entro il 2020 tutti i nostri prodotti saranno collegati a Internet, ma il 75% delle nostre tv sono già connesse al web» spiega Samsung. Il cuore di questa rivoluzione, fatta di app e sensori, è la casa. A partire dalle tv, sempre più grandi e con una definizione sempre maggiore. Dice il saggio Le lacrime sono lo sciogliersi del ghiaccio dell’anima. E a chi piange, tutti gli angeli sono vicini Hermann Hesse Il Sentierone visto dall’alto FOTOBERG IL COMMENTO Se il figlio attende il ritorno del padre Segue da pagina 1 ma è la famiglia nella sua forma più semplice e condi- visa il punto da cui partire e soprattutto su cui investi- re. Dopo la famiglia è stato il turno della figura del padre. Questa volta ci ha pensato Papa Bergoglio, che da due settimane sta dedicando proprio a questo tema la sua catechesi del mercoledì. Anche in questo caso abbiamo assistito ad un ritorno alla normalità: il padre è stato richiamato al suo posto e alle sue funzioni, senza troppi tentennamenti e senza com- plessi. La battuta che più ha colpito l’immaginazione di tutti è stata ovviamente quella relativa alla «sculac- ciata» . Francesco ha richiamato infatti un episodio del suo apostolato argentino, quando durante un incontro di famiglie un padre confessò di picchiare a volte i suoi figli, ma mai sulla faccia, per «non avvilir- li». Nella sua semplicità questo ricordo racchiude tanti messaggi, e tutti univoci. Il primo messaggio chiaro è che il padre non può non considerarsi autori- tà. Non può dimettersi da questo ruolo, perché i primi a pagarne le conseguenze sarebbero i figli. Il padre «amico» dei figli, quello che si mette sul loro stesso livello, in realtà è un padre assente. Il secondo mes- saggio è che comunque i tempi sono passati e non si può pensare certo al ritorno della vecchia figura del padre padrone. Il passaggio dallo schiaffo alla sculac- ciata da questo punto di vista è emblematico. Lo schiaffo è un gesto che sovrasta e può umiliare, la sculacciata è un rimprovero e insieme un gesto di incoraggiamento. È una reprimenda che reindirizza la vita dei ragazzi. «Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza rispar- miarsi», ha sintetizzato con una formula bellissima, che merita di essere imparata a memoria, il Papa. Il terzo messaggio, il più complessivo, è la necessità che il padre torni finalmente sulla scena. Veniamo da decenni che ne hanno fatto figura via via più evane- scente, irresponsabile, adolescente all’infinito. La «sculacciata» è quindi come un riattraversamento del Rubicone, un ritorno al proprio posto, ad esercita- re la propria funzione, fondamentale per la crescita sana dei figli. E qual è questa funzione? L’ha delineata in modo molto chiaro uno psicanalista i cui libri in questi tempi stanno conoscendo non a caso uno straordinario successo. Dice Massimo Recalcati che il padre non è tanto un portatore di modelli (anche il Papa lo dice: non bisogna guardare ai figli come replicanti ), ma è il simbolo del limite con cui nella vita bisogna sempre fare i conti. La vita umana per maturare deve incontrare lo spigolo duro del limite. Infatti, scrive Recalcati «l’esperienza del limite non ha come finalità quella di mortificare la vita». Oggi domina invece una visione di comodo che scon- fessa le virtù del limite e che accredita l’idea che tutto sia possibile e anche legittimo. È l’epoca del «perché no». È un’idea venduta come di più di libertà, che invece è rinuncia di responsabilità. La piccola «para- bola» della sculacciata è come un richiamo pressante ai padri a tornare sulla scena. Perché i figli di oggi sono come Telemaco; dopo aver sperimentato l’invivibili- tà di una società abbandonata dai padri, sono loro per primi, lì sulla riva ad aspettarne il ritorno. RIDIAMO UN’ANIMA AL CENTRO PERDUTO Segue da pagina 1 la movida - un «fuoco d’artificio», nelle parole dei nostri intervistati, perchè non lascia tracce e non getta semi. Serve assai piú di un provvedimento viabi- listico, chiamatelo ztl o come vi pare. Al netto delle polemiche, che attirano l’attenzione ma abbassano il livello dello scontro, il tempo ci dimostrerà che sono palliativi o poco piú. La crisi è prima di tutto culturale, il centro di Bergamo bassa soffre di solitudine perché ha smarrito la sua identità. Se non facciamo in fretta a trovargliene un’altra, ci ritroveremo con un buco nero e al Sentierone accadrà quel che accaduto negli anni Novanta alle fabbriche dismesse e abbandonate. Il centro piacentiniano nasceva negli anni Venti del ’900 e incarnava il sentimento di un’epoca sfortuna- ta, quella in cui l’Italia non voleva più essere Italietta e quindi, quando costruiva, era magniloquente, e perfino i cimiteri dovevano essere «monumentali». Se siamo tutti d’accordo che quel tempo è finito, allora vale la pena di ripensare anche il vestito urbanistico- architettonico con cui era stato messo in scena (be- nissimo, per altro). E senza timori reverenziali. Nes- suna eredità, per tornare all’inizio del nostro ragiona- mento, li deve suscitare. Quanti di noi hanno in casa il servizio di porcellana della nonna e non lo usano perchè hanno paura di romperlo? In fondo, la prima a non esserne contenta sarebbe proprio la nonna. La parola rivoluzione non è una brutta parola: vuol dire semplicemente rompere gli equilibri esistenti e immaginare che se ne possano creare altri. A noi piace molto l’espressione «futuro recuperato». Per restituire vita alla città, laddove la città l’ha persa, non possiamo fare a meno del passato. Ma il passato va riestetizzato, cioé ha bisogno di una nuova estetica scritta con l’alfabeto dei giorni che stiamo vivendo. Un’estetica contemporanea e anche «popolare». Dal- l’inchiesta de L’Eco esce forte l’idea - l’hanno ripetuta in molti, e molto diversi, da un artista bergamaschis- simo come Trento Longaretti a un archistar interna- zionale come Stefano Boeri - l’idea che gli uffici devo- no lasciare spazio alle residenze. Meno impiegati e professionisti, più famiglie. Esemplare il caso di Piazza Pontida, che negli ultimi cinque anni ha ritrovato una vitalità che sembrava perduta. Non a caso, quando sei sul Sentierone, ti senti come attirato da una calamita verso via XX Settembre, non certamente verso via Tasso, dove pure i negozi non mancano. E che dire della nuova libreria di via Quarenghi, strada considerata off limits a causa dell’altissima densità di immigrati, eppure cerniera emblematica tra centro e periferia? Meravigliando gli stessi pro- prietari, che hanno avuto il coraggio di rischiare, il punto vendita sta diventando assai più di un negozio ed é giá un luogo d’incontro. Tutti esempi che dicono in fondo la stessa cosa. Se è il pensiero architettonico che concepisce la città, il parto e la crescita sono affare (e responsabilitá) della gente che la abita. Il centro di Bergamo Bassa ha perso, negli ultimi vent’anni, il 20 per cento della popolazione. In fondo, basterebbero questi numeri per farci capire molte cose. Serve una politica abitati- va degna di questo nome, serve una classe politica che abbia il cervello per pensarla e i muscoli per attuarla. Se lasciamo decidere al mercato, i residenti in centro non torneranno mai. Oppure accadrà come in Città Alta, dove il diritto di cittadinanza è regolato dal 730 e dal 740. Un altro errore madornale, in agguato soprattutto a sinistra e dintorni, sarebbe quello di pensare che basti la parola «cultura» per garantirci il lieto fine. La cultura non è una bacchetta magica, tanto più che in Italia è così fragile da non riuscire nemmeno ad essere autosufficiente. Chi pensa di risolvere i pro- blemi del centro attribuendo al centro una funzione solo culturale è fuori strada. Chiaro che il teatro Donizetti deve aprirsi di piú alla città, ma questa (bellissima) idea da sola non porterebbe da nessuna parte. Infine, ma dovrebbe stare all’inizio di ogni pensiero, l’inchiesta de L’Eco fa emergere una grande voglia di partecipazione. Il centro è malato, soffre di solitudine? Per quel che ci è sembrato in queste settimane, la cittá dimostra di sentire il problema e di volerlo assumere come responsabilitá condivisa. Non delega la ricerca della cura al sindaco, inteso come entità astratta, «altra» rispetto ai cittadini. Non è questo un modo per dare forma plastica al concetto di cittadinanza? MENO TASSE, PIÙ FIDUCIA di GIORGIO GANDOLA S i avvertono in Italia refoli di ripresa. Non vorremmo essere troppo ottimisti, ma un po’ siamo stanchi del pessimismo cosmico del mondo dei media e un po’ riteniamo che in questo inizio di 2105 si stiano concretizzando i presupposti perchè l’inversione di tendenza si consolidi. Le riforme stanno venen- do avanti, 98.000 posti di lavoro sono stati occu- pati (meglio di niente, meglio che perderli), due indicatori come quello delle compravendite im- mobiliari e dell’erogazione di mutui sono tornati ad avere il «più» davanti. A livello internazionale, il prezzo del petrolio è crollato e questo rende più favorevoli gli scambi commerciali, gli Stati Uniti hanno ricominciato a corre- re, il resto d’Europa si appresta a trar- re beneficio dal fiume di denaro pom- pato nelle casse delle banche dalla Bce di Mario Draghi per dare un im- pulso decisivo alla crescita. Dopo otto anni nei quali il colore dominante era il grigio e il sole aveva lasciato il posto al buio più fitto, ecco che si rivede una luce in fondo al tunnel. Questa volta potrebbe non essere «il fanale del treno che ci sta venendo addosso», come aveva amaramente commentato nel 2009 Warren Buffett alla fine della crisi dei subprime, ma all’inizio di quella successiva e devastante dei debiti so- vrani. Tutto ciò per dire che mancano ancora due fattori per la ripresa: l’ab- bassamento delle tasse (in Italia sia- mo al 48%, una follia) e la fiducia. Nella convinzione - vero signor Renzi? - che mettendo mano alla mostruosa spesa pub- blica per ridurre le prime, improvvisamente lieviterà anche la seconda. L’urlo ~ ~ di MARCO DELL’ORO di GIUSEPPE FRANGI DIRETTORE RESPONSABILE GIORGIO GANDOLA VICEDIRETTORE ALBERTO CERESOLI CAPOREDATTORE CENTRALE GIGI RIVA CAPOREDATTORE ANDREA VALESINI VICECAPIREDATTORI BRUNO BONASSI (coor- dinatore cronache), MARCO DELL’ORO, DINO NIKPALJ (coordinatore web) SOCIETÀ EDITRICE S.E.S.A.A.B. spa Viale Papa Giovanni XXIII, 118 - 24121 Bergamo PRESIDENTE LUCIO CASSIA AMMINISTRATORE DELEGATO MASSIMO CINCERA CONSIGLIERI LUCIO CARMINATI (vicepresidente), SERGIO BERTOCCHI, SERGIO CRIPPA, BRUNO MARINONI, EMILIO MORESCHI, DARIO NICOLI, VITTORIO NOZZA, NANDO PAGNONCELLI, MAURIZIO RADICI, MARIO RATTI, MARCO SANGALLI, LAURA VIGANO’ CENTRALINO Tel. 035.386.111 - REDAZIONE: [email protected] - Fax 035.386.217 - AMMINISTRAZIONE: [email protected] - Fax 035.386.274 - Registrazione Tribunale di Bergamo n. 310 del 6 aprile 1955 - Responsabile del trattamento dati D.Lgs. 196/2003: Gandola Giorgio [email protected] - Fax 035.386.206. ABBONAMENTI e SERVIZIO CONSEGNA GIORNALI Tel. 035.358.899 - Orari: 8,30-12,30; 14,30-18; sabato 8,30-12 - e.mail: [email protected] - Fax 035.386.275. Poste Italiane spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 20-02-2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Bergamo. TARIFFE: 7 numeri: Annuale € 299,00 - Semestrale € 179,00 - Trimestrale € 90,00. 6 numeri: Annuale € 274,00 - Semestrale € 152,00 - Trimestrale € 77,00. Edizione del lunedì: Annuale € 52,00 - Semestrale € 26,00. N° C.C.P. 327247 intestato a S.E.S.A.A.B. spa - Viale Papa Giovanni XXIII, 118 - Bergamo. PUBBLICITÀ Sesaab Servizi srl - Divisione SPM - Viale Papa Giovanni XXIII, 124 - 24121 Bergamo - internet: http://www.spm.it - e.mail: [email protected] ANNUNCI E NECROLOGIE Tel. 035.358.777 - Fax 035.358.877 - e.mail: [email protected] - Centralino e pubblicità: Tel. 035.358.888 - Fax 035.358.753. Orari ufficio diurno: 8,30-12,30 e 14,30-18,30 (da lunedì a venerdì) - sabato dalle 8,30 alle 12,30 - serale per necrologie e avvisi urgenti: dalle 18,30 alle 22 (da lunedì a venerdì) - sabato dalle 17,30 alle 22 - domenica e festivi dalle 16,30 alle 22. PUBBLICITÀ NAZIONALE OPQ srl, Via G.B. Pirelli, 30 - 20124 Milano - Tel. 02.6699.2511; Fax 02.6699.2520, 02.6699.2530. STAMPA C.S.Q. spa - Via dell’Industria, 52 - Erbusco (BS). fondato nel 1880 www.ecodibergamo.it Certificato ADS n. 7773 del 18-12-2013

Transcript of L’ECO DI BERGAMO VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2015 Puntidivista...

10 L’ECO DI BERGAMO

VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2015

Puntidivista Con Samsung «l’Internet delle cose»

Smartphone e tablet comanderanno la casa

La tv comandata dallo smartphone o dal tablet che segnala anche le previsioni del tempo, lo smartwatch che con la sveglia del buongiorno attiva la macchina del caffè e fa uscire l’auto dal parcheggio, il forno che attraverso un’app ti dice se l’arrosto è cotto al punto giusto. Fanta­scienza? No, è «l’Internet delle cose» secondo Samsung, tecnologia uscita dal campo della

sperimentazione e che sta bussando prepoten­temente alle porte delle nostre case. «Entro il 2020 tutti i nostri prodotti saranno collegati a Internet, ma il 75% delle nostre tv sono già connesse al web» spiega Samsung. Il cuore di questa rivoluzione, fatta di app e sensori, è la casa. A partire dalle tv, sempre più grandi e con una definizione sempre maggiore.

Dice il saggioLe lacrime sono lo sciogliersi del ghiaccio dell’anima. E a chi piange, tutti gli angeli sono viciniHermann Hesse

Il Sentierone visto dall’alto FOTOBERG

IL COMMENTO

Se il figlioattende il ritornodel padre

Segue da pagina 1

ma è la famiglia nella sua forma più semplice e condi­visa il punto da cui partire e soprattutto su cui investi­re. Dopo la famiglia è stato il turno della figura del padre. Questa volta ci ha pensato Papa Bergoglio, cheda due settimane sta dedicando proprio a questo tema la sua catechesi del mercoledì. Anche in questocaso abbiamo assistito ad un ritorno alla normalità:il padre è stato richiamato al suo posto e alle sue funzioni, senza troppi tentennamenti e senza com­plessi. La battuta che più ha colpito l’immaginazionedi tutti è stata ovviamente quella relativa alla «sculac­ciata» . Francesco ha richiamato infatti un episodiodel suo apostolato argentino, quando durante un incontro di famiglie un padre confessò di picchiarea volte i suoi figli, ma mai sulla faccia, per «non avvilir­li». Nella sua semplicità questo ricordo racchiude tanti messaggi, e tutti univoci. Il primo messaggio chiaro è che il padre non può non considerarsi autori­tà. Non può dimettersi da questo ruolo, perché i primia pagarne le conseguenze sarebbero i figli. Il padre«amico» dei figli, quello che si mette sul loro stessolivello, in realtà è un padre assente. Il secondo mes­saggio è che comunque i tempi sono passati e non sipuò pensare certo al ritorno della vecchia figura delpadre padrone. Il passaggio dallo schiaffo alla sculac­ciata da questo punto di vista è emblematico. Lo schiaffo è un gesto che sovrasta e può umiliare, la sculacciata è un rimprovero e insieme un gesto di incoraggiamento. È una reprimenda che reindirizzala vita dei ragazzi. «Il padre che sa correggere senzaavvilire è lo stesso che sa proteggere senza rispar­miarsi», ha sintetizzato con una formula bellissima,che merita di essere imparata a memoria, il Papa. Il terzo messaggio, il più complessivo, è la necessitàche il padre torni finalmente sulla scena. Veniamoda decenni che ne hanno fatto figura via via più evane­scente, irresponsabile, adolescente all’infinito. La«sculacciata» è quindi come un riattraversamentodel Rubicone, un ritorno al proprio posto, ad esercita­re la propria funzione, fondamentale per la crescitasana dei figli. E qual è questa funzione? L’ha delineatain modo molto chiaro uno psicanalista i cui libri inquesti tempi stanno conoscendo non a caso uno straordinario successo. Dice Massimo Recalcati cheil padre non è tanto un portatore di modelli (ancheil Papa lo dice: non bisogna guardare ai figli come replicanti ), ma è il simbolo del limite con cui nellavita bisogna sempre fare i conti. La vita umana permaturare deve incontrare lo spigolo duro del limite.Infatti, scrive Recalcati «l’esperienza del limite nonha come finalità quella di mortificare la vita». Oggi domina invece una visione di comodo che scon­fessa le virtù del limite e che accredita l’idea che tuttosia possibile e anche legittimo. È l’epoca del «perchéno». È un’idea venduta come di più di libertà, che invece è rinuncia di responsabilità. La piccola «para­bola» della sculacciata è come un richiamo pressanteai padri a tornare sulla scena. Perché i figli di oggi sonocome Telemaco; dopo aver sperimentato l’invivibili­tà di una società abbandonata dai padri, sono loro perprimi, lì sulla riva ad aspettarne il ritorno.

RIDIAMO UN’ANIMAAL CENTRO PERDUTO

Segue da pagina 1

la movida ­ un «fuoco d’artificio», nelle parole dei nostri intervistati, perchè non lascia tracce e non getta semi. Serve assai piú di un provvedimento viabi­listico, chiamatelo ztl o come vi pare. Al netto dellepolemiche, che attirano l’attenzione ma abbassanoil livello dello scontro, il tempo ci dimostrerà che sonopalliativi o poco piú. La crisi è prima di tutto culturale,il centro di Bergamo bassa soffre di solitudine perchéha smarrito la sua identità. Se non facciamo in frettaa trovargliene un’altra, ci ritroveremo con un buconero e al Sentierone accadrà quel che accaduto neglianni Novanta alle fabbriche dismesse e abbandonate.Il centro piacentiniano nasceva negli anni Venti del’900 e incarnava il sentimento di un’epoca sfortuna­ta, quella in cui l’Italia non voleva più essere Italiettae quindi, quando costruiva, era magniloquente, e perfino i cimiteri dovevano essere «monumentali».Se siamo tutti d’accordo che quel tempo è finito, alloravale la pena di ripensare anche il vestito urbanistico­architettonico con cui era stato messo in scena (be­nissimo, per altro). E senza timori reverenziali. Nes­suna eredità, per tornare all’inizio del nostro ragiona­mento, li deve suscitare.

Quanti di noi hanno in casa il servizio di porcellanadella nonna e non lo usano perchè hanno paura diromperlo? In fondo, la prima a non esserne contentasarebbe proprio la nonna.La parola rivoluzione non è una brutta parola: vuoldire semplicemente rompere gli equilibri esistentie immaginare che se ne possano creare altri. A noipiace molto l’espressione «futuro recuperato». Perrestituire vita alla città, laddove la città l’ha persa, nonpossiamo fare a meno del passato. Ma il passato variestetizzato, cioé ha bisogno di una nuova esteticascritta con l’alfabeto dei giorni che stiamo vivendo.Un’estetica contemporanea e anche «popolare». Dal­l’inchiesta de L’Eco esce forte l’idea ­ l’hanno ripetutain molti, e molto diversi, da un artista bergamaschis­

simo come Trento Longaretti a un archistar interna­zionale come Stefano Boeri ­ l’idea che gli uffici devo­no lasciare spazio alle residenze. Meno impiegati eprofessionisti, più famiglie. Esemplare il caso di Piazza Pontida, che negli ultimicinque anni ha ritrovato una vitalità che sembravaperduta. Non a caso, quando sei sul Sentierone, ti senti come attirato da una calamita verso via XX

Settembre, non certamente verso via Tasso, dove pure i negozi non mancano. E che dire della nuova libreria di via Quarenghi, strada considerata off limits a causa dell’altissima densità di immigrati, eppure cerniera emblematicatra centro e periferia? Meravigliando gli stessi pro­prietari, che hanno avuto il coraggio di rischiare, ilpunto vendita sta diventando assai più di un negozioed é giá un luogo d’incontro.Tutti esempi che dicono in fondo la stessa cosa. Seè il pensiero architettonico che concepisce la città,il parto e la crescita sono affare (e responsabilitá) della gente che la abita. Il centro di Bergamo Bassaha perso, negli ultimi vent’anni, il 20 per cento dellapopolazione. In fondo, basterebbero questi numeriper farci capire molte cose. Serve una politica abitati­va degna di questo nome, serve una classe politicache abbia il cervello per pensarla e i muscoli per attuarla. Se lasciamo decidere al mercato, i residentiin centro non torneranno mai. Oppure accadrà comein Città Alta, dove il diritto di cittadinanza è regolatodal 730 e dal 740.Un altro errore madornale, in agguato soprattuttoa sinistra e dintorni, sarebbe quello di pensare chebasti la parola «cultura» per garantirci il lieto fine.La cultura non è una bacchetta magica, tanto più chein Italia è così fragile da non riuscire nemmeno adessere autosufficiente. Chi pensa di risolvere i pro­blemi del centro attribuendo al centro una funzionesolo culturale è fuori strada. Chiaro che il teatro Donizetti deve aprirsi di piú alla città, ma questa (bellissima) idea da sola non porterebbe da nessunaparte. Infine, ma dovrebbe stare all’inizio di ogni pensiero, l’inchiesta de L’Eco fa emergere una grandevoglia di partecipazione. Il centro è malato, soffre disolitudine? Per quel che ci è sembrato in queste settimane, la cittá dimostra di sentire il problema edi volerlo assumere come responsabilitá condivisa.Non delega la ricerca della cura al sindaco, inteso come entità astratta, «altra» rispetto ai cittadini. Nonè questo un modo per dare forma plastica al concettodi cittadinanza?

MENO TASSE, PIÙ FIDUCIAdi GIORGIO GANDOLA

Si avvertono in Italia refoli di ripresa. Nonvorremmo essere troppo ottimisti, maun po’ siamo stanchi del pessimismocosmico del mondo dei media e un po’

riteniamo che in questo inizio di 2105 si stianoconcretizzando i presupposti perchè l’inversionedi tendenza si consolidi. Le riforme stanno venen­do avanti, 98.000 posti di lavoro sono stati occu­pati (meglio di niente, meglio che perderli), dueindicatori come quello delle compravendite im­mobiliari e dell’erogazione di mutui sono tornati

ad avere il «più» davanti. A livello internazionale,il prezzo del petrolio è crollato e questo rendepiù favorevoli gli scambi commerciali, gliStati Uniti hanno ricominciato a corre­re, il resto d’Europa si appresta a trar­re beneficio dal fiume di denaro pom­pato nelle casse delle banche dallaBce di Mario Draghi per dare un im­pulso decisivo alla crescita. Dopo ottoanni nei quali il colore dominante erail grigio e il sole aveva lasciato il posto albuio più fitto, ecco che si rivede una luce in fondoal tunnel. Questa volta potrebbe non essere «il

fanale del treno che ci sta venendo addosso»,come aveva amaramente commentato nel

2009 Warren Buffett alla fine della crisidei subprime, ma all’inizio di quella

successiva e devastante dei debiti so­vrani. Tutto ciò per dire che mancanoancora due fattori per la ripresa: l’ab­bassamento delle tasse (in Italia sia­

mo al 48%, una follia) e la fiducia. Nellaconvinzione ­ vero signor Renzi? ­ che

mettendo mano alla mostruosa spesa pub­blica per ridurre le prime, improvvisamente

lieviterà anche la seconda.

L’urlo~~

di MARCO DELL’ORO di GIUSEPPE FRANGI

DIRETTORE RESPONSABILEGIORGIO GANDOLA

VICEDIRETTORE ALBERTO CERESOLI CAPOREDATTORE CENTRALE GIGI RIVA CAPOREDATTORE ANDREA VALESINI VICECAPIREDATTORI BRUNO BONASSI (coor­dinatore cronache), MARCO DELL’ORO, DINO NIKPALJ (coordinatore web)

SOCIETÀ EDITRICE S.E.S.A.A.B. spa Viale Papa Giovanni XXIII, 118 ­ 24121 Bergamo PRESIDENTE LUCIO CASSIAAMMINISTRATORE DELEGATO MASSIMO CINCERA CONSIGLIERI LUCIO CARMINATI (vicepresidente), SERGIO BERTOCCHI, SERGIO CRIPPA, BRUNO MARINONI, EMILIO MORESCHI, DARIO NICOLI, VITTORIO NOZZA, NANDO PAGNONCELLI, MAURIZIO RADICI, MARIO RATTI, MARCO SANGALLI, LAURA VIGANO’

CENTRALINO Tel. 035.386.111 ­ REDAZIONE: [email protected] ­ Fax 035.386.217 ­ AMMINISTRAZIONE: [email protected] ­ Fax 035.386.274 ­ Registrazione Tribunale di Bergamo n. 310 del 6 aprile 1955 ­ Responsabile del trattamento dati D.Lgs. 196/2003: Gandola Giorgio [email protected] ­ Fax 035.386.206. ABBONAMENTI e SERVIZIO CONSEGNA GIORNALITel. 035.358.899 ­ Orari: 8,30­12,30; 14,30­18; sabato 8,30­12 ­ e.mail: [email protected] ­ Fax 035.386.275. Poste Italiane spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L.

20­02­2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Bergamo. TARIFFE: 7 numeri: Annuale € 299,00 ­ Semestrale € 179,00 ­ Trimestrale € 90,00. 6 numeri: Annuale € 274,00 ­ Semestrale € 152,00 ­ Trimestrale € 77,00. Edizione del lunedì: Annuale € 52,00 ­ Semestrale € 26,00. N° C.C.P. 327247 intestato a S.E.S.A.A.B. spa ­ Viale Papa Giovanni XXIII, 118 ­ Bergamo. PUBBLICITÀ Sesaab Servizi srl ­ Divisione SPM ­ Viale Papa Giovanni XXIII, 124 ­ 24121 Bergamo ­ internet: http://www.spm.it ­ e.mail: [email protected]

ANNUNCI E NECROLOGIE Tel. 035.358.777 ­ Fax 035.358.877 ­ e.mail: [email protected] ­ Centralino e pubblicità: Tel. 035.358.888 ­ Fax 035.358.753. Orari ufficio diurno: 8,30­12,30 e 14,30­18,30 (da lunedì a venerdì) ­ sabato dalle 8,30 alle 12,30 ­ serale per necrologie e avvisi urgenti: dalle 18,30 alle 22 (da lunedì a venerdì) ­ sabato dalle 17,30 alle 22 ­ domenica e festivi dalle 16,30 alle 22. PUBBLICITÀ NAZIONALE OPQ srl, Via G.B. Pirelli, 30 ­ 20124 Milano ­ Tel. 02.6699.2511; Fax 02.6699.2520, 02.6699.2530. STAMPA C.S.Q. spa ­ Via dell’Industria, 52 ­ Erbusco (BS).

fondato nel 1880www.ecodibergamo.it

Certificato ADS n. 7773 del 18­12­2013