L'ECO DI BERGAMO LUNED 27 FEBBRAIO 2017 Il regalo … sculture clusone 27... · bastone pastorale...

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28 L’ECO DI BERGAMO LUNEDÌ 27 FEBBRAIO 2017 Primo piano Il regalo dell’ex meccanico Rane, cervi, fagiani Il bosco di Giannino è una fiaba nel legno Clusone. Una vita con le mani nei motori in tutto il mondo Trussardi ha disseminato di sculture l’area di San Lucio Ha dato vita a 140 soggetti: animali, fiori, figure umane CLUSONE PAOLA VALOTA C’è un bosco, poco sopra Clusone, che vive grazie alla tena- cia e alla pazienza di un uomo solo. La storia fa pensare a Jean Giono e al suo Elzerard Bouffier, che sep- pe riportare la vita in Provenza piantando alberi, in solitudine. Certo, qui la musica è diversa. Lui, Giannino Trussardi, gli alberi non li pianta ma dà loro una vita nuova, quando la vecchiaia, la bufera o il bostrico li piega, li abbatte, li schianta. Siamo poco sotto il Rifugio San Lucio. Clusone appare basso, lon- tano; i rumori della civiltà giungo- no attutiti. Giannino qui ci viene da oltre cinquant’anni, perché da più di mezzo secolo la famiglia si prende cura del Roccolo Zuccone, che lui ha però oggi trasformato in una piccola oasi. Nulla è lasciato al caso; ogni dettaglio ha il suo per- ché, la sua storia. Perché è questo a cui Trussardi tiene: raccontare a chi ha la pazienza o la capacità di ascoltare, entrare in sintonia con l’ambiente. Una volta in pensione, lui – che in valle tutti conoscono per i suoi meriti atletici, il suo darsi da fare per diffondere lo scialpinismo fra i giovanissimi in attività promo- zionali – ha trasformato il roccolo in una seconda casa, con l’intento preciso di rendere vivibile il bosco. Perché la nostra generazione pare essersi scordata che va tutelato, curato, pulito e amato. E lo fa nel silenzio, da ambientalista ante lit- teram. Come dire, qui ha pulito il sottobosco riportando alla luce antichi sentieri, come quello del castagno. Ha ricostruito le antiche arconate a secco, spanciate dagli anni e dalle intemperie. E poi, qua- si per gioco, ha iniziato a dare for- ma ai ceppi e alle radici. Ai più sembrerebbero opere d’arte, ma per rispetto al suo pensiero non ci piace definirle così. Sono piutto- Uno dei 140 soggetti che Giannino Trussardi ha intagliato nel bosco sotto il rifugio San Lucio le, chissà forse in salita verso la MadonnadelGhisallo.Ogniforma - delle 140 realizzate, senza conta- re i funghi disseminati un po’ ovunque - racconta una storia. Può capitare che Giannino intagli in pieno sole, ma anche la notte con la frontale o sotto l’ombrello se sopraggiunge la pioggia. Perché se arriva l’idea non si può riman- dare, dice lui. E allora si capisce che la passione è forte, l’umiltà più ancora. Quella tipica della gente di montagna, abituata a far fatica, dalla voce bassa e i gesti lenti, dalla serenità dell’anima e dalla salute quasi solenne, dalle mani grandi. Mani usate per 40 anni fra i motori delle moto da corsa, in giro per il mondo al seguito di importanti scuderie, e ora capaci di farsi pic- cole piccole, gentili, perché c’è da credere che la manualità necessa- ria sia molta e si vede tutta. Insie- me alla sensibilità o religiosità, che si coglie nei suoi crocifissi o quel bastone pastorale fornito con onoreamonsignorSergioGuadal- berti, clusonese vescovo, missio- nario in Bolivia. Per dare indicazioni a chi da qui passa – e non sempre avviene per caso, se si pensa che scolaresche intere vengono portate nel bosco di Giannino – sugli alberi vi sono i nomi della specie, per insegnare ai più piccoli a distinguere il mag- giociondolo dal carpino, l’abete dal frassino, il faggio dal pino silve- stre. Qua e là vi sono richiami al silenzio e al rispetto, rigorosa- mente intagliati anch’essi nel le- gno. E a osservare il tutto dall’alto vi è il picchio nero: una famiglia ha scelto il roccolo per nidificare, da generazioni. Giannino ne conosce i gesti, le abitudini; le racconta con rispetto e orgoglio. Lo stesso che ha quando accarezza i suoi alberi, che parlano di lui. Come il suo «uomo della caverna»: un carpino bianco dal volto umano, in un ge- sto di caccia vecchio come la storia dell’umanità. O quella donna a ter- ra, che genera la vita. «Troverai più nei boschi che nei libri» diceva il saggio e non gli si può che far eco. Giannino Trussardi, in una lotta all’abbandono partita forse con la tromba d’aria del 2003, ci crede. E noi con lui, perché la natura è viva, il bosco ha una voce. E l’albero ha un’anima; rappresenta fin dai tempi più antichi, il simbolo e l’espressione della vita, dell’equili- brio, della saggezza. Sta a chi guar- da coglierne il mistero, «se si è ca- paci di amare». Gaber insegna. ©RIPRODUZIONE RISERVATA n Un incanto, che l’ex meccanico regala ai visitatori: tante le scolaresche in visita n Ripulito il sottobosco, ha riportato alla luce antichi sentieri dove regna il silenzio sto opere della natura che grazie alla sua mano divengono vive. Vengono intagliate laddove si tro- vano, ovvero non posizionate ad hoc ma lavorate sul posto. Perché quando un albero muore Gianni- no Trussardi lo scorteccia, lo os- serva e gli dà voce. Ne nasce un cervo, un tasso, una raganella, un fagiano, un gufo reale, un barba- gianni, una chioccia. Ne nascono genziane e campanule, funghi o volti umani. Perché c’è l’angolo dell’arrampicata, con climber in- tenti a salire, scialpinisti del Mez- zalama in cordata, corridori del- l’Ultra Trail, ciclisti chini sul peda- Giannino con una delle sue sculture Un barbagianni e un orsetto, di guardia al bosco efJfznfTvwGHrOTolJRv3TJ38V0Aw+Aj7qkxi42Tm4U=

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28L’ECO DI BERGAMO

LUNEDÌ 27 FEBBRAIO 2017

Primo piano Il regalo dell’ex meccanico

Rane, cervi, fagianiIl bosco di Gianninoè una fiaba nel legnoClusone. Una vita con le mani nei motori in tutto il mondoTrussardi ha disseminato di sculture l’area di San LucioHa dato vita a 140 soggetti: animali, fiori, figure umane

CLUSONE

PAOLA VALOTA

C’è un bosco, poco sopraClusone, che vive grazie alla tena-cia e alla pazienza di un uomo solo.La storia fa pensare a Jean Gionoe al suo Elzerard Bouffier, che sep-pe riportare la vita in Provenza piantando alberi, in solitudine. Certo, qui la musica è diversa. Lui,Giannino Trussardi, gli alberi nonli pianta ma dà loro una vita nuova,quando la vecchiaia, la bufera o ilbostrico li piega, li abbatte, li schianta.

Siamo poco sotto il Rifugio SanLucio. Clusone appare basso, lon-tano; i rumori della civiltà giungo-no attutiti. Giannino qui ci vieneda oltre cinquant’anni, perché dapiù di mezzo secolo la famiglia siprende cura del Roccolo Zuccone,che lui ha però oggi trasformato inuna piccola oasi. Nulla è lasciatoal caso; ogni dettaglio ha il suo per-ché, la sua storia. Perché è questoa cui Trussardi tiene: raccontarea chi ha la pazienza o la capacità diascoltare, entrare in sintonia conl’ambiente.

Una volta in pensione, lui – chein valle tutti conoscono per i suoimeriti atletici, il suo darsi da fareper diffondere lo scialpinismo frai giovanissimi in attività promo-zionali – ha trasformato il roccoloin una seconda casa, con l’intentopreciso di rendere vivibile il bosco.Perché la nostra generazione pareessersi scordata che va tutelato, curato, pulito e amato. E lo fa nelsilenzio, da ambientalista ante lit-teram. Come dire, qui ha pulito ilsottobosco riportando alla luce antichi sentieri, come quello delcastagno. Ha ricostruito le antichearconate a secco, spanciate daglianni e dalle intemperie. E poi, qua-si per gioco, ha iniziato a dare for-ma ai ceppi e alle radici. Ai più sembrerebbero opere d’arte, maper rispetto al suo pensiero non cipiace definirle così. Sono piutto-

Uno dei 140 soggetti che Giannino Trussardi ha intagliato nel bosco sotto il rifugio San Lucio

le, chissà forse in salita verso la Madonna del Ghisallo. Ogni forma- delle 140 realizzate, senza conta-re i funghi disseminati un po’ ovunque - racconta una storia. Può capitare che Giannino intagliin pieno sole, ma anche la notte con la frontale o sotto l’ombrellose sopraggiunge la pioggia. Perchése arriva l’idea non si può riman-dare, dice lui. E allora si capisce che la passione è forte, l’umiltà piùancora. Quella tipica della gentedi montagna, abituata a far fatica,dalla voce bassa e i gesti lenti, dallaserenità dell’anima e dalla salute

quasi solenne, dalle mani grandi.Mani usate per 40 anni fra i motoridelle moto da corsa, in giro per ilmondo al seguito di importanti scuderie, e ora capaci di farsi pic-cole piccole, gentili, perché c’è dacredere che la manualità necessa-ria sia molta e si vede tutta. Insie-me alla sensibilità o religiosità, chesi coglie nei suoi crocifissi o quelbastone pastorale fornito con onore a monsignor Sergio Guadal-berti, clusonese vescovo, missio-nario in Bolivia.

Per dare indicazioni a chi da quipassa – e non sempre avviene percaso, se si pensa che scolarescheintere vengono portate nel boscodi Giannino – sugli alberi vi sonoi nomi della specie, per insegnareai più piccoli a distinguere il mag-giociondolo dal carpino, l’abete dalfrassino, il faggio dal pino silve-stre. Qua e là vi sono richiami al silenzio e al rispetto, rigorosa-mente intagliati anch’essi nel le-gno. E a osservare il tutto dall’altovi è il picchio nero: una famiglia hascelto il roccolo per nidificare, dagenerazioni. Giannino ne conoscei gesti, le abitudini; le racconta conrispetto e orgoglio. Lo stesso cheha quando accarezza i suoi alberi,che parlano di lui. Come il suo «uomo della caverna»: un carpinobianco dal volto umano, in un ge-sto di caccia vecchio come la storiadell’umanità. O quella donna a ter-ra, che genera la vita. «Troverai più nei boschi che nei libri» dicevail saggio e non gli si può che far eco.Giannino Trussardi, in una lottaall’abbandono partita forse con latromba d’aria del 2003, ci crede. Enoi con lui, perché la natura è viva,il bosco ha una voce. E l’albero haun’anima; rappresenta fin dai tempi più antichi, il simbolo e l’espressione della vita, dell’equili-brio, della saggezza. Sta a chi guar-da coglierne il mistero, «se si è ca-paci di amare». Gaber insegna.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

n Un incanto, che l’ex meccanico regala ai visitatori: tante le scolaresche in visita

n Ripulito il sottobosco, ha riportato alla luce antichi sentieri dove regna il silenzio

sto opere della natura che graziealla sua mano divengono vive. Vengono intagliate laddove si tro-vano, ovvero non posizionate adhoc ma lavorate sul posto. Perchéquando un albero muore Gianni-no Trussardi lo scorteccia, lo os-serva e gli dà voce. Ne nasce un cervo, un tasso, una raganella, unfagiano, un gufo reale, un barba-gianni, una chioccia. Ne nasconogenziane e campanule, funghi o volti umani. Perché c’è l’angolo dell’arrampicata, con climber in-tenti a salire, scialpinisti del Mez-zalama in cordata, corridori del-l’Ultra Trail, ciclisti chini sul peda-

Giannino con una delle sue sculture Un barbagianni e un orsetto, di guardia al bosco

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