L’ECO DI BERGAMO GIOVEDÌ 5 MAGGIO 2016 Focus Moda … · lavora già, a 19 anni, occupando-si...

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26 L’ECO DI BERGAMO GIOVEDÌ 5 MAGGIO 2016 Focus Moda made in Bergamo si e in 5 lingue, con 4 milioni di utenti unici al mese. Un percorso professionale lampo, e decisamente degno di nota, quello di Ruben Vezzoli, da Piario fino alla Germania con il suo pc portatile per le mani. Un al Fantoni di Clusone, ha pensa- to bene di volare a Berlino dove lavora già, a 19 anni, occupando- si dell’online marketing per il mercato italiano di Lesara, por- tale e-commerce di moda, desi- gn e tecnologia, attivo in 22 Pae- La storia Ruben Vezzoli ha 19 anni e vive in Germania dove lavora per il sito Lesara: le tendenze moda si rafforzano grazie al web marketing A 13 anni ha partecipa- to a un corso per creare siti web e avviare operazioni marketing online, a 15 anni ha aperto un blog per raccontare le evoluzio- ni della Rete e le strategie per co- municare attraverso Internet; a 16 anni ha iniziato a fornire con- sulenze per le aziende del terri- torio bergamasco che volevano promuovere la loro impresa at- traverso i canali social del Web e attraverso il mondo virtuale in generale. Poi, finito Ragioneria Da Piario a Berlino alla scoperta dei segreti della moda online mestiere, il suo, che è nato come passione, sempre curioso e a caccia di novità che la Rete sa of- frire se si è capaci di scovarle. Ba- sta pensare che il contratto di as- sunzione per Lesara l’ha firmato il giorno prima dell’esame della Maturità: sei mesi di stage e poi l’assunzione, e per chi fatica a ca- pire il suo lavoro, masticando poco i termini come tag e indi- cizzazione, il 19enne sorride e spiega: «Mi occupo di marketing online: promuovere una deter- minata azienda, un prodotto, sfruttando i canali social, i moto- ri di ricerca e in particolare Goo- gle, occupandomi delle conse- guenti campagne pubblicitarie mirate all’utenza online». E per un portale come Lesara, che attua strategie e-commerce che coinvolgono target di uten- za molto vasta, non è semplice: «Lavoro su Facebook e sui social media del nostro Gruppo, mi oc- cupo dei contenuti del sito affin- chè Lesara sia sempre nelle pri- me posizioni nelle ricerche degli utenti in Rete». Tutto si gioca con parole chiave e contenuti te- sto e fotografici che siano rile- vanti per le ricerche che fa l’utente/cliente e il grande «cer- vello» di Google, che analizza ol- tre 200 fattori e decide chi far comparire nell’elenco di rispo- sta. «Un utente scrive nella bar- ra di ricerca una parola, un con- cetto – spiega Vezzoli -: è il moto- re di ricerca a decidere l’ordine di apparizione dei portali atti- nenti a quella ricerca». E come fa? «C’è una selezione sponso- rizzata, ma ci sono anche algo- ritmi e combinazione di algorit- mi che determinano i meccani- smi di comparizione. I testi e la “manutenzione marketing” del portale che si vuole promuovere fanno una grande differenza». In Italia lesara.it è stato lan- ciato un anno fa. «Inseriamo prodotti quotidianamente, sempre in evoluzione con il mercato: non ci sono interme- diari, la strategia del Gruppo è quella di anticipare le tendenze, tagliare la catena di fornitura andando direttamente dal pro- duttore, ma mantenendo tem- pistiche strettissime e in un rap- porto qualità/prezzo competiti- vo». E non si è mai abbastanza preparati: «Le strategie in Rete sono in continua evoluzione, quello che si può fare è conti- nuare a informarsi, soprattutto analizzando il mondo america- no che nel settore è più avanti». Mentre l’Italia avrebbe bisogno di un po’ di consulenza: «La co- municazione online per moltis- sime aziende, anche bergama- sche, è da ripensare. Bisogna ra- gionare sui contenuti e farlo in ottica di marketing. Il potere del Web continuerà a crescere e non bisogna farsi trovare imprepa- rati: Internet non è una pagina da riempire: è il biglietto da visi- ta con cui un’azienda può arriva- re ovunque. Non è da sottovalu- tare». Una risorsa, quella di Vez- zoli, che sarebbe molto ambita sul territorio imprenditoriale locale: «Ho ricevuto, anche pri- ma della proposta di Lesara, del- le offerte di lavoro in Italia, ma per il momento resto qui». E ag- giunge: «Sono solo all’inizio: il Web non permette pause» com- menta con l’entusiasmo di uno che ama quello che fa e che vede nuove prospettive: «Sono in un campo che può solo crescere, c’è tempo per tornare in Italia e mettere a frutto le conoscenze». Un progetto a lungo termine quindi c’è: «Perché no, magari a Bergamo aprire una mia agenzia di consulenza. Con Internet si arriva in tutto il mondo». Par- tendo anche da Piario. Fa.Ti. Ruben Vezzoli al lavoro da Lesara davanti al suo portatile Africa – continua Noris -. All’an- no realizziamo 400 mila capi». Con una crescita esponenziale: «Abbiamo 19 monomarca in Ita- lia e all’estero, il bacino del Me- diterraneo è la nostra forza; an- che l’e-commerce su www.mc2saintbarth.com sta incrementandosi». Gli obiettivi del 2016 sono ambiziosi, con tre aperture tra cui una negli Stati Uniti: «Aver diversificato il pro- dotto, ma senza mai abbandona- re il nostro business core del be- achwear, ci ha reso solidi e ab- biamo acquisito anche più pote- re commerciale con un’organiz- zazione snella e un prodotto moderno». L’esempio è il «pac- chetto famiglia» con costumi coordinati oppure collaborazio- ni modaiole come quella con Italia Independent, oltre all’au- torizzazione dell’uso delle fan- tasie Disney. Ora lo stile di Car- retti: «È come rivivere la storia di alcune delle più importanti icone di moda con cui tutti sia- mo cresciuti sullo sfondo di un’Italia che “andava a mille”». Guardando al futuro: «I suoi so- no capi che danno riconoscibili- tà, rafforzando il brand». Fa. Ti. Il progetto Non solo beachwear per l’azienda e una collaborazione che ha il sapore di un pezzo di storia modaiola I mitici anni ’80 e ’90 rivivono con la MC2 Saint Barth che, con la guida del bergamasco Raffaele Noris, ha avviato una collaborazione con Olmes Car- retti, nome legato ai più signifi- cativi fenomeni d’abbigliamen- to giovanile dell’epoca. Un nome su tutti? Best Company, ma an- che Henri-Lloyd, tanto che per l’azienda di Noris il designer ha creato «The Voyager», una giac- ca sportswear con la termosal- datura del cappuccio, il tessuto antivento e idrorepellente, in- serti in poliuretano. Un capospalla che ricorda il mitico giaccone Henri-Lloyd e che va a diversificare la collezio- ne della MC2, legata al mondo del beachwear. «L’idea è quella di offrire un capo per chi va in barca, ma che può essere utiliz- zato anche in città – spiega il 40enne bergamasco -. Siamo partiti nel 2001 con i costumi e ora la collezione si è estesa a ber- muda, t-shirt, accessori per la spiaggia e tutta una linea di ca- micie realizzate con i cotoni e il denim Albini». Il Cotonificio di Albino non è l’unico partner dell’azienda che ha sede a Milano: «Bergamo re- sta una base importante e quasi tutti i nostri dipendenti arriva- no dal territorio orobico – spiega Noris -. In Valle Seriana c’è an- che il nostro magazzino e colla- boriamo con laboratori locali per la realizzazione di alcune li- nee. Tra i nostri più importanti fornitori la Carvico e la Sitip di Cene». La produzione è interna- zionale: «Produciamo in Euro- pa ma anche in India e Nord Non solo costumi: per MC2 il papà di Best Company FABIANA TINAGLIA Porta il nome che la nonna paterna avrebbe tanto voluto dare a una figlia che non è mai arrivata, appassionata co- m’era di «Delitto e Castigo». Dunia Algeri, quella nonna Giu- lia così amata dalla sua famiglia non l’ha mai conosciuta, ma ne ha sentito tanto parlare che ha riallacciato i fili del passato e ha pensato, a 26 anni, di partire proprio dal suo antico mestiere. Negli anni Sessanta, a Pedren- go, Giulia era la magliaia del pa- ese, sempre china sulla sua macchina manuale incastrata in garage da cui sfornava pullo- ver per parenti e clienti. I ma- glioni della nonna ancora gira- no per casa e Dunia, dopo aver girato mezza Europa vivendo tra Lugano, Londra e Parigi, è ri- partita proprio dalla maglieria, avviando un brand tutto suo. «Si chiama Dunia Algeri Ate- lier perché è la mia storia e sono le mie origini che mi hanno per- messo di raccontare nuova- mente la maglieria». Con un sal- to nel passato ancora più radi- cale, considerando che la sua li- nea è fatta a mano, con i tradi- zionalissimi ferri del mestiere: «Parto ora dopo aver studiato comunicazione in Svizzera e fatto esperienza nel settore dei Sopra e sotto due capi disegnati (e indossati)da Dunia Algeri La maglia? Fatta a mano pensando a nonna Giulia Il nuovo marchio. Dunia Algeri da Pedrengo con un lavoro antico «A 26 anni lo diffondo con il Web» media in Gran Bretagna e Fran- cia. Poi, dopo un lavoro nelle pubbliche relazioni da Gucci, a Milano, ho pensato che la moda dovevo scriverla io, come prota- gonista attiva di una storia parte della mia famiglia». Proprio lo scorso anno ha quindi fondato un brand di ma- glieria di lusso: «Sono partita dalla ricerca della materia pri- ma, sperimentando dal bamboo fino al vicuna, per poi approda- re al baby alpaca, che importo dal Perù e con il quale re- alizzo i miei capi utiliz- zando fi- l a t o 100% puro: si tratta di una fibra eccezional- mente sotti- le, incredi- bilmente soffice, leg- gera, durevo- le e ipoallergeni- ca. È anche sette volte più calda del- la classica lana perché le singole fibre agiscono come isolante termico». Sei i modelli (oltre a una sciarpa) realizzati per una colle- zione dai tagli moderni e sofisti- cati: «Mi sono ispirata per ogni capo alle figure femminili che mi hanno accompagnato du- rante la mia vita, scegliendo la produzione manuale in un la- boratorio milanese». C’è il ma- glione a trecce e collo alto che si chiama ovviamente «Nonna Giulia», ma c’è anche un bom- ber con una lavorazione a fascia dove le maniche sono le prota- goniste o un cardigan lungo e avvol- gente oltre alla rivisi- tazione del- la nappa. A lavo- rare sui mo- delli un team di dieci ar- tigiane: «Realiz- ziamo capi che richie- dono fi- no a 30 ore di lavo- razione. Vo- glio tra- smettere la bellezza delle cose fatte a mano, del passato che è ancora presente e sarà futuro». Mentre progetta nuovi modelli, ha dato il via al suo sito web, du- niaalgeriatelier.com con tanto di e-commerce: «L’obiettivo è lavorare a livello internaziona- le, promuovendomi attraverso il web, presentandomi alle pros- sime fiere di settore e avviando la prima rete commerciale». Idee chiare e passaggi concreti che Dunia, arrivando dal mon- do del fashion, conosce bene: «Nonostante sia figlia della ge- nerazione del “fast fashion”, credo nella produzione di pezzi unici: indossare un maglione è il modo più semplice per essere sofisticate e comode al tempo stesso» continua Dunia, che ag- giunge: «Ora parto con il Web e una rete commerciale, ma il ve- ro sogno è creare un laboratorio artigiano tutto mio dove ufficio stile e di produzione possano di- ventare una cosa sola. Come se il garage dove nonna Giulia fa- ceva i maglioni potesse trasfor- marsi in un concept moderno e fucina di idee». Poi ride: «Anche io prendo lezioni di maglia: per ora faccio grandi disastri, ma non demordo, magari solo per i prossimi regali di Natale». Gli amici sono avvisati. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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26 L’ECO DI BERGAMOGIOVEDÌ 5 MAGGIO 2016

Focus Moda made in Bergamo

si e in 5 lingue, con 4 milioni di utenti unici al mese.

Un percorso professionalelampo, e decisamente degno di nota, quello di Ruben Vezzoli, daPiario fino alla Germania con il suo pc portatile per le mani. Un

al Fantoni di Clusone, ha pensa-to bene di volare a Berlino dove lavora già, a 19 anni, occupando-si dell’online marketing per il mercato italiano di Lesara, por-tale e-commerce di moda, desi-gn e tecnologia, attivo in 22 Pae-

La storiaRuben Vezzoli ha 19 anni e vive in Germania dove lavora per il sito Lesara: le tendenze moda si rafforzano grazie al web marketing

A 13 anni ha partecipa-to a un corso per creare siti web eavviare operazioni marketing online, a 15 anni ha aperto un blog per raccontare le evoluzio-ni della Rete e le strategie per co-municare attraverso Internet; a 16 anni ha iniziato a fornire con-sulenze per le aziende del terri-torio bergamasco che volevano promuovere la loro impresa at-traverso i canali social del Web eattraverso il mondo virtuale in generale. Poi, finito Ragioneria

Da Piario a Berlinoalla scoperta dei segreti della moda online

mestiere, il suo, che è nato comepassione, sempre curioso e a caccia di novità che la Rete sa of-frire se si è capaci di scovarle. Ba-sta pensare che il contratto di as-sunzione per Lesara l’ha firmatoil giorno prima dell’esame della Maturità: sei mesi di stage e poi l’assunzione, e per chi fatica a ca-pire il suo lavoro, masticando poco i termini come tag e indi-cizzazione, il 19enne sorride e spiega: «Mi occupo di marketingonline: promuovere una deter-minata azienda, un prodotto, sfruttando i canali social, i moto-ri di ricerca e in particolare Goo-gle, occupandomi delle conse-guenti campagne pubblicitarie mirate all’utenza online».

E per un portale come Lesara,che attua strategie e-commerce che coinvolgono target di uten-za molto vasta, non è semplice: «Lavoro su Facebook e sui socialmedia del nostro Gruppo, mi oc-cupo dei contenuti del sito affin-chè Lesara sia sempre nelle pri-me posizioni nelle ricerche degliutenti in Rete». Tutto si gioca con parole chiave e contenuti te-sto e fotografici che siano rile-vanti per le ricerche che fa l’utente/cliente e il grande «cer-vello» di Google, che analizza ol-

tre 200 fattori e decide chi far comparire nell’elenco di rispo-sta. «Un utente scrive nella bar-ra di ricerca una parola, un con-cetto – spiega Vezzoli -: è il moto-re di ricerca a decidere l’ordine di apparizione dei portali atti-nenti a quella ricerca». E come fa? «C’è una selezione sponso-rizzata, ma ci sono anche algo-ritmi e combinazione di algorit-mi che determinano i meccani-smi di comparizione. I testi e la “manutenzione marketing” del portale che si vuole promuoverefanno una grande differenza».

In Italia lesara.it è stato lan-ciato un anno fa. «Inseriamo prodotti quotidianamente, sempre in evoluzione con il mercato: non ci sono interme-diari, la strategia del Gruppo è quella di anticipare le tendenze, tagliare la catena di fornitura andando direttamente dal pro-duttore, ma mantenendo tem-pistiche strettissime e in un rap-porto qualità/prezzo competiti-vo». E non si è mai abbastanza preparati: «Le strategie in Rete sono in continua evoluzione, quello che si può fare è conti-nuare a informarsi, soprattutto analizzando il mondo america-no che nel settore è più avanti».

Mentre l’Italia avrebbe bisogno di un po’ di consulenza: «La co-municazione online per moltis-sime aziende, anche bergama-sche, è da ripensare. Bisogna ra-gionare sui contenuti e farlo in ottica di marketing. Il potere delWeb continuerà a crescere e nonbisogna farsi trovare imprepa-rati: Internet non è una pagina da riempire: è il biglietto da visi-ta con cui un’azienda può arriva-re ovunque. Non è da sottovalu-tare». Una risorsa, quella di Vez-zoli, che sarebbe molto ambita sul territorio imprenditoriale locale: «Ho ricevuto, anche pri-ma della proposta di Lesara, del-le offerte di lavoro in Italia, ma per il momento resto qui». E ag-giunge: «Sono solo all’inizio: il Web non permette pause» com-menta con l’entusiasmo di uno che ama quello che fa e che vede nuove prospettive: «Sono in un campo che può solo crescere, c’ètempo per tornare in Italia e mettere a frutto le conoscenze».Un progetto a lungo termine quindi c’è: «Perché no, magari a Bergamo aprire una mia agenziadi consulenza. Con Internet si arriva in tutto il mondo». Par-tendo anche da Piario. Fa.Ti.

Ruben Vezzoli al lavoro da Lesara davanti al suo portatile

Africa – continua Noris -. All’an-no realizziamo 400 mila capi». Con una crescita esponenziale: «Abbiamo 19 monomarca in Ita-lia e all’estero, il bacino del Me-diterraneo è la nostra forza; an-che l ’e-commerce su www.mc2saintbarth.com sta incrementandosi». Gli obiettivi del 2016 sono ambiziosi, con tre aperture tra cui una negli Stati Uniti: «Aver diversificato il pro-dotto, ma senza mai abbandona-re il nostro business core del be-achwear, ci ha reso solidi e ab-biamo acquisito anche più pote-re commerciale con un’organiz-zazione snella e un prodotto moderno». L’esempio è il «pac-chetto famiglia» con costumi coordinati oppure collaborazio-ni modaiole come quella con Italia Independent, oltre all’au-torizzazione dell’uso delle fan-tasie Disney. Ora lo stile di Car-retti: «È come rivivere la storia di alcune delle più importanti icone di moda con cui tutti sia-mo cresciuti sullo sfondo di un’Italia che “andava a mille”». Guardando al futuro: «I suoi so-no capi che danno riconoscibili-tà, rafforzando il brand». Fa. Ti.

Il progettoNon solo beachwear per l’azienda e una collaborazione che ha il sapore di un pezzo di storia modaiola

I mitici anni ’80 e ’90 rivivono con la MC2 Saint Barthche, con la guida del bergamascoRaffaele Noris, ha avviato una collaborazione con Olmes Car-retti, nome legato ai più signifi-cativi fenomeni d’abbigliamen-to giovanile dell’epoca. Un nomesu tutti? Best Company, ma an-che Henri-Lloyd, tanto che per l’azienda di Noris il designer ha creato «The Voyager», una giac-ca sportswear con la termosal-datura del cappuccio, il tessuto antivento e idrorepellente, in-serti in poliuretano.

Un capospalla che ricorda ilmitico giaccone Henri-Lloyd e che va a diversificare la collezio-ne della MC2, legata al mondo del beachwear. «L’idea è quella di offrire un capo per chi va in barca, ma che può essere utiliz-zato anche in città – spiega il 40enne bergamasco -. Siamo partiti nel 2001 con i costumi e ora la collezione si è estesa a ber-muda, t-shirt, accessori per la spiaggia e tutta una linea di ca-micie realizzate con i cotoni e il denim Albini».

Il Cotonificio di Albino non èl’unico partner dell’azienda che ha sede a Milano: «Bergamo re-sta una base importante e quasi tutti i nostri dipendenti arriva-no dal territorio orobico – spiegaNoris -. In Valle Seriana c’è an-che il nostro magazzino e colla-boriamo con laboratori locali per la realizzazione di alcune li-nee. Tra i nostri più importanti fornitori la Carvico e la Sitip di Cene». La produzione è interna-zionale: «Produciamo in Euro-pa ma anche in India e Nord

Non solo costumi:per MC2 il papà di Best Company

FABIANA TINAGLIAPorta il nome che la

nonna paterna avrebbe tanto voluto dare a una figlia che non èmai arrivata, appassionata co-m’era di «Delitto e Castigo». Dunia Algeri, quella nonna Giu-lia così amata dalla sua famiglia non l’ha mai conosciuta, ma ne ha sentito tanto parlare che ha riallacciato i fili del passato e hapensato, a 26 anni, di partire proprio dal suo antico mestiere.Negli anni Sessanta, a Pedren-go, Giulia era la magliaia del pa-ese, sempre china sulla sua macchina manuale incastrata in garage da cui sfornava pullo-ver per parenti e clienti. I ma-glioni della nonna ancora gira-no per casa e Dunia, dopo aver girato mezza Europa vivendo tra Lugano, Londra e Parigi, è ri-partita proprio dalla maglieria, avviando un brand tutto suo.

«Si chiama Dunia Algeri Ate-lier perché è la mia storia e sonole mie origini che mi hanno per-messo di raccontare nuova-mente la maglieria». Con un sal-to nel passato ancora più radi-cale, considerando che la sua li-nea è fatta a mano, con i tradi-zionalissimi ferri del mestiere: «Parto ora dopo aver studiato comunicazione in Svizzera e fatto esperienza nel settore dei

Sopra e sotto due capi disegnati (e indossati)da Dunia Algeri

La maglia?Fatta a manopensando a nonna GiuliaIl nuovo marchio. Dunia Algerida Pedrengo con un lavoro antico«A 26 anni lo diffondo con il Web»

media in Gran Bretagna e Fran-cia. Poi, dopo un lavoro nelle pubbliche relazioni da Gucci, a Milano, ho pensato che la modadovevo scriverla io, come prota-gonista attiva di una storia partedella mia famiglia».

Proprio lo scorso anno haquindi fondato un brand di ma-glieria di lusso: «Sono partita dalla ricerca della materia pri-ma, sperimentando dal bamboofino al vicuna, per poi approda-re al baby alpaca, che importo dal Perù e con il quale re-alizzo i miei capi utiliz-zando fi-l a t o 1 0 0 % puro: si tratta di una fibra eccezional-mente sotti-le, incredi-b i l m e n t e soffice, leg-gera, durevo-le e ipoallergeni-ca. È anche sette volte più calda del-la classica lana perché le singole fibre agiscono come isolante termico».

Sei i modelli (oltre a unasciarpa) realizzati per una colle-zione dai tagli moderni e sofisti-cati: «Mi sono ispirata per ogni capo alle figure femminili che mi hanno accompagnato du-rante la mia vita, scegliendo la produzione manuale in un la-boratorio milanese». C’è il ma-glione a trecce e collo alto che sichiama ovviamente «Nonna Giulia», ma c’è anche un bom-ber con una lavorazione a fasciadove le maniche sono le prota-

goniste o un cardiganlungo e avvol-

gente oltrealla rivisi-tazione del-la nappa.

A lavo-rare sui mo-

delli un teamdi dieci ar-

tigiane:«Realiz-z i a m ocapi cher i c h i e -

dono fi-no a 30

ore di lavo-razione. Vo-glio tra-smettere lab e l l e z z adelle cose

fatte a mano, del passato che è ancora presente e sarà futuro». Mentre progetta nuovi modelli,ha dato il via al suo sito web, du-niaalgeriatelier.com con tanto di e-commerce: «L’obiettivo è lavorare a livello internaziona-le, promuovendomi attraverso il web, presentandomi alle pros-sime fiere di settore e avviando la prima rete commerciale». Idee chiare e passaggi concreti che Dunia, arrivando dal mon-do del fashion, conosce bene: «Nonostante sia figlia della ge-nerazione del “fast fashion”, credo nella produzione di pezzi unici: indossare un maglione è ilmodo più semplice per essere sofisticate e comode al tempo stesso» continua Dunia, che ag-giunge: «Ora parto con il Web e una rete commerciale, ma il ve-ro sogno è creare un laboratorioartigiano tutto mio dove ufficio stile e di produzione possano di-ventare una cosa sola. Come se il garage dove nonna Giulia fa-ceva i maglioni potesse trasfor-marsi in un concept moderno e fucina di idee». Poi ride: «Ancheio prendo lezioni di maglia: per ora faccio grandi disastri, ma non demordo, magari solo per i prossimi regali di Natale». Gli amici sono avvisati.

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