Le Vie del Camper - Obiettivo Balcani Orientali · e a est dal Mar Nero, comprende la Grecia, la...

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Mimma Ferrante e Maurizio Karra Camperando fra Grecia, Macedonia e Bulgaria CLICCA QUI SE TI INTERESSA QUESTO VOLUME ANTEPRIMA

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Mimma Ferrante e Maurizio Karra

Camperando fra Grecia, Macedonia e Bulgaria

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Introduzione

a vasta area balcanica

orientale delimitata a sud-ovest dal mare Adriatico, dallo Jonio e dall’Egeo e a est dal Mar Nero, comprende la Grecia, la Repubblica di Macedonia e la Bulgaria; tre nazioni che a, causa della comune dominazione ottomana, sus-seguitasi per cinque secoli, e della suc-cessiva rinascenza nazionale, legata anche a profonde motivazioni religiose cristiane, vantano molte radici storico-sociali in comune. La Grecia è una repubblica che si estende per circa 132.000 kmq con poco più di 11 milioni di abitanti che professano in massima parte la religio-ne cristiana di rito ortodosso. Confina con l’Albania, la Repubblica di Mace-donia, la Bulgaria e la Turchia. Oltre al-la vasta area continentale balcanica, comprende anche numerose isole che occupano un quinto dell’intera super-ficie nazionale, di cui la maggior parte si trovano nel Mar Egeo. Tra le 3.000 isole, tra grandi e piccole, solo 121 so-no abitate e le più importanti sono: l’isola di Creta, situata a sud, la più grande di tutte, cui è dedicato nella guida un itinerario specifico; l’arcipe-lago delle Cicladi a sud-est del Pelo-ponneso, il Dodecanneso con Rodi al largo delle coste della Turchia, e le Iso-le Ionie con Corfù nello Jonio. La lingua ufficiale è il greco moderno, discen-dente del greco antico. La Repubblica di Macedonia, nata dalla disgregazione della Jugo-

slavia e ancora oggi non riconosciuta dalla Grecia con il suo nome ma con l’acronimo F.Y.R.O.M. (Former Yugoslav Republic of Macedonian, cioè nuova re-pubblica jugoslava di Macedonia) ha una superficie di appena 25.000 kmq, con due milioni di abitanti che rappresen-tano un crogiuolo di etnie, dato che poco più della metà sono di origine slava e di religione cristiana di rito or-todosso e il resto sono in buona parte di origine albanese e di religione mu-sulmana con una minoranza di origine bulgara e di religione cristiano-ortodossa. Confina a ovest con l’Albania, a nord con il Kosovo, la Ser-bia e la Bulgaria e a sud con la Grecia. La lingua ufficiale è il macedone che appartiene al ceppo delle lingue slave. La Bulgaria è una repubblica parlamentare che si estende per circa 111.000 kmq con 7,5 milioni di abi-tanti che professano in massima par-te la religione cristiana di rito orto-dosso. Confina a nord con la Roma-nia, a ovest con la Serbia e la Repub-blica di Macedonia, a sud con la Tur-chia e la Grecia. La lingua ufficiale è il bulgaro che appartiene al ceppo di lingue slave.

Un po’ di storia

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In tutta la penisola balcanica e a Creta già nel 5000 a.C. esisteva una sofisticata civiltà dedita all’agricoltura, alla pastorizia e all’artigianato, di cui ci rimangono tracce nei reperti ceramici trovati in... (continua)

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I Balcani orientali dalla A alla Z

Tutto quello che avreste voluto sapere su Grecia, Macedonia e Bulga-ria, ma che non avete mai osato chiedere

A: Alessandro Magno Un po’ tutta la vita di Alessandro

Magno è avvolta nella leggenda, forse a causa della morte prematura, giunta a 33 anni appena, quando la sua avanzata alla conquista del mondo a capo dell’esercito macedone sembrava inar-restabile e guidata dal destino. Alessan-dro era nato a Pella, capitale del regno di Macedonia, il 20 luglio del 356 a.C., da Filippo II che era riuscito a unificare sot-to la sua corona dapprima Epiro e Ma-cedonia e poi anche tutto il territorio che fino a quel momento era stato divi-so tra le varie città stato greche, sempre in lotta fra loro, ribaltando così lo ste-reotipo che la periferia della Grecia fosse un covo di barbari ignoranti e deboli.

La successione sul trono del pa-dre avvenne in seguito a una congiura di palazzo che alcuni storici pensano ordita addirittura dalla madre del so-vrano (e madre di Alessandro) Olimpia-de d'Epiro, timorosa di essere a sua vol-ta uccisa da una rivale in amore che stava per partorire un altro figlio del re. Ma a differenza del padre, rimasto tut-to sommato abbastanza rozzo anche da re, Alessandro riuscì ad avere una for-mazione culturale di altissimo livello avendo a corte per la sua educazione e formazione il maggiore intellettuale greco dell’epoca, l’ateniese Aristotele:

fu grazie a lui che il giovane principe crebbe influenzato fortemente dalla cultura, dall’arte, dalla mitologia e dalla storia greca; e fu forse proprio grazie a questa cultura che fece di tutto per in-carnare anche da vivo quell'ideale di eroe combattente (magari nella versio-ne ellenistica) di cui doveva essersi senz'altro innamorato venendo in con-tatto con il meglio della cultura greca.

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Succeduto quindi al padre an-che come re di Macedonia e come comandante in capo dell’esercito gre-co-macedone (e non più solo mace-done), il complesso della sue gesta, delle sue conquiste (mirate alla crea-zione del primo impero universale in occidente), delle... (continua)

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Inseguendo il mito Tra miti e arcane leggende andiamo alla scoperta della Grecia classica, inseguendo le sue suggestioni tra Attica e Peloponneso, dalle aree ar-cheologiche di Micene e Olimpia ai tesori di Atene, dalle cittadelle bi-zantine ai porticcioli sospesi lungo la costa su un mare color cobalto

uante volte, ai tempi della

scuola, ci siamo ritrovati in un universo fantastico, popolato da dei, muse, ninfe, eroi, incantesimi e miti? Quante volte abbiamo immaginato di poterci anche noi librare su fragili ali in direzione del sole come Icaro o di poterci nascondere tra le vette dell’Olimpo per sfuggire alle leggi implacabili della nostra dimensione umana, magari assistendo alla creazione del mondo da parte di una schiera di dei, capricciosi non meno di noi, fragili esseri

umani? E quante volte siamo rimasti in-cantati a guardare le immagini di opere d’arte giunte fino a noi da un passato lontano, così perfette da lasciare senza fiato, così splendidamente delineate da sembrare vive? Se anche voi siete inte-ressati a fare una sorta di viaggio all’indietro nel tempo, allora seguiteci in questo itinerario tra Attica e Peloponne-so alla scoperta della Grecia di oggi, sul filo della memoria della Grecia classica, che ha dato origini all’odierna civiltà oc-cidentale.

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L’oracolo di Delfi Il più delle volte il primo impatto

con la nazione ellenica avviene dal mare, sbarcando in uno dei suoi maggiori por-ti; il più meridionale, collegato all’Italia, è il porto di Patrasso (ΠΑΤΡΑ), grande cit-tà industriale che di solito ci si affretta a lasciarsi dietro prima possibile (in effetti, tranne che per il carnevale, la città non offre davvero quasi nulla).

Il Ponte di Rio

Già dal bacino portuale è visibile il ponte di Rio, un’avveniristica struttura a pedaggio che scavalca quello che i tur-chi definivano lo Stretto dei Piccoli Dar-danelli, cioè quel gomito di mare che di-vide il golfo di Patrasso (e il mare Jonio) dal golfo di Corinto.

L’area archeologica di Delfi; in primo piano il Santuario di Apollo

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Lasciamo così per il momento il Peloponneso e, superatolo, penetriamo nella Focide imboccando la E.65, una parte della quale si snoda lungo la costa tra calette incantevoli e un mare dalle tonalità trasparenti; dopo circa cento-venti chilometri si raggiunge Delfi (ΔΕΛΦΟΙ), località famosa fin dall’anti-chità per motivi religiosi e considerata l’ombelico del mondo dagli antichi greci; si narra che la città nacque dove si in-contrarono due aquile partite dall’estre-mità della terra per volere di Zeus. Il suo nome deriva dal... (continua)

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Torre dei Venti, una via di mezzo tra una meridiana e un orologio idraulico.

Da qui ogni passo riporta pian piano al presente, fin quando ci si ritrova nel caratteristico quartiere della Pláka, uno dei più pittoreschi della capitale greca, su cui si affacciano ristorantini ti-pici, in cui la sera è possibile assistere al-la danza del sirtáki, e negozi di souvenir presi d’assalto quotidianamente da una folla di turisti di tutte le nazionalità; e vedendo sfilare la carrellata di taverne ripiene di gente sembra che qui la forte crisi che ha squassato negli ultimi anni il Paese non sia arrivata e comunque che non sia riuscita a diminuire la gioia di vi-vere degli ateniesi, sempre pronti a fare quattro chiacchiere davanti a un bicchie-re di oúzo o a mangiare allegramente al ristorante guardando il via vai degli altri.

Un angolo del quartiere della Plaka

Nel nucleo del quartiere è facile trovare muri dipinti, vicoli e piante fiori-te, e alla sua estremità meridionale è vi-sibile il Monumento a Lisicrate, dedicato al cittadino che vinse il concorso teatrale del 335 a.C. Si può poi bighellonare at-torno a Odos Ermou, una delle vie prin-cipali del centro cittadino, ammirando le vetrine dei negozi di artigianato che mettono in mostre icone, burattini del teatro delle ombre, copie di reperti clas-sici, bambole in costume nazionale e co-sì via, tra venditori di focacce con sesa-mo e organetti rallegrati da disegni naif che suonano allegre musiche.

Il cambio della guardia davanti al Parlamento di Platia Sindagma

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Inglobata fra i palazzi del Nove-cento sbuca all’improvviso sulla strada la Mikri Mitropoli, chiesetta a croce greca risalente al XII secolo... (continua)

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Nel segno di Alessandro Magno Un percorso di scoperta nel cuore della Macedonia, termine oggi usato per denominare sia la regione greca del nord attorno a Salonicco, sia la giovane repubblica ex jugoslava di Macedonia con capitale Skopje, tra laghi e boschi incontaminati, ma anche tra chiese e monasteri ortodossi, fortezze medievali e moschee affrescate

uò capitare di seguire un

itinerario che si snoda tra nazioni diver-se, ma che ricalca il tracciato di un anti-co impero coagulando radici storiche e geografiche comuni, tracce di un passa-to che torna prepotentemente alla ri-balta, anche se ai giorni nostri le fron-tiere dividono quella che un tempo era un’area comune. E’ quello che succede seguendo un affascinante percorso che ai giorni nostri si snoda tra due nazioni

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Alessandro Magno in combattimento in un famoso mosaico romano

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ben distinte, la Grecia e la repubblica di Macedonia, ma che discendono da un passato comune e da una storia che le identifica come un unico territorio, quello dell’Impero Macedone che fu di Filippo II e che poi il figlio Alessandro Magno tra il 331 e il 323 a.C. riuscì a espandere dal mare Jonio fino alla valle dell’Indo, incorporando intere nazioni come l’Egitto, la Persia e poi parte dell’Asia centrale, raggiungendo i confi-ni dell’India. Dopo la... (continua)

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fa ancora parte dell’Unione Europea, e viene identificato in territorio greco con l’acronimo di F.Y.R.O.M., che significa Former Yugoslav Republic of Macedo-nia. Ciononostante, non si possono ne-gare le radici comuni che fanno di que-sto territorio un’area con molteplici punti in comune, a livello geografico, storico, artistico e culturale, al di là del-lo stesso nome che viene reclamato da entrambe le parti, come eredità del glo-rioso, anche se breve, impero di Mace-donia, il che nel superare le frontiere odierne, permette di seguire le tracce dello stesso fulgido passato.

Così nel corso delle esplorazioni della storica Macedonia, sia in territorio greco che macedone, ci si ritrova a co-steggiare vasti campi, sorvegliati da montagne incombenti, panorami natu-ralistici di grande bellezza, come quelli che identificano i suggestivi laghi di Pre-spa e di Ocrida (che segnano le frontiere tra Grecia, Macedonia e Albania), ma anche a scoprire aree archeologiche con tombe reali affrescate e musei, per non parlare dei monasteri ortodossi e delle città anche più recenti in cui ancora oggi si celebrano i fasti di Filippo II e di Ales-sandro Magno, in un corso e ricorso sto-rico che sembra rinnovarsi un secolo dopo l’altro. Ed è per questo insieme di motivi che il percorso che segue comin-cia dalla regione greca settentrionale della Macedonia per sconfinare nella re-pubblica di Macedonia e quindi tornare indietro nuovamente in Grecia alla sco-perta dei numerosi tesori che questo territorio, situato al di fuori dei flussi tu-ristici maggiormente battuti, è invece in grado di dispensare a piene mani.

Natura e storia

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La prima tappa di questo tour ha inizio nella regione della Macedo-nia greca, presso la città di Kastoriá (KAΣTOPIA), distesa suggestivamente sulle rive dell’omonimo lago, che prende il nome dai castori che lo po-polavano e da cui ha tratto per secoli le pellicce che l’hanno resa famosa nella zona, grazie a una raffinata lavo-razione artigianale che si rinnova an-che ai nostri giorni; un esempio di questa lavorazione si può ammirare nelle numerose vetrine di pelliccerie che si susseguono sul lungolago, ca-ratterizzato da costruzioni del ‘900 e animato anche da una sfilata di taver-ne all’aperto, dove gli abitanti si ritro-vano la sera in... (continua)

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fortificata e una fattoria, ospita nume-rosi tesori al suo interno. Venne edifica-to nel 1020 sul luogo in cui apparve un’immagine di San Giovanni Battista ed ebbe una vita travagliata, al pari di tutti i monasteri balcanici, dato che venne distrutto a più riprese dagli ot-tomani, venendo infine ricostruito nel 1743 nella fisionomia attuale.

Il Monastero di Sveti Jovan Bigorski

Vi si penetra vestiti decorosa-mente (in particolare le donne devono indossare gonne e, se ne sono sprovvi-ste, i monaci prestano loro degli avvol-genti parei con cui nascondere le curve femminili anche se coperte da pantalo-ni); al di là del portone di ingresso, che interrompe la cortina muraria, si allarga la pregevole visione di un ampio cortile, scandito da costruzioni in pietra e le-gno, con il piano superiore prospiciente sul pianterreno, scalinate e torri, in cui

L’interno della chiesa del Monastero

Ma è all’interno della chiesa che si rimane senza fiato per l’emozione,

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può capitare di vedere, insieme alle sa-gome dei monaci vestiti di nero, con lunghe barbe e capelli raccolti in un co-dino, anche dei trattori che testimonia-no la vocazione agricola, oltre che mi-stica, dei religiosi. Nell’ampio slargo si innalza un piccolo battistero, la cui vol-ta è ricoperta da affreschi, oltre a un ossario, un’alta torre, gli alloggi dei mo-naci, con un ampio refettorio e, soprat-tutto, la notevole chiesa dedicata a San Giovanni Battista, preceduta da un cor-tile affrescato, che ospita le reliquie del suo braccio e del... (continua)

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con l’arrivo degli slavi che la ricostruiro-no dandole il nome attuale, anche se più tardi i bizantini, i bulgari e i serbi si con-tesero la città, che nel 1342 fu infine conquistata dai turchi, rimanendo parte dell’impero ottomano fino al 1912 con il nome di Urküp. Ma le traversie politiche e catastrofiche della città non erano fini-te, dato che dopo la prima guerra mon-diale entrò a far parte del regno di Jugo-slavia e poi della Federazione jugoslava sotto Tito, per venire poi per l’ennesima volta distrutta da un altro terremoto nel 1963, evento quest’ultimo che ha pro-dotto, come dicevamo, gravi danni e ol-tre un migliaio di vittime; in quella occa-sione Tito fece riscostruire la città in pu-ro stile socialista, con palazzoni di ce-mento e larghi viali che sostituivano i precedenti edifici in rovina.

Ciononostante Skopje, a diffe-renza di numerose città sviluppatesi in epoca socialista, non è il solito insieme squallido di sgraziate costruzioni di im-pronta sovietica, di cui rimangono in ogni caso ampie tracce nella periferia a testimonianza del cinquantennio co-munista, ma è invece una capitale vitale e piena di sorprese, che da quando è diventata il fulcro di uno stato autono-mo è una sorta di cantiere a cielo aper-to, dato che è in via di completamento tutto il quartiere politico e ministeriale della città, proprio a ridosso dell’hotel Holiday Inn, con pregevoli risultati e numerose sculture monumentali.

Il monumentale ponte sul fiume Vardar davanti al nuovo Palazzo delle Finanze del-la capitale Skopje, con le statue degli uomini illustri della Macedonia moderna

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L’abitato è diviso dal fiume Var-dar, con la città moderna distesa lungo la sponda meridionale e quella antica di impronta ottomana... (continua)

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Un tuffo nella storia Nel cuore della Bulgaria occidentale, tra le antiche vestigia e le moder-ne costruzioni della capitale Sofia, i piccoli centri della periferia e gli strepitosi monasteri ricchi di storia e di memorie epiche

area occidentale della Bul-

garia, pur essendo ancora relativamen-te poco conosciuta, è comunque la zo-na più frequentata turisticamente dello stato balcanico, grazie alla presenza della capitale Sofia e di alcuni monaste-ri ortodossi talmente ricchi a livello arti-stico (e importanti a livello storico) da fungere da primario polo di attrazione nazionale. Ma da queste parti non c’è “soltanto” questo a giustificare un viag-gio, dato che l’aspetto naturalistico

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marchia decisamente tutto il territorio, con la presenza di fitti boschi e di verdi praterie in cui ossigenare anima e pol-moni, mentre l’aspetto monumentale permette di assaporare i variegati aspetti della cultura nazionale, sospesa tra le reminiscenze esotiche lasciate da cinque secoli di dominazione ottomana e la religione ortodossa che ha arricchi-to di affreschi talmente pregiati gli edi-fici sacri da permettere di seguire “in diretta” la travagliata storia locale sem-plicemente attraverso... (continua)

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centro di produzione del rame; dopo il villaggio di Dolno Kamarci la strada si alza ad un’altitudine di novecento me-tri, con panorami mozzafiato sulle rami-ficazioni che congiungono la catena del-la Sredna Gora ai Balcani. Dopo cento chilometri complessivi si raggiunge infi-ne la capitale bulgara, Sofia.

Sofia, la capitale che

cresce ma non invecchia Sofia (Sofija COфИЯ) è circon-data da sobborghi dove la presenza di enormi casermoni di epoca socialista dall’aspetto decisamente anonimo non dà certamente un grande benvenuto al turista; ma attorno alla città si trovano anche numerosi parchi dominati dal pro-filo del monte Vitoša e questo ne ha fat-to negli ultimi anni una delle città della penisola balcanica più attente alla valo-rizzazione dell’ambiente. L’abitato nac-que in epoca trace con il nome di Serdi-ca, per venire in seguito saccheggiato dai macedoni e conquistato dai romani venendo, sotto l’imperatore Traiano, ingrandito e circondato da mura. Nel 343 la città fu sede di un concilio di 170 vescovi che condannò l’eresia ariana; dopo essere stato distrutta da Attila la città venne ricostruita nel VI secolo da Giustiniano, subendo in seguito inva-sioni slave e nell’809 l’arrivo dei bulgari; nei secoli seguenti passò da questi ul-timi ai bizantini, fino al 1194, quando entrò a far parte del secondo regno bulgaro, durante il quale nel 1329 com-parve per la prima volta il nome di Sofi-ja. Ma la città alla fine del ‘300 seguì il destino del resto della Bulgaria, finendo sotto la dominazione ottomana come

Il comodissimo parcheggio dell’hotel Sheraton Balkan nel cuore di Sofia

Incorniciata, come dicevamo, da vasti parchi che sono l’autentico pol-

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capoluogo del beilicato di Rumelia. In questo periodo divenne la seconda città dell’area dopo Costantinopoli, oltre che un popoloso centro religioso e residen-ziale; condizioni che però cambiarono nel corso dell’800, quando si spopolò in seguito a un rovinoso terremoto e per-ché gli abitanti, in preda ai movimenti di riscossa nazionale, si rifiutavano di esse-re turchi e islamici. Dopo la conclusione della guerra russo-turca Sofia venne li-berata dai russi il 4 gennaio 1878, dive-nendo l’anno dopo capitale del regno di Bulgaria. Nel corso del primo ‘900 la cit-tà si arricchì di architetture che imitava-no modelli francesi e italiani e per de-cenni è stata in bilico tra la cultura russa, con cui condivide radici linguistiche e re-ligiose, e il mondo occidentale, subendo infine, al dissolvimento dell’Unione So-vietica, il fascino irresistibile dello stile di vita occidentale verso cui si è negli ultimi due decenni... (continua)

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monastica a cui venne data la regola dal-lo stesso fondatore. Dopo la sua morte la figura del santo eremita venne avvolta dalla leggenda e alle sue reliquie furono attribuite capacità taumaturgiche che attirarono sul luogo un gran numero di pellegrini. Nel 1378 la fama del Mona-stero era tale che lo zar Ivan Šišman concesse al complesso ampi privilegi e la signoria sulle terre circostanti, tanto che la vastità delle terre possedute era tale da comprendere una popolazione di ol-tre diecimila persone, mentre i monaci presenti nel Monastero superavano il numero di settecento. Ma dopo la con-quista ottomana, nonostante le formale protezione accordata dai sultani turchi, venne più volte saccheggiato al punto che i monaci furono costretti ad abban-donarlo, e vi poterono fare ritorno solo qualche decennio dopo.

Il Monastero di Rila, il più importante di tutta la Bulgaria

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In ogni caso l’aspetto attuale del complesso monastico risale alla me-tà del XIX secolo ed è il simbolo della rinascenza bulgara, oltre che il simbolo stesso della cultura nazionale e della resistenza contro i turchi, con la biblio-teca più ricca del Paese e una tipografia propria; si tratta di una meta di assoluta importanza che è stata riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Uma-nità. Si accede in quella che è una vera e propria fortezza a forma di quadrila-tero irregolare da un portone, sovrasta-to da affreschi, che interrompe la corti-na muraria esterna, cui fa eco un altro portone che immette sul vasto cortile centrale, sul quale si affaccia la Torre Hrenlio di cinque piani, la parte più an-tica del complesso, risalente al 1335, decorata da affreschi coevi e nel cui ul-timo piano è ospitata... (continua)

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e legno il refettorio, e una chiesa sei-centesca, dedicata alla Natività della Vergine, a tre navate absidate senza cupola, nel cui nartece è stata ricavata all’inizio del ‘700 la cappella dei Santi Cosma e Damiano; all’esterno è visibile l’interessante affresco della Scala della Virtù, ispirato alla Scala del Paradiso di

Giovanni Climaco, eremita del Sinai vis-suto nel VI secolo.

Le nostre soste Sevlievo: PS nel parcheggio vicino il supermercato Billa, sulla ulitsa Stefan Pe-

shev (GPS N. 43.02916 – E. 25.09204);

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Così, tra suggestioni mistiche, rarità geologiche e una natura incon-taminata tutta da godere si conclude l’itinerario di scoperta della Bulgaria occidentale, perla turistica tutta da esplorare... (continua)

Loveč: PS nel......

Monastero di Trojan: PS nel......

Oresak: PS nel... Koprivštica: PS nel...

... Sofia: PS nel...

...

... Dragalevci: PS nel...

... Bobosevo: PS diurno nel...

... Monastero di Rila: PS nel...

...

... Blagoevgrad: PS nel... Sandanski: PS nel...

... Melnik: PS nel...

...

... Monastero di Rozhen: PS nel...

...

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La Collana Le vie del camper è composta da guide scritte da giornalisti di turismo che sono prima di tutto camperisti e si rivolgono, pertanto, a un pubblico di viaggiatori in camper e a chi ama il turismo in libertà. La guida “Obiettivo Balcani Orientali” comprende sei grandi itinerari relativi alla Grecia, alla Repubblica di Macedonia e alla Bulgaria, che toccano grandi città come Atene, Salonicco e Sofia, i piccoli centri che conservano spesso intatte le atmosfere ottomane dell’Ottocento, importanti aree archeologiche del periodo minoico, miceneo, classico ed ellenistico, grandiosi monasteri ortodossi, rocche e chiese bizanti-ne, ma anche parchi e aree naturalistiche e coste spettacolari. Gli iti-nerari sono corredati da una piantina che ne delinea il percorso e dalle soste camper con coordinate GPS, e sono preceduti da un’introduzione con informazioni storiche, sociali e logistiche e da altri approfondimen-ti contenuti nella sezione intitolata A-Z.

Della stessa collana: • “Obiettivo Camper” • “Obiettivo Alpi: Svizzera e Austria” • “Obiettivo Balcani Occidentali” • “Obiettivo Benelux” • “Obiettivo Francia” • “Obiettivo Germania” • “Obiettivo Gran Bretagna e Irlanda” • “Obiettivo Italia Centrale” • “Obiettivo Italia Meridionale” • “Obiettivo Italia Nord-occidentale” • “Obiettivo Italia Nord-orientale” • “Obiettivo Mitteleuropa” • “Obiettivo Oltre il casello” • “Obiettivo Penisola Iberica” • “Obiettivo Polonia e Rep. Baltiche” • “Obiettivo Sardegna e Corsica” • “Obiettivo Scandinavia” • “Obiettivo Sicilia” e “Obiettivo Palermo”

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