Le varietà forestali dell’arco prealpino · L’Italia per la particolare ... insulare e quella...

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BANDO CARIPLO – Scuola 21 Fase 1 U.A. N°3 – L’ecosistema del bosco Classe II A.S. 2013/2014 Le varietà forestali dell’arco prealpino

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BANDO CARIPLO – Scuola 21 Fase 1 U.A. N°3 – L’ecosistema del bosco

Classe IIA.S. 2013/2014

Le varietà forestali

dell’arco prealpino

Nello studio delle varietà vegetali tipiche di una determinata area geografica è necessario tener conto delle caratteristiche climatiche.

L’Italia per la particolare conformazione del suo territorio mostra una grande varietà di climi (alpino, padano, appenninico, mediterraneo, etc).

Nelle regioni settentrionali abbiamo sostanzialmente due climiquello alpino e quello padano, ma nella zona di transizionedall’uno all’altro le caratteristiche del territorio creano lecondizioni per la comparsa di un microclima

Indica il clima di una zona geografica locale in cui i parametri atmosferici medi differiscono in modo significativo da quelli

delle zone circostanti a causa di peculiarità topografiche, orografiche e

geomorfologiche.

I versanti di maggior quota ed esposizione più meridionale vista l’esposizione e la pendenza si comportano in maniera nettamente

diversa dalle stazioni di fondovalle più fresche ed umide.

Qui si registra un tipico clima prealpino localmente quasi continentale, con piovosità a predominio primaverile con valori di

precipitazione media annua superiore ai 1.000 mm.

AMBIENTE PREALPINO

L’indice di continentalità utilizzato nell’ambito della climatologia farebbe corrispondere i valori riscontrati alle zone fitoclimatiche di

Pavari del Castanetum sottozona calda fino al Castanetum

sottozona fredda.

Tale metodo compara il clima al tipo di alberi che crescono spontaneamente e individuano delle zone fito-climatiche associate a zone geografiche.

COS’E’ IL METODO PAVARI?

Per zona fito-climatica s'intende la distribuzione geografica, associata a parametri climatici, di un'associazione vegetale rappresentativa composta da specie omogenee per quanto

riguarda le esigenze climatiche. Mostra l'analogia fra associazioni vegetali simili dislocate in aree geografiche differenti per altitudine e latitudine, ma

simili nel regime termico e pluviometrico.

Il Castanetum è la zona fitoclimatica che si estende

fra il Lauretum e il Fagetum.

In Italia occupa oltre un terzo del territorio,

interessando gran parte della fascia submontana nell'Italia peninsulare e

insulare e quella di pianura e di collina nell'Italia

settentrionale.

La suddivisione della zona fitoclimatica del Castanetum in sottozona calda e fredda viene fatta sulla base del regime termico. Esiste poi un’ulteriore suddivisione in base al regime pluviometrico.

Il territorio prealpino, caratterizzato da buono soleggiamento e terreni calcarei, seleziona un particolare tipo di vegetazione

boschiva termofila e submediterranea.

Si tratta dell'orno-ostrieto, termine che deriva dai nomi scientifici di due delle specie arboree più tipiche: l'orniello (Fraxinus ornus)

ed il carpino nero (Ostrya carpinifolia). A queste specie si unisce una quercia

altrettanto caratteristica, la roverella (Quercus pubescens)

Dove le caratteristiche del suolo si modificano grazie a una morfologia più dolce, a una esposizione più fresca, a maggiori

accumuli e disponibilità idriche la composizione si arricchisce e abbiamo l'orno-ostrieto variante con carpino bianco.

Verso il basso versante il contatto più frequente è con l’ostrio-querceto, proprio dato dalla presenza della roverella che entra a

far parte della consociazione anche se in maniera sporadica.

Il castagno è la specie d interesse forestale maggiormente coltivata dall’uomo. Il castagno è stato un albero fondamentale per la vita di

molte popolazioni rurali, che ne ricavavano paleria per l azienda agricola, lettiera per il bestiame, legname da lavoro e strutturale e soprattutto la castagna, alimento che non mancava mai nella dieta

popolare, almeno fino agli anni trenta del ventesimo secolo e durante l ultima guerra mondiale.

Nelle zone dove la coltivazione del castagno è stata abbandonata si assiste a un’evoluzione particolare del paesaggio: la presenza di piante madri di altre specie ai bordi degli impianti, l'ampia distanza esistente tra le singole piante e lo strato erbaceo generalmente sfalciato, hanno consentito, al momento dell'abbandono, un rapido insediamento di un

elevato numero di soggetti di specie diverse.

Così oggi abbiamo dei boschi misti di latifoglie allo stadio di perticaia o giovane fustaia, con i vecchi castagni relitti ormai immersi nel resto

della vegetazione arborea.

Le zone impoverite dall’eccessiva densità del soprassuolo, messe in luce da interventi selvicolturali, hanno determinato l’instaurarsi di

estesi tappeti di rovi. Questo fenomeno, che può essere visto come una fase di degrado potrebbe costituire la cosiddetta sodaglia di rovi, una necessaria

fase di rivitalizzazione del suolo.

Infatti la lettiera di questa specie, facilmente degradabile, permetterà la formazione di sostanze umiche che miglioreranno le

proprietà del suolo. E’ una fase fisiologica più o meno lunga.

Bisogna però valutare fino a che punto la durata di questa fase possa essere considerata benefica, perché oltre un certo numero di anni il suo persistere impedisce l’instaurarsi della

rinnovazione naturale.

Famiglia FAGACEAE

LECCIO

Quercus ilex L.

Fam. Fagacee

Identifica in se il clima mediterraneo, ma esistono nuclei isolati presso i grandi laghi a testimonianza di periodi più caldi di quelli odierni.

PARTICOLARITA’:è dotata di una spiccata eterofillia. La lamina fogliare può avere sulla stessa pianta, diverse dimensioni e forme; da ellittica a lanceolata, arrotondata in alcune forme, di lunghezza variabile da 3-7 cm e larghezza da 1 a 3,5 cm. Il margine può essere intero o grossolanamente dentato o anche con dentatura profonda.

ROVERELLA

Quercus pubescens

Fam. Fagaceae

In Italia è diffusa in tutte le regioni, principalmente si trova nella sottozona calda del Castanetum.Al nord si trova specialmente su terreni calcarei e rocciosi molto drenati.

ROVERE

Quercus petraea

Fam. Fagaceae

a causa dell'intenso sfruttamento per la bontà del suo legno, ma anche perché occupava terreni fertili adatti all'agricoltura, i querceti a Rovere sono più potenziali che reali.

FARNIA

Quercus robur

Fam. Fagaceae

In Italia, in condizioni naturali, forma fitocenosi con diverse latifoglie costituendo e caratterizzando i boschi di pianura riferibili ai “Querco-

carpineti planiziali”

CASTAGNO

Castanea sativa L.

Fam. Fagaceae

In Italia vegeta in tutto il piano medio montano dell'Appennino e delle isole e al nord, dal piano basale alle Prealpi e alcune valli alpine.

Famiglia OLEACEAE

FRASSINO

MAGGIORE

Fraxinus excelsior

Fam. Oleaceae

In Italia è diffuso al settentrione

In Italia è diffuso e frequente in tutta la penisola e nelle isole.Nel Nordest italiano si riscontrano in forre, su rupi talora con leccio.

ORNIELLO

Fraxinus ornus

Fam. Oleaceae

Famiglia ACERACEAE

ACERO

CAMPESTRE

Acer campestre

Fam. Aceraceae

In Italia è presente in tutte le regioni.È diffuso nei boschi meso-termofili, soprattutto nei querceti a foglia caduca, dal Lauretum freddo al Castanetum freddo

ACERO DI MONTE

Acer

pseudoplatanus L.

Fam. Aceraceae

Isolato o a piccoli gruppi, si trova nei boschi misti mesofili caducifogli

Famiglia CORYLACEAE

CARPINO BIANCO

Carpinus betulus L.

Fam. Corylaceae

Nel nord Italia, nelle zone collinari mesofile nei Querco-

carpineti collinari, anche con Rovere e sui versanti freschi e poco acclivi.

CARPINO NERO

Ostrya carpinifolia

Fam. Corylaceae

In Italia è presente nell’area prealpina centro-orientale e nell’area peninsulare.La sua formazione ottimale è quella con l’Orniello. Tale associazione è tipica della vegetazione illirica ben rappresentata in Italia nella zona dei laghi lombardi.

Famiglia BETULACEAE

ONTANO NERO

Alnus glutinosa L.

Fam. Betulaceae

In Italia è sia nella penisola (naturalizzato in Puglia) che nelle isole, dal mare fino al piano montano

ONTANO BIANCO

Alnus incana L.

Fam. Betulaceae

In Italia si trova solo sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale e centrale

ONTANO VERDE

Alnus viridis

Fam. Betulaceae

In Italia è legata ad abbondanza di precipitazioni, nebbie estive, umidità atmosferica e scioglimento delle nevi in Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, sino a 2.400 m sml.

Famiglia SALICACEAE

PIOPPO NERO

Populus nigra L.

Fam. Salicaceae

In Italia è legata ad abbondanza di precipitazioni, nebbie estive, umidità atmosferica e scioglimento delle nevi in Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, sino a 2.400 m sml.

Salice comune

Salix alba L.

Fam. Salicaceae

Specie tipicamente ripariale, tollera le periodiche esondazioni, prediligendo terreni sciolti, limosi o sabbiosi, umidi, dal livello del mare a 1200 m

Famiglia ULMACEAE

OLMO COMUNE

Ulmus minor L.

Fam. Umaceae

In Italia si trova in tutte le regioni comprese le isole, dal piano basale fino a 1000 m s.l.m. Al Nord-Italia la sua naturale diffusione è nei boschi planiziali (Querco-

carpineti planiziali) su suoli compatti, argillosi.

Famiglia ROSACEAE

SORBO SELVATICO

Sorbus aucuparia L.

Fam. Rosaceae

In Italia è presente in tutte le regioni settentrionali con esclusione della Val d'Aosta

Famiglia TILIACEAE

TIGLIO SELVATICO

Tylia cordata

Fam. Tiliaceae

Cresce nelle zone fitoclimatiche del Castanetum e del Fagetum

Partecipa al piede delle Alpi, Prealpi, zone collinari all'ordine fitosociologico Querco-Fagetalia VandenBerghen.

Famiglia ULMACEAE

BAGOLARO

Celtis australis

Fam. Ulmaceae

In Italia è presente in tutto il territorio fra 0÷800 m s.l.m., non forma boschi puri, lo si trova tra il Lauretum freddo e il Castanetum. Spesso è stato coltivato specie nella zona prealpina e allora può essere specie naturalizzata.

Famiglia LEGUMINOSAE

ROBINIA

Robinia pseudoacacia L.

Fam. Leguminosae

Specie di estrema adattabilità, indifferente al substrato, purché ben drenato, ama la luce. Tende a formare dense boscaglie ed è considerata una specie infestante Vegeta in boschi cedui puri, lungo scarpate, generalmente sino a 1.300 m.

SITUAZIONE ATTUALE

Inoltre i tagli irrazionali, il pascolo abusivo, gli incendi, i rimboschimenti artificiali con specie non idonee hanno

modificato ulteriormente la copertura boscata.

L’elevato grado di antropizzazione verificatosi nel corso dei secoli mediante il taglio del bosco finalizzato alla creazione di aree da destinare al prato e al pascolo ha portato a una

modificazione delle caratteristiche naturali del bosco.